Madonna col Bambino, San Marco e il Provveditore mensile ...della comunità di Salò ANNO LXIV - n....

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mensile della comunità di Salò ANNO LXIV - n. 8 ottobre 2015 Madonna col Bambino, San Marco e il Provveditore Giovanni Barbaro Giovanni Andrea Bertanza - (Olio su tela cm 174 x 177) La gerarchia amministrava della Serenissima includeva il Provveditore e il capitano della Rivie- ra, scelto fra i patrizi veneziani. Rappresentava il governo veneto in terra ferma, comandando le forze di terra e di lago, amministrando la giuszia penale, pubblicando le ducali e i decre della Repubblica, riscuotendo le tasse. Egli restava in carica sedici mesi, al termine dei quali in- viava al Senato una relazione sulla situazione della sede. Era consuetudine lasciare alla cià, a proprio ricordo, un ritrao. Nell’opera di Bertanza, il Provveditore Giovanni Barbaro è ritrao in ginocchio, sul limitare di una corna in cui lembi di seta rossa sono scosta da angioli in volo. In questo modo, gli è concesso di accedere alla misca visione della Vergine, pronta ad ascoltare le sue preghiere. Il Bambino, nel fraempo, dialoga con S. Marco. Al centro della tela è lo stemma che suscita le curiosità degli angiole e che reca l’immagine allegorica di Venezia in veste di Giuszia. Si può dedurre che il dipinto eseguito tra la fine del 1613 e l’inizio del 1614, poiché di questo periodo è data la relazione di Giovanni Barbaro. Una bella cornice, intagliata con figure di curiadi completa degnamente il prezioso dono del Barbaro.

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mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXIV - n. 8 ottobre 2015

Madonna col Bambino, San Marco e il Provveditore Giovanni Barbaro Giovanni Andrea Bertanza - (Olio su tela cm 174 x 177)La gerarchia amministrativa della Serenissima includeva il Provveditore e il capitano della Rivie-ra, scelto fra i patrizi veneziani. Rappresentava il governo veneto in terra ferma, comandando le forze di terra e di lago, amministrando la giustizia penale, pubblicando le ducali e i decreti della Repubblica, riscuotendo le tasse. Egli restava in carica sedici mesi, al termine dei quali in-viava al Senato una relazione sulla situazione della sede. Era consuetudine lasciare alla città, a proprio ricordo, un ritratto. Nell’opera di Bertanza, il Provveditore Giovanni Barbaro è ritratto in ginocchio, sul limitare di una cortina in cui lembi di seta rossa sono scostati da angioli in volo. In questo modo, gli è concesso di accedere alla mistica visione della Vergine, pronta ad ascoltare le sue preghiere. Il Bambino, nel frattempo, dialoga con S. Marco. Al centro della tela è lo stemma che suscita le curiosità degli angioletti e che reca l’immagine allegorica di Venezia in veste di Giustizia. Si può dedurre che il dipinto eseguito tra la fine del 1613 e l’inizio del 1614, poiché di questo periodo è data la relazione di Giovanni Barbaro. Una bella cornice, intagliata con figure di curiatidi completa degnamente il prezioso dono del Barbaro.

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2 Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE: Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2) . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Tappe della vita Sono tornati alla casa del Padre:Raggi Maria Teresa (Marì) in Banali, anni 87Castellini Bianca ved. Pasini, anni 92

Sono entrati a far parte della famiglia di Dio:Antonioli Bruno di Giulio e di Revè Tabares YasminDi Franco Alessandro di Andrea e di De Giorgi CynthiaGhidinelli Davide di Stefano e di Crescini SilviaGrossi Oliver di Giuliano e di Comunello ManuelaMaccarinelli Matilde di Marco e di Uccelli CristinaSi sono uniti nel matrimonio cristiano:Gelmini Alessio con Marisca GiovannaNovarese Marco con Soiola DeboraMadureri Alberto con Andrico Silvia

Il Gruppo Missionario della Parrocchia S. M. Annunziata in occasione dell’ottobre missionario organizza per

Lunedì 12 ottobre 2015 alle ore 19.00

presso l’Oratorio la

CENA POVERAOre 20,30 momento di condivisione con la presenza di don Carlo Tartari, direttore del Centro Missionario Diocesano. Tutti sono invitati a partecipare con un’offerta libera.

Il ricavato sarà devoluto ai nostri missionari.

Si prega di prenotare entro Venerdì 9 ottobre presso:Oratorio tel. 0365 43646Mazzanti Emanuela tel. 0365 42131Cobelli Annalisa tel. 0365 42692

Scuola biblica a Roè VolcianoGiovedì 8 ottobre - ore 20,30: Scuola biblica zonale sui salmi (don Armellini)Giovedì 15 ottobre - ore 20,30: Scuola biblica zonale sui salmi (don Armellini)Giovedì 22 ottobre - ore 20,30: Scuola biblica zonale sui salmi (don Armellini)Giovedì 29 ottobre - ore 20,30: Scuola biblica zonale sui salmi (don Armellini)

Oratorio Mariano alla VisitazioneVenerdì 9 ottobre - ore 20,30: «Il buon samaritano - La samaritana al pozzo»Venerdì 16 ottobre - ore 20,30: «La pecorella smarrita - L’adultera perdonata»Venerdì 23 ottobre - ore 20,30: «La dragma ritrovata - I talenti investiti»Venerdì 30 ottobre - ore 20,30: «Il figliol prodigo - Zaccheo» (vedi programma dettagliato alla pagina 8)

20 ottobre 2015 a FONTANELLATOAnche quest’anno vo-gliamo ritrovarci assie-me nel PELLEGRINAG-GIO al Santuario della Madonna del Rosario a FONTANELLATO. I collaboratori e le ze-latrici della Parrocchia sono invitati.Le iscrizioni si ricevono in Segreteria parroc-chiale fino al 17 ottobre.

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3La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

Come al termine di un cammino, di un corso, di un anno scolastico, ci si ferma per «tirare

le somme» e valutare quanto si è fatto, è saggio e prudente anche mettersi in sosta e valutare prima di compiere un viaggio, di realizzare un’opera.Stiamo iniziando un nuovo anno scolastico, catechistico… di lavoro: è bene progettare. Il Vangelo dice: ”Se vuoi costruire una torre e prima non ti metti a valutare quanto possiedi… ti può capitare di iniziare e poi … dover lasciare a metà, perché non hai più i mezzi per finirla…”. Così dobbiamo comportarci prima d’iniziare ogni opera. Questo lo devono fare tutti, ma in particolar modo coloro che sono giovani… e soprattutto prima di opere importanti. Si calcola usando strumenti,

computer, mezzi vari… si fanno confronti, si studiano esperienze simili… consultando «saggi» di scienza, di umanità e… anche di santità.Così fece una giovane indiana che voleva dare un tono alla sua vita “globale” come aveva fatto il giovane del Vangelo, andato da Gesù per dirgli: «Che devo fare per avere la vita eterna?» (Mc. 10,17). Lei aveva sentito parlare di Madre Teresa, che passava di casa in casa, a Calcutta, per aiutare chi aveva bisogno. Sapeva che era nata in Macedonia e che da molti anni era lì in India. Si informò, incominciò a pedinarla e, un giorno riuscì a contattarla per farle alcune domande, alle quali la buona suora ebbe la bontà di risponderle a modo d’intervista, a domanda e risposta quasi a monosillabi:

Che ci dice Teresa di Calcutta???

Il giorno più bello? …… Oggi L’ostacolo più grande? …… La paura La cosa più facile? …… Sbagliarsi L’errore più grande?…… Rinunciare La radice di tutti i mali?…… L’egoismo La distrazione migliore? …… Il lavoro La sconfitta peggiore? …… Lo scoraggiamento I migliori professionisti? …… I bambini Il primo bisogno? …… Comunicare La felicità più grande? …… Essere utili agli altri Il mistero più grande? …… La morte Il difetto peggiore? …… Il malumore La persona più pericolosa? …… Quella che mente Il sentimento più brutto? …… Il rancore Il regalo più bello? ……… Il perdono Quello indispensabile? …… La famiglia La rotta migliore? …… La via giusta La sensazione più piacevole? …… La pace interiore L’accoglienza migliore? …… Il sorriso La miglior medicina? …… L’ottimismo La soddisfazione più grande? …… Il dovere compiuto La forza più grande? …… La fede La cosa più bella del mondo? …… L’AMORE.

La piccola suor Teresa, poi, aggiunse anche: Sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient’altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive. La matita deve solo poter essere usata. Coraggio…Furono poche parole, …ma sufficienti per orientare la vita di quella giovane al servizio degli altri… verso la gioia. Sono parole che fanno bene anche a noi. Papa Wojtyla nel 2003 proclamò Madre Teresa beata e il 4 settembre 2016 Papa Francesco, o chi dopo di lui, la proclamerà santa. Dal cielo aiuti anche noi non solo nell’anno scolastico appena avviato, ma soprattutto nell’orientare il nostro cammino verso la felicità e verso il cielo!

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4 Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

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Accoglienza ai profughiContinua il dibattito sul tema dell’accoglienza dei profu-ghi e dei richiedenti asilo. Sulla scorta degli inviti fatti dal nostro Vescovo alle parrocchie, perchè, laddove possibile, si aprano all’accoglienza, sembra che qualcosa si muova.Una quindicina di parrocchie si sono rivolte alla Caritas diocesana, esprimendo disponibilità ad entrare a far parte del progetto di accoglienza. Caritas è al lavoro per verificare che la disponibilità delle parrocchie possa tra-sformarsi in effettiva accoglienza e per sistemare alcune questioni burocratiche. Quello che le parrocchie stanno facendo è forse solo una goccia rispetto al mare del bi-sogno. Speriamo che goccia a goccia vada ingrossandosi questo fiume della disponibilità e serva a stemperare il clima di eccessiva polemica e strumentalizzazione politica che si è messa in moto su questo tema.

Notte e giorno torna a fine ottobreSi è messa in moto la macchina organizzativa di “Notte e giorno”, giunta alla terza edizione. Programmata dal 23 al 25 ottobre è dedicata quest’anno alla lettura dei libri sa-pienziali dell’Antico Testamento (Giobbe, Salmi, Qoelet, Cantico dei Cantici, Sapienza e Siracide). Saranno coinvol-ti 170 lettori. Si può segnalare la propria disponibilità alla lettura per telefono (030/3722226) o via e-mail ([email protected]).

Motu Proprio “Mitis Iudex Dominus Iesus”La principale novità del Motu Proprio sulla riforma del pro-cesso canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio è l’istituzione di un processo più breve davanti al Vescovo diocesano e l’abolizione della doppia sentenza conforme: se la sentenza in primo grado è positiva, non è più necessario accedere al secondo grado di giudizio per

confermare la sentenza. L’avvio di un processo breve pren-de in considerazione in modo più importante l’assenza di fede nel momento in cui è stato scelto il matrimonio, l’e-strema brevità del matrimonio o la costante infedeltà du-rante il matrimonio; specifica alcuni aspetti che prima era-no solo ipotizzati dalla giurisprudenza e li considera come ipotesi valide per avviare il processo breve.L’anno scorso sono state introdotte in primo grado da tutte le diocesi lombarde circa 150 cause, di queste 18 prove-nivano dalla Diocesi di Brescia, dato che si conferma nella media degli ultimi anni.

