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Breve storia delle mafie edell’antimafia pag. 2

Incontro in occasione de“Il Giorno della Memoria” pag. 6

Elezioni europee:i dubbi e il senso di queste elezioni pag. 7

Religione - società: altro da me pag. 9

La storia della canzone italianadegli anni ‘70 e ‘80 pag. 14

Filastrocca pag. 16

in copertina: fotocollage (H. Wiedemann)

i n d i c e

Hans Wiedemann , monacense doc., è uno stretto collaboratore di rinascita e.V. Compositoredi mestiere, è fotografo per passione. Le foto in copertina sono una scelta di quelle espostealla mostra “posizioni/Stellungen”, presentata alla festa di rinascita del 4 luglio 2009.

Marinella Vicinanza Ott, nata a Napoli il 28 marzo 1969, è dottore di ricerca in Filosofia edocente di Lingua e Cultura italiana. L’estratto qui pubblicato è la riduzione della conferenza su“Mafie ed Antimafie”, la quale ha aperto i lavori dell’iniziativa Un’Altra Italia il 19 giugno 2009.

La parola “mafia” è un termi-ne generico, con il quale ci si ri-ferisce ad una particolare tipolo-gia di organizzazioni criminali,che si strutturano come organiz-zazioni di potere, colluse con lapolitica e la società e molto radi-cate sul territorio.

Tale parola nasce come un’in-venzione letteraria. Nel 1863, in-fatti, Giuseppe Rizzotto scrisse Imafiosi della Vicaria, nel quale cita

per la prima volta il termine ma-fia. Dato il grande successo del-l’opera, la parola si diffuse e di-venne di uso comune.

Con il termine “Cosa Nostra” siintende la mafia siciliana, la qualenasce nel 1800. Personaggi ambi-gui, quali massari, fattori o gabel-lotti si fanno intermediari tra con-tadini e feudatari, al fine di estor-cere agli agricoltori il maggior nu-

mero possibile di tasse.Questi si organizzaronopresto in gruppi: sette,confraternite o cosche. Laprima inchiesta riguardan-te Cosa Nostra è del 1837e da essa emerge già chia-ra la corruzione degli im-piegati pubblici.

Quando, a partire dal-l’Unità d’Italia, iniziò losmantel lamento del lestrutture feudali, lo StatoPiemontese, non riuscen-do a controllare il territo-rio, si affidò alle coscheche presero velocemente ilcontrollo del governo cen-trale. Del 1867 è la primainchiesta sulle condizionidella Sicilia, nella qualeviene già rilevata l’infiltra-zione delle cosche mafio-se sul territorio siciliano.Dopo il primo delitto di No-tarbartolo, Cosa Nostra ènota in tutta Italia.

Intanto la situazione agraria di-viene drammatica: gli agricoltorisono sfruttati dai gabellotti, che siorganizzano sempre meglio in co-sche. Per reagire a tale situazio-ne, a partire dal 1891, gli agricol-tori cercano di organizzarsi, gui-dati da sindacalisti nei Fasci Sici-liani, per rivendicare la distribuzio-ne della terra. Il governo centraleitaliano ne ordina la soppressionee Cosa Nostra la appoggia.

Con l’inizio della Prima guerramondiale si verifica una situazio-ne di forte diserzione, e in Siciliacresce l’allevamento (per incre-mentare la produzione di carne damandare al fronte) e, con esso, ifurti di bestiame. La polizia è im-potente, sono le cosche a mediaretra i ladri ed i proprietari, facen-dosi pagare da entrambi.

Tutto cambia nel periodo fasci-sta, nel quale la mafia fu del tuttosconfitta. I metodi di repressionefurono brutali ma efficienti. Cesa-re Mori era il nome del prefetto diTrapani, detto il prefetto di ferro,la mano armata della legge fasci-sta. I mafiosi scapparono negliUSA, dove si organizzarono in co-sche locali.

Durante la seconda guerramondiale, quando gli americani co-minciarono a predisporre il primosbarco in Sicilia, si rivolsero allecosche americane e, durante losbarco, tornarono in patria moltidei mafiosi emigrati. Bastò poco a

Breve storia delle Mafie e dell’Antimafia

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Cosa Nostra per riorganizzarsi sulterritorio, più moderna e più ef-ficiente.

Nel dopoguerra si sviluppa ilcommercio ed il terziario ed il set-tore pubblico divengono fonda-mentali. Cosa Nostra si catapultasui nuovi interessi, stringendo rap-porti con i partiti e chiedendo in-dulgenza alla Chiesa. È così cheCosa Nostra si fa imprenditriceedile. Gli anni ‘50 e ‘60 sono glianni del Sacco di Palermo. Si ab-battono ville Liberty per dare spa-zio alla speculazione edilizia e sicrea l’alleanza Cosa Nostra, politi-ca, banche.

Alla fine degli anni ‘60 i pri-mi processi a Cosa Nostra fini-scono tutti con assoluzioni ed ipentiti non vengono creduti, mainternati come dei pazzi. Sonogli anni nei quali Cosa Nostrainizia il più grande traffico didroga mondiale con gl i USA,durante gli anni ‘70, utilizzan-do le pizzerie americane.

Gli anni di sangue sono ancoraa venire. 1978-1983 sono gli annidella Mattanza, nei quali la fami-glia dei corleonesi di Riina e Pro-venzano prende il potere, dopolunghe guerre di mafia con altrefamiglie. È una nuova mafia, mo-derna, organizzata, violenta. Du-rante la Mattanza, vengono uccisiPio La Torre, il politico a cui dob-biamo il progetto di legge poi at-tuato da Don Ciotti, ed il Genera-le Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Nel 1984 si crea il pool anti-mafia, con Falcone e Borsellino.Grazie alle confessioni di un pen-tito americano, Tommaso Buscet-ta, viene istituito il maxiproces-so, il quale termina nel 1987 con342 condanne, 2665 anni di car-cere, 19 ergastoli.

Il maxi processo aveva distrut-to buona parte dell’organizzazio-

ne di Cosa Nostra ed i nuovi capi,riorganizzati, decidono di sfidarelo Stato. Ci sono attentati a Firen-ze, Roma, Milano. Il 23 Maggio1992 a Capaci muore Giovanni Fal-cone. Il 19 Luglio 1992 a ViaD’Amelio muore Paolo Borsellino.

La risposta dello stato non si faattendere. Viene inviato l’esercitoe si creano nuove unità investiga-tive. Vengono arrestati tutti i bosspiù pericolosi: Riina, Bagarella,Provenzano.

Oggi Cosa Nostra è più de-bole, ma non sconfitta. Le cifredella sua economia sono spa-ventose: 8.005 milioni di eurol ’anno dal t raf f ico d i droga,2.841 milioni da crimini legatiad imprese (appalt i truccati,aziende che lavorano per il ri-c i c lagg io d i denaro sporco ,etc.), 1.549 milioni dal trafficodi armi, 351 milioni dall’estor-sione e dall’usura, 176 milionidalla prostituzione.

La Stidda nasce ad Agrigento edopera anche a Caltanissetta, Ennae Siracusa.

Il nome indica i cinque puntiverdi a formare una stella, tatuatadai primi stiddari tra il pollice e l’in-dice.

È un’evoluzione di Cosa No-stra, fondata da famiglie usciteda questa organizzazione, dopola vittoria dei corleonesi duran-te la Mattanza.

Nonostante sia abbastanzadebole, è molto sotterranea e,dunque, difficile da combatte-re. Le sue maggior i at t iv i tàsono lo spaccio di droga, il piz-zo, la corruzione della classepolitica, la prostituzione ed ilgioco d’azzardo. È strutturata ingruppi che si associano e dis-sociano a secondo degli interes-si: è presente nel nord Italia ed

organizza bande di rapinatori.

La “Camorra” è l’insieme delleattività criminali di stampo mafio-so presente sul territorio dellaCampania.

Nasce nel 1200 a Cagliari, or-ganizzata dai Pisani per il control-lo della Sardegna. Nel 1500 l’isolafu conquistata dagli Aragonesi chela esportarono in Campania, dovesi radicò velocemente. Prende for-ma ufficiale a Napoli nel ‘700, conil nome di Bella Società Riforma-ta. L’entrata in essa prevede un ritod’iniziazione.

Inizialmente si occupa di pro-tettorato, gabelle e gioco d’azzar-do, pizzo alle bische. È durantel’Unità d’Italia che, per evitare ri-volte cittadine dovute all’impove-rimento, la guardia cittadina, cioèla polizia, fu affidata direttamentealle famiglie camorristiche.

Come “Cosa Nostra”, anche la“Camorra” sparisce nel periodo fa-scista, ed i camorristi emigrano ne-gli USA. Allo stesso modo, con losbarco americano, tornano i mafiosidagli USA e la Camorra fa il salto diqualità nei traffici internazionali,specialmente con il contrabbandodi sigarette con i marsigliesi.

Se si osserva la “Camorra”oggi, la si scopre non ben orga-nizzata, poiché ha struttura fra-stagliata con clan sempre in lottafra loro. La struttura è orizzonta-le e non verticistica ed esistonopiù di 200 famiglie.

