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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 63 Distribuzione Gratuita www.salutare.tel Vi diamo ascolto... Centro Acustico dr. Nicola Topo www.fonetop.it www.salutare.info Tutta Salute!

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SocialeL'Umanità Latente

BenessereRisveglia il Budda che è dentro di te

TerapiaIl rischio clinico (1a parte)

PsicologiaIl nostro corpo parla, impariamo ad ascoltarlo

FoniatriaLa voce di falsetto

FisioterapiaLe lesioni del legamento crociato anteriore

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Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedica-zione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

Sommario

5 News

28 Sociale

33 Ricevi Salutare

34 Eventi

13Pedagogia

Trust System® Vedere con la mente attraverso input sonoro-sensoriali

16Musicoterapia

Le biotecnologie e le nuove responsabilità civili

14Salute

Rivoluzione nella terapia della disfunzione erettile

18Farmacia

Le parafi lie (seconda parte)

20Criminologia

Il ruolo che ognuno sceglie nella vita

21Psicoterapia

Da Chernobyl al Giappone, la lezione di Pinchera

10Ricerca

Dermatite da stress

9Dermatologia

Il piede reumatoide: aspetti clinici e terapeutici

12Podologia

Salutare + BabyMagazine

sono in distribuzione gratuitawww.salutare.info

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Pubblicazione mensile Anno VI n° 63 - 2011Distribuzione gratuitaReg. Tribunale Avin data 15/01/2004 N° 419

Editore: Ass. Culturale Salutare

Direttore Responsabile: Angela RomanoRedazione: Maria Paola ApreaProgetto grafico: Promova Coop. Soc. OnlusArea web: Carmine Serino

Collaborazioni:dr. A. Del Sorbo, Ist.di ricerche Biogemdr. A. Pacilio, dr. G. Pistillo, avv. Tiziana Tomeo, dr.ssa E. Vesce, dr. A. Sabato, dr. A. Leggiero, dr.ssa T. Forlano, dr.ssa M. D'Orsi, dr.ssa R. Melillo, dr.ssa M. Frandina, dr. M. Borghese,dr. M. Ferrante.

Contatti: www.salutare.tel

sito: www.salutare.infoe-mail: [email protected]

contatto skype: salutare.infoTel.: 0825.74603

Contributi: c/c postale n° 55117402intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 278 Avellino

Stampa: Paper Press

Salutare è la rivista gratuita con diversi argo-menti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri.

Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le pro-prie conoscenze al servizio di tutti i cittadini.

Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibi-lizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati.

Un’Ente o Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziativesulla SALUTE e il BENESSERE.

Il materiale grafico e redazionale deve pervenire entro il giorno

10 del mese precedente alla pubblicazione.

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contattaci al numeroTel.: 0825.74603

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Comunicate le vostre opinioni, esigen-ze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito.Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista.

SalutareVia Due Principati, 278 83100 Avellinoinfo: tel. 0825 74603e-mail: [email protected]

Scrivete a

Questo spazio è pensato per voi

Crediti immagine: shutterstock -© Eduard Titov © Christian Darkin

Gentile redazione, 3 settimane fa ha

cominciato un dolore pungente e insop-

portabile (dura circa 20-30 sec.) nella fascia

laterale dello spigolo del piede sinistro, in

seguito il dolore è arrivato verso la meta

del tallone, la mattina, quando mi alzo,

sento come se ci fosse una striscia rigon-

fi ata all'interno e faccio fatica a mettere

il piede a terra, diffi coltà a stare a lungo

in piedi perchè poi il dolore si avverte sul

resto della gamba e anche della destra,

cosa mi consiglia di fare, che tipo di tera-

pie: magnetoterapia, ultrasuoni, TENS?

Quali medicine posso prendere?

La prego di rispondermi al piu presto, la

ringrazio di cuore. Pietro (CL)

Gentile lettore, di seguito la rispo-

sta del dr. Antonio Pacilio Podologo,

Posturologo, Presidente Società Italiana

di Pod., Doc. Univ.

Leggerà l'articolo integrale di riferimento

sul prossimo numero di Salutare.

- Quella di cui lei è affetto è, molto pro-

babilmente, la talalgia o tallodinia che

non è una patologia bensì un sintomo ed

indica genericamente la presenza di dolo-

re nella regione del piede denominata

“tallone”. Dapprima dovrebbe eseguire

l’esame radiografi co utile per escludere

eventuali patologie ossee; altri esami più

specifi ci sono la RMN, la TC e la scinti-

grafi a; questi vanno eseguiti unicamente

per escludere patologie diverse. Per quel-

lo che concerne il trattamento, il primo

provvedimento terapeutico consiste nella

variazione dei fattori biomeccanici come

la riduzione del peso ed il cambiamento di

abitudini di vita errate; è indispensabile,

inoltre, valutare eventuali defi cit posturali

e compensarli con una scrupolosa e spe-

cifi ca terapia ortesica plantare che miri a

ristabilire la giusta biomeccanica podalica,

scaricando e ammortizzando con materiali

multidensità le aree soggette a sovracca-

rico. In alcuni casi, buoni risultati possono

essere ottenuti con l’uso di talloniere in

silicone, che hanno lo scopo di assorbi-

re i traumi e le vibrazioni oltre quello di

alzare l’altezza del tacco per spostare il

peso sull’avampiede e detendere quindi

le strutture posteriori. Le terapie farma-

cologiche con antiinfi ammatori risulta-

no in genere poco effi caci per la scarsa

vascolarizzazione dei tessuti interessati

dall’infi ammazione. Utile l’applicazione

di terapie fi siche tradizionali (ultrasuo-

noterapia, laserterapia) che attualmen-

te sono state sostituite da onde d’urto

e tecarterapia che inducono una buona

riduzione della sintomatologia dolorosa.

Sicuramente effi cace risulta associare

all’iter terapeutico il trattamento mecca-

nico di stretching della fascia plantare e

della muscolatura posteriore della gamba

che ha lo scopo

di aumentare

l’elasticità dei

tessuti.

la foto che è stata pubblicata su Salutare 55 - pag. 24 è del Odt. Gabriele Barbarossa

Errata Corrige

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News

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Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che

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Una nuova applicazione per smartphone consente di navi-gare tra migliaia di dispositivi medici e farmaci, sia per uso umano che veterinario. Per ciascuno di essi fornisce principio attivo, indicazioni terapeutiche, posologia, inte-razioni, controindicazioni ed effetti indesiderati.

Dal suo lancio, è stata l’appli-cazione per smartphone più scaricata in Italia e oggi con-tinua a essere la più richiesta tra quelle dedicate alla salute.

Si chiama WikiPharm e consen-te di trovare tutte le informa-zioni riguardanti i medicinali raccolti all’interno di database uffi ciali.

Migliaia tra dispositivi medi-ci e farmaci, sia a uso umano che veterinario, per ciascuno dei quali vengono specifi ca-ti: principio attivo, indicazioni terapeutiche, posologia, inte-razioni con altri farmaci, tipo

di ricetta richiesta, controindi-cazioni ed effetti indesiderati. La ricerca può essere effettuata a partire dal nome commercia-le del farmaco, dal nome del principio attivo, ma anche a partire da un disturbo specifi co.

Grazie alla possibilità di con-frontare tra loro farmaci con lo stesso principio attivo, WikiPharm permette di tro-vare, per ciascun farmaco di marca, il generico corrispon-dente, segnalando il prodotto che, a parità di effi cacia, qua-lità e sicurezza, costa meno.“WikiPharm è nata dall’idea di fornire al cittadino le infor-mazioni necessarie per cono-scere meglio i farmaci e gesti-re con più consapevolezza la propria salute”.

Serve un farmaco? Cercalo sullo smartphone!

Ha fi nalmente un nome il distur-bo che colpisce tre milioni di italiani e che ha sintomi molto simili alla celiachia.

Una Consensus Conference tenutasi a Londra ha infatti defi nito l’esistenza della sen-sibilità al glutine, una nuova patologia che potrebbe risol-vere il problema dell’inquadra-mento di quei pazienti per cui era stata esclusa la diagnosi di celiachia, senza che si dispo-nesse di un’alternativa.

Fino a qualche anno fa ci tro-vavamo davanti pazienti che a fronte della sintomatologia descritta non avevano un’in-dicazione precisa.

Si pensava che una volta esclu-sa la celiachia, la sensibilità al glutine non esistesse e che colo-ro che per eliminare i propri disturbi traevano vantaggio da una dieta senza glutine, godessero sostanzialmente del solo effetto placebo.

Oggi non è più così, sappia-mo che possiamo prescrivere la dieta senza glutine, anche temporanea, con la certezza di “curare” il nostro paziente”.

Gli esperti riuniti a Londra hanno risposto a 9 quesiti, a cominciare dalla defi nizione della sensibilità al glutine. “Lo spettro dei disturbi cor-relati al glutine da oggi è un po' più ampio - ha

Glutine: non c’è solo la celiachia

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Decreto legge divieto Lampade abbronzanti ai minori

News

Lampade abbronzanti a raggi uva e sola-rium vietati ai minori di 18 anni, alle donne incinte ed ai soggetti con particolari pato-logie o che si scottano facilmente al sole.

Lo prevede un decreto interministeriale (Ministero della Salute e Ministero dello Sviluppo Economico) firmato dal ministro della Salute Ferruccio Fazio. Il decreto aggiorna le caratteristiche tecni-co-dinamiche, le modalità di esercizio e di

applicazione e le cautele d'uso degli appa-recchi elettromeccanici per uso estetico. L'uso delle apparecchiature abbronzanti è, in particolare, vietato ai soggetti che han-no sofferto o soffrono di neoplasie o che si scottano con facilità a seguito dell'espo-sizione a raggi solari.

In particolare le apparecchiature per le quali il Decreto fissa nuove caratteristiche e regole di utilizzo sono: Solarium per l'abbronzatura

con lampade UV-A o con applicazioni com-binate o indipendenti di raggi ultravioletti (UV) ed infrarossi (IR); saune e bagno di vapore; vaporizzatori con vapore normale e ionizzato non surriscaldato; stimolatori ad ultrasuoni e a microcorrenti; disincrostanti per pulizia; apparecchiature per aspirazione di comedoni e levigatura della pelle; docce filiformi ad atomizzatore; apparecchi per massaggi meccanici o elettrici; rulli elettri-ci o manuali; vibratori elettrici oscillanti; scaldacera per ceretta; attrezzi per ginna-stica estetica; attrezzature per manicure e pedicure; apparecchi a radiofrequenza; apparecchi per ionoforesi; depilatori elet-trici o ad impulsi luminosi; apparecchi per massaggi subacquei; apparecchi per presso-massaggio; elettrostimolatore ad impulsi; soft laser per trattamento rilassante, toni-ficante o foto stimolante delle aree riflesso gene dei piedi e delle mani; laser estetico per depilazione.

spiegato Alessio Fasano, dell’Università del Maryland School of Medicine di Baltimora - perché si è aggiunta una nuova entità a se stante: la sensibilità al glutine.

Per identificarla avevamo la necessità di distin-guerla soprattutto dalla celiachia, con cui condi-vide la maggior parte dei sintomi principalmente gastrointestinali.

Si può dunque affermare oggi che oltre a una differenza molecolare la sensibilità al glutine differisce dalla celiachia anche per la risposta del sistema immunitario.

Se per la celiachia abbiamo, infatti, un mecca-nismo di tipo auto-immune fortemente condi-zionato da una risposta adattativa del sistema immunitario, per la sensibilità al glutine abbia-mo osservato un maggiore coinvolgimento del meccanismo immunitario innato senza interessa-mento della funzione della barriera intestinale”.Il passo successivo è stato la messa a punto di un

algoritmo per la diagnosi della nuova patologia.“Il nostro incontro di Londra – ha aggiunto Carlo Catassi, Ordinario di Pediatria presso l’Universi-tà Politecnica della Marche di Ancona – è stato fondamentale per definire, per la prima volta, un iter diagnostico che identificasse la sensibi-lità al glutine.

Sappiamo oggi, con maggiore confidenza, che per diagnosticare la sensibilità al glutine è necessario escludere tramite gli opportuni e specifici test diagnostici sia la celiachia che l’allergia al grano. Per quanto riguarda i sintomi, questi, sono mol-to comuni e coprono una vasta gamma che va dai dolori addominali, al gonfiore, all’annebbia-mento mentale, alla stanchezza cronica fino ai disturbi del comportamento quali l’instabilità dell’umore e la depressione.

Infine la sensibilità al glutine non sembra dare indicazioni temporali precise, può aumentare nel corso della vita o scomparire senza lascia-re tracce”.

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Baby Magazine è distribuito in allegato a Salutare

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News

Prima di fare il test per il portatore FC è bene essere informati adeguatamente. Il test richiede informazioni non sem-

plici da capire, d'altro canto necessarie, perché può com-portare scelte importanti nella vita riproduttiva delle coppie. Ideale sarebbe che ci fosse la disponibilità su larga scala di personale esperto e dedicato al compito di fornire queste informazioni.

È interessante questa ricerca, che ha usato, per forni-re informazioni sul test, un programma interattivo da svolgere sedendosi davanti ad un computer. Il programma è stato sperimentato su di una casistica modesta e forse poco rappresentativa della popolazio-ne generale a cui è destinato (erano prevalentemen-te uomini e per lo più di scolarità medioalta), però, pur con questi limiti, sembra dimostrare di essere uno strumento valido, in grado di informare gli utenti con la stessa effi cacia del colloquio tradizionale svolto dal consulente genetico.

