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Siamo costituiti da miliardi di cellule, ognuna delle qualiè un organismo vivente che è immerso in un liquido dacui dipende per la sua sopravvivenza: la linfa, cheviene nutrita a sua volta dal sangue.

Il sangue è formato da ciò che mangiamo: il cibo giustolo rende sano, fluido, ossigenato, mentre il cibosbagliato lo intossica. Ecco perché ripristinando lacorretta alimentazione possono velocemente avvenireguarigioni spettacolari.

Impariamo a rifornire il nostro organismo col migliorcarburante che la Natura ha creato per noi!

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Vitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti,fitonutrienti, acqua biologica, fibre solubili, sono glielementi indispensabili per prosperare e debellare tuttii disturbi e le patologie: impariamo cosa sono, comefunzionano, in quali cibi sono contenuti e... mettiamociall’opera!

La Natura ha previsto per l’uomo ciò che ha previstoper tutti gli altri animali liberi: forza, potenza, energia,peso forma, efficienza, assenza di malattiedegenerative, istinto, piacere. Impariamo quali sono glierrori alimentari che ci hanno allontanato dal nostro

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percorso naturale di gioia e salute!

Ri-impariamo a mangiare correttamente: quando ci sinutre dei cibi giusti, non ci si deve preoccupare né dellaquantità, né di calorie, né di combinazioni alimentari,ma si è liberi di mangiare quanto si vuole quando sivuole, così come la Natura ha previsto.

Anche applicando solo in parte quanto è scritto inquesto libro, i risultati saranno piacevoli esorprendenti.

La DEA (Dieta Energia Alta) è Salute, Armonia,Lucidità, Umanità, Bellezza, Ringiovanimento,Efficienza.

Il presente volume è in vendita (anche come libro) su:

www.dietaenergiaalta.com

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DEDICA

Ai miei genitori, per avermi permesso di essere qui eavermi fornito la motivazione a scrivere questo libro. Amio fratello e a mia sorella.

Alla mia compagna Maren, per essere entrata nella miavita.

A Fiorella Rustici, per avermi insegnato a credere in me.

A tutte le persone che ho conosciuto e che mi hannolasciato, ognuna di loro, qualcosa di bello.

A tutti i miei compagni di Viaggio.

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INDICE

PREFAZIONE – PERCHÈ QUESTO LIBRO

AVVERTENZE

INTRODUZIONE

CAPITOLO 1 – CONSIDERAZIONI PRELIMINARI“È stato scientificamente provato che…”Perché occuparsi di alimentazione?“Almeno questo momento di piacere non me lo puòtogliere nessuno!"Cos’è la DEA (Dieta Energia Alta)Quanto è importante una buona digestione?

CAPITOLO 2 – GLI ELEMENTI NUTRITIVIMacronutrientiMicronutrientiFitonutrientiAntiossidantiEnzimi

CAPITOLO 3 – QUAL È LA DIETA IDEALE PERL’UOMO?

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Siamo carnivori?Siamo erbivori?E i cibi a base di amidi?Cibi fermentatiLatteSemi oleosi e altri vegetali grassiSiamo onnivori?Siamo frugivori?I vantaggi della DEA (Dieta Energia Alta)Ma troppa frutta non è dannosa?La cottura dei cibiCarboidrati cottiProteine cotteGrassi cottiMicronutrienti sottoposti a cotturaConclusioni

CAPITOLO 4 – IMPARANDO DA ILLUSTRIMAESTRINathan PritikinRoss HorneT. Colin CampbellCaldwell B. Esselstyn Jr.Arnold EhretQualche riflessione

CAPITOLO 5 – LE VARIE DIETE ESISTENTIDieta a base di cereali

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Il mito delle proteineI grassi e il grande inganno delle percentuali caloriche(L’uovo di Colombo)Le diverse diete e perché funzionano tutteEcco perché la DEA (Dieta Energia Alta)

CAPITOLO 6 – ALCUNE CURIOSITÀStanchezza o energia dopo pranzo?Come snellire facilmente il “giro-vita”Ma se la carne, i salumi, il latte, i formaggi, il caffè,l’alcol, ecc., fanno davvero così male, perché nessuno lodice?Il quinto senso: il gustoLa giusta direzione

CAPITOLO 7 – PERCHÉ CI AMMALIAMOTossiemia: la causa di ogni malattiaCancro e teoria della de-differenziazioneAlcune altre patologie

CAPITOLO 8 – LA DEA (Dieta Energia Alta) INPRATICASi può seguire la DEA (Dieta Energia Alta) solo inparte?Organizzazione dei pastiRicetteTabella dei valori nutrizionali dei principali alimentiinclusi nella DEA

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Ma non è possibile una via di mezzo?Un augurio a tuttiConclusioneUna speranzaBibliografia e riferimenti

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PREFAZIONE

PERCHÈ QUESTO LIBRO

Personalmente, a causa di innumerevoli malesseri dinatura fisica e psicosomatica che mi avevanoaccompagnato fin dalla prima adolescenza, hosperimentato moltissimo, alla ricerca di una guarigioneche la medicina ufficiale non era stata in grado digarantirmi.

I progressi che la medicina ha fatto negli ultimi decennisono davvero eclatanti a tutti i livelli ed hanno permessodi salvare innumerevoli vite umane ed animali e digarantire la risoluzione di altrettante innumerevolipatologie invalidanti: di questo sicuramente mi rallegro!

D’altra parte, per quel che riguarda il mio caso personale,i risultati più significativi, quelli che mi hanno permessodi conquistare un’ ottima salute psico-fisica, di cui godoattualmente, li ho ottenuti grazie alla scoperta di studi,filosofie e modi di pensare che non erano quelli“standard”, supportati cioè da scienza e medicina

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ufficiali. Magari essi verranno convalidati in futuro ecostituiranno le nuove scoperte di domani? Non lo so esinceramente non me ne preoccupo, se non per la speranzache una maggior parte di persone possa venirne aconoscenza, in modo da vivere meglio. Alla fine, credoche solo sperimentando su noi stessi quello che ci vienedetto, che impariamo, che leggiamo, che studiamo,potremo stabilire se ci può essere utile.

Per quanto riguarda l’alimentazione ebbi la fortuna dinotare, fin dall’inizio delle mie sperimentazioni in questocampo specifico (avevo circa vent’anni, mentreattualmente ne ho cinquantadue), che esisteva una direttacorrelazione tra il modo in cui mi nutrivo e il mio stato disalute.

Avvenne, infatti, che su consiglio di un mio conoscente, acui avevo riferito tutti i vari problemi psico-fisici che miassillavano da tanti anni, decisi di provare la dietavegetariana (astensione da carne, salumi e pesce). Le miecondizioni migliorarono improvvisamente, per la primavolta dopo tanto tempo! Sorpreso ed entusiasta all’idea dipoter in qualche modo influire direttamente sul mio statodi salute, interrompendo così la mia dipendenza damedici, farmaci e trattamenti vari, cominciai adocumentarmi, leggendo quanti più libri possibile chetrattassero di alimentazione naturale.

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Così, negli ultimi trent’anni, ho fatto numerosiesperimenti, provando molteplici e differenti regimialimentari, che avessero comunque come base ilvegetarianismo, che per me era ormai diventato una baseconsolidata, anche per ragioni etiche legate alla nonviolenza e al rispetto della vita degli altri animali.

Ho fatto parecchi errori, pagandone il relativo prezzo, masono sempre riuscito a “rimettermi in carreggiata”abbastanza indenne e soprattutto con qualche nuovaconoscenza, divenuta quindi “acquisita” grazie allasperimentazione diretta, che ha migliorato il mio statogenerale di salute.

Fino a un anno fa ero convinto di essere veramente informa, non mi ammalavo più da decenni, salvo uno o dueraffreddori all’anno.

Ed è accaduto che, proprio in occasione del mio ultimoraffreddore, mi sono ricordato di aver letto da qualcheparte che era possibile abbreviarne il decorso senzaassumere medicinali, limitandosi a consumare solo frutta everdura cruda per qualche giorno. Ho quindi deciso didocumentarmi maggiormente su internet e di provare.

La scoperta (non mia, ci tengo a puntualizzarlo!) ha datorisultati davvero entusiasmanti. Avevo deciso disperimentare questo tipo di dieta solo per un paio di

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giorni ma la mia ricerca si è subito allargata in modoinaspettato e mi ha portato a leggere decine di libri,davvero interessanti, quasi tutti in lingua inglese in quantopubblicati negli Stati Uniti e purtroppo non ancora tradottiin italiano.

Ho ascoltato decine di ore di conferenze, recuperate suinternet, tenute da esperti di Igiene Naturale (l'IgieneNaturale, o Igienismo, è una pratica di vita volta arecuperare la salute e il benessere, grazie al rispetto delleleggi naturali) e… non ho più interrotto l’esperimento!

Ho letto e ascoltato testimonianze di numerose personeche stanno seguendo questo regime alimentare da tantianni e che hanno ottenuto risultati davvero ragguardevoli einaspettati e, supportato dall’entusiasmo delledichiarazioni di tutti coloro che hanno aderito a questacorrente alimentare, di pensiero e di vita, sono andatoavanti, finora.

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella discrivere alcune e-mail agli autori dei libri più interessantiche ho letto, chiedendo loro se fossero interessati a unamia eventuale traduzione dei loro testi in lingua italianaper poi proporli a qualche editore disposto a pubblicarli.Ma per un motivo o per l’altro l’iniziativa non si èconcretizzata.

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La ragione per cui ho quindi deciso di scrivere questolibro è il desiderio di condividere con tutti coloro che lovorranno, una scoperta così interessante. Tante sono già,come ripeto, le persone che prima di me se ne sonoavvantaggiate e ne hanno parlato, ma siccome questascoperta non può essere utilizzata a fini di lucro, non hatrovato una grande diffusione. Questo anche perché, atutt’oggi, esistono solo poche sperimentazioni scientifichesu larga scala che siano state effettuate per un numerosufficiente di anni.

Ma alcune tuttavia sono state realizzate e rese disponibilie verranno citate più avanti nel corso del libro.

Ci sono comunque moltissime persone - studiosi, medici,professionisti specializzati in Igiene Naturale, così cometanti semplici entusiasti - che, come me, si sono fatteportavoce in tutto il mondo di questo modo di vivere e dialimentarsi.

Il materiale su cui mi sono documentato è quasiesclusivamente in lingua inglese ed esistono comunque,anche nel contesto di questo regime alimentare, diversedifferenze nel modo di attuarlo (che variano da autore adautore e che sono talvolta anche sostanziali). Così, misono trovato nella necessità di dare un nome a questadieta, che in ogni caso è il risultato di un operazione difiltraggio e di sintesi di una miriade di dati, nonché delle

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varie differenze nella sua applicazione.

Ebbene tra i tanti vantaggi, che descriverò in seguito e cheho rilevato personalmente seguendo tale regimealimentare, quello che ha maggiormente suscitato il mioentusiasmo è la grande energia fisica di cui mi sentopervaso e che non sperimentavo più da alcuni decenni.Per questo motivo ho pensato di denominarla…

DEA (Dieta Energia Alta)

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AVVERTENZE

Si è cercato di mantenere un linguaggio semplice escorrevole, tranne in alcune sezioni più specifiche in cui,al fine di spiegare i meccanismi che regolano determinatefunzioni dell’organismo, si è inevitabilmente dovutoricorrere a termini più tecnici. Anche in questi casi, però,si è sempre cercato di fornire le spiegazioni di tali terminidi volta in volta, onde evitare di dover ricorrere adizionari vari o, peggio, di accumulare confusione.

Le motivazioni per cui seguire un tale tipo di regimealimentare sono sia di ordine molto semplice, dettato dalbuon senso, sia di carattere scientifico. Il lettore che nonavesse voglia di cimentarsi nella lettura delle spiegazionipiù complesse potrà comunque limitarsi alla lettura delleprime.

Alcuni concetti vengono ripetuti più di una volta nel libro,anche se esaminati in prospettive diverse. La ragione diuna tale scelta è che molto spesso ci si troverà alle presecon concetti nuovi e quindi riesaminarli nel corso dellalettura da più angoli visuali, non può che aiutare acomprenderli meglio.

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Una seconda ragione è che a volte si comprendeconcettualmente una nozione, ma solo approfondendolamaggiormente si arriva a interiorizzarla, a farla propria.

Un ulteriore motivo è che spesso si legge un libro e poi losi mette da parte, forse per sempre. A parte il fatto checonsiglio di rileggere questo testo più volte, peraumentare il grado di motivazione verso un eventualecambiamento, se ciò non dovesse succedere, la miasperanza è che avendo riesaminato i concetti più di unavolta, alla fine della lettura essi siano diventati parteintegrante delle proprie conoscenze alimentari.

Viviamo in un ambiente in cui, senza accorgercene, siamobombardati da una massiccia informazione che ci spingecostantemente nella direzione opposta a quella dellasalute fisica e mentale, o perlomeno questa è laconvinzione dell’autore.

Chiunque volesse anche solo sperimentare quantocontenuto in questo libro, si ritroverà come minimo adoversi giustificare e difendersi da tutti coloro che glisono vicini e che, in buona fede, non avendo conoscenzadel presente materiale, non potranno che ripetereincessantemente, come un disco incantato, le informazionistereotipate di cui tutti siamo impregnati.

Ecco perché, maggiore sarà la conoscenza che si riuscirà

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ad acquisire, maggiori saranno le possibilità di riuscireperlomeno a sperimentare.

E ora un’avvertenza molto importante, che verràcomunque trattata più estesamente nel capitolo 8, “LaDEA… in pratica”. Si ritiene opportuno premetterla già inquesta sede al fine di evitare che i lettori più entusiasti,che non intendono aspettare di aver concluso la lettura delpresente testo per sperimentare tale regime, possanoincorrere in problematiche di vario tipo.

Nel suo libro, “Il sistema di guarigione della dieta senzamuco”, il Prof. Arnold Ehret (di cui si tratterà piùspecificamente nel capitolo 4, “Imparando da illustrimaestri”), consiglia una dieta di transizione, per chiunquevoglia avvicinarsi ad una dieta fruttariana (infatti eglisuggerisce, a differenza del presente testo, di cibarsiesclusivamente di frutta).

La ragione per cui Ehret consiglia comunque una dieta ditransizione è che, secondo lui, la frutta ha elevate evigorose proprietà depurative, che possono diventareaddirittura nocive nel caso di un organismo pesantementeintossicato (l’organismo dell’uomo medio, perintenderci!).

Egli sostiene che la frutta favorisce l’eliminazione di tuttele sostanze tossiche accumulate durante tutta la vita -

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quindi di veleni, muco, pus e quant’altro - che si trovanonei nostri tessuti, nel sangue e attaccati alle pareti dei vasisanguigni.

Per questa ragione una rimozione troppo veloce di talisostanze potrebbe causare un auto avvelenamento, nelsenso che tutte queste scorie si riverserebbero nel nostrosangue troppo velocemente per potere essere espulseefficacemente. E questo potrebbe portare a situazioni digrave pericolo per l’organismo intero.

Perciò egli suggerisce l’introduzione progressiva dialimenti che promuovono la salute, e l’eliminazione,altrettanto graduale, di alimenti che favorisconol’insorgere della malattia.

Cercando di integrare le indicazioni di Ehret con quelle dialtri maestri igienisti, tenendo conto anche della miapersonale esperienza e soprattutto cercando di rendere lecose meno complicate possibili, quello che consiglierei èdi aumentare gradualmente la quantità di frutta consumatadurante il giorno.

Si potrebbe, per esempio, cominciare a provare unacolazione a base di sola frutta, almeno un giorno allasettimana, oppure mangiare un frutto un quarto d’ora primadel pranzo o della cena, o di entrambe. E poi,gradualmente si potrebbe aumentare la frequenza e la

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quantità di frutta da ingerire.

Comunque, una volta completata la lettura del presentelibro, ogni lettore avrà la conoscenza adeguata di tutte leinformazioni necessarie per gestire al meglio la propriaalimentazione.

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INTRODUZIONE

Cosa???!!! Una dieta a base di sola frutta e verdura???!!!E le proteine ?! E un bel piatto di pastasciutta?! E una“fiorentina alta cosi”?! E i formaggi?! E un buon bicchieredi vino?! E il caffè?! E i dolci?! E le sigarette?! E dovefinirebbero poi tutti i piaceri della vita?!

Conosco molto bene questo genere di domande, diargomentazioni e di perplessità perché… sono state lemie, mi hanno accompagnato inevitabilmente nel corsodegli ultimi trent’anni, ogni volta che mi sono trovatodavanti a qualche nuova teoria/filosofia nutrizionale chepropendesse verso una scelta alimentare più consona allasalute dell’uomo, mettendomi di fronte a possibili nuovescelte di rinuncia a mie vecchie abitudini.

E quindi capisco molto bene lo stato d’animo di alcuni dicoloro che stanno leggendo queste righe: avversità,scetticismo, inquietudine, ecc..

Il mio consiglio più spassionato è quello di mettere daparte qualsiasi pregiudizio e di leggere questo libro amente aperta: si possono anche ascoltare, o leggere,

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opinioni diverse dal proprio modo di pensare attuale emagari imparare qualcosa di nuovo, di inaspettato, a volteanche di apparentemente contrario al normale buon senso.

Il normale buonsenso: e se questo “normale buonsenso”derivasse da astute manovre messe in atto da chi hal’interesse a propagare determinate teorie e convinzionialimentari per i propri fini economici, nonché a finanziarericerche scientifiche e i mass media, al fine di veicolarespecifici principi dietologici per i propri obiettivi? Cisarebbe da stupirsi di questo?

La DEA (Dieta Energia Alta) è il regime alimentare piùantico della storia dell’Uomo, il più naturale, il piùistintivo, il più semplice, il più sano, il più ecologico, ilpiù caritatevole (verso tutti gli esseri viventi). E chiunquevoglia, dopo aver letto questo testo, provare asperimentare tale dieta, anche se solo in parte, nonmancherà di godere, proporzionalmente alla suaapplicazione, di adeguati, inaspettati vantaggi.

Sì, non è necessario abolire le proprie abitudini se non siè convinti, oppure se non si è pronti a farlo; la mente èostile al concetto di privazione. Quello che si potrebbefare, con cautela, è cominciare a sperimentare la DEAeffettuando solo dei piccoli cambiamenti delle proprieabitudini.

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E, nel frattempo, potrebbe anche accadere che ci siaccorga che i piaceri mentali non devono per forzapropendere verso la direzione dell’autodistruzione, mapossono anche cominciare a manifestarsi in atteggiamenticostruttivi.

Tali potrebbero essere, per esempio, la gioia di sentirsipervasi da una nuova energia fisica, o il miglioramentoprogressivo del proprio aspetto corporeo, o la perdita deichili in eccesso, oppure la regressione delle propriemalattie, lievi o gravi che siano. Ci si potrebbe ritrovare agodere di un sonno rigenerante, o di una sconosciutaleggerezza nell’affrontare la vita, oltre che della scopertadi nuovi sapori. In questo caso si potrà progressivamenteaumentare il numero delle volte in cui adottare questoregime alimentare, senza alcun impegno naturalmente.

Si pensi, ad esempio, a un fumatore che abbia appenasmesso di fumare: potrebbe occorrere un certo lasso ditempo prima che egli possa godere nell’assaporare unasana boccata d’aria pura, invece che una boccata di fumodi sigaretta.

Così è altrettanto vero che potrebbe passare un certointervallo di tempo prima di potere apprezzare i semplicisapori della natura, qualora si sia abituati da anni, a voltefin dalla prima infanzia, a nutrirsi di cibi raffinati,devitalizzati, snaturati, dolcificati, conditi, aromatizzati,

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cotti, affumicati, ecc..

E in ogni caso se poi, dopo aver sperimentato per unperiodo di tempo la DEA, si desiderasse tornare allevecchie abitudini alimentari, ebbene, niente paura: pasta,zucchero, dolci, carne, salumi, formaggi, latte, alcol,sigarette, caffè e quant’altro, saranno sempre lì adaspettarci, fedeli amici di sempre!

Buona lettura!

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CAPITOLO 1 – CONSIDERAZIONIPRELIMINARI

“È STATO SCIENTIFICAMENTEPROVATO CHE…”

“È stato scientificamente provato che...”. Quante voltequesta frase precede la divulgazione di una nuova dieta?

E siccome di fronte all’intervento della “Scienza” nulla sipuò obiettare (soprattutto perché non abbiamo nessunpotere di controllo sulle ricerche scientifiche), ecco chediventa molto facile lasciarsi irretire, abbassarecompletamente le nostre difese intuitive rispetto, adesempio, a quella che verrà successivamente decantatacome l’ultima frontiera raggiunta nel campo del benessere,del fitness, della guarigione, ecc..

E quasi tutti, a causa della nostra ignoranza, diventiamovittime inconsapevoli di chi, grazie a questa nuova dieta,si garantirà lucro, fama e potere.

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A tale proposito vorrei cominciare questa esposizioneevidenziando che qualsiasi teoria scientifica è vera solofino a che non viene dimostrato il contrario, e non oltre.

Così, tanto per citare un paio tra gli esempi più noti, untempo si credeva che la Terra fosse piatta, fino a che nonvenne dimostrato che non era vero. E sicuramente tutti, aquel tempo, erano indiscutibilmente convinti che questafosse l’unica e ultima verità: scienziati, dotti, scrittori,professori, filosofi, ecc. ed anche, naturalmente, ilsemplice uomo della strada. La stessa situazione si èverificata, presumibilmente, anche per quanto riguarda laconvinzione che fosse il Sole a girare intorno alla Terra, enon viceversa, come fu poi scoperto.

Ne conseguono alcune riflessioni.

1. La prima è che poiché una “verità scientifica” è verasolamente fino a quando non viene superata oconfutata, sarebbe consigliabile mantenere sempre unatteggiamento di estrema apertura anche verso ciò chenon è “scientificamente provato”, perché altrimentidiverremmo, nostro malgrado, degli oppositori delprogresso della scienza stessa, in quanto se mai sicreassero nuove ipotesi, mai si percorrerebberonuove strade e mai si scoprirebbero nuove verità.

2. La seconda riflessione riguarda l’essere cauti nel

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convincersi e farsi portavoce dogmatici di “veritàscientifiche” o, in ogni caso, di ciò che è stato“scientificamente provato” (e comunque da altri, manon certo da noi in prima persona).

La mente umana ama poco le novità, vuole certezze,verità solide su cui fare, pigramente, affidamento persentirsi a proprio agio. E molte volte capita diripetere meccanicamente, spacciandole per proprie,le “verità scientifiche” di cui i vari mass media sifanno convinti assertori.

Il risultato è un appiattimento notevole delle proprieabilità di ricerca, di sperimentazione e di valutazione,nonché della propria sana curiosità e sete diconoscenza.

3. Un altro aspetto importante da considerare è che le“verità scientifiche” possono essere manipolate oanche contraffatte. Riporto qualche esempio.

Un noto ricercatore statunitense, Dr. T. ColinCampbell (di cui si tratterà ampiamente nel capitolo4), a seguito di esperimenti condotti per più diquarant’anni riguardo alle conseguenze che certi tipidi alimentazione comportavano su vaste aree dipopolazione filippina e cinese, fra le tante scoperteaveva avuto modo di rilevare che una percentuale di

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grassi alimentari superiore al 20% delle caloriegiornaliere totali ingerite, era direttamenteresponsabile delle innumerevoli, gravi e letalipatologie che stanno devastando le popolazioni ditutto il pianeta (obesità, diabete, malattie cardiache ecancro, solo per citarne alcune).

Ora, tenendo presente che la tipica alimentazioneoccidentale comprende, salvo casi particolari, unaquantità di grassi che oscilla mediamente tra il 40% eil 60%, e in alcuni casi anche più, del totale dellecalorie assunte giornalmente, si può facilmente intuirecome questa scoperta avrebbe creato graviripercussioni per tutta l’industria carnea e casearia(considerato che carne e latte, e i loro rispettividerivati, hanno un’elevata percentuale di grassi).

Risultato? Come egli stesso riferisce nel suo libro, glifu comunicato esplicitamente che se non avessecorretto quanto asserito, innalzando dal 20% al 30%il “limite di sicurezza” dei grassi ingeribiligiornalmente, gli avrebbero sospeso i fondi per laricerca e bloccato immediatamente tuttol’esperimento.

Se avesse accettato, cosa che si rifiutò di fare, la“verità scientifica” appena scoperta sarebbe statacontraffatta. Ma... quante persone si saranno

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comportate come lui, in occasioni analoghe?

Ecco ora, invece, un esempio di come una “veritàscientifica” possa essere manipolata a piacimento.

Supponiamo che l’industria del cioccolato decida di“spingere” ulteriormente i propri prodotti sulmercato. È evidente che per raggiungere l’obiettivodovrà ricorrere alla pubblicità.

Se una volta bastava affermare che il tal prodottoaveva “un sapore favoloso”, al giorno d’oggi, comeconseguenza di una maggiore sensibilizzazionedell’opinione pubblica riguardo al rapporto tra cibo esalute, bisognerà anche aggiungere che il cioccolato è“estremamente sano e naturale”, quindi che fa bene achi lo consuma.

Le ricerche scientifiche hanno bisogno di fondi perpoter essere realizzate; ecco allora che,sovvenzionando una ricerca “ad hoc”, ci si potràavvalere della conclusione, peraltro veritiera, che “èstato scientificamente dimostrato che il cioccolatocontiene apprezzabili quantità di magnesio, nonché dialtri minerali essenziali per il benessere del nostroorganismo, così come contiene i polifenoli che sonodegli antiossidanti che aiutano a prevenirel’arteriosclerosi, ecc. …”.

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Tutto vero! Tutto scientificamente dimostrato!

Quello che si è volutamente omesso di riferire, inquesto caso, è quali altre sostanze si trovino nelcioccolato, oltre al magnesio: ad esempio la caffeina,la teobromina, grassi cotti, zucchero raffinato, ecc.,tutte sostanze di cui è stata dimostrata la tossicità perl’organismo umano.

Ma chi avrebbe interesse a finanziare unasperimentazione sugli effetti disastrosi che esseproducono sull’organismo umano?

Si tratta quindi di una verità parziale che è, a tutti glieffetti, una manipolazione della verità.

Questo discorso potrebbe essere addotto, peresempio, anche per quanto riguarda l’asserzione che“bere vino fa bene, perché alza la pressionearteriosa…”. Senza però prendere in considerazioneche l’alcol è un veleno protoplasmatico, ossia cheuccide ogni cellula con cui viene a contatto, da quelleepatiche a quelle del cervello, ecc..

Oppure si potrebbe discutere di quanto ci è statoinsegnato come “verità incontestabile”, cioè che latte,yogurt e formaggi sono altamente ricchi in calcio eche quindi è indispensabile assumerne

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quotidianamente una certa quantità per evitarepatologie derivanti da una carenza di questo minerale.

Salvo poi constatare alcune strane coincidenze quali,ad esempio, che le popolazioni più soggette a malattieimputabili a carenza di calcio, quali decalcificazionee osteoporosi sono proprio quelle che più fanno usodi prodotti caseari, mentre quelle che meno sonovittime di questa malattia sono le popolazioniorientali, che fanno soltanto un uso sporadico di taliprodotti (anche questo tema sarà trattato ampiamentein seguito). E questo sarebbe spiegabile, secondotaluni ricercatori meno “interessati” (al lucro), dalfatto che tutti i prodotti animali, naturalmente ricchi inproteine, acidificano eccessivamente il pH del sanguee che di conseguenza, per riportarlo entro valori nonpericolosi per il nostro organismo, il corpo ècostretto a “cedere” proprio il calcio, che è unminerale alcalino che serve a “tamponare” l’acidità,andandolo a sottrarre all’apparato scheletrico, che neè ricco, con la conseguente decalcificazione eosteoporosi.

4. Da questo si deduce un’ulteriore riflessione e cioèche poiché le ricerche scientifiche hanno bisogno difondi, esse sono spesso subordinate agli obiettivi dichi può garantire questi fondi. Così, spesso, la spintamotrice delle ricerche scientifiche non è l’amore per

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la scienza o la ricerca di nuove scoperte al serviziodell’uomo, bensì l’amore per il guadagno a qualsiasicosto e la ricerca di nuove scoperte in grado diassicurarlo.

Questo preambolo non è, naturalmente, un invito asminuire o a rinnegare le scoperte effettuate in camposcientifico, medico o della salute. Né vuole opporsi, o nonriconoscere con gratitudine gli innumerevoli vantaggi dicui fruiamo quotidianamente, grazie agli incredibiliprogressi della scienza, in tutti i campi.

Quello che terrei a evidenziare è che ciò che determina lapositività o meno di una scoperta è l’utilizzo che si fadella scoperta stessa. Basti pensare alla scoperta dellafissione nucleare e al successivo lancio della bombaatomica su Hiroshima, tanto per rimanere nell’ovvio!

Ecco perché è importante sviluppare uno spirito criticonei confronti di quello che ci viene propinatogiornalmente da tutte le fonti ufficiali dei canali diinformazione.

Oggi abbiamo un’arma favolosa, davvero rivoluzionariaal nostro servizio: internet! Possiamo collegarci quasi atutto il sapere che esiste sul nostro pianeta in pochi attimi,da casa nostra. Basta solo un po’ di creatività, che sisviluppa con la pratica, nel perfezionare le ricerche

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relative ai nostri interessi (questo, sia ben chiaro, nonvuol dire che tutto ciò che si trova in internet siaattendibile ed affidabile!).

