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mensile della comunità di Salò ANNO LXII - n. 7 settembre 2013

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comunitàdi Salò

ANNO LXII - n. 7 settembre 2013

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2Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE: Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri . cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Tappe della vitaSono entrati a far parte della famiglia di Dio:Grezzini Ginevra di Mauro e di Zanolini NicolettaMusesti Milo di Michele e di Pecchio SaraValdes Nathalie di Davide e di Smink PetraZecchini Giada di Riccardo e di Hazu Ramona Laura

Si sono uniti nel matrimonio cristiano:Priore Fabio con Capitanio ElenaBertazzoli Alessandro con Moreni SaraPisoni Andrea con Bettini ValentinaDia Tapha con Frignani Letizia

Sono tornati alla casa del Padre:Lancini Antonio, anni 83; Seminario Ines ved. Beretta, anni 96; Pagnoncelli Giordano, anni 69; Tarolli Cristian, anni 44; Boletti Alessandra in Bresciani, anni 68; Caldana Catterina ved. Rodolfi, anni 96; Scolari Giovanni, anni 81; Zanigni Sergio, anni 81; Mazzola Santina ved. Cipani, anni 84; Bonzi Gianpietro, anni 80; Pontoriero Pasquale, anni 86; Bozzoni Maria ved. Righetti, anni 85.------------------------------------------------------------------------------------------------

In ricordo di

ORIO ITALONel 2° anniversario della sua morte: le persone come Italo non muoiono per sempre, solo si allontanano da noi. La moglie Mary con le figlie Patrizia e Simonetta lo ricordano con infinito amore. Una S. Messa verrà celebrata il 19 settembre 2013 alle ore 18,30 nella Cappella del Duomo di Salò.------------------------------------------------------------------------------------------------

CARZERI GLORIETTA in ANDREATTAAmata, amando, visse

Da due anni sei tornata alla casa del Padre e tutti quelli che ti hanno voluto bene ti ricordano sempre con grande nostalgia. A suffragio una S. Messa sarà celebrata nella Chiesa di S. Giuseppe venerdì 20 settembre alle ore 17,30.------------------------------------------------------------------------------------------------

9/9/2011 9/9/2013Con nostalgia, ma con la gioia di saperlo in un luogo di pace,

ricordiamo il nostro caro

LINO ROSSATInel secondo anniversario della sua morte.

Sabato 14 settembre 2013LA CARITAS ZONALE

organizza all’esterno del Supermercato

SIMPLY di SALÒ una raccolta di alimenti

per le famiglie in difficoltà.

Rinnovo abbonamentobollettino Parrocchiale

€. 11,00 per i bollettini recapitati a casa dalle zelatrici.

€. 30,00 per i bollettini spediti per posta.

€. 30,00 per ogni modulo di pubblicità e annunci vari.

Calendario PastoraleCome ogni anno, con il Bollettino di settembre, of-friamo ai nostri parrocchiani il Calendario pasto-rale…È uno strumento opportuno per chi intende seguire le varie iniziative, celebrazioni e incontri di Parrocchia (catechesi, gruppi, gite,…). Una persona che non vuol sentirsi estraniata guarda a quanto sta per avvenire attorno a sé e soprattutto nell’insieme delle iniziative che possono aiutarci a diventare migliori.Anche le fotografie, che di mese in mese vengono presentate in prima facciata, ci fanno apprezzare quello che di bello abbiamo e che gli altri ammi-rano con soddisfazione. Quest’anno proponiamo alcune immagini degli interni ed esterni inerenti al Convento dei Frati di Barbarano che non abbiamo ancora avuto modo di ammirare e che in questi ul-timi tempi sono stati restaurati. Buon anno di cammino parrocchiale!

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La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

Come affrontare e superare questa CRISI esistenziale ed economica che stiamo vivendo con stenti e

speranze, anche se in Parlamento l’IMU per la prima casa e terreni agricoli è stata soppressa? I parlamentari sembrano più ottimisti, ma sarà sufficiente a bloccare tutti quei gesti di disperazione e di morte personale e sociale?Non so se vi è capitato ancora di fare un’esperienza simile a quella di morire. A me è successo un paio di volte. Qual-che minuto prima sei tutto «pimpante e gasato» e poi, per qualche fatto che ti coinvolge completamente ti senti «preca-rio e fragile» nel tuo modo di respirare, di camminare, di comunicare… ti sembra di essere arrivato «al termine» e di non aver più nessun interesse per tutto quello che ti è stato a cuore e ti coinvolge ancora. Ti vedi scorrere davanti i tuoi famigliari più intimi, gli amici più stretti, i tuoi im-pegni di lavoro e di esperienza. Ti dici: «Ancora poco… mi manca l’aria… non riesco a riprendermi e ad attaccarmi a un punto fermo…». Ti chiedi: «Che cosa mostrerò fra poco a questi che mi sono at-torno?» Un attimo dopo… senti che la tua mano si è aggrappata a una pietra e riesci a sentirti al sicuro; la scala che ti trascina nella caduta ad un certo momento rallen-ta la sua corsa e ti prepari all’impatto col terreno in forma più lenta; un colpo di reni e il tuo corpo ritorna a galleggiare…Tutto quello che ti sembrava abbandona-to riemerge e ti appare ancora «tuo». Non eri ancora entrato nel “tunnel” e tutto ri-torna normale.Penso alla nostra situazione sociale di adesso… Talvolta abbiamo la percezione di finire da un momento all’altro… Poi riemergiamo a galla. In queste situazioni tanti hanno pensato e pensano di risolve-re il problema “anticipando la fine”, ma non è tutto superato. La morte procura-ta in questa forma non è liberante. Oggi, tempo nel quale i dati mondiali dei suici-di (ogni anno 16 persone ogni 100.000 = un milione di persone ≈ ogni 40 secondi

una persona si toglie la vita) vanno cre-scendo, il suicidio è classificato come se-conda causa di mortalità nella fascia di età tra i 10 e i 24 anni. Le motivazioni che portano a questa fine sono molteplici: biologiche, climatiche (es. la mancanza di luce), sociali, cul-turali, storiche… Certamente l’estrema povertà può indurre al suicidio, ma non è di per sé la causa principale: due paesi molto benestanti (Svezia e Giappone) con il loro 13,2 e 24,4 suicidi ogni 100.000 per-sone dimostrano che non è la povertà ciò che spinge al suicidio. Per quanto concer-ne le cause culturali, si pensi nuovamen-te al Giappone (non per nulla kamikaze e harakiri sono due parole giapponesi molto conosciute nel mondo).Per l’OMS la causa principale dei suicidi consiste nei disturbi psicologici e in par-ticolare la depressione. Il male del nostro tempo è proprio la frustrazione esisten-ziale, che può portare alla disperazione e alla depressione, la mancanza di un senso da dare alla propria ragione di vivere.Che cosa può dare un senso alla vita così da rendere sopportabile anche la sofferen-za? Dio è un forte e robusto senso ultimo per la vita e credere in Dio è consolante e rasserenante per chi attraversa una pro-va. E’ un eccellente antidoto alla dispe-razione. Per comprendere un po’ meglio questo è utile guardare alle percentuali di suicidi che avvengono ogni 100.000 per-sone in Bielorussia (35,1), Lituania (30,4), Russia (30,1), Kazakistan (26,9), Unghe-ria (26), Giappone, (24,4), Ucraina (22,6), Slovenia (21,5)… Sono paesi nei quali du-rante gli ultimi 50-70 anni si è predicato e propugnato l’ateismo, mentre nei paesi con radice cristiana si nota una percen-tuale inferiore.Che voglio suggerire? Per quanto con-cerne il cristianesimo, il suicidio e la sopportazione della sofferenza, vengono superati con la partecipazione spirituale e intellettiva alla sofferenza e morte di Cristo, che con la croce ci redime e ci col-lauda verso la meta superiore, il Paradi-

so e la serenità terrena. Oggi la crisi che attraversiamo è molto angosciante, ma fortunatamente il principio cristiano del-la Vita vera e del Cristo morto e risorto ci viene continuamente proposto dall’in-segnamento della Chiesa e, ultimamente dal nostro Papa Francesco (pensiamo al valore che ha la Fede, per il bene comu-ne, per la famiglia, la società… cfr: Lumen Fidei). Ma possiamo capirne di più? Prati-care meglio? La Parola di Dio, ascoltata, capita, pregata e vissuta fa da antidoto alla morte pressante nelle nostre attese ed angoscie. Nel catechismo per i ragazzi, nella nostra Parrocchia, e, in tandem, nel-le Catechesi per gli adulti (il mercoledì sera in oratorio, trasmessa anche in Radio FM 90.7 Mhz) possiamo comprendere e gu-stare l’efficacia di questo messaggio-vita..In novembre (vedi il Calendario parroc-chiale distribuito a tutti!) viviamo una settimana di Esercizi spirituali, in febbraio avremo alcuni incontri di Scuola di pre-ghiera… “Dammi da bere” è la richiesta che Gesù assetato rivolge alla donna samaritana. Si approfondisce il fatto che l’acqua per il culto “in spirito e verità” da offrire al Signore si attinge da quella fonte che è rappresentata da Gesù stesso. Dio ci por-ge l’acqua per dissetarci. Lui stesso ci mette sulla bocca la preghiera che desi-dera ricevere da noi. La Chiesa è una Ma-dre che ci insegna a parlare il linguaggio del-la fede. San Giovanni ha insistito su quest’a-spetto nel suo Vangelo, unendo assieme fede e memoria, e associando ambedue all’azione dello Spirito Santo che, come dice Gesù, «vi ricorderà tutto» (dall’Enciclica Lume nFidei n. 39). L’Amore che è lo Spirito, e che di-mora nella Chiesa, mantiene uniti tra di loro tutti i tempi e ci rende contempora-nei di Gesù, diventando così la guida del nostro camminare nella fede. Sono agganci, appoggi, spinte che ci aiu-tano a staccarci dalla disperazione, dal suicidio… dall’esperienza dilagante di morte. Se vuoi, puoi… BUON CAMMINO PASTORALE !!!

In copertina: Facciata della Chiesa del Convento di BarbaranoFacciata della Chiesa, scandita da quattro contrafforti in pietra a vista, con oculo, portico d’ingresso e due nicchie dipinte ai lati della porta d’ingresso. È stata ripu-lita e ridipinta in occasione del recente terremoto del 2004 che ha colpito l’abitato di Salò.

Vento di morte…che ci stimola alla vita

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4Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

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L’incontro con papa FrancescoL’incontro tra la Chiesa bresciana e il papa Francesco è av-venuto lo scorso 22 giugno. Sono stati quasi 5000 i bresciani che si sono riversati nella capitale per questo avvenimento. L’appuntamento ha avuto nella figura di Paolo VI il nucleo attorno al quale tutto ha trovato senso e giustificazione. Papa Francesco stesso ha confidato ai pellegrini bresciani di trovare nelle parole di Paolo VI, nel suo amore per Cri-sto, per la Chiesa, per l’uomo, una grande forza spirituale, parole e intuizioni ha affermato, che «mi hanno fatto tanto bene nella vita». Alla figura di Paolo VI sono legati anche gli altri motivi speciali che hanno portato Brescia dal Papa: i 50 anni di Kiremba e della ricostruzione dell’eremo di Bienno, doni che la comunità fece a papa Montini in occasione della sua elezione al soglio pontificio, i 120 anni di fondazione de «La Voce del Popolo», che deve la sua nascita proprio a un’intuizione di Giorgio Montini, padre di Giovanni Bat-tista, e dei 125 anni della rivista «Madre», doni diversi ma che cercano, in mezzo alle difficoltà del tempo corrente, di corrispondere, ciascuno nel proprio campo specifico, a quell’ideale di Chiesa che Paolo VI, nel corso del suo pon-tificato, non si stancò mai di annunciare.

120 anni de «La Voce del Popolo»Il settimanale della diocesi ha compiuto 120 anni. L’8 luglio 1893 usciva il primo numero de «La Voce del Popolo», fon-dato dal beato Giuseppe Tovini, che aveva ripreso e con-cretizzato un’idea di Giorgio Montini, padre di Paolo VI. Il settimanale voleva essere strumento popolare per aiutare gli strati più umili della popolazione bresciana del tempo a leggere con gli occhi del Vangelo la complessa realtà dell’e-poca. Una dichiarazione di intenti espressa nel primo editoria-le: «Non sarà questo un periodico dallo stile elevato e dalle frasi ricercate; ma l’umile e modesto foglietto del popolo, anzi del po-polino, e come questo si sforzerà di parlare in forma semplice, breve, spigliata ed allegra, in modo da farsi capire e piacere alle più volgari intelligenze. Non disdegnerà parlare più coi fatti che colle ragioni, raccogliere dialoghi dalla viva bocca e dal buon sen-so del popolo...»

Catechisti in missioneSabato 7 settembre si terrà l’annuale appuntamento dell’Assemblea diocesana dei catechisti. Il tema dell’incontro è proprio «Catechisti in missione». Il Vescovo, nella sua lette-ra di invito scrive: «La Chiesa è essenzialmente missiona-ria, perchè inviata per dire Cristo al mondo e per dare al mondo la forma di Cristo. Nell’azione ecclesiale i catechisti svolgono da sempre un ruolo determinante. Si tratta di te-stimoniare Cristo in modo che la fede intercetti la vita degli uomini e delle donne del nostro tempo, compresi quei bat-tezzati che hanno abbandonato ogni pratica religiosa. Pre-pariamoci a lasciarci guidare dallo Spirito Santo, perchè la nostra vita e le nostre comunità assumano un volto sempre più missionario».

