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Marco Gherlone

Fondamenti di meccanica strutturale

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Aracne editrice

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via Vittorio Veneto, 2000020 Canterano (RM)

(06) 45551463

isbn 978–88–255–1182–6

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: marzo 2018

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Indice

9 Introduzione

13 Capitolo I

Cinematica e statica dei sistemi piani di travi 1.1. Cinematica dei sistemi piani di travi, 13 – 1.1.1. Coordinate generalizzate, gra-

di di libertà e gradi di vincolo, 13 – 1.1.2. Legge fondamentale del moto rigido, 18 –

1.1.3. Definizione cinematica dei vincoli, 22 – 1.1.4. Classificazione cinematica dei

sistemi, 25 – 1.1.5. Studio algebrico della cinematica dei sistemi piani di travi, 30 –

1.2. Statica dei sistemi piani di travi, 34 – 1.2.1. Tipologia ed equivalenza dei sistemi

di carichi, 34 – 1.2.2. Equazioni cardinali della statica, 37 – 1.2.3. Definizione sta-

tica dei vincoli, 38 – 1.2.4. Classificazione statica dei sistemi, 41 – 1.2.5. Studio al-

gebrico della statica dei sistemi piani di travi, 46 – 1.3. Dualità statico-cinematica,

51 – 1.4. Calcolo delle reazioni vincolari, 51

63 Capitolo II

Caratteristiche di sollecitazione nelle travature isostatiche

piane 2.1. La trave, 63 – 2.1.1. Definizione, 63 – 2.1.2. Caratteristiche di sollecitazione, 64

– 2.1.3. Equazioni indefinite di equilibrio, 70 – 2.2. Risoluzione di travature isostati-

che, 72 – 2.3. Risoluzione di travature reticolari isostatiche, 107 – 2.3.1. Generalità,

107 – 2.3.2. Metodi di soluzione, 110

129 Capitolo III

Elementi di teoria dell’elasticità 3.1. Le deformazioni, 129 – 3.1.1. Definizione: le equazioni cinematiche, 129 –

3.1.2. Trasformazione del tensore delle deformazioni per rotazioni del sistema di ri-

ferimento, 139 – 3.1.3. Equazioni di compatibilità e condizioni di vincolo, 146 – 3.2.

Le tensioni, 147 – 3.2.1. Definizione, 147 – 3.2.2. Equazioni indefinite di equilibrio,

154 – 3.2.3. Trasformazione del tensore degli sforzi per rotazioni del sistema di rife-

rimento, 159 – 3.2.4. Stato piano di tensione, 162 – 3.3. Il Principio dei Lavori Vir-

tuali (PLV), 165 – 3.3.1. Lavoro delle forze concentrate e dei carichi distribuiti, 165

3.3.2. Sistema equilibrato e sistema congruente, 169 – 3.3.3. Lavori virtuali, 171

3.3.4. Il Principio dei Lavori Virtuali (PLV), 173 – 3.3.5. Applicazione del PLV al

calcolo di spostamenti e rotazioni, 175 – 3.4. La legge costitutiva elastica, 177 –

3.4.1. Corpo elastico, potenziale elastico e potenziale elastico complementare, 177 –

3.4.2. Elasticità lineare, 184 – 3.5. Il problema elastico lineare, 188 – 3.5.1. Formu-

lazione matematica, 188 – 3.5.2. Proprietà della soluzione, 189 – 3.6. Teoremi fon-

damentali dell’elasticità lineare, 191 – 3.6.1. Teorema di Clapeyron, 191 – 3.6.2.

Teorema di Betti, 194 – 3.6.3. Teorema di Castigliano, 197 – 3.6.4. Principio di sta-

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Indice 6

zionarietà (e di minimo) dell’energia potenziale totale, 201 – 3.7. I materiali isotro-

pi, 204 – 3.7.1. Definizione, 204 – 3.7.2. Costanti ingegneristiche, 206 – 3.7.3. Ca-

ratterizzazione sperimentale, 210 – 3.7.4. Osservazioni, 216 – 3.7.5. Criteri di resi-

stenza, 217

221 Capitolo IV

Il solido di de Saint-Venant 4.1. Il problema di de Saint-Venant, 221 – 4.1.1. Premessa, 221 – 4.1.2. Assunzioni

ed ipotesi fondamentali, 222 – 4.1.3. Limiti di validità ed estensioni, 230 – 4.2. So-

luzione generale nelle tensioni normali, 231 – 4.2.1. Soluzione generale, 231 – 4.2.2.

