Democratica n. 335 del 24 gennaio 2019 - Vattene · elezioni, il governo italiano tace e si divide...

8
WWW.DEMOCRATICA.COM n. 335 giovedì 24 gennaio 2019 “Sul suo volto ho visto tutto il male del mondo” (Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni ucciso il 24 gennaio 2016) Anche i vescovi contro la violenza di Castelnuovo Altro che dignità, crescono i sussidi MIGRANTI DISOCCUPAZIONE FRANCESCO PELOSO A PAGINA 3 CHIARA GRIBAUDO A PAGINA 4 PAGINA 5 A fianco degli operai della Fca di Cassino PARTITO DEMOCRATICO S embra davvero essere arrivata ad un punto di non ritorno la drammatica crisi che attanaglia il Venezuela da oltre dieci anni. I due discorsi in contemporânea di Maduro, affacciato al balcone del “Palazzo di Miraflores” e del Presidente dell’Assemblea Legislativa Guaidó, acclamato da una moltitudine a Caracas, rendono plasticamente visibile la spaccatura ormai insanabile tra l’attuale regime e il Paese. PAGINA 2 Vattene Venezuela Il regime di Maduro in pezzi, con lui Putin, Assad e Erdogan. L’Europa chiede elezioni, il governo italiano tace e si divide Quando c’è la rottura fra la società e il regime L’EDITORIALE /1 Fabio Porta SEGUE A PAGINA 2 T ra poco sarà il giorno della memoria, ma qualche giorno fa è stato il giorno del complotto. Lo ha celebrato il Sen. Lannutti del Movimento Cinque Stelle, condividendo via twitter un articolo dal titolo Le 13 famiglie che comandano il mondo, già pubblicato da altro sito e che riporta la teoria descritta nel celebre falso dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion; testo pubblicato all’inizio del secolo scorso in Russia e redatto poco dopo il Pogrom di Chishinev da ambienti vicini alla polizia zarista... H a fatto bene il Parlamento a ricordare e rendere omaggio - con le parole del Presidente della Camera a un uomo come Guido Rossa. Lo aveva già fatto ieri, condannando le vergognose scritte apparse a Genova. Lo ha fatto oggi, esattamente quaranta anni dopo quella mattina del 24 gennaio 1979 quando le Brigate Rosse uccisero quella persona.... La memoria di ieri e il complottismo di oggi Il filo democratico dalla Costituzione a Guido Rossa L’EDITORIALE /2 L’EDITORIALE /3 Emanuele Fiano Walter Verini PAGINA 6 PAGINA 7 MARIO LAVIA A PAGINA 4 Landini nuovo segretario ma è stato braccio di ferro: no a Camusso in segreteria CONGRESSO CGIL Stamattina l’intesa fra “landiniani” e “colliani” ha traballato. Colla ottiene che l’ex segretaria esca dal vertice e dunque strada sgombra per l’elezione dell’ex leader della Fiom. L’incidente sulla vicenda venezuelana

Transcript of Democratica n. 335 del 24 gennaio 2019 - Vattene · elezioni, il governo italiano tace e si divide...

WWW.DEMOCRATICA.COM

n. 335giovedì

24 gennaio2019

“Sul suo volto ho visto tutto il male del mondo” (Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni ucciso il 24 gennaio 2016)

Anche i vescovi contro la violenza di Castelnuovo

Altro che dignità, crescono i sussidi

MIGRANTI DISOCCUPAZIONE

FRANCESCO PELOSO A PAGINA 3 CHIARA GRIBAUDO A PAGINA 4 PAGINA 5

A fianco degli operaidella Fca di Cassino

PARTITO DEMOCRATICO

Sembra davvero essere arrivata ad un punto di non ritorno la drammatica crisi che attanaglia il Venezuela da

oltre dieci anni.I due discorsi in contemporânea di Maduro, affacciato al balcone del “Palazzo di Miraflores” e del Presidente dell’Assemblea Legislativa Guaidó, acclamato da una moltitudine a Caracas, rendono plasticamente visibile la spaccatura ormai insanabile tra l’attuale regime e il Paese.

PAGINA 2

VatteneVenezuela Il regime di Maduro in pezzi, con lui Putin, Assad e Erdogan. L’Europa chiede elezioni, il governo italiano tace e si divide

“Quando c’è la rottura fra la società e il regime

L’EDITORIALE /1

Fabio Porta

SEGUE A PAGINA 2

Tra poco sarà il giorno della memoria, ma qualche giorno fa è stato il giorno del complotto. Lo ha celebrato il

Sen. Lannutti del Movimento Cinque Stelle, condividendo via twitter un articolo dal titolo Le 13 famiglie che comandano il mondo, già pubblicato da altro sito e che riporta la teoria descritta nel celebre falso dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion; testo pubblicato all’inizio del secolo scorso in Russia e redatto poco dopo il Pogrom di Chishinev da ambienti vicini alla polizia zarista...