Nomine «amiche»•• Don Armando Caldana, parroco di Villa e Campover-de, è stato nominato vicario parrocchiale delle parrocchia di San Giacinto e amministratore parrocchiale della Beato Luigi Palazzolo in città. Al suo posto, il nuovo parroco di Campoverde e Villa è don Marco Zanotti, che viene dalla parrocchia di Castelcovati.•• Don Marco Bosetti, da vicario parrocchiale della par-rocchia di Fiumicello a Brescia diventa vicario nella parroc-chia di Nuvolera.•• Don Marco Alba è stato nominato delegato vescovile per il culto mariano in località Fontanelle di Montichiari.Accompagnamo nella preghiera questi sacerdoti nei nuovi incarichi.

Lumen FideiLumen Fidei è la prima enciclica firmata da papa Francesco. La lettera si aggiunge alle encicliche di Benedetto XVI sulla carità e sulla speranza e raccoglie il prezioso lavoro compiu-to dal Papa emerito. L’introduzione illustra le motivazioni poste alla base del documento: recuperare il carattere di luce proprio della fede, capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo, di aiutarlo a distinguere il bene dal male, in parti-colare in un’epoca, come quella moderna, in cui il credere si oppone al cercare e la fede è vista come un’illusione, un salto nel vuoto che impedisce la libertà dell’uomo.

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5 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

In ascolto della Parola ... a cura di Oswald

Sabato 21 settembre, ricorre la festa di san Matteo… ma chi era costui? Matteo (“dono di

Dio”) è chiamato anche Levi, era nativo di Cafarnao in Galilea ed era un uomo di una certa cultura. Matteo esercitava la professione di esattore delle imposte e per questo era considerato dai giudei un pub-blico peccatore e, quindi, malvisto dalla gente. La professione di esat-tore delle imposte o pubblicano (in greco, telones) era favorita a Cafar-nao, luogo di frontiera e commer-cio. La riscossione delle imposte veniva spesso affidata dall’autorità romana a persone del posto, che cercavano di ottenerne i maggiori vantaggi. Per questo erano odiate e disprezzate dal popolo e conside-rate alla stregua dei peccatori e del-le prostitute. Ebbene, Gesù sceglie proprio questo personaggio, dalla non limpida professione, per la sua comunità di discepoli. Divenuto uno dei Dodici, Matteo riceverà, come gli altri, la missione di annunciare il Vangelo a tutti i popoli e la svolgerà non solo pre-dicando, ma anche raccogliendo le parole di Gesù in un Libro scrit-to in aramaico. Questa opera, che è andata perduta, ma che veniva raccontata oralmente, servì senza dubbio come base alla stesura del Vangelo che porta il nome di Mat-teo e che fu redatto in greco intorno all’anno 80.Alcune tradizioni, riferiscono che l’apostolo Matteo avrebbe predica-to in Persia ed in Etiopia, cogliendo la palma del martirio. Le sue reli-quie furono trasferite a Salerno nel secolo X, come attesta san Gregorio VII, nel 1080.Il Vangelo secondo Matteo, nella versione in greco che è giunta a noi, mette in rilievo la messianici-tà di Cristo. E’ il Vangelo del “re-gno” e del compimento, in Cristo, dell’antica alleanza. E’ il Vangelo delle Beatitudini e della Chiesa. Nella storia della cristianità, il Van-gelo di Matteo è stato senz’altro il

Vangelo più popolare, più letto e commentato e, anche se ora quello di Marco è considerato il primo, in ordine cronologico, l’opera di Mat-teo rimane una presenza capitale all’interno della Chiesa, che lo pro-pone spesso nella liturgia e nella catechesi.Il Vangelo di Matteo, con Marco e Luca, è stato considerato uno dei “Vangeli sinottici”. Un termine col quale si vuole suggerire, attraverso lo “sguardo d’insieme” una serie di paralleli e convergenze presenti

nei tre testi e dovuti a fonti comu-ni. Tuttavia ciascun evangelista ha una sua prospettiva, segue un suo progetto, disegna un suo ritratto della figura di Cristo, risponde alle esigenze della comunità cui indi-rizza il suo racconto. Per Matteo si pensa a destinatari di origine ebrai-ca convertiti al cristianesimo, ma ancora legati alle loro radici.Ma passiamo alle sacre Scritture di sabato 21 settembre. Nella prima lettura, tratta dalla pri-ma Lettera di san Paolo agli Efesini (4,1-7.11-13) si legge: “Io, dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna

della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo del-la pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Ed Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a com-piere il ministero, allo scopo di edifica-re il corpo di Cristo, finchè arriviamo tutti all’unità della fede e della cono-scenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Dunque Paolo chiama i battezzati all’edificazione della Chiesa, corpo di Cristo e fa capire come la fede sia il fondamento della vita concre-ta e dell’agire del cristiano.Il Salmo responsoriale 19 (18) ci ricorda l’importanza di leggere la Parola di Dio e di trasmetterla met-tendola in pratica. Il ritornello reci-ta: “Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio”.Nel Vangelo secondo Matteo (9,9-13) sta scritto: “Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli dis-se: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, so-praggiunsero molti pubblicani e pecca-tori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?” Udito questo, disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”. E così sia!

Seguimi. Ed egli si alzò...

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6Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

In questi giorni, tramite le sorel-le di Salò, abbiamo ricevuto la vostra offerta e mentre ringra-

ziamo per il dono generoso, desi-deriamo comunicarvi un progetto che l’Istituto delle Suore France-scane Elisabettine sta sviluppando in questo ultimo tempo.Nella primavera dello scorso anno il Provinciale dei Padri Combonia-ni del Sudan, ci ha chiesto di inse-rirci, accanto ai suoi confratelli, in una delle missioni del Sud Sudan, un Paese che, uscito stremato da una guerra civile di cinquant’an-ni con il Nord Sudan, è molto bi-sognoso di ricostruzione umana, spirituale, sociale, economica e politica.In tale domanda il Consiglio ge-nerale ha colto la possibilità di rispondere concretamente alle proposte del Capitolo generale 2011 che invita a “dare impulso alla missionarietà”, a “costituire comu-nità internazionali” e a “fare scelte profetiche e coraggiose”. Si è sentita, quindi, la necessità di visitare di persona la missione individuata: “Talì”, per prendere visione della situazione del paese e per cogliere le possibilità concrete di inserirci come suore Elisabettine con il no-stro specifico carisma.Le sorelle del Consiglio generale che si sono recate sul posto (luglio 2012) hanno riscontrato che sono molti i campi apostolici aperti per noi: dall’evangelizzazione alla

promozione della donna, dall’e-ducazione alla cura della perso-na; il campo sanitario e della cura dei bambini; l’ambito domestico e quello collegato con tutte quelle attività che collaborano all’autoso-stentamento familiare.È stato attivato un coinvolgimen-to che ha ottenuto dalle sorelle ri-sposte generose, piene di fiducia e di abbandono nel Signore che, nell’anno della fede, chiede anche di dargli testimonianza in una ter-ra veramente bisognosa del suo amore e della sua misericordia.Ora il Consiglio generale sta pro-grammando con le interessate momenti di formazione specifica, tempi per lo studio della lingua inglese e occasioni per stare insie-

me e conoscersi, in previsione di costituire la comunità a “Talì” nei primi mesi del 2014.Affidiamo all’intercessione par-ticolare della nostra Beata Ma-dre Elisabetta e alla preghiera di questo Gruppo Missionario il futuro della nostra opera mentre chiediamo al Signore di benedire ciascun membro del Gruppo e di donare a tutti la gioia della condi-visione.Ringraziamo della generosa so-lidarietà elargita che contribuirà all’impianto della nuova missio-ne. A tutti un cordiale saluto con i migliori auguri di pace e bene.

Suor Maritilde Zenere superiora generale

Caritas e Vita Missionaria

Nuovo progetto missionario in Sud Sudandall’Istituto Suore Francescane Elisabettine di Padova al Gruppo Missionario di Salò

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

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7 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Santo del mese a cura di Luisa Madureri

“Quanti baci? Tanti quanti te ne darò il giorno beato che aspetto con cuore sempre più a te unito”:

così Odoardo alla sua amatissima Maria, in una delle belle lettere d’amore, dav-vero tante. Il “giorno beato” non arriva: Odoardo ha 37 anni, è prigioniero nel campo di concentramento nazista di Hersbruck, dopo poco muore. A casa, con Maria ci sono sette figli. Odoardo Fo-cherini nasce a Carpi, provincia di Mode-na, il 6 giugno 1907: ed il 6 giugno è il giorno della sua memoria liturgica. Fa-miglia trentina, della Val di Sole, molto cattolica; la mamma muore quando lui ha due anni; la seconda moglie del padre gli vuol molto bene e lo educa ai valori cristiani. Odoardo ha un buonissimo ca-rattere, è facile amarlo: allegro sempre, ottimista, gradevolissimo compagno, con tanti interessi, teatro, giornalismo, i canti delle sue amate montagne, l’armo-nica, la bicicletta, gli sci. Cresce e si forma nell’Azione Cattolica, di cui diventa pre-sidente diocesano; è negli Scout cattolici, è con i poveri della san Vincenzo. La vita di Odoardo è dedizione agli altri, è totale attenzione ai giovani, agli emarginati; la sua profonda missione è far conoscere a tutti la bellezza e la gioia di seguire Gesù attraverso la carità: ecco la sua personale via verso la santità. Durante una vacanza in Val di Non, conosce Maria Marchesi, che sposa il 9 Luglio 1930 a Mirandola, dove poi risie-dono. Diventa un’unione intima di pen-sieri e di cuore, di fede cristiana, di amo-re vero, “cresciuto al sole di una fede nella quale abbiamo sempre cercato di vivere e di operare”. Odoardo sempre chiede a Ma-ria sostegno, condivisione, accettazione della Provvidenza del Signore. “Vi prego di riferire a mia moglie che le sono sempre rimasto fedele, l’ho sempre pensata e sempre intensamente amata”: il suo testamento verbale. Ecco perché nel reliquiario del Beato Odoardo, al centro di una croce d’argento circondata da un filo spinato, è incastonata la reliquia: la fede nuziale di Odoardo. Il corpo non c’è, disperso nell’inferno del lager. Così Odoardo e Maria concepiscono la coppia: un grande legame spirituale dentro il piano di Dio. Il loro universo fa-miliare è affascinante e commovente da seguire, attraverso la lettura delle lettere di Odoardo: c’è una grande armonia, un profondo equilibrio morale, un amore che si rivela in ogni atto della giornata,

c’è la complicità amorosa, c’è il gioco, l’ironia buona, l’umorismo. Continuo è l’interesse per i figli, si complimenta per i risultati scolastici, si preoccupa che la moglie curi la sua salute “tanto preziosa a tutti”. Sempre con la gioiosa certezza che, se “la prova alla quale è sottoposta la nostra famiglia non è delle più modeste, que-sta non potrà che fruttare a favore dei nostri sette bambini e di noi, se sapremo accettarla ed offrirla per il nostro bene”. Questo è il suo carattere, aperto ed affettuoso, at-tento alla vita quotidiana di coloro che la Provvidenza gli affida: promuove la vita associativa nella parrocchia, i corsi di

esercizi spirituali nella diocesi, la nasci-ta di gruppi giovanili, l’azione costante della carità. Odoardo va al di là del “fare”: sente la profonda necessità di “narrare”, per testimoniare la presenza costan-te della Provvidenza, protagonista del bene attuato. Così aumenta sempre più la passione, già vissuta da ragazzo come piccolo tipografo nell’oratorio e l’impe-gno per il più potente mezzo di comu-nicazione del suo tempo: la stampa. Per Odoardo la “buona stampa” è uno stru-mento fondamentale di diffusione del messaggio cristiano, segno della testi-monianza visibile della Chiesa, è “un’ar-ma insostituibile di apostolato”. Diventa responsabile amministrativo de “L’Av-venire d’Italia”: Odoardo dedica alla sua “creatura di carta” un’attenzione quoti-diana intensa di rafforzamento e di dif-fusione. È il 1939: momento politicamen-te difficile. Esposto a censure ed attacchi,

difende il quotidiano dalle pressioni del regime fascista: e con lui esordisce un giovane Enzo Biagi come articolista. La sede del giornale è anche il luogo in cui Odoardo accoglie i primi ebrei, in fuga dalla Polonia, nel 1942. Dopo l’8 settem-bre 1943 e la conseguente occupazione tedesca, l’impegno di Focherini a favore degli ebrei si intensifica e diventa più ri-schioso. Con la complicità di amici fidati si pro-cura carte di identità in bianco, le com-pila con dati falsi, le consegna ai perse-guitati e li accompagna al confine con la Svizzera. Così, attraverso una capillare rete clandestina, salva 105 ebrei. Odoar-do è arrestato l’11 marzo 1944 presso l’o-spedale di Carpi, dove si reca per orga-nizzare la fuga di un ebreo, l’ultimo da lui salvato. Condotto prima nel carcere di Bologna, è poi trasferito al campo di concentramento di Fossili: “Se tu avessi visto – scrive al cognato – come ho visto io in questo carcere, come trattano gli ebrei qui dentro, saresti pentito solo di non averne salvati di più”. A Fossili è il 5 luglio 1944: qui trova detenuti del carcere di Bolo-gna (“ritrovo ottimi amici vecchi e nuovi”) ed un gruppo di laici e sacerdoti prove-nienti dall’Azione cattolica o dalla Fuci. Odoardo si inserisce bene e partecipa alla recita clandestina del Rosario, “che qui ha un calore unico” e alla meditazione quoti-diana del Vangelo. Incontra Teresio Olivelli, giovane inse-gnante, il cui antifascismo nasce dalla fede: c’è subito tra loro una forte attra-zione spirituale, che li lega sino alla morte. Sono trasferiti al campo di Gries, vicino a Bolzano, poi in Germania il 7 settembre, nel campo di concentramen-to di Flossenburg e poi nel sottocampo di Hersbruck, vicino a Norimberga. Du-rante i lavori forzati Odoardo si ferisce ad una gamba; non viene curato e il 27 dicembre muore di setticemia. L’amico Olivelli assiste alla sua morte nell’infer-meria del campo “dove solo l‘odore avreb-be ammazzato un sano” e riceve dal Beato Focherini il suo testamento spirituale, che sarà poi riportato ad altri. Dopo tre set-timane anche Teresio muore, per le per-cosse ricevute da una guardia, mentre cerca di proteggere un altro deportato.Odoardo Focherini è proclamato Giusto tra le Nazioni da Israele. Il 15 giugno 2013 si svolge a Carpi la cerimonia di beati-ficazione, presenti i figli, i 15 nipoti, i 21 pronipoti.

