Delibera di C.P. - Provincia di Lecco · L’adeguamento del Piano Territoriale di Coordinamento...

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Delibera di C.P.n. 7 del 23 e 24.03.2009

PROVINCIA DI LECCO

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Adeguamento alla L.R. 12/2005

RASSEGNA DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

- REGIONALE, PROVINCIALE E DI SETTORE -

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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L’adeguamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale alla L.R. 12/2005 è stato redatto a cura del Settore Territorio Trasporti – Assessorato al Territorio della Provincia di Lecco: Assessore: Emanuele Panzeri Dirigente: Ernesto Crimella

Ufficio di Piano: Alessia Casartelli Chiara Orio Monica Santambrogio Davide Spiller Sandra Zappella Gianluca Beltrame Franco Benetti Antonella Cassinelli

con la consulenza di:

CAIRE Urbanistica:

Ugo Baldini Giampiero Lupatelli Paolo Rigamonti Contardo Crotti Norberto Invernici Omar Tondelli Silvia Alborghetti Stefano Botti Antonella Borghi

AMBIENTEITALIA:

Maria Berrini Michele Merola Barbara Monzani Giuseppe Dodaro Anna Bombonato Corrado Battisti Elisabetta Volpato

Rassegna della Pianificazione Territoriale – regionale, provinciale e di settore

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S O M M A R I O

L’ADEGUAMENTO DEL PTCP DI LECCO ALLA L.R. 12/2005. NUOVI CONTENUTI ED

AGGIORNAMENTO DELLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA ............................................ 5

L’AREA LECCHESENEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE....................................... 9

PREVISIONI PTCP CONTERMINI........................................................................39

PIANI DI SETTORE ..........................................................................................55

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L’ADEGUAMENTO DEL PTCP DI LECCO ALLA L.R. 12/2005. NUOVI CONTENUTI ED AGGIORNAMENTO DELLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Sin dal marzo 2004 la Provincia di Lecco ha approvato il proprio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) che rappresenta lo strumento attraverso il quale la Provincia garantisce una importante funzione di governo del territorio provinciale; una funzione che si esercita in modo particolare attraverso una azione di coordinamento della pianificazione urbanistica comunale, tanto più necessaria e rilevante in un territorio quale è quello lecchese che vede una forte frammentazione del quadro amministrativo comunale.

Già nella impostazione del PTCP vigente la Provincia di Lecco, ben consapevole della vastità dell’impegno da affrontare e della necessaria processualità della azione di pianificazione, da precisare e mettere a punto sulla base di una esperienza che si sarebbe via via venuta accumulando, aveva messo in conto una azione di “manutenzione programmata” del proprio Piano che, con successivi approfondimenti, integrazioni e revisioni, avrebbe dovuto allargare il tiro della propria azione e migliorare l’efficacia del proprio contributo allo sviluppo di politiche territoriali sostenibili.

Mentre questa attività (la c.d. “seconda fase”, prevista anche normativamente dal PTCP 2004) era in campo è intervenuta la importante novità della Legge Regionale sul Governo del Territorio L.R. 12/2005 che ha introdotto nuove coordinate per l’azione di pianificazione provinciale e per il suo rapporto con una strumentazione urbanistica comunale che la stessa legge regionale veniva nel frattempo rivoluzionando profondamente nella struttura e nei contenuti.

In particolare la documentazione che costituisce la variante di adeguamento del PTCP è composta (oltre che dalla nuova stesura delle cartografie del Quadro Strutturale del PTCP, ora articolate in tre serie di tavole al 25.000, in luogo delle due serie del Piano attualmente vigente, e dal nuovo testo dell’articolato normativo, presentato da una sintetica relazione che illustra il significato e la novità della manovra messa in campo) da cinque monografie che hanno il compito di integrare ed aggiornare la relazione illustrativa del PTCP avendo riguardo ai temi ed agli aspetti approfonditi nella attività di adeguamento.

Si tratta in particolare di 6 monografie che riguardano rispettivamente:

A. Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica;

B. Rassegna delle esperienze di cooperazione intercomunale;

C. Rassegna della pianificazione territoriale regionale, provinciale e di settore;

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D. Le politiche insediative;

E. Ambiti ed aree agricole;

F. La rete ecologica.

La Monografia A, in particolare, rappresenta un nuovo contributo che si inserisce a valle dei capitoli 1 e 2 della relazione illustrativa del PTCP vigente (che verranno accorpati nella stesura finale) e presenta il sistema degli obiettivi del Piano anche alla luce di valutazioni condotte con una analisi SWOT (acronimo dalle iniziali dell’inglese “Strength”, “Weakness”, “Opportunities” e “Treaths”) sui punti di forza e di debolezza del territorio provinciale e delle sue più significative articolazioni e sulle opportunità e minacce che per esse si delineano nello scenario di prospettiva; la monografia è corredata da un essenziale set di indicatori per i diversi ambiti territoriali presi in considerazione (in particolare i tre macro-ambiti, i circondari e l’articolazione delle Comunità Montane) posti in relazione con i benchmark rappresentati dall’aggregato regionale e provinciale.

L’esplicitazione del sistema degli obiettivi articolato ed argomentato serve una più esplicita considerazione che il PTCP adeguato vuole avere della dimensione strategica della pianificazione ed in particolare della nuova attenzione alla promozione sul territorio di percorsi di cooperazione intercomunale che, poggiando proprio su un approccio strategico, sappiano far avanzare ed evolvere l’attuazione delle politiche territoriali del PTCP. A supporto di questa strategia, la Monografia B, raccoglie, illustra e commenta le esperienze (numerose e significative) di cooperazione intercomunale già oggi presenti nel territorio provinciale, ancorché con una geografia articolata e asimmetrica; esperienze che costituiscono la premessa più significativa ad un successo delle politiche di un nuovo PTCP che, come si potrà constatare dalla lettura del testo normativo o anche solo della sua sintesi illustrativa, molto scommette sulla capacità dei comuni (tanto più in quanto sostenuta da un adeguato supporto logistico della Provincia) di costruire politiche territoriali capaci di coniugare positivamente la risposta alle domande espresse dalle comunità locali con le esigenze di cogliere e sostenere le opportunità di sviluppo che si presentano al sistema lecchese e, non di meno, a garantire quelle condizioni di sostenibilità ambientale e di vivibilità rappresentate con sempre maggiore convinzione ed energia tanto nella sensibilità della popolazione che nella articolazione del quadro legislativo regionale, nazionale e comunitario. Questa monografia si configura, dunque, come un nuovo capitolo della relazione illustrativa.

Sempre in termini di innovazione dell’apparato conoscitivo su cui poggia l’azione del PTCP adeguato deve essere considerata la Monografia C che presenta lo stato dell’arte della pianificazione di livello regionale e provinciale. Si discute in quest’ambito, in particolare, delle novità contenute nei documenti del Piano

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Territoriale Regionale, in corso di formazione, letti dalla specifica visuale del territorio lecchese; al PTR si affianca la considerazione dei contenuti della Pianificazione Territoriale Provinciale operante nei territori limitrofi alla provincia di Lecco e, quindi, presenti nei PTCP di Sondrio, Bergamo, Milano e Como, analizzati per ciò che riguarda le specifiche “politiche di confine” ma anche per operare un confronto sulle diverse politiche e strategie normative messe in campo dai diversi piani su temi di interesse comune, dai temi dello sprawl e del consumo di suolo a quelli delle tutele paesistiche. Il panorama della pianificazione vigente è inoltre completato dall’esame dei Piani di Settore a vario titolo operanti nel territorio provinciale.

La Monografia D aggiorna invece quello che può essere individuato come il cuore tematico del PTCP vigente rappresentato dalle politiche insediative e dalla considerazione delle componenti endogena ed esogena della domanda generata da famiglie e imprese presenti nel territorio provinciale o, invece, attratte dalle sue peculiari condizioni d’ambiente. Questa monografia aggiorna (e quindi sostituisce) i capitoli 3 e 4 della Relazione Illustrativa del PTCP 2004 sul versante delle dinamiche demografiche e insediative, in particolare residenziali, e – inoltre - propone una nuova visione dei temi relativi all’assetto degli insediamenti produttivi ed alle loro esigenze di consolidamento, innovazione e riqualificazione, con una forte attenzione ai temi della sostenibilità, rappresentando così una radicale integrazione dei contenuti del capitolo 7 della stessa Relazione Illustrativa che anch’esso è integralmente aggiornato e sostituito dai nuovi contenuti.

La Monografia E propone una rinnovata attenzione ai temi del sistema agroforestale, già trattati dal capitolo 9 della Relazione Illustrativa del PTCP 2004, ora riconsiderati alla luce delle nuove valenze attribuite dalla L.R. 12/2005 alla pianificazione provinciale proprio in relazione alla individuazione ed alla disciplina di ambiti e aree agricole. Così la considerazione della articolazione territoriale e paesistica del territorio provinciale, già sviluppata nella precedente stesura di Piano, si arricchisce oggi di una puntuale disamina dei fattori caratterizzanti l’utilizzazione agricola del territorio, tanto sotto il profilo fisico ambientale che in relazione alle caratteristiche economiche delle aziende operanti, per proporre un bilancio territoriale della presenza agricola che costituisce lo sfondo per impostare una politica fortemente orientata alla conservazione del suolo agricolo, contrastando le dinamiche erosive (e di abbandono) a cui esso è stato esposto con particolare intensità nel corso degli ultimi decenni.

La Monografia F, infine, propone un approfondimento del tema della rete ecologica trattato nel PTCP vigente al paragrafo 8.2.

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L’AREA LECCHESENEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE

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L’AREA LECCHESE NEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE

Nonostante il Piano Territoriale Regionale (PTR) sia ancora in fase di elaborazione, dal Documento di Piano disponibile nella sua prima versione, dell’aprile 2007, si può già cercare di tratteggiare quali tendenze Regione Lombardia individua, intende favorire oppure moderare sul suo territorio e quali prospettive ha per il futuro delle sue città e delle sue province.

Volendo focalizzare l’attenzione sul territorio della Provincia di Lecco e su quale ruolo il PTR immagina possa e debba giocare nel panorama regionale, di seguito sono riportate le analisi e alcuni indirizzi che il PTR riferisce più o meno direttamente al territorio lecchese. Il PTR infatti solo raramente dà specifiche indicazioni per territori precisi, piuttosto individua tipologie di territori (sei Sistemi territoriali) da riconoscere trasversalmente, e spesso discontinuamente, sul territorio regionale, e delle tematiche (cinque Temi). Per ognuno poi dei Sistemi e dei Temi declina degli obiettivi mirati, che discendono dai 24 obiettivi generali che il Piano si dà.

Di seguito sono riportate prima alcune considerazioni riportate dal PTR in merito alla città di Lecco; poi le considerazioni sui quattro Sistemi territoriali che potrebbero riguardare il territorio lecchese. Queste considerazioni si compongono di una parte di analisi discorsiva, in cui si integrano le citazioni dal PTR con titoli e considerazioni, una schematica analisi SWOT e un elenco di obiettivi, entrambi riportati come proposti nel testo del Piano Regionale; infine è riportato un accenno che il piano fa in merito ai Piani Territoriali Regionali d’Area.

Si può già anticipare che il PTR sembra puntare molto sulle potenzialità del sistema lombardo dei laghi di diventare nuovo, ancora inutilizzato, motore di sviluppo, sembra osservare abbastanza criticamente il sistema metropolitano che deve invertire tendenze di sviluppo in atto per puntare sulla qualità territoriale, sembra fiducioso sulle risorse naturali di cui il sistema della montagna dispone e che possono efficacemente evitare il rischio di abbandono e degrado, e sembra chiedere all’ibrido territorio pedemontano la capacità di “reinventarsi” e fare da cerniera tra sistemi diversi.

Sono riportate tra virgolette tutte le citazioni tratte dal PTR e sono sottolineate le considerazioni che esprimono un qualche tipo di prospettiva futura o di indirizzo.

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LA CITTÁ DI LECCO

LECCO nel sistema dei laghi

“L’idea di creare una rete di poli più efficienti può fare perno anche sui laghi interni alla regione rafforzando il ruolo delle città capoluogo collocate nelle aree perilacuali, Varese, Como, Lecco, Mantova, ma anche dei principali centri quali Desenzano del Garda. Così come il sistema pedemontano, anche il sistema del laghi può rivestire un ruolo determinante nel riequilibrio territoriale generale e nell’offrire opportunità di crescita al comparto montano, costituendo un fattore di attrazione turistica con una domanda differenziata e non solo per il turismo giornaliero limitato alle sponde lacuali, di localizzazione di funzioni di alto rango o divenendo un riferimento per le aree montane per i servizi complementari, che non sempre possono svilupparsi per realtà urbane rarefatte quali quelle montane.” (PAG. 115 Documento di Piano)

LECCO nel sistema pedemontano

“Il sistema pedemontano interessa varie fasce altimetriche; è attraversato dalla montagna e dalle dorsali prealpine, dalla fascia collinare e dalla zona dei laghi insubrici, ciascuna di queste caratterizzata da paesaggi ricchi e peculiari.

Geograficamente il sistema territoriale si riconosce in quella porzione a nord della regione che si estende dal lago Maggiore al lago di Garda comprendendo le aree del Varesotto, del Lario Comasco, del Lecchese, delle valli bergamasche e bresciane, della zona del Sebino e della Franciacorta, con tutti i principali sbocchi vallivi. Comprende al suo interno città, quali Varese, Como e Lecco, che possono essere identificate come “città di mezzo” tra la grande conurbazione della fascia centrale e la regione Alpina.” (PAGG. 41 e 106 Documento di Piano)

LECCO come area PUSH (Potential Urban Strategic Horizons)

“Un primo sguardo al territorio lombardo da una prospettiva europea evidenzia la presenza di Milano e della regione metropolitana, quale nodo di importanza europea per connessione al network dei trasporti, per presenza di importanti funzioni per la formazione, per il livello decisionale e il sistema economico nel suo complesso, e molti poli di interesse nazionale o locale: una densità di aree funzionali caratterizzate dalla concentrazione di popolazione, un’importante presenza di aree con funzione di attrazione turistica, una fitta presenza di nodi industriali talora competitivi anche a livello globale. Generalmente solo le funzioni industriali e turistiche appaiono diffuse sul territorio, mentre le altre sono fortemente polarizzate sul capoluogo.

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Le potenzialità emergono anche dalle caratteristiche del tessuto territoriale in cui è inserita la regione: non solo la Lombardia, ma tutta l’area della Pianura Padana è caratterizzata da una forte densità di aree funzionali urbane, tanto da caratterizzarsi come un continuum di aree PUSH (Potential Urban Strategic Horizons) che la collegano con il resto dell’Italia e con altre regioni europee e Cantoni svizzeri confinanti. Vigevano, Varese, Bergamo, Busto Arsizio, Como, Desio, Gallarate, Lecco, Milano, Pavia e Sondrio sono tutte aree PUSH transnazionali che possono creare valore sul territorio e trarre beneficio dalla cooperazione progettuale con aree delle nazioni confinanti.” (PAG. 37 Documento di Piano)

LECCO come polarità storica nel sistema metropolitano lombardo:

“Il sistema metropolitano lombardo può essere distinto in due sub sistemi, divisi dal corso del fiume Adda, che si differenziano per modalità e tempi di sviluppo e per i caratteri insediativi. Ad ovest dell'Adda si situa l'area metropolitana storica incentrata sul tradizionale triangolo industriale Varese - Lecco - Milano, convergente sul capoluogo regionale, caratterizzata da elevatissime densità insediative, ma anche da grandi spazi verdi tra le conurbazioni dei vari poli. Il progressivo ampliamento dei poli urbani del sistema metropolitano, caratterizzato da aree residenziali, industrie, oggi anche dismesse, servizi, infrastrutture, aree libere residuali, si sovrappone

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alla struttura originaria inglobando vecchi tessuti agrari (le cui tracce permangono qua e là), vecchie cascine e i centri rurali, un tempo autonomamente identificabili e oggi divenuti satelliti di un unico organismo.” (PAG. 83 Documento di Piano)

Le polarità emergenti:

Lecco viene indicata come città strategica nella prospettiva europea, ma il territorio provinciale nelle dinamiche regionali non rientra fra le polarità individuate come emergenti.

