di Paolo Crazy Carnevale GRAMPARSONS Unaretrospettivae la triste ragazza country del titolo era...

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Prologo “...Gram Parsons: immaginavo che avremmo fat- to cose insieme per anni, perché era davvero mol- to promettente. Non pensavo stesse rischiando la pelle a tal punto. Mi trovavo in un gabinetto durante un concerto a Innsbruck. Stavo piscinado, ed entra Bobby Keys. Dice: Ho una brutta noti- zia per te. Parsons è morto. Avevamo in pro- gramma di restare ad Innsbruck quella sera. Dis- si: affanculo. Presi a noleggio un’auto, e io e Bob- by ci facemmo il giro dei night di Monaco, cer- cando di dimenticarcene per un giorno o due“. (Keith Richards, rispondendo alla domanda cir- ca quali persone gli manchino di più postagli dal giornalista di Rolling Stone David Fricke nel 2002, da “Rolling Stone, le grandi interviste”, ed. White Star 2008) “Se lui oggi fosse vivo, sarebbe una grande star” (James Burton) C’ erano una volta i Byrds. Forse la storia di Gram Parsons dovrebbe cominciare in un altro modo, lo so, io però a Gram Parsons ci sono arrivato così. E c’erano una volta le me- rende sotto gli abeti, a picco sulla Val d’Astico, col mio amico Danbar, personaggio che chi legge questi miei pezzi ricorderà di aver già in- contrato altre volte. Personaggio fondamentale, solido amico con cui scoprire ed ascoltare i dischi che per motivi ana- grafici non potevamo aver conosciuto in tempo reale. Viaggiavamo intorno ai vent’anni ed avevamo un sacco di bella musica da imparare a conosce- re. I Byrds avevo cominciato ad amarli leggendo gli articoli di Raffaele Galli, prima ancora di ascol- tare la loro musica, vecchi, ora polverosi articoli scritti col cuore in mano. Era la fine degli anni settanta e i Byrds non c’erano più da tempo. Ep- pure scoprire il jingle jangle sound era stato il- luminante. Curiosamente i primi due dischi del gruppo che acquistai furono quello d’esordio (4.500 lire) e l’ultimo (quello prima della reunion), pagato 2000 lire da un rigattiere. Fu colpo di fulmine per la musica, per i suoni, per la chitarra di Cla- rence White e tutto il resto. Poi ci fu, sempre seguendo un ordine sparso dettato dal caso (nella Bolzano di quegli anni trovare da comprare un disco dei Byrds non era di certo semplice), Sweetheart Of The Rodeo, in una brutta edizione economica della CBS, con la copertina originale riprodotta in una cornice rossa che la penalizzava… e con Sweetheart Of The Rodeo arrivò anche GRAM PARSONS. Il primo impatto non fu dei più fulminanti: aven- do già conosciuto il suono di Farther Along, quel- lo di Sweetheart Of The Rodeo mi pareva trop- po addomesticato, così l’apprezzamento del di- sco nel suo complesso fu rimandato di un po’ di tempo, in anni più maturi. Non mancò però di colpirmi il brano che apriva il lato due del di- sco, Hickory Wind, non ne capivo ancora il te- sto, ma la canzone mi piaceva davvero. Ecco, quello fu l’incontro, il primo incontro con la mu- sica di Gram Parsons. Da allora ne vennero molti altri, sempre più en- tusiasmanti. 24 LATE FOR THE SKY MAP MUSIC PAGES di Paolo Crazy Carnevale GRAM PARSONS Una retrospettiva Parsonss:mastrolateok 10-10-2008 11:30 Pagina 24

Transcript of di Paolo Crazy Carnevale GRAMPARSONS Unaretrospettivae la triste ragazza country del titolo era...

  • Prologo

    “...Gram Parsons: immaginavo che avremmo fat-to cose insieme per anni, perché era davvero mol-to promettente. Non pensavo stesse rischiandola pelle a tal punto. Mi trovavo in un gabinettodurante un concerto a Innsbruck. Stavo piscinado,ed entra Bobby Keys. Dice: Ho una brutta noti-zia per te. Parsons è morto. Avevamo in pro-gramma di restare ad Innsbruck quella sera. Dis-si: affanculo. Presi a noleggio un’auto, e io e Bob-by ci facemmo il giro dei night di Monaco, cer-cando di dimenticarcene per un giorno o due“.(Keith Richards, rispondendo alla domanda cir-ca quali persone gli manchino di più postagli dalgiornalista di Rolling Stone David Fricke nel2002, da “Rolling Stone, le grandi interviste”,ed. White Star 2008)

    “Se lui oggi fosse vivo, sarebbe una grande star”(James Burton)

    C’erano una volta i Byrds. Forse lastoria di Gram Parsons dovrebbecominciare in un altro modo, loso, io però a Gram Parsons cisono arrivato così. E c’erano una volta le me-rende sotto gli abeti, a picco sulla Val d’Astico,col mio amico Danbar, personaggio che chilegge questi miei pezzi ricorderà di aver già in-contrato altre volte.Personaggio fondamentale, solido amico con cuiscoprire ed ascoltare i dischi che per motivi ana-grafici non potevamo aver conosciuto in temporeale.Viaggiavamo intorno ai vent’anni ed avevamo unsacco di bella musica da imparare a conosce-re.I Byrds avevo cominciato ad amarli leggendo gliarticoli di Raffaele Galli, prima ancora di ascol-tare la loro musica, vecchi, ora polverosi articoliscritti col cuore in mano. Era la fine degli annisettanta e i Byrds non c’erano più da tempo. Ep-pure scoprire il jingle jangle sound era stato il-luminante.Curiosamente i primi due dischi del gruppo cheacquistai furono quello d’esordio (4.500 lire) el’ultimo (quello prima della reunion), pagato

    2000 lire da un rigattiere. Fu colpo di fulmineper la musica, per i suoni, per la chitarra di Cla-rence White e tutto il resto.Poi ci fu, sempre seguendo un ordine sparsodettato dal caso (nella Bolzano di quegli annitrovare da comprare un disco dei Byrds non eradi certo semplice), Sweetheart Of The Rodeo, inuna brutta edizione economica della CBS, conla copertina originale riprodotta in una cornicerossa che la penalizzava… e con Sweetheart OfThe Rodeo arrivò anche GRAM PARSONS.Il primo impatto non fu dei più fulminanti: aven-

    do già conosciuto il suono di Farther Along, quel-lo di Sweetheart Of The Rodeo mi pareva trop-po addomesticato, così l’apprezzamento del di-sco nel suo complesso fu rimandato di un po’di tempo, in anni più maturi. Non mancò peròdi colpirmi il brano che apriva il lato due del di-sco, Hickory Wind, non ne capivo ancora il te-sto, ma la canzone mi piaceva davvero. Ecco,quello fu l’incontro, il primo incontro con la mu-sica di Gram Parsons.Da allora ne vennero molti altri, sempre più en-tusiasmanti.

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    GRAM PARSONSUna retrospettiva

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  • A questo punto mi sono già perso. Il direttoremi ha investito dell’oneroso onore di scriverequesto reportage (sarà il termine giusto?) de-dicato all’indiscusso teorico e inventore delcountry-rock, e io mi sono fatto prendere lamano sull’onda del ricordo. Forse perché, purnon avendo mai potuto incontrare questo mu-sicista ho davvero tanti bei ricordi legati a lui ealla sua musica.Credo di aver imparato ad amare la musica ela figura di Parsons grazie al chitarrista epore-diese Ricky Mantoan, uno che la musica di Gramla ascoltava e la suonava in tempo reale, in tem-pi non sospetti, mi spiego meglio: intendo pri-ma di qualunque revival possibile, Ricky è un fandi Gram da quando Gram era ancora in vita, pri-ma ancora che generazioni di giovani america-ni (e non solo) lo cominciassero ad additarecome maestro, guida spirituale, padre fondatoredi un genere.Nel disco d’esordio di Ricky, un vinile edito dal-la Young Records nel 1980, c’era una strug-gente ballata intitolata Sad Country Lady in cuiRicky cantava: “Do you know (he) was a singer,do you know (he) was a star… Do you know (he)was a young boy with the sun in his life but theblack horse of sadness took him down…” Il ri-ferimento a Parsons era quanto mai evidentee la triste ragazza country del titolo era EmmylouHarris.Gram Parsons, da Winter Haven, Florida è si-curamente una delle figure fondamentali dellamusica americana del ventesimo secolo. Indi-pendentemente dalla fortuna critica postuma,indipendentemente dal fatto che i ragazzi del-le correnti artistiche dette “americana” e “al-ternative country” lo abbiano eletto a nume tu-telare. Gram Parsons, nell’arco di poco più disei anni, ha consegnato ai posteri una disco-grafia essenziale ma nemmeno troppo sparu-ta, un disco con la International SubmarineBand, uno con i Byrds, due con i Flying BurritoBrothers e due come solista (il secondo dei qua-li uscito dopo la sua scomparsa). Vanno poi ag-giunti una valanga di inediti, alcuni sublimi, al-tri meno (ma questa è la storia di molti suoi col-leghi scomparsi prematuramente) e una man-ciata di live postumi.

