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Progetto di immagine per gli ecomusei

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Provincia di Torino Programmazione Attività e Beni Culturali

Facoltà di Lettere dell’Università di Torino corso di Scienze della Comunicazione

Progetto di immagine per gli ecomuseia cura di Gianfranco Torri

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PresidenteMercedes Bresso

Assessore alla Cultura,Protezione della Natura,Prchi e aree protetteValter Giuliano

Servizio ProgrammazioneBeni e Attività Culturalivia Lagrange, 210123 Torino

Dirigente Patrizia Picchi

CoordinatoreRebecca De Marchi

Progetto graficodella pubblicazionee impaginazioneStudio Torri/Alessandra Leonardi

Si ringraziano per la collaborazionei Dirigenti scolastici e i Docenti delle Istituzioni che hanno partecipatoai lavori.

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© 2002 Provincia di Torinoe le singole scuole

StampaGrafiche Ferrero srlRomano Canavese (To)

“cultura materiale”

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IndicePresentazione, Valter Giuliano, 2Premessa, Luca Console e Sergio Scamuzzi, 3Ecomusei in provincia di Torino. Proposte di comunicazione, Rebecca De Marchi, 4Introduzione al progetto, Gianfranco Torri, 5

Museo Feralp, BussolenoObiettivi e finalità della ricerca,Andrea Marelli e Alessandra Testa, 6IPS Albe Steiner, Torino: Il percorso dei progetti,Gian Carlo Povero e Claudio Zoccola, 10

Museo delle Guide Alpine, BalmeObiettivi e finalità della ricerca,Patrizia Guglielmetto, 14IPS Tommaso D’Oria, Cirié: Il percorso del progetto,Michele Antonaccio e Paola Gandini, 17

Museo Civico Giacomo Rodolfo, Carignano Obiettivi e finalità della ricerca,Mara Ruta, 20IPS Cravetta Marconi, Savigliano: Il percorso dei progetti,Carla Michelon e Giannino Marzola, 22

Ecomuseo del Tessile, ChieriObiettivi e finalità della ricerca,Danilo Poggio, 26IPS Albe Steiner, Savigliano: Il percorso del progetto,Marco Maltecca, 28

Una valutazione dei risultati, Gianfranco Torri, 32P

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Da dieci anni opera nell’Università di Torinoun Corso di laurea in Scienze dellaComunicazione della Facoltà di Lettere e Filosofia che ha articolato il campo della sua didattica nella comunicazioneistituzionale e d’impresa, di massa e multimediale, informatica nell’ambitodelle lauree triennale e specialistiche e associando alle docenze accademichedocenze a contratto provenienti dalle nuove professioni. Fin dagli iniziattenzione è stata dedicata a quelle forme di innovazione nei Beni Culturali che li rendono una nuova forma di comunicazione delle istituzioni,un mezzo di produzione e diffusione di cultura a pubblici nuovi, una strategia di valorizzazione dei territori. La ricerca e il progetto illustrati in questapubblicazione costituiscono un brillante e promettente risultato del perseguimento di questo obiettivo e di questacollaborazione tra accademia e professioni. La Provincia di Torinosostiene e accompagna da tempo in varieforme - ricerca, formazione del personale,tirocinii per studenti, sostegno alla sedeeporediese - l’operato dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione e questainiziativa arricchisce ulteriormente la collaborazione in un settore assaiqualificante dell’azione di entrambi gli enti, locale e universitario. L’impegno, la competenza e anchel’entusiasmo che traspaiono da questepagine sollecitano tutti a dare un futuro a questo tipo di esperienza.

Prof. Luca ConsolePresidente laurea triennale inScienze della comunicazione

Prof. Sergio ScamuzziPresidente laurea specialistica in Comunicazione per le istituzioni e le impreseP

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La preoccupazione di arrivare ai cittadini con unaimmagine coordinata, ha accompagnato la nascitae i primi passi del Progetto Cultura Materiale e della Rete degli ecomusei della Provincia di Torino.Si trattava infatti di comunicare in maniera efficace, sin dalle origini, due informazioni poco o nulla radicatenell’immaginario collettivo.Cosa significasse “cultura materiale” era nozionecondivisa da un ristretto gruppo di persone, per lo piùimpegnate nella ricerca, studio e valorizzazione dei benidemoetnoantropologici, oppure legati alla cosiddetta“archeologia industriale”.Oggi il riferimento è decisamente più diffuso presso il largo pubblico e, con la denominazione di “patrimoniosensibile”, la cultura materiale è entrata a pieno titolonelle linee di intervento dell’Unesco, nell’ambito dellepolitiche di individuazione dei beni da iscrivere nella Lista del patrimonio mondiale dell’umanità.Anche il concetto di ecomuseo, nonostante la leggeregionale n.31 del marzo 1995, risultava di difficilecomprensione e soggetto a equivoci, che ancora oggi lo accompagnano, nonostante la precisa definizione fattaneprima di Hugues De Varine, poi da George Henry Rivière.La Provincia di Torino, poi seguita con identica formula dalla Regione Piemonte, predispose su entrambi gli argomenti, specifici materiali di comunicazione,attraverso schede informative e, soprattutto, la definizione di un marchio.Fece così la sua comparsa il marchio delle “è” a spirale, che definisce e garantisce la Rete ecomuseale della Provincia di Torino.Nel presentarlo venivano evocate alcune suggestioni:" è qualcosa che non tutti sanno cos’è, è traccia, è territorio, è energia, è passato, è presente, è futuro, è tutto? È memoria, è vita, sicuramente ‘è’. Ecomuseodella Cultura Materiale, il cuore forte di una memoria daimille aspetti, gorgone, idra, sole, la vita è molteplicità, il museo un istante di sintesi, il simbolo ‘è’ vita … ‘è’",che ben definiscono, in pillole, i fondamenti concettualiil progetto Cultura materiale/ecomusei della Provincia di Torino. Il coordinamento di immagine si sviluppò,inoltre, con gabbie grafiche per il materiale promozionale e informativo nonché con il suggerimento dei totem e delle bandiere segnaletiche.Al di là di alcuni aspetti comuni, che segnano e sottolineano

l’appartenenza a un sistema, è necessario che l’ecomuseo- avendo tra le sue missioni principali quella di rilanciarel’identità territoriale - affermi le sue specificità attraversoscelte fortemente radicate sul territorio.Ecco quindi il motivo della sfida che ha impegnato, su alcuni “casi studio”, i ragazzi di alcuni istituti della scuola secondaria. Ne presentiamo i risultati, attraverso il racconto del percorso di conoscenza che li ha determinati, e in cui sono stati posti in contatto con diverse realtà,affrontate con specifici seminari-laboratorio.Si tratta di proposte che stimolano la riflessione, il confronto, il dibattito e che forniscono possibili risposteche nascono dalla freschezza creativa di futuricomunicatori professionali, guidati dai loro insegnanti.Se questo è il risultato più evidente, non menoimportante è quello di aver ottenuto –attraverso questaesperienza - la formazione di mediatori culturali che hanno avuto modo di conoscere e approfondire sia le specificità culturali del territorio, sia gli argomentiche afferiscono alla cultura materiale e al concetto e ai contenuti dell’ecomuseo.

Valter GiulianoAssessore alla Cultura Protezione della naturaParchi e aree protette Provincia di Torino

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Il “progetto di immagine per gli ecomusei” è nato all’internodi una serie di appuntamenti messi in atto dalla Provincia di Torino1 e dalla scelta di collegare queste iniziative al mondo della ricerca universitaria. La convenzione stabilita tra la Provincia e il corso di Scienzedella Comunicazione della Facoltà di Lettere dell’Universitàdi Torino ha reso possibile, nel 2001, avviare un lavoro di studio e documentazione nel settore degli ecomusei (e musei locali) del territorio. Ricognizione tale da costituireil punto di avvio per uno studio di fattibilità riguardantel’immagine e la comunicazione delle stesse istituzioni.Un lavoro di progetto dell’immagine coordinata del settoreecomuseale era già stato realizzato in anni precedenti2, ma - in questo caso - si è ritenuta opportuna una differentelinea di lavoro: quella di utilizzare i risultati ottenuti con una ricerca appositamente realizzata dallo Scidecomper attivare una serie di Istituti professionali nel campodella grafica con un’esercitazione di tipo didattico,suscettibile di possibili successivi momenti di approfondimento e realizzazione.Va rilevato che - come accennato in apertura - la Provinciadi Torino stava parallelamente proponendo attivitàespositive di documentazione della Comunicazionemuseale rivolte alle Istituzioni formative di Torino ePiemonte3 e agli studenti del corso di ComunicazioneVisiva dello Scidecom. Il progetto avviato veniva quindi a collocarsi all’interno di un “campo” di lavoro la cuiattenzione era stata focalizzata in un confronto con quantoveniva (e viene) realizzato in una serie di altri paesi europei.I docenti che avevano visitato le esposizioni realizzate a Palazzo Cisterna di Torino sono stati, quindi, i naturaliinterlocutori per il passaggio alla fase di realizzazione deiprogetti grafici il cui briefing era stato preparato a curadegli studenti Scidecom che avevano svolto la ricerca.La fase di individuazione delle situazioni a cui rivolgerel’attenzione, la serie di prese di contatto e di ricerca sul campo è stata conclusa con i primi mesi del 2002.

