De Varine - Le Radici Del Futuro

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HUGUES DE VARINELE RADICI DEL FUTURO. IL PATRIMONIO CULTURALE AL SERVIZIO DELLO SVILUPPO LOCALEIntroduzione Metodologica: no manuale, ma strumento da adattare alle proprie esigenze, perch lo sviluppo locale non una materia accademica ma un campo di apprendimento basato sul saper fare. Ideologica: bisogno di unire i diversi tipi di sviluppo (economico, sociale, culturale ecc.) troppo spesso divisi nelle menti degli operatori; applicazione di particolare concetto di sussidiariet, la gestione dei bbcc deve esser fatta il pi vicino possibile ai suoi creatori e detentori; patrimonio culturale = scenario/risorsa, non rinnovabile ma trasformabile, legato al tempo e a ritmi endogeni. Sviluppo locale = un processo volontario di governo del cambiamento culturale, sociale ed economico, radicato in un patrimonio culturalmente vissuto, suscettibile di nutrirsene e di produrre a sua volta patrimonio culturale. Patrimonio (naturale e culturale, vivo o sacralizzato) = risorsa locale che trova ragion d'essere solo nell'integrazione all'interno delle dinamiche di sviluppo, dell'uso che se ne pu fare. E' ereditato, trasformato, prodotto e trasmesso di generazione in generazione e, in quanto tale, appartiene al futuro. No immediatamente redditizio, ma "ritorno su investimento" finanziario. Primo tentativo di riforma nel 1971, da parte dell'ICOM: introduzione concetto sviluppo e incoraggiamento di nuove forme di museologia, lotta ai traffici illeciti di oggetti anche privati. Altre reti nate poi sotto l'egida della Smithsonian Institution o del Getty Conservation Institute. Due tendenze divergenti nella considerazione dei bbcc: autorit ed esperti innanzitutto siti, monumenti e collezioni di natura/valore eccezionali, la cui protezione regolamentata, sovvenzionata e finalizzata al turismo di massa; cittadini e responsabili locali dello sviluppo bene comunitario, base del futuro. Conoscenza del patrimonio Sebbene inconoscibile nella sua totalit, poich legato anche alla considerazione psicologicoaffettiva del singolo, la catalogazione auspicabile quando il patrimonio non pi vivo o si profilano trasformazioni importanti. Tipi di censimento: tecnocratico il pi frequente, basato su categorie utilitaristiche (valore economico, bellezza, potenziale di attrazione turistica, carattere spettacolare), rapido ma non dinamico perch non coglie la complessit del p.; scientifico competenza degli esperti culturali, precatalogo o catalogo, entrambi capaci di cogliere in profondit ma spesso troppo macchinosi e gi superati al loro completamento, oltre che inaccessibili ai non addetti ai lavori. Al vertice della piramide si trova il vincolo, procedura praticata al di fuori di qualsiasi programmazione e legata alle mode, con effetti perversi: isolamento di pochi elementi stra-ordinari, apparente privilegio ai proprietari ma forti limiti legati alle sovvenzioni, creazione di categorie gerarchiche nella mente della popolazione, deresponsabilizzazione cittadini; condiviso tre fasi (sopralluogo con gli abitanti, informazione degli abitanti per mezzo di eventi appositi per raffozarne il senso di responsabilit, appropriazione del patrimonio censito da parte della comunit che provoca un effetto di continuo rinnovamento e scoperta, nelle mostre e non), insegna a lavorare con gli esperti; partecipato azione diretta degli abitanti, possibilit di scoprire patrimoni insospettati ma