Beato Odoardo Focherini“Io faccio quello che posso; dove non arrivo io, arriva Dio. Poichè io lavoro per Lui, è impegnato ad aiutarmi ”

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8Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Da poco si è concluso l’IN.d’E. 2013. Già mi manca! Mi mancano i bambini che ogni mattina arrivavano alla spicciolata pronti per una giornata piena di nuove

attività.Le mamme un po’ in ansia: “Sai, era molto stanco/a ieri sera, ma oggi non voleva proprio mancare, sai… gli amici, i giochi e le sorprese e la caccia al tesoro, ecc.” Ed io: “ero molto stanca ieri sera, ma oggi non volevo proprio manca-re: “Sai, il gruppo che mi aspetta, le varie attività, ecc.”Anche quest’anno mi sono regalata quattro settimane molto intense, stancanti ed entusiasmanti, non so dove ho trovato le forze che mi hanno sostenuta e spinta a dare il meglio di me stessa per contribuire alla buona riuscita di questa esperienza. Il gruppo delle “Lepri” o “Leprotti” (guidato insieme ad Emma) ha partecipato con entusiasmo e spirito competitivo alle gare e alla preparazione della fe-sta e perciò ha vinto, pari merito con le “Tartarughe”.Un caloroso ringraziamento ai numerosi Animatori (ado-lescenti) che ci hanno aiutato e reso divertenti ed entusia-

smanti i vari giochi. Ringrazio don Gianluca e suor Gra-ziella per il sostegno e la fiducia dimostratami, la mensa per averci nutrito abbondantemente e per concludere non posso dimenticare di ringraziare i Genitori che ci hanno af-fidato i loro figli, senza i quali l’IN.d’E. non avrebbe ragio-ne di esistere.Si poteva fare di più e meglio? Certo: il prossimo anno!

Pierina

Everybody, un corpo mi hai preparato. Questo era il tema che ha visto i ragazzi impegnati in diverse attività. La mia esperienza di quest’anno è stata molto diversa rispetto a quelle precedenti: sono stata educatrice dei ragazzi delle medie. Questo implicava una maggiore forza di volontà, ma soprattutto una maggior convinzione e motivazione in tutto quello che doveva essere fatto. Molto importanti e costruttivi, anche per i ragazzi, sono stati i tre incontri sul tema del corpo: corpo e arte, corpo e musica, corpo e Bibbia. Questi incontri hanno fatto capire ai ragazzi, ma an-

che a noi educatori ed animatori che anche nelle loro pas-sioni è possibile trovare il volto di Cristo. Nell’arte, in particolar modo guardando il nostro stupendo crocifisso del Duomo, si riconosce che gli artisti hanno sem-pre avuto una speciale attenzione per le rappresentazioni sacre, tanto da arrivare a creare un corpo perfetto come quello di Dio ma allo stesso tempo imperfetto, umano. Nella musica, da sempre gli uomini si sono interrogati sul senso della vita interpretandone anche il suono; coltivando il talento che è stato donato loro e facendolo fruttare settan-ta volte sette.E infine nella Bibbia. Il semplice nome Adamo non è stato inventato da Dio a caso, esso è legato alla natura umana dell’uomo e alla terra sulla quale vive. Questo IN.d’E mi ha lasciato un’impronta indelebile, l’e-sperienza con i ragazzi mi ha permesso di arricchirmi a mia volta: anche loro sono stati capaci di insegnarmi qual-cosa, come lo stupore davanti a cose che ormai si da per scontato che ci siano. Devo anche riconoscere che ci sono stati momenti difficili, ma dai quali sono riuscita ad uscire grazie all’appoggio costante di Qualcuno che guida i miei passi, i nostri passi, perché come scrive Isaia: “Sarai una ma-gnifica corona nella mano del Signore”. Una giovane animatrice

Le avventure dell’IN.D’E. 2013

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9 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

L’attesa di questo nuovo IN.d’E era carica di punti interrogativi. Don Angelo aveva lascia-to una bella eredità e il timore che ripartire

fosse traumatico girava nell’aria. Alcuni collaborato-ri e animatori degli anni precedenti erano impegnati nella loro attività e la disponibilità era divenuta mi-nore; nonostante questo Don Gianluca ha fatto una scelta coraggiosissima: cambiare, anzi, ribaltare alcu-ne iniziative.Così i gruppi sono stati abbinati alternando classi di anni diversi (prima con seconda, seconda con terza e così via) creando confronti e relazioni tra le varie età. In piscina sono stati accompagnati i gruppi delle medie in pomeriggi diversi di quelli per le elementa-ri, permettendo a tutti di muoversi liberamente con meno ansie di controllo. I giochi d’acqua e il Grande Gioco sono stati reinventati con l’approvazione di tutti i partecipanti. Le gite sono state faticose, ma ben riuscite e così i laboratori creativi. I molti iscritti, che avevano scelto i quindici giorni, hanno chiesto di proseguire tutto il mese a riprova della grande serenità all’interno dell’oratorio. Gli animatori e i responsabili dei grup-pi hanno avuto un ruolo, come sempre, fondamenta-le e anche in loro è stato riscontrato l’entusiasmo, che anima le scelte di progetti riusciti.

Voglio aggiungere l’elogio alla funzionalità della cu-cina con i suoi straordinari operatori, di cui poco si parla, ma che ha un ruolo così stuzzicante, invitante che definirei la ciliegina sulla torta di questo riusci-tissimo IN.d’E. Daniela C.

La storia che ha accompagnato di scena in scena quest’IN.d’E 2013 è stata “Pico e il pallone vo-lante”. Pico è un “genio” incondizionato che si

è messo in testa di battere “quel grullo” di Leonardo inventando la mongol...fiera. Il nostro protagonista è però sbadato e casinista (cosa? No! Genio!!), ma per fortuna (o sfortuna?) ci sono i figli (che lui tra-

scura), Bartolomeo e Bice e la governante Eloisa che, di notte, riparano i suoi “danni”. La “magnifica” invenzione però risulta troppo peri-colosa e, per questo, al momento di prendere il volo, i figli fanno il contrario delle indicazioni date dal padre, il quale cade davanti ad una folla di curiosi. Al risveglio del giorno seguente Pico trova il pal-lone “volante” trasformato in una specie di tenda (ideata dai “tre”) sotto cui Eloisa e i figli stavano apparecchiando per far festa..., qui nasce l’idea: bre-vettare il “gazebo” inventato dai suoi figli e da Pico de Gazebei i Bei. Questa storia ha spronato tutti noi, animatori e bambini, a dare di più, a metterci più grinta, più gioia nelle nostre attività; questo a me per primo, che interpretavo quel pazzo di Pico…, con il nostro gruppetto di attori “squinternati” è stato proprio bello recitare, ma la cosa più sorprendente è stato fare qualcosa di bello, insieme, per Amore di Cristo.Un vero grazie dobbiamo offrire a tutte quelle per-sone che si sono donate, ma non viste, per questo spettacolo; come la mitica regista Elena e il suo brac-cio destro Cristina, che ci hanno guidato in questo cammino. Grazie. Pico

Attori al caso nostro

IN.d’E e ancora IN.d’E

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10Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Tutto è cominciato, per caso, con l’amico Walter, che non vedevo da tempo. Quella mattina, nei pressi del nostro Duomo, mi venne di fronte e, con tono deter-

minato, mi disse: “Franco, andiamo da Papa Francesco. È trop-po forte!” La cosa, senza una particolare spiegazione, prese velocemente concretezza, con l’aiuto di un amico Sacerdo-te ma, soprattutto, con quello assolutamente imprevisto di Sua Eminenza il Cardinale Giovanbattista Re. A Roma io avevo, dalla mia, alcune vecchissime ed eccezionali ripro-duzioni fotografiche, cedutemi da un caro amico alpinista, della “famosa Sciata” in Adamello di Giovanni Paolo II, alla presenza del Presidente Per-tini e con l’organizzazione accu-rata del bresciano Cardinale Re. Al ricordo di quelle indimenti-cabili giornate, nel bianco splen-dore del ghiacciaio, il Cardinale si è fortemente commosso e…, per me, si sono definitivamente aperte le porte alla Sua completa collaborazione e disponibilità.Dalla Segreteria di Stato ci con-dusse alla scoperta di tanti luo-ghi sconosciuti del Vaticano, de-corati da famosi dipinti da Lui descritti con dettagliata precisio-ne, alla presenza degli sguardi, attoniti, delle guardie Svizzere! Infine il nostro pomeriggio è ter-minato con un momento fonda-mentale di silenzio e di preghie-ra, condotto dallo stesso Cardi-

nale presso la tomba di Giovanni Paolo II in S. Pietro. Nel commiato il Cardinale regalò a ciascuno le coroncine del Papa e dopo alcune fotografie insieme, quale “ricordo dei bresciani in Vaticano” ci incluse inaspettatamente, per la mattina dopo, nel gruppo dei Novelli sposi da Papa Fran-cesco (noi, tre coppie, dal “matrimonio più che quaran-tennale”). Quella mattina correvo, felice, con mia moglie, mano nella mano, dietro una meravigliosa sposa spagnola, in abito bianco che, con il proprio bellissimo partner, ci fa-cevano da apripista verso il palchetto di Papa Francesco.Alcune semplici riflessioni, così come mi sono venute al

momento, fra tante emozioni:• Accanto alla giovanissima spa-gnola del gruppo “Sposi Novelli”, nell’angusto spazio in cui ci tro-vavamo, stretto stretto a mia mo-glie, mi sono davvero reso conto che “l’amore non ha età”.• Il grande affetto che questo Papa emana e raccoglie fra le folle non è descrivibile a parole. Bisogna pro-prio esserci.• Al vivo contatto di Papa France-sco hai immediatamente la netta sensazione di trovarti inspiegabil-mente a casa tua, alla presenza di un Amico di sempre, che, da subito, a bocca aperta per il mio stupore, diventa, in ogni sua parola il tuo ri-ferimento. Un parrocchiano

“Un indimenticabile incontro”... a casa, da Papa Francesco

PROGETTA con DIO... ABITA il FUTURO: questo è stato il tema dell’esperienza vissuta insieme

dal 16 al 22 giugno a Temù. In conti-nuità con il cammino di fede vissuto a catechismo ci siamo lanciati in questa avventura sulle orme di un personag-gio biblico, “colui che viene da oltre il fiume”, vissuto circa 1850 anni prima di Cristo. Abramo, nostro padre nella fede, è stato un esempio per i genitori du-rante le catechesi parrocchiali, ora in una forma un pò più “dinamica” lo è

stato anche per noi ragazzi! La voce di Dio lo ha chiamato a partire, mediante una cartina dell’antico Medio Orien-te ed un libro che narra la sua storia, abbiamo riscoperto con fiducia che Dio è il nostro compagno di viaggio... Tutto questo, assieme alle esperienze vissute insieme, è servito per vivere l’avventura del Campo e farla diven-tare esperienza capace di spalancare il futuro e colorarlo di speranza, fiducia e amore, tutto questo alternando mo-menti di gioco e di preghiera... Questo per tutti noi è stato il primo

campo con don Gianluca: è stato bel-lo! Siamo riusciti ad interagire tra educatori, ragazzi ed adulti. Insieme ci siamo lasciati condurre nelle varie proposte e questo ci ha dato entusia-smo: ogni giorno ci motivavamo tra di noi con impegno ed interesse. Questa esperienza è stata molto coin-volgente ed ha lasciato in tutti noi, ra-gazzi ed educatori un bel ricordo ed il desiderio di vivere ancora momenti così... fidandoci di Dio. Elisa e Barbara

