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Newsletter GC n°50 del 09.07.2013

Sommario

Rincari carburanti, Codacons: ingiustificati, esposto

per truffa…………………………...…………a pag. 03

La stazione di servizio multienergy dell’Eni chiusa e sommersa dalla spazzatura………...…….a pag. 04

Mi faccia,il pieno di Shell…………….……..a pag. 05

Assopetroli: Ferrari Aggradi, basta

liberalizzazioni…………………...………….a pag. 08

Enercoop apre un nuovo distributore carburanti a Reggio Emilia……………………...………….a pag. 09

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In Primo Piano

21.03.2013 Carburanti: on-line il decreto per la comunicazione e

pubblicazione dei prezzi di vendita al pubblico

Con la pubblicazione in data di oggi sul sito del Ministero del Decreto 17 gennaio 2013 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 15 marzo 2013, n.63) scattano le decorrenze degli obblighi previsti dall’articolo 51 della L. 99/2009 in tema di comunicazione e pubblicazione dei prezzi dei carburanti per autotrazione che sono così individuate: - venerdì 19 aprile: per gli impianti sulle strade statali che vendono solo gpl o metano o anche gpl o metano; - martedì 18 giugno: per gli impianti sulle strade statali che vendono benzina o gasolio, solo con modalità self service o anche con modalità self service, ma durante l’intero orario di apertura; - giovedì 18 luglio: per tutti i restanti impianti della rete stradale statale, tutti i carburanti e le forme di vendita (secondo le modalità indicate dal Decreto); - lunedì 16 settembre ampliamento a tutti i restanti distributori, per tutta la rete stradale, anche urbana, senza distinzioni di tipologie di carburanti e di forme di vendita. E’ bene comunque ricordare che la comunicazione dei prezzi da parte dei gestori degli impianti e la possibilità di ricerca dei prezzi praticati da parte dei consumatori interessati avvengono attraverso il sito “Osservaprezzi carburanti”.

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08.07.2013

Rincari carburanti, Codacons: ingiustificati, esposto per truffa

Gli aumenti dei carburanti negli ultimi giorni, con le tensioni in Egitto, "sono del tutto ingiustificati" e "rappresentano un evidente danno economico per gli automobilisti". Lo afferma il Codacons, che farà "un nuovo esposto alle Procure di Roma e Milano, già incaricate di indagare sulle speculazioni legate ai carburanti, per verificare se gli ultimi rincari dei listini possano configurare fattispecie penalmente rilevanti, come la truffa agli automobilisti". "Le tensioni in Egitto - secondo l'associazione dei consumatori - non possono ripercuotersi sui prezzi di benzina e gasolio venduti oggi nel nostro paese. Questo perchè i carburanti erogati in questi giorni dai distributori italiani sono stati acquistati dalle compagnie petrolifere settimane, se non mesi fa, ossia quando la situazione dell'Egitto rientrava ancora nella normalità. Le conseguenze degli scontri egiziani - conclude il Codacons - sulle quotazioni del petrolio, e quindi sui prezzi alla pompa, dovrebbero registrarsi non nell'immediato, ma solo nelle prossime settimane". La benzina non è mai stata così cara. Il prezzo medio annuo del carburante nell'anno appena passato, il 2012, è stato di 1,787 euro, il più alto di sempre in valori correnti, mentre il record a prezzi attualizzati è del 1977 (1,9 euro). È quanto emerge dai dati diffusi dall'Up. Il gasolio, con 1,705, tocca invece il record storico in entrambi i valori. Il grosso degli aumenti si deve alla componente fiscale. E la crisi in Egitto ha innescato una nuova raffica di aumenti.