Giubileo, esperienza viva della vicinanza del PadreProponiamo alcuni stralci della lettera di papa Francesco inviata a mons. Fisichella, presidente del pontificio con-siglio per la promozione della nuova evangelizzazione, a tre mesi dall’inizio del Giubileo straordinario.“... Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognu-no come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato com-messo... Per vivere e ottenere l’indulgenza basta compie-re un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal vescovo dioce-sano, e nelle quattro Basiliche papali a Roma, oltre che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari... È importante che questo momento sia unito al sacramento della riconciliazione e alla celebrazione della Santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia... Gli ammalati, le persone anziane e sole, che non posso-no recarsi alla Porta Santa potranno vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore e ottenere l’indulgenza attraverso i media... Ho deciso, no-nostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono...”.

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5In ascolto della Parola... a cura di Oswald

Domenica 18 ottobre, XXIX del Tempo Ordinario, si celebra la

Giornata Missionaria Mondiale. Il suo slogan è: “Dalla parte dei poveri!”. Cristo si è messo a fianco di tutti, cam-minando con coloro che incontrava; poveri, malati nel corpo e nello spirito, uomini e donne in ricerca. A ciascuno di essi Gesù ha offerto lo sguardo del-la sua Misericordia, capace di guarire ogni vita. Impegniamoci dunque ad essere “popolo di Misericordia” cioè donne e uomini che sanno farsi com-pagni di viaggio di qua-lunque fratello e sorella, poveri come loro. Vivere “dalla parte dei poveri” non sarà allora solo uno sforzo della nostra volon-tà umana, ma la normale conseguenza di un cuore convertito all’amore. Sia-mo chiamati ad uscire del nostro egoismo ed andare nelle periferie del mondo ad annunciare il Vangelo.Le letture di Domenica 18 ottobre, sono unite dal filo rosso del sangue e della sofferenza e su que-ste fermiamo la nostra ri-flessione. Iniziamo con la 1a lettura tratta dal li-bro del profeta Isaia (53, 10-11), che si ispira ai riti ebraici dell’espiazione: una

vittima viene immolata per i peccati del popolo, sacrificio che sarà sostitui-to, una volta per sempre, da quello del Cristo. Chiunque vuole offrire la sua vita, deve accettare di passare attra-verso la sofferenza.Nella seconda lettura, ricavata dalla lettera agli Ebrei (4, 14-16) apprendia-mo che il Signore che ci ha salvato non ha niente di speciale: è un uomo che soffre, divorato dall’angoscia, tortu-rato e deriso, provato in tutto come e più di noi. Non solo Egli non ha evita-

to questa vergogna, ma l’ha voluta ed accettata. Dinnanzi alle sofferenze del Cristo, nessun povero arrossisce delle proprie miserie. Gesù insegna che la salvezza non consiste nel benessere, nel progresso tecnologico e neppure nell’elevarsi al di sopra della condizio-ne umana, ma piuttosto nell’accettare tale condizione, lottando per far sboc-ciare un’umanità capace di amare.Nel Vangelo secondo Marco (10, 35-45) vi è il terzo ed ultimo di quegli an-nunzi della Passione e Morte che han-no costellato il viaggio di Gesù verso la città del suo martirio. Seguire Gesù è compiere un viaggio verso la donazione totale, è la “via cru-cis” nel senso pieno dell’espressione.È davanti a questo messianismo di donazione e non di impero, è davan-ti a questa strada del «servire» e non

dell’«essere servito» che scatta la rea-zione di Giacomo e Giovanni, discepoli ancora avvolti nei fumi delle illusioni politiche e di una religiosità trionfali-stica. Alla loro concezione, ancorata ad un messianismo di rivendicazione del potere, Gesù oppone il suo mes-sianismo dell’immolazione e della do-nazione. Gesù formalizza la sua rispo-sta a Giacomo e Giovanni in una gran-de lezione che indirizza anche agli altri dieci apostoli, arrabbiati contro i due figli di Zebedeo, probabilmente solo

per gelosia ed emulazione.Il Cristo accosta quasi due quadri paralleli anche se antitetici. Nel primo, in-combono i potenti della terra che dominano, abu-sano, sfruttano. Nell’altra scena, invece, appare la co-munità dei discepoli come Gesù la vorrebbe: chi ha una funzione di responsa-bilità, si curva e si mette a servire proprio come il Cri-sto. Le ambizioni si spengo-no e trionfa la legge della donazione gioiosa e gene-rosa.Tutte le volte che il disce-

polo, sul quale incombe un incarico o una responsabilità, si trasforma in un principio orgoglioso ed egoista, egli distrugge la Chiesa di Dio riducendo-la ad un’organizzazione socio-politica. Tutte le volte che la comunità cristiana si lascia tentare dalla forza, dal fascino del potere, è come se ritornasse ad es-sere pagana.Cristo, invece, è in mezzo agli uomini come servo, pronto a compiere quel gesto che, nell’antico Israele, non po-teva essere imposto neppure ad uno schiavo; il lavare i piedi ad un’altra persona.“Se dunque io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi do-vete lavarvi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio perché come ho fatto io, facciate così anche voi” (Gv 13,14-15). E così sia!

Chi vuol diventare grande…

“Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo sarà schiavo”.

In preghiera con il salmo 32/33

In te speriamo, Signore, per-chè tu sei giusto in ogni tua opera. Quando pensiamo di essere padroni della terra e contiamo solo sulle nostre forze, correggi il nostro orgo-glio con la tua misericordia. Insegnaci a confidare nella tua potenza, che si manifesta nel servizio disinteressato e nel dono della vita.

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6 Caritas e Vita Missionaria

Ottobre Missionario La Chiesa si ritrova, il 18 ottobre, all’appuntamento annuale della Giornata Missionaria Mondiale. Alcune domande ci possono aiutare a capire quale atteggia-mento il cristiano è chiamato ad assumere di fronte all’impegno della evangelizzazione, domande poste in un’intervista immaginaria a Papa Francesco.La prima domanda, Santo Padre è questa: che cos’è o in che cosa consiste la missione? «La missione non è proselitismo; è qualcosa di impre-scindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra “vieni” e “vai”. Chi segue Cristo non può che diventare missionario, e sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno mis-sionario».Papa Francesco quali sono le sfide per la missione in questo nostro tempo?«Oggi, la missione è posta di fronte alla sfida di rispet-tare il bisogno di tutti i popoli di ripartire dalle proprie radici e di salvaguardare i valori delle rispettive cultu-re. Si tratta di conoscere e rispettare altre tradizioni e riconoscere ad ogni popolo e cultura il diritto di farsi aiutare dalla propria tradizione nell’intelligenza del mistero di Dio e nell’accoglienza del Vangelo di Gesù, che è luce per le culture e forza trasformante delle medesime».Ci aiuti a capire chi sono i destinatari della missione, dell’annuncio evangelico?«La risposta è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ri-cambiarti. L’evangelizzazione rivolta preferenzialmen-te ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a por-tare. Esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli». Qual’è, secondo Lei, l’atteggiamento vitale per il missionario?«La passione del missionario è il Vangelo. Il Vangelo è sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni

uomo. La Chiesa è consapevole di questo dono, per-tanto non si stanca di annunciare incessantemente a tutti». Papa Francesco qual è lo scopo dell’azione missionaria?«La missione dei servitori della Parola è quella di met-tere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo». L’ultima domanda, Santo Padre, chi sono i missionari?«Nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa, ogni battezzato è chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione».

***Il Centro Missionario Diocesano, ci invita a vivere l’ot-tobre missionario alla luce dello slogan “dalla parte dei poveri” e, aiutandoci, ci suggerisce di riflettere sul tema: nella prima settimana; “contemplazione, fonte della testimonianza missionaria”; nella seconda settimana: “vocazione, motivo essenziale dell’impegno missionario”; nella terza settimana: “responsabilità, atteggiamento interiore per vivere la missione”; nella quarta settimana: “carità, cuore della missionarietà”; nella quinta settimana: “ringraziamento, gratitudine verso Dio per il dono della missione”.

***

Gli appuntamenti dell’ottobre missionario sono:

● a livello della nostra Zona pastorale la Veglia missionaria l’1 ottobre alle ore 20.30 al Monastero della Visitazione.

● a livello parrocchiale l’iniziativa della Cena Povera, il cui ricavato serve per realizzare progetti in terra di missione, lunedì 12 ottobre ore 19,00 in Oratorio.

● a livello diocesano la Veglia Missionaria Diocesana alle ore 20.30 in Cattedrale a Brescia, Sabato 17 Ottobre.

● a livello di Chiesa universale la Giornata missionaria mondiale, domenica 18 Ottobre.

A cura del Gruppo Missionario

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7Santo del mesea cura di Luisa Madureri

Le dolci scarpette

Parma, 13 gennaio, interno della storica pastic-cieria Pagani; sugli scaffali, grandi vassoi con

dolci a forma di stivaletto basso, di pasta frolla, rico-perta di glassa bianca, gialla, azzurra e perline: sono le “scarpette di Sant’Ilario” patrono della città: è tra-dizione antica e molto amata. Il vescovo di Poitiers, Ilario, a Parma per le sue celebri prediche contro il paganesimo, in un inverno particolarmente rigido, visita i poveri e gli infermi, in mezzo al fango ed alla neve. Infaticabile ed umile come sempre, cammina per i quartieri, con le scarpe consumate. Un calzolaio si offre per ripararle, ma si accorge che sono del tutto consumate e così gli dona un paio di stivaletti nuovi, senza chiedere compenso. Ilario lo ringrazia e lo guarda con affetto: il giorno dopo sul ripiano, al posto delle vecchie scarpe di Ilario, il cal-zolaio ne trova un paio d’oro massiccio.

Storia di una conversione

Sant’Ilario, dottore della Chiesa, nasce a Poitiers, agli inizi del IV secolo, da una nobile, potente,

ricchissima famiglia. È educato nel paganesimo, ma la sua educazione è quale si addice ad un giovane di alta nobiltà. Studia prima in Francia, poi a Roma e in Grecia: è talmente bravo, di acuto intuito, così pro-fondo nelle sue riflessioni critiche che tutti lo ammi-rano e profetizzano per lui un brillante avvenire. È di animo buono e generoso, teso a cercare la verità nei suoi studi filosofici; scopre gli errori del pagane-simo, ma la conversione di un cuore è sempre opera della grazia, non dello studio. Si accorge che esiste un Essere supremo ed eterno, principio e fine di ogni cosa creata, che solo può forma-re la felicità dell’uomo. E la provvidenza così, all’im-provviso, gli mette tra le mani i libri di Mosè, dei profeti e poi del Vangelo, letti tutti con avidi-tà sempre più ardente: è l’inizio della sua personale via verso la santità. Ilario è già sposato e la moglie è ugualmente nobile per sangue e per virtù ed ha una fi-glia, Ambra, molto amata. Si fa battezzare con la moglie e la figlia: ed è una gioia incredibi-le e profonda, ricorda Fortuna-to, uno degli scrittori della sua vita. Ed Ilario ha tanta cura nel seguire le regole della chiesa da possedere, lui laico, sposato

e padre, la grazia del sacerdozio. Si sparge in tutta la provincia la fama della purezza dei suoi comporta-menti, la carità, lo zelo verso i bisognosi. La moglie e la figlia lo seguono in questa scelta di virtù cristiana ed Ilario, volendo davvero essere perfetto, propone alla moglie di unirsi a lui nel voto di castità. Così, la grande dottrina, unita ad una rara e preziosa pietà, gli procurano una tale stima presso il popo-lo ed il clero che, alla morte del vescovo di Poitiers, tutti i fedeli lo acclamano loro pastore e maestro: è l’anno 355. Si separa dalla moglie ed è consacrato vescovo di Poitiers, sua patria.

