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il coordinatore dell'ufficio di progetto Tecnico Progettista A cura del Dott. Carlo Dicesare Dott. For. Angela Perna PROGETTO ESECUTIVO COMMISSIONE EUROPEA PROGRAMMA LIFE+2009 Azione C6 - Miglioramento delle funzionalità dell’habitat prioritario 91AA* – Boschi orientali di Quercia bianca del bosco planiziale e eradicazione di specie aliene RELAZIONE TECNICA Progetto LIFE Natura N. LIFE09NAT/IT/000149 "Conservazione e ripristino di habitat e specie nel Parco Regionale del Bosco Incoronata"

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il coordinatore dell'ufficio di progetto Tecnico Progettista A cura del Dott. Carlo Dicesare Dott. For. Angela Perna

PROGETTO ESECUTIVO

COMMISSIONE EUROPEAPROGRAMMA LIFE+2009

Azione C6 - Miglioramento delle funzionalità dell’habitat prioritario 91AA* – Boschi orientali di Quercia bianca del bosco planiziale e eradicazione di specie aliene

RELAZIONE TECNICA

Progetto LIFE Natura N. LIFE09NAT/IT/000149"Conservazione e ripristino di habitat e specie nel Parco Regionale del Bosco Incoronata"

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1. PREMESSA

Nell’ambito del Progetto LIFE NAT/IT/000149 "Conservazione e ripristino di habitat e

specie nel Parco Regionale del Bosco Incoronata" una delle azioni prevede il miglioramento delle

funzionalità dell’habitat prioritario 91AA* - Boschi orientali di quercia bianca del bosco planiziale

e eradicazione di specie aliene.

Questa azione prevede interventi per potenziare le funzionalità di questo habitat prioritario

attraverso una idonea riqualificazione vegetazionale atta ad assecondare la bassa tendenza evolutiva

della vegetazione spontanea verso una tipologia di consorzio forestale planiziale assai raro in

Puglia, attraverso la riduzione di specie introdotte e/o esotiche.

Il Bosco dell’Incoronata rappresenta l’ultimo lembo di foresta planiziale presente sul

Tavoliere e tra i pochi rimasti in Italia, ecco il particolare interesse e forma di difesa verso questa

tipologia vegetazionale.

Obiettivo parallelo di questa azione è anche l’aggiornamento della scheda Natura 2000 con i

dati relativi alle specie ed habitat riscontrate nell’area di intervento ma non menzionati nella scheda

ufficiale del sito.

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2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE Le zone di intervento, come si può evincere dalla cartografia allegata al progetto, sono

ubicate nel del territorio del Comune di Foggia (FG), in località Bosco dell’Incoronata in Foglio di

mappa n° 196, particelle n° 20. Foglio n° 197 particelle n°4 e 5.

Esse ricadono nel Parco Naturale Regionale del Bosco Incoronata e nel SIC (Sito Interesse

Comunitario) “Valle Cervaro, Bosco dell’Incoronata”.

2.1 ANALISI DEL CONTESTO AMBIENTALE INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Il Parco naturale regionale “Bosco Incoronata” è ubicato a circa sette chilometri a sud-est dal

capoluogo di provincia (Foggia), nel cuore del Tavoliere delle Puglie, ad una quota di circa 70 m

s.l.m.. É delimitato a nord dal fiume Cervaro e a sud dall’antico letto di questo stesso corso d’acqua.

Attualmente l’area protetta misura 1862,69 ettari.

Fig.1 Area del Parco naturale regionale “Bosco Incoronata” con individuazione della zona di intervento della presente azione.

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GEOLOGIA ED IDROGRAFIA1

Il basamento del Tavoliere, come pure dell’intera regione pugliese è costituito da una

potente serie carbonatica di età mesozoica costituita da calcari, calcari dolomitici e dolomie su cui

poggiano le coperture plio-pleistoceniche ed oloceniche. Relativamente al bosco dell’Incoronata, il

sottosuolo è parte integrante dei terreni quaternari sommitali che formano la Piana di Capitanata,

costituiti da depositi alluvionali di genesi continentale e marina, anche terrazzati, costituiti da

ghiaie, sabbie e argille. Seguono in profondità depositi marini pliocenici di sabbie, argille e argille

marnose. I terreni hanno assetto suborizzontale e rappresentano il risultato dello smantellamento

delle falde dell'Appennino Dauno e della sedimentazione nell'avanfossa Bradanica. Tale

deposizione è avvenuta prima in ambiente marino, con continuità orizzontale dei sedimenti, poi in

condizioni d’emersione totale, con deposizione di terreni a continuità orizzontale limitata e locale.

