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Regione Abruzzo Comune di Avezzano Provincia di L'Aquila
Addendum allo Studio Preliminare Ambientale
relativo all’attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi
in procedura semplificata,
ai sensi dell’articolo 216 del D.Lgs. n. 152/2006
RELAZIONE GEOLOGICA
Il Tecnico Dott. Marco Di Lollo
Committente PRS Srl Via T.Alva Edison, 17 ‐ 67051 Avezzano (AQ)
20
07/06/2018
0
Del
Revisione
Formato
Numero pagine
A4
Emissione Giugno 2018
ATTIVITÀ DI RECUPERO RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI ‐ PRS SRL AVEZZANO (AQ) Relazione Geologica Giugno 2018
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Indice1 Premessa ....................................................................................................................................... 3
2 Inquadramento territoriale dell'area in studio.............................................................................. 3
3 Geologia ......................................................................................................................................... 4
4 Tettonica ........................................................................................................................................ 5
5 Geomorfologia ............................................................................................................................... 8
6 Idrogeologia ................................................................................................................................. 11
7 Rischio di frana ed alluvione ........................................................................................................ 12
8 Modello geologico di riferimento ................................................................................................ 13
8.1 Geotecnica ............................................................................................................................... 13
8.2 Sismicità ................................................................................................................................... 16
8.2.1 Risposta sismica locale (approccio semplificato § 3.22 NCT 2018) ................................. 19
8.2.2 Variabilità spaziale del moto sismico............................................................................... 19
9 Conclusioni .................................................................................................................................. 20
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1 Premessa
Oggetto della presente relazione sono gli aspetti geologici, idrogeologici e geotecnici dell'area di
proprietà della Ditta P.R.S. srl, per il sito di Via T. Edison nel Nucleo di Sviluppo Industriale di Avezzano.
Il presente elaborato viene redatto nell'ambito Studio Preliminare Ambientale relativo all’attività di
recupero di rifiuti speciali non pericolosi in procedura semplificata, ai sensi dell’articolo 216 del D.Lgs. n.
152/2006 e s.m.i. e del D.M. 5 febbraio 1998 e s.m.i., presentato allo Sportello Regionale Ambientale
(S.R.A.) dalla Ditta P.R.S. srl.
Al fine di delineare il modello geologico di riferimento la Ditta ha fornito al sottoscritto, i dati della
campagna indagini svolta dal Dott. Geol. Michele Aureli, nell'ambito del progetto di ampliamento della
limitrofa Ditta Fama Plast Srl ritenuti validi per l'approfondimento geologico geotecnico dell'area oggetto
del presente studio.
2 Inquadramento territoriale dell'area in studio
Dal punto di vista cartografico l'area in esame ricade nel foglio scala 1:25.000 145 II SE (Avezzano) e
con riferimento alla CTR Abruzzo nell'elemento 368144 in scala 1:5.000.
Dal punto di vista territoriale l'area si colloca all'interno del nucleo industriale di Avezzano che si
sviluppa al margine NW dell'area in precedenza occupata da un vasto bacino endoreico (Fucino) a sud del
centro abirato ad una quota di circa 680m slm.
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3 Geologia
La Conca del Fucino, una delle maggiori depressioni intermontane dell’Italia Centro‐Meridionale, fa
parte di un settore dell’Appennino Centrale caratterizzato da una strutturazione recente, condizionata da
attività di faglie aventi principalmente direzione appenninica e subordinatamente altre direzioni.
Le strutture in questione interessano sedimenti che, partendo dalla serie Carbonatica Laziale‐
Abruzzese, giungono alle formazioni terrigene del Miocene sino a coinvolgere i di sedimenti di età più
recenti, quali il Pliocene e il Quaternario.
La zona più depressa della Conca, all’interno della Strada Circonfucense, coincide con il fondo del
lago storico prosciugato nel diciannovesimo secolo. Questo lago rappresentava la testimonianza di una
evoluzione geologica iniziata presumibilmente nel Pliocene e rappresentava un’area in abbassamento, in
controtendenza con quella in sollevamento dell’intero Appennino.
