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I gas serra sono annoverati tra i principali responsabili dell’effetto serra: sono infatti gas trasparenti alle radiazioni solari e opachi allo spettro delle radiazioni infrarosse proprie della superficie terrestre. Sono in ordine di importanza: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido d’azoto (N2O), clorofluorocarburi (CFC), ozono (O3). Nella tabella successiva si riportano i dati elaborati per il 1995 e per il 2000, a partire dalle stime di emissione dei principali gas serra (CO2, CH4, N2O), a livello comunale, rese disponibili dall’Inventario regionale. Dati emissioni gas serra (progetto co.s.va.21) La tabella evidenzia come i consumi energetici e le conseguenti emissioni di gas serra dell’area Valdera presentano valori non elevati. Si evidenzia poi come il gas serra emesso in quantità più rilevanti sia ovviamente la CO2. Molto più ridotte risultano le emissioni di metano e protossido di azoto. I gas serra sono comunque in netta diminuzione tra il 1995 e il 2000 come mostrato dal seguente diagramma: Confronto emissioni gas serra dati 1995-2000 (progetto co.s.va.21) 36

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I gas serra sono annoverati tra i principali responsabili dell’effetto serra: sono infatti gas trasparenti alle radiazioni solari e opachi allo spettro delle radiazioni infrarosse proprie della superficie terrestre. Sono in ordine di importanza: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido d’azoto (N2O), clorofluorocarburi (CFC), ozono (O3). Nella tabella successiva si riportano i dati elaborati per il 1995 e per il 2000, a partire dalle stime di emissione dei principali gas serra (CO2, CH4, N2O), a livello comunale, rese disponibili dall’Inventario regionale.

Dati emissioni gas serra (progetto co.s.va.21)

La tabella evidenzia come i consumi energetici e le conseguenti emissioni di gas serra dell’area Valdera presentano valori non elevati. Si evidenzia poi come il gas serra emesso in quantità più rilevanti sia ovviamente la CO2. Molto più ridotte risultano le emissioni di metano e protossido di azoto. I gas serra sono comunque in netta diminuzione tra il 1995 e il 2000 come mostrato dal seguente diagramma:

Confronto emissioni gas serra dati 1995-2000 (progetto co.s.va.21)

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Confrontando i dati del 1995 e del 2000 si assiste ad una diminuzione per il metano, molto consistente per tutti i comuni con punte di circa 80% per il comune di Lari e oltre il 60% di Calcinaia; unica eccezione è il comune di Pontedera con un aumento di più del 15%; l’anidride carbonica è diminuita dal 15 a oltre il 50% per tutti i comuni, mentre il protossido di azoto è diminuito dal 18 a oltre il 40%. La tendenza a livello provinciale dal confronto 1995/2000 è per CO2 e CH4, di un aumento rispettivamente di circa il 12 e il 22%, mentre per il N2O si ha una riduzione di circa il 30%. I dati I.R.S.E. sulle stime delle emissioni dei principali inquinanti in aria considerati si riferiscono all’anno 1995 e all’anno 2000 e sono il monossido di carbonio (CO), i composti organici volatili (COV), gli ossidi di azoto (NOx), le polveri respirabili (PM10), gli ossidi di zolfo (SOx); di seguito sono riportate le variazioni rilevate:

Variazioni emissioni totali di inquinanti dati 1995-2000 (progetto co.s.va.21)

Come si può vedere in tabella su tutti i Comuni, ad esclusione di Pontedera per i COV, si ha una riduzione di tutti i principali inquinanti con % di variazione comprese tra il 3,6% e 11,8 per il CO, di circa il 13 al 51 % dei COV, (ad eccezione come già evidenziato di Pontedera), dal 30 al 40 % circa per gli ossidi di azoto, le polveri all’incirca diminuiscono del 45 % su tutti i Comuni e fino a quasi il 60% l’SOx. Nelle seguenti tabelle riportiamo il numero delle aziende con autorizzazione provinciale o regionale all’emissione in atmosfera per gli anni dal 2002 al 2004.

Aziende con autorizzazione provinciale alle emissioni (progetto co.s.va.21)

Aziende con autorizzazione regionale alle emissioni (progetto co.s.va.21)

Sul territorio comunale di Bientina risultano al 2004 n.6 aziende autorizzate all’emissione in atmosfera da parte della Provincia di Pisa e n.90 aziende autorizzate dalla Regione Toscana ai sensi dell’ex art.12 D.P.R. 203/88. Non sono comunque presenti aziende a rischio di incidente rilevante.

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3.2.6. Dotazione rete di rilevamento (R)

L’esistenza di una rete di rilevamento, che copra in modo piuttosto omogeneo tutto il territorio e che sia in grado di rilevare nel tempo i principali inquinanti atmosferici, consente di garantire un efficace monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e di effettuare corrette valutazioni della qualità dell’aria ambiente. In tale ottica, risulta significativa l’individuazione delle centraline di monitoraggio esistenti sul territorio.

L’obiettivo ambientale auspicabile è l’adeguatezza della rete ai criteri definiti dalle norme vigenti (direttiva europea 99/30/CE, recepita in Italia con il Dlgs 4 agosto 1999, n. 351 e il DM 2 aprile 2002, n. 60).

Le evidenze riscontrate sono state: - il territorio del SEL 12 presenta attualmente una sola centralina di monitoraggio atmosferico di proprietà della Provincia e gestita da ARPAT, situata in via della Misericordia nel Comune di Pontedera; attualmente la centralina è in grado di rilevare i valori relativi agli ossidi di azoto, l’ossido di carbonio, gli idrocarburi non metanici e l’ozono; - la localizzazione della centralina in tale zona è dovuta al fatto che Pontedera rappresenta il principale nucleo urbanizzato del SEL12; - la valutazione dei rendimenti strumentali, calcolati come percentuale dei dati generali validi rispetto al totale teorico, ha messo in evidenza rendimenti quasi tutti superiori al 90%, tranne che per le polveri; l’analizzatore, essendo di vecchia tecnologia e non raggiungendo una percentuale di dati significativa, è stato infatti dimesso a partire da gennaio 2002; - il Piano regionale di rilevamento, pur non valutando la possibilità di installare nuove centraline nella zona, indica come necessario l’aumento della funzionalità della centralina esistente: il monitoraggio nel SEL 12 va, infatti, mantenuto e incrementato.

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4. SUOLO E SOTTOSUOLO

4.1. Elementi di criticità

Il Comune di Bientina è dotato di uno studio geologico tecnico e di uno studio idrologico-idraulico, realizzati a supporto della Variante al Piano Strutturale ed al Regolamento Urbanistico di adeguamento alla L.R.1/05, i cui elaborati cartografici risultano redatti secondo il recente decreto 26/R/07, che attua l’art.62 della Legge Regionale n.1 del 2005, per la definizione della pericolosità geomorfologica, della pericolosità idraulica, della vulnerabilità idrogeologica e della pericolosità sismica del territorio comunale. Per quanto riguarda gli aspetti idraulici il territorio comunale bientinese è caratterizzato da aree a pericolosità idraulica media (I2) nella sua porzione di pianura centro-meridionale e da aree a pericolosità idraulica elevata e molto elevata (I3 - I4) nella sua porzione di pianura centro-settentrionale. La parte collinare del Comune di Bientina è invece prevalentemente caratterizzata da aree a pericolosità idraulica bassa (I1). Queste classificazioni per gli aspetti idraulici derivano dalle verifiche idrologico-idrauliche condotte dall’Ing. Alessio Gabbrielli di Scandicci (FI) il quale ha indagato, in coordinamento con l’Autorità di Bacino del Fiume Arno e del Genio Civile di Pisa, le dinamiche idrauliche del Canale Emissario Bientina, del Fosso Fungaia e della Fossa Nuova, verificando scenari corrispondenti ad eventi di piena con tempi di ritorno cinquecentennale, duecentennale, centennale, trentennale e ventennale. Per quanto riguarda gli aspetti geomorfologici il territorio bientinese è prevalentemente caratterizzato da aree a pericolosità geomorfologica media (G2) nella sua porzione di pianura centro-occidentale, in quella meridionale e nelle porzioni collinari caratterizzate da una morfologia di spianata; da aree a pericolosità geomorfologica elevata (G3) nella sua porzione di pianura centro-orientale, in quella settentrionale e lungo i versanti delle porzioni collinari; da aree a pericolosità geomorfologica molto elevata (G4) nelle limitate porzioni di pianura interessate dai principali corsi d’acqua ed in alcune piccole aree situate nella porzione collinare settentrionale. Particolare attenzione deve essere posta nella porzione centro-orientale del padule che è stata interessata negli ultimi vent’anni da fenomeni di subsidenza indotta dai forti pompaggi del vicino campi pozzi dell’acquedotto delle Cerbaie. La zonizzazione di vulnerabilità idrogeologica degli acquiferi, operata in funzione del grado di protezione da eventuali elementi inquinanti, nella quale sono distinte le varie porzioni del territorio bientinese, ai sensi del P.T.C., evidenzia alcune aree critiche caratterizzate da protezione insufficiente che sono localizzate, in particolare, in corrispondenza dell’antico alveo del Fiume Arno presente al confine sud con il Comune di Calcinaia, delle conoidi pedecollinari, delle zone di alveo o di golena e delle zone interessate da laghetti. Negli ultimi anni non si registrano fenomeni sismici di rilievo, a conferma del fatto che il territorio del SEL 12, tra cui Bientina, non è caratterizzato da una elevata attività sismica. La definizione delle zone a maggior pericolosità sismica locale, ai sensi del 26/R/07, ha portato ad una zonizzazione del territorio comunale che comprende l’intera porzione di pianura bientinese in pericolosità sismica locale elevata (S3), mentre la porzione collinare bientinese ricade parte in pericolosità sismica locale media (S2) e parte in pericolosità sismica locale elevata (S3); non sono state individuate zone in pericolosità sismica locale molto elevata (S4) per l’assenza di fenomenologie attive. I Comuni del SEL 12 sono interessati per circa il 25% del proprio territorio da aree di elevato pregio ambientale, quali le superfici boscate; circa il 70% del territorio è inoltre costituito dalle aree agricole, particolarmente consistenti nelle aree pianeggianti, mentre le aree artificializzate costituiscono circa il 4% della superficie totale. Per circa il 50% dei siti da bonificare sono in fase di applicazione le procedure di bonifica previste dal D.M. 471/1999: in particolare, per tutti i siti individuati, è stata attivata la procedura amministrativa di bonifica e sono in corso le attività di indagine; per quanto riguarda i siti classificati a medio termine, costituiti interamente da discariche, non risultano ad oggi ancora attive le necessarie misure di bonifica.