Un primo gruppo di docenti interessati al progetto ha quindiavviato la realizzazione di soluzioni comunicative per istituzioni già esistenti (la cui immagine grafica erasuscettibile di miglioramento) o per nuovi musei in corso di relizzazione (come il Museo Feralp di Bussoleno,nel cui caso sono state formulate una serie di proposte di iniziative inerenti il campo dell’immagine e la comunicazione). La realizzazione di uno studiocomplessivo della corporated image dell’istituzionepotrebbe costituire un secondo, essenziale passo nella direzione della sua identità visiva. Necessità tantomaggiore in quanto la collocazione del museo Feralp sarà all’interno dello spazio della provincia interessatoalle attività delle future Olimpiadi invernali.I risultati del lavoro realizzato sono documentati nellepagine seguenti: sono stati prodotti da docenti e studentidegli istituti, a cui si sono affiancati, in qualità di tutor, gli studenti dello Scidecom.Una prima presentazione complessiva ne è stataeffettuata a cura della Provincia di Torino: ad essa è,successivamente, seguito un secondo momento sul pianolocale, inerente il progetto d’immagine per l’Ecomuseodelle Guide alpine di Balme.Ci preme qui rilevare l’aspetto di novità che caratterizza la nascita e il percorso del progetto che ha messo in motocompetenze e capacità a differenti livelli per favorirepossibili soluzioni tese a diffondere la conoscenza di quantoavviene nel campo degli ecomusei; realizzando momentidi immagine utilizzabili sia sul piano del turismo localeche su quello su scala regionale e nazionale. Obiettivo al quale continuare a lavorare, utilizzando - se ritenuto utile - quanto già fatto con il passaggio dal piano della proposta a quello della realizzazione vera e propria.

Gianfranco TorriDocente di Comunicazione Visiva, Scidecom di Torino

1cfr. M. Bresso, V. Giuliano, “L’attività dell’Osservatorio della grafica” in“Musei d’Europa. Grafica e comunicazone visiva”, catalogo della mostra -a cura di chi scrive - realizzata dalla Provincia di Torino nel Gennaio 2003.2cfr. “Ecomusei della Provincia di Torino”, immagine coordinata realizzatadallo Studio Livio di Torino3La serie delle mostre è stata visitata da docenti e classi provenienti da 11Accademie d’Arte, Scuole di Comunicazione, Istituti Professionali di grafica.

Credo che Torino abbia un ruolo da prendersi, uno spazio da giocare in Europa”Philippe Hardydirettore del Centre Culturel Français di Torino(“La Repubblica”, 28/12/2002)

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Le comunità locali sotto la pressione di processiomologanti hanno avvertito l’urgenza di una ricercaidentitaria fondata sulle proprie radici e su di unariflessione critica in merito alle proprie fasi evolutive dalla società contadina - con le sue strette connessionicon il territorio - alla società industriale indotta da logicheestranee al contesto. Dalle collezioni di oggetti e documenti, alla salvaguardia del patrimonioarchitettonico e paesaggistico, al recupero delle tradizionilinguistiche, alla memoria dei “personaggi” che hannoanimato un luogo, alle musiche e alle feste che hanno scadenzato il trascorrere del tempo, agli episodi difficili che ne hanno segnato la storia:momenti di riappropriazione del passato per assumerescelte consapevoli nel presente e gettare le basi di unosviluppo sostenibile per il futuro. L’Ecomuseo testimoniaquesto processo di interrogazione del paesaggioantropizzato che nel progetto della Provincia di Torinoabbraccia l’intero territorio provinciale accomunato dallo sviluppo socio economico, pur con le riconosciutespecificità dei singoli siti: mettere in rete la pluralità di esperienze si propone di innescare una crescitasinergica dei nodi nella misura in cui il dialogo tra gli stessi oltre ad avviare un meccanismo di apertura e di scambio può scongiurare, attraverso il confronto,fenomeni di campanilismo fondati su un eccessivoorgoglio localistico. L’importanza di caratterizzarel’identità della rete ecomuseale provinciale ha posto come primo obiettivo la definizione di un’immagine coordinata del progetto che è sfociatanella “è” a spirale che sigla tutte le esperienze nate nel solco della cultura materiale in Provincia di Torino. Il ruolo cardine della comunicazione è il movente anchedel progetto “un’immagine per gli ecomusei” che nascedalla collaborazione tra il Servizio Programmazione Beni e Attività Culturali della Provincia di Torino ed il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino e si ponecome esperienza che pur se svolta su musei specificipossa offrire, seguendone la filosofia progettuale, una traccia e uno stimolo per le altre realtà museali. Esso mira ad individuare dei criteri di comunicazione del patrimonio di “cultura materiale” di un territoriopartendo dal coinvolgimento dei protagonisti attivi, per riuscire a stimolare attraverso un fenomeno di riverberazione sempre più ampio la comunità locale,

gli utenti di settori specialistici, i fruitori esterni. Diversesono le forme che può assumere la comunicazione:la produzione di materiale informativo (pieghevoli, totem …), l’organizzazione di una mostra, la predisposizione del materiale pubblicitario che accompagna un evento, la distribuzione di segnievocativi sul territorio che captino l’attenzione deipassanti, la realizzazione di un logo. La sensibilizzazionealle tematiche di cultura materiale passa anche attraversoil coinvolgimento della popolazione in età scolare, cheoltre a compiere un esperienza didattica utile nel propriopercorso formativo ha l’opportunità di misurarsi con unasituazione reale in una simulazione lavorativa concreta e di entrare in contatto con aspetti propri dell’ambiente in cui vive innescando o rafforzando il senso di appartenenza.I lavori illustrati in questo quaderno sono stati sviluppatidagli studenti degli istituti superiori di grafica sotto la guida diretta dei propri insegnanti e con il tutoraggiodegli studenti del Corso di Comunicazione Visiva tenutodal professor Torri, che fanno anche da tramite con gli operatori culturali locali: partendo dalla valutazionedegli aspetti del patrimonio territoriale maggiormentetrascurati ai fini della valorizzazione dello stesso e aventiun alto potenziale di comunicazione sono stati predispostiappositi progetti per trasformare le tracce del passato in segni forti e distintivi di uno specifico sito, che vengono presentati nelle pagine seguenti.

Rebecca De MarchiServizio Programmazione Beni e Attività Culturale

Il gruppo di lavoro dello Scidecom

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Principali contenutidella ricerca

Quella che segue è una sintesidei contenuti e delleargomentazioni frutto della ricerca, consegnata ai docenti e agli studenti come indicazioni per l’avviodel progetto grafico. Durante il primo colloquio, con il supporto di unapresentazione multimediale,sono stati esposti alle classi i due principali nodi tematiciindividuati: i trasporti ed il turismo.

a. I trasportiLa Val di Susa, in quanto viaprivilegiata per gli scambi culturali ed economici con laFrancia, è stata protagonistadell’evoluzione delle ferroviee dell’industria dei trasporti. Il problema di un collegamentoferroviario tra Italia e il restod’Europa affonda le radici già nella metà del secolodiciannovesimo. Fino a quel momento le uniche vie di comunicazionetra la nostra penisola e i paesi transalpini eranorappresentate da stradecarrozzabili che si inerpicavanosu per i tornanti alpini che, come è possibileimmaginare, non sempreerano di agevole transito.La necessità di uncollegamento rapido fraModane e Susa era cosìsentita che l’ingegnereinglese Fell prese l’iniziativadi impiantare fra queste duelocalità una strada ferrata

a scartamento ridotto, postaall’incirca lungo il tracciatodella via napoleonica, che dal 1809 portava da Susa a Lanslebourg. La famosaFerrovia Fell fu inaugurata nel1868, e cessò il suo eserciziocon l’apertura del traforo del Frejus, nel 1871.Il suo funzionamento erabasato su una particolaresoluzione tecnica dovuta a Fell; la ferrovia aveva tre rotaie, il binario era a scartamento ridotto e a metà di esso correva unarotaia sopraelevata 18 cm. La locomotiva aveva, oltrealle ruote normali, due coppiedi ruote ad asse verticale,che abbracciavano la portaintermedia, premendo controdi essa con alcune coppie di molle. L’aderenza cosìottenuta permetteva allalocomotiva di esercitare lo sforzo di trazionenecessario per muovere trevetture passeggeri con dodiciposti a sedere ognuna e tre carri merci, con un peso complessivo

di quarantaquattrotonnellate.La Ferrovia Fell divenne famosa per la sua concezioneavanzata, il suo percorsoardito e la bellezza della zonaattraversata.Non sussistevano quindi dubbi sull’importanza della costituzione di una stradaferrata che rappresentava il primo passo per il collegamento diretto del Regno Sardo piemontesecon la Francia, con la quale giàesistevano relazioni politiche e diplomatiche stabili e considerevoli scambicommerciali.Gli studi successivi di fattibilitàconfermarono la convenienzae la possibilità di aprire unastrada ferrata attraverso la catena delle Alpi medianteil traforo di una grandegalleria tra Bardonecchia e Modane. La linea del Frejus,almeno nella sua parte finale,si snoda lungo la Val di Susa, e proprio un valsusino comeMedail fu il primo a progettare,almeno in linea di massima, il suo tracciato. I problemi che

si incontrarono,così come nellarealizzazionepratica, furonomolti; in queitempi nonesistevano ancoramezzi tali dapermetteredi perforareproficuamente la montagna. Allora siadottarono quelliche, per l’epoca,

erano dei ritrovati della tecnica: le perforatrici ad aria compressa.Nel novembre del 1870 nel traforo del Frejus si cominciarono a sentire nel versante nord i colpi delle mine fatte esploderenell’altra galleria. I due frontierano ormai distanti 135metri. La galleria fu inaugurata

il 18 settembre 1871. I festeggiamenti perl’inaugurazione del traforodelle Alpi durarono dal 17 al 20 settembre 1871.Il 6 ottobre 1871 era, infine,aperta la linea Bussoleno-Bardonecchia; la ferrovia Torino - Parigi era finalmenteun’opera compiuta. La reteferroviaria italiana veniva così inserita nel sistemadelle grandi linee di trafficointernazionali. Per celebrare solennementela grande impresa, fu eretto in Piazza Statuto - a Torino - un monumento al Traforo

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Obiettivi e finalità della ricerca

