DdS6_AUTISMO-Modelli Cognitivi e Valutazione Neuropsicologica

download DdS6_AUTISMO-Modelli Cognitivi e Valutazione Neuropsicologica

of 46

Transcript of DdS6_AUTISMO-Modelli Cognitivi e Valutazione Neuropsicologica

I luoghi dellautismo

alla scoperta del pianeta AUTISMO: dalla fortezza vuota al tesoro sommerso

Modelli cognitivi nellautismo La Teoria della Mente La valutazione Neuropsicologica dellautismo: premessa per la riabilitazioneRassegna a cura del Dr. Carlo MUZIO

Nonostante le evidenze cliniche in relazione agli aspetti neurobiologici dell Autismo, non tuttora possibile individuare una specifica eziologia.

Attualmente si considerano i disturbi dello spettro autistico come diverse entit cliniche le cui origini possono essere determinate da una variet di cause genetiche e organiche che conducono ad una comune via finale caratterizzata da un anomalo sviluppo del SNC.

Modelli Cognitivi nellAutismo

Lassunto di base dellapproccio neuropsicologico cognitivo che le alterazioni di sviluppo del SNC determino unalterazione dellarchitettura cognitiva che non pu essere osservata direttamente, ma deve essere ricercata nel corso della valutazione funzionale alla luce delle conoscenze attuali e dei modelli teorici emersi dalla ricerca. Questo anche perch, soprattutto nel bambino piccolo, non si ritiene possibile una stretta teoria localizzatoria, pertanto la diagnosi di Autismo rimane basata essenzialmente sullosservazione clinica degli aspetti comportamentali.

Diversi livelli di descrizione dellautismoevidenze evidenzeSegni e sintomi

Biologico

Ricerca di fattori eziologici

- Alto rischio genetico - Anomalie metaboliche / neurochimiche / immunitarie. - Alta incidenza di disturbi medici associati (anomalie cromosomiche- neurologiche RM)

Comportamentale

Manifestazioni della triade sintomatologica: -alterazioni della socializzazione; della comunicazione e delle abilit di gioco e immaginazione. -Variano in relazione a seconda dellet e della gravit

Relazionale

Deficit di sviluppo della intersoggettivit primaria. Difficolt di contatto e manifestazioni di evitamento. Incapacit di stabilire relazioni con laltro da s.

evidenze evidenze domanda

Sociale

Difficolt interpersonali: povert delle relazioni nella famiglia e incapacit di interagire nel gruppo. Assenza di amicizie e legami affettivi. Ansia, disturbi emotivi ed evitamento sociale. Gravi difficolt di apprendimento.

Cognitivo

Cosa c alla base dei sintomi comportamentali, delle difficolt di relazione e socializzazione ?

Dai primi lavori di Hermelin e OConnor (1971) che dimostrarono la difficolt dei bambini autistici a codificare gli stimoli provenienti dalla realt esterna, si ipotizzarono deficit cognitivi di base: deficit linguistico; dei processi di sequenzialit e categorizzazione; delle funzioni di codifica.

Rutter (1979) afferm che i trattamenti riabilitativi potevano ridurre moltio problemi comportamentali e sociali ma che le alterazioni cognitive erano poco modificabili.

LA TEORIA DELLA MENTE (Baron-Cohen, Leslie e Frith, 1985 -

Modelli Cognitivi nellAutismo

Baron-Cohen 1989, 1991, 1994 Frith e Happ, 1994 Camaioni, 1995)

LA TEORIA DELLA COERENZA CENTRALE

(Frith, 1989, Happ 1994, 1997 - Frith, Happ, 1996)

LA TEORIA DELLE FUNZIONI ESECUTIVE

(Ozonoff, 1995-97 - Pennington e Ozonoff, 1996 Russel 1997)

LA PROSPETTIVA DELLA RELAZIONE INTERPERSONALE

(Hobson 1989 1993)

LIPOTESI EMB (EXTREME MALE BRAIN) Baron-Cohen 2003

La Teoria della Mente

ipotizza una disfunzione della sfera cognitiva: un deficit nella comprensione dei significati e nellattribuzione di stati mentali a se stessi ed alle altre persone

La Td M si riferisce allabilit di inferire gli stati mentali degli altri, pensieri, opinioni, desideri, intenzioni; ed allabilit di usare tali informazioni per interpretare ci che essi dicono, dando significato al loro comportamento e prevedendo ci che faranno in seguito. (A. LESLIE, 1987-94 BARON-COHEN, LESLIE, U.FRITH, 1985-88 BARON-COHEN, 1995 U. FRITH, 1996) .