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4.2. Gli indicatori analizzati

4.2.1. Pericolosità idraulica (S)

La carta della pericolosità idraulica del Comune di Bientina sintetizza la zonizzazione di pericolosità di tipo idraulico nella quale sono distinte le varie porzioni del territorio comunale secondo i criteri del D.P.G.R. 26/R/07 ed i risultati delle verifiche idrologico-idrauliche condotte sui principali corsi d’acqua per eventi di piena con tempi di ritorno cinquecentennale, duecentennale, centennale, trentennale e ventennale. Tali zonizzazioni di pericolosità idraulica sono state riportate sulla carta secondo le previste quattro categorie: I1-Pericolosità idraulica bassa, I2- Pericolosità idraulica media, I3- Pericolosità idraulica elevata, I4- Pericolosità idraulica molto elevata. Sulla carta sono riportate anche le aree interessate da eventi esondativi con tempi di ritorno inferiori a 20 anni in cui vige un vincolo di inedificabilità, essendo consentite solo nuove previsioni per infrastrutture a rete non diversamente localizzabili.

Nella categoria I1 di pericolosità idraulica bassa ricadono le seguenti aree: - tutta la porzione collinare del rilievo delle Cerbaie, ad est, e limitate porzioni dei Monti Pisani, ad Ovest. Nella categoria I2 di pericolosità idraulica media ricadono le seguenti aree: - quasi tutta la porzione del padule posta in sinistra idrografica del canale emissario ed a sud del fosso di confine che delimita l’inizio della zona abitata in località il Puntone; una stretta fascia pedecollinare posta in destra idrografica del canale emissario.

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Nella categoria I3 di pericolosità idraulica elevata ricadono le seguenti aree: - la porzione di padule in sinistra idrografica del canale emissario compresa tra la fossa tre di levante, a nord, ed il fosso di confine-fosso della biffa, a sud; una piccola porzione in destra idrografica del canale emissario nei pressi del fosso mangiolla; una limitata porzione in corrispondenza della parte centrale del fosso fungaia ed un’altra in corrispondenza della parte iniziale della fossa nuova. Nella categoria I4 di pericolosità idraulica molto elevata ricadono le seguenti aree: - la porzione di padule in sinistra idrografica del canale emissario posta a nord della fossa tre di levante; la porzione di padule in destra idrografica del canale emissario posta a nord del fosso mangiolla; una piccola porzione in corrispondenza della parte centrale del fosso fungaia ed un’altra in corrispondenza della parte iniziale della fossa nuova.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la riduzione delle aree a più elevata pericolosità e della popolazione eventualmente esposta a eventi esondativi.

Le evidenze riscontrate sono state: - il margine occidentale della pianura di Bientina è caratterizzato, procedendo da sud verso nord, dalla valle di Cascine di Buti che risulta solcata dal Rio Magno responsabile della deposizione e reincisione dei depositi alluvionali terrazzati, dalle varie piccole incisioni torrentizie lungo la porzione di versante dei Monti Pisani confinante con il territorio bientinese che demarcano l’idrografia locale costituita da modesti corsi d’acqua tra cui il Rio di Tanali ed il Rio la Valle degli Alberi e, più a nord, dalla valle di Castelvecchio di Compito percorsa dal Rio Visona di Castelvecchio; - il margine orientale della pianura è caratterizzato dai rilievi delle Cerbaie con una rete idrografica che si sviluppa in modo asimmetrico rispetto all’asse del rilievo e con un andamento subdendritico dei corsi d’acqua che scorrono lungo i versanti; procedendo da sud verso nord individuiamo le incisioni vallive del Rio Baccetto, Rio della Valle e del Rio Botricchio sul versante collinare che si affaccia sul padule di Bientina e del Rio Nero, Rio di Vaiano e Rio Ponticelli che demarcano il confine orientale con il territorio collinare di Santa Maria a Monte; - nella valle di Bientina i numerosi interventi di bonifica che si sono succeduti storicamente hanno determinato una rete idrografica complessa, costituita da fossi e canali di scolo con le loro relative arginature, zone di colmata, sponde lacustri, scavi e riporti di terreno per realizzare opere idrauliche; - la rete idrografica principale di scolo delle acque del territorio bientinese comprendente il Canale Emissario, il Canale della Navareccia, il Canale Rogio ed il Rio Ponticelli e la rete idrografica secondaria di scolo delle acque che fa capo, in maniera più o meno diretta, al Canale Emissario, consentono il deflusso delle acque del fondovalle; - le Idrovore attualmente in funzione nel padule di Bientina costituiscono l’elemento fondamentale del sistema di bonifica a scolo meccanico in atto, la bonifica si esplica attraverso vari comparti che presentavano l’attuale conformazione fin dai primi del 900; - il territorio bientinese non è soggetto a fenomeni esondativi del Fiume Arno; - i principali nuclei abitati del Comune di Bientina, sulla base delle verifiche idrologico-idrauliche svolte, non sono compresi in aree a pericolosità idraulica elevata o molto elevata.

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4.2.2. Pericolosità geomorfologica (S)

La carta della pericolosità geomorfologica del Comune di Bientina sintetizza la zonizzazione di pericolosità di tipo geomorfologico nella quale sono distinte le varie porzioni del territorio comunale secondo i criteri del D.P.G.R. 26/R/07. Tali zonizzazioni di pericolosità geomorfologica sono state riportate sulla carta secondo le previste quattro categorie: I1-Pericolosità geomorfologica bassa, I2- Pericolosità geomorfologica media, I3- Pericolosità geomorfologica elevata, I4- Pericolosità geomorfologica molto elevata. Sulla carta sono state sovrapposte e distinte anche le quattro classi relative alle precedenti aree a pericolosità da fenomeni geomorfologici di versante riprese dagli elaborati di sintesi del P.A.I. dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno: P.F.1-Moderata, P.F.2-Media, P.F.3-Elevata, P.F.4-Molto Elevata.

Per quanto riguarda le aree a pericolosità geomorfologica definite originariamente dal P.A.I., il territorio collinare bientinese ricadeva quasi interamente all’interno della P.F.2 ad esclusione di quattro piccole zone, presenti sul versante meridionale del rilievo che si affaccia sul Rio Nero, che sono comprese nella P.F.3. Le caratteristiche di pericolosità geomorfologica ai sensi del D.P.G.R. 26/R/07 per il territorio bientinese sono riconducibili alle categorie di pericolosità geomorfologica G2 (media), G3 (elevata) e G4 (molto elevata); risulta assente la categoria di pericolosità geomorfologica G1 (bassa).Nella categoria G2 di pericolosità geomorfologica media ricadono le seguenti aree:

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- in pianura: aree interessate da sedimenti alluvionali prive di elementi geomorfologici con una certa propensione al dissesto o aree interessate da elementi morfologici definibili inattivi come i paleoalvei; tali aree contraddistinguono la porzione meridionale e quella centro-occidentale della pianura bientinese. - in collina: aree interessate da terreni sabbiosi privi di elementi geomorfologici con una certa propensione al dissesto e prevalentemente situate in posizione morfologica di spianata; tali aree contraddistinguono le porzioni di dorsale del rilievo collinare bientinese maggiormente interessate dai nuclei abitativi. Nella categoria G3 di pericolosità geomorfologica elevata ricadono le seguenti aree: - in pianura: aree interessate da terreni di riporto relativi soprattutto alle arginature dei corsi d’acqua, al vecchio argine mediceo ed ai rilevati stradali, aree interessate dall’antico lago di Sesto, aree soggette a ristagno delle acque, aree pedecollinari di deposizione alluvionale ed aree interessate da fenomeni di subsidenza; tali aree contraddistinguono la porzione settentrionale e quella centro-orientale della pianura bientinese. - in collina: aree interessate da elementi morfologici e relative aree di influenza come orli di terrazzo, corona e corpi di frana quiescente, coni di deiezione, solchi di ruscellamento concentrato, erosione laterale di sponda ed accentuata acclività; tali aree contraddistinguono la gran parte dei versanti collinari delle Cerbaie. Nella categoria G4 di pericolosità geomorfologica molto elevata ricadono le seguenti aree: - in pianura: sono le aree dei corsi d’acqua principali racchiuse dagli argini e/o cigli di sponda e gli specchi d’acqua come alcuni piccoli laghetti artificiali presenti in pianura; corrispondono quindi essenzialmente al percorso del canale emissario da nord verso sud, a quello del canale rogio da ovest verso est ed a quello del rio ponticelli, del fosso di confine, del rio di vaiano, del fosso di fungaia e della fossa nuova da est verso ovest. - in collina: piccole zone interessate da soliflusso e relativa area di influenza ed aree interessate da specchi d’acqua collinari e dal più grande lago artificiale; tali aree si trovano prevalentemente nella parte settentrionale delle colline bientinesi.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la riduzione delle aree a più elevata pericolosità e della popolazione eventualmente esposta ad eventi franosi, erosivi e di subsidenza.