Casi particolari, 233 – 4.2.3. Lavoro di deformazione e lavoro virtuale interno, 237

4.3. La torsione, 244 – 4.3.1. Premessa, 244 – 4.3.2. Torsione per sezioni trasversali

a simmetria circolare, 244 – 4.3.3. Torsione per sezioni trasversali generiche, 250 –

4.3.4. Torsione per sezioni in parete sottile, 256 – 4.4. Il taglio, 271 – 4.4.1. Ortogo-

nalità energetica tra taglio e torsione, 271 – 4.4.2. Taglio retto per sezioni generi-

che, 274 – 4.4.3. Taglio deviato: il caso delle sezioni in parete sottile, 280 – 4.5.

Sollecitazioni composte, 293 – 4.5.1. Tensioni, deformazioni e spostamenti, 293 –

4.5.2. Energia di deformazione e lavoro virtuale interno, 294 – 4.6. Sezioni in parete

sottile, 297 – 4.6.1. Premessa, 297 – 4.6.2. Calcolo dello stato di tensione, 297 –

4.6.3. Esempi, 299 – 4.7. Verifiche di resistenza, 324 – 4.7.1. Stato di tensione nel

solido di de Saint-Venant, 324 – 4.7.2. Criterio di Tresca, 325 – 4.7.3. Criterio di

von Mises, 326 – 4.7.4. Esempi, 326

331 Capitolo V

Calcolo di spostamenti in travature piane e risoluzione dei casi

iperstatici 5.1. Uso del Principio dei Lavori Virtuali, 331 – 5.1.1. Il Principio dei Lavori Vir-

tuali per travature piane, 331 – 5.1.2. Calcolo di spostamenti e rotazioni in travatu-

re piane isostatiche, 334 – 5.1.3. Risoluzione di travature piane iperstatiche, 359 –

5.1.4. Calcolo di spostamenti e rotazioni in travature piane iperstatiche, 387 – 5.2.

Uso del Teorema di Castigliano, 394 – 5.2.1. Teorema di Castigliano per travature

piane, 394 – 5.3. Uso dell’equazione differenziale della linea elastica, 399 – 5.3.1.

Equazione differenziale della linea elastica per travature piane, 399 – 5.3.2. Appli-

cazioni, 406 – 5.3.3. Osservazioni, 435

437 Capitolo VI

Stabilità dell’equilibrio elastico: carico critico di travi com-

presse 6.1. Sistema elastico ad un grado di libertà, 437 – 6.1.1. Sistema perfetto, 437 –

6.1.2. Sistema imperfetto, 443 – 6.2. Trave compressa, 446 – 6.2.1. Carico critico

Euleriano, 446 – 6.2.2. Instabilità in campo plastico, 452

457 Bibliografia

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Indice 7

459 Appendice A

Equazione di equilibrio di una trave piana con linea d’asse

curva A.1. Equilibrio di una trave piana con linea d’asse curva, 459 – A.1.1. Caso genera-

le, 459 – A.1.2. Linea d’asse a curvatura costante, 461 – A.1.3. Linea d’asse rettili-

nea, 462

465 Appendice B

Geometria delle aree B.1. Sistemi continui di area, 465 – B.1.1. Definizione e trasformazioni del sistema

di riferimento, 465 – B.1.2. Area, 467 – B.1.3. Momenti statici, 468 – B.1.4. Mo-

menti di inerzia, 470 – B.2. Sistemi discreti di area, 476 – B.2.1. Definizione ed ipo-

tesi, 476 – B.2.2. Area, momenti statici e momenti di inerzia, 477 – B.3. Esempi, 478