    Ebbene, in così pochi anni è riuscito a lasciar-ci dei classici totali, e al tempo stesso a darcila propria versione di molti classici altrui, di-mostrando di conoscere molto profondamentela musica della tradizione quanto quella di que-gli autori che lo avevano preceduto di poco.Potrebbe sembrare fuori luogo, forse solo az-zardato, ma sono profondamente convinto chese Gram Parsons fosse ancora in vita potreb-be sedere in tutta tranquillità di fronte a Bob Dy-lan negli studi in cui si registrano i programmidella serie radiofonica “Theme Time RadioHour”: che splendida coppia di DJ sarebbero!La figura di Gram Parsons, inoltre, è una figu-ra altamente letteraria: non tanto per la suascrittura, quanto proprio per la sua storia, perla storia della sua famiglia, leggendo la biografiascritta da Ben Fong Torres, storico direttore di“Rolling Stone”, si ha la sensazione di essereimmersi in uno di quei classici romanzi ameri-cani ambientati nel profondo sud. “Stiamo par-lando di una classica commedia alla TennesseWilliams, tragedia e alcolismo”, dice Chris Hil-lman a tale proposito nell’ottimo documentarioFallen Angel girato dal germanico Gandulf Hen-nig per la BBC.L’ambiente familiare in cui Parsons nacque ecrebbe non fu certo dei più felici, veniva da unafamiglia ricca, questo sì, ma non certo felice,come a eterna dimostrazione che i soldi nonsono tutto nella vita. Di certo se i soldi non die-dero a Parsons la felicità, né tanto meno gli af-fetti di una famiglia sbandata, lo aiutarono nelperseguire il suo sogno artistico, consentendoglidi non dover andare a cercarsi un lavoro umi-le e di poter essere sempre in contatto col jetset di Los Angeles, la città in cui si stabilì dopoaver bazzicato per un po’ la east coast.Non è un caso che tra le sue amicizie troviamoPeter Fonda, Dennis Hopper, i Rolling Stones,l’attore Brandon DeWilde (che era stato ilbambino del celebre western con Alan Ladd, Il

    cavaliere della valle solitaria).

    PRIMI PASSI

    Nato nel 1946 col nome di Cecil Ingram Con-nor, rampollo di una famiglia di proprietari ter-rieri della Florida che avevano fatto fortuna conle piantagioni di agrumi, Gram acquisì il co-gnome con cui divenne celebre quando sua ma-dre, dopo la morte del padre, si risposò con Ro-bert Ellis Parsons, che adottò di fatto Gram ela sorella Little Avis dando loro il proprio co-gnome.Se gli esordi musicali del giovane Parsons, ful-minato dall’aver assistito all’età di dieci anni adun concerto di Elvis, sono legati a formazioniscolastiche (probabilmente non dissimili dalcomplessino di Richie Cunningham e PotsieWebber) chiamate Pacers, Legends, Rumors, laprima esperienza un po’ più seria, legata in qual-che modo al folk revival, fu quella con gli Shi-los un quartetto con cui registrò perfino dei na-stri dimostrativi che ci sono giunti (per quantonon indispensabili) grazie alla passione e al-l’interessamento di John Delgatto, byrd-fan ca-liforniano che con la sua etichetta, la Sierra Re-cords, ha sempre mantenuto alta la bandieradel gruppo, anche negli anni più difficili.Il disco, intitolato Early Years vol.1 (ma non ebbemai seguito) era accreditato al solo Gram e con-teneva una decina di canzoni, incluse due ori-ginali, pescate nella tradizione e nei repertoridi altri artisti, come Pete Seeger e Dick Weis-sman. Questo disco venne addirittura distribuitoin Italia dalla Ricordi!Molto meglio, sicuramente il disco uscito nel2000 per la Sundazed, Another Side Of This Life,che raccoglie registrazioni casalinghe, ma mol-to accurate, effettuate nel 1965, al ritorno diGram dal Greenwich Village, dove aveva respi-rato le atmosfere e tastato l’humus da cui era-no partiti molti suoi titolati predecessori.

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  • Questo cd, prodotto dall’immenso Bob Irwin ciconsegna una quindicina di tracce che testi-moniano la facilità di Gram nell’apprendere efare sue le lezioni di altri autori.Troviamo qualche brano autografo, Zah’s Blues(che era già nell’album pubblicato dalla Sierranel 1979), Reputation (che verrà poi registratoanche dai Byrds), November Nights (che fu unsingolo per Peter Fonda!), Brass Buttons (che ve-drà ufficialmente la luce solo nel 1973) e altretracce rimaste sconosciute fino all’uscita di Ano-ther Side Of This Life. Ma la cosa rilevante di que-sta pubblicazione è proprio la presenza di unamanciata di brani pescati con gusto nel vastosongbook dei primi cantautori degli anni ses-santa, e riproposti qui con l’entusiasmo del tee-nager avido di portare agli amici di provincia tut-ti quei tesori che ancora faticavano ad usciredal circuito metropolitano. Non c’è da stupirsise tra i personaggi ripescati non figurano nomicome Ochs, Dylan, Andersen: questi già gode-vano di un piccolo seguito. Il giovane Parsonsva qui piuttosto alla ricerca di artisti divenuti poidi culto o misconosciuti le cui canzoni sono sta-te portate ad una certa notorietà da altri.Su tutti Fred Neil, di cui troviamo Other Side OfThis Life e That’s The Bag I’m In, ma anche laBuffy Sainte Marie di Codine, l’Hamilton Campdi Pride Of Man (divenuta poi cavallo di batta-glia dei Quicksilver), Tom Paxton, Tim Hardin eautori più classici come Leiber e Stoller e il re-verendo Gary Davis.A questo punto Gram è pronto per qualcosa di

    diverso. Ha fatto propria la lezione del cantau-torato folk e nella sua mente prende forma lagrande visione, un po’ come quella di CavalloPazzo (“una grande visione è necessaria e l’uo-mo che la possiede deve seguirla come l’aqui-la segue il più profondo blu del cielo”), me-scolare, anzi rimescolare, la musica country, ilsoul, il folk e il rock per dare vita a quella cheera solito definire Cosmic American Music: un’ul-teriore sterzata partendo da quello che in un cer-to senso aveva già fatto Elvis poco più di die-ci anni prima.Le prime basi vengono gettate insieme a IanDunlop, bassista con cui Gram forma dapprimai Like (durati poco più di un mese) e poi l’In-ternational Submarine Band che con vari ri-maneggiamenti sopravvisse fino all’entrata diGram nei Byrds.L’International Submarine Band, sancì, anchese probabilmente non se ne accorsero in mol-ti all’epoca, la nascita del country-rock, termi-ne per altro poco gradito a Gram. Il gruppo pub-blicò alcuni singoli (tra cui un brano della co-lonna sonora del film Arrivano i russi) e preseparte alle riprese di The Trip, suonando in play-back su musiche degli Electric Flag, e incise unLP, breve, ma essenziale per la definizione delsound da cui poi si sarebbe evoluto il country-rock. Safe At Home, questo il titolo del disco,uscito nel 1967 per la LHI, casa discografica diproprietà dell’eccentrico Lee Hazelwood, con-teneva una decina di tracce che oltre a qualcheoriginale che portava la graffiante firma di Par-

    sons (Blue Eyes, Luxury Liner, futuro successoper Emmylou Harris), offriva alcune originali in-terpretazioni dal repertorio altrui, I Still Miss So-meone, Satisfied Mind e soprattutto il medleytra Folsom Prison Blues e That’s Alright Mama,il tutto sorretto da un sound robusto, con ac-curate armonie vocali, e l’apporto in studio diospiti come Chris Ethridge, Jay Dee Maness, EarlBall, che in seguito avrebbero fatto nuovamentecapolino nella vita artistica di Gram Parsons.Nel corso degli anni il disco è stato più voltereso disponibile grazie a ristampe ad opera diRhino, Sundown, Shiloh, Statik, Sundazed.