Il lavoro di ricerca condottosul territorio della Val di Susaha portato alla luce due noditematici a nostro avvisofondamentali per la vita, la storia e l’economia dellaValle: i trasporti e il turismo.Per comprendere le peculiaritàdel territorio e arrivare quindiall’individuazione di questidue punti, abbiamo compiutouno screening il più completopossibile della zona presa in esame tenendo conto della natura del territorio,dell’ambiente, degli usi e costumi, delle tradizioni,degli sport, della religiosità,dell’economia, delle relazionisociali, della situazionedemografica passata e presente.Vista la quantitàdegli argomenti forniti dal territorio oggetto di analisi, l’indagine si è svolta principalmente sul piano storico e sociologico,perché una delle nostrepriorità era in primo luogocapire la natura e le prerogative della realtà da comunicare.Consapevoli dell’importanzache la comunicazione visivariveste per la promozione, la diffusione e l’instaurarsi

di nuove mode e nuovi stili di vita,abbiamo

affiancato all’indaginestorica una ricercaiconografica. L’obiettivo è stato quello di individuareuna selezione di manifesti,cartoline, pieghevoli e incisioniche consentano da un lato di osservare la necessità di autopromozione dei centrisciistici in seguito al boomdel turismo, dall’altro di documentare l’evoluzionestorica della Valle e della sua gente e il mutaredell’immagine che essa ha consegnato all’esterno nel corso degli anni.Considerando questi obiettivi,l’acquisizione di materiale è stata frutto di un’accurataricerca bibliografica e archivistica. Si sono quindidovute individuare le istituzionie gli enti che con maggiorcompetenza fossero in gradodi fornire la necessariadocumentazione e l’informazione di base per dare inizio al percorsoconoscitivo. La nostra ricerca si è avvalsadella collaborazione deiseguenti enti:• APT di Bardonecchia;• Archivio Storico della Pubblicità di Genova;• Centro studi valsusini(Segusium) di Susa;• Biblioteca Nazionale del C.A.I. di Torino;• Museo Civico Luigi Bailo di Treviso (Collezione Salce).• Museo Nazionale

della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino;Si è rivelata proficua anche la collaborazione concollezionisti privati di materialestorico, librerie specializzate, antiquari e sempliciappassionati che hannocostituito la nostra rete di contatti.Le reticenze mostrate in alcuni casi sono statesuccessivamente superate: in particolare, abbiamo notatoche le perplessità maggioriderivavano dalla nostraqualifica di studenti, percepitain un primo tempo comeinvasiva e poco autorevole. La successiva fase del progetto ha previsto la presentazione dei materialitestuali e iconografici raccoltialle due classi dell’Ips “AlbeSteiner che, coordinate dai loro insegnanti, hannoelaborato un progettocomplessivo di comunicazione.Le tematiche evidenziatedurante la fase di studio e ricerca hanno così trovatouna prima applicazione nelconcorso europeo promosso,nella primavera del 2002,dalle Ferrovie Francesi SNCF(Concours internationald’affiches pour une expositionitinérante à travers l’Europe).La competizione ha visto lapartecipazione degli studentidelle classi dell’Istitutografico “Albe Steiner”(guidate dal prof. Gian CarloPovero e dal prof. ClaudioZoccola), conferendo un respiro più ampio ed unapproccio più consapevole

al lavoro a partire da unconfronto internazionale.Per il lavoro inerente il concorso abbiamo suggeritoil riferimento alla “teoria della ferrovia come scambioculturale” del sociologofrancese François Mattelard(“Historie de l’utopie”;“Historie de la comunication”).Secondo la sua teoria, la ferrovia costituisce un momento di unificazionetra culture e popoli, oltre chevero e proprio mass mediumin grado di influenzare le forme di comunicazione e i suoi sviluppi. Queste le argomentazioni all’originedel titolo del concorso e dellamostra, curata da ThierrySarfis: “Rapprochements”.Per quanto riguardadirettamente il progettoecomuseale, il lavoro finalepotrebbe sfociare in modalitàrealizzative diverse.Una delle idee inizialmentediscusse ha ipotizzato la creazione di una mostraitinerante, che potrebbeinteressare i principalicomuni e le più importantistazioni sciistiche locali, in modo da dare un piùampio risalto e una maggiorevisibilità sia alla mostrastessa che alle risorseculturali e storiche esistentisul territorio della Valle di Susa. A questo proposito è auspicata la creazione di uno spazio per mostretemporanee all’interno del nascente Museo Feralped eventuali spazi analoghinelle sedi indicate.

Museo Feralp

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sanno che lo sci alpino è l’ultimo arrivato.Fu l’ingegner Kind, unosvizzero residente a Torino,che nel 1897 si fece inviare i primi “legni” e iniziò aimpartire lezioni di sci alla suacerchia di amicizie, prima alParco del Valentino di Torino,poi - più logicamente - in Val di Susa. Al tempo dellacostruzione del traforo del Frejus, Bardonecchia non era che un villaggio conun migliaio di abitanti chevivevano dei modesti proventidell’allevamento del bestiamee della coltivazione dei prodotti della terra. Mancavano quindi i mezzi per assicurare vitto e alloggioalle maestranze; fu pertantocura della direzione dei lavoririadattare il maggior numero di abitazioni esistenti e affidare all’iniziativa privata il compito di migliorare le condizioni di vita di quei luoghi.E l’investimento per il rinnovamento del paesediede i suoi frutti.La nascita e la diffusione dello sci in Italia vedonoBardonecchia in unaposizione di primo piano: la sua facile accessibilità, già alla fine dell’Ottocentotramite la linea ferroviariainternazionale che percorrevail tunnel delle Alpi, la fecediventare la meta privilegiatadei primi “esperimenti con i pattini da neve”.Per quanto riguarda inveceSestriere, il percorso lungo il quale si snoda il passaggio

dello sciatorepermette di valicare la catenadivisoria trale due valli di Susa e diPragelato,scendere

sui pendii di Oulx e di Sauzed’Oulx, e rientraredirettamente al punto di partenza. In pochissimotempo, a partire dal 1932,intorno al colle vengonocostruiti alberghi, campi dagolf, piste da sci e trampoliniper il salto e due funivie.Sostanzialmente, Sestriere si presenta fin dall’iniziocome una stazione sciisticamoderna, che privilegiasoprattutto lo sci praticato in discesa. Nel periodo di cuiparliamo (la prima metà delXX secolo) lo sci gode già di una grandissima attenzioneda parte dei media. Infatti, già a partire dalla secondametà del Ventennio fascista,gli sport invernali sonoesaltati e sostenuti da parte del regime.Sestriere, tuttavia, si caratterizza fin da subitocome stazione sciistica di élite, lontana dalle “sciopoli”popolari pubblicizzate dalla propaganda del Regime.Lontana dai paesi che si affacciano sulla stataledella Val Chisone e della Valdi Susa, la stazione invernalevive su ritmi nuovi, sconosciutinella montagna nonurbanizzata. Solo lamanutenzione delle piste,

la battitura della neve e alcuneattività collaterali non specializzate coinvolgonola manodopera locale.L’immaginario collettivo di quegli anni si nutre di splendidi manifestipubblicitari delle stazioni più note, di coltri di neveimmacolata, di “Giornate della neve”. Non a caso, crediamo, il manifesto di Sestrieremaggiormente conosciuto di quegli anni viene realizzatoda Gino Boccasile, l’autoredelle copertine della rivista “Le Grandi Firme”, così notenegli anni Trenta.

Andrea MarelliAlessandra TestaScidecom

bibliografiaBallatore - Masi, “Torino PortaNuova”, Abete.“Cultura Newsletter”, a curadella Provincia di Torino.“Le vie di comunicazione in Val di Susa”, Segusium.“L’uomo e le Alpi”, Vivaldi Editore.“Sky & Sci - storia, mito,tradizione”, Museo nazionaledella Montagna - 1991.

www.canale.it/canale/arte/Catalogo.htmwww.bolaffi.it/manifesti.htm.www.intercardsrl.com/catalogo/115/index.asp?P=27.

del Frejus, progettato fin dal 1871 e solennementeinaugurato il 26 ottobre 1879.L’opera, ideata dallo scultore

Luigi Belli, fupoi realizzatadagli allievidell’AccademiaAlbertina di Belle Arti.La costruzionedella ferrovianon rivoluzionòsoltanto i traffici da eper la Francia

ma modificò profondamenteanche la vita degli abitantidelle zone interessate; molti di loro vivevanoesclusivamente di pastoriziae di agricoltura. Il turismo sia estivo che invernale che si sarebbe sviluppatosuccessivamente era ancorada venire e, comunque,avrebbe dato lavoro, almenoin un primo momento, a ben poca manodopera.Punto d’incontro tra le nostrericerche e la realtà attualedella Valle di Susa potrebbeessere il “Museo Feralp” di Bussoleno, la cuiinaugurazione è previstanell’estate del 2003. Nell’ambito del progetto “Cultura materiale” dellaProvincia di Torino, la sceltadi Bussoleno quale sede del“Museodell’attraversamentoferroviario delle Alpi” è statacompiuta proprio inconsiderazione dello storicolegame tra la Val di Susa, le comunicazioni transalpinee il treno. La sede prescelta

è quella delle “Ex officine di manutenzione rotabile” di Bussoleno, una strutturautilizzata dalle Ferrovie dello Stato fino al dicembre1993 per la manutenzione e la costruzione di materialeferroviario, le cuicaratteristiche architettonicheed impiantistiche ben si prestano alla realizzazione di una struttura musealearticolata in differenti servizi: il “Museo del trasporto ferroviario attraverso le Alpi”.Il Museo trova la suaubicazione all’interno di edificidi proprietà delle FSrecentemente dismessi, su un terreno confinante con la zona ancora operativadella stazione di Bussoleno.Le caratteristiche degli edificie la loro collocazioneconsentono di immaginare un nucleo che sia capace dioffrire diversi livelli di fruizione,con momenti di visita, di studio, di approfondimentoscientifico e tecnologico, di interattività tra visitatori e macchine, di integrazione tra cultura, storia e turismo.Il materiale documentarioinventariato, schedato e catalogato, attraversoprodotti multimediali e software interattivi, potràpermettere al visitatore di consultare l’archivio anchea distanza e intraprendereinteressanti esperienzevirtuali, come ad esempioscavare tunnel, guidarelocomotive a vapore,elettriche o treni ultramoderni.Nell’officina ancora efficiente

ed attrezzata, oltreall’esposizione di mezzirotabili, potranno svolgersilavori di manutenzione e restauro di quei mezzistorici che hanno collegatol’Italia agli stati confinanti,mentre nei locali della palazzina si prevede di realizzare un centro di documentazione sullastoria del trafori ferroviari e stradali, sul rapporto tral’uomo e le Alpi nel corso dei millenni e sui progettifuturi. Le evidenti affinitàconcettuali rendono questo Museo indispensabile per la realizzazione pratica di questo progetto.