IL TERRITORIO LECCHESE

Il PTR nell’analisi del territorio regionale individua sei tipologie di ambiti che singolarmente descrivono i caratteri e le peculiarità di sei principali spazi cui si può ricondurre la realtà lombarda, e insieme ne restituiscono la complessità regionale.

Non si tratta ovviamente di ambiti perimetrati rigidamente , bensì, per meglio dire, di “sistemi” che, sulla base delle loro specifiche strutture morfologico-

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organizzative, intessono differenti tipi di relazioni al loro interno e con l’intorno.

I sei sistemi sono:

• Sistema metropolitano lombardo

• Sistema della montagna

• Sistema pedemontano

• Sistema dei laghi

• Sistema della pianura irrigua

• Sistema del Po e dei grandi fiumi di pianura

e per ognuno il Documento di Piano del PTR individua caratteristiche, tendenze in atto, rischi e interpretazioni, oltre a condurre una schematica analisi SWOT e a stilare una serie di obiettivi specifici.

La Provincia di Lecco, seppur con i suoi appena 800 Km2 di estensione, si dirama tra territori di pianura, collina e montagna riconoscendosi in ben quattro dei suddetti sistemi regionali ognuno dei quali esprime esigenze, problematiche e risorse. Il PTCP lecchese dunque per recepire le indicazioni e i suggerimenti del Piano Regionale dovrà tentare di ricomporre e guidare territori che la Regione tratteggia nei quattro seguenti modi, di cui sono riportati gli elementi salienti e le tendenze. In particolare, nell’analisi SWOT, dall’individuazione delle potenzialità e dalla lettura degli obiettivi specifici, si possono delineare le prospettive che secondo il PTR le aree esprimono.

1) Il sistema territoriale metropolitano lombardo

Riguarda la porzione più meridionale della provincia di Lecco, quella che a al confine con la provincia di Milano a Sud, e ad Ovest con la provincia di Como, diventa periferia della conurbazione Milanese riproponendone, anche se talvolta diluiti, i seguenti caratteri.

Densità elevate, spazi verdi e spazi aperti di risulta

“Il sistema metropolitano lombardo può essere distinto in due sub sistemi, divisi dal corso del fiume Adda, che si differenziano per modalità e tempi di sviluppo e per i caratteri insediativi. Ad ovest dell'Adda si situa l'area metropolitana storica incentrata sul tradizionale triangolo industriale Varese - Lecco - Milano, convergente sul capoluogo regionale, caratterizzata da elevatissime densità insediative, ma anche da grandi spazi verdi tra le conurbazioni dei vari poli. Il progressivo ampliamento dei poli urbani del sistema metropolitano, caratterizzato da aree residenziali, industrie, oggi

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anche dismesse, servizi, infrastrutture, aree libere residuali, si sovrappone alla struttura originaria inglobando vecchi tessuti agrari (le cui tracce permangono qua e là), vecchie cascine e i centri rurali, un tempo autonomamente identificabili e oggi divenuti satelliti di un unico organismo. Ad Est dell’Adda...”

Mancata coordinazione sovracomunale e consumo di suolo

“ Purtroppo lo sviluppo dell'area metropolitana lombarda, a causa anche delle divisioni amministrative, di un deficit decisionale e della difficoltà di coordinamento tra enti locali per la pianificazione di area vasta e la gestione degli impianti di scala sovra comunale è avvenuto senza una chiara visione di pianificazione complessiva, a volte in modo disperso e, per questi motivi, ha condotto ad un elevato consumo di suolo.”

Dispersione insediativa e mobilità privata

“Queste tendenze hanno determinato nel tempo la costituzione di un territorio molto costruito, con insediamenti molto densi ed, insieme, una dispersione insediativa che comporta una crescente erosione di suolo libero e una sempre maggiore domanda di mobilità, con flussi fortemente intrecciati, singolarmente di piccola entità, a cui è difficile rispondere con un sistema di servizi pubblici. Gli effetti si manifestano sia per quanto riguarda la mobilità sia negli impatti sulla qualità dell’ambiente. Spesso la domanda di suolo per edificazione si rivolge ad aree verdi e ad aree agricole, con conseguente perdita di suolo di pregio.”

Grandi superfici commerciali e conseguenze

“Anche la diffusione di grandi superfici commerciali ha originato effetti di trasformazione molto importanti, sotto il profilo insediativo (creazione di nuove polarità), ambientale (occupazione di suolo e impatto atmosferico ed acustico), della mobilità (generazione di forti flussi di movimenti su gomma), socio-economico (rischio di desertificazione commerciale nei centri urbani minori), paesaggistico (costruzioni spesso non inserite nel contesto).”

Congestione e generazione del traffico

“La congestione presente nei principali poli e lungo le principali vie di accesso dimostra la necessità di interventi urgenti. Le misure attivate hanno generalmente cercato di soddisfare la domanda di mobilità individuale senza affrontare il problema della generazione del traffico, ossia all'origine, e non sono pertanto risultate risolutive.”

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Correlazione rete ferroviaria e insediamenti

“La valorizzazione del Sistema Ferroviario Regionale (SFR) comporta tuttavia una pianificazione coerente degli insediamenti, perché risultino meno dispersi, abbandonando la pericolosa tendenza ad affidare, a posteriori, al sistema di trasporto la soluzione di ogni problema di mobilità.”

Inquinamento e pressione insediativa

“La congestione stradale derivante dal modello insediativo e dalle preferenze della popolazione contribuisce in modo significativo all'inquinamento atmosferico, che presenta da anni picchi preoccupanti nelle aree di maggior peso insediativo. L'inquinamento dell’ambiente in generale e l’erosione di suolo libero, dovuti essenzialmente alla pressione insediativa, costituiscono una delle maggiori criticità dell'area, e uno dei maggiori pericoli per il mantenimento delle caratteristiche ambientali lombarde e della biodiversità locale.”

Tessuto di PMI (Piccole e Medie Industrie)

“... La ridotta propensione all'innovazione del tessuto produttivo, costituito prevalentemente da aziende di piccole e medie dimensioni, potrebbe costituire un pericolo di fronte ai mercati internazionali, in cui l’innovazione diventa sempre più fattore di competitività.”

Qualità ambientale e attrattività

“La scarsa qualità ambientale, inoltre, comporta rischi per lo sviluppo futuro, poiché determina una perdita di competitività nei confronti dei sistemi metropolitani europei concorrenti, inducendo organizzazioni scientifiche avanzate e investitori a non stabilirsi nell'area e scegliere altre metropoli europee. Infatti, essendo la qualità della vita, di cui la qualità ambientale è parte fondamentale, una caratteristica essenziale dell'attrattività di un luogo, diventa determinante nelle localizzazione non solo delle famiglie ma anche di alcune tipologie di imprese, soprattutto di quelle avanzate.”

Contenimento dello sviluppo urbano e del continuum edificato per garantire corretti rapporti città-campagna

“I processi conurbativi stanno in molti casi portando alla saldatura di nuclei una volta distinti secondo modelli insediativi lineari o diffusi che perseguono troppo spesso logiche funzionali avulse da quelle su cui si è storicamente costruito, caratterizzato e valorizzato il territorio. Gli sviluppi infrastrutturali tendono anch’essi a sovrapporsi al territorio, lacerandone i sistemi di relazione esistenti, ignorandone le regole costitutive e spesso senza provare a proporne

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di altrettanto pregnanti. Il contenimento degli sviluppi urbani costituisce così ormai per molte parti dell’area una delle grandi priorità anche dal punto di vista paesaggistico e ambientale, per garantire un corretto rapporto tra città e campagna, ridare spazio agli elementi strutturanti la morfologia del territorio, in primis l’idrografia superficiale, riassegnare qualità alle frange urbane ed evitare l’annegamento dei centri urbani e delle permanenze storiche in un continuum edificato.”

Difficoltà di coordinamento interistituzionale

“Molte delle carenze sopra segnalate vanno fatte risalire probabilmente ad un deficit di capacità decisionale e alla difficoltà di coordinamento interistituzionale...”

Analisi SWOT Sotto sono riportate, come per i sistemi territoriali successivi, solo alcune delle schematiche voci che costituiscono l’analisi SWOT che del sistema Metropolitano fa il Piano Territoriale Regionale (PTR); sono tralasciate quelle note che evidentemente caratterizzano tessuti del territorio metropolitano non riconducibili all’area lecchese. Le voci riportate con il punto di domanda sono di dubbio inserimento e di dubbia pertinenza con l’area metropolitana lecchese.

PUNTI DI FORZA

• Morfologia territoriale che facilita gli insediamenti e gli scambi

• Abbondanza di risorse idriche

• Presenza di parchi di dimensioni elevate e di grande interesse naturalistico

• Presenza di aste fluviali di grande interesse dal punto di vista ambientale, paesaggistico e turistico

• Posizione strategica, al centro di una rete infrastrutturale importante che lo collega al resto d'Italia, all’Europa e al mondo

• Dotazione di un sistema aeroportuale significativo

• Dotazione di una rete ferroviaria locale densa, potenzialmente in grado di rispondere ai bisogni di mobilità regionale

• Presenza di molte e qualificate università e centri di ricerca

• Apparato produttivo diversificato, diffuso e spesso avanzato

• Presenza di forza lavoro qualificata e diversificata

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• Elevata propensione all’imprenditorialità

• Rete ospedaliera di qualità

• Sistema scolastico complessivamente buono, anche in termini di diffusione sul territorio

• Integrazione della nuova immigrazione

DEBOLEZZE

• Bassa qualità degli insediamenti e dell'edificazione recente, dal punto di vista formale, funzionale e della vivibilità

• Elevato consumo di suolo determinato da una forte dispersione degli insediamenti

• Carenza di suoli edificabili, che porta all'erosione di aree verdi, a parco, agricole o di pregio

• Elevato livello di inquinamento: atmosferico, delle acque, acustico, elettromagnetico, del suolo

• elevato rischio idraulico

• Rischio di estinzione per molte specie

• Presenza di impianti industriali a rischio di incidente rilevante

• Deficit decisionale e difficoltà di coordinamento tra enti locali per la pianificazione di area vasta e la gestione degli impianti di scala sovra comunale

• Elevata congestione da traffico veicolare e dei mezzi pubblici nei principali poli e sulle vie di accesso ai poli principali

• Inadeguatezza delle infrastrutture per la mobilità rispetto ad una domanda sempre più crescente

• Spostamenti fondati prevalentemente sul trasporto su gomma

• Diffusione produttiva e tessuto caratterizzato da aziende di piccole dimensioni poco propense all’innovazione

• Difficoltà di "fare rete" tra le principali polarità del sistema metropolitano

• Scarsa attenzione alla tutela del paesaggio e tendenza alla tutela del singolo bene paesaggistico estraniandolo dal contesto

• Qualità della vita percepita come negativa, in particolare per la qualità dell’ambiente e la frenesia del quotidiano, in un’economia avanzata in cui l’attenzione a questi aspetti diventa fondamentale

• Difficoltà a facilitare l'integrazione della nuova immigrazione

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OPPORTUNITÀ

• Il Sistema Ferroviario Regionale a regime potrebbe portare a una riconsiderazione del sistema di mobilità regionale e alla riduzione dell'uso dell'automobile; oltre all’avvio di una seria politica territoriale di potenziamento dei poli esterni al capoluogo.

• La realizzazione del corridoio V potrebbe condurre a un ridisegno in senso multipolare della regione metropolitana e ad uno sviluppo insediativo più sostenibile

• Creazione di una rete di polarità complementari più sostenibile rispetto all’attuale modello insediativo

• Possibilità di cooperazione con altri sistemi metropolitani italiani ed europei finalizzata ad obiettivi di innovazione, condivisione di conoscenza, di competitività, di crescita sostenibile

• La cooperazione con le altre realtà che fanno parte del sistema metropolitano del Nord Italia può condurre all’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse, ad una condivisione di servizi e ad un intervento comune nell’affrontare i problemi del sistema, migliorandone nel complesso la competitività

• La ricerca, in particolare nelle innovazioni tecnologiche, potrebbe portare a buoni risultati nella riduzione delle differenti tipologie di inquinamento cui è sottoposta l’area

MINACCE

• La rincorsa continua al soddisfacimento della domanda di mobilità individuale potrebbe condurre a non affrontare direttamente il problema della generazione del traffico alla radice

• Rischio che le città e aree metropolitane europee in competizione con Milano attuino politiche territoriali, infrastrutturali e ambientali più efficaci di quelle lombarde e che di conseguenza l’area metropolitana perda competitività nel contesto globale.

• I problemi legati alla qualità della vita potrebbero comportare l’abbandono da parte di investitori e organizzazioni scientifiche avanzate, e l’incapacità di attrarne di nuovi

• La mancata attenzione al tema paesaggistico potrebbe portare a una banalizzazione del paesaggio con perdita di importanti specificità storiche e culturali

• Diffusione, anche all’estero, di una percezione distorta del vivere nel sistema metropolitano lombardo, un’immagine grigia che potrebbe oscurare la bellezza del grande patrimonio storico-culturale ivi presente

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• La tendenza alla progettazione di insediamenti e infrastrutture su un territorio saturo potrebbe comportare un’ulteriore riduzione della biodiversità

• Un mancato intervento decisionale in materia di sostenibilità potrebbe condurre ad un peggioramento della qualità ambientale verso limiti irreversibili

• Rischio idraulico elevato in mancanza di un'attenta pianificazione territoriale e di una maggiore tutela della naturalità dei corsi d'acqua

OBIETTIVI (18/23)

Tra parentesi è il numero di obiettivi riportati e riferibili al territorio lecchese

sul numero di obiettivi totali forniti dal PTR per il Sistema territoriale

• Creazione di un efficace sistema policentrico condiviso in una visione comune, attraverso il potenziamento dei poli secondari complementari

• Riduzione della tendenza alla dispersione insediativa, privilegiando la concentrazione degli insediamenti presso i poli e pianificando gli insediamenti coerentemente con il SFR

• Completamento e potenziamento del SFR in tempi rapidi

• Tutela del suolo libero esistente e preservazione dall’edificato, privilegiando l’utilizzo di aree dismesse o degradate per l’edificazione. Tutela delle aree agricole, in particolar modo di quelle di maggior pregio e delle aree a parco dall’edificazione

• Valorizzazione del sistema del verde e delle aree libere nel ridisegno delle aree di frangia, per il miglioramento della qualità del paesaggio urbano e periurbano ed il contenimento dei fenomeni conurbativi, con specifica attenzione alle situazioni a rischio di saldatura

• Attenta pianificazione degli insediamenti della grande distribuzione, per evitare la scomparsa degli esercizi di vicinato ed evitare creazione di congestione in aree già dense

• Riduzione dell’inquinamento atmosferico dovuto a modelli individuali di mobilità, utilizzo di combustibili liquidi per riscaldamento, emissioni industriali ed agricole

• Riduzione dell’inquinamento delle acque e riqualificazione dei corsi d’acqua riportando progressivamente pulite le acque

• Ripristino degli alvei dei fiumi e realizzazione di politiche per la tutela dei fiumi e per la prevenzione del rischio idraulico attraverso una maggiore integrazione degli interventi con il contesto ambientale e paesaggistico.