    LA FIDANZATA DEL RODEO

    1968. Forse un anno a caso, forse no. Un annodi cambiamenti per tutti o almeno per molti. An-che per Gram Parsons. E per i Byrds.Il gruppo di McGuinn e Hillman si era da pocotempo ridotto a trio (col neo acquisito batteri-sta Kevin Kelley) e cercava nuovi componenticon cui tornare a fare concerti e dischi.Gram Parsons si era stabilito definitivamentea Los Angeles e pur non avendo ancora riscossoil successo che avrebbe meritato, si era gua-dagnato amicizia e stima tra i personaggi chebazzicavano l’Hollywood Boulevard ed il SunsetStrip, e, naturalmente, era sempre in cerca diqualcuno con cui sviluppare al meglio il discorsodella Cosmic American Music.Ufficialmente venne reclutato per far parte deiByrds in qualità di pianista, in realtà il suo ap-

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  • porto, di fatto limitato alla registrazione di unsolo disco e ad un paio di tour, ebbe tutt’altropeso nella storia del gruppo e in quella più va-sta della musica americana.Bisogna dire che date le origini musicali di Ro-ger McGuinn e Chris Hillman, Parsons trovò ter-reno particolarmente fertile su cui lavorare: ilprimo aveva infatti un solidissimo backgroundfolk e il secondo era nato come mandolinistanei circuiti bluegrass della zona di San Diego.Non ci volle quindi molto a portare a compi-mento un progetto come quello di SweetheartOf The Rodeo, disco che segnò la svolta coun-try dei Byrds e portò il gruppo (e quindi ancheParsons) ad esibirsi al Grand Ole Opry, il pro-gramma radiofonico più importante del circui-to country, che veniva trasmesso dal vivo ognisabato sera dal Ryman Auditorium di Nashvil-le. Il risultato finale fu forse il disco dei Byrdsdal suono meno byrdsiano, nonostante le voci,nonostante la presenza di due brani firmati daBob Dylan: la strumentazione era infatti moltovaria, allargata. In pratica il disco venne suonatoda una serie di session men titolati che si mi-sero a disposizione del gruppo e del progetto.C’era anche la chitarra di Clarence White, l’uni-co al di fuori del circuito nashvilliano, già pre-sente in altri dischi di studio della band e pron-to per divenirne componente a tutti gli effetti coldisco successivo. La storia del disco è nota, Inun primo momento doveva contenere diversi bra-ni cantati dal nuovo arrivato, ma essendo que-sti legato ancora alla label di Hazelwood, mol-te parti vocali furono incise nuovamente daMcGuinn e Parsons rimase protagonista dellesole Hickory Wind e You Still On My Mind, oltrea firmare 100 Years From Now.Dagli anni novanta in poi, grazie a pubblicazio-ni retrospettive (il Box quadruplo nero, la ri-stampa expanded della Columbia e quella indoppia confezione della Legacy) si è reso di-sponibile praticamente tutto quanto venne re-gistrato nelle session di Sweeteheart Of The Ro-deo, con tutte le versioni cantate da Parsons.Dal vivo, i Byrds del 1968, per poter ripropor-re il sound del disco si avvalsero della colla-borazione di altri due musicisti notevoli: Snea-ky Pete Kleinow alla pedal steel guitar e DougDillard al banjo. Con quest’ultimo suonarono an-che la loro unica data italiana, al Piper Club diRoma, nel maggio 1968. Esiste una registra-zione del concerto che testimonia il sound po-tente e grintoso che mescolava il “vecchio” jin-gle jangle con la nuova visione di Gram.Ma a questo punto la storia dei Byrds con Par-sons si era quasi del tutto consumata. La leg-genda, perché in certi casi il termine storia èdi troppo (“Siamo nel West, se la leggenda di-venta realtà, vince la leggenda” diceva il diret-tore del giornale locale a James Stewart in L’uo-mo che uccise Liberty Valance), racconta che du-rante il soggiorno londinese dei Byrds, Gram Par-sons fu letteralmente conquistato dai RollingStones, e quando il tour dei Byrds proseguì peril Sudafrica, lui, da uomo del sud illuminato, pre-ferì lasciare la band per contestare il regime del-l’apartheid che allora ancora vigeva da quelleparti.

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    Pensieri da Hickory Wind(Pensieri portati dal vento del noce americano)Di Polly Parsons

    Polly Parsons è la figlia di Gram e di Nancy Ross, ci siamo conosciuti alcuni anni fa ad un partyhollywoodiano pieno di musicisti locali. Da diversi anni è lei che si occupa delle pubblicazioni edelle iniziative relative alla figura del padre: con dedizione sicuramente maggiore rispetto a chi l’hafatto prima di lei. C’è lei dietro il bel tributo del 2004 pubblicato in DVD dalla Rhino ed è anche au-trice di una biografia paterna. Mi ha assicurato che il recente live “Archives vol.1” avrà un seguito,ma non ha voluto anticipare nulla. È anche produttrice del musical “Taking The Jesus Pill”. Da unpaio d’anni è la mamma orgogliosa di una bimba che si chiama Harper Lee, un nome che evocaprofonde passioni letterarie. Ha accettato con entusiasmo di contribuire a questa maratona par-sonsiana con un suo testo lirico. La traduzione è di Daniele “Danbar” Barina.

    Brucia a 110 gradi l’asfalto in tarmacdell’Aeroporto Internazionale di Los Angeles,quando il carro funebre nero rubato dondolalentosulla pista di decollo...

    si scambiano documenti e con riluttanzail feretro di mogano scuro è trasbordatodall’aereo per New Orleansal mezzo che lo attende

    ci sono 1132 segnali stradali sulla rotta del cor-voverso la meta prescelta e 632 sorsate di JackDanielsdirettamente dalla bottiglia fino al luogo di se-polturadel corpo che lì giacerà

    capolinea, Joshua Three National Monumentdove migliaia di alberi imbarazzantilevano le loro braccia verso il cielo notturnoa implorare l’apparentemente infinito paesaggiolunare,un vortice di spiritualità in un mondo depres-so

    in modo incurante la bara è estratta e collocatasulla sterrata,a pochi galloni di benzina dal compimento del-l’opera

    un patto è intercorso anni prima tra quest’uomoe gli amici di tutta una vita

    quando l’ultimo gallone è versato e le bottigliedi whiskeyseccate, viene acceso un solo fiammifero

    l’esplosione che ne consegue è cinemato-grafica, la luce del fuocoe le ceneri che volteggiano verso il cielo nerodi mezzanotte ci insegnano chela storia può essere a tempo per un attimo maevolve di continuo

    bagliori di strass e riflessi di luna hanno scor-tato in volola sua anima in un altro regno, luiora è soltanto ceneri e polvere che si affrettanofebbrilmentea far ritorno a casa

    ma è anche per sempre mio padre.

    Polly Parsons e Shylah Morrow

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  • HOT BURRITOS

    I tempi sembrano ora maturi per la definitiva rea-lizzazione della visione musicale di Parsons, conl’International Submarine Band aveva gettato lebasi, con i Byrds aveva portato il verbo ad unvasto pubblico, ora bisognava portare avanti ilprogetto e aggiungere l’ultimo elemento, la mu-sica nera.Dopo la fuoriuscita dai Byrds pare che Gram ab-bia fatto anche un provino per i Poco (all’epo-ca ancora Pogo) di Richie Furay, ma soprattut-to se ne andò in giro con i Roling Stones chesi trovavano in California per registrare il loronuovo disco, Let It Bleed.Alla fine il partner ideale con cui mettere in pie-di un nuovo gruppo si rivelò essere Chris Hil-lman, che tornato dal Sudafrica restò neiByrds ancora per poco e tornò presto a lavorarecon lui. In una casa della San Fernando Valleynacquero così le canzoni originali che avrebberocomposto il disco di debutto della nuova for-mazione: i Flying Burrito Brothers, un nome mu-tuato dai tempi dell’International SubmarineBand, derivante probabilmente da un vecchiocartoon della Disney.Si trattò di un periodo molto intenso quanto afrequentazioni, erano gli anni in cui a Los An-geles bazzicavano Delaney & Bonnie, nel cuisound Parsons individuò subito le caratteristi-che che cercava di infondere alla propria musica,ed erano gli anni delle Girls Together Outrage-ously, le groupies più famose della storia delrock, una delle quali, Pamela Des Barres fu mol-to amica di Gram e molto innamorata di Chris.Il primo musicista ad aggiungersi al nuovo grup-po fu il bassista e pianista Chris Ethridge, em-blematico personaggio della Los Angeles di al-