Le evidenze riscontrate sono state: - il territorio collinare bientinese non è soggetto a fenomeni franosi attivi; - le forme, processi e depositi gravitativi di versante presenti sul territorio bientinese sono: corona di frana quiescente: alcune corone di distacco sono presenti alla testata di frane

antiche quiescenti di modesta estensione areale interessanti il territorio collinare delle Cerbaie, soprattutto nella porzione meridionale delle colline stesse; corpo di frana quiescente: sono presenti alcune frane antiche quiescenti che interessano i

rilievi delle Cerbaie ed, in particolare, quelle aventi una maggiore estensione areale sono ubicate nella porzione sud est, lungo il versante che si affaccia sul Rio Nero e che è interessato in affioramento dai passaggi litostratigrafici tra CPL, SC e CG; soliflusso: alcune aree soggette ad un movimento molto lento dei terreni più superficiali

costituiti da sedimenti più fini capaci di imbeversi d’acqua e di produrre modeste deformazioni per colamento: sono presenti sul territorio bientinese nella porzione nord delle colline delle Cerbaie ed in prevalenza sul versante che si affaccia nella vallecola dove scorre il Rio di Vaiano; aree soggette a franosità in terreni particolarmente acclivi: sono presenti in alcune porzioni

di versante delle colline delle Cerbaie anche se non diffusamente. - le forme, processi e depositi per acque correnti superficiali presenti sul territorio bientinese sono: paleoalveo: nella valle di Bientina sono presenti diversi tratti di alvei fluviali sepolti,

testimonianza del divagare dei corsi d’acqua, tra cui quello più importante e noto ubicato in corrispondenza del margine meridionale del Comune di Bientina, al confine con il Comune di Calcinaia; quest’ultimo è relativo all’antico corso fluviale dell’Arno che formava, prima della deviazione avvenuta nel XVI sec. ad opera dell’uomo, due anse: una convessa verso nord all’altezza di Bientina ed una convessa verso sud con la quale il corso del fiume lambiva da una parte il rilievo delle Cerbaie e dall’altra il Monte Pisano all’altezza di Vicopisano;

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antico lago di Bientina: nella porzione nord del padule è presente l’area in cui si estendeva l’antico lago di Bientina; orlo di terrazzo: sul rilievo collinare delle Cerbaie sono presenti gli orli di scarpata di

erosione fluviale o torrentizia al bordo di terrazzi, ovvero il limite di passaggio tra una morfologia sommitale di spianata ed una morfologia di versante in scarpata; coni di deiezione: sono presenti soprattutto lungo il margine orientale dei monti Pisani nella

zona di Tanali e solo in due piccole porzioni più basse del rilievo meridionale delle Cerbaie; solco da ruscellamento concentrato: è diffuso all’interno delle numerose incisioni vallive

che si ramificano sui versanti delle colline delle Cerbaie fino a convergere nel fondovalle; area pedecollinare di deposizione alluvionale: si colloca nella fascia pedecollinare

all’altezza della zona di Tanali, al margine occidentale del padule di Bientina; aree soggette a franosità per erosione laterale di sponda: sono ampiamente diffuse sul

rilievo collinare delle Cerbaie, favorite anche dalla composizione sabbiosa dei suoi terreni. - Le forme, processi e depositi antropici presenti sul territorio bientinese sono: riporto: nel fondovalle sono presenti i terreni di riporto relativi soprattutto alle arginature

fluviali e dei canali artificiali, oltre ai rilevati stradali; area maggiormente interessata negli ultimi vent’anni da fenomeni di subsidenza indotta:

tale perimetrazione deriva dalle indagini idrogeologiche recentemente svolte dai geologi F. Mezzetti e G. Nolledi per il controllo dello stato della falda sotterranea del padule di Bientina utilizzata per scopi potabili per conto sia dell’Amministrazione Comunale di Bientina che dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno e del Fiume Serchio.

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4.2.3. Vulnerabilità idrogeologica (S)

La carta della vulnerabilità idrogeologica del Comune di Bientina sintetizza la zonizzazione di vulnerabilità idrogeologica degli acquiferi in funzione del grado di protezione da eventuali elementi inquinanti nella quale sono distinte le varie porzioni del territorio comunale, secondo i criteri indicati dal P.T.C. della Provincia di Pisa; sulla carta le perimetrazioni sono ricondotte alle relative classi e sottoclassi: 1-Irrilevante, 2-Bassa, 3-Media (sottoclasse 3a e 3b), 4-Elevata (sottoclasse 4a e 4b).

Le caratteristiche di vulnerabilità idrogeologica ai sensi del P.T.C. per il territorio bientinese sono riconducibili alle classi 2, 3a, 3b, 4a e 4b (pericolosità bassa, media ed elevata).Nella classe 2 di vulnerabilità ricadono le seguenti aree: - aree di fondovalle interessate da terreni palustri e di colmata a molto bassa permeabilità, in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda superiori a 30 giorni; in questa classe è compresa la porzione centrale e settentrionale della pianura bientinese e parte di quella meridionale. Nella classe 3a di vulnerabilità ricadono le seguenti aree: - aree di fondovalle caratterizzate da terreni a prevalenza argillosa e limosa da bassa a medio-bassa permeabilità, in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda tra i 15 ed i 30 giorni;- aree collinari caratterizzate da terreni sabbiosi di media permeabilità morfologicamente non pianeggianti e non interessate da ruscellamento preferenziale delle acque superficiali; in questa classe è compresa una parte della pianura meridionale bientinese, una parte della fascia pedecollinare dei Monti Pisani e gran parte dei versanti delle colline delle Cerbaie.

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Nella classe 3b di vulnerabilità ricadono le seguenti aree: - aree di fondovalle caratterizzate da terreni a prevalenza limosa e sabbiosa di media permeabilità o da terreni di minore permeabilità con caratteristiche idrogeologiche particolari e tali in cui, anche per essi, sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda tra i 7 ed i 15 giorni; - aree collinari caratterizzate da terreni a prevalenza sabbiosa di media permeabilità in zone morfologicamente pianeggianti o interessate da ruscellamento preferenziale delle acque superficiali; in questa classe è compresa una parte della pianura meridionale bientinese, una parte della fascia pedecollinare dei Monti Pisani, la parte sommitale delle colline delle Cerbaie e gran parte delle sue incisioni vallive. Nella classe 4a di vulnerabilità ricadono le seguenti aree: - aree di fondovalle e pedecollinari caratterizzate da terreni a prevalenza sabbiosa e ghiaiosa di media permeabilità, in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda tra i 1 ed i 7 giorni; in questa classe è compresa la zona dell’antico alveo del Fiume Arno e le zone di conoide.Nella classe 4b di vulnerabilità ricadono le seguenti aree: - aree in cui si possono ipotizzare tempi estremamente bassi di penetrazione e di propagazione in falda di eventuali inquinanti come le zone di alveo o di golena, le zone interessate da laghetti e le zone di cava in pianura; in questa classe è compreso il corso del Canale Emissario, del Canale Rogio, della Fossa Nuova e del Rio Ponticelli, il lago artificiale sulle colline delle Cerbaie nei pressi della località Vaiano e due piccole zone, di cui una di estrazione, lungo il margine meridionale delle Cerbaie.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la riduzione delle aree a più elevata vulnerabilità e loro salvaguardia e bonifica.

Le evidenze riscontrate sono state: - il territorio del Comune di Bientina è caratterizzato da terreni da medio-bassa a molto bassa permeabilità nelle porzioni di fondovalle e da terreni da medio-alta a media permeabilità nella porzione collinare.

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4.2.4. Uso del suolo (S)

La classificazione del territorio provinciale è stata effettuata attraverso l’utilizzo della carta di uso del suolo elaborata nel 1995 dalla Regione Toscana attraverso l’utilizzo della metodologia Corine Land-Cover, a partire dall’interpretazione di immagini da satellite nel periodo 1990-1992 e dalla fotointerpretazione di immagini di voli aerei condotti nel periodo 1988-1989.

L’obiettivo ambientale auspicabile è l’incremento delle aree a più elevato pregio ambientale ed il contenimento dell’espansione delle superfici artificializzate.

Le evidenze riscontrate sono state: - il SEL 12 è interessato per circa il 25% del proprio territorio da aree di elevato pregio ambientale, quali le superfici boscate;

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- circa il 70% del territorio è inoltre costituito dalle aree agricole, particolarmente consistenti nelle zone pianeggianti; - le aree artificializzate urbane e industriali costituiscono circa il 4% della superficie del SEL; percentuale superiore solo a quella rilevata nel SEL 15.2 –Val di Cecina.