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• Assumere la riqualificazione e la rivitalizzazione dei sistemi ambientali come precondizione e principio ordinatore per la riqualificazione del sistema insediativo

• Prevenzione e riduzione dei livelli di inquinamento acustico nelle aree urbanizzate

• Riduzione dell’inquinamento elettromagnetico, acustico e luminoso

• Tutela del sistema dei corridoi ecologici e valorizzazione e tutela delle aree a parco

• Risparmio energetico ed idrico grazie al ricorso alle nuove tecnologie e a comportamenti più sostenibili

• Aumentare la competitività dell’area, migliorando in primo luogo l’immagine che l’area metropolitana offre di sé all’esterno e sfruttando l’azione catalizzatrice di Milano

• Realizzazione di opere infrastrutturali ed edilizie di buona qualità architettonica e con attenzione per la loro coerenza paesaggistica

• Pianificazione del territorio attenta alla prevenzione del rischio idraulico

• Valorizzare il patrimonio culturale e paesistico del territorio

2) Il Sistema territoriale della Montagna

L’individuazione “istituzionale” di territorio montano è della legge 31 gennaio 1994 n. 97, che identifica quali comuni montani i “comuni facenti parte di Comunità Montane”. A livello regionale si tratta di territori fortemente articolati nella struttura geografica e topografica, che presentano altitudini, situazioni climatiche, insediative e ambientali anche molto diverse, sebbene i molti tratti comuni consentano di parlare di Sistema della Montagna.

I Comuni che nella provincia di Lecco possono essere definiti montani sono ben 51 sui 90 totali e si estendono su circa i 2/3 del territorio provinciale, occupando la parte settentrionale ed quella centrale. Si tratta di Comuni anche molto differenti, che per poco meno del 50% fanno parte di due Comunità montane (Comunità Montane Val San Martino e Lario orientale) definite a svantaggio medio (a livello regionale delle 30 Comunità Montane totali il 42% sono definite a svantaggio medio), mentre i 28 comuni (30% del totale provinciale) appartenenti alla Comunità Montana Valsassina- Valvarrone - Val d’Esino e Riviera sono definiti a svantaggio elevato (come il 38% dei Comuni montani lombardi). Le descrizioni sotto riportate tratte dal PTR perciò riferiscono caratteri generali che seppur in gradi diversi riguardano più della metà dei comuni lecchesi.

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Economia

“Il settore produttivo trova generalmente spazi nei comuni della fascia pedemontana e nei fondovalle caratterizzati da una migliore accessibilità e per i quali è più agevole mettersi in rete e collegarsi ai mercati. La tipologia di attività è legata ai settori dell’artigianato, anche se la costruzione di filiere nell’agro-alimentare e per la trasformazione dei prodotti agro-forestali trova talora sviluppi interessanti.

Più complesso è lo sviluppo del terziario, le attività di servizio alle imprese non trovano sufficiente substrato per affermarsi e risultano compresse dalla forte attrattività dell’area metropolitana; il terziario legato al sociale sconta la polverizzazione degli insediamenti sul territorio e trova momenti di vivacità in centri che ospitano case di cura o localizzati in punti di snodo; il terziario commerciale vede la scomparsa dei negozi nei centri minori, con forti problemi per la permanenza dei residenti, e la comparsa delle catene della grande distribuzione lungo i fondovalle e le arterie di maggior frequentazione, sovente con architetture fortemente distoniche rispetto alle impostazioni tradizionali del contesto.

Il settore turistico appare come quello che, più degli altri, rappresenta le contraddizioni e gli squilibri del territorio montano; esso costituisce una risorsa economica importante, ma d’altro canto stenta a coinvolgere spazi più vasti dei pochi centri di punta e maggiormente rinomati, rispondendo ad una selezione della domanda rivolta agli sport invernali o al fenomeno delle seconde case.” “Nelle aree lacuali si accentua inoltre il fenomeno del turismo “mordi e fuggi” con numerose presenze nei fine settimana.”

“Il settore agricolo vede una diminuzione delle dimensioni e dell’estensione della aree destinate e ad attività agro-forestali, cui si unisce la riduzione delle attività zootecniche, con la generale riduzione generale dell’impiego nelle attività legate all’agricoltura. Tali fenomeni riducono l’importante funzione di presidio del territorio e di manutenzione delle aree montane, con l’incremento anche del rischio incendio. Il settore che presenta maggiori opportunità di sopravvivenza, anzi di sviluppo, è la produzione di qualità, cui si aggiunge quello dei prodotti biologici.”

Abbandono

“Il tessuto sociale ed economico della montagna risulta rarefatto e frammentato per l’assenza di economie di scala dovute alla limitata densità di attività produttive e di residenza e alla minore concentrazione di popolazione.

L’abbandono del territorio, il lento spopolamento e l’eliminazione dei servizi primari (scuole, uffici postali, centri di servizi, …) sono tra loro mutuamente influenzati e amplificati soprattutto nei comuni posti a più elevata altitudine; a

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ciò si aggiungono le ridotte possibilità di impiego che favoriscono l’aumento dell’abbandono da parte delle fasce più giovani.”

Accessibilità

“Il problema dell’accessibilità è lamentato generalmente da tutte le aree montane. Si tratta dell’accessibilità interna al sistema verso i centri principali che forniscono servizi verso altre parti del territorio regionale e verso le funzioni di rango superiore ovvero di avere accesso ai mercati e al sistema produttivo, ma si tratta anche della possibilità dei territori di essere raggiunti dai potenziali fruitori dell’offerta del sistema montano, turistica in primis.” “...si conferma pertanto strategico il poter garantire ai territori montani l’accesso al sistema metropolitano (e tramite questo ai collegamenti lunghi) attraverso un buon raccordo con la viabilità principale e secondaria e gli snodi lungo il sistema territoriale pedemontano.”

Fascia Prealpina

All’interno del Sistema territoriale montano si possono distinguere però tre ambiti: la fascia alpina, quella prealpina e la zona appenninica. Ad interessare la Provincia di Lecco è la fascia prealpina che è quella più complessa quanto a struttura insediativa e a articolazione morfologica. E’ una zona di transizione e si estende dalle colline moreniche che circondano i maggiori bacini lacuali agli sbocchi delle principali valli alpine, divenendo passaggio e raccordo tra i diversi sistemi regionali che si fondono nel Sistema Territoriale Pedemontano. In questa fascia si concentrano anche le zone ad elevato rischio idrogeologico, come, per la provincia lecchese, la Valsassina, interessata da diversi piccoli bacini ad elevata pericolosità e dalle possibili esondazioni ed erosioni del torrente Pioverna.

Analisi SWOT

PUNTI DI FORZA

• Paesaggio connotato da una forte permanenza di caratteri naturali, particolarmente integri nelle zone poste ad alta quota, e di rilevante interesse panoramico sia come percorsi di percezione sia come scenari percepiti dal fondovalle e dall’opposto versante con presenza di emergenze di forte caratterizzazione (antichi nuclei, chiese, castelli, muri a secco,…)

• Ricco patrimonio forestale

• Ricchezza di attività agricole con produzione di prodotti tipici di qualità

• Valore ricreativo del paesaggio montano e rurale

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• Potenzialità turistiche sia per l’escursionismo estivo che per quello invernale

DEBOLEZZE

• Territori a forte sensibilità percettiva

• Frammentazione amministrativa per la presenza di molti comuni con ridotto numero di abitanti

• Difficoltà nel mantenere funzioni e servizi vista la dispersione insediativa e il limitato numero di utenti

• Rilevante numero di comuni considerati a svantaggio medio/elevato

• Fragilità idrogeologica e fenomeni importanti di dissesto

• Struttura economica che offre limitate possibilità di impiego e scarsa attrattività per i giovani

• Forte pressione insediativa e ambientale nei fondovalle

• Assenza quasi totale di funzioni e servizi di alto livello

• Risorse pubbliche commisurate al numero dei residenti insufficienti per fare fronte ai picchi di presenze turistiche

OPPORTUNITA’

• Potenziamento del ruolo multifunzionale dell’agricoltura, del sistema degli alpeggi come presidio del territorio e con attenzione al valore economico e al rafforzamento del sistema produttivo

• Valorizzazione della produzione agricola e zootecnica di qualità

• Sviluppo di modalità di fruizione turistica ecocompatibili che valorizzino la sentieristica e la presenza di ambiti naturali senza comprometterne l’integrità

• Migliorare l’offerta turistica attraverso la razionalizzare e il rafforzamento del sistema della ricettività

• Rafforzamento dell’uso turistico/ricreativo del territorio montano anche nella stagione estiva

• Promozione della produzione delle energie rinnovabili

MINACCE

• Realizzazione di nuovi percorsi stradali in ambiti a forte pendenza con la conseguente costruzione di opere impattanti e sottrazione di fasce boscate

• Rischio di interferenze visive nella skyline per l’installazione di elettrodotti o di impianti di telecomunicazione sulle vette e i crinali

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• Pericolo di deterioramento delle aree territoriali di buona qualità per processi di spopolamento e perdita di presidio del territorio

• Continua diminuzione del numero degli addetti e della popolazione residente

• Degrado dei suoli non soggetti a cura antropica e avanzamento di aree boscate di scarsa qualità

• Desertificazione dei servizi

• Deterioramento del patrimonio architettonico tradizionale

• Perdita di opportunità di finanziamento per la difficoltà di fare rete (soprattutto con parternariati sovralocali) o di sviluppare progettualità locali

OBIETTIVI (23/24)

• Creare un’offerta formativa tecnico-scientifica e socio-economica mirata al comparto agricolo e agroalimentare e incentivare la formazione professionale rivolta al recupero delle tradizioni produttive e costruttive in una logica di valorizzazione delle risorse locali

• Sostenere la silvicoltura per la manutenzione di versante e valorizzare il patrimonio forestale e sviluppare nuove forme di integrazione fra attività agro-forestali e tutela del territorio

• Promuovere il rilancio della silvicoltura per l’ottenimento di assortimenti legnosi come volano economico del settore produttivo della montagna

• Salvaguardare la biodiversità

• Sostenere la multifunzionalità delle attività agricole e di alpeggio

• Incentivare la certificazione ambientale, in una logica di relazioni forti tra agricoltura e turismo (Ecolabel)

• Incentivare l’agricoltura biologica, i processi di certificazione e la creazione di sistemi per la messa in rete delle produzioni locali e di qualità anche al fine della promozione e marketing del sistema montano lombardo nel suo complesso

• Promozione della manutenzione e dell’utilizzo della rete sentieristica ai fini di un turismo ecocompatibile e per la valorizzazione e la fruizione paesaggistica dei territori

• Sviluppo dell’agriturismo per promuovere la conoscenza diretta delle attività produttive locali e in un’ottica multifunzionale e di valorizzazione economica delle attività

• Investire nella ICT (Information and Communication Technologies) in particolare attraverso le reti telematiche con impatto basso e/o nullo

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per una messa a rete dei servizi e dei comuni e la riduzione del digital/cultural divide

• Garantire i servizi essenziali per la popolazione, anche tramite l’uso delle nuove tecnologie, e lo sviluppo di Piani dei Servizi coordinali tra più comuni

• Incentivare il recupero, l’autorecupero e la riqualificazione dell’edilizia montana rurale in una logica di controllo del consumo del suolo, mediante i principi della bioedilizia e delle tradizioni locali

• Supportare lo sviluppo di sistemi che incentivino l’organizzazione integrata e diversificata dell’offerta turistica, favorendo una fruizione sostenibile del territorio (turismo culturale, termale, congressuale, enogastronomico, naturalistico..)

• Supportare l’organizzazione integrata e diversificata dell’offerta turistica del territorio “lento”, il turismo culturale, termale, congressuale ed enogastronomico

• Intervenire sul sistema della mobilità per garantire l’accesso ai servizi di livello più alto non direttamente presenti all’interno delle comunità locali

• Promuovere il trasporto su rotaia attraverso il riuso, la riqualificazione e il potenziamento delle linee ferroviarie anche minori e potenziare i sistemi pubblici di trasporto con modalità innovative

• Favorire l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica per gli interventi

• Incentivare e incrementare l’utilizzo delle fonti energetiche alternative rinnovabili e l’uso di energie pulite

• Tutela e valorizzazione dei nuclei e dei singoli episodi della cultura locale e promuovere la progettazione di eco-musei

• Favorire la gestione unitaria, con l’ausilio delle Comunità Montane di servizi, quali la gestione del sistema informativo territoriale, le attività di promozione, anche tramite strumenti on line

• Favorire con azioni di accompagnamento e assistenza alla progettazione l’accesso ai comuni montani alle diverse fonti di finanziamento

• Miglioramento dell’offerta dei servizi commerciali con la realizzazione di esercizi multifunzionali e di prossimità che consentono l’approvvigionamento a tutte le fasce della popolazione residente

• Contenere il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri montani, attraverso misure volte alla permanenza della popolazione in questi territori

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3) Il Sistema territoriale pedemontano

È un sistema ibrido quello pedemontano che, in quanto momento di passaggio e di transizione tra realtà diverse, generalmente ne assomma in sè le caratteristiche, rendendolo particolarmente complesso.

Ha una struttura insediativa che sebbene non evidenzi un continuum urbanizzato come il sistema metropolitano tende alla saldatura dei centri. Nel lecchese il sistema pedemontano interessa trasversalmente la parte centrale della provincia e va a sovrapporsi in parte al sistema montano e in parte a quello, descritto al punto 4), dei laghi, facendo inoltra da cerniera tra questi ed il sistema metropolitano della pianura.

Settore produttivo

“le aree a maggior insediamento produttivo sono localizzabili nel versante ovest della regione, varesotto, comasco e in modo più consistente nel lecchese.”

“Il tessuto produttivo, ..., è caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese, lavoratori artigiani e lavoratori atipici, che si concentra sull’innovazione e distribuisce sul territorio funzioni ritenute non strategiche, alimentando catene di subfornitura che a volte vanno al di là dei confini territoriali dell’area. In questo modo sul territorio si sono disperse tante unità produttive in modo caotico e non progettato, disegnando un continuum territoriale di capannoni e attività di medie e piccole dimensioni che va da Varese a Bergamo.”

Università

“Questo modello produttivo e insediativo ha saputo organizzarsi grazie all’apporto delle differenti parti sociali (Camere di Commercio, Enti Locali, Associazioni di categoria e Banche Popolari) che si sono coalizzate portando sul territorio le infrastrutture universitarie e della conoscenza: da Varese a Bergamo si sta consolidando un asse del sapere diffuso e territorializzato, con la finalità di coniugare la ricerca con i saperi della produzione, l’Università con l’azienda.”

Occupazione

“Vale comunque la pena sottolineare che il tasso di disoccupazione in questo sistema è rappresentato: per le province di Varese dal 5,16, Como dal 4,45, Lecco dal 3,53, Bergamo dal 3,64 e Brescia dal 4,27 a fronte di una media regionale pari a 4,73.”