Ha fatto bene il Parlamento a ricordare e rendere omaggio - con le parole del Presidente della Camera

a un uomo come Guido Rossa. Lo aveva già fatto ieri, condannando le vergognose scritte apparse a Genova. Lo ha fatto oggi, esattamente quaranta anni dopo quella mattina del 24 gennaio 1979 quando le Brigate Rosse uccisero quella persona....

La memoria di ierie il complottismo di oggi

Il filo democratico dalla Costituzione a Guido Rossa

L’EDITORIALE /2

L’EDITORIALE /3

Emanuele Fiano

Walter Verini

PAGINA 6

PAGINA 7MARIO LAVIA A PAGINA 4

Landini nuovo segretarioma è stato braccio di ferro: no a Camusso in segreteria

CONGRESSO CGIL

Stamattina l’intesa fra “landiniani” e “colliani” ha traballato. Colla ottiene che l’ex segretaria esca dal vertice e dunque strada sgombra per l’elezione dell’ex leader della Fiom. L’incidente sulla vicenda venezuelana

2 giovedì 24 gennaio 2019

Sono decine di migliaia e al grido di “Sì, se puede” - slogan di obamiana memoria - hanno invaso il cuore di Caracas. Sono lì per sostenere il capo dell’opposizione e leader dell’Assemblea nazionale Juan

Guaidò che, giurando sulla costituzione, si è autoproclamato presidente ad interim fino a che non ci saranno nuove elezioni democrati-che. Ma sono lì anche a dire che le elezioni che hanno portato Maduro al potere non sono le-gittime e sono pronti a contrastare ogni forma di repressione. Lo stanno già facendo, a caro prezzo: il bilancio dei primi due giorni di pro-testa è di 14 persone uccise tra i manifestanti, un numero che preoccupa soprattutto perché la situazione non è di facile risoluzione. Lo ha fatto capire Maduro che, parlando dal balco-ne ad una folla di sostenitori, ha attaccato gli

Usa e ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche. Il Presidente Trump - e con lui 13 Stati americani - ha infatti immediatamen-te riconosciuto legittimo il nuovo governo. E non è il solo, tutto il mondo si sta schierando. A partire dal canadese Justin Tudeau, segui-to da larga parte dei latinoamericani; in soc-corso di Maduro arrivano invece il Messico e la Bolivia e oltre Oceano la Russia di Putin, la Cina e l’Iran.

Anche l’Europa ha subito assunto una posi-zione netta e unanime, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Federica Moghe-rini, ha chiesto con forza l’avvio di un pro-cesso politico immediato che porti a elezioni libere in conformità con l’ordine costituzio-nale. Una posizione condivisa anche dal pre-sidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente del’Europarlamento, Antonio Tajani che dice: “Le dimostrazioni e la libertà di espressione di un popolo stufo di patire la fame e di subire l’abuso di Maduro devono es-sere rispettati”.

Mondo

Agnese Rapicetta CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Quando la societàsi separa dal regime

Sì, perché trai il “balcone” di Ma-duro e la piazza di Guaidò esiste una distanza che ormai non è più soltanto politica. La maggioranza

della popolazione venezuelana, vessata da una delle piú gravi crisi economiche che il continente abbia mai vissuto oltre che da una repressione politica sempre più forte, da anni non sostiene piú il re-gime dell’erede di Chavez.

Siamo di fronte ad un “populismo senza popolo”, davvero curioso oltre che inquietante.

E forse non è un caso che proprio i populisti nostrani del Movimento 5 Stelle continuino come se nulla fosse a difendere il Venezuela di Maduro; nem-meno un paio di giorni fa il grillino Ca-bras ha contestato in commissione este-ri ala Camera una risoluzione italiana sul Venezuela farneticando sul sistema elettorale democratico ed efficiente del-la repubblica bolivariana e sulla asso-luta libertà di stampa (!?) che vige in quel Paese. Tutto questo sotto il silenzio assordante e imbarazzante del Sottose-gretario leghista agli affari esteri.

Un’altra delle insanabili contraddi-zioni di questo governo, al quale chie-diamo di fare subito chiarezza anche per rispetto agli oltre centomila conna-zionali che vivono in quel Paese, che pretendono serietà oltre che solidarietà dai nostri governanti. Quei connaziona-li ai quali i governi guidati dal Pd aveva-no assicurato sostegno concreto e non a parole, risolvendo il problema dei pen-sionati italiani, destinando due milioni di risorse straordinarie ai consolati e favorendo in tutti i modi gli aiuti uma-nitari.

Ma oggi è il momento della mobilita-zione Internazionale e non delle pole-miche. All’Unione Europea chiediamo una posizione chiara e forte in linea con l’azione altrettanto decisa sviluppata sulla questione dall’Alto commissario Federica Mogherini in questi anni.

Maduro è sempre più isolato; per la prima volta è rimasto praticamente senza il sostegno dei suoi vicini di casa; tutto il Sudamerica, con l’eccezione del-la Bolivia, gli ha voltato le spalle. A so-stenerlo sarebbero rimasti i suoi gran-di sponsor e creditori, a cominciare da Russia e Cina.

