Dentro la storia Mameli

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479 capitolo 14 - Il Risorgimento e l’unità d’Italia nel contesto europeo L’Inno di Mameli Le fonti della storia 4 Testimonianze dei protagonisti G offredo Mameli, patriota caduto nel 1849 in difesa della Repubblica romana, nel 1847 aveva composto le parole che sarebbero poi divenute l’inno della Repubblica italiana. Si tratta di un canto che ricostruisce una simbolica genealogia della nazione italiana, dalla Roma repubblicana, gloriosa per le sue vittorie, al Risorgimento. Dopo secoli di dominio straniero e di umiliazione, la patria chiama i suoi figli all’estremo sacrificio, pur di raggiun- gere la libertà. Per rendere efficace l’appello, l’autore cita, inoltre, episodi di resistenza del popolo italiano allo straniero, come il ri- scatto dei Comuni contro il Barbarossa, la Battaglia di Legnano (1176) e il gesto di Balilla, il ragazzo genovese che nel 1746 diede avvio alla rivolta della sua città contro gli austriaci. Infine, la lotta degli italiani è posta in continuità con quella di altri popoli euro- pei sottomessi, come quello polacco. Donne impegnate nel confezionamento di una bandiera italiana in un disegno di Domenico Induno. Alcune delle strofe meno note dell’Inno di Mameli celebrano il tricolore come simbolo di una fede che porterà il popolo italiano alla riunificazione (Milano, Museo del Risorgimento, XIX secolo). Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta, Dell’elmo di Scipio S’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un’unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l’ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l’Unione, e l’amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natío: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Dall’Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn’uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d’Italia Si chiaman Balilla, Il suon d’ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l’Aquila d’Austria Le penne ha perdute. Il sangue d’Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. A.M. Banti, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari 2004

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unità 4 - Il sistema degli Stati-nazione 479capitolo 14 - Il Risorgimento e l’unità d’Italia nel contesto europeo478

L’Inno di MameliLe fonti della storia 4 • Testimonianze dei protagonisti

3.1 La Restaurazione in Italia dopo il fallimento del 1848

La sconfi tta nella Prima guerra d’indipendenza, la resa delle Repubbliche di Firenze, Roma e Venezia e la riconquista austriaca del Lombardo-veneto portarono nel 1849 a una stagione di repressione delle forze liberali e democratiche e alla restaurazione dei vecchi ordinamenti in quasi tutti gli Stati italiani.

A Napoli Ferdinando II di Borbone, che aveva sciolto il Parlamento ancor prima del termine della guerra, riaffermò le prerogative della monarchia assoluta, represse i moti autonomistici in Sicilia e fece processare numerosi attivisti politici.

In Toscana il granduca Leopoldo II rientrò a Firenze, abolí la Costituzione e abbandonò la precedente politica di accoglienza nei confronti dei patrioti prove-nienti dagli altri Stati italiani dove imperversava la repressione.

Nello Stato pontifi cio Pio IX, che aveva suscitato tante speranze, rinunciò alle riforme concesse negli anni precedenti al 1848 e seguí la politica di repressione degli Stati confi nanti.

Nel Lombardo-veneto gli austriaci agirono con il pugno di ferro: il dominio della Corona asburgica fu posto sotto occupazione militare e nel corso del 1849 furono eseguite centinaia di condanne a morte.

L’unica eccezione alla svolta reazionaria ovunque imperante fu rappresentata dal Regno di Sardegna. Qui Vittorio Emanuele II non volle perdere il sostegno dei patrioti liberali e non cedette, quindi, alle forti pressioni della componente reazio-naria della nobiltà, dell’alta borghesia e del clero, che voleva un ritorno al passato. A dirigere il governo fu chiamato il moderato Massimo d’Azeglio e lo Statuto al-bertino fu mantenuto.

Un gran numero di esuli politici si riversò dagli Stati italiani in Svizzera, in Fran-cia, in Inghilterra o nelle Americhe. Altri cominciarono a dirigersi verso il Piemonte.

La rivoluzione aveva portato alla luce le profonde spaccature tra i due fronti del movimento risorgimentale: quello democratico-repubblicano e quello monar-chico-liberale. La distanza tra i due schieramenti era anzi aumentata: monarchia e repubblica, suffragio censitario e suffragio universale, liberismo e riforme sociali erano posizioni diffi cilmente conciliabili, e l’ipotesi neoguelfa e quelle federaliste erano tramontate defi nitivamente.

Viceversa, nonostante la sconfi tta, il piccolo Stato sabaudo si accreditava come unica oasi di libertà e punto di riferimento dei patrioti.

3.2 La fi ne della Seconda repubblica in Francia e la politica interna di Napoleone III

Dopo il 1849, in Francia vi fu il passaggio al Secondo impero. Quando il 9 luglio 1851 repubblicani e conservatori bocciarono la proposta di modifi ca della Costituzione per permettere la rielezione e quindi il prolungamento del mandato presidenziale, Carlo Luigi Napoleone decise di intervenire. Prima fece cambiare la legge elettorale e ristabilire il suffragio universale precedentemente limitato dall’Assemblea, poi, il 2 dicembre 1851, dopo aver indirizzato un proclama al popolo francese, fece occupare dall’esercito la sede dell’Assemblea nazionale, di cui si annunciava lo scioglimento. Era il colpo di Stato, cui seguí una serie di misure repressive contro l’opposizione e per il controllo della stampa e infi ne il varo del progetto della nuova Costituzione, che poneva ogni autorità nelle mani del capo dello Stato in carica per dieci anni.

Migliaia di avversari politici del presidente furono esiliati nelle colonie. Nel no-vembre 1852 un plebiscito a suffragio universale approvò la restaurazione dell’im-

3 Dopo il 1848: la Restaurazione in Italiae il rafforzamento politico del Piemonte

Goffredo Mameli, patriota caduto nel 1849 in difesa della Repubblica romana, nel 1847 aveva composto le parole che

sarebbero poi divenute l’inno della Repubblica italiana. Si tratta di un canto che ricostruisce una simbolica genealogia della nazione italiana, dalla Roma repubblicana, gloriosa per le sue vittorie, al Risorgimento. Dopo secoli di dominio straniero e di umiliazione, la patria chiama i suoi fi gli all’estremo sacrifi cio, pur di raggiun-gere la libertà. Per rendere effi cace l’appello, l’autore cita, inoltre, episodi di resistenza del popolo italiano allo straniero, come il ri-scatto dei Comuni contro il Barbarossa, la Battaglia di Legnano (1176) e il gesto di Balilla, il ragazzo genovese che nel 1746 diede avvio alla rivolta della sua città contro gli austriaci. Infi ne, la lotta degli italiani è posta in continuità con quella di altri popoli euro-pei sottomessi, come quello polacco.

Donne impegnate nel confezionamento di una bandiera italiana in un disegno di Domenico Induno. Alcune delle strofe meno note dell’Inno di Mameli celebrano il tricolore come simbolo di una fede che porterà il popolo italiano alla riunifi cazione (Milano, Museo del Risorgimento, XIX secolo).

Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta, Dell’elmo di ScipioS’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un’unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l’ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci, l’Unione, e l’amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natío: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn’uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d’Italia Si chiaman Balilla,

Il suon d’ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l’Aquila d’Austria Le penne ha perdute. Il sangue d’Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò.

A.M. Banti, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari 2004