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Poli di attrazione e mobilità su gomma

“Il sistema di commercializzazione è caratterizzato dalla creazione negli ultimi tempi di grandi centri di vendita specializzati, innestati sugli assi nord-sud prima ricordati. Identico discorso può essere fatto per il settore dell’intrattenimento caratterizzato dalla creazione di grandi centri che richiamano masse notevoli di fruitori. Questo accresce la congestione viaria essendo la mobilità per tutti questi poli vincolata essenzialmente al trasporto su gomma.

“I flussi di gravitazione su Milano sono molto consistenti a causa della mobilità per lavoro”.

“L’area pedemontana è un grande generatore di flussi di traffico su gomma ed i problemi legati al traffico sono spesso localizzati sulle arterie che collegano i numerosi centri che lo contraddistinguono e collegano questi ai capoluoghi. L’attraversamento dell’area è spesso difficoltoso e l’utilizzo della rete ferroviaria regionale spesso non aiuta perché il livello di servizio non è ancora in grado di attrarre su di sé flussi di movimenti dal mezzo privato.”

Analisi SWOT

PUNTI DI FORZA

• Presenza di una buona propensione all’imprenditoria e all’innovazione di prodotto, di processo, dei comportamenti sociali

• Presenza di un tessuto misto di piccole e medie imprese in un tessuto produttivo maturo, caratterizzato da forti interazioni

• Presenza di punte di eccellenza in alcuni settori

• Presenza di autonomie funzionali importati (università)

• Sistema delle rappresentanze fortemente radicato e integrato con le amministrazioni comunali

• Struttura insediativa policentrica

• Presenza di parchi di particolare pregio e interesse naturalistico

• Varietà dei paesaggi di elevata attrazione per la residenza (e il turismo)

• Attrattività per la residenza data la vicinanza ai grandi centri urbani della pianura

DEBOLEZZE

• Crisi della manifattura della grande fabbrica

• Dispersione degli insediamenti produttivi sull’intero territorio

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• Mondo del lavoro in bilico caratterizzato fortemente dal passaggio dalla grande fabbrica all’imprenditoria individuale, elevata presenza di lavoratori atipici, di agenzie di lavoro in affitto, di microimprenditori non organizzati in un sistema coeso

• Polverizzazione insediativi, sprawl urbano e saldature dell’urbanizzato lungo le direttrici di traffico

• Elevata congestione da traffico veicolare su gomma ingenerato dalla dispersione insediativa e dalla pressione edilizia sulle direttrici di traffico, dall’insediamento di funzioni sovralocali (centri logistici e commerciali, multisale di intrattenimento), dalla carenza di servizi pubblici sul breve e medio raggio

• Elevati livelli di inquinamento atmosferico ed acustico dovuti alla preferenza dell’uso del trasporto su gomma e alla presenza di attività produttive che non sempre hanno adottato processi produttivi sostenibili

• Inquinamento idrico e delle falde

• Presenza di un numero elevato di impianti industriali a rischio

• Vulnerabilità dell’assetto paesaggistico dovuto sia alla forte percepibilità del territorio dagli spazi di percorrenza, sia al forte consumo territoriale particolarmente intenso nella zona collinare che ha reso preziose le aree libere residue

• Scarsa attenzione alla qualità architettonica e al rapporto con il contesto

• Carenza nella progettazione degli spazi a verde di mediazione fra i nuovi interventi e il paesaggio circostante particolarmente per i centri commerciali e i complessi produttivi

• Frammentazione delle aree di naturalità

OPPORTUNITÀ

• Rivestire un importante ruolo di cerniera tra i diversi sistemi territoriali regionali attraverso la corretta pianificazione dei sistemi di connessioni tra reti brevi e reti lunghe, soprattutto per garantire l’accesso agli ambiti montani anche in un’ottica di sviluppo turistico

• Possibilità di ristrutturazione produttiva di settori tradizionali in crisi e presenza di settori maturi che puntano sulla delocalizzazione produttiva, conservando sul territorio le funzioni dirigenziali e di innovazione

• Riconversione produttiva delle aree in cui i settori di riferimento sono in crisi (tessile-seta, ad esempio) facendo leva sulle potenzialità innovative presenti sul territorio grazie al mix università-esperienza

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• Possibilità di cooperazione con altri sistemi italiani ed europei finalizzata a obiettivi di innovazione, condivisione di conoscenza, di competitività, di crescita sostenibile

• La presenza di molte autonomie funzionali radicate sul territorio in grado di attrarre flussi di persone ed economici può essere sfruttata per l’attivazione di processi positivi di innovazione e di marketing territoriale

• Il sistema infrastrutturale previsto, che unisce direttamente la parte orientale dell’area con quella occidentale, unito alla presenza di un sistema policentrico, può essere colto come un’occasione per ridisegnare il territorio intorno ad un progetto condiviso di sviluppo policentrico distinto dalla metropoli

• Valorizzazione turistica di aree di pregio naturalistico, paesaggistico e culturale creando una rete anche ai fini della promozione

MINACCE

• Identificazione del sistema come “periferia” di Milano e mancanza di una identità riconosciuta e distinta

• Eccessiva espansione dell’edificato e dello sprawl urbano per la localizzazione di funzioni grandi attrattrici di traffico con il rischio di portare il sistema al collasso, sia da un punto di vista ambientale che di mobilità e degrado della qualità paesaggistica del contesto

• Carenze infrastrutturali, che rendono difficoltosa la mobilità di breve e medio raggio, che potrebbero condurre ad un abbandono delle aree da parte di alcune imprese importanti e di parte della popolazione

• L’eccessiva pressione antropica sull’ambiente e sul paesaggio potrebbe condurre alla distruzione di alcune risorse di importanza vitale (suolo, acqua, ecc.), oltre che alla perdita delle potenzialità di attrazione turistica di alcune aree di pregio

• Frammentazione di ecosistemi e aree di naturalità per l’attraversamento di nuove infrastrutture in assenza di una progettazione che tenga conto della necessità di mantenere e costruire la continuità della rete ecologica

OBIETTIVI (11/12)

• Tutela dei caratteri naturali diffusi costituti dai biotopi lungo i corsi d’acqua e le rive dei laghi, dalle macchie boscate che si alternano ai prati in quota e alle colture del paesaggio agrario nella zona collinare

• Tutela e ricognizione dei percorsi e dei belvedere panoramici come luoghi di fruizione ampia del paesaggio anche attraverso il recupero dei

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sentieri escursionistici e dei percorsi ferroviari come itinerari di fruizione turistica privilegiati

• Rafforzare la struttura policentrica mediante la valorizzazione dei comuni capoluogo con l’insediamento di funzioni di alto rango, evitando le saldatura tra l’urbanizzato soprattutto lungo le vie di comunicazione e nei fondovalle vallivi e creando una gerarchia di rete tra i centri

• Ridurre il consumo di suolo e presidiare le aree libere e gli ambiti agricoli a cesura del continuum urbanizzato

• Promozione di interventi di recupero delle aree degradate a seguito di una intensa attività estrattiva

• Incentivazione dell’agricoltura biologica e di qualità al fine di garantire il mantenimento di attività agricole anche con funzione di miglioramento della qualità ambientale complessiva e di valorizzazione del paesaggio

• Incentivare il recupero, l’autorecupero e la riqualificazione dell’edilizia rurale in una logica di controllo del consumo del suolo, mediante i principi della bioedilizia e il richiamo alle tradizioni costruttive locali

• Supportare lo sviluppo di sistemi che incentivino l’organizzazione integrata e diversificata dell’offerta turistica, favorendo una fruizione sostenibile del territorio (turismo culturale, termale, congressuale, enogastronomico, naturalistico)

• Promuovere il trasporto su ferro attraverso un riuso, riqualificazione e potenziamento delle linee ferroviarie

• Favorire la mobilità creando e potenziando sistemi pubblici di trasporto complementari al trasporto su ferro (trasporto a chiamata, ecc.)

• Tutelare sicurezza e salute dei cittadini attraverso la riduzione dell’inquinamento ambientale e la preservazione delle risorse

4) Il Sistema territoriale dei laghi

Il Lario, uno dei 6 principali laghi lombardi, costituisce per la provincia di Lecco elemento fondante, che ha modellato e connota i territori e gli insediamenti che si affacciano lungo tutta la sua costa orientale. In particolare per il territorio lecchese, che si sviluppa longitudinalmente parallelamente al bacino lacustre, costituisce un elemento di continuità e congiunzione tra nord e sud che interseca il sistema montano e quello pedemontano, oltre che costituire una risorsa con un interessante potenziale valore aggiunto. Si legge infatti nel PTR:

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“L’idea di fare dei laghi un fattore di attrazione per lo sviluppo di attività superiori e di eccellenza a livello internazionale può da un lato fare uscire i laghi lombardi dalla condizione di aree turistiche secondarie e dall’altro procurare alla Lombardia fattori di richiamo e prestigio da spendere sullo scenario internazionale.”

“Gli sport acquatici sono comunque un’attrattiva confermata, anche grazie al generale miglioramento della qualità delle acque balneabili soprattutto per i maggiori laghi (condizioni molto buone per il Garda, con miglioramento locale per il Lario e il Sebino)”

“La localizzazione di impianti produttivi e l’addensamento dell’urbanizzato comportano forti pressioni ambientali (anche sulla qualità delle acque) e spesso degrado paesaggistico. Le attività produttive lungo le sponde dei laghi (es. industria della moto a Mandello Lario) pur avendo una contrazione negli ultimi anni, hanno costituito comunque un’alternativa alla monocoltura turistica, diversificando le possibilità d’impiego.”

E poi quanto al turismo

“La scarsa organizzazione nel comparto turistico ha portato ad una forte occupazione del suolo, anche se con densità abitative non particolarmente elevate, in forma disordinata, senza un disegno organico e pianificatorio, a scapito anche delle coltivazioni agricole specialistiche un tempo favorite, anche per il clima particolare delle sponde lacustri.

Soprattutto lo sviluppo di un turismo fatto di seconde case ha eroso fortemente gli spazi liberi e creato strutture insediative molto deboli e con dotazione di servizi limitata o soggette a crisi stagionali per l’aumento delle presenze, che le piccole realtà faticano a sostenere; analoghi problemi vive l’organizzazione dei sistemi di mobilità locale.

Il sistema della navigazione sui laghi principali fornisce un servizio al trasporto locale, ma soprattutto rappresenta una risorsa da valorizzare per le funzioni turistiche”.

Gestione

“Per quanto concerne le connessioni interne, queste manifestano un’estrema debolezza. Considerando ciascun singolo bacino lacuale, un aspetto fortemente evidente è la mancanza, ma l’esigenza, di strumenti di governo integrato che coinvolgano i soggetti pubblici competenti nei diversi settori tematici (urbanistici, paesaggistici, per la gestione del demanio lacuale, nella gestione delle acque sia in termini di qualità che di regolazione, di promozione turistica,…) e di strumenti per la governance locale che coinvolgano anche gli attori privati e siano in grado di attivare e indirizzare le risorse.”

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Certo l’essere lago di confine, anche se all’interno delle stessa Regione, che interessa tre province ne complica la stesura e la condivisione di strategie.

“Le esigenze per i diversi usi delle acque sono spesso contrastanti e da coerenziare all’interno di una strategia di sviluppo sostenibile concertata tra tutti i soggetti coinvolti”

Dipendenza o rete con il sistema metropolitano

“Un legame da valutare con attenzione è sicuramente il rapporto con il sistema metropolitano (e pedemontano), i territori dei laghi infatti rischiano di essere lo sfogo delle criticità non risolte all’interno del sistema metropolitano, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di una migliore qualità della vita, divenendo sede di forti flussi pendolari giornalieri o dei fine settimana, accentuando la dipendenza ancora con l’area metropolitana milanese (in particolare per i laghi del Nord-Ovest, ma in una certa misura anche per il Garda) senza sviluppare polarità in rete.

Diversamente, qualora si riescano a cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo infrastrutturale soprattutto per creare una rete efficiente di nuovi poli, i laghi possono divenire a pieno titolo motori di nuovo sviluppo e elementi primari nell’assetto territoriale regionale.”

“Così come il sistema pedemontano, anche il sistema del laghi può rivestire un ruolo determinante nel riequilibrio territoriale generale e nell’offrire opportunità di crescita al comparto montano, costituendo un fattore di attrazione turistica con una domanda differenziata e non solo per il turismo giornaliero limitato alle sponde lacuali, di localizzazione di funzioni di alto rango o divenendo un riferimento per le aree montane per i servizi complementari, che non sempre possono svilupparsi per realtà urbane rarefatte quali quelle montane.”

Analisi SWOT

PUNTI DI FORZA

• Importante fattore di attrazione sia per l’industria turistica, sia come risorsa ambientale e paesaggistica

• Presenza di prestigiose fondazioni e centri studi (CNR a Lecco)

• Immagine nota della Lombardia rappresentata dal paesaggio dei laghi grandi, anche per le celebrazioni letterarie (Manzoni, Fogazzaro..), le descrizioni dei viaggiatori del Grand Tour e delle più famose guide turistiche

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• Presenza di prestigiose residenze e ville di pregevole architettura con grandi parchi e giardini e alberi monumentali che ne hanno caratterizzato le rive e il cui affascinante insieme è percepibile lungo i percorsi della navigazione lacuale

DEBOLEZZE

• Assenza di uno strumento di governo del bacino lacuale e delle aree contermini

• Mancanza di una strategia complessiva di pianificazione urbanistica in un contesto caratterizzato da un mercato disordinato e da rilevanti fenomeni di urbanizzazione in corso attorno ai laghi (in particolare sud lago di Garda, sud lago Maggiore, nord Lario in corrispondenza della Valtellina)

• Criticità ambientali dovute alla forte artificializzazione delle sponde, alla presenza di ambiti di cava e al carico antropico e insediativo

• Compromissione delle sponde del laghi, prodotta dalla presenza di strade litoranee, privatizzazione degli arenili e alla difficoltà di riqualificare porzioni di sponde con proprietà frammentate

• I versanti verso i laghi presentano una forte percepibilità, particolarmente accentuata nei tratti di valle di minore ampiezza, dove la reciprocità visiva dei versanti contrapposti comporta che ogni trasformazione territoriale presenti un forte impatto percettivo

• Sistema turistico frammentato e offerta turistica limitata

• Qualità delle acque non ottimale

OPPORTUNITÀ

• Attrarre attività di eccellenza anche a livello internazionale per la elevata qualità ambientale e la presenza di architetture storiche prestigiose

• Instaurare per le aree lacuali rapporti di reciproco sviluppo e promozione con le nuove polarità emergenti sul territorio

• Rafforzare i centri urbani, come Como, Lecco e Desenzano,…, quali “poli di mezzo” di una rete connessa, che dialoga con i poli di livello globale e con le realtà locali e minori

• Bilanciare in termini qualitativi il deficit delle aree regionali più fortemente antropizzate, conservando e potenziando le caratteristiche ambientali di pregio

• Sviluppare una ricettività turistica attenta alle esigenze di salvaguardia del contesto lacuale, ma che sappia accogliere la domanda potenziale

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indotta da nuove forme di turismo (congressuale, di studio, pesca turismo e ittiturismo…)

• Definire modalità efficaci di governance a livello di bacino e coordinare azioni e strategie con i soggetti non regionali interessati

• Salvaguardarne l’integrità residua dei versanti e in particolare delle pendici superiori, poco compromesse dalle trasformazioni, che hanno un ruolo molto importante nella composizione dei paesaggi lacuali anche per la configurazione geologica (es. Lecchese), la presenza di vegetazione caratterizzante (i cipressi gardesani), i nuclei di antica formazione