Il programma interattivo, è organizzato in tre brevi sezio-ni: le informazioni sulla malattia ("che cos'è la fi brosi cistica"), le spiegazioni su come si eredita ("principi di genetica della FC"); infi ne la descrizione delle carat-teristiche del test per il portatore e dei suoi possibili risultati ("analisi genetica per FC").

Lo studio è originale per la realtà italiana e ha come risultato indiretto quello di mettere a disposizione su web il programma (disponibile on line all'indirizzo: http://comex.presentation.it ), che risulta ben struttu-rato, confezionato con linguaggio e immagini molto appropriate e che pertanto segnaliamo come una buo-na fonte informativa.

Alla fi ne del programma vengono segnalati i link con altri siti dove si possono avere ulteriori informazioni ed anche la modalità per contattare il servizio di consulenza genetica a cui rivolgersi per chiedere il test.www.fi brosicisticaricerca.it

Ok dall’Istituto Superiore di Sanità, trapianti da maiali.

Un programma interattivo via internet può informare effi cacemente chi vuol fare il test per il portatore FC

La decisione propizia è stata annun-ciata dal presidente del Consiglio superiore di Sanità Enrico Garaci dopo 10 anni di assenza di leggi in materia, il decreto che vietava la clonazione sugli animali è sca-duto il 31 dicembre 2001.

Il Consiglio superiore di Sanità ha dato il via libera alla possibilità di allevare suini transgenici per com-piere ricerche e per trapiantare

i loro organi sull’uomo, ma con precise limitazioni.

Il ministero, in una nota, aveva annunciato che del caso si sareb-be occupato il Consiglio Superiore della Sanità, dicendosi “consapevo-le dell’importanza potenziale che la produzione di suini transgenici può avere sulla salute umana con particolare riferimento al settore dei trapianti e della terapia delle malattie degenerative dell’uomo".

Tuttavia il ministero ha detto che la materia è complessa e gli inte-ressi economici devono conciliarsi con il benessere animale, con le problematiche ambientali e con la salute umana.

Chi sta assumendo ioduro di potassio rischia un danno maggiore per gli eventuali effetti collate-rali che dalle radiazioni per le quali oggi, in Italia, non c’è alcun pericolo.

A mettere in guardia gli italiani dall’assunzione ingiustifi cata di farmaci contro il rischio di radio-attività derivante dall’incidente nella centrale giapponese di Fukushima è Giovanni Lucignani, presidente dell’Associazione italiana di Medicina nucleare, che spiega come l’Italia stia gestendo la situazione e assicura: al momento non esiste alcun rischio per la salute nel nostro Paese.

In ogni caso in Italia non c’è alcuna ragione per l’uso di questo preparato, la cui somministrazione deve comunque essere seguita dal controllo medico.

Anzi, occorre mettere in guardia dai possibili dan-ni derivanti dall’assunzione di questo preparato. In pratica, chi assume ioduro di potassio rischia un danno maggiore da effetti collaterali che dal-le radiazioni.

Ioduro di potassioIoduro di potassio

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a cura della dr. Antonio Del SorboSpecialista in Dermatologia

Dermatite da stress

Le problematiche dermatologi-che infl uenzabili dalla compo-nente emotiva sono tantissime ed è più facile per il paziente memorizzare il concetto di der-matite da stress, piuttosto che ricordare termini non sempre di facile comprensione, come: tricotillomania, telogen effl uvium, dermatite seborroica, orticaria, alopecia areata, iperidrosi, acne escoriata, onicofagia o psoriasi.

Ma se fosse solo lo stress la causa dei problemi dermatologici, in una società come la nostra, con ritmi sempre più intensi, dovrem-mo aspettarci tassi di incidenza di dermatite da stress prossimi al 100% e invece fortunatamente ciò non si verifi ca.

Lo stress è un meccanismo di difesa che il nostro organismo mette in atto ogni giorno davanti a possibili situazioni di pericolo e comprende una reazione iniziale di allarme, alla quale possono far seguito una fase di resisten-za e una fase di esaurimento.

Quindi una risposta biologica di adattamento continuo all'am-biente e non una patologia.

Davanti ad una situazione che può alterare l'equilibrio fi sico o emotivo dell'individuo (omeo-stasi), l'organismo deve scegliere se lottare o fuggire (teoria della fuga e della lotta). Lo stress rap-presenta pertanto una normale risposta adattativa, comune a tutti gli esseri viventi e neces-saria alla sopravvivenza. Se lo stress persiste, l'organismo cerca

di adattarsi alla nuova condizio-ne (fase di resistenza) e alcune di quelle che percepiamo come patologie, non sarebbero altro che un tentativo di difesa (es. infi ammazione) che l'organismo mette in atto per proteggersi da una noxa ambientale o emozio-nale. Purtroppo il termine der-matite da stress viene utilizza-to fi n troppe volte, anche per spiegare quelle patologie di cui sono noti i meccanismi eziopa-togenetici e nelle quali lo stress rappresenta solo uno dei possi-bili fattori scatenanti.

Patologie come la vulvodinia e la sindrome della bocca urente, era-no fi no a pochi anni fa attribuite unicamente allo stress, mentre oggi, si inizia a comprendere con sempre maggiore dettaglio la possibile patogenesi di queste nevralgie dermoepidermiche (allo-dinie). Tutte le malattie risentono dell'equilibrio psicoaffettivo. Il sistema neuroimmunoendocrino comunica costantemente con la pelle mediante speciali messag-geri fi siologici chiamati neuro-peptidi. Cute e sistema nervoso originano dallo stesso foglietto embrionale (neuroectoderma) e continuano a comunicare per tutta la vita, mediante neuror-moni e citochine.

Le cellule del sistema nervoso, del sistema immunitario e della cute, hanno sulla loro superfi -cie, tutta una serie di recettori di membrana specifi ci per poter interpretare questi segnali bio-chimici e produrre a loro vol-ta altri neuropeptidi (es. CRH,

istamina, sostanza P, NGF, EGF, VIP, interleuchine, endocanna-binoidi, endovanilloidi, etc) in modo da amplifi care o modulare lo stress. A livello cutaneo, alcu-ne di queste sostanze, possono mediare sintomi come prurito e vasodilatazione (rossore).

Allo stesso modo queste sostan-ze liberate nella pelle, possono modulare le difese immunitarie locali (es. comparsa e risoluzio-ne spontanea di verruche pia-ne al viso o del mollusco conta-gioso nel bambino). In alcune situazioni di intenso stress, la pelle può divenire una vera e propria valvola di sfogo, bersa-

glio di atteggiamenti compul-sivi che a volte possono scate-nare vere e proprie dermatosi, come nel caso della perionissi da onicofagia, dell'alopecia da tricotillomania, della dermatite periorale da leccamento croni-co e dell'eczema alle mani da lavaggi frequenti nei pazienti affetti da parassitofobia.

Il termine dermatite da stress viene spesso utiliz-zato dal paziente, per defi nire quelle patologie dermatologiche, che possono insorgere o peggiorare nei periodi di intenso stress. Al momen-to della visita, il paziente esordisce talora con frasi del tipo “mi è ritornata la dermatite da stress”.

Dermatologia

Se fosse solo lo stress la causa delle malattie della pelle?

11alutare

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Page 10: salutare 63

Da Chernobyl al Giappone, la lezione di Pinchera

Incontri sui grandi temi della salute al centro di ricerche Biogem.

"Chernobyl: 25 anni dopo"È stato questo il tema dell'incontro con Aldo Pinchera ai primi di aprile presso il centro di ricerche genetiche Biogem di Ariano Irpino.

Una rifl essione approfondita partita dall'ana-lisi degli effetti della catastrofe nucleare che un quarto di secolo fa segnò profondamente le coscienze del mondo intero.

L'argomento ha assunto un signifi cato ancor più forte, proprio mentre in Giappone l'emer-genza apertasi con le esplosioni dei reattori di Fukushima allarma seriamente la comunità internazionale. Aldo Pinchera (Università di Pisa), è uno dei massimi esperti di endocrinologia e metabo-lismo del nostro tempo oltre a rappresentare una delle voci più autorevoli sul fronte dello studio dei potenziali danni causati delle radia-zioni sull'organismo umano e sull'ambiente.

“Ci si può proteggere dai disastri nucleari, usando i mezzi adatti. Le paure non sono assolutamente giustifi cate” - ha sostenuto il Prof. Pinchera -.

"Dal disastro di Chernobyl abbiamo imparato che si possono adottare un complesso di misu-re per difendere la popolazione dagli effetti delle radiazioni, almeno per alcuni dei pro-blemi che sono collegati a questi fenomeni”.

Dopo la catastrofe nucleare del 1986, è stato riscontrato che le radiazioni possono colpire anche i bambini molto piccoli, fi nanche il feto può assorbirle e la manifestazione del tumore tiroideo può avvenire già dopo cinque anni dall’esposizione, contrariamente a quanto si sapeva prima ovvero che il tumore si manife-stava con tempi più lunghi come venti anni".

La prevenzione è la vera sfi da. “Il disastro di Chernobyl – continua il professo-re dell’Università di Pisa – ha avuto una minor incidenza di quel che si pensava. La paura per l’effetto delle radiazioni ha com-portato un aumento delle misure preventive.

In quell’area si è assistito a un vero e proprio movimento di popolazioni, interi villaggi che si sono spostati, famiglie che hanno abbando-nato le loro case per iniziare una vita altrove.

12 www.salutare.info

Ricercaa cura dell'uff. stampa

Istituto di ricerche Biogem

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Le conseguenze per la salu-te derivanti dall’esposizio-ne alle radiazioni nucleari quali sono? Per l’organismo i pericoli sono in relazione con la quantità di radiazioni, con la modalità di esposizione e con la sensibilità delle varie parti dell’organismo.

Le aree del corpo considerate più radio-sensibili sono quelle le cui cellule si moltiplicano molto rapidamente: la pelle, il midollo osseo e le ghiando-le sessuali. Al contrario, reni, fegato, muscoli e sistema nervoso sono rite-nuti radio resistenti, poiché le cellule che compongono que-sti tessuti si riproducono con minore facilità.

I rischi più immediati, dunque, sono rappresentati da infi am-mazioni che coinvolgono la pelle e la bocca, da emorragie sot-tocutanee e perdita di capelli. Il tasso di mortalità è parti-colarmente elevato nell’arco di 45 giorni dal momento in cui si viene a contatto con le radiazioni.

Sopravvivere a questo, non offre garanzie sulle opportunità di evitare gli effetti a lungo termi-ne, i cosiddetti effetti tardivi, costituiti da un accorciamento della prospettiva di vita, da danni all’apparato circolatorio e dall’insorgenza di tumori.

A seguito dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, nel 1985, si era registrata una forte incidenza del cancro alla tiroide: per tentare di prevenire questo rischio in Giappone si sta organizzando la distribu-zione di pillole di iodio radio-attivo (I-131), che consentono di ottenere una distruzione mira-ta delle cellule malate senza colpire altri organi.

È possibile prevenire la con-taminazione derivante dal contatto con le radiazioni? Possono essere attuati alcuni comportamenti mirati, ma nul-la assicura l’essere totalmente esenti da rischi. I più esposti a pericoli sono coloro che abitano nel raggio di 5 chilometri dalla centrale nucleare: in Giappone è stata evacuata la popolazione residente nei 24 chilometri circostanti la centrale; si raccomanda inoltre di utilizzare asciugamani umide per coprire la mucosa del naso e della bocca e di rimanere il più possibile in casa con porte e fi nestre chiuse.

Nel caso in cui sia necessario uscire è necessario lavare poi accuratamente le mani.Una profi lassi necessaria, ma di effi cacia purtroppo mol-to limitata se la quantità di radiazioni nell’aria aumenterà sensibilmente.

Approfondimenti

13alutare

Sui cittadini della Bielorussia e dell’Ucraina, fra quelli più colpiti dall’incidente nuclea-re, si sono però verifi cati altri problemi soprattutto a livello psicologico, degenerati in for-me di depressione ed etilismo”.

Sul Giappone Pinchera non ha dubbi: “l’impatto dell’incidente a Fukushima è stato molto mag-giore di quello che avrebbe potuto per una serie di moti-vi: le emissioni alle radiazio-ni sono durate una decina di giorni; non sono state prese immediatamente le misure di protezione e i cittadini sono stati avvisati con ritardo; non si è provveduto a bloccare imme-diatamente il consumo di ali-menti contaminati.

Insomma - osserva l'illustre endocrinologo – se all’epoca di Chernobyl fosse stato fat-to un embargo proteggendo i bambini, riducendo il consumo

di latte e prodotti caseari inqui-nati, ora avremmo un nume-ro molto più basso di vittime per cancro.

Per la popolazione europea, e in particolare per gli italiani, non c’è nessun rischio - tran-quilizza infi ne Pinchera.

Quando si è verifi cato il disastro di Chernobyl, la nube tossica ha viaggiato per tutta l’Europa, con un numero di radiazioni che non hanno creato problemi, fi guriamoci se possiamo averne con la nube proveniente dal Giappone”.