b. Il turismoIl secondo nodofondamentale percomprenderel’identità storicae attuale del territoriovalsusino è costituito dalturismo, da più di un secolorisorsafondamentale per l’economia e lo sviluppo territoriale della Val di Susa.Per affrontarequesto argomentoci siamo occupatidell’evoluzionedegli sportinvernali dal puntodi vista storico, in particolare perquel che riguarda

lo sci. In Val di Susa sonoinfatti presenti alcune delle stazioni sciistiche più importanti del nord Italia,tra cui Sestriere e Bardonecchia. Gli sci sono il più anticomezzo di locomozioneinventato dall’uomo.Un’incisione rupestre all’isoladi Rodoy, in Norvegia, databileal 3000 a.C., raffigura uominiche hanno ai piedi degli sci.Nelle valli alpine italiane,invece, gli sci arrivarono conmolto ritardo rispetto al restodel mondo: solo alla fine del XIX secolo. Infatti, a proposito degli sportinvernali, forse non tutti

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Il percorso dei progetti

Se non vi saranno intoppi, nell’estate2003 Bussoleno avrà il suo museo delTrasporto ferroviario. La Valle di Susapotrà giovarsi allora di un nuovo centromuseale di grande rilievo che, con la presentazione stabile di materialirotabili e una documentazione tecnicae storica appropriata, potrà offrire alle proprie genti, ai turisti e agli appassionati, l’occasione di ripercorrere la storiadell’attraversamento delle Alpi,dall’epica ferrovia Feralp a scartamento ridotto, al traforo del Frejus e oltre.

Cogliendo lo spunto da unadichiarazione dell’Assessore alla Cultura Valter Giuliano, in occasione della presentazioneufficiale del progetto, nella qualeribadiva tra l’altro “il museo saràun’istituzione viva, capace di fare e promuovere cultura”, gli studentidelle due classi dell’Albe Steiner da noi seguite hanno immaginato una filosofia museale ricchissima di spunti creativi, da cui derivare, in un secondo tempo, strategiecomunicative più mirate.

Hanno in sostanza progettato una serie di ipotesi per la gestioneculturale del museo ponendo al centrodella sua “ragione d’esistenza” nontanto - o non solo - l’attenzione chepochi o molti appassionati provano per materiali rotabili e locomotive, masoprattutto la ricchezza di suggestioniche da sempre il treno suscita inscrittori, artisti, autori teatrali, registi,musicisti, amanti del viaggio e dell’avventura praticata o sognata...

Il treno, dunque, per viaggiare e far viaggiare la mente, ma anche, più realisticamente, per spostarepersone e merci, per incontrare

e lasciarsi incontrare, per ampliare la conoscenza di altri luoghi e di altreusanze, treno come mezzo per avvicinare popoli e culture.Questo stesso spirito caratterizzava il testo di un bando (pervenutoci a lavori avviati) per la partecipazione ad un concorso grafico internazionale,denominato “Rapprochements”, per la progettazione di un poster sull’idea di ferrovia come rete di scambi e comunicazione tra i popoli d’Europa.

Ci parve subito un’ottima occasioneper consentire agli studenti di “entrare” meglio nello specifico,misurandosi in un confronto d’altroprofilo. Esprimere con un manifesto il proprio pensiero pone semprel’autore nella necessità di affrontare il problema con metodo analitico e introspettivo, mettendo in gioco il proprio sapere ed escogitando una soluzione comunicativa adeguata.Questa fase di lavoro ci ha condottoad identificare proprio nella propostadi una mostra di manifesti (questavolta “storici”) uno dei possibili modelliesemplificativi di attività culturale da suggerire ai futuri responsabili del museo Feralp, che disporràinevitabilmente di spazi espositivi per mostre temporanee, di saleper proiezioni e convegni, di locali per attività didattiche.Con un centinaio di manifesti d’epoca e un opportuno impiantodidascalico si potrebbero raccontaretre degli aspetti più salientidell’economia valsusina, sport,turismo e trasporti ferroviari, tre aspetti interconnessi che hannodeterminato in passato lo sviluppodella valle e che ora, in prospettivaolimpica, vanno a rilanciarlo con rinnovato entusiasmo.

L’idea di una mostra che illustri gli anni d’oro del turismo sportivo,

si avvarrebbe di documenti grafici di tutto rispetto, in grado di raccontarecuriosità, eventi storici e mondani, a partire dai primi anni del Novecentoper arrivare agli anni Cinquanta. Si metterebbero in luce mode e modidi vivere la montagna, grazie all’abilitàgrafica e comunicativa di autori e cartellonisti che bene sapevanoleggere e restituire in gustose sintesivisive l’epicità sportiva, il pionierismoturistico, l’intraprendenzaimprenditoriale, la voglia di vacanza,le nuove mode consumistiche. Il tuttorealizzato con garbo, ironia, semplicitàe persino umorismo, qualità che renderebbero la mostra assaiappetibile ad un pubblico vasto ed eterogeneo.

Le due classi si sono dedicate a dueprocessi autonomi di presentazionedell’evento, studiando e realizzando in modo simulato strategiecomunicative differenziate, di cuisi dà conto in queste pagine.Si è trattato di un lavoro certo nonfacile e dagli esiti tutti da valutare. Dal punto di vista strettamentedidattico ci sentiamo di attestare la validità dell’esperienza che hacoinvolto gli studenti sia comeprofessionisti chiamati a fornirerisposte credibili ad interlocutori reali,sia come cittadini chiamati a dare il loro apporto alla diffusione di un patrimonio culturale comune.

docentiGian Carlo PoveroClaudio Zoccola

bibliografia:Rapprochements

Una montagna di manifestiLa futura struttura del MuseoFeralp ben si presta alla presentazione sia di mostrepermanenti che, come nei casidelle pagine seguenti, destinatealla circolazione nella Val di Susa. I progetti grafici quipresentati si riferiscono a una possibile esposizionepermanente che raccoglie fondi dai principali collezionisti italiani.Accanto agli artefatticomunicativi di uso più corrente (1. biglietti di ingresso,2.manifesti, 3/4. pieghevoli e locandine) alcune indicazioniper l’allestimento interno (5.) e la realizzazione di totemespositivi (6.).

studenti (4°D): Salvatore Baggetta,Claudio Blandini, Claudio Brunetto,Davide Emanuele Buglioni, Maria Luana Consiglio, Luca D’Aloia,Camila Fernandes, Gabriele FrancisettiBrolin, Giulia Gianola, Simona Marra,Samanta Martino, Francesca Mascolo,Fabio Nepote, Federica Pacello,Federica Pachero, Daniela Porta,Chiara Romeo, Alessio Sacco, Paola Piera Saporito, Manuele Savella,Davide Timpanaro, Carlo Tinnirino,Valentina Tiso (5°A): Ilaria Balegno,Mariella Bruno, Silvio Cacamo,Massimiliano Canzonieri, Erika Caputo,Federica Elisa Carando, GiuseppeCaravotta, Claudia Carvelli, AnnalisaCasetta, Fabio Chiarizio, ValentinaCippo, Daniela Cutrupia, LucianaGalasso, Silvia Gesule, Alessia Gioda,Sveva Giovinazzo, Massimiliano Girodo,Selena Guglielmi, Sara Loretta, AriannaMadiotto, Lisa, Moretti, Mauro Paletto,Serena Pelle, Romina Pipoli, Stella Toffaldano, Giorgia Tosato

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Sci volando nel tempoLa proposta grafica adottata si fonda sulla scelta di un “testimonial” d’eccezione, utilizzato e declinato nei singolistrumenti dell’immagine coordinata. La splendida ragazzadel manifesto “Sestriére” di GinoBoccasile (1948), magnificoesempio di cartellonismo pubblicitario d’autore, fu provaeclatante dell’ottimismo concui la Valle attndeva il grandesuccesso popolare che di lì a poco il turismo alpino avrebberaccolto. Questo ripescaggio

all’indietro, secondo le intenzionidegli autori, offre conimmediatezza un assaggio dei contenuti della mostra e,nel contempo, è di buonauspicio per il futuro del Museo.

1. segnalibri2. logotipo della mostra3. cartoncino di invito4. biglietto d’entrata5. t-shirt6. catalogo (copertina e quttropagine interne)

RapprochementsAl concorso grafico internazionele, aperto ai professionisti e agli studenti delle scuole di comunicazione visiva(promosso dalla SNCFSocieté Nationale des Chemins de Fer) è statainviata una selezione di venti progetti realizzatidagli studenti già impegnati nel lavoro sul Museo Feralp. In questa pagina, a sinistra, il progetto di Claudio Blandinidell’Albe Steiner,selezionato per la mostraattualmente in circolazionesu scala europea.

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Obiettivi e finalità della ricerca

“La catena sublime delle Alpi è a portata di mano. In cinquanta minuti il treno arriva a Lanzo e lì vi è subito l’alata montagna!”.

