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bimestrale di informazione in Baviera anno 17° N. 5/2009 rinascita flash La Baviera riconosce i titoli di studio ottenuti all’estero L’ultima stagione di Berlusconi Questi maledetti, sporchi, inaffidabili immigrati Ru486: la pillola della discordia

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bimestrale di informazione in Bavieraanno 17° N. 5/2009rinascita flash

La Baviera riconosce i titoli di studioottenuti all’estero

L’ultima stagione di Berlusconi

Questi maledetti, sporchi, inaffidabili immigrati

Ru486: la pillola della discordia

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S O M M

A R

I O

editoriale

Un’altra Italia è possibile pag. 2

La Baviera riconosce i titolidi studio ottenuti all’estero pag. 3

L’ultima stagione di Berlusconi pag. 4

Piccolo Führer pag. 6

Fra nuovo nazionalismo evecchie ideologie pag. 7

La legge che criminalizza gli immigrati pag. 8

Questi maledetti, sporchi,inaffidabili immigrati pag. 8

La Germania rafforza la lottaalla mafia pag. 9

Cultura e immagine pag. 9

Intervista a Giacomo Rosa pag. 10

Il PD italiano a una svolta? pag. 12

Il Grillo presidente pag. 13

I quattro gatti di Benedetto pag. 15

Ru486: la pillola della discordia pag. 16

Tratto da “Il postino transalpinoclandestino” pag. 18

Die verrückten Erzähler der Ebenen pag 18

Impegniamoci a difendere la natura pag. 20

Artrosi: una patologia in aumento pag 21

Appuntamenti di “Un Altra Italia” pag. 22

Appuntamenti pag. 23

in copertina: Estate Liberi (Giacomo Rosa)

Al rientro dalle vacanze, mentre affrontiamo nuova-mente i nostri impegni e ormai a pochi giorni dalle ele-zioni politiche in Germania, è inevitabile una riflessionesul presente e su quello che ci aspetta in questa fase dicambiamenti essenziali, momentaneamente in mezzoal cosiddetto occhio del ciclone. Gli assetti politici checondizionano le nostre esistenze stanno per esseremodificati e non è chiaro quali saranno gli sviluppi inquesta repubblica federale, quali tasse pagheremo an-cora e in che misura, quale politica estera verrà soste-nuta, quali scelte militari saranno privilegiate: in unPaese che, come l’Italia, aveva inserito nella propriacostituzione il rifiuto di qualunque attacco armato e, alcontrario dell’Italia, poteva vantare un eccellente siste-ma sociale.

Neanche il quadro politico italiano ispira certezze,positive o meno, né entusiasmi. Si cominciano ad intu-ire gli effetti di una ribellione internazionale – inizial-mente cauta – di organi d’informazione, rappresentantipolitici e intellettuali nei confronti del personaggio cheha trascinato l’Italia nel vortice del ridicolo, riuscendoad ottenere un ennesimo minimo storico per l’immagi-ne del Paese. Appare sconcertante, peraltro, che in unanazione in grado di vantare notevoli qualità, pregi ecultura, siano le turpitudini morali e il conseguente di-sprezzo internazionale a mettere forse in ginocchio unodegli esponenti più chiacchierati e indifendibili della sto-ria moderna. Eventualmente si potrà dedurne che chidi potere mediatico ferisce, di potere mediatico peri-sce, parafrasando un vecchio adagio. Su tutta la vicen-da però resta come un’ombra, una macchia per ora in-delebile: l’incapacità dell’opposizione di trovare il modoper cambiare il destino del Paese con programmi e pro-poste, con azioni politiche unitarie e condivisibili, comesarebbe avvenuto altrove. Solo pochissima stampa in-dipendente è riuscita a dar voce allo sdegno che i rap-presentanti dell’altra metà dell’Italia hanno sì menzio-nato, ma spesso fin troppo sottovoce.

Fortunatamente ci sono anche realtà positive checi riguardano più da vicino, come le iniziative localidi cui siamo partecipi e organizzatori: dopo gli in-contri informativi dei mesi scorsi, stanno per esserefinalmente concretizzate in una serie di manifesta-zioni che avranno luogo a Monaco di Baviera. “Un’Al-tra Italia”, di cui pubblichiamo tutti gli appuntamentia pagina 22, riuscirà probabilmente a infondere unpo’ di quell’ottimismo nel futuro che negli ultimi tem-pi è risultato molto difficile da trovare e da sostene-re, dimostrando nei fatti che un’altra Italia è davveropossibile. (Sandra Cartacci)

Un’altra Ita l ia è possib i le

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attualità

Oktober 2008, Bayerisches Ho-chschulgesetz, Art.68 §1: „Ein au-sländischer akademischer Grad, dervon einer nach dem Recht des He-rkunftslandes anerkannten Hoch-schule oder anderen Stelle, die zurVerleihung dieses Grades berechti-gt ist, auf Grund eines tatsächlichabsolvierten und ordnungsgemäßdurch Prüfung abgeschlossenen Stu-diums verliehen worden ist, kann inder Form, in der er verliehen wur-de, unter Angabe der verleihendenInstitution genehmigungsfrei ge-führt werden; Entsprechendes giltfür die im Herkunftsland zugelasse-ne oder nachweislich übliche Abkür-zung. Soweit erforderlich, kann dieverliehene Führungsform in die la-teinische Schrift übertragen und einewörtliche Übersetzung in Klammernhinzugefügt werden. Eine Umwan-dlung in entsprechende deutscheGrade findet nicht statt”.

“Un grado accademico che siastato rilasciato da una riconosciutaUniversità o altra istituzione auto-rizzata al rilascio di tale grado inbase al diritto del Paese di origine,per il fatto stesso di essere stato ri-lasciato mediante uno studio assol-to e regolarmente conclusosi con unesame, può venir utilizzato senzaulteriori riconoscimenti nella formanella quale è stato rilasciato dall’Isti-tuzione rilasciante; allo stesso modoè valida la riconosciuta o dimostra-bilmente solita forma abbreviativautilizzata nel Paese di origine. Neicasi necessari, la forma del titolorilasciato può essere traslata nellaforma latina e la traduzione lettera-le aggiunta in parentesi. Una trasfor-mazione nel relativo grado tedesconon avviene”.

Nel silenzio della notte, nella qua-le tutte le vacche sono nere (comeinsegna Hegel) siamo diventati dot-tori anche in Baviera.

Quante volte ci siamo recati alConsolato generale d’Italia e poi alKultusministerium, per capire cosa ecome fare per lasciarci riconoscere inostri titoli di studio. Come nel Ca-stello di Kafka non si poteva far altroche perdersi e perdere la fiducia e laragione, inseguendo cavilli burocra-tici e complesse argomentazioni inpuro burocratese. In base a questaabituale esperienza, vissuta da mol-ti graduati stranieri in terra di Bavie-ra, sarebbe stato più che auspicabileche una tale rivoluzionaria legge,espressa in poche righe di un unicoparagrafo del Bayerisches Hochschul-gesetz, fosse stata resa nota e pub-blicizzata almeno dalle istituzionistraniere competenti. A più di unanno dalla pubblicazione dell’artico-lo di legge, non essendo di fatto sta-to così, ci pensiamo noi, a comincia-re a diffondere la buona novella.

Essa annuncia che tutti coloro chehanno ottenuto un grado accademi-co in una Università o Istituzione este-ra regolarmente riconosciuta nel Pa-ese di origine, possono liberamenteutilizzare il proprio titolo di studio cosìcome gli è stato rilasciato e con leforme abbreviative normalmente uti-lizzate nel Paese di origine, ma so-prattutto che il riconoscimento di taletitolo avviene automaticamente, inbase al fatto stesso di averlo ottenu-to e senza ulteriori pratiche burocra-tiche. Insomma, dottori ed affini ditutto il mondo, sfoderiamo i nostri ti-toli e, se non lo abbiamo ancora fat-to, facciamoci stampare esotici bigliet-tini da visita, con le abbreviazioni deititoli del nostro curriculum vitae. “Fe-licità raggiunta”, per traslare il titolodi una poesia di Eugenio Montale.

Stupisce, comunque, che un arti-colo di legge di tale portata resti sco-nosciuto, benché la sua valenza siapiuttosto rivoluzionaria, e che se nevenga a conoscenza solo chiacchie-rando vivacemente e del più e del

meno con un amico avvocato in unacalda serata d’estate trascorsa in unBiergarten.

Questa lieta novella facilita e sem-plifica al quanto la vita a chi finoraera rimasto scoraggiato dinanzi alleargomentazioni burocratiche per ilriconoscimento dei propri titoli. Sa-pere che il conseguimento di un tito-lo all’estero equivale al suo automa-tico riconoscimento in Baviera pro-duce un sentimento di umana riap-pacificazione con la burocrazia im-perante. Questa volta infatti, davan-ti all’ovvia necessità di trovare unmodo pratico e praticabile di rende-re il merito dovuto a tutti gli accade-mici del mondo che decidano di met-tere a disposizione della società ba-varese conoscenze e competenze, èriuscita a trovare una via semplice edemocratica. In alto i calici, “libia-mo”, cari colleghi tedeschi e non!Brindiamo, dunque, perché un pas-so in avanti è stato fatto, senza, però,sorvolare sull’ultima frase dell’articolodi legge, con la quale diviene chiaroche possiamo fare uso del nostro ti-tolo di studio con la dicitura con laquale lo abbiamo conseguito nel Pa-ese d’origine e che non è possibileuna commutazione nel relativo gra-do accademico tedesco. Restiamo,insomma, dottori, architetti, medici,avvocati, ingegneri e dottori di ricer-ca proprio come scritto e vidimatosul nostro sudato ed agognato “pez-zo di carta”. (Marinella Vicinanza Ott)

La Baviera riconosce i titoli di studio ottenuti all’estero

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politica

Conosciamo Berlusconi. Sappia-mo cosa lo mosse a impegnarsi inpolitica, a fondare nel 1994 un par-tito televisivo senza né base néstruttura ma destinato dopo appe-na qualche settimana di esistenza asbaragliare l’ultimo partito tradizio-nale rimasto in piedi dopo Tangen-topoli, il PDS. Sappiamo anche, peraverlo confessato lui in uno sfogo alteatro Quirino il 17 marzo 2009, che“fare il premier gli fa schifo”. Saràstata una battuta, ma sappiamo cheBerlusconi ama nascondere scam-poli di verità più nelle barzellette chenelle dichiarazioni ufficiali. Sappia-mo inoltre che dopo il terremoto diMani Pulite Berlusconi si trovavasenza più protettori politici, condi-zione esistenziale imprescindibileper un imprenditore che fondava lasua ricchezza sulle concessioni pub-bliche di frequenze televisive. Sap-piamo infine che nel 1992 i debitiFininvest ammontavano a 7140 mi-liardi di lire e gli oneri finanziari an-nui superavano di sei volte gli utili,con le banche sempre più nervoseche imponevano l’”esterno” FrancoTatò al vertice del gruppo. Insom-ma: un momento prima di entrarein politica Berlusconi era alla pro-verbiale frutta.

Dal 1994 tutto cambia. Con l’or-mai leggendaria “discesa in campo”,Berlusconi diviene il padrino politi-co del se stesso imprenditore, ciòche in altri Paesi si chiama ancora“conflitto di interessi”. Come Presi-dente del Consiglio ora può sedersial tavolo dei suoi creditori partendoda una posizione di forza. Fioccanole sovvenzioni in forma di contrattipubblicitari con le sue tv da partedei grandi gruppi industriali. Così eglisi riprende e rilancia le sue aziende.Con la sentenza comprata del giu-dice Metta, Fininvest strappa illeci-tamente la Mondadori a De Bene-detti. Tredici anni dopo, il suo con-

sulente legale di una vita, CesarePreviti, subirà per questo una con-danna definitiva a un anno e sei mesidi reclusione. Con l’aiuto decisivo deidirigenti di sinistra, più o meno glistessi che oggigiorno inscenano bat-taglie politiche sul nulla alle prima-rie del PD, al Cavaliere riuscì il ca-polavoro di eternare la propria su-premazia sul controllo del mezzotelevisivo, conscio che “niente puòinfluenzare le masse come la tv”,come ha ricordato ancora ad ago-sto dagli studi del canale satellitaretunisino Nessma, di cui Mediaset èazionista al 25 percento.