È la nostra grande possibilità di sottrarci al potere di chivuole mantenerci nell’ignoranza per poterci controllare eper speculare ai danni della nostra coscienza e dellanostra salute, protetti da etichette quali “scienza”, “veritàscientifiche”, “medicina ufficiale”, “scientificamentedimostrato”, ecc.; anche perché queste etichette siriferiscono comunque solo ad un particolare tipo discienza e di medicina, quelle appunto “ufficiali”, ma soloqui ed ora, ignorando l’esistenza di altrettanto valide - emagari anche più avanzate - forme di conoscenza, che nonincarnano però gli standard desiderati, come quelle di cuisi tratterà nel corso del presente testo.

Questo discorso vuol suggerire al lettore di non fidarsiciecamente di tutto quello che ha letto o ha sentito finora aproposito di alimentazione, diete e nutrizione, perchépotrebbe anche darsi che siamo stati volutamente ingannatiper indurci a consumare alcuni cibi o acquistareintegratori, cosmetici, cure, trattamenti, medicine, magaridel tutto inutili, se non addirittura nocivi e comunquecostosi: in fondo è innegabile che dietro a tutti questiprodotti esistano enormi interessi economici.

L’invito è, quindi, ad essere perlomeno disponibili ad

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ascoltare nuove ipotesi a mente aperta, nonché a vagliaree sperimentare, anche solo parzialmente, qualcosa di cuisi possa intravedere una possibile veridicità: forse, dietrola cortina illusoria di pubblicità e messaggi subliminali,incessantemente creata ad arte dai mass media, potrebbetrovarsi la strada per una vita più sana, felice, sempliceed economica, che è condizione innata dell’essere umano.

PERCHÈ OCCUPARSI DIALIMENTAZIONE?

Perché occuparsi di alimentazione?

Perché se non ce ne occupiamo, prima o poi dovremooccuparci di qualcosa di meno piacevole! È un po’ comelavarsi i denti: quante volte può esserci capitato di nonaver voglia di farlo! Eppure sappiamo benissimo che setrascuriamo l’igiene orale, presto o tardi, inevitabilmente,dovremo fare i conti, in termini di salute, soldi, tempo,sofferenza ed energia, con alcune spiacevoli conseguenze.

Lo stesso avviene per quanto riguarda l’alimentazione.

Conoscete il detto: “Noi siamo quello che mangiamo”?Ebbene forse non abbiamo mai riflettuto abbastanzasull’autenticità e sulle implicazioni di queste parole,

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eppure... che cosa succederebbe se cessassimo dialimentarci? Ci dissolveremmo! Il nostro corpo siridurrebbe a un semplice scheletro privo di tutto ciò chelo circonda e che costituisce… “noi” (perlomeno a livellomateriale, senza cioè prendere in considerazione la partespirituale). Ne consegue quindi direttamente che ciò chemangiamo diventa… noi!

Ora, pensiamo alla cura con cui riforniamo la nostra autocon il corretto carburante, l’olio migliore, l’acquanecessaria… e pensiamo invece con quanta noncuranzariforniamo il nostro corpo con quello che capita, mossi ilpiù delle volte da motivazioni di piacere, di comodità o dipigrizia, di fretta o “sociali”, di convenienza economica odel tutto casuali.

La maggior parte di noi non conosce nemmeno che cos’è ilsistema digerente, se non forse solo sommariamente; nonsa che cosa avviene quando si ingerisce il cibo; nonconosce di cosa sono composti gli alimenti che mangia,quali effetti producono nel breve e nel lungo termine sulproprio organismo, quali effetti collaterali possono averesulla qualità della vita, sulla vitalità, sull’aspetto estetico,sull’insorgere delle più varie malattie,sull’invecchiamento precoce.

Oppure ha accumulato informazioni sommarie del tipo:“bisogna nutrirsi di proteine”… oppure: “la carne fa

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bene”… ”il vino fa buon sangue”… “il cervello habisogno di zucchero”… “se sono stanco devo mangiarequalcosa di dolce”… ecc..

Io appartenevo alla suddetta categoria di persone, poi hodeciso di prendermi responsabilità della mia salute, misono informato, ho studiato, ho sperimentato, ho scoperto,ho cambiato la qualità della mia vita, del mio fisico, dellamia salute e ora ho pensato di sintetizzare il più possibilele nozioni base che è necessario conoscere, consapevoledel fatto che viviamo nella fretta e che la maggior parte dinoi non vuole perdere troppo tempo, magari non ne haproprio, o forse desidera sfruttarlo diversamente, oppureha già collezionato insuccessi in questo campo per cui nonvuole rischiare di doverne affrontare di nuovi.

Così ho deciso di riferire soltanto le informazioniessenziali, quelle che è necessario conoscere per capirecome e perché è importante alimentarsi in un determinatomodo. Il lettore che voglia informazioni più dettagliateavrà comunque la possibilità di approfondire i variargomenti facendo riferimento alle fonti citate nellabibliografia.

“ALMENO QUESTO MOMENTO DIPIACERE NON ME LO PUÒ TOGLIERE

NESSUNO!”

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“Almeno questo momento di piacere non me lo puòtogliere nessuno!”: questa sembra essere la convinzionedeterminata con cui ci sediamo normalmente a tavola.

Ma non sempre il piacere nel breve termine coincide conquello del lungo termine e ignorare le conseguenze delleproprie azioni non è mai stata una buona politica.

Tutto quello che introduciamo nel nostro corpo - aria,acqua, cibo, ecc. - ha delle conseguenze inevitabili che, acausa della nostra assuefazione alimentare, non riusciamopiù a cogliere.

Proviamo a pensare a cosa succederebbe alla persona chesenza mai aver fumato precedentemente, o bevuto alcol,provasse a fumare un pacchetto di sigarette o a bere unabottiglia di vino. Le conseguenze sarebbero drammatiche.La differenza tra questa ipotetica persona e un fumatore, oun bevitore, incallito è che la prima non è ancoraassuefatta e perciò il suo corpo le segnala con estremachiarezza tutto quello che è pericoloso per la sua salute!

La verità è che ci siamo assuefatti a un’alimentazione cheha sulla nostra salute delle conseguenze ben precise, cheperò non siamo più in grado di percepire.

Gli animali che si trovano liberi in natura si cibano dialimenti freschi, integri, crudi, non manipolati e non

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conoscono le patologie degenerative che, sempre piùfrequentemente, stanno rovinando l’umanità, come malattiecardiache, cancro, diabete, obesità, solo per citare alcunedelle più gravi.

E anche se è vero che l’alimentazione non è l’unica causadi questa degenerazione, è altrettanto vero che l’uomo haabbandonato ormai da molto tempo il regime alimentarepiù consono alla sua specie. La maggior parte di ciò cheingeriamo è inadatto alle nostre caratteristiche digestive,essendo stato cotto, raffinato, devitalizzato, dolcificato,condito, aromatizzato, affumicato, conservato,addizionato, ecc.. Di conseguenza noi ci nutriamo di ciboparzialmente o totalmente snaturato e privato dellesostanze (vitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti,fitonutrienti, fibra, acqua pura) che ci dovrebberogarantire la buona digestione e quindi la salute el’efficienza.

Se è vero che carne, formaggi, pane, pizza, pasta, brioche,biscotti, dolci, cioccolato, vino, liquori, sigarette, caffè,bibite e “cibo spazzatura”, sono diventate parte dellanostra felicità momentanea e non vogliamo ipotizzareneppure per un attimo di privarcene, allora il miosuggerimento è di continuare a leggere questo libro e dicominciare a pensare ORA alle conseguenze a cui, anchevolendo essere ottimisti, difficilmente potremo sottrarci infuturo.

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Gli ospedali purtroppo sono pieni di gente che, nonessendosi preoccupata a tempo debito della propriasalute, è costretta a farlo lì, suo malgrado, sottoponendosia terapie invasive alle quali non si dovrebbe mai arrivare.La politica dello struzzo, che mette la testa sotto la sabbiaper non vedere, non paga!

La DEA (Dieta Energia Alta) è una dieta sana, gustosa,piacevole, che rigenera le nostre innate condizioni disalute, il nostro benessere, la nostra energia, lucidità,serenità, nonché ci restituisce il giusto peso corporeo, confacilità. E anche se non siamo disposti a seguirlaintegralmente, non mancherà di dare effetti prodigiosi inproporzione a quanto la metteremo in pratica, fosse anchesoltanto al momento della colazione, oppure per un sologiorno alla settimana.

NON PERDIAMO QUESTA OCCASIONE PERSALVAGUARDARE LA NOSTRA VITA!

COS’ È LA DEA (Dieta Energia Alta)

La DEA (Dieta Energia Alta) è una proposta di regimealimentare che è forse il più antico nella storia dell’uomo.

Prima dell’invenzione del fuoco, quando l’uomo era

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costretto a sopravvivere nutrendosi esclusivamente diquello che trovava, si cibava prevalentemente di frutta everdura allo stato naturale, quindi fresca, cruda e matura.L’uomo si cibava cioè di quello di cui ancora oggi sialimentano gli animali più simili a lui da un punto di vistaanatomico, fisiologico, ematologico e intellettivo e che,insieme all’uomo stesso, fanno parte dell’ordine dei“Primati”, superfamiglia “Ominoidi”, vale a dire lescimmie antropomorfe (dal greco: ànthropos, "uomo" emorphè, "forma") rappresentate da orango, scimpanzé,gorilla e gibboni.

La DEA (Dieta Energia Alta), comprende frutta everdura allo stato naturale, quindi integra (ovvero nonmanipolata), fresca, cruda, matura, possibilmentebiologica.1 Quindi si parla di frutta e verdura coltivatesenza l’uso di pesticidi, erbicidi, fertilizzanti, ecc.. LaDEA comprende anche l’aggiunta (opzionale) di unaminima quantità di semi (noci, mandorle, nocciole,pinoli, semi di sesamo, di girasole, di lino, di zucca,ecc.).

Premesso che nel corso del presente testo verranno trattateampiamente le motivazioni di una tale scelta, ecco diseguito alcune ulteriori specificazioni riguardo aglialimenti inclusi nella DEA:

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• Frutta: di tutti i tipi, compresa la frutta tropicale,nonché frutti grassi quali avocado, cocco e olive.

• Verdura: preferibilmente a foglia tenera, comunque nonamidacea, quindi lattuga liscia, lattuga romana,scarola, radicchio, riccia, soncino, rucola, cicoria,crescione, indivia, spinaci, sedano, nonché pomodori,cetrioli, peperoni, zucchine (gli ultimi quattro sonoconsiderati frutti da un punto di vista botanico, inquanto contengono semi). La ragione della preferibileesclusione, o comunque di un utilizzo più occasionale,della verdura più amidacea (carote, finocchi, carciofi,patate, patate dolci, sedano rapa, broccoli, cavolfiori,ecc.), o di quella leggermente amidacea (cavolo verza,cavolo cappuccio, ecc.) è che la digestione degli amidiè più lunga e difficoltosa.

• Semi: noci, mandorle, nocciole, pistacchi, noci delBrasile, noci di Macadamia, pinoli, semi di lino, disesamo, di zucca, di girasole, ecc., in quantità minime,che verranno definite successivamente.

La DEA, nella sua forma integrale, prevede solo ilconsumo dei suddetti alimenti, nelle percentuali che sivedranno in seguito, consumati esclusivamente crudi.

Naturalmente, visto che non si tratta di una disciplinaferrea, ma che tiene conto delle possibili e varie diversitàindividuali, si può seguire la DEA sia al 100% che anche

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solo parzialmente, al 70%, o al 50%, o anche meno. La sipuò adottare, per esempio, solo a colazione, oppure acolazione e a pranzo, oppure solo uno o più giorni allasettimana: le variabili sono soggettive. La DEA è in gradocomunque di garantire grandi vantaggi a tutti.

Nell’ultima sezione del libro, “La DEA… in pratica”, sitratterà ampiamente di come applicarne al meglio i suoiprincipi. Si vedrà quindi che cosa mangiare, in chequantità, quando, in che combinazione, così come alcunericette e anche cos’altro mangiare in alternativa, il piùpossibile salutare, alla DEA eseguita al 100%.

Lungi dal voler proporre un’ennesima “nuova dieta”,questo testo vuole solamente riportare, in manieraarticolata, la sintesi di innumerevoli informazioni chevengono difficilmente rese disponibili dai mass-media,perché non sfruttabili a fini di lucro.

Infatti, i margini sulla vendita di frutta e verdura nel lorostato naturale non possono che essere minimi. Se una dietacome questa prendesse il sopravvento, fallirebbero alcunetra le attività più redditizie al mondo: l’industria di carnee derivati, di pesce, di prodotti caseari e cerealicoli. Giàquesto è un dato su cui riflettere.

Le informazioni contenute in questo volume sono statecollezionate in seguito alla lettura di decine di testi, alla

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visione di numerose videoconferenze e all’ascolto dicentinaia di ore di relazioni in formato audio, relative almondo raw-vegan (crudista-vegano) prevalentementestatunitense. Tali informazioni spiegano perché questadieta può assicurare vantaggi davvero notevolissimi nelcampo della salute, a tutti i livelli (fitness, competitivo,energetico, regressione delle malattie). I dati che verrannoriferiti sono stati estrapolati da opere, trattati, interviste,conferenze, corsi e articoli di ricercatori, medici, nonchédi capiscuola dell’Igiene Naturale (vedi capitolo“Imparando da illustri maestri”).

Questo testo spiega anche come mettere in pratica questoregime, evitando di cadere in errori molto comuni che, permancanza di conoscenza adeguata, molti entusiasti neofitie anche alcuni veterani del mondo vegetariano, vegano ecrudista, hanno commesso, e che sono stati la causa diinsuccessi, carenze alimentari, malattie e disturbi di variogenere, che hanno portato all’abbandono di un regimealimentare potenzialmente eccellente.

Questo libro vuole essere un invito alla sperimentazionepersonale, perché solo sperimentando su di sé, si puòverificare l’utilità o meno di qualcosa. Allo stesso tempofornisce anche alcuni suggerimenti su come attuare questoregime dietetico, anche solo in parte, se non ci si sentedisposti ad abbandonare le proprie vecchie abitudini.

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La DEA è una dieta che procura notevoli vantaggi e tantine può procurare anche proporzionalmente a quanto unodecide di metterla in pratica. Ecco perché vale la pena diprovare a verificarne, anche solo in parte, l’efficacia.

È un regime alimentare che, tra l’altro, è basato sulrispetto totale dell’ambiente e dei nostri simili, perché èl’unico che garantirebbe cibo sufficiente a tutta lapopolazione mondiale e che non presuppone nél’uccisione né il maltrattamento degli animali.

È una dieta che riporta l’uomo molto velocemente inarmonia con se stesso e con la natura, lo guarisce, lovivifica, lo rilassa, lo rende più sereno e ne accresce lavoglia di vivere. Non richiede integratori, si muove anzinella direzione dell’eliminazione di medicine,supplementi, trattamenti, prodotti cosmetici, ecc..

Noi siamo quello che mangiamo (oltre a quello chepensiamo e che ereditiamo per via genetica) e seimpariamo a nutrirci correttamente e naturalmente, comespiegato in queste pagine, il risultato sarà velocementeconstatabile a tutti i livelli.

È anche un modo per riprendere il controllo della propriasalute e della propria vita, senza dover fare affidamento,come sempre più spesso accade, sugli “specialisti” dellasalute.

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QUANTO È IMPORTANTE UNA BUONADIGESTIONE?

Tantissimo!

Non sarebbe esagerato enfatizzare l’importanza di unaperfetta digestione al fine di ottenere una perfetta salute, odi riconquistarla, se la si è già persa in qualsiasi forma dimalattia.

Moltissime sono le patologie, lievi e gravi, che sono laconseguenza di una cattiva o insufficiente digestione,protratta nel tempo.

Ciò che viene digerito bene diventa una parte di noi,producendo il minimo di scorie e di tossine. Al contrario,tutto ciò che non viene digerito, o che lo è soloparzialmente, produce un’intossicazione più o menotemporanea.

Infatti, siamo abituati, pasto dopo pasto, ad introdurre cibiinadatti al nostro organismo, cuocendoli e quindivariandone la struttura molecolare in modo tale darenderli indigeribili e tossici (vedi capitolo “La cotturadei cibi”) e abbinandoli tra loro in modo sconveniente,come sempre avviene. Questo causa fenomeni quali

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fermentazione dei carboidrati, putrefazione delle proteinee irrancidimento dei grassi, con i problemi digestivi chene derivano e che sfoceranno immancabilmente, col tempoe con l’età, in disturbi più o meno gravi.

Non è un caso forse che gli animali che si trovano innatura allo stato libero (se imparassimo a osservarliapprenderemmo il segreto del vivere sani!) non manginomai più di un solo cibo alla volta, fino a che sono sazi. Eanche se si nutrono di diversi tipi di cibo, non limischiano mai, limitandosi a consumarli in occasionidiverse: se ci riflettiamo, non esistono sandwich in natura,né nulla di simile.

Certo, si potrebbe obbiettare che gli animali non hannoalternative, dato che non posseggono frigoriferi e dispensein cui conservare i diversi cibi. Ma forse proprio questa èla loro fortuna: nutrirsi di un solo cibo alla volta (crudo,allo stato naturale, non conservato, non raffinato, nonmanipolato, ecc.), fino a sazietà, garantisce la perfettadigestione e l’assenza di tutte le malattie degenerativelegate all’alimentazione, oltre ad eliminare senza alcunosforzo la golosità, che è figlia diretta della varietà deglialimenti presenti in un pasto.

Un esempio tipico su cui riflettere è quando ci si sentesazi dopo un pranzo, magari al punto da allontanarsi conla propria sedia dal tavolo, in segno di conclusione

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definitiva, di limite non oltrepassabile, ma quando arrivail dessert… il “posticino” lo si trova sempre!

I risultati di quest’attitudine, sulla propria linea e formafisica, non tardano a manifestarsi né in un caso (se ci siabbandona alla varietà), né nell’altro, cioè se si adotta ilregime DEA. Infatti, nella prima ipotesi i chili superflui siaccumulano come per incanto, mentre nella secondaipotesi il peso eccessivo si smaltisce con una facilitàsbalorditiva, in tempi brevissimi.

Quando iniziai a documentarmi sul temadell’alimentazione, circa trent’anni fa, tra i tanti libri cheebbi occasione di leggere, ne trovai uno che si intitola “Lecombinazioni alimentari” di Herbert Shelton, uno deipadri dell’Igiene Naturale. Ricordo che allora consideraitale testo estremo, perché sconsigliava tutta una serie dicombinazioni tra i vari cibi, al punto che, secondo la“tabella” contenuta nel libro stesso, si sarebbero dovuticonsumare i carboidrati da soli, le proteine da sole, epersino nell’abbinare i vari tipi di frutta bisognava stareattenti a non mischiare frutti acidi con frutti dolci.

Pensai, a quel tempo, che fosse veramenteun’esagerazione, anche perché, come poi ebbi occasionedi leggere su altri testi dove si faceva riferimento alregime alimentare di Shelton stesso, seguendo tali principinon si sarebbe più dovuto considerare sano nemmeno un

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piatto come la pasta coi legumi, ad esempio, oppure lapizza, o il pane e formaggio. Si sarebbe dovuto evitarepersino il “muesli”, che è un noto pasto naturista a base dicereali integrali in fiocchi e frutta fresca e secca, conl’aggiunta di semi oleosi e qualche cucchiaio di yogurt(colazione naturista considerata tra le più sane edinventata dal Dr. Bircher-Benner, che fece di questoalimento la base per curare molteplici malattie, nella suaclinica).

Ebbene da quando seguo il regime alimentare DEA (DietaEnergia Alta), composto di frutta e verdura allo statonaturale, quindi integra, fresca, cruda, matura,possibilmente biologica, con l’aggiunta opzionale di unaminima quantità di semi, devo ammettere di avercambiato opinione, perché sperimentando su me stesso levarie reazioni che si producono sull’organismo, una voltache questo viene ripulito con la corretta alimentazione e sitrova nel suo stato ottimale, anche una lieve differenza…fa la differenza!

Vorrei fare un esempio per chiarire questo concettoapparentemente esagerato, drastico, radicale. Io abito aMilano, che è una città molto inquinata, e quando mi vienea trovare qualche amico che abita fuori città e mi fa notareche l’aria è irrespirabile… beh, ho la tendenza agiudicarlo esagerato, drastico e radicale.

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La differenza tra me e lui è che lui è “puro”, nel senso cheè abituato a vivere nelle condizioni migliori (per quantoriguarda l’aria) e quindi per lui è inevitabile accorgersidella tossicità dell’aria di Milano.

Parimenti, noi siamo abituati a vivere in una condizione ditossicità interna dovuta, tra i tanti fattori (inquinamentoatmosferico, stress, ecc.), anche all’alimentazione, piùprecisamente alle tossine introdotte con cibi inappropriatie a quelle che si producono come conseguenza di unadigestione non ottimale, ma non ce ne rendiamo più conto.

Proviamo a pensare a quando uno prova a fumare unasigaretta per la prima volta: quasi inevitabili sono lereazioni di forte tosse, nausea, giramento di testa, ma sepersevera, diventerà ben presto un abilissimo fumatore,ignaro di sintomi e conseguenze che il suo “pacchetto disigarette al giorno” gli sta causando.

Lo stesso si può dire dell’abitudine di bere il caffè:ricordo che quando lo assunsi per la prima volta, oltre algusto amaro davvero sgradevole, avvertii nettamente unasensazione di bruciore allo stomaco e l’accelerazione delritmo cardiaco e ci volle un bel po’ di tempo per tornarealla normalità. Ma quando poi divenne un’abitudine, tuttoquesto scomparve: mi ero adattato!

Sappiamo benissimo che sebbene il caffè sia considerato

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un mezzo per “svegliarsi”, ci sono persone che neassumono talmente tanti abitualmente, che possono persinoberne prima di andare a letto e godere di un ottimo sonno.Ho conosciuto parecchie persone che si vantavano diquesto, non comprendendo che questo era un pessimosegno, indicatore dello stato di assuefazione e diintossicazione del loro organismo. E naturalmente la listapotrebbe proseguire con alcol, droghe, carne e derivati,formaggi, ecc..

E così, per tornare alla digestione, quello che misembrava esagerato fino a un anno fa, prima diintraprendere la DEA, ora, che ho disintossicato il mioorganismo, non lo è più.

Adesso sono in grado di notare i meravigliosi effettiderivanti da una digestione rapidissima (come avvienequando consumo un pasto, ad esempio, di un solo tipo difrutta), a livello di leggerezza, assenza di sonnolenza ostanchezza, grande energia disponibile, lucidità mentale,buon umore, desiderio di attivarmi e di muovermi.

Le stesse sensazioni, d’altro canto, non si presentanoquando mangio, per esempio, delle verdure cotte, che puresono un piatto sanissimo rispetto a qualsiasi altra portatadi un qualsiasi altro tipo di dieta, ma che per il solo fattodi essere state sottoposte a cottura hanno perso vitalità edigeribilità a causa della parziale o totale distruzione di

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vitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti, fitonutrienti(il significato di tali elementi sarà ampiamente spiegatonel capitolo successivo). Senza contare che la parteamidacea presente nelle verdure, sempre a causa dellacottura, ha subito il processo di caramellizzazione,risultando così meno digeribile e causando una maggiorereazione glicemica, con le conseguenze che verrannoanalizzate in seguito. E, vi assicuro, non si tratta diautosuggestione bensì di un ripristino dei campanelli diallarme naturali che tutti noi abbiamo a disposizione, sesolo restauriamo il nostro stato di salute.

Non è un caso che alcuni esperimenti abbiano dimostratoche quando introduciamo cibo che è stato cotto edevitalizzato, nel nostro organismo si produce unareazione (leucocitosi digestiva), tale per cui il numero dileucociti (i leucociti, o globuli bianchi, sono celluleaddette alla difesa immunitaria del nostro organismo)viene addirittura triplicato, passando da 6000 a 18000 permillimetro cubo, segno che il nostro organismo identificanel cibo cotto un “nemico” da attaccare, isolare edespellere, mentre tale reazione non si verifica se il ciboviene introdotto allo stato crudo (1). In quest’ultimo casoil vantaggio è quello di risparmiare energia ed evitarepossibili scompensi del sangue e il pericolo di alcuneforme leucemiche.

Tutto questo per dire che anche se una persona pensa di

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“digerire bene persino i sassi”, forse si è convinta diquesta sua presunta perfetta digestione solo perché nonvomita quello che ha appena ingerito. Ma se potesse fareil paragone con quello che potrebbe essere il suo stato disalute e digestione ottimale, avendo precedentementeristabilito, per un periodo minimo di qualche settimana,un’alimentazione a base di frutta e verdura cruda, fresca ematura, allora avrebbe davvero la rara occasione diconstatare cosa significa vivere al massimo delle propriepotenzialità, evitando tutte le conseguenze che sfociano inogni malattia del “benessere”: cancro, diabete, malattiecardiache, obesità, allergie, artrite, reumatismi, ulcere,malattie della vista, dell’udito, ecc., tutte patologiestrettamente correlate al tipo di alimentazione, così comenumerose ricerche mediche e scientifiche (di cui verràtrattato nei prossimi capitoli) attestano.

Vorrei accennare ad un ultimo fatto: ho passato tutta la miavita avvertendo una pesante sonnolenza dopo pranzo.Inoltre da quando, tanti anni fa, avevo cominciato a farecolazione con una gran porzione di “muesli”, mi eroritrovato a sentirmi stanco e assonnato fin dalla mattina,condizione alla quale dovevo sopperire con una tazza dicaffè. Poiché avevo rilevato di non essere affatto l’unicoin questa situazione, mi ero convinto che fosse inevitabileaver sonno dopo mangiato, sia che si trattasse dellacolazione, così come del pranzo o della cena.

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Ebbene, la notizia è veramente notevole: da quando hocominciato ad adottare il regime a base di frutta e verdura,fresca, non manipolata, matura, cruda, il sonno post-prandiale è letteralmente scomparso, poiché da un latol’energia che un pasto di frutta fornisce è davvero grandee dall’altro non se ne verificano dispersioni, causate dadigestione lenta e faticosa. Il risultato è di alzarsi datavola sperimentando, da lì a poco, (il tempo minimorichiesto perché gli zuccheri semplici della frutta entrinonel sangue) una grande efficienza e buon umore.

Ma la sera, andando a dormire ancora privo di sonno, nelpieno della mia energia, mi addormento comunquefacilmente e il sonno è estremamente ristoratore, in quantola digestione di quanto ingerito, a prescindere dal grandevolume di cibo richiesto per soddisfare la mia quotagiornaliera di circa 3000 calorie, è veloce e perfetta.

__________________1 Per frutta e verdura biologica, o organica, si intende derivante da“agricoltura biologica, che è un tipo di agricoltura che considera l'interoecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendolacon interventi limitati, promuove la biodiversità dell'ambiente in cui operaed esclude l'utilizzo di prodotti di sintesi (salvo quelli specificatamenteammessi dal regolamento comunitario) e organismi geneticamentemodificati” (definizione tratta di Wikipedia, l’enciclopedia libera di internet).

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CAPITOLO 2 – ELEMENTI NUTRITIVI

Ho notato fin troppo spesso che l’interesse verso undeterminato argomento tende a scemare quando la materiadiventa troppo complicata. Ecco perché cercherò direndere più semplice e sintetica possibile l’esposizionedei concetti basilari che è necessario conoscere percomprendere il resto del libro.

Innanzitutto, una domanda fondamentale: ci nutriamoperché abbiamo “fame”, oppure perché abbiamo“appetito”?

Ebbene, se a prima vista le due opzioni propostepotrebbero sembrare simili, in realtà vi è una nettadifferenza. Nel primo caso, infatti, lo scopo della “fame”è la soddisfazione di una richiesta nutrizionale (basatasulla necessità di sopravvivenza) di carboidrati, proteine,grassi, vitamine, sali minerali e altri nutrienti ed è perciòun desiderio “generico” per il cibo, di modo che quandouno ha fame accetterà di mangiare qualsiasi cosa.

Nel caso dell’ “appetito”, invece, vi è il desiderio per unoo più specifici cibi. In questo secondo caso, per esempio,

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se si dovesse offrire a una persona della frutta, questapotrebbe rispondere che non ha fame di frutta, ma dicioccolato. È evidente che se questa persona avesseveramente fame accetterebbe la frutta più che volentieri.In altre parole si potrebbe dire che “appetito” è il terminesocialmente accettabile per “desiderio”, che è il termine,altrettanto socialmente accettato, per assuefazione odipendenza.

Attualmente sembra che l’unica ragione per cui ci si nutresia proprio la seconda, ossia quella di soddisfare ilpiacere sensoriale che deriva da ogni pasto. Ora, se ènormale e auspicabile trarre piacere dall’atto del nutrirsi,l’aberrazione subentra nel momento in cui questo divental’unico motivo per cui si mangia, spesso uno degli scopifondamentali della propria esistenza. Questo ha portatoall’aumento spaventoso di tutte le malattie degli ultimidecenni: obesità, infarto, diabete, cancro, solo per citarnealcune.

Così, si mangia perché ci si sente soli o perché si è incompagnia, perché siamo tristi oppure perché siamoallegri, perché ci sentiamo rifiutati o perché siamo statiaccettati, perché siamo stanchi oppure perché siamoannoiati, perché siamo ad un pranzo di lavoro, perchéguardiamo la televisione, perché siamo golosi, perchévediamo qualcun altro mangiare, perché ci viene offertodel cibo, perché non vogliamo offendere chi ce lo offre,

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perché “almeno questo piacere non me lo può toglierenessuno!”, perché... perché… perché… Tante motivazionidifferenti con un comune denominatore: appagare ildesiderio per certi cibi!

