David Foster Wallace (Fate, Time and Language).pdf
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204DFW204
JRI sette sogniW.T. Vollman
TheFranchiserS. Elkin
Gilesragazzo-capra
La stelladi Ratner
Letters
InfiniteJest
Questa è l'acqua
Il pasto nudoW.S. Burroughs
Lecorrezioni
Contro il giorno
1984G. Orwell
L’arcobalenodella gravità
Fortemovimento
Il re pallido
Versi sataniciS. Rushide
L’incanto del lotto 49
Tutto, e di più
Rumore bianco
Considera l’aragosta
Oblio
V.
AranciaMeccanica
A. Burgess
Denti bianchiZ. Smith
AmletoW. Shakespeare
LolitaV. Nabokov
Underworld
CryptonomiconN. Stephenson
La ventisettesimacittà
Le perizie
Finale di partitaS. Beckett
Cent'annidi solitudineE. Hemingway
Fate, Timeand Language
Breve storia del tempoS. Hawking
La scopadel sistema
Una cosa divertenteche non farò mai più
La casadell’allegria
Biografie sessualiR. Kra!t-Ebing
Brevi interviste con uomini
schifosiLa ragazzacon i capelli strani
L'operastruggente di un formidabile genioD. Eggers
Tutto ciò che è accaduto, doveva accadere. Tutto ciò che acca-de e accadrà, deve accadere». È il fatalismo, spiegato da Da-vid Foster Wallace nella sua tesi di laurea, discussa nel !"#$ e pubblicata solo %& anni dopo. «Il problema è vecchio quanto Ari-stotele», scrive Wallace, con riferimento al capitolo nono del De Interpretatione: «Necessariamente domani vi sarà una battaglia
navale, oppure non vi sarà», si legge nell’Organon. Wallace prende in esame una versione più recente del problema: «Il famoso e famigera-to argomento di Taylor». Si parla di Richard Taylor, filosofo america-no autore del saggio del !"&% Fatalism (pubblicato dalla Philosophical Review, v. '!, n. !). Il giovane laureando sintetizza così il suo obiettivo polemico: «L’intenzione di Richard Taylor è di presentare un’argomen-tazione logico-formale per mostrare che noi non possiamo influenzare il corso degli eventi. L’asserzione di Taylor è che la dottrina del fatali-smo sia retta soltanto da presupposti filosofici di buonsenso accettati a livelli standard». Le premesse di buonsenso sono sei semplici proposizioni elencate da Taylor. Wallace le smonta, sin dall’inizio, una per una. Il fatalista non distingue i diversi tipi di necessità; Wallace fa notare che bisogna sepa-rare quella logica da quella fisica; quest’ultima, a sua volta, può essere generale oppure localizzata per un tempo e una situazione. Taylor chia-ma la sua prima presupposizione Legge del Terzo Escluso, LTE: “Ogni proposizione o è vera oppure è falsa”. Scrive Wallace: «È forse il caso di notare che questo non è LTE, ma il principio di bivalenza; un sistema
John Barth (3 libri)
Don DeLillo (3 libri)
William Gaddis (2 libri)
Jonathan Franzen (3 libri)
Libri di altri autori
David Foster Wallace (10 libri)Una mappa, mille recensioniCome misurare l’eredità culturale di David Foster Wallace? Esaminando tutte le reazioni dei critici letterari. È quello che ha fatto Ed Finn nel suo saggio Becoming
Yourself: The Afterlife of Reception (www.edfinn.net). Tutte le recensioni in un solo database. Il risultato è questo: una rete con al centro Infinite Jest che arriva fino a Nabokov e Orwell.
OPERA PRIMA — Fato, tempo e linguaggio. Dalla tesi di laurea di David Foster Wallace, fino agli ultimi libri. Ne parla Antonio Sgobba
Thomas Pynchon (4 libri)
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206
Considera l’aragostaD.F. Wallace
Il sangue è randagioJ. Ellroy
Le regole dell’attrazioneB.E. Ellis
Casa di foglieM.Z. Danielewski
Il giardinodelle magie
A. Ho!man
SantuarioW. Faulkner
VinelandT. Pynchon
VolponeB. Johnson
Nel cuore del paeseW.H. Gass
L’arcobaleno della gravitàT. Pynchon
Infinite Jest D.F. Wallace
Questa è l’acquaD.F. Wallace
OblioD.F. Wallace
David Foster Wallace’s Infinite Jest:A Reader’s GuideS. Burn
Elegant Complexity: A Study of David Foster Wallace’s Infinite JestG. Carlisle
UnderstandingDavid Foster WallaceM. Boswell
Come diventarese stessiD. Lipsky
Fate, Time and LanguageD.F. Wallace
Tutto, e di più D.F. Wallace
La ragazza dai capelli straniD.F. Wallace
Brevi intervistecon uomini schifosi D.F. Wallace
Una cosa divertente che non farò mai più
D.F. Wallace
La scopa del sistemaD.F. Wallace
Il re pallidoD.F. Wallace
D.F.W.