Ed è in questo contesto Internaziona-le che si giocherà probabilmente nelle prossime ore la soluzione della crisi.

Ad un mondo sempre più contamina-to da pericolose “democrature” dobbia-mo opporre in maniera forte e decisa i valori che noi del Partito Democratico abbiamo sempre posto al centro della nostra azione, a partire dalla strenua difesa dei diritti umani, confermando il nostro sostegmo all’opposizione vene-zuelana al regime.

Fabio PortaSegue dalla prima

CONDIVIDI SU

E intanto Moavero se la prende comoda...

La crisi venezuelana riguarda anche noi, non solo per i molti connazionali - circa due milioni- che vivono nel pae-se sudamericano ma anche perché c’è

in gioco la democrazia e l’autodeterminazio-ne di un popolo.

Il giorno dopo l’autoproclamazione come Presidente ad interim di Juan Guaidò è il mo-mento di prendere una posizione netta, deci-dere da che parte stare. Lo stanno già facendo in tutto il mondo ma l’Italia no, deve mediare, come al solito, fra le diverse posizioni all’in-terno di quella maggioranza così variegata che compone il governo gialloverde. Eppure il momento richiederebbe la massima fermez-za: per questo le opposizioni in Parlamento avevano chiesto a gran voce che il ministro degli Esteri Moavero venisse a riferire in Aula

subito. Ma la risposta è stata netta: non si può fare. Neanche l’urgenza del momento li può distogliere dai loro ‘affari interni’ e così l’Aula ha deciso che il ministro verrà in Aula soltan-to la prossima settimana, dopo l’approvazione del dl semplificazioni in programma martedì.

Inutilmente le opposizioni hanno chiesto a più riprese di anticipare l’appuntamento, tutte le proposte sono state bocciate. Duro il commento di tutto il Pd che chiede al Governo di prendere una posizione a favore del Presi-dente dell’Assemblea Nazionale Guaidò. Ma perché il governo italiano tentenna? C’entra per caso la posizione di Grillo - e quindi dei 5 Stelle? - che indicava Maduro come un mo-dello per l’Italia, si chiedono sempre dal Pd? Aspettiamo una risposta, molto velocemente. (A.R.) LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Caos a Caracas, Maduroin bilico. Putin con lui L’Europa chiede libere elezioni al più presto. Il Paese sudamericano ridotto alla fame dopo anni di dittatura

3 giovedì 24 gennaio 2019

I vescovi contro il governo: a Castelnuovo colpiti i più deboli

Lo sgombero forzato del Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, vicino Roma, apre un’altra profonda frattura fra le Chiesa cattolica e le politiche del governo in materia di immigrazione idea-

te e messe in opera dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il centro nei dintorni della Ca-pitale, infatti, non soffriva in questa fase di sovraffollamento, era aperto a percorsi di in-clusione e di integrazione anche scolastica per i minori, vi erano assistiti profughi vittime di violenze in Libia. Per questo la sua cancella-zione forzata, la deportazione altrove di molti ospiti, ha destato sconcerto e proteste da parte di diverse associazioni cattoliche e laiche e de-gli stessi vertici della conferenza episcopale. Per altro le “espulsioni” di cui parla il mini-stro Salvini, sembrano destinate a rimanere – come spesso avviene in casi simili - solo sulla carta e a trasformarsi più facilmente in nuove sacche di marginalità e clandestinità nel no-stro Paese.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, ha espresso ai microfoni di Tv2000, l’emittente televisiva della Cei, l’al-larme della Chiesa italiana per quanto sta av-venendo a Castelnuovo di Porto. “Sono molto preoccupato – ha detto Bassetti - certi proble-mi devono essere risolti tenendo conto della condizione delle persone e delle loro fragilità. Ci sono persone che hanno sofferto terribil-mente e che sono state sfruttate. Questa gente arriva da noi esausta”. “È importante fare le leggi – ha aggiunto - ma vanno applicate alle situazioni concrete, alle fragilità delle persone e fatte a misura d’uomo. Vorrei invitare a te-nere conto di tutti questi criteri che noi come Chiesa ci siamo proposti nell’accoglienza”. “I nostri Centri d’accoglienza – ha aggiunto il card. Bassetti - non hanno il solo scopo di ac-cogliere. L’accoglienza è il primo aspetto. Oggi l’accoglienza, soprattutto dopo le parole del Papa va anche integrata, non basta un pezzo di pane. A queste persone si deve dare istru-zione, insegnare la lingua, aiutarle all’integra-zione, addestrarle al lavoro perché se non si impara un lavoro dopo due anni che si è stati in un Centro d’accoglienza si esce più disgra-ziati di prima”.