Ma la ragione fondamentale per cui dovremmo nutrirci, inrealtà, è che dobbiamo rinnovare continuamente le celluledi cui siamo composti e che via via si distruggono einoltre dobbiamo avere l’energia sufficiente a farfunzionare le varie strutture corporee. E infine dobbiamoprovvedere all’accrescimento (anche la crescita di capellie unghie, per esempio, richiede nuovi materiali).

Ecco perché è essenziale, al fine di godere di una buonasalute, o di ripristinarla se già compromessa, imparare ariconoscere i vari cibi non per la loro veste esteriore(pasta, pizza, dolci, carne, formaggi, ecc.), bensì in virtùdella loro capacità di soddisfare o meno le nostreesigenze basilari, ossia di nutrizione ottimale delle celluledi cui siamo composti, quindi del nostro organismo; equesto fermo restando che sicuramente si puòsopravvivere anche assumendo materiali di scarto etossici, ma al prezzo di un prematuro esaurimentoorganico e vitale, nonché dell’instaurarsi di tutte ledisfunzioni tipiche della nostra società.

Ecco quindi perché è importante capire cosa sono lesostanze nutritive.

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Sono infatti le sostanze nutritive (o nutrienti), contenutenegli alimenti, che ci permettono di espletare questefunzioni fondamentali per la nostra sopravvivenza. Esse sidividono in macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi,acqua) e micronutrienti (sali minerali e vitamine),essendo i termini “macro” e “micro” riferiti alle quantitàin cui tali sostanze sono presenti nell’organismo.

L’attenzione principale di quasi tutte le varie diete incircolazione è focalizzata solo sui macronutrienti.Cominciamo quindi con la loro analisi.

MACRONUTRIENTI

CARBOIDRATI, detti anche idrati di carbonio, ozuccheri, o glucidi, o glicidi (sono tutti sinonimi). Sono laprincipale fonte energetica fornita all’organismo erappresentano un combustibile di pronto impiego. Ungrammo di carboidrati fornisce circa 4 kcal.

I carboidrati possono essere:

• semplici, o “monosaccaridi” (i principali sonoglucosio, fruttosio, galattosio e destrosio) e come talili troviamo, allo stato naturale, nella frutta, neivegetali, nel miele. Sono digeriti velocemente e

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rappresentano energia di pronto utilizzo.

• disaccaridi” (composti da 2 molecole dimonosaccaridi), come il saccarosio (il comune“zucchero” di barbabietole o di canna, che usiamo perdolcificare), oppure il maltosio (che si trova neicereali), o il lattosio (che si trova nel latte). Idisaccaridi vengono talvolta anch’essi consideraticarboidrati semplici, a secondo della letteratura che lidescrive.

• “oligosaccaridi” (composti da 3 a 9 molecole dimonosaccaridi), come i frutto-oligosaccaridi (FOS),impiegati sia come dolcificanti artificiali, sia perstimolare la crescita della flora batterica intestinale.

• infine ci sono i carboidrati complessi, o“polisaccaridi” (da 10 molecole in su, dimonosaccaridi), che comprendono gli amidi e le fibre.

Gli amidi (rappresentati allo stato puro da una polverebianca, insapore e inodore) si trovano nei cereali (riso,mais, grano, avena, orzo, segale, ecc. e loro derivati:pane, pasta, pizza, focaccia, cracker, ecc.), nei legumi enelle patate: sono insolubili e di lunga digestione e, se ineccesso, generano iperglicemia, affaticamento del fegato,obesità, fermentazioni alcoliche, gas intestinali,pesantezza e lentezza di riflessi.

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Le fibre (che sono invece polisaccaridi non amidacei)comprendono la cellulosa, l’emicellulosa, la pectina e legomme. Non sono immediatamente digeribili dall’uomo eperciò non vengono assimilate dal nostro organismo. Sitrovano in cereali integrali, frutta e vegetali, mentre tutti iprodotti di origine animale ne sono privi, così come pure icereali raffinati e i loro derivati. Possono essere solubilie insolubili: le prime si rivelano particolarmente utiliperché favoriscono i movimenti peristaltici el’evacuazione (si tratterà ampiamente delle fibre nelcapitolo 5, in “Dieta a base di cereali”).

I carboidrati complessi, per poter essere utilizzati, devonoessere scomposti in carboidrati semplici: non sono quindifruibili immediatamente, in quanto vengono digeriti piùlentamente.

Ricapitolando e semplificando: i carboidrati sono ilcarburante dell’organismo e forniscono energia più omeno velocemente a seconda che siano semplici ocomplessi.

Quando leggiamo le varie tabelle dei valori nutrizionaliapposte sulle confezioni di cibo, sotto la voce“carboidrati... di cui zuccheri”, la parola “zuccheri” fariferimento esclusivamente ai carboidrati semplici, cioè aimonosaccaridi e ai disaccaridi.

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È molto importante, anzi fondamentale, capire che lacategoria dei carboidrati semplici include sia glizuccheri raffinati (estratti da frutta, tuberi, cereali ecanna da zucchero, come per esempio lo zucchero bianco,o saccarosio, il fruttosio, il glucosio, lo sciroppo difrumento, il maltosio, ecc.), che sono gli ingredienti basedi caramelle, “dolcetti” vari, snack, biscotti, marmellate,cioccolato, sciroppi, creme e dolcificanti vari, brioche,bibite, ecc.) e sia gli zuccheri non raffinati, ossia quelliche si trovano nei cibi integri, freschi, di origine vegetale,principalmente la frutta.

Ma proprio perché appartengono entrambi alla stessacategoria, quando si parla di carboidrati semplici, ozuccheri, si fa spesso l’errore di generalizzare e ritenereche alimenti sani e vitali come la frutta siano equivalentiad alimenti squilibrati come gli zuccheri raffinati,laddove, mentre questi ultimi rappresentano uno deimaggiori responsabili di tutte le malattie della civiltàmoderna, i primi ne rappresentano l’antidoto, in quantocibo elettivo per la specie umana.

PROTEINE, o protidi: sono formate da unità semplicidette aminoacidi e rappresentano i “mattoni” fondamentalidella materia vivente. Costituiscono e rinnovano le celluledei tessuti dell’organismo (pelle, muscoli, ossa, visceri,ghiandole). Sono divenute sempre più le “protagoniste”indiscusse di quasi tutte le diete, associate comunemente

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all’idea di un fisico “attivo, asciutto e muscoloso”. Sitrovano in grandi quantità in prodotti di origine animale(uova, carni, latte e derivati, pesce) ma anche in legumi ecereali integrali. Si trovano in quantità inferiori anchenella frutta e nella verdura. Un grammo di proteinefornisce circa 4 kcal.

GRASSI, o lipidi: hanno funzione di termoregolazione(ossia mantengono la temperatura corporea), diisolamento e protezione da colpi, di veicolo di sostanzefondamentali, quali le vitamine, di energia di riserva(infatti possono essere commutati in zuccheri) e diisolamento dei nervi. Possono essere liquidi o solidi esono molto energetici. Un grammo di grassi fornisce 9kcal, quindi a parità di peso contengono più del doppio dicalorie rispetto a carboidrati e proteine. Essi sonocostituiti da composti organici non solubili in acqua, nellaforma di una molecola di glicerina e tre molecole di acidograsso.

I cibi che li forniscono possono essere di origine animale(latte, burro, formaggi, carni, salumi, strutto) e vegetale(olio di oliva e di semi vari, semi oleosi, margarine).Sono contenuti in percentuali minori anche nella frutta enella verdura.

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ACQUA: non fornisce energia ma è essenziale per lasopravvivenza dell’organismo.

Questi descritti, tanto per cominciare a familiarizzarci coni termini fondamentali che ritroveremo spesso nel presentevolume, sono, lo ricordo, i macronutrienti.

Molto importanti, quanto trascurati nella maggior partedelle diete, sono i micronutrienti. Analizziamoli.

MICRONUTRIENTI

VITAMINE: sono composti organici, cioè presenti negliorganismi viventi vegetali e animali e sono indispensabiliper il normale andamento dei processi biologici. Sonopresenti nel nostro organismo in quantità minime, ma sonodi fondamentale importanza: infatti una loro carenzadetermina un numero inimmaginabile di malattie bendefinite (avitaminosi), imputabili alla mancanza dellavitamina corrispondente.

Le vitamine non forniscono energia ma svolgono unimportante ruolo protettivo e regolatore, intervenendo confunzione di controllo in tutte le reazioni organiche. Sonofondamentali nel metabolismo di grassi e dei carboidrati.

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Gli alimenti che le contengono sono principalmente fruttae foglie verdi delle piante. Sono contenute anche nei semioleosi (noci, mandorle, nocciole, semi di lino, di girasole,di sesamo, ecc.), nei legumi (fagioli, lenticchie, fave,piselli, ecc.), nei chicchi dei cereali (riso, avena, grano,orzo, segale, ecc.), nel tuorlo delle uova, nel latte e neisuoi derivati.

Essendo molto fragili vengono distrutte parzialmente ototalmente da calore, freddo, raggi ultravioletti, alcali eacidi, farmaci, alcol e tabacco, aceto.

Sembra che le vitamine sintetiche prodotte dall’industriafarmaceutica siano spesso inutili, se non dannose, inquanto poiché le vitamine naturali agiscono in unacomplessa sinergia finemente architettata dalla natura,risulta pressoché impossibile riprodurla artificialmente,col rischio di causare pericolosi eccessi di alcunevitamine e altrettanto critiche deficienze di altre, conconseguenti alterazioni funzionali, disturbi renali, senilitàprecoce, malattie cutanee, ecc..

Segue, a titolo puramente informativo, una lista parzialedelle funzioni delle vitamine e delle patologie derivantida una loro carenza:

Vitamina A: importante per la crescita, per la salute dellemucose, della pelle, dei polmoni, per la vista, la

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circolazione del sangue, ecc..

Vitamine del gruppo B (Tiamina, Riboflavina, Niacina,Acido pantotenico, Piridossina¸ Inositolo, Colina,Vitamina H, Acido Folico, B10 e B12): regolano ilsistema nervoso, il metabolismo dei carboidrati, delleproteine e dei grassi, presiedono alla salute del cuore, delfegato, degli occhi, dei capelli, dei nervi, delle ghiandolesessuali, della ghiandole sebacee. Sono indispensabilialla crescita, sono antidepressive e antipsicotiche,preventive della pellagra e di alcune forme dischizofrenia; regolano le ghiandole surrenali e laproduzione di ormoni, il sistema immunitario (anticorpi),l’attività intestinale. Inoltre partecipano alla formazionedei globuli rossi e alla sintesi degli aminoacidi,proteggono le arterie dall’indurimento, agiscono cometonico cardiaco, ecc..

La loro carenza può provocare deterioramento del sistemanervoso, atrofia dei muscoli, dolori muscolari, bruciore eprurito agli occhi, cataratta, lesioni della pelle e agliangoli della bocca, dermatite seborroica, desquamazionedella pelle, infiammazioni alla lingua, ipereccitabilità,mal di testa, stanchezza, disturbi digestivi, scarsorendimento motorio, convulsioni dei lattanti, nevriti eforme gravi di apatia, ecc..

Vitamina C: è antiossidante, antiemorragica, antinfettiva,

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presiede alla salute degli organi sessuali, delle ghiandolesurrenali, dei capillari, del tessuto connettivo, intervienenella formazione dei denti, delle cartilagini ossee e dellapelle, migliora l’assorbimento del ferro e quello di quasitutte le vitamine.La sua carenza crea rischio di scorbuto, gengivesanguinanti, denti malfermi, lesioni e affezioni cutanee.

Vitamina D: regola il metabolismo del calcio, tutela lasalute e la crescita delle ossa, l’equilibrio calcio-fosforo,la salute dei nervi, il battito cardiaco.La sua carenza può provocare rachitismo e osteoporosi.

Vitamina E: è antiossidante e agisce sulla fertilità, sullostato di salute degli organi sessuali e rallental’invecchiamento.Se carente può provocare scarso assorbimento dei grassi,anemia, nascite premature, disfunzioni metabolichemuscolari.

Vitamina K: aiuta la coagulazione del sangue evitandoquindi le emorragie e inoltre svolge un’azione protettivasul fegato.

SALI MINERALI: sono fondamentali per la regolazionedelle reazioni biochimiche dell’organismo e hanno anchefunzione di sostegno, poiché entrano nella costituzione e

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riparazione di strutture corporee come ossa, denti emuscoli e di molecole essenziali come l’emoglobina nelsangue e la mioglobina nei muscoli.

Inoltre rendono conduttrice l’acqua biologica che circolanel nostro corpo, fissano l’ossigeno dell’aria e i gascarbonici e agiscono da catalizzatori nelle varie reazionichimiche di sintesi e degradazione cellulare. Si trovano ingrande abbondanza nella frutta e nella verdura.

Sono sali minerali il potassio, magnesio, sodio, calcio,ferro, fosforo, cloro, iodio, fluoro, silicio, zinco, selenio,cromo, alluminio, zolfo, manganese, ecc..

Come suggerisce Nico Valerio, autore del libro“L’alimentazione naturale” (2), “Vanno evitati quindi nonsolo i sali chimici delle ‘cure rimineralizzanti’ a base diintegratori alimentari, quando basterebbe piùsemplicemente un antipasto di verdure e ortaggi freschi,ma anche le acque da tavola gassate chimicamente, infabbrica o in casa, e lo stesso sale da cucina raffinato,che altro non è se non cloruro di sodio puro, moltodannoso”.

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Quello che vorrei far comunque notare, dopo questa

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descrizione delle caratteristiche di vitamine e saliminerali, è che nessun animale in natura... ne sa nulla, purvivendo una vita scevra da malattie degenerative.

Infatti, se tale conoscenza può essere utile da un lato, perrendersi conto dell’importanza e imprescindibilità diquesti nutrienti nel mantenere o recuperare lo stato disalute, è d’altro canto totalmente superflua se ci si attienea ciò che la Natura ha predisposto come nostro ciboelettivo: frutta e verdura allo stato naturale, quindiintegra, fresca, cruda, matura, possibilmente biologica,con l’aggiunta opzionale di una minima quantità disemi.

Per inciso, una delle belle notizie per chi si accinga aseguire il regime alimentare DEA (Dieta Energia Alta), èche non sarà più necessario preoccuparsi di comeprocurarsi gli uni o gli altri nutrienti nell’ambito dellapropria alimentazione, cioè in quali cibi o integratori:preoccupazioni, tempo, energia e soldi risparmiati! Sitratta, infatti, solo di nutrirsi come Natura ha prestabilitoper la nostra specie.

Vi sono inoltre altre sostanze importantissime, scopertepiù recentemente, ma di cui si sente parlare sempre piùspesso. Meritano un capitolo a parte: sono iFITONUTRIENTI, gli ANTIOSSIDANTI e gli ENZIMI.

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FITONUTRIENTI

Vorrei premettere, prima di inoltrarsi nella lettura diquesto paragrafo e dei due successivi, dedicati agliantiossidanti e agli enzimi, che questi capitoli saranno unpo’ più approfonditi degli altri, perché in essi si tratterà dimicronutrienti importantissimi per mantenere la salute,l’efficienza, l’energia e la bellezza del proprio organismo.Tali micronutrienti vengono però normalmente distrutticon la cottura.

Dedicare un po’ della propria attenzione a capire comeoperano le suddette sostanze, forse potrebbe accrescere lamotivazione ad aumentare il consumo di cibo crudo nellapropria dieta (frutta e verdura), per preservare il piùpossibile questi preziosi alleati.

I fitonutrienti, detti anche fitochimici, sono compostichimici provenienti dalle piante, che fanno parte del lorosistema di difesa per proteggersi da malattie, predatori,dalla luce solare e dall’ossidazione. Essi possono averecolori, sapori e aromi molto forti e sebbene siano in gradodi influire positivamente sulla nostra salute, non sonoancora entrati a far parte del rango di “nutrientiessenziali”.

Numerose sperimentazioni hanno stabilito che questi

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composti, oltre a proteggere le piante, sono in grado diproteggere anche la nostra salute, mentre una loro carenzanella dieta potrebbe dare origine a danni cellulari,invecchiamento precoce e molti tipi di malattie. Sono deipotenti antiossidanti, ma il loro valore si estende moltooltre la protezione dai radicali liberi. Si trovano nei cibidi origine vegetale, quali frutta, verdura, cereali, semioleosi.

Per esempio il licopene è un fitonutriente appartenentealla famiglia dei carotenoidi e lo si può trovare nei cibidella gamma del rosso, quali pomodori, anguria, ciliegie,susine, fragole, pompelmo rosa, cavolo rosso, peperonerosso, ecc.. È stato rilevato che l’assunzione di licopene edi altri composti presenti nei pomodori, può ridurre ilrischio di cancro alla prostata (3), favorire la salute distomaco e polmoni (4), aiutare a moderare gli effetti deiraggi UV (5).

I cibi della gamma del giallo e arancione (melone,papaya, ananas, mandarini, mango, albicocche, peperonigialli, carote, zucche, ecc.), contenenti alfa-carotene ebeta-carotene, oltre ad altri fitonutrienti, aiutano amantenere sana la funzione immunitaria, quellacardiovascolare, quella visiva, nonché quelle dellacrescita e dello sviluppo, e concorrono a mantenerel’idratazione della pelle.

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I cibi della gamma del verde (cavolo cappuccio,cavolfiore, cavolo verza, cavolini di Bruxelles, spinaci,lattughe varie, broccoli, ecc.), contenenti, tra gli altrifitonutrienti, luteina e isoflavoni, concorrono a manteneresani i polmoni e la vista, rafforzano ossa e denti e aiutanoa mantenere corretto il livello del colesterolo.

I cibi della gamma del blu e rosa (more, mirtilli, lamponi,fichi, susine, uva rossa, melagrane, melanzane, cavoloviola, ecc.), contenenti resveratrolo e antocianidine, oltread altri fitonutrienti, aiutano a mantenere sano il cuore, ilcervello, le ossa e provvedono alla funzioneantiossidante.

I cibi della gamma del bianco (pere, banane, cavolfiori,cipolle, rape), contenenti allicina e quercetina, oltre adaltri fitonutrienti, supportano la funzione enzimatica eproteggono quella arteriosa.

Abbiamo visto, quindi, come ogni colore sia abbinato aspecifici fitonutrienti con importantissime funzionibenefiche sull’organismo, ma al di là di tutto vorreicomunicare al lettore la gioia che provo nel mangiare ognigiorno frutta e verdura di tutti i tipi, fresca, matura,succosa, integra, di tutti i colori, che la rendonoincredibilmente viva, energetica, appetitosa, gradevolealla vista, all’olfatto, al tatto e, naturalmente, al gusto.

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Altri vantaggi della frutta e della verdura sono che si trattadi alimenti facilmente reperibili, economici, che nonrichiedono preparazione, straordinariamente facili dadigerire e che non producono tossine nell’organismo. Essisono estremamente ricchi di vitamine, sali minerali,fitonutrienti, antiossidanti, acqua biologica, fibre solubilie come residui producono solo materiale che tornanuovamente a nutrire la nostra Terra. Il massimodell’ecologia! (6)

ANTIOSSIDANTI

Ogni cellula vivente ha bisogno di ossigeno affinché ilcibo ingerito possa produrre energia, ma in questoprocesso di trasformazione si produce “ossidazione”, cheè lo stesso processo per cui il ferro si arrugginisce e lamela diventa marrone, semplicemente a causadell’esposizione all’ossigeno.

Mentre l’ossigeno è essenziale alla vita, l’ossidazione èl’altra faccia della medaglia, poiché nel corso di normalireazioni chimiche l’ossigeno può diventare instabile,ossidare le molecole vicine e rendere anche esse instabili,trasformandole in “radicali liberi” (un radicale libero èuna molecola a cui manca un elettrone, divenendo cosìinstabile). Se i radicali liberi vengono lasciati liberi di

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agire senza controllo provocano deterioramento edistruzione cellulare, che si manifesta in tutti i tipi dimalattie: infarto, infiammazione delle arterie, artrite,morbo di Alzheimer, cancro, ecc..

Gli anti-ossidanti, che sono molecole che hanno diversielettroni che possono essere separati, senza diventareinstabili, donando un elettrone al radicale libero loneutralizzano, rendendolo innocuo.

Il nostro corpo può produrre i propri antiossidanti, ma seviene costantemente attaccato dai radicali liberi, piùvelocemente di quanto riesca a produrre naturalmente gliantiossidanti, ha inizio il processo distruttivo.

Per aiutare il nostro corpo a mantenere sempre pieno ilsuo “serbatoio di antiossidanti”, possiamo rifornirlo dicibi che ne sono ricchi.

Segue una lista di ciò che crea i radicali liberi:

• Inquinamento dell’aria (fumo delle sigarette, scaricodelle auto, fumi chimici, vapori tossici dei rifiuti,ecc.), da cui derivano asma, bronchite, attacchi dicuore e cancro.

• Inquinamento del cibo e dell’acqua. Migliaia disostanze chimiche e metalli pesanti sono presenti

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nell’acqua, mentre pesticidi, erbicidi, fungicidi,conservanti, ecc., sono presenti nel cibo.

• Ambiente. Le fonti che producono radicali liberi sono:polvere, sporco, parassiti, batteri, virus, lieviti,fungicidi e persino l’aria stagnante delle nostre case.

• L’eccessiva esposizione al sole, sia ai raggi UVA sia aquelli UVB, può aumentare la produzione di radicaliliberi nella pelle. Ora, sebbene una modestaesposizione al sole sia raccomandata (nelle prime oredella giornata o nel tardo pomeriggio), allo scopo difornire la giusta quantità di vitamina D, l’eccessivaesposizione a cui ci si sottopone quando si usanocreme protettive (che proteggono dai raggi UVB), nontiene conto del danno causato da quelli UVA.

• Cibi animali. Residui di antibiotici e numerosicomponenti usati in campo veterinario si trovano ingalline, maiale, manzo, tacchino, pesce di allevamentoe altri tipi di carne.

• Medicinali: quello che la chemioterapia el’irradiazione fanno, è creare ossidazione nel corpoper uccidere le cellule cancerogene, uccidendo nelcontempo anche le altre cellule. Qualsiasi medicinaentri nel nostro corpo, sia per via orale che iniettata, èconsiderata una sostanza estranea che il corpo deve

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metabolizzare ed eliminare, con grande stress checausa ossidazione (ciò che viene comunemente definito“effetto collaterale”).

• Stress eccessivo. Che si tratti della morte di un propriocaro, un divorzio, problemi finanziari, lavoro e viadicendo, tutto concorre alla produzione di radicaliliberi, soprattutto se lo stress è prolungato nel tempo.

• Eccessivo esercizio. Mentre un moderato eserciziofisico è necessario e benefico, l’esagerazione concorrealla produzione di radicali liberi e, se non è bilanciatodagli antiossidanti, diventa dannoso per il corpo.

Che fare in questa situazione? Bisognerebbe evitare divivere! Ricordo un film in cui in una situazionedrammatica che esigeva una tempestiva azione risolutrice,il protagonista, in risposta a chi gli elencava una serie diimpedimenti, proferiva le seguenti parole: “Non darmiproblemi, dammi soluzioni!”.

Ebbene, la soluzione in questo caso è: ANTIOSSIDANTI!Ce ne sono a migliaia, in forma di fitonutrienti, in frutta everdura. Il nostro corpo sa come utilizzarli: simuoveranno nel nostro flusso sanguigno in cerca diradicali liberi e, neutralizzandoli, li renderannoinoffensivi.

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Una piccola parentesi, per rispondere al lettore che sistesse domandando: “Ma se anche frutta e verdura sonoinquinati, a che pro mangiarli?”.

La risposta è che bisogna essere estremamente realistici:tutto è inquinato, la frutta e la verdura così come tutti glialtri alimenti, che derivano comunque o dal regno vegetale(cereali) o da quello animale (carne e derivati, uova,pesce, latte e derivati). Infatti gli animali si cibano divegetali e tutte le sostanze tossiche si accumulano nei lorotessuti, durante tutta la loro vita, cosicché quando alla finevengono uccisi per essere mangiati, ne hanno accumulatoenormi quantità nei loro tessuti.

La frutta e la verdura, a detta comunque di tutti, sonoapportatrici di tante altre sostanze (quelle che stiamoappunto esaminando) che permettono di contrastare ecombattere l’azione nefasta di tutti gli agenti tossici sulnostro organismo.

Sicuramente la frutta e la verdura biologiche (coltivatesenza l’uso di pesticidi, fungicidi, erbicidi, ecc.) sonomolto meglio, anche perché vengono coltivate su terrenipiù ricchi di minerali, ma per il momento il prezzomaggiore non consente a tutti di poterne fruire. Speriamoche, in futuro, a fronte di una maggiore domanda derivanteda un’accresciuta sensibilizzazione della popolazioneriguardo a tale argomento, possano diminuire i costi.

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Nel frattempo, per tutti coloro che non possonopermettersi di comprare prodotti biologici, il consiglio ècomunque quello di consumare grandi quantità di frutta everdura crude, sicuramente avendo l’accortezza di lavarlemolto bene, lasciando a bagno la verdura in acqua epelando la frutta che lo permetta.

In altre parole, facendo un bilancio dei pro e dei contro,sembra non esserci il minimo dubbio riguardo alla sceltadi un’alimentazione come la DEA. Non per niente frutta everdura vengono da sempre, e sempre più spesso,consigliate da tutti, a prescindere da quale dieta si segua,come mezzo per disintossicarsi, per contrastare le variepatologie, per il recupero da periodi di malattia, per lecure di bellezza e di ringiovanimento del proprioorganismo.

E ora, per tornare agli antiossidanti, la regola è che più ilcolore di un dato frutto o verdura è intenso, maggiore saràla quantità di antiossidanti in essi contenuti.

Diversi studi hanno dimostrato che non solo gliantiossidanti prevengono la malattia, ma che possonoaddirittura riparare e far regredire danni cellulari giàavvenuti.

Impariamo a nutrirci dei colori vivi di frutta e verdura,del giallo, rosso, arancione, verde, blu, rosa e bianco,

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come abbiamo già visto nel capitolo “Fitonutrienti“. (7)

ENZIMI

Questo paragrafo è sicuramente particolareggiato, perchésolo comprendendo l’importanza di questi micronutrienti,finora veramente sottovalutati nella loro incredibileimportanza, si potrà acquisire la giusta motivazione a nonvolersene mai più privare. Solamente la conoscenza potràrenderci veramente liberi di scegliere la nostra sorte.

Soffermiamoci per un attimo a pensare, come esempio,all’incredibile tecnologia che permette a un jumbo-jet disollevarsi dal suolo e sfrecciare nell’aria, perfettamentegovernato e monitorato grazie a tutti i suoi dispositivielettronici, mentre i passeggeri, comodamente seduti, siapprestano a godersi l’ultimo film o a navigare in internet.Ebbene, l’aereo e tutti i suoi dispositivi vengonoalimentati da carbonio e idrogeno, sotto forma dikerosene, contenuto nei suoi serbatoi.

Parimenti, alimentate da carbonio e idrogeno (contenutinel cibo) che si combinano con l’ossigeno presentenell’atmosfera, sono le microscopiche cellule checompongono il nostro corpo, ognuna di esse mille voltepiù complesse di un jumbo-jet, responsabili dei processi

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chimici ed elettrici che hanno luogo nel cervello.

Pensiamo per esempio ai meravigliosi processi dipensiero e ai movimenti fisici di un acrobata, oppure di unmusicista jazz che improvvisa un assolo. Pensieri, azioni,reazioni: come possono realizzarsi così velocemente,grazie alla coordinazione di miliardi di cellule?

ENZIMI! Sono essi che, con esatta precisione eincredibile velocità, rendono possibili ognuno degliinfiniti processi che avvengono nel corpo e che richiedonoenergia senza il violento calore del fuoco, insopportabileper il nostro organismo.

Gli enzimi agiscono come “catalizzatori” (sostanzechimiche che accelerano le varie reazioni chimiche senzacambiare di forma e che possono influenzare altresostanze chimiche a combinarsi e a cambiare a grandevelocità). Gli enzimi rendono possibile il rilascio dienergia e le operazioni dei processi metabolici in modorapidissimo e rappresentano la chiave del mistero dellavita stessa.

Ma, a differenza dei semplici catalizzatori, il cui statorimane immutato e possono essere usati indefinitamente,gli enzimi si consumano gradualmente nello svolgere laloro funzione e devono essere rimpiazzati.

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Sono prodotti dal corpo in infinite forme e combinazioni(i ricercatori ne hanno identificato più di 2700 differenti,in costante cambiamento e rinnovamento) e ognuno di loroesiste per una funzione specifica, non essendoci un soloprocesso – pensiero, digestione, movimento o crescita –che possa avvenire senza la loro attività.

Essi non sono solo necessari a mangiare, digerire eassorbire il cibo, ma anche per ricevere impulsi sensori,come ascoltare, vedere, annusare e gustare e sononecessari al nostro sangue e al sistema di coagulazione,alla funzione cardiovascolare, ai reni, al fegato eall’attività sessuale.

La vita, animale o vegetale, non può esistere in assenza dienzimi.

Gli enzimi assolvono a due funzioni separate, ma in partecoincidenti:

1. Il costante metabolismo che ha a che fare con ilmantenimento dei tessuti e le funzioni generali delcorpo.

2. La digestione del cibo.

È importante sapere che qualsiasi processo corporeo,riguardante pensiero, digestione, movimento o crescita,

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necessita di enzimi, senza i quali nessuna forma di vita,animale o vegetale, potrebbe esistere.