MINACCE

• Impoverimento dell’autonomia rispetto all’area metropolitana e subordinazione ad essa ed alle sue necessità e funzioni

• Permanere della condizione riduttiva di aree turistiche secondarie

• Espansione di un turismo metropolitano giornaliero

• Invecchiamento della popolazione e incremento del fabbisogno di servizi specifici a seguito trasformazione delle seconde case e degli alberghi in luoghi di residenza permanente per anziani

• Dipendenza della monocoltura turistica assoggettata agli andamenti congiunturali di ambiti territoriali estranei ad essa

• Scarsa qualità dei nuovi interventi edilizi con impoverimento della qualità dei paesaggi e riduzione dell’attrattività

• Mancato completamento degli interventi per garantire gli obiettivi di qualità delle acque

• Riduzione della qualità complessiva dei luoghi a causa della realizzazione di nuovi percorsi e/o svincoli su percorsi esistenti

OBIETTIVI (16/16)

• Sviluppare specifiche forme di pianificazione del territorio che, in considerazione dell’elevata qualità dei contesti territoriali lacuali, sappiano adeguatamente coniugare le esigenze di sviluppo con la salvaguardia del paesaggio

• Rafforzare il ruolo dei capoluoghi presenti nelle zone lacuali e promuovere l’importanza territoriale dei centri principali al fine di cerare una rete dei territori lacuali che si innesta sul sistema delle polarità regionali

• Cogliere le opportunità offerte dalle nuove polarità e dai progetti infrastrutturali per favorire la messa in rete dei territori lacuali

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• Sviluppare strumenti di coordinamento e governance degli attori pubblici che hanno competenze sulle aree lacuali e promuovere visioni condivise anche presso i possibili attori locali

• Esercitare una sistematica tutela delle qualità paesaggistiche dei territori perilacuali con particolare attenzione agli ambiti residui che hanno conservato una preziosa integrità

• Sensibilizzare l’attenzione degli operatori pubblici e privati per una progettazione attenta all’impatto e al corretto inserimento ambientale e paesaggistico nella realizzazione di interventi edilizi e infrastrutturali

• Attenta valutazione dell’impatto dovuto ai progetti infrastrutturali (p.e. svincoli della viabilità) in relazione alla particolare percepibilità delle trasformazioni sui versanti verso lago particolarmente in ambiti di forte acclività

• Attenta valutazione della qualità estetico/paesaggistica delle attrezzature turistiche, spesso di grande impegno territoriale e di grande invasività percettiva, come i campeggi e i villaggi turistici; progettazione delle dotazioni di verde e attenzione alla qualità architettonica dei volumi edificati al fine di produrre un migliore inserimento nel paesaggio e costituire elementi di maggiore attrattiva locale

• Mantenere la riconoscibilità dei centri storici di lungolago e dei nuclei di antica formazione di mezza costa evitando le saldature

• Attenzione a conservare l’unitarietà della composizione delle ville storiche con le rispettive pertinenza e aree verdi, al fine di conservarne il carattere unitario, promuovendone per quanto possibile usi che ne permettano la conservazione dei caratteri architettonici e del disegno dei relativi parchi

• Conservare la possibilità di fruizione visiva del panorama lacuale lungo i tracciati viabilistici che corrono lungo i versanti

• Perseguire gli obiettivi di qualità ambientale e di specifica destinazione (balneabilità, idoneità alla vita dei pesci e potabilità) del Piano Regionale di Tutela e Uso delle Acque

• Rafforzare il ruolo di competitività attraverso la localizzazione di centri di eccellenza

• Sviluppare strumenti ed azioni di sistema per l’integrazione culturale e turistica dei laghi

• Valorizzazione del commercio nelle strutture insediative di antica formazione e integrazione con i sistemi produttivi e artigianali tipici locali, in particolare riferiti al comparto agro-alimentare

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• Ridurre il fenomeno di congestione da trasporto, migliorando la qualità dell’aria, promuovendo anche presso i residenti il servizio di navigazione pubblica

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PIANI TERRITORIALI REGIONALI D’AREA

Il PTR infine esprime interesse per la redazione di un’eventuale proposta di Piano Territoriale Regionale d’Area (PTRA) che coinvolga l’area dei grandi laghi lombardi, si legge sempre nel PTR:

“Il distretto dei laghi a Nord di Milano e il Garda possono giocare un importante ruolo strategico; i laghi, sistema un tempo relativamente autonomo rispetto alla megalopoli padana, sono stati progressivamente da essa investiti e coinvolti rispetto ad una varietà di sue necessità e funzioni, senza peraltro un chiaro disegno programmatico.

L'interesse per un eventuale proposta di PTRA scaturisce dal fatto che le aree dei laghi rivestono un’importante posizione strategica di connessione di Comuni, Province, Regioni e Stati diversi. Le situazioni di criticità, che oggi vivono, sono relative alla quantità e qualità delle acque, ai rapporti tra laghi e bacini montani retrostanti e tra laghi e loro emissari, all'accessibilità ed ai sistemi di trasporto, o ancora al carico turistico ed all’uso disordinato di risorse naturali e paesaggistiche molto fragili, o in fine – come sta avvenendo – all’attrazione di insediamenti residenziali e produttivi di notevole dimensione che stanno creando nuovi poli territoriali a cavallo tra regioni diverse. Un PTRA dovrebbe porsi l’obiettivo strategico di riposizionare il sistema dei laghi in un nuovo contesto di sviluppo, affrontando le criticità, concertando le politiche ai differenti livelli istituzionali coinvolti e valorizzando le esternalità positive legate ad ambiente, natura e cultura.”

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PREVISIONI PTCP CONTERMINI

Sondrio, Bergamo, Milano, ComoSondrio, Bergamo, Milano, ComoSondrio, Bergamo, Milano, ComoSondrio, Bergamo, Milano, Como

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Analizzando i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale delle Province limitrofe,

ossia Sondrio, Bergamo, Milano e Como, è possibile fare un quadro unico delle

previsioni che i territori attorno al lecchese contemplano e delle politiche che intendono

portare avanti.

Tanti interventi di natura fisica, ma anche progettualità immateriali, possono avere,

soprattutto se localizzati nelle zone di confine, ricadute sul territorio extraprovinciale.

Queste ricadute possono rappresentare esternalità positive o negative e soprattutto

possono essere coerenti o meno con la programmazione territoriale delle province

contermini. Proprio nell’ottica della coerenza, di evitare conflitti e dare continuità, è

importante analizzare Piani e programmi, che, elaborati distintamente sulla carta da

autorità differenti, vanno però poi a disegnare territori, a volte strettamente connessi,

da vivere ad attraversare al di là delle divisioni amministrative.

La carta allegata più avanti riporta graficamente la collocazione delle previsioni di

confine più rilevanti, tendenzialmente non in contrasto con quanto previsto in territorio

lecchese, ma cui talvolta si potrebbe dare maggior continuità.

Nelle quattro Province confinanti con quella lecchese non sembrano essere in

previsione nelle aree di confine trasformazioni portatrici di rilevanti ed evidenti

esternalità negative. Le trasformazioni più problematiche infatti sono solitamente

quelle inerenti le funzioni produttive, di gestione rifiuti, materiali pericolosi -funzioni

che non nobilitano le aree-, ed i nuovi grossi complessi commerciali che generano

flussi di persone e merci spesso poco sostenibili dall’assetto del territorio. Nessuna di

queste funzioni sembra trovare futura collocazione nelle vicinanze del territorio

lecchese, secondo i PTCP di Sondrio, Bergamo, Milano e Como, almeno secondo i PTCP

vigenti (*).

Passando in rassegna i singoli Piani Provinciali ecco allora ciò che si può rilevare.

(*) quello di Sondrio adottato con delibera di Consiglio Provinciale n. 54 del 20.10.2006; quello di Bergamo del 2004 e quello di Milano del 2003, entrambi in fase di adeguamento alla L.R. 12/2005; quello di Como approvato dal Consiglio Provinciale in data 02.08.2006, con deliberazione n° 59/35993.

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SONDRIO

Il territorio lecchese confina a nord-est con quello di Sondrio, cui è collegato attraverso la S.S. 36 e da cui è diviso dalle Alpi Orobie. Il PTCP di Sondrio oltre a registrare gli interventi viari previsti dalla progettazione regionale sulla Statale 36 e 38, al confine con la Provincia di Lecco non prevede alcun’area o ambito indicativo per “industrie e artigianato di espansione di livello intercomunale”. Esprime piuttosto l’intenzione di realizzare una “PORTA TURISTICA” costituita da alcuni servizi di livello intercomunale, che l’articolo 52 delle Norme di Attuazione precisa così: “La porta turistica di ingresso nella Valtellina e nella Valchiavenna: si tratta di una struttura ben

connessa alle reti viaria, ferroviaria e ciclabile, finalizzata alla promozione e

all’orientamento dei flussi turistici e dotata di attrezzature d’interscambio e di

accesso informatizzato; La localizzazione di tale struttura si colloca al di fuori

del territorio amministrativo della Provincia di Sondrio e a tal fine

l’Amministrazione provinciale curerà l’intesa con l’Amministrazione provinciale

confinante e territorialmente competente al fine di rendere attuabile la

realizzazione della struttura”

BERGAMO

Gran parte del territorio di confine Provincia di Lecco - Provincia di Bergamo è costituito da zone montuose (a nord), in parte poi il confine è segnato dal corso del fiume Adda (a sud) e solo in un breve tratto il confine amministrativo taglia la direttrice viaria Lecco-Bergamo con i suoi insediamenti.

Quanto a previsioni di confine della provincia bergamasca, una in particolare non trova riscontro nella programmazione lecchese: il collegamento intervallivo Brumano (BG)-Morterone (LC), che il PTCP di Lecco non contempla.

E’ invece in coerenza con le previsioni lecchesi il collegamento viario, con ponte sull’Adda, all’altezza di Pontida (BG) e Brivio (LC).

Sono poi considerabili esternalità positive per il lecchese le indicazioni bergamasche di confine per l’opportuna istituzione di un PLIS sia a Caprino Bergamasco sia fra i Comuni di Villa d’Adda, Sotto il Monte, Terno d’Isola e Mapello quasi al confine fluviale con i comuni lecchesi meridionali.

C’è infine coerenza, sempre a Sud tra i due PTCP nell’individuazione di importanti varchi di connessione nella maglia ecologica tra Medolago-Suisio (BG) e Verderio (LC).

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MILANO

Il confine amministrativo tra le Province di Lecco e Milano è quello che più di tutti interrompe dinamiche continue e diffuse, che interseca relazioni urbane fra i territori e soprattutto che si confronta con lo sviluppo e l’evoluzione degli insediamenti. E’ in questo contesto, lungo il confine meridionale del lecchese che l’attenzione alla coerenza interprovinciale scorre più delicata. Nuove funzioni da localizzare, infrastrutture da mettere in coerenza e territori da preservare, questi i tre nodi essenziali.

Dal punto di vista delle funzioni e delle infrastrutture previste, sul territorio milanese andranno a localizzarsi: un ospedale nuovo a Vimercate, sulla strada provinciale Vimercate-Casatenovo, un centro di interscambio di rilevanza sovralocale a Carnate (interscambio ferro-gomma “che raccoglie utenza anche dai bacini esterni al territorio regionale o provinciale e

necessitano di dotazioni infrastrutturali di elevata capacità: zone attrezzate

per il parcheggio degli autoveicoli, zone di sosta per gli attestamenti dei mezzi

pubblici su gomma, aree attrezzate con servizi per l’utenza”), il prolungamento della linea metropolitana verde milanese fino a Vimercate, interventi che, potrebbero spostare o consolidare la gravitazione del territorio lecchese meridionale sul territorio milanese. Sono poi previsti il potenziamento della linea ferroviaria che da Monza, attraverso Villasanta, Triuggio, Carate Brianza, Besana Brianza e Renate, entra in territorio lecchese verso il capoluogo e la riqualificazione del tracciato viabilistico della S.P. 7 verso Casatenovo e Monticello Brianza, in coerenza con quanto previsto anche nella Provincia di Lecco.

In sintonia sono anche le interpretazioni del territorio di confine che le due province fanno in relazione agli ambienti naturali: i fiumi (Adda e Lambro in particolare) facilitano la continuità di interpretazione interprovinciale dei territori attraversati dall’acqua e le fasce di biopermeabilità hanno una tendenziale continuità fra le due province.

Solo, da sottolineare che al confine con i Comuni lecchesi di Casatenovo e Lomagna, nel Comune milanese di Usmate il PTCP individua un vasto ambito di rilevanza paesistica (art.31), non propriamente in continuità con l’interpretazione lecchese del territorio contermine, all’interno del quale vi è anche una proposta di tutela di un geosito (art.52).

Anche una politica milanese, o meglio monzese, è da evidenziare; non è riportata nel PTCP di Milano, bensì nel sito della futura provincia di Monza (www.monzaebrianzainrete.it), ma il progetto “pedalare” vede coinvolti 16 comuni del coordinamento di Agenda 21 (Agrate Brianza, Aicurzio, Bellusco, Bernareggio, Brugherio, Busnago, Caponago, Carugate, Cavenago Brianza, Cornate d’Adda, Mezzago, Pessano con Bornago, Ronco Briantino, Sulbiate,

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Villasanta e Vimercate comune capofila) insieme ad altri 12 comuni dell’area del vimercatese-trezzese (Arcore, Basiano, Burago Molgora, Concorezzo, Grezzago, Masate, Pozzo d’Adda, Ornago, Usmate-Velate, Vaprio d’Adda e Trezzo S/Adda) interessando proprio il territorio al confine con la provincia di Lecco dove i comuni hanno caratteri morfologico-insediativi simili a quelli milanesi. Sarebbe auspicabile che l’obiettivo del progetto, di creare una rete portante di piste ciclabili in sicurezza, spesso in corrispondenza dei “percorsi scolastici” (della futura provincia monzese), non risentisse delle barriere amministrative né comunali, né provinciali.

COMO

Il confine lecchese con la provincia di Como è in parte segnato dalla presenza del lago -il Lario- a nord-ovest, in parte da quella delle montagne, ad ovest, in parte dal fiume Lambro a sud-ovest, e solo nella parte ovest-sud-ovest il confine attraversa sistemi insediativi e reti viarie. E’ questa la parte cui prestare più attenzione, la parte in cui possono aver luogo le principali trasformazioni territoriali, essendo invece, le risorse naturali come monti, fiumi laghi, presenze che generalmente garantiscono continuità territoriale per le politiche condivise di cui sono oggetto.

Quanto alle funzioni sovracomunali della provincia di Como (tra cui quelle produttive e commerciali che generano tipicamente più problemi e conflitti) il PTCP stabilisce che possono localizzarsi solo nei centri riconosciuti di rilevanza sovracomunale (18 nella Provincia comasca, di cui solo due al confine con il lecchese: Erba e Bellagio) o in aree che presentano un’ottima accessibilità, esistente o prevista. Non indica alcuna localizzazione e registra le previsioni comunali, ma precisa:

“Il PTCP definisce nel computo delle superfici delle espansioni insediative previste dai

nuovi strumenti urbanistici comunali e intercomunali le aree produttive saranno

calcolate secondo i seguenti criteri:

(1) nella misura del 20% della loro superficie territoriale nel caso di espansioni in

ampliamento di aree produttive esistenti aventi superficie territoriale non inferiore

al 50% della nuova area di espansione;

(2) nella misura dell’80% della loro superficie territoriale negli altri casi.”