    lora, molto influenzato da quella musica nerache Gram andava cercando di miscelare al rocke al country, poi arrivò Sneaky Pete Kleinow, unodei maghi riconosciuti della pedal steel guitar.Il primo disco del gruppo venne realizzato in unclima di grande euforia, dettata anche dall’usodi droghe di cui soprattutto Gram ed Ethridgeerano forti consumatori, in studio si altalenaronodiversi batteristi e solo a registrazioni terminatenel gruppo entrò Michael Clarke, un altro exByrds, a questo punto, come ebbe a dire ChrisEthridge, nei Flying Burrito Brothers c’erano piùByrds che nei Byrds stessi!The Gilded Palace Of Sin, questo il titolo del di-sco, è tuttora una pietra miliare nel suo gene-re, un capolavoro di spontaneità ed ispirazione,con un suono caratteristico, lontano anni luceda quello assai addomesticato del disco inci-so l’anno prima con i Byrds, caratteristica det-tata con certezza dalla presenza di molti piùbrani originali e dal non aver usato turnisti di stu-dio ma piuttosto contato sulle forze del gruppo.Finalmente la visone di Cosmic American Mu-sic si manifesta nella sua totalità fondendo glielementi bianchi col soul e la matrice sudista.Ascoltato oggi il disco è sempre bello in manierastraziante, la voce di Gram Parsons lo domina,ben sorretta da quel maestro assoluto che èChris Hillman, che la doppia in buona parte deibrani.La pedal steel di Sneaky Pete è l’altra nota ca-ratteristica di questo disco, a volte suona comeuna tastiera, altre come un’intera sezione fia-ti, infondendo al disco un che di miracoloso.Le canzoni fanno il resto. Quasi tutte sono me-morabili, da quelle più country, come Juanita, SinCity (dedicata a Los Angeles),Wheels (vera e pro-pria road song), la classica Christine’s Tune, aquelle di matrice più nera, le riuscite cover diDo RightWoman (pare con David Crosby ai cori),Dark End Of The Street e le due composizioni,capolavori, firmate non a caso da Gram e ChrisEthridge: Hot Burrito #1 e Hot Burrito #2, chenon avrebbero sfigurato in qualche disco inci-so in quegli anni ai Fame Studios di Muscle Sho-als, Alabama.E per concludere la storica copertina, coi quat-tro musicisti con indosso gli originali abiti di-segnati dal sarto Nudie ritratti nel deserto in-sieme alle groupies.Al disco seguirono i primi mutamenti, dopo l’ar-rivo di Clarke arrivò anche il chitarrista BernieLeadon, reduce dall’ Expedition di Dillard e Clark,il gruppo cominciò a esibirsi senza però mai su-scitare l’interesse del grande pubblico, pur aven-do l’occasione di esibirsi in apertura per i Gra-teful Dead (da questi concerti è tratto l’ottimolive doppio che ha inaugurato la pubblicazionedel materiale d’archivio di Gram Parsons). Ci fuanche una breve apparizione nel film GimmeShelter che documenta il concerto dei RollingStones ad Altamont e ci fu un tour in treno at-traverso la California da cui scaturì il singolo TheTrain Song.Quando nel 1969 i Flying Burrito Brothers en-trarono in studio per il secondo disco avevanoperso per strada Ethridge e il basso era passatonelle mani di Hillman.

    Burrito Deluxe è un disco inferiore rispetto al de-butto del gruppo, non è un brutto disco, ma glimancano forse le composizioni adatte, al teamcompositivo si è aggiunto Leadon, autore dal-la vena felice, ma nonostante la presenza di buo-ne canzoni come Cody Cody e God’s Own Singeril disco si fa ricordare soprattutto per la versionedel traditional Farther Along e per l’intensa WildHorses regalata a Gram Parsons dai Rolling Sto-nes e all’epoca ancora inedita.Un brano di questo disco, Older Guys, divenneaddirittura un rudimentale antenato dei modernivideoclip.Gram Parsons, sempre più distratto dalla fre-quentazione dei Rolling Stones, assuefatto al-l’uso degli stupefacenti e deluso dall’acco-glienza riservata ai dischi del gruppo ne uscìpoco più di un anno dopo averlo creato, non sen-za lasciare però una manciata di altre incisio-ni finite poi su alcune antologie pubblicate suantologie in vinile (Close Up The Honky Tonks,Honky Tonk Heaven, Sleepless Nights) e in cd(Out Of The Blue, Farther Along). Si tratta di unaserie di classici e cover davvero notevole, chedanno l’idea della conoscenza che Gram ave-va della musica altrui, già dimostrata durantei concerti del gruppo, in cui erano inseriti bra-ni come Long Black Limousine (un successo diElvis), Dream Baby (di Roy Orbison), Lucille (diLittle Richard).Tra gli autori troviamo Merle Haggard, John Lou-dermilk, Larry Williams, Jody Maphis, Bob Dy-lan, i Rolling Stones e persino i Bee Gees, tut-ti rivisitati secondo la ricetta che aveva carat-terizzato i dischi del gruppo.

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  • GLI ANNI SETTANTAIL RITORNO DELL’ANGELO CADUTO

    Gli anni seguenti al suo “licenziamento” daiFlying Burrito Brothers, furono anni confusi, anniin parte persi dal punto di vista musicale: GramParsons continuò a frequentare Keith Richardse soci, pensando probabilmente di combinarequalcosa con loro, magari un contratto con laloro etichetta: trascorse anche svariato temponella villa in cui Richards abitava all’epoca, inCosta Azzurra, vivendo in parte la realizzazionedi Exile On Main Street. Si dice che abbia anchepreso parte a qualche incisione ma nessuno èin grado di ricordare davvero “se” e “dove”.Nello stesso periodo ci furono un progetto abor-tito per la A&M e diverse comparsate in regi-strazioni altrui: coi Byrds si fece vedere i stu-dio durante la registrazione di Untitled e sul pal-co dell’Ash Grove, a Los Angeles. Da qualcheparte la sua voce fa capolino anche in MotelShots di Delaney & Bonnie, oltre a collaborarecon Fred Neil, Jesse Ed Davis, Steve Young.Nel 1972 però le cose parvero cominciare a rad-drizzarsi. Artisticamente parlando. Eroina e pil-lole sono sempre più spesso gli ingredienti concui Gram accompagnava le sue bevute. Grazieall’influenza dei suoi manager riuscì a portarein studio uno stuolo di musicisti di prima clas-se, tra cui gli accompagnatori di Elvis Presley,un colpo assolutamente straordinario vistoche James Burton e soci erano quasi costan-temente impegnati negli estenuanti tour del“re”. In studio c’era anche una giovane cantantedell’Alabama, segnalata a Gram dal vecchio ami-co Chris Hillman: Emmylou Harris, destinata adivenire fondamentale sia per i due dischi diGram solista che per il tour promozionale delprimo disco, futura star di primissima grandezza, non solo nell’olimpo del country-rock.Il disco venne portato a termine non senza dif-ficoltà, ma alla fine l’alchimia tra le voci di Grame della Harris, la bontà del materiale originalee non, l’apporto strumentale decisivo di Burton,Hardin e Tutt, la band di Elvis appunto, (cui van-no aggiunti Byron Berline, Rick Grech, Buddy Em-mons, Al Perkins, Alan Munde) portarono allapubblicazione di GP, disco riuscitissimo licen-ziato dalla Reprise.Una manciata di grandi canzoni, su cui svetta-no A Song For You e She (quest’ultima vede ri-costituito il team compositivo con Chris Ethrid-ge), un paio di cover azzeccate come Streets OfBaltimore e We’ll Sweep Out The Ashes In TheMorning, fanno del debutto di Parsons da soli-sta un punto di riferimento per molti epigoni.Purtroppo il disco, al momento della sua pub-blicazione, non vendette moltissimo e l’im-possibilità di promuoverlo usando i musicisti distudio costrinse Gram ad imbarcarsi in un tourpoco organizzato.Le prove, poche, si svolsero a casa di Phil Kauf-man, uno dei pochi personaggi di riferimento fis-si e sicuri della sua vita, fin dai tempi della fre-quentazione dei Rolling Stones a Los Angeles.A tenere le redini del tutto fu lo stesso Kaufmancui si aggiunse Emmylou Harris in veste di au-tentica band leader.