Con il megafono mediatico sal-damente in mano e un’inconsisten-te opposizione a contrastarlo, nellasua seconda stagione politica (2001-2006) si dedica a regolare gli ultiminemici pericolosi rimasti, ovverocerti giudici con l’ossessione dellalegalità. Inizia così la sua campa-gna contro le “toghe rosse”, mentregli avvocati che lo difendono nelleaule di giustizia elaborano le famo-se leggi “ad personam”, cioè leggi asuo uso personale, che gli stessiavvocati-legislatori spiegano in an-teprima ai giudici durante le udien-ze. Una breve carrellata: la leggesulle rogatorie (2001), la depena-lizzazione del falso in bilancio(2002), l’estensione del condonoedilizio alle zone protette (2004), lariduzione dei tempi di prescrizione(2005), la Legge Pecorella sull’inap-pellabilità delle sentenze di assolu-zione (2006, respinta dalla CorteCostituzionale nel 2007), il già LodoSchifani (2003, bocciato alla Consul-ta nel 2004) ora Lodo Alfano (2008)sull’improcessabilità delle alte cari-che istituzionali.

Fin qui la storia di un imprendi-tore approdato alla politica più pernecessità che per vocazione. La no-tizia dell’ultimo anno è che Berlu-sconi si è messo sul serio a fare

politica, se per essa intendiamoun’attività legislativa che abbia uneffetto globale sulla società, sulleregole di convivenza civile e sul con-trollo dell’ordine pubblico. In altreparole, le nuove leggi sulla giustizianon sono più “ad personam”, mahanno un impatto generale. Primafra tutte c’è la legge sulle intercet-tazioni, che ha la funzione di rende-re praticamente inapplicabile que-sto fondamentale strumento d’inda-gine. Le intercettazioni non potran-no più servire a prevenire crimini,in quanto potranno essere autoriz-zate solo in caso di evidenti indizi“di colpevolezza” (anziché “di rea-to”, come finora), cioè quando unaresponsabilità penale individuale sisia già configurata, vale a dire a re-ato avvenuto. Esclusi da questamodifica sarebbero i reati di mafiae di terrorismo, ma i reati di asso-ciazione mafiosa e banda armatanon sono immediatamente ravvisa-bili in delitti comuni, come l’estor-sione o l’omicidio, bensì emergonosolo in seguito a investigazioni lun-ghe e laboriose, cioè quando un’in-tercettazione è ormai superflua.

Poi c’è la riforma del processopenale che, con la soppressione delprincipio dell’obbligatorietà dell’azio-ne penale (cioè il potere del pubbli-co ministero di acquisire anche dipropria iniziativa le notizie di rea-to), e con lo sganciamento dellapolizia giudiziaria dal coordinamen-to dei magistrati inquirenti avrà,secondo la sesta commissione delConsiglio Superiore della Magistra-tura, “effetti devastanti sull’efficaciadelle indagini”. Sempre nel “pacchet-to giustizia” sono previste pene finoa tre mesi di reclusione per il gior-nalista che dovesse pubblicare ilnome del magistrato titolare di un’in-chiesta, rendendo così impossibile ilcontrollo da parte dell’opinione pub-blica (o di ciò che ne resta in Italia)

L’ u l t i m a s t a g i o n e d i B e r l u s c o n i

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politica

dell’azione di quel giudice: i magi-strati suscettibili a pressioni ambien-tali anche di tipo mafioso non avran-no da temere smascheramenti dal-la stampa; quelli meritevoli ma sco-modi potranno essere rimossi dalleloro inchieste nel silenzio della cen-sura di Stato. Infine, il nuovo scudofiscale sul rientro dei capitali all’este-ro consentirà a chiunque, imprendi-tori, politici e mafiosi, il riciclaggiodi denaro non importa quanto spor-co, sempre con il nullaosta dellaRepubblica italiana.

Sono, questi, disegni organici ilcui effetto è evidentemente pro-grammato per andare ben oltrequello di difendere Berlusconi dascomode intercettazioni e inchieste,cioè dall’ordinaria amministrazionelegale a cui il Cavaliere è abituato eche in quindici anni non ha scalfitoil suo enorme potere. Quindi sonoleggi che il premier vuole non persè, ma per chi se ne gioverà di più.È questa dunque la notizia: da unpo’ di tempo in qua Berlusconi si èmesso a fare politica non più soloper sè, ma anche per altri. Qualchemaligno potrebbe ora pensare che,viste le frequentazioni passate diBerlusconi e del suo amico di lungadata Marcello Dell’Utri con esponentidi primo piano di Cosa Nostra fracui Vittorio Mangano, e viste le ter-ribili minacce già ricevute da Berlu-sconi dalla mafia in passato (si pren-da l’intercettazione del 17 febbraio1988 con Renato Della Valle), que-ste leggi possano servire a saldarequalche debito o a cedere a qual-che ricatto. Ma evitiamo malignità eatteniamoci ai fatti.

Un fatto che è emerso recente-mente nel corso del processo d’ap-pello per concorso esterno in asso-ciazione mafiosa a carico del Sena-tore Dell’Utri è l’esistenza della let-tera che una personalità mafiosa dispicco non ancora identificata, pro-

babilmente Bernardo Provenzano,indirizzava nel 1994 a Berlusconichiedendogli di mettergli a disposi-zione “una delle sue reti televisive”.Sono stati anche ritrovati nastri diintercettazioni telefoniche mai tra-scritte fra gli onorevoli Cuffaro, Ro-mano e Cintola (Udc) e il senatoreVizzini (Pdl). È tutto materiale chefu sequestrato nel 2005 a casa diMassimo Ciancimino, figlio del sin-daco mafioso della Palermo deglianni ‘70 Vito, ma che è rimastomisteriosamente abbandonato inuno scatolone nella Procura di Pa-lermo per cinque anni. Un episodioche ricorda il ritrovamento dellecarte di Aldo Moro nel covo Br divia Monte Nevoso nel 1990, a do-dici anni di distanza dalla sua pri-ma perquisizione. Ma a ben guar-dare, negli ultimi tempi è tutto unriaffiorare convergente di materia-le documentario importante e nonproprio recente. Così è per le fotodi Antonello Zappadu, scattate neidintorni di Villa Certosa e all’aero-porto di Olbia a partire dal 2006,quando Berlusconi era ancora ilcapo dell’opposizione; così è per leregistrazioni di Patrizia D’Addario,che risalgono all’ottobre 2008.

Zappadu, oltre a essere un foto-reporter, è anche un amico di Gra-ziano Mesina, con il quale nel 1992fece da mediatore per conto dei ser-vizi segreti per il rilascio del piccoloFarouk Kassam. A proposito dellecirca 5000 fotografie scattate a Ber-lusconi e ai suoi ospiti, il 22 lugliorilascia un’affermazione che pare unavvertimento: “Queste foto vannoriviste una ad una perché contengo-no situazioni e persone che io stes-so non sono stato in grado di capireo riconoscere. Ed è quello che cer-cherò di fare nei prossimi mesi”. Treanni di appostamenti con un teleo-biettivo puntato su Berlusconi.

È davvero credibile che in tutto

questo tempo nessuno fra servizi, ca-rabinieri e polizia si sia mai accortodella presenza del fotografo intornoalla residenza di Berlusconi? È cre-dibile che un free-lancer, da solo,abbia sacrificato tanto tempo perraccogliere migliaia di scatti che ri-traggono il Cavaliere con persone ap-parentemente anonime, senza unaprospettiva di utilizzo commerciale?

Il 17 giugno Patrizia D’Addario sifa intervistare dal Corriere dellaSera. Rilascia affermazioni dettaglia-te, con la sicurezza di chi sa di nonpoter essere smentito. Infatti pre-mette di avere in mano registrazio-ni audio come prova. Il suo è uncurioso modo di agire: va a letto conBerlusconi lasciando un registrato-re acceso sul comodino, poi regalaalla stampa il frutto di tanti sforzi erischi. L’outing senza ricompensa,spiega la stessa D’Addario, è dovu-to a una promessa non mantenutadel Cavaliere. È credibile che unaragazza squillo sfidi il Presidente delConsiglio e i cordoni di sicurezza chelo proteggono introducendo un re-gistratore in casa sua? È credibileche una donna sola, con una figlia acarico e una madre malata dichiariguerra frontale all’oligarchia domi-natrice d’Italia senza temere rappre-saglie per sé e per i suoi, per unamera questione di principio?

Personalmente ho difficoltà a tro-vare tutto questo credibile. Parados-salmente, in un quadro politico incui uomini delle istituzioni si fanno“eversori”, promuovendo leggi “de-vastanti” per l’azione giudiziaria epropizie per la criminalità organiz-zata; in cui gli organi di garanziahanno parzialmente abdicato allaloro funzione di controllo; in cui ilPresidente della Repubblica zitti-sce oppositori come Di Pietro innome di una “tregua” con il capo

segue a pag. 6

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politica

del governo che dovrebbe durare ineterno; in cui emeriti membri dellaCorte Costituzionale, che dovrà trapoco pronunciarsi sull’ammissibilitàdel Lodo Alfano, invitano a cenal’estensore e il fruitore di quella stes-sa legge; in cui lo Stato rinuncia al“monopolio dell’esercizio legittimodella violenza” istituendo le ronde(e cessa pertanto di essere “Stato”,secondo la definizione di Max We-ber); in cui la società civile è tenutaall’oscuro di ciò che accade attra-verso una televisione omertosa; incui si tagliano i finanziamenti per leforze dell’ordine e si militarizza ilPaese con le pattuglie dell’esercito;paradossalmente, in un quadro po-litico del genere e conoscendo unpoco la storia d’Italia, mi parrebbepiù credibile che particelle dello Sta-to si stiano organizzando, ancheclandestinamente, anche in modonon convenzionale, per provare anormalizzare una situazione che stasfuggendo di mano. (Marcello Tava)

da pag. 5

Piccolo Führer

Dalle agenzie di stampa italia-ne apprendiamo come la stampainternazionale dipinge Silvio Ber-lusconi, riferendo gli ultimi svi-luppi delle polemiche attorno al

presidente del Con-siglio italiano, defini-to un “libertino” chevuole dare lezioniagli altri. Un “clown”che non capisce chela gente ride di lui.Un premier che vo-leva essere l’interlo-cutore privilegiatodel Vaticano, ma

“non è più in odore di santità” acausa dei suoi errori politici. Èperò uno dei leader dell’UnioneEuropea che vuole “tappare labocca” ai portavoce della Ue.

Dai quotidiani britannici allastampa francese, da quella spa-gnola a quella argentina, sino aun quotidiano delle Filippine, lavicenda degli scandali privati,delle tensioni con la Chiesa e del-le cause per diffamazione con-tro i giornali, che ruota attornoal capo del Pdl, continua a rice-vere grande attenzione sui me-dia stranieri.

Durissimo il commento del bri-tannico Independent: “Un liber-tino di cui il mondo ride”. DelGuardian: “Stupefacente” l’attac-co alla Ue. Libé: “Contrattacchisenza soste”, Berlusconi “l’uomobraccato, vuole il bavaglio per icommissari”. Nouvel Observa-teur: “Contro la stampa stranie-ra denunce intimidatorie”.

Volendo riassumere l’attivitàdel nostro Premier negli ultimianni, si può a ragion veduta con-statare che la sua personalissi-ma, acerrima guerra contro tuttociò che non è suo, o non accettail suo verbo, è andata espanden-dosi di giorno in giorno. Dalla di-struzione della libera stampa ita-liana a quella della cosiddetta si-nistra, dall’annientamento della

Giustizia (in corso) a quello del-la sua stessa famiglia, dai danniirreparabili fatti al calcio (intesocome sport popolare) dal mo-mento della sua acquisizione delMilan ai disastri morali ed eticiperpetrati con il suo avventonelle televisioni private e pubbli-che: un’escalation continua edinarrestabile. Adesso questaguerra è diventata internaziona-le, con attacchi alla stampa este-ra e all’Unione Europea, che han-no suscitando la reazione diquanti non hanno alcun timorereverenziale nei suoi confronti.