Così scriveva Friedrich Nietszche nel 1888, duranteil suo soggiorno torinese. Già a quell’epoca, quindi, le Valli di Lanzo costituivanoluoghi di particolare bellezza,a due passi da una capitaleeuropea come Torino. Le montagne delle Valli di Lanzo sono raggiungibili,oggi, in meno di un’ora d’auto dal centro di Torino e in pochedecine di minuti dall’aeroportointernazionale di Caselle.Quindi, quando ha avuto inizioil progetto per le Valli di Lanzo,si è subito presentata da unasituazione che poteva essereesaminata da più punti di vistaper la molteplicità dellepossibilità offerte: gli antichisantuari, i musei,le manifestazioni della cultura, la storia sono elementi che

caratterizzano i luoghi, che si sono difesi dall’attaccodel cemento e dell’asfalto,lasciando e mantenendoquasi inalterata la natura. Lo stesso si può dire per la gente che vi abitano: è stata conservata l’identitàmontanara, continuando le tradizioni a livello locale,con antichi costumi indossatidurante le cerimonie e le feste e nella parlatafrancoprovenzale.La tradizione si manifestanegli oggetti di uso quotidianodell’artigianato, nei prodottidell’agricoltura e dell’allevamento, nella gastronomia povera ma originale e genuina.Il territorio delle Valli ha da offrire una ricchezza che deve essere sfruttata.Il primo passo è stato quello della ricerca delladocumentazione: ho fattoriferimento all’ATL (AziendaTuristica Locale), allaComunità Montana, ma non solo a loro. Grazie

ai primi contatti che mi erano stati forniti,sono riuscita a entrare in rapporto con unaserie di altrepersoneinteressate alla storia e allecaratteristiche delle Valli di Lanzo.Non sapendo,all’inizio, suquali luoghipuntare

per una scelta di approfondimento, ho impostato uno studio che esaminasse le valli in generale, nel loro insieme. L’analisi del territorio è iniziata dall’esame della zona, suddivisaappunto in tre vallate, dal punto di vista • della descrizione del territorio• dell’ambiente • della struttura oroidrografica • degli usi e costumi• delle tradizioni• degli sport• della religiosità• della gastronomia• della situazione economicae demografica attuale.Quindi, dopo l’analisidell’ambiente, sono statipresi in considerazione i vari casi di ecomusei e musei della vallata. Ad esempio: Mostraetnografica permanente dellaValle del Malone, il Museo di oggetti di uso quotidianodi Castagnole, Museomineralogico e il Museo delleFucine di Mezzenile (unicoesempio sulle Alpi per ladiffusa presenza di un grannumero - oltre settanta - di piccoli laboratori per la produzione di chiodi e di altri oggetti di ferro).Tra le varie possibilità a disposizione per il proseguimento del lavoro, solo alcune potevano essererealmente prese in considerazione:

lo scopo principale era,infatti, quello di trovare unasituazione che dovesseancora essere sviluppata a livello di comunicazione e promozione del territorio. Tuttavia i casi che, nel corsodei primi incontri, sono statimessi in particolare evidenza,proprio perché in fase di realizzazione oristrutturazione, sono stati tre:• Museo della Religiositàdelle Valli di Lanzo, Comune di Groscavallo,Frazione Forno Alpi Graie.• Museo delle genti delle Vallidi Lanzo, Comune di Ceres.• Ecomuseo delle GuideAlpine, Comune di BalmeTutte e tre queste situazioni si prestavano molto bene allarealizzazione del progetto diun’immagine delle istituzioni,

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ma, per il momento, si èreputato che inquadrare una sola delle tre opzionifosse la soluzione migliore. A questo proposito si è presoatto che il Museo della Religiosità è in via di realizzazione e il Museo di Ceres è tutt’ora in fase di ristrutturazione. È statoquindi scelto l’ecomuseo delleGuide Alpine di Balme, poichérispetto agli altri due aveva già una storia su cui potersibasare per iniziare il lavoro e perché è attualmentevisitabile.

Ecomuseo delle Guide Alpine, Balme(in allestimento provvisorio in attesa della ristrutturazione dei locali).

È un Ecomuseo collocato nel territorio di Balme

e di alcune frazioni e presentavari punti espositivi: • l’antica sede del Comunecon la documentazioneriguardante la storial’alpinismo locale e gli insediamenti alpini; • il centro storico di Balmecon la Casa forte - castellorupestre del Routchas (secolo XV); • la frazione Cornetti con l’antico insediamentominerario (secolo XII);• a cappella con affreschiquattrocenteschi; • la collezione di attrezzi di vita quotidiana del Bar Centrale;• la collezione di attrezzaturaalpinistica de Rifugio Città di Cirié “Pian della Mussa”; • il Rifugio / museo“Bartolomeo Gastaldi”, “Crot del Ciaussiné” sededistaccata del MuseoNazionale della montagnaDuca degli Abruzzi; • la Miniera di cristalli (Pian della Mussa).Al centro del museo: AntonioCastagneri. La fama dellaguida scomparsa sul MonteBianco nell’agosto del 1890,aveva superato i confininazionali, come documenta la testimonianza del reverendoW.A.B. Coolodge (cherappresentò la figuradell’alpinista britannico nellazona): come tutti gli alpinistiche avevano visitato le Valli di Lanzo nell’Ottocentoanch’egli era rimasto colpitidalla posizione di Balme,circondata da ogni parte da ripide rocce.

La vigilia di Natale del 1874,Castagneri salì l’Uja diMondrone, compiendo la prima salita invernaleeffettuata da alpinisti italiani,e questa è solo una delle sue numerose, importanti,ascensioni.Le guide di Balme venivanoingaggiate non soltanto nelleValli di Lanzo e nella Savoia,ma anche per spedizioni in altre regioni alpine, come la Valle d’Aosta, il Delfinato e l’Oberland Bernese. La professione, che non li arricchì, permise a questeguide di viaggiare, conoscereesperienze diverse e tentaredi riprodurle nei propri villaggi.Alcune guide divennerofabbricanti di calzature per sci e per montagna,giungendo a fare conoscerele loro produzioni al di fuoridell’ambito strettamentelocale, acquisendo tra una certa rinomanza.Le prospettive di espansionedel turismo sono legate a unturismo che possa svilupparsinel rispetto dell’ambiente:l’alpinismo, l’escursionismo e lo sci di fondo. Il ricordo del periodo delleguide alpine rimane benpresente nella cultura deibalmesi di oggi; la tradizione dell’alpinismo; valligiano è oggi proseguita dai volontaridel Soccorso Alpino.L’obiettivo che si sono posticoloro che stanno lavorando

all’allestimento del museo è stato, in particolare, quellodi evidenziare il passaggioche, dall’Ottocento ai giorninostri, ha portato allatrasformazione di parte degli abitanti della Valle dalla professione di minatori(e, in qualche caso, anchecontrabbandieri) a quella di culturi della storia valligiana

e delle sue guide alpine.Sono in atto:• Un progetto di restauroconservativo del depositodelle Collezioni;• Un progetto di allestimento interno;• Alcuni elementi dell’allestimento esterno;• La riqualificazione della zona antistante il deposito.

Patrizia GuglielmettoScidecom

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bibliografia

“Notizie delle Valli di Lanzo”, a cura di Giovanni e PasqualeMilone.“Pastori, contrabbandieri e guide tra Valli di Lanzo e Savoia”, versione italiana di Giorgio Inaudi, versionefrancese di Francis Tracq,“Viéstess d’an bòt: abitoquotidiano e costume nelle Valli di Lanzo”. Immagini d’epoca a cura di Giorgio Inaudi, GiovanniGugliermetti, ClaudioSantacroce, in collaborazionecon l’A.Va.L. e l’AssociazioneDonne di Chialamberto,“Cahiers Museo Montagna:“40 anni del soccorso alpino -speleologico”“Mestieri tradizionalitra rocce e dirupi”.Documentazione sull’attualecostituzione del Museo dellaFede di Forno Alpi Graie.Documentazione sull’attualecostituzione del Museo delleGuide Alpine di Balme.Materiale integrativo fornito dall’Atl e dalla Comunità Montana delle Valli di Lanzo.

1918

Il percorso del progetto

Il progetto di gruppo di lavoro del “Tommaso D’Oria”.”Un’immagineper l’ecomuseo di Balme”, si èproposta l’obiettivo di comunicare la presenza di un percorso espositivonella Val d’Ala e i comuni circostanti,estendendolo anche alla città di Torinoe di incrementarne il turismo.

I suoi obiettivi comunicativi sono: sottolineare la trasformazione della non facile vita degli abitanti della montagna;• conservare la memoria della vita quotidiana e delle tradizioni di un piccolo villaggio di alta montagna delle Valli di Lanzo;

Obiettivi trasversali:

• difendere il patrimonio territoriale,testimonianza della società che lo ha abitato e lo abita;• trasmettere un’identità allegenerazioni future, per preservare un quadro di vita comunitaria e per favorire lo sviluppo delle attività economiche, sociali e culturali della valle;• favorire l’acquisizione, da parte degli abitanti della valle, di una consapevolezza dei proprivalori delle proprie origini;• favorire un turismo più consapevole e maturo;• valorizzare la figura del montanaro:colui che veglia sulla montagna, si misura con le calamità naturali(alluvioni, siccità, valanghe, etc.) è attento alla flora e fauna, puntifermi del nostro ecosistema;• sviluppare il rispetto e l’amore per la montagna.

Partendo dalla figura di Antonio

Castagneri, protagonistadell’ecomuseo (ritratto in un disegnodegli anni trenta di Gigi Chessa),siamo giunti ad una stilizzazionedell’immagine per facilitarne la memorizzazione. Successivamenteabbiamo suddiviso l’icona ottenuta in cinque parti alle quali abbiamodato diversi colori; in conclusionesiamo giunti a cinque suddivisioniche rappresentano ciascuna una diversa zona dell’ecomuseo. Abbiamo deciso di utilizzare l’iconaper: una locandina/pieghevole, un totem, varie bandierine di riconoscimento per le differentizone ed infine degli adesivi.La locandina/pieghevole, formato cm 22,5 x 42 stampa a quattro colori in bianca/volta. La prima facciata ha l’aspettotradizionale della locandina;l’immagine predomina su tutta la pagina, lasciando uno spazio di cm 10,5 x 22,5 in fondo per l’head-line. Il retro invece svolgela funzione classica di un pieghevole.Anche qui l’immagine compare su tutta la facciata: in ogni zonacolorata troviamo le varie tappe che sono presenti nel percorsoespositivo. In fondo al pieghevole ogni tappaviene ripresa per maggiori chiarimentia riguardo. Le locandine/pieghevolisono prevalentemente rivolte alle scuole per portare le classi in visite d’istruzione all’ecomuseo.Inoltre potrebbero essere affisse sulle vetrine dei negozi per informare anche gli abitanti dei paesi circostanti. Il totem, che potrà avere le dimensionidi cm 80x240,verrebbe sistematonella sede centrale dell’ecomuseo.Riprenderà l’immagine/logo di Castagneri per tutta la facciata.Le bandierine saranno collocate

nel tragitto da seguire per percorrerlointeramente e giungere infine, nella piazza di Balme. Avranno unlato interamente colorato, con coloridiversi a seconda dei percorsi, e sul retro comparirà il marchio in dimensioni ridotte.Gli adesivi, infine, l’immagine di Antonio Castagneri e sarannotrasparenti e neri; saranno distribuitidurante l’inaugurazione dell’ecomuseoe nelle zone circostanti, a tutti i futuri visitatori.

docentiMichele AntonaccioPaola Gandini

Studenti: Alessandra Alba, Serena Cagnazzi,Adelina Cascone, Azzurra Durante, GennyGuida, Andrea Tardivo, Lucia Trimarchi, Emanuela Uras.