B.4. Interpretazione fisica e generalizzazione delle proprietà d’area, 496 – B.4.1. Si-

gnificato fisico di area, momenti statici e momenti di inerzia, 496 – B.4.2. Genera-

lizzazione di area, momenti statici e momenti di inerzia, 497

501 Appendice C

Torsione di una trave intorno ad un asse non baricentrico C.1. Torsione di una trave intorno ad un asse non baricentrico, 501 – C.1.1. Campo

di spostamenti, 501 – C.1.2. Confronto con l’ipotesi di rotazione baricentrica, 502 –

C.1.3. Conclusioni, 504

505 Appendice D

I padri della meccanica strutturale e della scienza delle costru-

zioni

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Introduzione

Questo libro raccoglie ed integra i contenuti del corso di Fondamenti

di Meccanica Strutturale tenuto, a partire dall’Anno Accademico

2014-2015, per gli allievi del Corso di Laurea in Ingegneria Aerospa-

ziale del Politecnico di Torino.

Gli argomenti trattati non esauriscono ovviamente tutti gli aspetti

della Scienza delle Costruzioni e della Meccanica Strutturale ma rap-

presentano le conoscenze di base con le quali gli studenti di Ingegne-

ria Aerospaziale sono introdotti all’analisi delle strutture. La sequenza

degli argomenti è quella classica. Si parte dalla cinematica e dalla sta-

tica di travi e travature piane per introdurre i concetti di grado di liber-

tà, reazioni vincolari e caratteristiche di sollecitazione (almeno nei ca-

si isostatici). Si passa poi ad alcuni cenni di teoria dell’elasticità per

fornire gli ingredienti di base dell’analisi strutturale anche in casi

geometricamente più complessi (ma sempre relativi a materiali elasti-

ci, lineari, isotropi ed omogenei): deformazioni, tensioni, Principio dei

Lavori Virtuali e formulazione del problema elastico lineare (compresi

i teoremi fondamentali). Grazie a queste nuove conoscenze, il lettore

può tornare allo studio delle travi, ora inquadrato nel cosiddetto pro-

blema di de Saint-Venant, per analizzarne lo stato di tensione ed il

modo di deformarsi sotto diverse condizioni di carico. Viene poi spie-

gato come analizzare travi e travature nei casi staticamente indetermi-

nati. Conclude la trattazione un breve capitolo dedicato alla stabilità

dell’equilibrio elastico, in particolare per travi compresse. Le Appen-

dici forniscono dettagli su alcuni aspetti teorici importanti ma che non

sono trattati nei capitoli canonici per non “rallentare” troppo la “narra-

zione” principale. Vengono in particolare forniti gli strumenti per lo

studio della geometria delle aree.

L’intera trattazione si concentra su semplici componenti strutturali,

schematizzabili come sistemi di travi. Viene comunque fornito un

quadro completo di quali sono i requisiti di verifica e dimensionamen-

to statico (e dei relativi metodi di calcolo) validi anche per strutture

più complesse: robustezza, rigidezza e stabilità.

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Introduzione

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La trattazione dei vari argomenti è ispirata ad alcuni dei più noti e

diffusi testi di Scienza delle Costruzioni: il libro di Carpinteri per la

cinematica delle travi, i cenni di teoria dell’elasticità e sul solido di de

Saint-Venant, il libro di Nunziante, Gambarotta e Tralli per alcuni

aspetti relativi all’applicazione del Principio dei Lavori Virtuali e lo

storico testo di Belluzzi per la sezione dedicata ai teoremi fondamen-

tali dell’elasticità lineare.