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07.07.2013

La stazione di servizio multienergy dell’Eni chiusa e sommersa dalla spazzatura

A Mantova il degrado non è dato solo dalle stazioni di servizio costrette a chiudere per la concorrenza dei grandi impianti e la riduzione dei consumi (cosi come avviene anche in moltre altre città Italiane), ma arriva da un programma che tutti indicavano rivoluzionario denominato "Progetto Zeroregio", uno dei “Light-house Projects” (Progetti faro), che si proponevano di dimostrare la fattibilità di sistemi di trasporto alternativi a ridotto impatto ambientale, voluto e finanziato dall’Unione Europa nel 2001, dalla Regione Lombardia, con la partecipazione di Eni, Sapio, Fiat e Mercedes. Stiamo parlando del più famoso distributore multienergy dell’Eni inaugurato sei anni fa e costato 20 milioni di euro, e trasformato, cosi come denunciato nei giorni scorsi dalla Gazzetta di Mantova, in una discarica abusiva a cielo aperto. Ecco cosa scrive la Gazzetta, “doveva essere il fiore all’occhiello della nuova tecnologia per le auto all’idrogeno,(...) invece si è trasformato in una discarica abusiva. È quel che resta del distributore multienergy dell’Eni (marchio Agip) di Mantova. Lì vi si produceva direttamente idrogeno per autotrazione ed era il secondo in Italia (...) e il terzo in Europa dopo quello tedesco a Francoforte. (...) Un programma rivoluzionario voluto dall’Unione Europa nel 2001 che lo ha finanziato, e dalla Regione Lombardia, con la partecipazione di Eni, Sapio, Fiat e Mercedes (...). Terminata la sperimentazione nel maggio 2010, la stazione di servizio è rimasta attiva, tra aperture e chiusure, sino a otto mesi fa quando su di essa è calato definitivamente il sipario (...). Adesso al posto delle colonnine che erogavano carburanti ci sono solo immondizia e abbandono. «Mi si stringe il cuore ogni volta che passo di lì» sospira Davide Oneda, (...) all’epoca coordinatore locale della sperimentazione. «Se penso al lavoro che abbiamo fatto - aggiunge - mi viene da piangere vedendo come è ridotto quel distributore (...)»." E ancora, " inaugurato in pompa magna il 21 settembre 2007 dall’allora governatore della Lombardia Formigoni, dall’attuale amministratore delegato di Eni, Scaroni e dal sindaco di Mantova del tempo, Fiorenza Brioni. L’Unione Europea aveva messo a disposizione 20 milioni di euro per il progetto italo-tedesco... Finita la sperimentazione Eni e Sapio hanno rimosso l’impianto per la produzione di idrogeno e lo hanno spostato in un loro stabilimento, mentre le tre Panda della Regione sono finite in un centro di ricerca del Trentino per una serie di studi condotti con la Provincia autonoma. Fiat ed Eni non hanno dato più segnali di vita sul progetto idrogeno e così tutto è finito nel dimenticatoio.”

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Undici anni e 20 milioni di euro gettati al vento tra progetti e realizzazioni, pe un nulla di fatto e per trasformare l'ennesimo distributore in DISCARICA abusiva a cielo aperto.

Clicca qui per vedere il video:

http://www.gestoricarburanti.it/redazione/editoriali/articoli-della-redazione/4766-la-stazione-di-servizio-multienergy-delleni-chiusa-e-sommersa-dallaspazzatura?tmpl=component&print=1&layout=default&page=

_____________________________ 05.07.2013

Mi faccia,il pieno di Shell

Bye - bye Italia è il tema della copertina del Il Mondo in edicola in queste ore. L'articolo, di cui vi riportiamo un ampio stralcio analizza la decisone del colosso petrolifero anglo-olandese che nei mesi scorsi ha messo in vendita i suoi 870 impianti di distribuzione di carburanti lungo la penisola. Un affare da mezzo miliardo di euro al quale sono interessati l'Api della famiglia Brachetti Peretti (che potrebbero superare l'Agip e diventare il primo operatore italiano per numero di impianti), la Erg della famiglia Garrone e la Saras dei Moratti. IL RISIKO DEI CARBURANTI II gruppo anglo-olandese vende 870 distributori in Italia. Li comprerà... Entro il 12 luglio arriveranno sul tavolo le offerte. In pole Brachetti Peretti, Garrone e Moratti, che puntano a un business da 1,3 miliardi. E al primato nel downstream Italia bye-bye. Troppo alte le accise sui carburanti (0,88 euro al litro il monte tasse) ritoccate da tutti i governi a ogni manovra di finanza pubblica. Troppo quel - 10% in un anno dei consumi, così come il -6% di traffico sulle tratte di Autostrade (Aspi). E troppo affollata la rete dì stazioni di benzina. 21 mila, con un erogato medio tra i più bassi d'Europa. All'headquarters della Shell, la compagnia anglo-olandese con base all'Aia, non hanno avuto remore a inserire la Penisola tra i Paesi da lasciare nel downstream, la distribuzione al pubblico di carburanti. E un piano di dismissioni da 10 miliardi (7 già archiviati negli ultimi due anni) quello varato dal ceo Peter Voser.