Da rilevare che Papa Francesco il 23 genna-io, in partenza per la Giornata mondiale della gioventù in corso a Panama, ha voluto incon-

trare in segno di solidarietà otto giovani ospiti del Centro di accoglienza nella sua residenza di Santa Marta in Vaticano. Nel 2016, infatti, il Pontefice celebrò uno dei riti pasquali, la messa del giovedì santo, proprio nel Cara di Castelnuovo di Porto dove lavò i piedi anche a 12 profughi. “Ognuno di voi ha una storia ad-dosso – disse nell’omelia di quel giorno il Papa - tante croci, tanti dolori, ma anche ha un cuo-re aperto che vuole la fratellanza. Ognuno, nella sua lingua religiosa, preghi il Signore perché questa fratellanza contagi il mondo, perché non ci siano le 30 monete per uccidere il fratello, perché sempre ci sia la fratellanza e la bontà. Così sia”. La scelta di chiudere il Centro di Castelnuovo è, in questo senso, an-che un attacco diretto alle posizioni espresse dalla Chiesa e dal vescovo di Roma sul tema dell’accoglienza.

D’altro canto il clima è questo e la distan-za fra le scelte compiute dal governo e l’im-pegno del mondo cattolico, risulta sempre più ampia. Nei giorni scorsi un appello dal titolo “Restiamo umani” sottoscritto insieme da cat-tolici e evangelici, recitava: “Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono nega-ti fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transita-no, come in Libia, finiscono nei campi di de-tenzione dove si fatica a sopravvivere. Addi-tarli come una minaccia al nostro benessere,

definirli come potenziali criminali o approfit-tatori della nostra accoglienza tradisce la sto-ria degli immigrati – anche italiani – che inve-ce hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi”. Nell’appello, inoltre, veniva rilanciata la proposta dei cor-ridoi umanitari, cioè di via di accesso legali e controllate, tali da scongiurare il pericolo dei trafficanti di esseri umani e gestendo l’acco-glienza in modo ordinato e proporzionale alle possibilità dei territori.

Se la questione migratoria è la punta dell’i-ceberg di un contrasto crescente fra Chiesa e governo, il discorso riguarda però l’Europa nel suo complesso e l’ideologia sovranista nel suo insieme. In un editoriale dell’Osservatore romano del 24 gennaio, infatti, si legge una ri-evocazione di don Sturzo e della nascita del Partito Popolare che così si conclude: “Il Parti-to Popolare da lui fondato possiede un ambi-zioso programma di rinnovamento, frutto non di un’ideologia ma di una precisa analisi sto-rica e fattuale, contenente alcune riforme che poi germoglieranno dopo l’inverno del ven-tennio fascista: il suffragio universale esteso alle donne, il proporzionalismo, le autonomie locali, l’importanza dei corpi intermedi, la ri-forma del sistema fiscale in senso progressivo, l’importanza centrale della dimensione inter-nazionale per cui di fatto coincidono politica estera e interna perché è l’internazionalismo l’antidoto al nazionalismo, così come, possia-mo dire oggi, il popolarismo è l’antidoto al po-pulismo”.

Migranti

Francesco Peloso CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Caso Diciotti, il Tribunale dei ministri vuole Salvini a giudizio

Salvini di nuovo indagato. Il tribunale dei ministri di Catania, nonostante la richie-sta di archiviazione da parte della pro-

cura, ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno. Il filone d’inchiesta, avviato qualche mese fa dai procu-ratori di Agrigento, riguarda il caso dei migran-ti bloccati ad agosto a bordo della nave della Guardia Costiera Diciotti. E adesso il capo di

imputazione è sequestro aggravato di persona e di minori, con una pena prevista dai 3 ai 15 anni di carcere. I pm etnei avevano motivato la richiesta di archiviazione argomentando che il ritardo nello sbarco dei 192 migranti a bordo fu “giustificato dalla scelta politica, non sindaca-bile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribu-zione dei migranti in un caso in cui, secondo la

convenzione Sar internazionale sarebbe spet-tato a Malta indicare il porto sicuro”.

Ma il tribunale dei ministri di Catania, nella sua richiesta per l’autorizzazione a procedere, è stato chiaro: “L’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bila-terali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare”.

4 giovedì 24 gennaio 2019

Il giorno di Landini segretario ma è stato braccio di ferro

Èuna Cgil nervosa quella che alla fine di una lunga e complessa trattativa arriva oggi ad eleggere Maurizio Landini nuovo segretario genera-le. “Sento la responsabilitrà del mio ruolo...”, dice emozionato il neolea-

der chiedendo il voto dell’Assemblea. D’altra parte questo XVIII Congresso di Bari era ini-ziato con una platea divisa in due fra sosteni-tori dell’ex capo della Fiom e Vincenzo Colla, con Susanna Camusso strenua sponsor del primo. Ieri notte e ancora stamattina l’accor-do raggiunto ieri mattina (Landini segretario, Colla vice con una serie di “compensazioni” a livello di segreteria e direttivo) ha traballato forte a causa dell’ipotesi molto concreta di un “rientro” della Camusso in segreteria, o addi-rittura come vicesegretaria (un inedito asso-luto, nella storia della Cgil l’ex segretario la-scia gli organismi dirigenti). I seguaci di Colla si sono impuntati: niente Camusso, “una cosa fuori dal mondo”. E dopo un ennesimo brac-cio di ferro l’hanno spuntata: d’altronde nes-suno dei protagonisti vuole intestarsi la re-sponsabilità di una rottura che indebolirebbe il sindacato di corso d’Italia in una situazione generale già non esattamente favorevole. Alla

fine l’intesa regge sul segretario e sul suo vice, affiancato da una vicesegretaria che sarà la camussiana Ivana Galli, attualmente alla gui-da dei lavoratori dell’agroindustria. In diret-tivo, 60% a Landini, 40% a Colla. E Camusso non entra in segreteria.