Campo estivo a Temù

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11 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Estate… tempo di campi! Ec-coci a raccontare qualcosa del campo estivo vissuto dal

Reparto nel comune di Malonno. Anche in questa occasione l’espe-rienza del campo ci ha insegnato a capire che serve proprio poco per stare bene ed essere felici, abbiamo trascorso dieci giorni nell’essen-zialità, vivendo in tenda, cucinan-do il cibo sul fuoco ed adattando le attività al tempo atmosferico che non sempre assecondava i nostri programmi.Sono state belle giornate sulle orme di Phileas Fogg, in giro per il mondo, facendo vari giochi, conoscendo e realizzando ricet-te tipiche dei paesi incontrati ed approfondendo la conoscenza di personaggi che in vari luoghi del mondo avevano conosciu-to il messaggio di Dio e ne erano diventati testimoni, il più delle volte dopo aver opposto ferrea re-

sistenza. Il campo estivo è un bel momento per conoscersi sempre meglio e stare insieme: il ricordo delle notti passate a guardare le stelle, le canzoni attorno al fuoco, i discorsi, le litigate tra i componen-ti delle squadriglie restano punti indimenticabili e unici nel cuore e nella memoria e fanno impara-re tante cose anche a chi è da anni che fa i campi. Anche quest’anno ci sono state alcune ”promesse” cioè i più piccoli entrati solo da quest’anno sono riusciti a comple-tare tutti gli impegni che si erano presi all’inizio dell’anno e si sono sentiti pronti per promettere di impegnarsi a seguire i valori del-la vita scout, rispettando la legge d’ora in poi.Quest’anno don Gianluca è venu-to a trovarci al campo, a visitare le nostre cucine improvvisate, ad assaggiare gli hamburger cucinati

dagli esploratori e dalle guide e cosa ancora più importante, a di-mostrarci la sua simpatia ed ami-cizia; la giornata della sua visita è stata la giornata più piovosa di tutti i dieci giorni e non c’è stato neppure un momento di sole, ma siamo stati contenti della sua pre-senza riservandoci di poter avere una prossima occasione per poter fare qualcosa insieme senza dover stare sotto un telo, in condizioni precarie, ma la vita scout è anche questo.Ecco un nuovo campo da aggiun-gere alle esperienze scout vissute, che ha permesso di consolidare amicizie, diventare più competen-ti nelle tecniche, imparare a prega-re insieme e che ci ha consentito di passare giorni sereni nella natura per tornare più forti alla vita di tutti i giorni. Betty

Quest’estate a Malonno…

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒVia Zette, 31 - tel. 0365 438058

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12Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Raggiungiamo Leuca da Nardò, percorrendo la comoda e poco trafficata

superstrada che tocca Gallipoli e Ugento. Comodi svincoli si perdono in un mare di olivi, antichi e novelli, disposti in file ordinate e interminabili. Vogliamo concludere le nostre ferie agostane facendo visita, soprattutto devozionale, al santuario di Santa Maria De Finibus Terrae. Ritorneremo sui nostri passi seguendo la strada mediterranea che tocca la bel-lissima città di Lecce.Leuca, la candida Leukas dei greci, si protende verso l’Africa adagiata su un alto promontorio. Il sole illumina di mille riflessi il punto in cui lo Jonio e l’Adriatico uniscono le opposte correnti. Su questo lembo di terra, all’e-stremità della Puglia, si incontrano cul-ture diverse. Qui sorge uno dei santuari mariani più frequentati: si parla di un milione di visitatori all’anno. Una antica storia di fede fa memoria del culto paga-no intrecciato con quello cristiano. Testi-monia, infatti, un’antica scritta incisa su un’ara collocata alla destra dell’ingresso: “Ubi olim Minervae sacrificia offereban-tur hodie oblationes Deiparae recipiuntur” (“Qui dove sacrifici e doni a Minerva si offrivano deponi, o cristiano, l’obolo sa-cro a Maria”).Su questa vasta spianata sorgeva un tempio dedicato alla dea, consacrato al culto cristiano nel 1° secolo dopo Cristo dall’apostolo Pietro, giunto dalla Pale-stina per evangelizzare l’Occidente. Una delle più antiche lapidi, posta sulla porta centrale dell’atrio, reca infatti la scritta: “Scacciato da questo tempio il culto degli idoli dal divin Pietro, i suoi discepoli nell’an-no 43 lo dedicarono alla Vergine Madre di Dio Annunciata dall’Angelo”.Il primo vero e proprio santuario fu ele-vato da Papa Giulio 1° subito dopo l’e-ditto di Costantino. Dopo quella data, l’edificio venne distrutto ben cinque volte da terremoti o da incursioni sara-cene e turche. Tra realtà e leggenda, si racconta che nel Seicento, gli ennesimi invasori incendiarono la preziosa tela della Vergine, conservata presso l’altare maggiore. Il quadro, tuttavia, non venne completamente distrutto dalle fiamme; rimase intatto un lacerto, attualmente ben sistemato e visibile, riportante l’im-

magine della Madonna con il Bambino. Questo dipinto (il terzo in ordine di tem-po, essendo stato il primo – secondo la tradizione – confezionato dall’Evange-lista Luca) sarebbe opera del veneziano Giacomo Palma Junior, su commissione del nobile vescovo del tempo. Nel 1625 la grande scena del Palma fu rifatta dal pittore mesagnese Andrea Cunavi, su commissione del marchese di Coriglia-no D’Otranto Geronimo dei monti. Essa è posta sulla porta della cappella del SS. Sacramento.L’attuale aspetto settecentesco del san-tuario, che lo rende più simile a un edi-ficio civile fortificato che a un edificio di culto, rappresenta la soluzione esco-

gitata dal vescovo Giannelli per celarlo ed evitarne ulte-riori profanazioni. Il culto alla Madonna di Leuca ha origini antichissime. Era, in-fatti, consuetudine dei cava-lieri crociati soffermarsi qui per invocarne la protezione alla vigilia della partenza. In alcuni antichi registri, inoltre, sono stati rinvenuti appunti di pellegrinaggi provenienti da ogni parte di Europa. Se-condo una radicata tradizio-ne popolare, forse originata dal potere evocativo di questi luoghi sospesi tra mare e cie-lo, si diceva che per raggiun-

gere il Paradiso è indispensabile visitare il santuario almeno una volta nella vita. In effetti, l’edificio sacro allude, nella sua forma severa, al passaggio tra la vita e la morte. Questa sensazione si coglie so-prattutto quando, al calar della notte, la luce accende gli sfondati del doppio or-dine di archi e rischiara l’austera facciata dove si apre l’unico portone di ingresso.Nella grande piazza antistante svetta, in guisa di simbolico richiamo, l’alta colon-na sormontata da una statua della Ma-donna, elevata in memoria del transito di san Pietro in questi luoghi e del pelle-grinaggio giubilare del 1900.Ancora oggi – ci assicura padre Mario, nostra guida preziosa – la città di San-ta Maria di Leuca avverte la presenza spirituale della sua santa Patrona con particolare emozione. Il 13 aprile e il 15 agosto, infatti, si svolge la processione penitenziale, alla quale un tempo i fedeli partecipavano per ottenere l’indulgen-za. La festa più bella, espressione di una radicata devozione popolare, si celebra nel giorno dell’Assunta, quando una suggestiva moltitudine di barche, ad-dobbate con fiori e nastri, sfila sul mare portando l’effige della Vergine.Prima di tornare “sui nostri passi”, se-condo la tradizione, abbiamo lasciato il nostro sasso (significante il fardello delle nostre debolezze) ai piedi della croce pietrina collocata poco distante dal santuario. In cuore abbiamo portato l’emozione per la scoperta di un’opera pittorica veneziana attribuita al grande veneto – Palma junior – al quale la co-munità salodiana commissionò le opere d’arte che impreziosiscono il presbiterio del duomo.

Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

Jacopo Palma Junior a Santa Maria di Leuca

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13 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Brescia come Seveso? Ebbene, anche se in termini diversi, con sintomi e caratteristiche diverse,

possiamo dire di sì, perché il Pcb è un parente della Diossina che, per i meno giovani di noi, viene associata a Seve-so e a ciò che quell’evento rappresentò all’epoca, divenuto ormai un ricordo storicizzato nella nostra mente.Ma cosa sono queste sostanze e perché sono così pericolose, cosa possiamo, anzi, cosa dobbiamo fare per evitare danni alla salute e soprattutto, cosa rimane da fare per il futuro?Troppe domande a cui dare risposte ma che comunque ci consentono quantomeno di tentare di capire cos’è successo.I Pcb sono dei poli-cloro-bifenili e sono una classe di composti orga-nici assimilabili ai bifenili e sono degli inquinanti tossici che entra-no nei sistemi acquosi e penetrano nel corpo ed essendo liposolubili si accumulano nei tessuti. La tossicità diretta non rappresen-ta la minaccia maggiore in quan-to, faccio un esempio, per uccide-re un topo occorrono circa 5 gram-mi di Pcb per ogni chilo corporeo, invece è l’accumulo l’aspetto pe-ricoloso, in quanto si diffonde nel fegato, nei tessuti nervosi e in tutti gli organi ad alta componente lipidica.Per queste ragioni la produzione di Pcb fu vietata per la prima volta nel 1972 in Giappone, poi negli Stati Uniti nel 1977, mentre in Italia fu vietata solo a partire dal 1983, anno in cui l’unico stabilimento italiano che produceva questa sostanza, la Caffaro di Brescia per l’appunto, terminò la produzione, la quale era in atto sin dal 1932 dopo aver acquisito i diritti di utilizzo del brevetto nel 1930 dalla Monsanto.Il 13 agosto del 2001 il quotidiano “LaRepubblica” pubblicò in prima pagi-na un’inchiesta dal titolo: “A Brescia c’è una Seveso bis”, dove si denun-ciava lo stato di grave inquinamento ambientale del territorio bresciano a sud della Caffaro, anticipando la ricer-ca sulla storia della Caffaro, durata 4 anni e pubblicata qualche settimana

dopo a firma di Marino Ruzzenenti dal titolo: “Un secolo di cloro e … Pcb. Storia delle industrie Caffaro di Bre-scia”.Da qui la vicenda Caffaro che quoti-dianamente leggiamo sui giornali e che, nostro malgrado, ci coinvolge perché per i salodiani via Milano a Brescia è come viale Brescia a Salò, un tempo per entrare ed uscire dalla città si passava di lì, quindi un simbolo.Successivamente vennero messi a con-fronto uno studio dell’Asl di Brescia sulla contaminazione dei bresciani, pubblicato nel 2008 sulla rivista inter-

nazionale Chemosphere, con ricerche effettuate negli Usa ed in Francia.Dal raffronto dei dati sugli abitanti della così detta zona Caffaro (quelli che hanno mangiato animali allevati e ortaggi coltivati nell’area avvelenata, tanto per capirci) è emerso che queste persone avevano nel sangue un quan-titativo di Pcb 30 volte superiore a quello dei francesi e ben 167 volte su-periore a quello degli americani di An-niston, altro sito contaminato da Pcb.L’area contaminata si era ormai estesa ai comuni limitrofi della città inqui-nando rogge e terreni, tanto da vie-tarne la coltivazione, non solo, ma nel 2013 ulteriori indagini hanno accer-tato anche la presenza della diossina in un neonato assunta attraverso il latte materno contaminato e l’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità ha rivalutato la cancerogenicità dei Pcb,

inserendoli nel gruppo “1” delle so-stanze cancerogene per l’uomo. Una volta resi noti i dati sull’incidenza dei tumori a Brescia, il 31 marzo 2013 la trasmissione “Presadiretta” di Rai3 dedicò un’intera puntata al “caso Caf-faro” e a Brescia e provincia si riscoprì quell’inquinamento che tanto si spera-va essere già superato e dimenticato. Una recente indagine, in altra provin-cia italiana, ha analizzato tutte le parti di 3 bovini riscontrando residui di Pcb su tutti i tessuti analizzati, compreso le cervella, per scoprire poi che questi animali provenivano da zone circo-

stanti aree un tempo industrializ-zate e ora abbandonate. Sin qui la storia passata e recente raccontata in modo sintetico e probabilmente con qualche errore sulle tempisti-che, ma non nella sostanza.A questo punto le autorità sani-tarie dovranno monitorare come l’inquinamento si sia esteso e dove si stia ancora espandendo, se segue il flusso dell’acqua e sino a che profondità, quali gli effetti sulla salute. Saranno inevitabili le interviste ai malati, dove hanno vissuto, dove hanno lavorato, che tipo di lavo-ro, se sono mai stati alla Caffaro

ecc. ecc. Atti dovuti, quantomeno ai fini scientifici. E il futuro? Di certo nel futuro prossimo non si potranno commettere errori ne tanto-meno ci potranno essere incertezze, anche se è inevitabile che ci saranno anni di progetti, di dichiarazioni e di programmi sulle bonifiche, con con-tro-programmi, conferme e smentite, associazioni e manifestazioni, dichia-razioni sui soldi che serviranno ma che non ci saranno, di promesse che verranno mantenute e altre che non potranno esserlo per mille ragioni. Così come è altrettanto certo che que-sta vicenda non può essere gestita da chi deve, a scadenze precise, rispon-dere ai propri elettori, ma sia per l’im-popolarità e per ovvi motivi che porta con sè, dovrà essere condotta da orga-nismi indipendenti e terzi.