A quest'ultima modalità di sedimentazione sono da imputare la formazione di lenti a

granulometria diversa nell'ambito di una stessa sequenza sedimentaria. Più in particolare, il

sottosuolo della zona “Incoronata” è interessato dalla formazione delle "Alluvioni terrazzate

recenti" poco superiori agli attuali alvei, costituite da ciottoli, sabbie e subordinatamente argille

sabbiose, talora con crostoni calcarei evaporitici e interstrati, a struttura lenticolare, di argille

sabbioso-limose dell'Olocene.

In superficie sono diffuse coperture composte da silt argillosi sottilmente laminati con

intercalazioni di sabbie siltose gradate e laminate (depositi di piana di inondazione). Nel sottosuolo

a diversa profondità si rinvengono, invece, conglomerati poligenici ed eterometrici in corpi di

spessore variabile da circa un metro a circa 7-8 m intercalati a silt argillosi nerastri laminati con

talvolta ciottoli dispersi e gasteropodi continentali. I depositi alluvionali recenti, prima descritti,

ricoprono la sottostante formazione delle Argille grigio azzurre (Argille Subappennine) il cui tetto

affiora ad una profondità di circa 20.– 30 m dal piano di campagna. Nello specifico le Argille

Subappennine sono rappresentate da argille siltose, argille marnose e sabbie argillose con locali

intercalazioni sabbiose. Esse si sono depositate in un bacino marino subsidente e scarsamente

profondo e costituiscono un complesso che caratterizza la base di tutto il Tavoliere. Dal punto di

vista idrogeologico le formazioni che affiorano nell'area esaminata sono costituite da litotipi aventi

diversi gradi di permeabilità. In particolare la situazione stratigrafica e strutturale del Tavoliere

porta a riconoscere la presenza di un potenziale acquifero poroso superficiale tamponato in

profondità dalla formazione impermeabile delle Argille Subappennine. Tale acquifero corrisponde

agli interstrati sabbiosoghiaiosi dei depositi marini e continentali del Pleistocene superiore-Olocene.

1 Il paragrafo è ripreso da uno studio del dott. geol. Donato Antonio Fatigato.

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Le stratigrafie di alcuni pozzi per acqua realizzati in zona, evidenziano l’esistenza di una

successione di terreni sabbioso-ghiaioso-ciottolosi, permeabili ed acquiferi, intercalati da livelli

limo-argillosi a minore permeabilità. Questi, tuttavia, non costituiscono orizzonti separati ma

idraulicamente interconnessi e danno luogo ad un unico sistema acquifero. Localmente, inoltre, è

ipotizzabile la presenza di falde multistrato dovute a lenti argillose impermeabili, non continue, che

isolano a varie altezze falde sospese separate dalla falda più profonda. Tale ipotesi complica la

circolazione delle acque sotterranee, creando localmente flussi disordinati e difficilmente

caratterizzabili. Per l’area d’interesse, tenuto conto dell’influenza delle falde acquifere sulla

vegetazione, va rilevato che i numerosi pozzi esistenti in zona, che attingevano sino a qualche

decennio fa nell’acquifero superficiale, esteso da pochi metri sino a profondità di 30-40 m., hanno

registrato un considerevole abbassamento della piezometrica le cui oscillazioni sono strettamente

connesse agli apporti meteorici stagionali. IDROGRAFIA SUPERFICIALE

Il Bosco dell’Incoronata è percorso per tutta la sua lunghezza dal torrente Cervaro che forma

una grande ansa soprattutto in corrispondenza del Bosco e questo permette alle acque di rallentare il

proprio corso e di alimentare questo ecosistema. Questo corso d’acqua risulta caratterizzato da

deflussi di piena imprevedibili e talora distruttivi, come testimoniato dagli innumerevoli allagamenti

che caratterizzano la zona dell’Incoronata. Generalmente le prime precipitazioni intense autunnali

non determinano deflussi idrici di interesse, tant’è che l’alveo resta asciutto a volte fino a dicembre.