Non è stato il solo aspetto di tensione del-la giornata. C’è stato anche il problema della presa di posizione sul Venezuela (vedi accan-to) con un tweet piuttosto sbrigativo che ha costretto il gruppo dirigente a superarlo con una nota più complessa ma che nella sostan-za non cambia molto il giudizio su quello che sta avvenendo a Caracas. E’ certo però che comunque le prossime ore vivranno sulla elezione di Maurizio Landini, il sindacalista con la felpa che anche sotto l’aspetto della co-municazione si discosta molto dalla tradizio-ne cgiellina e che è riuscito nel “miracolo” di far prevalere un punto di vista critico e meno assimilabile al tradizionale riformismo addi-rittura portandolo al vertice del sindacato più grande d’Italia. Diranno i fatti se il “landini-smo” che abbiamo conosciuto in questi anni diverrà l’“ideologia” della nuova Cgil: ma di fronte Landini avrà sempre il più moderato Colla a far da contraltare. Si apre dunque una fase nuova, con equilibri difficili da mantene-re e soprattutto con l’obiettivo di ricostruzio-ne delle ragioni del sindacato.

Congresso Cgil

Mario Lavia CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Colla chiede e ottiene che la Camusso resti fuori dalla segreteria. E l’accordo regge

Altro che boom, la disoccupazione aumenta

Novembre, il mese in cui è entra-to pienamente in vigore il Dl Di-gnità, ha registrato un aumen-to del 5,2% delle domande di

disoccupazione, che hanno raggiunto quota 223.728. Se Luigi Di Maio non riesce anco-ra a fare 2+2, lo traduciamo per lui: signi-fica oltre 10mila lavoratori ai quali i con-tratti non sono stati rinnovati e che per questo hanno dovuto chiedere la Naspi.

Qualche mese fa diceva che non c’era-no prove che il suo decreto fosse danno-so, ma ormai ogni bollettino statistico ci dà una prova univoca che si chiama di-

soccupazione. Se poi uniamo a questi dati il rallentamento dell’export comu-nicato da Istat lo scenario per il nostro Paese diventa davvero preoccupante. Le ore di cassa integrazione nel 2018 sono scese grazie ai perduranti effetti delle misu-re del Pd, ma di fronte a una nuova reces-sione sarà impossibile confermare questo trend nel 2019, non con le politiche scelle-rate dell’esecutivo gialloverde. Su questo come sulla sicurezza sul lavoro preoccupa l’incapacità di Di Maio di ammettere gli er-rori commessi

Chiara Gribaudo CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Veramente incredibile per il suo squilibrio il tweet del Congresso della Cgil sul Venezuela. Si legge: “Il congresso della Cgil, visto quanto accade in Venezuela, secondo i propri principi di libertà, democrazia e solidarietà, approva una mozione di condanna verso l’autoproclamazione Juan Guaido a presidente e le ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro”. A parte che Maduro è tutto tranne che democraticamente eletto, la Cgil sa bene che si tratta di un despota e affamatore di popolo. Ovviamente non si tratta di “fare il tifo” per Guaido ma di battersi perché in Venezuela torni attraverso libere elezioni la libertà conculcata da Maduro. Ci pare una posizione un tantino più illuminata di quella della nuova Cgil di Landini, Putin, Assad e Erdogan. Poi si è ammesso che il tweet era sbagliato. Una nota più articolata non cambiava però sostanzialmente il tweet. Né il giudizio nostro. (m.l.)

5 giovedì 24 gennaio 2019

Con gli operai della Fca di CassinoGiovanni Belfiori CONDIVIDI SU

S i possono conci-liare le esigenze dell’ambiente con quelle della produ-zione industriale e dell’occupazione?

Per la maggioranza 5Stelle - Lega evidentemente no e così, in questa Italia che nelle paro-le di Di Maio e Salvini sarebbe diventata una sorta di Ben-godi, i lavoratori protestano proprio contro il “governo del cambiamento. Accade a Cas-sino, dove le politiche econo-miche del governo - a comin-ciare dall’introduzione della cosiddetta ‘ecotassa’ - mettono a rischio lo stabilimento FCA in cui lavorano oltre 4 mila dipendenti con un indotto di 10.000 lavoratori.