Testi su D.F.W.
Altri autori
I lettori online, un’altra galassiaOppure la vera eredità di Wallace la misurano i lettori? Ecco la rete ottenuta a partire dalle recensioni e dagli acquisti dei clienti Amazon. Il risultato è un canone piuttosto diverso da quello dei critici di professione. «Le connessioni dei lettori sono imprevedibili: dal teatro del ’!"" ai romanzi di oggi — scrive Ed Finn — e per capire che cosa è rimasto di Wallace, non
si può dimenticare il suo successo commerciale». Se ci limitiamo al mercato italiano, infatti, solo negli ultimi mesi sono arrivati tre libri dell’autore suicidatosi nel #""$: la versione riveduta e corretta del suo saggio sull’infinito, Tutto, e di più (Codice); la lunga intervista rilasciata a David Lipski, Come diventare se stessi (minimum fax) e il romanzo incompiuto, Il re pallido (Einaudi).
ANTONIO SGOBBA Giornalista. Twitter: @antoniosgobba
in cui vale LTE è un sistema in cui (p v -p) è un teorema». Per a%ronta-re le altre cinque presupposizioni — in cui entrano in ballo i concetti di condizioni necessarie e su&cienti — il ventiquattrenne Wallace si serve degli strumenti della logica modale, in particolare della cosiddet-ta grammatica di Montague, una teoria semantica e sintattica della lingua naturale. In alcune pagine il lettore è messo di fronte a stringhe di simboli a prima vista incomprensibili. Forse questo spiega anche il paradosso di un’opera prima che ai lettori arriva per ultima, stampata solo quest’anno da Columbia University Press con il titolo Fate, Time and Language. Per l’edizione italiana bisognerà attendere il #"'#, sa-rà pubblicata da Einaudi, tradotta da Giovanna Granata. L’accoglienza della critica è stata tiepida. «Una performance virtuosistica. Non è chia-ro se di qualche valore. Destinata a essere dimenticata» è stato il giudi-zio dello storico delle idee Anthony Gottlieb. «La filosofia analitica mi ricorda la conta dei fagioli — o meglio l’enumerare i modi di contare i fagioli. La letteratura può essere guidata dalle visioni di Heidegger o Blanchot, più che dalla logica di Russell o Ayer», ha scritto Tom Mc-Carthy, critico letterario del New York Times.Nell’altra opera pubblicata postuma quest’anno, Il re pallido, c’è un personaggio chiamato David Wallace. Uno dei suoi nomignoli è «il gio-vanotto foruncoloso»; è un richiamo a La terra desolata di Eliot («the young man carbuncular», verso #('). Anche Eliot pubblicò la sua tesi giovanile in filosofia, )* anni dopo averla scritta. Allora ammise che non capiva più di che cosa parlava, a%ermò che sarebbe stata interes-sante solo per gli studiosi dell’evoluzione della sua prosa. È così anche per Wallace? Il suo primo contributo alla filosofia va considerato tra-
scurabile? No, se seguiamo il giovane filosofo nelle sue argomentazioni. «È ovviamente necessario per una disamina informata della teoria di Taylor spiegare che cosa sia esattamente il fatalismo», scrive Wallace. «Per la teoria fatalista le persone, in qualità di agenti, non possono fa-re nulla ma debbono seguire il flusso degli eventi, sui quali non hanno alcuna influenza». Il problema è anche quello del libero arbitrio e del valore della scelta; tema ricorrente, fino a uno dei suoi ultimi interven-ti: Questa è l’acqua. Per capire come l’oggetto delle sue +* pagine di tesi sia rimasto centrale in tutte le sue opere, si può leggere questo brano di Taylor: «Un fatalista è una persona che non può fare nulla riguardo al proprio futuro. Crede che non dipenda da lui quello che avverrà l’anno prossimo, domani, o addirittura fra un momento. Crede che persino il suo comportamento non sia minimamente controllabile con le sue sole forze, come non lo sono i movimenti distanti dei corpi celesti, gli eventi della storia remota, o gli sviluppi politici in paesi lontani. Suppone, di conseguenza, che sia inutile per lui deliberare di qualsiasi cosa». De-scritto così sembra uno dei protagonisti di Infinite Jest. O uno imbar-cato sulla crociera di Una cosa divertente... O un impiegato del fisco in-trappolato tra le pagine di Il re pallido. Wallace si dedicò alla meticolosa confutazione di Taylor perché credeva che l’idea di non poter fare nulla contro il proprio destino fosse «una strana ed infelice dottrina metafisi-ca che usa violenza su alcune delle nostre più fondamentali intuizioni sulla libertà umana». Lo aveva scritto nel suo primo libro, lo avrebbe scritto anche nell’ultimo.
Le zone della mappa
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