    Il tour, partito male si riprese mano a mano cheandava avanti, le date si susseguirono da unacosta all’altra. Le scalette dei concerti punta-vano soprattutto sul materiale appena registratoe nel 1982 ne arrivò la testimonianza postumacon un disco della Sierra, distribuito in Europadalla Repertoire, intitolato Live 1973, che ri-cevette addirittura una nomination ai GrammyAwards per il miglior duetto country.Il disco è stato poi pubblicato in Cd, con un paiodi tracce aggiunte, dalla Rhino.Al termine del tour Parsons si prese una brevevacanza con la moglie Gretchen, a bordo delloyacht del patrigno, poi prese parte alle prove di

    una sorta di rivista country rock che oltre a luiavrebbe dovuto coinvolgere gente come Poco,Clarence White, Gene Parsons, Chris Hillman,Sneaky Pete e altri. Nell’estate del 1973,sempre sotto la guida di Phil Kaufman, che ave-va l’arduo compito di tenerlo lontano il più pos-sibile da alcool e droghe, Gram chiamò attornoa sé i musicisti che lo avevano aiutato per il de-butto solista. Il momento pareva di nuovo mol-to proficuo.Ma a sconvolgere tutto arrivò, a metà luglio lanotizia della morte di Clarence White, investi-to da un autista ubriaco.Al funerale, Gram si presentò ubriaco a sua vol-

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    FLYING BURRITO BROTHERSLive In Amsterdam (LP Bumble/Ariola/Philips 1973)

    Ecco un disco che probabilmente non godrà maidi una ristampa in cd: un live europeo dei FlyingBurrito Brothers risalente all’epoca in cui il grup-po era un ibrido tra la vecchia formazione fondatada Parsons e Hillman e la Country Gazette.Il disco precedente era stato anche un live, regi-strato durante il tour dei college e dei campus,si intitolava Last Of The Red Hot Burritos, un titolosignificativo, che stava a dire che il gruppo origi-nale era finito e quel disco ne era in qualche modoil testamento, un bel disco, con l’apporto signi-ficativo di parte dei Country Gazette, soprattuttonel set acustico, ma senza mai rinunciare del tut-to alla visione country-soul di Parsons.Dopo quel tour, nonostante i buoni riscontri a li-vello di pubblico e critica, c’era stato lo sbando:Bernie Leadon era già migrato (termine alquan-to appropriato) negli Eagles, Hillman e lo steel guitarist Al Perkins, non vedendo alcuno sboc-co per il gruppo erano stati accolti alla corte di Stephen Stills, divenendo importantissimi nel-la definizione del sound di ciò che di lì a pochissimo sarebbero stati i Manassas, e anche ilbatterista Clarke aveva mollato, lasciando il gruppo nelle mani di Rick Roberts, il cantautoreche un anno prima era subentrato al dimissionario Parsons.Di fatto, del gruppo degli esordi non c’era più nessuno. Ma l’occasione di effettuare un toureuropeo, nei Paesi Bassi, dove la fama del gruppo è stata sempre notevole, convinse Roberts,Kenny Wertz, Byron Berline e Roger Bush (gli altri tre superstiti) a tenere in vita il nome delgruppo e allargare la formazione ad altri tre musicisti: Alan Munde al banjo, Eric Dalton allabatteria e Don Beck alla pedal steel.Questa è la formazione che giunse in Europa a portare il sound dei FBB, la formazione chesuona appunto nel doppio live intitolato Live In Amsterdam.Ovviamente non è possibile fare un paragone con la formazione del disco precedente né tan-to meno con quella che comprendeva Parsons: si tratta di un onesto e apprezzabile disco dicountry rock; non dimentichiamo che i Country Gazette erano tutti musicisti di ti tutto rispettoe che Roberts è sempre stato un valido autore che in seguito ha dato pregevoli conferme siacome solista che come leader dei Firefall.Il disco ondeggia tra i classici a firma Parsons/Hillman, i tradizionali affidati soprattutto a Ber-line e soci e le canzoni di Roberts che apparivano sul terzo disco del gruppo: su tutte la sem-pre splendida Colorado.Tra Wild Horses, Six Days On The Road, Sin City, She Thinks I Still Care, Shenandoah Valley Bre-akdown e Wild Side Of Life il disco si fa ascoltare più che volentieri, I break strumentali sonosempre azzeccati e la voce di Roberts non è da meno. Il disco è stato pubblicato con titoli escalette diverse, come Bluegrass Special ne uscì addirittura una versione contenente solo ilset acustico.Probabilmente è l’unico disco accreditato al gruppo in cui non suonano ex membri dei Byrds.L’unico suo torto è forse quello di essere più un ibrido che un disco dei Flying Burrito Bro-thers, ma questo non ne penalizza l’ascolto.

    Paolo Crazy Carnevale

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  • ta e, accompagnato da Bernie Leadon, cantòuna soffertissima Father Along. Proprio in quel-l’occasione strinse con Kaufman il patto ri-guardante il desiderio di essere cremato a Jo-shua Tree. E proprio (anche) alla scomparsa diClarence White è dedicata una delle canzoni piùbelle del nuovo disco, nonché dell’intero patri-monio parsonsiano: In My Hour Of Darkness, dei-cata appunto all’ex chitarrista dei Byrds, a Bran-don DeWilde e a Sid Kaiser. Ma Gram Parsonsnon avrebbe mai salutato la pubblicazione delsuo secondo disco da solista, che vide la lucesolo all’inizio del 1974. La sua vita fu stroncatail 19 settembre dal classico miscuglio di alcole droghe in un motel di Yucca Valley, località sullimitare del deserto di Joshua Tree, nella Cali-fornia meridionale. Ancora una volta la storia finìper mescolarsi alla leggenda: la storia di PhilKaufman che trafugò la salma di Gram all’ae-roporto di Los Angeles è divenuta addirittura unfilm uscito in DVD anche nel nostro paese. Quel-lo che rimase del grande ideologo della CosmicAmerican Music riposa ora in un cimitero di NewOrleans, dove sono sepolti altri membri della fa-miglia. Il suo testamento artistico, intitolato Grie-vous Angel è un disco decisamente buono, aper-to dalla vincente Return Of The Grievous Angel,impreziosita da un grintoso intervento chitarri-stico di Burton; ma ci sono altre canzoni note-voli nel disco, 1000 Dollar Wedding, divenuta unclassico, Brass Buttons, finita poi anche nel re-pertorio dei Poco, la rilettura di Hickory Wind, lacover di Love Hurts e, naturalmente la già men-zionata In My Hour Of Darkness, emblematica-mente posta in chiusura del disco. La fortunacritica e di pubblico sono arrivate poi con glianni. Grazie alla pubblicazione di libri, film e di-schi, Gram Parsons è ora una star davvero leg-gendaria.

    “La gente dovrebbe capire la sua musica. Quel-la dovrebbe essere la sua eredità, non il modoin cui è morto”. (Emmylou Harris)

    Memoriesof GP in concertdi Richard Baker(pubblicato originariamente su “The CosmicAmerican Music News” dell’autunno 1989)

    L’autunno del 1971 fu per me memorabile perdue motivi. Il principale fu subire la dolorosaesperienza dell’amara fine di un amore tardoadolescenziale. E quale miglior rimedio per uncuore infranto che un concerto dei Flying Bur-rito Brothers?I Burritos, insieme alla Country Gazette, duranteil loro ultimo tour fecero tappa al campus di Bal-timora dell’Università del Maryland. Io li avevogià visti per un’intera settimana al Cellar Doordi Washington DC la primavera precedente. Laformazione comprendeva Chris Hillman, Rick Ro-berts, Al Perkins e Michael Clarke e il concer-to si componeva di un set in cui si esibivano

    da soli ed uno in cui venivano accompagnati dal-la Country Gazette. Gli spettacoli erano stati dav-vero appaganti, professionali e assolutamentememorabili. Al concerto presso l’Università delMaryland mi aspettavo di vedere la medesimaformazione. Mentre il gruppo si preparava peril soundcheck, notai un personaggio dall’aspettosmilzo, con una chitarra elettrica bianca (e unabottiglia di Cutty Sark), che si avvicinava al mi-crofono. Non riconoscendolo, mi voltai versol’amico che avevo di fianco e gli dissi: “Gran-dioso, è il tour conclusivo della loro esistenzae c’è anche un nuovo elemento in formazione!”Quando il gruppo attaccò Together Again il mioamico ed io ci guardammo l’un l’altro, ricono-scendo all’istante la voce dell’uomo con la chi-tarra bianca e la bottiglia di Cutty Sark come lavoce di GP.Fummo del tutto sorpresi di vedere Gram colgruppo dal momento che quando si erano la-sciati un anno prima si era vociferato non scor-resse buon sangue (tra lui e Hillman, n.d.t.).Mentre GP e Chris Hillman si dividevano le par-ti vocali principali, Rick Roberts era retrocessoai cori e alla chitarra ritmica. La voce di Grams’incrinò e si lamentò meravigliosamente nel cor-so della serata. Sembrava un’incongruenza cheuna voce così ricca e carica di potenza potes-se uscire da quella che sembrava una personaaffatto imponente. A mano a mano che il con-certo andava avanti il gruppo passava in ras-segna il suo repertorio, Gram era sempre piùubriaco e la sua esibizione migliorava.Durante l’intervallo gli strinsi la mano e gli con-fessai il mio amore per la sua musica (spe-cialmente nelle ore delle mie pene d’amore).Gram fu cordiale, era divertito e pur stando inpiedi a stento finì in gran forma le due ore diconcerto. C’erano un paio di migliaia di spet-tatori nel campus quella sera, a dare l’addio aiFlying Burrito Brothers e ad avere nel contem-po l’anticipazione della breve carriera solista diGram Parsons. Verso la fine di maggio del 1973,la stazione radio rock di Baltimora WAYE co-minciò a diffondere la notizia relativa ad un gran-