Oggi c’è stata una manifesta-zione di protesta, e ai cancelli con i lavoratori c’erano Mauri-zio Martina e Graziano Delrio. “Contro un governo - ha sotto-lineato Martina - che sceglie la decrescita e contrappone il lavoro e la sostenibilità, met-tendo a rischio investimenti e occupazione in particolare in un settore decisivo e trainante come quello dell’auto. L’esat-to contrario di quello che an-drebbe fatto ora”.

Proprio stamattina l’Inps ha reso noto che a novembre c’è stato il 5,2% in più di domande disoccupazione (223.728 per-sone), “ma Di Maio - prosegue il candidato alla segretaria Pd - continua a parlare di boom economico. La verità è che ci

troviamo di fronte a un raf-freddamento dell’economia reale del paese”.

L’arma puntata contro l’in-dustria dell’automobile italia-na si chiama, in particolare, ecotassa. Il PD alla Camera ha depositato una mozione per abrogarla. “Contiamo di discu-terla presto - spiega il deputato dem Stefano Lepri - FCA sarà pure una multinazionale con sede all’estero. Penserà pure ai suoi interessi. Ma ha anche diverse fabbriche e decine di migliaia di dipendenti in Ita-lia. Alimenta una componenti-stica e un indotto che valgono moltissimo. Ora vuole inve-stire miliardi su modelli ibri-di elettrici. Perché il governo gialloverde vuole favorire gli stranieri?”.

Nella mozione, si eviden-ziano anche le cifre Anfia, su dati del Ministero delle infra-strutture e dei trasporti, ag-giornate all’11 gennaio scorso, che indicano che in Italia nel 2018 sono state immatricola-te un totale di 1.910.415 auto-vetture con un calo del 3,1 per cento rispetto al 2017. Inoltre, le immatricolazioni di auto-vetture prodotte negli stabili-menti italiani del Gruppo FCA rappresentano per il mese di dicembre una quota del 26% del totale, con volumi in dimi-nuzione dell’1% e, complessi-vamente, registrano nel 2018 una flessione del 10% delle immatricolazioni rispetto al 2017.

Congresso

“Questo governo ha riportato in

auge la politica del baratto: mi

dai il decreto sicurezza, che

crea più irregolari, e in cambio

ti do il decreto anticorruzione, che contiene una bella norma per far durare i processi a vita.

Non ci sono ideali da difendere, solo baratto”.

“Penso sia una grande sciocchezza parlare di un referendum sul reddito di cittadinanza, io non sarò

certamente tra quelli che raccoglierà le firme. Si può essere d’accordo o meno sul modo in cui è stato strutturato ma mi auguro ci possa essere il modo di modificarla in Parlamento.

Roberto Giachetti

Nicola Zingaretti

Francesco Boccia

“Sono tornato alla politica dopo tanti anni di amministrazione e ho trovato molte macerie. È tempo di ricostruire, di

attrarre forze deluse riproponendo, in forme nuove e adeguate alle sfide di oggi, lo spirito migliore della storia dei democratici”.

Le voci dei candidati

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

6 giovedì 24 gennaio 2019

La memoria di iericontro i complottisti di oggi

ra poco sarà il giorno della memoria, ma qualche giorno fa è stato il giorno del complotto.Lo ha celebrato il Sen. Lannutti del Movimento Cinque Stelle, condividendo via twitter un articolo dal

titolo Le 13 famiglie che comandano il mondo, già pubblicato da altro sito e che riporta la teoria descritta nel celebre falso dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion; testo pubblicato all’inizio del secolo scorso in Russia e redatto poco dopo il Pogrom di Chishinev da ambienti vicini alla polizia zarista, anche allo scopo di dimostrare l’origine ebraica del Bolscevismo e poi utilizzato come fondamento del razzismo antisemita sia nel corso del regime nazista che da quello fascista nonchè tradotto in arabo come ausilio per l’ideologia antisemita nei paesi islamici. Lasciamo stare le penose scuse di chi dice di aver linkato un testo senza condividerlo, anche se vi ha aggiunto parole sue; per me il problema è più vasto, e non riguarda neanche solo la questione dell’antisemitismo.Umberto Eco, ha spiegato bene, nel suo romanzo “Il cimitero di Praga” la genesi dell’idea del complotto, così come la genesi dei “Protocolli”. Dice Eco a proposito del romanzo: “La gente ha bisogno del nemico. Lo faccio dire ai miei personaggi, agenti dei servizi. Chi è il nemico? Il diverso. Ma mentre gli altri diversi: i catari, gli albigesi, sono scomparsi massacrati, la tradizione ebraica, grazie alla forza della sua cultura, ha resistito un po’ dovunque. E quindi l’ebreo è diventato il diverso per eccellenza” (...) “A me interessava raccontare come attraverso l’accumulazione di questi stereotipi fossero costruiti i “Protocolli”.(...).era tutto dossieraggio, una costruzione dei servizi.”E’ la verosimiglianza del falso che spiega il fascino delle teorie del complotto, che spesso sembrano credibili, che danno soddisfazione a chi soffre per la propria condizione negativa, che semplificano l’inestricabile complessità del mondo, che identificano un nemico come catalizzatore della propria rabbia, perchè certificano l’alterità del diverso, anzi del perchè della sua diversità, del perchè qualcuno