Il livello degli enzimi, a differenza di quello di vitamine esali minerali, non rimane costante nel corso della vita,trovandosi essi in massima concentrazione in giovane etàe declinando dopo la piena maturità, fino a quando illivello di enzimi diventa così basso che il metabolismonon può più procedere alla giusta velocità e sopraggiungela morte.

L’attività enzimatica richiede la presenza di umidità evaria con temperatura e grado di acidità.

Sopra i 42°, gli enzimi cominciano a danneggiarsi e se ilcibo crudo viene scaldato ad una temperatura di 48° - che,se ci pensiamo, è molto più bassa di quella che siraggiunge quando si cucina - per più di mezzora, essivengono distrutti totalmente.

Infatti i cibi cotti si mantengono bene perché gli enzimi,che altrimenti lo decomporrebbero, sono stati distrutti conla cottura, e si decompongono solamente quando enzimivivi sono introdotti dai vari microbi presenti nell’aria.

Similmente, i cibi refrigerati si mantengono bene (e quellicongelati si mantengono indefinitamente), perché glienzimi sono stati inibiti dal freddo.

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Anche i cibi disidratati si conservano indefinitamente,perché gli enzimi in essi contenuti non possono funzionarein assenza di umidità. E la stessa cosa avviene anche per icibi in scatola, i cui enzimi sono stati distrutti dal caloreprima della sigillatura nella scatola (barattolo, lattina),per evitare ulteriore contatto enzimatico.

I conservanti e gli additivi funzionano perché inibisconogli enzimi e questa è la ragione per cui il cibo conservatoè difficile da digerire.

Ne consegue che ogni volta che introduciamo nel nostrocorpo cibi cotti, refrigerati, disidratati, conservati,addizionati, stiamo ingerendo alimenti privati deglienzimi, quindi privati della loro innata capacità diprovvedere alla propria auto-digestione senza doverericorrere all’intervento extra di enzimi prodotti dal corpo.

Bisogna inoltre ricordare che tutti gli organismi viventi,animali o vegetali, sopravvivono solo grazie all’attivitàenzimatica e che alla morte vengono decomposti eritornano alla terra sempre grazie all’attività enzimaticastessa.

La digestione e l’assimilazione del cibo richiedono cheesso sia demolito nei componenti base mediante i qualipuò essere assorbito e utilizzato dal corpo. Si ottengonocosì: i singoli aminoacidi dalle proteine, gli zuccheri

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semplici dagli amidi, e acidi grassi e glicerolo dalladivisione dei grassi. Invece le vitamine e i sali mineralinon subiscono alcuna ulteriore scomposizione bensì, dopoessere stati estratti dagli alimenti, vengono subito utilizzatio conservati dal nostro organismo.

Tutte queste azioni sono compiute da una dozzina dienzimi digestivi, alcuni contenuti nel cibo (se allo statocrudo), altri presenti nei succhi digestivi secreti dalpancreas o dalle cellule dei villi intestinali.

Ora, poiché il cibo cotto può essere digerito conapparente facilità, si ritiene che la cottura siarelativamente innocua, se non per la decurtazione parzialedi alcuni alimenti nutritivi (vitamine, sali minerali edenzimi, appunto). Ma gli enzimi contenuti nel cibo crudo,oltre che alleggerire il carico di lavoro del pancreas(evitandone la conseguente ipertrofizzazione), passanosuccessivamente nella linfa e nel flusso sanguigno peraiutare la produzione di altri enzimi all’interno del corpo.

Mentre gli enzimi dei succhi digestivi del corpo, e anche isupplementi enzimatici, sono molto più forti di quellicontenuti nel cibo crudo, il consumo di cibo crudo stimolauna secrezione di acido cloridrico più debole nellostomaco, di modo che gli enzimi del cibo possonolavorare più a lungo e con maggiore effetto prima diessere neutralizzati.

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Poiché il contenuto enzimatico del cibo è proporzionale alsuo contenuto calorico, ne consegue che mentre la verdurane è piuttosto povera, la frutta ne è molto ricca (e infattiessa matura e si decompone velocemente al caldo, mentrela verdura avvizzisce).

Anche il cibo contenente proteine animali contieneapprezzabili quantità di enzimi, allo stato crudo (ma, comevedremo, ci sono ottime ragioni per sconsigliarnecomunque l’uso).

Il Dott. Edward Howell (autore di “Enzymes for Healthand Longevity”, uno dei più autorevoli testi riguardantil’importanza dell’attività enzimatica) ha dimostratosperimentalmente che è possibile che sostanze complesse(quindi non scomposte) come proteine e grassi venganoassorbiti direttamente dalla linfa e dal flusso sanguigno,ma che in questo caso esse vengono considerate estranee equindi provocano risposte allergiche e leucocitosi(aumento dei globuli bianchi). Ma tali esperimenti hannodimostrato anche che se nel sangue vi erano enzimi inquantità sufficiente, essi completavano la digestione di talisostanze.

Per quanto riguarda i cereali, si argomenta che la cotturasia necessaria per renderli più digeribili e questo è veroper due ragioni: 1) perché è necessario che il calore

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rompa l’involucro di cellulosa che racchiude l’amido,cosicché i succhi digestivi possano agire sull’amidostesso e 2) perché il calore non distrugge solo gli enziminaturali, ma anche quelli inibitori, che altrimentiimpedirebbero l’azione degli enzimi pancreatici.

Però proprio i cereali, più di ogni altro cibo cotto,richiedono per la loro digestione talmente tanti altrienzimi digestivi supplementari, che il pancreas vieneduramente sovraccaricato fino ad ingrossarsi, el’ipertrofia di quest’organo diviene particolarmentemarcata nelle persone che consumano grandi quantità dicereali cotti (riso incluso).

E se l’ingrossamento del pancreas (spesso accompagnatada modificazione delle gonadi, delle ghiandole surrenali edella pituitaria) può da taluni essere considerato come undesiderabile fenomeno di adattamento, il Dott. Howell fanotare che l’ipertrofia del pancreas, derivante da funzioneeccessiva, è spesso seguita da atrofia ed esaurimento delmedesimo, condizione riscontrabile in molte malattieterminali. Ecco perché, fra l’altro, un’alimentazione abase di cereali (di qualsiasi tipo) non può essereconsiderata ottimale.

L’argomentazione principale del Dott. Howell è che se laproduzione di enzimi nel corpo viene eccessivamentesforzata durante la vita di una persona, è inevitabile che

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con l’avanzare degli anni il livello degli enzimi diminuiràprima di quanto dovrebbe, accelerando cosìdegenerazione e vecchiaia.

Gli enzimi possono essere divisi in tre gruppi: 1) enzimidel cibo, 2) enzimi digestivi e 3) enzimi metabolici.Analizziamoli.

1) Enzimi del cibo: sono propri di ogni cibo crudo e neaiutano la digestione ogni volta che il cibo stessoviene ingerito. Giusto a titolo di curiosità, essiincludono:

- la proteasi, che si occupa di demolire le lunghecatene proteiche, dette polipeptidi (che si trovano incarne, uova, formaggi e noci) in catene più semplici diaminoacidi e poi in semplici aminoacidi;

- l’amilasi, che scinde i carboidrati complessi (cerealie derivati), nonché l’amido e i carboidrati che sitrovano in patate, legumi e verdura, in disaccaridi(maltosio);

- la lipasi, che demolisce i grassi (trigliceridi) - che sitrovano nei prodotti caseari (latte e derivati), semioleosi, oli e carni - in acidi grassi liberi e glicerolo(glicerolo + acidi grassi = trigliceridi, o grassialimentari);

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- la lattasi, che scompone il lattosio (lo zucchero dellatte);

- la cellulasi, che scompone i legami della fibra - checirconda la maggior parte delle sostanze nutritive chesi trovano nelle piante - rendendole così disponibili eaumentando il valore nutrizionale di frutta e verdura.

2) Enzimi digestivi: come pepsina, chimotripsina,tripsina. Vengono prodotti nel corpo, principalmentenel pancreas e, in minor misura, nello stomaco enell’intestino tenue. Essi demoliscono proteine,carboidrati e grassi in nutrienti utilizzabili. Ogni voltache mangiamo, il pancreas ne produce 22 differentitipi.

Se il cibo non viene ingerito allo stato crudo, il corpodeve dipendere dai propri enzimi digestivi, mentre seil cibo è crudo il carico di lavoro del pancreas vienealleggerito.

3) Enzimi metabolici: mantengono in funzione i tessuti egli organi del corpo, permettendoci di effettuare azionicome camminare e parlare. Essi prendono le proteine,i grassi e i carboidrati e li organizzano in modo daassolvere alle funzioni di riparazione di danni edecadimento, nonché di guarigione dalle malattie.

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Quando ingeriamo il cibo, gli enzimi cominciano la loroopera di demolizione nella bocca, per digerire icarboidrati, mentre poi altri enzimi vengono rilasciati neltratto digestivo. L’ultima demolizione avvienenell’intestino tenue per opera degli enzimi pancreatici.

Affinché la digestione avvenga correttamente è importanteche i cibi ingeriti contengano sufficienti enzimi per aiutareil sistema digestivo, altrimenti, se la dieta ne è carente, sipuò manifestare una deficienza enzimatica che può causareseri problemi di salute.

Infatti se il corpo deve provvedere ad una maggiorefornitura di enzimi, a causa della carenza di enzimi delcibo, ecco che, nonostante ogni enzima abbia la propriafunzione, si può verificare una richiesta di enzimimetabolici, che vengono così sottratti alle ghiandole e agliorgani maggiori, tra cui anche il cervello.

La conseguenza è che mentre il pancreas si ingrossa persoddisfare la domanda di enzimi digestivi, il cervello puòdiminuire di volume e questa deficienza può affliggereanche il volume di fegato, cuore, pituitaria, tiroide e altreghiandole endocrine.

Inoltre si verifica una scarsa digestione e un cattivoassorbimento, le cui conseguenze vanno dalla formazionedi gas intestinale, indigestione e passaggio di cibo non

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digerito nelle feci, all’indebolimento del sistemaimmunitario, reazioni allergiche, problemi di pelle,difficile guarigione di ferite e repentini cambiamenti diumore.

Riassumendo, il problema è che la cottura distrugge quasiil 100% degli enzimi del cibo e così da un lato cresce ladomanda di enzimi digestivi, con la conseguenteripercussione su pancreas, gonadi, surrenali e pituitaria,mentre dall’altro lato si verifica la sottrazione di enzimimetabolici, con conseguenti deficienze a carico dicervello, fegato, cuore, pituitaria, tiroide e ghiandoleendocrine.

Se si aggiunge che anche la pastorizzazione - che è ilprocesso tramite cui i prodotti caseari e i succhi di fruttavengono riscaldati per distruggere il batteri - distruggepure tutti gli enzimi, abbiamo il quadro allarmante, marealistico, della situazione.

La soluzione è introdurre cibi crudi, ricchi di enzimi,quali frutta e verdura allo stato naturale, quindiintegra, fresca, cruda, matura, possibilmente biologica,con l’aggiunta opzionale di una minima quantità disemi. (8)

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CAPITOLO 3 – QUAL E LA DIETAIDEALE PER L’UOMO?

I vari nutrizionisti, eseguendo test, analisi chimiche ericerche di laboratorio, ci dicono come dovremmonutrirci: ad esempio quanto calcio dovremmo assumeregiornalmente, quali vitamine, quante proteine, omega 3,ecc.. E così le persone più interessate alla propria salutecercano di informarsi e di mettere in pratica quantoleggono, tentando di consumare tutti i cibi consigliati,nelle giuste quantità, non omettendo di assumere i varisupplementi, integratori, polveri, pillole, in modo daessere sicuri di non incorrere in alcuna carenza.

E questo porta all’idea di “dieta equilibrata”… chenessun animale, che si trovi allo stato naturale, segue!

Come si può sapere allora ciò che dovremmo mangiare?Sembra che solo gli esperti di laboratorio possanodircelo. La nutrizione sembra un argomento cosìcomplicato… infinite teorie, così contrastanti, infiniteconoscenze da acquisire…

Eppure, per gli animali in natura, il fatto di nutrirsi non è

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per niente complicato!

Essi si cibano di ciò che la Natura ha predisposto perloro, allo stato crudo, non manipolato in alcun modo. Cisarebbe da chiedersi come mai l’uomo non faccia piùaltrettanto!

D’altro canto gli antropologi cercano di darci una mano arisolvere la questione formulando ipotesi, basate sulleloro scoperte, riguardo al cibo di cui l’uomo si sarebbenutrito per milioni di anni prima dell’invenzione del fuocoe della nascita dell’agricoltura, in modo da individuare ilnostro regime dietetico originario, quello che MadreNatura avrebbe stabilito per la nostra specie.

Per esempio il grande igienista australiano Ross Horne,nel suo best-seller, “Improving on Pritikin”, cita leconclusioni dell’antropologo Dr. Alan Walker (9), il qualeriferisce che alcuni scienziati hanno dimostrato, attraversol’esame dei denti fossilizzati appartenuti ad esemplaridelle prime creature umane e pre-umane, che la nostralinea ancestrale si è evoluta, anatomicamente efisiologicamente, seguendo una dieta compostaprincipalmente di frutta. E siccome, prosegue Horne, ilcorpo umano non è cambiato, né in senso anatomico né inquello fisiologico, in tutti i milioni di anni della nostraevoluzione, si può assumere che questa dieta sarebbeancora oggi la più adatta a noi.

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Ma anche nel campo evoluzionistico, come ovunque, visono molteplici teorie, talvolta contrastanti, chesuggeriscono ovviamente differenti deduzioni.

C’è chi sostiene che l’uomo sia nato onnivoro (cacciatoree raccoglitore dei vari frutti, semi e foglie presenti innatura) e che quindi dovremmo mangiare un po’ di tutto,cioè carne, pesce, latte e formaggi, cereali, legumi, frutta everdura. Bisognerebbe, in questo caso, tenere comunquepresente che latte e derivati, e cereali, sono apparsi solorecentemente nella storia evolutiva dell’uomo, poiché lanascita dell’agricoltura è avvenuta circa 10000 anni fa, econ essa anche l’inizio dell’allevamento di animali equindi la disponibilità di latte.

C’è invece chi asserisce che l’uomo non si sia cibato dicarne in origine, se non in condizioni di emergenza, e chela dieta più appropriata dovrebbe quindi essere quellavegetariana, a base di vegetali (frutta, verdure, legumi,cereali) e prodotti di origine animale, che non necomportino però l’uccisione (uova, latte e derivati).

C’è chi, sulle stesse basi, sostiene che dovremmo seguireuna dieta vegana, che esclude qualsiasi prodotto di origineanimale, perciò anche uova, latte e derivati.

Altri ancora dichiarano che la dieta a noi più consona,quella originaria con cui l’uomo si sarebbe evoluto, è

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quella fruttariana, a base cioè di sola frutta, comedescritto precedentemente.

E infine c’è chi sostiene che l’uomo nasce come animalefrugivoro, mangiando cioè solo frutta, foglie e semi oleosi(noci, nocciole, mandorle, arachidi, semi di lino, disesamo, di girasole, di zucca, ecc.) e perciò è a questoregime alimentare che dovremmo attenerci.

Ora, a prescindere dalle varie ipotesi, quando milioni dianni fa i nostri antenati primordiali fecero la lorocomparsa sul pianeta, inevitabilmente, come ogni altraspecie animale, dovevano essere dotati di un proprio“software” originario di sopravvivenza. Ossia, ognispecie avrà avuto le proprie caratteristiche ben definite,sia anatomiche (riferite quindi alla forma del corpo) chefisiologiche (riferite alla funzione) e comportamentali,così come avrà avuto le proprie specifiche abitudinialimentari. A tutt’oggi sembra che non vi siano staticambiamenti di rilievo nel tipo di dieta seguita dalle variespecie di animali in natura, uomo escluso: i carnivoricontinuano a nutrirsi prevalentemente di carne, glierbivori di erba e piante, i granivori di grani, i frugivoridi frutta, bacche e foglie, gli onnivori di carne e vegetali,ecc..

E allora, in quale categoria dovremmo includere l’uomo?

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Beh, sicuramente, se osserviamo la situazione attuale,definirlo onnivoro potrebbe sembrare addiritturariduttivo, visto che non vi è nulla che NON(!) mangi,riferito sia a cibi più o meno naturali che ai cosiddetti“cibi spazzatura” (merendine monodose, patatine fritte,gomme da masticare, dessert, hamburger, bibite sintetiche,caramelle, ecc., tutti prodotti ricchi di calorie,conservanti, coloranti e sostanze chimiche).

Ma se è vero che l’alimentazione attuale dell’uomo puòritenersi largamente responsabile di innumerevoli malattie(peraltro in costante aumento sia come numero, sia comepercentuale di persone colpite e sia nell’abbassamentodell’età in cui tali patologie si manifestano), e che talimalattie non sono riscontrabili negli animali che vivonoallo stato naturale, forse si potrebbe ipotizzare che l’uomosi sia allontanato da ciò che la Natura avevaoriginariamente predisposto come suo “softwarealimentare originario”. Potrebbe essere che la scopertadel fuoco abbia portato a rendere più appetibili, e quindia consumare, cibi che non erano destinati all’uomo, o checomunque non lo erano in forma cotta?

Sicuramente nessun animale, allo stato naturale, si è maicibato di alimenti cotti e tanto meno l’uomo, primadell’invenzione del fuoco.

È possibile forse che l’abbandono delle zone tropicali in

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cui la vita dei nostri predecessori ha avuto inizio e cheerano abbondanti di frutti e foglie, ci abbia indotto amodificare le nostre abitudini alimentari? Oppure chemigrazioni di massa dovute a stravolgimenti naturali qualiglaciazioni, interglaciazioni (ritiro dei ghiacciai e avventodi climi più caldi), periodi di forte inaridimentoclimatico, diluvi, carestie, guerre, ecc., ci abbianosospinto ad adattarci a condizioni non ideali alla nostrasopravvivenza e a consumare quindi cibi non destinati allanostra specie, per esempio a nutrirci di cibi cotti, aconsumare cereali, ad alimentarci di prodotti tipicidell’allevamento (latte) a inventare nuovi cibi (formaggi esalumi)?

E soprattutto, per tornare al giorno d’oggi, è possibile chela manipolazione dei cibi abbia creato un totalestravolgimento delle nostre esigenze/abitudini alimentari?(Sicuramente risulta difficile immaginare l’uomoprimitivo alle prese con pastasciutta, pane, formaggi,salumi, brioche, biscotti, cioccolato, bibite, latte, vino,liquori, sigarette, caffè, droghe, fast food, ecc.!)

Se così fosse, allora si potrebbe provare a “resettare”tutto, cercando di ristabilire il nostro regime dieteticoelettivo e con esso, naturalmente, la nostra salute.

Analizziamo le varie possibilità.

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SIAMO CARNIVORI?

Gli animali carnivori, in realtà, differiscono da noi sia alivello anatomico sia fisiologico, biochimico epsicologico. Essi infatti, per esempio, “salivano”(l’equivalente della nostra “acquolina in bocca”) allavista della preda e non si accontentano di mangiarne soloalcuni tagli, per lo più cucinati, come fa l’uomo, ma nemangiano le carni crude direttamente dalla carcassa, congusto, leccandone il sangue ancora caldo e gli altri fluidicon piacere, oltre a frantumare e ingerire le piccole ossa ele loro cartilagini.

Al contrario molti di noi amano gli animali e sicuramentenon ci viene l’acquolina in bocca all’idea di ammazzareun coniglio a mani nude e affondare i nostri denti dentro lesue carni. Così come penso che la maggior parte di noiinorridisca al pensiero di mangiarne uno appena morto,ancora fresco, crudo e sanguinante, masticandone ossa,cartilagini, visceri, pezzi di grasso, nonché peli e parassitiche inevitabilmente li accompagnano, e tanto meno amisucchiare il loro sangue e sbrodolarsi viso, mani e corpo.Questi comportamenti non fanno parte della nostra natura,non si attagliano ai nostri concetti di gentilezza ecompassione. Non esiste nessun modo “umano” diuccidere un’altra creatura, di qualsiasi specie si tratti.

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Se vogliamo entrare nel merito delle differenzeanatomiche tra noi e gli animali carnivori, tanto percitarne alcune, siamo diversi nel modo di camminare(siamo bipedi e non quadrupedi), non abbiamo la coda, lanostra lingua è liscia e non ruvida, non abbiamo artigli perlacerare la pelle e le carni della preda, bensì polliciopponibili che ci permettono, ad esempio, di raccoglierein pochi istanti frutti a sufficienza per un pasto.

Abbiamo solo un paio di ghiandole mammarie sul petto, adifferenza delle molteplici paia sull’addome deicarnivori, dormiamo circa un terzo del ciclo di 24 ore,mentre i carnivori dormono e riposano per 18-20 ore algiorno. La maggior parte dei carnivori può digeriremicrobi che sarebbero mortali per noi, come quelli checausano botulismo (malattia dovuta a intossicazionealimentare che conduce a paralisi muscolare progressiva).

Noi sudiamo attraverso i pori di tutta la pelle mentre icarnivori solo dalla lingua. I carnivori possono fabbricarela loro vitamina C mentre noi dobbiamo assumerla colcibo. Il nostro movimento laterale della mascella cipermette di frantumare il cibo, caratteristica unica deglianimali che si nutrono di cibi vegetali, mentre i carnivorinon hanno la masticazione laterale. I molari dei carnivorisono appuntiti e affilati mentre i nostri sonoprincipalmente piatti, per ridurre in poltiglia il cibo.

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Tutti gli esemplari di animali che si nutrono di vegetali,compresi gli uomini se sono sani, hanno saliva e urinaalcaline, mentre esse sono acide nei carnivori ed inoltrementre questi ultimi prosperano con una dieta di cibiacidificanti, tale dieta è molto nociva, se non letale, perl’uomo perché lo predispone ad un’ampia gamma di statipatologici.

Il pH dell’acido cloridrico (che permette di digerire leproteine animali) dei carnivori è almeno 10 voltemaggiore del nostro ed inoltre i carnivori secernono unenzima chiamato “uricasi” che può degradare l’acidourico derivante dalla digestione della carne mentre noi,non possedendolo, dobbiamo ricorrere a minerali alcaliniche ne neutralizzino l’acidità (prevalentemente usiamo ilcalcio, che viene prelevato dal nostro scheletro).

Come conseguenza si formano i cristalli di acido urico(che sono solo uno dei tanti inconvenienti derivanti dalnutrirsi di carne), che danno origine, o contribuiscono,all’insorgere di gotta (infiammazione molto dolorosa alivello articolare che può evolvere in forme di artritecronica deformante), artrite, reumatismi e borsiti.

Inoltre, i depositi di cristalli di acido urico possono ancheformarsi nei reni, causando calcolosi renale, oppure neltessuto sottocutaneo, con la formazione di noduli. (L’acidourico viene normalmente filtrato dai reni ed eliminato con

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l’urina, ma se presente in quantità eccessiva nel sangue, ireni non riescono ad eliminarlo tutto e così si formano deicristalli aghiformi insolubili – detti anche cristalli di urato- che si depositano nel fluido attorno alle articolazioni,provocandone l’infiammazione).

I nostri enzimi digestivi sono invece attrezzati per ladigestione della frutta, grazie alla “ptialina” (o amilasi)contenuta nella saliva. Inoltre, mentre glucosio e fruttosio(gli zuccheri della frutta) forniscono carburante alle nostrecellule senza affaticare il pancreas (a patto di consumarepochi grassi nella dieta, come vedremo più avanti), icarnivori possono contrarre il diabete se la loro dieta èpredominata da frutta.

Infine, per tutti coloro che, anche considerate tutte questedifferenze anatomiche e fisiologiche, insistessero nelvolersi nutrire di carne, vi è un’altra differenzafondamentale di cui tenere conto. Infatti, mentre il nostrotratto intestinale misura all’incirca 12 volte la lunghezzadel nostro torso, il che permette l’assorbimento lento dizuccheri ed altri nutrienti contenuti nell’acqua della frutta,quello dei carnivori misura solo 3 volte circa la lunghezzadel loro torso e questo per evitare che la carne vada inputrefazione all’interno dell’animale.

E nonostante le secrezioni fortemente acide, degli animalicarnivori, per digerire ed assorbire la carne mangiata,

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nonché la ridotta lunghezza del tubo digerente, le loro fecidimostrano la putrefazione delle proteine el’irrancidimento dei grassi.

Facile immaginare cosa succede nel nostro intestino,quando ci cibiamo di prodotti animali!

Un’ obiezione può nascere spontanea: “Ma anche se fossevero che l’uomo non era originariamente carnivoro (ocomunque onnivoro), bisogna pur considerare cheessendosi nutrito di carne per così tanto tempo, avràsicuramene sviluppato un adattamento tale per cui la carnedeve essere ora parte imprescindibile della sua dieta!”.

A tale proposito cito un’interessante osservazione delProf. Armando D’Elia (punto di riferimento scientifico epioniere del vegetarianesimo italiano), che nell’articolo“Fruttariani” (10), asserisce: “Abbiamo prima affermatoche l'uomo della foresta, dove aveva vissuto per milionidi anni, dovette passare nella savana. Ora, nella forestaera fruttariano, mentre nella savana, difettando lafrutta, dovette divenire carnivoro; forse l'organismoumano, adattandosi alla alimentazione carnea, assunsele caratteristiche anatomiche e fisiologiche tipiche deicarnivori? NO, conservò le caratteristiche delfruttariano. Oggi, infatti, dopo milioni di anni diinnaturale alimentazione carnea, le nostre unghie non sisono trasformate in artigli, il nostro intestino non si è

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accorciato, i nostri canini non si sono allungatitrasformandosi in zanne, il nostro succo gastrico non haaumentato la sua originale e debole acidità tipica deifruttariani, il fegato non ha esaltato la sua capacitàantitossica, ne è scomparsa l'istintiva attrazioneesercitata sull'uomo in età infantile dalla frutta eneppure è scomparsa la altrettanto istintiva repulsioneesercitata dalla carne sul bambino appena svezzato.Tutti segni, questi, che le proteine eccessive che, assiemead altre caratteristiche negative, sono presenti nellacarne, pur provocando danni enormi, non sono riuscite amodificare la struttura fisiopsichica dell'uomo: ciòdimostra che l'alimentazione carnea è così estranea agliinteressi nutrizionali e biologici dell'uomo che questinon riesce ad adattarvisi, pur subendo le pesanticonseguenze di un innaturale carnivorismo perlunghissimo tempo.”

Un’ulteriore riflessione personale: l’uomo è il piùintelligente di tutti gli animali e credo che potrebbesfruttare questo dono per aiutare i suoi simili, umani enon, a vivere al meglio, nella maggiore armonia possibile.Se è vero, come sostengono taluni, che in natura “pescegrande mangia pesce piccolo”, per indicare una leggenaturale di sopravvivenza, è anche vero che l’uomo hasviluppato una consapevolezza maggiore di quella di tuttigli altri animali, che non si trova più in natura e che, salvo

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casi eccezionali, ha tutte le possibilità per nutrirsi di tutti icibi che vuole senza dover ricorrere all’uccisionedell’animale.

Oltretutto, nella grande maggioranza dei casi, aborriamol’idea di ammazzare personalmente l’animale, così purecome la vista e l’odore del macello e dobbiamo delegarequalcun altro a uccidere in nostra vece, in quanto lamaggior parte di noi, se dovesse togliere la vitaall’animale in prima persona, dovendo assistere al suoterrore prima della morte, smetterebbe di mangiare lacarne all’istante.

Inoltre dobbiamo mimetizzare la carne animalemangiandone solo alcuni “tagli” del muscolo e di alcuniorgani, nonché cucinarla e camuffarla con condimenti.Diciamo che il nostro “gustare una bella bistecca” si èfermato, fino ad oggi, al solo piacere sensoriale (ottenutocomunque con cottura e condimenti), senza fino ad orariflettere su ciò che questo comporta in termini di crudeltàgratuita e disumanità.

Ma questo è l’iter attraverso cui tutti quanti, anche chicome me è diventato vegano, sono passati. Magari nonabbiamo mai riflettuto abbastanza su quanto letto finora,magari fino ad oggi non ce la siamo sentita di effettuare ilcambiamento di un’abitudine così inveterata, forse nonabbiamo avuto la forza di opporci al modo di pensare e di

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nutrirsi di chi ci sta intorno, non abbiamo avuto ilcoraggio di erigerci ad esempio e abbiamo preferitoseguire la massa.

Oppure abbiamo temuto di incorrere in qualche carenzanutrizionale privandoci di un’alimentazione a base carnea,o di non potere prosperare fisicamente in termini divigore, salute ed estetica, come ognuno di noi giustamentesi augura o, ancora, che diventeremmo anemici se ce neprivassimo, ecc..

Mille possono essere le motivazioni ma… c’è sempretempo per un cambiamento che, fra le altre cose, non puòche giovare enormemente alla nostra salute, fisica,mentale e spirituale.

Una delle principali ragioni addotte, a sostegno dellapropria scelta, da chi si ciba di carne, è che la carne è lafonte migliore di proteine nobili, di cui abbiamo bisognoper la nostra crescita muscolare.

Ebbene sembra che questa idea, sempre più radicata,secondo cui per costruire i propri muscoli si debbaricorrere a massicce dosi di carni animali, non siafondata, basti pensare ad esempio alla splendidamuscolatura dei cavalli, che si nutrono principalmente difieno, oppure alla massiccia ed imponente muscolaturadell’elefante (pure erbivoro).

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Ogni specie è stata predestinata a prosperare con ilproprio tipo di alimentazione specifica, uomo compreso, ea trasformare, tramite il proprio sistema digerente, il suocibo elettivo nei costituenti di cui ha bisogno.