Sant’Ilario e San Martino

In esilio in Frigia, per ordine dell’imperatore Co-stanzo, studia la grande produzione teologica dei

Padri orientali e si procura una documentazione ap-profondita per il libro che gli vale il titolo di dottore della Chiesa: il “De Trinitate”, il trattato più importan-te apparso al tempo sul dogma principale della fede cristiana. In viaggio per ritornare in Francia, conosce un giovane di grande fascino spirituale ed umano, Martino, il quale abbandona la milizia per seguire Ila-rio, venerato subito come maestro. Martino, tempo prima, un giorno, cavalcando avvol-to nel suo ampio mantello di guardia imperiale, in-contra un povero rabbrividito dal freddo e, con gesto generoso, taglia in due il mantello, dandone la metà al povero. La notte, in sogno, vede Gesù, avvolto nel mezzo mantello, che gli sorride, riconoscente. Ilario ama subito questo giovane e lo porta con sé a Poitiers, dove giunge nel 360 e dove riprende la sua gloriosa opera pastorale: al suo fianco ora c’è anche

Martino, il santo futuro vescovo di Tours. Il vescovo Ilario visita costantemente la sua diocesi, vi fa rifiorire la disciplina ecclesia-stica, la purezza dei costumi, la pietà. È in Italia per lungo tem-po; e in tutte le città per cui pas-sa è accolto con venerazione, grande gioia ed esultanza: ed ovunque fioriscono miracoli tali da accrescere la fama della sua imminente santità. Muore il 13 gennaio 368: una fol-la enorme di sacerdoti, di nobili e di fedeli lo accompagna verso la sepoltura, fra il sepolcro della moglie e della figlia, piangendo il loro amatissimo padre e pastore.

Sant’Ilario di Poitiers

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8Vita di Parrocchia a cura della Redazione

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9Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Iniziamo il primo periodo dell’anno oratoriano. De-sideriamo fare del nostro Oratorio la “casa della

gioia”, cioè luogo dell’Incontro e della Misericordia. Paolo VI nell’esortazione apostolica “Gaudete in do-mino” scrive: “Ci sarebbe anche bisogno di un pa-ziente sforzo di educazione per imparare o imparare di nuovo a gustare semplicemente le molteplici gioie umane che il Creatore mette già sul nostro cammi-no: gioia esaltante dell’esistenza e della vita; gioia dell’amore casto e santificato; gioia pacificante della natura e del silenzio; gioia talvolta austera del lavoro accurato; gioia e soddisfazione del dovere compiu-to; gioia trasparente della purezza, del servizio, del-la partecipazione; gioia esigente del sacrificio. Il cri-stiano potrà purificarle, completarle, sublimarle: non può disdegnarle. La gioia cristiana suppone un uomo

capace di gioie naturali. Molto spesso partendo da queste, il Cristo ha annunciato il Regno di Dio”. Il primo passo da compiere è quindi quello di impa-rare a scoprire e riconoscere le occasioni di gioia che ci circondano. Impariamo a vivere con semplicità ed entusiasmo le occasioni di gioia e felicità che contras-segnano la vita nel nostro oratorio. Dal cammino di ICFR al semplice incontrarci sotto il portico, dal tirare un calcio al pallone al bere un caffè al bar. Impariamo a valorizzarle! Impariamo soprattutto ad aiutare gli altri a riconoscerle come occasioni di gioia della nostra vita! Tutto questo avverrà nella sempli-cità di un incontro e di un sorriso, magari condiviso.

Don Gianluca

Oratorio casa della gioia

Gesù, Maria e Giuseppe,in voi contempliamolo splendore dell’amore vero,a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth,rendi anche le nostre famiglieluoghi di comunione e cenacoli di preghiera,autentiche scuole del Vangeloe piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth,mai più nelle famiglie si faccia esperienzadi violenza, chiusura e divisione:chiunque è stato ferito o scandalizzatoconosca presto consolazione e guarigione.

Santa Famiglia di Nazareth,ridestate in tutti la consapevolezzadel carattere sacro e inviolabile della famiglia,la sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

papa FrancescoSacra Famiglia Canigiani, di Raffaello Sanzio

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10 Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Il titolo dell’articolo è lo stesso del libro di cui voglio parlare, perché

mi ha così colpito da volerne condi-videre parte del contenuto con Voi lettori de «Il Duomo». L’autore è Anselm Grün, religioso ed esperto pastore d’anime che ha coniugato il piano psicologico con quello evangelico indicando delle vie, per recuperare consapevolez-za e sicurezza in se stessi. Un pun-to importante del libro è la ricerca e soluzione del senso di sofferenza che prova ognuno di noi dovuto alla mancanza di stima, che l’autore spiega come un’assenza di fiducia originaria del bambino piccolo. Cita, nello sviluppare il concetto, lo psica-nalista Erik Erikson, il quale ritiene che la fiducia originaria sia la sensa-zione di potersi fidare dei propri ge-nitori, e di conseguenza di sè stessi. Lo stesso afferma anche che un’e-ducazione dei bambini, basata sulla tradizione e sulla religione “rafforza la fiducia originaria del bambino nei confronti del mondo”. Questo sta ad indicare, secondo Grün, che “la fede prolunga la fiducia originaria del bambino dall’uomo e dal mondo fino a Dio, al principio originario di ogni essere”. Il sentimento di autostima, prosegue l’autore, non è innato: lo si impara in famiglia. Il bambino deve sentirsi prezioso e accettato anche nei suoi limiti. Un bambino sviluppa una for-

te autostima se è preso sul serio nella sua unicità, se i suoi sentimenti sono rispettati, se può essere di fronte ai genitori, come egli è ”diversamente reagirà con sfiducia e si chiuderà. Si creerà una ferita spirituale, perché nell’unicità del bambino è riposta

la sua somiglianza con Dio, il quale si è manifestato come l’Io sono”. I genitori non sono dei sorveglianti o dei controllori, sono coloro che ac-colgono il disegno di Dio, unico per ognuno, lo sperimentano su di sé in-dicando, poi, la strada ai figli. Risulta

evidente che a loro volta i genitori devono avere ricevuto autostima, ma se questo non è avvenuto solo chi sa riconciliarsi con le proprie debolezze e le proprie ombre tro-va l’autostima. Accettare la propria ombra significa ammettere i propri errori di fronte agli altri e accettarsi anche negli aspetti meno piacevoli. Noi viviamo tra due poli, tra paura e fiducia, tra ragione e sentimento, tra amore e aggressione, tra disciplina e disordine. Accettare la propria om-bra significa integrare dentro di noi questi aspetti semplicemente accet-tandoli, ed essere quello che siamo.Il libro è talmente ricco d’insegna-menti che non è possibile riassu-merlo ma, per concludere ciò di cui ho voluto condividere, riporto un pensiero integrale.“ Se noi esigiamo dal bambino prima di tutto che sia buono e osservi i co-mandamenti di Dio e le nostre pre-scrizioni, lo educheremo come un uomo adattato e noioso. L’immagi-ne dell’uomo così come Dio lo vuo-le, è impregnata di integrità e ge-neratività, di interezza e fecondità. L’uomo che ha scoperto l’interiore unità della propria vita, che sprizza vitalità, che ha sempre nuove idee, attorno al quale sorge qualcosa che ha significato anche per gli altri, è l’uomo che corrisponde alla volontà di Dio.” Daniela C.

dal grande librodella natura

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Autostimae accettazione dell’ombra

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11Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

La preghiera è una domanda, la domanda di ciò di cui abbiamo bisogno. Ecco perchè gli apostoli hanno detto a Gesù: “Insegnaci a pregare” (Lc 11,1). Aiutati da un testo di don Massimo Camisasca ci lasceremo introdurre all’esperienza della preghiera e della litur-gia. La preghiera è patrimonio di tutte le religioni. Partendo da esperienze personali e concrete, mette-remo al centro il volto specifico della preghiera cri-stiana e della liturgia della Chiesa.Vivremo un itinerario progressivo e accessibile a tutti articolato in tre parti: la Preghiera, la Liturgia, la S. Messa.Se sei interessato ci incontriamo ogni domenica dalle ore 20.30 alle 21.15 in Oratorio.

Ti aspetto, don Gianluca

Itinerario di fede per giovani: l’esperienza della Liturgia

“Come senza respiro non c’e’ vita fisiologica, così senza preghiera non c’è vita dello spirito!”

Jamboree 2015Jamboree è la parola scelta da Lord Baden Powell per

indicare un grande raduno di scout, significa letteral-mente “marmellata di ragazzi” perché sarebbe stato un sogno del fondatore del movimento scoutistico poter far incontrare tutti i ragazzi del mondo per fare un campo insieme in un unico luogo quindi una “marmellata” di co-lori e usanze.Ogni quattro anni questo evento si realizza e quest’estate si è svolto in Giappone mentre il prossimo si svolgerà nel 2019 negli Stati Uniti. Anche il nostro gruppo, quest’anno come altri anni passati ha visto la partecipazione di un nostro rappresentante ed è bello sentire raccontare dal-

la loro voce quello che hanno vissuto che non sono solo resoconti di avventure e cose imparate, di cibi strani as-saggiati, di viaggi effettuati ma anche il racconto di volti, emozioni ed impressioni.Il messaggio di questi eventi vuole sempre essere quello della fratellanza e della condivisione anche nelle differen-ze e mai come ora è importante che noi adulti ed i nostri ragazzi impariamo veramente cosa vuol dire solidarietà ed amicizia; queste parole si usano tanto e forse anche a sproposito, ma qual è il significato???Vogliamo riportare un testo tratto dal libro “scoutismo per ragazzi” ancora valido ed attuale sulla fratellanza scout mondiale: diventando scout ti unisci ad una grande moltitudine di ragazzi appartenenti a molteplici naziona-lità ed avrai amici in ogni continente.Gli Scout d’ogni parte del mondo sono ambasciatori di buona volontà, che fanno amicizia ed abbattono ogni barriera di colore, di credo religioso, di classe sociale. Le-ghiamoci pertanto all’impegno di fare assolutamente il massimo che potremo per stabilire l’amicizia fra gli scout di tutti i Paesi, e per continuare a sviluppare la pace e la felicità nel mondo e la buona volontà tra gli uomini.. La nostra legge e la promessa, quando la mettiamo ve-ramente in pratica, spazza via ogni occasione di guerre e contese tra i popoli.Resta fondamentale che la fratellanza non può non cam-biare le nostre abitudini, come tra fratelli ci si scherza, ci si infastidisce, si bisticcia, poi ci si cerca e ciò che rende forte la nostra “alleanza” è il fatto di aver condiviso un po’ delle nostre vite senza potersi allontanare l’uno dall’altro. La comunità capi