Fino a quando gli sarà possi-bile dimostrare l’indimostrabile,cioè che tutti mentono e solo luidice la verità? È forte l’impres-sione che il delirio d’onnipoten-za che da sempre lo pervade,unito all’irreversibilità di moltedelle situazioni che ha generatonegli ultimi tempi, finiranno perportarlo ad un tracollo che reste-rà per sempre nella storia del-l’umanità come esempio (in pic-colo) paragonabile a quello deldittatore nazista di cui si ricor-dano le gesta in questi giorni.

Sicuramente le situazioni, itempi storici e la portata dellecose sono molto differenti, mala caparbia volontà di seguirele proprie visioni ed i propriistinti (con particolare riguardoper i più bassi), a dispetto ditutto e di tutti, e la ferrea con-vinzione di essere sempre nelgiusto unita alla innata capaci-tà di inculcare nei propri acco-liti la certezza che tutti gli altrisiano demoni del male, acco-muna enormemente, ed inverotristemente, i personaggi inquestione. (Lucio Rossi)

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politica

Dopo il crollo del socialismo rea-le, la caduta del muro e la conse-guente riunificazione si denota inGermania un rinato nazionalismo.Alla potenza economica doveva cor-rispondere quella politica, in un pro-cesso di emancipazione dai vincoliche si erano creati dopo la secondaguerra mondiale. In quest’otticavanno viste fra l’altro le pretese de-gli ultimi governi federali di diveniremembri del Consiglio di Sicurezzadell’ONU. Già ora la Germania ha unruolo preminente nelle grandi que-stioni internazionali, vuoi per quan-to riguarda il Medio-Oriente, vuoi ri-guardo alle politiche ambientali,energetiche o migratorie. Un feno-meno che va in questa stessa dire-zione è per esempio l’accettazione el’appoggio del revanscismo dei co-siddetti “Heimatvertriebene”, che daanni richiedono un monumento na-zionale e pretendono a tutti i costi lescuse da parte della Polonia. Mentrenessuno parla del ruolo dei tedeschiin Polonia, che avevano in massa so-stenuto e agevolato l’invasione delPaese da parte di Hitler.

In questa rinata coscienza nazio-nale non poteva mancare la riven-dicazione di un nuovo ruolo dellapolitica militare. La Germania è peresempio uno dei Paesi più favore-voli alla costituzione di una unitàarmata europea in concorrenza conquella americana. L’esercito tedescodal canto suo ricopre un ruolo sem-pre più centrale. Nel bilancio delloStato per esempio le uscite per ilsettore militare ammontano al 10,4percento dell’intero budget (per fareun paragone le spese per scuola eistruzione sono del 3,3 percento).Una pietra miliare in questo percor-so è stata la partecipazione allaguerra della NATO contro la Jugo-slavia nel ’99, guerra non autoriz-zata dall’ONU. Come ha sostenuto

un militare stesso, il tenente Juer-gen Rose: “La guerra del ‘99 era il-legale e venne venduta come un in-tervento umanitario. Oltre al fattoche la costituzione tedesca stabili-sce che l’esercito federale ha esclu-sivamente funzioni di difesa e nondi attacco”. Sul piano ideologico èin atto allo stesso tempo un proces-so finalizzato a fornire un’immaginepositiva dell’esercito. Ciò avviene invari modi, come ad esempio l’asse-gnazione di medaglie e altre onori-ficenze a singoli soldati o a truppemilitari. Nel luglio scorso con un attoufficiale la cancelliera tedesca An-gela Merkel, insieme al ministro del-la difesa Franz Josef Jung, ha con-segnato la “Ehrenkreuz”, la meda-glia al valore, a dei soldati di stanzain Afganistan, che si sono distinti“per il loro coraggio”, cosa che nonsi vedeva più dal ‘45. Nei 130 anniprecedenti veniva consegnatal’”Eiserne Kreuz”, la croce di ferro,ai soldati delle guerre aggressiveprussiano-tedesche. Dopo la secon-da guerra mondiale questa usanzaera stata definitivamente abolita, eproprio per il passato storico tede-sco nessuno si era più sognato diriprendere tale squallida tradizione.

Altro fatto grave è costituito dal-

la nuova moda di far svolgere il giu-ramento alle reclute militari in pub-blico come di recente a Marienplatza Monaco. L’intento è di trasmettereai presenti e ai passanti quasi sim-patia e comunque sensazioni positi-ve per i militari. In effetti la cerimo-nia è stata seguita da ben quattro-mila persone accorse all’appello pro-pagandistico e apologetico degli or-ganizzatori, ai quali il sindaco Ude èstato ben lieto di concedere lo spa-zio pubblico. Nonostante, come sem-pre in queste occasioni, il massicciodispiegamento di polizia (milletrecen-to poliziotti) a dimostrazione di gran-de rispetto del diritto di manifesta-zione, più di duecento persone han-no manifestato contro il macabrospettacolo, con slogan del tipo “KeinWerben fuers Sterben”, nessuna pro-paganda alla morte. Perfino dei rap-presentanti militari hanno espressoun giudizio negativo verso questainiziativa. Il già citato Rose per esem-pio ha sostenuto “Sono contrario ache si inscenino rituali militari cherisalgono all’epoca medioevale e chesono del tutto in contrasto con unamoderna democrazia”.

Anche in Afganistan l’esercitotedesco ha un atteggiamento sem-pre più aggressivo, si trova coinvol-to in conflitti armati e c’è da chie-dersi se non siano più i problemi checrea che non quelli che risolve. Inogni modo la popolazione, non soloafgana, ma anche quella tedesca, ècontro la presenza militare in quelPaese, come dimostra un recentesondaggio in base al quale il 60 per-cento dei tedeschi è propenso al ri-tiro delle truppe. Ma nell’attuale cli-ma di revisionismo storico tutto èlegittimato dalla nuova autostimatedesca, atta a favorire un ruoloegemonico internazionale in sinto-nia con il nuovo ordine mondiale.(Norma Mattarei)

Fra nuovo naz iona l i smo e vecch ie ideo log ieIl ruolo della Germania nell’attuale ordine mondiale

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politica

Dopo l’approvazione della Cameradei Deputati, il 2 luglio anche il Senatoha approvato, in via definitiva, il dise-gno di legge in materia di sicurezzapubblica che diventa, perciò, leggedello Stato. Fra le più gravi novità inmateria di immigrazione troviamo l’in-troduzione del reato di ingresso e/osoggiorno illegale, l’obbligo di dimo-strazione della regolarità del soggior-no ai fini dell’accesso ai servizi pubbli-ci (matrimonio, registrazione della na-scita, riconoscimento del figlio natura-le, registrazione della morte), l’obbli-go di denuncia da parte dei pubbliciufficiali degli immigrati in situazione ir-regolare che si presentano agli spor-telli, l’introduzione di un contributo tra80 e 200 euro per ogni rilascio e rin-novo del permesso di soggiorno, il pro-lungamento fino a 180 giorni (invecedei 60 giorni precedenti) dei termini ditrattenimento nei centri di identifica-zione ed espulsione e la punibilità (finoa 15 anni di carcere) di chi favoriscel’ingresso irregolare di immigrati e dichi affitta appartamenti agli immigratiirregolari (fino a 3 anni di carcere).

Con la nuova normativa gli stranieriche entrano (anche i possibili richie-denti asilo) o soggiornano (anche que-gli immigrati che, pur risiedendo e la-vorando da anni in Italia, quando per-dono il lavoro e non ne trovano un al-tro in sei mesi) in maniera irregolare(senza i dovuti permessi) nel territoriodello Stato commettono il reato di “im-migrazione clandestina”, punito conun’ammenda da 5 a 10 mila euro. Nonè previsto l’arresto, ma i “clandestini”(vale a dire gli stranieri che commet-tono l’abominevole crimine di non aver

documenti in ordine) sono sottopostia processo immediato davanti al giu-dice di pace con espulsione per diret-tissima. L’introduzione del reato di“immigrazione clandestina”, nell’in-tenzione del governo, dovrebbe per-ciò rendere più facile l’espulsionedegli immigrati “non desiderati” per-ché senza documenti.

Si tratta di un pacchetto di misureche ignora, di fatto, i diritti umani, itrattati internazionali e la dignità dellapersona umana. Con la nuova legge, ibambini stranieri nati da genitori nonregolarmente soggiornanti sul territo-rio e i bambini italiani nati da un geni-tore straniero non regolarmente sog-giornante sul territorio non potrannopiù essere riconosciuti dal proprio ge-nitore; una persona senza permessodi soggiorno non potrà più contrarrematrimonio nel territorio dello Stato,neanche in presenza di figli con citta-dinanza italiana; gli adolescenti soli cheprovengono da altri Paesi non potran-no più avere la sicurezza di continuareil percorso di vita iniziato in Italia, unavolta divenuti maggiorenni.

Inoltre, l’obbligo di denuncia deimigranti in situazione irregolare daparte dei pubblici ufficiali, sarà caricodi nefaste conseguenze: i migranti edi loro familiari, per timore di esseredenunciati, si sottrarranno al contattocon tutti i servizi pubblici, tra cui l’ac-cesso alle cure mediche e all’istruzio-ne, la possibilità di registrare i figli allanascita, di contrarre matrimonio, didenunciare alla polizia i reati subiti.

Il “generico” reato di immigra-zione clandestina non è sostenibilegiuridicamente. Infatti, con il reatodi immigrazione clandestina si fa di-ventare reato la semplice condizio-ne personale di essere straniero, incontrasto con quanto la Costituzio-ne stabilisce in materia di egua-glianza. (fonte: aise, di LorenzoPrencipe, scalabriniano, Presiden-te del Centro Studi Emigrazione)

La legge che criminalizza gli immigrati

“Generalmente sono di piccola sta-tura e di pelle scura. Non amano l’ac-qua, molti di loro puzzano perché ten-gono lo stesso vestito per molte setti-mane. Si costruiscono baracche di le-gno ed alluminio nelle periferie delle cittàdove vivono, vicini gli uni agli altri. Quan-do riescono ad avvicinarsi al centro af-fittano a caro prezzo appartamenti fati-scenti. Si presentano di solito in due ecercano una stanza con uso di cucina.Dopo pochi giorni diventano quattro,sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noiincomprensibili, probabilmente antichidialetti. Molti bambini vengono utiliz-zati per chiedere l’elemosina ma soventedavanti alle chiese donne vestite di scuroe uomini quasi sempre anziani invoca-no pietà, con toni lamentosi e petulan-ti. Fanno molti figli che faticano a man-tenere e sono assai uniti tra di loro. Di-cono che siano dediti al furto e, se osta-colati, violenti. Le nostre donne li evita-no non solo perché poco attraenti e sel-vatici ma perché si è diffusa la voce dialcuni stupri consumati dopo agguatiin strade periferiche quando le donnetornano dal lavoro. I nostri governantihanno aperto troppo gli ingressi allefrontiere ma, soprattutto, non hanno sa-puto selezionare tra coloro che entranonel nostro paese per lavorare e quelliche pensano di vivere di espedienti o,addirittura, attività criminali.”