Lo spirito, per quanto possibile innovativo, che ho cercato di intro-

durre riguarda il tentativo di accompagnare il lettore nella compren-

sione. E per far questo ho cercato di tenere conto dei dubbi che avevo

da studente nell’affrontare determinati argomenti, così come delle

domande che gli studenti hanno poi rivolto a me in alcuni anni di in-

segnamento. Conseguenza di questo approccio è stata la volontà di

aggiungere molti esempi ed esercizi svolti (più di 80), non inseriti sol-

tanto come applicazioni di formule ma anche come occasioni per im-

parare più di quanto la canonica trattazione teorica possa fare. In que-

sto senso è importante che gli esercizi siano di complessità crescente

ed incrementino, ciascuno, il bagaglio di conoscenze del lettore. Se-

guendo questa logica, ho curato gli esercizi relativi al calcolo delle

reazioni vincolari, al tracciamento dei diagrammi delle caratteristiche

di sollecitazione, all’analisi dello stato di tensione ed alla determina-

zione di spostamenti e rotazioni in travi e travature. Altro aspetto che

ho cercato di curare è quello relativo alle figure (più di 400), non sem-

plici raccolte di simboli e schemi ma riassunti visivi di concetti e di-

mostrazioni.

Spero che, partendo da autorevoli fonti di ispirazione e grazie a

queste accortezze didattiche ed espositive, il libro ottenga il suo obiet-

tivo: essere utile ed interessante.

Scrivere un libro non è impresa semplice per cui voglio ringraziare

molte persone e scusarmi con altrettante.

Ringrazio in primo luogo il prof. Enrico Cestino con il quale ho

condiviso la faticosa ma entusiasmante avventura del primo anno di

corso e la scrittura delle iniziali, “rustiche” dispense. Una collabora-

zione così stretta e sincera è cosa rara e preziosa.

Ringrazio il prof. Marco Di Sciuva per aver trasmesso al sottoscrit-

to (e a generazioni di studenti) la passione per la ricerca e per

l’insegnamento. Lo ringrazio poi per avermi consigliato su come or-

ganizzare la sequenza degli argomenti del corso e di questo libro.

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Introduzione

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Ringrazio il prof. Pietro Cornetti per avermi fornito alcuni suoi ap-

punti sulla torsione nelle travi di sezione trasversale generica e

sull’ortogonalità energetica tra taglio e torsione.

Ringrazio il Dr. Massimiliano Mattone per aver realizzato le figure

più belle di questo libro, quelle tridimensionali e colorate che non

avrei mai potuto fare io.

Ringrazio gli studenti Giuseppe Zaccaro e Sean Bazzocchi per aver

collaborato alla iniziale trasformazione delle “rustiche” dispense in fi-

le ordinati.

Ringrazio gli studenti del corso che con le loro domande ed il loro

interesse hanno rafforzato in me impegno ed entusiasmo.

Ringrazio Daniela e Gabriella per avermi sopportato due intere set-

timane; ho cercato di fare piano (e mi pare di non aver disturbato

troppo). E ringrazio Massimo, che ha contribuito non sapendolo.

Ringrazio Gianpaolo che mi ha incoraggiato ed aiutato, sebbene

all’inizio insistesse per un libro completamente diverso.

Mi scuso infine con tutte le persone che, in questi ultimi tempi, ho

fatto attendere più del dovuto.

Qualcuno sostiene che i libri parlino in primo luogo del loro autore.

Se è vero, quello che state sfogliando è pieno di difetti ed errori e vi

sarò grato se avrete la pazienza di segnalarmeli.

Ma è anche frutto della grande passione per le strutture e per il loro

insegnamento.

Marco Gherlone

Torino, febbraio 2018

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Capitolo I

Cinematica e statica dei sistemi piani di travi

In questo capitolo analizzeremo la cinematica e la statica di semplici

sistemi piani, cioè insiemi di corpi che si trovano, si possono muovere

e sono sollecitati in un piano. I singoli corpi costituenti sono rigidi

(cioè indeformabili) e nella maggior parte dei casi di forma allungata

(cioè travi e travature, come impareremo nel Capitolo 2). Va però pre-

cisato che i concetti e le relazioni che introdurremo in questo capitolo

valgono qualunque sia la forma dei corpi piani considerati.

Per cinematica si intende lo studio del moto di un sistema indipen-

dentemente dalle forze che lo generano, cioè lo studio di quali sono i

gradi di libertà del sistema e di come i vincoli possano impedirne il

movimento.