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ex voto per la guarigione della mucca malata (1796)

affresco all’interno di una stalla diBalme adibita ancora oggi a tale uso

tipico costumetradizionale del luogo

itinerario dell’ecomuseo

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4° ZONACasa di Castagneri

5° ZONAFontana di Corn

Piazza AirettaCappella S.Anna

2120

2° ZONAHotel Camussot

Piazzetta LS'Airesscaratteristici cunei Paravalanghe

3° ZONAArco e Antica

Cappella del PaeseCasa torre del Routchass

1°ZONACappella Natività

di Maria (1)Posto Tappa GTA(2)

2°ZONAHotel Camussot(3)

Piazzetta LS'Aires(4)caratteristici cunei

paravalanghe(5)

3°ZONAArco e antica

Cappella del paese(6)case torre del Routchass(7)

4°ZONACasa Castagneri(8)

5°ZONAFontana di Corn(9)Piazza Airetta(10)

Cappella S.Anna(11)

1° ZONACappella della Natività di Maria

Posto tappa GTA

Un volto per la comunicazioneLa maschera di Castagneri, i colori in cui essa si sfaccetta,diventano la base dell’articolazionedella comunicazione del museo.Dagli stampati ai totem, dai manifesti alla segnaleticapiazzata sul territorio.

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Obiettivi e finalità della ricerca

La situazione dell’ecomuseodi Carignano è piuttostoinsolita e complicata. Alcuni dei macchinari impiegatinell’ex Lanificio Bona, che ha cessato l’attività nel 1975,sono stati acquistati dal Comune - anche consovvenzioni regionali - e sonostati conservati (non bene,purtroppo!) con l’idea di una collocazione museale.In un secondo tempo sonostati inseriti nel progettoecomuseale della Provincia di Torino. Si tratta di alcunemacchine utilizzate nellediverse fasi di lavorazione

della lana:orditoio,telaio, follone, garza,fissatrice,cimatrice. Attualmente

le macchine sono sistematenel cortile del complesso di via Frichieri 13, all’aperto,non riparate dalla neve o dalla pioggia. Ada Novajra, attualeAssessore alla Cultura di Carignano, mi ha spiegatoche le macchine dovrannoessere restaurate - poichésono notevolmente rovinate - e i tempi della cosa sarannopiuttosto lunghi. Le operazioni saranno,inoltre, rese più difficili dalla loro attualesistemazione, che nonpermette di effettuare le necessarie operazioni di ripristino. L’architetto Arduino, che sioccuperà proprio del restauro(operato da volontari e, anche per questo, difficile da realizzare), mi ha riferitoche - una volta ripuliti - i macchinari non avranno unavera e propria collocazionemuseale, ma verrannosistemati all’aperto, nell’atriodel Comune, sotto unatettoia: riparati dalla pioggiama non dal freddo. Tutto questo per unaquestione di ingombro: le macchine, infatti, sonomolto grandi ed è difficiletrovare un edificio adatto alla loro ubicazione. L’ex Lanificio Bona

s’inserisce in una piccola retemuseale che si sta cercandodi creare a Carignano:• Chiesa dei Battuti Bianchi:spazio in attesa di diventareun museo di arte sacra.• La Molinetta: antico mulinoche richiede, però, interventi

di una certa consistenza,rimandati a quando ci saranno più fondi.• Ex Lanificio Bona• Museo Civico G. RodolfoQuest’ultimo è senz’altro la realtà più interessante e attualmente più tipicamentemuseale di Carignano.

Giacomo Rodolfo

Giacomo Rodolfo nasce a Carignano il 2 ottobre1880, frequenta il ginnasio a Chivasso e il liceo a Carignano. S’iscrive allafacoltà di Lettera e Filosofia a Torino e discute la tesi di laurea nel 1905. Fa parte della SocietàPiemontese di Archeologia

e delle Belle Arti ed è acontatto con numerosi edimportanti studiosi del tempoe con le Sovrintendenzedelle Belle Arti.Ha diversi interessi cherigurdano soprattuttol’archeologia, l’arte, la storia.Effettua le prime campagnedi scavo con il padre,appassionato di antichità,nella zona sud di Carignanoscoprendo le grandi necropolilongobarde. Acquista, inoltre,diversi oggetti antichi da pescatori e da contadini e conserva elementi decoratividi edifici in rovina, e libri rari.Allestisce anche delle mostredi carattere artistico(soprattutto pittura e scultura)come quella sui PittoriPiemontesi dell’800 e primo‘900 allestita nel 1928,esponendo opere di suaproprietà o appartenenti a famiglie carignanesi.Giacomo Rodolfo muore l’11gennaio del 1970 e, a seimesi dalla sua morte, vieneallestito, il museo a luidedicato grazie al contributodella nipote e unica erede, che ha reso possibile la nascita del museodonando tutto il materiale.L’inaugurazione avviene il 2 giungo del 1970.

Il Museo Civico G. Rodolfo

Si tratta di una raccoltaarcheologica, d’arte e di storialocale, strutturata secondo i criteri degli allestimentiantiquari locali. La raccoltariunisce le Collezioni

della prima sede museale(quella attuale, successiva, è accanto alla Biblioteca del Comune, in via Frichieri13), alle quali si unisconodocumenti e testimonianzedella storia carignanesereperite in tempi più recenti. Si possono individuare quattro filoni tematici di esposizione:

1. Sezione archeologicaCorredi costituiti da vasi in argilla, fibbie, ornamenti per cintura in ferro e bronzo,sei scramasax, venticinquecoltelli, trovati in una delle necropoli longobardeindividuate da Rodolfo alla finedel XIX secolo è costituita da una quarantina di tombedatabili alla prima metà del VII secolo d.C. . Dalle necropoli in regione Valdoch provengono inveceuna spada, tre scramasax, una punta di freccia in ferro,una fibbia bronzea, tre speroni.Un’ascia ad alette attribuibilealla tarda età del bronzo, e materiali di età romana,rinvenuti dentro le tombe:suppellettili di uso comune in ceramica o vetro databiliintorno al II secolo a. C..

2. Sezione medioevaleElementi decorativi in terracotta provenienti dagli edifici in rovina, come il calco della lapide di Giacotto Provana della chiesa di Santa Chiara.

3. Sezione baroccaAlcuni arredi ecclesiastici,

come l’angelo (provenientedalla chiesa dei Battuti Neri),la Madonna del Carmine (proveniente dalla chiesa dei Battuti Bianchi), una composizione di ghirlande e dei bronzi dorati del Ladat(tipico manierismo del ‘600).

4. I disegniI disegni di Benedetto Alfieriper la Chiesa parrocchiale e del Vittone per l’Ospizio di Carità e per la chiesa del Santuario del Valinotto.Nell’ultima sala è esposto un plastico che riproduce il complesso, ristrutturatodall’architetto AlbertoSartoris. Il museo puòessere ampliato con unpercorso virtuale che colleghii materiali custoditi nei localidi Carignano, i reperticonservati al Museo di Antichità di Torino e oggettiin possesso di privati.L’inaugurazione della nuovasede museale è previstaentro il 2002. I lavori di allestimento sonostati realizzati sotto la guidadella SovrintendenzaArcheologica del Piemonte e con il contributo della Regione Piemonte.Molto si deve al lavoro dei volontari, appartenentiall’associazione “Amici delMuseo” e, in particolare, al signor Arnone, Bibliotecarioe responsabile del MuseoCivico.

Mara RutaScidecom

Museo CivicoGiacomo RodolfoCarignano

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l percorsi dei progetti

La fabbrica dei ricordi è il progetto di comunicazione per il Museo civico Giacomo Rodolfo di Carignanorealizzato dal gruppo di lavoro“Cravetta Marconi”. Il Museo Civico, comprende una riccaraccolta archeologica d’arte e storialocale, strutturata secondo la consuetudine degli Antiquariumlocali. La raccolta (si possonoindividuare essenzialmente quattrofiloni tematici d’esposizione; la sezione archeologica, la sezionemedioevale, la sezione barocca ed infine la sezione disegni) riuniscele collezioni nella nuova sede del museo ricavata all’interno dell’ex lanificio Bona.La fabbrica Bona, che ha svolto la sua attività a partire dal 1905 e ha chiuso nel 1970, ha vistocambiare proprietà e destinazioned’uso con il progetto soloparzialmente realizzato dell’architettoAlberto Sartoris.L’edificio dispone attualmente del museo, di una biblioteca, di alcuniuffici comunali, di aule per incontri, di un grande auditorium (mai completato), di un cortileinterno contenente alcuni macchinariimpiegati nel lanificio (macchine per le diverse fasi della lavorazionedella lana: orditoio, telaio, follone,garza, fissatrice, cimatrice…).

Nel 2000 è stato promossodall’Assessorato alla Cultura di Carignano un progetto di ripulitura e di risistemazione dei macchinarioperato da volontari e dall’architettoArduino che richiederà diversi anni di lavoro. Una volta recuperati i macchinari verranno sistemati al riparo dagli agenti atmosferici,

nei grandi spazi porticati al piano terradell’edificio.

La fabbrica dei ricordi

Il progetto di comunicazione nascedalla convinzione che la ricchezza culturale di un luogo non sia costituitasolo dal patrimonio artistico e archeologico, ma anche daquell’insieme di archeologiaindustriale che sono gli impiantiproduttivi. Il fine è preservare e mantenere viva la cultura prodottada questa attività nella popolazioneche può riconoscerla e ri-conoscersiin questa.Il progetto, coniugando la nuova destinazione d’usodell’edificio con la storia della fabbrica, è invito alla riflessionetraccia di un possibile percorso della memoria, viaggio per immaginiche parte dalla fabbrica per giungereal museo dove in una sorta di gioco di specchi il passato interrogacontinuamente il futuro e viceversa.