Negli anni ‘70 dal carcere Raf-faele Cutolo organizza la Nuova ca-morra organizzata, da cui nasceràuna grande guerra intestina.

Oggi la “Camorra” vive di enor-mi collusioni economiche e politi-che: sono state sciolte le ammini-strazioni di più di 70 comuni e la

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Impressum:

rinascita cult - supplementoculturale di rinascita flash 6/2009

Inhaber und Verleger:rinascita e.V. Hollandstr. 2, 80805München,Tel. 089/36 75 84,e-mail: [email protected]

Verantwortlicher Redakteur undAnzeigeverantwortliche:S. Cartacci, Hollandstr. 2,80805 München

Druck: FM-Kopierbar GmbH,Kaulbachstr. 41, 80539 München

Druckauflage : 400

sua economia si basa sul trafficodi droga, l’imprenditoria, gli appaltiedili, lo smaltimento dei rifiuti. Harapporti con tutte le mafie, soprat-tutto quella cinese.

La ‘Ndrangheta è la società cri-minale calabrese, nata a ReggioCalabria: la più forte mafia italia-na. Ha potentissime ramificazioniall’estero ed è una “mafia liqui-da”, si infiltra facilmente ovunque:strutturata in famiglie che si chia-mano ‘ndrine, ne conta circa 150.Controlla imprese ed amministra-zioni, nel 2008 ha avuto un girod’affari di 44 miliardi, pari al 9 per-cento del PIL nazionale.

Nella ‘Ndrangheta si entra pernascita o per battesimo e non sipuò più uscire. La sua struttura ètentacolare, ma organica, fonda-ta sulle ‘ndrine, create in base airapporti familiari e ai matrimoni.A chi “sgarra” viene uccisa la fa-miglia e per questo esistono po-chi pentiti di ‘ndrangheta.

Ogni ‘ndrina ha potere assolu-to sulla sua zona e la posizione diogni adepto è strettamente disci-plinata, disponendo infatti ogni‘ndrina del proprio tribunale.

Nasce all’inizio dell’800 a Reg-gio Calabria e nel ‘900 si spostaall’estero con i flussi migratori, inCanada e in Australia; solo neglianni ‘50 conquista la Calabria enegli anni ‘60 inizia la stagione deisequestri. Tra gli anni ‘70 e ‘80scoppiano guerre tra ‘ndrine peril traffico di droga. Nasce la “San-ta”, la cupola della ‘Ndrangheta.Negli anni ‘90 lo Stato invia l’eser-cito in Calabria e seguono quindiprocessi e condanne. Negli anni‘90 La ‘Ndrangheta si specializzain narcotraffico con i cartelli co-lombiani. Oggi ha il monopolio deltraffico di droga mondiale. Ha ra-mificazioni e sedi fisse in ogni cittàdel Nord Italia, in tutti i Paesi Eu-ropei, nell’intero Sud America edin ogni punto caldo del narcotraf-fico mondiale. È radicata grazie afiliali fisse che si stanziano primain piccoli paesi e poi nelle città.Esistono ‘ndrine potenti in Pie-monte e in Lombardia.

La “Società Foggiana” ha il pro-prio centro a Foggia e contatti conCosa Nostra, Camorra e ‘Ndran-gheta. È stata fondata nel 1981 daCutolo, il capo della Nuova Camor-ra Organizzata. È organizzata inbatterie, con struttura è piramida-le, che sono in guerra tra loro peril dominio territoriale.

Nel 2004 in una guerra tra bat-terie vi furono 100 omicidi e 1004tentati omicidi. La reazione dellostato è stata l’operazione Posei-don, con molti arresti e tantecondanne.

La “Sacra Corona Unita”, inve-ce, è un’organizzazione mafiosa

del centro della Puglia, fondatanel 1981 da un affiliato della‘Ndrangheta. È un’organizzazioneframmentaria e non troppo benorganizzata. Lavora con l’Est d’Eu-ropa ed è strutturata in 47 clanautonomi.

Come per la ‘Ndrangheta, dal-la quale deriva, la struttura inter-na al clan è molto gerarchica ed èfortemente influenzata da simbo-lismi e rituali. Il capo del clan co-manda “La squadra della morte”.Fortunatamente non è ancoramolto radicata sul territorio.

L’inizio della lotta comune alleorganizzazioni criminal i fu lanascita spontanea all’interno dellasoc ietà c iv i le s ic i l iana de l“Coordinamento Antimafia”, nel1984, dopo l ’omic id io Da l laChiesa, che riuniva professori,sco lar i , s tudent i , po l i z io t t i ,familiari di vittime, giornalisti egente comune. I l pr imo attoufficiale del coordinamento fucost i tu i rs i par te c iv i le a lmaxiprocesso emettendo poi uncomunicato al giorno e un dossieral mese: un modo per esseresempre presente.

Le attività del Coordinamentoassumono via via altre forme: perle elezioni polit iche del 1986divulgano una lista di politicicollusi da non votare.

Il 10 agosto del 1987 Leo LucaOrlando diviene sindaco, inizia “laprimavera di Palermo”: la suagiunta comunale è i l megl iodell’intelighentia di Palermo. Lacrisi era, però, dietro l’angolo. Ilpr imo segnale fu l ’usc i tade l l ’ar t ico lo d i Sc iasc ia su lCorriere della sera il 10 gennaiodel 1987 dal titolo “I professionistide l l ’Ant imaf ia” , quando i lcoordinamento era l’espressionepiù avanzata della società civile

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siciliana. Il secondo quando ilcoordinamento si schierò controFalcone accusandolo di lasciare laSicilia per una poltrona a Roma.Così facendo si autodistrusse, isuoi rappresentanti furono lasciatisoli e poi passati per le armi daCosa nostra.

Quando, nel dicembre del1 9 9 3 , O r l a n d o f u r i e l e t t osindaco con il 75 percento deiv o t i , P a l e rmo e r a i n f e s t apo iché sperava che , con lav e c c h i a c l a s s e d i r i g e n t e ,sparisse anche la mafia. Tuttofinì con le elezioni dell ’apriled e l 1 9 9 4 e l a v i t t o r i aplebiscitaria di Forza Italia. Ilcoordinamento si spaccò.

Il Parroco Pietro Magro dellaparrocchia Sacra famigl ia d iPalermo, ha inserito nell’atto didolore: “Faccio parte della mafiao di associazioni criminali, anchese per solo interesse economico?Faccio uso di droga o vendodroga, d ivenendo cos ìf inanz ia tore de l la maf ia econnivente dei suoi crimini?” Nonsi aspetta che qualche mafiosorisponda affermativamente a talidomande, ma che tutti sappianoche ne l la sua par rocch ia èpeccato essere mafiosi.

Monsignore Michele Pennisi,vescovo di Piazza Armerina non haconcesso i funerali solenni alcapomaf ia d i Gela Danie leEmmanuello, ucciso dalla polizia,mentre scappava da latitante.

Quando Rodolfo Guajana sirecò la prima volta dai carabinieria denunciare le intimidazionimaf iose, i l maresc ia l lo g l iconsigliò di pagare il pizzo perstare tranquillo. Lui non lo fece.Nel 1994 gli saltò il negozio diferramenta a Palermo, e poi dinuovo nell’agosto del 2007. Ogginon si sente più solo. Soprattutto

da quando il Presidente dellaConfindustria regionale siciliana,Ivan Lo Bello, ha stabilito che chipaga i l p izzo è fuor idall’associazione. Non si sente piùso lo , perché es is teun ’assoc iaz ione ant i racket ,Liberofuturo, il cui presidente èEnrico Colajanni. Guajana, noncrede nella vecchia generazione dipalermitani, che nel cono d’ombraha convissuto, crede nella nuovagenerazione, quella dei ragazzi diAddiopizzo.

“Un intero popolo che paga ilpizzo è un popolo senza dignità”,s logan inventato da Vi t tor ioGreco, prima che Addiopizzoavesse un nome, nella notte tra il28 ed il 29 giugno del 2004. Erala frase stampata sugli adesivi chefurono attaccat i dovunque,soprattutto nel centro storico diPalermo, soprattutto sui negoziche contano, della Palermo bene,dove s i r i forniscono anche icapimaf ia. Gl i ades iv i eranoanonimi . In una conferenzastampa venne spiegato che questaera una sce l ta per ev i tareritorsioni personali, ma anche percreare un’ant imaf ia corale ecollettiva. Volevano anche unospazio nel dibattito pubblico,volevano discutere del poteredel la maf ia tramite i l p izzo,partendo dalla strada, volendoessere presenti sul territorio.Strategie nuove e diverse chespiazzano, che sono ignote. Poicercarono d i co invo lgere iconsumator i in un consumocritico, comprando solo da chidenuncia. Adesso si proclamanoparte civile nei processi contro ipadr in i , mediano tra icommercianti taglieggiati e leistituzioni, vanno nelle scuole edai congressi. Potrebbero essere imiei nipoti, ha detto la vedova di

L ibero Grass i . L ibero Grass ipossedeva, assieme a suo fratelloun’azienda d’intimo femminile, laS igma, fondata negl i anniSessanta. Le richieste di pizzocominciarono negli anni ottanta ene aveva 67 anni quando morì, il29 agosto 1991.

