Design for All - Isabella Tiziana Steffan · di di Ferrara, mirava ad evidenziare ... della...

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PROFESSIONE ERGONOMIA 1. Introduzione La relazione tra Design for All ed Ergonomia non è un tema del tutto sconosciuto alle pagine di questa ri- vista. Essa infatti è stata tracciata dal- l’intervento dell’architetto Bandini Buti e della dottoressa Avril Accolla nel numero 3 del 2005. In quell’arti- colo veniva presentato con tratti molto intensi, il cammino del De- sign for All dalle sue origini storiche fino a oggi. Tale descrizione costituisce un’ot- tima base per un’analisi del semina- rio di approfondimento sul Design for All ad inviti, ospitato dall’VIII Convegno Nazionale della Società Italiana di Ergonomia svoltosi a Mi- lano nel febbraio scorso, e coordi- nata dal dottor Emiliani, responsabi- le della rete italiana EDeAN e dal- l’Arch. Steffan, ergonomo europeo, che ha aperto il seminario con una breve introduzione storica sul per- corso dell’applicazione della meto- dologia del Design for All, soprattut- to ma non solo, nel campo della pro- gettazione, e un quesito di fondo: il rapporto tra Disabilità, Design for All, Ergonomia. 2. Design for All Quando si parla di Design for All si pensa alla progettazione materiale e fisica di un oggetto o nei casi più complessi di un sistema. L’ergono- mia, sappiamo, è una disciplina pon- te tra le scienze umane, della mate- PROFESSIONE ERGONOMIA 24 ERGONOMIA 5.2006 di esperienze sul Design for All pre- senti oggi in Italia e più in generale in Europa. Questo evento può dunque esse- re caratterizzato da una parola chia- ve, quale l’esperienza. Un’esperienza che emerge a vari livelli, in ambiti di competenza come in campi applica- tivi diversi. Per meglio esprimere la varietà di prospettive che possono essere con- siderate, tre aspetti particolari sono stati evidenziati: il rapporto con le associazioni professionali e sociali che a vario titolo si occupano di De- sign for All, il rapporto con la proget- tazione, il rapporto con uno specifi- co campo d’applicazione come l’ICT. 4. DfA e associazioni Una metodologia così innovati- va non potrebbe esprimersi senza l’apporto di associazioni che ne col- gano il valore intrinseco e si sforza- no di inserire elementi nuovi all’in- terno dei percorsi comuni di ap- prendimento, di progettazione, di gestione pubblica. In questo senso possono essere letti gli interventi dell’IIDD (associazione no-profit, di cui si è già parlato a livello istituzio- nale nel n. 3/05 di Ergonomia già ci- tato, e che ha recentemente modifi- cato il suo nome con “IIDD Design for All Italia” per comunicare più chiaramente la sua mission, www.iidd.it), del CERPA, “Centro Eu- ropeo di Ricerca e Promozione del- l’Accessibilità” un’associazione fon- ria e della fisica. Il Design for All è un approccio di progetto che esprime lo sforzo di migliorare la qualità del- la vita delle persone, e di un numero sempre più alto di esse, indipenden- temente da particolari condizioni di salute, da fattori ambientali o da fat- tori personali che possano interveni- re. Secondo questa prospettiva tale concetto interessa numerosi campi applicativi e richiede per ciascuno di essi competenze anche molto specifi- che. Dando uno sguardo anche solo al nostro vissuto quotidiano troviamo ambiti che vanno dai trasporti, al ver- de pubblico, al design di ambienti e prodotti, all’educazione, a tutto il complesso ambito definito come Tecnologie dell’Informazione e del- la Comunicazione (internazional- mente indicato con l’acronimo ICT). Inoltre all’interno di ognuno di essi è presente una complessa struttura di relazioni, che va, ad esempio, dal- l’ambito legislativo a quello econo- mico a quello della ricerca. 3. Scopo del seminario Al fine di procedere ad una reale valutazione delle possibilità d’appli- cazione di questo principio emerge la necessità di confrontare le diffe- renti esperienze che vanno maturan- do in questo ambito o che in qualche modo possono essere considerate utili o riferibili ad esso. Il seminario del febbraio scorso a Milano può es- sere interpretato proprio come lo sforzo di comporre questo panorama Design for All Seminario di approfondimento LAURA BURZAGLI, PIERLUIGI EMILIANI CNR – Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” ISABELLA TIZIANA STEFFAN Studio di Progettazione & Ricerca