    de spettacolo Country Rock presso il dimessoparco dei divertimenti di Annapoli, Maryland: ilMc Gonnigle’s Seaside Park. Col sottofondo mu-sicale di Cody Cody, l’annuncio menzionavaGram Parsons, Clarence White, altri ex Byrds eBurritos, e anche i New Riders Of The PurpleSage, Tracy Nelson e altri. Il festival (nel giugno1973) cominciò nel pomeriggio e andò avantifino alle prime ore del mattino successivo. Nonessendo troppo interessato alle prime esibizioniin programma, ricordo di essere arrivato piut-tosto irritato per il fatto che Gram, Clarence egli altri fossero previsti a fine serata. Maquando il gruppo raggiunse il palco intorno al-l’una di notte, era valsa la pena di aver aspet-tato. La formazione comprendeva Gram ed Em-mylou alle voci e chitarre acustiche. Emmylourecitava la parte della cowgirl alla moda; in-dossava stivali da cowboy e giacca di pelle conle frange. Non l’avevo mai vista prima e dai bra-ni ascoltati su GP mi aspettavo di vedere un’an-ziana cantante cotonata tipo Loretta Lynn o Tam-my Wynette. Sembrava in qualche modo ner-vosa, per quanto tra il pubblico ci fossero si eno un migliaio di persone quando il gruppo suo-nò. Pareva prendere tutti i segnali da Gram elo guardava affettuosamente nel corso del con-certo. Ricordo GP loquace e inebriato. Quandoil gruppo attaccò Country Baptizing scherzò sulfatto che avrebbe voluto coinvolgere il pubblicoin un “battesimo alla birra”. Clarence suonò lasolista stando a pochi piedi sulla destra di GP.Avevo avuto modo di ascoltare Clarence suonarei suoi assoli con i Byrds un mucchio di volte edero un fan dichiarato delle sue performance del1970, ma il materiale che suonò quella sera (omattino) del giugno 1973 gli calzava meglio delrepertorio dei Byrds.Sneeky Pete suonava la pedal steel, Chris Ethrid-ge il basso e alla batteria sedeva Gene Parsons.Il resto del palco affollato era occupato da mem-bri della Country Gazette e dei Kentucky Colo-nels (Roland ed Eric White).L’ensemble suonò per due gloriose ore.La sede si addiceva alla leggendaria amalgamadi musicisti: un parco gioco abbandonato cheprima di essere demolito offrì ancora qualcheconcerto rock, tra cui quello di Chuck Berry; eracome un’ironica premonizione per le perdite checi sarebbero state più avanti nel corso di quel-lo stesso anno. Clarence fu ucciso ad un mesedi distanza da quel concerto, GP aveva ancoratre mesi di vita. Il pubblico di qualche migliaiodi persone, molte delle quali se ne erano andateprima che Gram e gli altri salissero sul palco,era sorvegliato dall’occhio vigile di una dozzinadi anziane guardie (non al di sotto dei 65 annid’età) in alta uniforme.Fortunatamente non ci furono disordini al con-certo, altrimenti i cardiologi di tutto lo statoavrebbero avuto un gran da fare.

    Un grandissimo grazie a Richard Baker per averconcesso la pubblicazione di questo suo me-moriale ed un altrettanto grandissimo grazie alcuratore del sito web http://users.skynet.be/byr-dsflyght per avermi messo in contatto con Ri-chard.

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    Parsonss:mastrolateok 10-10-2008 11:30 Pagina 30

  • NUDIE SUIT

    Contribution by Steve McCormick to Paolo Car-nevale’s Gram Parsons Retrospective

    Gram Parsons è stato un cantante e autore dicanzoni, nonché visionario del country rock, chemorì troppo giovane a causa di un’overdose didroghe alla tenera età di ventisei anni. Per que-sto motivo qualcuno potrebbe affermare con suf-ficienza che il suo potenziale era appena sta-to raggiunto e sottovalutarnee quindi l’effettoavuto sulla Musica Americana. In tal caso, que-sto qualcuno potrebbe non aver prestato la do-vuta attenzione. La sua leggenda gli è soprav-vissuta in maniera non differente da quanto ac-cadde all’arte di Van Gogh, che non fu troppoapprezzata fin che era in vita, ma fiorì postuma.Parsons era avanti rispetto alla sua epoca e sipotrebbe argomentare che se anche fosse vis-suto, la sua carriera avrebbe dovuto lottare persopravvivere in mezzo ai trambusti politici del-l’America del dopo Vietnam. Questa atmosfe-ra ha favorito probabilmente un autore più sco-modo come Bob Dylan. Ma sono stati il sensodell’innocenza e le canzoni di Gram Parsons apavimentare la via per quello che ora è cono-sciuto in lungo e in largo come “alternative coun-try”…e per quanto Bob Dylan possa essere con-siderato il personaggio famoso, a Parsons vala gloria.Parsons era un autore di canzoni e se fosse vis-suto ne avrebbe senza dubbio scritte di più, madiversamente da Dylan era anche un interpre-te di canzoni. Era tanto orgogliosamente devotoalle grandi canzoni che poteva farle sue. Nonè cosa troppo nota che fu il primo a pubblica-re una versione di Wild Horses dei Rolling Sto-nes e le sue interpretazioni di Do Right Womane Dark End Of The Street sono indimenticabilimoniti per tutti i cantanti e autori di canzoni delfatto che ciò che conta davvero è la canzone eche una grande canzone può oltrepassareogni clichè e ogni genere musicale. Una gran-de canzone può davvero unire la gente comenient’altro…improvvisamente le nostre diffe-renze sembrano non avere più senso.Bene, è per questo che Parsons è divenuto una

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    GRAM PARSONS& THE FLYING BURRITO BROTHERSLive At The Avalon Ballroom 1969/Archives Volume 1(Amoeba-Fontana 2007)