Brescia come Seveso?

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14Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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Fax 0365/ 524924

Cellulare 337434380

Servizi completi

Domanda: cosa devo fare per poter ottenere la detrazione del 50% per l’acquisto di mobili per arredare un immobile ristrut-turato? Risposta: I contribuenti che eseguono lavori di ristrutturazio-ne di immobili residenziali hanno diritto a una detrazione Irpef del 50% per le spese sostenute per l’acquisto di mobili destinati all’arredo degli immobili su cui sono effettuati i lavori, con un tetto massimo di spesa di 10000 euro. Come avere diritto alla detrazione: ••I contribuenti devono eseguire i pagamenti mediante appositi bonifici bancari o postali.Nei bonifici dovranno essere indicati:- la causale del versamento attualmente utilizzata dalle Banche e dalle Poste per i bonifici re-lativi ai lavori di ristrutturazione fiscalmente agevolati; - il codice fiscale del beneficiario della detrazione; - il numero di partita Iva ovvero il codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato.

Domanda: mi hanno detto che vi sono delle novità a favore delle lavoratrici madri.Risposta: dal 2013 al 2015, le madri lavoratrici, in alternativa al congedo parentale e sulla base di una graduatoria che tiene conto dell’ISEE, possono beneficiare di un contributo economico di €. 300 mensili per un massimo di 6 mesi, da utilizzare per i servizi di baby-sitting oppure per il pagamento delle spese per gli asili nido pubblici (o privati accreditati). La prestazione può essere richiesta negli 11 mesi successivi al congedo di materni-tà, anche qualora la lavoratrice abbia parzialmente beneficiato del congedo parentale. Il contributo sarà erogato sotto forma di voucher (o buoni lavoro) da ritirare presso le sedi INPS, nel caso in cui la donna scelga il servizio di baby-sitting; nel caso di uti-lizzo del contributo per sostenere i costi dell’asilo nido, invece, sarà l’INPS a pagare l’asilo. Per ottenere questo beneficio, la la-voratrice deve presentare domanda all’INPS per via telematica, specificando se questo verrà utilizzato per pagare la baby-sitter o per il servizio di asilo nido e indicando il numero di mesi per i quali si intende usufruire della somma. Naturalmente il congedo parentale sarà ridotto di un numero di mensilità pari a quelle di contributo richiesto. Chi ne ha diritto? Possono richiedere il beneficio le madri (biolo-

giche, adottive o affidatarie) lavoratrici dipendenti o iscritte alla gestione separata (collaboratrici) - comprese le libere professio-niste, non iscritte ad altre forme di previdenza obbligatoria e non titolari di pensione - per i bambini già nati (o entrati in famiglia o in Italia) o quelli la cui data presunta del parto è fissata entro i 4 mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda. Non possono richiedere il voucher le lavoratrici autonome iscritte ad altra gestione. Il genitore di più figli dovrà presentare una domanda per ogni bambino.Quanto dura il contributo? Il contributo è erogato per un perio-do massimo di 6 mesi, divisibile solo per frazioni mensili intere. Se la lavoratrice, ad esempio, ha usufruito di 4 mesi e 1 giorno di congedo parentale, potrà accedere al beneficio per 1 solo mese, avendo ancora 29 giorni da utilizzare come congedo parentale. Le lavoratrici iscritte alla gestione separata potranno fruire del contributo per un periodo massimo di 3 mesi. Le lavoratrici part-time avranno diritto al contributo in proporzione alla ridotta en-tità della prestazione lavorativa.La graduatoria è formata tenendo conto dell’ISEE e, a parità di ISEE, secondo l’ordine di presentazione della domanda. La stes-sa è pubblicata sul sito INPS entro 15 giorni dalla scadenza del bando. L’INPS provvede ad avvisare il datore di lavoro della la-voratrice della proporzionale riduzione del periodo di congedo parentale, conseguente alla concessione del beneficio economico. Come si usano i voucher? I voucher cartacei verranno ritirati dal-la madre lavoratrice presso la sede INPS. Prima dell’inizio della prestazione lavorativa, la madre è tenuta ad effettuare la comu-nicazione preventiva di inizio prestazione, indicando il proprio codice fiscale e quello della baby-sitter, il luogo di svolgimento della prestazione e le date presunte di inizio e di fine dell’attività lavorativa attraverso i seguenti canali: il contact center INPS/Inail; il numero di fax gratuito Inail 800.657657, utilizzando il modulo presente sul sito dell’INAIL; il sito www.inail.it/Sezio-ne “Punto cliente”; la sede INPS. Al termine della prestazione lavorativa, la madre lavoratrice, prima di consegnare alla baby-sitter i voucher, deve intestarli, scrivendo su ciascun buono lavoro il proprio codice fiscale, il co-dice fiscale della baby-sitter, il periodo della relativa prestazione e firmare. La baby-sitter può riscuotere il corrispettivo dei buoni lavoro, dopo averli firmati, presso qualsiasi ufficio postale, entro e non oltre i 24 mesi dalla data di emissione del voucher. In caso di mancato utilizzo, i voucher non saranno rimborsati.

La RADIO DUOMOdella Parrocchia di Salò

Ascoltiamo epartecipaimo alle

iniziative che vengonoproposte in radio!!!

FM. 90,7 Mhz

Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia: «Il cristiano sa che l’amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l’uomo. Ed è ancora l’amore che Egli s’attende come risposta dall’uomo. L’amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro. L’amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all’ordine internazionale. Solo un’umanità nella quale regni la “civiltà dell’amore” potrà godere di una pace autentica e duratura». In questa prospettiva, il Magistero raccomanda vivamente la solidarietà perché è in grado di garantire il bene comune, aiutando lo sviluppo integrale delle persone: la carità «fa vedere nel prossimo un altro te stesso». CdDSdC 58

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15 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Dopo un’estate (certo troppo breve, per gli studenti …) si è ormai pronti a riprendere il cammino, di lavoro e di crescita, di un nuovo

anno scolastico. Naturale guardare avanti, all’im-pegno e alle aspettative che anche questo nuovo anno porterà, pronti con rinnovata energia alle pic-cole e grandi difficoltà, alle sfide che ci si presente-ranno.Ma, per non farci spaventare dal difficile che ci aspetta, per non lasciarci schiacciare dal molto che ci sarà da fare, bello è anche guardare indietro, all’anno da poco trascorso, e così frettolosamente sepolto sotto le mille attività delle nostre frenetiche estati; bello ripensare a quell’atmosfera così elet-trizzante, a quei momenti così intensi della fine di un anno scolastico, lasciandoci prendere, come se sfogliassimo un album di vecchie foto… Un anno scolastico finisce sempre in allegria, e all’Enrico Medi ancora di più, visto che è tradi-zione, ormai da molti anni, festeggiare la chiusura delle attività curricolari con una festa, alla quale sono invitate tutte le componenti della scuola. In quell’occasione vengono premiati gli studenti che nel corso dell’anno si sono distinti nelle attività or-ganizzate dall’Istituto: è fondamentale, per la no-stra scuola, che ogni studente si senta spronato ad impegnarsi, a dare il meglio di sé nel campo e nelle attività per cui si sente portato, al di là del suo im-pegno scolastico. È importante che ciascuno si senta pienamente va-lorizzato: ed essere chiamati uno ad uno sul palco dell’Auditorium, ricevere il premio dalle mani del-la Direttrice, mentre intorno tutti, insegnanti, geni-tori e compagni, applaudono, crediamo sia un bel modo per far sentire a ciascuno la nostra stima ed il nostro affetto. Dopo un piacevole buffet nel par-

co della scuola, tra alberi ombrosi e gazebo infioc-chettati, su quello stesso palco si sono poi esibiti gli “artisti”: musicisti e cantanti della Band e attori del laboratorio teatrale della scuola media hanno sapu-to interessare, anzi, emozionare tutto quel pubblico festante. Davvero un modo intelligente e coinvol-gente per concludere l’anno ed augurarsi buone vacanze …In quegli stessi giorni si è conclusa anche un’altra attività molto importante per il Medi: i ragazzi del laboratorio teatrale del liceo, infatti, tra la fine di maggio ed i primi di giugno sono andati in scena tre volte (a Salò, Desenzano e Prevalle) con la loro rappresentazione “IL DELITTO DI LORD SAVI-LE”, da un racconto di Oscar Wilde. La nostra scuo-la crede molto nella valenza educativa del teatro, in primo luogo perché favorisce la socializzazione, quale reazione all’isolamento e solipsismo multi-mediatico: contribuisce infatti a sviluppare il senso di appartenenza al gruppo, attraverso la coralità e la corresponsabilità di tutti i ragazzi. Consideran-do inoltre che altro importante obiettivo dell’atti-vità teatrale è la corretta gestione dell’emotività, è evidente perché tanto ci impegniamo in questo laboratorio, che è – dicevamo - proprio al termine. Il teatro, il basket, la band sono tra i laboratori più frequentati all’Enrico Medi: sono attività dalla forte valenza educativa perché vi si riesce sempre e sol-tanto INSIEME e si cresce “ insieme”. Ma la sfida più importante per i nostri studenti è quella con se stessi, con le proprie capacità, quella che li fa senti-re uniti e complici in un’impresa tanto bella quanto significativa, che li rende più amici mentre li prepa-ra alle sfide vere della vita.Riguardiamo dunque l’album delle foto della fine della scuola, con gli occhi della mente e anche del cuore… e via, pronti per un nuovo anno.

Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”

Di nuovo a scuola…

Uno dei gazebo alla Festa della Scuola giugno 2013 nel parco dell’Istituto

Componenti band Scuola Secondaria di Primo Grado durante la loro esibizione

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16Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

A LADY IN PARIS: Jeanne Moreau non è ancora sul viale del tramonto

All’età di 75 anni l’attrice Jeanne Moreau che tanto ha contribuito a fare la storia del cinema francese (si contano più di cento sue interpre-tazioni fra le quali “La Notte” “Jules et Jim” “Ascensore per il pati-bolo” “Nikita” dei registi, rispettivamente, Michelangelo Antonioni, François Truffaut, Louis Malle, Luc Besson) non si è ancora incammi-nata sul viale del tramonto tanto che ci ha regalato una mirabile inter-pretazione portata sugli schermi del Cristal nella Sezione Cineforum immediatamente prima della chiusura estiva.Il film, del regista estone Ilmar Raag, è stato proposto in Italia con il titolo “A Lady in Paris”(Una Signora a Parigi”) mentre il titolo origi-nale è “Une Estonienne a Paris” che, tradotto in italiano “Una Estone a Parigi” poco richiamo avrebbe esercitato sugli spettatori ormai attrat-ti da tutto quanto scritto nella lingua inglese.Per la verità il titolo originale contiene l’essenza della vicenda che il film vuole descrivere, trattandosi dell’esperienza di vita di una donna cittadina dell’Estonia (nel film Anne che è la protagonista) chiamata a Parigi a svolgere la funzione di badante. Anche Frida, la signora che usufruisce dei servizi della badante (interpretata dalla co-protagonista Jeanne Moreau), è originaria dell’Estonia ma ha vissuto moltissimi anni a Parigi per cui è una perfetta francese e non parla più la lingua della sua terra natia.La trama del film si svolge dimostrando tutte le difficoltà che la badante incontra nello svolgimento del proprio lavoro, inserita a servizio di una signora che non la vuole in quanto costretta ad accettarla da parte del suo ex compagno che ha ancora a cuore la sua sorte. La routine giorna-liera si svolge fra mille diffidenze, piccoli dispetti ed ostilità non nasco-ste. La vita di Anne a servizio di Frida non è certo delle più facili ed è la necessità di guadagnare che la spinge a lottare per potersi garantire uno svolgimento normale del quotidiano. Alla fine però la ventata di aria nuova che Anne ha portato nella casa dell’anziana signora comincia a produrre i suoi effetti e, complice la magica atmosfera di Parigi, le ostilità verranno man mano a cessare e Anne e Frida finiranno per diventare amiche riscoprendo le bellezze di una città che riesce a far sognare. L’effetto benefico si avrà anche nella ripresa della relazione tra Frida e il suo ex compagno, ripresa per la quale la presenza di Anne ha avuto un ruolo determinante. Infatti l’amicizia tra Anne e l’ex compagno di Frida che si è sempre mantenuta a tale livello, e mai andata oltre, è servita a far riscoprire i sentimenti da tempo assopiti che una volta animavano la vita della coppia.E così un quadro che era nato all’insegna dell’ostilità e della diffidenza da parte dell’anziana Frida nei confronti di Anne e nei cui elementi di composizione stava prendendo piede in Frida il sospetto che nascesse un rapporto sentimentale tra il suo ex compagno ed Anne, si ricompone in un contesto di normale vita quotidiana in cui il terzetto ha ristabilito buone relazioni fra tutti i componenti. Parigi riesce a fare anche questo. Lamberto Dondio

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Tradito dal suo stesso popolo e lasciato quasi morto su un pianeta desolato, Riddick deve com-battere per la propria sopravvivenza contro pre-datori alieni, diventando ancora più pericoloso e potente. Presto, dei mercenari giungono sul pianeta per tentare nuovamente di incarcerare Riddick, ma finiscono vittima di un più grande piano di vendetta di quest’ultimo nei confronti dei nuovi nemici Necromonger, prima di tornare sul suo pianeta natale Furya.