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P R O F E S S I O N E E R G O N O M I A

1. Introduzione

La relazione tra Design for All edErgonomia non è un tema del tuttosconosciuto alle pagine di questa ri-vista. Essa infatti è stata tracciata dal-l’intervento dell’architetto BandiniButi e della dottoressa Avril Accollanel numero 3 del 2005. In quell’arti-colo veniva presentato con trattimolto intensi, il cammino del De-sign for All dalle sue origini storichefino a oggi.

Tale descrizione costituisce un’ot-tima base per un’analisi del semina-rio di approfondimento sul Designfor All ad inviti, ospitato dall’VIIIConvegno Nazionale della SocietàItaliana di Ergonomia svoltosi a Mi-lano nel febbraio scorso, e coordi-nata dal dottor Emiliani, responsabi-le della rete italiana EDeAN e dal-l’Arch. Steffan, ergonomo europeo,che ha aperto il seminario con unabreve introduzione storica sul per-corso dell’applicazione della meto-dologia del Design for All, soprattut-to ma non solo, nel campo della pro-gettazione, e un quesito di fondo: ilrapporto tra Disabilità, Design forAll, Ergonomia.

2. Design for All

Quando si parla di Design for All sipensa alla progettazione materiale efisica di un oggetto o nei casi piùcomplessi di un sistema. L’ergono-mia, sappiamo, è una disciplina pon-te tra le scienze umane, della mate-

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di esperienze sul Design for All pre-senti oggi in Italia e più in generale inEuropa.

Questo evento può dunque esse-re caratterizzato da una parola chia-ve, quale l’esperienza. Un’esperienzache emerge a vari livelli, in ambiti dicompetenza come in campi applica-tivi diversi.

Per meglio esprimere la varietà diprospettive che possono essere con-siderate, tre aspetti particolari sonostati evidenziati: il rapporto con leassociazioni professionali e socialiche a vario titolo si occupano di De-sign for All, il rapporto con la proget-tazione, il rapporto con uno specifi-co campo d’applicazione come l’ICT.

4. DfA e associazioni

Una metodologia così innovati-va non potrebbe esprimersi senzal’apporto di associazioni che ne col-gano il valore intrinseco e si sforza-no di inserire elementi nuovi all’in-terno dei percorsi comuni di ap-prendimento, di progettazione, digestione pubblica. In questo sensopossono essere letti gli interventidell’IIDD (associazione no-profit, dicui si è già parlato a livello istituzio-nale nel n. 3/05 di Ergonomia già ci-tato, e che ha recentemente modifi-cato il suo nome con “IIDD Designfor All Italia” per comunicare piùchiaramente la sua mission,www.iidd.it), del CERPA, “Centro Eu-ropeo di Ricerca e Promozione del-l’Accessibilità” un’associazione fon-

ria e della fisica. Il Design for All è unapproccio di progetto che esprimelo sforzo di migliorare la qualità del-la vita delle persone, e di un numerosempre più alto di esse, indipenden-temente da particolari condizioni disalute, da fattori ambientali o da fat-tori personali che possano interveni-re. Secondo questa prospettiva taleconcetto interessa numerosi campiapplicativi e richiede per ciascuno diessi competenze anche molto specifi-che. Dando uno sguardo anche soloal nostro vissuto quotidiano troviamoambiti che vanno dai trasporti, al ver-de pubblico, al design di ambienti eprodotti, all’educazione, a tutto ilcomplesso ambito definito comeTecnologie dell’Informazione e del-la Comunicazione (internazional-mente indicato con l’acronimo ICT).Inoltre all’interno di ognuno di essi èpresente una complessa struttura direlazioni, che va, ad esempio, dal-l’ambito legislativo a quello econo-mico a quello della ricerca.