Le lezioni magistrali per l’alta formazione s’inseriscono in un progetto ambizioso di Biogem. “Il nostro esempio è la Normale di Pisa – dichiara il Presidente Prof. Ortensio Zecchino, ex Ministro dell'Università in tre Governi –.

L’obiettivo è la realizzazione di

un’alta scuola rivolta agli stu-di biotecnologici, un polo che manca in Italia meridionale, e noi ci candidiamo a costruirlo”.

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Podologia

Le patologie reumatiche con implicazioni podaliche sono molteplici e molto spesso l'interessamento del piede nel paziente affetto da artrite reuma-toide può costituire l'e-sordio della malattia stessa.

Il piede reumatoide: aspetti clinici e terapeutici

a cura del dr. Antonio PacilioPodologo e Posturologo

La fl ogosi iniziale si localizza nella maggior parte dei casi all'avampiede, ma può essere diffusa a tutto l'organo “piede” che assume un aspetto edematoso, "rotondeggiante", con cute tesa e lucente a colorito roseo o violaceo.

Le deformazioni del piede sono il risultato di una tenosinovite articolare evolutiva che è respon-sabile dell'indebolimento dell'apparato capsulo-legamentoso articolare che condiziona il cedi-mento dell'articolazione stessa, e questo anche in virtù di una paralisi della muscolatura intrinseca il cui ruolo nei meccanismi che regolano l'adat-

tabilità del piede è già stato sottolineato.

Il fatto che il piede sia "impri-gionato in una scarpa", rende più intuibile e meno anarchico il meccanismo con cui si instau-rano le deformazioni.

Deformazioni e dolore rias-sumono l'avampiede triango-lare reumatoide: questi sono naturalmente male accetta-ti dal paziente che, in breve tempo, non è più in grado di calzare convenientemente le calzature e di avere un carico ed una marcia normali.

È fondamentale ricordare che il cedimento progressivo delle articolazioni crea una paralisi con atrofi a della muscolatura intrinseca ed una contrattura rifl essa dei muscoli estrinseci.

In pratica si può quindi affermare che l'artrite reumatoide non fa altro che accelerare ed aggra-vare i disturbi architetturali che sarebbero comun-que comparsi, anche se in tempi estremamente più lenti. Anche le unghie vanno soggette ad

alterazioni in senso ipertrofi co (aumento di spes-sore) che rendono ancora più importante il con-fl itto con la calzatura e di conseguenza il dolore.

Il coinvolgimento quindi del tessuto cutaneo in corso di artrite reumatoide è molto frequente; essa diventa molto fragile e richiede spesso cure igieniche rigorose con sedute periodiche di trat-tamento presso un podologo laureato e specia-lizzato in materia.

In funzione delle lesioni, della loro entità, della sede e della riducibilità si adottano i vari tipi di presidi ortesici: da quelli plantari per migliora-re l’appoggio plantare e la deambulazione, alle ortesi in silicone medicale per proteggere le dita dal confl itto con la calzatura.

Lo studio della patomeccanica del piede reuma-tico attraverso la baropodometria, importante ai fi ni di una scrupolosa valutazione podoposturo-biomeccanica fornisce dati precisi ed attendibili, per ogni singola fase del passo, inerenti la curva di forza, i tempi di contatto del piede al suolo, le pressioni massime esercitate e quantifi ca nume-ricamente le forze a cui il piede è sottoposto.

Scopo di questo mezzo pododiagnostico è quello di completare il momento cognitivo stabilendo con precisione quali pazienti hanno necessità di ortesi plantari e quali materiali utilizzare nella progettazione/costruzione.

Altro fattore che infl uenza la baropodometria è l’errata ripartizione a livello delle anche della forza peso.

Quando quest’ultimo non è egualmente distribu-ito uno dei due piedi sosterrà un carico maggiore di quello fi siologico determinando in un sistema già compromesso un aggravio della sintomatolo-gia e del quadro clinico podologico in generale.

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Un metodo fi nalizzato al rilassamento psicofi sico e alla prevenzione delle diffi coltà motorie, dell’ap-prendimento e dell’e-spressività verbale.

Pedagogia

Trust System®

La Pedagogia Clinica rivolge la propria azione educativa e maieutica a persone di tutte le età, con qualunque tipo di disa-gio psicofi sico, al fi ne di aiutare l’essere umano a tirar fuori le proprie potenzialità latenti per utilizzarle in vista di un nuovo cammino, verso nuovi orizzonti esistenziali.

Il ventaglio di Metodi di cui dispone la Pedagogia Clinica è molto ampio. Un’attenzione particolare merita-no i cosiddetti Metodi dialogico corporei, fi nalizzati a promuovere un rinnovato vissuto corporeo all’insegna del piacere, del rilas-samento psicofi sico e dell’allen-tamento delle tensioni e delle sofferenze psicosomatiche.

Tra i metodi dialogico corpo-rei troviamo il Metodo Trust System®, fi nalizzato al rilassa-mento psicofi sico e alla regola-zione tonico-muscolare.

Questo metodo, è rivolto a per-sone che presentano disagi di diversa natura, come cefalee e insonnia, diffi coltà psicomotorie e del controllo sfi nterico, disa-gi emozionali e affettivi, disagi nella condotta alimentare, diffi -coltà negli apprendimenti (late-ralizzazione) e nell’espressività verbale ecc.

La sua azione è fi nalizzata alla riconquista della calma psico-fi sica da parte della persona, liberandola da ogni stratifi ca-zione tensionale sedimentatasi nel corso del tempo.

La defi nizione del setting richiede una situazione di silenzio sacra-le e di penombra che favorisca la rifl essione della persona e la percezione in attenzione sulla propria condizione psicofi sica, oltreché un’azione attiva e per-manente di educazione e dialo-go con se stessa. La persona, sdraiata sul lettino, dovrà collocarsi esclusivamente in posizione di decubito dorsale e predisporsi al contatto diret-to con le mani dello specialista.

La priorità per lo specialista è di favorire nella persona una presa di coscienza del proprio corpo, a partire da una sequenza di sti-molazioni tattili (mobilizzazioni) che dagli arti superiori attraver-sano la testa, per poi giungere agli arti inferiori, secondo una logica che delinea i punti di irra-diazione dell’energia corporea nello spazio circostante.

Attraverso l’uso di entrambe le mani, lo specialista sollecita la persona con mobilizzazioni, seguite da micro-pause, che pre-vedono tre movimenti per ogni settore corporeo. Il Metodo Trust System® si basa su movimenti di bilanciamento della mano, di elevazione a cadu-ta, di pronazione e supinazione dell’avambraccio, movimenti di elevazione a caduta e di spo-stamento sul piano orizzontale degli arti superiori, movimenti di oscillazione e circonduzione dello stesso, di fl essione, rotazio-ne e di spostamento della testa e di decontrazione dei muscoli facciali.

Movimenti analoghi si ripetono anche per gli arti inferiori. Si pensi ai movimenti di bilancia-mento, di elevazione a caduta, di torsione e rotazione del piede, di fl essione ed estensione della gamba e di pronazione e supi-nazione di tutto l’arto inferiore, fi no ad arrivare ai movimenti dell’anca, con relativa oscilla-zione e circonduzione dell’ar-to inferiore.

Attraverso le mobilizzazioni pas-sive, la persona viene aiutata nella defi nizione dell'immagi-ne di sè e del proprio schema corporeo.

Un percorso continuo di apprendi-mento grazie al quale è possibile superare diffi coltà, goffaggini, impacci e incertezze.

Attraverso la distensione psi-chica favorita dalle stimolazio-ni, la persona giunge ad una maggiore consapevolezza e a un maggiore controllo delle proprie possibilità di azione, secondo quell’orientamento nello spazio e nel tempo che le consente di migliorare le sue relazioni con l’ambiente.

Nel rispetto del principio gene-rale della Pedagogia Clinica, il M. Trust System® promuove dun-que un azione educativa (dal lat. exducere, ‘fare emergere’, ‘tirar fuori’) effi cace, in grado di orien-tare il passato della persona e il suo modo di essere ‘attuale’ per riconfi gurarli e riorientarli verso nuove modalità espressive ed esistenziali.

a cura del dr. Gerardo Pistillo Pedagogista Clinico

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Le biotecnologie e le nuove responsabilità civili

Salute

La biotecnologia attra-verso la manipolazione genetica può produrre molecole biologiche ed organismi transgenici, ciò non solo in campo chimico e farmaceutico ma anche industriale ed agricolo.

a cura dell'avv. Tiziana Tomeo

Le recenti scoperte della biomedica hanno mes-so in risalto la complessità dell'essere umano in relazione non solo al numero e alla struttura dei geni ma anche ai fattori endogeni ed esogeni.

La Commissione Europea con la comunicazione del 2 marzo 2002 ha riconosciuto che tali tecniche preludono ad un'economia basata sulla conoscenza con la creazione di nuove opportunità; proprio grazie alla biotecnologia è possibile produrre un maggior numero di farmaci, tradizionali e innovatori in grado di offrire servizi sanitari più economici e sicuri.

Con il termine biotecnologia si suole intendere quel cambiamento originario nella gestione delle patologie talora orientato verso una medicina personalizzata e preventiva, su screening mirati e su nuovi metodi diagnostici e terapeutici; non devono trascurarsi d'altronde quei problemi che si prospettano per la salute pubblica quando si disquisisce di "innovazioni", lemma che impone immediatamente questioni etiche.

La normativa comunitaria sui prodotti biologici è la più recente poiché emanata a distanza di una decina di anni da quella sui dispositivi medici; le fonti principali in materia sono la Direttiva 2001/83/CEE e 2002/98 sul sangue ed i derivati, la direttiva 2004/23/CE integrata dalla Direttiva 2006/86/CE

sulla defi nizione di norme di qualità e sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il con-trollo, la lavorazione, conservazione, stoccaggio e distribuzione di tessuti e cellule umane.

Che sia necessario regolamentare unitariamente le "engineering therapies" basate su geni, tessu-ti e cellule lo si evince dal fatto che tali prodot-ti sono realizzati da medie e piccole imprese o istituti universitari che necessitano d'incentivi; l'esigenza d'implementare il controllo dei rischi tramite pools di esperti, la diffi coltà di classifi -care tali medicinali demarcando farmaci creati utilizzando cellule somatiche e quelli derivati dai tessuti, rappresentano argomentazioni di prima-ria importanza.

L'opportunità che gli elementi corporei siano sottoposti a forme di tutela peculiari si desume dalla Convenzione europea di bioetica di Oviedo intitolata sulla "Protezione dei diritti dell'uomo e della dignità dell'essere umano nei confronti dell'applicazione della biologia e della medicina".

Analogicamente la Carta di Nizza all'art. 3 segna-tamente sacralizza principi fondamentali come il "divieto di fare del corpo umano e delle sue parti una fonte di lucro".

Non v'è uniformità normativa nei paesi europei

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ed infatti, la Commissione del 30 maggio 2007 nell'au-spicare nuove misure che disciplinino la fase del tra-pianto, valutando rischi e benefici, caso per caso, pone in risalto quali siano i pericoli ai quali può essere esposto colui che dovrà ricevere l'organo donato in relazione alle sue caratteristiche, ed anche valutando le conseguenze di un mancato trapianto.

Certamente lo scopo principalmente seguito dal legislatore è la tutela della salute del ricevente e del donatore e lo stesso protocollo integrativo della Convenzione di Oviedo statuisce che il sistema dei trapianti debba rispondere a principi di giustizia e di non discriminazione nell'accesso per i pazienti oltre che di contenimento del rischio (art. 1-3-9 ss).

Delimitare e qualificare il regime della responsabi-lità alla quale è assoggettato il sistema delle nuove tecnologie, rappresenta un compito non facile, par-tendo comunque dal presupposto che essa di sicuro ha origine nell'art. 2050 c.c. rubricato sotto la voce di "responsabilità da attività pericolose".

Resta il fatto che il progresso nell'ambito giuridico potrebbe rappresentare un pericolo per il diritto alla salute se i risultati della ricerca non sono adeguata-mente regolamentati ponendo in essere un idoneo bilanciamento tra la necessità di una continua evo-luzione scientifica e la tutela dei beneficiari finali.

È evidente che gli addebiti di responsabilità non pos-sono prescindere da rischi tecnologici che potrebbero concretizzarsi;

Né si può omettere il dato di fatto che mancando risultati scientifici certi, l'azione normativa comunita-ria appare prudente nel prospettare specifiche condi-zioni di commerciabilità dei prodotti biotecnologici.

Si pone come ineludibile dunque, un confronto inter-disciplinare tra istituzioni, industrie e società, per giungere ad una regolamentazione proporzionata e flessibile che assicuri la protezione dei diritti fon-damentali dell'individuo.

Link utili:

Su www.governo.it/biotecnologie c'è un'area dedicata al Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita che supporta il Governo nell’adozione di indirizzi scientifici, economici e sociali su queste materie ed a fornire, altresì, idonee linee guida per corrispondere alle indicazioni della Commissione Europea

Il sito www.edizioniambiente.itoltre ad offrire utili spunti e approfondimenti su ambiente,

biotech, normative in Italia e in Europa, mette a disposizio-ne una serie di pubblicazioni saggi, tascabili e riviste mono-tematiche con cui è possibile documentarsi su biotecnolo-gie, rifiuti, normative, architettura sostenibile.

www.biotechinitaly.comUna panoramica sui finanziamenti, decreti e leggi per il set-tore delle biotecnologie.