Dal punto di vista infrastrutturale, infine, il PTCP di Como, come quello di Lecco, individua nel collegamento ferroviario fra i due capoluoghi di provincia un importante asse da potenziare, anche se non di primaria importanza.

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Mappa delle previsioni di confine dei PTCP di Sondrio, Bergamo, Milano, Como

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legenda

SONDRIO: porta turistica - servizi di livello intercomunale - MILANO: nuovo ospedale (Vimercate) MILANO: centro di interscambio- ferro-gomma- (Carnate) BERGAMO: collegamento interprovinciale (Pontida-Brivio) MILANO/COMO:potenziamento linea ferroviaria(Mi-Lc/Co-Lc) BERGAMO: collegamento intervallivo (Brumano-Morterone) MILANO: prolungamento linea metropolitana 2 (Cologno Monzese-Vimercate) BERGAMO: proposta di istituzione di un PLIS (Caprino) BERGAMO: varco ecologico (Medolago-Verderio) MILANO: progetto pedalare (1) MILANO: ambito di rilevanza paesistica (Usmate Velate)

(1) iniziativa di 28 comuni milanesi non contenuta nel PTCP di Milano_www.monzaebrianzainrete.it

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PTCP - TEMI DI INTERESSE

1) CONSUMO DI SUOLO E SPRAWL

• MILANO

Il PTCP è sensibile ed approfondisce nella relazione generale il tema della dispersione insediativa che interessa criticamente soprattutto il territorio settentrionale della provincia milanese. Il PTCP traduce riflessioni e preoccupazioni per l’uso estensivo della risorsa suolo in una norma che limita il consumo di suolo non urbanizzato stabilendo, con l’articolo 84 delle Norme di Attuazione, due criteri fondamentali con cui valutare le nuove aree di espansione. Il primo consiste nell’impossibilità di prevedere ulteriori aree di espansione prima di aver utilizzato il 75% della superficie lorda di pavimento di espansione già prevista. Il secondo stabilisce variazioni massime ammissibili della superficie urbanizzata, per ognuna delle cinque classi costruite sulla base dell’indice di consumo di suolo, in cui ricadono le 12 zone della provincia, come riportato nella tabella sottostante. Chiaramente si tratta di percentuali di espansione attivabili, a condizione che sia già stato attuato il 75% delle espansioni precedentemente previste.

Da PTCP Milano, tabella 3, NdA.

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Gli indicatori di sostenibilità previsti dal PTCP di Milano sono sei di natura quantitativa e uno di natura qualitativa, riportati all’art. 86 delle Norme di Attuazione, e secondo gli articoli 93 e 95 sono correlati a un meccanismo premiale per incentivare una pianificazione sostenibile. • BERGAMO

Non fa riferimento in modo rilevante a problemi di dispersione insediativa e consumo di suolo il PTCP della Provincia di Bergamo e soprattutto non contiene indicazioni quantitative su possibilità e limitazioni delle espansioni comunali, ritenendo la pianificazione di area vasta inadatta a farlo; rifiuta la distinzione fra processi endogeni ed esogeni dei processi demografici e rimanda le scelte di espansione alla sensibilità del livello comunale, come si legge nella relazione generale (pag. 153 e seguenti); il PTCP si limita a delineare, nella tavola E4, gli “ambiti di primo riferimento per la pianificazione locale” (ambiti per i quali il PTCP non richiede che gli strumenti urbanistici

comunali debbano effettuare particolari ed ulteriori approfondimenti di

dettaglio - art. 93), a suggerire il “compattamento urbano e non la sua diffusione o dispersione” e fornire indirizzi molto generali per le espansioni: criteri escludenti aree evidentemente inadatte e condizioni un po’ semplicisticamente favorevoli per le espansioni. Solo all’articolo 62 delle Norme di Attuazione il PTCP allude alle zone periferiche inedificate, ma con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti, prescrivendo che le espansioni o le trasformazioni urbane “dovranno prioritariamente essere orientate alla

riqualificazione e alla ricomposizione delle zone di frangia degli insediamenti”, da progettare con un adeguato inserimento paesistico ed ambientale ed eventualmente con la realizzazione di reti ecologiche e collegamenti con le aree verdi. Il PTCP non prevede indicatori di sostenibilità. • COMO

L’articolo 38 delle Norme di Attuazione prevede, in relazione al consumo di suolo non urbanizzato, una classificazione dei comuni, suddivisi per ambiti territoriali, in cinque classi omogenee (da A ad E), definite in base all’Indice di Consumo di Suolo (I.C.S.). Ad ogni classe corrisponde un valore percentuale limite di espansione della superficie urbanizzata, quindi la superficie ammissibile delle espansioni, cui può aggiungersi un incremento addizionale previsto dai criteri premiali (art. 40).

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Da PTCP di Como, art. 38 NdA, pag 40.

Rileva poi il pericolo del consumo di suolo prescrivendo all’articolo 32 2. di “dimensionare il peso insediativo delle scelte pianificatorie comunali ed

intercomunali riducendo al massimo il consumo di nuovo territorio e

l’incremento del carico antropico, dovendosi favorire il recupero e la

riqualificazione dell’aggregato già urbanizzato ed edificato...”

Per quanto riguarda gli indici di sostenibilità insediativa (I.S.I.) il PTCP di Como ne individua 5 di natura quantitativa, all’articolo 39 delle Norme di Attuazione, con la precisazione delle soglie percentuali da rispettare. • SONDRIO

Il PTCP nelle Norme di Attuazione non fa alcun riferimento a problemi di sprawl e consumo di suolo, potendo addirittura cercare di favorire un processo di ricomposizione fondiaria nel settore agricolo (art. 47), che, seppur frammentato, non sembra dunque minacciato dall’espansione dell’urbanizzato. Si legge solo all’art. 50, riguardante gli insediamenti produttivi e le loro espansioni, di evitare “di determinare saldature tra insediamenti originariamente distinti”.

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Quanto all’espansione insediativa il PTCP fornisce due criteri principali: la massima utilizzazione del patrimonio edilizio esistente ed il massimo contenimento dello sviluppo urbano nelle aree individuate dal Piano come aree portatrici di forti valori agricoli e/o paesistici e ambientali. Si legge poi nella relazione, paragrafo 4.3.4 “Quanto al dimensionamento dei nuovi

insediamenti abitativi (residenziali e turistici) viene posto un limite di

sviluppo, con riferimento ai valori – indicati nell’allegato B delle Norme –

costruiti in base alla effettiva produzione edilizia dell’ultimo decennio (con i

necessari margini di elasticità)”, limite che non è però ancora stato quantificato nel PTCP, si legge infatti poco sotto “Si ritiene possibile che tale precisazione della norma possa essere introdotta in tempi ragionevoli, e

comunque prima della definitiva approvazione del Piano.”

In merito invece alla realizzazione di strutture ricettive il PTCP non fissa limiti, anzi lascia agli strumenti urbanistici comunali il compito di stimolarne e promuoverne la previsione (art. 50.3).

2) POLI PRODUTTIVI SOVRACOMUNALI

• MILANO

Con l’art. 90 il PTCP di Milano detta alcuni indirizzi come: a) concentrazione ed integrazione delle attività produttive in aree ecologicamente attrezzate,

ovvero dotate delle infrastrutture e dei servizi necessari a garantire la tutela

della salute, della sicurezza e dell’ambiente; b) verifica degli effetti diretti ed

indiretti sul paesaggio ai fini del corretto inserimento paesistico e ambientale

degli interventi; c) circoscrizione degli insediamenti di frangia e limitazione

della presenza delle attività produttive nell’ambito degli insediamenti

residenziali; d) riqualificazione e recupero infrastrutturale e dei servizi delle

aree produttive esistenti; e) compattamento morfologico orientato a

preservare ampi spazi pertinenziali per verde di mitigazione, parcheggi e altre

opportunità di fruizione; f) promozione di dispositivi premianti, anche

all’interno degli strumenti urbanistici comunali sotto il profilo delle possibilità

edificatorie, rivolti ad attività innovative e ad alto contenuto tecnologico.

E al comma 3 dà 7 criteri per l’individuazione delle aree industriali e delle aree ecologicamente attrezzate di carattere sovracomunale. Sempre l’articolo 90 fornisce poi indicazioni in merito ai necessari servizi integrativi ed in merito alla gestione di tali aree.

L’indicatore di sostenibilità inerente i poli produttivi auspica una bassa frammentazione degli insediamenti produttivi.

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• BERGAMO

Il PTCP di Bergamo in merito ai poli produttivi di interesse provinciale registra (TAV. E4) la presenza dei comparti produttivi già esistenti e ne prevede il completamento, l’espansione o la riqualificazione; lascia però al Piano di settore interessato (avente carattere e contenuto integrativo del PTCP, come gran parte dei piani di settore previsti - art. 17 -, e talora predominanza sul PTCP che ne deve talora recepire le previsioni - artt. 21 e 22 -) la competenza di riconoscerne di nuovi secondo alcuni criteri che si leggono all’art. 95 delle Norme di Attuazione. • COMO

La politica espressa dal PTCP comasco in merito ai poli produttivi è esplicitamente di sostegno e rafforzamento dei comparti produttivi esistenti come si evince dall’art. 54 che consente espansioni “nella misura del 20% della loro superficie territoriale nel caso di espansioni in ampliamento di aree produttive esistenti aventi superficie territoriale non inferiore al 50% della nuova area di espansione; e nella misura dell’80% della loro superficie territoriale negli altri casi. La collocazione di poli produttivi di interesse sovracomunale (ossia poli con dimensioni superiori a 30.000 mq negli ambiti territoriali omogenei di montagna e 50.000 mq negli ambiti territoriali omogenei di pianura, art. 8) è subordinata però alla localizzazione, come per tanti altri servizi e infrastrutture rilevanti, nei centri classificati di rilevanza sovracomunale - art.8 -. • SONDRIO

Con l’art.49 il PTCP individua le due sole aree industriali ed artigianali –di interesse sovracomunale- di espansione previste (una nei comuni di Buglio, Ardenno, Colorina e Forcola; l’altra nei comuni di Berbenno e Postalesio), precisando che fino alla saturazione della loro capacità insediativa “è esclusa l’introduzione di altre zone industriali ed artigianale di nuova formazione nei

PGT dei Comuni”, nonostante rimanga consentito l’ampliamento del 20% delle zone esistenti di rilievo sovracomunali e del 30% di quelle locali, evitando però “di determinare saldature tra insediamenti originariamente distinti” (art. 50).

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3) PROMOZIONE DI FORME ASSOCIATIVE LOCALI ED ESPERIENZE

DI PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

• MILANO

Per la formazione, l’attuazione, la gestione, la modifica e l’aggiornamento del PTCP nella provincia di Milano sono predisposti i Tavoli interistituzionali e le Conferenze dei Comuni (art. 8 delle Norme di Attuazione). Si tratta di due strumenti di concertazione sovracomunali di cui il primo ha estensioni territoriali prefissate (sono previsti 12 Tavoli interistituzionali inerenti territori con caratteri di omogeneità – con la previsione di 19 comuni che partecipano a due Tavoli di lavoro); la Conferenza dei Comuni invece ha geometria variabile e territorialmente può sovrapporsi al Tavolo o avere estensione maggiore a seconda del tema specifico che intende considerare. Le considerazioni e le proposte emerse dai tavoli sia di calibro sovracomunale sia di portata locale –ma coerenti con lo scenario strategico di fondo- sono riportate nel PTCP (cap. 4 Relazione generale). Accanto a questi due strumenti di partecipazione per la consultazione e la discussione di temi di interesse sovracomunale, sono previsti degli strumenti attuativi che recepiscano le scelte di pianificazione concertate all’interno dei Tavoli: sono gli Accordi Organizzativi di Pianificazione (art. 9), che, quando diretti a modificare gli strumenti urbanistici comunali, possono assumere valore di Accordo di Programma, ai sensi della L.R. 14/94. • BERGAMO

Sono identificate, nel PTCP bergamasco, 24 ambiti, ossia 24 aree urbanistiche sovracomunali che presentano situazioni di specificità territoriali, di affinità culturali e omogeneità di problematiche. Queste o altre aggregazioni di comuni, che il PTCP ammette potrebbero rendersi necessarie (come i Tavoli interistituzionali, non definiti), sono il riferimento spaziale privilegiato per le concertazioni e le intese interistituzionali e sono quelle forme di collaborazione che il Piano sulla carta immagina e cui prevede dare supporto in un secondo momento rispetto alla formazione del PTCP. • COMO

A monte della redazione del PTCP la Provincia di Como istituì, nel 2000 la “Conferenza dei Comuni, delle Comunità Montane e degli Enti gestori delle aree regionali protette” articolata in 8 ambiti omogenei coordinati dall’Ufficio di Presidenza che ne ha coordinato i lavori. Attraverso questi tavoli è stato possibile acquisire contributi utili sia dai Comuni, sia dalle associazioni che vi hanno partecipato.

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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Indipendente invece dalla redazione del PTCP è l’esistenza del Patto Territoriale “Albaval” che si propone come volano per la promozione di azioni di “partenariato” destinate allo sviluppo locale partendo dal presupposto che le zone dell’Alto Lario, della Bassa Valtellina e della Val Chiavenna costituiscono un’area omogenea territorialmente, culturalmente e socio-economicamente.

Il PTCP oltre a contemplare la pianificazione intercomunale, sostenendo la formazione di consorzi e la definizione di convenzioni – art. 4. 1 g) -, promuove e sostiene il ricorso alla pianificazione d’area negli ambiti di significativa ampiezza territoriale caratterizzati da particolari specificità e complessità - art. 4. 1.f) –.

Per l’attuazione del PTCP inoltre prevede Piani Integrati d’Area e Programmi di Azione Paesistica - art. 5 -.

Per favorire l’elaborazione di strumenti urbanistici intercomunali, per la redazione degli stessi, la Provincia assicura, dietro richiesta dei comuni interessati, la collaborazione dello staff tecnico provinciale (ufficio di Piano), un contributo economico -nel quadro delle disponibilità di bilancio provinciale- e un punteggio nelle graduatorie provinciali sulle richieste di finanziamento di opere pubbliche programmate dai comuni, e ammette la definizione dei limiti di espansione insediativa conteggiati non per il singolo comune bensì su tutti i comuni interessati dallo strumento urbanistico intercomunale (art. 7.4 e art. 36.3).

Il PTCP di Como infine, all’interno dell’auspicata concertazione intercomunale, per gli interventi di rilevanza sovracomunale prescrive, per gli Accordi di Programma, la costituzione di un “fondo economico di compensazione” come strumento di perequazione territoriale (art. 9).

• SONDRIO

Nella fase di redazione del PTCP il processo ha svolto il compito di consultazione e valutazione delle istanze locali, facendo dialogare e collaborare nella Conferenza dei Comuni gli Enti Locali, raccogliendo pareri e proposte sia dai Comuni, sia dalle Comunità Montane, pareri e proposte concentrati in due fasi principali della stesura del PTCP.