Dai 18-30 mesi i bambini si riferiscono a stati mentali per iniziare a comprendere la realt sociale. DENNET propose di indagare tale abilit analizzando situazioni che comportano false credenze; e WIMMER e PERNER hanno dimostrato che bni. di 4a. superano il test della scena di Sally e Anne.

La Teoria della Mente

Sviluppare una TdM significa comprendere che esiste una distinzione tra stati mentali ed eventi fisici. Indicatori di questo sviluppo normale possono essere osservati nello studio delle caratteristiche del linguaggio: a 2-3 a. il bno inizia a parlare dei suoi stati interni (voglio posso) e usa verbi di azione per indicare ci che fa un altro bambino dimostrando la capacit di attribuire allaltro un intenzione.

Per intraprendere giochi di finzione occorre avere un livello di rappresentazione della realt relativo agli oggetti ed un livello metarappresentazionale per capire la simulazione. I bambini autistici raggiungono il primo livello ma non sarebbero in grado di sviluppare il secondo: cos si rappresentano laltro come un oggetto fisico.

Secondo Uta Frith nei bambini autistici, il disturbo linguistico il risultato del fallimento nella costruzione di unadeguata teoria della mente, in quanto:

i bambini autistici sarebbero incapaci di attribuire pensieri interni, credenze, sentimenti ed intenzioni agli altri e a loro stessi.

conseguenze devastanti sullo sviluppo del linguaggio e della comunicazione

Come si sviluppa la Teoria della Mente? Il segno pi precoce dato dalla comprensione delle espressioni del viso seguono la capacit di far finta e lo sviluppo dei test di prospettiva visiva. Le funzioni della Td M : - dare senso al comportamento interpersonale dare senso alla comunicazione

Come funziona il meccanismo della Td M (ToMM)? Il modello di Baron Cohen ipotizza 4 meccanismi: ID Rilevatore dellintenzionalit (modalit percettiva) EDD Rilevatore della direzione degli occhi (stabilisce la relazione diadica) SAM Meccanismo dellattenzione condivisa (permette la rappresentazione triadica) completa entro i 14 m. ToMM Meccanismo necessario per rappresentare gli stati epistemici e comprendere come gli stati mentali precedenti, volitivi, percettivi e attentivi, siano connessi alle azioni dellagente.

TEORIA DELLA MENTE (Frith, Baron-Cohen)

- ID

Presenza di scopi- desideri < 12 ms (riconoscimento di) rappresentazioni diadiche: (Agente - vuole - cibo)

- EDD Linguaggio degli occhi > 12ms rappresentazioni diadiche: (Agente - vede - me) - Danno Solco T superiore: Anomalie percezione sociale. - Amigdala: Incapacit ad attribuire significato emotivo agli stimoli

- SAM Punti di vista -> attenzione condivisa > 3-4 anni Utilizzo strumentale dellaltro nellautismo

Rappresentazioni triadiche:Mamma - vede - (Io vedo) lAutobus

attenzione condivisa comportamento grazie al quale un b.no condivide un centro di attenzione con un'altra persona.

un es.di attenzione condivisa il controllo dello sguardo:

il b.no controlla lo sguardo dell'adulto e se l'adulto si gira da un'altra parte il bambino segue il suo sguardo.

I soggetti con Autismo mostrano una ridotta, se non assente, capacit di controllare lo sguardo.

un secondo es.di attenzione condivisa l'indicare:

il bambino indica con l'indice per attirare l'attenzione dell'adulto e per condividere un'esperienza.

Mentre in bambini di ogni cultura questo atteggiamento appare verso i 9 mesi, nei soggetti A si notata una riduzione a livello quantitativo se non un'assenza totale dell'indicare dichiarativo.