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17 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Capire la Liturgia a cura di Rosa Pollini

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Per poter ascoltare la Parola è necessario riscoprire e vivere sempre più l’atto fondativo della Parola: il silenzio! Solo nel silenzio può nascere l’ascolto!

L’ascolto senza silenzio è semplice “audizione”di parole e suoni; “ il silenzio è l’eccesso, l’ebbrezza, il sacrificio della parola. E il mutismo è insano, come se si mutilasse qualcosa senza sacrificarlo…” (E. Hello). Nel mondo d’oggi, pur-troppo, il silenzio è bandito. Nelle comunità cristiane il silenzio è forestiero. Nel cuore dell’uomo il silenzio è te-muto. Ed ecco: parole che non parlano, liturgie che non santificano, preghiere che non comunicano. Il leggero sussurrare della Parola non zittisce le nostre chiacchiere. E non per sua impotenza ma per nostra osti-nazione. “Chi non sa tacere e fa della sua vita ciò che fareb-be chi volesse solo espirare e non inspirare. Solo a pensarci ci viene angoscia. L’umanità di chi non tace mai si dissolve” (R. Guardini). Il silenzio è la qualità della parola, la quale, prima che formulazione sonora, è pensiero; deve essere sospesa nel silenzio, deve nascere dal cuore del silenzio. “Parlare significativamente può soltanto colui che sa anche tacere, altrimenti sono chiacchiere; tacere significativamen-te può soltanto colui che può anche parlare, altrimenti è un muto”(R. Guardini). Pensare è impegno e fatica. E tacere per pensare, o per pregare, è impresa ardua, è come scalare una montagna in cui non ci sono sentieri già tracciati o scorciatoie ri-posanti. Solo nel silenzio si attua la conoscenza autenti-ca. Ma a volte abbiamo paura di conoscerci per quel che siamo realmente, paura soprattutto di scoprire…il vuoto interiore. Chi ha paura di se stesso cerca la compagnia del rumore: esso infonde un senso di sicurezza, protegge da penose riflessioni, distrugge sogni inquietanti. Il ru-more è figlio dell’ansia e del timore di sé. Ma preferiamo restare schiavi della verbosità, dei rumori, delle sugge-stioni, dei filmati interiori a cui assistiamo come inerti spettatori, dei grovigli delle inquietudini, delle angosce, dei desideri mai risolti… piuttosto che creare in noi spa-zi di riflessione, verifica, confronto, progettazione. Senza spazio interiore non c’è libertà interiore. E la libertà nasce dal silenzio. “Nel silenzio è insito un me-raviglioso potere di chiarificazione, di purificazione, di con-centrazione sulle cose essenziali” (D. Bonhoeffer). Tante

volte scadiamo nella superficialità, e nello zaino della nostra esistenza troviamo accumulate molte cianfrusa-glie superflue e banali. Probabilmente è anche a causa della mancanza di silenzio, esteriore e primariamente in-teriore, quale culla di discernimento e cavità in cui radi-care scelte profonde e significativamente incidenti nella . nostra vita. Per respirare l’ossigeno della libertà del cuo-re… il giovane figlio della parabola di Luca (15,11-32) trova il coraggio di affrontare la fatica della strada che lo riporta a suo padre solo dopo aver affrontato se stesso in un silenzio chiarificatore e purificatore, che gli riconse-gna la dignità di figlio e gli rivela l’amore misericordioso e gratuito del Padre: “Allora rientrò in se stesso e disse:…Mi alzerò e andrò da mio padre…partì e si incamminò verso suo padre”(15,18-20). È importante riscoprire e vivere du-rante la giornata questi spazi di silenzio…per lasciarsi in-terrogare da Gesù, Parola vivente ed eterna del Padre…per aprire il cuore al fuoco dello Spirito…per essere nella Chiesa e nella società “sentinelle del mattino”. Ma abbiamo bisogno di convertirci al silenzio. Interiore innanzitutto. Ogni venuta-visita di Dio nel singolo e nel-la storia, come ogni sua rivelazione, è preceduta da un tempo di silenzio: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola…scese” (Sap 18,14); “Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora”(Ap 8,1). Il Dio del silenzio pronuncia la sua Parola nel silenzio, con il silenzio. E solo nella nudità del silenzio orante può es-sere udito e accolto: “Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu un mormorio di un vento leggero” (1Re 19,11-12). E Mosè: per incontrare e ascoltare Dio, dovette accostarsi al roveto a piedi nudi, eliminando anche lo strepitio dei calzari. Se le anime contemplative ricercano il silenzio non è per mettere il silenzio puro e semplice al di sopra della parola. E’ perché nel silenzio di ogni parola umana, esse odono nel fondo di loro stesse la parola vivente che dà l’essere a tutto ciò che è”(J. Maritain).

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18Anno LXII - n. 7 Settembre 2013 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

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Indubbiamente quella che si è conclusa è stata una Esta-te musicale del Garda davvero particolare nella quale, come peraltro annunciato in sede di presentazione dei

programmi, il violino, ma anche altri strumenti musicali, sono stati i protagonisti.Oltre alle esecuzioni per violino solista ad opera degli arti-sti Uto Ughi e Guido Rimonda e dell’Orchestra Camerata Ducale il palcoscenico ha visto quella dei due violoncel-li di Luka Sulic e Stjepan Hauser, della viola di Giuseppe Miglioli, dell’Orchestra a fiati “Gasparo Bertolotti” e della fisarmonica di Richard Galliano.Luogo di svolgimento, ormai storicamente deputato, è sta-to Piazza del Duomo, salvo la serata inaugurale nella quale, per avverse condizioni atmosferiche, il concerto si è svolto in Duomo. Detta serata, precisamente quella del 13 luglio, era quella che vedeva il ritorno del violinista Uto Ughi, già familiare con lo svolgimento delle sue prestazioni artisti-che nell’interno del Duomo di Salò ove prende sempre po-sizione sotto il Crocifisso ligneo; i frequentatori dell’Estate Musicale ricordano ancora quella impareggiabile esecuzio-ne delle “Quattro Stagioni” di Vivaldi, di qualche anno fa, in cui il maestro aveva fatto precedere l’esecuzione di ogni movimento da una sua presentazione del testo e del suo significato.Il successo riscontrato dal Concerto si deve anche alla pre-senza dell’Orchestra Camerata Ducale e del suo fattivo apporto. L’Orchestra infatti, oltre che a fungere da accom-pagnatrice al violino solista, ha eseguito quattro composi-zioni di Haydn, Pugnani, Kreisler, Saint-Saens e Mozart. Di Mozart è stata svolta la Sinfonia in do maggiore K 551 “Jupiter” mentre Uto Ughi, ha eseguito, sempre di Mozart, il Concerto per violino e orchestra in la maggiore KV 219. Tutto il pubblico presente ha vivamente apprezzato l’im-pegno e lo sforzo trasfuso da Uto Ughi nell’esecuzione dell’impegnativa composizione di Mozart in cui gran par-te è riservata a passaggi da solista di autentico virtuosismo e possiamo dire che Uto Ughi non si è risparmiato.Nella successiva serata di sabato 20 luglio il festival è tor-nato nella sua sede di Piazza del Duomo e così per tutte le altre serate. Si è trattato del secondo evento di valoriz-zazione del violino; esso era affidato alle mani di Guido

Rimonda nelle vesti di violino solista e di direttore dell’Or-chestra Camerata Ducale. Vi è da premettere che il gruppo orchestrale Camerata Ducale si è formato nel 1992 con uno scopo ben preciso: la valorizzazione delle composizioni di Giovanni Battista Viotti, compositore e violinista italiano del tardo settecento. Con il suo direttore Guido Rimonda la Camerata sta portando avanti il progetto “Viotti” che alla fine sarà inciso su quindici CD.Anche nella serata dell’Estate Musicale del 20 Luglio G.B. Viotti è stato fatto conoscere agli spettatori; sono stati ese-guiti infatti lavori di Haydn, Mozart, Paganini, Wienawsky e Viotti. In particolare di Viotti sono stati proposti: Rondò del Concerto n. 25, Meditazione in preghiera per violino e orchestra e Tema e variazioni su “La Marsigliese” per vio-lino e orchestra. Il Maestro Guido Rimonda ha presentato ogni brano ese-guito. Nell’introdurre la composizione di Viotti relativa alla “Marsigliese” ha precisato che in essa era chiaramente comprensibile quello che sarebbe diventato poi l’Inno Na-zionale Francese. Tanto era chiaramente provato dall’ascol-to del brano eseguito dopo la presentazione. Allora ci si chiede: quello che figura come l’autore ufficiale dell’inno, il compositore Claude Joseph Rouget De Lisle ha forse uti-lizzato la composizione di Viotti? Un breve commento non guasta. L’inno è stato commissionato al poeta e composito-re De Lisle nel 1792 dal Sindaco di Strasburgo come “canto di guerra” per l’armata del Reno sul fronte tedesco. Per fat-ti successivi divenne poi “La Marsigliese” e inno nazionale francese. De Lisle, sicuro autore delle parole, non firmò lo spartito musicale dell’inno, pur attribuendosene di fatto la paterni-tà mediante la consegna di parole e musica al Sindaco com-mittente. Indubbiamente la mancanza di firma ha finito per suscitare sospetti e quindi si scatenarono le varie ipotesi, una della quale vedeva addirittura la somiglianza in un la-voro di Mozart e precisamente nel Concerto per pianoforte e orchestra K 503 del 1786. Ma Viotti precede cronologica-mente tutti in quanto il suo “Tema e Variazioni” è del 1781 e il Maestro Rimonda con la Camerata Ducale hanno valo-rizzato le composizioni di Viotti dando quindi un decisivo contribuito alla ricerca della “paternità” della Marsigliese.

Estate musicale del Garda – Violino ma non solo

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Sabato 22 giugno 2013, un folto gruppo di pellegrini bresciani, guidato dal nostro Vescovo Luciano Mona-ri, è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco nella

Basilica di San Pietro. I pellegrini giunti a Roma per l’anno della fede, hanno accolto con gioia la parola di Papa Ber-goglio in ricordo dell’elezione, cinquant’anni fa, a Pastore universale della Chiesa del nostro conterraneo il Cardinale Giovanni Battista Montini, che assunse il nome di Paolo VI.Papa Francesco ha richiamato tre atteggiamenti che, co-stantemente, hanno caratterizzato l’esistenza, la riflessione e l’azione del Papa bresciano: «l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa e l’amore all’uomo».

l’amore per cristoPapa Bergoglio sottolinea che «L’amore totale a Cristo emer-ge in tutta la vita di Montini, anche nella scelta del nome come Papa, da lui motivata con queste parole: “è l’Apostolo che in modo supremo amò Cristo, che in sommo grado desiderò e si sfor-zò di portare il Vangelo di Cristo a tutte le genti, che per amore di Cristo offrì la sua vita”». Papa Francesco ricorda in modo particolare alcune espressione del discorso pronunciato da Paolo VI a Manila nel 1970, discorso, che a suo dire, è stato per Lui una forza spirituale: «Cristo! Sì, io sento la necessità di annunciarlo, non posso tacerlo! … Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito di ogni creatura, è il fondamento di ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; … Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pienez-za eterna della nostra esistenza, la nostra felicità».

l’amore per la chiesa

Non meno intenso è stato l’amore per la Chiesa. Papa Fran-cesco ha affermato: «Paolo VI ha vissuto in pieno il travaglio della Chiesa dopo il Vaticano II, le luci, le speranze, le tensioni. Ha amato la Chiesa e si è speso per lei senza riserve… Paolo VI aveva una visione ben chiara che la Chiesa è una Madre che porta Cristo e porta a Cristo».

l’amore per l’uomoPapa Francesco osserva che l’amore per l’uomo di Paolo VI «è legato a Cristo: è la stessa passione di Dio che ci spinge ad incontrare l’uomo, a rispettarlo, a riconoscerlo, a servirlo». Papa Bergoglio ripropone a sé e al numerosissimo gruppo di bre-sciani alcune parole di Paolo VI pronunciate il 7 dicembre del 1965 durante l’ultima sessione del Concilio Vaticano II: «L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiri-tualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani… Tutta la ricchezza dottrinale [del Concilio] è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità. La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’uma-nità». Papa Francesco, facendo eco alle parole del suo Pre-decessore afferma: «Noi in questo tempo possiamo dire le stesse cose: la Chiesa è l’ancella dell’uomo, la Chiesa crede in Cristo che è venuto nella carne e perciò serve l’uomo, ama l’uomo, crede nell’uomo».Questi atteggiamenti non sono solo l’eredità che Paolo VI ci ha lasciato, sono l’ossatura, il programma di vita e di azione della Chiesa, punti cardine della nuova evangelizzazione. Papa Francesco ci chiede di fare tesoro della testimonianza di Papa Montini affinché «alimenti in noi la fiamma dell’amore per Cristo, dell’amore per la Chiesa, dello slancio di annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, con misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia». Grazie, Papa Francesco!