Soltanto quando i terreni affioranti nel bacino imbrifero risultano saturati dalle precipitazioni

liquide e solide stagionali, allora improvvisamente si formano onde di piena caratterizzate da

portate e coefficienti di deflusso elevati e di durata contenuta.

CLIMA

Dal punto di vista climatico l’area è caratterizzata da condizioni di semi-aridità con

eccedenza idrica limitata o assente (Dipace, 2003).

I valori medi annui delle temperature sono compresi tra i 14°C ed i 16°C; il mese più freddo

è gennaio, con temperature medie intorno ai 7 °C, i mesi più caldi sono luglio e agosto con valori

medi di 23÷26°C. Nell’andamento delle temperature medie annue, dal 1877 ad oggi, è stata

individuata una tendenza generalizzata all’aumento, stimata in 0,079 °C/10 anni (Dipace, 2003).

Per quanto riguarda le precipitazioni; i valori massimi mensili si registrano nei mesi di

novembre e dicembre, i minimi nel mese di luglio. L’andamento delle precipitazioni medie annue è

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caratterizzato da una periodicità dei valori minimi di 20÷25 anni (Maggiore e Pagliarulo, 2003). Nel

Tavoliere delle Puglie, e quindi anche nell’area di intervento, si riscontrano i minimi di piovosità di

tutta la penisola italiana. Si registrano mediamente meno di 400 mm di pioggia annua.

Per quanto riguarda le temperature Foggia fa registrare medie estive di 26° C con punte

frequenti massime di 40° C, che la rende una tra le più calde città italiane. I giorni cosiddetti

“tropicali”, con temperature superiori ai 30° C, sono mediamente 30 per anno lungo la costa e nelle

aree interne. Uno studio della Provincia di Foggia (a cura di Pennetta L., 2010) include l’area di

interesse e tutto il Tavoliere di Puglia, nella zona cosiddetta "adriatica meridionale". Da una

rielaborazione dei dati termo-pluviometrici rilevati nel periodo 1973-2003 dalle stazioni del

Servizio Idrografico del Ministero dei LL. PP. riferibili a 26 stazioni del Tavoliere di Puglia e delle

zone contermini del Subappennino dauno e del Promontorio del Gargano, risulta che l'andamento

delle temperature medie annue mostra una debole tendenza complessiva all'aumento. Relativamente

alle precipitazioni annue, si registra invece una lieve tendenza generale alla diminuzione; Sempre

secondo lo stesso studio la parte centro-orientale del Tavoliere,che comprende il Bosco

dell’Incoronata e corrispondente indicativamente al triangolo avente come vertici Margherita di

Savoia, Foggia, Manfredonia, presenta marcati caratteri di aridità ed è suscettibile al pericolo di

desertificazione.

Per completare il quadro climatico, si riportano di seguito i dati, rielaborati, relativi alle

osservazioni effettuate dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare per il trentennio 1971-

2000 della Stazione di Foggia.

Tabella.1 Dati termici relativi alla stazione di Foggia (Amendola) posta a 60 m s.l.m. osservati nel periodo 1971-2000, in ° C

Il confronto tra i dati delle temperature e quelli delle precipitazioni, organizzati secondo il

termoudogramma di Bagnoul e Gaussen mostrano un periodo di aridità convenzionale decisamente

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ampio che da un punto di vista statistico si estende dagli inizi di maggio fino ai primi di ottobre

come si nota dal grafico sottostante.

Figura 2 FAUNA

L’eccessivo numero di turisti, la sempre più ridotta estensione della zona, dovuta alle colture

agricole, e l’attività venatoria, hanno ridotto in modo notevole la fauna all’interno dell’area di

interesse.

Il comprensorio è occupato in parte da boschi di origine spontanea e in parte da macchia

mediterranea, gariga, coltivi e rimboschimenti.