Così come ad esempio il cane e il gatto possono mangiarei cibi tipici di cui si nutre l’uomo, tipo pasta o pane obiscotti, ecc., ma finiranno inevitabilmente per deteriorarela loro salute e contrarre malattie più o meno gravi, anchel’uomo può sopravvivere nutrendosi di cibi non idoneialla sua specie, ma con le inevitabili conseguenze.

L’analisi comparativa evidenzia che l’uomo hacaratteristiche anatomiche e funzionali completamentediverse dagli animali carnivori. E quindi sembra che lamotivazione riguardante le “proteine nobili” siafuorviante, sia dal punto di vista di una correttaalimentazione, sia perché il fabbisogno proteicodell’uomo non è assolutamente quello che è stato finoraastutamente asserito, al fine di convincerlo a consumareprodotti animali, bensì molto inferiore (per questa e tuttele notizie successive riguardanti la carne, si veda ilcapitolo “Imparando da illustri maestri - T. ColinCampbell”).

In più, oltre ad essere stato provato che l’eccesso diproteine animali è alla base di quasi tutte le malattieodierne, bisogna considerare che la cottura della carne

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provoca la denaturazione delle proteine, rendendone gliaminoacidi che le costituiscono, parzialmente o totalmenteinservibili. Questa è la ragione per cui esse sonoriconosciute dal corpo come elementi estranei e quindivengono isolate ed eliminate, senza essere usateminimamente, a scapito di un superlavoro di fegato e reniche porta a molteplici patologie.

Per di più i grassi presenti nella carne sono senza dubbio ipeggiori, ricchi di acidi grassi saturi e, una volta cotti,sono responsabili di malattie degenerative,dall’ipercolesterolemia all’infarto cardiaco, al cancro.

Un altro fatto su cui riflettere è che successivamenteall’uccisione dell’animale si manifesta il “rigor mortis”,cioè la rigidità cadaverica, e i muscoli dell’animale siirrigidiscono. Questa è la ragione per cui i macellaidevono talvolta aspettare alcuni giorni, se non settimane,per la “frollatura”, cioè l’ammorbidimento progressivodelle carni, che è l’anticamera della putrefazione.

In questa fase si possono formare sostanze tossiche, a cuisi aggiungono l’acido lattico, emesso durantel’irrigidimento, e altre tossine prodotte dall’animale perla paura della morte imminente, nonché le sostanzecalmanti che gli sono state somministrate per renderlomeno nervoso prima dell’uccisione.

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Farmaci, antibiotici (somministrati non solo a titoloantinfettivo, ma anche per aumentare l’assimilazione delforaggio da parte dell’animale e accelerarne la crescita),mangimi chimici, colesterolo causato dallo stile di vitasedentario a cui sono obbligati gli animali di allevamento:sono tutte sostanze che andranno a gravare sul nostrofegato.

Inoltre la carne, essendo priva di fibre come tutti iprodotti animali, necessita di un lungo transito intestinale,che favorisce una lunga permanenza di feci nel colon, conconseguente putrefazione batterica e rischio di cancro.(11)

Ma proseguiamo con la nostra analisi.

SIAMO ERBIVORI?

Gli erbivori si cibano di erba, foglie, gambi e steli: è illoro cibo naturale. Ma noi, diversamente da loro, nonabbiamo le “cellulasi” ed altri enzimi per digerire questepiante, per cui, pur cibandocene, esse non possonocostituire il nostro cibo primario, perché non possiamo daesse assumere ciò che più ci necessita, vale a dire glizuccheri semplici, che sono il nostro carburante.

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Sebbene le verdure contengano proteine, alcuni acidigrassi essenziali, vitamine, sali minerali e alcuni zuccherisemplici e costituiscano un ottimo supplemento per lanostra dieta, tuttavia esse non possono costituire il nostrocibo principale, anche perché, trattandosi di ciboipocalorico, per soddisfare il nostro fabbisogno caloricogiornaliero dovremmo passare tutto il tempo a mangiare eil dispendio energetico per la loro digestione sarebbeenorme.

Consumate al loro stato naturale, cioè crude, l’uomo puòdigerire tranquillamente le verdure a foglia tenera(insalata, spinaci, ecc.), mentre per quanto riguarda lecrocifere (broccoli, cavoli, cavolfiori, verze,barbabietole), poiché sono vegetali duri, hanno un altocontenuto di fibre insolubili difficili da digerire.Ovviamente non siamo erbivori, anche perché questiultimi sono dotati di ben 4 stomaci!

E I CIBI A BASE DI AMIDI?

I cibi a base di amidi possono essere suddivisi in 3categorie: cereali (i semi delle piante), radici e tuberi,legumi.

Cereali: (Grano, riso, avena, segale, orzo, miglio, mais,

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ecc.). Molti uccelli si nutrono di cereali (la cuicoltivazione si è sviluppata su scala più grande soltantocon l’inizio dell’agricoltura, quindi solo da circa 10000anni nella storia evolutiva dell’uomo) e prendono il nomedi granivori.

I cereali allo stato naturale, crudo, non possono esseredigeriti dall’uomo e anche cotti richiedono un notevolesforzo digestivo per scomporre i carboidrati complessi inessi contenuti. Diversamente, gli uccelli possiedono ungozzo, ossia una borsa nel loro esofago, dove i graniingeriti possono germogliare, diventando digeribili.

A causa del loro pesante contenuto amidaceo i cereali allostato crudo, per esempio i chicchi di grano, ciintaserebbero anche se ne ingerissimo solo uno o duecucchiai, completi di guscio; e anche un cucchiaio difarina cruda di qualsiasi cereale produrrebbe lo stessoeffetto, perché è troppo asciutta.

E così, anche se la maggior parte della razza umanaattuale consuma cereali e amidi, dovremmo considerarequesto cibo come non adatto per la nostra specie.

Infatti, allo stato naturale, non attrae il nostro occhio, nonstuzzica il nostro olfatto né eccita il nostro palato, adifferenza per esempio della frutta, il che sta a indicareche non eravamo granivori prima dell’uso del fuoco.

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Radici e tuberi amidacei: gli animali designati a nutrirsidi tali cibi hanno proboscidi per scavare e dissotterrare, adifferenza dell’uomo che, oltre a non essereanatomicamente attrezzato per il compito, non troverebbesicuramente di suo gusto i cibi che si trovano sotto terra,solo alcuni dei quali possono essere digeriti.

Sebbene rape, patate, barbabietole, carote possano esseremangiate crude, la maggior parte delle volte esse vengonocucinate e se l’uomo si trovasse allo stato naturale,primitivo, senza apparati per la cottura né attrezzi adeguatiper dissotterrarle, queste verdure, tra l’altro piene diterra, avrebbero ben poco fascino se comparate alla frutta,in ogni caso più facilmente fruibile.

Legumi: uccelli e maiali si nutrono di legumi, mentre perl’uomo questi, se crudi, non solo non sono gradevoli, masono addirittura tossici, a meno che non venganoconsumati prima della maturazione, quindi come germogli,ma in ogni caso la loro composizione non sembra esserecongeniale all’uomo.

I legumi vengono decantati per il loro alto contenutoproteico ma, come vedremo più avanti, questo non è unvantaggio per l’uomo ed inoltre, parimenti a carne,formaggi e uova, queste proteine sono ricchedell’aminoacido metionina, che contiene quantitàeccessive di zolfo, che a sua volta è un minerale

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acidificante (e l’acidità deve essere neutralizzata dalcalcio prelevato dallo scheletro). (12)

Inoltre la grande quantità di carboidrati, sommata all’altapercentuale di proteine (entrambi presenti nei legumi),complica la digestione provocando fermentazione deiprimi, con sviluppo di gas, che è un’indicazione che ladigestione è stata compromessa.

La mancanza di vitamina C, essenziale per l’uomo, fa diquesto alimento un cibo scarsamente nutritivo.

Per riassumere, sembra che i cibi amidacei, di qualunquenatura, non siano adatti all’uomo, perché oltre a nonessere soddisfacenti da un punto di vista nutrizionale e anon costituire, nel loro stato naturale, fonte di attrazioneper i nostri sensi (da un punto di vista visivo, olfattivo egustativo), noi non abbiamo comunque abbastanza amilasiper digerirli. Infatti, possediamo solamente un po’ diptialina nella saliva (più che altro sufficiente a digerirepiccole quantità di amidi come quelli che si trovano nellafrutta non completamente matura) e piccole quantità diamilasi pancreatica, per una limitata digestione degliamidi negli intestini.

CIBI FERMENTATI

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Devo premettere che, come ripeto, questo libro è frutto diun lavoro di ricerca e documentazione effettuatoabbastanza recentemente, cioè da quando ho iniziato aseguire la DEA, e che quindi, pur essendo vegetariano datanti anni, anche io mi sono nutrito comunque di prodottifermentati, tipo i formaggi, fino a poco più di un anno fa.

Ebbene, la dieta che ho intrapreso mi soddisfa al 100% enon rimpiango nulla dei cibi che ho eliminato, soprattuttoalla luce dei vantaggi spettacolari che ho potutoconseguire in termini di energia, benessere, forma fisica escomparsa di diversi problemi e dolori fisici. Ma, amaggior ragione, dopo essere venuto recentemente aconoscenza delle notizie che sto per riportare, miconsidero davvero fortunato per avere intrapreso questascelta alimentare.

È diventato ormai uso comune consumare sostanzefermentate o altrimenti decomposte derivate dai cereali(superalcolici, birra), dal latte (formaggi), dalla frutta(vino e certi tipi di aceto), dai legumi (in particolare daifagioli di soia, ad esempio tamari, shoyu, miso e tempeh,o carne di soia) e dalle carni (salami, salsicce).

Vediamo cosa accade ai macronutrienti presenti in talicibi, una volta fermentati per opera di funghi e batteri.

I carboidrati fermentati producono alcol, acido acetico

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(aceto), acido lattico, metano e anidride carbonica.

Le proteine decomposte vanno in putrefazione dandoluogo, come prodotti terminali, a molteplici sostanzetossiche (tra cui ammoniaca, cadaverina, putrescina,metano, ecc.).

I grassi decomposti diventano rancidi e disgustosi.

Ad esempio il formaggio, che si ottiene facendo putrefarela caseina del latte, rappresenta tutti e tre i tipi didecomposizione in un unico cibo: proteine putrefatte,carboidrati fermentati e grassi irranciditi. Che cosapotranno produrre tutti questi veleni una volta che entranonel nostro organismo? Disturbi, malattie e debilitazionesono solo una risposta molto parziale; tumori e cancrosono spesso la realtà.

Poiché l’uomo in natura non potrebbe mai consumareprodotti decomposti, senza attrezzature e containeradeguati, essi si possono catalogare come innaturali esicuramente non inclusi tra i cibi destinati alla nostraspecie.

LATTE

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Una cosa è certa: nessun altro animale in natura beve illatte di un’altra specie, e già questo dovrebbe farriflettere. Gli animali sanno istintivamente che il lattedella loro madre è il cibo ideale per supportarli durante laloro crescita, con il perfetto mix di sostanze nutritive.

Come si avrà modo di leggere successivamente, sesmettessimo di ingerire latte e derivati la maggior parte dinoi guarirebbe da malanni e patologie anche gravi inbreve tempo.

Ecco, di seguito, alcuni passi interessanti tratti dal best-seller americano “Fit for life”, di Harvey e MarilynDiamond: “Gli enzimi necessari per digerire il lattesono la renina e la lattasi. Entrambi scompaiono nellamaggioranza degli umani all’età di tre anni. C’è unelemento in tutti i tipi di latte, conosciuto come caseina.La caseina presente nel latte di mucca è trecento voltesuperiore a quella che si trova nel latte umano. Laragione è che si devono sviluppare ossa enormi. Lacaseina coagula nello stomaco e forma grossi grumi,duri, densi e difficili da digerire, che sono adatti perl’apparato digestivo di una mucca, fornito di quattrostomaci. Una volta all’interno del sistema umano,questa massa, spessa, bagnata e appiccicosa, pone untremendo fardello sull’organismo che deve, in qualchemodo, sbarazzarsene. In altre parole, un’immensaquantità di energia deve essere spesa per sistemare

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questo problema. Sfortunatamente, parte di questasostanza appiccicosa si indurisce e aderisce alrivestimento dell’intestino e impedisce l’assorbimentodei nutrienti nel corpo. Risultato: letargia. Inoltre, isottoprodotti della digestione del latte lasciano unagran quantità di muco tossico nel corpo. Esso è moltoacidificante e parte di questo viene immagazzinato nelcorpo fino a che il corpo stesso potrà sbarazzarsene, piùavanti nel tempo. La prossima volta che stai perspolverare casa tua, prova a versare della colla sopraogni cosa e poi guarda quanto è facile pulire. I prodotticaseari producono lo stesso effetto all’interno del tuoorganismo. Questo si traduce in un aumento di pesocorporeo, invece che in una perdita. La caseina, aproposito, è la base di una delle più forti colle usate infalegnameria.”

Diamond prosegue avvertendo che la pratica assai diffusadi somministrare antibiotici al bestiame per velocizzarnela crescita crea batteri potenzialmente mortali chepossono infettare gli umani. E, ancora, riporta che il mucoche si forma riveste tutte le mucose, cosicché latraspirazione di tutto diventa estremamente lenta estagnante e l’energia vitale viene ad essere dissipata.“Avete mai parlato a persone che più o meno ogni dieciparole emettono una sorta di suono gutturale mentrecercano di liberare muco da dietro il loro naso? … Laprossima volta che incontrate una persona del genere,

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indagate sulla quantità di prodotti caseari che essaconsuma. Le probabilità che tale persona risponda‘raramente’ o ‘mai’ sono molto scarse.” (13)

SEMI OLEOSI E ALTRI CIBI VEGETALIGRASSI

Per quanto riguarda i semi oleosi (noci, nocciole,mandorle, noci del Brasile, pistacchi, anacardi, semi dilino, di girasole, di sesamo, di zucca, ecc.) vale sempre ildiscorso per cui solo mangiandoli allo stato crudopossiamo ricavarne il massimo beneficio, in quanto igrassi e le proteine, contenute in eccesso in questi cibi, seriscaldati diventano cancerogeni. Il problema è che noci esemi non vengono in realtà quasi mai consumati crudi,perché per evitare che ammuffiscano vengono disidratatial forno a “basse” temperature spesso per giorni, in modoche si possano conservare a lungo.

Si tratta comunque di cibi che, sia crudi che disidratati oriscaldati, sono difficilmente digeribili per il loroaltissimo contenuto di grassi, e che possono rimanerenell’intestino tenue per ore prima che la vescicola biliaresecerna la bile con cui emulsionarli (scomporli).

Diverso è il discorso per i frutti grassi, come l’avocado e

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le olive, per esempio, che quando sono maturi sono ricchiin grassi facilmente digeribili, mentre la polpa del coccolo è quando si trova nel suo stato gelatinoso, ma quando èmatura e indurita è quasi impossibile da digerire.

Foglie verdi e altri vegetali, se freschi e crudi contengonouna modesta percentuale di acidi grassi utilizzabili,mentre le crocifere (cavoli, broccoli, barbabietole, ecc.)contengono composti sulfurei indesiderabili.

E quindi i grassi non rientrano tra i cibi della nostraspecie se non, occasionalmente e come complemento, unamanciata di noci o altri semi oleosi, oppure un po’ diolive, o un po’ di avocado (non più di mezzo al giorno senon si consumano altri grassi).

In realtà il nostro cibo elettivo è rappresentato daicarboidrati semplici.

SIAMO ONNIVORI?

“Attualmente sì!”, è la risposta, a cui segue la domanda:“Ma lo saremmo anche, alla luce di quanto asserito finora,se ci trovassimo in natura, senza forni e fornelli, attrezzivari, frigoriferi e container, tecnologia, condimenti,eccitanti del gusto, spezie e aromi, che camuffano la

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natura effettiva dei cibi?” Oppure dovremmo forseaccontentarci di mangiare i cibi di stagione, allo statocrudo, in base a quanto essi allettano i nostri sensi (vista,olfatto e gusto)?

Allora ci ritroveremmo ben presto a perdere la nostra“natura onnivora” (insieme a chissà quali e quantemalattie degenerative dovute agli errori alimentari) e ciriscopriremmo a gustare sempre più… la dolce, succosa,fresca e matura frutta!

È vero, si potrebbe obiettare, che vivere “in natura”, comespesso citato nel presente testo, potrebbe voler diresoffrire la fame durante l’inverno e i mesi freddi, perpenuria di cibo, oppure ritrovarsi a morire di fame perchémagari il maltempo o altre cause naturali hanno distrutto iraccolti, oppure perché si vive in aree geografiche dove lanatura è scarsa di cibo.

È vero che anche gli animali si possono ritrovare a patirela fame, che alcuni muoiono, che altri vanno in letargo,che alcuni attaccano addirittura l’uomo, nella disperataricerca di cibo.

È tutto vero. Quindi colgo l’occasione per specificare che,in questo caso, non si tratta di voler asserire una teoriaforzandone la correttezza a tutti i costi. Diciamo cheinnumerevoli sono comunque, da sempre, gli ostacoli che

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si frappongono tra noi (e, più in generale, tutti gli animali)e la nostra/loro sopravvivenza. E diciamo anche chel’uomo, essendo il più intelligente tra le varie creature, èquello che si è garantito, almeno teoricamente, le maggioriprobabilità di sopravvivenza.

Ma, come ribadisco, solo teoricamente. Perché se è veroche è riuscito a sopravvivere in condizioni proibitive nelcorso della sua storia, grazie alla coltivazione dei cerealie all’immagazzinamento di varie forme di cibo, è anchevero che le statistiche attuali parlano chiaro:l’alimentazione standard dell’uomo occidentale lo stadecimando con malattie, invecchiamento e mortipremature.

Così, quando mi riferisco agli animali, o all’uomo, “innatura”, il senso di tale affermazione dovrebbe essereinterpretato come la condizione ideale in cui l’uomo possacibarsi di ciò che la natura ha predisposto originariamentecome suo cibo ideale, quando, all’alba della nascita dellanostra specie, egli abitava nelle zone tropicali osubtropicali, ricche di vegetazione, frutta, germogli, fogliee semi.

Ecco, allora, che parlare di alimentazione ideale significacercare di capire che il nostro sistema digerente non ècambiato e che quindi non è predisposto a digerireindenne cibi che, seppure gli hanno garantito la

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sopravvivenza in condizioni di emergenza, non lo hannofatto, e non lo fanno, senza averlo penalizzato gravemente.

E così, come tutti gli animali che vivono in prossimitàdell’uomo possono essere facilmente indotti ad assumerealimenti non consoni alla loro specie, ma graditi al loropalato, che causeranno però patologie più o meno gravianche ad essi, lo stesso destino non viene evitato allanostra specie.

Mi viene in mente, a tale proposito, come durante unviaggio compiuto anni fa in Egitto, venisse raccomandatoa tutti i turisti di non dare pane da mangiare ai pesci delMar Rosso. Questo perché essi lo avrebbero mangiato congusto… fino a morirne!

“L’occasione fa l’uomo ladro!”, recita il proverbio.Parlando di alimentazione, l’occasione e la necessitàinducono l’uomo, e i vari animali, a nutrirsi dei cibisbagliati, fino a morirne!

SIAMO FRUGIVORI?

Sì, siamo frugivori! (Sono frugivori gli animali che sinutrono principalmente di frutta, con l’aggiunta di tenerefoglie verdi, inclusi anche i frutti non dolci come

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pomodori, cetrioli, peperoni, zucchine, zucche, ecc., e isemi oleosi.) Questa la risposta su cui concordano idiversi autori igienisti a cui mi sono riferito perl’elaborazione di questo libro. O, almeno, frugivorisaremmo se ci trovassimo in natura con le sole nostreforze, così come i nostri predecessori ancestrali sitrovarono nella notte dei tempi.

E questo a sottolineare che, teorie nutrizionistiche e modealimentari a parte, questo fu con tutta probabilità il cibograzie al quale la nostra specie si è evoluta durante tutta lasua storia, fino a prima dell’invenzione del fuoco e,successivamente, alla comparsa dell’agricoltura edell’allevamento.

Questo, dunque, è il cibo espressamente ideato da MadreNatura per noi, con il quale sopravvivere e prosperare.Certo, come ripeto, possiamo arrangiarci a mangiarequalsiasi cosa, è nella natura animale la capacità diadattarsi per sopravvivere, ma a quale prezzo?

Se davvero ci fossimo adattati ad essere onnivori(intendendo qui, per “adattamento”, il cambiamento dellenostre caratteristiche anatomiche e funzionali peradeguarsi a nuove condizioni di vita richiestedall’ambiente), allora anche i nostri organi, nel corso ditutto questo tempo, avrebbero dovuto modificarsi, per lomeno per agevolare la digestione.

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Quindi il nostro intestino dovrebbe essere molto corto perridurre i tempi di transito della carne, come avviene neicarnivori, ma è rimasto lungo. E la nostra secrezionegastrica dovrebbe essere estremamene più acida, permeglio digerire i cibi carnei, ma è rimasta uguale, cosìcome continuiamo ad avere un solo stomaco e non quattro,come gli erbivori e non ci è ancora spuntato alcun gozzoper predigerire i semi, come gli uccelli, segno che icereali non sono adatti a noi.

Nulla sembra essere cambiato né a livello anatomico, néfisiologico, né chimico, né psicologico e noi continuiamoa differire, come abbiamo visto, dagli animali delle altrespecie.

L’unica cosa che è cambiata è che siamo una razza semprepiù debole e sempre più ammalata, segno di unadegenerazione progressiva e anche se l’età media èaumentata, lo è per le migliori condizioni igieniche equalità di vita, per il progresso della medicina, ecc., mase ci guardiamo intorno ad osservare tutte le malattie dicui soffrono le persone da una certa età in poi, soprattuttole ultime generazioni, dovremmo prendere coscienza chequalcosa non va.

Ebbene un conto è sopravvivere, un altro conto,completamente diverso, è fiorire, prosperare, vivere alpieno delle proprie possibilità, senza malattie, col

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massimo dell’energia.

Sì, è vero che anche fumando, bevendo alcolici,assumendo droghe, prendendo medicinali, facendo uso ditutte le sostanze stimolanti per arrivare alla fine dellagiornata (caffè, cioccolato, carne, bevande eccitanti,alcol, ecc.), si può sopravvivere, ma non vivere al meglio,come è nostro diritto.

Ma torniamo al nostro cibo elettivo: ebbene la frutta è, fratutti i cibi, quello che più si approssima a soddisfare tuttele nostre necessità, così come la carne lo è per i carnivori.

Quando la frutta è matura, grazie ai propri enzimi,converte i propri carboidrati in glucosio e fruttosio,zuccheri semplici che possiamo usare senza ulterioredigestione; le sue proteine vengono convertite inaminoacidi e i suoi grassi in acidi grassi e glicerolo. Ecosì tutto quello che ci resta da fare è… gustarne la bontà!

Per quanto riguarda la verdura, la ragione per cui è meglionutrirsi di quella a foglie (lattuga, radicchio, scarola,rucola, spinaci, ecc.) e non di crocifere (broccoli, cavoli,barbabietole, ecc.), né tantomeno di quella più fibrosa(carote, finocchi, ecc.) è che mentre la prima contienefibra solubile, come quella presente nella frutta, le altrecontengono cellulosa e altre fibre difficilmente digeribilio del tutto indigeribili. E queste ultime sono talmente dure

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da graffiare la nostra mucosa digestiva quando passanoper essere eliminate, anche se in minor misura di quantoavvenga per le fibre dei cereali.

I VANTAGGI DELLA DEA (Dieta EnergiaAlta)

Per terminare questo capitolo, ecco un elenco dellequalità della DEA (Dieta Energia Alta), a base di fruttae verdura allo stato naturale, quindi integra, fresca,cruda, matura, possibilmente biologica, con l’aggiuntaopzionale di una minima quantità di semi.

Innanzitutto essa fornisce tutti i macronutrienti di cui ilcorpo ha bisogno, nella giusta proporzione, quindi lagiusta quantità di carboidrati, proteine e grassi.

I carboidrati si trovano nella forma più digeribilepossibile, poiché si tratta di carboidrati semplici,glucosio e fruttosio, e quindi vengono assorbiti in alcunicasi praticamente senza bisogno di digestione, mentre inaltri casi la digestione richiesta è minima.

Essi entrano velocemente nel flusso sanguigno e altrettantovelocemente ne escono, per essere trasportati alle cellulee fornirci energia senza sottrarne, come invece avviene

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nel caso dei carboidrati complessi. Questi ultimi, infatti,comportano una digestione lunga e laboriosa e, inoltre,vengono quasi sempre accompagnati da grassi, zuccheri,sale o altro, come condimento, il che comporta unulteriore aggravio del processo digestivo.

Le proteine contenute in frutta e verdura, in percentualemoderata (quella prevista da Madre Natura), non vengonodenaturate dalla cottura, così come avviene per tutti iclassici cibi proteici (carne, salumi, legumi, uova, latte eformaggi – che sono sottoposti a pastorizzazione) e quindipossono essere utilizzate appieno dal nostro organismo.Inoltre esse non danno origine ai fenomeni putrefattivitipici che derivano dalla loro scarsa digeribilità, conconseguenti feci maleodoranti, così come non produconoacidificazione del sangue che, quando si verifica, deveessere tamponata sottraendo calcio a scheletro e denti, conpossibili patologie quali osteoporosi, carie dentaria,artrite, reumatismi, ecc..

I grassi, presenti nella giusta proporzione, non sonosottoposti a cottura con conseguente sviluppo di legamimolecolari inscindibili, che li trasformano in sostanzecancerogene.

La DEA fornisce il massimo nutrimento con una minimaformazione di tossine e di sostanze estranee che siinsinuano nei tessuti.

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La frutta è facilmente digeribile, facilmente reperibile efacilmente preparabile.

La frutta soddisfa l’appetito, non appena una quantitàsufficiente è stata assunta: ecco perché i fruttariani sonosempre magri.

Fornisce grande energia e molto velocemente (infatti è ilcibo tipico degli atleti prima e durante le competizioni),producendo solo anidride carbonica e acqua comeprodotti di rifiuto, che sono completamente atossici.

La DEA instaura un ambiente alcalino del sangue efavorisce la presenza di flora batterica nelle feci.

Non vi è costipazione né autointossicazione e il corpo sidisintossica da solo.

Il sangue è pulito e la sua bassa viscosità garantisce unabuona circolazione con una bassa pressione sanguigna.

Garantisce il minimo logorio e affaticamento degli organi.

Il fatto che la sola frutta possa sostenere da sola la nostrasalute e il nostro vigore, anche senza bere acqua, indicache essa provvede veramente alle basi della dieta naturaleper l’uomo. (14)

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MA TROPPA FRUTTA NON È DANNOSA?

“Ma troppa frutta non è dannosa? ... non causa il diabete?… non aumenta la glicemia? ... non si trasforma in grasso?... ecc.”.

Una visione limitata dell’argomento potrebbeeffettivamente dare adito a tali dubbi; ma se è vero chetroppo zucchero nel sangue può causare una serie dipatologie quali diabete, sindrome da fatica cronica,candida, iperglicemia, ipoglicemia, così come altrecondizioni e malattie, fra cui anche il cancro, sembra chequesta situazione non sia imputabile alla frutta fresca,bensì alla presenza di troppi grassi nella dieta.

Una dieta a base di frutta fresca non crea iperglicemia,a patto - e questo è uno dei temi fondamentali delpresente testo - che il consumo di grassi ingeriti siamantenuto molto basso, cioè che sia contenuto entro il10%, massimo 15%, delle calorie giornaliere totali(vedi capitolo “I grassi e il grande inganno dellepercentuali caloriche”). In tal caso, infatti, non essendo ilsistema circolatorio intasato con grassi eccessivi, anche icarboidrati dei frutti più zuccherini entrano ed esconofacilmente dal flusso sanguigno.

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Esaminiamo nel dettaglio questa teoria igienista,estremamente diversa da quella fornita dalla scienzaufficiale, in relazione alle cause dell’iperglicemia.

Innanzitutto dobbiamo dire che il nostro organismo hacostantemente bisogno di glucosio (che è un carboidratosemplice), perché esso è fondamentale per la vita, è unnutriente essenziale per tutte le cellule, rappresenta ilcarburante per mantenere tutte le funzioni e, in particolare,è indispensabile ad assicurare il normale apportoenergetico al cervello, il quale non è in grado diimmagazzinarlo.

E aggiungiamo anche che se non ingerissimo carboidrati,come consigliato da alcune diete, il corpo trasformerebbecomunque proteine e grassi in carboidrati, ad un costo benpiù alto per il nostro organismo (vedi il capitolo “Lediverse diete e perché funzionano tutte”), e questo perchéil nostro sistema necessita dei carboidrati per la suasopravvivenza.

Quindi la glicemia, che è la concentrazione di glucosio nelsangue, deve sempre essere mantenuta entro certi valori,compresi all’incirca tra i 60 e i 130 mg/dL (mg/dLsignifica milligrammi per decilitro e tale valore varia aseconda che si sia a digiuno o meno). Infatti un valoreinferiore rappresenterebbe un pericolo per l’organismo,così come un valore superiore avrebbe le sue conseguenze

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indesiderate, come spiegato tra breve.

Il metabolismo dei carboidrati (semplici o complessi)consta essenzialmente di tre fasi:

1. Una volta ingeriti, i carboidrati entrano nell’apparatodigerente, dove i carboidrati complessi vengonoscissi in carboidrati semplici.