Oggi a Corleone, dove regnavaRiina, una cooperativa di giovani,che si è data nome come uno deiprimi trucidati di mafia, PlacidoRizzotto, lavora la terra. Hacreato un proprio marchio eproduce il proprio vino che, inonore a Peppino Impastato, sichiama Cento Passi. Fa parte diLibera, di Don Luigi Ciotti, unarete associativa, che nel 1998,rifacendosi al progetto di leggedi P io La Torre, ha raccolto700.000 firme per confiscare ibeni alla mafia.

V incenzo Cont ice l lo ,propr ietar io de l la famosafr iggitor ia Focaccer ia di SanFrancesco, fondata nel 1848, si èrifiutato di pagare il pizzo. Non glihanno distrutto l’impresa, bensìsono stati denunciati, arrestati,processati e condannati.

Infine nel 2006 è diventatopres idente d i Ass industr iaSiciliana un produttore di biscotti,Ivan Lo Bello. Afferma che gliimprenditori che pagano il pizzoverranno espulsi dall’associazionee da Confindustria. Se tutto ciòfosse successo prima del 1991 aPalermo, Libero Grassi oggi, forse,sarebbe vivo.

Nel suo ultimo discorso PaoloBorsellino, il 23 giugno del 1992, cilascia il suo testamento. La lotta allamafia deve divenire “movimentoculturale e morale, anche religioso”.(Marinella Vicinanza Ott)

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Incontro in occasione de “Il Giorno della Memoria”

Il 20 luglio del 2000 il Parla-mento italiano, con la legge n°211, istituì la ricorrenza de “IlGiorno della Memoria”, aderen-do, in tal modo, alla propostainternazionale di dichiarare il 27gennaio come giornata di com-memorazione delle vittime delnazifascismo e dell’Olocausto ein onore di coloro che, mettendoa rischio la propria vita, protes-sero i perseguitati.

Un primo contributo alla seratalo offre uno spezzone del docu-mentario, mandato in onda da RaiTre, dal titolo “La croce e la sva-stica”. Come già si può capire daltitolo, si tratta di un documentariosui rapporti tra la Chiesa e il nazi-smo, in particolare tra alcuni pretitedeschi, sia cattolici che prote-stanti, e le autorità nazionalsocia-liste. I prelati, assecondando ilmotto “ Se pur tutti, io no”, non si“allinearono” al volere del Führere in vario modo protessero, dife-

sero e facilitarono la fuga di mi-gliaia di ebrei e di altre personecontrarie al regime, come feceroad esempio il vescovo di MünsterKlemens August von Gallen e KarlLeisner, il quale, di nascosto dalleguardie, fu addirittura consacratosacerdote nel campo di concentra-mento in cui era stato rinchiuso.

Corrado Conforti prosegue la se-rata presentando il monologo diShylock, tratto da “Il Mercante diVenezia” di W. Shakespeare, che ciricorda come gli ebrei, e solo per-ché tali, anche in passato venisserodiscriminati.

La serata culmina con la “prima”in Germania del cortometraggio “Hopreso un bambino per mano” diAndrea Marrocco e Sergio Di Paola,idea nata da una ricerca fatta daSergio Di Paola (attore, clown emimo) su un film di Jerry Lewis. Ilfilm in questione è “The day theclown cried” per la sceneggiatura diJoan O’ Brien, film che, tra l’altro,

non è mai uscito nelle sale cinema-tografiche ma è ancora chiuso nellacassaforte di casa Lewis. Oltre alruolo di interprete principale, dalmomento in cui i produttori si furo-no ritirati, Jerry Lewis si trovò adover sostenere la produzione delfilm stesso, con gran dispendio didenaro e anche di salute.

Ma veniamo alla trama: HelmutDoork era stato un grande clown,anzi era stato “Doork il grande”, ilclown più famoso di tutta la Germa-nia prenazista. Poi, improvviso edinspiegabile, un lento e doloroso de-clino lo aveva condotto alla depres-sione ed all’alcol. Queste le premes-se. In una birreria, alla presenza diufficiali della Gestapo, Helmut incau-tamente fece uno sberleffo nei con-fronti di Adolf Hitler. Le conseguen-ze furono il suo arresto e la depor-tazione ad Auschwitz, dove gli fu im-posto di “accompagnare” i bambiniebrei che venivano portati nelle ca-mere a gas. (Adriano Coppola)

Venerdì 23 gennaio 2009

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Marcello Tava, milanese, è nato nel 1971. Ingegnere aerospaziale con dottorato all’università di Tokyo, halavorato nel campo spaziale a Brema e da tre anni sviluppa sistemi di navigazione satellitari per la BMW aMonaco. Per hobby scrive ed è collaboratore di rinascita flash e altre riviste.

Dal 4 a l 7 g iugno 2009 s isono tenute le sett ime elezio-n i de l Par lamento europeo,che hanno interessato per lapr ima vol ta 27 Paes i membr ie c i rca 375 mi l ion i d i e let tor i(d i cu i so lo i l 41 percento hapartec ipato a l voto) . Questoart icolo r ipropone i temi trat-tat i durante l ’ incontro prepa-rat ivo a l le e lez ion i , tenuto i l1 5 m a g g i o 2 0 0 9 a l l a E i n eWelt Haus d i Monaco.

Il Parlamento europeo è, dal1979, l ’unica ist i tuzione del-l’Unione Europea (UE) ad esse-re eletta direttamente dai citta-dini degli stati membri. Essorappresenta uno dei due ramidel sistema legislativo sovrana-zionale europeo e forma, insie-me al più potente Consiglio del-l’Unione Europea, un sistema bi-camerale che viene definito im-perfetto, perché le due camerenon hanno po te r i specu la r i(come invece accade per la Ca-mera dei Deputati e il Senatodella Repubblica in Italia). IlCons ig l io è un ’assemblea d icomposizione variabile, forma-to di volta in volta dai titolaride i min is ter i naz iona l i de l lamateria da dibattere (per esem-pio: economia e finanza, giusti-zia e affari interni, lavoro, ecc.).

Il Parlamento europeo fu isti-tuito nel 1952 con il nome di As-semblea Comune della CECA,con sede a Strasburgo e un or-ganico di 78 membri designatidai parlamenti degli allora seistati membri (Benelux, Francia,Italia e Regno Unito). Negli annisuccessivi le dimensioni del Par-lamento europeo si sono perio-

dicamente ingrandite, f ino agiungere agli attuali 736 depu-tati. Contestualmente anche icompiti e i poteri dell’assembleasono stati ampliati, in partico-lare con l’Atto Unico Europeo nel1986 e i trattati di Maastricht(1992) e Nizza (2001). Un ulte-riore allargamento delle funzio-ni del Parlamento si avrà conl’attuazione del trattato di Li-sbona, steso nel 2007 e ancorain attesa della ratificazione dellaRepubblica d’Irlanda e della Re-pubblica Ceca per poter entrarein vigore.

Ciascuno di questi trattati haesteso i poteri del Parlamentomodificandone i rapporti con ilConsiglio dell ’Unione Europeanel processo legislativo. L’ulti-ma innovazione in ordine ditempo è stata la procedura dicodecis ione introdotta con i ltrattato di Maastricht. Essa con-sente al Parlamento di emenda-re una proposta legislativa del-la Commissione europea (l’orga-no esecutivo dell’UE) in una pri-ma lettura, e di emendare o re-spingere le eventuali revisioniapportate da l Cons ig l io ag l iemendamenti del Parlamento inuna seconda lettura. Nel caso incui, dopo il doppio passaggiodel documento in Parlamento ein Consiglio, non si sia raggiun-ta ancora una soluzione condi-visa, s i r icorre al cosiddettoComitato di Conciliazione, com-posto da un numero uguale dimembri delle due assemblee.

In generale, né il Parlamen-to né il Consiglio dispongonodell’iniziativa legislativa. Fannoeccezione, ma solo per il Consi-

glio, leggi in materia di ordinepubblico interno, rapporti inter-nazionali e difesa, per le qualii l Consiglio può direttamentesottoporre al Parlamento le sueproposte. In tutte le altre aree,l’unico detentore del potere diiniziativa legislativa è la Com-missione. Di conseguenza, se ilParlamento intende proporreuna legge, deve farlo attraver-so la Commissione, chiedendo-le la stesura di un documentosu cui si aprirà un normale di-battito legislativo.

A fronte dei limiti formali cheil Parlamento europeo ha in con-fronto ai suoi omologhi nazio-nal i sul l ’ iniziat iva legislativa,esso esercita però una forte in-fluenza indiretta attraverso pro-nunciamenti non vincolanti, au-dizioni nelle commissioni parla-mentari, e censure dei provve-dimenti legislativi dei singol istati membri, che vengono ri-prese e diffuse a livello mondia-le dalla stampa. Un esempio siebbe nel 2001 con la censuradella legge sulle rogatorie delcentro-destra italiano, che ria-prì il dibattito in Italia dopo chel’opposizione locale aveva ac-cettato abulicamente il prevale-re della maggioranza. In questomodo il Parlamento può ancheapplicare una pressione moralesulla Commissione, spingendoper la creazione di nuove leggiche recepiscano raccomandazio-ni e censure.