4.2.5. Rischio sismico (S)

Il territorio regionale risulta suddiviso in 4 zone sismiche, in base ai valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo (ag/g), con probabilità di superamento del 10% in 50 anni: - zona 1: accelerazione orizzontale > 0,25; - zona 2: accelerazione orizzontale 0,15 - 0,25; - zona 3: accelerazione orizzontale 0,05 - 0,15; - zona 4: accelerazione orizzontale < 0,05. A valori di accelerazione maggiori, è associata una maggiore ’sismicità’ dell’area; in particolare, in base alla zonizzazione sismica di un territorio sono definite specifiche norme progettuali e costruttive da applicarsi ai sensi delle Norme tecniche per le Costruzioni del D.M. 14.09.05 e successive modificazioni. Il Comune di Bientina per quanto riguarda il rischio sismico è classificato in zona 2 (media sismicità) ai sensi dell’Ordinanza PCM 3274 del 20.03.2003. Tale classificazione, a seguito dell’approvazione dei “Criteri generali da utilizzare per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” con l’O.P.C.M. n.3519 del 28.04.2006, è stata rivisitata da parte della Regione Toscana che con D.G.R.T. n.431 del 19.06.2006 ha proposto una riclassificazione sismica del territorio regionale sulla base della mappatura della pericolosità sismica di riferimento contenuta nella suddetta ordinanza. In tale mappa di pericolosità sismica (MPS) della Toscana (valore mediano), viene attribuito al territorio comunale bientinese un valore di accelerazione massima del suolo (ag) compreso tra 0,100g e 0,125g, di conseguenza la proposta di riclassificazione sismica regionale, che tra l’altro inserisce delle sottozone per meglio descrivere l’azione sismica, ne prevede il declassamento dalla “zona 2” alla “zona 3S” di minore pericolosità sismica sebbene specifichi che in tale zona non viene diminuito il livello di protezione precedente e le costruzioni devono essere progettate e realizzate con le azioni sismiche della “zona 2”. La normativa prevede la caratterizzazione geofisica e geotecnica del profilo stratigrafico del suolo da individuare in relazione ai parametri di velocità delle onde di taglio (S) mediate sui primi 30 metri di terreno (Vs30); la litologia ed i loro spessori devono essere valutati in termini di velocità delle onde di taglio. La carta delle Zone a Maggior Pericolosità Sismica Locale (ZMPSL) del Comune di Bientina sintetizza la zonizzazione di pericolosità di tipo sismico nella quale sono distinte le varie porzioni del territorio, secondo i criteri del D.P.G.R. 26/R/07; tali zonizzazioni prevedono quattro categorie: S1-Pericolosità sismica locale bassa, S2- Pericolosità sismica locale media, S3- Pericolosità sismica locale elevata, S4- Pericolosità sismica locale molto elevata. Ciascuna di queste quattro categorie comprende delle tipologie di situazioni di carattere geologico, morfologico e geologico-tecnico per le quali corrispondono altrettanti possibili effetti in caso di evento sismico; la classe di pericolosità sismica è determinata dalla situazione prevalente in ogni singola zona, in funzione, a sua volta, della zona sismica di riferimento (zona sismica 3S per il Comune di Bientina). Il territorio bientinese è stato così ricondotto alle categorie di pericolosità sismica locale S2 (media) e S3 (elevata); l’intera porzione di pianura ricade in S3, la porzione di collina ricade parte in S3 e parte in S2, mentre non sono state individuate zone in S1 (bassa) e zone in S4 (molto elevata) per l’assenza di frane attive.

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L’obiettivo ambientale auspicabile è il monitoraggio del fenomeno; l’adozione di opportune misure di prevenzione nella pianificazione territoriale e nella costruzione di nuovi edifici.

Le evidenze riscontrate sono state: - negli ultimi anni non si sono registrati fenomeni sismici di rilievo, a conferma del fatto che il SEL 12 non è caratterizzato da una elevata attività sismica; - non sono state individuate zone caratterizzate da pericolosità sismica locale molto elevata per l’assenza di fenomenologie di versante attive.

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4.2.6. Attività estrattive (P)

Le cave rappresentano una pressione considerevole sul suolo e sull’ambiente in generale, sia dal punto di vista della sottrazione di una risorsa non rinnovabile sia perché vanno a costituire alterazioni profonde del paesaggio, spesso irreversibili. I dati utilizzati per il presente indicatore si riferiscono alle autorizzazioni concesse dalla Provincia di Pisa, aggiornate al marzo 2003.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la riduzione dell’impatto ambientale delle attività estrattive ed il contenimento dello sfruttamento dei materiali provenienti dalle cave.

Le evidenze riscontrate sono state: - sul territorio comunale di Bientina non risulta presente alcuna attività estrattiva.

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4.2.7. Siti da bonificare (P/R)

La Regione Toscana classifica i siti da bonificare, perché aree inquinate, in base alla priorità di intervento, secondo le seguente categorie: - siti a “breve termine”; - siti a “medio termine”; - siti “con necessità di ripristino ambientale”; - siti “con necessità di approfondimento” (fase C). Il quadro conoscitivo è riportato in sintesi nei soprastanti grafici.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti da bonificare.

Le evidenze riscontrate sono state: - per quanto riguarda i siti classificati a medio termine, questi sono costituiti interamente da discariche;- la superficie complessivamente interessata da siti a breve termine e a medio termine è di circa 16.000 mq.

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- per una quota significativa dei siti da bonificare individuati nel SEL 12, si prevede l’applicazione delle procedure previste dall’articolo 17 del D.Lgs. 22/97: questa tipologia di siti è costituita principalmente dai distributori di carburante dimessi o interessati da sversamenti dei serbatoi contenenti il carburante: nonostante l’emanazione della normativa specifica sui serbatoi interrati (Decreto 246/1999), il problema dell’inquinamento del suolo e delle falde a causa di sversamenti di serbatoi interrati contenenti carburante costituisce dunque un tema di piuttosto rilevante per questo SEL e, più in generale, per tutta la Provincia di Pisa.

Nella seguente tabella riportiamo le tre aree, con la loro estensione, del Comune di Bientina che necessitano di interventi di bonifica del suolo secondo i dati forniti dalla Provincia di Pisa.

Siti contaminati da bonificare dati 2004/2005 (progetto co.s.va.21)

L’area da bonificare della Tecnoceramica si presenta piuttosto estesa e tra i Comuni della Valdera, di cui Bientina fa parte, risulta il secondo per estensione dopo la ex fornace Braccini a Pontedera.

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5. PAESAGGIO E NATURA

5.1. Elementi di criticità

Il territorio del SEL 12 è caratterizzato da una elevata potenzialità naturale e paesaggistica rappresentata da un mosaico di ambienti e biotipi di notevole valore ecologico e ambientale. La modesta incidenza delle superfici urbanizzate come delle infrastrutture viarie si accompagna a un discreto livello di integrità strutturale degli ambienti naturali presenti, favorendo la potenziale conservazione delle risorse bioecologiche. Tale patrimonio risulta comunque soggetto a un complesso di fattori di rischio che sono in grado nel tempo di erodere tali risorse e ridurre il valore complessivo dei territori. La naturalità del paesaggio dipende innanzitutto dalle modalità di gestione dei vari tipi di soprassuolo, in primo luogo quello forestale che rappresenta uno degli elementi di maggior pregio dell’intero territorio. Come in altre aree della Toscana, i metodi e le scelte legate alle attività selvicolturali incidono sulla conservazione complessiva delle risorse del bosco. I piani dei tagli spesso non tengono sufficientemente conto delle dinamiche evolutive del bosco, rischiando di innescare processi di impoverimento dei suoli e della qualità della componente vegetale con l’ingresso di specie aggressive come la robinia o l’ailanto. I dati disponibili, relativi agli anni 1991 e 2000, indicano per il SEL 12 un decremento complessivo della superficie forestale e del relativo indice di boscosità, aspetto che rischia nel tempo di minare la stabilità complessiva e la struttura originaria del tessuto del paesaggio.Il dato più rilevante risulta la scarsa presenza di aree naturali protette, l’unica nel SEL 12 è la A.N.P.I.L. Bosco di Tanali nel territorio comunale di Bientina. Sempre nel Comune di Bientina sono presenti due Siti di Importanza Regionale (SIR): il primo corrisponde alla porzione di territorio delle colline delle Cerbaie ed il secondo all’area protetta del Bosco di Tanali - Bottaccio della Visona. L’alta potenzialità ancora presente delle risorse naturali non si accompagna ad esperienze di gestione che ne preservino le peculiarità e ne valorizzino i pregi. L’analisi dei dati relativi alla superficie percorsa da incendi, nel periodo 1997-2001, ha evidenziato una riduzione costante dell’incidenza e dell’entità del fenomeno. Nonostante la limitata estensione del fenomeno, gli incendi rimangono tuttavia un importante fattore di rischio per l’integrità strutturale del paesaggio del territorio del SEL 12, data l’ancora elevata superficie delle aree boschive presenti.