Il testo è tratto da una relazionedell’Ispettorato per l’Immigrazione delCongresso americano sugli immigratiitaliani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.(Aldo Vincent, www.giornalismi.info/al-dovincent, forum su MarcoTravaglio.it)

Questi maledetti, sporchi,inaffidabili immigrati

tuttoggi.info

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lotta antimafia

“Con questa legge la Germaniadà un contributo importantissimoalla lotta alla mafia. Per la criminali-tà organizzata la Germania diventaun rifugio meno conveniente, un luo-go più scomodo per riciclare il de-naro incassato con attività illegali”.Ne è convinta Laura Garavini, de-putata del Pd eletta in Europa e ca-pogruppo del partito in Commissio-ne Antimafia, che insieme a Miche-le Curto (Flare) ha partecipato aBerlino ad una conferenza stampain occasione del via libera del Bun-destag alla legge che facilita la con-fisca dei beni mafiosi in Germania.Alla conferenza, promossa insieme

La Germania rafforza la lotta alla mafia e sostiene il movimentoantimafia italiano

“Sicilia. Il triangolo nel Mediter-raneo, culla di Cosa nostra” (da undépliant sulla Sicilia della catena al-berghiera Nh Hotels, attribuibile allaUnit tedesca, stampato probabil-mente cinque anni fa e prontamen-te ritirato dopo la denuncia di La Re-pubblica, ndr). Da siciliana, da ita-liana, da migrante, da ragazza del‘92, da target delle mire pubblicita-rie, da potenziale consumatrice eturista mi sento offesa da slogan diquesto genere.

Mi sento non meno offesa da al-cuni souvenir che i siciliani stessivendono, ad esempio all’aeroportodi Catania, che il Governatore Lom-bardo dovrebbe ben conoscere:magliette, e perfino bavaglini perbambini, ad esempio, con la scritta“Io sono mafioso”.

Mi indigno ogni qual volta la pa-rola “Mafia” diventa slogan, stru-mento pubblicitario, marketing. Lamafia, le mafie, approfittano delconsumismo e la nostra società ne-ocapitalista si lascia, purtroppo, benstrumentalizzare dalla malavita di-ventandone piazza e mercato.

Cosa Nostra è una piaga doloro-sa che ogni giorno cammina sullestesse gambe che ancora oggi, maistanche, trascinano eurlano le idee di Falco-ne e Borsellino. Solo unpopolo “filosofo” comequello siciliano puòavere la maturità di ac-cettare che delle pro-prie tragedie si possaridere. Ciò non vuoltuttavia dire necessa-riamente che si accettidi essere trasformati inciò che non si vuole es-sere, di essere vendutiper ciò che non si è.

Trasformare la ma-fia in un marchio o inuno slogan è pericolo-so perché rischia di ali-mentarne il business.L’Antimafia è altro!

La Sicilia e molti siciliani stannolavorando per cambiare la cultura el’immagine della nostra terra. Cul-tura e immagine si intrecciano, noncambia l’una se anche l’altra non

Cultura e immagine, la Sicil ia e chi la svende

a Klaus Uwe Benneter, responsabilegiustizia dell’SPD tedesca, sono statipresentati nuovi strumenti per com-battere la lotta contro la mafia a li-vello europeo.

Per la deputata eletta all’estero,con la nuova legge “la Germania –che dopo i fatti di Duisburg si è ri-velata come uno dei Paesi in cuioperano le mafie italiane – dà uncontributo anche alla lotta contro lacriminalità organizzata in Italia. In-fatti il potere che le mafie esercita-no in alcune zone del Meridione è inparte finanziato con denaro guada-gnato all’estero”.

Dello stesso avviso anche Miche-

le Curto, presidente di Flare - Free-dom, Legality and Rights in Europe.“In Italia”, ha spiegato davanti agiornalisti tedeschi e italiani, “c’è unalegge simile già da molti anni e si èrivelata uno degli strumenti più ef-ficaci per combattere la mafia. Lapossibilità di confiscare più facilmen-te i beni della mafia colpisce la‘ndrangheta, la camorra e Cosa No-stra in un punto vitale. Finora”, haaggiunto, “i mafiosi – anche se giàcondannati in Italia – potevano spe-rare di tenere il proprio patrimonioal sicuro all’estero”. (aise)

cambia. Spesso diventiamo ciò chegli altri vogliono vedere - non possonon pensare al film “Malena” del bra-

vo regista siciliano Pep-puccio Tornatore, chenon parla di mafia mache ben esprime questoprincipio.

Alcuni progressipossono essere apprez-zati, pigri, figli della len-tezza che la calura del-la trinacria soffia per ipropri vicoli assolati edeserti. Il regresso è in-vece veloce, molto piùveloce, flessibile, talvol-ta irreversibile. Nonaiutiamolo. Non tra-sformiamolo in facileguadagno ad uso econsumo di tur ist iignoranti, perché alla

fine la perdita sarebbe incommen-surabile e a perdere saremmo tut-ti, non solo i siciliani ma chiunquenella propria vita, anche solo perun attimo, abbia saputo amare.(Daniela Di Benedetto)

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Un’altra Italia

Abbiamo incon-trato Giacomo Rosa,studente fiorentinodi vent’anni, che nelperiodo di luglioagosto 2009 ha col-laborato come vo-lontario con “LiberaTerra”*, un coordi-namento di oltre1500 associazioni,gruppi, scuole, real-tà di base, territo-rialmente impegna-te per costruire si-nergie politico-cul-turali e organizzati-ve capaci di diffon-dere la cultura della legalità.

Come siete entrati in contat-to con Libera?

È stato grazie alla parrocchia diSesto Fiorentino, dove faccio volon-tariato, volendo fare qualcosa di piùconcreto rispetto al semplice ritirospirituale. Siamo entrati in contattocon Libera e siamo stati indirizzativerso un nuovo campo di lavoro chestava per iniziare le attività a CastelVolturno, vicino Casaldi Principe, in provin-cia di Caserta, zonacamorrista per anto-nomasia. Si tratta diterre confiscate allacamorra dove si lavo-ra per cercare di tra-sformare la realtà quo-tidiana del crimine inposti di lavoro legale.

Il nostro gruppoera formato da unaquarantina di persone,dai 16 ai 24 anni e lenostre giornate si di-videvano fra la matti-na, in cui eravamo im-pegnati con il lavoromanuale, dallo zappa-

re il campo al risistemare gli internidelle case, e il pomeriggio, quandopartecipavamo ad incontri con per-sone vittime della camorra o che lacombattono in prima linea.

Quale era la situazione cheavete trovato e quali le condi-zioni di lavoro?

Il campo in cui lavoravamo eramolto desolato: dieci ettari di ter-reno incolto intervallati da casolari

fatiscenti e presidia-to da un contingen-te delle forze dell’or-dine. Era un lavoroduro, ma fin dall’ini-zio quello che ci hadavvero colpito èstata la massicciapresenza di polizia eforze armate, oltre aquella delle scorteche accompagnava-no le persone cheincontravamo e chevenivano a offrirci latestimonianza dellaloro vita: spessoavevamo l’impres-

sione di assistere a scene di guerrapiù che di vita civile.

In cosa consistevano questetestimonianze?

Queste persone raccontavano leloro esperienze personali, le trage-die familiari che avevano sconvoltola loro vita. Spiegavano perché han-no scelto la legalità, con tutti i ri-schi che questo comporta per chi ènato e vissuto in un ambiente gesti-

to dalla criminalità or-ganizzata.

Ma quello che col-pisce maggiormentein tutti i racconti cheabbiamo sentito, nonè tanto la storia in sé,per quanto agghiac-ciante e impensabilein qualunque altrocontesto civile, italia-no o europeo, quan-to l’atteggiamento difermezza di frontealle scelte di vita.Queste sono personeche dichiarano di nonessere particolarmen-te coraggiose ma dicredere in quello che

Intervista a Giacomo Rosa, volontario di Libera Terra

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Un’altra Italia

fanno e di sapere che una loro fuga,per quanto legittimata, sancirebbeun’ulteriore vittoria delle mafie.

Cosa significa quindi com-battere le mafie?

La mafia non esisterebbe se nonservisse, questo è il concetto a cui sipuò arrivare, considerando che la cri-minalità ha preso il posto dello Sta-to. Il sistema concreto per combat-terla è dunque fornire un’alternativadal punto di vista economico e so-ciale, ed è esattamente quello che faLibera: offrire una possibilità onestaai giovani che sarebbero altrimentifacili prede del sistema mafioso.

“La mafia è un fenomeno uma-no e come tale destinato a fini-re”: la frase di Giovanni Falconeci veniva ripetuta spesso dai ra-gazzi di Libera Terra che vivonoe lavorano lì costantemente. Era-no loro che rappresentavano pernoi i punti di riferimento quoti-diani. Molti di noi sono partitipensando che, in realtà e moltofrancamente, le mafie non si po-tessero sconfiggere, ma ci siamopotuti ricredere, contagiati dallapassione delle persone cha abbia-mo incontrato e dai risultati cheabbiamo potuto constatare.

In sostan-za: f iducianella legalitàper un futurolibero dal cri-mine?

Certo: unaconsapevolez-za che nonavevamo. M iricordo un epi-sodio, per fareun e semp io .L’unica sera incui siamo an-dati a mangia-

re al ristorante, indossavamo lamaglietta di Libera e un simpa-tico vecchietto ci ha molto gen-tilmente invitati a non portarequel capo d’abbigliamento per-ché tanto la mafia non esiste.Ecco, ora sappiamo cosa rispon-dere a chi si permette simili af-fermazioni.

E ancora un’ultima considera-zione: in un certo senso ci si sen-te in colpa ad essere nati al nordo nel centro Italia dove tutto èpiù facile, dove non devi combat-tere tutti i giorni con un mostrodi questa portata. Ma una cosasi può fare: far sapere.(intervista a cura della redazione)

* “Libera. Associazioni, nomie numeri contro le mafie” è natail 25 marzo 1995 con l’intento disollecitare la società civile nellalotta alle mafie e promuovere le-galità e giustizia.

Alcuni dei concreti impegni diLibera sono la legge sull’uso so-ciale dei beni confiscati alle ma-fie, l’educazione alla legalità de-mocratica, l’impegno contro lacorruzione, i campi di formazioneantimafia, i progetti sul lavoro elo sviluppo, le attività antiusura.

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Verantwortlicher Redakteur undAnzeigeverantwortliche:S. Cartacci, Hollandstr. 2,80805 München

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politica

il manifesto di mercoledì 29 lu-glio ha pubblicato un intervento diUgo Mattei a sostegno della mo-zione Marino – la terza accanto allaprima di Bersani e alla seconda del-l’attuale segretario Franceschini –che sarà presentata al congressodel PD di ottobre, al fine d’impo-stare la linea futura del partito, ene cito un passaggio: «Lo sforzoculturale che la mozione Marino stacercando di fare è proprio quello diuscire dall’ombelico partitocraticosenza più partito, scaricare i vec-chi potentati che si affollano sulcarro del vincitore annunciato delcongresso e, grazie all’utilizzo con-tro-egemonico di uno statuto per-verso, riposizionare in modo seriol’asse politico italiano.

Le posizioni che dovrebbero en-tusiasmarci sono chiarissime: no alnucleare, l’immigrazione come ri-sorsa, no all’allarmismo securita-rio, inventare un nuovo modello disviluppo ecologicamente compati-bile, laicità, diritti veri per tutti idiversi, tutela dei beni comuni, ri-pudio della guerra, impegno per laricerca e per la scuola, impegno nelwelfare e ricostruzione del “pubbli-co” tramite una vera lotta all’eva-sione fiscale, questione morale,lotta al conflitto d’interessi, ridistri-buzione delle risorse a favore deipoveri e dei lavoratori».

Ho trascritto volentieri que-st’opinione perché descrive una li-nea politica di sinistra, condivisibi-le. Al contrario di quella di France-schini, uomo di centro con pro-grammi di centro, e di quella diBersani, un dalemiano che pare ri-percorrere vecchie tesi socialdemo-cratiche senza peraltro prenderechiaramente posizione su questio-ni cruciali e impellenti.

Da più parti e da tempo si sen-te l’esigenza di dare una sterzata

Il PD italiano a una svolta?Mozione Marino: una linea politica condivisibile

al PD dal suo interno, rispetto alladirezione da tempo intrapresa, an-che solo per riaprire il dialogo con ipartiti di sinistra e per fargli dimen-ticare le illusorie velleità di diventa-re partito di maggioranza assoluta.Ci ha provato anche Beppe Grillo aprendere la tessera del PD conl’obiettivo di candidarsi alle prima-rie di ottobre, ma la segreteria habloccato sul nascere un tentativo cheavrebbe potuto rivelarsi dirompen-te annullandogli la tessera per “in-compatibilità”. Per i vertici del PD,però, anche Marino è incompatibi-le, infatti hanno compiuto diversitentativi di bloccarlo.

