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Numero Unico Giugno 2013 Orientamento- Etica e cultura del territorio- Salute e Sport- Eventi – Attualità – Recensioni - Tendenze DE NITTIS TIMES Periodico multimediale della scuola secondaria di Primo grado “g. de nittis” Anno IX

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Numero Unico Giugno 2013

Orientamento- Etica e cultura del territorio- Salute e

Sport- Eventi – Attualità – Recensioni - Tendenze

DE NITTIS TIMES

Periodico multimediale della scuola secondaria di Primo grado “g. de nittis” Anno IX

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DE NITTIS TIMES

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Direttore Responsabile

Dirigente scolastico Prof. Alfredo Basile

Redazione:

Alunni: V. Cifaratti, L. Corvasce,

S.Desario, E. Dicorato, C. Guaglione, G

Lanotte, A. Miolla, Filannino G.A., A.

Parlato, M. Riefolo, A. M. Rizzi, M.

Rutigliano, A. Saggese,

S. L. Zotti, H. Zhurba.

Grafica Valeria Cifaratti, Giuseppe Lanotte

Fotografie

a cura dei ragazzi della redazione

Coordinamento e supervisione

prof.ssa Anna Maria Damato

Editor Scuola “G. De Nittis”

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DE NITTIS TIMES

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CHI SIAMO Dalla

Scuola

Dalla città

Dal Mondo

L’angolo della Poesia

RECENSIONI

Un po’di

relax

3. La redazione si presenta. “Noi e il giornale” 4.Orientamento 6. I nostri sondaggi 14. Incontriamoci alla De Nittis 29. Accendiamo i riflettori sulla città di Barletta 28. Pietro Mennea 24. La Povertà 26. Fratelli e Sorelle 20.3 La violenza sulle donne 19. Il Bullismo 31. Barletta 32. L’angolo della poesia 33. Non solo gite scolastiche 34. Passeggiando nella storia c 38. “Teatro che passione” 36. Don Giovanni di Molière 37. I ragazzi della via Pal 22. Storie di donne e anche la mia 35. Un reading per ricordare 42. Freddure 44. Giochi

DE NITTIS TIMES

SOMMARIO

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“Noi e il giornale”

ggi sono molti i metodi per tenersi informati su tutto ciò che accade nel mondo e i

mezzi più utilizzati sono la televisione e il giornale. La televisione è il mezzo

privilegiato dai ragazzi, poiché racconta e diffonde moltissime notizie in

brevissimo tempo; il giornale, invece, approfondisce notizie e argomenti e

propone una visione completa di quanto accade nei diversi ambiti dell’attualità e della

cultura. Il giornale e la TV sono due strumenti di informazione molto diversi, ciascuno dei

quali offre vantaggi e svantaggi : con la tv hai una finestra aperta sul mondo 24 ore su 24,

con il giornale scegli le notizie da approfondire, da leggere con calma e rileggere, ritagliare

e magari, conservare. In laboratorio, noi “apprendisti giornalisti” della redazione del “De

Nittis Times” abbiamo discusso sull’importanza della comunicazione, anche via web, e

abbiamo concluso che la lettura del giornale può diventare una fonte inesauribile di

conoscenze e di spunti di riflessione sulla realtà che ci circonda. La nostra scuola offre da

circa un decennio una duplice possibilità: leggere il quotidiano in classe e sperimentarne

la creazione e la pubblicazione in laboratorio, alla fine di ogni anno scolastico, quale

compendio del lavoro svolto e delle attività più significative e interessanti cui abbiamo

partecipato. Anche quest’anno l’appuntamento si è rinnovato.

I ragazzi, nelle vesti di redattori hanno lavorato a lungo, per garantire la pubblicazione

cartacea e online del giornalino scolastico, ricco di articoli, poesie, recensioni e

contributi ricevuti dalle diverse classi del nostro mitico Istituto. Noi della redazione siamo

orgogliosi pertanto, di aver contribuito a diffondere l’importanza della comunicazione

giornalistica sia su carta stampata sia via web e di aver condiviso con i compagni

un’esperienza educativa e formativa basata sui principi della curiosità, della

partecipazione, della condivisione che si tramandano, di redazione in redazione , ormai da

nove anni.

Non ci resta che augurare a tutti voi una buona lettura!

Erika Dicorato, Alessio Miolla 3^ H

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EDITORIALE

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Non si tratta di giochi da spiaggia, come siamo soliti vedere nei mesi estivi sul nostro lungomare.

accaduto presso la Scuola Secondaria di Primo Grado “G. De Nittis” di Barletta, dove gli alunni

prevalentemente delle I e II classi e alcuni delle III, si sono cimentati in uno scavo archeologico.

Entusiasmo, voglia di imparare, curiosità, suscitata nel corso degli anni dai film di Indiana Jones, dalle

avventure di Indiana Pipps e dal coraggio della famosa Lara Croft, hanno accompagnato le giovani

menti che hanno partecipato al progetto “Orientiamoci per il futuro…con il passato archeologico”,

attività extra-curriculare, alla sua prima edizione.

Gli alunni, divisi in quattro gruppi, tra i mesi di Novembre e Gennaio, ci hanno seguito con grande

interesse in un percorso di quattro giornate, durante il quale abbiamo attraversato insieme i secoli per

apprendere quali sono state le trasformazioni dell’archeologia, con il cambiare delle culture, e cosa essa

rappresenta ai nostri giorni. Poter toccare con

mano gli strumenti adoperati da un archeologo

e i reperti che è possibile ritrovare nel corso di

uno scavo archeologico, ha certamente

avvicinato maggiormente un mondo che, in

genere, appare complesso e misterioso.

E cosa c’è di meglio che poter essere archeologi almeno per un giorno? Detto fatto!!!

Così i partecipanti, dopo essere stati istruiti sull’uso di piccone, pala, trowel, specillo e su tutti gli

strumenti possibili da poter utilizzare, si sono cimentati in prima persona nello scavo di un’ “area

archeologica” realizzata appositamente all’interno della struttura scolastica. Kg e Kg di terra, reperti

appositamente realizzati e strumentazione adatta e il gioco è fatto!

Ecco la nostra area di scavo:

È

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Momento di apprendimento è stato anche comprendere

l’importanza del recupero corretto degli oggetti e il loro

trattamento, essendo questi fondamentali per la comprensione della

stratigrafia archeologica asportata. Così, oltre a un’iniziale

spiegazione dei reperti avvenuta al momento dello scavo

archeologico, è stato allestito anche un “Laboratorio di materiali”

durante il quale gli studenti, una

volta ricevuto un reperto per

ognuno, hanno potuto

interrogarsi sulle domande che

si possono porre a un reperto

archeologico, sul diverso tipo di informazione che si può desumere a

seconda dell’oggetto rinvenuto e sul tipo di documentazione da

realizzare. Infatti, sono stati dotati

di schede sia per la fase di scavo

(Scheda U.S.) e sia per lo studio dei

materiali (Scheda R.A.) che hanno

compilato nelle parti fondamentali e

sul quale hanno potuto realizzare il

disegno di ciò che scavavano sulla

prima e del reperto assegnato loro

sulla seconda.

Ma dove finiscono i materiali rinvenuti? E cosa accade alle strutture

identificate durante uno scavo?

Alla fine di tutto hanno dimostrato di aver compreso che tutto va valorizzato e va reso fruibile ai

cosìddetti “non addetti ai lavori”. Ma come apprendere nel modo migliore questa problematica?

Un’escursione agli scavi archeologici della Cattedrale di Santa Maria Maggiore della nostra città! Qui i

nostri archeologi in erba hanno potuto vedere e comprendere direttamente ciò di cui abbiamo parlato

nelle lezioni frontali, con una particolare attenzione alla stratigrafia archeologica, complicata a parole,

ma d’immediata comprensione quando si ha la possibilità di vedere le sovrapposizioni di epoche diverse

che la Cattedrale offre ai nostri occhi.

Ciò che noi ci auguriamo è di aver trasmesso a tutti il rispetto per il nostro passato, che spesso viene

dimenticato, la consapevolezza che la Storia è una disciplina dinamica e d’interazione continua con

diversi ambiti di studio e, soprattutto, la nostra passione e il nostro entusiasmo, in modo da “Orientarvi

per il futuro…con il passato archeologico”!

Melania Marano & Christian Golinelli

(esperti archeologi)

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Scuola secondaria di II grado, una scelta difficile.

Ecco cosa pensano i ragazzi della 3a C: lo studio è un mezzo per farsi avanti

nella vita, indipendentemente dal lavoro che si farà in futuro.

l terzo anno della scuola secondaria di I grado è sempre una tappa critica per tutti i ragazzi,

perché essi devono fare, per la prima volta, una scelta che condizionerà il loro futuro: sono

chiamati a decidere, in base alle loro attitudini e passioni, quale scuola secondaria di II grado

frequentare dopo la scuola media. Compiere questa scelta non è fatto semplice, perché la capacità di

orientarsi si affina solo dopo una lenta e non breve maturazione della personalità. A tredici anni le

attitudini sono ancora nascoste e confuse. Ma per loro fortuna, in questo percorso di orientamento

sono guidati da coloro che li conoscono meglio: genitori, fratelli, docenti, compagni di scuola e

amici. Con loro valutano i propri ideali, interessi e capacità, cercando di non lasciarsi trascinare in

scelte troppo rischiose e, nello stesso

tempo, trovando il coraggio di

affrontare le difficoltà.

Gli insegnanti svolgono un ruolo

fondamentale, perché sono quelli che

hanno potuto conoscere le loro

attitudini, in quanto sono stati loro

accanto cinque ore al giorno per ben tre

anni.

Gli amici sono le persone più vicine ai

ragazzi nell’età adolescenziale e,

quindi, i primi a cui questi darebbero ascolto. E poi c’è la famiglia, che cerca di aiutarli a fare la

scelta giusta, pensando al loro bene. Ciò nonostante, i ragazzi restano confusi e disorientati dagli

innumerevoli consigli che giungono loro da tutte queste figure.

E’ utile, a nostro parere, dopo le tante attività di orientamento svolte a scuola in orario scolastico ed

extrascolastico (lettura di brani antologici, questionari e test per analizzarsi e conoscere meglio se

stessi, discussioni in classe, incontro con i docenti delle scuole secondarie di II grado, ecc.),

organizzare un incontro in cui i docenti, gli studenti e i genitori possano tracciare il bilancio finale

di questa attività di orientamento e condividere i comuni intenti educativi.

A conclusione delle attività di orientamento svolte durante quest’ultimo anno di scuola media, una

cosa ci è più chiara: lo studio è un mezzo per farsi avanti nella vita, indipendentemente dalla scuola

che si sceglie o dal lavoro che si farà in futuro, perché esso ci aiuta a dare un senso alla nostra vita,

a saper stare al mondo, a conoscere e a comprendere le altre culture e a metterle in relazione con la

nostra; lo studio ci rende cittadini liberi, attivi e responsabili.

Filannino Grazia Anna

Rutigliano Michela

3^ C

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Alunni Classi Terze Consegnati Non consegnati

Professionisti e altre specializzazioni

Terziario

Operai specializzati

Tecnici intermedi

Addetti alle vendite

Forze armate

Imprenditori

Personale non qualificato

Impiegati amministrativi

Amministratori e dirigenti

Conduttori di impianti e macchinari

Progetti per il futuro: LA SCUOLA GIUSTA E IL LAVORO GIUSTO “L’intelletto umano deve scegliere eccellere nella vita, o nel lavoro, la scelta del secondo è un rifiuto di una dimora celeste, un brancolare nel buio” (William Butler Yeats)

normale ! A 13 - 14 anni si impone una scelta orientativa, che ci porta a riflettere : E’ IMPORTANTE SAPERE che il possesso di un titolo di studio adeguato è diventato ormai fondamentale per

poter sperare di avere un lavoro qualificato.

La scelta del lavoro è una scelta che INTERESSA i

ragazzi fin dalla terza media. Secondo i dati,

gentilmente rilasciati dagli alunni delle classi terze

della nostra scuola “G. De Nittis” e tabulati da noi

alunni della classe 2a B, i ragazzi hanno le idee un po’

confuse su ciò che vogliono fare da “grandi”.

Dei 220 alunni INTERVISTATI solo 184 ragazzi hanno

risposto al questionario, mentre i restanti 36 non

l’hanno neppure riconsegnato.

Queste sono le ipotesi di lavoro futuro di noi nuove generazioni, individuate sempre sul campione di ragazzi in uscita dalla scuola secondaria di primo grado “G. De Nittis”

Dai dati è anche emerso che la maggior parte dei ragazzi intervistati non ha fornito delle proposte alternative alle diverse aree, da noi individuate, tranne: svolgere attività politica e continuare il lavoro dei propri genitori.

E’

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Tutti i ragazzi del campione hanno le idee ben chiare: nessuno vuole operare nel settore primario o secondario, e molti vogliono diventare liberi professionisti.