Altra prerogativa del Parla-mento europeo è i l control lode l l ’esecut ivo. I l pres idente

Elezioni europee: i dubbi e i l senso di queste elezioni

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della Commissione è propostodal Consig l io ma può essererif iutato dal Parlamento. Que-st ’u l t imo ha pertanto poteredi veto ma non di designazio-ne del capo del l ’esecut ivo. I lp r e s i den te i n ca r i c a to de l l aCommiss ione selez iona quin-d i , i n accordo con g l i s ta t imembri , i l suo gabinetto, chedeve ottenere la f iduc ia delPar lamento per entrare in ca-r ica. Nel 2004, in seguito ai n c r ed i b i l i d i c h i a r a z i o n i d iRocco But t ig l i one su l l ’ omo-sessual i tà durante le audiz io-ni par lamentar i che precedo-no i l v o t o d i f i d u c i a d e l l aCommiss ione, i l pol i t ico i ta-l iano, al lora candidato del go-verno Ber lusconi a l posto dicommissar io europeo di g iu-st iz ia e l ibertà, fu costretto adimettersi prima ancora di es-sere nominato, sot to la mi-naccia del Par lamento euro-peo di votare contro l ’ interaCommissione Barroso. Già nel1999 i l Par lamento aveva for-zato la Commiss ione Santera l le d imiss ioni vo lontar ie mi-nacciando un pubbl ico voto disf iducia in seguito a l lo scan-dalo di corruz ione che coin-volse i commissar i soc ia l is t iÉdith Cresson e Manuel Marín.

Le e lez ioni del Par lamentoeuropeo del 2009 passerannoa l l a s t o r i a i n I t a l i a p e r l oscandalo del le “vel ine”, star-le t te te lev is ive senza espe-r ienza pol i t ica che furono inun pr imo momento candidateda Si lv io Ber lusconi come de-putate. Soltanto lo scontentointerno a l la maggioranza d icent ro-dest ra e l ’ in terventopubbl ico di Veronica Lar io inBer luscon i cos t r inse i l p re -mier i ta l iano a r imaneggiare

le l is te e lettora l i esc ludendoi nomi più imbarazzant i . Fragl i e lett i del centro-destra r i -su l tò Clemente Maste l la, co-lu i che poco più di un annopr ima aveva fa t to cadere i lgoverno Prodi , del quale eraministro di Grazia e Giust iz ia,favorendo l ’avv icendamentodi S i lv io Ber lusconi a l la gui-da del Paese.

I deputat i i ta l iani a l Par la-mento europeo sono tradiz io-nalmente i più assenteist i . Dauno studio del l ’Univers i tà diDuisburg del 2004 r isul tò cheal le sess ioni d i voto la pre-senza i ta l iana era s tata de l56,2 percento, contro l ’80,9dei greci o l ’82,5 percento deit edes ch i . Un ’ i n ch i e s t a de l -l ’Europeo del ‘93 r iportò chein tutto l ’anno precedente i lp i d i e s s ino Ach i l l e Ocche t tonon aveva partecipato neppu-re a una seduta, i l dc AntonioJodice a tre, i l Psdi AntonioCarigl ia a quattro, la r i fonda-z ionista Dacia Valent a sette.L’Espresso del 2001 rivelò chesu 87 europarlamentari i tal ia-ni , 27 avevano partec ipato ameno de l 20 percento de l lesedute del la propr ia commis-s ione. Questo malcostume èancor più grave se s i consi-dera che ciascun deputato eu-ropeo rappresenta più di mez-zo mi l ione d i e let tor i , e chebas tano c inque assent i pe recl issare la rappresentanza diu n ’ i n t e r a m e t r o p o l i c o m eRoma. F inalmente, poco pr i-ma del le u l t ime elez ioni eu-ropee, è passata una r isolu-z ione che garant isce l ’acces-so a i dat i r iguardant i «att iv i -tà, partecipazione e presen-za dei deputat i europei a i la-vor i par lamentar i in termin i

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assolut i , relat iv i e percentua-l i , rendendo ta l i dat i d isponi-b i l i ed access ib i l i a i c i t tadin ianche mediante cr i ter i d i r i -cerca». Contro questa r isolu-zione ha votato ( invano) granparte del gruppo par lamenta-re i ta l iano d i centro-destra,come ha r iportato Gian Anto-n io Ste l la su l Corr iere de l laSera (15/01/2009).

I deputa t i i t a l i an i hannoperso, da questa legis laturaeuropea, anche i l dir itto a go-dere degl i stess i emolument iche spettano ai par lamentar id e l l a R e p u b b l i c a . F i n o a l2009, un i ta l iano a Bruxel lespercep iva 149 .215 euro a l -l ’anno (escluse spese e inden-nità), contro i 28.056 euro deipolacchi , i 39.463, degl i spa-gnol i , i 61.704 dei francesi egl i 84.108 dei tedeschi . Ora,per i l pr inc ip io di uguagl ian-za, g l i st ipendi sono stat i pa-r i f icat i , e la d iar ia per g l i i ta-l ian i r isu l ta quasi d imezzata.Repubbl ica ha narrato del l ’ i rafunesta che i l so l i to Maste l laavrebbe manifestato quandolo ha saputo , a l suo p r imogiorno a Bruxel les. Lui che inun’ interv ista a Mar ia Late l lasul Corr iere una volta d isse:“Al la f ine del la legis latura, undeputato del Par lamento Eu-ropeo può aver messo da par-te anche un mi l iardo. Un mi-l i a rdo , cap i to? Ecco perchévog l i ono tu t t i c and ida r s i aStrasburgo, i s indaci , i leaderd i par t i to . Per i l mi l ia rdo eperché hanno paura del mag-gior i tar io. Cert i d i r igent i delPolo mi hanno pure telefona-to. . . ” . Correva l ’anno 1999.(Marcel lo Tava)

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1. Relazionabilità, natura, osser-vazione, ragionamento tra storia,società e religione

Nell’affrontare l’impegnativotema di “religione e società: l’al-tro da me” è indispensabile pre-mettere che quando si analizza-no le origini della religione si ri-percorre la storia dell’umanità eil suo rapporto con la natura e lospirito. Dobbiamo considerare inprimo luogo che insito nel termi-ne “Umanità” è la relazionabilitàtra uomini, tra donne, e tra ge-neri diversi: uomini e donne, maanche tra elementi o meglio epo-che e realtà diverse e inoltre chela Storia è costituita da un insie-me di elementi fluttuanti, incer-ti, dinamici, pertanto né inqua-drabili né direzionabili. Va da séche alle origini della religione enella costituzione degli stessi in-terrogativi che gli umani si pose-ro, si pone il dinamismo di ele-menti incerti presenti nel com-plesso intreccio di relazioni traumani e gruppi umani di passatie presenti, e si realizza quel com-plesso intreccio di relazionabili-tà, componente indispensabile einscindibile dall’umanità di tutti itempi e luoghi, in rapporto conla natura e lo spirito.

È diverso in una donna il rap-portarsi con la natura fisica, ve-getale, animale rispetto al rap-portarsi di un uomo. Al medesi-mo modo è diverso il rapportarsi

degli umani con lo spirito; la spi-ritualità di una donna, ad esem-pio, ha caratteristiche diverse daquelle di un uomo come quella diun/a giovane da quella di unavecchia/o.

Ora quando si parla di religio-ni il più delle volte dobbiamofare attenzione se la religione sirivolga di fatto, primariamenteod esc lus ivamente, a l l ’uomocome maschio di genere maschi-le con certe facoltà di pensieroe anche di azione e non all’uo-mo anziano, oppure all’uomo an-ziano e giovane, oppure al ma-schio combattente, sano e fortefisicamente, o a uomini e don-ne, vecchie e vecchi, fanciulle/ie giovani, sani e malati, omoses-suali, potenti o poveri. Potremoallora notare che le religioni difatto hanno una valenza sessi-sta e nel mondo antico conside-rano primariamente il nucleo for-mato da maschi giovani o adultie fisicamente forti e sani.

Il luogo dove si sono formati iprimi agglomerati umani è moltoimportante perché dalla relazio-nabilità degli esseri umani conl’ambiente geografico fisico (oggila geografia la si intende comegeografia fisica e geografia uma-na) si sono sviluppate modalitàdiverse di pensiero. L’osservazio-ne in terre di Oriente di una di-versa natura rispetto all’Occiden-te ha avviato una ricerca ed hastabilito risposte diverse ai grandi

perché del vivere e del perire, in-terrogativi che i pensatori fin daipiù antichi tempi si sono posti.

Ora sulla elaborazione di unpensiero si fonda un linguaggio,sull’organizzazione del pensieroe delle relazioni si esplica e strut-tura la lingua: parola e comuni-cazione. Ecco che allora il lin-guaggio-lingua diventa elementoessenziale culturale ed elementoal contempo aggregante e discri-minante, definente la relaziona-bilità stessa del gruppo di umaniattraverso l’elaborazione di rego-le e alla lontana, di leggi.

