Impianto di recupero di rifiuti non pericolosi (R13, R5...
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Dr. Geol. Luciano Sbaraglia V. Colle Pineta N° 24 65129 Pescara C.F. SBR LCN 55M10 G482M P.I. 01533630685 Tel. 085/4510039 Cell. 348/2528925 e-mail: [email protected] P.C: [email protected]
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Comune di Torrevecchia Teatina (CH)
Impianto di recupero di rifiuti non pericolosi (R13, R5),
provenienti dalle attività di scarifica del manto stradale,
destinati alla produzione di conglomerato bituminoso
Committente: ASFALTI CENTRO s.r.l.
RELAZIONE GEOLOGICA E MODELLAZIONE SISMICA DEL SITO
Ai sensi del D.M. 14/01/2008 e della Circolare del C.S.LL.PP. 617/2009
Ai sensi del DECRETO 05.08.2015 n. 3/REG Regione Abruzzo
Il redattore della relazione: Dr. Geol. Luciano Sbaraglia
Data: 15/07/2017
Relazione di n° 60 pagine
Dr. Geol. Luciano Sbaraglia
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INDICE
Premessa e quadro normativo...........................................................................
Pag. 2
1 Ubicazione del sito e caratteristiche del progetto..........................................
“ 4
2 Contesto geologico regionale ........................................................................ “
5
3 Contesto geologico locale………………………………………………………….
“ 6
4 Geomorfologia………………………………………………………………………
“ 7
5 Idrologia ed idrogeologia…………………………………………………………..
“ 8
6 Sismotettonica………………...….. ............................................................. … “
9
7 Sintesi dei dati programmazione del piano di indagine edell’inquadramento
dei problemi geotecnici….……………………………………………………………
“ 10
8 Pericolosità sismica locale….…………………………………………………… “ 11
Conclusioni ................................................................................................... “ 12
ALLEGATI: 1. Ubicazione del sito su mappa catastale
2. Planimetria generale
3. Cartografia Geologica
4. Profilo stratigrafico
5. Strutture sismogenetiche
6 Stralcio carta difesa PAI
7 Documentazione fotografica
8 Pericolosità sismica locale
Dr. Geol. Luciano Sbaraglia
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PREMESSA
La presente indagine geologica è stata redatta in conformità al D.M. 14/01/2008 e alla relativa circolare
esplicativa del C.S.LL.PP. n° 617/2009.
In particolare, si pone in evidenza quanto indicato dalla normativa in merito alle finalità e ai contenuti della
relazione geologica.
D.M. 14/01/2008:
Paragrafo 6.1.2: PRESCRIZIONI GENERALI.
Le scelte progettuali devono tener conto delle prestazioni attese delle opere, dei caratteri geologici del sito
e delle condizioni ambientali. I risultati dello studio rivolto alla caratterizzazione e modellazione geologica, di cui
al § 6.2.1. devono essere esposti in una specifica relazione geologica.
Circolare esplicativa del C.S.LL.PP. n° 617/2009:
Paragrafo C6: PROGETTAZIONE GEOTECNICA.
…(omissis)
I caratteri geologici del sito, illustrati nella Relazione Geologica (§ 6.2.1 NTC), costituiscono un importante
riferimento per l’impostazione del progetto…(omissis)
D.M. 14/01/2008:
Paragrafo 6.2: ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO.
Il progetto delle opere e dei sistemi geotecnici deve articolarsi nelle seguenti fasi:
1. caratterizzazione e modellazione geologica del sito;
2. scelta del tipo di opera o d’intervento e programmazione delle indagini geotecniche;
3. caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni e delle rocce e definizione dei modelli
geotecnici di sottosuolo;
4. descrizione delle fasi e delle modalità costruttive;
5. verifiche della sicurezza e delle prestazioni;
6. piani di controllo e monitoraggio.
D.M. 14/01/2008:
Paragrafo 6.2.1: CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GEOLOGICA DEL SITO
La caratterizzazione e la modellazione geologica del sito consiste nella ricostruzione dei caratteri
litologici, stratigrafici, strutturali, idrogeologici, geomorfologici e, più in generale, di pericolosità geologica del
territorio.
In funzione del tipo di opera o di intervento e della complessità del contesto geologico, specifiche
indagini saranno finalizzate alla documentata ricostruzione del modello geologico.
Esso deve essere sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per
inquadrare i problemi geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche.
Metodi e risultati delle indagini devono essere esaurientemente esposti e commentati in una
relazione geologica.
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Circolare esplicativa del C.S.LL.PP. n° 617/2009:
Paragrafo C6.2: ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO.
Paragrafo C6.2.1: CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GEOLOGICA DEL SITO
Lo studio geologico deve essere esteso ad una zona significativamente estesa , in relazione al tipo di
opera e al contesto geologico in cui questa si colloca.
I metodi e le tecniche di studio, l’approfondimento e il dettaglio delle analisi e delle indagini devono essere
commisurati alla complessità geologica del sito, alle finalità progettuali e alle peculiarità dello scenario territoriale
ed ambientale in cui si opera.
Lo studio geologico deve definire, con preciso riferimento al progetto, i lineamenti geomorfologici della
zona nonché gli eventuali processi morfologici ed i dissesti in atto o potenziali e la loro tendenza evolutiva, la
successione litostratigrafica locale, con la descrizione della natura e della distribuzione spaziale dei litotipi, del
loro stato di alterazione e fratturazione e della loro degradabilità; inoltre, deve illustrare i caratteri geostrutturali
generali, la geometria e le caratteristiche delle superfici di discontinuità e fornire lo schema della circolazione
idrica superficiale e sotterranea.
Il piano delle indagini specifiche sui terreni e sulle rocce nel sito di interesse deve essere definito ed
attuato sulla base dell’inquadramento geologico della zona e in funzione dei dati che è necessario acquisire per
pervenire ad una ricostruzione geologica di dettaglio che possa risultare adeguata ed utile per la
caratterizzazione e la modellazione geotecnica del sottosuolo.
Nella descrizione dei caratteri geologici del sito devono essere definite le caratteristiche intrinseche delle
singole unità litologiche (terreni o rocce) con particolare riguardo ad eventuali disomogeneità, discontinuità, stati
di alterazione e fattori che possano indurre anisotropia delle proprietà fisiche dei materiali. Nelle unità litologiche
costituite da alternanze di materiali diversi devono essere descritte le caratteristiche dei singoli litotipi e
quantificati gli spessori e la successione delle alternanze.
Alla scala dell’ammasso roccioso, che in molti casi è costituito dall’insieme di più unità litologiche, devono
essere evidenziate le differenze di caratteristiche fra le diverse unità e devono essere descritte in dettaglio le
discontinuità, quali contatti stratigrafici e/o tettonici, piani di stratificazione, fratture, faglie con relativa fascia di
frizione, cavità per dissoluzione.
La Relazione Geologica sarà corredata da elaborati grafici (carte e sezioni geologiche, planimetrie e profili
per rappresentare in dettaglio aspetti significativi o specifici tematismi, ecc.) in scala adeguata al dettaglio degli
studi eseguiti e dalla documentazione delle indagini appositamente effettuate e di quelle derivate dalla
letteratura tecnico-scientifica o da precedenti lavori.
1 UBICAZIONE DEL SITO E CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
Il sito oggetto dell’intervento è ubicato in Torrevecchia Teatina (CH), in V. Fondo Valle Alento n° 6 ed è
compreso nella particella catastale n° 4133 del Foglio n° 12 del Comune di Torrevecchia Teatina. L’ubicazione è
riportata negli allegati 1 e 2. Lo studio è rivolto alla realizzazione di una platea per lo smaltimento e
recupero di rifiuti non pericolosi di natura inerte prodotti dalla scarifica di manti stradali. Gli impianti
svolgono attività di produzione di conglomerati bituminosi e recupero e vendita di rifiuti da costruzione e
demolizione.
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Al fine della caratterizzazione delle azioni sismiche di cui al paragrafo 3.2 della normativa e della
definizione delle forme spettrali in base ai parametri correlati al reticolo di riferimento, le coordinate del sito
oggetto dell’intervento sono le seguenti (le sigle si riferiscono ai due ellissoidi WGS84 e ED50: l’ ellissoide di
riferimento adottato per la redazione della carta di pericolosità dell’INGV) :
Ellissoide WGS84
(Google earth, flash earth ecc.)
Ellissoide ED50
(Carta INGV, azioni sismiche NTC)
Latitudine 42.386493° 42,38748°
Longitudine 14.247318° 14,24818°
2 CONTESTO GEOLOGICO REGIONALE
Nella cartografia geologica ufficiale l’area è stata trattata, tra l’altro, nei seguenti due progetti:
1. Carta geologica dell’Abruzzo alla scala 1:100.000, Vezzani e Ghisetti, 1998, a cura della Regione
Abruzzo.
2. Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000, progetto CARG, foglio n° 351 ‘Pescara’, a cura
dell’ISPRA.
L’area oggetto di studio è sita nella fascia costiera adriatica; la successione può essere caratterizzata a
grandi linee come segue, dall’alto verso il basso:
Coperture di depositi fluviali e lacustri di età pleistocenica e olocenica
Spessa successione prevalentemente formata da argille azzurre di piattaforma con sottili
intercalazioni sabbiose, di età plio-pleistocenica.
Corpo conglomeratico-arenaceo lenticolare denominato ‘conglomerati di Turrivalignagni’.
Termini di chiusura del ciclo sedimentario, consistenti in sabbie marine, litorali e fluvio-deltizie del
pleistocene inferiore.
La citata successione assume regionalmente la configurazione di una monoclinale immergente verso est
con inclinazione di circa 15÷20°, interessata da pieghe poco accentuate con asse N-S e localmente intersecata
da faglie normali a modesto rigetto, con prevalente direzione NW-SE, a sud del fiume Pescara.
Strutturalmente, il lineamento di maggiore importanza appare essere il sistema di faglie di Avezzano-
Bussi ed il suo prolungamento ad est, il sistema strutturale delle isole Tremiti. Tale sistema strutturale, secondo
Vezzani e Ghisetti, ha condizionato l’evoluzione dell’avanfossa adriatica, con la formazione di una zona a nord
di Pescara fortemente subsidente durante il Pliocene (spessore dei sedimenti plio-pleistocenci fino a 8 km
circa) e una zona a sud, caratterizzata dalla presenza del substrato dell’avampaese apulo ad una profondità
relativamente superficiale di 1-2 km.
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3 CONTESTO GEOLOGICO LOCALE
Relativamente al sito in esame e ai suoi dintorni, la cartografia ISPRA descrive la seguente successione;.
(si veda l’allegato 3):
1. Olo: sedimenti olocenici prevalentemente sabbioso-ghiaiosi nell’area
a. Olob: depositi fluviali: sabbie e ghiaie con livelli e lenti di argille.
b. Olob2: coltri eluvio-colluviali: limi sabbiosi e argillosi, sabbie grigiastre; sono disposti in assetto
caotico o conformamente agli strati.
2. AVM2: subsintema di Piano della Fara (Pliocene sup.)
a. AVM2b: ghiaie alternate a sabbie, sabbie limose e limi di origine alluvionale.
3. AVM1: subsintema di Villa Olveto (Pliocene sup.)
a. AVM1b: ghiaie e conglomerati clasto-sostenuti debolmente cementati di origine alluvionale.
4. ACT: Sintema di Catignano (Pleistocene medio): conglomerati clasto sostenuti, eterometrici, con lenti
e livelli sabbiosi.
5. RPT: fomazione di Ripa Teatina (Pleistocene): argille, limi grigio-verdastri incisi da corpi ghiaiosi in
matrice sabbiosa o microconglomeratica.
6. FMT: formazione di Mutignano (Pliocene sup.-Pleistocene p.p.):
a. FMTd: sabbie ed arenarie di colore giallastro con intercalazione di ghiaie e conglomerati
b. FMTc: alternanze di sabbie e sabbie siltose di colore giallo-ocra, a diverso gado di
cementazione, ed argille e argille siltose grigiastre sottilmente laminate.
c. FMTa: associazione pelitico-sabbiosa; intercalazione di argille ed argille siltose di colore
grigio con intercalazioni di sottili livelli sabbiosi e sabbio-limosi fossiliferi; il rapporto
sabbia/argilla è nettamente inferiore all’unità.
Secondo la suddetta carta in corrispondenza del sito affiora l’unità OLOb.
Nel sito oggetto di intervento sono state inoltre effettuate le seguenti indagini:
Indagine geotecnica consistente in:
1. esecuzione di un sondaggio a carotaggio continuo spinto alla profondità di 19.60 m dal p.c, 02-04-2014)
2. prelievo di 3 campioni indisturbati
3. esecuzione di una prova penetrometrica dinamica SPT in foro
4. esecuzione di una prova penetrometrica statica CPT spinta alla profondità di 17.00 m dal p. c.(04-04-
2014)
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5. esecuzione di una prova penetrometrica statica CPT spinta alla profondità di 11.40 m dal p. c.(12-07-
2017)
Indagine geofisica per la determinazione della pericolosità sismica locale del sito ai sensi del § 3.2 NTC
e § C3.2 della Circolare, con caratterizzazione della VS30, consistente in:
1. esecuzione di una prova geofisica di superficie attiva tipo MASW (04-04-2014)
2. esecuzione di una prova geofisica di superficie passiva tipo HVSR (02-04-2014)
I ilievi eseguiti e un rilevamento geologico di dettaglio nelle aree adiacenti, hanno infine permesso di
ricostruire un profilo stratigrafico dal quale si evidenzia la seguente successione:
Tale ricostruzione è congrua con le indicazioni della carta geologica ISPRA e della conoscenza generale
dell’area acquisita tramite rilievi svolti in occasione di pregressi progetti.
4 GEOMORFOLOGIA
Il sito è ubicato alla quota di 36 m circa sul livello del mare, su un terrazzo alluvionale in lato sinistro del
Fiume Alento ed è praticamente pianeggiante.
Da 0 a 1 m di profondità circa: terreno di riporto Dai 1 ai 4 m circa: successione prevalentemente limo sabbiosa meno rigida Da 4 a 16 m circa: successione prevalentemente limo sabbiosa più rigida con presenza di livelli ghiaiosi eterogenei Da 16 m circa: argilla limosa grigia
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Essa è attualmente poco urbanizzata per la presenza di case coloniche e rimesse attrezzi, ed è
intensamente coltivata. La vegetazione è costituita sia da orti di uso domestico che da piccole piantagioni come
oliveti, vigneti e frutteti (si vedano le foto dell’All.7).
Non si notano fenomeni di erosione superficiale, essendo il terreno stesso quasi completamente
pianeggiante e molto ben drenato per le coltivazioni presenti.
Nel ‘Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico’ della Regione Abruzzo, si osserva quanto segue:
Carta geomorfologica: come evidenziato nella figura in allegato 6, secondo il PAI regionale il sito in
esame non è interessato da dissesti idrogeologici; la presenza tuttavia del Fiume Alento, che scorre in
direzione Sud-Ovest Nord-Est e incide il terrazzo, ha determinato la formazione di alcune scarpate ai limiti
del sito.
Carta della pericolosità: poiché questa carta fornisce la probabilità stimata, con scala qualitativa, che si
possa verificare un dissesto nell’area in esame, la stessa assume particolare rilevanza ai fini della presente
relazione. Il sito e le aree circostanti risultano essere esenti da pericolosità geologica, anche se la carta
segnala dissesti generati da scarpate fluviali.
5 IDROLOGIA ED IDROGEOLOGIA
L’area è interessata, come detto, da un corso d’acqua naturale drenante il blando pendio a sud-ovest
dello stesso (Fiume Alento). La dinamica erosiva del corso d’acqua risulta essere significativa, in
considerazione della portata dello stesso; l’area pertanto reca attualmente segni di dissesto idrogeologico per la
presenza di scarpate di origine fluviale. Considerando il dislivello tra il pianoro dove sorgerà la piazzola e il livello
di base del fiume, sarà piuttosto improbabile un possibile alluvionamento del terrazzo stesso, salvo episodi di
apporti pluviometrici eccezionali.
Sia nel foro della prova penetrometrica che nel sondaggio, svolti nell’aprile del 2014, si è intercettata la
falda freatica intorno ai 11,50 m dal p.c. Nella prova penetrometrica più recente al contrario non si è incontrata
la superficie freatica.
Sono stati censiti (sia nel settembre 2009 sia nell’aprile 2014 che alla data attuale della presente
relazione) alcuni piezometri istallati nel 2007 per due altre indagiine (la collocazione deglli stessi sono rilevabile
nell’allegato 2) e, in base alle misurazioni fatte, la profondità rilevata della falda freatica dal p.c. si può leggere
nella seguente tabella:
Data letture
CPT
Prof.
m dal
p.c.
S1bis
Prof.
m dal
p.c.
S1
Prof.
m dal
p.c.
S2
Prof.
m dal
p.c.
S4
Prof.
m dal
p.c.
S5
Prof.
m dal
p.c.
S6
Prof.
m dal
p.c.
S7
Prof.
m dal
p.c.
S8
Prof.
m dal
p.c.
Piez.1
Prof.
m dal
p.c.