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12

Il valore della sofferenza(la ricerca del senso e della profondità

delle esperienze dolorose vissute)

D i solito, quando si parla di dolore, si fa riferimento a quello fisico, cioè a quello provocato dalle ferite del

corpo. Ma c’é anche il dolore dell’anima. Esso si manifesta in forme svariate: tristezza, inquietudine, nostalgia, smar-rimento, angoscia, senso di colpa, solitudine, disperazione.Per il dolore del corpo, visibile o comunque riconoscibile, si ri-corre al medico. Dopo la cura, a guarigione avvenuta, esso non lascia generalmente traccia né nel cuore né nella memoria.Più difficile risulta riconosce-re il dolore dell’anima. I medici (psicologi e psichiatri) possono intercettarlo soltanto se sono in grado di ascoltare le perso-ne che stanno male e se sono in grado di avvicinarsi ad esse con un ascolto fatto di parteci-pazione umana ed emotiva, pri-ma ancora che clinica. Il dolore dell’anima, difficilmente eludi-bile nel corso della vita, grida ma nel silenzio. Pertanto, per essere curato, deve essere de-codificato rispetto a quello che appare.Anche grandi Santi hanno cono-sciuto la “notte oscura dello spirito”, come i carmelitani spagnoli Giovanni della Croce e Teresa d’Avila. Persino l’at-tivissima Teresa di Calcutta ha passato ore di angoscia e di disperazione. Si è trattato, in questi casi, di una esperienza mistica caratterizzata da un iniziale doloroso cammino di purificazione da ogni attesa fallace, fino a giungere all’u-nione mistica dell’anima a Dio “trasformata dall’amore”.

È noto come al dolore del corpo si accompagni quello dell’a-nima. In questo caso, i medici “dello spirito” si interessano anche delle pene fisiche, ricercandone i comuni orizzonti di significato. Il senso umano della sofferenza corrisponde ad una situazione limite nella quale la vita si presenta all’im-provviso fragile, insicura, problematica. In questa condizio-ne si è indotti a ridiscutere il senso della propria esistenza e il corrispondente modo di viverla.Nella ricerca del senso umano del dolore e nell’aiutare chi sta male è necessaria quella “attenzione del cuore” che, se-condo Simone Weil, appartiene all’ordine della Grazia. Chi è dotato di questo carisma si avvicina alle persone che sof-frono recando il dono della fiducia e della speranza, usando parole e gesti adatti alla situazione.Quando ci si trova sulla “soglia pietrificata” del dolore muta l’esperienza soggettiva del tempo. Ci si immerge nel presente e ci si allontana dal futuro. “Il dolore ci inchioda al tempo, ma l’accettazione del dolore ci trasporta al termine del tempo, nell’eternità”. Così affermava Simone Weil.Chi ha vissuto esperienze “umane” dolorose sa bene come

nella sofferenza vengano alla luce dettagli profondi del proprio vis-suto, gradi di maturazione della propria personalità, una più alta sensibilità alle esigenze morali. Questa considerazione non inten-de rappresentare un elogio del dolore, della sofferenza, della fra-gilità, della malattia, del male di vivere. Vuole unicamente signifi-care che, quando si sta bene, non bisogna lasciarsi divorare dalla fretta, dalle distrazioni, dalla non-curanza, dall’indifferenza, dalla in-sensibilità nei confronti degli altri.Si afferma che non c’è conoscenza senza sofferenza e che non si può comprendere il senso umano del dolore senza averlo sperimentato in se stessi. Ciascuno di noi ha un proprio modo di vivere l’esperien-za del dolore; e questa, allora, non

viene compresa fino in fondo senza aver presente lo sfondo della persona che soffre.Quando, motivati da sentimenti di solidarietà o di amore per il prossimo, ci sporchiamo le mani in situazioni difficili e dolorose, dobbiamo avere bene in mente che non siamo di fronte alla fattispecie del dolore o della malattia, ma ad una persona che soffre e che ha bisogno di ascolto e di dialogo.

Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

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13Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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Onoranze Funebri TEDESCHI

Casa funeraria “San Benedetto”

DOMANDA: che cos’è la “busta arancione”? Risposta: la busta arancione dell’Inps è il sistema creato dall’Istituto previdenziale - e ufficialmente denominato “La tua pensione” - che consente ai lavoratori di simulare la propria pensione futura sulla base dei parametri che ne determinano l’importo, ovvero: quanto finora versato; la retribuzione attesa; la data di ritiro dal lavoro. Il servizio ha lo scopo di rendere consapevoli i lavoratori rispetto alle reali aspettative sul proprio tenore di vita fu-turo. Le pensioni che verranno, infatti, saranno mediamen-te più basse rispetto a quelle delle generazioni precedenti, essendo basate sui contributi effettivamente versati (siste-ma contributivo) e non, come in passato, sui redditi degli ultimi anni (sistema retributivo). Per accedere al servizio “La tua pensione” è necessario entrare nel sito Internet dell’Inps tramite l’apposito codice Pin ottenuto a seguito della registrazione.

DOMANDA: ci sono novità rispetto alla Legge Fornero per chi attende di andare in pensione?

Risposta: fino al momento in cui scriviamo, no. A livello go-vernativo si parla di rendere più flessibile l’uscita dal lavoro rispetto alle pesanti regole attuali ma quando ciò possa av-venire, stante la non florida condizione dei conti pubblici e le molte, costose riforme da attuare, non è stato definito. Ricordo, allora, di seguito l’impostazione attualmente in vigore: ora, tutte le pensioni sono di “vecchiaia”, salvo la possibi-lità di ritirarsi prima dal lavoro (pensione anticipata). L’età necessaria per accedere alla pensione varia attualmente in funzione del sesso e del settore di lavoro; le modifiche all’e-tà sono già state stabilite, salvo, appunto, eventuali modi-

fiche, fino al 2033. Come regola generale bisogna avere 20 anni di contributi versati.Nel 2015, per i lavoratori dipendenti, l’età è di 66 anni e 3 mesi; nel 2016 sarà di 66 anni e 7 mesi. Tale età diventerà gradualmente, per tutti, 68 anni e 8 mesi, nel 2033. Poi su-birà degli adeguamenti ogni due anni, in base alle variazio-ni della speranza di vita. Per le lavoratrici dipendenti priva-te, invece, nel 2015 l’età pensionabile è stabilita a 63 anni e 9 mesi, aumentata a 65 e 7 mesi per il 2017; nel 2018 sale a 66 anni e 7 mesi, equiparandosi a quella prevista per i lavoratori a partire dal 2019. Al posto della pensione di anzianità c’è ora la pensione an-ticipata: chi vuole andare in pensione prima dell’età di vec-chiaia, può farlo, se ha una certa “anzianità contributiva” (per es. dal 2016, uomini 42 anni e 10 mesi, donne 41 anni e 10 mesi) ma in tal caso può subire una penalizzazione.Vi sono eccezioni soprattutto per i lavoratori dipendenti impegnati in lavori usuranti.I Patronati sindacali sono in grado di ragguagliare esatta-mente sulla decorrenza del diritto alla pensione.

DOMANDA: devo fare il mod. RED anche quest’anno?

Risposta: come precisato in altre occasioni il mod. RED deve essere presentato dai pensionati che usufruiscono di prestazioni il cui diritto e misura sono collegati alla situa-zione reddituale personale o familiare. Anche quest’anno l’INPS non invierà la lettera di richiesta del RED. È necessa-rio perciò che i pensionati si attivino autonomamente. Solo verso fine anno l’INPS spedirà un sollecito a chi non lo avrà presentato. Vista l’importanza di questo adempimento per il mantenimento della prestazione è bene rivolgersi ai CAAF subito e comunque entro febbraio 2016.

…….. il fenomeno delle migrazioni. È fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati. Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Caritas in veritate, 62.

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14 Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Un’altra America?

Quando ancora non si conosceva …Giovedì 11 ottobre. (…) Avvistò per primo terra un mari-naio … Rodrigo de Triana anche se l’Ammiraglio, alle die-ci di sera, stando sul castello di poppa, vide una luce, ma fu cosa sì poco certa che non ardì affermare essere terra; chiamò invece Pero Gutiérrez, credenziere del Re, e gli disse che pareva una luce, e che guardasse: così fece e la vide. Lo disse anche a Rodrigo Sànchez di Segovia, che il Re e la Regina inviarono al seguito della flotta in qualità di ispettore, il quale non vide nulla perché non si trova-va in posizione di poterla vedere. Dopo che l’Ammiraglio lo disse, detta luce si vide una volta o due ed era come una candelina di cera che si sopiva e si rinfocolava, la qual cosa a pochi soltanto parve essere indizio di terra; ma l’Ammiraglio, lui, lo tenne per certo. Perciò quando intonarono la Salve Regina che i marinai sono usi dire e cantare a modo loro e si riunirono tutti, l’Ammiraglio li pregò e li esortò a fare buona guardia dal castello di prua e che scrutassero per cercare terra e che a colui il quale per primo dicesse che la vedeva, avrebbe dato immediatamente un giubbone di seta, senza contare le altre ricompense promesse dai Re (…) Alle due, passata la mezzanotte, apparve terra, dalla quale saranno stati distanti due leghe. Ammainarono tutte le vele (…) e si misero a navigare alla cappa, temporeggiando sino al venerdì, quando giunsero a una isoletta dei lucayos che nella lingua degli indigeni era detta Guanahanì. Questo dal diario di viaggio di Cristoforo Colombo che, da “Gli scritti”, edito da Einaudi, racconta da quando il 3 agosto del 1492 partì da Palos per arrivare il 12 ottobre dello stesso anno in America, convinto di aver scoperto le Indie. Storia di un viaggio, per così dire, fuori dallo spazio allora conosciuto e dove si scoprirono tantissi-me cose allora ignote, dalle civiltà degli Aztechi, Incas, Maya, ai pomodori e alle patate, passando per il cacao e le zucche, insomma “trovò l’America”.