Il rapportarsi con l’ambientenaturale implica ampliamento dibisogni, di conoscenze, di azio-ni, possibilità di utilizzare le ri-sorse naturali, il proprio corpo,la ragione, in sintesi permettel’arricchirsi di elementi utilizzabilie utilizzati al fine del costituirsidell’ambiente umano e sociale mafatto essenziale ed esistenzialepone le fondamenta per il formarsidi una visione della realtà (“la” vi-sione della realtà poiché di ognicultura è una particolare visionedel reale esplicabile ed espressodallo stesso particolare linguag-gio e da ogni forma sociale; sullavisione della realtà a cui il grup-po approda si stabiliscono poi lestrutture stesse del gruppo, le re-lazioni interne ed esterne al grup-po, e ne segue la storia).

Re l i g i one – so c i e t à : a l t r o da me

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Maria Antonietta De Riso. Filosofo e storico, si è dedicato ad approfondire elementi d’incontrotra il pensiero antico orientale e occidentale. Da anni svolge studi specifici sui diversi aspettidelle culture e religioni nel contesto socio antropologico contemporaneo con particolareinteresse all’emigrazione. Ha lavorato in diversi settori dell’istruzione in Germania, in AltoAdige ed Emilia Romagna, in associazioni, università, licei e ambito sociale. Attualmentelavora al liceo classico Galvani di Bologna, residente a Bolzano, svolge ricerche in camposociale-etico e della legalità.

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È sulla visione della realtà(da cui non sarà esente l’imma-ginario collettivo) che si inne-stano le successive conoscen-ze, i modi di vivere, di rappor-tarsi tra umani ed è da ciò chesi sviluppa e “co-sviluppa” lalingua, la religione, l ’arte. Inquesto contesto è facile com-prendere la funzionalità dellereligioni (nella lingua cinese èassente lo stesso termine checorr isponde nel le l ingue – equindi nel pensiero che sotten-de – europee a religione. Il te-mine “Pai” l ’unico al quale ci sipotrebbe riferire, riassume uninsieme di quelle che potremorilevare come funzioni o fruizio-ni delle religioni non conside-r ando che ma rg i n a lmen t el’aspetto spirituale, in altre lin-gue orientali acquista spiccata-mente il significato–immaginedi una serie di cerimonie).

La religione coglie, struttu-ra, rinforza, organizza e racco-glie l ’ insieme delle credenze edel bisogno di risposte svilup-patesi intorno ad interrogativicome l ’origine del mondo, lavita e la morte e l’ insieme deiproblemi posti dalla conviven-za quotidiana con le forze diquella natura e tra quegli es-seri umani che costituisconoquella precisa società a cui miriferisco. Nel contesto di dovesi sviluppa, (quella natura, so-cietà pensiero, visione della re-altà della vita, tradizioni, cre-denze) indica modalità di com-portamento e cerimonie ritua-li, l ’ insieme dei quali viene de-finito “cammino religioso”.

2. Osservazione e pensiero.La visione del reale tra Orientee Occidente

Normalmente per mettere aconfronto Oriente e Occidentefaccio riferimento all’atto di im-maginarsi vicino alle foci del fiu-me Indo, immersi nel clima cal-dissimo del tempo, circa 12 se-coli a.C. (o più correttamente“circa 12 secoli avanti epocanuova”), quando vi viveva unapopolazione con un alto gradodi civiltà.

Al contempo chiedo di pen-sarsi alle rive del mare sulle co-ste dell’Asia Minore alle foci delMeandro nella colonia Jonica diMileto nel 7° secolo circa a.C.,avviluppati da una vegetazionelussureggiante nelle vicinanze diacque e umidità.

In entrambi i casi l’osserva-zione dell’acqua ha permesso diapprodare a modalità diverse dipensiero.

In torno a l l ’ Indo l ’ es t remocalore produceva una evapo-r a z i one che s i c ondensavapo i in nub i e conseguente-mente s i ass is teva a l la cadu-t a d i a cque t o r r enz i a l i . L aconstataz ione de l c i c lo de l -l ’ acqua ha indot to i p r im i ep i ù a u t o r e v o l i p e n s a t o r ior iental i a considerare la v i tas tessa inser i ta in un c i c lo r i -pet ib i le , a l qua le ognuno pernatura è sot tomesso, sama-ra ( in l ingua sanscr i ta la ra-d ice sar con i l p re f i sso sams i gn i f i c a g i r a re a t t o rno , s it r a t t a d i d i una c i r co l a r i t àsenza progresso) .

E da qui si giungerà a rico-noscere l’esistenza inserita inuna continua ciclicità alla qualel ’esistente non può sottrarsi.Destino, predestinazione, accet-tazione del ritmo naturale ditutte le “cose”… ma ciò nonesclude che gli umani siano re-sponsab i l i de l le loro az ion i .

Questo ciclo lo si riuscirà a rom-pere infatti solo per la qualitàdelle azioni compiute (legge delKarman).

Alla foce del Meandro la cu-riosità suscitata dai fenomeninaturali e l ’osservazione indu-ceva a met tere in rappor tol ’umidità con la presenza dellavita fino a cercare nell ’umiditàstessa del terreno i l principiogene ra to re de l l a v i t a de l l epiante e condurre l ’origine, ditut to quanto v ive, a l l ’acquaelemento al contempo presen-te in ogni vivente e pertanto“garanzia” di vita.

In definitiva ci troviamo difronte a due modalità diversenel l ’ interrogars i su problemiqual i l ’or igine del mondo, lamorte e la vita.

È nel cercare di dare rispo-ste agli eventi di una natura chenon riesco a comprendere, aglieventi di fronte ai quali mi ri-trovo spesso piccolo e impoten-te, che nascono i miti, che sistrutturano i ragionamenti dan-do inizio alla filosofia, che si vaalla ricerca di soluzioni e rispo-ste rassicuranti stabilendo cosìvia via le basi delle religioni.

E nelle antiche terre mediter-ranee, culla di civiltà dell’Occi-dente, cosa è che rassicura?Pervenire attraverso un ragiona-mento ad un archè: punto di ini-zio, principio ed eventuale fine,il principio primo poi unico. Edecco che il riferimento si impo-ne in una unità, in un riferimen-to unico e pertanto sicuro, comese nella “restrizione di campo”di ricerca si annidasse la sicu-rezza, ecco che soggetto di ri-cerca diviene inevitabilmenteontologico: l’essere, e il discor-so si incentra sull’essere che laragione coglie come concetto

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univoco ed unitario.“L ’Essere è uno” unica re-

a l tà vera, ingenerato e indi-st rut t ib i le (Parmenide , f i lo-sofo greco c i rca del 6° seco-lo avanti epoca nuova . I l pro-b l ema de l l ’ e s se re i n s ensometaf is ico nasce con Parme-nide) o, p iù tard i , idea. Co-munque venga in teso , sa ràsempre l ’un i tà, uni tà da cuipa r t i r e o g i unge r e , da cu ider iva i l tut to stat ico o s in-t e s i d i s t a t i c i t à , o anco ra ,movimento o d iscorso, s inte-s i d i mol tep l ic i tà e f inanco inrappor to con l a sua s tessanegaz ione (non essere) .

Nel mondo orientale invece ledomande che c i s i pongonoprendono l’avvio da quanto sicoglie nella realtà, dai proble-mi che “si vedono” e pertantodomande e risposte sono in rap-porto diretto con l ’es istenzastessa, il ragionamento si inne-sta su osservazioni strettamen-te inerenti con l’esistenza. Ci siritrova di fronte ad un ragiona-re non su cosa “è dentro” l’ele-mento, ma su come l’elementosi presenta, volge e svolge lasua esistenza.

3. La religione tra pensiero,filosofia e visione della realtà

Le religioni dell’Oriente chedell’Occidente, comunque sia,non giungono a qualcosa, ma a“un qualcosa” di definito nel nondefinito, influenzato da tempi econdizioni storico-sociali.

Via via nelle religioni che ani-meranno l’Occidente l’Essere as-surge a Uno. Le stesse religionipoliteiste in fondo in Occidentefanno riferimento a qualcunoche è sempre il più grande, adesempio in Grecia è Zeus, i l

capo dell’Olimpo, del luogo de-gli déi, degli stessi/e déi e dée:lui è più grande degli altri chesono tutti déi e dée di forze del-la natura, a loro volta in rela-zione tra loro, e fanno comun-que riferimento a “qualcosa” dipiù; sono déi di coronamento.

Quando troviamo invece Ado-nai, Jeowa, Gott, il rapporto conil pensiero elaborato in Occiden-te si esplicita in riferimento a“un qualcosa” (meglio sarebbedire a “un qualcuno, all’Uno”)che diventa il punto di inizio edi fine dell’essere umano che siaffanna a definirne l’essenza.

Success ivamente i l d iscor-so sul l ’essere impl icherà i l lo-gos e sarà nel logos che ver-r anno un i t i e l emen t i d e l l atradiz ione greca con i l temabib l i co de l la “paro la d i D io”f ino a g iungere a l logos chesi incarna (nel Vangelo r i te-nuto d i G iovanni , i l verbo, laparo la, c ioè i l logos “s i è fat-to carne” ne l la persona sto-r ica del l ’ebreo Gesù del la fa-mig l ia d i Dav id ed “ab i ta inmezzo a no i” dopo la sua re-denz ione. S i not i che l ’ incar-naz ione fu sanc i ta nel Conci-l io d i N icea, anno 325 dopoepoca nuova ) , che da l l ’Esse-re parte ed a l l ’essere torna.