TOMM

Comprensione degli stati mentali delle altre persone non tanto a livello delle rappresentazioni primarie (strutture dei dati costruite a partire da informazioni percettive, quindi reali), quanto a livello delle rappresentazioni secondarie o metarappresentazione (strutture di dati che codificano gli atteggiamenti che una persona ha nei confronti di una certa proposizione: false credenze, modi di dire, gioco di finzione) Danno corteccia orbito-frontale ridotta capacit di giudizio sociale comportamento di utilizzazione uso anormale della pragmatica del linguaggio

Problem solving. Es. Sally e Anne Task -

Il test di Sally e Anne elaborato da Wimmer e Perner (Cognition 13, 1983)

Il test comporta la comprensione del fatto che Sally non avendo potuto vedere lazione di Anne creder che la biglia sia ancora nel cestino.

I bni autistici hanno difficolt in compiti di false credenze, di vero/falso e nella sequenzialit di storie.

Il mancato sviluppo di una TdM considerato alla base della triade sintomatologica (Wing e Gould, 1979)

La Teoria della Coerenza Centrale

Ipotizza un defict specifico della capacit di integrare linformazione a differenti livelli. Nel processo di elaborazione delle informazioni gli stimoli ambientali vengono selezionati e riunificati per costruire il significato del contesto. Questa capacit, propria dei processi centrali, definita spinta alla coerenza centrale ed una caratteristica naturale del sistema cognitivo.

Una disfunzione a tale livello si ripercuote su altri aspetti cognitivi e compromette lattenzione, la percezione e i processi di generalizzazione.

Lattenzione sotto il controllo di processi centrali e, se i meccanismi attentivi sono intatti, ci si trova di fronte a comportamenti attentivi anomali pi che deficitari: questo tipico nellautismo, dove troviamo accanto ai deficit isole di abilit atipiche.

Sempre a causa delle carenze di coerenza centrale, le sensazioni sono percepite in modo frammentario, cos come le stesse azioni sono pianificate ed eseguite in modo frammentario.

Questa incapacit ad integrare le informazioni considerata anche alla base del deficit sociale: lindifferenza per gli altri e la mancanza di empatia.

Ostacolati dalla loro incapacit di dare significato coerente ai gesti ed alle azioni altrui, non possono comprenderne le intenzioni sottostanti le espressioni gestuali come stati mentali e sentimenti delle altre persone, cos gli autistici non possono essere totalmente partecipi di questo mondo. Esso li puo affascinare o terrorizzare, ma non li ammette realmente come giocatori partecipi. (U. Frith, 1989)

La teoria delle Funzioni Esecutive

Damasio e Maurer (1978) proposero per primi un parallelismo fra sintomi autistici e sintomi dovuti a danni frontali.

Da allora si sono sviluppate ricerche in tale direzione (Shallice, 1988 Russel, 1991 e Hughes, 1993) sfociate nella teoria F.E.

Queste sono costrutti cognitivi che descrivono processi neurologici mediati dal lobo frontale: la pianificazione degli obiettivi, il controllo degli impulsi, linibizione di risposte predominanti ma inappropriate, la flessibilit di pensiero ed azione (Ozonoff, 1995).

Le Funzioni Esecutive

Il comportamento autistico spesso rigido ed inflessibile: i cambiamenti generano forte ansia e il bambino si rifugia nella perseverazione ripetiva, in interessi ristretti e limitati sino a sviluppare stereotipie; inoltre sono frequenti agiti impulsivi, come se il bambino fosse incapace di inibire o differire una risposta.

Numerose ricerche hanno documentato nellautismo deficit nei compiti indicativi del funzionamento del lobo frontale.

Le funzioni frontali sono implicate nella regolazione delle F.E. e del comportamento emozionale, percui un deficit a questo livello corticale potrebbe spiegare sia i sintomi cognitivi, sia le difficolt socio-relazionali tipiche dellautismo superando la tradizionale dicotomia tra aspetti cognitivi e affettivi che ha caratterizzato il dibattito teoretico sullautismo nel recente passato. (BaronCohen, 1988).

Sulla base di questo modello si sviluppato lapproccio neuropsicologico nellanalisi funzionale dellautismo (Modello SIFNe Brighenti 2001, 2202)

La prospettiva della relazione interpersonale

Hobson (1989 1993) rifacendosi alle idee originali di Kanner ha ipotizzato una specifica carenza nel meccanismo della relazione interpersonale alla base del deficit sociale nellautismo. In questa prospettiva lautismo visto come una menomazione affettiva e interpersonale che non pu essere definita senza riferirsi alla relazione primaria del bambino.