La cartografia geologica di riferimento è quella di recente realizzazione, nell'ambito del progetto
CARG alla scala 1:50.000, Foglio 368 Avezzano di seguito riportata in stralcio.
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All’interno della conca del lago storico sono presenti sedimenti per la maggior parte di origine
lacustre di varia litologia e facies; dai limiti argillosi tipici delle parti più profonde del lago, alle facies
sabbiose e ghiaiose, tipiche delle spiagge e dei cordoni litorali.
Non è altresì da trascurare la presenza di depositi fluvio‐deltizi e colluviali.
Nello specifico, l’area di interesse è geologicamente inquadrata come appartenente ai “Depositi
Continentali Quaternari” del Pleistocene – Olocene e si colloca a cavallo tra la zona dei depositi alluvionali
prevalentemente ciottolosi – sabbiosi e il “Sistema di Valle Majelama”.
4 Tettonica
Il bacino del Fucino è una depressione tettonica bordata da faglie normali e transtensive attive nel
Quaternario. Tali faglie post‐datano strutture a pieghe e sovrascorrimenti riferibili ad una fase deformativa
compressiva tardo messiniana‐pliocenica inferiore. Lo schema strutturale semplificato e quello delle
principali unità strutturali compressive disponibili nelle Note Illustrative del foglio CARG 368 vengono
riportati nella Figura denominata Schemi strutturali e paleotettonici dell’area riguardante il Foglio CARG in
scala 1:50.000 n. 368 “Avezzano”.
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Nell’ambito di tali schemi, le strutture compressive sono state attribuite a quattro principali Unità
strutturali a direzione media NNW‐SSE e vergenza orientale: l’unità Costa Grande ‐ M. D’Aria (unità A),
accavallata sull’antistante unità M. Cefalone ‐ M.ti della Magnola (unità B). Quest’ultima si accavalla
sull’unità M. Sirente (unità D) a mezzo di una scaglia intermedia costituita dall’unità Altopiano delle Rocche
‐ Gole di Celano (unità C). Nell’area del Comune di Avezzano, affiorano strutture di substrato pre‐
Quaternario appartenenti alle unità A e B, ed in particolare la dorsale di Monte Salviano (unità A) ed il
rilievo di I Tre Monti (unità B).
La dorsale di Monte Salviano ha una geometria sostanzialmente
monoclinalica immergente verso NE. Dai dati di superficie, non è possibile definire se siano presenti
importanti sovrascorrimenti o faglie inverse ad immersione occidentale, magari sepolte dalle coperture
continentali quaternarie, che accavallino la monoclinale verso NE. Nel Foglio CARG 368 tale struttura
inversa è stata ipotizzata sulla base di alcuni indizi quali la presenza di cataclasiti foliate a vergenza
orientale nella zona di M. San Felice‐M. D’Aria e di un’ampia fascia cataclastica nella zona di Rosciolo, a NW
dell’area del Comune di Avezzano.
Il rilievo di I Tre Monti forma una blanda antiforme con asse a direzione NNW‐SSE ed immersione
verso settentrione. Nell’area del Comune di Avezzano affiora il fianco occidentale della piega, inclinato
mediamente 25‐30° verso ovest. La struttura è disarticolata da numerose faglie dirette ed è troncata verso
SSE dalla faglia de I Tre Monti, che impedisce di seguire la continuità della struttura verso meridione. Nella
zona di Antrosano affiorano depositi torbiditici che verosimilmente rappresentano le coperture
silicoclastiche tardo‐mioceniche dell’anticlinale de I Tre Monti.
L’evoluzione quaternaria del Bacino del Fucino è legata all’attività di due principali sistemi di faglie,
uno a direzione NW‐SE ed immersione occidentale, che borda il bacino verso est, ed uno a direzione WSW‐
ENE ed immersione meridionale che borda il bacino verso nord. Al primo sistema appartengono le faglie S.