Le re l ig ion i or ienta l i s i r i -fer iscono primariamente a ciòche compone ed è parte ev i -dente de l l ’es is tenza: i l do lo-re, l ’agire nel rapporto con gl ia l t r i ( la cosc ienza d i rappor-t a r s i c on l e a l t r e r i gua rdapressoché esc lus ivamente lasfera int imist ica ed è senzavalore r i levante. La re l ig iones i r i vo lge a l masch io r ip ro-dutt ivo di maschi che si espl i-c i ta a l l ’esterno, ne l la consa-pevolezza d i una sua forza,

r icchezza o va lore comunquericonosciuto), la mancanza dipace inter iore; ne r icercano iperché dal le modal i tà, e labo-rano so luz ion i , p ropongonosentier i di vita, def iniscono let a p p e d a p e r c o r r e r e . Ta l icammini vengono def in i t i ne il ibr i de i Veda ( l ibr i sacr i de l -l ’ ” Induismo”) , “ne l l ’o t tup l icesent iero” presentato da S id-dar tha Gautama, de f in i to i lBuddha. Nel la Cina del VI se-c o l o a . e . n . K o n g - f o u t s e uprescr iverà le az ion i da com-piers i la matt ina, la sera, i lpomer igg io, per tut te le età,e per tut t i i gener i ; Lao-tzouinvece porrà medi taz ion i edeserc iz i per fac i l i tare la com-prensione ed i l cammino di r i-cerca del lo spir ito. Le suddet-te ind icaz ioni sono tutte mo-dal i tà che inducono, o per lomeno potrebbero indurre, aduna costruz ione de l lo sp i r i toin cons ideraz ione d i uno Spi-r i to a cu i fare r i fer imento.

Ma anche in a l t re rea l tà erel ig ioni local izzate verso Oc-c idente t rov iamo la r i tua l i z -zaz ione e ind icaz ion i d i v i ta:i l mussulmanes imo prescr ivedi pregare 5 vol te a l g iorno ei nd i c a pun t i g l i o s amen te l emodal i tà da seguire; c iò per-mette d i sent i rs i ne l la comu-ni tà dei credent i e quindi d iacquis ire una ident i tà r icono-sc iuta. A l popolo ebra ico (omegl io a quel la p icco la partedi ebre i che aveva dec iso d iusc i re da l l ’ Eg i t to e segu i reMosè per g iungere a l la TerraPromessa) verrà consegnatoi l decalogo inerente i compor-tament i da tenere ne i con-f ront i de l “S ignore” e de l la

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comunità e ne l corso de i se-col i c i penseranno i capi ma-schi (profet i , sacerdot i e re)a def in i re regole e leggi ( lep i ù au t o r e vo l i s ono que l l edef inite nel la Torah r i fer i te alPen t a t euco ) . Ne l l e d i v e r s ech iese r i t enute Cr i s t i ane s ide l i neano f unz i on i , messe ,r iun ioni per iod iche, vengonoprestab i l i te regole e mezz i ( isac rament i ) pe r avv ia r s i i nuna v ia d i innalzamento (nelcr is t ianes imo è la cos iddetta“via di salvezza” dal male cheè den t ro l ’ umano poss i b i l epe r ope ra d i Gesù C r i s t o ) ,ovvero di autonomia da ist int ie da quanto impone la stessanatura mater ia le umana.

4. Riti e cerimonie religiosee dinamiche sociali. L’apparte-nenza

Nella società e religione, maanche nei linguaggi e nelle filo-sofie, sono espresse interpreta-zioni che convergono nel mododi intendere la realtà. Questomodo di intendere la realtà in-duce a interagire con la realtàstessa ed è parte integrante nel-la struttura e della strutturazio-ne delle leggi che una societàsi dà, e nella struttura e dellaritualità delle religioni.

Ed ecco che l’acqua è la vitae mi r iporta al la vita, quindi“vado nel Gange e mi depuro”,mentre in Occidente “prendol’acqua e mi lascio bagnare ini-ziando dal capo” dando così ini-zio ad una nuova vita. Sono dueforme entrambe partite dall’os-servazione che ha seguito diver-si percorsi di valutazioni e pen-siero. Nelle due forme vengonoespresse modalità e contenutidifferenti ed al contempo simi-

lari. I riti di iniziazione delle piùantiche rel igioni si basavanosull ’acqua; la purif icazione èl’acqua, l’innovazione, la rina-scita è l’acqua e se ritengo cheè nell’acqua la facoltà di purifi-care e innovare, faccio di un ele-mento della natura, l’acqua, unelemento sacro, di principio.

L’elaborazione di cerimonie eriti risponde alla percezione-cer-tezza di essere sovrastato daforze non comprensibili, comun-que abnormi, e rientra nella ri-cerca di sentirsi al sicuro, neldesiderio di verità certe a cuiriferirmi. Cerimonie e riti reli-giosi possono consolidare il rap-porto che intercorre tra la so-cietà e la religione.

Se per società intendiamo un“insieme di gruppo” (e per grup-po l’insieme di singoli) o comu-nità integrata, innanzitutto dob-biamo considerare che una tri-bù, clan, società stessa nella ri-levazione del suo essere grup-po non è somma di umani lega-ti da interessi o bisogni o altro,poiché è all’interno stesso del-la somma che si costituisce unaspecificità e specificità di unio-ne. Ciò è dovuto oltre che agliumani che compongono il grup-po e alla coscienza dei compo-nenti, all’ambiente in senso latodove tale composizione di uma-ni si realizza. Sarà proprio que-st’ultimo aspetto che si impor-rà come problema dell’attribu-zione del primato del singolo sulgruppo o del gruppo sul singo-lo, in altre parole dell’apparte-nenza. La domanda che fuorie-sce è la seguente: “ l ’essereumano, l’individuo è importan-te in quanto tale o è più impor-tante il gruppo?”, quindi “chetipo di relazionabilità costrui-sco?” . In altri termini: “Io ho

un senso in quanto appartengo,e quindi è l’appartenenza a daresenso alla mia esistenza e defi-nisce i l mio stesso essere, osono io, ed ognuno, che diamosenso al gruppo e regoliamol’appartenenza?”. Ci troviamo difronte a due aspetti completa-mente diversi (che in qualcheperiodo storico alcune religionihanno cercato di compenetrare)a due visioni della realtà che nepermettono una particolare va-lutazione e ne determinano diconseguenza azioni e organizza-zione sociale.

Sappiamo che nelle religionidel l ’ant ichità era importantel’appartenenza.

Nell’antichità greca era im-portante la stirpe, la famiglia,l’appartenenza aristocratica, inquella orientale l’appartenenzaal gruppo, clan, ceto, quindiecco che la religione si svilup-pava, si poneva e imponeva conla sua vitalità che non facevaaltro che accomunare le perso-ne e dare il senso del gruppo.Va da sé che ogni popolazioneaveva una sua religione e la re-ligione era importantissima perquello Stato, per quella polis,per quell’Impero, per quel grup-po famigliare, perché diventavamomento di aggregazione sot-tolineata da cerimonie e feste,riti e rituali; aggregazione per-ché tutti quel giorno si mangia-va la stessa cosa, tutti, e spes-so, tutti e tutte insieme, quelgiorno si partecipava alla stes-sa festa. Avere dei momenti pre-fissati costituiva ed aiutava lacostituzione stessa della socie-tà, di un ambiente, addiritturadi una etnia, addirittura di unaespressione linguistica; riscuo-teva consensi, tranquillizzava glianimi, contribuiva alla stabilità

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sociale. Ed ecco il bisogno del-la religione che l’entità grupposi affidi a lei e ne riconosca l’au-torità, avuta verosimilmente inconsegna da “forze riferibili alsovrumano”. Dal riconoscimen-to dell’autorità a chi è più inalto, a chi “a tutto sta sopra” siapre i l passo al r iconoscimen-to e accettazione dell ’autoritàdel re, del capo, di uno Stato.Diviene così naturale i l connu-bio religione-potere che la sto-r ia identif icherà con i l nome“religioni di Stato”. Qual è laReligione di Stato? Quella re-l igione che accetta che lo Sta-to o i l gruppo di r iferimentosociale si avvalga di lei comemezzo per mantenere e impor-re i l proprio potere.

La religione quindi è funzio-nale a un potere, si strutturasu società e culture, è un fat-to storico. Tutto vero, megliorealissimo.

L’Altro da me tra fede e limiti

C’è per lo meno un “piccoloparticolare” che è “sfuggito”.

Se c i r i f e r i amo a l l ’ eb reoGesù di Nazareth, f igura stori-camente vissuta e ritenuto Cri-sto, Cristo non è un cristiano.I cr ist iani sono quel l i venutidopo, quell i che hanno strut-turato, schematizzato, ritualiz-zato la Parola, quell i che han-no stuprato, sch iav izzato lepersone, e quindi quel Cristonon appartiene al cristianesi-mo così come Siddharta Gau-tama l ’I l luminato, i l Buddha,non appartiene al buddismo edin un certo qual modo lo stes-so Mosè, se è entrato in rela-zione diretta con l ’essere defi-nito Dio Creatore, non appar-tiene al la rel igione ebraica, a

quel popolo di Dio.E al lora cos’è che manca,

che è fondamentale nel nostroimmaginario ma che non è lareligione?