2. Dopodiché i carboidrati vengono assorbiti nel flussosanguigno attraverso la mucosa intestinale.

3. Successivamente essi escono facilmente (nel caso diun organismo sano) dal flusso sanguigno perraggiungere le cellule.

L’immissione nel flusso sanguigno del glucosioproveniente dalla digestione dei cibi ingeriti provoca unaumento della glicemia.

Quest’innalzamento sarà più o meno marcato a secondadella qualità e della quantità dei carboidrati ingeriti.

L’indice glicemico ci dice quanto velocemente undeterminato carboidrato si trasforma in glucosiosanguigno. Alimenti con un indice glicemico alto (dolci,zucchero, oppure pane, pasta e riso non integrali, priviquindi di fibre che ne rallentino l’assorbimento nel

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sangue) provocano brusche impennate del valoreglicemico, mentre se il loro indice glicemico è basso,come nel caso della maggior parte della frutta (sempre chesia consumata integra, cruda e matura), si ha unafluttuazione equilibrata della glicemia.

Quando la glicemia si alza, il cervello fa in modo che ilpancreas secerna insulina, che è un ormone che aiuta atrasportare il glucosio presente nel sangue fin dentro lecellule. Come conseguenza la glicemia torna a livellinormali.

La quantità di insulina riversata in circolo è direttamenteproporzionale al valore della glicemia: più questaaumenta e maggiore quantità di insulina viene secreta.

Ma quando il torrente circolatorio del sangue è ostruito, acausa della presenza di troppi grassi precedentementeingeriti (possono essere necessarie dalle 12 alle 24 ore epiù, prima che essi raggiungano la loro destinazione, cioèle cellule, lasciando così libero il sangue dalla loropresenza), questi si depositano sia sulle pareti dei vasisanguigni, sia attorno alle molecole di glucosio, siaattorno a quelle di insulina, formando un sottile stratoisolante. E stiamo parlando di qualsiasi tipo di grassoingerito, animale o vegetale, crudo o cotto, anche se èfuori dubbio che, per tutti gli altri aspetti, i migliori grassisono quelli vegetali e crudi!

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Risultato? Avete presente lo strato impenetrabile persinoal sapone, che si forma sulle nostre mani quandomaneggiamo qualche tipo di grasso?

Infatti, il trasferimento del glucosio dal flusso circolatorioalle cellule viene reso estremamente difficile a causa diquesta ostruzione da parte dei grassi che creano un sottilerivestimento isolante sulle pareti dei vasi sanguigni. Ilrisultato è che il glucosio non riesce ad abbandonare ilsangue e la glicemia comincia a salire eccessivamente,perché da una parte continua ad affluire, nel sangue, nuovoglucosio proveniente dall’apparato digerente, mentredall’altra ne viene impedito il trasporto - e quindi losmaltimento - verso le cellule.

Questa condizione genera iperglicemia, cioè eccessivoglucosio nel sangue.

Il pancreas, per fronteggiare questa situazione e mantenereil giusto equilibrio glicemico, viene costretto a secerneresempre più insulina, fino a che alla fine riesce a risolverela situazione ma, a causa di una quantità eccessiva diinsulina giunta nel sangue, viene prelevato troppo glucosioe così si verifica un brusco abbassamento della glicemia,che scende sotto i livelli normali.

Il risultato è: “ipoglicemia reattiva” (o “ipoglicemiapostprandiale”). Uno dei sintomi dell’ipoglicemia che

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segue un lauto pranzo a base di carboidrati, soprattuttoquelli con alto indice glicemico, è la tipica sonnolenzapost-prandiale che sopraggiunge poco dopo averterminato il pasto e che può durare anche diverse ore.

Ma il problema maggiore è che siccome questa è la tipicasituazione che si ripete giorno dopo giorno per tutta lavita, a causa dell’ingestione di una quantità eccessiva digrassi nella dieta, accompagnata dal consumo dicarboidrati ad elevato indice glicemico, ecco che ilpancreas si ritrova gravato da un superlavoro, che coltempo porta ad un suo conseguente indebolimento edesaurimento.

Quello che è veramente importante comprendere è che inuna dieta ad alto contenuto di grassi (praticamente quasiqualsiasi tipo di dieta, esclusa la DEA, contiene unaquantità di grassi che supera abbondantemente il 10-15%delle calorie totali giornaliere!), quello che accade è chenel sangue è SEMPRE presente troppo grasso, e altro è inarrivo al prossimo pasto.

E quindi anche se si consuma un pasto di sola frutta e siaspettano alcune ore prima di mangiare grassi, glizuccheri si mescoleranno comunque con i grassi che unoha assunto con la cena della sera precedente.

Ecco perché tante persone accusano difficoltà digestive

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varie, malessere, senso di vuoto alla testa, problemiglicemici, quando mangiano la frutta!

Il problema è che tanti “esperti” focalizzano la loroattenzione sulla parte sbagliata dell’equazione,raccomandando di mangiare poca frutta quando invecetutto si risolverebbe (comprese tantissime patologie lievie gravi) se solo si riducesse DRASTICAMENTEl’assunzione di qualsiasi tipo di grasso. E bisognaconsiderare che non esistono solo i grassi manifesti, tipoburro, olio, margarina, strutto, noci, formaggi, ecc., maanche quelli nascosti in carne, salumi, latte, cappuccino,cracker, grissini, pane, focacce, pizze, brioche, biscotti,dolci, anche nel caso di prodotti “sani, integrali, naturali”quali quelli che riempiono gli scaffali dei negozi naturisti,e questo perché… il grasso è grasso!

Torniamo al pancreas. Quando una dieta eccessivamentericca di grassi (la nostra tipica dieta) viene protratta neltempo, per anni, il pancreas, dapprima affaticato, poiindebolito e quindi esaurito diventa incapace di produrreinsulina in quantità sufficiente, come abbiamo già visto.

A questo punto il corpo ha previsto un meccanismo disostegno, che intervenga quando la funzione pancreaticarisulti compromessa in qualche modo: si tratta delleghiandole surrenali. Esse producono un ormone,l’adrenalina, che stimola la funzione pancreatica ad

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aumentare efficacemente la produzione di insulina.

E così quando, a causa della presenza continua di unaquantità eccessiva di grassi nel sangue, il pancreascomincia a risultare deficitario a produrre insulinasufficiente per mantenere un sano livello di glicemia,anziché leggere fluttuazioni, si cominciano a verificarebrusche impennate e repentine discese dei valoriglicemici. A questo punto dobbiamo cominciare a fareaffidamento su una funzione pancreatica assistita dalleghiandole surrenali ogni volta che mangiamo, stressandoeccessivamente entrambi gli organi.

Ora, bisogna aggiungere un altro fatto e cioè che la Naturaha previsto che, in una situazione di pericolo, nel nostroorganismo si attivi una reazione automatica, chiamatarisposta “Attacco-Fuga”. Tale reazione spinge leghiandole surrenali a produrre adrenalina, al fine diallertare al massimo il nostro organismo per fronteggiarel’emergenza.

Naturalmente questo è un meccanismo di sopravvivenza acui si dovrebbe raramente ricorrere se si vivesse inmaniera naturale (a meno di non trovarsi faccia a faccia,per esempio, con qualche animale feroce, o di doverfronteggiare qualche atro tipo di emergenza).

In realtà tale meccanismo è diventato abusatissimo e

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anziché utilizzarlo occasionalmente, lo viviamo incontinuazione. Per esempio, più o meno ogni volta cheguidiamo la macchina in città incappiamo almeno in unasituazione che richiede la risposta delle surrenali, quandocioè ci spaventiamo, ci arrabbiamo, ci stressiamo perchésiamo in ritardo, ecc..

Ogni situazione di stress, in realtà, induce il nostro corpoa produrre adrenalina: dalla sveglia mattutina, ai titoli deigiornali, ai talk-show con i relativi comportamenti estremidi chi vi partecipa, ai film di un certo tipo, tutt’altro cherilassanti, ai “reality shows”, ideati intenzionalmente perevocare emozioni intense; oppure alle varie storie dimorte e distruzioni di cui si parla nei telegiornali, a tutti ivari tipi di “eccitamento” a cui ricorriamo (locali notturni,discoteche, ecc.), ai conflitti che viviamo sul lavoro, nellacoppia, in famiglia, tra amici, ecc..

Siamo ormai assuefatti alla nostra dose di adrenalina. Seci viene a mancare l’azione ci sentiamo stanchi, assonnati,sicuro segno di esaurimento. Viviamo in uno stato dicostante affaticamento delle surrenali.

E le sostanze a cui ricorriamo per far fronte a questoesaurimento (caffè, sale, zucchero, sigarette, alcol, ecc.),in realtà aggiungono altro stress, perché stimolano laliberazione di ormoni surrenali.E così le ghiandole surrenali, sottoposte al doppio stress

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(causato da alimentazione scorretta e da uno stile di vitainnaturale) alla fine cominciano anch’esse a esaurirsi,come il pancreas.

Mancanza di motivazione, malessere, necessità distimolanti, eccessivo bisogno di sonno, attacchi dimononucleosi (malattia infettiva che ha come sintomiprevalenti stanchezza e aumento dei globuli bianchi), sonotutti indicatori di vari gradi di affaticamento edesaurimento surrenale e sono, fra l’altro, gli stessi sintomidi “sindrome della fatica cronica”.

Tutto questo potrebbe essere evitato o attenuato da unacorretta alimentazione a base di frutta e verdura allostato naturale, quindi integra, fresca, cruda e matura,possibilmente biologica, con l’aggiunta opzionale di unapiccola quantità di semi, come la DEA (Dieta EnergiaAlta), o da una dieta in cui, comunque, frutta e verduravengano consumate nella maggior quantità possibile e allostato crudo.

Infatti, la frutta contiene una minima quantità di grassi equindi non causa alcuna ostruzione nel torrentecircolatorio, a patto che vengano soddisfatte le seguenticondizioni:

1. Deve essere mangiata integra, cioè non disidratata, néessiccata, perché altrimenti il contenuto zuccherino si

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concentra a un livello innaturale che l’organismo nonè in grado di gestire.

2. Deve essere mantenuto intatto il suo contenuto di fibree quindi non deve essere spremuta, o centrifugata (ameno che la polpa non venga aggiunta al succo),perché le fibre nella frutta (e nella verdura) rallentanoin modo naturale l’assorbimento dello zucchero.

3. Deve essere parte di una dieta a basso regime digrassi (non superiore al 10-15%). Ecco che allora isuoi zuccheri entrano sì velocemente nel flussosanguigno, ma altrettanto velocemente ne escono,rendendo la frutta stessa il cibo ideale per l’uomo,grazie alla presenza in proporzione ottimale di tutti isuoi nutrienti: vitamine, sali minerali, enzimi,fitonutrienti, antiossidanti, acqua biologica, fibresolubili, carboidrati semplici di pronta assimilazione,grassi vegetali nella giusta quantità e proteine nellamisura ideale per l’uomo.

Basti ricordare che le tre grandi scimmie antropomorfe(Pongidi), orango, scimpanzé e gorilla - ritenutecomunemente, sui piani anatomico, fisiologico,ematologico, ecc., i nostri parenti più vicini - si nutrono innatura prevalentemente di frutta e oltre ad avere forza,agilità, energia, non conoscono le malattie degenerativedell’uomo!

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Alla luce di quanto detto finora ci sarebbe forse daconsiderare che quelli che vengono normalmente definiticome disordini del metabolismo glicemico dovrebberoessere più correttamente classificati come disordini delmetabolismo lipidico.

C’è quindi da riflettere sul fatto che anche chi crede diaver intrapreso delle ottime scelte alimentari, quali ladieta vegetariana o vegana, spesso può manifestare tutti isintomi e le malattie di cui abbiamo parlato in questocapitolo, proprio per la presenza eccessiva di grassi nelladieta.

E questo perché, spesso, chi ha rinunciato a cibarsi dialimenti a base di carne, seguendo una scelta etica checondivido pienamente, se è vegetariano include nella suadieta i prodotti caseari, pieni di grassi di origine animale,mentre se è vegano ricorre spesso a una notevole quantitàdi grassi vegetali contenuti in noci, mandorle, nocciole,anacardi, arachidi, semi di lino, girasole, sesamo, ecc.,nonché ai rispettivi oli, oltre che a olive, avocado, coccoed altri frutti grassi. (Basti pensare agli innumerevolisnack “integrali” considerati “sani e naturali”, qualibiscotti, dolci, cracker, grissini, pani, focacce, ecc., in cuitutti i grassi vegetali rappresentano una percentualealtissima rispetto alle calorie fornite).

La quantità di grassi presenti nell’alimentazione di

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vegetariani e vegani può, paradossalmente, essereaddirittura molto superiore a quella che assume unapersona che si nutra “normalmente”, laddove se perquest’ultima si aggira mediamente attorno al 40% dellecalorie giornaliere, nel caso di alcuni vegani crudisti sipuò arrivare anche attorno al 70%!

E, cotto o crudo, animale o vegetale, … troppo grasso ètroppo grasso!

Se vi è troppo grasso nella dieta, ecco che compaionodeficienze nutrizionali, brusche cadute di energia,squilibri ormonali, desideri intensi e improvvisi di cibo erepentini cambiamenti di umore.

È inevitabile, con una percentuale di grassi alta nelladieta, andare soggetti ad affaticamento costante ed esserecostretti a ricorrere a caffè, tè, o ad altre sostanzeeccitanti considerate, a torto, sane perché naturali.

Il fatto è che “in natura” esistono sia sostanze compatibilicon la nostra specie, sia altre che sono tossiche e persinoletali. Quindi asserire che alcuni cibi o ingredienti sono“naturali”, oltre ad essere una tecnica commerciale divendita molto in voga, non costituisce garanzia di nulla.

E così sembra che la frutta non abbia nessuna colpanell’innalzamento della glicemia, essendo l’eccesso di

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grasso la vera causa.

Se si rimuove il grasso dalla dieta, nella maggioranza deicasi i livelli di glicemia tornano alla normalità, e con essianche la funzione pancreatica.Certo, mangiare frutta aumenta la glicemia, ma anchemangiare gli altri cibi l’aumenta. I carboidrati complessisono quelli con l’indice glicemico più alto e quindicausano l’aumento più grande e più rapido dei livelli diglicemia.

Ma se una persona sana mangia frutta intera, lo zuccherocontenuto passa nel giro di pochi minuti dentro e fuori dalflusso sanguigno, senza causare alcuna anormalità neilivelli glicemici.

La cosa strana, però, è farsi tanti problemi rispetto allafrutta, ma non considerare che i carboidrati complessi e ivari dessert, per quanto “naturali, crudi e integrali”,causano un’impennata davvero brusca dei valori dizucchero nel sangue.

Viene veramente in mente, a tal proposito, la barzelletta diquella persona che alla fine di un lauto pasto,nell’ordinare come dessert una torta con cioccolato, noci,e panna montata aggiunge: “Per favore niente ciliegina,perché sono a dieta!”

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Infine, a proposito di diabete, vorrei citare ciò chel’American Diabetes Association riporta: “Per quantoriguarda la popolazione in generale, si incoraggia nellepersone con diabete la scelta di una varietà di cibi checontengano fibre, come cereali integrali, frutta everdure, perché forniscono vitamine, minerali, fibra ealtre sostanze importanti per una buona salute.” Eancora: “Perciò, l’uso di fruttosio aggiunto comedolcificante non è raccomandato; comunque non c’èalcuna ragione per non raccomandare che le personecon diabete evitino la naturale presenza di fruttosio infrutta, verdure e altri cibi”. (15)

LA COTTURA DEI CIBI

La cottura dei cibi presenta un indubbio, grandevantaggio: quello di rendere commestibili i cereali e altrialimenti non adatti all’uomo, come la carne e le patate, dimodo che in condizioni dove egli non disponga del cibo alui più appropriato (frutta, verdura e semi), possacomunque sopravvivere grazie ad essi.

Ma vi è un prezzo da pagare. Infatti, quando mangiamo glialimenti crudi, questi dispongono dei propri enzimidigestivi, che svolgono un notevole ammontare dipredigestione (ciò avviene nella parte superiore dello

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stomaco, prima che il sistema digestivo principale simetta al lavoro), alleviando così il sovraccarico ai dannidel pancreas (che produce la dose principale di enzimidigestivi).

Quando invece mangiamo cibi cotti, la cottura ha distruttotutti gli enzimi digestivi degli alimenti e così il pancreas èampiamente penalizzato. Infatti, da un lato dovrà svolgereil lavoro che avrebbero dovuto svolgere gli enzimidigestivi degli alimenti introdotti, da un altro è obbligato aun super lavoro a causa delle trasformazioni cheavvengono nei cibi stessi con la cottura e che li rendonopiù indigesti, e infine si ritrova a fare i conti con un tipodi alimenti la cui natura è diversa da quella del cibo percui l’uomo è stato designato.

Ecco perché il pancreas si ipertrofizza e si ingrossa,accompagnato da cambiamenti anche nelle gonadi (leovaia e i testicoli), nelle ghiandole surrenali(responsabili, tra l’altro, della regolazione della rispostaallo stress), nella ghiandola pituitaria o ipofisi (checontrolla le gonadi, le ghiandole surrenali e la tiroide) enelle altre ghiandole esocrine (quelle che versano il lorosecreto all’esterno del corpo, come le sudoripare, lelacrimali e le salivari). (16)

Inoltre la cottura rende i minerali contenuti nel cibo menoassimilabili, senza considerare che una parte di essi

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vengono gettati via insieme all’acqua di cottura.

Ma vediamo più dettagliatamente cosa accade ad un ciboquando esso subisce la cottura.

Come abbiamo già visto nel capitolo “Gli elementinutritivi”, i nutrienti, che si trovano nei cibi cheingeriamo, sono: carboidrati, proteine, grassi, acqua,vitamine, sali minerali; ai quali si aggiungono enzimi,antiossidanti e fitonutrienti.

Ognuno di questi ha delle caratteristiche specifiche, chedipendono dalla loro composizione chimica e sicomportano di conseguenza in modo diverso quando vieneloro somministrato calore.

Analizziamone i diversi comportamenti, per capire cosaavviene nel nostro organismo in seguito alla loroingestione dopo essere stati cotti.

CARBOIDRATI COTTI

I carboidrati amidacei (quindi i “carboidrati complessi”),sia che si tratti di cereali “integrali”, cioè che non hannosubito alcuna raffinazione, sia di quelli “raffinati”, ovverodai cui chicchi sia stata decurtata la fibra (riso bianco e

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tutti i prodotti a base di farina bianca, tipo pasta, pane,focacce, pizze, biscotti, cracker, brioche, ecc.),necessitano della cottura, che trasformi l’amido presentein essi in carboidrati più semplici (maltosio, che è undisaccaride), fino ad arrivare al glucosio, lo zucchero (ocarboidrato) più semplice che possa essere assorbito eassimilato dall’organismo.

Il problema è che la cottura causa la “caramellizzazione”di questi carboidrati complessi, cioè la fusione dellemolecole degli amidi in una poltiglia collosa simile allamelassa. (A questo proposito è interessante rilevare, percomprendere meglio le difficoltà digestive, che amidi e“destrine” - altri carboidrati complessi presenti neglialimenti amidacei - sono i principali adesivi a basevegetale utilizzati per incollare la carta da parete).

Questa caramellizzazione, che avviene anche se non lavediamo, comporta una elevata risposta glicemica, contutte le conseguenze che ne derivano (diabete, obesità,candida, fatica cronica, ecc.). Il livello di zucchero nelsangue, infatti, subisce una brusca impennata a seguitodell’ingestione dei carboidrati complessi cotti, inparticolare di quelli raffinati, cioè a base di farina bianca,che sono stati privati della fibra originaria.

Continuando con la cottura si arriva a ottenere unacarbonizzazione dei carboidrati (esempio classico: il toast

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che diventa nero perché troppo tostato), che è tossica ecancerogena.

Vi è anche un altro aspetto molto importante daconsiderare e cioè che i carboidrati complessi cotti, adifferenza dei carboidrati semplici della frutta, nonvengono solitamente consumati “da soli”, ma spessoaccompagnati:

• da cibi grassi (pasta condita con olio o burro oformaggio; pane e formaggio; pane e salumi; focaccia,che contiene olio; pizza, con aggiunta di olio, diformaggi, di salumi, ecc.; cracker o grissini, contenentistrutto e/o altri grassi; snack vari con semi di sesamo,lino, girasole, ecc.),

• oppure da cibi zuccherini (pane e marmellata; pane emiele; pane e creme varie; muesli a base di cerealitostati, con frutta secca e semi vari; brioche; biscotti;snack vari con miele, frutta secca, dolcificanti vari,ecc.).

E queste combinazioni alimentari complicanoulteriormente la digestione dei carboidrati, provocando lafermentazione di questi ultimi.

La conseguenza immediata della fermentazione deicarboidrati è lo sviluppo di gas, alcol e acido acetico. Da

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ricordare, a tale proposito, che l’alcol è un velenoprotoplasmatico (il protoplasma è la sostanza di cui sicompongono le cellule) che distrugge ogni cellula con cuiviene a contatto. E l’acido acetico è anch’esso un velenoche, anche nella sua forma più diluita (in 19 parti di acquadiventa “aceto”), continua ad essere tossico.

Infine, vi è il problema non indifferente dell’acrilamide(o amido acrilico). Questa è una sostanza chimica che èstata scoperta da un ricercatore svedese nel 2002 e inseguito denunciata dall’autorità sanitaria svedese nellostesso anno.

L’acrilamide, o amido acrilico, è presente nei prodottialimentari a base di amido, fritti, tostati e cotti al forno, atemperature pari o superiori a 120° e si è rivelatacancerogena in esperimenti condotti su animali.L’acrilamide sarebbe presente in patatine fritte, biscotti,corn-flakes, ma anche nel pane e nelle fette biscottate.“Secondo gli organismi sanitari internazionali,l'acrilamide sarebbe potenzialmente dannosa anche perl'uomo. Le concentrazioni già riscontrate dalla Sveziasono state confermate dalle analisi effettuate in diversipaesi su cibi a base di amido cotti ad alte temperature(fritti, tostati o cotti al forno), dimostrandoimplicitamente che questo problema non conosce confininazionali.”(17)

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PROTEINE COTTE

Ecco, di seguito, una teoria molto interessante, sostenuta,tra gli altri, dal Dr. Douglas Graham, una delle massimeautorità viventi della scuola igienista americana. (18)

Le proteine sono formate da catene di aminoacidi e nonpossono essere utilizzate dal nostro organismo se primanon vengono scisse in questi loro componenti di base.Esse, infatti, servono principalmente come fonte diaminoacidi, con i quali poi l’organismo umano produce leproprie proteine.

Quello che accade quando si cuociono i cibi proteici èche le proteine vengono “denaturate”, nel senso che gliaminoacidi si fondono insieme e danno luogo a compostiche non possono essere scissi facilmente dagli enzimipresenti nel nostro corpo.

Nel migliore dei casi questi composti possono esseredemoliti in “polipeptidi” - pezzi di proteine parzialmentescomposte - che vengono riconosciuti dal nostroorganismo come invasori nemici, da attaccare, isolare edeliminare attraverso i reni. Ma le cellule delle pareti deireni non consentono un facile trasporto di queste sostanze,cosicché esse si accumulano e possono col tempo dareluogo a calcoli renali ed esaurimento della funzione

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renale.

Per spiegare meglio quanto avviene, immaginiamo diappallottolare una ciocca di capelli, che sono costituitiprevalentemente da proteine. Se la lasciamo andare, icapelli torneranno al loro stato naturale, ma se una voltaappallottolati li poniamo a contatto col fuoco, essi siincolleranno tra loro e non potranno mai più tornare alloro stato originario, perché si sono creati dei nuovilegami che glielo impediscono.

La stessa cosa succede a un uovo che venga buttato su unapadella a friggere: semplicemente cambia strutturachimica in modo irreversibile.

Ecco perché le proteine cotte sono spesso non solo inutilima addirittura tossiche: esse possono dare luogo adallergie, artrite e malattie autoimmuni. (Si definiscono"autoimmuni" le malattie causate da una reazione delsistema immunitario diretta contro qualche parte dellostesso organismo, mentre, in condizioni normali, tutto ciòche appartiene all’organismo è protetto da taleaggressione perché esiste il meccanismo della tolleranzaimmunitaria. Tale autoaggressione viene attribuita ad unasorta di "impazzimento" del sistema immunitario, che"perderebbe" la capacità di riconoscere le strutturedell'organismo in cui opera da quelle estranee epericolose.)

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GRASSI COTTI

La cottura dei grassi causa molteplici problemi, sia disalute che nutrizionali, in quanto, una volta scaldati, igrassi interferiscono con la respirazione cellulare, dandoorigine a cancro e malattie cardiache, e inoltre perdono leloro proprietà antiossidanti.

E, ancora, una volta cotti, i grassi irrancidisconovelocemente, diventando cancerogeni.

L’abitudine poi, di sottoporli a cotture particolarmenteintense (arrostire, cuocere alla griglia, frittura prolungata,barbecue fino all’annerimento, ecc.) causa lo sviluppo disostanze tossiche quali acroleina, idrocarburi, nitrosaminee benzopirene, uno dei più conosciuti agenti cancerogeniper l’uomo.

C’è ancora da aggiungere che l’industria alimentarericorre spesso alla ”idrogenazione dei grassi”, perallungarne i tempi di conservazione e migliorare laconsistenza del cibo, ma i grassi idrogenati ostruiscono learterie e i capillari riducendo il trasporto di ossigenoverso ogni parte del nostro organismo. Ecco, a questoproposito, un interessante trafiletto (trattto dal sitohttp://www.disinformazione.it/margarina.htm):

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“La margarina viene prodotta aggiungendo atomi diidrogeno alle molecole dei grassi per renderle piùsaturate, elevando il punto di fusione del grasso, inmodo che rimanga solido a temperatura ambiente.Questo processo chiamato "idrogenazione", perinnescare la reazione richiede la presenza di uncatalizzatore metallico e temperature di circa 260°C.L'idrogenazione è diventata popolare in America perchéquesto olio non deperisce o diventa rancido cosìvelocemente come gli oli normali e pertanto ha unadurata maggiore. Potete lasciare un mattoncino dimargarina sul tavolo per anni e non sarà intaccato dalarve, insetti o roditori. La margarina è un non-cibo!Sembrerebbe che soltanto gli umani siano così pazzi dacibarsene. Dato che i grassi nella margarina sonoparzialmente idrogenati, i produttori possono dichiarareche è un prodotto "polinsaturo" e vendercelo come cibosano.”

Possiamo immaginare quanto difficile sia da “smaltire” untale tipo di grasso, una volta che si trova nel nostroorganismo? E i danni che produce?

Non credo!

Grassi parzialmente idrogenati si trovano anche neiprodotti da forno confezionati, nelle basi per dolci, neglioli per friggere, nelle patatine fritte, negli snack, in molti

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prodotti venduti nei fast-food, ecc..

MICRONUTRIENTI SOTTOPOSTI ACOTTURA

La maggior parte di vitamine, sali minerali, enzimi,antiossidanti, fitonutrienti e fibra, vengono danneggiatio devitalizzati dalla cottura, trasformando il cibo in“calorie vuote”.

Cosa vuol dire questo, in pratica?

Vuol dire che se tutti i suddetti micronutrienti sonoresponsabili di determinate condizioni di salute e che laloro mancanza si traduce in tutte le condizioni patologichedi cui si è già trattato nel capitolo “Gli elementinutritivi“… beh, il conto è presto fatto!

CONCLUSIONI

Caramellizzazione degli amidi e impennata dell’indiceglicemico; carbonizzazione dei carboidrati e acrilamide,con conseguenti effetti cancerogeni di entrambi;denaturazione delle proteine con conseguenti allergie,

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artriti, malattie autoimmuni; irrancidimento dei grassi,formazione di acroleina, nitrosamine e idrocarburi (tra cuiil benzopirene, che è una delle più potenti sostanzecancerogene conosciute); più tutte le patologie derivantida un’alimentazione scarsa o assente in vitamine, saliminerali, enzimi, antiossidanti e fitonutrienti: che cosascegliamo di fare ora che abbiamo letto questeinformazioni? Dimenticarcene? Immaginare che sia tuttaun’esagerazione? Che tanto mangiano tutti così e certeconseguenze non capiteranno certo a noi?

Di sicuro se continuiamo a fare quello che tutti fannootterremo quello che tutti ottengono: se frequentate un po’gli ospedali sapete di cosa parlo.

Quanto vogliamo sfidare ancora la fortuna, o il tempo?Quanto siamo disposti a rischiare?

Vale la pena continuare a “godere” di una bellatradizionale abbuffata tutti i giorni, facendo finta che tuttequeste notizie allarmanti siano solo estremizzazioni? Chel’eccesso di colesterolo sia un’invenzione che non ciriguarda? Che fumare o non fumare sia lo stesso perchétanto siamo tutti fumatori passivi? Che bere alcol nonabbia mai fatto male a nessuno e anzi sia consigliabileperché alza la pressione? Che basti fare sport per esserein forma, dimenticandosi però che la “forma esteriore”(fisico asciutto e muscoloso) non ha necessariamente a

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che fare con lo stato di salute delle proprie arterie,sangue, polmoni, fegato, reni, vescica, ecc.?

In alternativa potremmo decidere di investigare un po’,magari andando a verificare su internet quello cheabbiamo appena letto. Oppure potremmo cominciare asperimentare direttamente, incrementando gradualmente ilconsumo di ottima frutta e verdura, scegliendo così dioccuparci oggi della nostra salute per non essere costrettia preoccuparci domani delle nostre malattie.