La capacit degli esseri umani di comprendere ed intuire gli stati emotivi delle altre persone sarebbe collegata ad un meccanismo innato che permette e favorisce i contatti relazionali tra le persone: le reazioni naturali delle persone alle persone (Hamlyn 1974).

Nellautismo verrebbe meno questo meccanismo biologicamente determinato per sviluppare lintersoggettivit con gli altri: da qui lincapacit di comunicare, imitare e comprendere gli stati mentali altrui.

Il livello cognitivo getta un ponte tra gli altri livelli esplicativi: i modelli biologici che centrano lattenzione sui fattori eziologici e sugli aspetti strutturali, ed i modelli comportamentali descrittivi.

Le anomalie strutturali, genetiche e biochimiche individuate determinano anomalie nello sviluppo del SNC. Lanalisi comportamentale permette di definire i segni e i sintomi caratteristici per una diagnosi di tipo sindromico.

I modelli cognitivi costituiscono tentativi di formulare una teoria comprensiva delle funzioni compromesse o preservate al fine di spiegare i comportamenti ossservati, i deficit e le abilit che costituiscono i tratti tipici dellautismo.

Oggi questi modelli non sono visti in modo esclusivo, ma complementare, infatti vi sono molti studi a sostegno dei diversi modelli e si ritiene che essi possano rispecchiare la notevole complessit ed eterogenit fenomenologica del mondo autistico.

COMPLEX MODEL OF AUTISM

AUTISM AS A METABOLIC DISORDER

P. Shattock, D. Savery Autism

Research Unit, School of

Health Sciences, University of

Sunderland SR2 7EE, England

Comunicazione al II convegno nazionale A.I.S.A. Autismo: lo stato della ricerca Verona 2000

Una delle lesioni del s.n.c. riscontrata nellautismo a carico del tronco cerebrale, in particolare: -riduzione della distanza tra il Ponte ed il Bulbo - assenza del Nucleo Olivare superiore - ipoplasia del Nucleo Facciale. Queste alterazioni, nellembriogenesi, avvengono solo nelle fasi iniziali della gestazione (entro il 24 giorno).

Patricia M. Rodier Le Scienze 380 - 2000

Come si sviluppa la Teoria della Mente? Il segno pi precoce dato dalla comprensione delle espressioni del viso seguono la capacit di far finta e lo sviluppo dei test di prospettiva visiva. Le funzioni della Td M : - dare senso al comportamento interpersonale dare senso alla comunicazione

Come funziona il meccanismo della Td M (ToMM)? Il modello di Baron Cohen ipotizza 4 meccanismi: ID Rilevatore dellintenzionalit (modalit percettiva) EDD Rilevatore della direzione degli occhi (stabilisce la relazione diadica) SAM Meccanismo dellattenzione condivisa (permette la rappresentazione triadica) completa entro i 14 m. ToMM Meccanismo necessario per rappresentare gli stati epistemici e comprendere come gli stati mentali precedenti, volitivi, percettivi e attentivi, siano connessi alle azioni dellagente.

Come si sviluppa la Teoria della Mente? Il segno pi precoce dato dalla comprensione delle espressioni del viso seguono la capacit di far finta e lo sviluppo dei test di prospettiva visiva. Le funzioni della Td M : - dare senso al comportamento interpersonale dare senso alla comunicazione

Come funziona il meccanismo della Td M (ToMM)? Il modello di Baron Cohen ipotizza 4 meccanismi: ID Rilevatore dellintenzionalit (modalit percettiva) EDD Rilevatore della direzione degli occhi (stabilisce la relazione diadica) SAM Meccanismo dellattenzione condivisa (permette la rappresentazione triadica) completa entro i 14 m. ToMM Meccanismo necessario per rappresentare gli stati epistemici e comprendere come gli stati mentali precedenti, volitivi, percettivi e attentivi, siano connessi alle azioni dellagente.

La Valutazione Neuropsicologica nell AUTISMO e nei Disturbi Generalizzati dello Sviluppo

Analisi delle funzioni neuropsicologiche

Losservazione clinica permette di individuare la compromissione di alcune funzioni neuropsicologiche:

Funzioni Attentive

Funzioni Percettive

Funzioni Esecutive

Funzioni Comunicative e di Linguaggio

Interazione

Controllo dellemotivit e del comportamento

I principali sistemi cerebrali coinvolti sono: Aree prefrontali, fronto-parietali, temporali, occipitali Sistema limbico Nuclei Talamico-basali Aree cerebellari.