3. Scopo del seminario

Al fine di procedere ad una realevalutazione delle possibilità d’appli-cazione di questo principio emergela necessità di confrontare le diffe-renti esperienze che vanno maturan-do in questo ambito o che in qualchemodo possono essere considerateutili o riferibili ad esso. Il seminariodel febbraio scorso a Milano può es-sere interpretato proprio come losforzo di comporre questo panorama

Design for All Seminario di approfondimento LAURA BURZAGLI, PIERLUIGI EMILIANICNR – Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara”

ISABELLA TIZIANA STEFFANStudio di Progettazione & Ricerca

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data da professionisti che si occupa-no da anni dei temi della disabilitàcome prodotto dell’interazione trasoggetto e ambiente costruito(www.cerpa.org, www.cerpa.it), e di“Design for All Foundation”, una fon-dazione con sede a Barcellona, crea-ta per la ricerca, sviluppo, diffusio-

ne e promozione del Design for All.Design for All Foundation si prefig-ge di riunire i leader delle aziende,degli enti e delle amministrazioniche sentono la necessità di migliora-re l’attitudine della propria organiz-zazione in rapporto alla sostenibili-tà ed alla diversità umana (www.de-

signforall.org). Tutte queste associa-zioni sono molto attive sul territorionazionale, e hanno anche diversereti di comunicazione e sviluppo a li-vello internazionale.

5. DfA e progettazione

Nei primi tre interventi di caratu-ra accademica è stato ben affronta-to, più a livello di dettaglio dal Poli-tecnico di Milano e dal Politecnico diTorino, e a livello generale dall’Uni-versità degli Studi di Ferrara, il rap-porto tra Design For All, Ergonomiae progetto.

NELL’INTERVENTO di Francesca Tosi, do-cente di ergonomia della Facoltà delDesign del Politecnico di Milano, so-no stati trattati i contenuti teorici emetodologici elaborati in questi ulti-mi anni nell’area dell’ergonomia og-gi definibile come “ergonomia per ilprogetto” e, in particolare, i punti dicontatto sia con l’approccio DesignFor All, che con gli strumenti teoricie metodologici prodotti in questi ul-timi anni dal WHO e dall’ISO (tra que-sti: la Classificazione ICF “Internatio-nal Classification of Functioning, Di-sability and Health” pubblicata dalWHO nel 2001, e gli strumenti norma-tivi prodotti a livello internazionaledalla ISO con la norma 20282 “Ease ofoperation of everyday products”).

I punti di convergenza tra l’ergo-nomia per il progetto e il Design ForAll hanno origine nell’attenzione conla quale l’ergonomia affronta la spe-cificità di ogni caso di intervento – siaesso di valutazione o di progettazio-ne di un prodotto così come di unambiente, di un servizio – a partiredalla individuazione delle caratteri-stiche e delle esigenze degli utenti,intesi come coloro che utilizzerannorealmente il prodotto all’interno diun determinato contesto d’uso.

L’approccio ergonomico al pro-getto, infatti, consente – e richiede –di spostare l’attenzione dalla identi-ficazione dei cosiddetti profili di

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IL DESIGN FOR ALL SIMPOSIO SPECIALECoordinamento I.T. Steffan, P. EmilianiSabato, 11 febbraio 2006 · 9.00-11.00, Aula A

9.00-9.10 Introduzione ai lavoriI.T. Steffan, P. Emiliani

9.10-9.25 Il DfA nella società europea e nel mondo della progettazioneF. Aragall, B. Benenti (Design for All Foundation)

9.25-9.40 Il Design for All nel mondo delle associazioni:l’Istituto Italiano Design e DisabilitàM. Gabbiani (Presidente IIDD)

9.40-9.55 Il Design for All nel mondo delle associazioni:il Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’AccessibilitàL. Fantini (Vicepresidente CERPA)

SETTORE PROGETTAZIONE

9.55-10.10 Ergonomia e Design for AllF. Tosi (Politecnico di Milano)

10.10-10.25 L’approccio del DfA nella progettazione urbana,architettonica, degli oggetti d’usoE. Monzeglio (Politecnico di Torino)

10.25-10.40 L’arredo for All e la scena urbanaM. Balzani (Università degli Studi di Ferrara, Dip. Architettura)

10.40-10.55 Turismo per tutti: prodotto, ambiente, informazioneL. Fantini (Associazione Si Può, Laboratorio nazionale turismoaccessibile)

10.55-11.10 L’applicazione del DfA in un oggetto d’uso quotidianoF. Bianchetti (Designer)