Per quanto riguarda l’attuazione delle previsioni del PTCP e la pianificazione comunale il PTCP non sembra fornire indicazioni o incentivi alla collaborazione intercomunale se non obbligare alla mera consultazione intercomunale in determinate situazioni come esprime l’articolo 50.4 delle Norme di Attuazione: “Negli ambiti territoriali caratterizzati da fenomeni di saldatura intercomunale

negli abitati, e più precisamente nell’ambito di Chiavenna (comuni di

Rassegna della Pianificazione Territoriale – regionale, provinciale e di settore

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Chiavenna, Piuro, Mese, Prata Camportaccio), in quello di Morbegno (comuni

di Morbegno, Talamona, Cosio Valtellino), in quello di Sondrio (comuni di

Sondrio, Castione Andevenno, Montagna, Poggiridenti, Tresivio) e in quello di

Tirano (comuni di Tirano, Villa di Tirano, Bianzone) l’espressione del parere

vincolante di compatibilità col PTCP da parte della Provincia sui PGT e sulle

relative varianti, o su atti modificativi della disciplina urbanistica comunque

denominati, che, indipendentemente da ogni eventuale suddivisione in distinti

atti amministrativi, comportino nuovi insediamenti abitativi di superficie

territoriale superiore a 10.000 mq o insediamenti commerciali di media e

grande distribuzione, è subordinata alla convocazione obbligatoria, e alla

conseguente acquisizione del parere della specifica conferenza dei comuni

facenti parte della conurbazione.

La medesima norma di cui al comma precedente si applica anche negli ambiti

intercomunali turistici di: Madesimo, Campodolcino; Chiesa Valmalenco,

Caspoggio, Lanzada; Bormio, Valdisotto, Valdidentro, Valfurva.”

4) TUTELE PAESISTICHE

• MILANO

All’interno del PTCP di Milano, che agli articoli 30-43 riporta la normativa in ambito di tutela e valorizzazione del paesaggio, sono rilevanti le politiche che nella seconda parte, titolo I, capo IV, sono descritte; gli articoli 68-72 infatti riportano le “azioni strategiche del “sistema paesistico ambientale”. Oltre alla proposta di tutela per nuovi ambiti, le azioni prevedono l’incremento delle aree boscate, gli incentivi all’agricoltura, reintroduzioni faunistiche per specie estinte o a rischio di estinzione, la realizzazione di opere edificatorie ed infrastrutturali secondo modelli sostenibili, riproposti in un allegato al PTCP (repertorio B”), la stesura di Programmi di azione paesistica e la promozione di programmi per la conoscenza e la riqualificazione dei corsi d’acqua. • BERGAMO

Agli articoli 46-76 delle NdA il PTCP “disciplina il paesaggio e l’ambiente” in termini abbastanza generali e senza riportare politiche, approcci, temi di particolare interesse. • COMO

Il PTCP fa riferimento, all’articolo 10 e ai seguenti 9, alle tutele attive e passive -che si riferiscono rispettivamente a iniziative e a potere di controllo e autorizzazioni-, a aree protette, a Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, alla gestione dei boschi, alle aree agricole, agli alberi monumentali, a

Adeguamento del PTCP alla L.R. 12/2005

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eventuali spazi, pubblici o privati, espositivi, e, in particolare, alle specie animali e vegetali di interesse conservazionistico. • SONDRIO

Gli oggetti che sono normati dal PTCP di Sondrio (artt. 5-39) data la natura del territorio provinciale, sono molti, variegati, peculiari e costituiscono parte importante delle NdA (35 articoli su 57 totali): • Le aree agricole di fondovalle e di mezza costa

• I varchi inedificabili

• Le aree di naturalità fluviale

• I terrazzamenti

• I conoidi

• I fondi delle convalli con i torrenti

• Le forre

• Le cascate

• I paesaggi di versante

• I paesaggi sommitali

• Le aree di particolare interesse naturalistico e paesistico

• Le aree di particolare interesse mineralogico e paleontologico e le aree di particolare interesse geomorfologico

• La rete verde territoriale

• I Centri storici e gli antichi nuclei - Zone A

• Gli edifici ed i manufatti di valore storico-culturale anche isolati

• Le strade ed i sentieri storici

• I giardini e gli episodi arborei di valore monumentale

• Viste passive e attive statiche e dinamiche di importanza paesistica

• I paesaggi degradati e gli interventi di risanamento e schermatura

• Gli itinerari d’interesse paesistico-turistico

• Strade di montagna

• Rifugi e bivacchi

• Impianti di alberature d’insieme

• Cartellonistica stradale

• Tutela dei corpi idrici

• Tutela di pozzi, sorgenti e risorgive

• Aree interessate da fenomeni di dissesto ed instabilità: definizioni

• Aree interessate da fenomeni di dissesto ed instabilità: disposizioni generali

• Aree interessate da fenomeni di dissesto ed instabilità: norme particolari

• Fasce fluviali

• Bacini idrografici

• Aree assoggettate ai vincoli di cui all’art. 1 ter delle L. n. 431/1985 ai sensi della delibera G.R. 4/3859/1985 e dell’art. 17 del Piano del paesaggio lombardo

• Rete Natura 2000

• Inquinamento acustico

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PIANI DI SETTORE

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PIANO DEL TURISMO e SISTEMA TURISTICO DEL LAGO DI COMO

Approvato con delibera di Consiglio Provinciale n.115 del 22.12.2003

Il settore turismo nella Provincia di Lecco è quello che in questi anni sta registrando l’attività di programmazione più dinamica ed innovativa, per la natura stessa del settore, che inizia a giocare un ruolo centrale nel territorio provinciale, e per la spinta innovatrice che la Regione Lombardia a livello normativo ha contribuito a dare; per il susseguirsi rapido di programmazioni, previsioni e strumenti conviene forse ripercorrere le tappe principali degli ultimi anni in questo settore.

Nel dicembre 2003 la Provincia di Lecco approva il suo Piano del Turismo prevedendo, come dalla Legge 135/2001, all’interno del territorio provinciale due Sistemi Turistici Locali, uno legato al turismo d’affari, nella Brianza, e uno legato al leisure, nelle zone montane e lacustri.

Successivamente la Legge Regionale 8 del 2004 cambia l’assetto organizzativo del settore turismo in Lombardia e scioglie anzitutto le Aziende di Promozione Turistica (APT), lasciando alle Province la funzione di promozione del territorio prima svolta dalle APT; la stessa legge introduce poi il concetto di Sistema Turistico –non più locale- che, senza presupporre sovrastrutture organizzative o agenzie specializzate, si costituisce di una “semplice” programmazione di interventi sul territorio. Intanto, nella Provincia di Lecco, come previsto dal Piano del Turismo viene istituito il Tavolo di Coordinamento del Turismo, costituito dai rappresentanti dei principali Enti pubblici e soggetti privati operanti in campo turistico, per impostare e condividere le scelte programmatiche di settore a livello provinciale.

La logica e la necessità però di organizzare un unico Sistema Turistico attorno al lago di Como convince le due province di Como e Lecco a dialogare e costruire una programmazione comune.

Questa programmazione si costruisce inizialmente, nel 2005, anno in cui la Regione riconosce il Sistema Turistico del Lago di Como, come poco più di una somma degli interventi previsti nell’una e nell’altra provincia, resi in parte coerenti da un Tavolo Interprovinciale.

Nonostante dunque il Piano del Turismo lecchese lasci presto la scena ad una programmazione interprovinciale i suoi contenuti vengono portati avanti: il Piano, a fronte delle approfondite analisi condotte, elaborava tre scenari possibili di sviluppo turistico (1. mantenimento dei flussi attuali; 2. crescita controllata con investimenti per infrastrutture leggere; 3. crescita forzata con

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investimenti per infrastrutture pesanti), ed è sempre il secondo, scelto al tempo dell’approvazione del Piano, ancor’oggi a fare da sfondo alle scelte e alle linee guida per indirizzare gli interventi; inoltre rimangono coma da Piano del Turismo, per gli interventi, gli orientamenti programmatici volti: 1) al consolidamento della domanda esistente; 2) alla omogenea distribuzione dei flussi nel territorio; 3) a stimolare la domanda potenziale; 4) ad attrezzare il territorio; 5) ad incoraggiare l’investimento da parte dei privati su nuove strutture ricettive.

Il Piano del Turismo al 2003 prevedeva una serie di interventi, sintetizzati in 13 schede progetto, di cui due erano i più rilevanti dal punto di vista territoriale, la realizzazione di un centro polifunzionale da localizzare nella Brianza, centro del turismo d’affari, e la costruzione di un centro benessere in corrispondenza delle terme di Tartavalle (Taceno). Entrambi i progetti non sembrano al momento avere futuro, il primo per la “competizione” con un progetto simile del settore cultura che ne vorrebbe la realizzazione nella città di Lecco, il secondo per la situazione di stallo attorno alle terme, chiuse ormai da anni. Di interventi rilevanti il Sistema Turistico del Lago di Como sul territorio lecchese prevede diverse reti di piste ciclabili, la realizzazione in Val San Martino di un sentiero in quota percorribile da disabili, la costruzione di un Ecomuseo nel comune di Ello e soprattutto il rilancio turistico dei Piani Resinelli, ai piedi della Grigna meridionale, con la realizzazione di un centro servizi e di una struttura alberghiera che ponga particolare attenzione alla accessibilità per i disabili ed a nuove esigenze di salute (esempio culinarie); oltre a questi ci saranno interventi che mirano ad attrezzare il territorio, anche se si escludono le infrastrutture più costose (strade, ponti, depuratori, porti, impianti di risalita, etc…); in particolare si tratta di interventi di cura del paesaggio, segnaletica, creazione di punti informazione, recupero dei sentieri, creazione di organizzazioni per la promozione di particolari segmenti di domanda.

È importante sottolineare che non si tratta in nessun caso di “trasformazioni calate dall’alto”: gli interventi sono tutte proposte che, a partire dalle linee guida date dalla Provincia, giungono “dal basso” al Tavolo di Coordinamento del Turismo a cui sono presenti enti e soggetti interessati proponenti e in cui i comuni montani lecchesi sono rappresentati dalle tre Comunità Montane e la Brianza Lecchese è rappresentata dal comune di Merate, scelto come riferimento. Questo dovrebbe essere garanzia di efficacia per la realizzazione degli interventi. Terreno su cui il Piano del turismo si è cimentato con qualche successo, ma su cui il Sistema Turistico del Lago di Como continuerà ad insistere (almeno in territorio lecchese) è il campo della cooperazione e dell’organizzazione degli operatori turistici; la disgregazione e la mancanza di

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reti forti nelle attività turistiche di operatori che non si organizzano in filiera ed in sistemi è una criticità territoriale a cui, in Provincia di Lecco, il Piano del 2003 rispondeva stimolando la creazione dei così detti “club di prodotti”, in parte realizzatisi e in parte ancora da stimolare.

Attualmente il Sistema Turistico del Lago di Como è costituito dalla programmazione fatta nel 2006, che aggiornò quella fatta l’anno precedente, ma le linee guida emanate nel dicembre 2006 dalla Regione Lombardia e l’obbligo, emanato ad agosto 2007 dalla Direzione Generale Turismo sempre della Regione, ad aggiornare i Sistemi Turistici a tali linee guida, prevedono che anche il Sistema Turistico delle due Province di Como e Lecco si debba adeguare.

Questa è l’occasione per fare una analisi approfondita, e d’insieme, di tutto il territorio interprovinciale (analisi che manca nella sua interezza e per il territorio comasco, ma che è già in corso), e sarà l’occasione per delineare possibili scenari di sviluppo dell’intero sistema, dare così maggior coerenza alle azioni e dar corpo a interventi innovativi.

PIANO DI SETTORE DEL DEMANIO LACUALE In corso di predisposizione

A seguito della costituzione del Consorzio - interprovinciale - del Lario e dei laghi minori, sorto nell’intento di gestire in modo unitario e coerente l’intero demanio lacuale, è prevista la redazione di un Piano - Piano di settore del demanio lacuale - che sia di supporto e normi tale gestione. In data 10 aprile 2007 le Province di Como e Lecco insieme al Consorzio del Lario e dei laghi minori hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa,approvato con delibera di G.P. n. 96 del 26/04/2007 per la predisposizione della proposta del Piano di settore del demanio lacuale.

Secondo tale documento di indirizzo il Piano consentirà, come si legge nel Protocollo d’Intesa (art.1), un monitoraggio ambientale, paesaggistico e territoriale quale strumento di sviluppo socio/economico delle aree demaniali e la relativa predisposizione delle azioni volte alla conservazione dello stato dei luoghi e della risorsa idrica; lo sviluppo programmatico delle strutture e delle infrastrutture demaniali; la valutazione e concretizzazione delle esigenze locali di sviluppo e dell’uso del demanio della navigazione interna; la verifica puntuale dello stato di fatto sulla quale elaborare una ipotesi di riassetto e omogeneizzazione delle risorse esistenti nonchè una prima approfondita analisi dei bisogni espressi dal territorio; la valutazione delle azioni necessarie

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all’implementazione della sicurezza per la navigazione pubblica e la navigazione turistica.

In attesa che il Piano veda la luce però, le Province di Como e Lecco insieme al Consorzio stanno stilando un documento transitorio, d’indirizzi, che disciplini modalità e criteri per la concessione di autorizzazioni per l’uso del demanio lacuale. Tale documento conterrà per due parti, delle tre che lo compongono, criteri quantitativi e qualitativi. Per la stesura di questi ultimi, che devono interpretare principalmente gli aspetti paesaggistici, è prevista una consulenza esterna incaricata dal Consorzio.

PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Approvato con delibera di Consiglio Provinciale n.115 del 22.12.2003 - agg.2006

Si tratta di un consistente documento che analizza il territorio, espone le modalità per affrontare eventuali emergenze e riporta le diverse ipotesi di rischio.

Il Piano Provinciale di Emergenza ha come scopo la messa a punto di procedure che permettano di affrontare situazioni di emergenza, partendo dalLa conoscenza del territorio provinciale nella sua globalità, con riferimento non solo all’aspetto morfologico, ma anche alle componenti antropiche e a tutti gli elementi che vi hanno stretta relazione. Il Piano è elaborato in attuazione dell'art 108 del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, e dell’art. 3, comma 151 della L.R. 5 gennaio 2000, n. 1, ed è uniformato alla deliberazione di Giunta Regionale 21 febbraio 2003 n. 7/12200, e prevede le procedure di emergenza da adottare su tutto il territorio della provincia di Lecco in caso di:

- eventi naturali o connessi all'attività dell'uomo, che per loro natura ed estensione, comportano l'intervento di più Enti o Amministrazioni competenti in via ordinaria;

- calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

Il Piano prevede l'utilizzazione immediata di tutte le risorse tecniche, sanitarie ed assistenziali disponibili nella Provincia, nonché la loro integrazione, ove necessario, con risorse già individuate nell'ambito regionale e/o nazionale.

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PIANO D’AMBITO ATO

Approvato dalla Conferenza dei Sindaci il 20.12.2007

La redazione del Piano si è appena conclusa; in data 8 novembre 2007 è stata convocata la Conferenza degli Enti locali dell'Autorità d'ambito territoriale ottimale (A.ATO) della Provincia di Lecco per deliberare l'adozione del Piano d’Ambito, la cui approvazione è prevista per il 17 dicembre prossimo. Il Piano d’Ambito, elaborato nel rispetto della metodologia indicata dalla D.G.R. 28 marzo 2003, n. 7/12577, pianifica, ai sensi del decreto legislativo 152/2006 e secondo la Legge Regionale 26 del 2003, l’organizzazione del servizio idrico integrato per un periodo di tempo di 20-30 anni.