Benedetto dei Marsi‐Gioia dei Marsi e M. Parasano‐Pescina‐Cerchio (quest’ultima nominata in alcuni lavori
“faglia della Strada Statale Marsicana”, per il tratto Pescina‐Cerchio, es. Galadini e Messina, 1994). Il
secondo sistema è costituito dalle faglie di I Tre Monti e dal loro proseguimento verso NE. Sebbene
entrambi i sistemi siano importanti, il principale è senza dubbio quello a direzione NW‐SE come indicato
non solo dalla geologia di superficie, ma anche da dati di sismica a riflessione che evidenziano una
geometria del bacino a semi‐graben controllato dalle faglie SW‐immergenti (Cavinato et al., 2002; Patacca
et al., 2008). I depositi continentali sintettonici si ispessiscono progressivamente verso est, raggiungendo
uno spessore massimo di circa 900 m poco a NW di San Benedeto dei Marsi, al tetto della faglia omonima.
Un elemento di importanza secondaria dal punto di vista tettonico regionale ma di particolare
interesse per la MS di Avezzano è la presenza o meno di faglie dirette al bordo occidentale del Fucino e, più
in generale, la geometria del contatto fra il substrato e le coperture continentali quaternarie. Secondo
l’interpretazione delle linee sismiche di Cavinato et al. (2002) non ci sono evidenze di faglie dirette
immergenti ad oriente. Più recentemente invece, Patacca et al. (2008), propongono una faglia diretta ad
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immersione orientale posta immediatamente ad ovest di Avezzano. Faglie dirette ad immersione orientale
prospicienti la dorsale di M. Salviano sono state proposte in letteratura nella zona compresa fra la zona
industriale di Avezzano, coincidente dunque con l’area in studio, e Luco dei Marsi (faglia di Luco dei Marsi)
e ad ovest dell’abitato di Avezzano sulla base di evidenze geomorfologiche, di geologia di sottosuolo e
paleosismologiche (si veda ad esempio Galadini e Messina, 1999; Galadini et al., 1999; Giraudi, 1999).
Un altro aspetto di interesse riguarda la faglia di I Tre Monti e più in generale di tutto il sistema di
faglie a direzione WSW‐ENE che delimita verso meridione i rilievi di I Tre Monti. Tale sistema costituisce il
prolungamento verso occidente della faglia Celano ‐ M. S. Nicola (Figura Schemi strutturali e paleotettonici
dell’area riguardante il Foglio CARG in scala 1:50.000 n. 368 “Avezzano”) e coincide con il segmento più
occidentale della zona di taglio regionale Avezzano‐Bussi di Vezzani e Ghisetti (1995). Tale sistema ha avuto
una storia geologica molto lunga, cominciata probabilmente nel Lias. Infatti, il segmento Celano ‐ M. S.
Nicola separa facies di piattaforma‐margine del Giurassico superiore‐Cretacico inferiore nella zona nord‐
occidentale rispetto a coeve facies di scarpata nel settore sud‐orientale. E’ caratterizzato da sistemi di faglie
attive durante la sedimentazione con direzione N 40°‐60° ed immersione prevalente sud‐orientale. L’inizio
dell’attività di tali faglie è probabilmente correlabile con la fase disgiuntiva liassica. La presenza di carbonati
miocenici sia al tetto che al letto del lineamento indica il ripristino di uniformi condizioni deposizionali a
partire dal Miocene medio. Molte delle faglie ad immersione sud‐orientale del lineamento mostrano
evidenze di riattivazione successivamente al Miocene medio e durante il Quaternario, con cinematica
transtensiva destra. Per il sistema di I Tre Monti l’attività sinsedimentaria mesozoica è solo ipotizzabile,
poiché le facies del blocco di tetto sono mascherate dalle coperture quaternarie, anche se un’attività
messiniana, precedente alla tettonica distensiva del Quaternario, è documentata dalle strutture di crescita
al tetto della faglia (Cavinato et al., 2002). Il sistema di I Tre Monti avrebbe avuto un ruolo molto
importante anche durante le prime fasi evolutive del depressione del Fucino, con un depocentro ubicato
proprio in prossimità di tale sistema. Successivamente avrebbero preso il sopravvento le faglie a direzione
NW‐SE (Galadini e Messina, 2004).