SETTORE INFORMAZIONE

11.35-11.50 La legislazione italiana sul Design for AllP. Ridolfi (Componente CNIPA e Presidente della Commissioneinterministeriale sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologiedell’informazione per le categorie deboli)

11.50-12.05 Il Design for All nella Società dell’informazioneP. Emiliani (Direttore Istituto di Fisica Applicata del CNR

12.05-12.20 La rete Europea EdeANR. Andrich (SIVA Servizio Informazione e Valutazione Ausili) I.T. Steffan (IIDD)

12.20-12.35 I prodotti interattiviJ.C. Zoels (Experientia)

12.35-12.50 Design for All nella progettazione delle metodologie di apprendimentoI. Ippoliti (SIS Consorzio Sistema Imprese Sociali)

12.50-13.30 Discussione finale e conclusioni

Aziende partecipanti: Curvet

PROGRAMMA DEL SIMPOSIO

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utenza, tradizionalmente definiti inbase a specifiche caratteristiche fisi-che o cognitive a cui far corrisponde-re altrettanto specifici bisogni, allaidentificazione di profili di esigenze,intese come necessità ma anche co-me aspettative, attitudini e desideririferibili all’uso di un determinatoprodotto, esigenze nelle quali pos-sono identificarsi profili di utenzaanche molto differenti tra loro.

Ciò significa, in altre parole, su-perare la tradizionale valutazione dei“livelli di abilità” o “inabilità” del-l’utenza, necessariamente rigida espesso insufficiente a definire le dif-

ferenti e molteplici realtà della con-dizione umana, ad una progettazio-ne centrata sulla realtà dei bisogni edelle aspettative che accomunanopersone diverse per età, livello di au-tonomia e condizioni di salute, e pos-sono riguardare ciascun individuonelle differenti fasi della sua vita.

NELL’INTERVENTO di Eugenia Monze-glio, docente al Politecnico di Torino,Dipartimento Casa-città, è stato trat-tato il tema dell’approccio del DfAnella progettazione a livello urbano,architettonico, di disegno industria-le: il Design for All non è né un nuo-vo genere o modalità di progettazio-ne, né una specializzazione separa-ta, ma è un processo ed un atteggia-

mento culturale che mira a valoriz-zare le diversità.

L’attenzione del mondo dell’ergo-nomia (il cui approccio è pluridisci-plinare e interdisciplinare) all’Inclu-sive Design o Design for All pare ri-conducibile ad almeno due aspetticaratterizzanti dell’ergonomia: la suavalenza applicativa e i suoi principie metodi (User-Centred Design).

Il progetto inclusivo vuole rag-giungere l’obiettivo di ottenere spa-zi fisici, prodotti, servizi, modalitàorganizzative che:– siano usabili in autonomia, sicu-

rezza, benessere, soddisfazione e

con il minimo sforzo di adatta-mento;

– incontrino il soddisfacimento del-le necessità del più ampio possi-bile ventaglio di utenti, senza ri-correre a speciali adattamenti o auna speciale progettazione. Dai principi dell’Universal Design,

elaborati sia in ambito americanosia nel contesto europeo, si potreb-bero tracciare delle considerazio-ni/linee guida per la progettazioneinclusiva. In particolare è importan-te: – conoscere l’utenza e considerare

tutti i possibili utenti, partendoproprio da coloro che sono statiesclusi o sono stati scarsamenteconsiderati;

– offrire alternative, attraverso unaprogettazione multi-opzionale: te-ner conto di esigenze, bisogni, de-sideri delle persone con disabili-tà/diversità, consente un arricchi-mento del progetto;

– integrare il concetto di accessibi-lità con quello di soddisfazionenell’uso, della comunicazione edella temporalità;

– sottolineare l’importanza dell’ap-proccio multisensoriale e sineste-tico e della valenza espressiva edestetica;

– coinvolgere gli utenti (prima, du-rante, dopo).

L’INTERVENTO PREVISTO di Marcello Bal-zani, docente del Dipartimento diArchitettura dell’Università degli Stu-di di Ferrara, mirava ad evidenziarecome il progetto di arredo urbanodebba recuperare la spazialità delluogo, della scena e del paesaggio,cercando di abbattere lo steccatoconcettuale che protegge i campio-nari industriali di attrezzature fun-zionali con i loro reticoli di impian-to, utilizzabili per definire densità equalità di collocazione, moderni mo-duli per governare la ristrutturazio-ne dell’ambiente urbano.