23/24-09-2009 - - 12.52 12.57 3.16 3.50 3.30 3.30 12.70 11.00
03-04-2014 11.50* 11.50* 11.50 11.50 3.00 2.00 3.00 3.00 11.60 10.00
12-07-2017 - - 21.00 21.00 - - - - 21.20 -
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C’è da tenere presente che le misure indicate con l’asterisco sono relative ai fori realizzati per la
precedente indagine. L’acquifero di cui si parla è lo stesso interessando il medesimo terrazzo fluviale. Da una
rapida disamina si noti che le profondità sono coerenti con l’andamento stagionale della falda: più profonda alla
fine dell’estate nel 2009, leggermente più superficiale nella misurazione più recente alla fine della stagione
invernale 2013-14 e molto più profonda alla data attuale in concomitanza di un periodo molto caldo e siccitoso.
Le limitate rilevazione del luglio di quest’anno sono dovute alla inaccessibilità dei rimanenti piezometri. Si noti
inoltre dalla cartina delle isofreatiche dell’allegato 2 che le linee preferenziali di drenaggio sono
approsssimativamente parallele al corso d’acqua drenante la falda (T. Alento).
Data la caratteristica granulometrica dei terreni non si può escludere che questi possano essere sede, nei
periodi di piovosità concentrata, di piccole ed effimere falde freatiche alimentate dalle acque di precipitazioni
meteoriche, oppure di sollevamenti del pelo libero della falda stessa ma difficilmente potrebbe raggiungere la
base della fondazione stessa..
6 SISMOTETTONICA
L’Appennino abruzzese viene inserito dall’INGV (redazione della mappa di pericolosità sismica prevista
dalla OPCM 3274/2003, rapporto conclusivo, 2004 – bozza) nella zona sismotettonica ZS923, con Mw attesa
variabile da 6.7 a 7.06. La sismicità della fascia litoranea è spesso legata a risentimenti di eventi provenienti
dalla catena appenninica. Gran parte del litorale abruzzese, tuttavia, non è compreso nelle zone sismiche
individuate dal rapporto, come risulta evidente dalla seguente figura 36 del rapporto INGV, per cui non è
possibile, senza studi di disaggregazione, definire una Mw attesa. La ZS 917 Rimini-Ancona esibisce una Mw
attesa pari a 6.1.
Fig. 36 del rapporto INGV
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Attualmente, le due raccolte ufficiali dei lineamenti tettonici considerati attivi nel territorio italiano sono i
seguenti:
Catalogo delle faglie capaci ISPRA-Ithaca
Database DISS, versione 3, dell’INGV.
Un elenco dei lineamenti tettonici attivi nell’appennino abruzzese e lungo il litorale, tratti dai citati
database, è contenuto nell’allegato 5.
7 SINTESI DEI DATI PER LA PROGRAMMAZIONE DEL PIANO DI INDAGINI E
DELL’INQUADRAMENTO DEI PROBLEMI GEOTECNICI
Nella seguente tabella si elencano, a uso del progettista e a scopo decisionale, gli scenari di pericolosità
geologica, idrogeologico e del territorio, attinenti al sito, accompagnati da brevi commenti:
Scenario di
pericolosità
Presenza nella
cartografia
ufficiale
Grado di
pericolosità
attuale
Grado di
pericolosità
potenziale
Note
Frane, crolli e
movimenti di
versante
Si Assente Assente
Area collocata in un terrazzo
pressoché pianeggiante; non sono
presenti scarpate
Rotolamento massi No Assente Assente Area collinare senza circostanti rilievi
rocciosi
Esondazione No Assente Bassa Sito posto a quota elevata rispetto
all’alveo fluviale
Erosione
concentrata
No Assente Assente Area collinare; Il sito e i suoi immediati
dintorni sono parzialmente urbanizzati
e coltivati
Cavità No Assente Assente Non sono segnalate cavità antropiche
né naturali nei dintorni del sito oggetto
di intervento
Faglie attive –
rischio attivazione
No Medio Medio Non sono segnalate faglie attive in
prossimità del sito; nell’area tuttavia è
relativamente vicina la presenza delle
seguenti faglie attive (codice del
database DISS3):
ITCS075 = Pietracamela-Montesilvano
ITCS079 = Shallow Abruzzo Citeriore Basal Thrust
ITCS059 =Tocco Casauria-Tremiti
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ITCS054= Southern Marche offshore
Faglie capaci –
rischio attivazione
No assente assente Non sono segnalate faglie capaci in
corrispondenza del sito
8. CARATTERIZZAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE DEL SITO OGGETTO
DELL’INTERVENTO
La pericolosità sismica locale costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle
azioni sismiche. La determinazione è stata eseguita secondo l’approccio semplificato previsto dal § 3.2.2 delle
NTC, seguendo il criterio: “…ai fini della identificazione della categoria di sottosuolo, la classificazione si effettua
in base ai valori della velocità equivalente Vs,30 di propagazione delle onde di taglio (definita successivamente)
entro i primi 30 m di profondità. Per le fondazioni superficiali, tale profondità è riferita al piano di imposta delle
stesse…”, risultano le seguenti classificazioni (piano di posa delle fondazioni posto pari a X m circa di profondità
dal piano di campagna mediamente):
MASW: Vs,30= 320 m/s. m/s – Categoria sottosuolo C
Categoria sottosuolo C : “Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o di terreni a grana
fina mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle
proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 > NSPT
< 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu30 < 250 kPa nei terreni a grana fina).”
Si pone in evidenza quanto segue:
o vengono soddisfatti i seguenti requisiti di appartenenza alla categoria C della tabella 3.2.II delle
NTC:
Depositi di terreni a grana fina mediamente consistenti, a parte i primi 16 m circa in cui il
terreno è poco addensato o poco consistente.
Valori di Vs,30 compresi tra 180 e 360 m/s, a parte i primi 16 m.
o non vengono soddisfatti i seguenti requisiti di appartenenza alla categoria C della tabella 3.2.II
delle NTC:
Tra 1 e 4 m è presente una inversione di velocità che evidenzia un lieve peggioramento
delle proprietà meccaniche.
Graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità a partire dai 4 m;
oltre i 16 m è presente un brusco miglioramento.
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Per i dettagli relativi alle misurazioni e alle relative interpretazioni si consulti l’allegato 4
Classificazione delle condizioni topografiche secondo quanto previsto nelle tabelle 3.2.IV e 3.2.VI
delle NTC: la superficie topografica, poiché il sito è ubicato su una superficie pianeggiante o un versante di
inclinazione media contenuta e minore comunque di 15°, può essere classificata come appartenente alla
categoria ‘T1’:
“Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i ≤ 15°
Si pone in evidenza che il rilievo dei microtremori mostra la presenza, nell’intervallo di interesse
ingegneristico, di un fenomeno di leggera amplificazione delle onde superficiali nell’intervallo di frequenza di 1÷2
Hz circa (periodo 0.5÷1 s) con rapporto H/V 2.
CONCLUSIONI
In conclusione, il sito non presenta caratteristiche ostative alla costruzione della platea e non appare
essere a rischio di dissesto idrogeologico. Il sottosuolo, al di sotto del piano di posa delle fondazioni, esibisce
caratteristiche di edificabilità non sfavorevoli ma è necessaria un’indagine geotecnica specifica per definire la
resistenza meccanica dello stesso. La falda freatica può oscillare in relazione ai cambiamenti stagionali e
pluviometrici, ma difficilmente potrebbe raggiungere la base della fondazione prevista..
Si adottino tutte quelle misure atte ad impermeabilizzare l’area per impedire che sostanze pericolose
dilavate delle acque meteoriche, percolando attraverso il terreno di discreta permeabilità nei suoi strati superiori,
possano prima interessare la falda e attraverso le vie preferenziali del flusso idrico sotterraneo (si veda a tal
proposito l’allegato 2) possano poi raggiungere il corso d’acqua vicino (T. Alento).