L’anno della fede a cura di don Pierluigi Tomasoni

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Uno sportello comunale a sostegno degli amministratori… di sostegno L’iniziativa è promossa dal Comune in vista dell’imminente chiusura del locale distaccamento del Tribunale, che dal 13 set-tembre sarà accorpato agli uffici di Brescia, dove saranno trattate non solo tutte le cause, ma anche le numerose amministrazioni di sostegno e le tutele. Poiché il trasferimento a Brescia di tutte le pratiche che riguardano appunto le amministrazioni di sostegno comporterà certamente delle difficoltà per i depositi, le richieste, e comunque per tutto ciò che attiene ai procedimenti in questio-ne, il Comune ha deciso di mettere a disposizione degli utenti salodiani un referente che si occuperà di aiutarli a redigere ri-chieste e relazioni, preparare notifiche, ma che provvederà anche a recarsi a Brescia per depositare i vari documenti. Il servizio è a disposizione degli utenti salodiani dal 19 agosto presso gli uffici del locale Tribunale e, dal 13 settembre, data presunta della chiu-sura del distaccamento, presso il municipio.

Il nuovo Iat: le informazioni turistiche viaggiano sul touch screenRinnovato l’ufficio Iat di Salò. Lo scorso 13 agosto il taglio del nastro da parte dell’assessore provinciale al Turismo Silvia Raz-zi e del sindaco Barbara Botti, che hanno presentato la nuova veste dell’info point salodiano, in piazza Sant’Antonio. L’ufficio è ora più funzionale, dotato di nuovo logo e nuova insegna e, soprattutto, di un grande «touch screen» sul quale scorrono le immagini luminose degli angoli più suggestivi del Garda. Il col-po d’occhio, soprattutto di sera, è notevole. Non solo: lo schermo touch consente all’utente di ottenere informazioni anche durante gli orari di chiusura dell’ufficio. «È il quinto ufficio Iat che dotia-mo di un nuovo brand - spiega Razzi - e di nuovi servizi infor-matici». Il progetto interesserà tutti gli uffici provinciali, tranne quelli «destinati purtroppo alla chiusura - dice l’assessore - in nome della razionalizzazione delle risorse».

Centoassociazioni: vetrina salodiana per il mondo del volontariato Appuntamento al 22 settembre con la consueta festa dell’asso-ciazionismo gardesano: «Centoassociazioni». Dalle 9 al tramonto l’intero lungolago, da piazza Vittoria a piazza Serenissima, sarà il palcoscenico di spettacoli, animazione, musica e divertimento. Decine di associazioni gardesane e nazionali potranno far sentire la propria voce, illustrare i propri progetti e, soprattutto, reclu-tare nuovi iscritti.

Visite guidate al palazzo municipale, al Duomo e al lazzarettoL’assessorato alla Cultura organizza nei sabato pomeriggio di settembre percorsi guidati in italiano e tedesco al Duomo, al Palazzo del Comune e al Lazzaretto di San Rocco, tre luoghi di straordinario interesse storico-architettonico che raccontano il passato della nostra città. La durata di ciascun percorso è di circa 1 ora e mezza. Punti d’incontro, a seconda dell’itinerario, sono il parcheggio antistante il chiosco del Mulino e il portico del Pa-lazzo Comunale. La partecipazione è gratuita, non è necessaria prenotazione. Questo il calendario nel dettaglio: sabato 7 e saba-to 21 settembre alle 17 visita al lazzaretto di San Rocco; sabato 14 e 28 settembre, sempre alle 17, visita al Palazzo Comunale e al Duomo. Per informazioni: 328.3784535

Torna «Sport in piazza»Dalle palestre alle piazze. Le associazioni sportive salodiane escono dai palazzetti in cui generalmente svolgono le proprie attività per dar vita ad una serie di eventi sul lungolago. L’ini-ziativa è promossa dall’assessorato allo sport. La rassegna si è aperta sabato 31 agosto con «Approcciare il canottaggio», a cura del circolo remiero del gruppo dei Volontari del Garda, e con «Gioco sport Karate», dimostrazioni da parte della sezione salo-diana dell’associazione sportiva Karate Brescia. Altri tre appun-tamenti in settembre. Sabato 7 giornata dedicata al volley: dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 22 l’associazione Libertas Pallavolo Salò proporrà partite ed attività promozionali. Si prosegue sa-bato 21 con dimostrazioni di canottaggio a cura della società Ca-nottieri Garda durante la giornata e, di sera a partire dalle 20, un torneo lampo di scacchi organizzato dall’associazione Torre & Cavallo. Ultimo appuntamento con lo sport in piazza sabato 28 settembre, quando dalle 9.30 alle 18 andrà in scena «Affondo! La scherma in piazza», gara master di fioretto maschile e femminile.

I «Giardini del Benaco» fioriscono sul lungolago di SalòSabato 14 (dalle 9 alle 23) e domenica 15 (9-19) sul lungolago Za-nardelli sarà allestita una nuova edizione della rassegna «Giar-dini del Benaco». È una mostra-mercato con espositori specia-lizzati provenienti da tutta Italia. Sarà un week end di emozioni all’insegna del verde, animato da numerosi vivaisti, che non si limiteranno ad esibire e vendere i propri prodotti, ma saranno a disposizione del pubblico per soddisfare ogni curiosità sul giar-dinaggio e il verde ornamentale. Una ghiotta occasione per am-mirare (ed acquistare) piante e fiori, ma anche oggetti per la cura del giardino e altri prodotti legati al mondo del florovivaismo.

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21 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Alla sera del terzo giorno a cura di Bruno Marelli

Sopporto con fatica il dolore che sento uscire dalle pietre di alcuni luoghi della nostra città. Mi do-

mando come fate voi a ignorare quel-le grida. Gli antichi sapevano che ogni luogo, ogni edificio, ha un suo spirito, che chiamavano il “genius loci”. Che deve essere compreso e rispettato. Nuo-ve logiche, barbare, hanno prevalso e hanno tacitato e coperto quel grido. Ma se non siamo più capaci di “sentire”, mi rifiuto di credere che abbiamo smesso di “vedere”. E allora io voglio dare, qui e ora, la mia voce a un edificio della no-stra città, scelto a simbolo di molti altri e alla sua battaglia, tenace e disperata, per non essere inghiottito da un destino non suo. Ecco perché la pagina di que-sto mese è dedicata alla ex Fratelli Cervi in Via Brunati.Quando fu approvato il pia-no di recupero del comples-so di edifici della Fondazio-ne Bravi, io sedevo in Con-siglio Comunale, per cui ho conoscenza diretta di quello di cui scrivo. In Commissio-ne Edilizia vidi, in dettaglio, l’impianto dell’intervento. Un’opera importante, molto positiva per il ridisegno del-la città e solo in parte realiz-zata. Ciò che già è stato fatto è utile: abbiamo un parcheg-gio coperto, vitale per il cen-tro, una viabilità ridisegnata, un contenitore nel vecchio edificio del Civico-Santa Giustina che sarà il Museo della Città, che riquali-fica una delle zone più centrali e belle di Salò. Ecco, quei luoghi erano e sono stati ristrutturati e ripensati nel rispetto del loro spirito originario, pur cambian-do funzione. Tutto questo nel progetto avveniva grazie al sacrificio della vec-chia sede della Fratelli Cervi. Ricordo che già allora, di questa cosa, non riu-scivo a darmi pace.Con questa consapevolezza, al termine della riunione della commissione, av-vicinai il progettista per un confronto di idee. Ricordo ancora quell’incontro con grande disagio. La tesi che sostenni era in sé semplice e, ritengo ancor più oggi, anche ragionevole; ma ben pre-sto dovetti ricredermi. Alle mie argo-mentazioni l’architetto mostrò solo un malcelato fastidio; mentre io cercavo invano nel mio interlocutore l’animo

sensibile di un interprete dei luoghi, mi resi ben presto conto che la sola vera motivazione che aveva era la vanaglo-ria di apporre la sua firma a un progetto importante e la ricca parcella collegata. Quell’architetto, ormai vicino al termi-ne della carriera, aveva perso per stra-da, se mai l’avesse avuta, anche la più piccola fiammella di poesia, dietro una dura facciata di sprezzante arroganza. E aveva ragione lui, data la situazione; aveva già in tasca sia l’approvazione dell’amministrazione, che il sostegno dell’investitore. Delle mie obiezioni poteva anche fregarsene, e così fu. E io, allora, scelsi di rimanere in silenzio.Ma non oggi; a distanza di dieci anni da quei fatti, sono testimone della dura e

solitaria lotta che quel luogo sta ancora combattendo contro il destino a cui gli uomini lo hanno condannato. È tornato il tempo per riproporre un futuro di-verso per quegli antichi muri. E andare oltre.Sono ancora convinto che pensare di trasformare la Fratelli Cervi in un con-dominio residenziale sia una scelta ba-nale, scontata e sciocca. E oggi anche perdente, in termini economici. Per la sua natura quell’edificio può solo ospi-tare appartamenti lussuosi, costosi, ma il luogo non regge, non è commercial-mente appetibile; chi può permettersi di pagare un alto prezzo al metro qua-dro ha ora in Salò opportunità migliori, in zone vista lago, meno rumorose, con giardino.Di più. La Fratelli Cervi è un luogo sim-bolo per Salò. In quell’edificio si inse-diò l’Agenzia Stefani; dalle sue stanze

giornalisti e corrispondenti inviavano ai giornali italiani e stranieri le notizie che arrivavano dal Governo Provviso-rio. Quelle veline iniziavano con Salò e la data. Per questo e solo per questo la Repubblica Sociale fu chiamata di Salò, sebbene il Governo, la maggio-ranza dei Ministeri e la residenza di Mussolini fossero altrove. Possibile che non si possa pensare, per questo luogo simbolo della nostra Storia, un destino unitario, invece di farne uno spezzatino di appartamenti inevitabilmente sfitti?Allora proposi di mettere quel luogo sul mercato come sede unitaria per un’azienda che volesse trasferire i pro-pri uffici direzionali a Salò; vedevo e vedo ancor più ora in questa scelta un

cambio di passo lungimirante. Pensate a quanti altri edifici di grandi dimensioni sono in sta-to di abbandono, percorrendo anche solo via Garibaldi, o via Gasparo. Immaginate che i pro-prietari non siano lasciati soli nella ricerca di un loro riutiliz-zo, ma che chi amministra Salò sia protagonista del ridisegno della città, come è doveroso.Molto di quello che serve per realizzare questo progetto c’è già, il resto si può aggiungere. Occorre uno sforzo, ma è pos-sibile. La viabilità verso Brescia e l’autostrada è sufficiente e ba-sterebbero 1,1 Km di seconda corsia a Rezzato per renderla

adeguata; non abbiamo la ferrovia, ma da Salò si possono raggiungere veloce-mente gli aeroporti di Verona e Berga-mo. Ci sono le condizioni per costruire autostrade informatiche veloci in grado di soddisfare le richieste delle aziende che volessero delocalizzare da noi e per realizzare una Server Farm.Qui da noi ci sono dei costi più conte-nuti rispetto alla città, abbastanza case e ville sul mercato per i dirigenti di quelle aziende, le scuole superiori per i loro figli, un clima e una natura che non ha uguali altrove; Salò può esse-re un valore aggiunto per la qualità di vita offerta a propri dipendenti e qui le aziende sarebbero meno esposte al rischio di perdere collaboratori portati via da concorrenti. È una sfida che ap-pare difficile, ma possibile. Vale la pena di provarci, per dare una città migliore e una ragione di restare ai nostri figli.