Questo rappresenta una controtendenza: una ricerca condotta dalla Coldiretti svela quali saranno nel prossimo futuro i lavori più ricercati (proprio nel settore primario, quello escluso dai ragazzi). Si tratta di lavori manuali specializzati quali: il personal trainer dell’orto, il sommelier della frutta, l’affinatore di formaggi, il birraio e il food blogger. (anche per svolgere lavori manuali ci vuole una cultura). Oggi non è più netta, come nel passato, la distinzione tra lavoro “manuale” e lavoro “intellettuale”! Attraverso altre ricerche da noi condotte, possibili professioni nasceranno entro il 2030 e tra i mestieri più curiosi abbiamo individuato: costruttore di parti del corpo, nanomedico, chirurgo per l’aumento della memoria, guida turistica dello spazio e specialista per la riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici. ATTENTI PERCIO’ RAGAZZI ! Nella società contemporanea, con l’introduzione di mezzi operativi sofisticati e tecnologicamente complessi, la professionalita’ è la risultante di cultura + competenza + doti professionali. Nei questionari consegnati, bisognava indicare le diverse motivazioni per cui ogni singolo ragazzo aveva scelto quel determinato lavoro. La maggior parte dei nostri amici ha scritto che vorrebbe svolgere quel determinato lavoro semplicemente perché piace o perché rende molto. Mentre tra gli aspetti più importanti in un lavoro, i ragazzi hanno indicato il successo economico, il successo professionale, la sicurezza del posto di lavoro e fare carriera. Dai dati sulle aspettative sul futuro si evince che alcuni potrebbero essere in disaccordo con i genitori e altri hanno dubbi sul futuro, mentre un congruo numero (128) si dice preoccupato per la mancanza di lavoro sul proprio territorio. Tale preoccupazione rappresenta il momento negativo che stiamo vivendo, che via via sta cambiando anche il mondo adolescenziale. Noi giovani oggi vorremmo gridare a chi è ai vertici e deve consegnarci il mondo : “ Lasciateci sognare, godere di emozioni nuove e genuine come se fossero vissute per la prima volta nella lunga vicenda umana” E’ QUESTO UNO DEI MERAVIGLIOSI ASPETTI DELLA VITA! Saremo noi, poi, a ricercare e inseguire nei modi giusti il lavoro, senza il quale non c’è realizzazione di sé, perché il lavoro è : solidarietà, amore, fatica, soddisfazione, felicità ”. Con questa attività abbiamo appreso che le opportunità di lavoro tenderanno ad aumentare solo per le persone dotate di un più alto livello di istruzione, di una notevole disponibilità al cambiamento e all’ assunzione di responsabilità e rischio. Pertanto possiamo affermare che oggi la scuola serve a vivere e, in quest’ottica, l’ orientamento deve essere visto come la scoperta della direzione generale della vita, la via della felicità, mentre la scelta dell’indirizzo scolastico ne è una conseguenza. Così noi ragazzi della 2a B auguriamo a tutti coloro che stanno per scegliere il futuro indirizzo scolastico di aver scoperto in sé la giusta vocazione, l’ideale a cui tendere.

Auguri da tutti noi per il vostro meraviglioso futuro! Viviamo la vita, perché essa è una sfida, che vale la pena affrontare.

Gli alunni della 2^B

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l progetto Orientamento impegna studenti e docenti sin dall’inizio dell’anno scolastico.

Si comincia con letture, test attitudinali, questionari, per approdare poi alla scelta definitiva , la decisione

più importante e difficile della nostra vita : la della scuola superiore da frequentare, quella che

determinerà il futuro scolastico e lavorativo di ciascuno. E’ incredibile come questi tre anni alle medie

siano passati in fretta! Tra qualche mese partiranno tutti, si spera, per un’altra, nuova avventura : chi verso i

licei, chi verso le scuola a indirizzo tecnico o professionale, ma tutti con una gran voglia di conoscere

docenti e nuovi compagni, di fare esperienze stimolanti, di esplorare nuove realtà, insomma di diventare

grandi!

Gli incontri con i docenti orientatori della secondaria di secondo grado e con gli studenti sono stati

organizzati in orario pomeridiano, per rendere più mirati e illuminanti gli interventi, rivolti soprattutto a

quelli che non avevano le idee chiare. Lo sportello studenti poi, e gli Open Day presso le scuole hanno

contribuito a chiarire le idee a tutti, si spera.

Ed ecco come si sono “orientati” scolasticamente, i 218 studenti della “De Nittis”:

Ancora una volta si conferma il trend degli ultimi anni : il Liceo scientifico “ Carlo Cafiero “ con gli

indirizzi linguistico e scienze applicate, ottiene il maggior numero di iscrizioni , ben 91, mentre il Liceo

classico “A.Casardi” con i nuovi indirizzi scienze umane e liceo musicale segue con 66 iscritti. Gli istituti

tecnici,nonostante la diffusione delle nuove tecnologie non attraggono gli alunni, che prediligono insieme

alle famiglie, la formazione generale, ma approfondita garantita dagli studi liceali.

Nell’istruzione professionale, riscuotono consensi crescenti gli istituti alberghieri, in particolare quello di

Molfetta, conosciuto sul territorio per la qualità dei percorsi formativi che offre.

Se la scelta sarà stata quella giusta, lo diranno i posteri e i risultati che i nostri compagni conseguiranno alla

fine dell’anno prossimo. IN BOCCA AL LUPO A TUTTI !

Valeria Cifaratti, Martina Riefolo 3^D

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Dati forniti dalla segreteria alunni responsabile sig.ra Angela Lanotte e dalla professoressa Campese Rosalba referente per l’Orientamento scolastico.

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INTERNET

LAVORO

SCUOLA

Chi ha detto che i giovani d’oggi sono solo dei

”perditempo”? I segreti del futuro nei ragazzi di oggi

Cosa vorresti fare da grande ? Un sondaggio ci aiuta a comprendere la new trade

uando i professori o i genitori pongono ai propri alunni o ai propri figli la fatidica domanda: “Cosa

vorresti da grande?” le risposte variano da persona a persona, da ragazzo a ragazzo. Vent’anni fa

questa domanda trovava risposte stravaganti: chi voleva fare l’astronauta, chi il militare, chi lo

scienziato pazzo o il calciatore. Ma ecco che il mondo cambia e, assieme al mondo, anche i ragazzi, le loro

passioni, i loro interessi, ma soprattutto le loro priorità. Un sondaggio, intitolato proprio “ Che cosa vorresti

fare da grande?”, condotto nella nostra scuola, ne è una prova. Cosa è venuto fuori?

Altro che adolescenti perditempo! I dati mostrano quanto la crisi

influenzi i sogni dei più piccoli. Mentre una volta si sognava, oggi quasi

il 90% vuole diventare un professionista. Un dato eclatante si è

rivelato analizzando la domanda “Hai una proposta alternativa?”;

un buon 80% ha dichiarato di non averne nemmeno una. Questo

dimostra quanto la crisi economica che sta investendo il mondo,

investa anche i giovani, ma sembra avere anche effetti positivi:

i giovani hanno capito che bisogna darsi da fare e che è

importante studiare per costruire un futuro migliore per se stessi e

per gli altri. Forse è proprio per questo che il 25% sogna di diventare

una persona importante, per poter scrivere qualche pagina della futura

storia dell’umanità, rendendosi utile alla società. E qui parte

l’esigenza dello studio, della richiesta, da parte degli

alunni, di nuove scuole che possano soddisfare la propria sete di

sapere. Inutile nascondere, però, che il 45% dei ragazzi mira

anche al successo professionale ed economico, mentre il 30%

dà importanza alla sicurezza del posto di lavoro. Non ci facciamo

mancare proprio nulla! Sembra che nessuno voglia rinunciare, nei propri

sogni, ad un impiego sicuro e solido, forse anche perché siamo

circondati da disoccupati mal pagati e sfruttati. Ma come mai i ragazzi sono

diventati così saggi e maturi? La risposta è molto semplice e va cercata nella scuola e in

Internet . La scuola si rivela ancora una delle più importanti agenzie formative nella costruzione

dell’individuo e, che lo si voglia o no, lascia un segno indelebile; poi c’è internet, che è il mass media più

utilizzato al mondo, a cui i ragazzi non rinunciano. Ormai Internet popola le nostre case, accende i nostri

pomeriggi e ci permette di comunicare con il resto del mondo stando semplicemente seduti davanti ad uno

schermo, con il ticchettio dei tasti che risuona nella stanza. Basti pensare che, pensando al futuro lavoro, il

49% mostra interesse per attività a contatto con gente di tutto il mondo, attraverso l’uso delle nuove

tecnologie. Che sia veramente arrivato il momento di una nuova società?

Alessia Parlato, Giuseppe Lanotte 3^E

Q

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CONFINDUSTRIA ENTRA NELLA SCUOLA PER ORIENTARE I

GIOVANI A COMPIERE SCELTE CONSAPEVOLI PER IL

PROPRIO FUTURO

e classi terze della nostra scuola hanno partecipato ad una conferenza dal titolo “Scuola e lavoro: due realtà in sinergia”. La conferenza è stata presieduta dal Dirigente scolastico, Architetto Alfredo Basile, e dal Presidente della Confindustria

B.A.T. Architetto Cosimo Santoro. Svoltasi nella palestra scolastica, la conferenza ha avuto lo scopo di informare gli alunni sulle nuove prospettive lavorative, ma soprattutto sulle numerose problematiche legate a tutti i settori del territorio. L’ incontro si è articolato in due fasi: una prima in cui c’è stato il prezioso contributo del Dirigente scolastico, il quale ha informato gli alunni sulle prospettive e problematiche del mondo del lavoro a livello europeo e mondiale. Egli ha messo a confronto il mondo del lavoro di ieri e di oggi e ha precisato come per il lavoratore oggi, siano necessarie la flessibilità e la mobilità, ossia le competenze necessarie per cambiare più volte mansione o addirittura lavoro e la capacità di spostare più volte la propria sede lavorativa. . A tal proposito ha definito noi giovani come “la generazione del trolley”, proprio perché per non restare senza lavoro, oggi è indispensabile essere disposti a spostarsi in molte parti del mondo. Inoltre, ha raccomandato di maturare negli anni della scuola superiore e dell’università, le competenze necessarie secondo i parametri dell’Unione Europea, che sono: la conoscenza delle lingue straniere (non solo più inglese, ma anche il cinese e lo spagnolo, oltre alla madre lingua) ; il metodo di studio, base fondamentale per affrontare il percorso universitario e infine le profonde conoscenze matematico-scientifiche, utilissime al giorno d’oggi. In aggiunta, ha sottolineato l’importanza di sviluppare un grande spirito di squadra e di “imparare ad imparare”, cioè arricchire il proprio bagaglio culturale attraverso un continuo aggiornamento. Nella seconda parte è intervenuto il Presidente di Confindustria Cosimo Santoro, il quale ha confermato quanto detto dal Dirigente scolastico e illustrato i problemi del mondo del lavoro nella provincia B.A.T. Santoro ha indicato quali sono i settori commerciali che si sono distinti in passato e che continuano a farlo sul territorio barlettano: quello gastronomico, per la presenza di molteplici ristoranti tipici, quello edile, per le molte strutture nate nelle periferie, e, infine, il settore manifatturiero, che porta la nostra città ai primi posti in Europa. La conferenza ha suscitato notevole interesse tra gli alunni che hanno concluso in questo modo il loro percorso di “Orientamento”, che li ha guidati verso una scelta consapevole della scuola superiore.

Luigi Corvasce 3^E

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“eTwinning”

ANNO SECONDO

La “De Nittis” ci riprova con

la 3^B e la 3^D

Twinnig è un progetto del POF (Piano dell’ offerta Formativa), che offre a noi studenti una piattaforma che, attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ci permette di partecipare alla

più entusiasmante comunità didattica europea. Quest’ anno è toccato a noi, alunni delle classi terze, vivere un’ esperienza di interazione e condivisione con gli studenti nostri coetanei, di una scuola spagnola, con i quali abbiamo scambiato video musicali che ci hanno visti protagonisti nel ruolo di cantanti , musicisti, danzatori e coristi. Un’esperienza entusiasmante! Insieme alla prof.ssa Falconetti F. docente di Lingua inglese, abbiamo esaminato i brani, puntando sulla pronuncia e sulla grammatica, poi con il prof. Peschechera G. docente di musica, li abbiamo provati e riprovati con gli strumenti dell’aula musicale prima della registrazione avvenuta in presenza del nostro preside, prof. Alfredo Basile, abilissimo regista. Questo progetto ci ha permesso di migliorare la lingua inglese e di avere un approccio più moderno e intenso con la musica, ma non solo… abbiamo conosciuto studentesse e studenti di altre realtà europee, con i quali abbiamo condiviso i nostri gusti musicali, in un trionfo di tradizione e cultura, per non parlare delle relazioni di amicizia nate con i compagni delle altre classi della nostra scuola dei quali abbiamo apprezzato il talento e lo spirito di collaborazione per la buona riuscita di esperienze altamente formative.

Hanna Zhurba & Anna Maria Rizzi 3^D

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Didattica laboratoriale: imparare ad

amare i libri l’emozione di leggere

A SCUOLA DI FANTASIA E

CREATIVITA’ GLI ALUNNI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI

Primo GRADO “G. DE NITTIS”

OSPITI DELLA LIBRERIA “FELTRINELLI”

l giorno 20 Febbraio noi alunni delle classi 1aB e 1

aF, guidati dalle Prof.sse

Borraccino, Cuccorese, Diomede e Grisorio, siamo andati in visita alla

scoperta di nuove e calde emozioni.