Dal punto di vista della pericolosità sismica, il sottosuolo risulta essere classificabile in categoria C, con
coefficiente topografico St = 1. Alla data della redazione della relazione non è stata ancora pubblicata la carta
delle MOPS. Dal punto di vista della risposta sismica il rilievo dei microtremori con il metodo di Nakamura ha
posto in luce, nel sito oggetto dell’intervento, la presenza di fenomeni di amplificazione delle onde superficiali nel
range di frequenze di interesse ingegneristico
Pescara, lì 15/07/2017
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Allegato 1
Ubicazione del sito su base satellitare Google Earth – scala indeterminata
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Allegato 2
Ubicazione sondaggio: Quota m:
Ubicazione prova MASW: Ubicazione penetrometria:
Piazzola da realizzare
Planimetria – scala originale 1:100
XX
P1
S1bis
P2
36
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Piazzola da realizzare
Planimetria catastale – scala originale 1:2000
*Sia le quote che le linee di deflusso si riferiscono al 2007
S1bis: sondaggio effettuato nell’ambito dell’indagine del 2014
*
*
S1bis
Piez.1
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Allegato 3
CARTOGRAFIA GEOLOGICA
Stralcio della ‘Carta geologica dell’Abruzzo’ di Vezzani e Ghisetti, 1998,
con ubicazione del sito
Stralcio della carta geologica 1:50 000 ISPRA, Chieti 361, con ubicazione del sito
A
A1
A
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Allegato 4
PROFILO STRATIGRAFICO
Profilo A-A1 (vedi allegato 3 foglio Chieti 361, ISPRA): il profilo passa
poco a NO del sito in esame ,
LEGENDA
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(Estratto da: http://gndt.ingv.it/Pubblicazioni/Barchi_et_alii/Barchi; database Progetto
DISS) ALLINEAMENTO GUBBIO-NORCIA-FUCINO 1 Alta Valle dell'Aterno Struttura di superficie Sono riconosciuti segmenti attivi di ca. 8 km di lunghezza (Capitignano, Monte Pettino,
Monte Marine), per i quali si propone un'aggregazione di orientazione N150, ed estesa per 25 km. Il consenso sulla orientazione (data la relativa diversità fra gli elementi inizialmente cartografati) è condizionato alla schematizzazione delle strutture contigue, in particolare alla prosecuzione sul sistema Campo Felice - Colle Cerasitto (vedi). Lo slip rate è stimato tra 0.4 e 0.8 mm/yr.
Dati paleosismologici sono presentati in Blumetti (1995), che esamina alcune sezioni di scavi per costruzioni edilizie nel settore fra Pizzoli e Arischia. Sulla base di questi dati e delle descrizioni storiche degli effetti cosismici sul terreno, Blumetti (1995) ricostruisce la possibile distribuzione dei fenomeni di fagliazione superficiale indotti dal terremoto del 1703 in quest'area. Anche l'analisi delle scarpate su sedimenti sciolti (M. Pettino) suggerisce l'esistenza di probabili fagliazioni cosismiche in epoca storica. I sotto-segmenti di M.Marine e M. Pettino risulterebbero attivati contemporaneamente dall'evento del Febbraio del 1703. Il settore di Montereale-Capitignano potrebbe essersi attivato con l'evento del 16 Gennaio 1703 (Blumetti, 1995 e Cello et al., 1998).
Struttura profonda Le indicazioni sulla profondità dello strato sismogenetico derivano da alcune analisi di
microsismicità che per questa zona e per il Gran Sasso forniscono profondità ipocentrali inferiori a 15 km, e concentrate fra gli 8 e i 12 km (Bagnaia et al., 1996).
Terremoti associati Alla zona viene ricondotto l'evento de L'Aquila del 2 Febbraio 1703; ad essa potrebbe
essere altresì riconducibile l'evento di Montereale (16 gennaio 1703) e all’evento ultimo de L’Aquila del 06=4/2009.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala La stima di estensione complessiva della struttura pari a ca. 25 km, unitamente allo
spessore sismogenetico ipotizzato pari a 10-12 km, comporterebbe con le relazioni di scala tradizionali una Mmax ca. 7.0. Tale valore appare molto elevato; in prima approssimazione, si ritiene che l'evento del Febbraio 1703 possa essere considerato rappresentativo del massimo terremoto associato alla struttura.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
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Coordinate 13.219-42.505 - 13.334-42.423 - 13.297-
42.405 - 13.436-42.362
Direzione/Inclinazione N150
Dimensioni L ca. 25 km
Spessore strato sismogenetico 10-12 km
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.4-0.8 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 6.5
2 Campo Felice - Colle Cerasitto / Ovindoli - Pezza Struttura di superficie L'interpretazione di queste strutture non è semplice, in quanto risultano egualmente
accettabili diverse associazioni e legami genetici con la più meridionale struttura del Fucino. Per la parte più settentrionale si individuano due segmenti per complessivi ca. 16 km di
lunghezza con orientazione N140; uno slip rate pari a ca. 1 mm/yr. Per la struttura Ovindoli-Pezza, è stato riconosciuto (Pantosti et al., 1996) un segmento di lunghezza fra 12 e 20 km, con orientazione da N160 a ca. E-W e slip rate fra 0.8 e 1.2 mm/yr.
Per quanto riguarda gli aspetti paleosismologici, lungo la porzione settentrionale è stato riconosciuto un paleo-terremoto posteriore a 2500-3000 B.P. (Giraudi, 1995); alla faglia Ovindoli - Pezza vengono associati almeno tre paleo-terremoti, l'ultimo evento datato ca. 1300 A.D., con un tempo medio di ritorno di ca. 3000 anni.
La magnitudo associata agli eventi maggiori è valutata pari a circa 6.5. Struttura profonda
Non sono disponibili dati sulle caratteristiche della geometria profonda.
Terremoti associati
Gli autori delle analisi paleosismologiche hanno descritto l'assenza di terremoti storici ricondotti con certezza alle strutture.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala
Le caratteristiche di magnitudo massima vengono riprese da quanto proposto in letteratura, essendo congruenti con le relazioni qui adottate.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
Coordinate 13.342-42.319 - 13.47-42.21 - 13.438-42.189
- 13.478-42.188 - 13.511-42.13
Direzione/Inclinazione N140-160
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Dimensioni L 30-35 km complessivi
Spessore strato sismogenetico 10-12 km
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.6-1.3 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms=6.5
3 Fucino Struttura di superficie Il sistema di faglie bordiere orientali della conca del Fucino si sviluppa per più di 20 km,
da Celano al M. Serrone in direzione N130 ed immersione verso SW. A Nord di Celano il sistema può trovare la sua continuazione o nel sistema a direzione N160 di Ovindoli-Piani di Pezza o verso la faglia diretta a direzione N100 ed immersione meridionale dei Monti della Magnola-Velino. Si propende per quest'ultima soluzione (cf. Galadini et al., 1999), che comporta una lunghezza dell'intero sistema di faglie pari a ca. 33 km. Verso sud il sistema trova la sua continuazione nelle faglie dell'alta valle del Sangro.
Diffuse sono le manifestazioni di fagliazione superficiale, riconosciute a seguito del terremoto del 1915; si individuano almeno due segmenti subparalleli di lunghezza complessiva in senso NW-SE di almeno 23 km. Le stime dello slip rate variano tra 0.5 e 1.4 mm/yr; si concorda un valore intermedio di 0.7-0.8 mm/yr.
Dati di trincee (Michetti et al., 1996; Galadini & Galli, 1999) hanno permesso il riconoscimento di almeno 7 paleoterremoti olocenici, con tempo medio di ricorrenza che varia tra i 700-800 anni ed i 1400-2600, secondo i diversi autori. La magnitudo associata a questi eventi è ca. 7.0.
Lo spostamento cosismico attribuito all'evento del 1915 è mediamente di ca. 60 cm, con valori massimi superiori ad 1 m.
Struttura profonda Non sono disponibili linee sismiche di recente acquisizione. La modellazione dei dati
strumentali e geodetici relativi all'evento del 1915 suggerisce uno spessore dello strato sismogenetico di 10-12 km (Ward & Valensise, 1988; Amoruso et al., 1998); basandosi sulla determinazione della profondità del terremoto del 1915 da dati macrosismici, si ottiene una stima di 8-10 km.
Terremoti associati La struttura è responsabile del terremoto del 1915. Secondo Galadini & Galli (1996) il
terremoto occorso poco prima del 508 d.C. potrebbe essere stato originato dall'attivazione della struttura del Fucino. Secondo Michetti et al. (1996) la struttura potrebbe essere stata responsabile del terremoto dell'801 d.C.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala Applicando le relazioni di scala per faglie dirette al terremoto del 1915 (M=7), si ottiene
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RLD ca. 42, RW ca. 20 km. Questi valori sono compatibili con le dimensioni della struttura distensiva che si sviluppa dai Monti della Magnola al Fucino.
Si conviene che l'evento del 1915 rappresenti l'evento massimo atteso sulla struttura. Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti
precedenti.
Coordinate 13.38-42.13 - 13.507-42.107 - 13.731-
41.941
Direzione/Inclinazione N130/SW
Dimensioni L ca. 30-35 km
Spessore strato sismogenetico 10-12 km
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.7-0.8 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 7.0
4 M. Marsicano - Valle del Sangro - Barrea Struttura di superficie Esistono diversità nella definizione delle geometria ed, in particolare, della cinematica di questo sistema di
faglie. Si propende per individuare tre segmenti di cui il centrale orientato ca. N105 ed immergente 80° verso WSW, e gli adiacenti ad andamento appenninico ed immergenti in media 65° verso SW, per una lunghezza complessiva pari a 20-30 km.
Lo slip rate verticale minimo è almeno pari a 0.2 mm/yr, sulla base delle componenti di rigetto verticale e orizzontale nell'ultimo milione di anni nel settore Colli Alti - Colli Bassi (Galadini et al., 1998). Nella zona di Pescasseroli la faglia normale dei Colli Bassi disloca depositi tardo-pleistocenici.