Un’ulteriore faglia diretta è quella ad immersione sud‐occidentale che borda verso ovest la dorsale di
M. Salviano (faglia bordiera orientale dei Piani Palentini). La faglia è sepolta da coperture colluviali e
detritiche del Pleistocene superiore e probabilmente anche dalla parte alta della successione lacustre del
Pleistocene inferiore‐medio. La sua presenza tuttavia si rende necessaria visto l’assetto strutturale della
monoclinale di M. Salviano ed i rapporti di quest’ultima con le unità carbonatiche affioranti ad ovest di
Piani Palentini (si veda la sezione D del Foglio CARG 368).
Molte delle faglie dirette che affiorano ai bordi o all’interno della depressione del Fucino sono faglie
attive, riattivate in occasione del terremoto della Marsica del 1915.
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Schema di evoluzione delle faglie con attività plio‐pleistocenica (da Galadini e Messina, 1999).
1: Pliocene; 2: Pliocene superiore (ora Pleistocene inferiore secondo la nuova classificazione IUGS 2009)‐Pleistocene inferiore
parte alta; 3: Pleistocene inferiore parte alta‐Olocene; Legenda: a, faglie dirette e di trasferimento; b, faglie trascorrenti sinistre; c,
immersione dei sedimenti continentali a seguito del basculamento causato dall’apertura dei semi‐graben.
5 Geomorfologia
L’area in studio è localizzata all’interno della Conca del Fucino, una depressione intermontana a
fondo piatto, profondamente incassata da rilievi che raggiungono quote di circa 2.400 metri s.l.m..
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I motivi principali dell’area configurano tre elementi morfologici distinti e rappresentata da:
depressione del lago storico, caratterizzata da una estesa pianura (circa 150 km2)
corrispondente con buona approssimazione al fondo del lago prima del suo prosciugamento.
Si tratta di una superficie deposizionale sostanzialmente pianeggiante, con debolissima
pendenza verso la zona centrale dell’antico lago.
Zona circondariale estremamente terrazzata e compresa tra le quote di 670‐720 metri s.l.m.,
corrispondente ad eventi sedimentari ed erosivi verificatisi tra il Pleistocene e l’Olocene.
Nell’area di Avezzano sono prevalenti le superfici di origine erosiva. Quelle di maggior
estensione sono, dalla più antica alla più recente: la spianata di abrasione di Avezzano, posta
immediatamente a Est del Monte Slaviano, a quote di 710‐695 metri s.l.m. e scolpita sia su
depositi lacustri che su substrato calcareo, il glacis di erosione di Pescina – San Benedetto e la
piattaforma di erosione di Caruscino (zona di San Giuseppe di Caruscino – Paterno), posta fra
Avezzano e Paterno a quote comprese tra 710 e 670 m e il glacis di erosione di Avezzano –
Celano ‐ Vallelonga – Ortucchio, sul quale si sviluppa gran parte del centro storico di
Avezzano. A ovest della dorsale di Monte Salviano sono presenti superfici scolpite su depositi
lacustri e fluviali del Spersintema di Aielli – Pescina (Piani Palentini) ed incise dal reticolo
idrografico attuale. In tale zona la principale forma di accumulo è rappresentata dal grande
Conoide di Valle Solegara, del tardo Pleistocene superiore.
Zona circostante a morfologia complessa che costituisce i rilievi collinari limitrofi,
rappresentata anche da superfici orizzontali o debolmente inclinate, avente quote superiori a
720 metri s.l.m.. Questa zona è formata da un sistema di versanti che circondano le zone
precedenti. Nell’area del centro storico di Avezzano, della Zona Industriale e di Cese i
versanti sono scolpiti direttamente dalle successioni del di substrato pre – Quaternario. Nelle
restanti aree i versanti sono spesso scolpiti sulle successioni continentali più antiche. Sono
presenti lembi di antiche superfici debolmente inclinate, incassate le une nelle altre e
fortemente sospese rispetto alle due zone sopra descritte, anche a causa di dislocazioni
tettoniche.
I rilievi montuosi, che circondano la Piana del Fucino e che costituiscono il bacino di alimentazione,
sono formati prevalentemente da rocce carbonatiche meso‐cenozoiche, di origine marina, deformate nel
corso di fasi geologiche successive (Servizio Geologico Nazionale, Fogli 145‐146‐151‐152, Accordi et alii,
1986).
