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bimestrale di informazione in Baviera anno 16° N. 5/2008 rinascita flash Panem et circenses Una vita da precario Il nuovo volto dell’Europa fra neoliberalismo e militarizzazione Monaco ha compiuto 850 anni Una scuola per tutti Pasquinate

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bimestrale di informazione in Bavieraanno 16° N. 5/2008rinascita flash

Panem et circenses

Una vita da precario

Il nuovo volto dell’Europafra neoliberalismo e militarizzazione

Monaco ha compiuto 850 anni

Una scuola per tutti

Pasquinate

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S O M M A R I O

editoriale

Costruire qualcosa di positivo pag. 2

Panem et circenses pag. 3

Utilizzo dell’energia nucleare:una scelta di morte pag. 5

Due tipi di manipolazione mediatica pag. 6

Una vita da precario pag. 8

Il problema della disoccupazionein Italia? Non esiste pag. 9

Il nuovo volto dell’Europa franeoliberalismo e militarizzazione pag. 10

Dopo le dichiarazioni del ministroLa Russa e del sindaco Alemanno pag. 11

Monaco, capitale dell’arcadicaBaviera, metropoli europea delfuturo, ha compiuto 850 anni pag. 12

Una scuola per tutti. Italia e Baviera:una giornata di scambio e confrontofra due filosofie didattiche pag. 14

La scuola, ritorno al passato pag. 16

Pasquinate pag. 17

Grande, caldo Sud pag. 18

La fine dell’estate pag. 20

Piove o non piove? La relazione trainquinamento e nuvolosità pag. 21

Non ci resta che riderne pag. 22

Appuntamenti pag. 23

in copertina:la “momentanea” facciata del Residenz conla coppia reale alle finestre.

Ci sono tanti modi per affrontare le difficoltà dellavita e forse il più costruttivo è quello di guardare in fac-cia la realtà e cercare di costruire qualcosa di positivocon i mezzi a disposizione. A livello soggettivo e nellavita privata questo atteggiamento dà probabilmente i ri-sultati migliori, ma rivolto ad altre prospettive, riferito alconcreto dell’esistenza al di là del privato, non porta chea verificare la pochezza delle possibilità reali e l’utopiadi riuscire a dar forma a qualcosa di valido in tempi bre-vi. La situazione economica in Italia e nel mondo nonpermette illusioni e la contraddittoria situazione tedescalascia l’amaro in bocca a chi viene informato in merito atenaci passi avanti, mentre riscontra il perdurare del di-sagio. Il rientro in Germania dopo le ferie, oltre allo chocclimatico, ci ha fatto ritrovare invariate le incoerenze al-l’interno della Grosse Koalition e le ambiguità dei partitie dei progetti di legge. Le incertezze della Germania nonmettono però in dubbio la democrazia né i principi su cuisi basa l’ordinamento europeo, non mostrano la spetta-colare tragedia di un Paese in cui l’informazione ha per-so ogni significato e il comune buonsenso si è trasfor-mato in una pagliacciata.

Mentre torniamo al lavoro, a scuola, a confron-tarci con le situazioni anomale di chi vive all’estero– calato in un ambiente che è diventato il suo se hausufruito di una buona dose di fortuna sommata acapacità d’adattamento – ci sentiamo ancora estre-mamente coinvolti nelle vicissitudini di parenti eamici in Italia, in perfetta sindrome dell’esule. Persuperare questo stato d’animo poco costruttivo pos-siamo partecipare all’incontro che si terrà il 17 ot-tobre a Monaco, in EineWeltHaus, e che tratterà ilprogetto di Pandora TV, la realizzazione di un cana-le televisivo e web indipendente a cui stanno ade-rendo “decine di giornalisti, intellettuali, scrittori,giovani, gente con le più diverse esperienze politi-che e culturali, tutti accomunati da un unico tema:emergenza informativa, emergenza democratica”,come rende noto il giornalista Giulietto Chiesa. Laproposta editoriale e di organizzazione della reda-zione e delle competenze tecnico-artistiche è stataaffidata a Udo Gumpel, giornalista tedesco corri-spondente dall’Italia per la rete televisiva n-tv. Per-ché forse non esiste altro modo per affrontare ledifficoltà, di qua o di là dalle Alpi, se non quello diaugurarsi un minimo di fortuna, tirando fuori la mi-gliore capacità d’adattamento, guardando in facciala realtà e cercando di costruire qualcosa di positi-vo con i mezzi a disposizione. (Sandra Cartacci)

Costruire qualcosa di positivo

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Non c’è che dire: del matrimoniotra Falvio Briatore e la showgirl (sic!)Elisabetta Gregoraci sappiamo tut-to. Come erano vestiti gli sposi maanche gli invitati; i regali che hannoricevuto e il menù della cena offertaalle centinaia di ospiti presenti. Tut-to questo e molto di più grazie allacopertura mediatica che giornali etelevisioni hanno assicurato all’even-to, sempre fedeli al motto latino“panem et circenses” che, nonostan-te siano passati oltre duemila anni,ha sempre il proprio effetto, oggi piùche mai. Va da sé che i cinque mi-nuti (su poco più di venti in totale)dedicati dal TG1 all’evento (ma lostesso discorso può essere fatto pergli altri TG nazionali), hanno, perforza di cose, eclissato altre notizie,magari anche più importanti. Mi hacolpito, ad esempio, l’assoluto silen-zio di giornali e televisioni in meritoai risultati di una ricerca pubblicatarecentemente dall’Associazione Ita-liana dei Registri Tumori relativa al-l’incidenza di malattie cancerogenenei bambini. I risultati della ricercasono, a dir poco, drammatici. In Ita-lia, nel periodo 1998-2002, l’inciden-za dei tumori nei bambini è aumen-tata del 2% l’anno con punte del3,2% nei bimbi al di sotto dell’annodi vita. Nel nostro Paese si è passatida 147 nuovi casi l’anno per milionedi bambini del periodo 1988-1992,ai 176 del periodo 1998-2002; inGermania, stesso arco temporale, icasi sono stati 141 così come in Sviz-zera, mentre in Francia la stima si èattestata a quota 138. Dati dram-

matici, dicevamo, maevidentemente nonabbastanza per i nostrigiornalisti e per la lon-ga manus politica cheli manovra. Del restoc’è da capirli; sonomesi che ci fanno unatesta grande così cer-

cando di convincerci che incenerirerifiuti non provoca danni alla salu-te, o vivere in prossimità di una bel-la centrale termoelettrica che bru-cia carbone non è pericoloso o an-cora che l’inquinamento da PM10che avvelena le nostre città 365 gior-ni l’anno è un problema di poco con-to. E adesso se ne dovrebbero uscirfuori dicendo “scusate tanto, ci sia-mo sbagliati, vi abbiamo racconta-to un mare di sciocchezze, i vostrifigli stanno morendo anche per col-pa della nostra negligenza nel fareil nostro dovere”. No, non è propriopossibile. E allora? E allora vai conBriatore-Gregoraci, vai con le scher-maglie politiche create ad arte perdistogliere l’attenzione dai proble-mi veri: diamo spazio al campiona-to di calcio, agli europei poi alle olim-piadi, non dimenticando il calciomercato che tanto piace all’italianospaparanzato al sole della riviera,passando magari anche per il nuo-vo iPhone che promette meraviglie,ma che intanto sta facendo la felici-tà dei notabili di Tim e Vodafone ela disperazione di genitori che sbian-cano di fronte ai costi stratosfericidel gioiellino di casa Apple.

E le notizie importanti, quelle cheparlano di problemi veri e seri? Beh,lasciamole al blog di Grillo e a quel-la schiera di “mentecatti” che glicorrono dietro. Lasciamo che a par-lare sia Travaglio, tanto poi si puòsempre querelarlo (in maniera rigo-rosamente bipartisan!) e, grazie allodo Alfano, salvarsi dall’eventualecontro-querela se la magistratura

accerta che quanto detto dal Gior-nalista (sì, con la g maiuscola) èsolamente la pura e semplice verità(Schifani docet!).

Accennavo prima alla longa ma-nus politica che manovra l’informa-zione in Italia e che decide, in ma-niera sempre più plateale, cosa siagiusto dire agli italiani e cosa no.Un esempio eclatante lega salda-mente i dati della ricerca cui accen-navamo sopra e l’argomento ince-neritori. Da diversi anni alcuni sog-getti, tra cui lo stesso Grillo (sem-pre in mezzo, eh!), il prof. StefanoMontanari, il prof. Federico Valerioe altri, combattono una estenuantebattaglia contro gli inceneritori, ac-cusati di produrre tonnellate di so-stanze inquinanti, cancerogene,mutagene, diossine, tanto da costi-tuire un serissimo problema di sa-lute pubblica. Sotto accusa, oltre agliscarsi controlli effettuati dalle auto-rità competenti, sono anche i fami-gerati CIP6, contributi dell’ordine dimiliardi di euro che lo Stato (cioènoi) elargisce a fondo perduto a tut-te quelle società che gestiscono que-sto tipo di impianti. Ma com’è pos-sibile, vi chiederete, che accada que-sto? La risposta sta nell’arte tutta ita-liana di arrangiarsi per il meglio e divolgere, a favore dei soliti noti, ognitipo di situazione, anche la più sca-brosa. Vediamo di capire il perché.

Alla fine degli anni ottanta l’Eu-ropa, con l’intenzione di incoraggiaree incentivare l’uso di fonti energeti-che alternative, emana una diretti-va in cui obbliga gli stati membri aerogare finanziamenti per le azien-de produttrici di energia elettrica dafonti energetiche rinnovabili. Lo Sta-to italiano recepisce la direttiva conlegge del 9 gennaio 1991 premu-randosi, però, di aggiungere a quan-to raccomandato dalla direttiva eu-ropea due paroline:”ed assimilate”.

P a n e m e t c i r c e n s e s

iat.

unin

a.it

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Da quel momento in poi, quindi, ifinanziamenti andranno a beneficiodi tutti quanti produrranno energiaelettrica da fonti rinnovabili ed assi-milate. Ma cosa si intende per assi-milate? Semplice: di tutto. Dagliscarti della raffinazione del petrolio(per la gioia di Moratti e dei tifosiinteristi) ai pneumatici bruciati nel-le cementerie (vedi Gubbio in Um-bria) fino ai rifiuti solidi urbani nondifferenziati. E a quanto ammonta-no questi contributi? Presto detto:2,3 miliardi di euro nel 2004, saliti a3,1 miliardi nel 2005. E chi sono ibeneficiari di questa manna che pio-ve ogni anno dal cielo italico? Alcu-ni nomi: ENEL, A2A (ex municipa-lizzata Brescia), Edison (gruppoEDF), Saras (famiglia Moratti), ERG(famiglia Garrone), API (famigliaBrachetti Peretti).

Le società petrolifere, in partico-lare, riescono a produrre elettricitàbruciando gli scarti della raffinazio-

La pubblicazione sulla Gazzet-ta Ufficiale italiana del Decreto leg-ge n. 93 dello scorso 27 maggioche ha previsto, tra l’altro, l’esen-zione totale dell’Imposta Comunalesugli Immobili (ICI) per la primacasa, - informa una nota del Pa-tronato ACLI - ha creato, la totaleconfusione tra gli emigrati italiani.

Infatti, si fa fatica a capire seanche gli italiani residenti all’este-ro godono dell’esenzione totaledell’ICI per la loro abitazione nonlocata in Italia.

In data 6 giugno 2008 è statadiffusa dalla Direzione per il Fede-ralismo Fiscale del Dipartimentodelle Finanze la Risoluzione n°12/DF, con l’intenzione di fornire al-cuni chiarimenti circa l’applicazio-ne dell’esenzione ICI sulla “prima

Italiani all’estero: esenzione ICI “prima casa”, una nota chiarificatrice del Patronato Acli

casa”, recentemente disposta.In base a quanto previsto dalla

Risoluzione n° 12 dell’art. 1 del De-creto Legge n° 93 del 27-05-2008,l’esenzione ICI sembrerebbe appli-cabile soltanto all’”abitazione prin-cipale” dei soggetti residenti nel ter-ritorio italiano e non si estendereb-be anche agli immobili, non locati,di proprietà dei cittadini italiani re-sidenti all’estero.

La risoluzione afferma che lanorma di riferimento per l’individua-zione della definizione di “abitazio-ne principale” è l’articolo 8, comma2, del decreto legislativo 504/92:“l’abitazione principale coincide conla residenza anagrafica, salvo provacontraria da parte del contribuente”;la norma che ha equiparato ad abi-tazione principale le unità immobi-

liari non locate, appartenenti a cit-tadini italiani residenti all’estero(Legge n° 75 del 1993), non è in-vece stata richiamata nel DL 93/08.