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5.2. Gli indicatori analizzati

5.2.1. Naturalità del paesaggio (S)

La naturalità del paesaggio rappresenta un indice significativo rispetto al grado di pressioni ambientali che insistono sul territorio e che spesso determinano una riduzione del livello di complessità e integrità strutturale degli ecosistemi, associata a un’erosione generalizzata degli elementi naturali sia di sistema (biotipi) che individuali (specie animali e vegetali). La presenza di un tessuto di formazioni forestali ampio e diversificato costituisce un indicatore di integrità e funzionalità, essendo i boschi sede di processi biologici e ambientali di fondamentale importanza per la qualità naturale complessiva di un territorio. L’indicatore ambientale ‘Naturalità del paesaggio è stato quindi definito attraverso la stima percentuale della copertura areale della componente boschiva rispetto alla superficie complessiva, valutando e confrontando le variazioni della superficie forestale nell’arco di un decennio.

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Dati superficie forestale al 2004/05 (progetto co.s.va.21)

Il Comune di Bientina, seguito da quello di Calcinaia e Ponsacco, presenta la minore % di superficie forestale comunale.

L’obiettivo ambientale auspicabile è il mantenimento della quantità e della qualità della superficie forestale ed il miglioramento della naturalità complessiva del paesaggio.

Le evidenze riscontrate sono state: - i dati disponibili, relativi agli anni 1991 e 2000, indicano per il SEL 12 un leggero decremento complessivo della superficie forestale e del relativo indice di boscosità; - il dato del SEL 12 è sostanzialmente in linea con la situazione presente negli altri SEL della Provincia tranne che per la situazione del SEL 15.2 dove si è registrato un aumento della superficie forestale; - nonostante la diminuzione percentuale risulti inferiore a quella del SEL 11 e di poco superiore a quella del SEL 13, la superficie boscata persa, nel decennio considerato, è di gran lunga maggiore (più di 1.000 ha ); - il SEL 12 possiede complessivamente caratteri di notevole naturalità del paesaggio in ragione delle ampie zone ancora non interessate da centri urbani o opere infrastrutturali. La morfologia del territorio alterna estese ondulazioni collinari adibite prevalentemente a uso agricolo ai contrafforti rocciosi della parte alta del bacino del fiume Era, dominati da distese di boschi in alcuni casi assai ampie e caratterizzate da elementi naturali di grande pregio ambientale;- l’area del SEL 12 possiede infatti un’elevata diversità ecologica grazie ai suoi peculiari caratteri geomorfologici, litologici e climatici. La sua ampia escursione altitudinale, associata alla collocazione in un’area fitogeografica di transizione, permettono l’esistenza di una copertura vegetale notevolmente diversificata in termini floristici, ecologici e strutturali. Dai boschi e dalle fitocenosi planiziali della zona di Pontedera e del padule di Bientina si arriva, nelle zone più interne e a maggior quota, a tipologie forestali e comunità vegetali tipicamente mesofile e submontane; - inoltre, l’estesa copertura forestale si integra e si compenetra in modo continuamente variabile con le ampie superfici ad uso agricolo, le siepi e i corridoi ecologici naturali, le aree fluviali e le formazioni vegetali riparie, contribuendo alla creazione di un mosaico di biotipi di assoluto rilievo ambientale; - sul territorio bientinese, oltre alla vegetazione palustre nel padule, risultano presenti sulle colline delle cerbaie, aree con pinete, castagneti e querceti.

5.2.2. Aree sottoposte a regime di vincolo (S)

Nella cartografia di seguito riportata si evidenziano le aree del territorio del SEL 15.2 sottoposte a regime di vincolo (vincolo paesaggistico - legge 1497/1939, vincolo fluviale, usi civici, zone archeologiche - legge 431/85), così come recepito dal PTC della provincia di Pisa. L’indicatore viene rappresentato dalla percentuale di territorio occupata da tali aree confrontando il SEL 12 con gli altri SEL della Provincia.

L’obiettivo ambientale auspicabile è il mantenimento della superficie a vincolo paesaggistico.

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Le evidenze riscontrate sono state: - il territorio del SEL 12 presenta una percentuale di superficie sottoposta a regime di vincolo in linea con i SEL 15.2 Val di Cecina ed il SEL 11 - Valdarno Inferiore; - rilevante risulta la superficie sottoposta al vincolo fluviale, interessando totalmente il corso del fiume Era, nonostante che tale percentuale sia comunque inferiore rispetto a quella dei SEL 15.2 e 11; - le zone archeologiche rappresentano una porzione rilevante di territorio tutelato, a differenza degli altri SEL della Provincia; - rilevante è la diversità con il SEL 13 - Area Pisana in cui la percentuale di superficie tutelata a vincolo paesaggistico, coincidente in gran parte con l’area del Parco Regionale di Migliarino-Massaciuccoli-San Rossore, è di gran lunga maggiore, arrivando a condizionare in modo significativo il confronto percentuale complessivo con gli altri SEL della Provincia; - il territorio comunale di Bientina è soprattutto caratterizzato, nella zona del padule, dal vincolo archeologico.

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Nella seguente tabella si riporta il territorio soggetto a vincolo paesaggistico ai sensi del D.L.gs. 490/99 che per il Comune di Bientina rappresenta il 23% del territorio comunale.

Territorio soggetto a vincolo paesaggistico dati al 2004/05 (progetto co.s.va.21)

5.2.3. Siti e habitat di elevato valore naturalistico (S)

La presenza sul territorio di un complesso di habitat naturali d’importanza comunitaria costituisce un parametro prezioso per la determinazione del valore ambientale ed ecologico complessivo. In tali habitat si conservano biotipi che spesso sono nicchie pregiate di diversità biologica con specie vegetali e animali rare o minacciate o di elevato valore biogeografico. Tali habitat sono utili bacini di conservazione e di possibile irradiazione delle peculiarità bioecologiche presenti all’interno di programmi di rinaturalizzazione e ripristino ambientale. L’indicatore ambientale ‘Siti e habitat di elevato valore naturalistico’ è stato dunque rilevato attraverso l’individuazione degli habitat presenti sul territorio che rientrano negli allegati della Direttiva Habitat 92/43/CEE e della L.R. 56/2000 relative alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

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Sono stati rilevati inoltre i SIR (Siti di Importanza Regionale), categoria che differisce dagli habitat per rappresentare, seppur dal punto di vista ecologico e naturalistico, aree spaziali e non singoli habitat naturali. I SIR raggruppano il complesso dei siti individuati attraverso il D.G.R. 23/11/1998 relativo ai Siti di Importanza Comunitaria nelle aree protette ed il D.C.R. 342/1998 relativo alla ‘Approvazione siti individuati nel progetto Bioitaly e determinazioni relative all’attuazione della direttiva comunitaria Habitat’ (comprendenti habitat naturali e seminaturali e habitat di specie animali e vegetali d’interesse comunitario SIC e ZPS e siti comprendenti habitat d’interesse nazionale e regionale SIN e SIR). La Regione Toscana ha inoltre posto le misure di conservazione degli habitat presenti nella rete ecologica europea Natura 2000 come elemento prioritario di tutela. La presenza di tali siti costituisce quindi un ulteriore parametro per la valutazione del valore naturalistico di un territorio.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la preservazione della qualità ambientale degli habitat d’importanza comunitaria e l’incremento della ricerca volta a individuare nuovi habitat naturali di pregio alla luce della non completa conoscenza naturalistica di molte parti dell’area in esame.

Le evidenze riscontrate sono state: - sul territorio del SEL 12 è da rilevarsi la scarsa presenza di habitat d’importanza comunitaria ad oggi individuati; - tale dato è da porsi in relazione essenzialmente con lo stato assai precario delle ricerche scientifiche e delle segnalazioni effettuate. Il territorio del SEL 12 infatti, risulta sia complessivamente poco conosciuto nei suoi caratteri naturalistici che affatto valorizzato nelle sue peculiarità ambientali di pregio a livello di inserimento negli elenchi degli habitat d’importanza comunitaria; - la presenza di questi habitat rappresenta indirettamente un indicatore della qualità ambientale complessiva del territorio; in ogni habitat infatti, si rinvengono specie vegetali e animali a loro volta di importanza comunitaria e/o regionale a riprova del pregio dei siti individuati;- da rilevare la presenza sul territorio del SEL 12, di due Siti di Importanza Regionale (SIR), categoria che riunisce le diverse tipologie di siti individuati (pSIC, ZPS, SIN, SIR) ai sensi della L.R. 56/2000. Il primo corrisponde alla porzione di territorio delle colline delle Cerbaie compresa nel Comune di Bientina, il secondo all’area protetta del Bosco di Tanali, sempre nel Comune di Bientina. I Siti di Importanza Regionale rappresentano porzioni di territorio dotate di forte specificità ambientale all’interno delle quali si possono trovare habitat d’importanza comunitaria.

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- Nella zona del Padule di Bientina ed in quella delle colline delle Cerbaie, gli elementi ambientali di maggior pregio naturalistico sono rappresentati da frammenti di palude e boschi igrofili sopravvissuti alle bonifiche (Bosco di Tanali) e da alcuni vallini umidi siti nelle Cerbaie in cui resistono habitat e ecosistemi di pregio con specie vegetali rare o di notevole interesse biogeografico come il campanellino invernale (Leucojum vernum), l’arisaro codato (Arisarum proboscideum), l’aglio orsino (Allium ursinum), la felce reale (Osmunda regalis).- Riportiamo di seguito le schede relative ai due siti di importanza regionale (SIR), ricadenti nel territorio comunale di Bientina, contenenti le principali caratteristiche del sito e le relative misure di conservazione ai sensi della Del.G.R. 05.luglio 2004 n.644.