Le indicazioni di paleoterremoti forniscono una datazione successiva a 26.000 anni B.P. (Galadini et al., 1998)
Non ci sono dati relativi a dislocazioni cosismiche di superficie. Struttura profonda e terremoti associati Non sono disponibili linee sismiche.
L'area è stata interessata da una sequenza sismica nel 1984. Gli Autori ritengono che questo evento non sia riferibile al sistema di faglie dell'alta valle del Sangro nel settore di Pescasseroli.
Gli aftershock del terremoto del 07/05/1984 (Ms 5.8, ISC, Mw=5.9 NEIS) si concentrano infatti nell'area posta immediatamente a sud del M. Marsicano, all'interno di un cluster allungato ca. 8 km in direzione anti-appenninica (ENE-WSW) e largo ca. 4 km. La soluzione focale della scossa principale fa ipotizzare ad alcuni che l'evento principale si sia enucleato lungo una struttura sismogenetica distensiva, a direzione appenninica (NNW-SSE) ed immersione occidentale ("sistema di Barrea", Boncio et al., 1998).
L'apparentemente anomala distribuzione delle repliche in pianta (cluster orientato ENE-WSW) rispetto alla direzione della struttura sismogenetica principale (direzione NNW-SSE) suggerisce che la sequenza sismica sia stata controllata dall'interferenza di strutture a diversa orientazione, ma cinematicamente compatibili: la faglia diretta del "sistema di Barrea" (direzione NNW-SSE) e la faglia transtensiva destra nel settore della Valle del
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Sangro (con direzione N 100) che si intersecano poco a NE dell'area epicentrale (Boncio et al., 1998).
La profondità dello spessore sismogenetico coinvolto viene vincolata dalla sequenza del terremoto del 1984 in ca. 13 km.
Non sono stati associati terremoti avvenuti in epoca storica. Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala Applicando le relazioni di scala per faglie dirette al terremoto del 1984 (Mw=5.9), si ottiene RLD ca. 12
km, RW ca. 8.5 km. Questi valori sono congruenti con il volume deformativo definito dalle repliche del terremoto e sono legati
all'attivazione di una porzione limitata dell'intero sistema distensivo che raggiunge almeno un'estensione complessiva pari a 20-30 km. Per analogia con segmenti sismogenetici di simile lunghezza (es. Norcia) la massima magnitudo attesa viene ipotizzata pari a 6.7. Tale valore può inoltre essere incrementato per lo spessore dello strato sismogenetico.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
Coordinate 13.75-41.93 - 13.85-41.79 - 14.06-41.76 -
13.98-41.76 - 14.06-41.66
Direzione/Inclinazione N105/80WSW
Dimensioni L=20-30km
Spessore strato sismogenetico ca. 13 km
Cinematica diretta e transtensiva
Slip-rate tardo quaternario superiore a 0.2 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms=6.7
5 Valle del Sagittario Struttura di superficie
La faglia normale che borda ad E la valle del Sagittario, presenta scarpate in roccia che fanno ipotizzare una sua attività nel corso del Quaternario. In corrispondenza di questa struttura, presumibilmente durante l'Olocene, si è verificato l'evento franoso responsabile dello sbarramento del lago di Scanno.
Sul M. Greco è segnalata una faglia recente (Giraudi 1995) che presenta rigetti in epoca post-ultimo massimo glaciale dell'ordine della decina di metri. Questi rigetti elevati interessano tuttavia una struttura di lunghezza modesta. La dislocazione post-glaciale in oggetto è riconducibile ad una faglia secondaria, forse legata alla struttura del Sagittario oppure alle faglie attive poste immediatamente a N del M. Greco (Piana delle Cinquemiglia).
Mancano studi di dettaglio sull'intera struttura. Osservazioni speditive non hanno evidenziato tracce di attività riferibile al Pleistocene
sup.-Olocene. Parametrizzazione finalizzata all'hazard
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Non si procede alla parametrizzazione. ALLINEAMENTO VETTORE - GRAN SASSO - SULMONA Per la maggior parte, le strutture che verranno indicate in questa sezione hanno un
andamento subparallelo a quelle precedentemente elencate, una segmentazione simile, e una distanza, ortogonalmente all'asse della catena appenninica, di circa 10-20 km. Questa considerazione pone il basilare problema sulla loro possibile attivazione come sorgenti indipendenti, o come espressione superficiale di un medesimo "motore" sismogenetico. Le strutture attive identificate hanno inoltre come denominatore comune la presunta quiescenza in periodo storico, aspetto di massimo impatto nelle valutazioni dell'hazard dipendenti dal tempo. Per tutte le strutture si pone la questione di una caratterizzazione basata sui medesimi criteri adottati per parametrizzare le strutture già descritte. A Nord e ad Est del sistema di faglie in oggetto sono noti terremoti (Fabrianese, 1741; Camerino, 1799; Sarnano, 1873, 1921, 1951; Offida, 1943...) per i quali, al contrario, non sono disponibili informazioni geologiche utili ad identificare possibili strutture sismogenetiche. Mancando studi di dettaglio, si ritiene che la parametrizzazione debba avvenire prevalentemente elaborando dati sismologici.
1 Laga - Campotosto - Gorzano Struttura di superficie
La struttura presenta ancora orientazione ca. N140 ed immersione verso SW. Le valutazioni sulla lunghezza della struttura differiscono tra i vari Autori. Si concorda tuttavia nel proporre una lunghezza dell'espressione superficiale pari a 18-20 km. L'attività è confrontabile con quella riconosciuta sul più settentrionale segmento del M. Vettore, con 2-3 m di rigetto verticale minimo in ca. 8000 anni, pari ad uno slip rate minimo di 0.2-0.4 mm/yr (da dati paleosismologici inediti di Galadini & Galli).
Struttura profonda Non sono disponibili dati geofisici in grado di definire l'andamento della struttura in profondità.
Terremoti associati
Eventi storici di rilievo non sembrerebbero riconducibili alla porzione della struttura che mostra evidenza di attività nel Pleistocene superiore-Olocene; gli eventi del 1639 sono localizzati al limite settentrionale della struttura. Peraltro questi eventi sono stati responsabili di danni significativi in un'area molto limitata; si ipotizza siano necessari approfondimenti storici per l'aggancio ad una struttura di superficie dell'evento in questione.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala Valgono considerazioni analoghe alla precedente struttura del M. Vettore. Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
Coordinate 13.33-42.68 - 13.45-42.48
Direzione/Inclinazione N140/SW
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Dimensioni L ca. 20 km
Spessore strato sismogenetico 8-12 km (per analogia a strutture contigue)
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario >0.2-0.4 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 6.5-6.7
2 Campo Imperatore - Assergi Struttura di superficie
Il sistema è costituito da diversi segmenti la cui contiguità suggerisce che vengano trattati unitariamente. Si ipotizza quindi che il sistema abbia una lunghezza superiore a 30 km, orientazione N110, immersione verso SW. Includendo nel medesimo sistema anche la più meridionale struttura M. Cappucciata- M. S. Vito, la lunghezza complessiva raggiunge ca. 40 km. L'orientazione varia da N110, nel settore Campo Imperatore-Assergi, a NW-SE nel settore M. Cappucciata-M. S. Vito.
Lo slip rate viene valutato tra 0.7 e 1.0 mm/yr (in base a dati riportati in Giraudi & Frezzotti, 1995).
Sono disponibili dati paleosismologici che permettono di riconoscere eventi plurimi di rottura superficiale, anche se non è possibile quantificare lo spostamento cosismico; il tempo medio di ricorrenza degli eventi maggiori varia tra i 2500 ed i 7000 anni (Giraudi & Frezzotti, 1989).
Struttura profonda
Le indicazioni sulla profondità dello strato sismogenetico derivano da alcune analisi di microsismicità che per questa zona e per la zona de L'Aquila forniscono profondità ipocentrali inferiori a 15 km, e concentrate fra gli 8 e i 12 km (Bagnaia et al., 1996).