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Vedere con la mente attraverso input sonoro-sensoriali

La letteratura specialistica attesta che la cecità, sia congenita che acquisita, non infl uisce sul normale sviluppo della personalità e dei suoi processi di apprendimento se con-trobilanciata tempesti-vamente da un contesto familiare-scolastico e ri-abilitativo volto a man-tenere viva la “motiva-zione” e la fi ducia in se stessi.

musicoterapia a cura della dr.ssa Elisa Vesce

Musicoterapeuta

L’età cronologica in cui tale pato-logia si presenta risulta di note-vole importanza per stabilire un effi cace piano di trattamento che si pone come primo obiettivo una buona alleanza e una corretta interazione tra il non vedente e il terapeuta.

Per la cecità congenita il percor-so terapeutico pone le sue basi nell’apprendimento di fondamentali operazioni logiche, nella costru-zione di uno spazio senso-moto-rio, nelle attività cognitive, nella maturazione affettivo-emotiva.

La situazione varia quando la cecità viene acquisita durante l’infanzia poiché i processi di cui sopra sarebbero in parte facilitati in quanto i bambini potrebbero attingere ad un “archivio del-la memoria” che permette loro importanti termini di confronto tali da consentire una migliore defi nizione delle forme, del-la spazialità, della prospettiva, dei colori.

Cosa diversa è acquisire tale condizione in età adolescen-ziale oppure in età avanzata; risultano infatti inevitabili forti implicazioni emotive: il ricordo di una vita passata sopravvive nella evocazione del pensiero e nella capacità riproduttrice o creati-va dell’immaginazione, pertanto,

l’accettazione della perdita di vista e la sua elaborazione sono spes-so molto diffi cili.

Detto questo risulta estrema-mente importante conoscere le conseguenze, le paure e gli atteggiamenti che derivano diret-tamente dalla minorazione visi-va per poter applicare al meglio metodi e tecniche necessari per raggiungere il più alto grado di autonomia del non vedente evi-tando di imbattersi negli stere-otipi più comuni riguardanti il loro stile di vita.

Gli interventi con la musicotera-pica, che toccano i diversi ambi-ti educativo, riabilitativo, tera-peutico, conducono le persone in un mondo in cui domina una diversa cultura percettiva che fa riferimento ai cosiddetti “sensi residui udito-tatto-olfatto-gusto e alla combinazione delle loro percezioni.

A) Il contatto corporeo “comunica-tivo” attraverso gesti intenzionali è parte fondamentale per l’inte-grazione della voce, del canto, del movimento ritmico per l’ap-profondimento percettivo rela-tivo all’organizzazione spaziale, per il riconoscimento, nel setting musicoterapico, di due identità che si confrontano con la realtà dello spazio circostante.

Cantilenando le varie parti del corpo il MT inizia una prima con-creta espressione ritmica struttu-rata dello schema corporeo risve-gliando nel bambino la gioia della mobilità, l’acquisizione delle parti corporee e la percezione del sé.

B) L’ascolto musicale e quello del tessuto acustico di un ambiente o di un suono isolato approfon-discono la relazione tra suono e fonte sonora relativa, il concetto vicino-lontano, piano-forte cap-tando le modalità di realizzazio-ne di suoni o rumori. Il corpo umano risponde con una sua vibrazione interna ad ogni sollecitazione sonora ester-na. L’attenzione a tali fenomeni favorisce una presa di coscienza della realtà e una graduale edu-cazione cognitiva.

C) La percezione e la sensazione tattile che scaturisce dall’utiliz-zo degli strumenti melodici-per-cussivi, permette la conoscenza di tutte quelle proprietà quali forma, grandezza, localizzazio-ne spaziale (direzione, distanza) rigidità di materiali, peso, tem-peratura e duttilità.

Tale percezione comporta sem-pre una componente cinestesica (ampi movimenti di esplorazione manuale) e si sviluppa in modo essenzialmente sequenziale.

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I non vedenti sono gli esperti dell’invisibile e arricchiscono la società con la visione di vita particolare che offrono (Lusseyran)

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La prima grande rivoluzione è stata quella di Luis Braille che ha risolto i limiti di acces-so alla cultura dei non vedenti grazie al suo sistema di scrittura basato su 63 simboli pun-tiformi in rilievo che, variamente combinati, producono le lettere dell’alfabeto, i rumori, i simboli matematici e, nel nostro caso, le note musicali.

Una seconda trasformazione è avvenuta gra-zie all’impiego dell’informatica applicata alla musica. Tra gli strumenti informatici a dispo-sizione dei non vedenti vi sono:

1) il display braille o barra: sollevando e abbas-sando sequenze di punti corrispondenti alle combinazioni puntiformi fornisce una linea scritta in Braille attraverso cui è possibile la lettura tattile di ciò che un computer tra-smette e che vi appare sul monitor;

2) stampanti Braille: appositamente create per riprodurre in rilievo dei testi, in un par-ticolare formato, su carta. Collegate al computer funzionano all’incirca come le normali stampanti, anche se presen-tano una velocità di esecuzione diversa poi-ché devono trascodifi care il testo prima di predisporlo per la stampa braille a sei punti.

3) Programmi come il B.M.E. (Braille music editor) ovvero un software che mette il non vedente in grado di scrivere la musica con la stessa facilità con cui un musicista vedente scrive il suo spartito.

4) Biblioteche musicali on-line: mediante un computer attrezzato con programmi specifi ci, il non vedente si collega a dei siti ed entra in una biblioteca organizzata per autore, tito-lo, genere musicale, editore e via dicendo.

Una volta che l’utente ha trovato lo sparti-to desiderato lo preleva dalla biblioteca lo legge in braille ma cosa più importante può riceverlo a domicilio e ascoltarlo senza l’aiu-to di nessuno. In conclusione attraverso l’in-formatica si stabilisce un codice comune che permette ai musicisti vedenti e non vedenti di uno stesso corso di leggere e scrivere la musica contemporaneamente.

Quindi se il docente di musica ha dei non vedenti in classe può in tempo reale scrive-re le note sul pentagramma elettronico che, tramite la decodifi cazione informatica, ven-gono simultaneamente tradotte e riscritte in Braille.

Louise Braille

Approfondimenti

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Rivoluzione nella terapia della disfunzione erettile

a cura del dr. Aldo Sabato Farmacista

Farmacia

Ecco il primo farmaco che si scioglie in boccaSa di menta, dà una grande libertà, può essere assunto in ogni momento, senz’acqua ed è rapida-mente effi cace. Il disturbo riguarda oltre 3 milioni di italiani.

Discreto come una mentina, ne richiama anche il sapore, si scioglie in bocca in pochi secondi e fa rapidamente effetto. Rappresenta la più inno-vativa terapia ad oggi disponibile per la disfun-zione erettile, un disturbo che colpisce oltre tre milioni di italiani.

È il nuovo vardenafi l orodispersibile 10 mg che offre estrema libertà: non serve l’acqua, può esse-re assunto in qualsiasi momento e occasione, a stomaco pieno o vuoto, con una confezione comoda e pregevole, che si può tenere sempre con sé, senza imbarazzi.

È la prima e unica novità in questo campo che risponde all’esigenza di libertà dell’uomo.Molti sono che chiedono il supporto di farmaci, tra questi circa il 15% ha meno di 40 anni.

La componente psicologica in questi casi è pre-valente, per cui ci attendiamo che il nuovo var-denafi l risponda appieno alle loro necessità.

Dopo i 40 anni, inoltre, il quadro psicologico tende a complicarsi e possono subentrare anche cause organiche. Questo prodotto, che ben risponde al bisogno di una normale sessualità, dove alle comprovate caratteristiche farmacologiche, si associa la facile modalità di assunzione senza l'utilizzo dell'acqua.

Secondo l’indagine nazionale condotta da Doxa Pharma, circa il 30% (29%) degli uomini vive con ansia le prestazioni sessuali e il 22% dice di sentirsi insicuro di fronte a donne sempre più esigenti.

La disfunzione erettile riguarda il 13% degli uomini tra i 40 e i 70 anni, ma ben uno su due ha avuto diffi coltà di erezione almeno una volta nella vita. È importante informare anche chi presenta defail-lance saltuarie a evitare il fai da te e a rivolgersi al medico per una prescrizione.

Non si tratta di malati ma di persone che presen-tano un problema o un disagio, di varia origine, che da tempo richiedono soluzioni utili alle quali, da oggi, se ne affi anca una innovativa: la “men-tina dell’amore”. Sapere che esistono rimedi effi -caci, sicuri e discreti è una grande rassicurazione Per sensibilizzare su questo tema è da oggi dispo-nibile in farmacia l’opuscolo “Libera l’amore che c’è in te”

Nell’ultimo decennio stiamo assistendo a una graduale presa di coscienza da parte dei maschi dell’importanza del loro benessere sessuale e sono in aumento quelli che si rivolgono al medico per risolvere disturbi erettivi un tempo ritenuti temi tabù.

Le attuali terapie sono molto effi caci e ben tolle-rate. Questa nuova pastiglia orodispersibile rap-presenta quindi un’opzione estremamente inte-ressante, che ci permetterà di rispondere meglio alle esigenze di quegli uomini che manifestino l’esigenza di una terapia “al bisogno”, rapida, effi cace e discreta.

Il ruolo del farmacista è molto importante, per consigliare e informare sul corretto uso di questi prodotti. Errori nell’utilizzo possono compromet-terne sia l’effi cacia che la sicurezza con la conse-guente possibile insoddisfazione del consumatore.

Il nuovo prodotto, anche grazie alla grande discre-zione, risponde bene all’esigenze più intime e psicologiche, al bisogno di sentirsi “normale e libero” come ogni uomo desidera, consolidan-done l’autostima.

Il farmaco dopo aver già riscosso un grande suc-cesso in altri paesi europei è già disponibile nelle farmacie italiane, su prescrizione medica, in con-fezione da 4 compresse orodispersibili.

20 www.salutare.info

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Glossario

www.farmaciasabato.com

Farmacia Sabato

Via Carducci, 20/22 Av

PriapismoIl priapismo è un'erezione persistente e anomala (di durata superiore a 4 ore), spesso dolorosa, dei soli corpi caver-nosi del pene, non accompagnata dal consueto desiderio sessuale o eccita-zione che invece contraddistinguono la normale erezione maschile.

AvvertenzePrima di avviare qualsiasi trattamento per Ia disfunzione erettile, i medici dovranno valutare le condizioni cardiovascolari dei loro pazienti, poiché esiste un certo rischio cardiaco associato all’atti-vità sessuale.

Il vardenafi l ha proprietà vasodilatatorie che provocano lieve e transitoria diminuzione della pressione sanguigna.

Quindi pazienti con ostruzione dell’eiezione ventricolare sinistra, possono risultare sensibili all'azione dei vasodilatatori.

I medicinali indicati per il trattamento della disfunzione erettile devono essere impiegati con cautela nei pazienti con deformazioni anatomiche del pene o nei pazienti che presentano patologie che possono predisporre al *priapismo.

La tollerabilità della dose massima (20 mg di farmaco), può essere minore nei pazienti anziani.

L’uso concomitante di alfa-bfoccanti e vardenafi l può portare a ipotensione sintomatica in alcuni pazienti.

Il trattamento concomitante con vardenafi l- deve essere iniziato solo quando il paziente sia stabilizzato nella terapia con alfa-bloc-cante, partendo dalla dose iniziale più bassa.

Il vardenafi l può essere somministrato in qualsiasi momento con la tamsulosina, mentre con alfa-bloccanti è opportuno prendere in considerazione un intervallo temporale fra le somministrazioni.

Un aumento graduale nella dose di alfa-bloccante può essere asso-ciato ad un ulteriore abbassamento della pressione arteriosa nei pazienti che assumono vardenafi l.

L'uso concomitante di questo farmaco con potenti inibitori del CYP3A4 quali itraconazolo e ketoconazolo deve essere evitato, dato che una combinazione di questi medicinale porta a concen-trazioni plasmatiche di vardenafi l molto elevate. Potrebbe essere necessario un aggiustamento della dose di vardenafi l in caso di somministrazione contemporanea di inibitori moderati del CYP3A4 come l'eritromicina e la claritromicina.

È probabile che Ia concomitante assunzione di pompelmo o succo di pompelmo aumenti le concentrazioni plasmatiche di vardenafi l. Questa associazione deve essere evitata.

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Ricollegandoci alla prima parte del presente contributo, è quanto mai utile ricordare che elaborare un discorso sulle condotte ses-suali devianti è molto complesso e va impostato su piani diversi. Infatti, la devianza della condot-ta sessuale può essere defi nita tale secondo una prospettiva biologico-naturalistica, secon-do una prospettiva sociologi-ca e secondo una prospettiva giuridica. Si tratta di visuali e piani di azio-ne diversi che occasionalmen-te fi niscono per incontrarsi ed intersecarsi. Secondo la prima prospettiva, molti comportamenti possono apparire appropriati (e non sol-tanto in campo sessuale), mentre, al contrario, analizzati da un’an-golazione sociologica fi niscono per perdere tali connotati.

Ragion per cui, in un’accezione sociologica, si defi niscono con-dotte sessualmente devianti quel-le che secondo la morale ed il costume di una data società in una determinata epoca storica sono viste come tali.