anche difficolt per la soggettivit dei medesimi e delle mode che dirigono le scelte; problema: complementare o indipendente al catalogo generale? Scelta: partecipato locale, con determinati attori (amministratori e proprietari, associazioni dedicate, esperti, abitanti, futuri eredi del patr.), collaborazione spontanea, operazione sia obiettivo sia strumento, varie procedure (sopralluogo, mostre partecipate, "azioni pretesto" come la tutela di un piccolo monumento). Per quanto riguarda i criteri, importante sapere che essi sono sempre soggettivi; non devono essere stabiliti dalla sola amministrazione ma anche e soprattutto dai detentori del patrimonio. Inoltre, non devono esserci conseguenze economiche o fiscali. Il patrimonio immateriale molto pi difficile da individuare; censirlo significa accettarne la scomparsa, la trasformazione o il rischio di tradirne il senso autentico. Altri problemi sono i diritti di trascrizione, la divulgazione troppo spesso limitata per via delle gelosie dei ricercatori. E' essenziale che la comunit di veda riconoscere diritto e responsabilit di gestire il proprio patr., un diritto morale virtuale che pu trovare applicazione in un quadro di processo solidale cui partecipano volontariamente i proprietari. A questi ne derivano due conseguenze: il rispetto e il prestito. L'analisi del patr. si baser su: significato e rappresentativit nel contesto locale; qualit secondo diversi punti di vista (culturale, economica, tecnica ecc.); stato abituale e necessit di intervento; ruolo di attivatore nella dinamica di sviluppo; possibile uso come materiale per diversi scopi (strutturale); atteggiamento della comunit verso il patr.; sua disponibilit alla collaborazione; vicoli preesistenti. Se ne ricaveranno condizioni e costi all'interno di un programma di sviluppo. Si pone poi il problema della conservazione, della previsione di vita di un bene (con regole di sostenibilit dagli altri ambiti di sviluppo contrasto), della raccolta di quanto pi materiale possibile, forse ancora pi importante viste le difficolt di trasmissione generazionale del sapere. Posto del patr. in linea d'importanza: secondo, dopo la risorsa umana. Uso del patrimonio L'uso principale o dovrebbe essere quello per cui i beni sono stati creati, e finch esiste tutti gli altri dovrebbero passare in secondo piano, anche se la propriet morale della comunit resta valida. Per studi e ricerche, alcune soluzioni possono essere gli accordi di cooperazioni con istituzioni di mediazione culturale, la creazione di centri universitari e laboratori, con risultati di prestigio condiviso, formazione supplementare di attori locali, messa a disposizione di informazioni ad altri ambiti. E' fondamentale conderare un tutt'uno patr. cult. e patr. naturale, perch sono interdipendenti. L'azione culturale pu assumere diverse forme: far conoscere e valorizzare, creare attivit interne (fin troppo spesso sale polivalenti o biblioteche; e fino a che punto si pu modificare?), creare verso l'esterno a partire dal patr (uffici pubblici/privati e negozi, complessi residenziali, musei/monum/parchi/centri di interpretazione, pubblicazioni, turismo). L'educazione allo sviluppo deve partire dalle scuole e coinvolgere tutti gli abitanti. Inconvenienti nell'uso: traffico illecito di beni, con distruzioni e modifiche conseguenti; conflitto con interessi a breve termine; realizzazione di interventi inutili o sproporzionati solo per avere i finanziamenti, con ricadute economiche gravose sui comuni; errori "di gusto", di solito facilmente reversibili (ma col problema del "gusto degli altri");

movimento globale per cui si vieta l'esportazione di beni dei paesi ricchi, ma non l'acquisto nei paesi poveri; creazione di database con immagini (sostituzione visione dal vero, possibile?), dominanza del gusto di pochi "arbitri"; esistenza di collezioni ufficiali intoccabili, congelate, prive ormai di vita naturale e incapaci di creare qualcosa di nuovo. Organizzazione delle attivit a favore del patrimonio Dopo il consolidamento necessario dei beni, si avr cura che gli esperti diano il loro parere senza imporlo, consigliando senza sostituirsi alla comunit. Si distingueranno tre orientamenti strategici: patr. evidenziato in tutti i suoi aspetti in un processo globale di sviluppo, progetto solo culturale, progetto economico in cui il significato cult/ecologico secondario. Sar opportuna una formulazione scritta, inconfutabile, che lasci tracce per la valutazione. Definito il senso dell'attivit, tempo della pianificazione: tecnocratica la pi facile nell'immediato, consente di lavorare da soli nel proprio studio a partire dalle proprie idee e