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CIAO CIAO PENISOLA Le cessioni, nelle sole pompe di benzina, hanno toccato la Grecia (700 stazioni cedute a Motor oil Corinth), Finlandia e Svezia (560 finite alla Keele Oy). Adesso tocca all'Italia dove il parco Shell conta 870 distributori per una quota di mercato che sfiora il 4%. Da metà aprile, quando si è conosciuta l'intenzione della big oil anglo-olandese, la rete dei ditributori con l'insegna della conchiglia è sui tavoli delle famiglie Brachetti Peretti, Garrone, Moratti. Nonché delle banche d'affari impegnate a posizionarsi accanto al compratore con più chance. Come logico, visto che è un affare in grado di spostare pesi e misure nella classifica delle pompe. FARE LE SOMME Shell è il numero sette del mercato, ma la sua rete può cambiare il ranking dì Total Erg (3.400 stazioni) portandola davanti a Esso anche per quota di mercato, oltreché per capillarità della rete. Oppure, se finisse al gruppo Api, proiettare l'azienda dei Brachetti Peretti dal quinto al terzo posto per erogato, ma addirittura ai primo per numero di stazioni (oggi ha 4 mila impianti a insegna Ip) davanti al Cane a sei zampe dell'Eni, che conta 4.700 aree con un erogato che vale il 31 % del mercato domestico. La Shell ha chiesto le offerte non binding per il 12 luglio e messo a disposizione dei pretendenti i numeri del business in vendita, senza avvalersi di advisor visto che a tirare le fila è Marc Williams, il capo del downstream. Le 870 pompe, di cui circa 600 dirette e le altre in gestione, sono in capo ad Aico uno, posseduta al 100% da Shell Italia, la branch presieduta da Claudio Covini. I ricavi sono 1.3 miliardi (dati 2011 ) con un margine operativo di 55 milioni e vengono per lo più da Nord e Centro Italia. Ma questa foto appare un pò datata perché il 2012 ha chiuso in passivo. La cessione include anche i depositi e le attività nei carburanti aviation, mentre restano in casa i lubrificanti extra-rete e i rifornimenti ai natanti. Il negoziato è aperto anche alla possibilità dì concedere il licencing sul marchio (l'insegna Shell per l'Italia per un periodo di due anni) e le forniture del carburante, in modo da attrarre interesse ulteriore da parte di private equìty e investitori in infrastrutture, come nel caso di Kkr, First reserve e Oaktree the stanno esaminando il dossier. VALUTATION Ma in prima linea sono i nomi italiani del petrolio. Ben determinata appare l'Api, dove il presidente Ugo Brachetti e l'ad Daniele Bandiera stanno valutando un'offerta per replicare l'operazione di otto anni fa sulla rete Ip ceduta dall'Eni. L'idea è fare ancora da pivot del consolidamento, favorito qui dalla complementarietà tra il network di casa (più forte nel Centro Sud) e le stazioni Shell (al Nord). Certo sarebbe un buyout impegnativo per Api, tanto che un paio di big del private equity sarebbero stati sollecitati ad associarsi nell'offerta. In effetti la compagnia dei Brachetti, in una fase non florida per i profitti petrolìferi, è già impegnata con 30 milioni nella raffineria di Falconara (in fase di fermo per riconvertire a metano l'annessa centrale elettrica). La gara alle pompe Shell richiede infatti più di 500 milioni, secondo fonti vicine al venditore, e 300-400 stando ai pretendenti. Possono valere i precedenti di Svezia, Cile e Nuova Zelanda. Nel primo caso la società anglo-olandese ha incassato 640 milioni di dollari, nel secondo 614 e nell'ultimo 490. Il buyer più attrezzato appare però il gruppo dei Garrone attraverso la jv

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Total-Erg (49% e 51 %) varata due anni fa con i francesi e forte dì circa 3.300 stazioni con l'11% del mercato. CONSOLIDARE TUTTO Nel gruppo genovese sono certi che la strada del consolidamento sia obbligata. E sono pronti a mettere a frutto l'esperienza del passato, quando fin dagli anni Ottanta Chevron ed Edf uscivano dall'Italia e loro compravano. "Stiamo stiamo valutando" fa sapere Alessandro Garrone, vicepresidente esecutivo di Erg, a chi lo interpella sul dossier Shell. Certo i mezzi non mancano. La vendita a Lukoil della Isab di Priolo (2,5 miliardi già incassati più la put esercitabile da ottobre su altre quote della raffineria) ha rimpinguato la cassa, solo in parte drenata dall'acquisizione dei campi eolici Ip Maestrale venduti da Gdf-Suez. In effetti nessun player del mercato può permettersi di ignorare la nuova geografia della rete di carburanti che uscirà dal deal Shell, a parte Eni-Agip che superano 4.500 stazioni e avrebbero l'ostacolo dell'Antitrust. Resta da vedere se si muoveranno Kuwait Petroleum. Esso e Tamoil (consigliata da Banca Imi). Ma c'è anche la Saras di Gian Marco e Massimo Moratti che, uscita rafforzata dall'alleanza con la russa Rosneft. potrebbe integrare il core business della raffinazione verso valle. Con trading e distribuzione. Sbarcando per la prima volta alle pompe di benzina. Daniela Polizze e Carlo Turchetti - Il Mondo