SITO DI IMPORTANZA REGIONALE (SIR) - 63 Cerbaie (IT5170003) - Tipo sito anche pSICCARATTERISTICHE DEL SITO Estensione 6.504,51 ha - Presenza di aree protette. Sito in parte compreso nelle Riserve Statali “Montefalcone”e “Poggio Adorno”. Tipologia ambientale prevalente: sistema collinare con altopiano inciso da numerose vallecole, in gran parte occupato da boschi di latifoglie (cerrete, castagneti, ontanete, boschi di farnia o rovere) e da pinete di pino marittimo. Altre tipologie ambientali rilevanti: presenza di zone agricole e di edilizia residenziale sparsa, corpi d’acqua artificiali, arbusteti di degradazione a dominanza di Ulex europaeus e peculiari aree umide (“vallini”). Principali emergenzeHABITATNome habitat di cui all'Allegato A1 della L.R. 56/2000 - Cod. Corine Cod. Nat.2000 All. Dir. 92/43/CEE Brughiere xeriche. 31,2 4030 AI* Boschi palustri a ontano (1). 44,3 91E0 AI* Boschi ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra.FITOCENOSI: Boschi misti acidofili a dominanza di rovere della Cerbaie (Frangulo alni-Quercetum petraeae Arrigoni).; Vallini igrofili a Carpinus betulus e Quercus robur delle Cerbaie (Toscana settentrionale). SPECIE VEGETALI Utricularia minor (erba vescica minore) - Rara specie igrofila, legata agli ambienti palustri e lacustri. Menyanthes trifoliata (trifoglio fibrino) - Rara specie igrofila, legata agli ambienti palustri e lacustri. Drosera rotundifolia (drosera a foglie rotonde) – Rarissima specie igrofila della torbiere. SPECIE ANIMALI Fino al 1999, presenza di una colonia multispecifica di Ardeidi (legata alla presenza del Padule di Fucecchio come area di alimentazione); dal 2000 la colonia si è trasferita all’interno del Padule. Dormitori invernali di anatidi nei laghetti artificiali della Riserva di Montefalcone. Altre emergenzeI vallini umidi con stazioni di Sphagnum ospitano una rara flora igrofila relittuale. Principali elementi di criticità interni al sito: - Estese porzioni del sito sono notevolmente antropizzate, con insediamenti sparsi, viabilità, presenza di aree coltivate (numerosissimi gli orti familiari). - Frequenti incendi, che comportano la degradazione della copertura forestale, favorendo la diffusione dei popolamenti a pino marittimo con sottobosco di specie acidofile (felceti, uliceti, ecc.). - Artificializzazione dei corsi d’acqua. - Impatto degli ungulati sulla flora, particolarmente dannoso per le numerose bulbifere del sottobosco (impatto elevato nella zona recintata della Riserva di Montefalcone). - Diffusione di specie vegetali esotiche negli ecosistemi forestali, con particolare riferimento alla robinia Robinia pseudacacia, che non di rado costituisce nuclei estesi, soprattutto lungo i corsi d’acqua dei “vallini” umidi. - Bonifica di aree umide per ampliare le zone agricole. - Raccolta di sfagno e di specie rare di flora. Principali elementi di criticità esterni al sito - Elevato grado di antropizzazione delle aree circostanti. PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE Principali obiettivi di conservazione: a) Conservazione dei vallini umidi con stazioni di Sphagnum,, rara flora relittuale e ontanete ripariali (E).b) Tutela delle fitocenosi (E). c) Mantenimento della copertura forestale di latifoglie di pregio (nuclei con farnia e/o rovere) (M). Indicazioni per le misure di conservazione:

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- Controllo degli incendi (E). - Verifica dello stato di conservazione dei “vallini” umidi, minacciati da ampliamenti delle zone agricole e dagli interventi di regimazione idraulica (E). - Interventi di gestione selvicolturale finalizzati alla diffusione delle latifoglie autoctone di pregio (diradamento delle pinete, piantagione di latifoglie autoctone, ecc.) (M). - Riduzione del carico di ungulati nella zona recintata della Riserva di Montefalcone (in corso) (M). - Progressiva sostituzione delle pinete con formazioni di latifoglie autoctone (M). Necessità di Piano di Gestione specifico del sito: Elevata, ma relativa solo alle aree di maggiore interesse e criticità e solo per alcuni aspetti. Necessità di piani di settore: Elevata necessità di un piano che coordini la gestione forestale alla scala del sito, in particolare per quanto riguarda i boschi mesofili e igrofili. Altrettanto elevata necessità di un piano per la conservazione dei vallini. NotePer le due Riserve Statali non esiste un piano di gestione. Il CFS gestisce l’area perseguendo i seguenti obiettivi: lotta fitosanitaria, sviluppo di un centro sperimentale per lo studio di alcune malattie animali, centro di ospitalità per la fauna selvatica interessata dalla normativa CITES, recupero naturalistico del sito, didattica.

SITO DI IMPORTANZA REGIONALE (SIR) - B03 Ex alveo del Lago di Bientina (IT5120101)precedentemente classificato come: Bosco di Tanali e Bottaccio della VisonaTipo sito SIR non incluso nella rete ecologica europea Natura 2000.CARATTERISTICHE DEL SITO Es tensione 1.054,40 ha - Presenza di area protetta. Sito in parte compreso nelle Aree Naturali Protette di Interesse Locale (ANPIL) “Bosco di Tanali” e “Il Bottaccio”. Altri strumenti di tutela: sito in parte compreso nella Zona di Protezione “Bientina”. Tipologia ambientale prevalente: prati pascolati o coltivi periodicamente sommersi, boschi igrofili relittuali, prati umidi, formazioni di elofite, canali principali e secondari di bonifica. Altre tipologie ambientali rilevanti Incolti.Principali emergenzeSPECIE VEGETALI Aldrovanda vesiculosa - rara specie igrofila presente in Toscana in poche aree umide relittuali. Marsilea quadrifolia - rara specie igrofila presente in Toscana in poche aree umide relittuali. Potamogeton polygonifolius - rara specie igrofila presente in Toscana in poche aree umide relittuali.Rari popolamenti floristici igrofili (ad esempio, Vallisneria spiralis, Najas marina, Hottonia palustris,ecc.).SPECIE ANIMALI Popolazioni di uccelli acquatici svernanti o migratori di discreto interesse conservazionistico. Varie specie di invertebrati caratteristiche degli ambienti palustri, minacciate a scala regionale. Altre emergenzeBoschi igrofili relitti a dominanza di farnia, frassino ossifillo e ontano nero. Magnocariceto a dominanza di Carex elata.Principali elementi di criticità interni al sito - Ridotte dimensioni e isolamento dei nuclei relitti di bosco igrofilo. - Inquinamento delle acque del Canale Emissario e del Canale Rogio. - Presenza di attività agricole di tipo intensivo. - Captazioni idriche estive per irrigazione delle colture. - Presenza di specie alloctone di flora quali ad esempio Amorpha fruticosa o Robinia pseudacacia. In particolare quest’ultima tende a sostituirsi alla specie più tipiche dei boschi igrofili con una riduzione del loro valore naturalistico. - Presenza di specie alloctone invasive di fauna (da segnalare gambero rosso, nutria, silvilago o minilepre e bengalino comune). - Presenza di cinghiali che, in particolare nel periodo estivo, possono avere un impatto negativo sulla flora e sulla fauna presente nelle residue zone allagate dei due Bottacci di Tanali e della Visona. - Fruizione turistica in aumento. - Attività venatoria nella porzione nord-orientale del sito. - Il pascolamento di animali domestici, che ha effetti positivi nei prati stagionalmente allagati, provoca una riduzione della rinnovazione di farnia nel bosco di Tanali. - Diffusione dei canneti a danno dei magnocariceti e degli specchi d’acqua. - Incendi nei magnocarioceti e nei canneti. - Periodici interventi di ripulitura e ricalibratura della sezione idraulica nei canali di bonifica.

