Deforestazione mangione nicola 3a

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Lavoro di:Nicola Mangione Classe:IIIA

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Lavoro di:Nicola MangioneClasse:IIIA

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• Col termine taglio del bosco si intende l'opera di diboscamento, attuato attraverso i criteri tecnici della selvicoltura, finalizzato alla salvaguardia della vegetazione (taglio di piante malate, vecchie, secche, bruciate...) o a ricavare legname dalla foresta, garantendo comunque la rigenerazione e la conservazione della vegetazione.

• Quando invece il diboscamento è esteso e duraturo, effettuato per motivi commerciali o per sfruttare il terreno per la coltivazione, si parla di deforestazione, con accezione negativa. Un esempio di deforestazione è l'eradicazione illegale di alcune zone boschive per la costruzione di opere murarie, attività agricole o commerciali di vario tipo. Anche deforestazione e disboscamento illegale non sono comunque propriamente tra loro sinonimi.

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Le motivazioni che fanno si che questo fenomeno aumenti invece di diminuire sono molteplici:

• È in costante crescita la richiesta di legnami pregiati da parte dei Paesi ricchi.

• La legna da ardere è l’unica fonte di energia per quasi 2 miliardi di persone. Paesi come il Nepal dipendono da questo combustibile per oltre il 90% del loro fabbisogno.

• La crescita demografica aumenta la necessità di terre coltivabili per le produzioni alimentari per questo molte popolazioni disboscano intere foreste per far spazio a campi coltivabili.

• L’alimentazione prevalentemente carnivora dei Paesi industrializzati comporta un incremento dell’allevamento di animali da carne, e quindi la necessità di nuove terre da pascolo.

• Infine molte foreste vengono abbattute per produrre carta.

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Ciò che avviene dopo la deforestazione è terribile, questo fenomeno causa ingenti danni al nostro pianeta come:

• Desertificazione. È la trasformazione di una regione in deserto. Quando si tagliano gli alberi, la terra, non più tenuta insieme dalle loro radici, viene lavata via dalle piogge e rimane solo la roccia da cui non cresce più nulla. Inoltre, senza piante, che contribuiscono con la traspirazione a mantenere l’aria umida, le piogge diminuiscono e il clima diventa arido.

• Effetto serra. L’accumulo di gas, come l’anidride carbonica, aumenta la temperatura del pianeta. Poiché gli alberi consumano l’anidride carbonica, soprattutto in fase di crescita, abbatterli significa favorire le concentrazioni di ungas a effetto serra. Inoltre, quando brucia, la legna libera una grande quantità di anidride carbonica.

• Dissesto idrogeologico. La terra, non più trattenuta dalle radici degli alberi, è trascinata via provocando frane, colate di fango e alluvioni. Gli interventi nelle zone a rischio (opere murarie, scavi, dighe) possono poco di fronte ad alterazioni sempre più gravi dell’habitat naturale.

• Perdita di biodiversità. Più un ecosistema è ricco di spe­cie animali e vegetali e di microrganismi, cioè vario e complesso, più è stabile, il che significa che è meno soggetto alle alterazioni e che ha più probabilità di sopravvivere. Poiché le foreste primarie (non modificate dall’uomo e quindi più ricche in biodiversità) sono essenzialmente quelle tropicali, distruggerle significa ridurre il numero delle specie viventi di tutta la Terra, rendere sempre più precario l’equilibrio della biosfera e compromettere seriamente il futuro del pianeta.

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• L’induismo riconosce addirittura l’esistenza di alberi sacri.• Il fondatore del buddhismo. Siddharta , cercando di scoprire la causa del

dolore nel mondo e il modo per raggiungere una felicità duratura, capì che solo con la meditazione personale avrebbe scoperto la via della salvezza. Fu dopo 45 giorni di meditazione sotto un albero di pipal (fico) che raggiunse l’illuminazione, divenendo così Buddha.

• I giardini e i boschi rivestono un ruolo importante nel confucianesimo. I boschi sacri evocano quel tipo di armonia con il mondo e con il divino che è fondamentale per l’uomo.

• L’uomo non è padrone dei beni della Terra. Non può disporne come gli pare, ma deve rispondere di ciò che fa al Creatore. Distruggere le foreste significa deturpare il dono di Dio.

• L’uomo, nell’orizzonte biblico, è collaboratore di Dio e quindi responsabile di tutti i danni che provoca all’ambiente naturale, distruzione degli alberi compresa. Inoltre tradisce la fiducia di Dio che gli ha affidato la Terra non perché la distruggesse, ma perché ne avesse cura.

• La Chiesa cristiana, nella tradizione biblica di rispetto nei confronti del creato, condanna le violenze contro doni della natura, sacrificati alla logica del profitto. Nelle Giornate del Ringraziamento molto spesso i documenti dei Vescovi fanno riferimento al problema della natura e in modo particolare al problema della deforestazione.