Ci aspettava la Feltrinelli, famoso punto vendita di musica e lettura in Italia. Noi

alunni eravamo particolarmente eccitati alla vista dell’esposizione del grande

patrimonio culturale alla portata di tutti, da trasmettere soprattutto a noi giovani,

come segno di amore. Ma… le sorprese non erano finite! Ci attendeva una bella e

simpatica scrittrice : Anna Baccelliere, che ha piacevolmente presentato il suo

nuovo libro intitolato “I grandi non capiscono mai niente”. La scrittrice si è

presentata parlando della sua vita: ha cominciato a scrivere libri per bambini già

dalla giovane età, scrivendo piccole storie, confezionando libretti con carta,

forbici e colla e poi li leggeva ai suoi coetanei fingendo di essere la loro maestra,

la loro “racconta storie”. La brillante autrice ha sostenuto la tesi che da un

pensiero, da un’immagine, da un ricordo, da un’idea può nascere un libro, che punta dritto al cuore.

Dell’essere scrittrice, ha confidato che le piace maggiormente guardare e “spiare” la vita attraverso gli occhi

innocenti dei bambini e dei giovani ragazzi; è così che crea nuovi e meravigliosi racconti, caratterizzati da

serenità, pacatezza, amore e riflessioni semplici sui valori importanti della vita.

Tutti noi siamo stati incantati dalle sue dolci parole, che scendevano nel nostro cuore con magia, incanto e

imprevedibilità. Siamo stati trasportati in un mondo irreale dove è piacevole viverci, perché si può fare di

tutto liberamente e questo stato d’animo ha pervaso i nostri cuori e così abbiamo appreso che possiamo

rifugiarci nei libri, ricordando che “Nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade

lontane…”(E. Dickinson).

Forse non è un caso che nella lingua latina “libro” e “libero” si esprimano con la medesima parola (liber), il

libro, infatti, è uno strumento indispensabile per conquistare la

libertà.

I

“La pagina scritta esercita al meglio la fantasia, è

addirittura meglio del cinema, spesso fa persino più paura.

Non ne faccio una questione di rimpianti o di moralismi. È

così e basta. Lo spazio per la lettura è una cosa che si

impara a trovare piano piano”. (Fabio Fazio)

Gli alunni delle classi 1^B e 1^F

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DE NITTIS TIMES

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Incontriamoci alla

“DE NITTIS” È uno spazio riservato alla presentazione di nuove

proposte di lettura, allo scambio di idee, di

opinioni, di esperienze, di autori…

a molti anni ormai, la “De Nittis” è divenuta luogo di incontro e di scambio

molto stimolanti tra i rappresentanti del mondo della cultura, scrittori e

autori locali e non, e i giovani studenti. Anche quest’anno si è rinnovata la

tradizione, con la scrittrice Maria Antonietta Binetti, ospite della scuola,

insieme all’artista Maria Serena Campanalunga, illustratrice delle sue opere. Gli alunni

delle classi 1^A e 1^ B, guidate dalle docenti di lettere, le professoresse Anna Maria

Damato e Sabina Borraccino, hanno accolto e intervistato la nota autrice barlettana,

che li ha sapientemente coinvolti in una

proiezione multimediale della sua ultima

fatica letteraria: “Il segreto della

Mezzaluna”, offrendo spunti di

riflessione profondi e di estrema

attualità sul lavoro e sulla

disoccupazione, vere tragedie sociali.

Maria Antonietta Binetti dopo aver

amabilmente animato l’incontro, si è

sottoposta alle domande dei ragazzi ,

curiosi di conoscere i segreti per

diventare scrittori di fiabe di successo.

In conclusione, la nostra ospite ha incantato tutti proponendo un gioco interattivo

molto divertente, in cui, attraverso la distribuzione di fac-simile di carte d’identità,

veniva attribuita a ciascuno di noi una casuale e fantasiosa attività lavorativa futura.

Esilarante, no? L’autrice ci ha fatto dono di alcuni volumi delle sue opere che hanno

arricchito il patrimonio della nostra preziosa biblioteca scolastica…insieme alla

fantasia e alla creatività di coloro che hanno partecipato all’evento!

Angelica Delvecchio 1^A

D

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Incontro con lo scrittore Enzo Quarto

a scuola G. De Nittis in collaborazione con la casa editrice “Gelsorosso” ha presentato il libro “Pacobiclip e altri racconti” di Enzo Quarto, scrittore e giornalista Rai. L’incontro si è tenuto mercoledì 23 gennaio.

Lo scrittore ha dialogato con gli alunni delle classi prime con l’aiuto della professoressa Rosalba Campese. L’opera scritta dal giornalista offre al lettore tre emozionanti racconti che spaziano dalla fiaba classica a quella “moderna. Dopo una breve presentazione, gli alunni hanno posto alcune domande al cortese ospite. Alunno: Cosa immaginava di fare da grande? Enzo Quarto: Ai miei tempi mi piaceva guardare la TV che cominciava a trasmettere programmi dalle cinque del pomeriggio e finiva a mezzanotte. Mi piaceva scrivere e i miei sogni derivano dalle letture delle favole e per questo ringrazio mia madre. Leggendo si impara a scrivere; oggi scrivo perché ho letto tanto. Alunno: Che ricordo ha della scuola? Enzo Quarto: Quando frequentavo la scuola elementare ero il primo della classe; un giorno il mio insegnante mi bacchettò sulle mani perché entrai in ritardo. Successivamente, capii che a scuola si va per imparare le regole ed essere educati, ma anche per proseguire l’educazione familiare. Alunno: Come nascono i suoi racconti? Enzo Quarto: Il racconto nasce gradatamente, è lo sviluppo di un’idea iniziale. Per esempio Pacobiclip è nato in occasione della mia partecipazione ad un convegno scientifico. Alunno: Che tipo di emozioni prova quando rilegge i suoi libri? Enzo Quarto: Non so dare una risposta precisa…..Quando una persona scrive, si libera di ciò che ha dentro. Alunno : Pensa che oggi si legga poco? Enzo Quarto: In casa si legge poco. Siamo pigri, non si comprende che le occasioni sono quelle del dialogo e la lettura le crea. Alunno: Come ha capito di voler fare ciò che fa tutt’oggi? Enzo Quarto: Sono diventato giornalista, perché mi piace scrivere. Quando uno scrive, si sente soddisfatto e si innamora dei propri concetti . Tutti i giornalisti a volte, scrivendo tanto, si dimenticano il motivo per cui scrivono Alunno: Come immagina il futuro dei ragazzi? Enzo Quarto: E’ difficile per una persona,oggi, immaginare il futuro . Desidero che ogni ragazzo inventi la propria vita, non aspettare che la vita ti dica cosa fare. Penso che bisogna aprirsi alle relazioni. Alunno: Lei, che tipo di rapporto ha con il computer? Enzo Quarto: Lo uso quando lavoro, ma non mi piace tanto. Il computer non è più veloce della mia mente; non mi faccio ingannare dal computer, per me è un semplice strumento di lavoro.. Che emozione incontrare un uomo così concreto e un giornalista di successo!

Alessio Miolla, Erika Dicorato 3^H

L

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Per la pace sociale e la crescita di una Nazione, è bene che lo Stato educhi alla legalità tutti i

suoi cittadini, iniziando proprio dai più piccoli: così perché non raccontiamo loro una favola?...

“La volpe che non voleva pagare le tasse"

n un villaggio ai margini di un bosco fitto di alberi antichi e maestosi, il popolo degli animali viveva onesto e

laborioso: alcuni lavoravano nei campi, altri nelle botteghe. Ogni settimana si svolgeva un mercato in cui si

vendevano i prodotti della terra e i prodotti artigianali. Tutti con il loro lavoro contribuivano al benessere

generale: il signor Caprone produceva un ottimo formaggio, la gallina Rosalinda vendeva le sue uova a sorpresa che

contenevano ben due e a volte tre tuorli rossi, la mucca Anastasia offriva in vendita un latte appena munto così

spumeggiante da sembrare panna, la signorina Pecora vendeva caldi maglioni di lana lavorati ai ferri.

Il villaggio era governato da un vecchio e saggio signor Gufo che a tutti chiedeva di contribuire alle spese dello

Stato, ciascuno secondo i propri mezzi. Così, ogni settimana, al termine del mercato, il caprone, la gallina, la mucca e

la pecora portavano al vecchio gufo una parte di quanto avevano guadagnato.

Solo la signora Spark, una vecchia volpe sempre imbronciata e litigiosa con tutti, ogni settimana dopo aver venduto al

mercato soffici cuscini, invece di consegnare al gufo quanto dovuto per contribuire alle spese del villaggio, andava a

nascondere tutti i suoi guadagni nelle cavità dei tronchi delle vecchie querce del bosco e fingeva di essere povera.

Con le monete ricevute da tutti, tranne la vecchia signora Spark, il gufo borgomastro teneva pulite le strade, faceva

costruire case accoglienti per gli abitanti del villaggio e aveva organizzato una bellissima scuola e un ospedale

perfettamente efficiente dove gli animali feriti o malati andavano a curarsi.

Il saggio gufo voleva anche istituire un corpo dei vigili del fuoco per difendere il bosco dagli incendi provocati dai

fulmini durante i temporali, ma serviva una caserma e tutta l’attrezzatura e si dovevano assumere e addestrare gli

aspiranti pompieri; purtroppo, per realizzare tutto ciò le risorse non erano ancora sufficienti, anche se il popolo

onesto e scrupoloso pagava sempre ciò che doveva.

Un brutto giorno un fulmine colpì un albero e scoppiò un grande incendio.

La vecchia Spark vide dalla sua casa il bosco in fiamme e si precipitò per tentare di salvare i suoi soldi. Entrò nel

bosco ma le fiamme già troppo alte e il fumo soffocante la costrinsero ben presto a tornarsene indietro, furibonda

ma impotente contro il fuoco che stava divorando il suo tesoro nascosto.

Fu allora che un albero in fiamme le crollò addosso. E così si bruciò la coda, si spezzò una zampa, la sua pelliccia

cominciò a bruciare e lei svenne per il dolore. Quando si svegliò, si ritrovò nel lindo e tranquillo ospedale, tutta

avvolta nelle bende come una mummia, ma salva grazie agli abitanti del villaggio che l’avevano sottratta alle fiamme e

affidata alle cure del dottor Cinghiale, dall’aspetto massiccio e burbero ma delicatissimo nel medicare le ferite.

E la signora Volpe finalmente capì che, non pagando le tasse, aveva fatto del male non solo agli altri, ma anche a se

stessa.

Purtroppo l’incendio aveva distrutto anche la sua casa ai margini del bosco e lei era ormai davvero molto povera. Per

questo le fu offerto un lavoro: riscuotere le tasse dei cittadini! In questo nuovo incarico fu non solo molto scrupolosa

ma anche molto gentile e non si stancava mai di raccontare a tutti la sua storia. Aveva perso la ricchezza accumulata

di nascosto per non pagare le tasse, ma solo adesso si sentiva veramente ricca. Aveva capito che poteva contare

sempre sull’aiuto di tutti gli abitanti del villaggio che erano una grande famiglia, tutti pronti a dare secondo le loro

possibilità ma sicuri di ricevere quanto era loro necessario per vivere in serenità.

Se vogliamo che lo Stato offra servizi efficienti, ciascun cittadino deve pagare le tasse in base ai propri guadagni;

solo così ogni contribuente potrà essere orgoglioso della sua onestà e certo di

ricevere in cambio la solidarietà di tutti, contribuendo a garantire la pace e la

crescita di tutta la Nazione.

ALUNNA: Ragno Adriana, classe II E, vincitrice del terzo premio al concorso

“Legalità e cultura per l’etica”, categoria elaborato scritto; promosso dal

ROTARY INTERNAZIONAL DISTRETTO 2080.

Roma, 21 marzo 2013, l’alunna viene premiata dai membri del ROTARY.

Adriana Ragno 2^E

I

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Sogno di diventare una grande fotografa fin da quando avevo soltanto

cinque anni.

Ho sempre avuto una grande passione per la fotografia: è stato mio

padre che mi ha insegnato ad usare la macchina fotografica e subito ho

trovato affascinante riuscire a catturare la realtà in immagini e rivestirla

così di un alone magico e fiabesco. Un vecchio muro coperto di foglie

rampicanti, una porta dipinta di verde e affacciata sul selciato di una

stradina solitaria, visti attraverso l’obiettivo della macchina fotografica

sembrano raccontare l’inizio di storie meravigliose.

Tutti mi definiscono una ragazzina decisa e intraprendente perché ho

già le idee chiare sul mio futuro: voglio girare il mondo per fotografare

e raccontare la bellezza dei luoghi e dei paesaggi, dei bambini che

giocano, dei fiori che sbocciano. Voglio vedere le mie foto nei musei e sulle pagine dei giornali e sento che ci

riuscirò perché…

Un giorno d’estate mi trovavo sulla spiaggia che era quasi vuota perché molti bagnanti erano già andati via;

decisi allora di scattare una foto che ritraeva le onde del mare e una striscia del bagnasciuga disseminato di

sassolini e di conchiglie. Quando la foto fu sviluppata, ecco comparire sullo sfondo del cielo una sagoma

misteriosa che sembrava una fata dai lunghi capelli che danzavano nel vento. Il suo viso bellissimo esprimeva

sgomento e paura. Incuriosita tornai sulla spiaggia e nello stesso punto in cui avevo scattato la foto raccolsi un

sassolino bianco screziato di rosa, lo strofinai per pulirlo dalla sabbia e improvvisamente ne uscì la fata che era

apparsa sulla fotografia. Mi ringraziò e mi disse:

- Grazie per avermi liberato, io sono Luisiana, la fata dell’Arcobaleno, e sono grata per il tuo gesto. Ma non sono

ancora salva dal sortilegio.