Terremoti associati
Non sono stati associati terremoti storici di magnitudo pari quella attesa dall'attivazione dell'intero sistema di faglie.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala Non esistono valutazioni energetiche indipendenti dalla lunghezza superficiale della struttura. Un vincolo
all'estensione può essere tentato tramite la stima del periodo di ritorno medio, derivato da slip cosismico atteso (AD) e slip rate. Lo spostamento medio per evento ricavabile dalle relazioni empiriche per una estensione superficiale della rottura pari a 30 km è ca. 70 cm; tale valore, dato un slip rate proposto di 0.7-1.0 mm/yr comporta tempi medi di ritorno tra i 700 e 1000 anni. Con una estensione superficiale di ca. 40 km si raggiunge uno spostamento medio per evento di ca. 1 m, pari ad un tempo medio di ricorrenza che oscilla tra i 1000 e 1500 anni. Entrambe queste stime sembrano sottodimensionate rispetto a quanto desunto dalle datazioni paleosismologiche, suggerendo un maggior spostamento cosismico per evento, o una maggior estensione, o ancora un più significativo ruolo dello spessore sismogenetico. Tentativamente vengono proposti valori di magnitudo massima analoghi a quelli dell'area del Fucino.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
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Coordinate 13.485-42.474 - 13.77-42.41 - 13.82-42.32 -
13.44-42.45 - 13.62-42.41
Direzione/Inclinazione N110 / SW
Dimensioni L 30-40 km
Spessore strato sismogenetico 8-12 km
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.7-1.0 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 7.0
3 M. Cappucciata - M. S. Vito Struttura di superficie Si assume che la faglia in oggetto, costituita da due sub-segmenti disposti en-èchelon,
sia strutturalmente legata al sistema di faglie precedentemente descritto. Pertanto essa viene inglobata all'interno della fascia di attivazione del sistema Assergi-Campo Imperatore.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard
Non si procede alla parametrizzazione.
Riferimenti bibliografici essenziali Vedi Campo Imperatore - Assergi.
4 Media Valle dell'Aterno Struttura di superficie Non c'è accordo tra i vari autori sulla geometria di superficie di questa faglia.
Si concorda comunque nel rappresentare un sistema composto da 2 sub-segmenti con direzione ca. N140, di lunghezza inferiore ai 10-15 km ciascuno, per una estensione complessiva di ca. 21 km. Verso Sud il sistema continua con un ulteriore segmento che delimita a NE la Conca Subequana, per il quale non ci sono evidenze di attività recente. Questa porzione non viene pertanto parametrizzata. Per quanto concerne lo slip rate, un valore desumibile dall'entità del rigetto che interessa unità di età riferibile al Pleistocene inferiore e più recenti è pari a 0.3-0.4 mm/yr.
Struttura profonda
Non sono state avanzate ipotesi sulle profondità coinvolte e sulle geometrie.
Terremoti associati
Non si hanno indicazioni sull'occorrenza di terremoti significativi riconducibili alla faglia della media valle dell'Aterno.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard
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Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala
L'estensione complessiva del sistema mappato porta a valutare, tramite relazioni empiriche, la magnitudo massima attesa superiore o pari a 6.5. Nell'ipotesi di rottura di un singolo elemento individuato, tale valore appare sovradimensionato.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
Coordinate 13.54-42.29 - 13.73-42.16
Direzione/Inclinazione N140/SW
Dimensioni L 21 km
Spessore strato sismogenetico 8-12 km (per analogia a strutture contigue)
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.3-0.4 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 6.5
5 M. Morrone - Sulmona Struttura di superficie La struttura è molto ben riconoscibile sul terreno, con orientazione N130, lunghezza 20
km, immersione verso SW; nel settore centrale è composta da due faglie parallele. Lungo le scarpate di faglia in roccia, il piano di faglia è frequentemente esposto e nelle
incisioni trasversali ad esso è in più punti osservabile la dislocazione dei depositi di versante riferibili al Pleistocene superiore. Gli affioramenti offerti da numerose cave alla base del versante del M. Morrone, evidenziano chiaramente l'attività della struttura nel Quaternario medio-superiore. Lo slip rate minimo è stimato pari a 0.5-0.6 mm/yr.
Non sono disponibili studi paleosismologici. Struttura profonda Nessuna indicazione sulla profondità di attivazione. Terremoti associati
Non sono stati ricondotti a tale struttura forti terremoti in epoca storica, anche se dati archeo-sismologici citano un evento nel II sec. d.C. che potrebbe essere riferito alla faglia del M. Morrone.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala
L'estensione complessiva di ca. 20 km porta a valutare, tramite relazioni empiriche, la magnitudo massima attesa superiore o pari 6.5.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
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Coordinate 13.82-42.18 - 14.00-42.04
Direzione/Inclinazione N130/SW
Dimensioni L 21 km
Spessore strato sismogenetico 8-12 km (per analogia a strutture contigue)
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.5-0.6 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 6.5
6 Aremogna - Cinquemiglia - Pizzalto Struttura di superficie Le geometrie di superficie riferibili a questo sistema si presentano fortemente
frammentate, in maniera del tutto simile al sistema dell'alta Valle dell'Aterno. Si riconoscono scarpate riattivate da eventi di fagliazione di superficie, su segmenti di estensione limitata, il cui inviluppo definisce una fascia di orientazione ca. N150, di lunghezza complessiva dell'ordine dei 16-20 km. Lo slip rate minimo ricavato dall'entità del rigetto verticale, valutato in base all'altezza delle scarpate di faglia che interessano forme del Pleistocene medio (Giraudi, 1989), è pari a 0.2 mm/yr. Analisi paleosismologiche sono state eseguite nell'area Conca di Aremogna - Piano delle Cinquemiglia - Rivisondoli dall'ENEA-Casaccia (Giraudi, 1989) e dall'Istituto Nazionale di Geofisica (D'Addezio et al., 1996 ed in pubblicazione). Sono stati riconosciuti almeno 2 eventi di fagliazione superficiale olocenica, con rigetti nell'ordine dei 50 cm.
Struttura profonda Non sono disponibili dati geofisici che consentano di definire le caratteristiche
geometriche in profondità di questa complessa struttura. Terremoti associati
Per quanto concerne gli aspetti di sismologia storica, le conoscenze attuali non consentono di risolvere in maniera univoca il problema dell'attribuzione dei terremoti del 1706 e del 1933 ad una definita sorgente sismica.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala
L'estensione complessiva del sistema cartografato porta a valutare, tramite relazioni empiriche, la magnitudo massima attesa superiore o pari 6.5. Nell'ipotesi di rottura dei singoli frammenti individuati, tale valore appare sovradimensionato.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
Coordinate 13.97-42.01 - 14.11-41.89 - 13.98-41.91 -
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14.06-41.81
Direzione/Inclinazione N150/SW
Dimensioni L 16 - 20 km
Spessore strato sismogenetico 8-12 km (per analogia a strutture contigue)
Cinematica normale/obliqua sinistra
Slip-rate tardo quaternario > 0.2 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 6.5
7 M. Bove - M. Vettore Struttura di superficie Il sistema di M. Vettore si sviluppa per circa 30 km da Ussita a M. Comunitore, con
direzione media N150 ed inclinazioni variabili tra 50 e 75° verso WSW. La cinematica è distensiva con movimenti sia dip slip che obliqui sinistri. Con chiare evidenze di attività quaternaria viene riconosciuto un segmento lungo ca. 18 km, che corrisponde grosso modo al settore meridionale della struttura; il settore NW, che si estende per altri circa 10 km, non presenta caratteri tali da far ritenere probabile una sua rottura congiunta con il segmento principale. L'attività della struttura è riferibile all'intervallo Pleistocene inf. - Olocene; lo slip rate (min.) è pari a 0.5-0.6 mm/yr, in base a dati paleosismologici inediti di Galadini & Galli.
Sono stati riconosciuti episodi di fagliazione superficiale legati ad almeno tre paleoterremoti, il più recente dei quali anteriore al 350 a.D.
Struttura profonda Non sono disponibili linee sismiche.
Una indicazione di massima su una profondità dello strato sismogenetico pari a 12 km viene dall'analisi dalla distribuzione della microsismicità registrata dalle reti locali.
Terremoti associati
Nessun terremoto storico viene associato alla struttura.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard Considerazioni sulla massima magnitudo attesa sulla base delle leggi di scala
Non ci sono elementi che permettano di vincolare la Mmax, date le incertezze sulla estensione complessiva del segmento; l'ipotesi di lunghezza superficiale della rottura di 15-20 km comporta con le relazioni empiriche una magnitudo di 6.5-6.7, simile a quella del parallelo sistema di Norcia.
Caratterizzazione della "Box sismogenetica di consenso" sulla base di tutti i punti precedenti
Coordinate 13.146-42.946 - 13.230-42.888 - 13.264-
42.785
Direzione/Inclinazione N150 / ca. 60SW
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Dimensioni L ca. 15-20 km
Spessore strato sismogenetico ca. 12 km
Cinematica normale
Slip-rate tardo quaternario 0.5-0.6 mm/yr
Massima magnitudo attesa Ms ca. 6.5-6.7
ALLINEAMENTO FOLIGNO-RIETI-CASSINO 1 Tagliacozzo - Val Roveto Struttura di superficie Mancano studi di dettaglio su questa struttura. Essa è comunque suddivisibile in due
segmenti, NW e SE. Nella porzione NW (Capistrello), attività quaternaria è evidenziata dal lavoro di Giraudi (1986). Nella zona di Balsorano, la faglia della Val Roveto disloca depositi di conoide riferibili al Pleistocene inferiore. Per quanto riguarda la porzione SE si veda il paragrafo dedicato alla zona di Sora. In più punti, lungo la struttura, sono visibili scarpate di faglia in roccia.