Alle prime due dimensioni - natu-ralistica e sociologica - come det-to, se ne aggiunge un’altra di tipo giuridico.

Conseguentemente, si parla di delitti o reati o crimini sessuali in senso lato, per intendere dei comportamenti e delle azioni indotte da spinta sessuale con-trarie alla legge penale.

Per essere precisi e sgombrare il campo da pericolose confusio-ni che possono ingenerarsi, le parafi lie sono qualifi cate secondo una prospettiva medica e non morale.

Quello che è maggiormente interessante da un punto di vista criminologico e che nella quasi totalità dei casi i sogget-ti parafi lici non vivono questa condizione come una malattia, motivo per il quale, dal punto di vista del diritto penale, chi commette un reato del genere viene considerato capace dal punto di vista della responsa-bilità penale.

Ecco quindi che si può tranquilla-mente affermare che gli individui parafi lici, portatori quindi di per-versioni sessuali, non sono quasi mai affetti da malattie mentali.

Tuttavia, in alcuni limitati casi, la parafi lia può rappresentare l’epifenomeno di una realtà con-notata da patologie psichiche come nel caso degli alcoolisti

inveterati, dove la loro condi-zione li porta ad un controllo ridotto e scemato sui propriistinti, soprattutto della sfera ses-suale, motivo per il quale possono essere maggiormente esposti al rischio di alcuni comportamenti parafi lici, il più comune dei quali è l’esibizionismo. È il caso di aggiungere alcu-ne precisazioni che non è mai eccessivo o superfl uo effettua-re e che, spesso, sono neglette o quasi misconosciute anche in ambienti qualifi cati.

In primo luogo, gli istinti sessuali devianti e deviati -che producono le parafi lie - non sono più intensi ed irresistibili di quelli normali. In secondo luogo, è appena il caso di ricordare che la perversio-ne non riguarda soltanto l'istin-to sessuale, ma può riguardare anche altri istinti, come quello della nutrizione.

In conclusione, può essere foriero di interesse ricostruttivo gene-rale, elencare i quattro grandi gruppi di psicopatie sessuali (Krafft-Ebing).

Esse sono: 1) Paradossia: percezione e mani-festazione del desiderio sessuale al di là del contesto fi siologico; 2) Anestesia: assenza di stimolo sessuale; 3) Iperestesia: stimolo sessuale abnorme ed esagerato; 4) Parestesia: deviazione dello stimolo sessuale.

Le parafi lie (seconda parte)

a cura del dr. Antonio Leggiero Criminologo

Criminolologia

Conseguentemente, si parla di delitti o reati o crimini sessuali in senso lato, per intendere dei comportamenti e delle azioni indotte da spinta sessuale contrarie alla legge penale.

Una disamina scientifi ca sommaria delle principali forme di perversione sessuale

Richard von Krafft-Ebing (Mannheim, 14 agosto 1840 – Graz, 22 dicembre 1902) è stato un neurologo e psichiatra austro-tedesco.

Fu autore della Psychopathia sexualis (prima edizione in tedesco: 1886), il primo tentativo di studio sistematico, quasi "enciclope-dico" di tutti i comportamenti sessuali devianti. L'opera ebbe un vasto successo di pubblico, nonostante i passi giudicati "scabro-si" fossero stati tradotti in latino, e nella versione rivista da Moll è stata ristampata ininterrottamente fi no a pochi decenni fa.

Approfondimenti

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Quando in una relazione esiste il rispetto di se stessi e dell’altro, ognuno si rende conto del reciproco valore, dei specifi ci bisogni reciproci, quando le ri-chieste, gli ordini, le confi denze, le effusioni amorose, le affermazioni e quanto altro, vengono trasmessi in modo chiaro ed esplicito, quando le emozioni e le opinioni vengono espresse in modo diretto, una relazione è sana.

Psicoterapiaa cura della dr.ssa Teresita Forlano

Psicologa

Il ruolo che ognuno sceglie nella vita

Sia che gli effetti sono spiacevoli o piacevoli, que-sto tipo di comunicazione dà una soddisfazione profonda in quanto è vera, onesta e trasparente: le parole e gli sguardi sono vivi e tra le perso-ne si instaura una buona intimità che va oltre il signifi cato delle parole.

Diversamente, quando quello che si vuole non viene detto in modo esplicito ma attraverso una comunicazione che mira a infl uenzare il compor-tamento dell’altro per soddisfare i propri bisogni, la relazione è insana; si basa su una modalità di comunicazione ambigua, creando malessere, sospetto, separazione e solitudine.

Tra le persone coinvolte nella relazione si instaura un contatto superfi ciale e insoddisfacente, anche se, chi tenta di infl uenzare per avere il proprio guadagno avverte un senso di forza e potere; chi è raggirato invece sente disagio, umiliazio-ne, perdita di energia e soprattutto rabbia nel momento in cui si rende conto di essere stato manipolato.

I principali modi usati per manipolare sono la vittima, il persecutore, il salvatore. Ogni individuo si specializza in un ruolo nella vita, ma impara a viverli tutti nelle varie situa-zioni del quotidiano.

La vittima è la persona che si lamenta, attribuisce la colpa di ogni male all’altro che viene anche considerato l’origine dei propri sbagli.

Da adulti si può scegliere il ruolo della vittima (comportamento da copione) per ricevere atten-zione e compassione dagli altri e per non assu-mersi la responsabilità di quanto accade (gua-dagno dal comportamento);ovviamente può ottenere risposte di sostegno (carezza positiva) ma anche risposte aggressi-ve (carezze negative) che portano la vittima a pensare che l’altro sia ingiusto (attribuzione di

responsabilità all’altro) perché non capisce quanto sia fragile e sperimentare dolore e umiliazione.

Il persecutore è colui che consiglia cosa dover fare in ogni momento (posizione di copione) . In questo modo può imporre la sua volontà, domi-nare sull’altro.

Può essere aggressivo, intimidatorio e punitivo per tenere tutti sotto controllo. Il persecutore usa la prepotenza fi sica, verbale, psicologica e morale per indurre paura e sottomissione, ren-dendo impossibile la vita a chi sta vicino.

Questo comportamento è scelto per vivere un senso di potere e potenza e il vantaggio che se ne trae è di allontanare da sé la memoria del dolore vissuto e la percezione della propria immensa, intima fragilità.

Il salvatore si occupa a tempo pieno degli altri, non ha mai un momento per se stesso, vive nella speranza di trovare una vittima disposta a far-si salvare da lui (posizione nel copione di vita).

Il guadagno della sua generosità è rendere l’altro dipendente, dominare sulla sua vita ed esercita-re il suo potere.

Sentire il potere di soddisfare le esigenze di chi sta accanto allontana il senso di impotenza, la paura di rimanere solo con se stesso, le paure antiche.

La fuga da sé, la svalutazione dei propri bisogni ed emozioni, lo condanna all’insoddisfazione. Questi ruoli sono delle tendenze comportamentali che vengono apprese inconsapevolmente nell’in-fanzia in relazione alle diverse esperienze fami-liari e diventano parte del carattere.

Sono il modo in cui la persona sceglie inconsa-pevolmente di presentarsi al mondo, vivere ed entrare in relazione con l’altro.

Fonte:

Il triangolo di KarpmanAnalisi Transazionale

"Fai del recupero di te stesso la priorità della tua vita" R. Norwood

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Ognuno esercita questo potere in modo sogget-tivo, è qualcosa di intrinseco che non ci spieghia-mo ma che è dentro di noi.

In alcuni è latente e poco esercitato, in altri è spiccato e viene fuori in modo naturale, in altri ancora è professionale perché la scelta di vita è stata quella di scegliere un lavoro la cui risorsa è quella umana.

Sono coloro che lavorano nei luoghi di cura. Quante volte gli eventi negativi della vita ci conducono al "niente”; il mondo crolla intorno a noi, gli affetti, gli amori e le persone più care non bastano per affrontare il vuoto interiore che diventa l’unico ancoraggio di vita.

La cecità del cuore nega ogni relazione, la soffe-renza psichica invade quella fi sica, non vi è nien-te di razionale e coerente: l’unica coerenza è la negazione della richiesta di aiuto perché niente e nessuno può lenire le ferite inferte. Non è così.

L’energia che è dentro di noi ci deve far assa-porare il calore dell’altro, la forza vitale che ci appartiene deve essere rivolta a questi affetti che abbiamo eluso.

La sofferenza quando si presenta si cerca di evi-rarla, ma quando ne prende il sopravvento, ci annienta in quel “niente“ sopra evocato. È in questi momenti che le relazioni di aiuto ci sup-portano in quel cammino di rinascita interiore e presa di coscienza della quotidianità di vita vera, quella che ci appartiene.

L’altro ci ha guidato, forse non sa neanche come ma ha reso un servizio alla persona che solo i professionisti delle relazioni di aiuto ne sono consapevoli perché deputati all’ascolto attivo e alla presa in carico della persona.

Questi professionisti lavorano con le emozioni

degli altri, ne ascoltano in silenzio gli accadimenti, affi ancano sentimenti di rabbia, ira, angoscia e nostalgia, il più delle volte è la morte della per-sona cara il dialogo pregnante della discussione.

Non sempre è facile supportare tale carico di emotività, anche se la preparazione di base del professionista l’ha educato a non farsi toccare. Ascoltare si dice ma non entrare nei panni dell’al-tro, aiutare ma non sostituirsi all’altro.

Non devono bruciarsi e non possono bruciarsi per ovvi motivi: il primo è professionale il secondo è il più pregnante perche è l’anima a bruciarsi. Allora si diventa distaccati, il controllo è parte dominante della comunicazione.

L’essere e apparire diventa unica cosa. La relazione ha dato i suoi frutti, bisogna anda-re avanti, altri clienti hanno bisogno di questo servizio.

Ed è nello svolgimento di tali funzioni, nello scam-bio di emozioni, di stati d’animo ed empatia che essi convivono con il dolore e in alcuni casi devono in assoluta impotenza assistere all’evento morte che spadroneggia senza pietà, lasciando il senso del dolore in tutti gli spettatori.

Il vuoto interiore si avverte come reale, è un silen-zio che sussurra “ma perché?” Non vi è risposta, solo una forte volontà a non lasciarsi sopraffare, perché gli operatori hanno il dovere di sostenere anche se le emozioni pren-dono il sopravvento. Il professionista non deve lasciarsi andare, ma talvolta succede che questo non accade.

La professionalità induce a essere coinvolti senza mostrarlo, a piangere senza piangere, a prestar-si emotivamente all’altro per far emergere ed esternare tutta l’angoscia e il dolore che ha reso la persona in quel niente che non ci appartiene.

L'Umanità latente

Esordire con questo titolo è stata la forza che mi ha spinto a descrivere le relazioni di aiuto che gli esseri umani e dico, tutti gli esseri umani, sono direttamente o indiret-tamente por tat i ad esercitare.

Socialea cura della dr.ssa Mirella D'Orsi

Sociologa

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L’operatore allora si porta dentro tutto il suo baga-glio, che nessuno può o è in grado di vedere.

Fa parte del lavoro, un lavoro bellissimo, ma che costa in termine di sofferenza e vulnerabilità. Una vulnerabilità che non è consentita anche quan-do si è emotivamente coinvolti per vincoli di ami-cizia o parentela.

È importante allora mettere in atto una buona dose di introspezione, di autocoscienza affinché l’umanità latente e quella professionale si rafforzi per rispondere alle richieste di aiuto.

Non è facile denudarsi delle emozioni e degli stati d’animo della vita personale, ma questa è la capa-cità richiesta al professionista: mettere in campo le proprie emozioni e credere nel contatto con l’altro come ricchezza dello spirito.

Lo “strizza cervello” (e non solo) dunque, si prende cura del suo simile, non può distrarsi, le richieste sono tante e la consapevolezza che le domande possono essere destabilizzanti, non gli consente di sbagliare, non è come sostituire un qualsiasi pezzo di ricambio. Come rispondere alla richiesta di un bambino che chiede “perché devo morire “?

La malattia oncologica non l’ha risparmiato e ha infierito in modo tale da volersi rubare anche la sua vita. Come rispondere o guardare gli occhi di una madre il cui figlio è morto perché chi guidava è poco attento o pensa di telefonare mentre fa scivolare una moto dall’altro lato della strada.

Le domande sono complesse, articolate e non di facile risoluzione. Eluderle forse è più semplice. I perché sono tanti e sono posti con dolore, debo-lezza, sofferenza e angoscia, i fieri colpi che la vita ha riservato hanno provocato la rottura dei legami affettivi apparentemente stabili ma principalmen-te fragili, instabili e imprevedibili.

L’unica risposta logica è dedicarsi completamen-te a questo dolore totale che annienta il fisico e la psiche.

I luoghi di cura e gli operatori sanitari tutti, devo-no dunque collaborare affinché la qualità di vita della persona ritrovi la propria dignità in qualsiasi

momento, situazioni, età, stato sociale o culturale.La relazione terapeutica deve essere totale, le emo-zioni trovano la giusta risposta in un rapporto essenziale che difende e accoglie gli interessati alla relazione e alla comunicazione.

Nel rapporto interpersonale che viene a crear-si rispettando e conservando i ruoli, la persona si sente accolta, si rende disponibile al dialogo, appropriandosi della propria consapevolezza, del proprio dolore riconoscendone i limiti e riacqui-stando l’essenza del proprio essere.