La fede.La fede non è la religione e

la rel igione è semmai i l vesti-to della fede.

La fede fa di noi i l me e l ’al-tro, fa di ognuno, ognuno nel-la sua irripetibi l ità, rompe conl ’appartenenza. Ader irv i , ac-cettarla è un atto di speranzasul vivere, è entrare nell ’ uni-co essere che ognuno è, e per-cepire l ’Altro da sé.

La fede è in tutta la nostrapersona, ne l nost ro essere ,perché la certezza del suo l i -mite mi permette di sperare eavere f iducia nel l ’a ltro/a.

È scommessa con c iò chepotrebbe Essere, ma al con-tempo non è possibi le def ini-re con la nostra ragione. Laragione è una dimensione fon-damentale del la Fede, comedell ’Amore, nella misura in cuila responsabi l i tà ne cost itui-sce la base.

Fede è continuare a spera-re nella natura umana pur sa-pendo e conoscendone le brut-ture ed i l imiti; è puntare suse stessi e non aver paura dicadere perché si sa con certez-za che si cadrà, ma al contem-po che ci si potrà rialzare.

È sperare che oltre noi c’èaltro; è percepirsi corpo comeunità e necessità dello spiritoe percepirsi spirito come ne-cessità e unità col corpo.

È tutto ciò che mi permettedi essere presente, sempre nelmio es istere, e r ivo lgermi aDio, che non posso def in i recome Dio, perché di Lui nonposso parlare, in quanto resta

oltre la mia natura umana, èin tutto ciò che è altro. È un“Colui-Colei” che non posso népensare, né definire, proprioperché io sono l imite, ma soche ha in sé tutto ciò che nonposso pensare o immaginareanche se spesso scado nel di-segnarmelo con la mente.

Ma è nel la r icerca verso al-t ro da me , l ’ in immaginab i le“bene”, che posso trovare einiziare a real izzare i l mio “vi-verMi”.

Vivere la relazione tra uma-ni con la speranza nel l ’Uma-nità è interloquire con l ’Altroda me.

L’altro da me, l ’Indefinibile,l ’Amore, la Donazione, induceal superamento di ogni l imiteche la conoscenza del realepone nell’immettere nella ricer-ca del vero. È Padre e Madre,donna e uomo nel la tota l i tàdell ’umanità.

È parte del “vecchio” Dio,de l l ’ ”ant ico” Amato pensatocome Creatore di tutte le cose,dello “storico” Spirito Assolu-to. Di Lui/Lei ne è solo unaparte l ’Unico, l ’Uno dell ’Occi-dentale che si scinde nel porsicon i l imit i umani, come ne èuna sola parte i l r ivelarsi mol-teplice dell’Oriente che si ritro-va nello Spirito unitario.

Infine l ’Altro da me è vivo evive nel coraggio di sperare dipoter andare oltre noi stessi.

È l ’un ione de l la Umani tà,dei tempi, del le società e ditutte le rel igioni.

È nel mondo, del mondo, colmondo proprio perché è Altrodal mondo.

È ciò che dà senso al la sco-perta dei nostri l imiti.

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rinascita cult

Marinella Vicinanza Ott è docente d’italiano presso la MVHS e amante appassionata della filosofia. Ilseguente testo è l’estratto di due conferenze tenute nell’ambito dell’attività culturale “il terzo Venerdì delmese”, organizzate da rinascita e.V., il 24 aprile ed il 16 ottobre 2009.  

L’evoluzione della canzone italia-na è una prospettiva sociologica in-teressante. Essa è stata spesso, in-fatti, riflesso del costume, ma an-che anticipazione di modelli. Propriotale prospettiva ci rende possibilegettare uno sguardo sulle modalitàdi trasformazione delle donne in Ita-lia. Le cantanti degli anni ‘50 rispet-tano il diffuso conformismo, pensia-mo alla rassicurante Nilla Pizzi, magià alla metà degli anni ‘60 irrom-pono le “urlatrici” (come Mina) e le“esistenzialiste” (come Milva e laVanoni). Le cantanti cominciano amostrare il proprio corpo come par-te della propria personalità e, cam-biando look, esprimono la propriacreatività e vitalità. Basta tornareindietro nei ricordi per capire talefenomeno: Nada che canta Ma chefreddo fa, Mia Martini con la suaMinuetto, Loredana Bertè ed il suocorpo in Sei bellissima, DonatellaRettore, provocante più che mai, conSplendido splendente e il Kobra.

Non solo le donne cambiano. Lamusica non è specchio soltanto ditale mutamento. Il Folk Festival diNewport del 1963 mette in luce lastella di Bob Dylan e una nuova di-mensione del fare musica, quelladell’impegno sociale. I cantautoriitaliani assimilano lentamente talenuova prospettiva e se ne appropria-no negli anni ‘70. Lucio Dalla irrom-pe sulla scena musicale con 4 Mar-zo ’43 (1971) e Piazza Grande(1972), uscendo fuori dagli stan-dard, con il suo fare dissonante edissacrante. La sua musica è uncross over tra jazz, folk e musicasinfonica.

Paolo Conte, cantore affascinan-te della provincia italiana e delle sueatmosfere, incanta con una reinter-pretazione tutta personale del jazzdegli anni ‘20 e ‘30. Ivano Fossatidenuncia l’ansia di un mondo gio-vanile che vorrebbe assomigliare aipropri miti americani, usando musi-calità pop-rock, di cui emblematicoesempio è La mia banda suona ilrock (1979). Franco Battiato si pro-pone come musicista totale, spe-rimentando continuamente con lamusicalità ed i testi, nella ricercadi una propria cifra espressiva che,all’inizio della sua carriera, tendesoprattutto a criticare e, in qual-che modo a combattere, un certodiffuso “pensiero debole”, una su-perficialità espressiva e di impe-gno, non solo della musica, a luicontemporanea.

L’amalgama perfetta tra testo emusica è un punto difficile da rag-giungere, eppure, non si può descri-vere in altro modo ciò che ha espres-so Francesco De Gregori nel suo al-bum più di successo di quegli anni,Rimmel, del 1975. La liricità del te-sto non si differenzia dalla raffinatamusicalità, in un connubio magnifi-co. Più sanguigno e politico e, allostesso tempo meravigliosamentemusicale e poetico, l’impegno diFrancesco Guccini. Più arrabbiata(Luci a San Siro, 1971) e folkloristi-ca (Samarcanda, 1977) la cifraespressiva del giovane Roberto Vec-chioni. Più vocale, sentimentale edintimistico il grido, a volte anche didenuncia (Le ragazze dell’Est, 1981)di Claudio Baglioni. Più elegiaco,protestatario, dialettale ed esisten-

ziale quella di Antonello Venditti al-l’inizio della sua carriera (Roma Ca-poccia, 1972; Lily, 1975). Più pro-vocatore, dirompente, esempio an-che pedagogico di una nuova dimen-sione di vita e di scelta, Renato Zeroche, con la sua musica e il suo mododi essere e di apparire, porta in pri-mo piano, una parte della societàfino ad allora nascosta, ghettizzata.

Il panorama della musica italia-na degli anni ‘70 è molto variegatoe, tra trasformazioni femminili egrandi impegni sociali e culturali,anche la tradizione popolare si rin-nova. La musica romana rinascegrazie all’eccezionale voce di Ga-briella Ferri, la cui incredibile fles-sibilità le dona una capacità di spe-rimentare tra jazz, folk e rock. Conuna voce più acre ed aspra, FrancoCalifano, si fa interprete di una ca-pitale che cambia, mentre Gigi Pro-ietti, prestato alla canzone dal tea-tro, esprime per Roma sarcasmo,ironia, irriverenza.

A Napoli, invece, si apre una veraofficina filologica della musica tra-dizionale. La Nuova Compagnia diCanto Popolare, capitanata da Ro-berto De Simone e per la quale pas-seranno tutti i grandi musicisti ecantanti del fervido panorama mu-sicale di quegli anni, riscopre, ana-lizza, ama, interpreta e reintepretala tradizionale musicale partenopea,per poi aprire la strada a meravi-gliosi solisti, quali Eugenio Benna-to, Teresa De Sio, Tony Esposito ePino Daniele, il quale sperimenteràsubito una fusione tra la tradizionenapoletana e il jazz ed il blues d’ol-treoceano, dando voce, con un tale

La storia della canzone italiana degli anni ‘70 e ‘80

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rinascita cult

cross over musicale, alla rabbia ve-race dei suoi compaesani. Simile laprotesta, differente la modalità inun altro napoletano, Edoardo Ben-nato, non incline al dialetto, ma al-l’ironia, allo sberleffo, al gioco iper-bolico di parole.