In fondo ci occupiamo di così tante cose che sonoincredibilmente meno importanti del nostro benessere!

La salute è il nostro tesoro più prezioso, ma spesso lo sicapisce solo quando lo si è perduto.

Oggi siamo ancora in tempo e anche se per caso siamo giàammalati, se cambiamo modo di alimentarci ci sonoeccellenti possibilità di riconquistare la nostra salute(vedi capitolo “Imparando da illustri maestri”).Addirittura vi sono testimonianze di persone che,ammalatesi di malattie cardiache, oppure di cancro o altroancora, e ritenute incurabili dalla medicina ufficiale, sonoriuscite ad ottenere la regressione delle loro patologiegrazie ad una dieta equivalente alla DEA (Dieta EnergiaAlta), a base di sola frutta e verdura allo statonaturale, quindi integra, fresca, cruda, matura,

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possibilmente biologica, con l’aggiunta opzionale di unaminima quantità di semi, quindi a bassissimo contenutodi grassi e proteine.

Non è necessario stravolgere le proprie abitudinialimentari. Basta muoversi gradualmente, piacevolmente,nella giusta direzione, effettuando una lenta transizione.Sarà il nostro stesso organismo che ci suggerirà i varipassi da intraprendere, i tempi più indicati per effettuare icambiamenti, con tranquillità, senza stress.

Potremo così cominciare ad apprezzare, giorno dopogiorno, i risultati positivi in termini di buona digestione,accresciuta energia, ripristino del peso ideale,diminuzione di disturbi della più svariata origine,miglioramento del proprio umore, del riposo, del sonno edella qualità della vita in generale.

POCO A POCO, MA AVVIANDOSI NELLA GIUSTADIREZIONE!

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CAPITOLO 4 – IMPARANDO DAILLUSTRI MAESTRI

Quelli che verranno di seguito citati sono solo alcuni tra igrandi maestri igienisti, studiosi, medici, scienziati ericercatori, che hanno dedicato o dedicano la loro vitaalla sperimentazione e alla guarigione su vasta scala,avendo sposato la causa dell’alimentazione naturale, abase esclusivamente vegetale, “viva”, oltre che regole divita in completa sintonia con la natura.

Moltissimi altri non hanno trovato spazio in queste pagine,ma intendo ringraziarli per l’impegno e il coraggio diessere andati “contro corrente”, taluni anche a prezzodelle loro illustri carriere come medici e scienziati,perché si sono fatti portavoce di teorie decisamentescomode per chi, per ignoranza o per interesse, ha basatoil proprio guadagno sulle disgrazie di molti altri (intermini di malattia, inquinamento, impoverimento dellerisorse ambientali, fame nel mondo, maltrattamento esterminio degli animali, ecc.).

A tutti questi grandi maestri va il mio più sentito

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ringraziamento per avermi permesso di ritrovare la salute,con la piena consapevolezza che questo libro è solo unasintesi molto parziale di tutto il loro lavoro, le lorosperimentazioni, la loro fatica e i loro successi.

NATHAN PRITIKIN

Nathan Pritikin (1915-1985), nutrizionista americano epioniere della ricerca sulla longevità, divenne famosocome l’inventore di “The Pritikin Program for Diet andExercise” (“Il programma Pritikin per dieta edesercizio”), per malati di cuore, una dieta veganacaratterizzata da un basso contenuto di grassi, a baseprevalentemente di carboidrati non raffinati (80%carboidrati non raffinati, 10% grassi, 10% proteine),accompagnata da una moderata attività aerobica.

Precedentemente, all’età di quarantadue anni, egli erastato afflitto da gravi problemi coronarici e da leucemia epoiché a quel tempo, nel 1958, l’operazione di bypasscoronarico non era ancora disponibile, l’unica alternativa,a quella di accettare la prognosi medica di una morteimminente per attacco di cuore, era quella di trovare unasoluzione da sé.

Pritikin scelse la dieta. Questo perché, essendosi messo a

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cercare disperatamente informazioni su ricerche medicheinerenti al suo problema specifico, era venuto aconoscenza di alcuni esperimenti fatti sulle scimmie - chefisiologicamente hanno i sistemi corporei quasi identici ainostri e che funzionano precisamente allo stesso modo -fatte da un certo Dr. Jeremiah Stamler.

Ebbene, quegli esperimenti avevano rivelato che quandole scimmie venivano nutrite con una dieta ricca di grassi,colesterolo e proteine, le loro arterie venivano ostruite dadepositi di grasso e colesterolo, mentre sesuccessivamente veniva loro somministrata una dietapovera in grassi, colesterolo e proteine, le loro arterietornavano nuovamente ad essere pulite e sane.

Apro una parentesi per soffermarsi a riflettere su quantosarebbe diverso e migliore il mondo, e le nostre stessevite, se tutti agissimo secondo il motto “Non fare agli altriquello che non vorresti che fosse fatto a te!”. In questocaso mi riferisco agli esperimenti e test di qualsiasigenere sugli animali. Oltretutto, alla luce di quantoesposto in questo ed altri testi simili, inviterei tutti coloroche fanno ricerche per migliorare le condizioni di vitadell’uomo, usando gli animali, a testare in primo luogo suse stessi gli incredibili effetti benefici di una dietaappropriata all’uomo stesso, quindi la dieta che la Naturaha previsto e predisposto per i Primati, di cui l’Uomo faparte. Parlo di una dieta basata su una preponderanza di

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frutta e verdura cruda, fresca e preferibilmente biologica.E parlo di evitare i cibi trattati, raffinati, inscatolati,confezionati, affumicati, essiccati col calore, trattatichimicamente, colorati, insaporiti o conservati, irradiati,fritti o cotti nei forni a microonde. E mi riferiscoall’assenza di sale, condimenti, zuccheri, oli estratti,grassi animali, te, caffè, bevande a base di cola, alcool oaltre bevande stimolanti, tabacco e tutte i tipi di droghe.Parlo semplicemente di vivere e nutrirci come sevivessimo in natura, come tutti gli altri animali (quelli chevivono in natura, non quelli addomesticati o tenuti nellegabbie). Forse, effettuando un tale test su se stessi sipotrebbe giungere a condizioni di benessere e assenza dimalattie talmente eclatanti da rendere superflui tutti i test ele ricerche che, per cercare una soluzione alle aberrazionidell’uomo, sottopongono gli animali, e talvolta anche gliuomini stessi, a barbarie e crudeltà inaudite.

Tornando a Pritikin, egli aveva capito che la colpa deisuoi problemi cardiaci era da attribuire alla dieta standardamericana, ricca in grassi, colesterolo e proteine. Aconferma di questo egli aveva altresì scoperto che studieffettuati sulle popolazioni primitive africane avevanodimostrato che sia i problemi cardiaci, sia la maggiorparte delle malattie della civilizzazione, erano presso diloro totalmente sconosciuti. Da tali studi si apprendevaanche che la loro dieta, quasi prevalentemente vegetarianae povera in grassi, consisteva abbondantemente di cereali,

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frutta e verdura.

E così egli usò, come modello base per la sua nuova dieta,proprio il modello di dieta degli africani primitivi. Comelui stesso ammise, non inventò nulla di nuovo, adattòsemplicemente quella dieta al gusto americano.

Così, Pritikin cercò dapprima di abbassare il livello dicolesterolo e di grasso presenti nel suo sangue, poichésapeva che questi erano i due fattori più pericolosipresenti nella dieta standard americana. Poi, siccomeaveva capito che la sua precedente dieta era troppo alta inproteine, e che tutti e tre questi fattori (grassi, colesteroloe proteine) erano predominanti in una dieta a base di cibianimali, decise che la sua nuova dieta sarebbe stata dinatura quasi totalmente vegana e consistenteprevalentemente di carboidrati (naturalmente poveri digrassi, colesterolo e proteine).

Seppure con estrema precauzione, poiché tutti i cosiddetti“esperti” lo avevano ammonito che sarebbe deperitoeccessivamente, cominciò a sottoporsi alla sua nuovadieta. Gli esami del sangue dimostrarono che tutto stavafunzionando come previsto, in accordo con gli esperimentifatti sugli animali.

Il suo colesterolo scese da 280 mg/dL a 110 mg/dL, unrisultato ritenuto quasi impossibile dai medici.

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Nella sua versione definitiva, Pritikin stabilì che la dietaavrebbe dovuto comprendere una percentuale di grassinon superiore al 10% delle calorie giornaliere assunte,una percentuale di proteine non superiore al 10% e unapercentuale di carboidrati dell’80%, consistenteprincipalmente in carboidrati complessi non raffinati.

Tale dieta avrebbe compreso pochissima frutta, il cuizucchero, secondo lui, avrebbe innalzato il livello deitrigliceridi nel sangue. (I trigliceridi sono i grassi delsangue che derivano dall’alimentazione - quando questa ètroppo ricca in carboidrati o lipidi - e inoltrerappresentano il principale tipo di grasso utilizzato comefonte energetica dall’organismo. Quando sono in eccesso,i trigliceridi possono concorrere a formare le placche cheostruiscono le arterie o essere trasformati dal fegato incolesterolo, aumentando il rischio di malattiearteriosclerotiche e di infarto del miocardio.)

Pritikin stabilì infine un programma di esercizi aerobici,per promuovere la circolazione del sangue e ripulire learterie e, dopo alcuni anni di allenamento, raggiunse infineil suo scopo: egli riusciva ora a correre per 7 miglia (11chilometri abbondanti) senza alcuna fatica, mentreall’inizio del programma non riusciva nemmeno acamminare per cento metri.

E se all’inizio del suo programma il suo ECG

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(elettrocardiogramma) sotto sforzo mostrava seri segni dimalfunzionamento cardiaco a una frequenza di 80 battiti alminuto, nel 1966 all’Università di California dimostrò dipoter correre su tapis roulant per 20 minuti alla frequenzadi 177 battiti al minuto senza problemi: non solo Pritikinera vivo e stava bene, ma era diventato uno degli uominipiù in forma degli USA.

Nel 1976 egli fondò un “Centro per la longevità”, inCalifornia, dove dati raccolti su parecchie migliaia dipazienti hanno dimostrato che la Dieta Pritikin si èrivelata efficace non solo contro malattie cardiache edelle arterie, ma anche per diabete, ipertensione e moltialtri sintomi di degenerazione fisica, salvando così la vitadi migliaia e migliaia di persone e restituendo loro unavita attiva e felice. (19)

Ma… c’è un piccolo “ma”, molto importante… che furilevato da Ross Horne, suo entusiasta discepolo per moltianni, a cui è dedicato il prossimo paragrafo.

ROSS HORNE

Ross Horne (1924-2004), ricercatore nutrizionistaaustraliano, dapprima allievo di Pritikin e, in seguito,perfezionatore della sua dieta. È l’autore del best-seller

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“Improving on Pritikin - You can do better”(“Perfezionando Pritikin – Puoi fare meglio”).

Questa è, brevemente, la sua storia.

All’età di trentasei anni, affetto da artrite, gli venne dettodal medico al quale si era rivolto per un consulto, che sisarebbe dovuto abituare a conviverci. La qual cosa non glipiacque e cominciò quindi a indagare personalmente sututti i testi che riuscì a recuperare sull’argomento.

Applicando ciò che scoprì, cominciò a mangiare menocarne e molta più frutta e verdura, fino a che la sua artritescomparve. E fu così che un pilota della Qantas Airways(questa era la sua professione a quel tempo) iniziò aintraprendere la carriera di nutrizionista.

Successivamente si verificarono alcuni episodi che loportarono ad indagare anche nel campo delle malattiecardiache.

Dapprima due suoi colleghi piloti, entrambi diquarantadue anni, nel pieno della loro vigoria fisica eatletica, ebbero un attacco di cuore. Poi fu la volta di suamoglie, fumatrice, nonché dedita alla tipica dieta standardamericana. L’angiogramma coronarico (che è un test per ladeterminazione dell'esistenza di un'affezione delle arteriecoronarie), a cui egli la fece sottoporre, rivelò che le due

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arterie coronarie principali erano bloccate e la terza loera parzialmente.

Conoscendo le possibili conseguenze di una talesituazione, Horne si diede da fare per ampliare le sueconoscenze, nel tentativo di aiutarla a guarire. Fu così cheebbe modo di conoscere Natahan Pritikin e la sua dieta,con la quale riuscì a rimettere in forma sua moglie intempi incredibilmente brevi.

Divenne quindi egli stesso un entusiasta discepolo diPritikin per parecchi anni e, ritiratosi dalla QantasAirways nel 1977, cominciò a scrivere “The HealthRevolution” (“La rivoluzione della Salute”), perraccontare la storia di Pritikin.

Horne partecipò a tutte le conferenze di Pritikin e fu da luinominato suo rappresentante ufficiale in Australia. Spedìcopie di tutte le ricerche di Pritikin ai Ministeri Federaliper la Salute e a tanti eminenti cardiologi e autorità civili,ognuno dei quali… le ignorò.

Fu a quel punto che Horne comprese l’importanza discrivere il proprio libro di successo.

Pritikin gli diede tutte le informazioni e i consiglinecessari e fu supervisore del suo manoscritto, oltre alfatto che Horne, naturalmente, seguì il Programma Pritikin

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alla lettera. Il libro “The Health Revolution” divennesubito un best-seller in Australia ma… diversi eventidovevano ancora accadere!

Nel 1980 Horne finì di scrivere il suo libro. Tuttoprocedeva bene, i suoi check up rivelavano ciò che imedici del caso riferivano come “le arterie e la pressionesanguigna di un ragazzo”.

Horne intanto aveva intrapreso ricerche anche nel campodel cancro, un’altra malattia della civilizzazione legataprincipalmente a fattori dietetici.

Come egli riferisce, lavorava sull’argomento dalla mattinapresto fino a sera tarda, salvo le pause per mangiare e perandare a correre, verso le ore 18. Si attenevascrupolosamente alla dieta Pritikin, a base di cerealiintegrali, con l’aggiunta di insalata e poca frutta. Ma ilproblema che si verificava era che dopo mangiato sitrovava a sperimentare ripetutamente una netta stanchezza,la tipica sonnolenza post-prandiale, che lo obbligavatalvolta ad addormentarsi nel corso dello studio, “comedrogato”. Come Horne stesso racconta, non potevatrattarsi di affaticamento, perché successivamente egli siriprendeva ed era pieno di energia per la corsa e percontinuare a lavorare fino a tardi e si sentiva comunquebenissimo.

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Si trattava dei classici sintomi di ipoglicemia, eppure,secondo Pritikin, la tipica digestione lenta dei carboidraticomplessi non poteva essere responsabile di bruschevariazioni della glicemia, responsabili a loro voltadell’ipoglicemia.

In realtà si trattava proprio di ipoglicemia, così come poicomprese leggendo le ricerche del Dr. David Jenkins,dell’Università di Toronto, e come, tra l’altro, succedevaa diversi pazienti di Pritikin, ai quali quest’ultimoobiettava che probabilmente non si riposavanoabbastanza.

Il Dr. Jenkins, ideatore dell’Indice Glicemico, avevastudiato gli effetti che i vari cibi causano sulla glicemia esulla velocità con cui la glicemia stessa aumenta ed avevaassegnato un “indice glicemico” ad ognuno di loro.

Gli alimenti a basso indice glicemico fanno alzarelentamente la glicemia, consentendo una correttametabolizzazione e assimilazione dei carboidrati.

I cibi ad alto indice glicemico, invece, tendono a innalzarela glicemia a un livello innaturale, inducendo così ilpancreas a produrre una quantità eccessiva di insulina perabbassare la glicemia. Ma un eccesso di insulina provocacome conseguenza un crollo degli zuccheri nel sangue,accompagnato dai sintomi dell’ipoglicemia, oltre a

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favorire l’insorgenza di patologie come diabete e obesità.

Altri sintomi lo avevano lasciato perplesso: gli eraritornata l’artrite, che aveva debellato venti anni prima,non grave ma costante e fastidiosa.

Sapeva che i cereali sono acidificanti, ma potevanocausare l’artrite?

In più, la forfora e un leggero sanguinamento dal retto,dapprima occasionale poi costante, completavano ilquadro.

Così egli si rimise a indagare nuovamente su tutti i testipossibili e scoprì che i cereali sono potenzialmentedannosi per la salute umana. In particolare, i libri del Dr.Emmet Densmore e del Dr. Charles De Lacy Evans,dottori che avevano impiegato la loro intera carriera nellostudio delle malattie degenerative, si opponevanospecificamente all’uso dei cereali come cibo adatto alladieta umana.

A questo punto Horne escluse i cereali dalla sua dieta e simise a sperimentare una dieta quasi esclusivamente a basedi frutta. Cosa accadde? Come Horne stesso riferisce(20), l’artrite se ne andò in un paio di giorni, non siverificò più alcuna ipoglicemia e in una settimana anchela forfora era sparita. E da quel giorno non abbandonò più

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quella dieta. (Per quanto riguarda i problemi derivanti daun’alimentazione a base di cereali, l’argomento saràtrattato dettagliatamente nel capitolo “Dieta a base dicereali“.)

Ebbene, vorrei introdurre una significativa parentesi: lastoria di Horne, che ho tradotto e sintetizzato dal suo libro“Improving on Pritikin”, è simile per alcuni versi a quantoè accaduto a me negli ultimi 30 anni. Essendo diventatovegetariano all’età di venti anni, per tentare di risolveremolti problemi fisici, con ottimo successo, ho peraltrocontinuato a soffrire di innumerevoli forme di artrite,anche grave, che si spostavano da una parte all’altra delcorpo (l’artrite è un’infiammazione articolare di cuiesistono oltre 100 tipologie), nonché una stanchezza post-prandiale (dopo il pasto) che mi ha accompagnato fino ache non ho intrapreso la DEA (Dieta Energia Alta).

Credevo semplicemente che fosse normale avere tuttiquesti dolori alla mia età, così come ritenevo inevitabilesentirmi stanco durante il giorno: semplicemente reputavoche questo fosse il mio livello di energia normale.

Quando poi, come ho riportato nella prefazione, miimbattei casualmente in questa nuovo regime alimentare,la DEA, la cosa apparentemente incredibile e del tuttoinaspettata (perché non sapevo ancora nulla di tutti questiesperimenti che già erano in corso da più di 100 anni), fu

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che mi ritrovai a vivere una sensazione di grande energia,nonché la scomparsa di tutte le forme di artrite che miaffliggevano da alcuni anni. E tutto questo è accaduto nelgiro di qualche settimana!

A ulteriore sostegno di questa dieta a base di frutta everdura cruda, Horne cita, come la scoperta piùimportante che lui abbia mai fatto, il libro “The Status ofFood Enzymes in Digestion and Metabolism” (“Lo statodegli enzimi alimentari nella digestione e nelmetabolismo”), scritto da Dr. Edward Howell, chedescrive l’importanza degli enzimi “vivi” nel cibo noncotto (questo argomento è già stato trattato nel capitolo“Enzimi”).

Ebbene, per concludere questo excursus riguardanteHorne, devo dire che mi piacerebbe davvero che ognunopotesse leggere le testimonianze piene di gioia e digratitudine, contenute nel suo libro, di alcune persone chehanno potuto guarire da gravi malattie che le avevanoportate vicino alla morte e che, grazie alla semplice dietavegana a basso contenuto di grassi (come ideata daPritikin) (21), sono potute tornare a godere appieno dellavita, senza alcun ricorso ad operazioni, chemioterapia oaltri tipi di cure invasive. Queste testimonianze siriferiscono a casi di infarto, cancro al seno, attacchi diangina, calcoli biliari, sindrome pre-mestruale, ostruzionicoronariche, sclerosi multipla, problemi renali, leucemia.

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T. COLIN CAMPBELL

T. Colin Campbell, biochimico americano, professore dibiochimica nutrizionale all’Università di Cornell,specializzato negli effetti della nutrizione sulla salute alungo termine. Autore, tra le altre molteplicipubblicazioni, di “The China Study” (“Lo studio cinese”),uno degli studi scientifici più completi mai condotti nelcampo della nutrizione, con particolare riferimento allarelazione tra dieta e il rischio di sviluppare malattie.

La prima asserzione di Campbell, nel suddetto testo: “Lascienza è chiara. I risultati sono inequivocabili. Cambiala tua dieta e riduci in modo lampante il rischio dicontrarre cancro, malattie cardiache, diabete e obesità”.

Semmai si desiderassero prove scientifiche, a supportareun regime alimentare basato sul cibo di origine vegetale,l’opera di Campbell, “The China Study”, è una tra lericerche più accreditate a livello medico-scientifico (è daprecisare che il regime alimentare esaminato econvalidato dagli studi effettuati da Campbell si riferiscea una dieta vegana a basso contenuto di grassi, che sidifferenzia comunque dalla DEA in parte, in quantocontempla anche l’uso dei cereali integrali).

Tanto per cominciare, ecco le deduzioni di Campbell,

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dopo quarant’anni di ricerca, così come enunciate proprionel capitolo introduttivo del suo libro:

1. I prodotti chimici che si trovano nell’ambiente in cuiviviamo e nel nostro cibo, per quanto problematici,non sono la causa principale del cancro, così come igeni che ereditiamo dai nostri genitori non sono ifattori più importanti nel determinare se ne saremocolpiti.

2. Controllare ossessivamente l’assunzione dei nutrienti,come carboidrati, grassi, colesterolo o omega-3, nonci garantirà la salute nel lungo termine, così comesupplementi vitaminici, o di nutrienti vari, non ciforniscono alcuna protezione a lungo termine controla malattia.

3. Medicine e chirurgia non curano le malattie cheuccidono la maggior parte degli americani, così comeil nostro medico probabilmente non conosce quello dicui abbiamo bisogno per ottenere la migliore salute.

Oltre alle sue personali osservazioni, nel suo libro sonocontenute ben oltre 750 referenze, molte delle qualiriferite a centinaia di pubblicazioni scientifiche di altriricercatori, che dimostrano che:

1. Un cambio di dieta può mettere un paziente diabetico

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in condizioni di poter fare a meno dei suoi farmaci.

2. Si può ottenere la regressione delle malattiecardiache semplicemente attraverso una dietacorretta.

3. Il cancro al seno è collegato ai livelli di ormonifemminili nel sangue, che sono determinati dal ciboche mangiamo.

4. Il consumo di prodotti caseari (latte e formaggi) puòaumentare il rischio di cancro alla prostata.

5. Gli antiossidanti, che si trovano nella frutta e nelleverdure, sono collegati a una migliore prestazionementale in età avanzata.

6. I calcoli renali possono essere prevenuti con unadieta sana.

7. Il diabete del tipo 1, una delle malattie più devastantiche possa capitare a un bambino, è collegata, in modoconvincente, alle pratiche di nutrimento infantile.

L’intera questione verte, secondo Campbell, attorno a trepunti:

COLAZIONE, PRANZO E CENA!

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È interessante, al fine di comprendere meglio le scopertedi Campbell, analizzare il suo iter formativo. Dopoessersi laureato in “nutrizione animale” e successivamentespecializzato nel trovare il modo di far crescere piùvelocemente mucche e capre, egli si diede, in un primotempo della sua carriera, alla ricerca di un metodo permigliorare la produzione di proteine animali, le “pietremiliari”, così credeva allora, della buona nutrizioneumana.

Era fermamente convinto che il consumo di grandi quantitàdi carne, latte e uova avrebbe garantito la salute ottimale,così come gli era stato insegnato dai suoi genitori fin dapiccolo e, comunque, in accordo con la tipica dietaamericana.

In seguito cominciò a coordinare l’assistenza tecnica perun progetto internazionale nelle Filippine, basatosull’investigazione delle cause di un’insolita prevalenzadi cancro del fegato, generalmente una malattia da adulto,nei bambini filippini.

L’ipotesi era che un alto consumo di aflatossina (uno deipiù potenti cancerogeni mai scoperti), contenuta sia nellearachidi che nel granturco, fosse la causa di talepatologia.

Per ben dieci anni il compito principale nelle Filippine,

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del “U.S. Agency for International Development”(l’Agenzia degli Stati Uniti per lo SviluppoInternazionale), era stato quello di migliorare lamalnutrizione infantile tra i poveri, facendo in modo che ibambini filippini ricevessero la maggior quantitàpossibile di proteine, specialmente di quelle animali, lacui carenza era ritenuta responsabile della malnutrizionenel mondo.

Fu in quell’occasione che Campbell fece la sua primastrana scoperta: i bambini che seguivano una dieta col piùalto contenuto proteico, cioè i figli delle famiglie piùagiate, erano proprio quelli con maggiori probabilità dicontrarre il cancro al fegato.

Nello stesso periodo Campbell venne a conoscenza di unresoconto riguardante un esperimento eseguito da alcuniricercatori indiani, che trattava proprio il temadell’aflatossina.

I ricercatori indiani, dopo aver somministrato talecancerogeno (l’aflatossina) a due gruppi distinti di topi,scoprirono che se la dieta con cui tali topi venivano nutritiera composta dal 20% di proteine (primo gruppo di topi),ogni animale riportava segni evidenti di cancro al fegato,mentre se la dieta conteneva solo il 5% di proteine(secondo gruppo), ogni animale non contraeva il cancro alfegato. (Mi chiedo, a tal proposito, con quale senso etico

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ci si avochi il diritto di decidere che sia più giustoeseguire test su determinati animali piuttosto che su sestessi - fra l’altro le conclusioni sarebbero anche piùverosimili, visto che comunque siamo uomini e non topi.)

Questa era una prova inequivocabile di quanto lanutrizione giocasse un ruolo fondamentale, in relazione apotenti cancerogeni, nel controllo del cancro, la cuiimportanza era tutt’altro che sottovalutabile, soprattutto sesi considera che il contenuto di proteine nella dietastandard occidentale in molti casi si approssima al 20%.

A questo punto Campbell si trovò ad affrontare undilemma cruciale per la sua carriera: ignorare ciò di cuiera venuto a conoscenza, oppure indagare in una taledirezione (mettere in dubbio cioè, in questa secondaipotesi, la validità di una dieta a base di prodotti animali,universalmente conclamata dalle autorità scientifiche), aun punto così precoce della sua carriera, con il rischioquasi certo di essere etichettato come eretico?

Non si tirò indietro, ma decise di agire con cautela e,insieme con alcuni colleghi, cominciò a investigare,tramite ricerche di laboratorio, sul ruolo delle proteinenello sviluppo del cancro, in modo da scoprire non solo“se”, ma eventualmente anche “come” le proteinepotessero causare il cancro.

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Alla fine ottenne addirittura che questo progetto venissefinanziato, per ben ventisette anni, dalle più rinomate ecompetitive fonti di finanziamento (National Institute ofHealth, American Cancer Society, American Institute forCancer Research) e i risultati da lui ottenuti venneroesaminati, quindi per la seconda volta, per esserepubblicati in molte delle migliori riviste scientifiche.

Quello che Campbell scoprì fu sconvolgente: una dieta abasso contenuto proteico inibiva l’attivazione del cancrocausato dall’aflatossina, indipendentemente da quanta nevenisse somministrata e, inoltre, se il cancro venivaattivato, grazie a tale dieta veniva prontamente bloccato.

Addirittura si scoprì che la quantità di proteine presentinella dieta aveva effetti talmente importanti che erapossibile attivare e disattivare la crescita del cancrosemplicemente variando la quantità di proteine assunte.

E, fatto ancora più importante, la quantità di proteine dicui si parlava coincideva con quella che l’uomooccidentale usa abitualmente!

Non è ancora tutto. Campbell scoprì che non tutte leproteine avevano lo stesso effetto: per esempio la caseina,che costituisce l’87% delle proteine presenti nel latte dimucca, favoriva tutti gli stadi del processo del cancro,mentre le proteine derivanti dalle piante, inclusi il grano e

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la soia, si rivelavano sicure.

Naturalmente, fino a qui, per quanto sensazionali fosserole scoperte avvenute, si trattava comunque di esperimentieffettuati solo su animali. E Campbell desideravaardentemente indagare maggiormente le conseguenzedell’alimentazione anche, ovviamente, sull’uomo.

Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e infatti così fu,perché in seguito venne affidata a Campbell la direzionedello studio più esauriente - riguardante dieta, stile di vitae malattia - che fosse mai stato compiuto sull’uomo nellastoria della ricerca medica.

Infatti, grazie a un’iniziativa congiunta tra l’Università diCornell, l’Università di Oxford e l’Accademia Cinese diMedicina Preventiva (un progetto che il New York Timesdefinì come il “Gran Premio dell’Epidemiologia”), venneanalizzata una vasta gamma di malattie, di diete e di fattoririguardanti lo stile di vita, nella Cina rurale e semi ruralee, più recentemente, anche in Taiwan.

Si trattò di un’indagine di proporzioni monumentali,riguardante il tasso di mortalità causata da dodici diversitipi di cancro, condotta in più di 2400 provincie cinesi, su880 milioni dei loro cittadini, la ricerca medica piùambiziosa mai intrapresa.

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Quello che accadde, in effetti, fu qualcosa di più unicoche raro: scienza, politica e finanza si unirono per dareluogo a un progetto scientifico, il più grande mairealizzato tra Cina e USA, senza alcuna limitazione disorta, ma che soprattutto permise a Campbell e a unillustre e autorevole scienziato cinese, Dr. Junshi Chen, dipoter disporre di tutto quello che desideravano, incluso unteam scientifico di livello mondiale.

Questo progetto, più comunemente conosciuto come “TheChina Study”, ha prodotto più di 8000 relazionistatisticamente significative tra vari fattori presenti nelladieta e le varie patologie.

Il lato più notevole di questo progetto è che tra le tanterelazioni rilevate, la maggior parte di esse ha evidenziatoche le persone che mangiano cibo di origine animalecontraggono le malattie più croniche, mentre quelle cheseguono una dieta prevalentemente vegetale sono le piùsane e tendono a evitare le malattie croniche.