Tra le specie animali presenti troviamo l’avifauna composta principalmente da gheppio (Falco

tinnuculus), quaglia (Coturnix coturnix), cuculo (Cuculus canorius), barbagianni (Typo alba),

upupa (Upupa epops), ghiandaia (Garulus glandarius), rondine (Hirundo rustica), usignolo

(Luscinia megarhynchos), merlo (Turdus merula), cannaiola (Acrocephalus scripaceus), gazza

(Pica pica), cornacchia (Corvus corone), passera (Passer domesticus italiae), fringuello (Fringilla

coelebs), ecc.

Per quanto riguarda gli anfibi, è possibile trovare Rana verde (Rana esculenta), Rospo

comune (Bufo vulgaris), Rospo smeraldino (Bufo viridis), e tra i rettili è presente il Biacco (Natrix

nartix), il Cervone (Elaphe quatuorlineata) e la Lucertola campestre (Podarcis sicula).

Tra i mammiferi è nota la presenza della Donnola (Mustela nivalis), della Faina (Martes

faina), della Volpe (Vulpes vulpes) e del Tasso(Meles meles) e poi di altri micro mammiferi come il

Riccio (Erinaceus europeus), la Talpa (Talpa europea), e il Topo campagnolo (Apodemus

sylvaticus).

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CARATTERI VEGETAZIONALI

Il Bosco dell’Incoronata si sviluppa lungo l’asse del torrente Cervaro e si allarga nella sua

parte terminale con un’estensione di 229, 22 ha e che risulta essere per lo più boscata,

comprendendo boschi ripariali, querceti anche da impianto artificiale, eucalipteti, olmeti,

formazioni artificiali di conifere e boschi misti con formazioni di conifere, boschi di latifoglie e

vegetazione di macchia. Per quanto riguarda la restante parte, essa è caratterizzata da superfici

coltivate e, nelle immediate prossimità del corso d’acqua, da vegetazione ripariale con, salici,

frassini ecc.e cannuccia di palude.

Il bosco di Querce presente all’interno del Bosco rappresenta un lembo superstite dell’antica

foresta planiziale che lungo il Cervaro assume la fisionomia di bosco di pioppi.

I “boschi ripariali” sono localizzati nella parte nord dall’area a ridosso del torrente Cervaro,

e sono per la maggior parte boschi a prevalenza di pioppi euroamericani e di pioppo bianco, vi sono

poi boschetti misti di frassino e roverella con spiccata presenza di cannuccia di palude lungo i fossi

dove raggiunge altezze considerevoli anche di 4 m e sporadica presenza di eucalipto.

La Roverella (Quercus pubescens) è presente prevalentemente in formazioni quasi pure ma

assai degradate e di dimensioni ridotte per lasciare il posto a macchie e garighe.

Sono inoltre presenti numerose specie esotiche (eucalipti, ailanto,…). Le ragioni

dell’introduzione di specie esotiche ed estranee all’ambiente vanno ricercate essenzialmente nel

bisogno di ricucire al più presto il manto verde dell’Incoronata, devastato dalla seconda guerra

mondiale, in modo da destinare l’area alla produzione rapida di legname (Barbone E., 1985).

L’impianto di roverella, occupa una posizione centrale del Bosco dell’Incoronata,, esso è

stato effettuato con fondi regionali nell’ambito del Programma Operativo Plurifondo della Regione

Puglia (Reg. CEE n. 2052/88 misura 12.2) nel 1997. Esso risulta un impianto a prevalenza di

roverella, successivamente percorso da incendio nel 2007 nella parte più a sud, in cui si rileva anche

scarsa rinnovazione naturale mista di roverella, perastro, albero di giuda ecc. Abbondante la

presenza di ferula. Il bosco di roverella è un habitat particolarmente interessante e raro, infatti la

presenza delle querce, in molti casi di età secolare, rappresenta un patrimonio genetico unico a

testimonianza dei boschi planiziali originari che si distribuivano lungo il Tavoliere prima delle

grandi bonifiche.

Rimboschimenti di conifere sono presenti all’ingresso del Parco, confinanti con l’eucalipteto

ceduo, con un piccolo appezzamento a prevalenza di pino d’Aleppo misto a cedro e pino marittimo,

e nella parte estrema occidentale del bosco, con un rimboschimento di pino domestico e di cipresso,

quest’ultimo completamente bruciato.