non abbia le tue usanze, del perché non venga in chiesa con te, del perchè conosca un‘altra lingua, del perchè appartenga ad una comunità sparsa per il mondo, del perché la sua diversità si manifesti in modi che in realtà tu già conosci, perché sono sempre costruite con materiali già noti e quindi hanno una parvenza di verità. Chi costruisce o chi utilizza teorie complottistiche ha in animo di dare una soluzione credibile, verosimile, accattivante e facilmente assimilabile in pasto alla rabbia diffusa.Le banche sono al centro del dibattito politico, il rapporto tra gli ebrei e il denaro è nel cuore di ogni teoria antisemita, dalla genesi dell’antisemitismo di matrice cattolica a quello patrocinio della destra, per arrivare a quello che alberga in una certa sinistra. Quale miglior coagulo per riproporre la più consolidata teoria antisemita sul potere bancario degli ebrei, sul radicamento generazionale di questo potere, sulla sua natura luciferina. E d’altra parte quanta fama e successo hanno avuto in questo tempo la teoria sull matrice ebraica dell’attentato alle Torri Gemelle, per le quali fu pubblicata la falsa notizia dell’assenza di vittime ebree, come peraltro la continua riproposizione della teoria negazionsta, che smentisce lo sterminio degli ebrei nelle camere a gas, piuttosto che la teoria sulla falsità dello sbarco sulla luna, già divulgata anche da un sottosegretario dell’attuale governo.Non passi nella vulgata che questo episodio sia un piccolo incidente senza importanza, come un’insignificante scivolata di stile. Quando la realtà vera appare troppo pesante, quando le promesse sono troppo lontane dalle realizzazioni, il populista vero, quello che deve sempre accontentare la pancia del popolo, quello che deve continuamente mettere benzina nel motore della propaganda, ha necessità di individuare un nemico, di ascrivergli la paternità dei peggiori fenomeni, ha necessità di ricondurti ad una storia già orecchiata.Noi siamo qui, ad un punto complesso e difficile della crisi dell’occidente, dove appaiono a volte strade già percorse e si intravedono sbandamenti già conosciuti. La teoria complottarda, la scoperta del nemico, la mistificazione della storia sono il peggior prodotto di questa crisi; se apriamo gli occhi li vediamo drammaticamente presenti.

Emanuele Fiano

TCONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Mattarella:“Combattere l’odio e l’indifferenza”

Auschwitz è “il simbolo del male assoluto” da non dimenticare

mai, ma accanto al “dovere della memoria” c’e’ il dovere di vigilare e combattere “ogni focolaio di odio, di antisemitismo, di razzismo” e soprattutto “di indifferenza”. Sergio Mattarella ha celebrato oggi il 74’ anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista da parte dell’Armata rossa e mette in guardia dal “virus micidiale” che si annida ancora oggi nelle nostre società ed è “pronto a risvegliarsi”.

“Noi italiani, che abbiamo vissuto l’onta incancellabile delle leggi razziali fasciste e della conseguente persecuzione degli ebrei, abbiamo un dovere morale. Verso la storia e verso l’umanità intera. Il dovere di ricordare”. E senza mai nominarlo, Mattarella ha stigmatizzato poi le parole del senatore Elio Lannutti: “La riproposizione di simboli, di linguaggi, di riferimenti pseudo culturali, di vecchi e screditati falsi documenti, basati su ridicole teorie cospirazioniste, sono tutti segni di un passato che non deve in alcuna forma tornare e richiedono la nostra più ferma e decisa reazione”.