competenze, con informativa rivolta alla popolazione (consultaz/concertarz) nel migliore dei casi; cooperativa l'agente di sviuppo organizza un dibattito con attori locali e volontari; partecipata. Sempre la comunit in primo piano, informazioni sulle logiche locali. Pratiche delle attivit a favore del patrimonio Nell'ottica di un'educazione non "bancaria", bens liberatoria per rafforzare la capacit di iniziativa, la fiducia in se stessi e l'identit socio-culturale: inchieste partecipate svolte da studenti e adulti su aspetti particolari (sentieri, artigianato); mostre permanenti/itineranti, semplici o scenografiche, su aspetti particolari per creare un corpus patrimoniale, centri di interpretazione di un territorio o di un tema ad esso legato; creazione piccoli musei locali, comunitari o scolastici; pubblicazione documenti (dalla cartolina al cd-rom) concorsi; programmi televisivi/radiofonici. Cos' l'educazione al patr. c.: procedura permanente e sistematica di lavoro educativo incentrata sul patr. cult. come fonte primaria di conoscenza e di arricchimento individuale e collettivo. A partire dall'esperienza e dal contatto diretto con i prodotti e le manifestazioni della cultura, in tutti i suoi molteplici aspetti e significati, obiettivo dell'educazione al patr. cult. di guidare i bambini e gli adulti in un processo attivo di conoscenza, appropriazione e valorizzazione della propria identit culturale, rendendoli capaci di usare meglio questi beni e favorendo la nascita e la creazione di nuove conoscenze. Monumenti e siti. Indissociabili, i primi facenti parte del paesaggio, i secondi simili perch comunque modellati dall'attivit umana; sono insiemi territoriali. Tra le attivit pi importanti: segnalazione degli itinerari (cartelli+testi esplicativi ecc.), festival estivi (non solo musicali, ma anche d'artigianato, teatro, storia, racconti popolari con ricadute positive d'immagine, coinvolgimento, cultura, socialit, economia), manifestazioni religiose nei siti particolari, creazione di parchi "alla francese" che permettono la riqualificazione di aree spopolate; per la cult. immateriale, valorizzazione dei prodotti e dei saper-fare, scambio dei saperi, pubblicazioni. Riguardo il turismo, quello di massa considerato inutile; augurabile invece quello propriamente culturale, alla ricerca di luoghi, paesaggi, societ circoscritti (con o senza attivit fisica). Problema del rapporto tra visitatore e territorio (guide), per cui si dovr creare una visione dinamica dello stesso, suggerendo forme di partecipazione alla vita quotidiana, sociale o culturale. Nuove

metodologie. Ecoturismo: nel senso tradizionale, un turismo che protegge le zone naturali, iniziato negli anni '60 e causa dello sviluppo di numere economie. In verit comprende anche l'interpretazione delle tradizioni artistiche locali, di ogni genere, per cui diventa non un peso ma una continua occasione di rinnovamento. Uno strumento per lo sviluppo: il museo Non vuole mettere in discussione i musei esistenti si limita a esporre i nuovi indirizzi della museologia. Museografia: insieme delle tecniche e dei modi d'uso di allestimenti ed esposizioni; un vero e proprio linguaggio. Qual il rapporto fra museo e patr. cult.? Le collezioni dei grandi m. riconosciuti sono inalienabili, sottoposti a tutela e rigido controllo; i m. locali appartengono invece innanzitutto alla comunit, che ha diritto di controllo, gestione e interpretazione. Diverso il caso del collezionista privato, che persegue prima di tutto i propri interessi. Come valutare un m. classico dal punto di vista dello sviluppo? Bisogna chiedersi se un fattore d'immagine positiva per la popolazione e i visitatori, se arricchisce l'amministrazione pubblica e costituisce quindi un'opportunit, se coadiuva l'insegnamento e la formazione dei giovani. Un secondo tipo di valutazione riguarda i metodi usati per la creazione, gestione, programmazione ed evoluzione dei m. quando rientrano nei programmi di sviluppo: si guarderanno gli obiettivi assegnati, competenze e composizione del personale, temi