In particolare, la Risoluzione n°12 elenca al punto 6) “I casi diesclusione dall’esenzione”: tra que-sti, il paragrafo B) fa riferimentoproprio ai “cittadini italiani non re-sidenti nel territorio dello Stato” eriporta le motivazioni di tale esclu-sione: “... La norma ha espressa-mente individuato gli immobili a cuideve essere riconosciuta l’esenzio-ne in discorso e tra questi non sonoricomprese le unità immobiliaripossedute dai cittadini italiani nonresidenti nel territorio dello Stato,per cui si deve ritenere che dettiimmobili siano esclusi dal benefi-cio in questione”. (Italia Estera)

ne del petrolio, materiale che, senon utilizzato, andrebbe smaltito se-guendo le normative vigenti per irifiuti speciali, con costi non indiffe-renti. E invece Moratti & c. non soloevitano gli altissimi costi di smalti-mento ma riescono anche a guada-gnarci sopra rivendendo l’energiaelettrica prodotta ad un prezzo dop-pio del valore di mercato in quantoequiparata ad energia alternativaprodotta, ad esempio, con pannellifotovoltaici! Nel periodo 1991-2003dei circa 30 miliardi di euro pagatidai consumatori italiani ben il 92%è stato usato per incentivare le fon-ti energetiche “assimilate” e soloun misero 8% per le rinnovabili.Capito adesso come mai nel Pae-se del sole riusciamo nella pessi-ma impresa di produrre solamen-te un decimo dell’energia fotovol-taica prodotta nella grigia Germa-nia?! E come se non bastasse, ol-tre ad un esborso economico non

per ogni evenienza:

Pagine italianein Baviera 2008

www.pag-ital-baviera.deinfo: tel. 089 788126

sempre a portata di mano

indifferente paghiamo anche leconseguenze che questa scellera-ta politica ci riserva sotto l’aspet-to ambientale e della salute, con inostri bambini che si ammalano ditumore in numero molto maggio-re che negli altri Paesi europei.

Di tutto questo, però, non c’ètraccia in nessun TG o quotidiano.Anche nel 2008, sempre e solo PA-NEM ET CIRCENSES! (Franco Casadidio)

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Dati i gravi problemi ambientalidovuti all'utilizzo sempre crescentedelle fonti energetiche fossili (car-bone, petrolio e gas), si cerca diporre un particolare accento sull'im-portanza di uno sviluppo crescentedelle fonti energetiche nucleari. An-che in Italia si pensa alla costruzio-ne di centrali nucleari, non dandopiù alcuna importanza alla vittoriaantinucleare ottenuta con il referen-dum dell'8 novembre del 1987. Nonè un caso che l'Africa, che si consi-dera possegga circa il 20% delle ri-serve mondiali di uranio, sta susci-tando l'interesse di varie multinazio-nali del nucleare.

Cerco di esporre i gravi pericoliche una tale scelta comporta, utiliz-zando anche la mia diretta esperien-za, avendo lavorato per molti anniin questo campo. I reattori nuclearioggi in funzione e in fase di realiz-zazione nel mondo sono reattori ter-mici che utilizzano uranio 238 arric-chito al 3 - 4% con uranio 235 fis-sionabile. Nel reattore avviene unafissione nucleare attraverso una re-azione a catena, dove piccole parti-celle chiamate neutroni rompono gliatomi di uranio 235 producendo unforte calore che mette in funzioneuna turbina a vapore e di seguitoun alternatore per la produzione dienergia elettrica. In questa reazio-ne si formano grandi quantità di ri-fiuti radioattivi. In funzionamentonormale una centrale nucleare emet-te radioattività all'esterno in piccoledosi, che però possono ugualmenteprovocare gravi danni agli esseri vi-venti quando questi vi rimangonoesposti per lunghi periodi. Faccio quisolo un breve accenno ai reattoriveloci fortemente arricchiti in ura-nio 235 fino al 60% o plutonio 239.Sono reattori estremamente perico-losi e per questo per il momento èstato messo fuori servizio anchel'unico reattore veloce in funzione,

il Superfenex francese. È impossibi-le pensare di poter eliminare deltutto gli incidenti ai reattori – chepossono avvenire sopratutto perrottura di valvole o tubazioni dovescorre il refrigerante – e le conse-guenze possono essere catastrofi-che. Si pensi a Chernobil dove sicalcola che nell'arco di 70 anni dalladata dell'incidente si siano formatie si possano ancora formare più di1 milione di casi tumorali. Se il nu-mero dei reattori dovesse aumen-tare nelle prossime decine di annidi un fattore 10 o più, si avrebberomigliaia di reattori funzionanti conuna probabilità di un incidente gra-ve ogni 3-4 anni, secondo uno stu-dio del noto scienziato Rasmussendegli Stati Uniti. Naturalmente nonsi deve dimenticare che incidentimicidiali possano essere causati daattentati terroristici, guerre, ecc.

Un pericolo estremamente gra-ve e inevitabile è quello delle sco-rie, le quali possono mantenere altigradi di radioattività per decine edanche centinaia di migliaia di anni edevono quindi rimanere isolate dal-l'ambiente. Neanche depositandolein contenitori sotterranei si ottieneuna soluzione soddisfacente. Di con-seguenza aumentano di anno inanno i depositi provvisori di scoriee i trasporti, estremamente perico-losi, delle stesse da un Paese all'al-tro. Inoltre è sufficiente un terremo-to per liberare radioattività in dosicatastrofiche. Che eredità lasciamo

alle generazioni future?Vi sono poi in funzione stazioni

di riprocessamento delle scorie ra-dioattive, che emettono forti dosi diradioattività nelle zone circostanti,dove si registra un aumento note-vole delle leucemie (anche se nonsi parla apertamente di questecose), stazioni che possono estrar-re e mettere a disposizione pluto-nio radioattivo utilizzabile per la co-struzione di bombe atomiche. Quinasce il problema del forte legamenucleare civile-nucleare militare, percui un Paese con centrali nuclearipuò facilmente arrivare a costruirsiquesto tipo di armi. Inoltre la peri-colosità del nucleare civile, a segui-to di incidenti non solo casuali, madovuti a sabotaggi, come accenna-to precedentemente, e la forte mili-tarizzazione che il nucleare civilecomporta per ragioni di sicurezza,sono altri aspetti che mostrano lastretta parentela nucleare civile-nu-cleare militare.

Alcune considerazioni ora sui re-attori a fusione nucleare che per ilmomento sono solo in fase di stu-dio, dove la fusione avviene per col-lisione di nuclei di elementi a bassonumero atomico come il deuterioderivato dall'idrogeno. Si può avereuna fusione calda a temperature didecine di milioni di gradi, che peròcomporta la necessità di impianti didimensioni mastodontiche, forte in-quinamento termico, inquinamentonucleare dovuto alla produzione lo-cale di prodotti di fissione radioatti-vi ed inoltre rimane sempre forte ilcollegamento nucleare civile-nucle-are militare. Si parla anche di fusio-ne fredda, ma questa è ancora unsogno, per il momento, ed inoltrenon verrebbero per nulla risolti i pro-blemi di emissione di radioattivitàed il legame civile-militare.

Utilizzo dell’energia nucleare: una scelta di morte

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Si cerca di difendere la fusionedicendo che questa si genera nelsole e permette di inviarci una splen-dida energia. È verissimo, ma sulsole non vi sono esseri viventi, quin-di il problema dei pericoli della ra-dioattività non esiste e i raggi dienergia del sole che raggiungono laterra sono totalmente esenti da ogniforma di radioattività. Ci possiamoquindi chiedere: è compatibile conil diritto alla vita e alla pace l'utiliz-zo di tecnologie "inquinanti", anchein caso di funzionamento normale,e che comunque non sopportanomal funzionamenti e presuppongo-no un ambiente perfetto, dove nonsi verifichino terremoti, uragani,ecc., ed una società perfetta dovenon esistano rivalità tra gli Stati enon si programmino azioni terrori-stiche e guerre? Penso si possa ri-spondere a questa domando con unchiaro no.

Per fortuna abbiamo, se la vo-gliamo, una via d'uscita dai pericolidei combustibili fossili e nucleari, lavia delle fonti energetiche rinnova-bili, ossia solari dirette (termiche efotoelettriche) e indirette (acqua,vento, biomassa) con un loro utiliz-zo efficiente. Si tratta di fonti che,oltre ad essere pulite al cento percento, sono inesauribili finché esi-ste il sole, presenti in forma decen-tralizzata e sovrabbondanti in ogniPaese, per cui danno vera indipen-denza e sicurezza a tutti i popoli, alcontrario delle fonti fossili e nuclea-ri: inquinanti, nelle mani dei potentied in esaurimento. Ognuno di noidovrebbe proporsi di discutere infamiglia, tra amici e nei circoli chefrequenta queste problematiche per-ché le persone si informino semprepiù, diventino capaci di giudicareoggettivamente i fatti e nasca cosìla voglia di impegnarsi in comuneper incamminarsi in direzione dellavita. (Enrico Turrini)

In che misura i mediapiù affermati riescono amanipolare l’informazionee le opinioni della gente,in modo astuto e camuf-fato? In misura indubbia-mente decisiva, e sappia-mo bene quali frutti hadato in Italia. In Germa-nia, peraltro, il sistema deimass media pare più evo-luto e professionale, nelsenso che il giornalismodà (ancora) l’impressionedi essere piuttosto indi-pendente. Ciò pare vale-re quantomeno per leemittenti televisive e igiornali più seri. Anche inquesti ultimi, tuttavia, permanipolare i propri lettorie spettatori, e non ultimol’opinione pubblica, ven-gono impiegate astuzie sottili avolte difficilmente individuabili.

Per citare un esempio concre-to, il settimanale DER SPIEGEL,considerato fra i più seri e progres-sisti in Germania, nel numero 33dello scorso agosto – in piena sta-gione estiva, quella in cui si ha piùtempo per la lettura –, è stato in-farcito da due tipi di manipolazio-ne: una che intende portare fruttia lungo termine, ma sarà destina-ta a fallire per l’irreversibilità deltrend di cui più avanti, l’altra cheintende martellare inesorabilmen-te subito, dunque in stile “lavag-gio del cervello”. Il primo, che chia-meremmo “tentativo” di manipo-lazione, è individuabile nel servi-zio di copertina sul tema Internet.La domanda era: “La rete rendestupidi?”. La mia risposta è stataspontaneamente: «Uhm, e se fos-se invece DER SPIEGEL a far di-ventare stupidi...». Le 13 paginededicate al tema avevano un filorosso in comune: Internet rende-

rebbe gli utenti rimbambiti e adessa assuefatti, come una droga;sarebbe più che altro una perditadi tempo e farebbe diventare su-perficiale ogni discussione seria.Ciò equivale a dire che le antichechiacchiere di cortile, grazie a In-ternet, sarebbero ora una smisu-rata chat planetaria. A corredare iservizi non mancavano tre grafici,atti a documentare la crescita inar-restabile del numero degli utentidella rete e dei minuti che passa-no online: in Germania – statisti-che del 2008 – si è alla soglia del-l’ora per ogni utente con più di 14anni d’età. Peccato che accanto adessi non vi fosse anche il graficosulla diminuzione dei lettori deisettimanali cartacei, incluso DERSPEGEL, a certificare che sempremeno gente si affida alla cartastampata e alla TV per informarsiin modo corretto. E a ragione, per-ché la rete informa meglio e inmodo più diretto, senza filtri poli-tici né di qualsivoglia interesse

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finanziario. Basta inserire una pa-rola o una frase chiave in un mo-tore di ricerca per ricevere decinedi risultati. L’utente può confron-tare articoli da fonti diverse e pre-se di posizione contrastanti, veri-ficare di persona filmati originali efarsi un’opinione propria anche inbase a quelle di altri utenti. Il tut-to in blog, forum nonché siti videocome YouTube, senza pretese dibocca della verità, dato che quellaassoluta non esiste. Alla verità cisi può solo avvicinare: facendosiun’opinione propria sui fatti e te-nendo in considerazione le opinionidegli altri.