Oggi, invece, è importante che iparametri ergonomici (usabilità dif-fusa, comfort, sicurezza ed efficacia)vengano sempre più associati ai te-mi della mobilità e del traffico (inter-modalità, incidentalità, ecc.) e conquelli delle relazioni sociali tipichedella sociologia e della psicologiaambientale (ruolo utente/cittadino,classi di utenza, segregazione-par-tecipazione, percezione del disagio-benessere, insicurezza ambientale).

Tali parametri ergonomici dovreb-bero venire arricchiti da un approc-cio “for All” che, come esplicitato ne-gli interventi precedenti, ha diversipunti di contatto con l’ergonomia.

LERIS FANTINI, rappresentante dell’As-sociazione “Si Può”, laboratorio na-zionale del turismo accessibile, e Fa-

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Figura 1. Particolare interno di un bagnoin cui i sanitari si adattano alle esigenzedella maggior parte dei clienti: HotelSporting, Trento (Fonte. L. Fantini).

Figura 2. Progetto di percorso didattico eaccessibile inserito all’interno del Parcodei Cento Laghi: località Lagdei –Provincia di Parma (Fonte: L. Fantini).

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brizio Bianchetti, designer, hanno il-lustrato degli esempi di eccellenzadi applicazione progettuale e di ge-stione, “for All”.

Fantini ha sottolineato che in Ita-lia da oltre un decennio si assiste aduna crescente richiesta di nuovi ser-vizi turistici anche da parte di turisticon disabilità o con necessità spe-ciali: per poter offrire un prodottogradito al mercato, bisogna innan-zitutto conoscere bene la domanda,un prerequisito essenziale anche persviluppare poi servizi turistici comeoccasione di impresa.

Il turismo e l’accoglienza rivolta atutti deve essere pensata come SI-STEMA dove l’accessibilità viene ga-rantita dall’integrazione dei seguen-ti sotto-sistemi:– Progettazione e gestione – Accoglienza – Informazione e comunicazione – Educazione e formazione

Attualmente, l’idea di turismo pertutti messo a “sistema” è stato svi-luppato in diversi progetti fra cui: – Il progetto “Albergo in via dei Mat-

ti n. 0”, (finanziato attraverso ilprogramma europeo Equal conl’obiettivo di mettere a contattola cooperazione sociale con il tu-rismo e produrre nuove imprendi-torialità il cui valore aggiunto èl’inclusione, l’ospitalità, l’acces-sibilità e nuovi servizi comple-mentari);

– Il progetto C. A. R. E. Città Acces-sibili della Regioni Europee (fi-nanziato all’interno del program-ma europeo Interreg-Cadses, sibasa sulla condivisione a livellointernazionale di strategie di svi-luppo delle città in cui l’accessibi-lità rappresenta una chiave dellaqualità);

– Il progetto “Assoinviaggio” (soste-nuto da L’Altra Romagna attraver-so l’Iniziativa Comunitaria Lea-der+, ha come obiettivo l’infor-mazione turistica per la promo-zione e la valorizzazione di luo-ghi, strutture e servizi, che garan-

tiscano la fruibilità e l’accessibili-tà a chiunque; guida e accompa-gna il cliente con bisogni specialinella scelta della località e dellastruttura ricettiva, garantendo chela struttura prescelta sia idoneaalle proprie esigenze).

IL GIÀ DESCRITTO (nel precedente nu-mero 3/05 di Ergonomia) ProgettoLeonardo, di Bianchetti, è un esem-pio di applicazione for All negli og-getti di uso quotidiano, fortementevoluto dal progettista, che ha cerca-to di rinnovare il rapporto con l’og-getto maniglia indirizzandolo versoun “uso più ampio” per soddisfaresenza barriere fisiche o psicologichele diverse esigenze abitative di unasocietà reale.

Una forma innovativa, caratteriz-zata da un design molto personale,ne fa anzitutto un oggetto gradevo-le che sottende a molteplici funzio-ni; un disegno semplice determina leforme della maniglia e consente diessere impugnata anche da personecon problemi di prensilità, e a diver-se altezze, permettendone l’uso abambini, adulti, anziani, persone susedia a ruote.