espositivi, i rapporti con le altre istituzioni cult. ecc. Bisogna musealizzare i monumenti? La musealizzazione sempre un "pis-aller", un ripiego, perch gli oggetti vengono congelati e privati della loro vitalit, per non parlare poi dei numerosi depositi dove oggetti inestimabili marciscono perch non c' spazio per esporli. Perch e come nata la nuova museologia? Alla fine dei '60, in America latina al movimento di indipendenza economica si affianca quello di indipendenza culturale, con Messco, India e Niger ai primi posti. Tra 1969 e 1972 l'Icom intraprende un lavoro di riflessione sul ruolo "politico" dei musei, sull'ecomuseo e di lotta al traffico illecito di beni. Negli anni '80 nasce il Minom (Mouvement international de nouvelle musologie); doppio movimento museologia turistica/m. culturale. Negli anni '90 si chiariscono origini e obiettivi di entrambi. Esiste un concetto unico di ecomuseo? Il termine divenuto una sorta di parola multiuso (m. industriale/centro interpretazione/accoglienza per turisti ecc.), ma le idee sono: il patr. cult. di un'intera comunit o territorio la materia prima, al di fuori di vincoli; ambito territoriale; lento processo di costruzione; partecipazione permanente della comunit; strumento di educazione, trasmissione, apertura al mondo; ricerca e conservazione sono mezzi e non fini; non vi modello o regola; ognuno diverso dagli altri. Diverse soluzioni nell'attuale museologia: museo territoriale, per valorizzazione di detto territorio; pi o meno virtuale, basato su pannelli esplicativi e percorsi es. parco naturale. Una delle applicazioni della museologia del territ. il centro di interpretazione; m. comunitario, espressione di una comunit composta di uno o pi gruppi; soggettivo, uno spazio di educazione alla cultura subalterna (l'insieme dei fenomeni che caratterizzano un gruppo sociale). Non pu dipendere da un'autorit, per quando democraticamente scelta, un atto di indipendenza si differenzia quindi dal museo civico; le collezioni sono marginali, quando esistono, e vengono raccolte per volont collettiva;Pu morire, perch legato a un momento della comunit. In quel caso, pu trasformarsi in un'altra forma di attivit di sviluppo, in un museo classico o territoriale.

m. scolastico, non permanente, con molti vantaggi educativi fra cui il contatto con l'oggetto, assente nelle visite ai musei tradizionali; poco conosciuto in Europa. Fra gli inconvenienti vanno annoverati gli economusei (concetto inventato nel Qubec vent'anni fa: sono istituzioni a fini di forte lucro, generalmente ottenuti dal restauro di vecchi stabilimenti industriali, da inserirsi nella categoria di negozi di souvenir), i musei "parco a tema" (formula analoga ma ancora pi ambiziosa, su forti effetti scenografici), i musei "ladri" (centralizzatori di una porzione troppo ampia di beni, con impoverimento di molte aree). Economia delle attivit E' necessario riflettere sulle possibili conseguenze delle trasformazioni a scopo economico, che possono coinvolgere l'immagine, i rapporti con le risorse umane, creare un valore aggiunto al patr. culturale ed espandere il capitale fisso locale. Prodotti derivati: da sempre esistenti, plus economico ma anche evoluzione attraverso qualit mediocre, deformazione d'immagine del patr., rivendizacione di diritti di produzione, disprezzo diritti collettivi. Quadro delle professioni necessarie per un uso valido: quelle legate alla conservazione e manutenzione; alla valorizzazione (guide, responsabili dell'accoglienza, specialisti di suono/luci/animazione e spettacolo); alla trasformazione d'uso e le ristrutturazioni; agli alberghi, ristoranti e tutte le infrastrutture. I contributi pubblici non fanno parte della riflessione economica e hanno solo un interesse puntuale per i beni non vincolati; sono troppo legati alla valutazione soggettiva; sono esogeni e raramente si articolano in una vera logica di sviluppo; implicano limitazioni spesso pi costose della cifra offerta. Ciononostante possono aiutare le piccole iniziative fino a quando non saranno in grado di autofinanziarsi.