Viene ora da chiedersi che cosaaccadrebbe se Marino vincesse leprimarie e al congresso diventasseil nuovo segretario del PD. Vistodalla Germania, lo sviluppo storicodel PCI, approdato a un PD che oggicongloba uomini e idee un tempodemocristiani, ha notevoli analogiecon quello della SPD tedesca. OscarLafontaine, l’uomo che ora è salitosulle barricate insieme a DIE LINKE,ai tempi di Helmut Kohl è stato se-gretario della SPD e persino candi-dato cancelliere, in un periodo dinotevole popolarità personale. Sefosse diventato cancelliere nonavrebbe sicuramente portato avantila linea politica “estremista” che orasbandiera dal nuovo partito, ma cer-tamente un programma di sinistra.Dopo che Schröder è diventato can-celliere, però, è la linea centrista

della SPD che ha avuto nuovamen-te la meglio, come già ai tempi diHelmut Schmidt, e Lafontaine è sta-to prontamente defenestrato dall’in-carico di Ministro delle Finanze. Inseguito la SPD si è spostata semprepiù a destra, rifiutando infine cate-goricamente un governo con Verdie DIE LINKE, benché numericamen-te possibile, a favore della grandecoalizione con CDU/CSU.

Non credo di essere il solo a so-stenere che uno spostamento a si-nistra dell’asse interno della SPD siae sarà sempre del tutto improbabi-le. Dopo Schröder ci hanno provatodue segretari: il primo ha gettato laspugna per “ragioni di salute”, il se-condo è stato fatto fuori dalla forteala destra del partito.

Il PD in Italia? Stesso destino, amio parere, anche se dovesse vin-cere Marino, e il motivo è semplice:i partiti come SPD e PD, che hannouna forte struttura gerarchica e diinteressi incrociati, tendono storica-mente a spostarsi a destra e nonlasciano spazi per marce indietro. SeMarino dovesse vincere, non sareb-bero certo gli uomini di centro auscire dal partito, ma lui a durareassai poco: non arriverebbe proba-bilmente nemmeno alle prossimepolitiche, sarebbe soggetto a un tiroincrociato al quale non riuscirebbea resistere, esattamente come lo fuLafontaine e dopo di lui i due segre-tari “di sinistra” nella SPD.

Per concludere, il programma di

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politica

Marino è senza dubbio condivisibilee c’è da tirare un sospiro di sollievoche ci sia ancora chi provi a portareavanti una linea davvero progressi-sta in quello che fu il più grandepartito di sinistra occidentale. Lepossibilità di successo, in un modoo nell’altro, paiono però davvero in-fime e viene da chiedersi se nonsarebbe meglio convogliare questesane energie in uno o due partitidavvero di sinistra sull’esempio diDie Grünen e DIE LINKE in Germa-nia: con programmi chiari e seri, conuomini nuovi e non compromessi invecchie diatribe. In Germania, alleultime elezioni europee questi duepartiti non di governo hanno raccol-to – si tenga forte chi ancora non losapesse – il 19,5 percento! La SPDha ottenuto poco più del 20 percen-to e secondo i sondaggi è in ulterio-re declino, perdendo voti sia al cen-tro che a sinistra. Che Marino sia ingrado di fare il “miracolo” nel PDcontraddicendo le tesi qui esposte?Glielo auguriamo: ai posteri l’arduasentenza. (Claudio Paroli)

Quando le agenzie hanno battu-to il primo lancio, qualcuno pensa-va fosse una delle solite boutade delcomico genovese: Beppe Grillo sicandida alla presidenza del PD. Poi,con il passare del tempo si è capito

che quella di Grillonon era una provo-cazione, o almenonon solo, bensì unavera e propria can-didatura alla guidadi quello che è (odovrebbe essere), ilpiù grande partitod’opposizione in Ita-lia. Come era facil-mente prevedibile,una notizia del ge-nere non solo non è

passata inosservata ma ha scatena-to subito un putiferio sia in seno alpartito democratico che nell’opinio-ne pubblica in generale, spaccandol’Italia tra favorevoli e contrari.

Tutto ha avuto inizio con l’iscrizio-ne di Beppe presso il circolo PD diArzachena in Sardegna: sedici europer ottenere la tessera della localesezione e poter lanciare dalle paginedel suo blog la propria candidatura alprossimo congresso d’autunno. La re-azione dei vertici del PD però, non siè fatta attendere, con le prese di po-sizioni di Bersani, Melandri, Fassino emolti altri, tutte incredibilmente sullastessa lunghezza d’onda: Grillo nonpuò essere tesserato, punto. Perché,si è chiesto qualcuno. Mistero. O me-glio, di spiegazioni dal PD ne sonoarrivate tante, forse anche troppe,ognuna più inverosimile e pateticadelle altre: “Lo Statuto e il regolamen-to impediscono l’iscrizione di BeppeGrillo al PD” ha sostenuto la commis-sione regionale di garanzia. Ma ga-ranzia di che? “Non può iscriversi adArzachena perché non è residente lì”hanno sostenuto altri, salvo poi an-nullare l’iscrizione anche al circolo diNervi dove il comico risiede regolar-mente. “Non si entra da noi per insul-tarci” ha tuonato Bersani, sottinten-dendo, forse, che chi entra nel PDdeve ossequiare la dirigenza e star-sene zitto e buono in un angolo, limi-

tandosi ad applaudire i “capi” ed ap-provare tutto per alzata di mano instile parlamento bulgaro.

Quale che sia la motivazione allabase del rifiuto del PD a concedere lasua tessera a Grillo, credo doverosoanalizzare i fatti e porsi alcune do-mande. Innanzitutto quella sul nomedel partito: può definirsi democraticoun partito che impedisce ad un liberocittadino di candidarsi? A dir la verità,fin da piccolo ho sempre dubitatomolto di chi esibisce troppo il propriospirito democratico, aiutato anche dalfatto che tra le due Germanie, eraproprio quella che si definiva “demo-cratica” ad essere la meno democra-tica delle due.

Per me democrazia è sinonimo dilibertà, libertà anche e soprattuttonell’esprimere le proprie idee, anchese queste sono in contrasto con quel-le della maggioranza. Alla base dellademocrazia c’è il confronto di tesi epensieri differenti, c’è la possibilità diesporre idee diverse e, nel caso deipartiti politici, andare poi alla contaper vedere quanti le condividono. Inun partito veramente democratico, lacandidatura di Grillo sarebbe stata ac-cettata, dandogli la possibilità diesporre il proprio programma agliiscritti come faranno ad ottobre i variBersani, Franceschini e compagniabella per poi, al termine del congres-so, contare i voti. Quanti stanno conBeppe, quanti con Bersani eccetera;chi prende più voti guida il PD. Que-sta è la vera democrazia.

Nelle scorse primarie USA, tra idemocratici e i repubblicani c’era ditutto: dal pastore evangelico ultra-conservatore ad un “abbronzato”signore di origini afro-americane chepoi è diventato presidente. Ognunoha esposto le proprie tesi, le pro-prie idee, i propri credo, sottoponen-doli al giudizio degli americani che

Il Grillo presidente

segue a pag. 14

gay.

tv

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14 rinascita flash 5/2009

politica

hanno mandato via a calci il predica-tore ed eletto presidente Obama. Sei democratici USA avessero negatol’iscrizione ad Obama magari perchétroppo “abbronzato” forse oggi ilmondo avrebbe meno speranze. Inpassato ho avuto modo, anche at-traverso le pagine di questo giorna-le, di plaudire alcune iniziative di Gril-lo e non ne faccio mistero: io sonouno dei milioni di italiani, più o menogiovani, che ogni giorno segue il blogdi Beppe, apprezza le sue battagliee crede nella possibilità di cambiarele cose in questo nostro povero Pae-se. Non condivido tutto il grillo-pen-siero, come non mi piacciono certiatteggiamenti o certe battaglie, masicuramente oggi, io mi sento moltopiù rappresentato da lui che da qual-siasi altro politicante in circolazionee questo sentimento mi accomuna amilioni di italiani che hanno invaso lepiazze di tutto il Paese nel corso deiV-Day degli scorsi anni. Mi guardointorno e vedo la mia regione e lamia città devastate da inceneritori,discariche, fiumi di auto che avvele-nano l’aria che respirano i miei figli,ma chi ha permesso tutto questo?Chi ha portato allo sfascio questoPaese meraviglioso?

Perchè diciotto condannati in viadefinitiva siedono in Parlamento condiecimila euro di stipendio al mese eio devo mantenere la mia famiglia conpoco più di mille? Con che faccia que-sti signori mi chiedono di andare inpensione a settanta anni, quando loroci vanno a cinquanta con pochi annidi lavoro (sic!) in Parlamento? Perchédevo votare candidati non scelti dame ma imposti dalle segreterie deipartiti? Questi sono alcuni dei motiviper cui milioni di italiani seguono Bep-pe Grillo e, contemporaneamente, sistanno sempre più allontanando dal-la politica. All’indomani delle ultimeelezioni c’è stato tutto un rincorrersidi ipotesi, discussioni, dotte disqui-

sizioni sull’elevato astensionismo, manessuno tra i tanti esperti comoda-mente seduti nei salotti della tv haavuto il coraggio di dire che, se mi-lioni di italiani non sono andati alleurne, la colpa principale è del disgu-sto che gli stessi provano per la poli-tica e i politici che ci amministrano,gli unici, veri responsabili dello sfa-scio morale, istituzionale, economi-co del nostro Paese.

Beppe Grillo non è un santo, losappiamo, nessuno di noi lo è, ma inquesto momento rappresenta megliodi chiunque altro l’Italia onesta, quel-la che si sveglia al mattino per anda-re al lavoro e portare a casa milleeuro con cui tirare avanti la famiglia,quella che non vuole il nucleare, gliinceneritori, le discariche, ma ener-gia pulita, riciclaggio dei rifiuti, con-servazione dell’ambiente, l’Italia chelotta contro le lobby industriali-eco-nomiche che hanno piegato la politi-ca alla loro volontà, l’Italia che cre-de nella giustizia, che vuole unamagistratura libera, una stampa li-bera che non vuole una via intitola-ta a Craxi ma al pool di Milano o aClementina Forleo, l’Italia che è stu-fa di nani, ballerine e puttanieri, ditutta questa spazzatura che stavol-ta non verrà spazzata via dall’in-tervento della Protezione Civile madalla volontà popolare, questa sìveramente democratica. Auguri,Italia. (Franco Casadidio)

da pag. 13

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Rispettare i diritti umani nelcontrasto dell’immigrazione ille-gale. È quanto ha chiesto il pre-sidente della Commissione UeJosè Manuel Durao Barroso alpremier Silvio Berlusconi e al pri-mo ministro maltese a MifsudBonnici secondo quanto riferitodallo stesso Barroso al gruppodei Socialisti e Democratici del-l’Europarlamento.

Le parole di Barroso, al ter-mine dell’audizione, sono staterese note dal capogruppo del PdDavid Sassoli. L’europarlamenta-re ha spiegato, quindi, che purnelle differenze di posizione po-litica con Barroso, apprezza que-sta presa di posizione, che è inlinea con le “critiche formulatedal centrosinistra all’operato delgoverno italiano” sulle politichedell’immigrazione.