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- Controllo della vegetazione nei canali di bonifica mediante utilizzo di diserbanti. - Problemi di gestione legati alla presenza di aree demaniali affidate a diversi concessionari all’interno del sito. - Presenza, nel settore nord-orientale del sito, di una vasta area militare destinata a lanci di paracadutisti. Principali elementi di criticità esterni al sito - Presenza di aree a elevata antropizzazione con assi viari, centri abitati sparsi e attività agricole di tipo intensivo. - Inquinamento delle acque. - Gestione idraulica. - Attività venatoria con appostamenti fissi ai confini del sito. - Gestione dei chiari di caccia mediante incendi. - Captazioni idriche lungo i corsi che si immettono nei due Bottacci di Tanali e della Visona per l’irrigazione di colture agricole e orti. PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE Principali obiettivi di conservazione: a) Conservazione/ampliamento dei boschi igrofili (E). b) Conservazione dei mosaici di vegetazione elofitica e idrofitica, con adeguati livelli di eterogeneità (E).c) Controllo delle specie alloctone (E). d) Conservazione delle emergenze floristiche e faunistiche presenti (M). e) Miglioramento della qualità delle acque (M). Indicazioni per le misure di conservazione: - Interventi a livello di bacino idrografico, o di intero Padule del Bientina, finalizzati al miglioramento qualitativo degli apporti idrici e a una gestione dei livelli idrici, finalizzata anche al mantenimento delle emergenze naturalistiche (E). - Esame della situazione attuale del pascolo, verifica rispetto agli obiettivi di conservazione e adozione di opportune misure contrattuali per il raggiungimento delle modalità ottimali di gestione e il recupero, almeno parziale, di aree abbandonate (E). - Programmi a medio termine di recupero/ampliamento degli elementi di maggiore interesse naturalistico presenti nel sito (ad esempio mediante allagamenti) e loro inserimento nel contesto di un piano di riqualificazione naturalistica dell’area demaniale del Bientina (E). - Azioni di controllo della fauna e della flora alloctona invasiva (E) e del cinghiale (B). - Gestione del canneto con tagli periodici a rotazione (M). Necessità di Piano di Gestione specifico del sito: Media. In considerazione della maggiore estensione del sito rispetto alle aree protette, appare utile la realizzazione di un piano complessivo. Le due ANPIL sono inoltre attualmente sprovviste di regolamenti di gestione. Necessità di piani di settore: Alta, relativamente a un piano di riqualificazione/ampliamento degli habitat igrofili da realizzare, anche attraverso la gestione dei livelli idrici, a livello dell’intero territorio dell’ex Padule del Bientina. Per il sito è stato elaborato uno studio di fattibilità per la ricostituzione di un’area palustre realizzato dall’Ass.to Agricoltura Caccia e Pesca dell’Amministrazione Provinciale di Lucca. NoteIl sito è compreso in aree del demanio in gestione al Consorzio di Bonifica del Padule del Bientina. Il SIR è stato ampliato rispetto alla prima individuazione.

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5.2.4. Aree naturali protette (R)

Con il termine di “area protetta” si intende: - una delle sei tipologie di area individuate dalla Regione Toscana sulla base dalla L.R. 49/95 “Norme sui Parchi, le Riserve Naturali e le Aree Naturali di Interesse Locale”: Parco Nazionale, Parco Regionale, Parco Provinciale, Riserva Provinciale, Riserva Statale, Area Naturale Protetta d’Interesse Locale; - la tipologia di area ai sensi della L.R. 52/82, in base alla quale si individuano zone di protezione in cui attuare forme di tutela del territorio attraverso specifici procedimenti istitutivi.La presenza di aree protette nel territorio rileva le azioni concrete che si stanno attuando per conservare e valorizzare le emergenze naturalistico-ambientali presenti attraverso specifici progetti di gestione, volti al rispetto degli habitat e ad un utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

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Le aree protette divengono spesso laboratori di sperimentazione di buone pratiche di gestione socio-economico-ambientale da esportare anche al di là dei confini, in un’ottica di miglioramento globale della funzionalità e dell’integrità del territorio. L’indicatore ambientale “Aree naturali protette” è definito attraverso la stima percentuale della superficie delle aree protette, di cui alla L.R. 49/95, rispetto alla superficie complessiva, valutando e confrontando la situazione nel SEL 12 con quella degli altri SEL della Provincia. Nella carta delle aree protette sono riportate sia le aree individuate ai sensi L.R. 52/82 che quelle della L.R. 49/95; quest’ultima, pur abrogando di fatto la L.R. 52/82, non ha cancellato le aree da essa individuate, che sono rimaste presenti negli strumenti di pianificazione regionali e locali.

L’obiettivo ambientale auspicabile è l’incremento della superficie interessata da aree protette.

Le evidenze riscontrate sono state: - i dati evidenziano una estensione delle aree protette assai scarsa, rappresentata, per un territorio così ampio, della sola A.N.P.I.L. di Bosco di Tanali nel Comune di Bientina; - tale dato è di gran lunga inferiore a quello degli altri SEL della Provincia, risultando notevolmente inferiore anche al dato medio della Regione Toscana; - il raffronto con la situazione degli altri SEL della Provincia presenta una situazione alquanto diversificata, data l’assoluta disomogeneità della diffusione delle aree protette sul territorio: la maggiore superficie di territorio protetta ricade all’interno dell’area pisana, con il Parco Regionale di Migliarino-Massaciuccoli-San Rossore e le ANPIL del sistema dei Monti Pisani; - la situazione del SEL 12 è da mettere in relazione con quanto segnalato nel paragrafo precedente sulla questione degli habitat d’importanza comunitaria e dei SIR: ad oggi manca, per questo territorio, una politica di valorizzazione delle molteplici e pregiate risorse naturalistico-ambientali, anche attraverso l’istituzione di aree protette che ne tutelino e valorizzino i pregi e le valenze paesaggistiche.

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5.2.5. Aree faunistiche e istituti venatori

L’analisi degli aspetti faunistici si basa sull’analisi del Piano Faunistico provinciale 2002-2005 della Provincia di Pisa al fine di identificare sul territorio gli istituti faunistici a livello provinciale: zone di ripopolamento e cattura, aziende agrituristico-venatorie, zone di protezione della fauna, aziende faunistico-venatorie, aree per l’addestramento dei cani, oasi di protezione, zone di rispetto venatorio. L’indicatore è espresso come percentuale della superficie relativa agli istituti faunistici rispetto alla superficie territoriale.

L’obiettivo ambientale auspicabile è il mantenimento e lo sviluppo degli istituti venatori presenti nel SEL 12 in attuazione del Piano Faunistico Provinciale, al fine di rendere maggiormente organica e funzionale la gestione della fauna selvatica.

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Le evidenze riscontrate sono state: - il SEL 12, in ragione della notevole presenza di aree naturali e seminaturali, presenta un’ampia superficie areale interessata da aree faunistiche e istituti venatori. Il solo SEL 15.2 possiede, per le stesse ragioni e per essere ancora più esteso, una superficie di gran lunga maggiore;- essenziali per gli equilibri della fauna selvatica sono le Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) in cui si persegue l’implementazione della produttività faunistica sia attraverso le catture che mediante l’irradiamento naturale. Nel territorio del SEL 12 tali aree risultano abbastanza estese, una di queste è presente anche nella pianura bientinese, non raggiungendo però la stessa importanza, in fatto di ripartizione percentuale rispetto agli istituti venatori, che hanno nei SEL 13 e 11; - le Aziende faunistico venatorie presenti nel SEL 12 rappresentano istituti assai estesi, presenti in misura percentualmente inferiore rispetto al solo SEL 11; - particolare rilevanza assumono le Aziende agrituristico venatorie, site in territori di scarso rilievo faunistico, in cui si integra il reddito agricolo con l’attività venatoria e che sono presenti in forma significativa nel SEL 12 con un’estensione assoluta maggiore che negli altri SEL della Provincia. Tale dato è da mettere in relazione con l’alta presenza di aziende che da un lato esercitano attività agrituristica e dall’altro possiedono notevoli estensioni di territorio adibite all’attività venatoria.

5.2.6. Superficie percorsa da incendi (P)

Si riportano nella seguente tabella il numero e l’estensione degli incendi boschivi, così come indicati dai comuni in esame nel periodo di riferimento dal 2002 al 2006.

Dati incendi boschivi dal 2002 al 2006 (progetto co.s.va.21)

Come si può vedere, nel Comune di Bientina dal 2002 al 2006 si è verificato un solo incendio, nel 2005, che ha coinvolto una superficie boschiva di un ettaro.

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La frequenza e l’estensione degli incendi rappresentano un fattore di rilievo nel determinare l’equilibrio complessivo della risorsa paesaggio con le sue componenti ambientali e biologiche.L’incendio espone il territorio a diverse insidie come l’aumentato rischio idrogeologico o l’erosione delle risorse economiche e ecologiche rappresentate dalle foreste e gli altri ambienti naturali. L’indicatore ambientale ‘Superficie percorsa da incendi’ è stato rilevato ottenendo un trend evolutivo dai dati della superficie interessata da incendi nel periodo 1997-2001 nel territorio del SEL 12 e confrontando tali risultati con il dato degli altri SEL della Provincia.

L’obiettivo ambientale auspicabile è la riduzione della superficie percorsa da incendi.

Le evidenze riscontrate sono state: - il trend analizzato per il SEL 12, relativo al periodo 1997-2001, rivela una diminuzione costante della superficie interessata da incendi, passando da una superficie di circa 22 ha nel 1999 a una di circa 4,6 ha nel 2001; - tale dato risulta essere assai confortante sia in termini assoluti che di tendenza riscontrata, considerando la notevole estensione di boschi presente nel SEL 12; - in particolare, si rileva che la percentuale della superficie interessata da incendi nel SEL 12 al 2001, è stata di circa lo 0,008% della superficie totale, assai minore del dato provinciale che si attesta allo 0,11%; - Bientina risulta tra i Comuni che in tale arco di tempo sono stati colpiti meno da incendi e con un solo incendio boschivo registrato dal 2002 al 2006 che ha interessato un’area di un ettaro.