… e adesso che si conosceAll’epoca di Colombo non si disponeva di carte topogra-fiche precise o di navigatori satellitari che ti indicassero la rotta, nella migliore delle ipotesi qualcuno aveva già navigato da quelle parti e aveva abbozzato la linea della costa. Oggi, con tutte le nuove tecnologie e dopo aver cono-sciuto quasi tutto della Terra, come già detto nell’ultimo articolo, è in progetto l’insediamento di una colonia di umani su Marte. Progetto ambizioso, scientificamente e tecnologicamente impegnativo che ci dovrebbe porta-re a cercare di trarre da quei luoghi freddi e così a noi avversi, dei benefici, ma per fare questo bisogna però andare a viverci. Cosa non semplice. Il programma prevede di far nascere e sviluppare vege-tali lì, sul posto. Per fare questo si stanno selezionando le specie ritenute più adatte e si stanno sperimentando le tecnologie necessarie a far germinare i semi inviati dalla Terra. La speranza, che poi è uno degli obiettivi del

progetto, è quella di far acclimatare le piante per mo-dificare l’atmosfera marziana, aggiungendo così l’ossi-geno prodotto dalla fotosintesi clorofilliana delle piante che, in un primo momento, verrebbero fatte crescere in serre ipertecnologiche. Infatti le condizioni attuali sono decisamente poco adatte ad ospitare la vita, a partire dall’atmosfera molto rarefatta, la composizione dei ter-reni, fino alla mancanza di acqua allo stato liquido, ma è ormai certo che in passato Marte era simile alla Terra e che per una serie di trasformazioni è diventato l’ambien-te che oggi (in parte) conosciamo.Quindi, dal momento che l’obiettivo finale è quello di insediare una colonia umana, si rende necessario por-tare sia l’ossigeno che la nutrizione per consentire la so-pravvivenza. In definitiva, anche se in modo molto sem-plicistico, dobbiamo constatare che le piante trovate da Colombo adesso vanno a finire su Marte, e mentre lui ha “trovato l’America”, per dire di luoghi ameni, lussureg-gianti, con civiltà che ancora oggi ci insegnano qualcosa e alimenti ancora oggi utilizzati da tutti, ma lì noi quali benefici troveremo?Non si conoscono ad oggi nel dettaglio tutti i partico-lari del progetto, di certo si sa che si chiama MPE, che sta per Mars Plant Experiment (Esperimento Pianta su Marte), rimane il fatto che, contrariamente al 1492 dove non si conosceva praticamente nulla del “nuovo mon-do”, oggi di Marte conosciamo molto, rimane una spe-ranza associata ad un dubbio: sarà veramente “un’altra America?”.

Rinnovo abbonamentobollettino Parrocchiale

€. 11,00 per i bollettini recapitati a casa dalle zelatrici.€. 30,00 per i bollettini spediti per posta.

€. 30,00 per ogni modulo di pubblicità e annunci vari.

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15Scuola paritaria cattolica

a cura della Scuola “E. Medi”

Ed è una scuola davvero nuova, quest’anno, anche nel-le strutture, non solo nelle iniziative.

È stato infatti realizzato, durante un’estate di riposo per gli studenti ma di intensa attività per la scuola stessa, il nuo-vo Auditorium: luminoso, accogliente, ipertecnologico, veramente funzionale alle diverse esigenze di chi lo utiliz-zerà. Diventerà il cuore pulsante dell’Istituto, visto che in esso si concentrano tante attività, molte già consolidate, altre nuove, che potranno però avere più visibilità: non soltanto per gli alunni delle diverse classi dei due ordini di scuola, ma anche per le famiglie, che a noi piace coin-volgere nei momenti più significativi per la scuola stessa, come - uno su tutti - la festa della famiglia di fine anno scolastico.Il nuovo Auditorium accoglierà, durante l’intero anno, i giovani “attori” dei due laboratori teatrali attivi nell’Istitu-to ormai da molti anni, quello della scuola media e quello del liceo. Si tratta di laboratori dall’alta valenza educativa e che ogni anno raccolgono moltissimi iscritti, impegnati nella realizzazione di opere teatrali che vengono poi rap-presentate in occasione di alcuni eventi e rassegne ufficia-li: e quest’anno una delle rappresentazioni più importan-ti sarà proprio data nel nuovo spazio scenico del nostro Auditorium, che servirà anche ad un’altra nuova iniziativa della scuola, il potenziamento musicale.La nostra scuola crede molto in questo nuovo proget-to, che si affianca a quelli già avviati e che proseguono con successo, come il potenziamento sportivo iniziato lo scorso anno: l’iniziativa risponde alla duplice esigenza di far conoscere ai nostri ragazzi discipline sportive “alter-native”, cioè forse meno conosciute e praticate di altre, ma dalla forte valenza formativa sia sul piano fisico sia su quello del carattere e di mantenere la tradizione di scuola radicata sul territorio, mediante la collaborazione con so-cietà operanti sul territorio stesso. L’anno scorso si è trattato della scherma, del nuoto e del canottaggio, quest’anno si aggiungeranno mountain bike, preacrobatica, vela e salvamento, mentre continueranno

anche le lezioni teoriche di diritto dello sport. Si tratta di un progetto ambizioso, sul quale la nostra scuola investe grandi energie, convinta della grande valenza formativa della pratica sportiva, non solo sul piano fisico, ma anche su quello del carattere: educare alla disciplina, all’impe-gno, all’accettazione di regole condivise, alla collaborazio-ne è fondamentale per la costruzione di una personalità completa.Un altro dei punti forti della nostra scuola è, da anni or-mai, l’insegnamento delle lingue: l’Istituto offre infatti ai propri studenti la possibilità di frequentare, all’inter-no della scuola, corsi in lingua russa e cinese, francese, tedesca e spagnola, oltre ovviamente all’inglese, in pre-parazione agli esami di lingua dei vari enti certificatori. La frequenza a molti di questi corsi è allargata a tutta la classe, lasciando però decidere allo studente se so-stenere o meno l’esame finale. In questo modo il livello linguistico medio delle classi si sta gradualmente innal-zando e gli studenti si esercitano in maniera sistematica nelle diverse lingue straniere, per affrontare con sicu-rezza l’Esame di Stato ed un eventuale test d’ingresso universitario. Nella stessa direzione, e cioè quella della competenza linguistica degli studenti, va anche l’altra grande novi-tà di quest’anno scolastico: la Classe Europa. Si tratta di una prima media nella quale alcune materie, e cioè geografia e informatica, vengono svolte in inglese, ed una, musica, viene affrontata in tedesco. In questo cor-so sono, inoltre, potenziate le ore di lingua inglese, alle quali si aggiungono due ore settimanali in preparazione al Key English Test: un bagaglio di competenze sicura-mente utile, fondamentale non solo nella scuola, ma anche nella vita futura dei nostri studenti.Lingue straniere, sport, musica, laboratori teatrali, sta-ge…: queste sono le strade attraverso le quali affronta la sfida educativa la “Enrico Medi”, una scuola sempre aperta al nuovo che avanza, sempre attenta e pronta a rispondere alle richieste delle famiglie.

Enrico Medi: anno nuovo, scuola nuova

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CINEFORUMMartedì 6 ottobre

Pierce Brosnan, Salma Hayek, Jessica Alba, Mal-colm McDowell e Ben McKenzie sono i protago-nisti di questa commedia romantica sull’amore, i desideri e la volontà di mantenere unita la propria famiglia... nonostante tutto.

Il fidanzato di mia sorella di Tom Vaughan.

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Martedì 13 ottobreSeduto al volante del suo taxi, Jafar Panahi percor-re le animate strade di Teheran. In balia dei pas-seggeri che si susseguono e si confidano con lui.

Taxi Teheran di Jafar Panahi

Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

TAXI TEHERAN: un film da vedereNel momento in cui tra l’Occidente e l’Iran sono migliorati i rapporti grazie alla firma del trattato recentemente avvenuta, l’interesse ver-so quello Stato sarà destinato ad aumentare. Il film “Taxi Teheran” del regista iraniano Jafar Panahi che verrà presentato al Cristal nella sezione Cineforum descrive alcuni aspetti di vita quotidiana di quel Paese visti dall’occhio di un regista che con lo Stato è in conflitto.

Il RegistaJafar Panahi è un regista “scomodo” per l’Iran. E’ stato infatti condan-nato all’interdizione di girare film, scrivere sceneggiature e rilasciare interviste per la durata di anni venti. Qualora violasse le prescrizioni dell’interdizione dovrebbe scontare un periodo di detenzione di sei anni in carcere. “Taxi Teheran” è dunque un film girato in violazione delle prescrizione ed è quindi a tutti gli effetti un film proibito dalla legge ira-niana.

Il filmAllo scopo di girare il film il regista si è messo alla guida di un taxi ed ha percorso le strade di Teheran. All’interno della vettura ha piazzato una microcamera e con essa ha filmato i passeggeri e registrato quan-to gli dicevano; come è noto il taxi è il luogo di confidenze tra taxista e passeggeri, quasi fosse una specie di confessionale.Sul taxi di Jafar salgono personaggi della vita di ogni giorno ma pro-prio per questo rappresentativi e atti ad esprimere i sentimenti e le impressioni di chi vive in una città delle dimensioni di Teheran e in quel particolare tipo di società. Si va dai soggetti “legalisti” che ap-provano tutte le leggi anche le più severe dello Stato ad altri soggetti favorevoli ad una mitigazione del rigore nel senso di una maggiore libertà in particolare per i diritti delle donne.Ne emerge una rappresentazione del pensiero della gente comune che non consente certo di trarre delle considerazioni di fondo su come si vive in Iran (i passeggeri del taxi rappresentano un piccolo campione di persone) ma permette di farci un’idea dell’altra parte della medaglia svelata da un regista coraggioso quale è Jafar Panahi.Detta rappresentazione non avremmo di certo potuto averla dai lavo-ri di registi “allineati”e quindi non scomodi i quali mai avrebbero fatto ricorso ad un taxi che percorre le vie cittadine allo scopo di raccogliere le confidenze dei passeggeri. Un film coraggioso quindi ad opera di un regista che rischia in prima persona producendo un film che è un contributo di testimonianza e di impegno sociale. Lamberto Dondio

Filastrocca: Giovannino perdigiorno

Giovannino perdigiorno ha perso il tram di mezzogiornoha perso la voce, l’appetitoha perso la voglia di alzare un ditoha perso il turno, ha perso la quota,ha perso la testa (ma era vuota)ha perso le staffe, ha perso l’ombrelloha perso la chiave del cancelloha perso la foglia, ha perso la via:tutto è perduto fuorchè l’allegria.

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒVia Zette, 31 - tel. 0365 438058

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17Capire la Liturgiaa cura di Rosa Pollini

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

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FIORISTA E ONORANZE FUNEBRI - DOMUS FUNERARIA

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“Venite, saliamo sul monte del Signore” Esso riprende la parola del profeta Isaia, che immagina, nella cornice di ritorno dei popoli, un pellegrinaggio ideale ed unifi-cante verso il monte del tempio del Signore. Il profeta rivolge un invito pressante a muoversi, a camminare verso il Signore, meta di pace. È un’icona suggestiva per la Chiesa pellegrina nel tempo verso l’incontro con il suo Signore, ma lo è anche per i pellegrini della Chiesa, che esprimono una figura concreta di quell’unico pellegrinaggio verso la patria celeste.