Il presidente del gruppo deiSocialisti e Democratici (S&D)Martin Schulz ha però criticato ilpresidente della Commissioneper non essere stato abbastan-za duro nei confronti di SilvioBerlusconi, in occasione degliattacchi del premier ai portavo-ce dell’esecutivo comunitario:“Ho criticato – ha riferito Schulz– il fatto che Barroso non abbiarisposto in modo sufficientemen-te forte a Berlusconi, sebbene que-sta persona mostri una totale man-canza di rispetto delle regole de-mocratiche”. Invece, ha spiegatoancora il capogruppo, “avrebbedovuto dirgli: Stai zitto”.(L’U 9, tratto da:www.webgiornale.de)

Immigrazione, Barroso aBerlusconi:“Rispettate i diritti umani”

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politica

La notizia ha fatto rumore peruna mezza giornata, poi non sene è parlato più. E, diciamo laverità, non meritava troppi com-menti. È successo questo: il 13luglio scorso il vaticanista del TG3Roberto Balducci ha informato i te-lespettatori della partenza delpapa per la consueta villeggiatu-ra estiva a Castelgandolfo nel se-guente modo: “In vacanza con ilpontefice ci saranno due gatti. Glistrapperanno un sorriso, almenoquanto i proverbiali quattro gatti(forse un po’ di più) che hannoancora il coraggio e la pazienza diascoltare le sue parole”.

Diciamo un’altra verità: que-sto non è un buon modo di fareinformazione. Nella tradizione diun giornalismo degno di questonome i fatti sono sempre separa-ti dalle opinioni. Queste ultimenei quotidiani si esprimono neglieditoriali, i quali sono di solitorelegati in una pagina apposita.Se poi il commento vuole essereumoristico, si ricorre addiritturaa un particolare carattere tipogra-fico, il corsivo. Ha fatto male dun-que Roberto Balducci (il quale perla testata a cui collabora suppon-go essere un uomo di sinistra) adare in quel modo la notizia. Nonè infatti imitando Emilio Fede,anche se schierati sul fronte op-posto, che si risponde al giorna-lismo servile e censorio delle al-tre reti RAI. Ha fatto male ma,diciamo una terza verità, gli sipuò dar torto?

No, non gli si può dar torto.La chiesa cattolica, e dunque chila guida perseguendo un finechiarissimo anche se non accom-pagnato da una marcia sicura, hacompletamente abbandonato ilpercorso indicato cinquant’annifa dal Concilio Vaticano II e sista ricollocando sulle posizioni

che furono diPio XII, il papadei colpevolissi-mi silenzi.

Occorreva unuomo in fondosemplice qualefu l’indimentica-bi le cardinaleAngelo Roncalliperché la Chie-sa, dopo gli or-rori della secon-da guerra mon-diale e dell’Olo-causto, recupe-rasse la sua ispirazione pastora-le, abbandonando l’ottuso e ana-cronistico clericalismo nel quale siera intestardita soprattutto a par-tire dalla presa di Roma. Ma oc-correva evidentemente un teolo-go, un uomo abituato dunque aisottili ragionamenti di una mate-ria sfuggente e non al contattocon le anime dei devoti, perchélo straordinario contenuto dellaPacem in terris del lontano 1963venisse svuotato della sua porta-ta umana e cristiana.

La Chiesa si è ormai interamen-te ripiegata in se stessa, confon-dendo il suo angusto orizzontetemporale, che è poi quello delmantenimento e dell’ampliamentodei suoi privilegi, con quello delleesigenze della società del terzomillennio. Di tutto ciò non si puòcerto incolpare solamente Bene-detto XVI, poiché tale tendenza re-stauratrice era più che avvertibilegià durante il pontificato di Giovan-ni Paolo II. Ma se i comportamen-ti del papa polacco erano attribui-bili alla sua storia personale, chelo aveva visto sacerdote in un Pa-ese illiberale e persecutore di ognidissenso, lo stesso non si può cer-to dire del papa bavarese. E poi:si può confrontare lo slancio mis-

sionario di Woytyla, commoven-temente sostenuto a partire da-gli anni successivi all’attentato dipiazza San Pietro da un corpo chenon ha più recuperato la salute,con l’azione di Ratzinger? Il pon-tificato di Giovanni Paolo avevaun’altra andatura, un altro respi-ro. Ha curato sì, come del restola Chiesa ha sempre fatto, l’aspet-to spettacolare delle sue iniziati-ve, confermando quelle scelte chenegli anni della reazione alla Ri-forma avevano visto i templi cat-tolici caricarsi di interni e di fac-ciate imponenti, ma ha conosciu-to anche un attivismo pastoraleil quale, volendo continuare il pa-ragone con il periodo della Con-troriforma, poteva ricordare lapassione dalla quale nacquero gliordini dei gesuiti e dei filippini.

Di tutto questo nell’attualepontificato pare essersi persaogni traccia. Tutto sembra esser-si ridotto a una tranquilla ammi-nistrazione dell’esistente, tesaperò a ottenere, almeno in Ita-lia, benefici di ordine economico,come i finanziamenti alla scuolacattolica, e ideologico, qualel’assurda legge sul testamento

I quattro gatti di Benedetto

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Roma: piazza S. Pietro

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società

Dal momento stesso dell’appro-vazione da parte dell’AIFA, si sonoscatenate mille prevedibili reazioni.La Chiesa ha reagito furiosamente,evocando addirittura la minaccia dianacronistiche scomuniche, per lepazienti e per i medici consenzienti.Ma di medici che praticano l’inter-ruzione volontaria di gravidanza, inItalia, ormai ne sono rimasti pochi,pochissimi. Anche negli ospedalidove si praticano gli aborti, e nonsono molti nemmeno questi. Al-l’Ospedale San Camillo di Roma, su31 ginecologi, solo 3 non sono obiet-tori. Già: medici obiettori, si auto-proclamano. “Ma la maggior partedi loro, obiettore, lo è non per que-stione etiche”, spiega Mercedes Bo,presidente dell’AIED (AssociazioneItaliana per l’Educazione Demogra-fica), “ma solo per non essere co-stretti a dedicarsi esclusivamentealle interruzioni di gravidanza. O pernon finire nel vortice della reperibi-lità telefonica dei venerdì e dei sa-bati notte, quando aumentano le ri-chieste di prescrizione per la pilloladel giorno dopo”.

In prima linea, contro la Ru486,si sono schierati anche insospettabilicommentatori politici: Giuliano Fer-rara, ad esempio, è arrivato addirit-tura a definirla “il pesticida umano”.

La comunità medico-scientifica èin subbuglio, divisa tra pro e controla pillola. In generale, tuttavia, lapreoccupazione sembra più di na-tura pratica che morale: ancor piùdi carenza di posti letto negli ospe-dali che di problemi di coscienza. Èsoprattutto il ricovero previsto, dialmeno tre giorni, a gettare nellosconforto i responsabili degli ospe-dali (la Legge 194, che regola l’in-terruzione volontaria di gravidanza,specifica che l’aborto deve avvenirein strutture ospedaliere): si rischiail collasso, perché in nessun repar-to ci sarebbe spazio a sufficienza,

Una svolta epocale, per gli usi, icostumi e la moralità nazional-po-polare: dopo un lungo periodo disperimentazione, l’AIFA (AgenziaItaliana del Farmaco) ha deciso cheè il momento di andare avanti e hadetto sì alla commercializzazionedella Ru486, la “pillola abortiva”. Siva avanti, ma con cautela, certo. Lapillola potrà essere somministratanon oltre la settima settimana digravidanza, e non dopo la nona set-timana, come invece avviene in tut-to il resto d’Europa. Poi, dopo l’as-sunzione della pillola, la donna do-vrà restare in ospedale almeno tregiorni, fino all’espulsione del feto.

Fin qui il rigido protocollo medi-co, che verrà presto sottoposto adun’ulteriore verifica politica – assi-curano dal Ministero del Welfare –che potrebbe far slittare di qualchesettimana (o qualche mese) l’effet-tiva entrata in commercio dellaRu486, inizialmente prevista persettembre.

Ru486: l a p i l l o l a de l l a d i s co rd ia

L’Agenzia italiana del farmaco hadato il suo benestare alla commer-cializzazione della pillola abortiva.Apriti cielo: minacce di scomunicada parte della Chiesa e ginecologiobiettori sul piede di guerra.Ecco cosa cambia negli ospedali ita-liani. Tra carenza di posti-letto eproblemi di coscienza

da pag. 15

biologico. La sola iniziativa in cuila Chiesa ha mostrato un’energianon di rimorchio è il testardo ten-tativo di recupero della chiesalefevriana, una setta anticoncilia-re e illiberale che raccoglie menodello 0,5 percento del mondo cat-tolico. Tanta energia, che è costa-ta fra l’altro a Benedetto una pe-nosa figuraccia, avrebbe davveromeritato un fine migliore. Quale?La denuncia veemente e non diprammatica delle spaventose in-giustizie di questo mondo, alcunedelle quali avvengono negli imme-diati confini della Città del Vatica-no. Un governo come quello italia-no che pratica i cosiddetti respin-gimenti, che vorrebbe trasformarei medici in informatori della poli-zia, che inventa l’aggravante etni-ca ai reati, meriterebbe un monitoassai più severo degli stanchi ri-chiami a un cristianesimo che nel-la vulgata ratzingeriana pare averperso ogni slancio solidaristico pertrasformarsi in pura ed estenuataliturgia. (Corrado Conforti)

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società

altrimenti non si ricovererebbero glialtri malati, sussurrano le voci dicorridoio. Altri la buttano persino sulpiano economico e sul costo delleprocedure per il ricovero delle pa-zienti: un giorno di ricovero potreb-be arrivare a costare anche 1.000euro, molto più di una interruzionedi gravidanza.

I dati sugli aborti, comunque,sono in calo: -4,1percento in Italia,rispetto allo stesso periodo del 2008.Le interruzioni volontarie di gravi-danza sono ancora tante, 126.562(“primato” alla Lombardia, con21.715), ma siamo decisamentesotto la media europea, siamo agliultimi posti per tasso di abortività(10,7 percento) su un campione di1.000 donne tra i 15 e i 44 anni:rispetto all’Italia, ci sono meno abor-ti solo in Belgio, in Olanda, in Ger-mania e in Svizzera. In calo, fortu-natamente, anche il numero delleinterruzioni volontarie di gravidan-za tra le ragazze minorenni. E la di-minuzione è ancor più sensibile separagonata alla situazione di 25 annifa. Vuol dire che significativi passiin avanti sono stati compiuti. Indie-tro non si può tornare, nonostante

gli strali dei vertici più intransigentidella Chiesa. In Europa, solo 4 Pae-si non hanno ancora legalizzatol’aborto: Polonia, Irlanda, Portogal-lo e Malta. Con quale risultato? Conl’aumento degli aborti clandestini edei conseguenti rischi per le donneche li praticano.