    Tanto di cappello alla minuscola AmoebaRecords che, con distribuzione Fontana, ver-so la fine dello scorso anno ha pubblicatoquesto doppio cd denso di emozioni.La prima cosa che balza all’occhio è la con-fezione, curata nei dettagli e delimitata dauna copertina in cartone pesante come siusava una volta per i vinili. Non a caso ilproprietario dell’etichetta è lo stesso degliomonimi negozi di Hollywood e San Fran-cisco, degli splendidi ed enormi magazzi-ni dove è possibile rovistare alla ricerca didischi e cd (usati e nuovi, di tutti i generima con predilezione per il rock). Solo chiama i dischi di una volta e in particolare ilvinile poteva concepire una confezione così,con un booklet ricco di foto inedite e dal-l’aspetto solido.Ma veniamo all’altrettanto ricco contenuto musicale: premetto che parte dei due concerti quiraccolti era stata trasmessa da un’emittente di San Francisco e da questa trasmissione sonousciti diversi bootleg di discreta qualità, ebbene, dimenticate quei bootleg. Qui siamo alle pre-se con materiale d’archivio proveniente dalle auree riserve dei Grateful Dead, per i quali i FlyingBurritos aprirono due serate all’Avalon. A registrare il tutto fu quel volpone di Stanley Owsley,alias The Bear, al quale dobbiamo altre notevoli registrazioni dell’epoca.Nel libretto, oltre ai ricordi d’epoca di Pamela Des Barres, la groupie per eccellenza, fan nu-mero uno dei Burritos, grande amica di Parsons e innamorata di Chris Hillman (non viene det-to se ricambiata, ma poco importa), vengono raccontate anche le peripezie di Dave Printz (l’uo-mo dell’Amoeba Records) per ottenere il permesso di The Bear ad utilizzare le registrazioni.Il risultato finale è questo oggetto di culto, che racchiude due concerti (del 4 e 6 aprile) checi danno un bel ritratto della sfortunata formazione dell’ancor più sfortunato Parsons (bastipensare che il gruppo cominciò a “volare” solo dopo il suo abbandono!).Si tratta della formazione a cavallo tra la registrazione del primo e quella del secondo disco:era appena stato acquisito il batterista Michael Clarke e c’era ancora Chris Etheridge al bas-so (e si sente).La registrazione, pur d’epoca, ha una sua notevole dignità, la voce è in bella evidenza, cosìcome la pedal steel, inoltre sono notevoli le linee del basso e quando Parsons suona le ta-stiere i brani assumono una nuova dimensione.Il repertorio pesca nel vasto repertorio del country, filtrato attraverso gli ideali di cosmic ame-rican music che Parsons andava definendo in quegli anni, un grande passo avanti rispetto aquanto fatto coi Byrds in Sweetheart Of The Rodeo, non mancano chiaramente le canzoni or-ginali e le cover inserite nel primo disco.Ci sono Close Up The Honky Tonks, Mental Revenge, You Win Again di Hank Williams, Lucilledi Little Richard, il medley tra Undo The Right e Somebody’s Back In Town e c’è anche il rife-rimento a Elvis con l’ottima Long Black Limousine.Ma all’orecchio balzano maggiormente quelle canzoni che conosciamo dalle incisioni di stu-dio, quei brani che sono il marchio di fabbrica dei Flying Burrito Brothers.Hot Burrito #1 e Hot Burrito #2 sono tra le più belle composizioni di Parsons in assoluto, SinCity è il sentito omaggio alla sua città d’adozione, Los Angeles, e non mancano le due coverrubate al repertorio Stax inserite nel disco di studio: Dark End Of The Street e Do Right Wo-man.C’è anche un omaggio al duo Delaney & Bonnie con We’ve Got To Get Ourselves Together.Ciliegina sulla torta di un disco già di per sé appetitoso, sono le due bonus tracks inseritealla fine del primo cd: due demo che ci offrono una primitiva versione di 1000 $Wedding, ese-guita in solitudine, e il classico degli Everly Bothers WhenWill I Be Loved registrato a New Yorknel 1967 con musicisti non meglio identificati.A questo punto non resta che attendere il seguito di questa pubblicazione, il fatto che il sot-totitolo sia Archives vol.1 non può che far sperare in bene.

    Paolo Crazy Carnevale

    Steve McCormick

    Parsonss:mastrolateok 10-10-2008 11:30 Pagina 31

  • sorta di guru per rockers inglesi come i RollingStones, consentendo loro di avventurarsi nellamusica country in un modo mai tentato primada band di origine rock-blues. Ma questo coun-try non era Nashville, era molto più simile al de-serto di Bakersfield e fuggiva da qualunque clas-sificazione. Poco dopo la sua morte comunquesono potuti esistere gli Eagles, canzoni che par-lavano di sentimenti pacifici e semplici sono po-tute entrare in classifica, Linda Ronstadt è po-tuta divenire una star.Ora, a trentacinque anni dalla sua dipartita, conl’industria discografica americana allo sfascioe completamente priva di anima, possiamo ce-lebrare tutto ciò che è americano e che finorasi era disperso nelle crepe raggruppandolo nel-la vasta non-categoria dell’alternative country.Questo è ciò che Gram vedeva. Una visione ve-ramente oltraggiosa per un ventiseienne del1973. Ora con l’aiuto del produttore canadeseDaniel Lanois abbiamo visto Dylan scoprire l’al-ternative country con Oh Mercy, Emmylou Har-ris conquistare a buon diritto un grammy nellapretenziosa categoria del folk contemporaneoche sembra istituita quasi apposta per per-mettere al suo innovatore Wreckinhg Ball di ave-re il suo momento di gloria. E ancora, condivi-dere il genere “americana” con i rocker degli U2che ti sembrano essere stati gli scopritori delSacro Graal di Joshua Tree…fino a quando nonti accorgi che Gram ci era già stato, che il suocorpo è stato cremato proprio lì.A Parsons va la gloria. Un ragazzo magro conun completo firmato Nudie, con lo sguardo cheperfora la macchina fotografica, permettendo achiunque in ascolto di sentire l’anima della mu-sica americana attraverso l’esecuzione pura einnocente di una canzone che viene dal cuore.Senza Gram non ci sarebbero stati gli Eagles,Honky Tonk Women, Wild Horses, Emmylou, Lu-cinda.E allora, America, seppellisci il tuo canto-re/autore di canzoni in un abito di lamè dora-to!

    Steve McCormick, nativo del Minnesota, vive daanni a Venice, Los Angeles, dove è attivo comeautore, chitarrista, produttore e da poco anche

    come costruttore di microfoni. Ha lavorato oltreche come solista e come co-leader della bandStudebaker, con artisti del calibro di Phil Cody,Stan Behrens (sassofonista e armionicista deiCanned Heat), suona abitualmente con i batte-risti Richie Hayward Little Feat), Steve DiStanisalo(CSN, David Gilmore), Michael Jerome (RichardThompson Band) e con artisti locali: Tom Felicetta,Michael Sherwood, Andy Kamman.Nel suo studio hanno registrato vari esponentidell’alterbative country losangeleno come Silos,Tom Freund, Phil Cody.Il riferimento all’abito di lamè dorato dell’ultimafrase è all’abito di Nudie indossato da Elvis Pre-sley sulla copertina di 50,000,000 Elvis Fans Ca-n’t Be Wrong.

    IL RICORDO DIRICKY MANTOANSono stato colpito da GP quando ho sentito perla prima volta Sing Me Back Home, intorno al1970 - 1971, che da allora è la mia canzonepreferita, con Hickory Wind, mi è piaciuto il suotipo di voce venata di malinconia, che esprimeva,quasi lo presentisse, l’accettazione rassegna-

    ta di un destino fatale... Questo ho percepitofin da allora nella voce di Gram... una cosa cheho sentito molto vicino al mio modo di sentire...l’influenza che ha esercitato su di me è anco-ra oggi presente e in Riding Again (il disco di im-minente pubblicazione del Branco Selvaggio,n.d.r.) è evidentissima anche se io tendo spes-so a cantare su toni più bassi, che ricordano unpo’ Waylon Jennings. Anche a livello composi-tivo sono stato molto influenzato da GP, amo-ri infelici, cuori infranti e una vaga disperazio-ne di fondo: per quel che riguarda l’attualità del-la Cosmic American Music penso che questamusica sia sempre fresca e senza età, e sen-

    z’altro più coinvolgente in modo profondo ri-spetto alla banalità di certa Country Music odier-na, ben confezionata ma priva di quella magiache tocca le corde più nascoste della nostra Ani-ma...

    Ricky Mantoan, nato in Francia da padre italia-no e madre polacca, è senza dubbio uno dei pio-nieri del cointry rock e della Cosmic American Mu-sic made in Italy. Ispirato chitarrista e composi-tore, dopo gli esordi rockettari di fine anni ses-santa è stato letteralmente fulminato dalla mu-sica di Gram Parsons e ne è stato un propu-gnatore convinto, sia nelle scorribande col suogruppo, Il branco Selvaggio, che in avventure piùacustiche, in duo o in trio. Nel corso degli anniottanta e novanta si è spesso esibito al fiancodi ex Byrds e Flying Burrito Brothers, da McGuinna Skip Battin, fino a Sneaky Pete Kleinow, con-dividendo con alcuni di loro anche dischi live edi studio.

    PARLASHILAH MORROWShilah, come hai deciso di dare al club il nomedi una canzone di Gram Parsons?Me ne stavo sdraiata a letto, pensando a chenome dare alla mia nuova avventura, cercavodi trovare qualcosa che nel medesimo tempoidentificasse me stessa e avere risonanza trai musicisti, i fan e l’industria dello spettacoloche orbitano intorno al mondo della CosmicAmerican Music. Era difficile venire a capo colnome adatto. Ho cominciato a pensare a liriche,titoli di canzoni, e qualunque altra cosa potes-se esprimere il concetto in forma concisa. Misono venute alla mente le parole di una dellemie canzoni preferite tra quelle dei Flying Bur-rito Brothers, Sin City.In particolare una performance di questa can-zone cui avevo recentemente assistito a Na-shville, con Buddy miller e Steve Earle che in-terpretavano quel brano.Dava l’impressione di essere la giusta combi-nazione e conoscevo gente che l’avrebbe re-cepita, sarebbe stato memorabile e sarei sta-ta in grado di raccontare quella storia molte emolte volte ancora, aiutando a perpetuare l’in-fluenza e la leggenda di Gram.Dunque, all’epoca ero stanziale a L.A. (che èsenza dubbio la Sin City per eccellenza), es-sendo cresciuta con Polly (la figlia di Gram), l’hofatta partecipe dell’idea e lei mi ha amabilmentesostenuta da subito.