La seconda manipolazione suln. 33 di DER SPIEGEL, invece, èappunto quella più sottile che gliutenti Internet sono facilmente ingrado di evitare, grazie a confrontie ricerche. Non è un mistero cheil settimanale, da tempo, sia alli-neato sulla linea di destra dellaSPD tedesca, vale a dire quella deivari Schröder, Müntefering, Cle-ment, Stein...ambedue. A volte inmodo spudorato, ad esempioquando il giornale ironizza consarcasmo sui tentativi di governorosso-rosso-verde nell’Assia con la“tolleranza” – si badi bene, tolle-ranza esterna, non partecipazio-ne – di DIE LINKE. Nel numero inquestione si trattava invece di farpassare la “necessità” del nucle-are, al fine di riuscire a ridurre leemissioni di CO2 della metà entroil 2050. «Questo dovrebbero ca-pirlo anche i tedeschi», è la frase“storica” pubblicata dal settima-nale a fine articolo per bocca diNobuo Tamaka, capo dell’Agenziainternazionale per l’Energia: ilpersonaggio ideale per una presadi posizione “obiettiva”, penseràl’affezionato lettore di DER SPIE-GEL. Perché non provare a fareuna piccola ricerca in Internet,

tanto per informarsi su chi è No-buo Tanaka e sulla sua “carriera”?Quella della necessità del nuclea-re, è la più grande bugia che lelobby internazionali stanno cer-cando con ogni mezzo di far pas-sare per verità. Essendo piuttostoa corto di argomenti, ora gli è ca-pitata a fagiolo la riduzione delCO2: peccato che si dimentichinodi quanti altri modi infinitamentepiù sicuri e meno costosi ci sonoper ottenere lo stesso risultato.Capito perché si vuole demonizza-re la rete? Allora si può anche fareun’altra piccola ricerca sul social-democratico nuclearista Clement,per un bello schiarimento di ideeanche su di lui.

E subito dopo, come dessert,si può passare a http://lasinistralarcobaleno.splinder.com/post/17219680/, per un approfon-dimento molto serio e documen-tato sulla bugia del nucleare, conriferimenti e rimandi ad altre fonti.

Smascherare le manipolazioni,sia quelle grossolane che quelle sot-tili, diventa dunque sempre più fa-cile. Grazie a Internet, molto menoa DER SPIEGEL. Ecco perché, a mioparere, l’influsso – decisivo o meno– delle varie forme di manipolazio-ne mediatica non durerà più a lun-go, al massimo qualche anno. Franon molto sarà solo la rete univer-sale a garantire la democrazia e l’in-formazione di base, ci auguriamousufruibili e alimentate da tutti.(Claudio Paroli)

In fatto di moda hi tech laSolar Powered Necktie è l’ulti-ma novità. Messa a punto dai ri-cercatori dell’Università Stataledell’Iowa, la cravatta fotovoltai-ca è composta da piccole cellesolari che convertono la luce delsole in energia elettrica sufficien-te, ad esempio, a ricaricare labatteria del telefonino o del let-tore mp3.

L’inverter – 2,5 kg – è na-scosto in un pratico taschino sulretro.

(fonte: Cacao Quotidiano)

La cravatta a celle solari

CONTATTOedito da:Contatto Verein e.V.Bimestrale per laMissione CattolicaItaliana di Monaco

Lindwurmstr.14380337 MünchenTel. 089 / 7463060

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lavoro

Marco: sposato da poco, un figlioin arrivo, 38 anni di cui almeno 15passati da precario. Ormai dice di es-serci abituato: alle code nelle Agen-zie Interinali, a distribuire curriculum,alle rinunce, alle attese.

Ma quando hai vent’anni e genito-ri sempre pronti a coprirti le spalle lavivi in un modo, a quasi 40 e con unfiglio che sta per nascere è diverso.Tra qualche mese scadrà il suo con-tratto di lavoro, l’ennesimo, e l’azien-da dove è impiegato si è già preoccu-pata di non regalargli troppe illusioni.Così, molto probabilmente, si ritrove-rà senza lavoro proprio nei giorni incui verrà al mondo suo figlio, con tut-ti i cambiamenti, non ultimo econo-mici, che questo comporta. Nella zonad’Italia in cui vive, dice che non èmolto difficile trovare una nuova oc-cupazione, soprattutto se non si han-no molte esigenze bensì alti livelli disopportazione, ma il dover ricomin-ciare tutto da capo, con le paure, leansie e le incertezze che ogni cam-biamento porta con sé non è facile,soprattutto questa volta.

Questo è solo uno dei milioni di casidi persone che, pur avendo raggiuntoi 30 o addirittura i 40 anni, si ritrovanoancora a dover “saltare” da un postodi lavoro ad un altro. Come si può ren-dersi indipendenti a queste condizio-ni? Come si può creare una famiglia?

La tv molto spesso fa sembraretutto lontano e meno tragico di quel-lo che è, ma è quando poi si vivonosulla propria pelle che le cose cam-biano. Le statistiche ci propinano datiche dovrebbero sembrarci incorag-gianti, ma che analizzati a fondo sidimostrano solo delle grandissimeprese in giro, soprattutto verso chi fa,suo malgrado, parte di quelle statisti-che. I numeri dicono che il tasso didisoccupazione nel nostro Paese stadiminuendo. Il clima sul mondo dellavoro sembra tornare al sereno, male cose sono molto diverse da quello

che può sembrare a prima vista.Se si va ad analizzare nel detta-

glio si può vedere che degli oltre tre-centomila nuovi posti di lavoro distri-buiti negli ultimi mesi, più della metàsono costituiti da contratti a tempodeterminato. Contratti che prima odopo sono destinati a scadere e a la-sciare senza nulla, a volte nemmenola speranza, coloro che sfortunata-mente ci si trovano dentro. Solo perquesto si smette di essere precari?Per aver lavorato magari solo tre mesio poco più? Ma quanti sono gli italianiche oggi si ritrovano senza lavoro acausa di leggi definite da Beppe Gril-lo come “una moderna peste bubbo-nica che colpisce i lavoratori, speciein giovane età”.

Secondo studi dell’Istat il numerodovrebbe arrivare a circa un milione,se non addirittura superarlo, e in tut-to: tra collaboratori sottopagati, di-pendenti a termine ed occupati perbrevissimi periodi, il numero sale acirca 4 milioni. Un mondo che sem-bra crescere ogni giorno di più e conpiù rapidità. La gran parte di questomondo è composta da persone che icontratti a termine non li avevano dicerto scelti, ma che si sono trovatecostrette ad accettare occupazionianche per brevissimi periodi, con con-dizioni al limite della dignità umanapur di non rimanere senza lavoro eche, dopo mesi o anni di sopporta-zione, si ritrovano comunque senzalavoro e senza nessuna garanzia peril futuro.

La legge Biagi doveva inserire igiovani nel mondo del lavoro e al con-trario non ha fatto altro che trasfor-marli in merce di scambio: a bassoprezzo e senza nessun diritto.

Ma quali sono le ragioni di questaenorme diffusione dei contratti di que-sto tipo?

Il successo dei contratti a termineè solo in parte dovuta alla flessibilitàche possono assicurare alle imprese,

ma un altro elemento che ricopre si-curamente un peso determinante stanel fatto che questo tipo di contrattorisulta essere notevolmente più con-veniente, dal punto di vista economi-co, per le aziende che lo mettono inatto, a differenza di quelli che sareb-bero i costi per contratti a tempo in-determinato. Inoltre si sta anche alzan-do l’età media di persone con contrattia termine e se prima ci si attestava su25/30 anni ora si sta lentamente scivo-lando anche verso i 40/45, e il preca-riato sta diventando non più l’attesa diun “qualcosa di meglio”, ma una vera epropria situazione stabile, pur semprenella propria instabilità.

C’è chi afferma che quella del la-voro a “scadenza” sia solo una si-tuazione temporanea, ma quantepossibilità ci sono davvero, per chiha uno di questi contratti, di passareal livello successivo? Leggevo qual-che giorno fa che il tasso di conver-sione di occupazioni precarie versolavori stabili sta diventando semprepiù basso e il momento della stabi-lizzazione sempre più posticipato neltempo. Questo significa che c’è gen-te che si ritrova a lavorare per annipresso la stessa azienda senza potermai sapere quello che succederà l’an-no successivo. Inoltre non tutti i la-voratori sono sottoposti alle stessecondizioni ed esposti agli stessi ri-schi. Soprattutto le donne e gli over50 sono i soggetti più a rischio. Ledonne in particolar modo rimango-no in condizioni di precariato per

Una vi ta da precar io

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rinascita flash 5/2008 9

lavoro

periodi molto più lunghi rispetto aquelli degli uomini.

I lavoratori a tempo determinatonon hanno solo il problema del pro-babile mancato rinnovo del contrat-to, ma anche quello del trattamento,a volte ai limiti della schiavitù, che ri-cevono sul posto di lavoro. Essendoinfatti continuamente minacciati dal-la paura del “non rinnovo” sono difatto nella situazione di soli doveri enessun diritto. Ogni minima protestao richiesta di spiegazioni è considera-ta un pretesto per la cessazione delrapporto di lavoro e per loro può ri-sultare impossibile prendere iniziati-ve di qualsiasi genere; lo dimostra ilfatto che questi lavoratori non hannomai attuato, o quasi, forme di sciope-ro per chiedere un miglioramento dellapropria condizione lavorativa.

Sono noti ambienti di lavoro incui si vive col timore perfino direspirare e con la sola ed unicasperanza che questo possa servi-re a qualcosa, anche se moltospesso non serve nemmeno quel-lo, dato che alla fine sono sempree comunque i “capi” a decidere sulloro destino.

Beppe Grillo definisce il mondo delprecariato come: “Un universo infer-nale e allo stesso tempo surreale,comico. In cui tutto è permesso, tut-to è rovesciato”. Ecco alcuni estrattipresi dal libro “Schiavi moderni”, cu-rato dal suo Blog: uno spaccato delmondo del precariato visto dal di den-tro, visto da chi con quel problemadeve conviverci ogni giorno. “Nei call-center non si impara un mestiere. Nonsi costruisce il proprio futuro. Si aspet-ta una telefonata che permetta di gua-dagnare meno di un euro, e se la te-lefonata non arriva non si guadagna.Si sta lì, in attesa che il telefono squil-li. Oppure che qualcuno risponda, esi faccia convincere ad attivare linee,tariffe, a comprare prodotti, sottoscri-vere abbonamenti. Il futuro resta un

discorso ancora da affrontare. Ma nonoggi. Oggi bisogna chiamare. Vende-re. Capita talvolta, a taluni fortunati,di ricevere un vero stipendio. Una bu-sta paga. Che c’è per tre, quattro mesi.E poi chissà? E poi puoi restartene acasa perché il contratto è scaduto. Acercare lavoro, sperando di trovarel’impiego per il quale anni di studiosono stati investiti. E finire in un altrocall-center. Ho la fortuna di aver fi-nalmente trovato un impiego vero, mavedo mia moglie, e molti dei mieiamici arrancare fra una cornetta e l’al-tra. Si capisce questo quando si parladi precariato? Che non si tratta di cam-biare semplicemente lavoro ogni tan-

Da quando è subentrata lanuova coalizione di governo ognicosa è andata a posto come perincanto.

Gli inutili e dannosi allarmismi,con i quali il precedente governo ave-va pervicacemente tentato di smuo-vere le acque sull’annoso problema,sono stati rimossi chirurgicamente.Come? Semplice: facendoli spariredai titoli di giornali e telegiornali, dallescalette dei programmi di approfon-dimento e facendo in modo che pro-prio non se ne parlasse più. Non èmai stato difficile come in questo mo-mento, in Italia, trovare dati certisulla percentuale reale di disoccupa-zione. Una regola vige su tutte: se diuna cosa non se ne parla, non esi-ste. Tutto qui: semplice, efficace esoprattutto economico.