Per statica si intende lo studio dell’equilibrio di un sistema, cioè

l’analisi di come i carichi ed i vincoli agiscano su di esso per mante-

nerlo in tale condizione. Particolare spazio verrà dedicato proprio al

calcolo delle reazioni vincolari, cioè delle forze che i vincoli trasmet-

tono ai sistemi.

1.1. Cinematica dei sistemi piani di travi

1.1.1. Coordinate generalizzate, gradi di libertà e gradi di vincolo

Si definiscono coordinate (generalizzate) di un sistema, g, i parametri

geometrici necessari e sufficienti a definire univocamente la configu-

razione del sistema. Tali coordinate possono essere libere (gradi di li-

bertà), , oppure vincolate, v. Si ha in generale che:

g v (1.1)

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14 Fondamenti di meccanica strutturale

Se un sistema è privo di vincoli potrà trovarsi in g configurazioni

diverse mentre, nel caso più generale, potrà assumere configura-

zioni differenti (lasciate appunto libere dai vincoli). Vediamo alcuni

esempi relativi a punti materiali e a sistemi rigidi appartenenti ad un

piano. Con tali esempi cercheremo anche di approfondire la differenza

tra coordinate generalizzate e gradi di libertà.

Esempio 1

Figura 1.1. Punto materiale nel piano.

Il sistema è costituito da un punto materiale che si può muovere nel

piano senza alcun tipo di limitazione per cui g = 2, = 0 ed = 2.

Come gradi di libertà si possono scegliere le coordinate del punto, yA e

zA.

Esempio 2

Figura 1.2. Sistema rigido nel piano.

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I. Cinematica e statica dei sistemi piani di travi 15

Quello rappresentato in Fig. 1.2. è un sistema rigido, cioè un sistema

nel quale non variano le distanze relative tra le coppie di punti mate-

riali che lo costituiscono. In particolare, è un sistema rigido libero di

muoversi nel piano per cui g = 3, = 0 ed = 3. Come gradi di liber-

tà si possono scegliere le coordinate di un punto del sistema (yG e zG)

ed un angolo () che misura l’orientamento del sistema rispetto agli

assi. Un sistema rigido nel piano ha dunque 3 coordinate generalizzate

(che sono anche 3 gradi di libertà se non ci sono vincoli).

Esempio 3

Figura 1.3. Sistema piano a 2 gradi di libertà.

Si può dimostrare in diversi modi che = 2 cioè che sono 2 i gradi di

libertà del sistema:

considerando il sistema come composto da 2 punti materiali (per

un totale di 4 coordinate generalizzate) ma sottoposto a 2 vincoli

2 2 2

1

2 2 2

2

A A

B A B A

y z L

y y z z L

considerando il sistema come composto da 2 corpi rigidi allun-

gati, cioè travi (per un totale di 6 coordinate generalizzate), ma

sottoposto a 4 vincoli

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16 Fondamenti di meccanica strutturale

1 2 1 2

0, 0

,

O O

A A A A

y z

y y z z

A seconda di come viene considerato il sistema (2 punti materiali

collegati tra di loro e al “terreno” oppure 2 travi vincolate tra di loro e

al terreno), cambia il conteggio delle coordinate generalizzate e dei

gradi di vincolo ma rimane invariata la differenza tra di loro, cioè il

numero di gradi di libertà. Questi ultimi possono inoltre essere scelti

in diversi modi: gli angoli e , le coordinate yA e yB, le coordinate zA

e zB, le coordinate yA e zB, le coordinate yB e zA, la coordinata yA e

l’angolo e altri ancora.

Questo esempio ci aiuta anche a capire meglio la differenza tra

coordinate generalizzate e gradi di libertà. Considerando il sistema

come composto dai due punti materiali A e B, possiamo dire che le 4

coordinate generalizzate sono i parametri geometrici con i quali de-

scriviamo univocamente la configurazione, cioè lo stato del sistema

stesso. Va però notato che bastano 2 di tali coordinate a descrivere il

moto del sistema, cioè i possibili cambi di stato, e queste 2 coordinate

sono i gradi di libertà. Possiamo ancora affermare che i gradi di libertà

sono i parametri geometrici linearmente indipendenti atti a descrivere

il moto del sistema mentre le coordinate generalizzate non sono in ge-

nerale tutte linearmente indipendenti.