Il cammino verso Dio. San Paolo ci ricorda che “finché abitiamo nel corpo siamo in esi-lio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione” (2 Cor 5,6-7). Per questo la Chiesa si sente pellegrina e forestiera nel mondo, come realtà che non ha nel contesto pre-sente quella “dimora eterna” (2 Cor 5,1) che ci attende invece nei cieli, ed è pertanto proiettata verso la città futura. Percepen-do se stessa come pellegrina, la Chiesa vede nel pellegrinaggio un simbolo della sua condizione attuale, uno stimolo a vivere in modo autentico l’attesa, per essere sempre pronta alla “ri-velazione dei figli di Dio” (Rom 8,19). Tale tensione peraltro si sviluppa tenendo conto della situazione storica e culturale nella quale la Chiesa è inviata e per la quale dispiega la sua azione di evangelizzazione.Il richiamo verso qualcosa di non presente è ulteriore trova una corrispondenza simbolica in un luogo non ordinario, cultural-mente diverso dal posto della fatica e del dolore, che evoca la “Gerusalemme celeste”. Tra le due condizioni di vita, quella pre-caria e quella definitiva, si colloca il pellegrinaggio, che anticipa e simboleggia quella tensione espressa nelle parole di S. Agosti-no: ”La Chiesa percorre la sua via peregrinando tra le persecu-

zioni degli uomini e le consolazioni di Dio” (La città di Dio XVIII, 51). In tale prospettiva il pellegrinaggio viene vissuto come un’e-sperienza di essenzialità: si vive dello stretto necessario, non ci si lega alle persone, non ci si lascia condizionare da strutture. In un certo senso si fa il deserto nel ritmo della vita quotidiana. Il credente sente di non appartenere totalmente a questo mon-do, non per superiorità o disinteresse, ma perché ha coscienza di essere orientato verso un mondo nuovo e vive in cammino nell’attesa di “ nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2 Pt 3,13).

La meta del pellegrinaggio. Il pellegrinaggio non è camminare errabondi, senza una meta, ma rappresentazione nell’icona di Cristo che si accompagna ai discepoli verso Emmaus, spiega le Scritture, si ferma con loro: ”Egli entrò per rimanere con loro” (Lc 24,29). Il santuario è il luo-go dell’incontro desiderato, tanta strada percorsa. Il pellegrino è invitato ad immergersi nell’ambito santo, a lasciarsi guidare dal-lo Spirito di Gesù, anche attraverso le stesse qualità del luogo: la bellezza, la solitudine, il clima mistico, il simbolismo sacro, as-saporando un’autentica esperienza religiosa. Qui si evidenziano alcune dimensioni che una visita fruttuosa richiede.La prima attenzione va rivolta alla dimensione del culto, per cui nel santuario il pellegrino si unisce con fede viva all’assemblea del popolo di Dio. Attraverso la liturgia e i sacramenti si incontra con Cristo, ascoltando la sua Parola, lodando il nome del Padre nella liturgia delle Ore, lasciandosi convertire il cuore dall’azione dello Spirito Santo mediante il sacramento della Penitenza, par-tecipando al memoriale eucaristico della Pasqua, culmine della vita cristiana.Anche la dimensione dell’annuncio risulta indispensabile, e deve essere attuata nelle diverse forme di comunicazione adat-te al pellegrino. In questo senso il santuario realizza un’azione formativa, particolarmente preziosa per coloro che non parteci-pano abitualmente ad altre forme di apprendimento religioso.Infine, va sottolineata la dimensione culturale, collegata con il fatto che di solito il santuario è testimone e custode di beni arti-stici, architettonici e paesaggistici. Tali aspetti possono suscitare notevole attrazione e quindi influire positivamente sulla tipolo-gia e sulla stessa buona riuscita del pellegrinaggio. Soprattutto, allo stesso ambiente naturale e alle espressioni artistiche oc-corre accostarsi come fonti di meditazione e di contatto con il mistero.

“Venite, saliamo sul monte del Signore”

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18 Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Il Garda ed il Po si incontrano nella musica

Nel precedente numero di “IL DUOMO” ci eravamo promessi di descrivere gli avvenimenti musicali diversi da quelli che hanno caratterizzato il “FESTIVAL VIOLINISTICO INTERNAZIONALE GA-SPARO DA SALÒ” ed è pertanto con piacere che vogliamo parlare di “ACQUE DOTTE FESTIVAL”.Salò (Lago di Garda) e Cremona (Fiume Po) si sono unite lascian-do da parte l’antica rivalità circa la primogenitura dell’invenzione del violino e lavorando in perfetta sinergia hanno dato vita ad un festival di quattro serate in piazza Vittoria e sul Lungolago ad accesso totalmente gratuito che ha coinvolto residenti e turisti.

4 Luglio in Piazza Vittoria: AMICA ACQUA

I popoli mediterranei con le loro particolarità e tradizioni sono stati l’oggetto dell’evento ideato dal gruppo AKSAR PROJECT. Sono state ricreate in forma musicale le atmosfere delle località portuali che si affacciano sul bacino del Mediterraneo cercando di mettere in evidenza gli elementi che le unificano e che sono alquanto numerosi.In effetti le particolarità territoriali sono elementi di unità nella musica: si pensi alla musica della Mitteleuropa, in particolare a quella folcloristica: i ritmi che si possono ascoltare, ad esempio in Alto Adige sono gli stessi tipici della Baviera, dell’Austria e della Slovenia. Amica Acqua ci ha fatto conoscere gli elementi comuni dei popoli mediterranei attraverso la musica che sempre unisce e mai divide.

11 Luglio in Piazza Vittoria: LA PIOGGIA NEL PINETO & WATER HAIKUIl capolavoro dannunziano “La pioggia nel pineto” (Odi? La piog-gia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura...) ha tro-vato degna rappresentazione dalla voce recitante di SEBASTIA-NO SOMMA. Seguiva poi il lavoro originale WATER HAIKU (e qui entra in scena l’acqua) del noto pianista e compositore CESARE

PICCO che interagiva con il sound designer giapponese TAKETO GOHARA il quale operava con una speciale consolle collegata a sua volta con i mixer. Si veniva così a creare una felice fusione tra la musica elettronica generata mediante i comandi impartiti alla consolle e quella creata dal compositore al pianoforte. Dopo un lasso di tempo iniziale destinato a metabolizzare quanto ci veniva offerto, indubbiamente d’avanguardia, abbiamo gustato gli effetti speciali ed uno speciale modo di fare musica.

18 Luglio in Piazza Vittoria: ANGELO BRANDUARDI & BAND

Una imponente massa di spettatori era presente al concerto di ANGELO BRANDUARDI. È veramente un grande musicista, se si pensa che già all’età di 16 anni si diplomava in violino al Conser-vatorio di Genova.Nella serata ha dato ampia dimostrazione del suo stile personale di composizione la cui fonte risale nelle ricerca delle tradizioni popolari.Del resto “Alla Fiera dell’Est” uno dei brani che lo ha reso cele-bre, composto nel 1976 (Alla fiera dell’Est per due soldi un topo-lino mio padre comprò.....) trae ispirazione da un canto pasquale ebraico. Anche Branduardi ha uno speciale legame con l’acqua tanto da dare al suo quarto album (1977) il titolo “La Pulce d’Ac-qua”. Nell’album due sono le specifiche canzoni che hanno per motivo l’acqua: Nascita di un Lago e La Pulce d’Acqua.In particolare la prima si riferisce alla storia d’amore tra Merlino e Viviana mentre il secondo si ispira agli Indiani d’America poiché Pulce d’Acqua è il nome di uno sciamano.

22 Agosto sul Lungolago Zanardelli: FIORE DI LOTO – INTERNATIONAL DANCE

THEATRE COMPANY – CORONA EVENTSL’estate sta finendo (diceva la nota canzone dei Righeira) ma una serata con un tempo fisico speciale ci ha permesso di assiste-re ad un evento che ha degnamente concluso il Festival “Acque Dotte”.Quel Fior di Loto che sorgeva dall’acqua del nostro lago con i suoi bianchi petali che si aprivano per offrirci uno spettacolo di alta coreografia, tanto più ammirevole in quanto i ballerini era-no confinati in uno spazio ovviamente ristretto, ha creato uno stretto legame con l’acqua nel modo più significativo: un fiore d’acqua che si esprime a mezzo della musica e della danza par-tecipando ad esse aprendosi e chiudendosi secondo i loro ritmi.Indubbiamente efficace è stata la “colonna sonora” che ha visto alternarsi musica dal vivo, elettronica e soul.Un caloroso commiato quindi ad “Acque Dotte” augurandoci che a questa prima edizione ne seguano molte altre.

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19I documenti della Chiesaa cura di don Pierluigi Tomasoni

R iprendiamo la presentazione di alcuni temi trattati da Papa Francesco riguardanti la famiglia.

Nella catechesi dell’udienza generale dell’11 febbraio, Papa Francesco, ha parlato dei figli.Il Papa, a partire da alcune affermazioni del profeta Isaia dove è detto: «I tuoi figli si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (60,4-5a), ha evidenziato lo stretto legame tra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni. Riferendosi a quanto scritto in Isaia ha detto: «È una splendida immagine della felicità che si realizza nel ricongiungimento tra i genitori e i figli, che camminano insieme verso un futuro di liber-tà e di pace, dopo un lungo tempo di privazioni e di separazione, quando il popolo ebraico si trovava lontano dalla patria. In effet-ti, c’è uno stretto legame fra la speranza di un popolo e l’armo-nia fra le generazioni. La gioia dei figli fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori… No. I figli sono un dono, sono un regalo».

* * *Importante il passaggio nel quale spiega che cosa voglia dire es-sere figlio e figlia secondo il disegno di Dio. Il Papa afferma: «Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stes-so inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e fi-glia, infatti, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo. E per i genitori ogni figlio è se stesso, è differente, è diverso. Un figlio lo si ama perché è figlio! Non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera. Di qui viene anche la profondità dell’esperienza umana dell’essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell’amore, che non finisce mai di stupirci. È la bellezza di essere amati prima: i figli sono amati prima che arrivino. E questa è gratuità, questo è amore; sono amati prima della nascita, come l’amore di Dio che ci ama sempre prima.

Sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo!».

* * *Per Papa Francesco, inoltre, l’essere figli è la condizione per conoscere l’amore di Dio. A tal riguardo le sue parole sono illuminanti: «Essere figli è la condizione fondamentale per conoscere l’amore di Dio, che è la fonte ultima di questo au-tentico miracolo. Nell’anima di ogni figlio Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità persona-le, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere. Oggi sembra più difficile per i figli immaginare il loro futuro. I pa-dri hanno forse fatto un passo indietro e i figli sono diventati più incerti nel fare i loro passi avanti. Possiamo imparare il buon rapporto fra le generazioni dal nostro Padre celeste, che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli. E se sbagliamo, Lui continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi. Il Padre ce-leste non fa passi indietro nel suo amore per noi, mai! Va sempre avanti e se non può andare avanti ci aspetta, ma non va mai indietro; vuole che i suoi figli siano coraggiosi e facciano i loro passi avanti. I figli, da parte loro, non devo-no aver paura dell’impegno di costruire un mondo nuovo: è giusto per loro desiderare che sia migliore di quello che hanno ricevuto! Ma questo va fatto senza arroganza, senza presunzione. Dei figli bisogna saper riconoscere il valore, e ai genitori si deve sempre rendere onore».