Il reticolo idrografico è rappresentato da alcuni corsi d’acqua naturali e da una serie di canali
artificiali, primari e secondari, che costituiscono una fitta maglia a geometria pseudoquadrangolare.
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Stralcio della Carta Geomorfologica della Piana del Fucino (Giraudi, 1988 – 1999)
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6 Idrogeologia
La circolazione idrica sotterranea risulta attiva e sempre presente, anche se molto condizionata dalle
caratteristiche idrogeologiche dei sedimenti, con particolare riguardo alla permeabilità e alla trasmissività.
Le misure freatimetriche hanno consentito di elaborare un quadro idrogeologico esaustivo della
zona. Il drenaggio avviene quasi sempre con direzione antiappenninica e il gradiente idraulico risulta
intorno al 9 – 11%.
Sulla base dello studio effettuato sono stati individuati i seguenti acquiferi:
Acquifero superficiale: esso risulta ubicato nei primi dieci metri di sedimenti (limi più o meno
sabbiosi, con episodi locali di ghiaie sempre in matrice fine) che presenta in profondità, al massimo
sino ai 70 – 80 metri, livelli più produttivi ma con estrazioni mai superiori a 2 l/sec. I pozzi censiti che
emungono da tale acquifero hanno infatti portate comprese tra 0,5 l/sec e 2 l/sec. Le portate
ovviamente variano in funzione della trasmissività del mezzo ed aumentano con gli spessori delle
sabbie e delle ghiaie.
Acquifero profondo: corrisponde grossomodo al livello di base che a seconda della rete è
rappresentato dalla formazione carbonatica satura e da ghiaie sciolte giacenti al di sopra della
formazione impermeabile di base (probabile formazione marnoso – arenacea).
I pochi pozzi censiti, presenti comunque a distanza poco significativa dall’area di interesse, hanno
produttività elevate e dell’ordine di parecchi litri al secondo e la falda risulta risalente fino al piano
campagna.
Acquifero dei carbonati. Dal censimento dei punti d’acqua presenti nella zona in studio, risulta che
nella fascia pedemontana, al di sotto delle alluvioni, sia presente la formazione carbonatica satura a
media profondità, anch’essa con estrazioni rilevanti.
Le caratteristiche idrogeologiche dell’area Fucense sono state sintetizzate in un lavoro di Petitta et al.
(2005) nella forma di una carta idrogeologica in scala 1:50.000 accompagnata da una memoria illustrativa.
Nella suddetta carta, cui si rimanda per tutti i dettagli, vengono distinti 5 complessi idrogeologici (si veda lo
schema riportato di seguito).
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Facendo riferimento al Comune di Avezzano ed in particolare alle aree urbanizzate, i complessi
idrogeologici di maggiore rilevanza sono quello dei depositi detritico alluvionali recenti (2), che interessa
tutte le principali aree urbanizzate, quello dei depositi lacustri attuali (1) e quello dei depositi detritico
alluvionali antichi (3). Le curve isopiezometriche sono state ricostruite da Petitta et al. (2005) nel settore
compreso fra il centro abitato di Avezzano e le frazioni di San Pelino e Paterno.
Nella zona del centro abitato di Avezzano e nella Zona Industriale, la falda è generalmente più
superficiale di 10 metri. Profondità maggiori, fino a > 20 metri, si hanno nel settore settentrionale del
centro abitato di Avezzano, all’interno delle ghiaie e sabbie del Conoide di Valle Majelama (complesso
idrogeologico (2)) e ulteriormente verso nord, anche se localmente i sondaggi disponibili indicano
profondità della falda compresa tra i 10 e i 20 metri. Ulteriormente verso nord, fra San Leonardo e
Antrosano, i depositi ghiaioso‐sabbiosi del Conoide di Valle Majelama si sono rivelati pressoché privi di
falda.
Per l'area di studio, avvalendosi dei dati desunti dalla Reazione Geologica del Dott. Aureli fornita
dalla committenza, viene considerato attendibile il valore registrato nel foro di sondaggio eseguito ad una
distanza di circa 70m dall'area di studio, che rileva un livello piezometrico pari a ‐2m dal p.c..