Giorno della memoria6 giovedì 24 gennaio 2019

7 giovedì 24 gennaio 2019

Quel filo democratico dalla Costituzione a Guido Rossa

a fatto bene il Parlamento a ricordare e rendere omaggio - con le parole del Presidente della Camera - a un uomo come Guido Rossa. Lo aveva già fatto ieri, condannando le vergognose scritte apparse a Genova. Lo ha fatto oggi, esattamente quaranta anni dopo quella mattina del 24 gennaio 1979 quando le Brigate Rosse uccisero quella persona, quell’operaio dell’Italsider, quel sindacalista che aveva avuto il coraggio - sì, il coraggio - di denunciare chi nella sua fabbrica fiancheggiava terroristi criminali che attentavano alla democrazia, alla libertà, alle conquiste sociali e civili del nostro Paese. Terroristi che qualche mese prima avevano interrotto – con l’assassinio di Aldo Moro - il cammino dell’ Italia verso una evoluzione della democrazia, verso l’incontro tra le grandi forze che avevano dato vita alla Resistenza, alla Guerra di Liberazione, alla scrittura della Costituzione. Incontro che le logiche e le condizioni della guerra fredda avevano interrotto e che personalità come il democristiano Aldo Moro ed il comunista italiano Enrico Berlinguer volevano riprendere, per rendere solida la democrazia attraverso la condivisione di un quadro comune dentro il quale sviluppare la democrazia dell’alternanza. Questo i terroristi - e probabilmente con loro anche interessi e settori legati a potenze straniere - volevano impedire. Con il sangue. Con gli attentati. Con gli omicidi di servitori dello Stato.Come lo stesso avevano cercato di fare e cercavano di fare, con lo stragismo, le forze dell’eversione nera, dalla notte del “rumore di sciabole” del ‘64 a quel 12 dicembre 1969, con la bomba di Piazza Fontana a Milano. Noi vediamo una bellissima e significativa continuità tra la presenza del Presidente Sergio Mattarella, ieri a Genova, e quella di quaranta anni fa del Presidente, il socialista e partigiano Sandro Pertini, in Piazza De Ferrari, ai funerali di Guido Rossa. Perché Guido Rossa, il suo coraggio, il suo sacrificio, rappresentavano e rappresentano l’Italia migliore. Anche quando si deve remare controvento. L’Italia - minoritaria - dei docenti che si rifiutarono di firmare il manifesto sulle leggi razziali. L’Italia che aiutava gli ebrei a sfuggire dalle persecuzioni nazifasciste. L’Italia dei giovani di diversa ispirazione politica che scelsero di salire in montagna per difendere ericonquistare - per tutti, non per se stessi - la democrazia e la libertà. Quella degli operai che difesero le fabbriche dai bombardamenti e dalle distruzioni e che parteciparono da protagonisti alla ricostruzione morale e materiale del Paese. Era quella, l’Italia dell’operaio Guido Rossa. In quell’Italia milioni di persone, negli anni Sessanta, avevano creduto nella possibilità di combattere per nuovi spazi di libertà, per nuovi diritti sociali e civili, per l’emancipazione e la liberazione della donna. In un mondo dove le parole-chiave erano speranza, futuro, visione, sogno, eguaglianza, pari opportunità. I terroristi delle BR (che si ispiravano a letture aberranti degli stessi principi della Sinistra di ispirazione marxista, nell’ambito di un intreccio torbido e ancora non del tutto esplorato

di rapporti con pezzi di Stato eversivi e potenze estere) volevano bloccare tutto questo, ammazzando la possibilità di ottenere conquiste sociali con le armi del movimento operaio: le lotte sindacali, le mobilitazioni democratiche, e uccidendo le cose migliori del sogno deglianni Sessanta: la creatività, l’anticonformismo, la curiosità, la voglia di libertà e di futuro.Guido Rossa ebbe il coraggio, anche da solo, di fare il suo dovere di operaio, di comunista italiano, di sindacalista, di cittadino. E pagò il prezzo più

alto. Qualche giornale, in quei giorni, titolò che quell’omicidio era contro il PCI. Vero: quello

era il PCI di Enrico Berlinguer e del leader della CGIL Luciano Lama. Che traeva

ispirazione dalla Costituzione, che si riconosceva - avendo contribuito a riconquistarli - nei principi democratici. Che ea stato decisivo nel difenderelo Stato dal terrorismo durante i terribili giorni del sequestro Moro. Un partito il cui leader aveva

coraggiosamente (e probabilmente quello era il massimo in quel tempo)

preso le distanze dai rapporti con l’URSS, difeso la democrazia come valore universale,

dichiarato esaurita la spinta propulsiva di quel sistema autoritario, antidemocratico che aveva prodotto persino la stagione degli orrori staliniani. Guido Rossa, il suo sacrificio, erano insieme figli e protagonisti di quella storia edi quella vicenda, che Sandro Pertini volle onorare e che ieri ha onorato Sergio Mattarella. Una storia che non si è interrotta.I figli di quella storia sono stati, tra l’altro, coloro che hanno accompagnato e guidato non solo l’evoluzione della Sinistra in Italia, che da quelle radici ideali non può né deve allontanarsi, ma sono stati anche coloro che hanno portato in Parlamento personalità come Sabina Rossa, Giovanni Bachelet, Olga D’Antona. O come Paolo Bolognesi. E oggi nel gruppo del Pd sta Alfredo Bazoli, che a quattro anni perse la mamma in Piazza della loggia, a Brescia. Un filo d’acciaio che lega storia e storie, che non si spezza. Per questo fa rabbia, tristezza vedere i mercanti di paura di oggi che accostano con cinica e studiata superficialità a terroristi criminali appellativi che in Italia hanno costruito e difeso la vita democratica. Ma il cinismo delle felpe può trovare spazio nelle cronache dei tg... Lo spazio nella storia democratica è di esempi e di uomini come Guido Rossa.

Commenti

Walter Verini

HCONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Il suo coraggio

e il suo sacrificio rappresentavano e rappresentano l’Italia migliore

8 giovedì 24 gennaio 2019

In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Giovanni Belfiori, Stefano Cagelli,Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace, Stefano Minnucci, Agnese Rapicetta

[email protected]

PD Bob

Società editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 - 00187 Roma

www.democratica.comwww.partitodemocratico.it

Per ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it

DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

TwitterInstagramSocial

Face

bo

ok