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6. ATTIVITA’ ECONOMICHE (INDUSTRIA, AGRICOLTURA, SERVIZI E TURISMO)

6.1. Elementi di criticità

L’Area che rappresenta ad oggi il SEL12 - Valdera è stata fino ai primi anni del XV secolo sotto il controllo della città di Pisa, che di volta in volta contese tali territori alle vicine Volterra e Lucca. Dal 1402, con la conquista di Pisa da parte di Firenze, tutta l’area cadde progressivamente sotto il dominio dello Stato fiorentino. L’agricoltura, che ha rappresentato per secoli la principale attività economica, ebbe ulteriore impulso dalle bonifiche del tratto pianeggiante dell’area lungo il corso dell’Arno, iniziate nel 1555 dal Duca Cosimo I. I primi segnali di trasformazione economica, con la nascita di alcuni stabilimenti industriali, si ebbero nell’800 con lo sviluppo di attività nel settore tessile e nei primi del ‘900 con la nascita degli stabilimenti Piaggio a Pontedera. A partire dal secondo dopoguerra si assiste ad un processo di industrializzazione diffusa che sottrae rapidamente manodopera al settore agricolo. In questi anni nasce e si sviluppa un denso tessuto di piccole imprese attive nei settori della meccanica, del mobilio, dell’abbigliamento e nella lavorazione della pelle. Il SEL 12 è classificato fra i “sistemi locali manifatturieri” nei settori dei mezzi di trasporto e del legno e mobilio. Il Comune di Bientina fa anche parte del distretto industriale di Santa Croce sull’Arno per la produzione di pelle, cuoio e calzature. L’analisi del sistema economico del SEL nel decennio 1991-2001 ha evidenziato una riduzione nel numero degli addetti nel settore dell’industria e del commercio ed un aumento nei servizi; nel complesso il numero di addetti è comunque diminuito. Analizzando la situazione odierna si rileva una percentuale pari al 40% di addetti occupati nel settore industriale: ciò evidenzia la spiccata vocazione industriale del SEL, dovuta principalmente alla presenza della Piaggio, una realtà industriale tra le più importanti non solo per la Valdera, ma per tutta la Regione Toscana. Per quanto riguarda il turismo, si evidenzia un incremento costante delle presenze correlato ad un aumento delle strutture ricettive, specialmente quelle complementari come agriturismo, campeggi ed ostelli. Per quanto riguarda le aziende agricole emerge una percentuale di produttori a basso impatto ambientale (agricoltura biologica, mista, etc.) in linea con le percentuali provinciali e regionali.

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6.2. Gli indicatori analizzati

6.2.1. Struttura produttiva (D)

Con questo indicatore si esamina la struttura produttiva sia in termini di unità locali sia di addetti per settore di attività attraverso l’utilizzo di dati ISTAT dei censimenti dell’industria dei servizi (1991 - 2001). Si analizza il trend dei principali settori economici (industria, commercio, servizi ed istituzioni).Per quanto riguarda il settore agricolo, non è stato possibile analizzare il trend per assenza di dati. Sempre in riferimento all’agricoltura, sono stati presi in considerazione i dati relativi alle unità locali dal censimento dell’agricoltura del 2000 dell’ISTAT, mentre per i dati inerenti il numero di addetti, non disponibili nell’ultimo censimento ISTAT, sono stati utilizzati i dati del censimento intermedio del 1996 sempre dell’ISTAT, elaborati dall’Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana (IRPET). Tali indicatori sono stati calcolati sia a livello dei singoli comuni, sia confrontando il dato complessivo dell’intero SEL con i dati provinciali e regionali.

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L’obiettivo ambientale auspicabile è quello di mantenere la diversificazione delle attività produttive, agendo in relazione alle capacità e alle risorse del territorio, privilegiando settori high-tech e caratterizzati da un basso impatto ambientale.

Le evidenze riscontrate sono state: - l’analisi della struttura produttiva negli anni 1991-2001 evidenzia una diminuzione degli addetti nell’industria e nel commercio, e un aumento degli addetti negli altri servizi. Rimane pressoché invariato il numero di addetti nelle istituzioni; - sempre nel periodo 1991-2001 si riscontra un leggero aumento del numero delle unità locali per le attività industriali. Si registra inoltre una lieve riduzione delle unità locali nel settore del commercio e negli altri servizi; - con riferimento al censimento 2001, emerge come mediamente circa il 40% degli addetti siano impiegati nell’industria: da sottolineare la percentuale di addetti nei Comuni di Bientina e Calcinaia che superano il 50%. Per quanto riguarda le unità locali del settore industriale, comprendente tra l’altro l’attività meccanica, di lavorazione del legno e delle pelli, si evidenzia una struttura produttiva in cui la presenza di unità locali è mediamente il 10%; - tali risultati mostrano che, sia il numero di unità locali industriali sia il numero di addetti all’industria sono percentualmente in linea con i dati rilevati a livello provinciale e regionale;

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- sostanzialmente, quindi, il SEL 12 ha una struttura produttiva divisa tra la grande industria meccanica e le piccole e medie imprese orientate verso il settore del mobile e dell’arredamento: proprio queste ultime attività sono riuscite a mantenere una certa vivacità del sistema economico locale nel momento in cui la grande industria è entrata in crisi ed è finito il periodo in cui la Valdera si configurava come un’area caratterizzata dalla monosettorialità del comparto metalmeccanico; - i dati del 2001 relativi al commercio, sia in termini di unità locali che di addetti, mostrano una certa omogeneità in quasi tutti i comuni, coprendo un percentuale che va dal 15 al 22%. Tali risultati connotano il settore del commercio in linea rispetto alla media provinciale e regionale;- gli altri servizi, in riferimento al 2001, coprono mediamente il 20% sia in termini di unità locali, che di addetti. I risultati medi del SEL sono inferiori alla media provinciale e regionale; - nelle istituzioni nel 2001 si rileva una percentuale media del 12% per quanto riguarda gli addetti ed una del 5% in riferimento alle unità locali. In questo caso i risultati sono significativamente inferiori rispetto ai dati rilevati a livello provinciale e regionale; - l’analisi dei dati del censimento ISTAT del 2001 relativi all’agricoltura, mette in evidenza come, a fronte di una percentuale di addetti intorno al 10%, si contrappone una percentuale di unità locali vicina al 20%. Ciò può indicare l’esistenza di un gran numero di unità locali a gestione familiare con pochi addetti impiegati. Tali risultati sono perfettamente in linea con i dati rilevati a livello provinciale e regionale.

6.2.2. Domanda e offerta turistica (D)

Con questo indicatore si esamina la domanda turistica in termini di presenze per singolo comune per il periodo 1990-2001. Si analizza, inoltre, l’offerta turistica del territorio in termini di strutture ricettive per singolo comune per l’anno 2001 e per l’intero SEL per il periodo 1994-2001, distinguendo gli alberghi dalle strutture complementari (campeggi, agriturismo, ostelli, etc.). I dati utilizzati sono stati estrapolati dalle statistiche prodotte dalla Provincia di Pisa, che ha effettuato le varie elaborazioni secondo la metodologia di analisi fornita dall’ISTAT. L’obiettivo ambientale auspicabile è la diminuzione della pressione attraverso una migliore distribuzione spaziale delle presenze ed incentivare forme di turismo sostenibile (a basso impatto ambientale).

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Le evidenze riscontrate sono state: - i dati relativi alle presenze turistiche nel SEL 12 nel periodo 1991-2001 evidenziano un trend in continua crescita, con una sola battuta di arresto nel 1993. Nel periodo suddetto il numero di presenze nel SEL è pressoché raddoppiato. Mediamente le presenze sono cresciute ogni anno di circa 15.000 unità fino ad arrivare nel 2002 a sfiorare i 250.000 turisti. Il Comune di Bientina risulta tra quelli con il minor numero di presenze turistiche. - i risultati sulla provenienza a livello di SEL evidenziano una percentuale del 44% di turisti stranieri.- per quanto riguarda la struttura ricettiva, è da sottolineare che in termini di posti letto si è avuto un trend positivo costante nel periodo 1994-2001, essenzialmente dovuto alla forte crescita del numero di posti letto nelle strutture complementari a fronte di un leggero aumento per i posti letto in albergo. Questo sottolinea una propensione a prediligere un’offerta turistica caratterizzata da strutture ricettive come gli agriturismo, i campeggi e gli ostelli. Bientina risulta il Comune con il minor numero di posti letto totali tra tutti i comuni del SEL 12 e quindi con una ricettività turistica estremamente ridotta

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6.2.3. Aziende agricole a basso impatto ambientale (R)

Con questo indicatore si esamina il numero delle aziende agricole a basso impatto ambientale secondo la classificazione dell’Arsia (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricolo-Forestale), che suddivide tre categorie di aziende: produttori, preparatori e raccoglitori. La categoria produttori si distingue a sua volta in produttori biologici, in conversione o misti. Sarà confrontata anche la percentuale di aziende a basso impatto dell’intero SEL con le percentuali provinciali e regionali. I dati sono estrapolati dall’ Elenco Regionale dei produttori biologici aggiornato al giugno 2002 dall’Arsia. L’obiettivo ambientale auspicabile è quello di favorire la diffusione di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale.

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Le evidenze riscontrate sono state: - i dati dimostrano che il numero di aziende a basso impatto ambientale nel SEL 12 è ancora molto basso. Analizzando il valore percentuale emerge una percentuale relativa al SEL significativamente inferiore rispetto ai dati provinciali e regionali; ciò dimostra che i territori del SEL 12 hanno una scarsa propensione ad adottare coltivazioni a basso impatto ambientale.- per quanto riguarda la superficie destinata a coltivazioni biologiche, sono disponibili solo i dati a livello provinciale; da questi emerge che in Provincia di Pisa, nel 2002, il 9% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) totale è destinata ad agricoltura biologica con aumento rispetto all’anno precedente di circa il 50%.

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