7 Rischio di frana ed alluvione
Al fine di individuare eventuali interferenze dell'area in studio con fenomeni connessi a movimenti
gravitativi od esondazione, è stata consultata la cartografia ufficiale del PAI.
Di seguito si riporta stralcio dello strumento programmatico e pianificatorio che evidenzia come per
l'area in studio non vi siano processi morfogenetici in atto i perimetrazioni legate a possibili fenomeni
alluvionali connessi ai corpi idrici defluenti all'interno dell'area in studio.
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8 Modello geologico di riferimento
8.1 Geotecnica
Avvalendosi dei risultati emersi dalla campagna indagini fornita dalla committenza, eseguita dal Dott.
Geol. Aureli per la Fama Plast Srl, si può fornire la stratigrafia del foro di sondaggio S1, ubicato a circa 70m
dall'area in studio.
La perforazione, spinta ad una profondità di 20m, dopo aver attraversato uno spessore di circa 1m di
terreno antropico, intercetta un livello sabbioso‐limoso ed argilloso di circa 6m, per poi attraversare, fino a
fondo foro, terreni a prevalente frazione argillosa e subordinatamente limoso‐sabbiosa.
Di seguito viene riportata la stratigrafia del sondaggio citato.
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Sulla base dei dati emersi da prove dirette in foro e di laboratorio, sono state individuate 4 unità
geotecniche caratterizzate dai seguenti parametri.
UG1 ‐ da 0.2 a 1m dal p.c.;
UG2 ‐ da 1 a 7m dal p.c.;
UG3 ‐ da 7 a 16m dal p.c.;
UG4 ‐ da 16m fino a fondo foro.
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8.2 Sismicità
Il Comune di Avezzano è localizzato in un settore di Appennino ad elevata pericolosità sismica, dove
la nuova mappa prevede per il bedrock (suolo rigido con Vs>800m/s) la probabilità di superamento del 10%
in 50 anni di un valore convenzionale di accelerazione massima orizzontale (ag) compreso tra le zone a
0.225g‐0.250g e 0.250g‐0.275g.
Di seguito si riporta mappa della pericolosità sismica dell'INGV.
La sismicità storica di Avezzano, individua 28 eventi dal 1000 al 2002 (BMI04 ‐ INGV). Di seguito ri
riporta illustrazione grafica della sismicità storica del Comune di Avezzano.
A livello locale il sito, sulla base della MZS di Avezzano, è inserito in zona 6, ovvero Zona Stabile
Suscettibile di Amplificazioni.
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Inoltre, sulla base della cartografia delle MOPS, il sito rientra in Zona di attenzione per potenziale
liquefazione ZA‐LQ‐2 ‐ Indizi ed evidenze di potenziale liquefazione discontinui.
Le Norme Tecniche per le costruzioni (NTC DM 17/01/2018) adottano un approccio prestazionale alla
progettazione delle strutture nuove e alla verifica di quelle esistenti. Nei riguardi dell’azione sismica
l’obiettivo è il controllo del livello di danneggiamento della costruzione a fronte dei terremoti che possono
verificarsi nel sito di costruzione. L’azione sismica sulle costruzioni è valutata a partire da una “pericolosità
sismica di base”, in condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (di
categoria A, NTC‐2018).
Con le NTC‐18, la stima della pericolosità sismica di base viene attuata secondo le procedure già
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previste nelle pregresse NTC 2008 § 3.2) e mediante un approccio “sito dipendente” e non più tramite un
criterio “zona dipendente”. La pericolosità sismica di base costituisce l’elemento di conoscenza primario per
la determinazione delle azioni sismiche. In un generico sito, essa va resa compatibile con le NTC e dotata di
un sufficiente livello di dettaglio, sia in termini geografici che in termini temporali; tali condizioni possono
ritenersi soddisfatte se i risultati dello studio di pericolosità sono forniti:
in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri che permettono di
definire gli spettri di risposta;
in corrispondenza dei punti di un reticolo (reticolo di riferimento di 10571 punti) i cui nodi sono
sufficientemente vicini fra loro (non distano più di 10 km);
per diverse probabilità di superamento in 50 anni e diversi periodi di ritorno TR ricadenti in un
intervallo di riferimento compreso tra 30 e 2475 anni, estremi inclusi.