- Quale sortilegio? – chiesi.

- Scusa, non te l’ho spiegato ….Un giorno volavo libera nel cielo quando una strega mi intrappolò nel sassolino e

mi rubò il ciondolo che mi garantisce la libertà. In quello stesso attimo tu hai scattato la foto. Ora il mio popolo sta

combattendo contro i popoli oscuri che vogliono impadronirsi del regno dell’Arcobaleno. Devi aiutarmi a salvare

il mio regno altrimenti tutto il mondo piomberà nel buio e non ci saranno più i colori!

- Certamente ti aiuto, non voglio mettere a rischio il regno dell’Arcobaleno e la luce che illumina la bellezza del

mondo!- le dissi.

Così volammo nel regno dell’Arcobaleno e insieme ad elfi, gnomi ed altre creature magiche sconfiggemmo i

popoli oscuri, ma la strega Ambrosia loro regina riuscì nuovamente a catturare Luisiana e la portò con sé nel suo

castello.

Subito io e gli elfi del vento salimmo in sella a un drago volante e raggiungemmo Ambrosia nella sua fortezza.

Entrammo di nascosto nella sala delle profezie, ma la strega malvagia si accorse di noi e ci sfidò. Era molto

potente, ma noi riuscimmo a vincere. Prendemmo il ciondolo e lo restituimmo a Luisiana che riacquistò la libertà.

Tornati sulla spiaggia del nostro incontro, prima di salutarmi la fata dell’Arcobaleno mi regalò il sassolino bianco

e rosa che l’aveva tenuta prigioniera e mi disse che adesso, spezzato il sortilegio, aveva il potere magico di

esaudire un desiderio. Io lo strinsi nella mano ed espressi il desiderio di diventare una fotografa.

Così il Regno dell’Arcobaleno fu salvo e riebbe la sua luce e la sua regina.

E io? E’ stato soltanto un sogno? Lo saprò da grande…

Claudia Gorgoglione 1^G

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Il cuore batte… in silenzio, ascoltiamo.

. La prevenzione cardiovascolare frequenta la scuola dell’obbligo

uesto è il nostro cuore: motore del nostro corpo.

Il nostro percorso è iniziato con un controllo cardiovascolare. L’Associazione di

volontariato “Amici del Cuore - Bat Cuore” ha promosso un progetto che consente

l’osservazione e la valutazione nel tempo dello stato ponderale di noi ragazzi, delle nostre abitudini

alimentari ed esercizio fisico, intervenendo in modo mirato per la prevenzione e la promozione

della salute. Importanti e fondamentali sono stati gli interventi educativi sulla sana alimentazione e

corretti stili di vita, curati in modo dettagliato dal biologo nutrizionista Dott. Di Venere e dalla

psicologa Dott.ssa Distaso che, simpaticamente si sono

messi in gioco per noi. Molto efficace la costante presenza

del Dott. Carpagnano che, con grande e ammirevole

competenza professionale, ha seguito l’iter del progetto;

coinvolgendo anche le nostre famiglie, molto interessate

alle iniziative proposte e accettate con straordinario

entusiasmo. È nato così un circuito virtuoso - scuola –

ragazzo – famiglia – comunità in cui noi adolescenti siamo

stati i protagonisti, non ci siamo fermati alla scorza delle attività, alla loro veste esteriore, ma siamo

penetrati nel messaggio che ci hanno trasmesso.

Non sono mancati consigli pratici, esperienze concrete, tavole imbandite con tanto gusto e piacere,

tortini con fantasia di colori, focacce ripiene di verdure, cartelloni abbelliti di spezie e frutta. Il tutto è

stato condito da momenti importanti di condivisione e scambi di conoscenze e anche di nuove

squisite ricette. Abbiamo conosciuto l’importanza vitale del cuore, del suo ritmo, dei suoi suoni,

delle sue contrazioni e abbiamo così deciso di rispettare una dieta semplice e sana con un

regolare esercizio fisico. Adesso a fine progetto, siamo veramente soddisfatti.

Per questo, tutti noi insieme gridiamo con forza: “Fate attenzione al vostro cuore! È l’unico

che avete… trattatelo bene!!!!

Il ritmo della vita batte come il tuo cuore!

Q

UN CUORE PER AMICO

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I ragazzi della 1^B

he succede?” “Niente mamma…” “Tutto OK a scuola?”

“Sì, sono solo un po’ stanco…” Questo è ciò che dice normalmente una vittima di bullismo ai suoi genitori per coprire il proprio stato d’animo. Ormai i bulli aumentano a vista d’occhio e, purtroppo, molte persone fanno finta di non vedere il problema e quasi nessuno si occupa di questi moderni “Ragazzi della via Pal”. Di solito gli eventi di bullismo avvengono a scuola e le aggressioni sono graduali: si parte con il farsi fare i compiti e si finisce con il picchiare la vittima. Purtroppo molti dei ragazzi che subiscono violenze fisiche e psicologiche non dicono niente a nessuno e, anzi, parlano il meno possibile con familiari e

amici. Personalmente non sono mai stata vittima di bullismo e non ho mai assistito ad un evento di violenza. A volte capita che ci siano dei litigi tra compagni di classe (e qualche volta i ragazzi usano anche le mani), ma riusciamo sempre a risolvere la situazione senza che nessuno si faccia male. Alcuni dati sulla presenza del bullismo nelle scuole italiane e le notizie di cronaca riportate quotidianamente dai mass-media, raccontano di un mondo giovanile violento: nel nostro Paese oltre il 72,6 % degli studenti della scuola superiore sono soggetti a violenza fisica, psicologica o verbale. Il bullismo è un fenomeno che si sta adattando alle nuove tecnologie, si sta evolvendo in peggio. Infatti, in questo periodo si va sempre più diffondendo il “cyberbullying”, ossia il bullismo informatico, che colpisce la vittima tramite e-mail minacciose, foto modificate per ricattarla e post che contengono insulti e falsità sul “bersaglio”. Prevenire il fenomeno è fondamentale in questo caso, la famiglia e la scuola dovrebbero preoccuparsi di più di quello che succede a noi e tra noi ragazzi, cercare di individuare il “Bullo” perché è giusto che chi fa del male al suo simile, venga fermato in tempo !

Alessia Saggese 3^B

C

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DONNE: UN NOME O UN INSULTO ? iolenza” in italiano, “violence” in francese, “violencia” in spagnolo, “violence” in inglese, “kakerasan” in indonesiano. Può cambiare la lingua, può cambiare il paese, ma il significato è sempre lo stesso: provocare dolore, fisico o morale, ad un individuo che riteniamo inferiore.

Il motivo? Essere nata donna. A molti potrebbe sembrare banale, ma la realtà è che le donne spesso sono violentate o addirittura uccise da coloro che, invece, dovrebbero proteggerle e aiutarle: gli uomini, padri, fratelli, compagni di vita o di scuola, non c’è differenza. Infatti, almeno una donna su cinque, ha subito abusi fisici da parte di un uomo nella sua vita. E’ un dato spaventoso, impossibile e incredibile. Bisogna interrogarsi non solo sul motivo per cui avvengono questi episodi, ma anche perché continuano a verificarsi quotidianamente e con ferocia sempre maggiore e assurda. Perché se conosciamo la verità nessuna forza politica si mobilita? Perché l’ omicidio di una donna sembra poter essere giustificato? Le risposte a queste domande non sono state ancora date. Quindi noi, com’è accaduto a New Delhi, dovremmo unirci e, senza usare la violenza, potremmo protestare contro gli abusi sulle donne e le ingiustizie che avvengono ogni giorno nel mondo. Potremmo farlo con le sole parole, con un flash mob, come quello avvenuto il 14 febbraio in tutto il mondo, dove donne di nazionalità, pensieri, lingue e culture differenti hanno danzato gli stessi passi nello stesso momento. Forse si potrebbe marciare lungo le vie della città in religioso silenzio, come quello che ormai esiste sulla verità, come un panno che la avvolge, mimetizzandola nella cultura. Infatti, molte donne pensano che sia giusto o addirittura onorevole permettere ad un uomo di abusare della loro mente e del loro corpo, mostrando semplice e pura rassegnazione di fronte alla cultura dominante. Un altro “motivo”, a causa del quale avvengono i cosiddetti “femminicidi”, è la gelosia. Pura e semplice gelosia, come quella provata da Oscar Pistorius verso la sua, ormai defunta, compagna, la modella Reeva Steenkamp. E lui, probabilmente, l’ha uccisa perché aveva scoperto un messaggio da lei inviato all’ ex fidanzato, dal suo tablet. E così un mito è diventato un assassino, mettendo fine alla vita di un’altra delle centinaia di donne uccise da un uomo che avrebbe dovuto amarle e proteggerle. Il lungo elenco di morti potrebbe mutare e diminuire di anno in anno, se la donna avrà la possibilità di denunciare liberamente il suo aggressore. In alcune nazioni la donna non ha libertà di parola, né di scoprire il suo viso, perché l’uomo esercita pieno potere su di lei, la possiede come un oggetto . Possedere? E cosa un uomo può possedere di una donna? Nulla. In altre nazioni i diritti della donna sono tutelati, ma in realtà non è anche la donna un essere umano? Non dovrebbe essere protetta dalla Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo? Ogni giorno, in America, come in Arabia, come in Gran Bretagna e in Italia, viene uccisa ogni 15 secondi, una donna e in un anno centinaia di ragazze sono sottoposte all’infibulazione, altrettante sono uccise e altre sono costrette a sottomettersi al loro uomo, a quell’angelo del dolore, della morte, della sofferenza… Purtroppo ieri la donna era una schiava, oggi uno strumento, domani che cosa sarà? Dobbiamo cambiare, noi ed il mondo, le leggi e i governi, l’uomo e la donna, perché quest’ultima non deve più temere le ripercussioni possibili se denuncia o abbandona un uomo. L’8 marzo si celebra la giornata mondiale della donna, per ricordare a tutti che la donna e l’uomo sono entrambi sullo stesso piano, esseri che differiscono solo per l’aspetto fisico. Il passato è mutevole, il presente si vive, e il futuro potrà essere scritto non più con semplici parole come “Voler, Voiler, Vioiler” (in italiano, “Rubare, velare, violentare), pronunciate a Tunisi durante un corteo, bensì con le parole “Rispetto, uguaglianza e libertà”.

Carmen Mennea 3^B

“v

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News

FEMMINICIDIO: UN PASSO

AVANTI ? La Camera approva la Convenzione di

Istanbul per contrastare la violenza sulle donne

Il 28 maggio 2013 sono stati approvati dal Parlamento italiano due principi

fondamentali:

la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una forma

di discriminazione;

è necessario promuovere l’effettiva parità tra uomini e donne.

Dopo Albania, Turchia, Montenegro e Portogallo, l’Italia è il quinto paese a ratificare la

Convenzione di Istanbul, un trattato del Consiglio

d’Europa che previene e sanziona femminicidi, stupri

stolking e violenze “di genere”,ma è necessaria la

ratifica da parte di altri cinque Stati, perché le leggi

possano entrare in vigore. Intanto le violenze contro

le donne si consumano quotidianamente:molte

vengono uccise dal proprio marito, dall’ex marito,

dal fidanzato, dall’ex fidanzato, dall’ammiratore

rifiutato…

Basta dare uno sguardo ai quotidiani, ai telegiornali

per rendersi conto che le vittime di omicidi e

violenza, sono aumentate e, in Italia, solo nell'ultimo

anno, si calcola che ci sia una vittima ogni due

giorni, senza contare le violenze verbali e le violenze

taciute. Il fenomeno è in incremento e i dati statistici

lo confermano

Il termine “femminicidio” fu coniato per la prima

volta da Diane Russell per indicare la violenza e la

discriminazione sociale contro le donne. Oggi il

concetto viene utilizzato per indicare l’omicidio della

donna in quanto donna.

E’ stato creato un nuovo tipo di reato: quello di

femminicidio, appunto, che necessita di interventi

immediati, sia a livello di educazione e di

prevenzione, sia a livello di protezione e di aiuto

delle vittime da parte delle Istituzioni.

Ciò che deve rafforzarsi è il coraggio delle vittime di ogni violenza di denunciare o querelare

gli uomini che le mettono in atto. Troppo spesso, infatti, le donne pagano con la vita il prezzo

di una vita libera. E oggi, più che mai, è necessario che la mano assassina dell’uomo venga

fermata!