Funzioni attentive

Lattenzione un sistema cognitivo strutturato in sottosistemi neurali multipli ed interattivi, con una propria identit anatomica e strutturale diversa dai processi di elaborazione e suddivisa in 3 sottosistemi: area pre-frontale ant., area parietale post e vie reticolo talamiche (Molloy 1991 Posner 1994). Questi sistemi sono facilmente influenzabili da vari fattori esterni (Cohen, 1993).

ATTENZIONE SELETTIVA :

Capacit di selezionare una o pi fonti dagli stimoli esterni o interni in

presenza di informazioni in competizione fra loro (Stablum F. 1998). La

sua funzione principale proteggere il sistema da un sovraccarico delle

informazioni (Marcel 1987) Permette comportamenti coerenti, continui e

flessibili in relazione agli eventi esterni (Allport, 1989). Opera attraverso

meccanismi di attivazione / inibizione. (Priminig negativo Tipper 1985).

ATTENZIONE SOSTENUTA ATTENZIONE CONDIVISA

Studi clinico-teorici sulle funzioni attentive nellautismo

Nellautismo primario si osserva una disorganizzazione dei processi di attenzione selettiva correlata ad una incoerenza e confusione dei processi di attivazione e inibizione (Ciesielsky KT e coll. 1995).

Incapacit di processare simultaneamente pi stimoli ponendo una attenzione monomodale ai dettagli, da cui deriva una grande difficolt di adattamento ai cambiamenti (Carlsson 1998).

Deficit nei processi di elaborazione superiori, correlata ad una modalit attentiva iperselettiva, per cui non si considera la Gestalt complessiva (Frith, Baron-Cohen, 1987)

Pattern anormali di fissazione visiva (OConnor, Hermelin, 1967).

Difficolt nel processare e selezionare le informazioni in entrata (Esperienze soggettive: T: Grandin, D. Williams, B. Sellin).

Disturbi della funzione PERCETTIVA

Disturbi della funzione uditiva: - alterata soglia di elaborazione dei suoni provenienti sia dallesterno, sia dallinterno del soggetto (A. Tomatis Lelord).

Sensazioni soggettive riferite come dispercezioni visive, corporee, gustative, tattili, olfattive, termiche, dolorifiche.

Dispercezioni legate al movimento nella scelta di oggetti (Huges, Russel e Robbins 1994).

Sovraccarico sensoriale - descrizioni soggettive di esperienze dirette: D. Williams, T. Granding, B. Sellins.

Indicatori clinici di disfunzioni percettive

Rifiuto e/o reazioni anomale al contatto corporeo.

Distorsioni soggettive visive dellambiente.

Alterata risposta a suoni e rumori.

Apparente insensibilit al dolore ed alla temperatura.

Selezione rigida di alcuni cibi o scelte alimentari univoche.

Iperstimolazione sensoriale.

Selettivit percettiva per stimoli sensoriali.

Conseguenze cliniche delle disfunzioni percettive

Aumento di stati di ansia pervasivi con incapacit di decodifica degli imput ambientali.

Crisi di auto-etero aggressivit.

Auto-isolamento.

Evitamento dellinterazione.

Ingorgo sensoriale

Disturbi del comportamento e sviluppo di rituali.

Disorganizzazione delle funzioni esecutive.

LE FUNZIONI ESECUTIVE

Sono abilit mediate dai lobi frontali finalizzate ad approntare unadeguata strategia di problem solving allo scopo di raggiungere un obiettivo. (A. Luria 1966)

Riguardano: la pianificazione di un progetto in un programma, lorganizzazione ed il controllo dei comportamenti di interazione e lo sviluppo di abilit specifiche.

Le F. E. controllano le attivit cognitive e il movimento volontario. Vi sono due modelli di controllo (Shallice 1988): automatico (sequenze apprese, abituali) volontario (azioni nuove e intenzionali).

I pazienti con lesioni della corteccia prefrontale hanno difficolt nellorganizzazione temporale del comportamento e non riescono a svolgere compiti sequenziali. Essi, pur consapevoli delle azioni da compiere non sono in grado di raggiungere lo scopo, passare da una sequenza allaltra o iniziare sequenze nuove. West (1996) ha definito

le componenti della funzione di integrazione temporale del comportamento: - pianificazione ed esecuzione.