* * *Non poteva, infine, il Papa ricordare il quarto comandamen-to di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Dice Fran-cesco: «Questo comandamento contiene qualcosa di sacro, qualcosa che sta alla radice di ogni altro genere di rispetto fra gli uomini. E nella formulazione biblica si aggiunge: “per-ché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore tuo Dio ti dà”. Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società sen-za onore; quando non si onorano i genitori si perde il proprio onore! È una società destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccu-pazione, un peso, un rischio, è una società depressa. Pensia-mo a tante società che conosciamo qui in Europa: sono so-cietà depresse, perché non vogliono i figli, non hanno i figli. Perché? Se una famiglia generosa di figli è guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va! La generazione dei fi-gli dev’essere responsabile, ma avere più figli non può diven-tare automaticamente una scelta irresponsabile. Non avere figli è una scelta egoistica. La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce! I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell’apprezza-mento dei suoi doni. L’esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza».

I figli

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20 Accade a Salòa cura di Simone Bottura

Estate 2015, record di arrivi e presenze

Stagione turistica da incorniciare per Salò, complice anche il bel tempo che ha caratterizzato l’estate 2015. I dati provvisori incolonnati dall’assessorato al turismo della Provincia di Brescia rivelano che nei primi sette mesi dell’anno, da gennaio a luglio 2015, gli arrivi a Salò sono aumentati del 6,42% e le presenze del 9,83%.Nel periodo gennaio-luglio 2015 si sono registrati 28.120 arrivi e 99.190 presenze, contro i 26.424 arrivi e le 90.314 presenze del 2014. Si registra peraltro un vero e proprio boom del turismo italiano, che fa segna-re addirittura un +20% delle presenze rispetto al perio-do gennaio-luglio 2014. Analizzando i dati riguardanti i singoli mesi, in luglio 2015 si registra un +7,18% delle presenze di stranieri rispetto al luglio 2014 e addirittu-ra un +34,75% delle presenze italiane rispetto all’anno prima.

Una Ats per la depurazione del lago

L’11 settembre, nella sede della Comunità del Garda, 17 Comuni del lago hanno firmato l’at-to costitutivo dell’Associazione temporanea di scopo denominata “Garda Ambiente”. La Ats è pensata per promuovere il progetto di riquali-ficazione del sistema di raccolta dei reflui nel bacino benacense. Si tratta di un progetto da 220 milioni che prevede l’aggiornamento del depuratore di Peschiera, da destinare al servi-zio della riviera veronese (più Desenzano e Sir-mione), e la creazione di un nuovo depuratore per quella bresciana, con la conseguente di-smissione e rimozione delle vecchie tubature sub lacuali. Costo dell’opera 220 milioni, che si cercherà di ottenere dal Governo. Per finan-ziare il piano il Ministero dell’Ambiente chiede una proposta unitaria, un unico interlocutore e un progetto pronto ed attuale. Il progetto di massima, nel quale confluiscono i due proget-ti distinti di Garda Uno e del suo corrispettivo veronese, Ats, è pronto. Con la costituzione della Ats si possono ora soddisfare anche le altre condizioni. Il comitato di gestione della Ats è presieduto dal presidente onorario della Comunità del Garda, Aventino Frau e dai sin-daci Patrizia Avanzini (Padenghe), Giampiero Cipani (Salò), Roberto Tardani (Lonato) e Gior-gio Cauzzi (Cavriana).

Gli antichi archivi comunali sono onlineSi è tenuto venerdì 18 settembre a Salò un incontro per la presentazione al pubblico dell’archivio d’antico regime (1431-1805) del Comune di Salò, digitalizzato e messo in rete. L’iniziativa è stata realizzata, oltre che dall’Asar con il suo gruppo di archivisti, dal Politecnico di Milano, che, in collabora-zione con la Regione Lombardia, ha creato l’ambiente web “Archimista”, nel quale l’ar-chivio del Comune è stato inserito con le immagini di tutti i suoi documenti. Come si fa a consultare in rete l’archivio? In-nanzitutto si deve digitare il seguente in-dirizzo: www.archimistaweb.polimi.it. Si entra così nella pagina iniziale del sito Archimista predisposto dal Politecnico di Milano: qui si deve cliccare su Comune di Salò, riordino e inventariazione Sezione Antico Regime. A questo punto ci si trova nella pagina introduttiva dell’archivio di Salò, in fondo alla quale si clicca su Sezio-ne d’Antico Regime. Ed ecco l’archivio.

Il restauro dei monumentiDopo i Caduti, Zanardelli. La scorsa primavera si è data at-tuazione al restauro conservativo del monumento ai Caduti, scultura bronzea realizzata dal celebre scultore Angelo Za-nelli e collocata nel 1930 al centro di piazza Vittoria. Nelle prossime settimane sarà la volta del monumento dedicato allo statista Giuseppe Zanardelli, posizionato sul lungola-go, anch’esso realizzato da Zanelli, nel 1904. Le due opere risultavano coperte da depositi superficiali (polveri, inqui-namento, guano…) e patine di corrosione. Reclamavano in-somma un deciso intervento di manutenzione. Tra l‘altro, per preservare il monumento ai Caduti da comportamenti considerati poco consoni all’importanza artistica e al signifi-cato della scultura, il Comune ha sottoposto alla Soprinten-denza un progetto che prevede di collocare cippi e catenelle attorno al monumento stesso.

Il porto Canottieri intitolato a Melzani

È stato intitolato a Mauro Melzani il porto della Società Canottieri Garda di Salò. Scomparso lo scorso 29 giu-gno a soli 60 anni, tradito dalla malattia, Melzani è stato consigliere e presidente della società Canottieri Garda, che ha guidato dal 1997 al 2003, portando tra l’altro a compimento, durante la sua presidenza, il progetto di ampliamento del maggiore porto salodiano. Porto che ora la Canottieri ha deciso di intitolargli. La cerimonia si è svolta domenica 27 settembre.

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21Alla sera del terzo giorno

a cura di Bruno Marelli

21Alla sera del terzo giorno

a cura di Bruno Marelli

I l cammino è il tema conduttore del mese scorso. Sarebbe stato per me un

mese come gli altri, vissuto senza parti-colari emozioni o sorprese. I giorni che passano tutti uguali tendiamo a dimen-ticarli rapidamente. Fra qualche tempo, ne sono certo, di questo settembre re-sterà nella mia memoria nulla più di una sequenza di immagini molto diverse tra loro ma con un filo conduttore comune. Sono le immagini di chi ha lasciato la propria casa per raggiungere una meta sconosciuta.

PRIMO ALBUMQui ci sono le immagini di due amici, sa-lodiani, che hanno deciso di intrapren-dere il cammino che porta dai Pirenei fino a Santiago di Compostela. Un lungo viaggio che, io credo, si possa affrontare solo se e quando si ha un motivo molto forte per superare la fatica e le insidie di una impresa straordinaria, ora che siamo abituati a spostarci usando mezzi di trasporto moderni che ci permettono spostamenti più rapidi, comodi e veloci.Renato e Franco lo hanno fatto adesso. Era un progetto immaginato da tempo e diventato possibile ora che sono in pen-sione. Hanno intrapreso questo viaggio a piedi per una distanza lunga, quasi mil-le chilometri. E noi, un ristretto gruppo di amici, li abbiamo seguiti, tappa dopo tappa, grazie al racconto e alle immagini che ci hanno inviato ogni giorno. Oggi la tecnologia dei telefonini permette anche questo; noi da casa abbiamo partecipato al viaggio, condiviso le emozioni, sentito la fatica e seguito il cammino e questo è stato il nostro modo di essere con loro.

SECONDO ALBUMQui c’è una moltitudine che scappa dalla guerra. Le immagini di questi disperati in fuga sono arrivate fino a noi; è stato così ogni giorno per tutto settembre e ancora continuerà, purtroppo, nei mesi a venire. E sono immagini sempre più drammatiche, al punto che ormai è di-

ventato impossibile ignorare quello che sta succedendo al di là delle nostre colli-ne. Anche in questo caso siamo qualcosa di più che semplici spettatori, perché la forza e la crudezza di quelle immagini ci costringono ad interrogarci su quanto fragili siano gli equilibri sui quali abbia-mo costruito la nostra illusione di non essere direttamente coinvolti e quindi anche responsabili delle sofferenze di chi vive dall’altra parte del mondo.Tutto quello che accade lontano da qui ci tocca direttamente, soprattutto ades-so che quelle popolazioni decidono di lasciare le loro città dove sì è perduta ogni speranza, dove la vita è quotidia-namente in grave pericolo, dove le più elementari regole di convivenza tra gli uomini sono state sostituite da violenza e omicidi.Quelle immagini ci trascinano dentro a un dramma che è diventato anche no-stro. Nessuno di quei profughi è finora arrivato qui da noi, ma possiamo dire che questo faccia alcuna differenza? Certo che no! Ora sappiamo che loro sono alle nostre porte, che sono tanti e che sono disperatamente bisognosi di aiuto.Tuttavia possiamo dirci fortunati. A dif-ferenza di quelli che sono stati sorpresi dalla invasione di questi popoli in fuga, qui a Salò abbiamo avuto il tempo di capire quello che sta accadendo e di far crescere in noi l’umana consapevolezza che dobbiamo anche noi fare la nostra parte verso un’umanità che ha dispera-tamente bisogno di aiuto.E torniamo alla questione iniziale. Quale può essere il filo comune tra le immagi-ni di due amici sorridenti che affrontano un viaggio programmato da tempo con

quelle di gente sofferente e scacciata dalla propria casa?In realtà nulla tiene insieme situazioni così diverse. Eppure io credo che questa ricerca ci possa aiutare a osservare in modo nuovo quello che sta accadendo intorno a noi. È la grande forza del meta-noéite, il cambiare lo sguardo, cambiare pensiero, che ci permette di uscire dalla prigione delle nostre paure, dei nostri preguidizi.A spingere i passi di due amici lungo il cammino più lungo e faticoso della loro vita è certamente il desiderio di conclu-dere questa impresa ritrovandosi cam-biati da essa. La forza per farlo l’hanno trovata nella immensa risorsa che viene dalla speranza. Quello è il sottile filo da cercare. «La speranza è il solo bene che è comune a tutti gli uomini, e anche coloro che non hanno più nulla la possiedono ancora» diceva Talete. Se è la dispera-zione che ha messo questa umanità in fuga, è la speranza che li fa proseguire.Se cogliamo questo grande valore posi-tivo, possiamo guardare oltre la facile, e per certi versi inutile, pietà, superare la paura. La speranza che questa moltitudi-ne porta con se può divenire una risorsa per noi che sembriamo aver perduto la capacità di sperare.

TERZO ALBUMQui ho messo le immagini assolutamen-te private di mio figlio minore che lo scorso mese ha lasciato l’Italia per cerca-re lavoro in Cile. Anche lui ha il suo lun-go viaggio da affrontare, le sue paure da vincere, la grande nostalgia di casa an-cor prima di partire. Ad accompagnarlo la speranza di una vita adulta che inizia.

Come fotografie, raccolgo in tre album le im-magini che la mia mente ha memorizzato in questo mese di settembre. Sono immagini di-verse tra loro, troppo diverse; al punto che mi pareva impossibile trovare tra loro un nesso. Eppure esiste un sottile filo che le unisce nel racconto che si sta formando nella mia mente. Questa pagina è dedicata alla ricerca di questo filo, di un senso che metta insieme vicende uma-ne diverse fra loro.