6. DfA e ICT

Il previsto intervento del Prof.Pierluigi Ridolfi, Componente CNI-PA e Presidente della Commissioneinterministeriale sullo sviluppo el’impiego delle tecnologie dell’infor-mazione per le categorie deboli, eramirato a fare il punto sulla legisla-zione italiana sull’accessibilità elet-tronica, con particolare riferimentoalle Legge 4/2004, “Disposizioni perfavorire l’accesso dei soggetti disabi-li agli strumenti informatici”. La legi-slazione italiana, infatti, è tra le pri-me ad aver definito in termini nor-mativi e tecnici i livelli minimi di ac-cessibilità informatica che la PA de-ve garantire all’esterno, verso i cit-tadini utenti, e all’interno, verso ipropri dipendenti.

D’altra parte, nella Società dell’In-formazione, l’attenzione all’accessi-bilità si rende necessaria per evitareforme di emarginazione che si con-figurerebbero come deficit sociale,economico, democratico.

La Legge, pur riferendosi ai solidisabili, si inquadra in una strategiadella fruibilità che mira a concretiz-zarsi in un miglior servizio per tutti.

Essa infatti, nel perseguire unamiglior qualità dei servizi offerti dal-la PA, propone in realtà un modellodi riferimento anche ai privati cheinteragiscono, attraverso le nuovetecnologie, con il cittadino, intesocome potenziale utente.

L’Italia si è ispirata nella defini-zione dei requisiti tecnici a norme estandard raccomandati dagli orga-nismi internazionali, ed in particola-re dall’Unione Europea, e si è orga-nizzata inoltre con un’articolazionenormativa particolarmente flessibi-le che consente tempestivi adegua-menti a mutate esigenze.

NELL’INTERVENTO di Pier Luigi Emiliani,Direttore dell’Istituto di Fisica Appli-cata “Nello Carrara” del CNR e re-

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Figura 3. Particolare di segnaletica inseritain un edificio pubblico per facilitarnel’accesso alle persone non vedenti eipovedenti DUC, Parma. (Fonte: L. Fantini).

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sponsabile del NCC (National Con-tact Centre) italiano della rete euro-pea EDeAN è stato brevemente rias-sunto il percorso dell’applicazionedella metodologia del Design for Allnel campo dell’ICT e più in generaledella Società dell’Informazione, dal-le sue origini sino agli sviluppi attual-mente in studio al fine di compren-dere l’evoluzione tecnologica in atto.

Il punto di partenza storico stanell’utilizzo di queste tecnologie daparte delle persone con disabilità,reso possibile attraverso l’introdu-zione di adattamenti in prodotti pro-gettati per un utente “medio”, ovve-ro con un insieme di abilità fisiche,sensoriali e cognitive ben definite.Se questo profilo mal si adatta ad ungran numero di utenti anche senzadisabilità, per queste categorie dipersone richiede degli adattamentispecifici realizzati a posteriori (tipi-ci della cosiddetta Tecnologia Assisti-va), con problemi di costo, in gene-re alto, e di ritardo di realizzazione ri-spetto al prodotto. Ecco dunque l’in-teresse verso un approccio diverso,già introdotto e sperimentato in al-tri settori applicativi, come l’architet-tura: il Design for All o, espresso inlingua italiana, Progettazione Uni-versale. In tale approccio il profilodell’utente utilizzato per definire lespecifiche di progetto viene definitotenendo conto delle necessità e pre-ferenze di tutti i potenziali utenti,permettendo così di soddisfare unnumero molto maggiore di indivi-dui senza adattamenti specifici. Lostudio passa dunque dall’adatta-mento del dispositivo per una solacategoria di persone, con disabilità,ad un ambito più vasto, che com-prende necessità e esigenze di ognipersona o, più realisticamente, delmaggior numero possibile.