    Tra i musicisti del SCSC quale pensi possa in-carnare meglio lo spirito di Gram?Indicarne uno tra tutti quelli che rappresentia-mo è dura. Lo spirito di Gram è in tutti coloroche conosciamo…ed è ciò che ci ha condottoa loro. Gram detestava essere definito country-rock… Non voleva essere inquadrato in alcuntipo di definizione e prendeva la sua ispirazio-ne da diverse influenze musicali… Non si è mai

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    Ricky Mantoan

    Parsonss:mastrolateok 10-10-2008 11:30 Pagina 32

  • parlato abbastanza del suo amore per il rhy-thm’n’blues e la musica soul e di come li aves-se assorbiti nella sua musica, quanto invece siè fatto a proposito del filo che ha tessuto trarock e country. Gruppi come gli Hacienda Bro-thers continuano molto bene questo aspetto diGram e artisti come gli Spindrift (che unisconopsichedelica e musica western in maniera pa-recchio “cosmica”) lo catturano altrettantobene! Trovo più ispirazione in artisti che suonanoper differenti tipi di pubblico e continuano ad al-lungare musicalmente le proprie ali…Fortunatamente cene sono troppi per nominarliqui… Questa è una buona cosa e credo cheGram dall’alto sorrida a tutti noi.Shilah Morrow è anima e portavoce del Sin CitySocial Club, un collettivo di musicisti rinnegati,artisti e gente che lavora nell’industria dello spet-tacolo, accomunati dalla condivisione della pas-sione per l’arte e la cultura che si confondonotra country classico, punk rock, alternative coun-try, americana e outlaw music.Il Sin City Social Club è nato a Los Angles ed orasi è allargato a Nashville e Austin, città molto im-portanti per la musica made in USA.Tra gli artisti affiliati al Sin City Social Club ci sonoSteve Earle, Allison Moorer, Jonny Kaplan, i SinCity Allstars, Jim Lauderdale e moltissimi altri.Il Club ha organizzato numerosissimi concerti intributo a Gram Parsons e alla sua musica, negliStati Uniti e in Gran Bretagna. Ci siamo sentitiin occasione di questo mio lavoro per Late for theSky e le ho posto un paio di domande sul suolavoro.

    DOVEROSI RINGRAZIAMENTI: a Daniele “Dan-bar” Barina per la traduzione del contributo di Pol-ly Parsons, a Ricky Mantoan e Raffaele Galli chemi hanno trasmesso la passione, a Leo di Play-loud, a Polly Parsons, Shilah Morrow, Steve McCor-mick, Eric Rasmussen per la generosità e la di-sponibilità con cui hanno contribuito a questo la-voro; a Luca Calò per aver supervisionato le mietraduzioni dei contributi di Steve, Shilah ed Eric.

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    GRAM PARSONS – Dischi, libri e filmGRAM PARSONS – Early Years vol.1 (materiale dei primi anni’60 con gli Shilohs)/ Sierra 1979 (in Ita-lia Ricordi 1982)GRAM PARSONS – Another Side Of This Life (incisioni del 1965) Sundazed 2000) (LFTS 56) INTERNA-TIONAL SUBMARINE BAND – Safe At Home (LHI 1967, ristampato in varie versioni))BYRDS – Sweetheart Of The Rodeo (Columbia 1968, ristampa Legacy in edizione de luxe )FLYING BURRITO BROTHERS – The Gilded Palace Of Sin (A&M 1969)GRAM PARSONS with FBB – Archives vol.1 (concerti del 1969 all’Avalon Ballroom) Amoeba/Fontana 2007FLYING BURRITO BROTHERS – Burrito Deluxe (A&M 1970)GRAM PARSONS – Cosmic American Music ( demos del 1972, inascoltabile) Sundown 1995GRAM PARSONS – G.P. (Reprise 1973)GRAM PARSONS – Grievous Angel (Reprise 1973 ristampato in cd insieme a G.P.)GRAM PARSONS & FLYING BURRITO BROTHERS – Sleepless Nights (A&M 1976 materiale inedito)GRAM PARSONS & FALLEN ANGELS – Live 1973 (Sierra 1982, in Europa Repertoire, ristampa Rhino conbonus del 1994) (LFTS 30)GRAM PARSONS – Complete Reprise Sessions (Reprise 2006 – 3 cd con outtake dei due dischi soli-sta)

    Antologie con inediti:FLYING BURRITO BROTHERS – Honky Tonk Heaven (Ariola 1973 solo vinile)FLYING BURRITO BROTHERS – Close Up The Honky Tonks (A&M 1974 solo vinile)FLYING BURRITO BROTHERS – Farther Along (A&M 1988 cd, ottima retrospettiva)FLYING BURRITO BROTHERS – Out Of The Blue (A&M 1996 cd)FLYING BURRITO BROTHERS – Hot Burritos! (A&M 2000 cd)GRAM PARSONS – Sacred Hearts & Fallen Angels (Rhino 2001 cd)

    Altre antologie:GRAM PARSONS - Warm Evenings, Pale Mornings, Bottle Blues (Raven 1994 cd)

    VIDEO E DVDGRAM PARSONS & CLARENCE WHITE – Together Again For The Last Time (VHS Sierra 1998, Gram Par-sons e Fallen Angels a Houston nel 1973 e Clarence White in un workshop televisivo dello stesso anno:I due non suonano insieme!)FALLEN ANGEL (DVD Rhino 2005 ottimo documentario girato per la BBC dal tedesco Gandulf Hennigcon l’assistenza di Sid Griffin)RETURN TO SIN CITY (DVD BMG 2005, concerto tributo del 2004)GRAND THEFT PARSONS (DVD col film ispirato al furto della salma di Gram Parsons) (vedere LFTS n.85)

    LIBRISid Griffin – Gram Parsons: A Music Biography (Sierra 1985)Ben Fong Torres – Hickory Wind/The Life And Times Of Gram Parsons (Omnibus Press 1991)Jessica Hundley con Polly Parsons – Grievous Angel: An Intimate Biography Of Gram Parsons (ThunderMouth Press 2006). Da non trascurare anche il libro di Phil Kaufman “Road Mangler Deluxe” con va-rie parti dedicate a Parsons.

    TRIBUTIDei molti tributi a Parsons vanno sicuramente considerati “Conmemorativo”, edito dall’italiana Cyclo-pe e distribuito dalla Rhino nel 1993 e “Return Of The Grievous Angel” voluto da Emmylou Harris e pub-blicato nel 1999 dalla Almo. C’è poi il tributo del 2004 organizzato da Shilah Morrow e Polly Parsons,disponibile solo in versione DVD. Da evitare gli altri, in particolare quello della Appaloosa pubblicato invinile nel 1988 e condiviso con Clarence White: vi suonano i Burritos spuri dell’odioso John Beland, unoche ha più volte dimostrato di non aver capito nulla della visione di Gram! Trascurabile anche il tributodei Coal Porters di Sid Griffin, appassionato nell’intento ma fiacco nel risultato.Piuttosto cercate il tribute londinese trasmesso dalla BBC nel 2003 con belle prestazioni di Adam Ma-sterson, Susan Marshall e Jonny Kaplan o il bootleg con lo show ispirato al disco per la Almo del 1999.

    ODDS & ENDS:Gram Parsons è anche divenuto soggetto di dischi e canzoni altrui, a volte con ragion veduta altre meno:sicuramente va ricordata la canzone degli Eagle (composta da Bernie Leadon) My Man, e non va dimenticatoil disco di Emmylou Harris The Ballad Of Sally Rose, un concepì con più di un riferimento a Gram, simi-le per tematiche alla bellissima canzone di Ricky Mantoan Sad Country Lady, inclusa nel primo discodel chitarrista piemontese edito dalla Young Records nel 1980. Assolutamente trascurabili invece lecitazioni, a volte anche di cattivo gusto contenute inun paio di dischi dei Flying Burrito Brothers anni no-vanta, quelli che con Gram Parsons non avevano davvero più nulla a che vedere.

    Polly, Keith e Shilah

    Parsonss:mastrolateok 10-10-2008 11:30 Pagina 33