Struttura profonda
Dati AGIP (Mostardini & Merlini, 1986) evidenziano la presenza di piani di faglia con cinematica normale fino a profondità almeno dell'ordine dei 5000 m sotto al livello del mare.
Terremoti associati A questo settore della faglia della Val Roveto sono probabilmente associabili terremoti
di 5<M<6 riportati in catalogo e segnalati anche in Galadini et al. (1998). Si segnala a questo proposito il terremoto del 1922.
Parametrizzazione finalizzata all'hazard
Non si procede alla parametrizzazione.
Vengono di seguito considerati altri allineamenti trovati in bibliografia e relativi ad aree non coinvolgenti
solo la fascia appenninica, ma anche quella pedemontana e costiera o solo marina.
Fascia costiera, estratto dal database DISS versione 3
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Allegato 6
ESTRATTI DA CARTE PAI
(Piano stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico
"Fenomeni Gravitativi e Processi Erosivi")
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Stralcio Carta Geomorfologica dal PAI
(Piano stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico "Fenomeni Gravitativi e Processi Erosivi")
Scala originale 1:25.000
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Stralcio Carta della Pericolosità Geologica dal PAI
(Piano stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico "Fenomeni Gravitativi e Processi Erosivi")
Scala originale 1:25.000
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Strutture dell’impianto attuale. La freccia indica dove è attualmente posizionato il chiusino del piezometro relativo al S1 (2007)
Area dove si realizzerà la piazzola
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Chiusino del piezometro relativo al S1 bis (2014)
Sondaggio 2007 S5 Sondaggio 2007 S4
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Sondaggio 2007 S1 Sondaggio 2007 S2
Piezometro 2007 PZ1 Sondaggio 2007 S8
Sondaggio 2007 S7 Sondaggio 2007 S6
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Allegato 8
Risultati delle analisi MASW
MISURA DELLA Vs30 TRAMITE LA TECNICA MASW
(Multichannel Analysis Surface Waves)
.
Committente ASFALTI CENTRO s.r.l.
Località
TORREVECCHIA TEATINA (CH) Via Fondo Valle Alento, 6
Data 04 aprile 2014
Prova eseguita da
Dott. Geol. Labagnara Rosario Nicola (Elaborazione con software MASW di Vitantonio Roma)
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METODOLOGIA E ACQUISIZIONE
Il metodo MASW (Multichannel Analysis Surface Waves) è una tecnica di indagine
non invasiva che permette di individuare il profilo di velocità delle onde di taglio Vs, sulla
base della misura delle onde superficiali eseguita in corrispondenza di diversi sensori
(geofoni) posti sulla superficie del suolo.
Il contributo predominante alle onde superficiali è dato dalle onde di Rayleigh, che
viaggiano con una velocità correlata alla rigidezza delle porzioni di terreno interessata dalla
propagazione delle onde. In un mezzo stratificato le onde di Rayleigh sono dispersive
(fenomeno della dispersione geometrica), cioè onde con diverse lunghezze d’onda si
propagano con diverse velocità di fase e velocità di gruppo o detto in maniera equivalente la
velocità di fase (o di gruppo) apparente delle onde di Rayleigh dipende dalla frequenza di
propagazione.
La natura dispersiva delle onde superficiali è correlabile al fatto che onde ad alta
frequenza con lunghezza d’onda corta si propagano negli strati più superficiali e quindi
danno informazioni sulla parte più superficiale del suolo, invece onde a bassa frequenza si
propagano negli strati più profondi e quindi interessano gli strati più profondi del sottosuolo.
Il metodo di indagine MASW utilizzato è di tipo attivo in quanto le onde superficiali
sono generate in un punto sulla superficie del suolo (tramite energizzazione con mazza
battente parallelamente all’array) e misurate da uno stendimento lineare di sensori.
Il metodo attivo generalmente consente di ottenere una velocità di fase (o curva di
dispersione) sperimentale apparente nel range di frequenze compreso tra 5 – 10 Hz e 70 –
100 Hz, quindi fornisce informazioni sulla parte più superficiale del suolo, generalmente
compresa nei primi 30 m – 50 m, in funzione della rigidezza del suolo e delle caratteristiche
della sorgente.
I fondamenti teorici del metodo MASW fanno riferimento ad un semispazio stratificato
con strati paralleli e orizzontali, quindi una limitazione alla sua applicabilità potrebbe essere
rappresentata dalla presenza di pendenze significative superiori a 20°, sia della topografia
sia delle diverse discontinuità elastiche.
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La metodologia utilizzata consiste in tre fasi:
- calcolo della curva di dispersione sperimentale dal campo di moto acquisito nel dominio spazio – tempo lungo lo stendimento;
- calcolo della curva di dispersione apparente numerica mediante il metodo Roma;
- calcolo della curva di dispersione effettiva numerica mediante il metodo Lai – Rix;
- individuazione del profilo di velocità delle onde di taglio verticali Vsv, modificando opportunamente lo spessore h, le velocità delle onde di taglio Vsv e di compressione Vp
(o in alternativa il coefficiente di Poisson ) , la densità di massa degli strati che costituiscono il modello del suolo, fino a raggiungere una sovrapposizione ottimale tra la curva di dispersione sperimentale e la curva di dispersione numerica corrispondente al modello di suolo assegnato; l’affidabilità del profilo di velocità Vs trovato durante il processo di inversione è valutata tramite la definizione dell’errore relativo tra le due curve.
L’elaborazione è stata eseguita mediante il software MASW (V. Roma).
L’acquisizione è stata eseguita posizionando 12 geofoni da 4,5 Hz secondo la
seguente configurazione spaziale e temporale:
ricevitore geofoni Geospace Verticali da 4,5 Hz high gain;
sorgente impulsiva: mazza battente da 8 kg con piastra metallica;
interasse tra i ricevitori 2,0 m;
distanza sorgente primo ricevitore: 10,0 m;
intervallo temporale di acquisizione 4s
Strumentazione utilizzata:
Acquisitore DOREMI Sara electronics
Architettura
Classe strumentale: sismografo multicanale per geofisica
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Tipologia: rete differenziale RS485 half-duplex multipoint
Lunghezza massima della rete: 1200 metri senza ripetitori
Numero massimo di canali per tratta: 255
Dimensioni dell’elemento (escluso il cavo): 80x55x18 mm
Peso: 250 g (un elemento con lunghezza cavo 5 metri)
Cavo: 4 conduttori, 2 coppie ritorte, robotico resistente a torsioni, flesso torsioni, abrasioni ed agenti
chimici
Campionamento
Memoria: 64 kByte (> 30000 campioni)
Frequenze in Hz: 200, 300, 400, 500, 800, 1000, 2000, 3000, 4000, 8000, 10000, 20000
pari ad intervalli in ms di: 5, 3.33, 2, 1.25, 1, 0.5, 0.33, 0.25, 0.125, 0.1, 0.05
Esempi di utilizzo della memoria: REMI: 500Hz, t-max 60 secondi
MASW: 4000Hz, t-max 7.5 secondi
Riflessione: 20000 Hz, t-max 1.5 secondi
Dinamica del sistema
Risoluzione con guadagno 10x 7.600 V
Risoluzione con guadagno 1000x 0.076 V
Dinamica di base: 96dB (16bit)
Dinamica massima del preamplificatore 80 dB
Signal to Noise Ratio RMS fra 0.5 e 30 Hz: > 90 dB
Full range a 10x: 0.5V p-p
Risoluzione RMS a 1000x e 4000 SPS: 0.000000s V p-p
Dinamica totale teorica: 155dB
Dinamica totale senza postprocessing: > 127dB (a qualsiasi frequenza di campionamento)
Dinamica totale in postprocessing: > 140dB
Alimentazione
Tensione di alimentazione: 10 – 15 VdC
Consumo:
Unità di testa: 20 mA
Per canale: 40 mA
Consumo totale 12 canali: 510 mA
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Convertitore A/D
Tipologia: SAR
Risoluzione: 16 bit
Dinamica: 96dB
Preamplificatore
Tipologia: ultra-low noise con ingresso differenziale
Filtri: 3 Hz passa alto 1 polo. 200 Hz passa basso 4 poli
Guadagni: da 10x a 8000x
Reiezione di modo comune: > 80dB
Diafonia (crosstalk): non applicabile (elementi singoli e trasmissione digitale)
Impedenza d’ingresso: > 100 k
MODELLO GEOFISICO INTERPRETATIVO
Durante la fase di acquisizione si sono eseguiti diversi shots con diversi offset per
valutare la stabilità della curva di dispersione sperimentale apparente, necessaria per
verificare l’assenza di eccessive variazioni laterali; e fondamentale prima di eseguire la fase
di inversione 1D.