“In tutti i Paesi evoluti la norma-lità è l’aborto medico”, dice SilvioViale, presidente dell’Associazioneradicale “Adelaide Aglietta”. È statolui, ginecologo all’Ospedale Sant’An-na di Torino, il capofila della speri-

Ausländerbeirat MünchenBurgstraße 4 80331MünchenTelefon 233-92454,Telefax 233-24480e-mail: [email protected]

ComitesComitato degli Italiani all’Estero

Circoscrizione Consolare di Monaco diBaviera

c/o Istituto Italiano di Cultura -Hermann-Schmid-Str. 8

80336 München Tel. (089) 7213190Fax (089) 74793919

Presso il Comites di Monaco di Bavieraè in funzione lo

Sportello per i

cittadini

nei giorni di

LUNEDÌ e GIOVEDÌdalle ore 18.00 alle

ore 21.00I connazionali possono rivolgersi al

Comites(personalmente o per telefono)per informazioni, segnalazioni,

contatti.

mentazione della Ru486 in Piemon-te. “L’aborto farmacologico”, spiegail dottor Viale, “dal punto di vistaostetrico è anche meglio, nel casosi vogliano poi avere altri figli. Seuna donna si sottopone a diversiinterventi chirurgici, il raschiamen-to dilata il collo dell’utero: diventapiù debole se poi si decide di por-tare a terminare una gravidanza.Con la pillola Ru486 questo nonsuccede. Il ricovero in ospedale,invece, è un’inutile tortura psico-logica. Una donna sta meglio acasa sua e con il marito accantoche le stringe la mano. Solo in Ita-lia la donna non è libera di sce-gliere completamente. Adesso, conla Ru486, ha conquistato un po’ piùdi libertà”. (Cristiano Tassinari)

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cultura

Gentile direttore,

la nuova proposta della Legasollecitamente accolta dalla ministraGelmini apre ad una specie diesame a cui si dovrebbero sottopor-re i professori che intendessero in-segnare, naturalmente al Nord, sul-la storia, lingua e tradizioni dei luo-ghi in cui si fa domanda d’insegna-mento. L’indecente proposta assu-me un carattere politico nello stes-so tempo in cui l’unità di una nazio-ne viene minacciata da un provin-cialismo di bassa “lega” che inducea riflettere sulla deriva in cui la dis-sennatezza e l’ignoranza di chi usala cultura a fine politico produce ri-levantissimi danni. Tra i miei mae-stri l’illustre storico della lingua Nen-cioni in un memorabile corso a Fi-renze tracciava le esigenze e le dif-ferenze tra lingua nazionale e dia-letto. La lingua esprime le necessi-tà di una nazione, il dialetto espri-me le esigenze di una comunità as-sai ristretta e delimitata nei bisognie nelle aspettative. E lo sapeva beneManzoni che probabilmente tra gliincolti del ministero poco ha a chefare con le proposte dell’attiva Gel-mini e degli ineffabili maestri del le-ghismo. Se lo immagina un esamedi cultura e lingua “fra resa” per per-mettere a qualche coltissimo profes-sore del Sud d’insegnare (possibil-mente adottando la esse ferraresee il maccherone in gola della nostratradizione) nei nostri Licei? Forse checonoscere le nostre usanze paesa-ne (e per fortuna che abbiamo unastoria così splendida) è davvero cosìfondamentale per inserire i giovaniin una comunità nazionale? Si fac-cia di più. Si creino almeno 10 oresettimanali di dialettologia e ditradizioni popolari (materie de-gnissime per chi intende dedicar-si all’Università a queste nobili

Tratto da ”Il postinotransalpino clandestino”[email protected]

scienze) al posto, che so, di let-teratura italiana o del latino odell’inglese o di storia della filo-sofia, allora sì che sapremo comefare per affrontare i problemi diuna nazione che si appresta sem-pre di più a diventare regione,anzi paese, anzi borgo e villaggio.

Gianni Venturi, Ex-Ordinario diLetteratura Italiana, Università diFirenze, residente a Ferrara

Die Emilia Romagna ist nichtnur ein kulinarisches, sondern auchein literarisches Zentrum.

Zeitgenössische Autoren be-schreiben die Po- Ebene und ihreschönsten und stolzesten Städte: Pi-acenza, Parma, Reggio Emilia,Modena, Bologna, Rimini, Ferrara. 

Aus dieser fetten Region stam-men der Parmaschinken und derParmesankäse, die Mortadella undunendlich viele Varianten von PastaBolognese.

Aber die Emilia Roma-gna ist auch reich anSchriftstellern und Filmre-gisseuren, die unser Bildvon Italien stark geprägthaben. Das Objekt ihrerBegierde sind die»matti padani«, die Ver-rückten der Ebene in denDörfern und Städtenentlang des Po – dort fin-det man noch immer das»Italia reale«, das wenigspektakuläre, manchmalsogar etwas wortkargeund unerwartet leise, aufseine Geschichte und Kul-tur aber stolze Italien. 

Die Autoren: Luigi Malerba, Stefano Benni,

Ermanno Cavazzoni, Giorgio Man-ganelli, Tonino Guerra, Michelan-

Die verrückten Erzähler der Ebenen Bologna undEmilia Romagna 

gelo Antonioni, Giulia Niccolai, An-tonio Delfini, Alberto Savino, Da-niele Benati, Gianni Celati, Simo-na Vinci, Mario Soldati, GianPiero Testa, Giorgio Bassani, PierVittorio Tondelli, Federico Fellini,Umberto Eco, Sandra Petrignani,Carlo Lucarelli, Ermanno Rea, Ces-are Zavattini, Ugo Cornia, CamillaCederna, Giovanni Guareschi, Gi-anfranco Rossi, Bernardo Bertoluc-ci, Francesco Guccini, Carlo Luca-relli und andere.

Carl Wilhelm Macke,geboren 1950 in Cloppen-burg (Don Camillo ohnePeppone), studierte Poli-tikwissenschaft und Päd-agogik in Hannover. Erlebt als freier Autor inMünchen und Ferrara undist außerdem Geschäfts-führer von Journalistenhelfen Journalisten. 

Wagenbach -Ve r l agSALTO Die verrücktenE r z ä h l e r   d e rEbenen Bologna undEmilia Romagna 

Eine literarische Einladung Herausgegeben von Carl WilhelmMacke. Erschienen im August 2009  

Ogni martedìdalle 15.45 alle 18

ed ogni venerdì dalle 9.45alle 12 è aperta

la biblioteca dellaMissione Cattolica Italiana

(Lindwurmstr. 143,tel. 089/74 63 060).

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cultura

A Luciana Gandolfi e AdrianoCoppola, che si sono sposati a

Monaco il 24 luglio 2009,i migliori auguri di felicità da

parte dei soci di rinascita e.V. edi tutta la redazione di rf

La pizzica è una danza tradizio-nale del Salento, diffusa origina-riamente in tutta la Puglia e in Ba-silicata. Pare che il ballo e la musi-ca derivino dalla tradizione legataal culto di Dioniso, Bacco per i ro-mani, il dio che veniva identificatocon gli aspetti più istintivi, sensuali,caotici e irrazionali della vita. Dio-niso era l’unico dio che concedevaalle donne e agli schiavi di parteci-pare ai suoi riti, i quali prevedeva-no, oltre alla danza sfrenata e li-beratoria, la caccia a mani nude diun animale selvatico. Le feste a luidedicate comprendevano compor-tamenti licenziosi, in seguito re-pressi dal cristianesimo, che sisono trasformati in due tipi di dan-ze, una terapeutica, consideratal’unica medicina contro il morsodelle tarantole, e un’altra di cor-teggiamento, nella quale la coppiasi sfiora senza toccarsi.

Nella foto, Maria Zizzi e Antonio Mon-fegola mentre ballano la pizzica.

Bagnato dall’aurora

il tuo sorrisoapriva ampie strade

nell’universo dei miei sognie il giorno

come un fiume azzurrocolmo di nuove promesse

entrava fragorosonella mia notte

(Hanks)

La pizzica

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Quando due persone si trovano sotto l’influssodella più violenta, demente, delirante ed effimeradelle passioni, si pretende che giurino di restareininterrottamente in quella condizione euforica,anomala e logorante finché morte non li separi.

George Bernard Shaw

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ambiente

Non possiamo stancarci di difen-dere con coraggio la natura per sal-vare il nostro Pianeta da una possi-bile distruzione ad opera di chi pen-sa solo al guadagno immediato. Cre-do sia fondamentale rendersi contodell’importanza di questo tema e diun nostro impegno, cercando dicomprendere in profondità quantoci trasmette Willie Smits, un olan-dese che, dopo essersi graduato iningegneria forestale, sta lavorandoin Indonesia da più di 30 anni, cer-cando di ridurre la distruzione delleforeste e degli animali tropicali inquel Paese. In un suo recente viag-gio in Europa spiegò che nell’arci-pelago indonesiano si sta progettan-do la distruzione di milioni di ettaridi selva tropicale con capitale pro-veniente principalmente dall’Europa,dal Nord America e dall’Asia Orien-tale, per utilizzare il legname e so-pratutto per sviluppare monocolti-vazioni di palme per la produzionedi olio, che si vende in enormi quan-

tità nei supermercati, in particolarein quelli europei. Smits inoltre ci in-forma che con questi orribili progettisi seviziano e si distruggono miglia-ia di orangutan, con il rischio di unaloro estinzione.

Il suo primo incontro con questotipo di animali fu con un giovanissi-mo orangutan gettato su una mon-tagna di rifiuti vicino ad un merca-to, ormai disidratato e quasi moren-te. Lo portò a casa, gli diede latte esopratutto calore umano e così ilpiccolo, di nome Uce, si riprese pocoa poco. In seguito lo portò nella fo-resta e, quando andò a trovarlo dopodel tempo, Uce scese da un alberoe lo abbracciò con amore. Smitscommentò sorridendo che questaesperienza lo spinse a interessarsisempre più alla vita degli orangu-tan, per cui poté rendersi conto chesi tratta di animali molto attenti apreservare le foreste con la biodi-versità, perché hanno vere cono-scenze di botanica che trasmettono

Impegniamoci a difendere la natura

di generazione in generazione. È riu-scito, poco a poco e con notevolisacrifici, a fondare un’Associazione,attraverso la quale è iniziato nel2001 l’acquisto di terreni dove oracrescono già migliaia di alberi, vi-vono più di 1500 orangutan e 70varietà di uccelli: tutto questo conla partecipazione attiva della popo-lazione locale, che sta così arricchen-dosi di una vera cultura ecologica.

Smits sottolinea l’importanza dinon ridurre questa ad un’esperien-za isolata, ma che per esempio an-che i cittadini europei diano il lorocontributo, cercando di far compren-dere ai politici sensibili a questo tipodi problematiche che bisogna limi-tare la vendita di olio di palma, im-portandone solo quantitativi in for-ma equilibrata. Esperienze comequesta ci possono aiutare innanzi-tutto a renderci conto che, anche insituazioni estremamente difficili, seci si impegna con intelligenza e conamore, si possono ottenere risultatiche, se pur piccoli, possono poi dif-fondersi; possiamo inoltre convin-cerci che anche noi, pur vivendo inEuropa, abbiamo la possibilità disviluppare iniziative che contribui-scano a sensibilizzare sempre piùpersone, puntando sopratutto suigiovani, affinché si impegnino congenerosità per salvare dalla distru-zione il nostro Pianeta tanto bello.(Enrico Turrini)

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l’orangutang Uce

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salute

L’artrosi è il risultato del logora-mento progressivo delle cartilaginidelle articolazioni, provocato dal-l’usura naturale dovuta al tempo chepassa. Essendo una patologia dicarattere degenerativo, dipende ingran parte dall’età, ma non interes-sa soltanto “l’età grigia”. È infatti inforte aumento anche tra fasce piùgiovani, soprattutto in età compre-sa tra i 45 e i 60 anni.

Vi sono diversi fattori che ne fa-voriscono l’insorgenza e, per preve-nirla, è necessario seguire fin da gio-vani uno stile di vita che permettadi mantenere la cosiddetta compe-tenza motoria – cioè la capacità dimuoversi con leggerezza e agilità –fino alla terza età e oltre. È quindidi primaria importanza combatterela sedentarietà, poiché le cartilaginiarticolari vengono nutrite da un li-quido, detto sinoviale, che vienedeterso e potenziato attraverso ilmovimento.

Le attività fisiche migliori sonolo stretching, l’abitudine di cammi-nare a passo sostenuto, la biciclet-ta, il nuoto e gli esercizi fisici – qualilo yoga e il Feldenkrais – che ten-dono ad alleviare la tensione mu-scolare, a rafforzare i muscoli di so-stegno (per esempio quelli che reg-gono la spina dorsale) e ad allun-gare i fasci muscolari utilizzati. Chipreferisce una tecnica più passivapuò ricorrere all’agopuntura o allasua variante più dolce, l’agopres-sione, che sembrano funzionaremeglio degli esercizi riabilitativi nelcontrastare il mal di schiena. Altreregole essenziali per prevenire ildisturbo sono il mantenimento nellanorma del peso corporeo e il rispet-to di una corretta e variata alimen-tazione.

Il danno può essere aggravatoo accelerato anche da posture er-rate, come quelle assunte da chiporta tacchi alti, da chi lavora ad

una scrivania seduto in posizionidannose, da chi sta sempre in pie-di davanti a un banco, da micro-traumi dovuti ad un’intensa attivi-tà sportiva, da anomalie morfolo-giche dello scheletro, da predispo-sizione familiare, da un clima fred-do umido, nonché – per le donne –da squilibri ormonali determinatidalla menopausa. A seconda dellearticolazioni colpite, si parla di co-xartrosi (anca), gonartrosi (ginoc-chio), omartrosi (spalla), spondilo-

artrosi (schiena), per nominare lepiù diffuse.