Molto cambia con gli anni ‘80.Sopiscono le manifestazioni di mas-sa e con esse l’idea che i cambia-menti sociali siano un fenomenocorale. L’individuo scopre una di-mensione soggettivistica, a volteanche estrema, che si trasforma,non di rado, in edonismo. Anche latecnologia cambia. Il 33 giri sop-pianta il 45, viene brevettato il Cd,esplode la moda del walkmann cheben identifica la perdita di coralitàdell’ascolto musicale ed esprime ladimensione un po’ autistica e di sva-go che essa assume; vengono in-ventati i videoclip, viene fondataMTV, nascono la televisione a colo-ri, le radio e le Tv private.

Il pop diviene la musicalità vin-cente ed il luogo in cui va in scenaè, principalmente, il palco di Sanre-mo. Proprio qui, a partire dall’edi-zione del 1981 condotta da ClaudioCecchetto, va in scena la nuovamusica anni ‘80. Vincitrice di que-sta edizione è Alice con Per Elisa,pezzo scritto per lei da Franco Bat-tiato, e debutteranno Eduardo DeCrescenzo con Ancora e Luca Bar-barossa con Roma Spogliata. Nono-stante le differenze implicite in que-sti tre interpreti, c’è un filo rosso cheli unisce: un minimalismo intimisti-co ed intellettuale che spezza i le-gami con l’impegno sociale dellamusica degli anni ‘70.

La musica continua a parlare aigiovani, ma non più in modo indif-ferenziato a tutti, bensì a specificigruppi. Così Eros Ramazzotti, pri-ma nel 1984 con Terra Promessa epoi nel 1986 con Adesso Tu, divienevoce del disagio giovanile dei ragazzi

di periferia, l’espressione del lorosentimento interiore e della loro pre-occupazione per il futuro.

Nello stesso anno esplode il fe-nomeno Raf, che arriva in cima alleclassifiche con Self controll, espres-sione massima del disimpegno e deldivertimento.

La dimensione del quotidiano,dei sentimenti e del minimalismovengono espressi da Luca Carboni,che affronta tematiche nuove escottanti, come quella della tossi-codipendenza, ma nella richiusaprospettiva di una storia di coppia(Silvia lo sai, 1987) o della solitu-dine e della fragilità umana e fem-minile (Farfallina, 1977).

Il panorama musicale degli anni‘80 è, però, estremamente multifor-me. Irrompono sulla scena nuovepersonalità. Quella allegramenteblues-jazz, ironica e vivace di Fran-cesco Baccini, quella intimistica emalinconica di Nino Bonocore, quel-la raffinata ed iperbolica di Rosan-na Casale, quella melodica e ritma-ta di Umberto Tozzi, quella senti-mentale di Mango, quella delicata emelodica di Fabio Concato, quellaswing e dissacrante di Sergio Capu-to, quella romantica di Ron, quellapunk del primo Enrico Ruggeri. E siconfermano anche personalità giànote al pubblico. Massimo Ranierivince il Festival di Sanremo del 1988con Perdere l’amore, struggentecanzone d’amore, interpretata contrasporto e voce. Mia Martini conti-nua a collezionare grandi successidi critica e meno di pubblico, inter-pretando meravigliosamente splen-dide canzoni con E non finisce micail cielo (1982) e Almeno tu nell’Uni-verso (1989). Sua sorella LoredanaBertè da pieno sfogo alla sua voceroca ed aggressiva e vive un mo-mento di grande successo, corona-to dalla vittoria del Festivalbar del1982 con Non sono una signora. I

Matia Bazar cambiano stile, avvici-nandosi a musicalità più mitteleu-ropee e raggiungono un grande suc-cesso con Vacanze romane (1983).

La scena di un palco così com-plesso come quello degli anni ‘80 ècondivisa in gran parte dai cantau-tori che subiscono parzialmente an-che questa svolta minimalista edindividualista. Claudio Baglioni con-tinua sulla via del successo deglianni ‘70 con l’album Strada facendodel 1981 e le clamorose vendite deldoppio live Ale-oò. Vivrà però, ametà del decennio, un momento dicrisi che lo porterà ad una fase dirinnovamento all’inizio degli anni‘90. Antonello Venditti, dopo un’ini-ziale fase impegnata politicamentee socialmente, si ripiega in una di-mensione più intimistica con branicome Ci vorrebbe un amico (1984),In questo mondo di ladri (1986),Benvenuti in Paradiso (1991). Edo-ardo Bennato torna alla metaforadella favola per esprimere le pro-prie critiche e dare sfogo alla pro-pria ironia e mordacità. Sono solocanzonette (1980) e Uffà, Uffà(1980) restano in classifica per set-timane, meno apprezzati i successi-vi due album È arrivato un bastimen-to (1983) e Kaiwanna (1985), se-gue quindi un ritorno alle origini conAbbi dubbi (1989).

Gli anni ‘80 vedono anche lamaturità della musica d’autore. An-che qui si nota un percorso versouna forma di individualismo che as-sume, però, un’altra cifra, quelladella ricerca musicale.

Paolo Conte continua a speri-mentare con le melodie jazz dei pri-mi decenni del Novecento. Apprez-zato molto in Italia, viene osannatoin Francia, sua patria di elezione.Franco Battiato prosegue il suopercorso di ricerca passando da

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rinascita cult

musicalità elettroniche a quelleorientali, fino alla scrittura di Gene-si (1987), opera lirica elettronica intre atti. Ivano Fossati sperimentaancora con sonorità pop, sfumandole proprie atmosfere verso un mon-do riservato e senza mediazioni:prenderanno più corpo negli anni‘90, ma si intravedono già in questafase. Fabrizio De Andrè continua ilsuo viaggio nella profondità delmondo e nell’intimità dell’uomo, svi-luppando il proprio stile nella dire-zione del folk-rock più innovativo escegliendo, per il proprio album del1984 Creuza de ma, l’uso del dialet-to genovese in un magistrale esem-pio di musica etnica. Lucio Dalla spe-rimenta sonorità pop (Futura, 1980;Attenti al lupo, 1990) e liriche (Ca-ruso, 1986). Pino Daniele rafforzala fusione tra le musicalità blues e

quelle mediterranee e le lingue na-poletane, italiane e inglese, raggiun-gendo la propria consacrazionecome cantautore. Francesco De Gre-gori continua a raccontare la storia,gli uomini, la vita. Francesco Gucci-ni, alchemica espressione di lette-ratura, poesia, politica, storia pub-blica e privata, mantiene il proprioinconfondibile profilo seppur in unadimensione di disillusione.

Gli anni ‘80 vedono anche nuovefigure di cantautori imporsi in mododirompente. Direttamente dagli ul-timi posti di Sanremo, per primo èVasco Rossi che diviene icona dellamusica ribelle, del rock più sfronta-to e, gridando il proprio disagio esi-stenziale, parla diritto al cuore diquei ragazzi, generazione di scon-volti, urlando la propria e la loro cri-tica al conformismo della società. Poi

Zucchero che, con la sua miscelaesplosiva di musicalità d’oltreoce-ano, si impone come grande per-sonalità sopranazionale, e grazieal proprio cross over multicultura-le, approda a palcoscenici interna-zionali. Una donna, infine, rompetutti gli schemi della musica fem-minile, abbattendo le barriere trai sessi. Rocker nell’animo e sene-se d’origine, Gianna Nannini siimpone, in Italia ed al di là dei suoiconfini, per la sua personalità emusicalità travolgente e per la ca-pacità di parlare di amore e ses-sualità senza più distinzioni tramaschile e femminile. Liberando,di fatto, la donna dal sospetto diessere un oggetto, ed insinuandonell’uomo il dubbio di esserlo di-venuto. (Marinella Vicinanza Ott)

La filastrocca dei bambini del mondo

Tutti i bambini del mondo,vivono insieme, in un abbraccio rotondo,si prendono le manine e ballano un girotondo,sono contenti, sognano di girare il mondo.

I bambini d’Europa giocano in modi diversi,e cantano tante canzoni in bei versie lasciano fiorire i prati sotto i gelsie ridono, ballano, saltano, tutti diversi.

I bambini dell’Africa giocano sempre fuori,portano vestiti di tanti colori,ballano, cantano, giocano e fanno rumori,ascoltano le storie che lo sciamano racconta fuori.

I bambini dell’Asia, mangiano tanto riso,ascoltano la musica e poi hanno un bel sorriso,vogliono un mondo unito, colorato, mai diviso,guardando nel cielo gli aquiloni hanno sempre un gran riso.

I bambini d’America si sentono felici,perché nel mondo vedono solo amici,giocano contenti e restano unitianche se parlano molte lingue, ma lo fanno felici.

I bambini d’Australia stanno tra i koala e salutano conle mani,saltano assieme ai canguri,e per il compleanno scrivono cartoline con tantiauguri,e con tutti gli altri bambini sperano in un più beldomani.

Tutti i bambini del mondo,vivono insieme, in un abbraccio rotondo,si prendono le manine e ballano un girotondo,sono contenti, sognano di girare il mondo.

Il Laboratorio dell’Italiano è un’iniziativa fondata nel 2006 da Rinascita e.V.. Le sue attività sono rivolte abambini di bilinguismo e multilinguismo italiano e sono finalizzate allo sviluppo delle competenze linguis-tiche, sociali e culturali dell’”italianità”. La filastrocca qui presentata è stata scritta dai bambini che parteci-pano all’iniziativa per la festa della nostra associazione del 4 luglio 2009.

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