Un Cammino di Speranza

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22 Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Comunione universale

Papa Francesco: Laudato si’ (Enciclica sulla cura della casa comune)

Guida a cura di Carlo Petrini – Ed. San Paolo

«Le creature di questo mondo non pos-sono essere considerate un bene senza

proprietario. Sono tue, Signore amante della vita (Sap. 11,26). Questo induce alla convinzione che essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisi-bili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un ri-spetto sacro, amorevole e umile».Ogni Enciclica è per definizione una sintesi si-gnificativa di un Papato e, col passare dei secoli, tante volte viene citata dalle prime parole che ne hanno caratterizzato il Pontificato. Sotto questo profilo temporale, originale è apparsa a tutti la scelta di Papa Bergoglio il quale nella sua Encicli-ca ha ripreso il tema dominante della poesia di Francesco che costituisce l’inizio dell’analisi della nostra produzione letteraria:“Laudato si’, mi Signore per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba” (Cantico delle creature). Originale è apparsa la scelta di Papa Bergoglio che non solo ha voluto come tema dominante i versi di Francesco, ma ne ha assunto anche il nome. La guida alla lettura è di Carlo Pe-trini, noto operatore economico che non esita a confessarsi “lettore non credente” condividendo però sempre «la riflessione gioiosa e drammatica del Papa, perché piena di speranza anche quan-do descrive i peggiori disastri in cui viviamo” e quando sottolinea il grande danno che abbiamo fatto alle cose e alle persone impostando i no-stri modelli di sviluppo in maniera dissennata la-sciando che la nostra politica causasse un grande deterioramento della nostra casa comune».Infatti il sorprendersi ed intenerirsi per la bellezza del Creato propria di San Francesco, porta come conseguenza la necessità di cogliere e custodire, come è scritto nella Genesi (2,15). È necessario quindi impostare una nuova ecologia perché “la cura della nostra vita e delle nostre relazioni con

la natura è inseparabile dalla giustizia e dalla fe-deltà nei confronti degli altri”. Allora niente ci sarà precluso nella sobrietà, nella valorizzazione delle diversità umane e naturali, il che ci permet-terà di debellare la fame e la malnutrizione, ci indurrà a ritrovare la pace tra tutti gli uomini e le donne e ci restituirà una pace, un rinnovato piacere di saper stare al mondo.

E adesso… loro!Prima campanella e via ad un nuovo anno scolasti-co! Molte sono le novità sotto il profilo organizza-tivo sulla stabilità dei docenti grazie ad un numero significativo di assunzioni. Oltre le specifiche disci-pline ci sarà (l’ho dedotto dalla lettura dei giornali) il potenziamento con insegnamenti opzionali e la disponibilità per le supplenze.Per quel che ho letto, si tratta di innovazione finaliz-zata a migliorare la scuola che sicuramente trarrà beneficio dalla stabilità dei docenti che potranno avere opportune occasioni per l’aggiornamento. Da docente di tempi “preistorici”, sono consapevole delle importanti innovazioni tecnologiche di cui si vale l’insegnamento che nella sostanza presuppone un serio impegno sia per l’attività didattica sia per il necessario e indispensabile aggiornamento. Sono felice di avere l’opportunità di formulare per tutti auguri profondamente sentiti, con l’animo carico di ricordi.

LAUDATO SI’del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune

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23Altre note...a cura di Giancarlo Giacomuzzi

D i leggende sul tempo di Alessandro Magno ne sono sorte molte, la sua stessa vita, le sue vittorie, il suo percorso sto-

rico le hanno favorite, ma ce n’è una riportata anche in un arti-colo di Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia all’Università di Milano, che merita di essere raccontata e letta. È una leggenda chassidica che ci riporta a quei tempi. Narra dun-que che Alessandro Magno, prima di dare l’assalto ad una cit-tà, era solito mandare in avanscoperta un suo uomo fidato, una spia insomma che potesse riferire. L’uomo viveva qualche giorno nella città e poi tornava dal Re dei re a comunicargli la strategia migliore per conquistarla, segnalandone i suoi punti deboli, le armi in possesso dei suoi abitanti, le eventuali trappole di difesa predisposte. Un giorno l’esercito di Alessandro si arrestò davanti ad un misero villaggio ebraico, una preda che sembrava facile da conquistare e del tutto inerme, ciononostante il Re, come sem-pre aveva fatto, mandò avanti il suo uomo fidato. Quando qualche giorno dopo questi fece ritorno, il Re chiese quale strategia potesse adottare per la conquista del villaggio, certo che la spia gli avrebbe consigliato un attacco frontale, im-mediato e facile. Con immenso stupore del padrone del mondo la spia rispose che il villaggio non sarebbe mai stato conquistato. “Forse hanno armi particolarmente potenti che noi non conosciamo o sono uomini forti e possenti, o conoscono trabocchetti, porte segrete, tranelli?” chiese Alessandro: “Niente di tutto questo, è solo un villaggio affamato con i suoi abitanti allo stremo delle forze, ba-sterebbe un pugno di uomini per conquistarlo” rispose la spia. Ma Alessandro voleva sapere, comprendere la verità nelle pa-role che aveva appena sentito e dovette insistere ricevendo la seguente risposta. “Mio Re, ho girato in lungo e in largo il villaggio e passando sot-to le mura della scuola nel sentire i bambini che, come passeri felici, cinguettavano la Torah ho capito che un popolo che mette così tanta cura e passione nell’istruzione dei bambini, non sarà mai conquistato, la cultura e la memoria vinceranno sempre sulle armi”. La leggenda ci dice che Alessandro, dopo una bre-ve riflessione, insignì la spia di una onorificenza, ordinò alle sue truppe di passare oltre il villaggio e se ne andò lasciando in pace il piccolo paese di ebrei, la sua scuola e i suoi bambini felici come passeri di cinguettare la cultura. Chissà se oggi un generale, ben sistemato nel suo ufficio, fer-merebbe i suoi droni per risparmiare una scuola, e chissà se la leggenda che è stata tramandata è vera oppure se Alessandro non abbia semplicemente raso al suolo il villaggio. La cosa che preme sottolineare è comunque la forza che può avere la scuola e l’istruzione, forse il baluardo più fragile ma al contempo più tenace contro la barbarie di ieri e di oggi. La scuola è il solo ambiente nel quale istruzione e socializzazione si danno la mano e camminano insieme, perché si va a scuola per imparare insieme ad altri bambini e quando tutti insieme hanno capito si può dire di aver imparato. Più impegno lo studente sa-prà dedicare allo studio più avrà possibilità di costruirsi un futuro migliore, ma anche di capire il suo prossimo, ovvero il mondo.

Il dipinto di questo mese è un acquarello di chis-sà quale autore che ritrae una bambina attenta a compitare. La poesia è una poesia del poeta li-gure Camillo Sbarbaro (1888/1967) insegnante di latino e greco al Liceo di Santa Margherita Ligure, personalità artistica riservata ed originale; lasciò segni di sé in Eugenio Montale. Il suggerimento musicale cade sulla Sinfonia n. 2 op. 17 di Peter Ilic Ciaikovski (1840/93), la più russa delle sue sinfonie composta durante un suo soggiorno in Ucraina in diretto contatto con i canti popolari di quella terra, un contatto con la sua terra che non troverà più nelle sue altre composizioni.

L’ultimo baluardo contro la barbarie

Talor, mentre cammino solo al solee guardo coi miei occhi chiari il mondoove tutto m’appar come fraterno,l’aria, la luce, il filo d’erba, l’insetto,un improvviso gelo al cor mi coglie.Come uno smarrimento,uno sgomento pueril.Mi seggotutto solo sul ciglio della strada,guardo il mio misero angusto mondoe carezzo con man che trema l’erba.

Page 24: Madonna col Bambino, San Marco e il Provveditore mensile ...della comunità di Salò ANNO LXIV - n. 8 ottobre 2015 Madonna col Bambino, San Marco e il Provveditore Giovanni Barbaro

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SS. MESSEDUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

Chiesa di S. BENEDETTO

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• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30 (esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa di S. GIOVANNI

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RENZANO

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CHIESA - CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

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IL DUOMO - n. 8 Ottobre 2015

Anno LXIV - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 5/10/2015 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

OTTOBREDomenica 11 ICFR 2 Gruppo S. Angela Merici – in Duomo ore 9,30 S. Messa poi incontro in Oratorio con pranzo

Martedì 13 ore 16,00 S. Messa al Cimitero ore 20,45 per la zona pastorale a Fasano Adorazione eucaristica per la vita (1)

Mercoledì 14 ore 20,30 in canonica: Animatori delle Liturgie domenicali (1)

Giovedì 15 ore 20,30 a Roè Volciano: Scuola biblica zonale sui Salmi (don Armellini)

Venerdì 16 ore 20,30 Chiesa della Visitazione: Oratorio musicale con preghiera mariana

Domenica 18 88a GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE ICFR 5 Gruppo S. Giovanni Piamarta – in Duomo ore 9,30 S. Messa poi incontro in Oratorio ore 15,00 incontro gruppo Gerusalemme (S. Filippo Neri) a Toscolano

Martedì 20 Gita pellegrinaggio per collaboratori parrocchiali a Fontanellato di Parma

Mercoledì 21 ore 9,30 a Gavardo incontro dei sacerdoti con il Vescovo ore 20,30 in canonica: Ministri straordinari dell’Eucarestia (1) ore 21,00 in Oratorio: Scuola di Comunità C. L.

Giovedì 22 ore 20,30 a Roè Volciano: Scuola biblica zonale sui Salmi (don Armellini) ore 20,30 in canonica redazione de “Il Duomo”

Sabato 24 ore 20,00 incontro gruppo A famiglie in Oratorio

Domenica 25 ore 9,30 in Duomo rito di presentaz. dei Battezzandi del 15 novembre ICFR 3 Gruppo S. Carlo Borromeo – in Duomo ore 9,30 S. Messa poi incontro in Oratorio con pranzo

Mercoledì 28 ore 20,30 in canonica: Animatori delle Liturgie domenicali (2)

Giovedì 29 ore 20,30 a Roè Volciano: Scuola biblica zonale sui Salmi (don Armellini)

Venerdì 30 ore 20,30 Chiesa della Visitazione: Oratorio musicale con preghiera mariana

NOVEMBREDomenica 1 Messe secondo orario festivo e ore 15,00 S. Messa al Cimitero (con indulgenza plenaria per i defunti)

Lunedì 2 ore 7,30 e 15,00 S. Messe al Cimitero

Martedì 3 ore 20,30 Aula Magna dell’Oratorio per la zona pastorale “Mia Madre” - Ufficio famiglie Brescia per chi desidera saperne di più.

Mercoledì 4 Ritiro presbiteri a Montecastello ore 20,45 in Oratorio: incontro per catechistiGiovedì 5 ore 16,30 alla Chiesa di S. Giovanni: Esposizione e Adorazione ore 18,30 S. Messa per i benefattori zdella parrocchia ore 20,30 in Oratorio compieta e catechesi per la Parrocchia e la Zona pastorale: Misericordia e Confessione (Prof. don Maiolini)