Annetta Rizzi & Hanna Zhurba 3^D

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DE NITTIS TIMES

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È uno spettacolo teatrale messo in scena dalla poetessa,

regista e attrice Michela Diviccaro e scritto a quattro

mani con l’autrice Ninni Binetti… Due donne che hanno

saputo reagire ai dolori più vari della vita e che hanno voluto, quindi,

portare la loro esperienza in questa rappresentazione, che si è tenuta

anche nella palestra della “De Nittis” di Barletta. Lo spettacolo comincia

con la prima “storia”, nella quale viene raccontato un fenomeno che nella

società moderna si sta diffondendo sempre di più: il divorzio. Molto

spesso si crede che sia meglio separarsi, ma quali possono essere le

conseguenze per un bambino ? Così la piccola Michela ci racconta del suo

dolore giovanile, alleviato dalle “mani bugiarde” della madre, che le ripetono una frase il cui

significato è limitato a un fine consolatorio più che veritiero: “Non è successo niente”. Una

semplice proposizione che in un primo momento riesce a colmare il vuoto provocato dal nostro

dolore, ma che crescendo, si rivela una “frase bugiarda” perché in realtà, se niente fosse

successo, Michela Diviccaro e tutte le donne che hanno subìto le conseguenze del divorzio non

sarebbero le persone forti che sono ora, questo grazie alle lacrime e al fatto che dopo ogni

caduta, si sono sempre rialzate.

Poi, lo spettacolo inizia a prendere una piega dedicata alle donne, che idealizzano l’amore

illudendosi che ogni uomo che incontrano sul loro cammino possa essere il principe azzurro e

l’uomo della loro vita. E poi, vengono deluse dalla superficialità che questi manifestano

rispetto alle donne, ciò non per sminuire la figura maschile, ma per farci capire le diverse

conseguenze che un dolore può avere su un uomo o su una donna.

Nel terzo episodio torna la piccola Michela, che, ferita da una figura paterna assente che non

ha saputo ascoltarla, si rifugia tra le braccia del nonno Lorenzo, che idealizza come un uomo

bellissimo e perfetto. Quando però, il nonno muore Michela pensa di poterlo sostituire con una

delle poche figure maschili che le restano, lo zio. Intanto la bambina si sta trasformando in

una giovane donna, il cui dolore viene calmato, anche se in parte, da tutti i giochi che fa con lo

zio. Purtroppo quest’ultimo non è un uomo sincero e abusa del suo corpo. Per la ragazzina tutto

ciò è devastante e ha paura di denunciare tutto perché teme che la soluzione si riassuma nella

solita frase: “Non è successo niente”. L’ultima parte è un profondo testo poetico scritto dalla

prof.ssa Binetti che ci racconta delle lacrime che ha pianto, ma che l’hanno fatta crescere

forte e determinata davanti ai problemi della vita. Infine la rappresentazione si chiude con

l’attrice che, come simbolo di tutte le donne, acquisisce delle ali che le permettono di

rimanere sulla Terra, ma senza smettere di sognare.

Scopo dello spettacolo è stato quindi, quello di farci capire che non bisogna banalizzare i

problemi, anche i meno gravi, ma dare la giusta importanza a tutto ciò che ci succede.

Infine, di fronte alle difficoltà non ci si deve arrendersi, ma continuare a sognare, per vivere

meglio e riuscire ad “arrampicarsi” sull’albero del successo interiore.

Claudia Guaglione 3^E

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La riflessione di un’ adolescente

pesso nella vita ci capitano eventi che possono distruggerci o anche annullarci, ma ogni volta ci convinciamo che ci sono cose sempre peggiori di quelle che ci sembrano il massimo della tortura. Tuttavia non si può sorridere, nascondendo la sofferenza. Non si può imparare a vivere o ad amare senza aver prima imparato a soffrire, per mettere

un solco nella nostra storia, lasciarci imprimere dalle nostre cicatrici del dolore. Da quelle cicatrici si può capire la differenza che coesiste tra la sofferenza e la felicità di vivere. Non ci si può lasciare cullare per sempre da quelle false mani materne che ci raccontano bugie o da storie che possono solo consolare o astrattamente nascondere i nostri dolori. Eppure ci rimbombano ancora dentro quelle eco mute e sorde, quel continuo e fatidico nulla, il “non è successo niente” che riecheggia proiettandosi in quella che è la menzogna del suo significato nascosto. Questa barriera insussistente nello spazio che continua a distaccarci dalla realtà sofferente che ci appartiene. In fondo, anche le rose più belle e rosse di un prato hanno le loro spine taglienti. Imparando a tagliarci con quegli aculei potremo anche imparare ad assaporare il profumo di quel fiore cui appartengono. Ed è versando piccole, fredde e insipide lacrime che potremo dar vita alla nostra esistenza così cieca, dobbiamo dar sfogo ai nostri piccoli dolori, per dar spazio alla nostra gioia, sempre alla ricerca della felicità nella tristezza, delle linee rette tra quelle sghembe, di qualcosa di sistemato tra migliaia di schegge o di rottami. Solo così possiamo lasciarci trasportare dalla fantasia che, piccola e accovacciata dentro di noi, si fa sentire dal profondo dell’anima. Possiamo tendere le nostre povere mani e offrirle al tempo, al caso, all’astrattismo della vita, per trasformarle nelle ali invisibili che ci portino, come atomi di polline, di emozione in emozione, di corpo in corpo per l’eternità. Possiamo anche noi trovare la speranza, la nostra speranza, affinché, al termine di questa nostra storia, sia la speranza a cercare noi. Possiamo cucire sulla nostra pelle i sorrisi e gli abbracci per farne una coperta che ci riscaldi quando, dall’altra parte di noi, marciano, come soldati in trincea, gli aspetti più tremendi della nostra vita.

Un’ immagine intensa dell’interprete dello spettacolo: Daniela Diviccaro

S

Silvia Desario 3^B

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DE NITTIS TIMES

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Dietro lo scenario del tg, siamo tutti impassibili?

Sopravvivere o vivere? A noi la scelta.

na volta mi è parso di sentire che il mondo è in crisi. Nella voce dei commenti sentivo quasi un tono satirico, anche un po’ di rassegnazione. “Siamo in crisi, ok…Che possiamo farci? C’è chi sta peggio di noi…” E’ davvero così? E’ necessario svuotare la mente

per riempire il cuore. Perciò consideriamoci un mondo povero, non un mondo in crisi, perché girandoci intorno vediamo solo povertà, fisica e morale. Secondo le statistiche, potremmo dirci inegualmente ricchi: il 54% del reddito globalmente prodotto è nelle mani di un decimo della popolazione di tutto il mondo. E il 46%? E’ lì che aspetta, con una mano protesa verso di noi, che indossiamo quasi un burqa e continuiamo a camminare. Non mettiamoci i paraocchi, non vediamo in un’unica direzione! Dunque 2,8 miliardi di persone vivono, o sopravvivono, con meno di due dollari al giorno. Può chiamarsi vita la sopravvivenza? Eppure, non possiamo attenerci nemmeno ai dati statistici: molti non sono neanche registrati all’anagrafe, sono inesistenti, non hanno né nome, né un compleanno da festeggiare…Solo una vita da portare avanti, quasi sotto sforzo, come una gara che non si sa mai quando debba finire. “Il problema riguarda il Sud del mondo”: questo si dice. Il Sud del mondo? Forse non solo il meridione di quel globo che ruota intorno a sé e intorno al sole, ma anche della più piccola realtà del nostro paese: l’Italia. Pensiamo che la povertà sia lontana anni luce dalle coste dei nostri mari o dall’azzurro del nostro cielo, ma è anche dietro l’angolo di casa, ai semafori delle vie più trafficate. I dati statistici supportano questa tesi: nel 2010, in Italia, 2 milioni e 734 mila famiglie (11%) si trovavano in condizioni disagiate: per una famiglia di due componenti, la soglia di povertà è stata 992,46 euro. Persino il tasso di disoccupazione è salito di molto: dall’8,1% nel 2004 al 12% nel 2013. E’ un problema mondiale, causa del passato e dello sfruttamento coloniale. Neanche i governi locali sono riusciti a gestire il problema, perché ogni tanto i soldi finivano intascati dai governanti corrotti. Da top down a bottom up, siamo giunti finalmente a risultati positivi: le banche etiche hanno concesso microprestiti a chi volesse darsi da fare, responsabilizzarsi e trasformare la sopravvivenza in vita. Con un po’ di fortuna, anche le ONG hanno contribuito, dando un supporto ai diritti umani, all’ambiente e alla salute. Ma questa è la storia, è un palcoscenico che ci riguarda solo sul tg. Fin dove la povertà può non appartenerci? Un uomo ricco che guarda il telegiornale dietro il suo schermo a 64 pollici, reggendo il suo cocktail preferito e strofinando i piedi sul parquet, può provare compassione o addirittura pietà. Guarda quei volti sconvolti nello stesso modo in cui fissa con distacco le pallide guance di un contadino sventurato di un film strappalacrime. Quell’uomo può dirsi ricco? Per quanto riguarda il suo portafogli sì. Ma la sua anima è piena di tutte quelle banconote che sembra sventolare qua e là come carta straccia. Se ci guardiamo intorno o anche dentro , noteremo che nessuno è perfetto. Le imperfezioni non riguardano una ruga in più, un callo sull’anulare, un brufolo o un’unghia spezzata. L’uomo forse è la macchina perfetta, ma, nel costruirci, Dio ha dimenticato una piccola rotella da avvitare con la chiave inglese: la ricchezza dell’animo. Dove siamo noi? Perché ci stiamo smarrendo? Abbiamo perso la capacità di sorprenderci e di sorridere, stiamo perdendo noi stessi. Abbiamo una sola esistenza e possiamo farne ciò che più ci pare. Non dobbiamo nasconderci dietro le maschere pirandelliane, piuttosto nascondiamoci dietro un mondo a parte dell’immaginazione o dietro le sponde della follia per scoprire, un po’ come Ciàula, la luna per una seconda volta. Questa è la povertà: stiamo diventando poveri di cuore. Perciò, quando si parla di malattie cardiovascolari, parliamo anche del nostro cuore che sta perdendo la voglia di battere. Ora, l’unica cosa che ci resta da fare è cavalcare le onde dell’elettrocardiogramma della nostra esistenza: non perdiamoci d’animo e non lasciamoci cadere giù in linea retta . La prossima volta, quando vedremo il tg, ricordiamoci di essere anche noi dall’altra parte dello scenario, non solo spettatori, ma protagonisti di questa nostra storia. La povertà nel mondo riguarda anche la nostra anima, perciò vediamo di non lasciarla morire. Silvia Desario 3^B

U

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Quando le dimissioni diventano cronaca.

Mondo senza bussola: ma abbiamo anche noi la nostra stella cometa?

Polemiche e riflettori sul balcone del Vaticano: sostituto cercasi.

“Morto un Papa se ne fa un altro”: è questa la frase che accompagna timidamente i nostri giorni.

Eppure non sempre i detti restano quelli che sono, non sempre è la morte ad essere sostituita meccanicamente da un'altra vita. Nella vita moderna la religione non ha più una base, si poggia su fondamenta inesistenti, che pian piano stiamo sgretolando, riducendo anche la fede in Dio a qualcosa da ritrovare stampato o censurato come gossip. Ma la religione è l’unico modo concreto di spiegare ciò che è astratto, è l’unico mantello sotto il quale possiamo nasconderci durante una tempesta. Ciononostante alla prima debolezza anche da parte della chiesa, ci sentiamo traditi, presi in giro o addirittura abbandonati da Dio. La verità è che ci sentiamo soli, persi, in un mondo che ormai non ci appartiene e che sembra ci stia punendo. E’ il periodo della crisi, forse è questo, e ci sentiamo una Terra di cui è rimasto solo un nome che ci distingua tra le galassie. La politica si sgretola e adesso anche la chiesa, con l’evento inaspettato delle “dimissioni di Papa Benedetto XVI” che lascia la sua carica il 28 febbraio del corrente anno e fa proliferare tra la gente le opinioni personali, la scelta di ciò che è giusto o sbagliato. Non trovano un motivo di questa decisione neppure le redazioni, che sembrano voler dare una ragione ad ogni cosa. Saranno problemi di salute? L’età? O le difficoltà che non riesce più a pilotare? Non spetta a noi deciderlo. In fondo è successo tante volte nel passato: San Clemente I per gli ordini di Traiano; Ponziano, perché fu soffocato dal periodo delle persecuzioni; Silverio per un inganno subito; Benedetto IX per dar posto all’amore umano e non divino, nella sua vita, per sentire dentro di sé ancora un frammento di umanità e debolezza; Gregorio VI, 148° Papa, lasciò la carica sentendosi successore di un errore d’impurità simoniaca. Per ultimo, ma non di minor importanza, Celestino V che lascia la Chiesa con parole semplici che dimostrano la sua umiltà e la sua libertà, ma che lo condannano ugualmente al III Canto dell’Inferno di Dante Alighieri come “ombra di colui che fece per viltade il grande rifiuto”. Tutto ciò è successo 968 anni fa eppure sembra che tutto si ripeta oggi: è paragonabile a viltà l’umiltà di un uomo che, per ragioni più o meno plausibili, vuole allontanarsi da un ruolo che non gli appartiene più? Forse le ragioni delle dimissioni di Papa Benedetto XVI sono scritte nelle radici del passato, nel suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II che, dopo 26 anni, 5 mesi e 17 giorni di pontificato (che lo rendono terzo Papa con il pontificato più lungo) ha saputo lottare davanti ad ogni evenienza, davanti alla malattia, solo e soltanto con un sorriso, che si rivela l’arma più forte. Ma non siamo uomini di plastica, non siamo maschere tutte uguali: ciascuno di noi ha il suo DNA e le proprie debolezze. Ma forse hanno ragione gli altri: privare il mondo di un Papa sarebbe come avere la carta senza una penna o un orologio senza lancette. Scappare non significa distruggere i nostri problemi. Se tutti dovessimo sederci chi manderebbe avanti il mondo? Forse, però, hanno ragione alcuni: ha voluto cedere questa boccia di continenti a qualcun altro che possa rendere questo frutto acerbo un frutto maturo. In fondo, una penna quasi scarica non può sopravvivere tra le righe di un romanzo. Chissà, magari avremo anche noi qualcuno che possa tratteggiare il disegno della fede, l’amore vero di Dio, qualcuno che possa mostrarci la vera umiltà della religione, senza indossare anelli d’oro, scarpe rosse o mantelli di ermellino. A.A.A. Sostituto cercasi.