Questa metodologia di progettodeve però essere trasferita dai setto-ri in cui è nata, alla progettazione disistemi e servizi della Società dell’In-formazione, il cui concetto viene col-legato, nei documenti della Unione

Europea, all’emergere di “AmbientiIntelligenti”. Si suppone cioè che gliambienti sociali evolvano verso l’in-tegrazione di sistemi computazio-nali che permettano ad un insieme didispositivi interattivi collegati in re-te ed inseriti in un contesto fisico difornire sia supporto a numerose at-tività mediate dalla tecnologia sial’accesso ai servizi. Tali ambienti do-vrebbero esibire un comportamen-to di crescente “intelligenza“, sensi-bilità all’utente e al contesto d’uso.Alcune caratteristiche stanno emer-gendo: servizi non completamentepredefiniti e configurabili in temporeale per bisogni diversi in diversicontesti d’uso, mancanza di una di-stinzione tra la comunicazione in-terpersonale e accesso all’informa-zione, servizi altamente interattivi,multimediali e multimodali, in cuivengono usate insieme differenti abi-lità motorie e sensoriali, cooperazio-ne sia tra esseri umani che tra rap-presentanti degli utenti (agenti, ava-tar). Da questa descrizione emergo-no almeno due necessità specificheper il trasferimento in questo nuovoambito della metodologia della Pro-gettazione Universale:– l’introduzione della semplifica-

zione delle interazioni, basate sulconcetto che la complessità deisistemi deve essere aumentata ailivelli non visibili all’utente, mariportando le interazioni a meta-fore conosciute;

– l’introduzione di dispositivi, siste-mi e servizi di intelligenza suffi-ciente per renderli adattabili inmodo automatico o semiautoma-tico alle caratteristiche degli uten-ti e al contesto d’uso o adattivi almodo in cui sono stati utilizzati.Questo principio è stato già adot-tato da alcuni progetti europei (adesempio Access, Avanti, Palio), co-ordinati da Ifac, che hanno rea-lizzato prototipi di servizi accessi-bili con dispositivi fissi e mobili eprodotto linee guida di sviluppo incampi specifici quali la gestione

degli ambienti e sistemi ospeda-lieri (Universal Access in HealthTelematics – A design ConsortiumCode of Practise – Springer, Ger-many 2005).

NELL’INTERVENTO di Isabella T. Steffan,in qualità di rappresentante di IIDD-Design for All Italia, effettuato in col-laborazione con Renzo Andrich, delSIVA Servizio Informazione e Valuta-zione Ausili, è stata descritta un’altraimportante esperienza rivolta alladiffusione e alla discussione di que-sta metodologia per le ICT, quelladella rete europea EDeAN, EuropeanDesign for All e-Accessibility Net-work, (www.e-accessibility.org). L’im-

portanza di una rete di questo gene-re è la sua capacità di favorire una di-scussione e un confronto sull’argo-mento e di aumentare la conoscen-za del DfA nei settori pubblici e pri-vati. Per permettere questo è statainnanzitutto realizzata una comples-sa e potente infrastruttura telemati-ca ed informatica che rende possibi-le in modo accessibile un reale scam-bio di informazioni e di opinioni. Es-sa comprende, tra i vari servizi, la ge-stione di una mailing list, di un siste-ma di chat, una scheda informativasui membri di ogni SIG Special Inte-

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rest Group, un’area dedicata ai docu-menti. Inoltre si è già provveduto acostituire dei gruppi di lavoro vir-tuali a livello europeo. Essi riguarda-no la standardizzazione, che sta ac-quistando un’importanza sempremaggiore, la Politica e Legislazione,le Tecnologie del Futuro, i curricularelativi al Design for All. Il volumecomplessivo della discussione anco-ra abbastanza limitato, induce a pen-sare che anche se lo strumento disupporto informatico è molto effi-ciente, tuttavia non è altrettanto ef-ficace, perché forse questa modalitàdi scambio di informazioni trova an-cora delle resistenze anche di tipoculturale.

Affinché fosse disponibile anchel’informazione esistente sul Designfor All è stato realizzato anche un op-portuno sistema di raccolta e con-sultazione dei documenti.