L’azione sismica così individuata viene successivamente variata per tener conto delle modifiche
prodotte dalle condizioni stratigrafiche del sottosuolo di costruzione e dalla morfologia della superficie. Tali
modifiche caratterizzano la risposta sismica locale.
Le azioni di progetto si ricavano dalle accelerazioni ag e dalle relative forme spettrali. Le forme
spettrali previste dalle NTC sono definite, su sito di riferimento rigido orizzontale, in funzione dei tre
parametri, che si ricavano mediante uno specifico software freeware Spettri del C.S.L.P.:
ag accelerazione orizzontale massima del terreno (pericolosità sismica);
Fo valore max del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;
Tc* periodo di inizio del tratto a velocità costante (plateau) dello spettro in accelerazione
orizzontale.
Le forme spettrali previste dalle NTC sono caratterizzate da prescelte probabilità di superamento e
vite di riferimento. A tal fine occorre fissare:
∙la vita di riferimento VR della costruzione,
∙le probabilità di superamento nella vita di riferimento PVR associate a ciascuno degli stati limite
considerati (§ 3.2.1 NTC), per individuare infine, a partire dai dati di pericolosità sismica disponibili,
le corrispondenti azioni sismiche.
Dall'analisi dei dati (Vs30=306m/s) emersi nella campagna indagini eseguita dal Dott. Aureli, forniti
dalla Committenza, emerge che il substrato di riferimento può essere assimilato al profilo “C” (tabella 3.2 II
NTC 2018), “Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente
consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà
meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s”.
I terreni in analisi posseggono anche un potenziale di liquefazione in particolare nei primi 6m dal p.c.
sulla base dalle verifiche analitiche eseguite dal Dott. Aureli e fornite dalla committenza, ma nella
rielaborazione delle NTC 2018, sono stati eliminati i profili S1 ed S2 riferiti a tali categorie di terreno.
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8.2.1 Risposta sismica locale (approccio semplificato § 3.22 NCT 2018)
Categoria di suolo = C
Profondità substrato di riferimento piano imposta fondale (fond. superficiali)
Categoria topografica= T1 Classe d’uso = II
Quota sito h= 680 m Altezza topografica H= 680 m, h/H=1,0
Amplificazione topografica St =1,0 Coefficiente d’uso Cu:=1,0
Vita nominale Vn >50 anni (opera ordinaria) Stati limite considerati SLD ‐ SLV
Metodo di calcolo Superficie rigata
Probabilità di superamento: SLD=63% SLV=10%
Tempo di ritorno (SLD) Tr=50 anni
Tempo di ritorno (SLV) Tr=475 anni
Periodo di riferimento per l’azione sismica Vr = 50 anni
Smorzamento = 5%
8.2.2 Variabilità spaziale del moto sismico
Ai sensi del punto 3.2.4.2 delle NTC 2018, essendo gli interventi di dimensioni limitate, è possibile
assumere che il moto sismico sia lo stesso, per tutti i punti sotto la costruzione, in “…quanto le condizioni di
sottosuolo non sono variabili lungo lo sviluppo dell’opera da richiedere l’uso di accelerogrammi o di spettri
di risposta diversi...” E’ possibile, quindi trascurare la variabilità spaziale.
ATTIVITÀ DI RECUPERO RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI ‐ PRS SRL AVEZZANO (AQ) Relazione Geologica Giugno 2018
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9 Conclusioni
Sulla base delle risultanze emerse nel presente studio e di quelle desunte dalla campagna indagini
eseguita dal Dott. Aureli (dati forniti dalla committenza), è possibile restituire un quadro geologico,
idrogeologico, geotecnico e sismico, compatibile con gli interventi proposti nell'ambito Studio Preliminare
Ambientale relativo all’attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi in procedura semplificata, ai sensi
dell’articolo 216 del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. e del D.M. 5 febbraio 1998 e s.m.i., presentato allo Sportello
Regionale Ambientale (S.R.A.) dalla Ditta P.R.S. srl.
Roma lì, 07/06/2018
Il Tecnico
Dott. Geol. Marco Di Lollo