Silvia Desario 3^B

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“FRATELLI E SORELLE, BUONASERA!”

al 12 marzo tutto il mondo cristiano si è riunito in Piazza S. Pietro a Roma o si è collegato, via

radio, tv e Internet, in attesa della decisione del Conclave. L’intera piazza, simile ad un tappeto

di ombrelli, con il naso all’insù, puntava gli occhi sul comignolo montato sul tetto della Cappella

Sistina, su cui, per tutto il tempo, si era posato un gabbiano. Ed ecco che, alle 19:06 del 13 marzo, la

folla esulta alla fuoriuscita di fumo bianco

accompagnato dal suono lieve e festoso delle

campane. In quel momento tutta l’amarezza che

oscurava il cuore di ognuno per le dimissioni del

Papa emerito Benedetto XVI, scompare, lasciando il

posto alla commozione dovuta all’elezione del nuovo

Pontefice. Alle 20:12 il cardinale Tauran ha

pronunciato la celebre frase “Habemus Papam” e ha

svelato il nome del nuovo Pontefice: Jorge Mario

Bergoglio, primo Papa gesuita e sudamericano della

storia, il quale ha scelto il nome di Francesco.

“Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il

dovere del Conclave era quello di dare un Vescovo a

Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano

andati a prenderlo alla fine del mondo…”. Queste

prime parole hanno dimostrato la sua dolcezza e la sua voglia di stringere con i fedeli dei rapporti

cordiali, poi ha pregato insieme alla folla per Benedetto XVI e ha chiesto alla moltitudine di fedeli di

invocare su di lui la benedizione del Signore. Subito dopo il breve discorso, i mass media, a raffica,

hanno divulgato notizie sulla sua biografia: nato a Buenos Aires, da una famiglia italiana emigrata in

Argentina, è originario di Portacomaro (vicino Asti). Ha studiato come chimico e si è laureato in

filosofia; nel 2003 è stato nominato cardinale da Giovanni Paolo II. Nonostante la sua carica importante,

si sposta con mezzi pubblici, come ha fatto, in segno di grande umiltà, dimostrata anche solo dal nome

che ha scelto, in quanto vuole “una Chiesa povera, che si avvicina ai poveri”.

Dopo la sua elezione, l’agenda si è subito riempita di impegni: giovedì 14 marzo ha celebrato la sua

prima messa con i cardinali, trasmessa in diretta televisiva; sabato 16 marzo ha avuto un’udienza con la

stampa; domenica 17 marzo alle ore 12:00 ha recitato l’Angelus con i fedeli in Piazza S. Pietro; martedì

19 marzo è stato ufficialmente nominato Papa e ha celebrato la messa di inizio pontificato. Il mondo

intero è soddisfatto del nuovo Pontefice; ora gode della presenza di una persona che avrà di sicuro

un’influenza positiva su buona parte dei paesi, che comunicherà in maniera efficiente con i giovani, i

quali potranno credere in lui, senza il timore che li possa lasciare in un momento di difficoltà, che saprà

portare avanti il cammino della Chiesa.

Abbiamo un Papa che, della preghiera, farà la sua missione.

Elisabetta Monica 3^B

D

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“Il futuro è nelle vostre mani”: dice Lech Walesa ai giovani barlettani

WALESA E I GIOVANI

I ragazzi delle scuole di Barletta hanno incontrato il leader del movimento

Solidarnosc, Nobel per la pace ed ex capo di stato politico.

La sera del 19 ottobre 2012, i ragazzi di alcune scuole secondarie di I e II grado hanno

vissuto una serata diversa dal solito: alle 20.00 si sono recati presso il teatro Curci di Barletta per partecipare al primo degli incontri previsti dal “Progetto Sfide”, iniziativa apripista delle celebrazioni per il 510° anniversario della Disfida di Barletta. L’ospite di questo primo incontro, a cui è stato consegnato il riconoscimento “Barletta Città delle

Sfide”, è stato Lech Walesa (Popolo, 29 settembre 1043), sindacalista, politico e attivista polacco. Lech Walesa ha fondato Solidarnosc, la prima organizzazione sindacale indipendente del blocco sovietico che ha contribuito alla liberazione della Polonia dal comunismo. Nel corso della sua vita, da semplice operaio, si è battuto per la libertà, per il riconoscimento dei diritti e dell’uguaglianza tra i popoli, divenendo nel 1990 Presidente della Polonia e ricevendo nel 2000 il Nobel per la pace. Durante la manifestazione Lech Walesa ha trattato molte tematiche, ma si è soprattutto soffermato a parlare dei valori in cui credere e su cui fondare la propria esistenza. Ha parlato di quanto è stato importate Papa Woytila, di com’era la “libertà” (se così si può chiamare) durante il comunismo, di quanto questo regime abbia influito negativamente sulla vita umana. Lech Walesa ha cercato di far capire a tutti i giovani presenti alla manifestazione quante opportunità si hanno oggi, quanto sia importante il luogo da cui si proviene, ma soprattutto che bisogna sempre credere nei propri ideali. L’idea cui Lech Walesa punta oggi, e che vorrebbe vedere realizzata dalle nuove generazioni, è un’ Europa Unita e dice: “ …per raggiungere questo obiettivo bisogna oltrepassare le barriere della diversità e capire che il lavoro svolge un compito fondamentale nella nostra civiltà”. L’incontro con quest’uomo ci ha fatto capire quanto si è dovuto lottare per la libertà e quanto dobbiamo fare noi giovani per mantenerla. Tanti sono gli insegnamenti che questa manifestazione ci ha lasciato, ma nel nostro cuore risuonano forti e indelebili queste parole di Lech Walesa: “Per tutta la vita ho creduto in due cose: in Dio e in quello che facevo”.

Grazie, grande Lech Walesa! Filannino Grazia Anna

Rutigliano Michela 3 C

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ra soprannominato “La freccia del Sud” ed è stato il più grande velocista della storia dell’atletica

italiana. E’ stato il primo atleta al mondo a riuscire nell’impresa di arrivare in finale alle

Olimpiadi in 4 edizioni consecutive. Ha

conquistato un oro e due bronzi olimpici, un

argento e un bronzo ai Mondiali, tre medaglie d’oro,

due Campionati europei. Il suo 19’’72 sui 200m piani è

tutt’ora il record europeo. “Ho appreso con personale

tristezza e rammarico la notizia della prematura

scomparsa di Pietro Mennea, indimenticabile atleta,

simbolo dello sport italiano. Con le sue vittorie nelle

competizioni internazionali ed olimpiche, Mennea ha

dato lustro al nostro Paese, fornendo l’esempio di un

grande campione apprezzato, oltre che per le sue doti

naturali, anche per la passione, la volontà, la dedizione

profuse nel raggiungimento dei massimi traguardi

sportivi”- queste le testuali parole di Giorgio Napolitano

alla signora Manuela Olivieri in Mennea, moglie del

compianto atleta. Il suo esempio resterà fisso nella

memoria di tutti. Soprattutto si spera che possa guidare i

giovani ad amare lo sport inteso come competizione

sana e leale, miglioramento individuale dell’atleta,

occasione di crescita dei più piccoli e, naturalmente,

strumento di inclusione sociale. “Vincere perché si è più

bravi, non più furbi”, era l’espressione utilizzata da

Mennea per condannare la scelta del doping come

scorciatoia verso i traguardi più importanti. Negli anni

’80 ha combattuto in solitudine questa sua battaglia per

uno sport pulito, incontrando non poche resistenze nel mondo sportivo tra federazioni, manager, atleti e

sponsor, che non accettavano che venisse messo in discussione un intero sistema di interessi economici.

Poi, il tempo gli ha dato ragione. Oggi il doping è un fenomeno preoccupante di estrema attualità, che si

sta diffondendo sempre più, nonostante siano evidenti gli effetti devastanti che provoca sugli atleti che,

per essere più competitivi, utilizzano, in modo illegale, sostanze stimolanti. Sull’etica e la moralità,

Pietro Mennea è un esempio non solo sportivo, ma anche di vita, avendo sempre dimostrato grandissima

coerenza tra pensiero e azione. Proprio per questo aveva ricevuto il premio “Barletta, città di sfide”

conferitogli dal Rotary Club e dal Comune. Egli rappresenta un modello per tanti giovani sportivi che

devono afferrare il testimone e impegnarsi con la stessa tenacia e lo stesso entusiasmo di questo grande

campione, un talento puro che ha fatto conoscere il nome di Barletta e della Puglia nel mondo.

Grazie, campione!

Ruggiero Corvasce, Luigi Cafagna, Giovanni Paolo Todisco 3^B

E

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un progetto del POF attuato con il patrocinio del Comune di Barletta per mantenere alta l’attenzione dei

giovani studenti sulla città e sulla sua storia, fatta di pietre ,di storia e di leggende antiche. A

presentarlo agli alunni delle classi seconde della “De Nittis”, gli esperti dell’associazione culturale

Archeoclub: il Presidente Pietro Doronzo e le sue giovani collaboratrici , le dottoresse Alessandra Failla e

Alessandra Dicorato.

Due uscite sul territorio per visitare i luoghi di maggiore interesse storico e due lezioni interattive in aula con

gli esperti per imparare ad orientarci meglio nella nostra città e a conoscerne la storia attraverso i

monumenti più importanti. Su una piantina di Barletta, in scala abbiamo collocato i monumenti , le antiche

porte e i palazzi storici poi, abbiamo visionato il Codice Diplomatico, una serie di volumi che racchiudono il

patrimonio documentario barlettano raccolto e sistemato dallo storico Salvatore Santeramo e donato al dott.

Carlo Ettore Borgia. Nel Codice si racconta la vita della città dal 1498 al 1580. Ora sappiamo che Porta

Marina(l’unica rimasta in piedi) segnava l’inizio delle antiche mura cittadine dette del Carmine, che

giungevano al “Paraticchio”( oggi in restauro, dopo un lungo periodo di abbandono). Partecipare al

progetto ci ha fatto capire che spetta a noi cittadini, giovani e adulti, tenere alto il livello di attenzione sulla

città, conoscendola più a fondo e denunciando il degrado ambientale e la noncuranza.

Vichi Divincenzo, Roberta Cicchelli 2^D

È

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arletta : una città adorabile.

Affermazione banale, ma vera. Tutti i barlettani amano la loro città: Piazza Marina,

il campanile di pietra bianca della Cattedrale di S.Maria Maggiore, che si staglia nel

cielo azzurro, il Castello svevo che quasi si confonde con il mare. Un'immagine che colpisce

qualunque visitatore, che così si trova facilmente catapultato in un tempo antico, che profuma di

gesta eroiche, di Re, dame e cavalieri. Un'immagine forse poco originale, può sembrare la

descrizione di una cartolina, a cui però

possiamo facilmente associare un riferimento

sociologico che la rende più vera: Barletta è

una città con due anime, una contadina che si

ritrova tutte le sere in piazza Aldo Moro e

una imprenditoriale, di persone che hanno

dato vita a floride aziende e a marchi famosi.

Il suo carattere si rivela nell'onestà e nell'operosità dei tanti cittadini che, a fatica, in questo difficile

momento economico, cercano di mantenere con dignità le loro famiglie. Purtroppo, anche qui

manca il lavoro e qualche figlio, rinnegando l'esempio del padre, a volte cerca facili guadagni

nelle sale da gioco o in avventure fuori dalla legalità. Poi c'è il crollo del palazzo di Via Roma,

vergogna mediatica e ferita ancora aperta : giovani vite spezzate in nome di un facile profitto e i

responsabili che non hanno ancora pagato per le loro colpe. Una città con contraddizioni e varia

umanità, con tante bellezze artistiche, il mare, gli spettacoli del Teatro Curci e la tanto amata festa

patronale della Madonna dello Sterpeto. Ovunque io andrò, Barletta resterà sempre nel mio cuore.

Francesco Fanelli 1^A

B

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Ho attraversata tutta la città.

Poi ho salita una stradina

movimentata all’inizio, in là deserta,

chiusa da una piazza viva :

su una panca con gli altri siedo

e questo mi sembra il cuore della città.

Barletta ha una bellezza nascosta.

Se piace, ti entra nel cuore

e quando fuggi la senti

lontana ed hai un vuoto nell’anima

e se ci ripensi ti sembra d’esser ancora lì.

Da dove siedo ogni stradina,

ogni casetta scopro ascoltando le voci anziane

parlare da una sponda all’altra.

Seguo una via che mi porta al luogo

della partenza colmo di gente

che va e che viene.

E circondata sono dall’aria materna,

l’aria natia che da sempre mi avvolge

e mi accoglie nei momenti difficili.

La mia città, una grande lavoratrice,

se ti senti giù sa renderti felice.