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I pascoli occupano quasi interamente la restante parte della superficie dell’area. Si possono

ulteriormente suddividere in: - pascoli ricchi di materia organica, localizzati a sud del

rimboschimento di querce e caratterizzati dalla presenza di cardeti o di gramineti, con ferula

pressoché dominante e sparso perastro di origine naturale; - pascoli xerici arborati con querce e

pascoli xerici caratterizzati da graminacee a dominanza di fienarola bulbosa derivanti da fasi

regressive causate dall’abuso del pascolo e da incendi (2.19-2.21).

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3. DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI PROGETTATI

Si prevede di intervenire in un’area di proprietà comunale con un’estensione pari a 50 ha.

L’azione prevede il graduale diradamento selettivo delle specie esotiche o estranee

all’habitat (pini e eucalipti) per favorire la vegetazione di specie autoctone come la Roverella.

Si prevede di creare 11 chiarie ad ettaro di 100 mq ognuna, per un totale di 1.100 mq ad

ettaro di chiarie e complessivi 55.000 mq, pari a 5,5 ha, nei 50 ha complessivi dell’area di

intervento.

Da vari sopralluoghi si è stimata una composizione tipo per ha di bosco che comprende:

- una vegetazione infestante che ricopre più del 50% dell’area;

- la presenza di 20 individui di pino in ogni chiaria, quindi 20x11 chiarie/ha= 220 piante ad

ha, quindi sui complessivi 5,5 ha di chiarie ci sono 220x5,5=1.210 piante di pino;

- la presenza di 40 individui di eucalipto in ogni chiaria, quindi 40x11 chiarie/ha= 440 piante

ad ha, quindi sui complessivi 5,5 ha di chiarie ci sono 440x5,5=2.420 piante di eucalipto.

Riassumendo si stimano 660 piante ad ha e quindi 3.630 piante in tutti i 5,5 complessivi

ettari di chiarie. Di queste, 1.210 sono piante di pino e 2.420 sono piante di eucalipto.

Gli interventi da eseguire sono di seguito riportati:

1. Eliminazione dell’eucalipto attraverso un taglio al colletto di circa 15 cm di larghezza e 5

cm di profondità: cercinatura (Fig. 3). Tale pratica consiste in un’incisione del floema e del

cambio allo scopo di interrompere il trasporto della linfa, lasciando resti di corteccia per il

convogliamento di acqua e spore che favoriscano le infezioni fungine. Si è scelto una

larghezza di 15 cm della fascia da tagliare per evitare di intervenire nei periodi successivi ad

eliminare il callo che si formerebbe e che consentirebbe nuovamente il passaggio del flusso

linfatico.

Le piante saranno lasciate in piedi a deperire e, in un secondo momento, avranno una

funzione di necromassa utile per ospitare piccoli animali e per la fauna saprofitica.

Fig. 3: Immagine della cercinatura

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2. Eliminazione selettiva della vegetazione allo stato arbustivo con attrezzature portatili

(motoseghe, decespugliatori), limitatamente alle specie esotiche o invadenti (eucalipto,

rovi), rilasciando le specie tipiche del sottobosco (perastro, biancospino) e le giovani

piantine di roverella che serviranno per far avvenire in modo naturale lo stanziare di questa

specie in quest’area.

Si stima che saranno prodotti circa 100 qli per ha di materiale di risulta che dovrà essere

cippato. In totale per i 5,5 ha di intervento sono 100 q.li x5,5 ha =550 qli di materiale da

cippare.

3. Diradamento selettivo sulle 1.210 piante di pino con una cubatura stimata di 1.975,69 mc.

Di questi mc totali l’80%, pari a 1.580,55 mc costituirà materiale legnoso da allestire,

esboscare e che resterà a disposizione del proprietario del bosco che deciderà di

conseguenza la sua destinazione ed utilizzo. Il restante 20%, pari a 395,14 mc e a 276,60 qli,

costituisce il materiale di scarto di tale lavorazione che sarà cippato insieme ai 550 qli

derivanti dalla pulizia dello strato arbustivo. Nel complesso saranno da cippare 826,60 qli.