È un cammino lungo ma significativo in qualsiasi situazione sia avvenuta. La volontà ha scacciato l’individualismo, l’energia positiva predomina il dolore.

Tanta disponibilità, altruismo e umanità devono essere ricompensati con un’ottima dose di ottimi-smo e apertura alla vita; non farsi fregare dunque dagli eventi negativi. Gli affetti, che ci circondano sono le medicine giu-ste da assumere con parsimonia quando questi eventi negativi ci travolgono con efferata crudeltà.

La gratitudine dovuta per la guarigione si tramu-ta in responsabilità verso le persone care che ci appartengono perché ci fanno comprendere che la vita è bella se vi è altruismo e voglia di vivere per l’altro.

L’Umanità latente ha dunque scacciato via il dolore per far posto all’amore: l’amore verso le persone che si amano. La forza trainante dell’Umanità latente emerge in tutto il suo ben-essere.

I ricordi degli eventi negativi, non vengono sop-pressi, sono essi stessi motore per andare avanti. Nei luoghi di cura e non solo, la sofferenza si tra-muta in solidarietà, non c’è posto per i rimpianti, l’altro ha bisogno di aiuto.

L’esperienza personale è al servizio dell’altro. La relazione di aiuto che si instaura è ricca di empa-tia. La dedizione è totale, manca la paura di bru-ciarsi, di ricordare il personale.

Per questo c’è tempo. Quello non manca mai.

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a cura di Vincenzo D'Angelo Consuelor-Life-Coach

Risveglia il Budda che è dentro di te

L’Umanità latente Esordire con questo titolo è stata la forza che mi ha spinto a descrivere le relazioni di aiuto che gli esseri umani e dico, tutti gli esseri umani, sono diret-tamente o indirettamente portati ad esercitare.

Sociale

Con la conoscenza e una maggiore consapevolezza di noi si può riuscire a sfruttare il proprio po-tenziale, in modo da far emergere i propri talenti provando così una sen-sazione di ben-essere cioè un profondo senso di connessione con noi stessi con la nostra anima con il tutto.

Benessere

Nel 1957 alcuni monaci di un monastero doveva-no trasferire un Budda d'argilla dal loro tempio a una nuova sede. Quando la gru cominciò a sollevare l'idolo gigan-tesco, la statua iniziò ad incrinarsi. Il monaco superiore, preoccupato di non danneg-giare il sacro Budda, decise di rimettere a terra la statua. In quella stessa sera il monaco andò a controllare il Budda. Accese la torcia elettrica e quando la luce rag-giunse l'incrinatura, il monaco notò uno stra-no rifl esso. Guardando meglio, si chiese se non potesse esservi qualcosa sotto l'argilla. A mano a mano che venivano via i pezzi d'argil-la, il bagliore si faceva più vivido e più esteso. Trascorsero molte ore di lavoro prima che il mona-co si trovasse faccia a faccia con lo straordinario Budda in oro massiccio.

Tutti siamo come il Budda d'argilla, coperti da una crosta di durezza costituita dalla paura, eppure sotto ciascuno di noi vi è un "Budda d'oro" o un "Cristo d'oro" o "un'essenza d'oro" che è il nostro vero Io. (tratto da Brodo caldo per l'anima vol 1)

Abbiamo tutte le possibilità per ottenere gran-di risultati, ma non sappiamo come utilizzare al meglio il nostro incredibile potenziale, che rimane così dormiente, nascosto.

Questa rubrica vuole essere, nel suo piccolo e con la massima umiltà, una specie di “manua-le di allenamento” attraverso il quale il lettore può trarre spunti di rifl essione e comprendere i propri reali obiettivi, accedendo a tutte le pro-prie potenzialità, facendo emergere il “Budda che è dentro di noi” per il raggiungimento di un Ben - Essere.

Un vecchio detto zen dice: “Quando l’allievo è pronto il maestro appare”. Tranquillo, io non sono ne un guru ne un maestro il mio compito è solo quello di presentartelo, si, perché in realtà il maestro è dentro di te, quindi

sii pronto ad accoglierlo. Buona parte di ciò che realizziamo nella nostra vita è direttamente collegato a ciò che in qual-che modo abbiamo programmato dentro di noi riguardo ai nostri risultati, all’idea di cosa siamo capaci di fare, di cosa possiamo riuscire a raggiun-gere, praticamente noi siamo il frutto dei nostri stessi condizionamenti e siamo responsabili di ciò che otteniamo.

Riuscire a capire e imparare il funzionamento di certi aspetti della natura umana per poi applicarli su noi stessi e godere dei risultati che ne conse-guono, perché noi possiamo evolvere! Possiamo cambiare abitudini, comportamenti, modi di pensare e di essere.

Possiamo crescere e diventare persone migliori. Da ciò che fi nora è stato detto, avrai capito che in questa rubrica parleremo di psicologia del cam-biamento, della motivazione e dello sviluppo per-sonale in senso lato e per fare questo attingere-mo concetti dal coaching, dal counseling, dalla P.N.L. (programmazione neuro linguistica), dalla fi losofi a e da vari paradigmi di orientamento psicologici.

Per quanto mi riguarda, non sono uno psicologo iscritto all’albo, né tanto meno, sono o voglio essere un terapeuta.

Preferisco essere considerato un coach, un allenatore. L’allenatore ha un compito ben preciso: mette-re la sua esperienza al servizio della squadra o dell’atleta che prepara per portarli a ottenere i migliori risultati possibili.

Tutti hanno bisogno di un allenatore, senza che questo signifi chi necessariamente avere partico-lari problemi da risolvere. Ecco questo è ciò che mi piace essere: un personal coach, un couselor, un consulente, un tecnico di armonizzazione posturale, per atleti impegnati in uno sport chiamato vita.

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Il Counseling, più che una scienza, è un’arte; un’arte antica che Socrate aveva chiamato MAIEUTICA (l’ar-te dell’ostetricia o della levatrice) e che, passando attraverso il dialogo, riusciva a tirar fuori (quindi a far nascere) dall’allievo pensieri propri, desideri pro-pri ed obiettivi propri. Egli usava battute brevi e taglienti che fungevano da stimolo per il lavoro interiore dell’allievo e non dava assolutamente suggerimenti, non tentava di persuadere e non insegnava (cioè non lasciava un segno), ma educava (educere, tirare fuori) .

Infatti, la verità non è insegnabile, perché è un sape-re dell’anima, si può solo educare, cioè farla emer-gere. Non si scopre nulla che già non sia in noi, solo qualcosa che non sappiamo di sapere o di volere o che avevamo dimenticato. Desideri profondi, obiet-tivi inconfessati, risorse nascoste alle quali attingere: tutta roba nostra. Così partoriamo la nostra verità.

Mi piace pensare a Socrate come al primo grande Counselor nella storia del counseling. Egli è riuscito a trasferire al piano dell’anima ciò che sua madre, Filarete, faceva sul piano fi sico: l’ostetrica. L’ostetrica non può decidere il momento del parto, né come il parto avverrà, né come sarà il bambino che nasce: può solo assecondare ed aiutare ciò che naturalmen-te sta avvenendo, è un tramite, un demiurgo. Così come la levatrice aiuta la madre a portare alla luce il

bambino, il Counselor aiuta chi a lui si rivolge a por-tare alla luce la propria verità interiore. Il metodo socratico, che è esattamente il metodo del moderno counseling, consiste nel portare alla luce l’infonda-tezza delle convinzioni limitanti, cioè di quelle con-vinzioni che diamo scontatamente per vere e che, invece, ad un attento esame, si rivelano solo opinioni e non verità profonde.

Defi nirei il counseling come un metodo di autogua-rigione dell’anima alla quale vengono somministrati stimoli in dose omeopatica. Il life coaching ti aiuta a scoprire e a progettare il futuro che desideri, e a trasformare i tuoi desideri in risultati concreti e rag-giungibili. Un percorso di life coaching è fi nalizzato al raggiungimento di risultati specifi ci, attraverso una esplorazione interiore, nel corso della quale accresci la tua auto-consapevolezza, la tua motivazione e la tua auto-stima.

Le domande del coach ti aiutano a mettere a fuoco i tuoi valori e le tue motivazioni e a tramutarle in obiettivi; a riconoscere i tuoi talenti e le tue capacità, ad individuare aree di apprendimento o di miglio-ramento; a riconoscere - ed affrontare - eventua-li auto-sabotaggi o credenze limitanti. Alla fi ne di ogni sessione individuerai alcune azioni concrete da mettere in atto, che ti faranno progredire verso il risultato che vuoi raggiungere.

Approfondimenti

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Le interazioni per la somministrazione contem-poranea di due o più farmaci sono dovute ad una scarsa attenzione all’uso appropriato dei farmaci.

Da ciò la necessità di promuoverne l’uso razionale e migliorare l’aderenza del paziente alla terapia (la compliance). Proprio in tale prospettiva è indispensabile il ruolo del farmacista per una serie di motivi tra i quali il contatto diretto e frequente con il paziente, l’accessibilità della farmacia aperta al pubblico, favorita dalla capillare presenza territoriale, l’e-sperienza per le competenze tecniche in tema di farmaci.

Altro aspetto di notevole interesse è l’insorgenza di patologie iatrogene dovute ad intossicazioni acute da farmaci, frequenti in pazienti in poli-terapia per il trattamento di patologie croniche. L’interazione può essere un potenziamento o un antagonismo di uno dei farmaci assunti. Le interazioni possono essere farmacodinami-che, per competizione sui siti recettoriali e sono frequenti, o farmacocinetiche, diffi cili da pre-vedere, si verifi cano quando un farmaco altera l’Assorbimento, la Distribuzione, il Metabolismo, l’Escrezione renale per fi ltrazione glomerulare o attiva tubulare.

Quelle che interessano l’assorbimento sono dovu-te ad alterazione nella velocità o nella quantità totale di farmaco assorbita, che comporta un’ef-fi cacia ridotta della terapia.

Le interazioni dovute a variazioni del legame con le proteine plasmatiche portano ad un aumento della quota libera di farmaco che diffonde dal plasma al sito d’azione, con aumento signifi cati-vo dell’effetto ed un potenziamento transitorio. Vi sono possibili interazioni con il citocromo CYP450 deputato al metabolismo dei farmaci, con substrati, induttori, inibitori degli isoenzimi.

Molte interazioni non hanno conseguenze, altre invece, sono potenzialmente pericolose e si veri-fi cano con una gravità variabile a seconda dei pazienti. In genere i pazienti più esposti a tali rischi sono gli

anziani o quelli con insuffi cienza renale o epatica. Caso clinico: un 78enne assume warfarin (couma-din®), diossina, furosemide, lattulosio levotiro-xina, losartan, gliclazide, donezepil, carbonato di calcio, vitamina D; durante la terapia ha necessità di assumere un antibiotico.

Gli viene prescritta la claritromicina, inibitore dell’isoenzima CYP3A4. Dopo l’assunzione si ha un aggravamento. Nel caso esposto vi sono potenziali diverse inte-razioni farmacologiche fra: claritromicina e war-farin per un aumento dell’effetto anticoagulan-te, carbonato di calcio e levotiroxina per ridotto assorbimento della levotiroxina, losartan e gli-clazide perché subitati dell’ isoenzima CYP2C9.

Non dovrebbero essere associati ACE inibitori (antiipertensivi) ad antiacidi per riduzione nell’as-sorbimento del captopril, enalapril; anticoagu-lanti come l’eparina con antidiabetici (metfor-mina e sulfaniluree) per aumento dell’effetto ipoglicemizzante. L’aspirina non dovrebbe essere associata ad antin-fi ammatori, antico agulanti, antidepressivi, per aumento di emorragie.

L’allopurinolo non si deve associare ad ACE inibi-tori, all’ampicillina, amoxicillina per rash cutanei. L’amiodarone ha una lunga emivita, gli effetti di interazioni possono durare diverse settimane. Gli antiacidi riducono l’assorbimento intestinale degli antibiotici, dei bifosfonati per l’osteoporosi. Gli antibiotici riducono l’effetto dei contraccettivi orali o in formulazioni in cerotto. Gli antimicotici come il ketoconazolo danno interazioni pericolo-se con ansiolitici, antiaritmici. Gli anticoagulanti danno interazioni pericolose con tutti i farmaci. In presenza di politerapie si dovrebbero verifi ca-re le potenziali interazioni tra farmaci, evitare la somministrazione di farmaci non indispensabili, sentito il parere del medico, e si consiglia l’assun-zione a distanza di almeno tre ore. Il farmacista, in qualità di operatore sanitario territoriale con-tribuisce a migliorare la compliance in continuità assistenziale e in collaborazione con i medici, i pediatri, i farmacisti ospedalieri.

Il rischio clinico (1a parte)

Terapia

La parola farmaco, dal greco pharmakon, medi-camento, veleno, per l’etimologia, può deter-minare effetti benefi ci o causare effetti avversi. Per rischio clinico si in-tende un danno, impu-tabile alle cure mediche che causa un prolunga-mento della degenza, un peggioramento delle condizioni di salute.

a cura della dr.ssa Roberta Melillo Farmacista

Le interazioni tra farmaci

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"Chi scorge una differenza tra spirito e corpo non pos-siede né l'uno né l'altro." (Oscar Wilde)

Psicologia

Il nostro corpo parla, impariamo ad ascoltarlo

a cura della dr.ssa Maria Frandina Psicologa - Psicoterapeuta

Imparare ad ascoltare il nostro corpo signifi ca imparare ad ascol-tarci, a sentire i nostri bisogni, a rispettare i nostri tempi, ad esse-re consapevoli dei nostri limiti e delle nostre risorse.