Il monopolio dell’informazione acui siamo sottoposti ed a cui ci sia-mo oramai abituati, inoltre, gestiscesapientemente le cose: provate a leg-gere i pochi dati che ancora si rie-scono ad ottenere e vedrete che noncollimano nemmeno lontanamente e,nella maggior parte dei casi, nonsono nemmeno confrontabili perchénon usano le stesse regole di compi-

lazione. Ci sono diversissime inter-pretazioni su: lavoro precario, tem-poraneo, a tempo determinato ecc.Una vera giungla che aumenta adismisura le variabili da verificare.Ergo? Ognuno “si piange il propriosanto”. L’italiano medio non credepiù nemmeno lontanamente chepartecipare ad un qualsivoglia con-corso (da “Veline” a “4 posti nellaGuardia di Finanza”) senza averealle spalle “qualcuno che conta”possa veramente portare ad otte-nere un posto di lavoro, quindi siregola di conseguenza. Se non co-nosce nessuno personalmente “vada qualcuno che pensa conoscaqualcuno” e si fa introdurre (di re-gola con una cena in un ristorantedove non ha mai osato mettere pie-de per via dei prezzi). Poi, al mo-mento giusto, promette di tutto:voti, viaggi “tutto pagato”, sacrificiumani, doni in natura. Il politico“che conta” ascolta impassibile e unpo’ contrariato fino a quando nonarriva la proposta che lo soddisfa.A quel punto acconsente con unleggero movimento del capo e por-ge la mano destra per il baciamanod’uopo. (Lucio Rossi)

to, ma di lavorare spesso praticamen-te gratis, chiusi in cubicoli alienantiinnanzi a un pc?”. “Trentanove anni,laureata in Cinese e Hindi all’IstitutoOrientale di Napoli. Assistente didat-tico presso lo stesso istituto, con unbel co.co.co finito in gloria. Giornali-sta professionista dal ‘96 con soli con-tratti a tempo determinato. Attual-mente con co.co.pro. a 1000 euro almese. Un figlio. Il mio compagno èingegnere informatico, disoccupato elavora in un call-center per 70 cente-simi a chiamata. Ce ne freghiamo eandiamo avanti uguale, perché nes-suno ci può rubare i sogni: aspettia-mo un bambino!”. (Rita Casali)

Il problema della disoccupazione in Italia? Non esiste più

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10 rinascita flash 5/2008

Europa

Da un po’ di tempo a questaparte l’Europa sta ricoprendo unruolo di sempre maggior rilievo nonsolo sul piano politico, sociale e cul-turale, ma sempre più anche suquello militare. In modo particola-re dopo la caduta del muro di Ber-lino è iniziato un processo di raf-forzamento europeo, di cui l’espan-sione a est dell’Unione Europea edella Nato, nonché sul piano ideo-logico il rinato revisionismo stori-co, sono elementi portanti. Men-tre in passato l’UE era molto piùsuccube degli interessi americani,oggi si sta sempre più emancipan-do da questa dipendenza. Un pri-mo passo in questa direzione è sta-to compiuto nel 1999 con la deci-sione del consiglio Europeo di co-stituire una unità militare europeaautonoma. In quell’occasione ven-ne firmata una risoluzione a favo-re di truppe di pronto interventodi 60.000 militari disposte ad in-tervenire in ogni parte del mondo.Calcolando il principio di rotazio-ne, il loro numero arriva fino a180.000. Le truppe possono inter-venire entro 60 giorni nel raggio di4.000 chilometri da Bruxell. Taleunità militare è del tutto autono-ma e non dipende quindi né dallaNato né dagli USA. Per la primavolta dunque l’UE si è emancipatadall’America non solo sul pianoeconomico bensì anche su quellomilitare.

A partire dal 2000 sono statecreate altrettante istituzioni: un co-mando militare, un comitato poli-tico e uno di difesa. Le prima mis-sioni nell’ambito della nuova poli-tica militare dell’UE hanno avutoluogo nel 2003 in Macedonia e inCongo. Sono seguiti negli anni suc-cessivi interventi in Bosnia, Ciad,Guinea-Bissau e Kosovo. Nel 2004si sono aggiunte al contingente

esistente nuove unità flessibili, cia-scuna di 1.500 militari, in grado diintervenire nel giro di pochi giorni,anche senza mandato dell’ONU.

Quali interessi persegue a que-sto punto la nuova linea militare?Uno dei motivi principali va indivi-duato nella difesa militare dell’ordi-ne economico neo-liberista interna-zionale. L’UE a livello di scambi com-

merciali ha già superato gli USA, edè quindi particolarmente interessa-ta a proteggere il nuovo ordine mon-diale. Nel 2005 la Commissione Eu-ropea ha elaborato una nuova stra-

tegia, sotto il nome “Global Europe”,che si prefigge di conquistare inmodo aggressivo nuovi mercati intutto il mondo. L’UE accetta con in-differenza che sempre maggiori stratidi popolazione nel mondo si impo-

veriscano, benché la stessa BancaMondiale riconosca che la povertàè una delle cause principali dei con-flitti armati. L’Occidente avrebbe lascelta fra il cambiamento di politi-ca e l’aiuto ai Paesi in via di svilup-po, da un lato, e dall’altro l’inter-vento militare al fine di manteneresotto controllo la situazione.

La risposta di Robert Cooper,consulente di Javier Solana, a que-sto proposito è molto esplicita: pro-pone infatti una strategia di “im-perialismo liberale”. L’imperialismopostmoderno, a suo avviso, assu-me due forme: 1) l’imperialismovolontario dell’economia globale;2) quello militare per affrontare erisolvere i conflitti causati dal si-stema produttivo neoliberista equindi la penalizzazione di chi noncondivide l’entusiasmo per il nuo-vo ordine mondiale. Così Cooper:“Fra di noi lavoriamo sulla base del-le leggi e degli accordi sulla sicu-rezza. Ma se abbiamo a che farecon Stati retrogradi, dobbiamo tor-nare ai metodi rudi passati. Vio-lenza, attacchi preventivi e tutto ciòche si rende necessario per chi èrimasto nel diciannovesimo seco-lo. Fra di noi seguiamo la legge,nella giungla seguiamo la leggedella giungla”.

Un ulteriore obiettivo della mi-litarizzazione è di assicurare il li-bero accesso a risorse vitali, in par-ticolare il petrolio, se necessariocon la forza. Questo aspetto è con-tenuto esplicitamente nel Docu-mento di Difesa Europeo. Per assi-curare la “sopravvivenza economi-ca” è indispensabile un interventomilitare definito come “esportazio-ne di stabilità a difesa delle viecommerciali e del flusso di mate-rie prime”. Tutti i punti sulla mili-tarizzazione sono stati ripresi dalcontratto di Lisbona. Il contratto

Il nuovo volto dell’Europa fra neoliberismo e militarizzazione

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Europa

estende ulteriormente i compitidell’UE: “Interventi in zone di cri-si”, “Stabilizzazione in seguito aconflitti”, “Sostegno a Stati terzinella lotta contro il terrorismo”. Ildocumento inoltre vincola gli Statimembri ad aumentare le loro spe-se militari. Prevede per la primavolta un budget europeo per le spe-se militari – cosa che il contrattodi Nizza aveva ancora vietato.

Su tutto ciò il parlamento euro-peo non ha alcun controllo. Gli in-terventi militari vengono decisi daicapi di governo, il parlamento hasolo il diritto di venire informatoed essere sentito. Allo stesso modo

“Le recenti esternazioni del mi-nistro La Russa e del sindaco Ale-manno, entrambi tese a relativiz-zare la natura autoritaria e crimi-nale del fascismo, sono dichiara-zioni gravissime che, di fatto, sicollocano al di fuori dell’arco co-stituzionale. Così come da un latola giusta e legittima pietà per tuttii morti non può portare a parifica-re chi da vivo combatteva per ilmantenimento di un regime totali-tario e chi invece vi si opponevaper ridare al paese libertà e de-mocrazia, così dall’altro è sempli-cemente ridicolo tentare di distin-guere il regime dai crimini di cui siè macchiato con l’emanazione delleleggi razziali”. Queste le dichiara-zioni di Maurizio Chiocchetti, re-sponsabile del PD per gli italianiall’estero, che commenta così le di-chiarazioni del Ministro della Dife-sa e del sindaco di Roma.

Per Chiocchetti, “affermazionicome queste sono la triste provache all’interno del centrodestra ita-

liano vi sono ancora importantiesponenti che non hanno ancoracolto il senso della lotta di libera-zione, che ha portato all’afferma-zione della Repubblica basata sul-la democrazia, la libertà e l’invio-labilità della dignità degli individui.Questo rende ancora molto diffici-le parlare di una memoria condivi-sa e di un sano patriottismo costi-tuzionale, cosa che invece è lar-

Dopo le dichiarazioni del ministro La Russa e del sindacoAlemanno

Ogni martedìdalle 15.45 alle 18

ed ogni venerdì dalle 9.45alle 12 è aperta

la biblioteca dellaMissione Cattolica Italiana

(Lindwurmstr. 143,tel. 089/74 63 060).la corte di giustizia europea non

ha nessuna influenza sulle deci-sioni prese. Il contratto di Lisbo-na rende quindi possibile la rea-lizzazione completa dei piani edelle strategie militari. Per que-sto dietro alla retorica del mag-gior benessere, della democraziae del progresso vanno riconosciutii veri intenti di dominio politico,culturale e all’occorrenza milita-re che questo progetto si propo-ne. (Norma Mattarei)(Fonte dati, citazioni e altri riferi-menti: „Sozialistische Zeitung”n.9, settembre 2008)

gamente acquisita in tutti i paesidel mondo occidentale”.

“Queste dichiarazioni – affermaancora l’esponente Pd – avvalora-no purtroppo lo sconcerto e le for-ti preoccupazioni che si sono dif-fuse all’estero dopo i saluti roma-ni visti al Campidoglio dopo l’ele-zione di Alemanno e le scritte conslogan fascisti che sempre più fre-quentemente spuntano sui muri diRoma. Ne esce fuori un’immaginecupa del nostro paese, dove valoriquali la memoria, la libertà e la de-mocrazia non riescono ancora adessere un patrimonio profonda-mente condiviso da tutti indipen-dentemente dalle appartenenzepolitiche”. (aise)

Volete sapernedi più su

rinascita e.V.?visitate il nostro sito

www.rinascita.de

oppure telefonate al:089/36 75 84

Maurizio Chiocchetti

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12 rinascita flash 5/2008

Monaco di Baviera

Monaco di Baviera non è piùuna ragazzina, ma considerando-la dalla prospettiva delle città del-la Magna Grecia od italiche, nem-meno una vecchia signora. Unabella quarantenne, insomma, af-fascinante e piena di vita, con unpassato interessante ed un futu-ro radioso, a metà strada tra ilprovincialismo arcadico della ver-deggiante Baviera e la freneticavita high-tech della Siemens odella BMW.

Benché si dica sempre che sianata nel 1158, anno in cui venne,per la prima volta, citata in un do-cumento ufficiale come Villa Mu-nichen, la nostra bella quaranten-ne tende a nascondersi gli anni,proprio come una vera diva. Giàprima di questa data, infatti, unpiccolo gruppo di monaci vivevasulla cima del “Petersbergl”.

Nel 1158 il duca di Baviera eSassonia, Enrico il Leone, fece eri-gere un ponte sull’Isar, nelle im-mediate vicinanze del conventodei monaci, l ’odierno Ludwig-sbrücke, dopo aver distrutto l’al-tro ponte più a nord, a Ober-föhring, che era stato eretto gra-zie alla volontà del vescovo diFreising.

Il ponte diede la possibilità dicommerciare il sale, l’oro bianco,che proveniva dalla zona di Sali-sburgo verso Augusta. Questo resepossibile alla città ricevere dall’Im-peratore Barbarossa il diritto dibattere moneta, avere un mercatoed anche una dogana, così comedi esigere il pagamento della tas-sa di utilizzo del ponte sull’Isar.

Era nata una città.Nel 1175 furono costruite le pri-

me mura difensive e nel 1255, dopoche Monaco e la Baviera erano di-venute terre dei Wittelsbach, la no-stra città divenne Residenza duca-

le. Da questo momento in poi, la vitadella cara signora, allora ancora unabambina, divenne frenetica. Comin-ciò a crescere in modo tale che piùvolte dovettero essere ampliate lemura. Accadde la prima volta nel1328, quando divenne Residenzaimperiale di Ludovico di Baviera, daallora i colori della bella ragazza di-vennero quelli dell’impero, l’oro edil nero. Accadde di nuovo, quandoalla fine del quattordicesimo seco-lo, la residenza fu spostata dalla

corte vecchia (alter Hof) nella Nuo-va Residenza appena costruita aimargini della città. Nel 1445, inol-tre, per proteggere la bella giovin-cella dall’attacco degli ussiti, fu co-struita una cerchia muraria che raf-forzava la preesistente. Alcuni annidopo, nel 1468, fu posta la primapietra della “Frauenkirche” (la chie-sa di Nostra Signora), la cui costru-zione durò solo vent’anni.

Nel periodo tardo gotico la no-stra giovane donna visse un momen-to molto fiorente. Nel 1506, diven-ne la capitale della Baviera e l’in-flusso della dinastia Wittelbach sifece sempre più forte. Monaco fu,

così, sia un centro del Rinascimen-to, sia della controriforma.

Un anno veramente mitico, però,fu per questa bella donna il 1589,anno in cui fu fondata ed aperta la“Hofbräuhaus”. Nel 1623, Monacodivenne residenza del principe elet-tore e, poco dopo, nel 1632 dovettesubire l’assedio degli svedesi. Ma iguai della bella giovane signora era-no ben lontani da essere finiti. Di lì apoco giunse la peste che uccise unterzo della popolazione. Grazie allafine della guerra dei trent’anni, nel1648, la giovane donna, però, si ri-prese in fretta e si lasciò ammaliareed ingioiellare dal barocco italiano.

Un nuovo periodo florido e cul-turalmente avanzato, fu vissuto daMonaco grazie a Massimiliano IIIche fondò nel 1759 l’Accademia Ba-varese della Scienza. Nel 1789 fupianificato il giardino inglese (Engli-scher Garten) da Benjamin Thomp-son, un americano, noto come GrafRumford.