4. Raccolta manuale di ghiande di roverella da esemplari secolari presenti nell’area protetta e

loro piantumazione non solo nelle aree dove si sono ottenute le chiarie a seguito dei

diradamenti, ma in tutti i 50 ha complessivi di intervento. È stata prevista la piantumazione

di circa 3 kg di ghiande ad ettaro, per complessivi 50 ha , 150 kg sono quindi nel complesso

le ghiande da raccogliere (circa 600 ad ha). La raccolta e la successiva piantumazione delle

ghiande saranno eseguite nella fase successiva alle operazioni di taglio e di ripulitura del

sottobosco per avere condizioni di lavoro più favorevoli e per evitare il soffocamento delle

giovani plantule.

5. Apertura buche e messa a dimora delle piantine di 1-2 anni di età di specie autoctone

acquistate presso vivai certificati della zona da eseguirsi l’anno successivo all’inizio

dell’intera azione.

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DESCRIZIONE DELLA SITUAZIONE PRIMA DELL’INTERVENTO (EX ANTE)

Attualmente l’area è occupata da un rimboschimento di pini con presenza di eucalipti. La

maggior presenza di questa specie esotica si ferma allo stato dominato. Lo strato arbustivo, molto

fitto, è composto da una rinnovazione di roverella, da individui di pungitopo, di perastro,

biancospino, giovani individui di eucalipto e altre specie esotiche infestanti.

DESCRIZIONE DELLA SITUAZIONE DOPO L’INTERVENTO PROPOSTO (EXPOST)

L’obiettivo finale è creare delle chiarie prive di specie invasive per permettere alla roverella,

specie tipica di quest’habitat di ricolonizzare, nel corso degli anni, nuovamente questo habitat.

4. VINCOLI ESISTENTI E COMPATIBILITA’ DELL’INTERVENTO

L’area prescelta per gli interventi ricade nel Parco Naturale Regionale e nel SIC “Valle

Cervaro, Bosco dell’Incoronata”. La stessa area, inoltre, per quanto attiene ai tematismi del PUTT

della Regione Puglia, ricade per un 20% nell’ambito B e per la restante parte nell’ambito C degli

Ambiti Territoriali e per più della metà nell’area sottoposta a Vincolo idrogeologico.

Tale contesto vincolistico non contrasta in alcun modo con gli interventi progettati che sono

rivolti al ripristino dell’habitat 6220* e non prevedono in alcun modo la realizzazione di manufatti

di qualsiasi tipo.

5. COMPATIBILITÀ DELL’INTERVENTO CON LE NORME PAI

Gli interventi previsti dall’azione C6, finalizzati alla riduzione delle specie esotiche

come pini e eucalipti, prevedono il diradamento selettivo di queste specie a favore della vegetazione

autoctona, come la roverella, che sarà introdotta con la messa a dimora di piantine e attraverso la

semina diretta delle ghiande reperite in loco.

La situazione post risulta non variata rispetto alla situazione ante, in quanto non si crea

nessun fattore che faccia aumentare il flusso turistico, non si creano aree di scavo, non si altera in

nessun modo l’equilibrio del bosco, anzi, con la sostituzione di specie si vuole proprio aumentare la

stabilità del bosco con l’introduzione di specie tipiche dell’area e che quindi possono garantire una

maggior adattabilità e resistenza ai fattori avversi.

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Inoltre, in queste aree a rischio, la sostituzione di specie esotiche, molto più soggette ad

avversità fitopatologiche e, quindi, a schianti e fluitazione, a valle degli alberi in occasione delle

piene, con specie autoctone molto più stabili sia ecologicamente che tecnologicamente, conferirà a

tutta l’area di intervento ed a quelle immediatamente a valle, una maggior sicurezza.

Per non variare lo stato post e ante dell’area perimetrata a pericolosità idraulica, si avrà

l’accortezza di realizzare, in tale area, solo il taglio e la piantumazione della piantina lì dove una ne

è stata tagliata. Questo crea una mera sostituzione di individui senza variare numericamente il

numero di piante presenti nell’area perimetrata.