Le funzioni esecutive nellorganizzazione del gesto

Per effettuare una corretta pianificazione ed esecuzione del gesto occorre:

Memoria retrospettiva: per mantenere attive le retrospettiva rappresentazioni necessarie allesecuzione del compito (Fuster 1989)

Memoria prospettica: si basa sulla previsione dei risultati prospettica dellazione.

Controllo dellinterferenza: inibisce le informazioni non interferenza adatte (distraibilit).

Inibizione di risposte dominanti (elimina le risposte non funzionali e selezione quelle adeguate perseverazione del comportamento).

LE PRASSIE

PRASSIA: Capacit del cervello di organizzare azioni finalizzate ad uno scopo, in assenza di lesioni neuromotorie e di Ritardo Mentale.

DISPRASSIA: Difficolt, in una situazione di richiesta, di ordinare in serie e coordinare i movimenti elementari (programmazione) in vista di uno scopo, di prevedere un certo risultato dellazione, di controllare le sequenze dei gesti nel corso dellazione e di verificare se il risultato ottenuto sia corrispondente a quello previsto e/o richiesto. (G.Sabbadini, 1995)

Le prassie sono una funzione corticale superiore che si valuta richiedendo al soggetto di eseguire un compito. Lelemento della richiesta fondamentale per definire la funzione prassica e distinguerla da altre componenti delle funzioni motorie (azioni volontarie automatismi imitazione) che sono comprese nella pi generale definizione di funzioni esecutive.

Riferimenti teorico-clinici sulle funzioni esecutive

Studi neuropsicologici sulle funzioni esecutive nellautismo hanno evidenziato:

Disturbi di esecuzione di sequenze di azioni (Hermelin, OConnor- 1970)

Disturbi della imitazione (de Meyer, 1972)

Anomalie della cortex pre-frontale (Tanguay, 1979)

Deficit delle F.E. responsabili dellincapacit di realizzare un gioco e di attivit con valenza simbolica (Harris, P.L., 1993)

Dispercezione del movimento nella scelta di oggetti e difficolt di pianificazione nella seriazione di sequenze (Huges e coll. 1974 e 1996)

Deficit di inibizione selettiva nelle risposte evocate in un contesto di attenzione condivisa (Ciesielki KT e coll. 1995)

Disturbi della selezione del gesto nei processi di orientamento nella scelta di oggetti (Brighenti, Malaffo, Teatin 2000)

Prove per la Valutazione delle prassie - 12) Raggiungimento dello scopo

Criteri di valutazione: 1) Attivazione del movimento

PRASSIE IDEOMOTORIE SEMPLICI:

Siediti sulla sedia

Prendi un oggetto (posto di fronte al soggetto)

Prendi un oggetto fra tre

PRASSIE IDEOMOTORIE COMPLESSE

Prendi loggetto e mettilo nel barattolo

Versa lacqua nel bicchiere (da una piccola bottiglia)

Prendi un oggetto (fra tre) e mettilo nella scatola

Prove per la Valutazione delle prassie - 2

PRASSIE COSTRUTTIVE

Impila i cubi di legno (4 cubi della stessa dimensione e colore)

Incastra (4 solidi di legno in una base con le forme corrispondenti)

Componi la figura umana (puzzle di legno in 6 parti)

Componi il puzzle (20 pezzi)

Disegna la casa (fogli e pennarelli)

Costruisci la casa (6 bastoncini di legno lunghi circa 20 cm.)

PRASSIE IDEATIVE

Vai a prendere i colori nellarmadio e portali sul tavolo

Apparecchia la tavola (gli oggetti sono posti sul tavolo)

Modalit di somministrazione: Richiesta verbale Imittazione senza modello Imitazione con modello Facilitazione con contatto.

Analisi delle difficolt riscontrate nellesecuzione delle prove

Nella maggioranza dei casi si evidenzia una carenza nelle strategie pi adatte allesecuzione del compito. Il deficit sembra a carico dei processi metacognitivi che riguardano la selezione dei movimenti e delle sequenze motorie che orientano il soggetto al raggiungimento dello scopo.

Si osserva una dissociazione o incoerenza ideo-prassica quale espressione di una dispercezione (il soggetto guarda loggetto richiesto ma ne afferra un altro) a carico dei processi metacognitivi di auto-consapevolezza, controllo e rappresentazione del programma motorio, quando il soggetto deve orientare il gesto selezionando pi stimoli, in presenza di una richiesta; per cui commette:

- errori direzionali perseverazione

incertezza e sospensione dellazione.