L’immagine del corpo è la trac-cia strutturale della nostra storia emozionale. Il 60% della nostra comunicazione è legata al non verbale.

L’espressione corporale, l’attitu-dine, il muoversi, il toccarsi, il contatto visivo, il modo di essere, l’immagine sono tutti “non- detti”.

Tutto passa per il nostro cor-po, lo spazio tra noi e gli altri è delimitato dal nostro corpo, i cui confi ni separano l’“interno” dall’ “esterno”, la rappresentazio-ne dall’espressione, i sentimenti dalla percezione.

Tutti gli scambi tra noi e il mon-do attraversano questo confi ne, rappresentato dal nostro corpo. È stata oramai superata la visio-ne dualistica che vedeva il corpo come strumento, noi non abbia-mo un corpo, siamo corpo.

Il nostro corpo non è una mac-china, ma noi siamo un tutt’uno, un sistema in costante divenire ed in comunicazione con l’am-biente esterno.

Mente, corpo, emozioni, sensa-zioni fi siche co-partecipano ine-vitabilmente a costruire l’espe-rienza stessa ed il suo universo di senso. Il modo in cui l’organismo incontra

l’esperienza ed il vissuto emotivo plasma non solo i nostri pensieri, ma anche il nostro corpo.

Una determinata abitudine postu-rale può determinare l’instaurarsi di un comportamento psico-emo-tivo o di una risposta psicologi-ca specifi ca che cristallizzando-si rinforzeranno quello specifi co schema dando luogo ad un cir-colo vizioso che si autoalimenta.

Spesso, noi non siamo consape-voli di ciò che siamo, del nostro essere corpo, del nostro muo-verci nello spazio, del ritmo del nostro respiro.

Se non diventiamo consapevoli di ciò che siamo non possiamo essere consapevoli dei nostri bisogni. Non ascoltando il nostro corpo, reprimendolo, trasformandolo, non accettando le sue trasfor-mazioni, non accettando il suo invecchiare, in realtà non ci accet-tiamo e deleghiamo al corpo la responsabilità del nostro essere, martorizzandolo o abbellendolo.

Ogni cambiamento fi sico se non è accompagnato da una trasforma-zione più profonda, non è altro che l’assunzione di una maschera. Dar voce al nostro corpo è dare voce alle nostre emozioni.

Nulla avviene per caso. Se ci muo-viamo in un determinato modo, se tendiamo ad assumere una certa postura, se assumiamo determi-nati comportamenti alimentari, se sul nostro volto appaiono del-le rughe piuttosto che altre, se i nostri movimenti sono veloci,

lenti o ripetitivi, se respiriamo profondamente o meno, tutto questo ha delle radici più profon-de che ci riportano a noi stessi. Ogni comportamento che sia funzionale o disfunzionale dice qualcosa di noi, di come siamo, di ciò che siamo.

Oggi, sempre più, cambia anche lo spazio della psicoterapia: il divano viene sostituito da sedie messe a cerchio, da tappeti, da piscine; alla ricerca causale del perché (stori-co) succede una sensibilizzazione per il come; il processo diviene importante come il contenuto e il non detto assume la stessa importanza del detto.

Secondo il pensiero di Lowen, esponente dell’analisi bioenerge-tica, l’uomo civilizzato avrebbe la tendenza a verbalizzare e razio-nalizzare a discapito del vissuto corporale, tutte le tensioni non espresse e represse nell’infanzia si trasformano in tensioni musco-lari permanenti, il corpo è visto come “un’armatura caratteriale”.

Le nuove forme di psicoterapia si affacciano sempre più a consi-derare l’uomo nella sua totalità, perché solo ascoltandoci nella nostra totalità possiamo ritrovarci.

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Campagna Nastro Oro "Il tumore al seno non si può prevenire. Si deve.” Dal 19 maggio al 1 giugno nei Supermercati COOP, per ogni suo prodotto acquistato, L’Oréal Paris devolve 50 centesimi alla Fondazione Umberto Veronesi che fi nanzierà borse di studio per medi-ci senologi. Il simbolo scelto per indicare il sostegno di L’Oréal Paris alla “Campagna Nastro Oro. Il tumore al seno non si può prevenire. Si deve.” è un piccolo nastro ripiegato color oro. Un semplice ornamento, il nastro, utilizzato come simbolo di consapevolezza e supporto di questa importante causa di prevenzione. Indossato sui capi d’abbigliamento o legato intorno ad oggetti esprime, comunica l’impegno e la responsabilità della persona a questa importante campagna e il desiderio di divulgare la prevenzione del tumore al seno a tutti coloro che lo vedono.

Un progetto che vede protagoniste due testimonial d’eccezione: Barbara d’Urso e Alessia Marcuzzi. Due esempi di donne impegnate nel sociale, che simboleggiano idealmente tutte le donne, chiamate a sviluppare una “cultura della salute”,

imparando ad ascoltare il proprio corpo e atti-vandosi in una prospettiva di reale prevenzione.

La “Campagna Nastro Oro” affronta un tema sostanziale: l’importanza della prevenzione per incentivare e sostenere la diagnosi precoce dei tumori al seno. Visite specialistiche regolari, come l’analisi mam-mografi ca o l’ecografi a mammaria, permettono di scoprire l’eventuale presenza di noduli, micro-calcifi cazioni o altri segni che possono un giorno causare una neoplasia. Perché la migliore terapia è la prevenzione. “Aderire ai programmi raccomandati di diagno-si precoce del tumore del seno - commenta il Professor Umberto Veronesi che partecipa alla campagna come testimonial – rappresenta oggi per tutte le donne un’opportunità concreta di salvarsi la vita. Per ogni prodotto L’Oréal Paris acquistato nei Supermercati COOP (dal 19 maggio al 1 giugno) L’Oréal Paris devolverà 50 centesimi a favore del-la Fondazione Veronesi per la ricerca contro il tumore al seno.

Informazione sociale

La comunicazione e la prevenzione sociale per definizione, aumentano il livello di consapevo-lezza e conoscenza dei cittadini relativamente a problemi di interesse generale, nella prospettiva di modificare comportamenti o atteggiamenti.

Segnalate le campagne a: [email protected]

@

La settimana dell'alcoldal 21 al 29 maggio 2011 L’UFSP lancia una nuova forma di campagna di prevenzione dell’alcol. La nostra società è oggi alla ricerca di una nuova modalità di relazione con l'alcol. Come possiamo consumare con piacere un prodotto che fa parte integrante della nostra cultura, considerare gli interessi economici e contemporaneamente combattere gli eccessi e le loro conseguenze in un modo credibile? È necessario parlarne!

Pertanto l'Uffi cio federale della sanità pubblica, in collaborazione con diversi partner, lancia una

nuova forma di campagna alcol, incentrata sul dialogo sociale, la conversazione e l'azione locale. Come primo evento, dal 21 al 29 maggio 2011 avrà luogo una settimana alcol, che promuoverà il dialogo sul tema dell'alcol.

La campagna alcol ha un nuovo sito web www.io-parlo-di-alcol.ch dove è possibile seguire costante-mente l'evoluzione del progetto settimana alcol. Oltre alle novità e alle informazioni di base sulla campagna, il nuovo sito web vi offre ora anche diverse possibilità di partecipare attivamente al dialogo sul tema.

Più salute ai tuoi occhiNei mesi di maggio e giugno in 8 città italia-ne: Bari, Cagliari, Genova, Latina, Napoli, Pavia, Reggio Emilia e Verona grazie alla campagna

“Più salute ai tuoi occhi” saranno effettuate visi-te oculistiche gratuite. Per prenotare la visita è suffi ciente chiamare il numero verde 800.198090.

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Giornata Nazionale Del Sollievo, Porte Aperte Alla Diagnostica Medica: visite specialistiche gratuite per prevenire e curare l’endometriosiAvellino, 29 maggio 2011Il Gruppo Malzoni partecipa alla decima Giornata del Sollievo.Presso la Diagnostica Medica di via Nazionale Torrette a Mercogliano, domenica 29 mag-gio, dalle ore 9 alle ore 14, sarà possibile rice-vere gratuitamente presso l’ambulatorio visite specialistiche per pazienti affette da endometriosi.

L’iniziativa rientra nell’Open Day sul dolore pro-mosso in tutta Italia dall’Onda (Osservatorio nazio-nale sulla salute della donna) presso le strutture pubbliche e private del territorio nazionale cer-tifi cate con “bollino rosa”, titolo che il Gruppo Malzoni detiene da tre anni e che testimonia un particolare riguardo nei confronti della donna, sia relativamente ai servizi offerti sia per la pre-senza di donne in ruoli dirigenziali e di partico-lare rilevanza.Per prenotare la propria visita gratuita in occa-sione della Giornata del Sollievo è possibile con-tattare il numero 0825.686556.

Questo spazio è dedicato alla segnalazione di campagne di informazione sociale, di prevenzio-ne per rendere visibili tutte le iniziative volte a migliorare gli stili di vita.

Campagna nazionale 2011 su donazione e trapianto di organi, tessuti e celluleLe iniziative previste comprendono la Giornata nazionale 2011 (fi ssata per il 29 maggio), il Premio Nazionale Donazione e Trapianto e il Progetto dedicato alle scuole secondarie (TVD - Ti Voglio Donare) e primarie (“Salvo e Gaia”).

La Campagna nazionale 2011 su donazione e tra-pianto di organi, tessuti e cellule è promossa dal Ministero della Salute in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti e le Associazioni di settore ACTI - ADMO - AITF - ANED - FORUM - Federazione Liverpool - Associazione Marta Russo.

L’obiettivo della Campagna nazionale 2011 punta a diffondere una corretta informazione e a sen-sibilizzare la popolazione sul tema della dona-zione e del trapianto di organi, tessuti e cellule concentrando nella settimana della donazione (22-29 maggio) le attività di informazione.

Numerose le iniziative promosse dalle Associazioni di settore al fi ne di favorire una maggiore con-sapevolezza sull’importanza di sottoscrivere la dichiarazione di volontà sulla donazione di orga-ni, tessuti e cellule e far accrescere la conoscenza sui benefi ci del trapianto. www.trapianto-giornatanazionale.it

Campioni di Controllo La Campagna Buon Compenso del Diabete in coIlaborazione con SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetoloqia Pediatrica) e Fondazone Milan dà la possibilità a 80 bambini con diabete, di età compresa tra gli 8 e i 15 anni (entrambi i sessi), di trascorrere gratuitamente (spese di viaggio escluse) 7 giorni, in una settimana a scelta nel periodo tra il 18 giuqno e il 10 luglio, in uno dei Milan Junior Camp (fi no a esaurimento posti, per accoglienza dei singoli campi) di Riva del Garda, Lavagna, Cortina d’Ampezzo, Pesaro e Ischia, dove diventano protagonisti assoluti il divertimento e il calcio.

Modalità di adesione:Potranno partecipare gratuitamente (spese di viaggio escluse) a uno dei cinque MJC selezionati dalla Campagna del BCD, 80 bambini con diabete provenienti da tutta Italia, che per primi aderi-ranno all'iniziativa e che saranno ritenuti idonei dal proprio medico del Centro di diabetologia Pediatrica. Per aderire al progetto, parlane col tuo medico e contatta il numero verde 800 123 927 o manda una e-mail all'indirizzo [email protected] maggiori informazioni visita il sito www.buoncompensodeldiabete.org

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La voce di falsetto

Foniatria

Nel canto, quando si rag-giungono determinate tonalità acute, si avverte la necessità di cambiare l'atteggiamento del tratto vocale, per non sforzarsi troppo e per produrre meglio quelle note. E spesso si dice: "Le emetto in falsetto?".

Cerchiamo di comprendere che cosa avviene in questi casi.La voce di falsetto è un tipo di voce di testa.

Si defi nisce di testa il registro in cui vengono emesse sonorità che conferiscono al cantante la sensazione soggettiva di perce-zione di tali suoni nella testa.

Ora, nelle risonanze di testa può accadere che vibri tutta la mucosa cordale, o che vibri solo la mucosa lungo il margine della corda vocale.

In questo secondo caso possia-mo parlare di voce di falsetto. La differenza fi siologica tra una voce di testa "a corda piena" ed una voce di testa "in falsetto", sta dunque in quanta parte di mucosa cordale viene messa in vibrazione e nel falsetto, come ora dovrebbe essere più facil-mente comprensibile, vibra solo una striscia di mucosa cordale.

Ne deriva che l'effetto sonoro è ben diverso: meno potente, meno udibile e meno corposo nel falsetto; più pieno, più forte e più percepibile (anche nelle ultime fi le di un teatro...) nella voce di testa "a corda piena". Nello stile lirico parliamo di "voce impostata".

Perché? Perché è nel corpo stesso del cantante che avviene l'amplifi ca-zione sonora di quella voce che deve essere udita nella sua piena espressività, anche da lontano e senza microfoni ed altoparlanti.