Nonostante Monaco fosse cittàimperiale già dal 1328, solo a parti-re dal diciottesimo secolo, cominciòa prendere le sembianze di unagrande città. La sua crescita fu ac-celerata, allorquando, nel 1806, di-venne capitale del napoleonico re-gno di Baviera. Fu, però, sotto ilregno di Ludovico I che Monaco di-venne una famosa città d’arte, gra-zie all’opera di Leo von Klenze e Frie-drich von Gärtner. Crescita artisticache continuò grazie a suo figlio Ma-ximilian II, che inaugurò lo “stileMaximilian” che ancora caratterizza,tra l’altro, la Maximilianstrasse. Nelperiodo di reggenza di suo fratello,Leopoldo, la nostra signora si arric-chì economicamente e culturalmen-te. Fu costruita la Prinzregenten-strasse e il Prinzregententheater.

All’alba del nuovo secolo, la zonadi Schwabing diventa il quartiere

Monaco, capitale dell’arcadica Baviera,metropoli europea del futuro, ha compiuto 850 anni

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rinascita flash 5/2008 13

Monaco di Baviera

segue a pag. 14

degli artisti, luogo prescelto da scrit-tori, pittori, musicisti.

La nostra bella donna fu impre-ziosita dall’ornamento dello Jugen-dstil e nel 1911 diede i natali al grup-po artistico “der Blauer Reiter”. Poi,però, arrivò la prima guerra mon-diale. Nonostante i bombardamentidei francesi, subì pochi danni. Nel1918 i comunisti presero il potere efondarono la Repubblica Sovietica diMonaco (Münchner Räterepublik),che fu rovesciata nel 1919. Gli annisuccessivi furono bui e pericolosi. Lacittà divenne l’incubatrice delle atti-vità del movimento nazionalsociali-sta. Proprio qui, infatti, nel 1923Adolf Hitler tentò il “Beer Hall Put-sch”, per far cadere la Repubblica diWeimer. Questa rivolta fallì. Hitler

fu arrestato, ed il neonato partitonazista fu messo al bando. Monaco,però, ne divenne comunque unadelle roccaforti e, quando, nel 1933,Hitler prese il potere la definì “lacapitale del movimento” (Hauptsta-dt der Bewegung). Divenne il quar-

tier generale del NSDAP, ma fu an-che teatro, nel 1939, del fallito ten-tativo di assassinio del dittatore daparte di Georg Elser .

La bella signora, al contempo,però, diede anche i natali alla “rosabianca” (“Die weiße Rose”), il grup-po di resistenza al nazismo, fonda-to da studenti e professori universi-tari. Il gruppo, attivo dal 1942, fudistrutto dall’arresto e dall’uccisio-ne dei componenti, nel febbraio del1943, dopo che i fratelli Hans eSophie Scholl furono arrestati, poi-ché avevano distribuito volantinisovversivi contro il partito nazista.

La città fu bombardata ed in granparte distrutta durante la secondaguerra mondiale e fu ricostruita ve-locemente a partire dal 1945.

Nel 1972 la bella signora ospitòla ventesima edizione delle Olimpi-adi, purtroppo divenuta tristemen-te famosa per l’assassinio di alcuniatleti israeliti da parte di terroristipalestinesi, poi uccisi dalle forze spe-ciali tedesche che intervennero.

Nel 1974 ospitò alcune partite deiMondiali di Calcio, così come nel2006. Nel 1992 fu aperto il nuovoaereoporto Franz Josef Strauß, chesostituì il vecchio Münchner-Riem,dove oggi sorgono gli edifici per lefiere commerciali ed il Parco di Riem,che ha ospitato, nel 2005, la BUGA,mostra floreale internazionale.

Fin qui la storia della nostra af-fascinante signora. Come appare,però, questa città agli occhi di chiqui è nato e qui vive? Come vede

oggi questa città un “verace bava-rese”? Egli la descrive così.

Monaco è divenuta una verametropoli con i giochi olimpici, gra-zie alla costruzione della metropoli-tana, da cui è dipesa, poi, la crea-zione della zona pedonale. In talmodo si è modernizzato un villag-gio, rendendolo una città moderna.Questo villaggio, però, aveva, finoad allora, ancora mantenuto intattala propria identità che, con questaoperazione di ammodernamento, èandata in parte perduta.

Agli occhi di chi ha visto anco-ra i danni della seconda guerramondiale, i giochi olimpici sonoapparsi come l’occasione di farscomparire per sempre tale incu-bo. Con le Olimpiadi è sembrataanche iniziare la multiculturalitàdella città, poiché essa si è aper-ta ai nuovi influssi culturali. I gio-chi olimpici hanno, inoltre, dona-to a Monaco anche il monumentoarchitettonico più significativo delventesimo secolo, ovvero lo sta-dio olimpico. Ludovico I ha avutola forza di rendere Monaco archi-tettonicamente una città, le Olim-piadi, di contro, l’hanno resa unametropoli.

Da circa dodici, quindici annila città ha iniziato, però, a perde-re la propria faccia, seguendo unacorrente che segna anche altremetropoli internazionali. Le pro-prie caratteristiche autoctonesono divenute solo un decoro,un’attrazione per i turisti.

Lo stesso dicasi per il dialetto.Circa quaranta anni fa, durante lelezioni scolastiche non era conve-niente parlare bavarese. Oggi ildialetto rivive una rinascita, peròsoltanto come un’esca commer-ciale. Purtroppo il dialetto, comelingua parlata, rimane un relitto

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14 rinascita flash 5/2008

scuola

da pag. 13

per gli anziani e per i linguisti.L’attrazione di Monaco è au-

mentata con l’arrivo di nuovi cit-tadini dalle altre zone della Ger-mania e dal resto del mondo. Contale ondata migratoria la città siè aperta. Nonostante ciò, tantierano i pregiudizi nei confrontidei nuovi arrivati, poiché i mo-nacensi non erano abituati ad af-

frontare degli stranieri, che nonfossero dei turisti.

A Monaco non sembra esiste-re una convincente forma di mul-ticulturalità. In fondo è rimastanell’animo dei monacensi la spe-ranza che gli stranieri un giornotornino indietro nelle loro patried’origine. L’annosa questione del-la moschea rende evidente esat-tamente tale problematica. Poi-ché la multiculturalità non è sog-getta né a regole fisse, né a de-finizioni già stabilite, ognuno sicrea il proprio punto di vista,adattato alla propria comodità.Tale atteggiamento non sfioraunicamente i singoli individui,quanto piuttosto anche la politi-ca ed i mass media.

La speranza è che, grazie adun qualche avvenimento ancoraignoto, Monaco divenga prestouna città nella quale tutte le per-sone, di qualunque nazionalitàesse siano, possano essere accol-te e possano vivere sentendosi acasa. (Marinella Vicinanza Ott,Hans Wiedemann)

Clara (nome cambiato permotivi di privacy) ce l’ha fatta. Ènata con un problema fisico pi-uttosto grave, una forma di idro-cefalite che le causava problemidi deambulazione. Le cure cheha dovuto subire le arrecavanoinoltre ritardi intellettivi, che leicomunque, con tutte le sue ener-gie, cercava di compensare. Claraha avuto fortuna nella sfortunaperché è nata in Toscana e all’etàdi 6 anni è stata inserita nella clas-se regolare della scuola element-are del suo paese come prevede ilsistema scolastico italiano. Conl’appoggio di un insegnante di sos-tegno e con il suo determinato de-siderio di non sentirsi esclusa è ri-uscita a concludere il suo percorsoscolastico con la maturità. Claraoggi è una ragazza normale, la scu-ola le ha permesso di recuperarelo svantaggio iniziale e di inserirsinella società al pari dei suoi coe-tanei. Cosa sarebbe stato di lei se,invece, fosse stata scolarizzata inuna scuola speciale? È una dom-anda a cui non è facile dare rispos-ta come a tutti i “se” che spesso ciponiamo. Certo è soltanto il risul-tato, il presente, e questo non las-cia dubbi sulla validità della didat-tica inclusiva che ha ispirato le va-rie riforme scolastiche avviate inItalia dagli anni ’60.

Durante la mia attività nellaCommissione Scuola del Comites diMonaco ho incontrato vari casi diragazzi avviati nelle cosiddette För-derschulen (scuole differenziali,ndr) e quello che ho potuto verifi-care di persona è che il promesso“recupero” non si è mai pratica-mente verificato. È difficile valuta-re a posteriori le diagnosi che sonostate fatte al momento in cui è sta-ta presa questa decisione, certo èche, oltre al mancato risultato in

termini formativi, si sono aggiuntiproblemi psicologici di frustrazio-ne e demotivazione che hanno resoancora più difficile l’integrazionesociale.

Due diverse filosofie pedago-giche stanno alla base di tali sceltedi politica scolastica. In ambedue icasi non mancano i problemi e suquesto è necessario riflettere. Nel-la prima, infatti, la volontà integra-tiva è tale che rischia di andare ascapito del merito, nella secondasi premiano i migliori a scapito dicoloro che non presentano findall’inizio indizi di un inequivocabi-le talento scolastico. In Italia sistanno studiando attualmente cor-rettivi che possano compensare talisvantaggi come ad esempio premispeciali per studenti che dimostra-no una particolare attitudine allostudio. Potrebbero essere buoneiniziative se fossero appoggiate dauna politica culturale che ponesseal centro della società il valore dellostudio, della lettura e dell’impegno,cosa che purtroppo non si vede.Quello che invece il nuovo governoper mano del ministro incaricato,Maria Stella Gelmini, sta mettendoin atto è uno sconsiderato attaccoalla scuola pubblica e ai suoi inseg-nanti che vuole nascondere, dietrouna pseudostrategia della qualitàe delle valutazioni, il vero obiettivoche è quello del risparmio e deltaglio dei fondi alle istituzioni sco-lastiche.

D’altra parte in Germania, o

Una scuola per tuttiItalia e Baviera: una giornata di scambio e confronto fra duefilosofie didattiche

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scuola

almeno in alcuni Länder, si stannosperimentando varie proposte di ri-forma del sistema in grado di cor-reggere le disfunzioni di quel “se-paratismo” che lo caratterizza. Sista, cioè, prendendo atto che unaselezione precoce rischia di bloc-care delle potenzialità importantiin personalità che si trovano anco-ra nella delicata fase dello svilup-po. In particolare ci si sta renden-do conto, con dati alla mano, cheun tale sistema penalizza grave-mente le classi sociali meno abbi-enti e gli immigrati rendendo loromolto difficile quell’ascesa socialeche la democrazia dovrebbe ga-rantire ad ognuno.

Resta il timore, ed è compren-sibile, che una riforma radicale pos-sa smantellare quel ginnasio equell’università di qualità di cui, piùo meno a ragione, si va orgogliosida più di un secolo. I famosi PISA-Studien sono stati uno choc in Ger-mania (e solo in Germania) pro-prio perché hanno incrinato unmito ritenuto incrollabile.

Tesi e antitesi di due approccipedagogici radicalmente diversi. Èpossibile una sintesi? È possibileuna scuola che accolga tutti? È pos-sibile una scuola democratica diqualità?

Il Comites di Monaco di Bavie-ra invita tutti coloro che su questedomande vogliono riflettere a par-tecipare alla Giornata di Lavoro daltitolo: “Didattica integrativa e sis-temi scolastici a confronto” che siterrà in data 22 novembre 2008nella sede dell’Istituto Italiano diCultura, Hermann-Schmid-Str. 8.

La giornata avrà inizio alle ore9.00 e si protrarrà fino alle ore17.00. Durante la mattinata parler-anno gli esperti invitati, mentre nelpomeriggio i partecipanti potran-no approfondire le tematiche pres-celte nei laboratori allestiti su spe-

cifici aspetti dell’integrazione sco-lastica quali la formazione degli in-segnanti, il ruolo delle famiglie, ladislessia, il bilinguismo, i superdo-tati (Hochbegabte) e i test di intel-ligenza, la pedagogia precoce.

La giornata di lavoro è aperta alcontributo e alla partecipazione de-gli insegnanti dei vari gradi scolas-tici della scuola bavarese e italiana,degli operatori dei Kindergarten edelle famiglie. (Miranda Alberti)

Il comitato organizzatore dellaGiornata di lavoro confida in unavasta partecipazione.

Per informazioni rivolgersi al Comi-tes: lunedì e giovedì dalle 18.00 alle21.00 tel. (089) 721 31 90 [email protected]

Impressum:

Inhaber und Verleger:rinascita e.V. Hollandstr. 2,80805 München,Tel. 089/36 75 84,e-mail: [email protected]

Verantwortlicher Redakteur undAnzeigeverantwortliche:S. Cartacci, Hollandstr. 2,80805 München

Druck: FM-Kopierbar GmbH,Kaulbachstr. 41, 80539 MünchenPhoto: A. Coppola, M. Vicinan-za-Ott, C. Paroli, H. Wiede-mann.