Strumenti della comunicazione

• il marchio: segno di identità fortedel museo come realtà presente e viva in Carignano;• la segnaletica: i percorsi che portano i visitatori dalla città

al museo che lo guidano al suo internoe offrono una adeguata informazionesu ciò che stanno vedendo; • la mostra fotografica: un viaggioper immagini, che promuove e raccoglie la storia della fabbrica,del lavoro e della vita (dal novecentoad oggi) della popolazione di Carignano, con la creazione di un fondo fotografico permanente,di proprietà del museo; aperto a successive integrazioni di immaginiofferte dalla popolazione;• il manifesto: la scelta dell’headline“La fabbrica dei ricordi” dà il titoloalla mostra fotografica riprende i due concetti fondamentali del progetto: la fabbrica e la memoria. La parola fabbrica nel suo doppiosenso è anche un invito rivolto ai Carignanesi a fabbricare, quindi a creare, a costruire in primapersona - nel luogo della memoriastorica - il laboratorio dei ricordi che si proietta nel futuro.

docentiCarla MichelonGiannino Marzola

Studenti: Giorgio Mondino, Elisa Bastonero,Claudia Ghersi, Valeria Cardetti, Silvia Spairani,Simone Audisio, Valentina Aimasso, DavideGiordana, Enrico Rosso, Serena Carena, Daniele Mauro, Christian Martorana, Noemi Racca, Teresa Sicilia, Chiara De Michelis

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L’immagine del museoA partire dal ritrovamento della zanna del mammuth,conservata nel museo, la sceltadi utilizzarla come logotipo,accoppiatata a un Garamond,utilizzabile anche nel testo della comunicazione.A fianco del logotipo due propostedi soluzione per il manfestoistituzionale del museo.Sviluppando il progetto della “fabbrica della memoria”verrebbero, naturalmente,ad affiancarsi le declinazioniriguardanti pieghevoli ed altri stampati.

La fabbrica della memoriaNei vuoti corridoi della strutturaarchitettonica i segni, le immagini, la storia di una fabbrica e della comunitàcircostante.Uno spazio da rendere vivo (e che recupera tutta unamemoria collettiva) in cui i visitatori possono riconoscersicontribuendo alla sua crescita.

Una dimensione di propostache, dal campo dell’immagine,viene a collegarsi direttamentecon un’ipotesi di allestimentomuseale, con una strutturaarchitettonica.

(in alto) Un’indicazione deglispazi utilizzabili perl’allestimento nei tre pianidell’edificio.

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Obiettivi e finalità della ricerca

Dai primi documenti scritti,agli albori del secolo XIV, si può affermare con certezzache già nel ‘300 i tessutiprodotti a Chieri eranopresenti sui mercati italiani estranieri. Da allora la banderae il fustagno rappresentaronola ricchezza di Chieri, e il telaio divenne il simbolodi questa storia, ed essostesso storia. L’industriatessile nella zona è tuttoraall’avanguardia per quantoconcerne la tecnologia, il servizio e la qualità del prodotto.La nascita di un museo delTessile, con la costituzione diuna Fondazione per il Tessile eil Museo del Tessile di Chieri,costituiscono un puntocontemporaneamente di arrivo e di partenza per questa storia. La ricerca è partita, ovviamente, conuna ricognizione in loco, al fine di verificare l’effettivasituazione e le possibili lineedi intervento.

Il Museo del Tessile

Nell’ex Convento di SantaChiara, già Opificio Levi, è ospitato il primo nucleodella raccolta di oggettidell’attività tessile chierese,oggetti utilizzati per un’attivitàprevalentemente manuale

e strettamentecollegata al lavoroagricolo: come gliattrezzi usati per la coltivazione

del gualdo, per la tintura in azzurro delle pezze, per la bachicoltura, per la filaturae tessitura di cotone e lino e seta, per l’imbiancatura del tessuto di cotone.Gli oggetti sono espostisecondo un criterio tematico,con brevi indicazionididascaliche.L’attuale sede non puòospitare che una piccolaparte degli oggetti raccolti e che costituiscono la storiadella tessitura. L’interacollezione degli oggetti e delle macchine appartenential Novecento, di grandeinteresse tecnologico e sociale, potrà essereesposta soltanto quando il museo, in futuro, troverà una sistemazione più idoneanegli spazi ristrutturati dell’ex Cotonificio Tabasso.Il Museo è il Textile ContactPoint (TCP) italianodell’European Textile Network(ETN), l’organizzazioneeuropea che valorizza e unisce10 musei sulla tradizionetessile di nove differentiPaesi. La visita è possibile, per ora,soltanto su prenotazione o in occasione di manifestazionicittadine; l’ingresso è libero e, solitamente, il visitatore è accompagnato da unmembro della Fondazione che fornisce le spiegazioninecessarie alla comprensione

delle funzioni degli oggettiesposti.Le macchine sono staterevisionate e sono tutteattualmente funzionanti; è, quindi, possibile un loroutilizzo a scopo didattico.

Alla visita al museo è poiseguito un incontro conArmando Brunetti, presidentedella Fondazione, industrialee carismatico promotoredella creazione del Museo.

La Fondazione

La Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo delTessile nasce nel novembre1997 con la partecipazionedel Comune di Chieri, RegionePiemonte, Provincia di Torino,Camera di Commercio e di 50soci fondatori rappresentantile industrie tessili-cotoniere di primaria importanza di Chieri e del Piemonte.L’esigenza di dare più forza e continuità all’immagine dellapiù longeva attività chiereseha portato all’unione degli EntiPubblici con l’imprenditorialocale.A presiedere la Fondazione è stato chiamato Brunetti,coadiuvato da un Consiglio di amministrazione, in rappresentanza dei soci.

Gli obiettivi: • la promozione in Italia ed all’estero dell’immaginedell’Industria tessile chierese,presentandosi con il nuovomarchio collettivo• la formazione, qualificazione

ed aggiornamento del personale• la creazione di un laboratorio tecnologico• la costituzione di una biblioteca di settore e di una Sala campioni• l’allestimento del Museo delTessile, che favorisca laconoscenza e la valorizzazionedi questa specificità produttivalocale, interagendo con le altrerealtà del settore.

Attraverso il colloquio con Brunetti, sono venuto a conoscenza di un vero e proprio network di attivitàcorrelate, sorte grazie al museo, ma giunte ormai a una completa autonomiagestionale.

Amici del Ricamo Bandera

Nell’ambito di una politicaculturale tesa al recuperodelle più nobili ed antichetradizioni tessili della città di Chieri ed al rilanciodell’artigianato di qualità, laFondazione, in collaborazionecon l’Assessorato alle RisorseCulturali, ha promosso,nell’inverno 1998/99, duecorsi di Ricamo Bandera.Proprio dall’esigenza di salvaguardare questatradizione artigianatipicamente piemontese è nata, sotto l’egida e con la collaborazione della Fondazione,l’associazione "Amici delRicamo Bandera", la quale si prefigge di diffondere e tutelare la peculiarità

del disegno e delle linee del ricamo.

Progetto TE.MA(tessitura a mano)

Il progetto di Laboratoriopermanente di tessitura a mano consistenell’organizzazione di corsi per imparare le tecniche di tessitura a mano rivolto a cittadini disagiati (e ai volontari); il progetto è stato realizzato dai ServiziAssistenziali del Chierese e dell’Azienda Sanitaria Localen° 8, Servizio dellaTossicodipendenza e Centro di Salute Mentale, con ilsupporto e la collaborazionedella Fondazione. Un incontromolto proficuo è stato, infine, quello con FrancescaGamero, della BibliotecaCivica di Chieri, membro del Comitato Organizzativodella Biennale d’Arte Tessile.

Biennale d’Arte Tessile“Trame d’Autore”

A supporto della promozionedel tessile chierese, affidataal Museo, è stata avviatal’attività di una manifestazionedi livello internazionale, conscadenza biennale,imperniatasull’esposizione di artetessile, promossa dalla Cittàdi Chieri, in collaborazione con la Fondazione Chiereseper il Tessile, con il patrociniodella Provincia di Torino e della Regione Piemonte.L’arte tessile, la “Fiber Art”,è un’espressione artistica

contemporanea, che utilizzafibre tessili, carta o metallisfruttandone gli aspetti di flessibilità. La primaedizione della Biennale si è tenuta in Palazzo Opessonella primavera del 1998, con la partecipazione di prestigiosi artisti di estrazione internazionale.La manifestazione, che ha ormai consolidato la suafama, è diventata un appuntamento fisso pergli artisti del settore, con unanotevole risonanza su medialocali e nazionali.Attualmente il Comitatoscientifico ed organizzativodella Biennale è coordinatoda Silvana Nota e MarthaNieuwenhuijs, con lapartecipazione della Biblioteca Civica(Francesca Gamero) e dellaCittà di Chieri, il patrociniodella Provincia di Torino e della Regione Piemonte.

È necessario un ultimoaccenno a un lavoro di indagine moltoparticolareggiato sul mondodella tessitura chierese,portata a termine dalla scuola Quarini.

Scuola Media StataleMario Lodovico Quarini

Per il progetto dell’UNESCO“Planet Society: c’è unmondo da fare”, gli alunni di tre classi della scuola Quarini, dall’ottobre del 1997al maggio del 1999, hannoportato a termine una vasta

indagine sulla tessiturachierese nell’Ottocento e Novecento (a cura deiprofessori R. Perilongo e R. Destefanis). La ricerca, che ha avuto comepunto di partenza la visita alMuseo, ha analizzato la storiadella tessitura attraversodocumenti ufficiali edinterviste dirette ai testimoni.Il materiale recuperato haportato alla realizzazione di:• Mi i travajava ‘nt ij tlè,stampato in proprio, con unabreve storia della tessitura,la descrizione del Museo,un’indagine nell’ArchivioStorico e interviste a lavoratori del settore.• Travajava ‘nt ij tlè, CD romche propone, in formaipertestuale, i contenuti del testo sopra descritto.• visita virtuale al Museo del Tessile, sul sito Internetwww.fondazionetessilchieri.comNell’ambito di diversemanifestazioni, inoltre, gli alunni del Quarini hanno a loro volta proposto a ragazzie adulti una serie di visiteguidate al Museo del Tessile.