Inoltre si è provveduto alla valutazione di
coerenza del segnale su ciascun
ricevitore per determinare la minima
frequenza affidabile (10 – 15 Hz), a cui è
legata la massima profondità d’indagine.
La fase di elaborazione è eseguita nel
dominio della frequenza, analizzando
l’acquisizione in termini di energia
attraverso lo spettro f - k:
Tracce sperimentali
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Curva dispersione sperimentale
L’inversione è stata eseguita prima in automatico e successivamente calibrata
mediante processo manuale per limitare l’errore medio percentuale sul fitting con la curva di
dispersione sperimentale apparente.
Velocità numeriche – punti sperimentali (verde), modi di Rayleigth (ciano), curva apparente(blu), curva numerica (rosso)
Spettro
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La velocità di fase risulta dispersa nel piano velocità / frequenza in un intervallo
compreso tra 6,9 Hz e 57 Hz con velocità di fase apparente comprese tra 161 m/sec e 412
m/sec.
L’analisi dello spettro bidimensionale
consente di ricostruire un modello
sismico monodimensionale del
sottosuolo, il quale risulta costituito
dall’andamento della velocità delle
onde di taglio Vs in funzione della
profondità. A partire dal modello
sismico monodimensionale è
possibile calcolare il valore delle
Vs30, che rappresenta la “velocità
equivalente” di propagazione entro
30 m di profondità delle onde di
taglio.
Per il calcolo delle Vs30 si fa
riferimento alla seguente espressione, riportata nel D.M. 14.09.2005 e nel D.M. 14.01.2008
(“Norme tecniche per le costruzioni”):
dove Hi e Vi indicano lo spessore (in m) e la velocità delle onde di taglio (per deformazioni di
taglio γ < 10-6
) dello strato i-esimo, per un totale di N strati presenti nei 30 m superiori.
Utilizzando la formula sopra riportata si ottiene il seguente valore (quota iniziale =
piano campagna attuale): Vs30 = 320 m/s
A cui corrisponde la categoria di suolo di fondazione di tipo C.
Il sito non è suscettibile di liquefazione e non è argilla sensitiva.
n
i
ViHi
Vs
1
/
3030
Profilo Vs numerico
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ASFALTI CENTRO S.R.L., TORREVECCHIA TEATINA (CH) MICROTREMORI AMBIENTALI
Rilievo dei microtremori secondo il metodo di Nakamura effettuato con tromometro digitale Micromed modello ‘Tromino zero’ Scheda sintetica dei rilievi eseguiti nel sito Esecutore dei rilievi: Luca Nori
Postazione Interferenze atmosferiche
Interferenze antropiche
Risonanza H/V>2
Picco max
Isotropia Doppia risonanza
T1 No 5, 13, 19 Hz No 1.2 Hz Si in
superficie Non
definibile
T2 No 5, 13, 20 Hz 1.4 ÷ 2.1
Hz 1.4 ÷ 2.1
Hz Modesta
Non definibile
Osservazioni
Il rilievo T1 è stato eseguito su massetto di calcestruzzo; ciò ha comportato un fenomeno di diminuzione della rigidità con l’aumento della profondità che ha attenuato il segnale alle alte frequenze a ha ridimensionato il picco a 1÷2 Hz. Sono presenti dei disturbi verosimilmente di tipo elettromagnetico o dovuti a macchinari vibranti in funzione nell’impianto.
Il rilievo T2 è stato eseguito appena all’esterno della proprietà su terreno naturale. Sono presenti dei disturbi verosimilmente di tipo elettromagnetico o dovuti a macchinari vibranti in funzione nell’impianto. La ‘gobba’ con H/V ≈ 2 è correlabile con la presenza delle argille sovraconsolidate al di sotto delle ghiaie, che costituiscono un contrasto di impedenza. L’amplificazione sismica in termini quantitativi può essere definita soltanto costruendo un profilo delle Vs e un modello sismico del sito.
L’eventuale insorgenza di fenomeni di doppia risonanza non può essere stimata poichè non è noto il periodo proprio di vibrazione della struttura o delle strutture in progetto.
A parte il disturbo antropico, i due segnali risultano essere nel complesso sovrapponibili per frequenze ≤ 4 Hz.
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TORREVECCHIA, INERTI 01 Instrument: TRZ-0031/01-09 Data format: 16 byte Full scale [mV]: n.a. Start recording: 02/04/14 15:35:33 End recording: 02/04/14 15:55:34 Channel labels: NORTH SOUTH; EAST WEST ; UP DOWN GPS data not available Trace length: 0h20'00''. Analyzed 93% trace (manual window selection) Sampling rate: 128 Hz Window size: 20 s Smoothing type: Triangular window Smoothing: 10%
HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO
H/V TIME HISTORY
DIRECTIONAL H/V
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SINGLE COMPONENT
SPECTRA
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting the
following tables.]
Max. H/V at 1.22 ± 0.33 Hz (in the range 0.0 - 64.0 Hz).
Criteria for a reliable H/V curve
[All 3 should be fulfilled]
f0 > 10 / Lw 1.22 > 0.50 OK
nc(f0) > 200 1365.0 > 200 OK
A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz
A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz
Exceeded 0 out of 60 times OK
Criteria for a clear H/V peak [At least 5 out of 6 should be fulfilled]
Exists f
- in [f0/4, f0] | AH/V(f
-) < A0 / 2 NO
Exists f +
in [f0, 4f0] | AH/V(f +
) < A0 / 2 NO
A0 > 2 1.63 > 2 NO
fpeak[AH/V(f) ± A(f)] = f0 ± 5% |0.27476| < 0.05 NO
f < (f0) 0.33486 < 0.12188 NO
A(f0) < (f0) 0.1857 < 1.78 OK
Lw nw
nc = Lw nw f0 f
f0
f
(f0) A0
AH/V(f) f
–
f +
A(f)
window length number of windows used in the analysis number of significant cycles current frequency H/V peak frequency standard deviation of H/V peak frequency
threshold value for the stability condition f < (f0) H/V peak amplitude at frequency f0
H/V curve amplitude at frequency f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f
-) < A0/2
frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f +) < A0/2
standard deviation of AH/V(f), A(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should be multiplied or divided standard deviation of log AH/V(f) curve
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logH/V(f)
(f0)
threshold value for the stability condition A(f) < (f0)
Threshold values for f and A(f0)
Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
(f0) for A(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log (f0) for logH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20
TORREVECCHIA, INERTI 02 Instrument: TRZ-0031/01-09 Data format: 16 byte Full scale [mV]: n.a. Start recording: 02/04/14 16:14:01 End recording: 02/04/14 16:28:02 Channel labels: NORTH SOUTH; EAST WEST ; UP DOWN GPS data not available Trace length: 0h14'00''. Analyzed 90% trace (manual window selection) Sampling rate: 128 Hz Window size: 20 s Smoothing type: Triangular window Smoothing: 10%
HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO
H/V TIME HISTORY
DIRECTIONAL H/V
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Pagina - 59 - di 60
SINGLE COMPONENT SPECTRA
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting the
following tables.]
Max. H/V at 29.22 ± 0.12 Hz (in the range 0.0 - 64.0 Hz).
Criteria for a reliable H/V curve
[All 3 should be fulfilled]
f0 > 10 / Lw 29.22 > 0.50 OK
nc(f0) > 200 22206.3 > 200 OK
A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz
A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz
Exceeded 0 out of 1404 times
OK
Criteria for a clear H/V peak [At least 5 out of 6 should be fulfilled]
Exists f
- in [f0/4, f0] | AH/V(f
-) < A0 / 2 26.188 Hz OK
Exists f +
in [f0, 4f0] | AH/V(f +
) < A0 / 2 32.0 Hz OK
A0 > 2 3.58 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± A(f)] = f0 ± 5% |0.0041| < 0.05 OK
f < (f0) 0.11986 < 1.46094 OK
A(f0) < (f0) 0.2841 < 1.58 OK
Lw nw
nc = Lw nw f0 f
f0
f
(f0) A0
AH/V(f) f
–
f +
A(f)
logH/V(f)
(f0)
window length number of windows used in the analysis number of significant cycles current frequency H/V peak frequency standard deviation of H/V peak frequency
threshold value for the stability condition f < (f0) H/V peak amplitude at frequency f0
H/V curve amplitude at frequency f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f
-) < A0/2
frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f +) < A0/2
standard deviation of AH/V(f), A(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should be multiplied or divided standard deviation of log AH/V(f) curve
threshold value for the stability condition A(f) < (f0)