Alessia Saggese 3^B

Barletta

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Sei al mondo e sei vivo

ma, per qualche motivo, qualcuno ti vede diverso da sé .

A volte non vieni considerato,

a volte non vieni aiutato, ma, quasi sempre, vieni dimenticato.

La tua

è una condizione peculiare, che la forza dell’animo porta a temprare .

Il tuo

è un percorso in salita che nuovi volti dà alla “normale” vita.

Eppure c’è chi ti considera singolare: non si ferma solo a ciò che appare,

va oltre, e scopre l’aspetto particolare.

E’ un’esperienza senza eguale l’amicizia fra me e te,

fra me “essere normale” e te “individuo speciale”.

Messinese Veronica Somma Samantha

2^ B

<<Non voglio più camminare. Sono stanco!>> <<Cosa darei per potermi stancare camminando.>> <<Non voglio parlare. Mi fa male la gola!>> <<Cosa darei per poter urlare a perdifiato.>> <<Non sento niente. Stai zitto!>> <<Cosa darei per poter sentire tutto il rumore del mondo.>> <<Non vedo niente. La luce è troppo forte!>> <<Cosa darei per poterla fissare fino alla morte.>> <<Non voglio andare a scuola. So già troppo!>> <<Cosa darei per poter imparare di più ogni giorno.>> <<Perché m’ignori? È da tempo che ti parlo.>> <<Oh, scusa. Pensavo fossi una voce soltanto.>>

Amerotti Marco

2^ B

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Non solo gite scolastiche

SUGGESTIONI Amalfi sta tutta lì

tra la valle dei mulini e il mare.

Amalfi naviga nel profumo della sua bellezza,

immersa in un mondo fantastico,

incastonata nelle sue rocce

a strapiombo sul mare.

Amalfi coi suoi viottoli,

impregnati di fragranze, limoni e colori

risplende come il tesoro

di un vecchio pirata geloso.

Amalfi, indimenticabile! ANNA MARIA RIZZI 3^D

LA PUPILLA DEL MARE

Una barca a vela.

Su un letto d’acqua cristallina

Riscaldata dal sole di primavera

E a completare il quadro

Piccole case con tetti colorati

Che come pastelli macchiano la roccia

E formano l’immagine di un incantevole

presepe.

Questa è Amalfi.

Una delle tante perle

Che danno valore al nostro amabile

paese. Valeria Cifaratti 3^D

AMALFI 24 APRILE 2013

Il delicato muoversi dell’onda

si perde nell’aria tenue del mattino.

I raggi del sole portano nel cuore

parole dolci e tanto amore.

Il soave profumo di limoni

giunge qui a riva,

ma sulle tue onde un segno ho lasciato,

Amalfi, una visione che ti toglie il fiato.

Hanna Zhurba 3^D

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PASSEGGIANDO… nella STORIA Frammenti di storia …

a Metaponto

tra antichità e pensieri

che riportano alla realtà

scene di popoli passati

Tra resti di vasi,

giocattoli e armi

ricostruiamo

il puzzle della storia

quadri

di vita quotidiana

della gente lucana

Angelica M. Delvecchio 1A

Rovine del passato,

colonne del creato.

Testimonianza di gloria e potere,

che tutti possono vedere.

Un tempio immerso nella natura,

di cui tutti hanno molta cura.

Una costruzione per gli dèi metapontini,

la “tavola dei giganti

palatini

Alberto Dell’aquila 1 A

I “SASSI” DI MATERA

E’ scritta nei sassi la storia di Matera e della sua gente che, per necessità ed estrema indigenza è

riuscita ad organizzare la propria esistenza in queste case preistoriche, scavate nella roccia.

Ogni casa, con il suo arredo, testimonia la vita e la cultura Lucana di un passato non così lontano. Nei

sassi si possono trovare oggetti antichi e preziosi della vita contadina e familiare: lenzuola ricamate,

letti enormi, culle per neonati, antichi vasi da notte, stoviglie di legno o metallo e piatti in ceramica.

Questi oggetti ritrovati nelle antiche abitazioni contadine , ora vengono esposti in musei cosiddetti

“demoantropologici” che sono una vera attrazione per i turisti che vogliono conoscere la civiltà

Lucana. Oggi i “sassi” stessi sono diventati autentici musei che rappresentano e immortalano la vita e

la cultura di una civiltà arcaica. Aurelio Buonvino,Vittorio Vista 1^A

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Un’immagine tratta dal film

“Il bambino con il pigiama a righe”

di Mark Herman.

Gli studenti della scuola Giuseppe De Nittis partecipano ad un incontro di lettura in occasione del Giorno della Memoria

Per non dimenticare la Shoah, il 29 gennaio 2013 gli alunni

delle classi terze della scuola De Nittis hanno partecipato a un reading sull’argomento. In palestra, quattro donne si sono impegnate nella lettura di diversi brani molto incisivi, tratti da libri famosi a proposito di quello che noi, erroneamente, chiamiamo Olocausto. Infatti la parola significa sacrificio, molto spesso rivolto a Dio, mentre lo sterminio degli ebrei nulla ha a che fare con ciò, bensì con

la malvagità umana. Cosa ha lasciato questa forte lettura ai giovani? Perché è stato importante ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di concentramento e di sterminio? Innanzitutto le attrici hanno “recitato” i brani e questa lettura espressiva ha catturato l’attenzione tra i ragazzi presenti e ha suscitato profonda emozione. I giovani hanno così imparato ad ascoltare e capire, e ciò è stato di grande aiuto educativo e formativo. Inoltre, gli argomenti trattati erano di difficile comprensione e richiedevano grande maturità da parte dello spettatore. I ragazzi hanno imparato a conoscere, grazie a questo reading, le terribili vicende della Shoah, che hanno per protagonisti uomini folli e senza scrupoli. Il Giorno della Memoria, infatti, ci vuole insegnare a ricordare gli errori dell’uomo affinché nel futuro non avvengano episodi tragici come questo. Il modo, poi, in cui lo spettacolo è stato esposto era molto ricercato e originale. I ragazzi hanno imparato a cogliere il senso delle parole dedicate alla Shoah grazie all’efficace lettura e alla spettacolare interpretazione delle quattro donne che, con grande presenza, hanno proposto i brani con delicatezza e sensibilità. Quasi per tutti è stata la prima esperienza di reading e questo ha contribuito ad accrescere la curiosità tra i ragazzi nei confronti di questa coinvolgente attività legata al meraviglioso mondo dei libri. Sì, appunto, i libri: dopo ogni lettura una delle quattro interpreti leggeva il titolo del libro da cui era tratto il brano. I ragazzi così, si sono affacciati alla lettura, attività molto poco diffusa, soprattutto tra le nuove generazioni.

Questa esperienza è stata un’occasione importante per gli studenti, perché li ha aiutati a conoscere per migliorare.

Claudia Guaglione 3^E

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DON GIOVANNI: UN PERSONAGGIO SEMPRE ATTUALE

hi è Don Giovanni? L’icona di un uomo folle, approfittatore e spudorato, o il simbolo dell’

uomo moderno?

Ebbene sì, Molière ha scritto il “Don Giovanni” nel 1600…ma la storia di un donnaiolo

ribelle e anticonformista è molto più vicina di quanto si possa pensare alla realtà

contemporanea. Quanti ai giorni nostri sono atei? E quanti

ipocriti? Si può perciò considerare l’opera dello scrittore

francese Molière una tragicommedia moderna?

Assolutamente sì: la critica di Molière nei confronti

dell’ipocrisia potrebbe essere applicabile oggi, tra mille

anni così come all’epoca dei romani. Anche la compagnia

Gank ce lo dimostra, con uno spettacolo teatrale di circa

due ore e mezza nel quale non mancano elementi distaccati

dall’epoca di Molière, come la radio o i vestiti di alcuni personaggi. La classe III E della Scuola

De Nittis di Barletta lo può testimoniare. Il giorno 9 febbraio 2013 infatti, si è recata presso

il Teatro Curci per assistere alla visione di questo emozionante spettacolo teatrale. Nell’opera

scritta da Molière, Don Giovanni è un nobile anticonformista che si ribella agli ideali comuni

della sua classe sociale. È un approfittatore, infatti, si diverte a promettere alle donne che

conquista, di sposarle. Dopo aver ucciso in modo spudorato un uomo, ovvero “il Commendatore”,

viene colto di sorpresa dalla sua statua che lo invita a cena, demolendo tutte le perplessità

che il libertino ha nei confronti del magico e del misterioso. Secondo lui, l’unica religione da

seguire è quella per la quale 2+2=4 e 4+4=8. Non ha paura delle pene che Dio potrà infliggergli

per i suoi comportamenti sbagliati e per i suoi peccati, e ciò è molto criticato dall’unico servo a

cui è concesso esprimere la sua opinione, Sganarello: un personaggio buffo con il quale Don

Giovanni si diletta nell’esprimere le sue opinioni

anticonformiste e contro la morale dell’epoca.

Con un’eccezionale rappresentazione, l’interpretazione

della Compagnia Gank ha suscitato forti emozioni e

profonde riflessioni nel pubblico. La scenografia

semplice e scarna ha indotto a focalizzare l’attenzione

sugli unici sei personaggi presenti in scena: Antonio

Zavatteri, regista e interprete del protagonista Don

Giovanni, Alberto Giusti nel ruolo di Sganarello e Massimo Brizi, Ilaria Falini, Mariella

Speranza e Roberto Serpi, che interpretavano più ruoli.

L’opera ha proposto un confronto interessante tra la classe sociale dei nobili, rappresentata

da Don Giovanni e quella del popolo, rappresentata da Sganarello, offrendoci un quadro

dell’epoca seicentesca ancora oggi attuale. Come negare quindi la valenza educativa dei classici

rappresentati in teatro? Claudia Guaglione 3^E

C

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“I ragazzi della via Pál”

spettacolo “I ragazzi della via Pál” è l’adattamento teatrale del celebre romanzo “I

ragazzi della via Pál” di F.Molnár, curato dagli attori de

La Compagnia delle Spille.

In esso si mettono in evidenza i problemi della socializzazione, ancora

oggi, molto presenti, come quelli del bullismo, dell’appropriazione del

territorio, dell’aggregazione, del coraggio, della lealtà e dell’amicizia.

Nella trasposizione teatrale, play station, ipod, cellulari, skateboard,

sostituiscono i giochi di una volta.

Il lavoro vuole mostrare, da un lato, il bullismo presente in molte aree

metropolitane e il successo facile ottenuto con i doppi giochi e con le

menzogne, ma dall’altro, vuole significare che sono ancora presenti i

valori dell’amicizia e della socializzazione e che, a volte, vi sono

persone che danno la propria vita per il bene comune.

Lo spettacolo è durato un’oretta, durante la quale tre ragazzi hanno

fatto rivivere in

modo efficace

non solo i

principali personaggi del romanzo di

F.Molnár (Boka, il capo della banda, saggio

ed equilibrato; Geréb, che nello spettacolo

ha il nome di Spray; Nemecsek, l'unico

soldato semplice; Feri Ats, fiero avversario

di Boka e capo delle Camicie rosse), ma

anche il mondo contemporaneo di noi

adolescenti con il nostro linguaggio e i

nostri atteggiamenti caratteristici.

La scenografia è stata semplice ed essenziale, pochi i mezzi e gli strumenti di scena utilizzati dai

ragazzi, ma non per questo meno significativa.

Molti avranno letto il libro e la maggior parte di voi l’avrà apprezzato, ma anche la

rappresentazione teatrale è stata altrettanto valida e molto coinvolgente!

Alla fine dello spettacolo, molti dei i ragazzi che hanno assistito alla rappresentazione, hanno

chiesto spontaneamente ai loro docenti una copia del celebre romanzo.

Gli alunni della classe 3 ^C

Lo

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l sei marzo duemilatredici, alcune classi della nostra scuola, la secondaria di primo grado “G.De

Nittis” di Barletta, per mezzo di autobus privati, hanno raggiunto il “Palatour”, un teatro tenda nella

città di Bitritto, per assistere allo spettacolo “Odissea the musical”, ispirato alla celeberrima opera

di Omero. Il “musical”, ambientato tra l’anno 1222 e il 1212 a.C., narra del ritorno di “Odisseo”,

(Ulisse per i latini), all’isola di Itaca e dell’incontro con sua moglie Penelope e con il figlio Telemaco

ma, soprattutto, del suo mitico viaggio attraverso il Mar Mediterraneo: dalle colonne d’Ercole alle Isole

Ionie, dalla ninfa Calipso alla maga Circe, fino alla bellissima Nausicaa, che lo raccoglie naufrago sulla

spiaggia dell’isola dei Feaci, l’attuale Corfù. I costumi erano perfettamente ispirati ai tempi, le

scenografie ricche e colorate. Vari, ma molto positivi, sono stati i commenti dei ragazzi: istruttivo,

entusiasmante, spettacolare, grandioso e coinvolgente.

Si può dire che, gli alunni della “De Nittis” siano rimasti davvero contenti di

questa nuova esperienza a teatro! Rita Fergola 1^A

li attori de “La fattoria degli artisti” si sono guadagnati gli applausi

meritati dei giovani spettatori della classe 1 A per aver messo in

scena, in modo divertente e originale, “La fiaba di

Antigona”, ispirata alla famosa tragedia di Sofocle “Antigone”. Sullo sfondo di una scenografia essenziale, fatta di cubi neri e di un carrello appendiabiti, i due protagonisti

interpretano il testo originale a modo loro, con espressioni esilaranti in dialetto barese e continui battibecchi

sulle soluzioni più efficaci da adottare sulla scena, fino all’atto mortale e tragico della protagonista .