Conclusioni

Il Museo del Tessile è benradicato nel territorio, ricco di iniziative e in sinergia conaltre organizzazioni ed entidella zona.A lato di un discorso generale sulla necessità di un’immagine complessivadel museo, è necessariopartire, anche dallavalutazione della sua scarsa

visibilità sia a Chieri che nel territorio circostante. Una segnaletica efficace che porti il visitatore sino al Museo e che ne indichi lapresenza agli stessi cittadini èuno strumento indispensabileper la valorizzazione delpatrimonio custodito.In modo particolare si sente la necessità di cartelli di indicazione a partire dalleprincipali strade d’accesso a Chieri, dalle sedi dimanifestazioni (come laBiennale) e di indicazioni da posizionare alla porta di ingresso del Museo.

Danilo PoggioScidecom

bibliografia“Mi i travasava ‘nt ij tlè”, Scuola M.L Quarini, Chieri, 1999.Supplemento al n. 3/99 di “Centotorri Programmi”.“Incontri monografici d’artista”,M. Nieuwenhuijs.S. Nota (a cura di) Tramed’autore. Antonietta Airaldi,Artwear, Lo spazio e il corpo,Incontri monografici d’artista,Chieri, 2001

www.fondazionetessilchieri.com

Ecomuseo del TessileChieri

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Il percorso del progetto

Questo secondo gruppo dell’IPS “AlbeSteiner” ha espresso, organizzandosi in gruppi di lavoro, quattro ipotesiprogettuali di cui una in particolare èstata ritenuta valida ed è quellapresentata nelle pagine seguenti. Il progetto è partito dall’analisi della comunicazione che l’Ente inoggetto aveva già a sua disposizione: • Marchio del Centro Arte Tessile• Pieghevole di presentazione delle attività del museo• Sito internet• Manifesti di presentazione del marchio• Cartelli stradali indicantil’esistenza del museo posti all’inizio del territorio comunale.L’aspetto interessante di questointervento è stato quello di potersioccupare di un ecomuseo giàesistente, strutturato (quindi nonvirtuale), cosa che - se ci ha postovincoli dovuti alla comunicazione giàesistente - ci ha dato anche lo stimoloper attuare un progetto dagli evidentisviluppi operativi, che ha suscitatol’interesse dei responsabili e della civica amministrazione.La filosofia dell’intervento è incentrata su:• la necessità di allargare la conoscenza dell’esistenza del Museo del Tessile.• studiare momenti che riescano a “far parlare” del soggetto in questione.• “costruire” eventi-comunicazione efficaci e gradevoli.• tener conto della consistenza di un possibile budget (analisi di fattibilità/vincoli).Ecco quindi che ha preso forma lo studio e la progettazione di un percorso di avvicinamento

attraverso paline sequenziali postelungo le strade-direttrici principali della città di Chieri. Avvicinamento al museo, quindi sulle statali da Asti,Torino, Castelnuovo don Bosco,Santena, segnalato attraverso palinestradali aventi come soggetto fili di tessuto di colori diversi a secondadel luogo di provenienza, con brevifrasi tendenti a stimolare la curiositàdei fruitori e del formato di cm 50x70con stampa in quadricromia. Le paline da collocare lungo i bordidelle strade prima dei momenticruciali di arresto (semafori/rotonde)o rallentamenti del traffico;cartelli/manifesti che possono quindi diventare indicatori di un certo tipo di percorso di avvicinamento al centro storico di Chieri, luogo ove ancora oggi hasede il museo. Cartelli che avrannoun ulteriore riscontro logico/formalenel nuovo “allestimento”dell’ingresso (oggi eccessivamenteanonimo) con la visualizzazione, che potrà essere bi o tridimensionale,dei fili colorati provenienti dalle diversedirezioni e che si inseriscono,entrano, nella porta di ingresso del museo stesso.I fili ricordano anche che esiste unaserie di luoghi in cui la Fondazionedel Tessile registra differenti punti di interesse, costituendo una rete sul territorio ed è in questi punti che si possono ipotizzare stendardisegnalatori dei luoghi stessi. Un ulteriore momento del progetto è costituito da un totem interno almuseo: un rocchetto gigante cheracchiude l’istallazione di due/tre TVa circuito chiuso che propongono i video disponibili sul museo (uno giàprodotto da RAI 3) con la possibileaggiunta della consultazione del sito internet (esistente).

Totem che potrebbero essere installatianche all’esterno del museo in collegamento con avvenimenti di particolare importanza come la Biennale d’Arte e Tessile.

docenteMarco Maltecca

Studenti (autori del progetto presentato): MarcoCornacchia, Francesca Marcato, VanessaMaron, Valentina Picco, Gian Paolo Scarpa.

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La scelta di un’adeguatatipografia che caratterizzil’insieme della comunicazionedel museo (e della Fondazione)non può che presentarsi con un elemento di valorizzazione. Il coordinamento dell’immagine,le logiche di declinazione che ne conseguono sono gli strumenti con cui operare e a partire dai quali ragionareper una pianificazionedell’intera comunicazione.

Gli spazi museali, ricchi di macchine e di attrezzature: tutto un mondo da visitare, da fareconoscere. L’importanza della documentazionea disposizione impone, a maggior ragione, una sua valorizzazione e l’aumento dei visitatori.Spunto della campagna di comunicazione(striscioni nelle vie dellacittà) il collegamento tra tradizione e modernità

L’attuale condizione della segnaleticautilizzata lasciaintravedere quantastrada si possa fare per migliorare la situazione.Passando da un primolivello di soluzionealla formulazione di proposte consonealla dimensione del museo.

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Un semplice filo di lanacome segnale che, a partiredall’esterno della città,conduce direttamenteall’ingresso del museo. Una soluzione utilizzabile sia sul piano dell’imwaginestampata che con soluzioni di tipo tridimensionale(installazioni).

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Una valutazione dell’insieme del lavoro realizzato nel corsodel progetto va strettamente collegata a quella che è la caratteristica generale del quadro territoriale nel quale è collocata l’iniziativa. La differenza esistente tra alcunesituazioni locali (Chieri, Carignano, Balme), in cui ci si trovadavanti a momenti diversificati sul piano dell’allestimentomuseografico (nel caso di Carignano: ancora da integrareper quanto riguarda il patrimonio industriale dell’ex lanificioBona) e il progetto in corso di realizzazione in una zonadestinata a un potenziamento del flusso turistico (il museo Feralp di Bussoleno).

Queste diversità (emerse e messe a fuoco nella fasedella ricerca) hanno avuto come risultato che il possibile“albero della comunicazione” dell’intera iniziativa veda la realizzazione di una serie di artefatti assai differenti fra di loro. Che vanno dalle normali proposte progettuali(realizzazioni di adesivi, pieghevoli, locandine); passanoattraverso l’individuazione di elementi di basedell’immagine coordinata dell’istituzioni (Ecomuseo delleGuide Alpine, Museo Civico G. Rodolfo); per arrivare alla formulazione di vere e proprie campagne di affissione e segnaletica (Il museo del Tessile, l’Ecomuseo delle Guide Alpine); di proposte di progetti che vanno al di là del campo dell’immagine e della comunicazione per entrare nel terreno dell’allestimento museale (Museocivico Rodolfo, Museo Feralp) o nella proposta di iniziative espositive itineranti (“Sci-volando nel tempo”,“Rapprochements”) destinate a una circolazione nel territorio della Val di Susa.

Nel sottolineare, quindi, la forte articolazione della tipologiadei progetti proposti ci sembra interessante ricordare che con la partecipazione al concorso per la realizzazione di “Rapprochements”, si è lavorato per un progetto che partiva dai collegamenti ferroviari tra l’Italia e la Francia perallargarne immediatamente la dimensione a scala europea.

Dal particolare al generale, dall’adesivo promozionaledell’ecomuseo (destinato ad un uso prevalentementelocale) alla partecipazione al lavoro di studenti e professionisti di molti altri paesi. È forse anche sottoquesto segno che può essere visto quanto è stato fatto.Lavoro sul piano locale e, contemporaneamente - aperturaal resto dell’Europa. Due aspetti di uno stesso problema:fare conoscere realtà e metterle a confronto, utilizzando,come strumenti, la grafica e la comunicazione visiva.(g.t.)

Facoltà di LettereScienze della Comunicazione

(Università di Torino)

IPS T. D’Oria, Ciriè

Museo civicoGiacomo Rodolfo

di Carignano

Ecomuseo delle Guide Alpinedi Balme

IPS A. Steiner, Torino

Museo Feralp di Bussoleno

“Rapprochements”(mostra itinerante di manifesti internazionali)

Progetto “Sci volando nel tempo”

(mostra itinerante)

Ecomuseo del tessile di Chieri

IPS A. CravettaG. Marconi, Savigliano

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L’immagine dell’uomografica e comunicazione del museo Dauphinois di Grenoble(2000)

L’immagine della storia (1990/2000)grafica e comunicazione visivadel Deutsches HistorischesMuseum(2001)

L’immagine dell’artegrafica e comunicazione visivadel Museo Cantonale d’Arte di Lugano(2001)

Segnaletica museale(1997/2000)l’Atelier Michel Bouvet per il Musée des Arts et Métiersdi Parigi:logotipo, segnaletica direzionale e museale(2002)

Musei in EuropaGrafica e comunicazione visiva.Mostra itinerante (per le scuole) di bilancio del ciclo espositivo realizzato in precedenza, aggior-nato con l’immagine dei Museidella Città di Mikkeli e il coor-dinamento della comunicazionedel CPI Conservation du Patri-moine de l’Isère(2003)

Cataloghi delle mostre realizzate dall’Osseravatorio internazionale della grafica dell’Assessorato ai beni Culturali della Provincia di Torino

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