Conseguenze cliniche dei deficit delle funzioni esecutive

Difficolt ad agire sullambiente e conseguente ridotta autonomia personale e sociale.

Comportamenti di rinuncia, oppositivit, ripetitivit e controllo ossessivo della realt.

Assenza o gravi limitazioni nella manipolazione degli oggetti e nel gioco .

Difficolt nel condividere una attivit insieme allaltro.

Frustrazione e stati di ansia pervasivi.

Ritiro dalla relazione con laltro.

Stati depressivi e/o comportamenti reattivi.

Analisi delle funzioni comunicative e di interazione

La funzione comunicativa intesa nellaccezione linguistica e mimico-gestuale, correlata alle modalit di interazione soggettiva.

Nella maggioranza dei casi esaminati (et 4 15 a.) le abilit di comprensione del linguaggio, analizzate con il test di Rustioni, hanno evidenziato che i bambini > 6 a. presentavano competenze adeguate allet di riferimento.

La produzione linguistica, al contrario, appare costantemente compromessa.

In particolare si sono evidenziati deficit esecutivi e qualitativi:

Ecolalia immediata e differita (linguaggio imitativo.

Linguaggio speculare (inversioni pronominali, uso della 3 persona,)

Stereotipie verbali Difficolt prassiche articolatorie.

Disturbi della selezione delle parole 8incoerenza ideo-verbale)

Difficolt di riconoscimento e decodifica fonologica. Anomalie tono e prosodia.

Difficolt ad iniziare un dialogo e scarso uso pragmatico.

Difficolt semantiche (elevata frequenza di parafasie).

Indicatori clinici e conseguenze dei deficit comunicativi e di interazione

Disturbo precoce dellindicazione e dellimitazione del gesto.

Disattenzione ai processi comunicativi provenienti dallambiente.

Disturbi prossemici e vari disordini del linguaggio.

Disturbi di orientamento dello sguardo

Comportamenti di evitamento e di isolamento. Le ripetute frustrazioni portano il soggetto a perdere interesse per le proposte dellambiente e ad evitare linterazione con laltro.

Riduzione dellautonomia ed eccessiva dipendenza dallaltro.

Auto- etero aggressivit e stati dansia pervasivi.

Incapacit di analizzare il contesto ambientale e dinterazione.

Funzione emotiva

Tipologie degli stati di ansia.

Ansia da esposizione al contesto nuovo e all altro.

Ansia da prestazione.

Ansia da cambiamento dellambiente fisico abituale.

Ansia da rottura degli schemi rigidi.

Ansia da conflitto: da separazione, in situazioni critiche.

Ansia generalizzata di origine fisica.

Indicatori delle disfunzioni emotive e conseguenze comportamentali

Elevata frequenza di comportamenti di ipereccitabilit / ipoeccitabilit.

Scarso adattamento emozionale a variazioni minime del contesto e della routine.

Modalit comportamentali bizzarre e non convenzionali reattive ad un contesto.

Condotte oppositorie e aggressivit.

Comportamenti ossessivo compulsivi.

Pianto e riso immotivati (per lesperienza dellaltro).

Evitamento dellinterazione e dello scambio e rigidit degli schemi di interazione.

Analisi selettiva del contesto 8disturbo rappresentazionale).

Disturbi dellattenzione, pianificazione e programmazione di una prestazione

Disturbi del sonno.

GRUPPO AUTISMO

Intervento terapeutico abilitativo

Si ispira ad un approccio evolutivo strutturale (Modello di Greenspan) e relazionale (D. Stern)

Sul piano relazionale, cognitivo e prestazionale mira al potenziamento delle:

abilit di relazione e di comunicazione

abilit utili a favorire lo sviluppo

abilit pratiche di vita quotidiana

Esemplificazione clinica del percorso valutativo e del progetto dintervento

Valutazione Profilo funzionale: Abilit di autonomia e cognitivo linguistiche Valutazione e analisi delle funzioni neuropsicologiche Definizione obiettivi riabilitativi specifici per aree di competenza Stesura del piano riabilitativo generale Definizione del programma settimanale o mensile degli interventi Verifica periodica e ridefinizione obiettivi