L'amplifi cazione si realizza dun-que nel cosiddetto "vocal tract sopraglottico" (più sbrigativamen-te defi nito nel nostro ambiente, "vocal tract"), ossia nelle cavità di risonanza che si trovano al di sopra del piano cordale.In lirica l'emissione vocale deve avvenire al meglio dell'ottimizza-zione del rapporto tra funzione delle corde vocali e sfruttamento delle cavità di risonanza.

E qui veniamo al punto del per-ché il falsetto non può trovare posto in una modalità di emis-sione lirica.

Se infatti il prodotto vocale deve nascere dal migliore equilibrio possibile tra attività cordale e utilizzo dei risuonatori, a livel-lo delle corde vocali non si può pensare di far vibrare solo una parte della mucosa (come nel falsetto), +ma tutta e quindi, è necessario andare a voce piena! Infi ne una spiegazione sul con-tinuo della voce di petto.

Questa è il prodotto di una vibra-zione cordale basata essenzial-mente sul lavoro del muscolo vocale (tiroaritenoideo inter-no), con sensazioni vibratorie

soggettive da parte del can-tante, nel petto.

In questa modalità vengono emes-se le tonalità gravi e medie di un'estensione vocale; mentre le acute -che generano sensazioni vibratorie di testa- hanno alla loro base il lavoro del muscolo cricotiroideo* supportato anche dal muscolo vocale.

Il passaggio di registro identifi ca quel graduale progresso tra una emissione puramente di petto ed una di testa.

Quanto più un cantante è abile ed esperto, tanto meno percet-tibile sarà questo passaggio che, invece, in un dilettante o in un non bravo cantante, verrà net-tamente avvertito, anche con un calo di qualità delle note di passaggio.

Non voglio aggiungere troppa carne al fuoco, ma dovrei dire anche che oggi ad una voce di soprano è consuetudine richie-dere l'emissione di tutte le note della sua estensione (dal do3 al do5) in una modalità di testa. Ma forse è il caso di rimandare ad altra sede quest'altra tematica.

Spesso si parla di "voce in falsetto", senza però sapere davvero che cosa si intende con questa terminologia

a cura del Prof. Massimo Borghese Foniatra

Muscolo cricotiroideo*Nell'anatomia umana il muscolo cricotiroideo, fa parte dei muscoli della laringe.

Glossario

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L’enorme diffusione di attività sportive avvenuta nel corso degli ultimi anni ha visto crescere a dismi-sura le lesioni interne del ginocchio, sia in persone giovani sia in fasce di età medio-alte. Tutto questo comporta l’esigenza di fornire con-dotte terapeutiche ade-guate alle diverse neces-sità dei pazienti, non disgiunte da un appro-priato e puntuale tratta-mento riabilitativo.

Fisioterapiaa cura del dr. Michele Ferrante

FisioterapistaLe lesioni del legamento crociato anteriore

Cause, diagnosi e trattamento

Tra tutte le articolazioni, il ginocchio risulta la più esposta e la più vulnerabile alle lesioni trau-matiche, che sono generalmente determinate da un meccanismo in valgo-rotazione esterna; mec-canismo in varo-rotazione interna; meccanismo in iperestensione; trauma in fl essione.

Le lesioni più comuni dei legamenti del ginoc-chio o (distorsioni) possono essere così raggrup-pate: distorsioni benigne, che corrispondono ad un semplice stiramento o a una distensione, la cui evoluzione è benigna; distorsioni di media gravità con una rottura parziale dei legamenti; distorsione grave defi nita dalla rottura di uno o più componenti.

La diagnosi del danno legamentoso avviene essenzialmente attraverso due tipi d’indagine: la valutazione clinica e l’indagine strumentale. Nella valutazione clinica lo specialista cerca di stabilire l’entità della lassità legamentosa, sia in senso antero-posteriore, attraverso il Lachman test* ed il test del cassetto anteriore*, sia in senso rotatorio, grazie al jerk test* ed al pivot shift test*

La conferma della lesione de LCA avviene solita-mente grazie all’analisi strumentale, che si basa soprattutto sulla risonanza magnetica nucleare (RMN).

Recentemente alcuni lavori scientifi ci (Chylarecki e coll., 1996) riportano di diagnosi effettuate

grazie all’esame ecografi co, anche se questo tipo d’indagine nell’ambito delle lesioni al LCA deve essere ancora scientifi camente confermato. Il trattamento della lesione del LCA può essere di due tipi:

- Trattamento conservativo: un LCA lesionato può essere trattato in modo conservativo, evitando cioè d’intervenire chirurgicamente; tuttavia questo trattamento è in grado di essere effettivamente effi cace solamente in un numero ridotto di casi, circa il 36% (Noyes e coll., 1983) .

A lungo termine la maggioranza dei pazienti pre-sentano artrosi articolare e nel 51% dei casi si regi-stra un nuovo evento traumatico entro 6-9 mesi. Per questi motivi, se nel corso del trattamento conservativo stesso perdura una sintomatologia stabile, diviene d’obbligo ricorrere all'interven-to chirurgico.

- Trattamento chirurgico: la tecnica chirurgica del LCA è notevolmente migliorata nell’arco degli ultimi 10 anni e la percentuale di riuscita ad oggi si aggira attorno al 90% dei casi.

La ricostruzione può essere di tipo intra-articolare ed extra-articolare. Una corretta riabilitazione è componente fon-damentale del trattamento, sia chirurgico che incruento.

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Il trattamento riabilitativo si può suddividere in alcune fasi: • fase pre-operatoria • di protezione (1^ - 6^ settimana) • intermedia (7^ - 16^ settimana) • di ritorno all'attività (dalla 17^ settimana in poi).

Bisogna, tuttavia, precisare che si tratta di tempi variabili, in quanto dipendono dalle condizioni soggettive del paziente.

Il ritorno alla piena attività è permesso quando siano soddisfatte le seguenti valutazioni clini-che e funzionali: assenza di versamento e dolore durante/dopo sforzo; articolarità passiva ed attiva completa; problemi femoro-rotulei assenti o modesti, ma compen-sati con buona funzionalità del muscolo vasto mediale obliquo; kt 1000: differenza di traslazione tibiale anterio-re con l'arto controlaterale non superiore a 3-5

mm, compliance index uguale bilateralmente; test isocinetici (picco di forza e lavoro totale dei flessori bilateralmente uguali in almeno due test su tre a velocità angolari diverse; rapporto fles-sori/estensori uguale bilateralmente in almeno due test su tre a velocità angolari differenti; deficit del picco di forza del quadricipite non superiore al 10% rispetto all'arto sano, in alme-no due test su tre a diverse velocità angolari); test funzionali di stabilità dinamica e di agilità (anche sport specifici) con differenze contenute rispetto all'arto sano.

È infine fondamentale, per conservare gli adat-tamenti recuperati e sviluppati, impostare un programma di mantenimento bi/trisettimanale, affiancato ad una periodica valutazione che pre-veda: esercizi di potenziamento della muscola-tura degli arti inferiori a catena cinetica aperta e chiusa opportunamente integrati, ginnastica propriocettiva, stretching.

Anatomia: Il legamento crociato anteriore si

inserisce sulla parte mediale dell’area inter-

condiloidea anteriore della tibia ed è in parte

fuso con il corno anteriore del menisco late-

rale; si porta in alto, indietro e lateralmen-

te, attorcigliandosi ed espandendosi a ven-

taglio per terminare sulla parte posteriore

della superficie mediale del condilo laterale

del femore.

Decorre davanti e lateralmente al legamento

crociato posteriore. Lachman test: considerato

il test più affidabile per la valutazione clinica

dell’instabilità anteriore.Viene effettuato a

20°-30° di flessione ed è di estrema impor-

tanza, in quanto, se positivo, è praticamente

un segno suggestivo per la lesione del LCA.

Test del cassetto anteriore: risulta positivo

se l’esaminatore vede o percepisce con le

mani una traslazione anteriore maggiore nel

ginocchio traumatizzato rispetto al sano. Può

essere eseguito con la tibia in condizione

neutra, in extra e in intrarotazione.

Jerk test: si esegue con il paziente supino,

con l’anca flessa e l’arto in lieve adduzione.

A 20-30 gradi di flessione, si avvertirà un

improvviso scatto, fenomeno che, in termi-

ni ingegneristici, viene denominato “jerk”,

inteso come rapida accelerazione. Pivot-Shift

test: il paziente giace supino; l’esaminato-

re solleva l’arto da testare con la mano che

impugna la caviglia, intraruota la tibia e con

l’altra forza dolcemente il ginocchio in valgo.

E’ stato dimostrato che il Pivot Shift test è

efficace in caso di rottura isolata del LCA,

mentre è di difficile esecuzione nei casi in

cui ci sia la lesione del LCM

Glossario

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CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTIe manifestazioni per la Salute e il Benessere

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Tel.: 0825 74603 e-mail: [email protected]

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Eventi

Fiuggi, 16-18 giugno 2011 What’s new in ENT PathologyIl convegno è indirizzato a Medici Specialisti in Otorinolaringoiatria e chi-rurgia maxillo-facciale e a Medici di base che desiderino aggiornarsi su ciò che rappresenta il progresso in ambito del-la patologia cervico -facciale; è previsto inoltre un circuito dedicato agli infer-mieri con dimostrazioni pratiche e vide-osessioni sull’impiego delle nuove tecno-logie che saranno oggetto delle lezioni teoriche.Ciascuna sessione sarà introdotta da un Presidente che terrà una lezione magi-strale sullo stato dell’arte dell’argomen-to cui la sessione è dedicata; seguiran-no un numero tra 8 e 12 presentazioni il cui contenuto sarà inerente alla lezione introduttiva e concernente le innovazioni tecniche e tecnologiche, sia mediche che chirurgiche, rispetto allo standard gene-ralmente affermato.Al termine di ciascuna sessione si svolge-rà una tavola rotonda di 45’ su un argo-mento cruciale inerente alla sessione stessa.Organizing Secretariat:MCA EVENTS Via A. Binda, 34 - 20143 Milano - Tel. +39 02 34 93 44 04 - Fax +39 02 34 93 43 97email: [email protected] - www.mca-events.org

Napoli, 22-24 Giugno 2011XXI Congresso Nazionale SIUrO Presidente del Congresso: Vincenzo AltieriPresidente Onorario: Vincenzo Mirone

Sede Congressuale: Centro congressi Terminal Napoli, Napoli Segreteria Organizzativa: E.V.C.M. srl - Emilia Viaggi Congressi & MeetingTel: 051/6194911 fax: 051/6194900 e-mail: [email protected]

Pisa, 23 Giugno 2011Sviluppo di programmi e di attività per la promozione della salute e la preven-zione nei luoghi di lavoro per i lavora-tori autonomiSegreteria scientifica: D.Taddeo, F.Dini, G.Di Leone, F.Pallotta,M.Peruzzi, C.Proietti, R.Lupelli, C.Di Pede, S.Battaglia, A.Monteverdi, G.Goglia A.Cini, R.MenichiniSegreteria Organizzativa: G.Goglia, F.DiniPer contatti e/o informazioni:[email protected] Tel.: 050-954620

Cava De' Tirreni(SA), 30 Giugno 2011Attività formativa per: Medico chirurgoDiscipline di riferimento: Dermatologia e venereologia, Reumatologia, Medicina generale - Medici di famigliaArgomenti del corso: artrite psoriasica, diagnosi precoce, psoriasi Obiettivo formativo nazionaleLe diverse tecniche di imaging (radiolo-gia convenzionale, ecografia, tomografia computerizzata, risonanza magnetica, scintigrafia) possono svolgere un ruolo determinante nella diagnosi, nella valu-tazione del danno anatomico, nel moni-toraggio della evoluzione della malat-tia e nella valutazione della risposta al

trattamento.Organizzazione: Associazione Socio-Culturale Agorà

Lucca, 30 Giugno 2011Giornate nazionali di urologia territo-riale – uticsAttività formativa per: InfermiereArgomenti del corso: cateterismo vescicale, infezioni urinarie, trattamento combinato dell'ipertrofia prostatica Obiettivo formativo nazionale:Il corso si propone di migliorare l'assistenza infermieristica urologica sia in ambulatorio che domiciliare approfondendo le dinami-che del cateterismo vescicale per via teori-ca ed anche facendo delle prove pratiche su simulatore.Luogo di svolgimento: Palazzo DucaleOrganizzazione: E.V.C.M. - Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.R.L.

Avellino, 30 Giugno 2011VI expert forum campano up-date nel-la terapia del carcinoma polmonare non a piccole celluledell'apparato respiratorio, Medicina gene-rale - Medici di famigliaArgomenti del corso: chemioterapia, farmaci e bersaglio molecolare, oncologia Obiettivi evento- Conoscenze teoriche- Pratiche - Capacità comunicative in oncologia medicaLuogo di svolgimento: Hotel De La Ville Di AvellinoOrganizzazione: Pqs S.N.C Di Marina Cottone & C.e-mail [email protected]

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Endoscopica Malzoni si pone l’obiettivo di rafforzare la propria presenza come punto di riferimento internazionale per il trattamento endoscopico delle patologie ginecologiche.

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Unità operativa di Endoscopia Ginecologica Centro Nazionale per la diagnosi e il trattamento dell’Endometriosi Scuola di Alta Formazione (Provider ECM)