JAN-CHRISTOPH ZOELS, designer di Ex-perientia, ha affermato che nel 2050in Italia il 50% della popolazione avrà50 anni: un dato di cui tener conto.Ha quindi illustrato una serie diesempi applicativi di interaction de-sign for All, tra i quali un telefonoportatile utile anche all’orientamen-to delle persone. L’accessibilità pertutti infatti non è solo una questionedi adattamento fisico: riguarda an-che le informazioni. “Access! ” di No-kia, ad esempio, è un sistema per for-nire agli utenti, in particolare coloro

che usano la sedia a rotelle, informa-zioni specifiche e “di gruppo” sul luo-go, attraverso gli MMS, i telefoni cel-lulari e il web. Gli utenti possono ca-ricare o scaricare contenuti multi-mediali che illustrano come muover-si attraverso ostacoli fisici, o che aiu-tano, più in generale, a programma-re i tragitti. In questa piattaforma ge-nerale, il suo approccio, basato suicontenuti forniti dall’utente, può raf-forzare i legami della comunità e darvoce alle preoccupazioni su granditemi come le politiche urbanistiche.

DESIGN FOR ALL non è solo progetta-zione fisica di un oggetto o nei casipiù complessi di un sistema. Isabel-la Ippoliti, psicologa del SIS Consor-zio Sistema Imprese Sociali, ha illu-strato come un corretto approccio diDesign for All debba essere teso asviluppare anche una metodologiadi apprendimento rivolta a tutti,comprendendo anche i profilid’utenza normalmente dimenticatiquali quelli riferiti alla disabilità psi-chica, in modo tale da migliorarel’inclusione di tutti nel contesto or-ganizzativo.

In campo nazionale, con l’appli-cazione della L. 68/99 abbiamo assi-stito ad un incremento sia qualitati-vo che quantitativo delle assunzionidi soggetti con disabilità in aziendeprivate. Tuttavia la problematica at-tuale prevalente riguarda il manteni-mento della postazione lavorativanel medio e lungo termine. Nel 2003la Regione Lombardia e la ProvinciaAutonoma di Bolzano hanno propo-sto un Protocollo d’Intesa al qualehanno aderito le Regioni Campania,Lazio, Liguria, Marche, Sardegna, Si-cilia, Valle D’Aosta nel quale si impe-gnano a realizzare un progetto in-terregionale denominato “Manteni-mento mirato: permanenza in azien-da dei disabili”.

Il progetto descritto da Ippoliti sisitua all’interno del più ampio pro-getto interregionale per individuaremodelli, metodologie e strumenti

per favorire il mantenimento lavora-tivo e diffondere la cultura del man-tenimento a livello di sistema (disa-bili, famiglia, azienda, pubblica am-ministrazione).

7. Conclusioni

Nel percorso tracciato non esisto-no delle conclusioni chiare e certe,tuttavia ci sono alcuni aspetti chemerita sottolineare.

Affinché il concetto del DfA rie-sca realmente a mostrare i suoi bene-fici e a cambiare interi processi diprogettazione, risulta senza dubbiodi primaria importanza una sua dif-fusione in misura sempre maggiore.Un principio non conosciuto nonpuò nemmeno diffondersi.

Allo stesso tempo emerge la con-sapevolezza che i campi che sonointeressati dalla sua applicazione so-no così numerosi e diversificati chespesso risulta difficile trovare un lin-guaggio che permetta di veicolare inmodo veloce ed efficace caratteristi-che a carattere generale. Un elemen-to che viene in aiuto in questo sen-so è l’applicazione, l’esperienza ap-plicativa. Nell’applicazione c’è infat-ti necessariamente uno sforzo diadeguamento dei principi generalialle esigenze specifiche di un conte-sto. Essa infatti ha la capacità di par-lare il linguaggio dell’utente finale,ma di impersonare il principio ge-nerale.

In conclusione, oltre ad aver per-messo un sereno confronto tra per-sone che si occupano a vario titolo diDesign for All, l’evento di Milano è ri-sultato importante per aver contri-buito alla diffusione di tale approc-cio. Decisivo in questo senso è statoil fatto di aver saputo tenere insiemeesperienze diverse, ciascuna dellequali ha comunque voluto interpre-tare questo principio in un contestospecifico. Non si può che auspicareche questo processo di confronto e diallargamento della base applicativaprosegua nel tempo. �

P R O F E S S I O N E E R G O N O M I A 29ERGONOMIA 5.2006

Figure 4-5-6. Access! di Nokia permettedi avere informazioni personalizzate sugliitinerari (Fonte: J.-C. Zoels).