Lo spirito dei luoghi

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Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Regalare un libro è un’impresa ar-dua e non perché manchino le oc-casioni e i prezzi siano proibitivi:

ovunque, infatti, accanto ai beni primari vengono offerte occasioni di acquisti molto favorevoli con sconti percentual-mente significativi che non impedisco-no (almeno nella maggioranza dei casi!) l’acquisto di opere sia inerenti i secoli passati sia aperti all’ampia problema-tica contemporanea. Il problema per molti (mea guidem sententià!) è la scelta che non può e non deve essere casuale perché l’operazione consente di inviare un preciso messaggio personale (anche se firmato da altri) attraverso il quale si intende comunicare il proprio viaggio interiore.• Amo il lago: proveniente dalla asso-lata e piatta pianura padana, sempre di più, col passare degli anni ne avverto anche psicologicamente il fascino so-prattutto alle prime luci dell’alba o nel cuore della notte quando mi soffermo ad ammirare l’onda lenta dell’acqua tra-sfigurata dalla luce “leopardiana” della luna...• Amo, nelle ore mattutine, scendere sulla strada che incorona il lago, sostan-do al cimitero con una pausa di preghie-ra, di ricordi, di qualche fiore raccolto nel mio giardino in un muto colloquio con chi mi ha amato...• Amo leggere e oggi mi porto un bel libro preziosissimo perché mi è stato donato dai miei figli: “Nel nome del Fi-glio” (Natività, fughe, passioni nell’ar-te) ed. Bompiani, recente opera di un autore (Vittorio Sgarbi) assai noto te-levisivamente per le sue bizzarrie, ma culturalmente attento e rigoroso. Ti of-fre un’ampia raccolta di capolavori che nella storia dell’arte hanno come prota-gonista il Figlio, (mentre il Padre si af-faccia benedicente, perché è “al Figlio che Dio ha delegato il destino dell’uomo sulla terra”).Un’altra preziosissima lettura mi è stata offerta da un compagno di scuola, dei tempi del Liceo, diventato poi docente all’Università di Modena. Io, dapprima emozionata dalla visita dell’illustre do-cente (accompagnato dalla moglie) mi

soffermo sulla povertà della pubblica-zione, sgualcita e scolorita proprio come i testi che, passando di mano in mano, caratterizzarono gli anni dei nostri studi liceali. Ed ecco il titolo: “Caratteri este-tici di principali poeti latini” (ed. 1924) a cura di un nome famoso (F. Guglielmi-no). Ecco che si possono leggere i versi (allora mandati a memoria) che hanno caratterizzato la nostra giovinezza e che sono tuttora affidati al nostro ricordo:

“vivamus, mea Lesbia, atque amemus ru-moresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis!”; così, finisce che reci-tiamo insieme i versi che caratterizzaro-no le simpatie dei nostri cuori giovani che conoscevano le prime emozioni e si scambiavano (come sempre accade!) messaggi sui banchi di scuola utilizzan-do i versi di Catullo, Ovidio, Lucrezio e non tenendo in nessun conto i consigli dei vecchi, troppo severi nei loro giudizi e ammonimenti!!!Ho ricevuto un altro regalo, speciale,

significativo, importante, frutto di me-ditazioni sia personali che a livello di coppia. È stato il graditissimo dono di Rosanna, ex allieva, divenuta docente di Lettere, che si avvale della profonda ca-pacità di analisi acquisita professional-mente e dall’esperienza di vita familiare carica di affetti profondi e autentiche problematiche: “Risonanze da un’ar-monica: altre piccole gemme dell’età matura” (ed. privata). Confesso che questa lettura è stata condizionata non solo dall’affetto per un ex allieva appar-tenente ad una stimata famiglia che ab-biamo avuto l’opportunità di frequen-tare, ma soprattutto dalla condivisione, riscontrata in me stessa, nei riguardi di giornate vissute accanto ad un uomo non accondiscendente ad eclatanti ma-nifestazioni affettuose, ma protagonista di una quotidianità serena, intessuta da tanti gesti, rivelatori di sentimenti au-tentici e profondi, di cui oggi avverto con commozione la mancanza.Come molti salodiani e non, non poteva sfuggirmi l’occasione di assistere (con l’entusiasmo di sempre) al concerto di Uto Ughi, uno dei più celebri violinisti del nostro tempo, che si avvale di ec-cezionali strumenti come lo Stradiva-ri e il Guarnieri del Gesù. Noto a tutti il percorso di una vita a contatto con i più grandi interpreti degli ultimi cin-quant’anni, ma il libro che ci ha presen-tato la sera dopo il concerto e che si in-titola “Quel diavolo di un trillo – Note della mia vita” ed. Einaudi, è significa-tivo perché sottolinea anche l’esistenza di un uomo lontano dai riflettori, che ama la letteratura, i viaggi e la natura, il silenzio consapevole e i luoghi del mito dove poter ritrovare se stesso. E dopo le potenti note indimenticabili di Haydn, Kreisler, Mozart raccolte nel di-sco, colpiscono le affascinanti riflessioni sulla musica, la cultura, l’ispirazione e la creatività, l’amore, la morte, le medi-tazioni puntuali sulla letteratura, la bel-lezza, la bontà, gli scrittori Borges, Ne-ruda, Dostoeysky, Papini, Buzzati. Per concludere, le note del disco dei suoi capolavori rendono l’artista indimenti-cabile ed unico nel mondo musicale.

In viaggio verso se stessi(Vivamus… atque amemus) Catullo-Carme III

Nozze mistiche di San Francesco e la Povertà. Sassetta

Musée Condé, Chantilly

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23 Anno LXII - n. 7 Settembre 2013Anno LXII - n. 7 Settembre 2013

Altre note... a cura di Giancarlo Giacomuzzi

Potrò essere giudicato … di parte; ma la memoria delle mie abitua-li letture e i motivi che mi hanno

indirizzato verso di esse mi induco-no alla difesa che mi appresto a fare. Ho quattro libri che da sempre mi girano attorno e tre sono sempre gli stessi che apro a caso e rileggo per ra-gioni che vanno dal ricordo all’erudi-zione, dalla stesura del testo al senso dell’avventura che li pervade mentre il quarto è l’unico libro che cambia sempre, quello che segue i miei in-teressi del momento. Omero con il sorgere del personaggio, Dante con quel suo affollarsi di figure giudicate e guidate verso una sorta di giudizio universale, il Manzoni con la sua cu-rata scrittura e la provvidenza che il-lumina il cuore e premia i meritevoli, e poi il quarto che può essere di sto-ria o poesia o musica, ma anche una biografia, un saggio, un romanzo. Nel romanzo moderno per la verità mi avventuro poco, qualche regalo, una recensione invitante, il parere di un amico da verificare; ho sempre preferito letture legate a scrittori del passato, anche se le nuove generazio-ni fanno scelte diverse dalle mie. Al mio Ginnasio, di grata e gioiosa memoria, imperversavano “I Pro-messi Sposi”, ed è con quel libro e la sua lettura che ha preso corpo la mia formazione. Analizzando il testo, davanti a noi stava, il senso della storia, la visione del vivere sociale in un contesto nel quale era norma la prepotenza con-tinua e reiterata del potente a danno dell’indifeso, la fiducia in Dio e il per-dono, l’umanità travolta dalla fame e dalla peste, la provvidenza che infine interrompeva i programmi della cat-tiveria umana. Che si poteva avere di più da un libro che condensava in sé un mondo intero di valori e ove ogni pagina ci tramandava un qua-dro storico estremamente realistico. Quel punto di partenza ha segna-to tutto il mio percorso successivo e dove ho riscontrato, in opere di al-tri scrittori anche stranieri, un ana-logo impegno nella scrittura e nella formulazione del discorso, a quegli scrittori ho affidato le mie letture incurante dei movimenti che, in fat-to di espressione scritta, andavano cambiando il volto della letteratura.

Sono per così dire rimasto vincolato e rapito dalla costruzione della frase, dall’attenzione allo scrivere cercata da quegli scrittori che si definisco-no “classici” la cui lettura consente, a mio avviso, di compiere a ritroso esperienze di vita e di pensiero, in cerca delle risonanze che essi mi in-viano dal passato, voci remote che io trovo incredibilmente moderne. Sono autori che non improvvisano, ma operano sempre partendo da ciò che è stato scritto prima di loro, non parlano di loro stessi ma per noi e quando li leggo mi identifico con le

immagini, i concetti e i personaggi fino a dimenticarmi del presente e a confondermi con la lettura che in quel momento mi da nutrimento. Se nella scienza le nuove scoperte mo-dificano e rendono superate le co-noscenze precedenti, al confronto i “classici” non invecchiano mai, ce li troviamo attorno collocati nel tempo, ognuno alla sua distanza e tutti dota-ti di pari efficacia. Oggi, dagli spettacoli che vengono rappresentati sempre più spesso, mi sembra si avverta una esigenza viva di tornare a loro, faccio un esempio per tutti: le letture di Dante fatte da Benigni, letture che insegnano molto più delle tante battute nelle quali per altro egli eccelle e ci fa divertire. Que-

ste mie poche righe invitano a non dimenticarli, ma a rivalutare invece il loro modo di esprimersi e di scrivere e quella loro capacità di trasmettere umanità, perché è essa che deve sa-per trasmettere un buon scrittore, ma tornerò ancora nel tempo su questo argomento, perché mi sta a cuore. La Scuola, tormentata da proposte contrastanti quali l’idea di abban-donare i vecchi temi per ancorarsi al presente e trascurare la cultura uma-nistica a vantaggio di quella scien-tifica, non ha fatto molto in questo campo, mentre Francia e Germania, con le loro collane “Classici per ragaz-zi” che facilitano nel giovane quella lenta preparazione della mente indi-spensabile perché, più adulto, possa riuscire ad apprezzare il capolavoro assoluto, potrebbero esserci d’esem-pio. Un consiglio ragazzi? Comin-ciate a leggere la Chartrause de Parme di Stendhal: vi troverete storia, sen-timento, avventura, intrigo e amore, tutto ciò che affascina la vostra età e, se avete coraggio, leggete Shakespe-are, vi troverete un mondo. Per l’invito alla musica invece an-diamocene in vacanza in Norvegia dove, a Bergen, nacque Edvard Grieg (1843/1907) per ascoltare il suo Con-certo il La minore op.16 per pianoforte e orchestra che ci ricorda un legame con il mondo espressivo di Schumann (autore di un analogo concerto nel-la stessa tonalità), un lavoro di im-postazione romantica ove traspare, specialmente nell’ultimo tempo, il folclore musicale scandinavo sia pur rivissuto e rielaborato dal composi-tore. Ma Grieg ci offre un’altra perla, la Sonata per violino e piano n° 3 op. 45 di severa impostazione drammatica, ma al tempo stesso appassionata, toc-cante e di composta malinconia che il compositore ultimò nel 1887 e subito divenne repertorio dei maggiori vio-linisti. Ascoltare con i dovuti modi il suo secondo movimento è come leggere una pagina di grande poesia. Concludo queste mie poche righe con un affettuoso e tenero pensiero a mia madre che è stata una buona e brava madre, ma per troppo poco tempo; questo mese, pur restando-mi sempre accanto come esempio e guida, sono sessant’anni che mi ha lasciato.

Il valore dei “Classici”

…………………………..il vero uomo innesta in ogni luogola pianta dell’amore e della pace…Dolce dai labbri scende la parola:ma una parola, qualche volta, è cruda,feroce. La loquela scioglie ai ventiogni malinconia, dissecca il pianto:ma, qualche volta, una parola muoveliberi spazi; l’Universo interoper audacia incredibile, ne trema.Una parola medica l’infermo:ma, qualche volta, penetra nel cuoree ne spacca la polpa ed è l’acumedi una lancia ficcata nelle carni.Alita la parola sulle labbra dei moribondi che attaccati al suonocominciano a resistere nel tempo:ma una parola è origine di guerrae da quel suono scaturisce sangue. T’Eimuraz I (1589/1663) - Georgia

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Informazioni utili

SS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30(esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa VISITAZIONE

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

MONASTERO

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 3/9/2013 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 7 Settembre 2013

Anno LXII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

SettembreLunedì 2 ore 7,15 riprende la celebrazione della S. Messa in S. GiovanniGiovedì 5 ore 16,30 in S. Giovanni: Esposizione SS. e Adorazione per vocazioni ore 18,30 S. Messa Triduo di preparazione alle RIVE ore 20,30 S. RosarioVenerdì 6 Primo Venerdì del mese in mattinata SS. Comunioni agli ammalati in casa Triduo di preparazione alle RIVE ore 20,30 S. RosarioSabato 7 ore 14,30 al Palabrescia – Assemblea diocesana catechisti Triduo di preparazione alle RIVE ore 20,30 S. RosarioDomenica 8 FESTA della Madonna delle Grazie alle RIVE ore 20,30 S. MessaMartedì 10 ore 16,00 S. Messa al Cimitero ore 20,45 Consiglio dell’OratorioMercoledì 11 ore 20,30 in canonica: Animat. Liturgia e Minist. straordinari dell’Eucarestia (1)Venerdì 13 ore 20,45 Magistero per tutti i catechistiSabato 14 ore 9,00 a S. Bernardino – Santa unzione degli ammalati e anziani ore 20,00 incontro gruppo B giovani famiglieDomenica 15 ore 10,00 a S. Giuseppe rito di presentazione Battezzandi del 29/9/2013 Martedì 17 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi adolescentiMercoledì 18 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Angela e S. CarloGiovedì 19 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Paolo in cammino verso AntiochiaVenerdì 20 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Francesco in cammino verso EmmausLunedì 23 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Caterina in cammino verso GerusalemmeMartedì 24 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Giovanni Piamarta in cammino verso CafarnaoMercoledì 25 ore 20,30 in Canonica redazione de “Il Duomo” ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Filippo in cammino verso NazaretGiovedì 26 ore 20,45 in Oratorio incontro di adesione per i gruppi del primo anno dell’I.C.F.R. in cammino verso BetlemmeVenerdì 27 ore 20,45 Magistero per tutti i catechistiDomenica 29 ore 9,30 in Duiomo Battesimi Comunitari

OttobreMartedì 1 ore 20,30 Veglia Missionaria zonale al Monastero della VisitazioneGiovedì 3 INIZIO CATECHISMO ore 16,30 in S. Giovanni: Esposizione SS. e Adorazione per vocazioni ore 18,30 S. Messa per benefattori della ParrocchiaVenerdì 4 Primo venerdì del mese in mattinata SS. Comunioni agli ammalati in casa Inizio primo percorso per fidanzati a Salò ore 20,45 Magistero per tutti i catechistiDomenica 6 FESTA DELL’ORATORIOMartedì 8 ore 16,00 S. Messa al CimiteroMercoledì 9 Ritiro presbiteri a MontecastelloGiovedì 10 INIZIO CATECHISMO ore 20,30 in Canonica – incontro del C.P.P. (1)