Druckauflage 5/2008: 400

rinascita e.V.,Kt. Nr. 616318805BLZ 70010080Postbank NL München

I was not afraid of the wordsof the violent, but of the

silence of the honest

Ich hatte keine Angst vor denWorten der Gewalttätigen,

sondern vor dem Schweigender Ehrenwerten

Non avevo paura delle paroledei violenti, ma del silenzio

degli onesti

Martin Luther King

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rinascita flash?

Contattate la redazione,Tel. 089 36 75 84

e-mail: [email protected]

The mediocre teacher tells.The good teacher explains.

The superior teacherdemonstrates. The great

teacher inspires

Der mittelmäßige Lehrer sagtes, der gute Lehrer erklärt es,der überragende Lehrer zeigtes und der außergewöhnliche

Lehrer inspiriert

Un insegnante mediocre parla.Un bravo insegnante spiega.

Un ottimo insegnantedimostra. Un grande

insegnante ispira

William Arthur Ward

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scuola

Mentre in Francia si sperimentala settimana “cortissima” (solo 4giorni a scuola, a casa il mercoledìe il sabato), una delle grandi “am-malate” della società italiana, lascuola, trova sorprendentementeuna cura per risollevarla dai suoiguai, e per di più si tratta di unacura “all’antica”. E speriamo che fun-zioni. Il 28 agosto scorso,infatti, il governo-Berlusco-ni ha approvato il decretolegge voluto dal ministrodell’Istruzione, Maria StellaGelmini: una proposta di-ventata legge che, comevedremo, si concentra piùsull’immagine e sulla formache sulla sostanza dellascuola italiana del Terzo Mil-lennio. Nonostante la suagiovane età (appena 34anni), il ministro pare pro-prio rifarsi agli antichi dettipopolari, secondo cui i rime-di della nonna sono quelliche funzionano meglio. Ed ecco quil’elenco delle “rivoluzionarie” novi-tà introdotte a partire già da questoanno scolastico:

- introduzione degli esami diammissione a settembre per chideve recuperare crediti (non asso-migliano molto ai famigerati esamidi riparazione? È cambiato giusto ilnome), con conseguente sposta-mento in avanti dell’inizio dell’annoscolastico;

- bocciatura inappellabile in casodi voto 5 (e non più 7) in condotta;

- i voti saranno espressi in voti,ma affiancati dai giudizi, esplicatividel risultato conseguito;

- possibilità di sospensione peroltre 15 giorni e denuncia in caso diviolenze, minacce, ingiurie, percos-se, reati sessuali, incendio, allaga-

mento, danneggiamento, vandali-smo;

- reintroduzione del grembiuleper tutti (almeno nelle scuole pri-marie, come adesso si chiamano leelementari);

- il ritorno nelle scuole elemen-tari al maestro unico (a partire del-l’anno scolastico 2009/2010);

- inserimento nel programma di-dattico di una nuova materia, “Cit-tadinanza e Costituzione”, 33 ore al-l’anno (3 ore e mezzo al mese!) dieducazione civica, ambientale, e so-prattutto stradale (importante, vistii numerosi incidenti che coinvolgo-no minorenni);

- distribuzione di 2 milioni e mez-zo di tessere “Io Studio”, una cartadello studente riservata alle scuolemedie superiori, per visitare gratisle aree archeologiche e per ottene-re sconti per autobus, cinema e te-atri;

- volontà di contenere il caro-li-bri, e consentire la riedizione deitesti scolastici solo se veramente ne-cessario, con un periodo di almeno5 anni nel quale i libri non possonoessere cambiati.

All’orizzonte, poi, si sussurrapure di una nuova riforma dell’esa-me di maturità, ma di questo se neriparlerà la prossima estate.

Basta, non c’è altro, fine delle“rivoluzionarie” novità.

Non vi viene da domandarvi: maal Ministero dell’Istruzione non han-no niente di più serio a cui pensa-

re?Il pensiero ci sfiora, ec-

come: a parte la legittimainiziativa di monitorare ilprezzo dei libri di testo, que-sta nuova legge sembraun’eccellente opera dimarketing, una bella verni-ciata fresca di immagine, maequivale a zero virgola zerodal punto di vista della so-stanza. E, infatti, i giornalici sono andati a nozze, but-tandosi a capofitto sulla suc-cosa storia del ritorno delgrembiule: nero con il fioc-co azzurro per i maschietti,

bianco con il fiocco rosa per le fem-minucce. Ci manca solo che vengareintrodotta l’entrata differenziata,come nelle scuole del Ventennio...

Però bisogna confessare che ilgrembiule ha fatto breccia: la deci-sione finale spetterà ad ogni singo-lo preside, ma già sono piovute di-chiarazioni entusiastiche, da partedi tutte le parti coinvolte (all’infuoridegli studenti), dagli insegnanti aglistessi genitori. La roboante frased’ordinanza è: “Il grembiule è unelemento di ordine e di eguaglian-za”. Eviterebbe, infatti, gli impietosiconfronti tra i pullover di cachemiredei ricchi rampolli dell’alta società egli scialbi maglioni del mercato in-dossati dai figli degli operai. L’idea,di per sé, non sarebbe neanchemale, anzi. Ma senza darle troppo

La scuola, ritorno al passatoIl governo italiano prova a modernizzare la scuola con una serie di provvedimenti che, in realtà,profumano di antico: dal grembiule al voto in condotta. Ma i veri problemi sono altri, a cominciaredagli insegnanti precari e dal caro-libri

1957-1958 Scuola Elementare Sciara

paol

ocas

on.it

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costume

peso, troppa importanza. È mai pos-sibile consegnare ad un grembiuleil ruolo di portabandiera della lottadi classe?

A parte il fatto che certe “mai-son” della moda si sono già mes-se all’opera per disegnare grem-biuli trendy e griffati, e che forsepresto avremo persino i grembiulicon lo sponsor, come le magliettedei calciatori.

Il grembiule e il voto in condottasembrano la panacea per tutti i malidella scuola. Per qualcun altro otti-mista di professione, leggi il Presi-dente del Consiglio, è addirittura “ larisposta al bullismo imperante”,quello fatto a suon di maleducazio-ne, violenza e riprese con il video-fonino. Come se il grembiule ci ren-desse tutti più buoni e più angelici.A proposito: ma chi lo indosseràquesto benedetto grembiule? Glialunni delle scuole elementari? Iragazzi delle scuole medie? O i quasimaggiorenni delle scuole superiori?Ma dai: ve lo vedete un diciasset-tenne con il grembiule? Qualcuno,più ottimista, dice che non sarebbemale rendere obbligatoria la divisascolastica tipo college inglese oamericano, magari anche con il di-stintivo della scuola: bella idea, maben oltre le nostre modeste possi-bilità all’italiana. Un conto è indos-sare la divisa frequentando un col-lege modello come Eton (in Inghil-terra), un conto è mettersela fre-quentando un anonimo palazzo dicemento grigio, con il muro scrosta-to e il riscaldamento che non va,intestato ad Alessandro Manzoni(con tutto il nostro rispetto per Ales-sandro Manzoni, s’intende).

Insomma, in parole povere: sot-to il grembiule, niente!

O, per meglio dire: il grembiule,qualcosa, lo nasconde davvero. Se-condo i sindacati, con il decreto leg-ge 112, approvato già il 25 giugno

scorso, in tre anni - a partire dal-l’anno scolastico 2009/2010 - saran-no tagliati 70 mila posti di docenti ealtri 43 mila per assistenti, impie-gati amministrativi, tecnici, ausiliarie pure per i bidelli. L’esercito dellascuola è destinato ad assottigliarsi,definitivamente. Ma con quali con-seguenze? Riportiamo ancora quan-do catastroficamente prevedono isindacati (molto battaglieri, soprat-tutto quelli autonomi):

- gli insegnanti precari sarannosempre di meno, sempre più preca-ri e sempre più demotivati;

- i professori saranno nominatiancor più in ritardo rispetto ad ora;

- con meno insegnanti aumente-rà il numero degli alunni per classe;

- si dedicheranno sempre menoore ai laboratori degli istituti tecnicie professionali;

- meno ore a sostegno degli stu-denti disabili;

- minor ricorso al tempo pienoo prolungato (così importante perle famiglie con mamma e papà chelavorano e che, almeno, sanno cheil figlio sta a scuola anche al po-meriggio);

- ci sarà, in definitiva, un genera-le peggioramento della qualità delladidattica, con ripercussioni su tuttoil ciclo dello studente, fino all’acces-so all’Università, istituzione scolasti-ca che già ora ha percentuali altissi-me di fallimento e di abbandono.

A queste condizioni, le prospet-tive appaiono davvero nebulose. Orache l’anno scolastico è appena rico-minciato, attendiamo con curiositàil risultato di questa “rivoluzione al-l’antica” tra i banchi di scuola. Benfelici di essere smentiti dai fatti.Ben lieti di aver imparato qualco-sa di nuovo. Già, insegnare e farapprendere: il vero ruolo dellascuola. (Cristiano Tassinari)

Nella Roma papalina in anni incui il dissenso poteva costare la ga-lera e, a volte, persino la vita, leuniche bocche che si aprivano aesprimere critiche al governo era-no quelle delle statue. Metaforica-mente, si intende. Su alcune diesse, che avevano i nomi di Pasqui-no, Marforio, Madama Lucrezia,Abate Luigi e il Babbuino, compa-rivano infatti nottetempo (e spari-vano non appena qualche solertefunzionario se ne avvedeva) epi-grammi e composizioni satirichecontro i potenti dell’epoca. Eraquello del resto l’unico modo perdar voce al risentimento contro ilpotere occhiuto e oppressivo deigoverni pontifici. Gli autori di talisatire erano ovviamente degli in-tellettuali, e alcuni di essi, al paridei destinatari delle loro facezie ve-stivano addirittura l’abito talare. Inrealtà chi deteneva il potere avevaben poco da temere dai versi e dallerime degli anonimi: il loro sarca-smo non avrebbe mai sollevato ilpopolo, che era peraltro nella stra-grande maggioranza analfabeta eche anzi in cambio della carità pub-blica, delle continue e spettacolariprocessioni e feste e dell’illusionedi guadagnare qualcosa giocandoa lotto, era devotissimo a chi lo go-vernava. E infatti i pericoli veri peril papato quando vennero, venne-ro da fuori: dai francesi nel 1796,da Garibaldi nel 1849 e infine dal-l’esercito italiano nel 1870. Tantorigore verso qualche versificatoreestemporaneo non aveva dunqueragione di essere. Ma, si sa, il po-tere assoluto è intollerante, e chilo detiene possiede raramente ilsenso dell’umorismo. Anche se mainessuna risata (con buona pace diMao Tze Tung) ha seppellito nes-sun dittatore, pure questi paventa

Pasquinate

segue a pag.18

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costume

l’ironia, perché, nelsuo delirio paranoi-co, teme che ancheuna piccola pietra lopossa far cadere dalpiedistallo su cui siè sollevato. La sati-ra, perciò, è un’armaspuntata e anzi, il ri-corso continuo adessa, denuncia pro-prio l’impotenza po-litica di chi la usa. Ilche non significa cheessa non sia utile.Ma nessun governoè mai caduto sotto i colpi delle can-zonature.