In attuazione delle Norme Tecniche di attuazione del PAI (art.4 comma 3) in quest’area a

pericolosità idraulica gli interventi sono tali da (si riportano alcuni tratti del suddetto articolo):

b) non costituire in nessun caso un fattore di aumento della pericolosità idraulica né localmente, né

nei territori a valle o a monte, producendo significativi ostacoli al normale libero deflusso delle

acque ovvero causando una riduzione significativa della capacità di invaso delle aree interessate

poiché interessano solo parzialmente un'area marginale della zona perimetrata;

c) non costituire un elemento pregiudizievole all’attenuazione o all’eliminazione delle specifiche

cause di rischio esistenti proprio perché si ha una “sostituzione”: la piantina viene piantata solo lì

dove una se ne taglia;

e) garantire condizioni adeguate di sicurezza durante la permanenza di cantieri mobili, in modo

che i lavori si svolgano senza creare, neppure temporaneamente, un ostacolo significativo al

regolare deflusso delle acque avendo l’accortezza, durante le varie fasi di lavorazione e ad ogni fine

giornata, di non lasciare attrezzature e macchine in modo disordinato sul cantiere ma raccoglierle in

un unico punto così, in caso di un improvviso arrivo delle acque, gli operai si possano muovere

verso le vie di fuga in modo speditivo, immediato e sicuro. Con tale accorgimento le acque non

trovano ostacoli significativi lungo il loro percorso poiché la concentrazione in un unico punto

consente di deviare il flusso, dove possibile, il più lontano possibile dall’area di accumulo mezzi.

In conclusione si è cercato di rendere l’intervento il più possibile compatibile con le prescrizioni del

PAI.

6. ELENCO AUTORIZZAZIONI NECESSARIE

Gli interventi di progetto ricadono nel Comune di Foggia e rientrano nella perimetrazione

della zona 1 (di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e/o storico – culturale, caratterizzata

dalla presenza di solchi erosivi, boschi e vegetazione spontanea) del Parco Regionale Bosco

Incoronata, di cui alla L.R. n. 10/2006, pubblicata sul BURP n. 61 del 19.05.2006. Ai sensi dell’art.

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Progetto LIFE+ "Conservazione e ripristino di habitat e specie nel Parco Regionale del Bosco Incoronata” ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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4 (Norme generali di tutela del territorio e dell’ambiente naturale) della Legge regionale, gli

interventi non sono incompatibili con gli indirizzi di tutela, ma soggetti a nulla osta da parte del

Comune di Foggia in qualità di soggetto cui è affidata la gestione provvisoria (Art, 3, L.R. n.

17/2007).

Di seguito è riportato l’elenco delle autorizzazioni/nulla osta necessari da acquisire per la

realizzazione dei lavori specificati in progetto, con indicazione dei soggetti competenti al rilascio

delle stesse.

Tipo di autorizzazione Necessaria al progetto

Soggetto competente al rilascio Esito

Nulla osta per interventi all'interno del Parco Regionale Naturale Bosco Incoronata

Sì (art. 10, , L.R. n. 10/2006)

Comune di Foggia (art 3, L.R. n. 17/2007)

Rilasciato

Autorizzazione per la realizzazione degli interventi selvicolturali

Sì (art. 2, R.R. n. 10/2009)

Regione Puglia – Servizio foreste Rilasciato

Nulla osta P.A.I. SI (art. 4, comma 4 delle NTA)

Autorità di Bacino della Puglia Rilasciato

7. ESECUZIONE E DURATA DEI LAVORI

I lavori progettati potranno essere realizzati in appalto o affidamento, ove le norme lo

consentano, ed avranno come scadenza ultima settembre 2016 ma gli interventi per la loro tipologia

saranno conclusi il 15 maggio 2016.

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8. SINTESI CONCLUSIVA

A seguito dell’elaborazione del computo metrico, riferito per i prezzi unitari al Prezziario

regionale forestale 2011 e all’Analisi dei Prezzi, i lavori da eseguire sono comprensivi di oneri per

la sicurezza, ripartiti come specificato nel relativo quadro economico.

9. BIBLIOGRAFIA

Norme Tecniche di Attuazione del PAI. 2005

Guarnieri L., Leone L. M., Preti F. (2009), (eds.) Vegetazione Ripariale - Conoscenze e tecniche

per corsi d’acqua e canali di bonifica, Pubblicazione del Corso di Formazione e Aggiornamento

Professionale “Gestione della vegetazione ripariale dei corsi d'acqua naturali e dei canali di

bonifica”.