Lo spettacolo si è rivelato divertente, ma complesso: una fiaba… tragica che i ragazzi in scena concludono

fino alla sepoltura del fratello di ANTIGONE.

Nello stesso tempo, gli interpreti ci hanno fatto conoscere una storia

tremendamente drammatica. Nella versione originale il re di Tebe Creonte

vieta di darenon vuole che venga contraddetta la sua decisione, ovvero

quella di non dare una degna sepoltura a Polinice, fratello di Antigone

perché considerato traditore della patria .

Antigone non obbedisce e dopo aver cercato invano l’appoggio della

sorella Ismene, decide di sfidare la decisione del re, con tutte le

conseguenze. Creonte la fa rinchiudere in una grotta, ma quest’ ultima

privata della libertà s’ impicca.Quando il re decide di liberarla, il danno è

fatto seguito dal suicidio del figlio ( promesso sposo di Antigone) e di sua moglie Euridice . A spettacolo

concluso, i ragazzi soddisfatti sono tornati a scuola con una nuova esperienza culturale nello zaino.

Chiara Giannini 1^A

I

G

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Avete mai provato a scrivere un twitt? Ecco a voi…

7 suggerimenti per scrivere un twitt perfetto.

Chi scrive dei “twitt” si pone l’ obiettivo di raggiungere il maggior numero di followers (coloro

che lo seguono) possibile. Quali sono i segreti del successo di un “twitt”? Eccoli indicati di

seguito:

Twittare notizie dell’ultimo minuto

Usare un’esortazione (clik here)

Scrivere tweet esclamativi (!)

Sottoporre una domanda

Collegarsi a un gioco

Includere un link

Scegliere un hashtag (#) adeguato per seguire e sviluppare conversazioni

Sapete quali sono i paesi più “cinguettoni” del mondo?

Sono gli Stati Uniti (con 107 milioni di followers), seguiti

dal Brasile (con 33 milioni di followers) e dal Giappone

(con 30 milioni di followers) . Gli italiani sono al 22° posto

con poco più di 4 milioni di account su twitter, risultano anche tra i meno attivi, solo il 25%, mentre

i più attivi sono gli olandesi (33%), seguiti dai giapponesi (30%)e dagli spagnoli (29%). L’utente

medio di Twitter è donna, ha 28 anni e ama il colore viola. I dati sono forniti dall’agenzia

Semiocast, un provider specializzato nella geolocalizzazione di account Twitter e tweet nel

mondo. Martina Riefolo 3^D

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Il 19 Aprile 2013, un gruppo nutrito di alunni delle classi 1°, 2° e 3° del nostro glorioso Istituto, accompagnati dai rispettivi docenti di educazione fisica, ha partecipato ai Giochi Sportivi Studenteschi, presso lo stadio C. Puttilli di Barletta, riportando lusinghieri risultati. Gli atleti hanno partecipato a tutte le gare sportive: salto in alto e in lungo, corsa specialità 80 metri e 1000 metri , corsa a ostacoli e staffetta. Allo stadio, i giovani talenti sportivi, fra chiacchiere, battute e consigli dei professori, continuavano gli allenamenti. Su 14 atleti della provincia BAT, Giovanna Tamborra (3° H) si è classificata 2° nella gara del salto in alto. Nella corsa a ostacoli femminile Francesca Morelli (3° B) ha vinto la medaglia d’argento. Nella specialità della corsa 80 metri, Alessio Miolla (3°H) si è classificato 3°, mentre Gianluca Liuzzi (3° D) ha conquistato la medaglia di bronzo nella gara di velocità dei 1000 metri. Gli alunni Giulio Zagaria (3° E), Claudia Filannino (2° H), Martina Curci (1°F), Anthony Paparusso (3°H),Monica Distaso (2° B), Camilla Compierchio (3° H), Gianluca Giannini (3°H) pur non avendo conseguito risultati di rilievo, hanno dimostrato un grande impegno nelle varie gare sportive. Riuscire a vincere ben 4 medaglie, con poche settimane di allenamento, è un risultato davvero apprezzabile. I ragazzi, subito dopo le gare affrontate, hanno dichiarato di esser e stati fieri di aver rappresentato la mitica scuola G. De Nittis. Durante lo svolgimento delle competizioni, hanno dimostrato di essere capaci di saper dominare le proprie emozioni, dando il meglio di sé, seguendo i suggerimenti dei docenti, sempre pronti a credere nelle loro potenzialità e ad infondere in loro sicurezza e fiducia.

Giovanna Tamborra 3^H

LA DE NITTIS SI CONFERMA REGINA DEGLI SCACCHI A Montecatini Terme, Domenica 19 maggio 2013, la squadra maschile dei Giochi Sportivi e Studenteschi-Scacchi della “De Nittis” ha conquistato un meritatissimo 3° posto nella finale nazionale del torneo. Noi redattori del De Nittis Times abbiamo intervistato il capitano della squadra, Ruggiero Martire (3^D), con i suoi compagni Dicorato Antonio (1^C), Dibari Daniele (1^D), Lamonaca Alessandro (1^G), Dicorato Simone (3^G). I campioni, visibilmente soddisfatti, si sono mostrati particolarmente orgogliosi e felici per i risultati ottenuti, a loro dire, insperati. Dopo una serie utile di tre vittorie e due pareggi, hanno subito la sconfitta da parte della locale squadra della scuola “Manzoni”, classificatasi quarta Ad accompagnare gli alunni in questa avventura, la professoressa D. Barracchia, nuova, instancabile referente del progetto e il paziente,

impareggiabile tutor, il Maestro Pericle. (n.d.r.)

SCHOOL

NEWS

4 MEDAGLIE ALLA DE NITTIS

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Scrivi e… ti passo il testimone

Il 31 Maggio scorso, presso la palestra della nostra scuola si è tenuta

la cerimonia di premiazione del concorso "Scrivi e... ti passo il

testimone". Vi hanno partecipato gli alunni delle classi quinte delle

scuole primarie: "Niccolò Fraggianni" e "Massimo D'Azeglio".

Erano presenti il Dirigente scolastico prof. Alfredo Basile, la Dirigente

del 3°circolo didattico "Niccolò Fraggianni" insieme all'insegnante

Nunzia Cappabianca e la referente del 1° circolo didattico "Massimo

D' Azeglio", insegnante Rosangela Fiorella. Nel corso della

presentazione la Dirigente Brigida Caporale ha affermato che: " Scrivere è da sempre un mezzo di

sfogo e comunicazione, per mezzo del quale ci si può esprimere senza alcun vincolo". Durante la

lettura dei racconti e delle poesie, il pubblico era molto attento ed emozionato. Alla fine della

Cerimonia, il Dirigente scolastico, dopo aver ringraziato le

docenti del team di progetto: prof.ssa Campese e prof.ssa

Borraccino, ha sottolineato l'importanza della collaborazione

tra genitori e docenti per una formazione completa degli allievi.

Ha augurato alle ragazze che hanno partecipato un ''In bocca al

lupo'' per tutto quello che vivranno alla ''De Nittis'', dove

acquisiranno un valido metodo di studio e spirito critico per

affrontare il futuro in maniera serena. Quindi ha premiato anche i sedici membri della giuria composta

da “esperti” letterati, selezionati tra gli alunni delle classi terze, tra cui aspiranti talenti artistici musicisti,

cantanti, pittori etc.). Di seguito, i nomi dei vincitori del concorso di quest’anno.

Per la sezione poesia : Gaia Scoccimarro 5^A (M.D’Azeglio)

Chiara De Nicolò 5^C (M.D’Azeglio)

Carmela Di Lernia 5^C (N.Fraggianni)

Per la sezione prosa: Claudia Carone 5^C (N.Fraggianni)

Anna Morgigno 5^A (M.D’Azeglio)

Giulia Ancona 5^C (N.Fraggianni)

BENVENUTI ALLA “DE NITTIS”

Erika Dicorato , Alessio Miolla 3^H

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- Cosa fa Pippo Baudo con un filo elettrico in mano???

IL CONDUTTORE!!!!!

- Anche i barbieri sono preti, fanno LA MESSA IN

PIEGA.

- Il pesce più goloso? Quello CON-GELATO.

- " Vorrei una camicia." "La taglia?" "No, la porto via

intera”.

- Un ladro entra in un supermercato con una rapa in

mano e dice: “Questa è una RAPINA!!!”.

- Qual è il pastore che imbroglia? L’IMPASTORE!!

- "Come si chiama il cane che in genere si trova molto

in alto?" "Can-Estro"

- Il vento che insegna? Il maestrale…

- Mi dai un PO’ di patatine? No, ti do un TEVERE!

- Abbiamo RISO abbastanza, adesso… pasta!

- Come si chiama il direttore delle poste di Dublino? Frank o'boll.

- Ragazza stufa scappa di casa. I genitori muoiono di freddo.

- La bevanda preferita di un elettricista? La birra ALLA SPINA!

- Cosa fa uno schiavo in discoteca? Si scatena!!!!

- Cosa fanno due maiali sul divano? I porci comodi loro!

- Sapete qual è il ballo della scimmia? L'orango tango!

- La pera alla mela: "Vai a prendere le pesche". "No, manda… RINO".

- Qual è il contrario di melodia? - Se lo tenga...

- Qual è il colmo per un insegnante? Non avere classe!

- Come si chiamano le giovani tartarughe? TARTA, perché non hanno le

RUGHE!

- Perché hai messo la pasta in lavatrice?? Perché fa bene i bucatini…

- Dove si ricoverano i polli? Nel POLLIclinico!

- Perché ti sei fermato? C’era Enrico FERMI!

- Compri un panzerotto? No, un PANZAGGIUSTATO!

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- Ho comprato un divano letto… perché ne ho uno che ho già finito di leggere!

- C’è talmente tanta crisi che l'unica dichiarazione che puoi farmi è quella dei

redditi.

- L'aglio vanitoso si guarda allo… “spicchio”.

- Cosa ci fa una mela in una parata? La mela marcia!

- Cosa fa un palloncino allegro? Scoppia… dalle risate.

- Il marinaio spiegò le vele al vento ... ma il vento non capì !

- Che cosa mette un drogato nel caffè? Lo zucchero di canna.

- Un elefante torna a casa, apre il frigo e vede solo Coca-Cole e dice: “E-

LE-FANTE???

- Un dino, due dini, tre dini…che mestiere faccio? IL CONTAdino!!

- Giochiamo a nascondAino? Dai, no!

- Qual è la prima parola di un vulcano? MAGMA!

- Come finisce la storia d’amore tra due cioccolatini? E vissero per sempre

felici e FONDENTI!!

- Come posso lasciare il mio ragazzo? Andando in bagno, così lo posso

SCARICARE!

- Cosa ci fanno due bicchieri in auto? Vanno a BRINDISI!

- Cosa beve un pastore? Latte PASTORIZZATO!

- Come si chiama un pidocchio su un pelato? Senza tetto!

- Cosa ci fa Babbo Natale in un campo da calcio? Dona-doni!

- Cosa ci fa uno sputo sulle scale? Saliva!

- Una cassaforte incontra l’amica: "Che combinazione!"

I ragazzi della 3^B

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GIOCA CON NOI !!!

C’è una sola regola per giocare a Sudoku: in

ogni colonna, in ogni riga e in ogni regione,

ogni numero deve comparire una volta sola

senza ripetersi.

1.Qual è l'animale che al mattino va

con quattro zampe, a mezzogiorno

con due e alla sera con tre?

______________________________

2. L'accarezzi ogni mattina e più

l'accarezzi più diventa piccolina.

______________________________

3. Un uccello che ha scoperto

l'America!

______________________________

4. Qual è il colmo per un dentista?

______________________________

5. Dove si trovano strade senza auto,

foreste senza alberi e città senza

case?

______________________________

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iamo così giunti alla fine del nostro mitico giornalino!

Ci auguriamo di aver portato a termine il lavoro nel migliore dei modi, anche

se il tempo a nostra disposizione quest’anno, è stato davvero limitato. Siamo

dunque, costretti a lasciarci e a passare il testimomone a voi, futuri

“giornalisti in erba” del “De Nittis Times”.

Ringraziamo gli alunni delle classi prime, seconde e terze e i loro docenti, che

hanno voluto contribuire alla realizzazione del giornalino d’Istituto edizione 2013,

facendo pervenire alla redazione numerosi articoli, recensioni, poesie, fiabe e

opinioni che noi ci siamo impegnati e divertiti a rendere graficamente accattivanti,

corredandoli di fotografie e di immagini significative, personalizzandoli a seconda

del tema.

Rivolgiamo un ringraziamento speciale al Dirigente scolastico, prof. Alfredo Basile

che ha creduto in noi, affidandoci un ruolo così impegnativo e di grande

responsabilità in un progetto considerato di elevata valenza formativa. La

redazione del “De Nittis Times” ringrazia inoltre, docenti e tutor e augura a tutti i

lettori …

S

I RAGAZZI DELLA

REDAZIONE DEL “DE NITTIS TIMES”

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