Nella manifestazione dell’8 luglioa Piazza Navona contro il governoBerlusconi di cui tanto si è parlato,Sabina Guzzanti (la quale, non celo dimentichiamo, è donna di spet-tacolo) nel corso di un interventoche appariva parecchio improvvisa-to, ha accusato il ministro delle PariOpportunità, Mara Carfagna di es-sere arrivata alla poltrona ministe-riale non solo passando per l’alco-va del presidente del Consiglio, masvolgendo in essa lo stesso tipo diattività che Monica Lewinsky nel fa-migerato studio ovale della CasaBianca svolgeva con Bill Clinton.Ovvio che la Carfagna (la qualedovrebbe però spiegarci quale al-tro brillante curriculum l’ha condottaa un traguardo così elevato) abbiaquerelato la sua detrattrice. Altret-tanto comprensibile che qualcunosi sia scandalizzato. Io, confesso,mi sono solo immalinconito. Nonsolo perché preferisco le allusioni eperfino i doppi sensi a un modo diesprimersi così diretto che se costi-tuisse da solo una forma convincen-te di umorismo ci obbligherebbe areperire i migliori comici nelle ca-serme e nelle bettole, ma perchéconstato che Roma e l’Italia del XXIsecolo somigliano maledettamente

alla città dei papi diqualche secolo fa. An-cora una volta a chi sioppone all’arroganzadi chi è al potere re-sta solo lo sberleffo,arma, l’ho già detto,caricata a salve, checonsente di produrrerumore ma che nonapre nessuna breccia.E come potrebbeaprirne del resto in unfronte del consensoche, al pari di quellodelle plebi del passa-

to, ringrazia il principe al potere del-lo svago quotidiano (infimo ma gra-dito) offerto dalle sue televisioni eche lo sosterrà sempre finché questigli concederà le briciole dei suoi ban-chetti? Mettiamoci l’anima in pace.Un blocco sociale cementato dallasperanza dei consumi e dall’odio peril diverso (rom o extracomunitario)non si disgrega tanto facilmente. Solouno shock potrebbe scollarlo, ma nonsarà mai lo sdegno morale a disunir-lo. È già successo del resto nel ’92con Tangentopoli, quando gli stessiche avevano beneficiato del gioiosoassalto alla spesa pubblica gridava-no il loro rabbioso “dagli all’untore”;ma a scuoterli non era certo il disgu-sto di fronte al marciume dilagante.Bastò poi che uno degli uomini piùcorrotti d’Italia promettesse un nuo-vo miracolo economico perché lostesso blocco si ricompattasse. Alleelezioni di aprile è successa la stes-sa cosa. Certo, prima o poi i nodi ar-riveranno al pettine, ma non è dettoche a quel punto il Paese aprirà fi-nalmente gli occhi. Anzi, assai pro-babilmente li richiuderà, cercandodi riprendere il sonno interrotto.Che sarà ancora una volta il sonnodella ragione e, di conseguenzapurtroppo, quello della democrazia.(Corrado Conforti)

da pag. 17

Cadeva l’anno 1976, quando perla prima volta arrivai in questo luo-go. Una meravigliosa spiaggia, dallasabbia dorata che si estende, quasia perdita d’occhio, tra due paesellicalabri: Diamante, adagiata comeuna sirena sulle limpide acque delMar Tirreno e Marina di BelvedereMarittimo, alle cui spalle si erge, ma-estoso ed imponente, l’antico borgomedioevale, avvolto di fascino. Fu unamore grande ed a prima vista. D’al-tronde come non riconoscere il Pa-radiso, quando lo si vede?

Da allora non vi è stata estate,nella quale io non sia qui ritornata.Da bambina, con la mia famiglia. Daadolescente, con i miei amici. Damoglie ed adesso, da otto anni an-che con mio figlio, dorato propriocome la sabbia, magnifica, di que-sta spiaggia.

Questo luogo, per me fatato edincantato, è meraviglioso di natura.Qui, però, c’è di bello che, nel corsodi questi 32 anni, molto è cambia-to, molto è migliorato.

C’è qui una famiglia, che ha avu-to la forza ed il coraggio di avereun’idea e di lavorare per anni perpoterla realizzare, per diventareimprenditori di una bella e solida

Grande, caldo Sudge

ocitis

.com

Il busto di Pasquino

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Ausländerbeirat MünchenBurgstraße 4 80331MünchenTelefon 233-92454,Telefax 233-24480e-mail: [email protected]

azienda familiare, che è un esempio,non solo di lavoro e dedizione tota-le, quanto anche di intelligenza, im-pegno e studio, finalizzato al miglio-rarsi ed al migliorare, e soprattuttoesemplarità fulgida di un “grande ecaldo Sud”, pieno di inventiva, corag-gio, impegno, lavoro e produttività.

Palmino Antonio Raffo e la suasplendida moglie Anna Maria Monet-ta sono l’anima di questa attività im-prenditoriale. Oggi gestiscono unlido balneare, molto ben organizza-to, a misura di famiglia e con un in-teressante tocco d’eleganza. Dota-to di tutti i confort e soprattutto delmitico self service che, per l’interaestate, sforna prelibatezze meravi-gliose a prezzi più che accessibili.Sono, inoltre, proprietari dell’adia-cente omonimo ristorante, citato datutte le guide gastronomiche siaper le specialità di pesce (in partecreazioni originali della nostra cop-pia) che per una bontà sopraffina,sbocciata dalle mani della signoraAnna, “la crostata del diavolo”, undolce digestivo a base di confettu-ra di peperoncino. Anna è una cuo-ca eccezionale, tanto da esserestata incoronata “prima Lady Chefdella costa tirrenica” dall’Associa-zione Nazionale Cuochi.

Chi ha occhi per vedere, può os-servare qui la bellezza della capar-bietà e la convinzione in un’idea. Nel

1976, questa spiaggiaera un posto meraviglio-so, ma selvaggio, isola-to. Per chilometri nonc’era nulla. L’ingegno diun uomo e, poi, di unafamiglia, hanno cambia-to tutto.

Un anno Palminovenne in spiaggia a ven-dere bibite fresche, l’an-no dopo meravigliosi pa-nini farciti, della cui proverbiale squi-sitezza ancora si parla. Più tardi piaz-zò i primi ombrelloni e costruì il mi-tico “chioschetto dei gelati”. C’era-no un calcio balilla ed un juke-box,che un’estate si bloccò e suonò sem-pre la stessa canzone, Lessons inlove, colonna sonora forzata di tuttigli innamorati di quell’anno. Poi ar-rivarono la tabaccheria, la pizzeriae, poi, il salto nell’olimpo della ga-stronomia, con l’apertura del risto-rante, fiore all’occhiello di un’interabellissima regione, la Calabria.

Una donna ed un uomo specialie coraggiosi, Anna e Palmino, maanche straordinariamente intelligentia scegliersi i collaboratori giusti.Parte integrante dell’azienda di fa-miglia sono, oggi, i loro tre figli.Alessandro, 26 anni, una laurea inscienza dell’economia turistica, sioccupa delle public relations ed è ilmanager organizzativo dell’impresadi famiglia. Giuseppe, 22 anni, stu-dia con successo Scienze della co-municazione e, poi, c’è Fabrizio, 15anni: va a scuola, ma d’estate èsempre presente.

Per chi ha avuto occhi per vede-re, è stato, inoltre, possibile osser-vare, in questi non pochi anni, an-che un altro ragazzo crescere e la-vorare e, lavorando, divenire unuomo. Mentre la disoccupazione ela crisi economica inghiottivano unagenerazione di oggi frustrati trenta-cinquenni, qui, su questa spiaggia,

sulla spuma bianca diqueste onde, qualcunosi costruiva un futuro e,forse, non solo per sestesso. Ciro è un mioamico e, prima ancora eforse di più, è amico dimio fratello. Me li ricor-do benissimo giocare apallone su quella spiag-gia, che oggi ospita cen-tinaia di ombrelloni. Poi,

mentre noi continuavamo a gioca-re, lui si è cominciato a costruire unfuturo. Oggi lui è il vero braccio de-stro di Palmino ed Anna e non è dicerto esagerato dire che parte delsuccesso del lido balneare, sia an-che dovuta a lui. Da qualche annoanche sua sorella Barbara, una bel-la ragazza mora, laureata in econo-mia aziendale, fa parte dello staffdei collaboratori. È bello la mattinapresto, quando si arriva in spiaggia,attraversando il bar, farsi accoglieredal suo solare e discreto sorriso.

Infine come non parlare dei“mitici” bagnini del lido. Come tuttii bagnini, bei ragazzi, naturalmen-te, ma specchio fedele di un dettolatino “mens sana in corpore sano”.Arturo e Vincenzo sono due fratel-li, ma sono anche due studenti mo-dello di ingegneria meccanica: ilfuturo della Calabria, forse dell’Ita-lia, che si forma lavorando su diuna spiaggia in estate. Arturo, 23anni, e Vincenzo, 21 anni, lavora-no al lido per poter avere dei soldiin più per divertirsi. I loro genitorigli pagano gli studi e la vita quoti-diana, ma Vincenzo ad esempiosogna di comprarsi la moto con isoldi messi da parte in due mesidi serio e professionale lavoro.

(Marinella Vicinanza Ott, dedica-to ad un raggio di sole che non sadi splendere)

Un’idea e la sua realizzazione. La storia di una famiglia e di un’impresa

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salute

L’estate è ormai lontana; re-stano i bei ricordi di spensieratesettimane passate sotto il solle-one all’insegna del buonumore.A soffrirne, però, è stata la no-stra pelle. Ora, scomparsa l’ab-bronzatura, ci si accorge che iltroppo sole, preso magari senzala protezione degli appositi pro-dotti o comunque usati, a volte,in modo inadeguato, l’ha fattainvecchiare. Inoltre l’abbronzatu-ra può favorire la formazione dialcuni nei che possono compari-re dopo un’esposizione prolunga-ta o dopo un’ustione solare.

I nei “congeniti” o “acquisiti”nel tempo sono lesioni benigne,di per sé non pericolose, ma oc-corre tenerli sotto controllo perverificare se subiscono modifi-cazioni. Piccoli, grandi, scuri odi color rosa, i nei possono es-sere di molti tipi e forme, e tuttine siamo cosparsi. Hanno origi-ne dai melanociti, ossia le cel-lule che conferiscono il colorealla pelle.

I nei congenit i compaionodopo la nascita e poi aumentanodi volume, ma la maggioranzasono quelli acquisiti nel corsodella vita, con un picco all’etàdello sviluppo. Nuovi nei posso-no formarsi fino a trentacinqueanni ma se cominciano a spun-tarne dopo questa età, oppure sequelli già esistenti si modificano,è opportuno farli controllare daun dermatologo poiché dai neipuò prendere origine il melano-ma, un tumore maligno della pel-le che può dare metastasi spes-se volte inguaribili. Quindi toglie-re un neo a rischio in fase pre-coce significa prevenire il mela-noma che, purtroppo, viene sem-pre più diagnosticato. Solo inGermania, ogni anno, causa lamorte di duemila persone.

Per riconoscere un neo peri-coloso esiste una regola chiama-ta ABCDE e ad ogni lettera diquesta sequenza corrisponde unacaratteristica.

Alla lettera A corrisponde laparola “asimmetria”. I nei infatti

sono simmetrici, cioè se imma-giniamo di tagliarli in due, avre-mo due parti che coincidono fraloro. Il melanoma invece non èsimmetrico.

La lettera B si riferisce al “bor-do” che, nel melanoma, è irre-golare, frastagliato, sfrangiato.

La lettera C si associa al “co-lore”. Il neo ha una colorazioneomogenea. Il melanoma si distin-gue in molti casi, ma non sem-pre, perché presenta più coloriall’interno della stessa formazio-ne cutanea, distribuiti in manie-ra disomogenea.

La lettera D indica la “dimen-sione” che non deve superare isei millimetri; e infine la letteraE sta per “evoluzione”. I nei ri-mangono costanti o cresconomolto lentamente col passaredegli anni. I melanomi invecepossono crescere e allargarsi ra-pidamente, anche nel giro di po-chi mesi.

Se un paziente ravvisa due opiù caratteristiche tra quelle della

regola dell’ABCDE su una macchiadella pelle, è raccomandabile chesi sottoponga a una visita di con-trollo dal dermatologo.

Per un corretto esame di mo-dificazioni cutanee il dermatolo-go ricorre ad uno strumento par-ticolare, un apparecchio a epilu-miniscenza, che si avvale di unmicroscopio, una telecamera eun luce che, attraverso un gel,permettono di vedere la lesionein profondità e quindi di riscon-trare, se esistenti, le alterazionimorfologiche che non sono visi-bili a occhio nudo. È un esameassolutamente indolore, sempli-ce da effettuare sia con gli adul-ti che con i bambini.

Va ricordato che questa me-todica non va mai utilizzata sul-la pelle abbronzata perché anchei nei si abbronzano come la pel-le: meglio attendere una venti-na di giorni.

Se l’epiluminiscenza confer-ma dei nei a rischio, l’unica viada seguire è l’asportazione chi-rurgica, un intervento che nondà dolore, che viene effettuatoin ambulatorio day hospital inanestesia locale e che consen-te al paziente la normale atti-vità. La parte asportata vieneconseguentemente consegnataall’esame istologico che confer-ma la natura benigna o malignadella lesione. Se l’esame con-ferma il sospetto di melanoma,bisogna eseguire un’ulteriore ri-mozione di pelle. Ma niente pa-ura! Anche i melanomi – se dia-gnosticati in tempo – si posso-no togliere senza lasciare trac-cia: per sconfiggere questo ne-mico della pelle ed avere unaguarigione completa, è fonda-mentale una diagnosi precoce.(Sandra Galli)

La fine dell’estate

anna

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rinascita flash 5/2008 21

ambiente

Che le attività antropicheincidano sul clima è noto,come pure sul cambiamen-to delle caratteristiche del-le nubi e sulla loro capacitàdi dare luogo a precipitazio-ni nelle aree continentalimaggiormente industrializ-zate. Ma la relazione preci-sa non era finora chiara: inalcuni casi l’inquinamentosembra determinare una di-minuzione delle precipita-zioni, in altri un aumento.