Il Piano d’Ambito della Provincia di Lecco non si proietta tuttavia in scenari futuri di lungo termine, registra piuttosto la domanda ed il fabbisogno attuali della risorsa “acqua”, stabilisce degli obiettivi base1 per i settori acquedotto, fognatura e depurazione e stila una serie di interventi opportuni nel e per l’immediato, per risolvere le criticità inerenti ogni obiettivo e settore. Gli interventi previsti si declinano in numerose opere di sistemazione ed ottimizzazione sulla rete distributiva o di collettamento delle acque, e in opere di ampliamento e nuova costruzione di nodi della rete (depuratori, pozzi).

Di questo secondo tipo di opere però ne è dichiarata la necessità senza dare indicazioni, anche generiche, in merito alla localizzazione: le analisi del Piano sono state condotte a livello aggregato, provinciale, e non vi è all’interno individuazione di zone o aree in cui valutare il fabbisogno ed il suo soddisfacimento. Le future nuove localizzazioni di eventuali impianti o ampliamenti sono rimandate interamente ad un momento successivo, ad una sede decisionale diversa da quella del Piano, ed a seguito di futuri studi di fattibilità. A seguito della redazione di questo Piano sarà, oltre al regolamento fognario, predisposta l’individuazione delle “aree di tutela” e delle “aree di protezione” che sottoporrà a limitazioni e vincoli alcune aree attorno, ad esempio, a pozzi, sorgenti, depuratori e acquedotti.

Tali aree, di raggio inferiore a quelle di tutela e di raggio maggiore a quelle di protezione, dovranno poi essere recepite dagli strumenti di governo dei territori comunali, dai PGT, che invece non devono, per il momento, preventivare alcun tipo di adeguamento o recepimento a seguito della sola approvazione del Piano d’Ambito, prevista entro la fine dell’anno.

Il Piano non prefigura alcuna forma di cooperazione intercomunale diversa, e di dimensioni inferiori, a quella che corrisponde all’intero Ambito Territoriale Ottimale, l’intera Provincia, e ne esclude ora la formazione anche per quanto 1 Soddisfazione della domanda, riduzione dell’inquinamento, contenimento delle perdite, qualità dell’acqua, efficienza, ecc.

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riguarderà la localizzazione di eventuali nuovi impianti, decisione che verrà presa forse dall’Autorità d’Ambito, quindi da tutti i 90 comuni della Provincia. La decisione per la localizzazione di nuovi impianti comunque il Piano auspica terrà conto, fra i criteri per la definizione dell’area di localizzazione, della presenza in loco di risorse idriche e reti idrauliche.

Per la redazione il Piano si è confrontato con il Piano del Turismo e ha valutato la sua attinenza con il Piano di Tutela ed Uso delle Acque (P.T.U.A. approvato in data 29.03.2006 dalla Regione Lombardia). Quest’ultimo, in particolare, indica la presenza di aree vulnerabili da nitrati in ambiti civili, problematica cui il Piano d’Ambito può porre rimedio con gli interventi previsti sulle reti idriche, ma il P.T.U.A. indica anche alcune aree vulnerabili da nitrati, nella zona sud della provincia lecchese, in ambiti agricoli, ambiti ove altri piani provinciali potrebbero interessarsi al problema.

PIANO DI INDIRIZZO FORESTALE (PIF)

Adottato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 79 del 01.12.2008

Il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) della Provincia di Lecco interessa una parte dell’intera superficie della Provincia, riguarda infatti quella superficie che ricade amministrativamente al di fuori delle 3 Comunità Montane e dei 4 Parchi Regionali che interessano il territorio lecchese (Parco Monte Barro, Parco Adda Nord, Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, Parco Valle del Lambro), a loro volta tenuti a redigere un proprio PIF in sostituzione del vecchio Piano di Assestamento Forestale, secondo la Legge Regionale 27 del 2004.

Per quanto riguarda la relazione con gli strumenti di regolazione urbanistica comunali e l’efficacia delle prescrizioni, una volta approvato il PIF, secondo l’articolo 9, comma 3, della Legge, “Gli strumenti urbanistici comunali

recepiscono i contenuti dei piani di indirizzo e dei piani di assestamento

forestale. La delimitazione delle superfici a bosco e le prescrizioni sulle

trasformazioni del bosco stabilite nei piani di indirizzo forestale sono

immediatamente esecutive e costituiscono automaticamente variante agli

strumenti urbanistici vigenti”

In relazione invece al PTCP, la stesura del PIF provinciale ne riprende i contenuti circa la rete ecologica e viene tenuto in considerazione come cornice normativa e programmatica di riferimento (paragrafo 1.6.5).

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PIANO RIFIUTI

Approvato con delibera di Consiglio Regionale n.1532 del 29.2.2000 – in aggiornamento E’ del giugno 2007 l’avvio alla redazione del Piano Rifiuti provinciale con un preliminare documento di scoping che individua un primo quadro metodologico-procedurale dell’iter di elaborazione del Piano e del processo di Valutazione Ambientale Strategica, secondo la Legge Regionale 26 del 2003 e la Legge Regionale 12 del 2006.

Gli obiettivi di settore sono stati stilati, anche se nell’autonomia della loro specificità settoriale, a partire da una consultazione di quelli del PTCP per garantire una coerenza di fondo tra strumenti di programmazione territoriale diversi.

Il Piano, che probabilmente vedrà la sua conclusione prima dell’estate 2008, classificherà il territorio lecchese individuando quelle aree -preferenziali- in cui sarà possibile la localizzazione di eventuali impianti per la gestione dei rifiuti, quelle in cui saranno localizzabili solo determinati impianti o con determinate limitazioni o con interventi di compensazione -aree penalizzanti- e infine quelle aree -escluse- in cui non è considerata l’eventuale localizzazione di strutture per la gestione dei rifiuti.

Tale classificazione sarà fatta a partire dai criteri di individuazione forniti dalla Regione Lombardia e dai vincoli che il PTCP configura per il suo territorio, in particolare legati agli ambienti naturali e della rete ecologica.

Il Piano non stilerà, diversamente dal Piano rifiuti precedente, una graduatoria delle aree che secondo l’analisi saranno idonee –quelle preferenziali- ad ospitare eventuali nuovi impianti, e rimanderà ad una fase successiva criteri e procedure di scelta.

Il Piano non conterrà probabilmente altre indicazioni, né un corpo di Norme di Attuazione, ma solo la classificazione del territorio, nei tre tipi di aree sopra citati, risulterà prescrittiva.

Il Piano probabilmente conterrà piuttosto, dopo una parte di analisi (censimento degli impianti, analisi dei costi, andamento della domanda di smaltimento rifiuti), due scenari futuri.

Nel primo verrà mantenuta la situazione attuale, l’impianto inceneritore di Valmadrera soddisfa la domanda di trattamento dei rifiuti urbani e l’impianto di compostaggio di Annone soddisfa parzialmente il fabbisogno di trattamento della frazione compostabile (scarti vegetali e umido) prodotta in provincia di Lecco, pari nel 2006 a circa 36.000 tonnellate; l’impianto di Verderio Inferiore, deputato alla selezione della frazione secca riciclabile da raccolta

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differenziata multi e monomateriale (sacco viola, carta e plastica) riesce a soddisfare pienamente il fabbisogno provinciale.

Nel secondo scenario, invece, un nuovo impianto per la trasformazione della frazione organica e dei rifiuti vegetali potrebbe gestire i rifiuti del territorio provinciale, evitando di doverli smaltire fuori provincia.

Tra le criticità rilevate dal Piano per il territorio provinciale vi sono la tendenza all’aumento della produzione di rifiuti e la non autosufficienza della Provincia nel trattamento della frazione compostabile dei rifiuti.

PIANO FAUNISTICO - VENATORIO

In fase di aggiornamento

Ai sensi della Legge 157 del 1992 e della Legge Regionale 26 del 1993 la Provincia di Lecco sta elaborando il Piano faunistico che andrà a sostituire il precedente redatto nel 1998. Si tratta principalmente di uno strumento di gestione dell’attività venatoria, con gli obiettivi generali di protezione, conservazione delle specie animali, della biodiversità e degli ambienti necessari alla sopravvivenza di tali specie, in coerenza con le direttive europee, con le convenzioni internazionali e con i Regolamenti regionali (in assenza del previsto, ma mai approvato, Piano faunistico regionale).

Il Piano, i cui contenuti sono ancora in fase di elaborazione, deve tener conto della presenza di Zone a Protezione Speciale (ZPS) e dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), soprattutto per l’individuazione delle cosiddette “oasi”, che rappresentano l’unico spazio di pianificazione territoriale del Piano, le aree naturali in cui non è consentita l’attività venatoria. Il Piano faunistico inoltre indica le specie animali preferibilmente da preservare e dà linee di indirizzo per la conservazione ed il miglioramento della capacità del territorio di ospitare la fauna. Dal punto di vista normativo il Piano dunque dà delle prescrizioni per chi pratica l’attività venatoria, mentre fornisce solo suggerimenti ed indicazioni per gli enti locali. I Comuni in particolare possono decidere autonomamente se fare propri tali indirizzi, in un secondo momento sul proprio territorio, con degli strumenti attuativi specifici, oppure no. Purtroppo il Piano non può prevedere e non incentiva forme di cooperazione fra i Comuni per costruire politiche ambientali condivise, cosa che invece potrebbe risultare essenziale nella gestione di risorse -fauna e spazi aperti- che sono assolutamente indipendenti dai confini amministrativi).

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Esclusa l’individuazione delle oasi e le indicazioni per l’attività venatoria, il Piano faunistico non ha potere prescrittivo e le sue indicazioni in materia di protezione di specie animali rare -a volte in situazione di critica sopravvivenza, come una particolare specie di pipistrello, il Myotis Capaccinii-, di gestione del territorio e di miglioramenti ambientali potrebbero acquistare reale efficacia nell’ambito del progetto di rete ecologica, sviluppato anche all’interno del PTCP. Le criticità che il Piano faunistico individuerà, quando avrà compimento, forse nella primavera 2008, rimarranno importanti constatazioni nelle mani dei Comuni e della loro facoltà di immaginare politiche nuove in merito.

PIANO ITTICO PROVINCIALE Approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 18 del 19.04.1999 – in aggiornamento

La L.R. n. 12/2001, nel definire il quadro normativo regionale in materia di gestione dell’attività piscatoria e di conservazione della fauna ittica nonchè degli ambienti acquatici, prevede che ogni Provincia rediga un proprio Piano Ittico (di seguito PIP).

Il PIP costituisce il documento di analisi dello stato di conservazione delle popolazioni di pesci oggetto di prelievo e degli habitat acquatici, nonché dei risultati raggiunti attraverso la gestione delle specie di ittiche. Il PIP contiene inoltre la pianificazione dell’intero territorio provinciale ai fini alieutici.

Attualmente la Provincia di Lecco ha avviato la completa revisione del proprio Piano Ittico approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 18 del 19.04.1999.

PIANO PROVINCIALE DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE Approvato con delibera di Consiglio Regionale n. VII/262 del 26.6.2001

In data 26 giugno 2001 con deliberazione consiliare n. VII/0262 la Regione ha approvato, ai sensi dell'art. 8 della L.R. 8 agosto 1998, n. 14, il Piano cave delle attività estrattive della Provincia di Lecco.

Il Piano Cave provinciale ha individuato 3 Ambiti Estrattivi (AE) e 4 Ambiti di Recupero (AR) all’interno dei quali sono ricomprese le aree di sfruttamento destinate all’attività estrattiva. Gli Ambiti Estrattivi e di Recupero, secondo quanto previsto dall’art. 6 comma 2 della L.R. 14/98, comprendono: l’area

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prevista per l’estrazione e lo sfruttamento del giacimento, l’area per impianti di lavorazione e trasformazione, l’area per strutture di servizio, l’area di stoccaggio, l’area circostante necessaria a garantire un corretto rapporto tra l’area di intervento e il territorio adiacente, rappresentando quindi l’unità territoriale di riferimento per l'attività estrattiva.

Con l’entrata in vigore del Piano Cave, avvenuta con la pubblicazione sul B.U.R.L., le autorizzazioni concernenti l’esercizio dell’attività estrattiva, ai sensi dell’art. 12 della L.R. 14/98, sono precedute dall’approvazione, da parte della Provincia, di un progetto di gestione degli ambiti di cui all’art. 11 della medesima Legge regionale.

PIANO PROVINCIALE DELLA RETE CICLABILE

Approvato con delibera del consiglio provinciale n. 83 del 22 dicembre 2008

E’ stato recentemente approvato il Piano Provinciale della Rete Ciclabile. Tale strumento, nel quadro del sistema della mobilità, prevede e promuove lo sviluppo di una struttura organica di itinerari ciclabili al fine di favorire la mobilità individuale a basso impatto ambientale, con particolare attenzione sia alla fruizione per spostamenti pendolari che alla fruizione legata al turismo e al tempo libero.

Gli itinerari sono descritti attraverso l’aggiornamento della rete prevista nel precedente piano e l’individuazione di nuove direttrici, sfruttando oltre a strade a basso traffico, sentieri, ferrovie dismesse e alzaie.

Il Piano, oltre all’individuazione degli itinerari di valenza provinciale, affronta il tema dei collegamenti a scala vasta, con le province limitrofe e con gli itinerari di carattere regionale e nazionale.

Il Piano orienta gli enti locali territoriali nella scelta dei percorsi ciclabili da realizzare in via prioritaria e di conseguenza guida la Provincia nella concessione di eventuali finanziamenti.

Il documento è corredato da un “Vademecum” al fine di fornire agli enti locali degli indirizzi per la realizzazione degli itinerari ciclabili. Viene individuata una segnaletica tipo (orizzontale e verticale) e vengono descritte le caratteristiche delle principali tipologie realizzative (dimensioni, manufatti, ecc.) secondo quanto previsto dalla vigente legislazione nazionale (Codice della Strada, D.M. 557/99, L. 366/98) e regionale.

La rete degli itinerari ciclabili viene recepita dal PTCP come indicazione nella Tavola 2 - Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali.

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PROGRAMMA TRIENNALE DEI SERVIZI DI TRASPORTO PUBBLICO LOCALE (PTS)

Approvato con delibera del consiglio provinciale n. 75 del 1 dicembre 2008

Il Programma Triennale dei Servizi di trasporto pubblico locale è un atto di pianificazione con la finalità di progettare una rete di trasporto pubblico locale in grado di rispondere alle esigenze di mobilità. Secondo quanto previsto dalla normativa regionale (Legge Regionale n. 22 del 29/10/98 “Riforma del trasporto pubblico locale in Lombardia”) la Provincia è tenuta ad individuare l’assetto dei servizi di trasporto pubblico di competenza, definire le reti oggetto dei contratti di servizio e gli ambiti territoriali a domanda debole, nonché le modalità particolari di effettuazione dei servizi in tali ambiti e gli eventuali servizi aggiuntivi ai servizi minimi a carico dei proprio bilanci.

Alla luce degli aggiornamenti introdotti sperimentalmente a partire dal 1° luglio 2005 (data di avvio del servizio in regime contrattuale), si è reso necessario procedere con la redazione di un nuovo PTS 2008/2010 che fotografi innanzitutto lo stato di fatto della rete di trasporto pubblico locale e, valutato l’esito dei servizi sperimentali attivati, stabilisca se le modifiche e gli aggiornamenti alla rete debbano essere confermati o rivisti. La revisione del PTS è stata inoltre fondamentale per ridefinire organicamente la rete delle autolinee provinciali ed identificare le priorità nell’erogazione dei servizi, in relazione ai più aggiornati livelli di domanda, in base al riordino delle competenze ed in ordine agli obiettivi di efficacia ed efficienza stabiliti dalla riforma ed attuati dal nuovo regime contrattuale.

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