Esempio 4

Figura 1.4. Sistema piano a 3 gradi di libertà.

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I. Cinematica e statica dei sistemi piani di travi 17

I gradi di libertà del sistema (che si comporta, nel suo complesso, co-

me un sistema rigido nel piano) sono in questo caso 3 e lo si può anco-

ra una volta verificare in diversi modi:

considerando il sistema come composto da 3 punti materiali (per

un totale di 6 coordinate generalizzate) ma sottoposto a 3 vincoli

2 2 2

1

2 2 2

2

2 2 2

3

B A B A

C B C B

A C A C

y y z z L

y y z z L

y y z z L

considerando il sistema come composto da 3 travi (per un totale

di 9 coordinate generalizzate) ma sottoposto a 6 vincoli

1 2 1 2

2 3 2 3

3 1 3 1

,

,

,

B B B B

C C C C

A A A A

y y z z

y y z z

y y z z

Esempio 5

Figura 1.5. Sistema piano a 3 gradi di libertà.

Rispetto all’Esempio 4 è stato aggiunto un punto materiale (e quindi 2

coordinate generalizzate) ma anche 2 collegamenti rigidi (e quindi 2

vincoli); i gradi di libertà restano quindi 3.

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18 Fondamenti di meccanica strutturale

Esempio 6

Figura 1.6. Sistema a 3 gradi di libertà.

Rispetto all’Esempio 5 è stato aggiunto un collegamento rigido ma

inefficace poiché i 4 punti materiali erano già vincolati tra loro in mo-

do da non potersi spostare relativamente; i gradi di libertà sono ancora

3.

1.1.2. Legge fondamentale del moto rigido

Abbiamo visto (Esempio 2) che un sistema è rigido se durante il moto

si mantengono costanti le distanze relative tra le infinite coppie di

punti che lo costituiscono. Consideriamo ora un sistema rigido piano e

due suoi punti individuati rispettivamente dai vettori posizione Or ed

Pr (v. Fig. 1.7.). La cinematica di tale sistema rigido si può studiare

usando la seguente legge fondamentale del moto rigido:

P O P Or r (1.2)

dove O e P sono i vettori che rappresentano gli spostamenti dei

punti O e P e è il vettore rotazione a cui è sottoposto il sistema

nell’istante considerato (v. Fig. 1.7.). L’ipotesi fondamentale che fac-

ciamo è che gli spostamenti siano sufficientemente piccoli.

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I. Cinematica e statica dei sistemi piani di travi 19

Figura 1.7. Sistema rigido nel piano.

Nel caso di un sistema nel piano (y,z), (v. Figg. 1.7. e 1.8.), i vettori

posizione e spostamento giacciono nel piano mentre il vettore rotazio-

ne è ad esso perpendicolare, ˆxi ( i , j e k sono i versori dei tre

assi coordinati). Dalle Figg. 1.7. e 1.8. è facile ricavare che:

ˆˆ

ˆˆ

O O O

P P P

r y j z k

r y j z k

(1.3)

da cui:

ˆˆP O P O P Or r y y j z z k (1.4)

Analogamente, per gli spostamenti:

ˆˆ

ˆˆ

O O O

P P P

v j w k

v j w k

(1.5)

e quindi:

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20 Fondamenti di meccanica strutturale

ˆˆP O P O P Ov v j w w k (1.6)

Figura 1.8. Moto rigido nel piano.

Sviluppando il prodotto esterno presente nella (1.2) si ricava:

ˆˆ ˆ

ˆˆ ˆ

0 0

0

ˆˆ

P O P O x P O P O

x

P O P O

x P O x P O

r r i y y j z z k

i j k

y y z z

z z j y y k

(1.7)

Confrontando la (1.6) e la (1.7) si ricava allora:

P O x P O

P O x P O

v v z z

w w y y

(1.8)