Una risposta a quest’appa-rente incongruenza l’hanno dataun gruppo di ricercatori, fra iquali Sandro Fuzzi dell’Istituto discienze dell’atmosfera e del cli-ma del Consiglio Nazionale del-le Ricerche di Bologna (Isac-Cnr), con un articolo pubblicatosulla rivista Science.

La scoperta è di grande im-portanza, poiché le nubi e le pre-cipitazioni sono una fondamen-tale componente del clima dellaTerra, anche se la loro conoscen-za tuttora costituisce una delleprincipali incertezze nella formu-lazione dei modelli climatici.

“Le particelle disperse in at-mosfera”, spiega Sandro Fuzzi,“sono necessarie per la forma-zione delle nubi in quanto ser-vono come “nuclei di condensa-zione” delle goccioline che co-stituiscono le nubi stesse. In unipotetico mondo privo di questeubiquitarie particelle, le nubi nonesisterebbero. Sono le caratte-ristiche delle particelle atmosfe-riche che fungono da nuclei dicondensazione a influenzare lastruttura delle nubi e la loro ca-pacità o meno di dare luogo aprecipitazioni”, spiega ancora ilricercatore dell’Isac-Cnr. “Infat-ti, solo una piccola frazione del-

le nubi presenti nell’atmosfera dàluogo a precipitazione; le altreevaporano liberando di nuovo inatmosfera il vapore acqueo e leparticelle che costituivano i nucleidi condensazione”.

I ricercatori hanno individuatodue effetti dell’aerosol sulle pre-cipitazioni in competizione fraloro: un effetto radiativo, che ten-de a ridurre la precipitazione, edun effetto microfisico, che tendead aumentarla. “Fino ad oggi que-sti due effetti sono sempre staticonsiderati separatamente”, spie-ga Fuzzi, “mentre abbiamo dimo-strato che il loro effetto combina-

Piove o non piove? La relazione tra inquinamento e nuvolosità

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Presso il Comites di Monaco di Bavieraè in funzione lo

Sportello per i

cittadini

nei giorni di

LUNEDI e GIOVEDIdalle ore 18.00 alle

ore 21.00I connazionali possono rivolgersi al

Comites(personalmente o per telefono)per informazioni, segnalazioni,

contatti.

to può determinare un au-mento delle precipitazioniper moderati aumenti dellaconcentrazione di aerosoldovuti alle attività umane,mentre provoca una riduzio-ne delle precipitazioni peraumenti rilevanti di concen-trazione di aerosol, quandol’effetto radiativo prevale”.

In sostanza, la semprepiù massiccia immissionenell’atmosfera di particola-to dovuto ai processi indu-

striali, al traffico veicolare e adaltre attività antropiche aumen-ta la piovosità, fino ad un cer-to livello di inquinamento, ol-tre tale livello la diminuisce.(aise) 

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22 rinascita flash 5/2008

non ci resta che riderne

(pagina a cura di Lucio Rossi)

Il cd con la canzone tradotta ininglese è stato l’omaggio che il pre-mier italiano ha fatto al leader sta-tunitense in occasione della visitadi Bush in Italia nel giugno scorso.Fonti diplomatiche raccontano cheBerlusconi ha donato “To Silvio”durante la cena a Villa Madama.Cantato da più artisti, il contenutodel brano è stato illustrato dal Ca-valiere al presidente Usa, natural-mente ignaro dell’utilizzo che dellacanzone è stato fatto durante lacorsa alle Politiche.

Ma la vena canterina del presi-dente del Consiglio non si fermaqui. In arrivo un nuovo disco con ilfido Mariano Apicella. Con l’artista

napoletano infatti il Cavaliere sta la-vorando al nuovo cd, 14 canzoni,musica melodica, durante i momentidi relax a villa La Certosa in CostaSmeralda.

“La canzone che preferiamo è C’èamore”, dice Apicella, che è prontoad anticipare alcune delle strofe: “C’èamore che si accende come si accen-de una stella, che a forza di baci ti fasentire bella. C’è amore che ti svegliaquando la notte è scura e fa da senti-nella scacciando la paura. C’è amoreche confonde e che ti salta nel petto,c’è amore che ti cerca solo per fartiun dispetto”. Ovviamente le parolesono state scritte proprio da Berlu-sconi. “C’è amore che ti esalta quan-

Il Cavaliere Canterino: brano in inglese per Bush e nuovo discoIl Premier regala all’amico George l’inno elettorale e prepara un nuovo cd con Apicella

do, in politica, salti di palo in fra-sca”. “C’è amore che ti rinfrescaquando, sorridente, in quel postolo metti alla gente”. “C’è amore, in-fine, che ti incendia quando Bossi,Fini, Caselli, Napolitano e Maronisenza rimorso prendi a calci nei ci-glioni”.

Il cd uscirà presto: “Forse a di-cembre, ma è difficile proprio a cau-sa dei numerosi impegni del presi-dente”. Come da tradizione Apicel-la e Berlusconi non toccano temid’attualità: “Nel cd non si parla dipolitica, solo di amore”, dice l’arti-sta napoletano.

Peccato...

Il presidente del Consiglio Sil-vio Berlusconi è convinto che quel-la trovata per Alitalia sia “l’unicasoluzione possibile” e che per que-sto i sindacati “non potranno faraltro che dire sì”. Conversando coni giornalisti a margine della festadi Santa Rosa, il premier ha infattispiegato: “Era difficile trovare ca-pitali, ma li abbiamo trovati. Eradifficile trovare imprenditori chefossero i migliori e li abbiamo tro-vati. Era difficile fare un piano in-dustriale che garantisse una so-cietà in attivo e l’abbiamo fatto”.

“Era difficile fare in modo chel’ostruzionismo, il bombardamen-to a tappeto e la volontà di anda-re fino in fondo anche a costo difar fallire completamente l’Alitaliamessi in campo senza alcuna ver-gogna per far cadere il governoProdi si volgesse a nostro favoree l’abbiamo fatto: siamo o non sia-mo i migliori?”

Poi il Presidente, visibilmentesoddisfatto, ha aggiunto: “Preve-

dibile che ci fosse bisogno di qual-che sacrificio”, “Stiamo vedendo coni sindacati - ha spiegato - ma sonoassolutamente convinto che non po-tranno fare altro che dire sì all’unicasoluzione possibile altrimenti sareb-be la chiusura di Alitalia e la perditadi lavoro per ventimila persone. Masoprattutto - ha insistito il premier -sarebbe la perdita della compagniadi bandiera che invece è necessariaper un grande Paese come il nostro”.

Riflessione: quest’uomo è un Ge-nio, un Genio italico della specie piùpura, un Genio da vivisezionare e stu-diare in profondità per il bene stessodell’umanità (in un senso o nell’al-tro). Bisogna dargli atto di essere unmaestro irraggiungibile nella sottilearte di cambiare il significato dellecose (con qualunque mezzo, lecito onon lecito e addirittura facendo di-ventare lecito ciò che non lo era) eottenere poi che tutto viri in suo fa-vore. La maggioranza degli italiani

ama queste qualità, le cerca, levenera (e lui lo sa benissimo) equando le trova in qualcuno, gli siaggrappa con tutta la forza dellapropria atavica, sconfinataignoranza civica nella speranzadi ricavarne vantaggi personali. 

La compagnia da salvare. Alitalia, Berlusconi: i sindacati devono dire sì

Barack all’attacco: “I repubbli-cani ora dicono: noi siamo per ilcambiamento. Riflettete, sono glistessi che erano al potere negliultimi otto anni. Voi potete mette-re il rossetto a un maiale. È sem-pre un maiale”. (Quotidiano.net)

Anche mettendogli un riportodi capelli, i tacchi rialzati e sotto-ponendolo ad un lifting totale ilrisultato non cambia.

Presidenziali Usa.Obama: “Il cambiamentocon la Palin è come mettereil rossetto a un maiale”

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rinascita flash 5/2008 23

appuntamenti

lunedì 29 settembre ore 17 in Europa-Lounge,Münchner Stadtbibliothek, Gasteig(Rosenheimerstr. 5, München) nell’ambito dellarassegna „Europaforum im Gasteig”: „Fragen anEuropa: Arbeit & Recht”, con: Claudia Keller,Rechtsanwältin, Bürgerberaterin der EU-Kommission.Organizzatori: Münchner Stadtbibliothek, Vertretungder Europäischen Kommission in München, colpatrocinio del Sindaco di Monaco, Christian Ude.

venerdì 17 ottobre ore 19 in EineWeltHaus(Schwanthalerstr. 80, München) sala 108,presentazione del progetto Pandora TV, unospazio di informazione indipendente che andràin onda sulla TV satellitare, su reti regionali e sulweb. Organizza rinascita e.V. in collaborazione con ilCircolo Cento Fiori.

sabato 15 novembre ore 18.30 (ingresso dalle18) in EineWeltHaus (Schwanthalerstr. 80,München), Festa per l’ambiente“NATURALMENTE”. Organizza rinascita e.V.

sabato 22 novembre dalle 9 all’IstitutoItaliano di Cultura (Hermann-Schmid-Str. 8,Monaco) giornata di lavoro sul tema “Didatticaintegrativa e sistemi scolastici a confronto”.Organizza il Comites di Monaco di Baviera. Permaggiori informazioni rivolgersi: lunedì e giovedìdalle 18 alle 21 tel. (089) 721 31 90 - [email protected].

lunedì 28 novembre ore 17 in Europa-Lounge,Münchner Stadtbibliothek, Gasteig(Rosenheimerstr. 5, München) nell’ambito dellarassegna “Europaforum im Gasteig”“Menschen in Europa: Tschechien”, con: UlrichChaussy, giornalista Bayerischer Rundfunk.Organizzatori: Münchner Stadtbibliothek, Vertretungder Europäischen Kommission in München, colpatrocinio del Sindaco di Monaco, Christian Ude.

25 settembre – 01 ottobre al TheatinerFilmkunst (Theatinerstr. 32, 80333 München tel. 089/22 31 83) Cinema! Italia! presenta l’11. Festival-Tournee des italienischen Films: Centochiodi -Hundert Nägel, La giusta distanza - Auf kurzeDistanz, Lascia perdere, Johnny! - Vergiss es,Johnny!, Notturno Bus – Nachtbus, L’orchestra diPiazza Vittorio - Das Orchester von der PiazzaVittorio, Valzer – Walzer, Il vento fa il suo giro -Der Wind hat sich gedreht. Per maggiori informazioni:[email protected]; www.theatiner-film.de.

settembre 2008 – aprile 2009 KinobreitwandStarnberg Italienische Filmreihe Cinema Italiano:classici e contemporanei, mit Einführung vonAmbra Sorrentino-Becker und anschließenderDiskussion:mercoledì 1° ottobre “La sconosciuta” diGiuseppe Tornatore, 2006mercoledì 22 ottobre “Per grazia ricevuta” diNino Manfredi , 1971mercoledì 12 novembre “Mio fratello è figliounico” di Daniele Luchetti, 2007

La redazione r ingraz ia i curator i de l s i towww.italianieuropei.de per l’aiuto fornito nella ricercadi molti dei dati citati.

rinascita e.V. invita alla manifestazione “NATURALmente”

in EineWeltHaus (Schwanthalerstr. 80, München)

sabato 15 novembre ore 18.30 (ingresso dalle 18)

in EineWeltHaus

[email protected]

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[email protected]

pubblicità / cultura

musica italiana dal “VIVO”per battesimi, comunioni, cresime,matrimoni, Straßenfeste

Danilo Quarta:Tel./Fax 08131 / 339585Handy: 0172 / 8157028

[email protected] Silvana e Danilo

Lo scopo delle attività è migliorare le competenze linguistiche, sociali e culturali dei bambini dibilinguismo (o plurilinguismo) italiano. Ballando, giocando, cantando e disegnando impareremodivertendoci. Per maggiori informazioni potete rivolgervi aMarinella Vicinanza-Ott,tel. 089/30 70 76 35, [email protected]

Il laboratorio dell’italianoriapre i battenti dopo la pausa estiva:ci divertiremo, come negli anni passati, giocando e imparando

Il laboratorio dell’italiano si incontra in EineWeltHaus(Schwanthalerstr. 80) sala 211 la domenica dalle ore 10.30alle 11.15 (gruppo dei piccolini, fino a 5 anni e mezzo)e dalle ore 11.15 alle 12.30 (gruppo dei grandicelli, dai 5 annie mezzo a 10 anni)

Le prossime date saranno:

12 - 26 ottobre16 - 30 novembre14 dicembre11 - 25 gennaio8 febbraio15 - 29 marzo26 aprile10 - 24 maggio21 giugno