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05.07.2013

Assopetroli: Ferrari Aggradi, basta liberalizzazioni

''Come fossero spariti clienti di 7000-8000 dei nostri negozi, l'effetto del calo delle vendite di 9 miliardi di litri: per i retisti si è aperta una crisi profondissima, vissuta a fianco dei gestori dell'industria petrolifera''. I numeri della crisi del comparto della distribuzione dei carburanti sono quelli enunciati da Franco Ferrari Aggradi, presidente di Assopetroli nel corso della sessantaquattresima edizione dell' Assemblea generale di Assopetroli Assoenergia. Il calo drammatico dei consumi di carburanti, segue il crollo verticale della redditività con perdite pesantissime e impossibilità di fare programmi di investimento''. ''Il solo annuncio del ministro Flavio Zanonato dell'intenzione di ulteriori interventi di liberalizzazione disorienta profondamente e preoccupa, ha continuato Aggradi. La distribuzione dei carburanti italiana è liberalizzata ampiamente, certamente come pochi altri mercati in questo paese. La concorrenza è a livelli avanzatissimi tanto che in alcuni casi si potrebbe parlare di dumping. I prezzi al netto delle imposte sono in linea o inferiori a quelli europei e se il consumatore li ritiene giustamente troppo alti è a causa del carico fiscale esageramente elevato, oltre il 60%''. Per questi motivi Aggradi ha chiesto una ''tregua normativa'', sottolineando che ''solo cosi' potremo ricominciare a pianificare gli investimenti''. Secondo il presidente inoltre, l'insicurezza e la precerietà che stiamo vivendo ''devono accrescere il senso di un destino comune'', bisogna ''assumere una responsabilità condivisa'', insieme ''facciamo muovere il paese''. Altro preblema del settore è l'abnorme peso fiscale, il rinvio del problema Iva non è un segnale positivo, non è una misura strutturale. Il presidente Assopetroli Assoenergia Franco Ferrari Aggradi sottolinea anche che "il nuovo aumento delle accise disposto per dare copertura alle promesse contenute nel decreto-legge Fare, tradisce quelle fatte in precedenza dal Governo e dalle forze politiche che lo sostengono, una mostruosità tutta italiana non più sostenibile". Il presidente si rivolge ai numerosi politici ed esponenti del Governo presenti in sala e parla di un fisco particolarmente vorace con le imprese del settore energetico che "assistono impotenti a continue 'sevizie' fiscali" e cita la Robin Tax che definisce "una follia regolatoria che offende la ragione prima che il diritto". Infatti il decreto Fare, nonostante la norma sia in attesa di giudizio da parte della Corte costituzionale che tuttavia ha rinviato sine die la pronuncia, ne allarga a dismisura il campo di applicazione colpendo le piccole e piccolissime imprese.

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Questi sono solo alcuni dei motivi per cui l'Associazione, che dal 1949 tutela gli interessi delle imprese del commercio dei carburanti, dei servizi e prodotti energetici, certifica la crisi di fiducia che le imprese hanno nei confronti della politica e del Governo "Fiducia - annuncia Ferrari Aggradi - che le nostre aziende oggi revocano a questo modo di fare politica, se non vi sarà una rapida e sostanziale discontinuità con il passato". Il presidente ricorda anche il manifesto di Rete Imprese Italia "Adesso tocca a voi" con le medesime parole del presidente Carlo Sangalli "tocca a voi perché le imprese, da sole, non ce la fanno più. Perché le imprese hanno già perso la pazienza, non fategli perdere anche la speranza".

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Enercoop apre un nuovo distributore carburanti a Reggio Emilia

Si trova in via Inghilterra, all'altezza della sede della Croce Verde, il nuovo distributore a marchio Enercoop, che sarà inaugurato sabato. Il punto vendita funzionerà come per gli altri impianti della catena Enercoop, in modalità altamente selfizzato "fai da tè" con pagamento alla cassa all'uscita. La stazione sarà fornita da dieci isole multiprodotto (benzina e gasolio) e due per il Gpl. Enercoop nasce come joint venture fra Energy group e Coop Nordest. la sua presenza in altri centri a provocato un vero e proprio tracollo nelle vendite dei Gestori degli impianti limitrofi impossibilitati a competere con i prezzi offerti da Enercoop. Con questa apertura diventano 8 gli impianti Enercoop: Castel Maggiore, Biella, Cantù (Como), Piacenza, Correggio (Reggio Emilia) e via inghilterra, Modena, Bari e Brindisi. Ma il piano industriale di Enercoop Adriatica prevede, entro il 2014, l'apertura di altri quattro impianti a San Benedetto del Tronto, Faenza, Conegliano e Chioggia, con investimenti complessivi per 14 milioni.