Se non viene contrastato, il dan-no avanza di solito senza dare permolto tempo neppure un indiziodella sua esistenza. Quando si ren-de palese, lo fa perché l’infiamma-zione si è estesa e forse ha già dan-neggiato alcuni elementi fondamen-tali fino a compromettere la funzio-nalità dell’articolazione. In seguito,i segni che all’inizio sono soppor-tabili e ritenuti poco importanti,tendono a peggiorare, con possibi-le gonfiore articolare, aumento deldolore e difficoltà di movimento. Peruna terapia vera e propria si devericorrere allora all’aiuto dei farma-ci, dei fisioterapisti e dei medici.Tutti i provvedimenti terapeuticihanno lo scopo di lenire il dolore,

inibire l’infiammazione e migliora-re l’articolazione. Le ditte farmaceu-tiche mettono a disposizione nume-rosi ti pi di medicinali sia per boccache per uso locale.

Per sedare il dolore, il primo ten-tativo andrebbe fatto con un far-maco efficace ed economico maquasi sempre ignorato perché con-siderato solo antipiretico: il para-cetamolo. Soltanto se questo me-dicinale non ha effetto, si dovreb-be passare agli antiinfiammatoricome il celebre Ibruprofen e, soloin terza istanza, ai farmaci FANS(anti-infiammatori non steroidei),da usare però con cautela a causadel rischio cardiovascolare che com-portano. Infine, in casi estremi, gliesperti consigliano di ricorrere aglioppioidi, da soli o uniti al parace-tamolo, mentre i derivati del corti-sone possono essere utili per infil-trazioni locali.

Quando tali provvedimenti nondovessero dare sollievo, ci si puòavvalere dell’uso dell’acido ialuro-nico che, avendo un effetto lubrifi-cante, può dare a volte un consi-derevole beneficio, procrastinandoun eventuale intervento chirurgico,ultima spiaggia di chi lamenta un’ar-ticolazione irrimediabilmente com-promessa.

In conclusione si potrebbe direche l’artrosi, pur essendo una pa-tologia in aumento, ha visto cre-scere le possibilità sia diagnosticheche terapeutiche con l’avvento deinuovi prodotti antiinfiammatori eantidolorifici, grazie alla ricerca far-maceutica, mentre d’altro canto, laterapia chirurgica ortopedica hafatto passi da gigante nello svilup-po di protesi e tecniche chirurgichesempre meno invasive e sempre piùsofisticate che consentono ottimi ri-sultati per periodi quasi illimitati eun recupero postoperatorio decisa-mente più veloce. (Sandra Galli)

Artros i : una pato logia in aumento

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appuntamenti UAI

Ca lenda r i o de l l e man i f e s ta z i on i d i Un ’A l t r a I t a l i a

venerdì 9 ottobre ore 15 al Dante Gymnasium(Wackersberger Str. 61, München, tel. 089 23 34 3300) Seminario per insegnanti di italiano nei liceibavaresi, relatrice Dr. Emilia Sonni Dolce.

Concerti di sostegno di “Artisti per un’altraItalia”lunedì 12 ottobre ore 20 in Steinwayhaus-München (Landsberger Straße 336 Laim, tel. 089 5467 97-0), entrata 7 €.domenica 29 novembre ore 11 in KleinerKonzertsaal (Gasteig, München), entrata: 15€.

martedì 20 ottobre ore 12 al Bar Centrale(Ledererstraße 23, München) Conferenza stampa dipresentazione del progetto “Un’altra Italia”.

venerdì 23 ottobre ore 18 in Neuhausen Trafo(Nymphenburgerstr. 171, München) L’Italia controla mafia e la corruzione, relatrice Francesca Rossi,in collaborazione con Münchner VHS. In tedesco.Degustazione e vendita di prodotti di Liberaterra.Entrata: 5€.

sabato 7 novembre ore 17 in Vortragssaal derBibliothek (Gasteig, München) proiezione del filmScacco al re - La cattura di Provenzano. Regia:Canepari, Di Cara, Palazzolo, 2007. In italiano.Introduzione di Paolo Gatti, relazione di MarinellaVicinanza Ott. Organizzano Gruppo UnAltraItalia/Centofiori, Stadtbibliothek München, FilmstadtMünchen. Entrata: 7€.

giovedì 12 novembre in Black Box (Gasteig,München) Solo per giustizia, presentazione dellibro del magistrato Raffaele Cantone. In tedesco/italiano. Organizza: Kunstmannverlag.

venerdì 13 novembre ore 18 in Eine Welt Haus(Schwanthalerstr. 80, München) Liberalitàlia, festadell’impegno civile. In italiano. Degustazione evendita di prodotti di Libera Terra. Organizza:rinascita e.V. Entrata libera.

sabato 21 novembre ore 17 in Goethe Forum(Dachauerstr. 122, München) Si può. L’impegnodella giustizia italiana contro le mafie. E inEuropa? Incontro/dibattito con il magistrato NicolaGratteri e il giornalista Jürgen Roth. Moderazione:Michele Curto presidente di Flare International.Traduzione simultanea italiano/tedesco. Entrata: 8€.

sabato 5 dicembre ore 17 in Vortragssaal derBibliothek (Gasteig, München) proiezione dispezzoni dei tre documentari: In un altro paese diMarco Turco, 2005; Un paese diverso di SilvioSoldini, 2008; Libera Terra di Armando Ceste, 2002.Commentano Pierangela de Maron, Ilaria Furno eAmbra Sorrentino. Organizzano Gruppo UnAltraItalia/Centofiori, Stadtbibliothek München, FilmstadtMünchen. In italiano. Entrata: 7€.

sabato 12 dicembre ore 17 in Anton FingerleBildungszentrum (Schlierseestr. 47) Ecco l’altraItalia, incontro con i protagonisti: Rita Borsellino erappresentanti di Addiopizzo, Libera Terra, etc. Initaliano/tedesco. Video, musica, pausa didegustazione e vendita di prodotti di Libera Terra.Entrata: 10€, studenti 5€.

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appuntamenti

La redazione ringrazia i curatori delle Pagine cu-mane del sito www.italianieuropei.de per l’aiuto for-nito nella ricerca di alcuni dei dati citati

giovedì 17 settembre ore 20 in LiteraturhausSaal (Salvatorplatz 1, München) Paolo Giordano:“Die Einsamkeit der Primzahlen”, incontro conl’autore del romanzo “La solitudine dei numeri primi”,moderatrice: Margarete von Schwarzkopf, lettura deitesti in tedesco: Julia Jäger. Ingresso: € 8,-/6,-.Organizzatori: Istituto Italiano di CulturaLiteraturhaus München, Karl Blessing Verlag, LibreriaItallibri.

venerdì 18 settembre ore 19 in EineWeltHaus,sala 108 (Schwanthalerstr. 80, München) Religionee società: altro da me? con la partecipazione diMaria Antonietta De Riso. Ingresso gratuito.Organizza: rinascita e.V.

domenica 20 settembre ore 10.30-12.30 inFamilienzentrum Laim (Valpichlerstr. 36,München) Deutsch-Italienische Spielgruppe,incontro per genitori e bambini (da 0 a 6 anni) difamiglie multinazionali. Partecipazione: 2 € pergruppo familiare. Per informazioni rivolgersi a SaraBenedetti-Baumans ([email protected]),Claudia Cella ([email protected]) o Luciana Filidoro([email protected]).

giovedì 24-mercoledì 30 settembre inTheatiner Filmkunst (Theatinerstr. 32, München)Cinema! Italia! – Neues Italienisches Kino. Ifilm in programma:Ex (Regia: Fausto Brizzi, Italia 2009, 120’)Galantuomini (Regia: Edoardo Winspeare, Italia2008, 100’)Giulia non esce la sera (Regia: Giuseppe Piccioni,Italia 2009, 105’)Il papà di Giovanna (Regia: Pupi Avati, Italia 2008,104’)La ragazza del lago (Regia: Andrea Molaioli, Italia2007, 95’)Si può fare (Regia: Giulio Manfredonia, Italia 2008,111’)Programmi ed orari saranno disponibili sul sito:www.theatiner-film.de. Ulteriori informazioni sonodisponibili all’indirizzo www.cinema-italia.net.Organizzatori: Made in Italy Roma e KairosFilmverleih Göttingen, col sostegno del Ministero per iBeni e le Attività Culturali, in collaborazione conl’Istituto Italiano di Cultura.

venerdì 16 ottobre ore 19 in EineWeltHaus, sala108 (Schwanthalerstr. 80, München) Storia dellacanzone italiana: gli anni ’80 con la partecipazionedi Marinella Vicinanza Ott. Ingresso gratuito.Organizza: rinascita e.V.

domenica 18 ottobre in Bewohnertreff II(Elisabeth-Kohn-Str.15 München, tram 27 e 12,autobus 53 e 154): Il laboratorio dell’italiano siincontra dalle ore 10.30 alle 11.15 (gruppo deipiccolini, fino a 5 anni e mezzo) e dalle ore 11.15alle 12.30 (gruppo dei grandicelli, dai 5 anni e mezzoa 10 anni). Per maggiori informazioni: MarinellaVicinanza-Ott: tel. 089/30 70 76 35 [email protected]. Organizza: rinascita e.V.

domenica 18 ottobre ore 10.30-12.30 inFamilienzentrum Laim (Valpichlerstr. 36 - München)Deutsch-Italienische Spielgruppe, incontro pergenitori e bambini (da 0 a 6 anni) di famigliemultinazionali. Partecipazione: 2 € per gruppofamiliare. Per informazioni rivolgersi a Sara Benedetti-Baumans ([email protected]), Claudia Cella([email protected]) o Luciana Filidoro([email protected]).

venerdì 13 novembre in EineWeltHaus(Schwanthalerstr. 80 Rgb, München)

Liberalitàliauna festa dedicata a Un’Altra Italia e all’impegnocivile, organizza rinascita e.V.

domenica 29 novembre in Haus-Olymp(Elisabeth-Kohn-Str. 29 München, tram 27 e 12,autobus 53 e 154): Il laboratorio dell’italiano siincontra dalle ore 10.30 alle 11.15 (gruppo deipiccolini, fino a 5 anni e mezzo) e dalle ore 11.15alle 12.30 (gruppo dei grandicelli, dai 5 anni e mezzoa 10 anni). Per maggiori informazioni: MarinellaVicinanza-Ott: tel. 089/30 70 76 35 [email protected]. Organizza: rinascita e.V.

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cultura

venerdì 13 novembre in EineWeltHaus (Schwanthalerstr. 80 Rgb, München)

Liberalitàliauna festa dedicata a Un’Altra Italia, organizza rinascita e.V.

Il Laboratorio dell’Italianoriapre i battenti anche quest’anno, ma in una nuova sede:nel quartiere Ackermannbogen

18 ottobre, Bewohnertreff II (Elisabeth-Kohn-Str.15)29 novembre, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)13 dicembre, Bewohnertreff II (Elisabeth-Kohn-Str.15)10. gennaio, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)24 gennaio Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)7 febbraio, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)28 febbraio, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)14 marzo, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)18 aprile, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)2 maggio, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)16 maggio, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)13 giugno, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)27 giugno, Haus-Olymp (Elisabeth-Kohn-Str. 29)

Il Laboratorio è raggiungibile con i tram 27 e 12, con gli autobus 53 e 154

Ci divertiremo, come negli anni passati, giocando e imparando

Lo scopo delle attività è migliorare le competenze linguistiche, sociali eculturali dei bambini di bilinguismo (o plurilinguismo) italiano,con il gruppo dei piccolini, fino a cinque anni e mezzo,e il gruppo dei grandicelli, dai cinque anni e mezzo ai dieci

Per maggiori informazioni potete rivolgervi a Marinella Vicinanza-Otttel. 089/30 70 76 35, [email protected]

Tel. 089 54 07 57 49