Campbell non si accontentò di queste scoperte, ma si misea indagare anche sulle scoperte di altri ricercatori emedici: anche queste provarono che le malattie cardiache,il diabete e l’obesità potevano regredire grazie ad unadieta sana.

Altre ricerche, ancora, dimostrano che i vari tipi di

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cancro, di malattie autoimmuni, la salute delle ossa e deireni, i disturbi della vista e del cervello in età avanzata(come le disfunzioni cognitive e l’Alzheimer), sonoinfluenzate in modo convincente dalla dieta.

E tale dieta, che ha dato prova più e più volte della suaefficacia nella prevenzione e regressione di questemalattie, è la stessa dieta che Campbell ha individuatonella sua ricerca di laboratorio e nel suo trattato, “TheChina Study”: una dieta a base di cibi vegetali e integrali.

Eppure, nonostante tutte queste ricerche e scopertescientifiche, Campbell rileva come le persone sianoancora confuse riguardo a come alimentarsi.

La risposta, aggiunge, è da ricercarsi nel modo in cuil’informazione riguardo alla salute è generata ecomunicata da chi controlla queste attività. Ed egli sidichiara pronto a dire al mondo quello che non va inquesto sistema, e cioè che da un lato le distinzioni tragoverno, industria, scienza e medicina sono diventatepoco chiare, mentre dall’altro la distinzione tra il trarreprofitto e promuovere la salute è troppo sfocata. Iproblemi col “potere” non si evidenziano come siamoabituati a vedere nei film hollywoodiani, ma sono moltopiù sottili e molto più pericolosi. Il risultato è unamassiccia disinformazione per la quale il cittadino siritrova a pagare doppio: da un lato paga le tasse per

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effettuare la ricerca scientifica e dall’altro paga la Sanità,affinché questa si occupi delle sue malattie, largamenteprevenibili.

Ebbene, procedendo nella lettura di “The China Study”, sipuò apprendere che secondo l’American Cancer Society,negli Stati Uniti l’uomo ha il 47% di probabilità diammalarsi di cancro, la donna il 38%, nonostante trentaanni di “guerra al cancro” massicciamente sovvenzionata,quando, contrariamente a quanto si possa credere,Campbell sostiene che il cancro non è un evento naturale eche potrebbe essere prevenuto nella maggioranza dei casicon dieta e regime di vita sani: l’età avanzata dovrebbeessere piacevole e serena.

Secondo il National Center for Health Statistics (CentroNazionale di Statistica sulla Salute), quasi un terzo degliadulti dai venti anni in poi sono obesi, mentre uno sutredici americani soffre di diabete e, se non si terrà contodell’importanza della dieta, milioni di altre personesvilupperanno il diabete e patiranno le sue conseguenze,quali cecità, amputazione degli arti, malattiecardiovascolari, malattie dei reni e morte prematura.

Ma il killer più diffuso è rappresentato dalle malattiecardiache, includendo l’ipertensione arteriosa e l’infarto,che pure potrebbero essere prevenute e curate con unadieta sana.

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Da non sottovalutare un’ulteriore causa di morte, che siaggiudica il terzo posto in classifica (negli USA), inquanto a mortalità, dietro a cancro e malattia cardiaca: ilsistema di cura sanitario. Infatti, in un recente articolo diBarbara Starfield, M.D. (Doctor of Medicine),apparso nel“Journal of the America Medical Association” (23), silegge che gli errori derivanti da interventi chirurgici nonnecessari, da errori di medicazioni o da altri errori negliospedali, da circostanze sfavorevoli relative allasomministrazione di medicine e da infezioni ospedaliere,uccidono 225,400 americani all’anno.

C’è un’altra grande categoria di morti: i pazientiospedalizzati che muoiono per l’“effetto nocivo, nonintenzionale e non desiderato delle medicine”, che siverifica all’assunzione di dosi normali. E, ancora, occorrecitare le decine di migliaia di persone che soffrono peruna scorretta somministrazione e uso di queste medicine,così come pure per gli effetti avversi che si manifestano eche sono etichettati come “possibili”, oppure per lemedicine che non raggiungono il loro scopo.

Se la nutrizione fosse compresa meglio e la prevenzione ei trattamenti naturali fossero più accettati nella comunitàmedica, non ci sarebbe bisogno di versare così tantemedicine tossiche e potenzialmente letali nei nostri corpiquando si trovano all’ultimo stadio della malattia.

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Se si aggiunge che troppo spesso, negli Stati Uniti, ledecisioni in merito a quale trattamento effettuare per unmalato vengono prese in base al denaro e non alla salute,si capisce perché è necessario che si sappia la verità, chesi sappia perché ci si ammala e si muore inutilmentenonostante i miliardi spesi per la ricerca. L’ironia è che lasoluzione è semplice ed economica: la risposta è il ciboche si sceglie di introdurre ogni giorno nella nostra bocca.

Pensare che non siamo americani potrebbe farci sentiremeglio?

Campbell tiene a precisare che ha cominciato la ricercasenza alcuna idea preconcetta, finalizzata a provare lavalidità della dieta a base vegetale. Al contrario, essendonato e cresciuto in una famiglia contadina - quindi amantedi carne, pollame e prodotti caseari – ricorda di comeaddirittura soleva lamentarsi delle vedute dei vegetariani,nel corso delle lezioni di biochimica nutrizionale cheimpartiva ai suoi studenti.

Il suo unico interesse è quello di spiegare le basiscientifiche che lo hanno portato a concludere che se da unlato c’è troppa disinformazione e si seguono troppe dietealla moda, dall’altro la prescrizione per la buona salute èestremamente semplice. Essa ha a che fare con imolteplici vantaggi di una dieta a base vegetale e con ipericoli, ampiamente sottovalutati, di una dieta a base di

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prodotti animali, inclusi tutti i tipi di carne, prodotticaseari e uova.

Come sostiene Campbell, tutte le patologie della seguentelista, che sopravvengono con l’avanzare dell’età e delladegradazione dei tessuti, uccidendo la maggior parte dinoi prima del tempo, possono essere largamenteprevenute: malattia cardiaca, cancro, diabete, ictus eipertensione, artrite, cataratta, morbo di Alzheimer,impotenza e tutti i vari tipi di malattie croniche e di quelleche si pensa siano dovute a predisposizione ereditaria.

In aggiunta, sempre tramite una dieta sana, è possibileottenere la regressione di stadi avanzati di malattiacardiaca, di certi tipi di cancro relativamente avanzati, didiabete e di alcune altre patologie degenerative.

Nutrirsi in modo sano, oltre che prevenire le malattie,genera salute e benessere fisico e mentale. Tanti sono glisportivi, anche di fama mondiale, che si sono avvalsi diuna dieta vegetale a basso contenuto di grassi: Dave Scott(ironman), Carl Lewis e Edwin Moses (atletica leggera),Martina Navratilova (tennis), Chris Campbell (wrestling),Ruth Heidrich (maratoneta sessantottenne).

Vorrei riportare, in sintesi, alcune scoperte moltoimportanti, contenute in “The China Study”, lasciandocomunque al lettore interessato il piacere di verificare

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tutti i dati, gli esperimenti e le conclusioni, i riferimenti adaltri ricercatori, i riconoscimenti ottenuti per la sua opera,ecc., contenuti nelle 400 pagine del suddetto libro di T.Colin Campbell, PhD e Thomas M. Campbell II (suofiglio).

Ebbene, durante il progetto diretto da Campbell, venneroidentificati in Cina due gruppi di malattie: quelleriscontrate tipicamente in aree più economicamentesviluppate vennero denominate malattie del benessere,mentre le altre, rinvenute in aree più contadine, vennerodenominate malattie della povertà.

La grande maggioranza di persone negli USA, così comenelle altre nazioni occidentali, muore per queste malattiedel benessere e per questa ragione ci si riferisce spesso aqueste malattie come “malattie occidentali”: cancro (delcolon, dei polmoni, del seno, dello stomaco, del fegato,del cervello, leucemia), diabete e malattiecardiovascolari.

Rientrano invece nella classe delle malattie della povertà,altrimenti definite “malattie da inadeguatezza nutrizionalee scarsa sanità”, la polmonite, l’ostruzione intestinale,l’ulcera peptica, malattie digestive, tubercolosipolmonare, malattie della gravidanza e molte altre.

Ecco, qui di seguito, alcuni paragrafi dedicati alle

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rilevanti scoperte effettuate da Campbell e dalla suaequipe, nel corso di questa vasta sperimentazione in Cina.

COLESTEROLO

Uno dei più grandi fattori che preannuncia le malattieoccidentali, quindi le malattie del benessere, è ilcolesterolo nel sangue.

Vi sono due tipi di colesterolo: il colesterolo alimentare,che è presente nel cibo che mangiamo e che si trova solonei cibi di origine animale.

E poi esiste il colesterolo nel sangue, che è prodotto dalfegato. Sebbene siano chimicamente identici, non sono lastessa cosa.

La stessa differenza la troviamo, per esempio, tra il grassoalimentare - quello che si mangia (per esempio burro omargarina, che si spalmano sul pane) - e il grassocorporeo, quello del nostro corpo. Grasso e colesteroloalimentari non si trasformano necessariamente in grassocorporeo e colesterolo nel sangue.

Ora, quello che si rilevò in certe provincie della Cinarurale, fu che il livello medio di colesterolo nel sangueera di solo 127 mg/dL, in alcune contee addirittura di 94mg/dL, laddove invece negli USA la sua escursione è di

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170-290 mg/dL e si dice che qualora il colesterolo scendasotto i 150 mg/dL si possono verificare problemi disalute.

La verità è molto diversa: livelli inferiori di colesterolonel sangue sono collegati a indici inferiori di malattiacardiaca, cancro e altre malattie occidentali, perfinoquando si scende a livelli molto al di sotto di quelliconsiderati “sicuri” in Occidente.

Venne rilevato che come il colesterolo diminuiva da 170mg/dL a 90 mg/dL, diminuivano pure: cancro del fegato,del retto, del colon, dei polmoni, del seno, dello stomacoe della gola, del cervello, leucemia infantile e adulta.

Ora, sebbene la maggior parte delle persone sappia che seha il colesterolo alto dovrebbe preoccuparsi del cuore,quello che non sa è che dovrebbe preoccuparsi anche delcancro.

Dopo che questi dati vennero resi noti, Campbell appreseda tre illustri medici e ricercatori specializzati in malattiecardiache, Dr. Bill Castelli, Dr. Bill Roberts e Dr.Caldwell Esselstyn, Jr. (per quanto riguarda quest’ultimo,vedasi capitolo successivo), che nelle loro lunghe carriereessi non avevano mai riscontrato un solo caso letale dimalattia cardiaca tra i loro pazienti il cui livello dicolesterolo sanguigno fosse inferiore a 150 mg/dL.

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La domanda è: “Quanto influisce il cibo sul colesterolosanguigno?”.

La risposta emersa dalla sperimentazione di Campbell èche i cibi di origine animale (carne, latte, uova, pesce,grassi e proteine animali) sono correlati alla crescita delcolesterolo sanguigno mentre, senza quasi nessunaeccezione, i cibi di origine vegetale, i quali noncontengono colesterolo, sono associati alla diminuzionedei livelli di colesterolo sanguigno.

Nonostante molti medici siano pronti a menzionare igrassi saturi e il colesterolo degli alimenti, come fattoriche influenzano i livelli di colesterolo nel sangue(recentemente si fa riferimento anche agli effetti della soiao della fibra della crusca, per diminuirne il tasso), solopochi diranno che le proteine animali hanno qualcosa ache fare con esso.

GRASSI E CANCRO AL SENO

Di media consumiamo 35/40% delle nostre caloriegiornaliere in grasso.

Sembra che dalla fine del ‘800, con l’inizio dellarivoluzione industriale, disponendo di maggiore agiatezzaeconomica, si sia cominciato a consumare più carne eprodotti caseari (che sono relativamente alti in grassi),

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forti del nuovo benessere.

Salvo alcune eccezioni, i cibi di origine animalecontengono molto più grasso di quelli di origine vegetale.Paragonando la quantità di grasso presente nelle diete didiverse nazioni, quello che appare evidente è che il grassoconsumato cresce in relazione al consumo di proteineanimali. In altre parole, il grasso alimentare è unindicatore di quanto cibo di origine animale è presentenella dieta.

Nel 1982 la National Academy of Sciences, in unarelazione su dieta, nutrizione e cancro, raccomandava unmassimo di grassi del 30% delle calorie totali, perprevenire il cancro, poiché diversi studi dimostravano larelazione tra consumo di grassi e incidenza di cancro alseno, all’intestino crasso e malattie cardiache.

Era stato inoltre dimostrato che i geni non sononecessariamente così importanti e che solo il 2-3% di tuttii tumori possono essere attribuiti ad essi.

Dalla sperimentazione di Campbell risultò che in Cina, auna riduzione del grasso assunto dal 24% al 6% (SEI PERCENTO!) era associato un minor rischio di cancro alseno.

Questa relazione tra cancro al seno e grasso alimentare,

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quindi con cibo di origine animale, portò Campbell aprendere in considerazione anche altri fattori responsabilidel rischio di cancro al seno per la donna: l’età delmenarca (la prima mestruazione), l’alto livello dicolesterolo nel sangue, la menopausa ritardata e l’altaesposizione agli ormoni femminili. Analizziamone larelazione reciproca.

Fu rilevato che un maggior consumo di grasso nella dietaè associato con una maggiore quantità di colesterolo nelsangue e che entrambi questi fattori, insieme a livelli diormoni femminili più alti, sono associati a una maggioreincidenza di cancro al seno e ad una prematura età dimenarca.

In Cina, dove mediamente il consumo di grassi è del14.5% delle calorie (contro il 34-38% negli USA) equello di proteine animali è dello 0,8% (contro il 10-11%negli USA), l’età media di comparsa del menarca è 17anni, contro gli 11 anni in USA. Infatti, è stato dimostratoche una dieta a base di cibi animali abbassa l’età delmenarca.

Il menarca viene innescato dalla velocità di crescita dellaragazza: maggiore è la crescita, prima appare il menarca.

È stato anche ben stabilito che la rapida crescita dellegiovani ragazze spesso porta sia a un’altezza corporea

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maggiore da adulte, sia ad un maggiore peso e presenza digrasso corporeo: ognuno di questi fattori è associato alrischio di cancro al seno.

Una prematura età di menarca, sia nelle donne cinesi chein quelle occidentali, porta anche a più alti livelli diormoni nel sangue, come quegli estrogeni, che rivestonoun ruolo determinante nel rischio di cancro al seno. Ilivelli di questi ormoni rimangono alti per tutti gli anniriproduttivi, se viene mantenuta una dieta ricca in cibianimali.

In queste condizioni l’età di menopausa è procrastinatadai tre ai quattro anni, estendendo così la vitariproduttiva, dall’inizio alla fine, di circa nove-dieci anni(i sei anni dovuti al menarca anticipato sommati ai tre-quattro anni di ritardo della menopausa). In tal modoviene a essere incrementato il periodo di esposizione agliormoni femminili nel corso della vita.

Quindi, secondo i dati rilevati in “The China Study”, ledonne che consumano una dieta ricca in cibi di origineanimale, con una quantità ridotta di cibo di originevegetale, raggiungono la pubertà prima e la menopausadopo, estendendo così la loro vita riproduttiva ed inoltrehanno dei livelli di ormoni femminili maggiori durantetutta la loro vita.

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Ebbene sembra sia stato rilevato un chiaro nesso traesposizione agli estrogeni durante la vita riproduttiva el’incidenza di cancro al seno, che nel caso delle donnecinesi (che consumano pochissimo cibo di origineanimale) corrisponde a un quinto rispetto alle donneoccidentali.

In conclusione, la forte associazione esistente tra una dietaricca di grassi e di cibo animale da un lato, e gli ormoniriproduttivi e la prematura età di menarca dall’altro, sonoentrambi fattori che innalzano il rischio di cancro. Equesta è un’osservazione che dovrebbe indurre ognigenitore a fare in modo che le proprie figlie evitino diseguire una dieta ad alto consumo di prodotti animali.

È evidente anche, da quanto descritto da Campbell, che trefattori considerati solitamente desiderabili, quali la rapidacrescita corporea delle giovani ragazze, una maggiorealtezza da adulte e una menopausa posticipata, tuttecondizioni favorite da una dieta a base di cibo di origineanimale, hanno un gran brutto rovescio della medaglia:l’innalzamento del rischio del cancro.

Avresti mai immaginato, se sei una donna, che seguire unadieta ad alta prevalenza di cibi animali aumenta la tua etàriproduttiva di nove-dieci anni? D’altro canto,un’interessante implicazione di questa osservazione è cheuna corretta alimentazione, a base di cibo vegetale,

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potrebbe ridurre le gravidanze in età adolescenziale,grazie al ritardo del menarca.

L’IMPORTANZA DELLA FIBRA

La fibra alimentare, che si trova esclusivamente nel cibodi origine vegetale, è quel materiale che dona rigidità allepareti cellulari delle piante.

È composta principalmente da molecole di carboidraticomplessi e viene da noi digerita poco o non vienedigerita affatto, ma avendo poche, o nessuna, calorie, aiutaa diluire la densità calorica di quello che mangiamo, creaun senso di sazietà e soprattutto è vitale per godere dibuona salute. Infatti, assorbendo acqua dal corponell’intestino, la fibra aiuta il transito della massa fecalee, come una colla, raccoglie le peggiori sostanze chimicheche transitano nell’intestino e che sono potenzialmentecancerogene.

Se non consumiamo abbastanza fibra, siamo esposti a tuttele malattie derivanti da costipazione, incluse cancrodell’intestino crasso, diverticolite, emorroidi e venevaricose.

I risultati degli sperimenti effettuati da Campbelldimostrarono che un alto consumo di fibre è ripetutamenteassociato con un tasso inferiore di cancro del retto e del

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colon, nonché con livelli inferiori di colesterolo nelsangue.

In Cina il consumo medio di fibra alimentare è di 33.3grammi giornalieri, contro l’11.1 degli USA, e rifletteovviamente un alto consumo di cibo vegetale.

RIGUARDO AGLI ANTIOSSIDANTI

Per quanto riguarda gli antiossidanti (vedasi capitoloomonimo), gli esperimenti di Campbell si focalizzaronosoprattutto su vitamina C, vitamina E e carotenoidi, ma fula vitamina C che fornì l’evidenza più impressionante.

Infatti, poiché la vitamina C si trova principalmente nellafrutta, fu rilevato che il tasso di cancro era dalle cinquealle otto volte più alto nelle aree dove l’assunzione difrutta era più bassa. La stessa relazione esistente tramancanza di vitamina C e cancro era presente anche per lemalattie coronariche, l’ipertensione arteriosa e ictus.

L’ assunzione di vitamina C dalla frutta dimostravachiaramente un potente effetto protettivo contro unavarietà di malattie.

Ma, ammonisce Campbell, sarebbe un errore pensare cheuna pillola di vitamina C o di beta-carotene, oppure unintegratore a base di fibra, possano creare questi effetti

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positivi sulla salute, in quanto la salute dipende da unasinergia di nutrienti presenti in natura secondo le giustecombinazioni e dosi, che è impossibile ottenere inlaboratorio. Ecco perché egli consiglia di mangiare quantapiù frutta intera, verdura e cereali integrali si possa, inmodo da godere dei benefici menzionati, nonché di tantialtri ancora.

Concludo questo capitolo con una citazione dell’autore:“Il mio viaggio nella scienza, negli ultimiquarantacinque anni, mi ha convinto che ora è piùurgente che mai rendere noto come le persone possonoevitare queste tragedie (si riferisce alla morte di suopadre, per malattia cardiaca). La scienza c’è e deveessere resa nota. Non possiamo lasciare che lo statusquo proceda incontestato e stare a guardare i nostri carisoffrire senza necessità. È ora di alzarsi, rinfrescarel’aria e prendere il controllo della nostra salute”. (24)

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CALDWELL B. ESSELSTYN JR.

Ha esercitato come medico chirurgo e ricercatore pressola Cleveland Clinic, in Ohio, considerata dal “US Newsand World Report” (una delle più autorevoli rivisteamericane) come il miglior centro per la terapiacardiovascolare, dove pazienti da tutto il mondo si recanoper ottenere i più avanzati trattamenti disponibili,amministrati dai migliori medici. I suoi esperimenti sonostati ultimamente citati anche da Bill Clinton (expresidente degli USA) (25) che, per curarsi da unacardiopatia che lo aveva colpito, ha deciso di adottare unregime alimentare vegano, seguendo le indicazioni diEsselstyn e di atri medici e ricercatori che fannoriferimento a una dieta a base vegetale.

Essendo l’autore di più di 100 pubblicazioni scientifiche,tra cui “Prevent and reverse heart disease”, e avendoricoperto prestigiose cariche all’interno della ClevelandClinic, Esselstyn si dichiara disilluso dal modello seguitodalla Medicina statunitense nel trattamento di cancro emalattia cardiaca. Infatti, secondo lui, troppo pocosarebbe cambiato nel corso degli ultimi 100 anni e questoperché gli interventi chirurgici e medici si sono occupatidi trattare solo i sintomi delle malattie, mentre ciò che èfondamentale è un diverso approccio per risolvere il

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problema.

Prima di prendere in considerazione l’opera di Esselstyn,è importante comprendere alcuni fatti riguardanti lacardiopatia e l’infarto.

CARDIOPATIA E INFARTO

Alla fine della guerra di Corea, la rivista americana “TheJournal of American Medical Association”, riportò unostudio scientifico in cui si riferiva che le autorità medichemilitari, avendo analizzato i cuori di 300 dei 30000soldati americani morti in Corea, avevano rilevato un fattoimpressionante: ben il 73,3% dei cuori esaminatipresentavano un’ampia evidenza di cardiopatia.

Non si trattava dei cuori di individui comuni, bensì diuomini forti, in età media di ventidue anni, all’apice dellaloro forma fisica! Da allora diversi altri studi hannoconfermato l’alta incidenza di malattia cardiaca neigiovani americani.

In che cosa consiste la cardiopatia (o malattia cardiaca)?

Uno dei componenti chiave è la placca aterosclerotica,che è uno strato untuoso costituito da proteine, grassi(colesterolo incluso), cellule del sistema immunitario ealtri componenti, che si accumulano nella pareti interne

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delle arterie coronarie. Se vi è placca nelle arteriecoronarie, si è affetti, in misura minore o maggiore, dacardiopatia.

Ma se la placca si accumula nel corso degli anni, ilsangue - così come un fiume trova sempre la sua via anchefra tanti sassi - troverà nuovi passaggi “collaterali” perraggiungere il cuore, anche se troppa placca può causareuna grave restrizione del flusso e provocare angina (l'“angina pectoris”, comunemente chiamata solo “angina”, èun dolore acuto che si localizza al torace, provocatodall'insufficiente ossigenazione del muscolo cardiaco acausa di una transitoria diminuzione del flusso sanguignoattraverso le arterie coronariche).

Ma questo incremento progressivo solo raramente causainfarto. In realtà quello che provoca spesso l’infarto è unaccumulo meno grave di placca, che blocchi meno del50% dell’arteria. Vediamo perché.

La placca è costituita da due elementi: un nucleo centrale,detto “core” (termine angloamericano che significa,appunto, “nucleo”), formato da una raccolta dicolesterolo, e un rivestimento chiamato “cappucciofibroso”, formato da materiale inerte, come collagene.Quindi il cappuccio fibroso separa il “core” della placcadal sangue che scorre.

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Nelle placche pericolose, il cappuccio è debole e sottile equindi il sangue, scorrendo impetuoso, può corrodere ilcappuccio finché si rompe. A questo punto:

1. Il contenuto del “core” della placca si mescola colsangue.

2. Il sangue comincia a coagularsi, formando un blocco,intorno al luogo della rottura.

3. Il grumo cresce e può bloccare velocemente l’interaarteria senza che il sangue, in così poco tempo, riescaa trovare un percorso collaterale.

4. Poiché il flusso sanguigno risulta gravemente ridotto,i muscoli del cuore non ricevono l’ossigeno di cuihanno bisogno.

5. Le cellule del muscolo cardiaco cominciano a moriree il meccanismo di pompaggio del cuore inizia aessere insufficiente.

6. La persona può avvertire un dolore acuto al petto, olungo il braccio e verso il collo e la mandibola.

7. La persona comincia a morire.

Quindi il fenomeno maggiormente letale è causato da un

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piccolo e medio accumulo di placca, che blocchi menodel 50% dell’arteria.

Se con le tecnologie esistenti non si può predire quando siverificherà l’infarto o quale placca si romperà, si puòperò sapere qual è il rischio relativo che si corre di avereun infarto, semplicemente misurando il colesterolo nelsangue.

Nel 1961, in un famoso studio condotto dal National HeartInstitue a Framingham, in Massachusetts, noto come “TheFramingham Heart Study”, iniziato nel 1948 e ancora incorso, effettuato su 5000 cittadini residenti nell’omonimacittà, i ricercatori constatarono che uomini con livello dicolesterolo al di sopra dei 244 mg/dL (milligrammi perdecilitro) avevano un’incidenza di coronaropatia più ditre volte maggiore rispetto a quelli con un livello dicolesterolo nel sangue di 210 mg/dL.

E, a proposito di colesterolo, torniamo ad Esselstyn, ilquale, deciso a testare gli effetti di una dieta a base dialimenti vegetali integrali, quindi privi di colesterolo, supersone con comprovate malattie coronariche, intraprese isuoi esperimenti nel 1985, ottenendo in seguito i piùspettacolari risultati mai registrati nel trattamento dellamalattia cardiaca.

I partecipanti, ai quali venne permessa solo una piccola

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dose di medicinali per abbassare il colesterolo, dovetterosottoporsi ad una dieta vegetale, a basso contenuto digrassi, evitando qualsiasi olio, tutti i tipi di carne, pesce eprodotti caseari.

I diciotto pazienti (erano ventitré all’inizio, ma cinque siritirarono durante i primi due anni), nel corso degli ultimiotto anni precedenti l’inizio dell’esperimento, avevanosofferto per un totale di quarantanove eventi coronarici,inclusi angina, interventi di bypass, attacchi di cuore,infarti cerebrali e angioplastica. Ovviamente eranopersone la cui motivazione a sottoporsi all’esperimentoera la paura di morte prematura.

All’inizio dello studio il livello di colesterolo medio deipazienti era di 246 mg/dL. Durante il corso dello studio illivello era sceso a 132 mg/dL, ben al di sottodell’obbiettivo di 150 mg/dL, che Esselstyn si era postoall’inizio.

La cosa più spettacolare non fu però il livello dicolesterolo ottenuto, bensì che negli undici anni di studio,ci fu soltanto un UNICO evento coronarico, tra i diciottopazienti, relativo a uno di essi che aveva abbandonato perdue anni la dieta prescritta. Dopo aver ripreso la sanadieta a base vegetale, quest’ultimo si riprese dall’angina,di cui era stato vittima e non ha, da allora, più subìto altrieventi del genere.

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Non solo la malattia è stata bloccata in questi pazienti, maè stata anche invertita. Il settantacinque per cento di questipazienti ha sperimentato una riapertura delle loro arterieostruite, dell’ordine del 7%. Ora, sebbene tale riduzionedell’ostruzione possa sembrare un piccolo risultato, inrealtà essa permette il passaggio di un volume di sanguedel 30% maggiore e, fatto ancora più importante, ciòrappresenta la differenza tra la presenza di dolore(angina) e l’assenza di dolore, in altre parole tra la vita ela morte.

Un medico di quarantaquattro anni, che aveva presovisione degli esperimenti di Esselstyn, in seguito ad unattacco di cuore decise di rivolgersi a lui, soprattuttoperché, per via della natura del suo problema cardiaco,non c’era nulla che la medicina convenzionale potesseoffrirgli con certezza.

Dopo trentadue mesi di programma alimentare a basevegetale, con basso contenuto di grassi, senza aver fattoricorso a nessun farmaco per abbassare il colesterolo,ottenne la regressione della sua malattia cardiaca eabbassò il suo livello di colesterolo a 89 mg/dL. Sul libro“The China Study” si può anche ammirare lo spettacolarerisultato dell’angiografia (procedura in cui specifichearterie nel cuore possono essere fotografate a raggi x) diquesto paziente, che dimostra l’arteria dapprima ostruita(prima della dieta) e poi riaperta (dopo la dieta),

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permettendo così un afflusso più normale di sangue. Talirisultati sono visibili anche su internet. (26)

È possibile che Esselstyn si sia imbattuto in un gruppo dipazienti fortunati? La risposta è che pazienti così malati dimalattie cardiache di solito non guariscono da soli. In piùc’è da notare che i cinque pazienti che all’inizio delprogramma si erano ritirati per avvalersi nuovamentedelle cure standard, dopo dieci anni, quindi nel 1995,avevano nuovamente subito dieci nuovi eventi coronarici.

Nel 2003, a diciassette anni dall’inizio dell’esperimento,Esselstyin osserva che tutti i pazienti che si eranosottoposti all’esperimento sono ancora vivi, in etàcompresa tra i settanta e i novant’anni.

Il Dr. Esselstyn ha fatto quello che la “Grande Scienza” hacercato di fare, senza successo, per oltre cinquantacinqueanni: ha sconfitto la malattia cardiaca. (27)

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ARNOLD EHRET

Arnold Ehret (1866-1922), creatore del Sistema diguarigione della dieta senza muco, si ritrovò a soffrire,fin da giovane, di una grave malattia – il morbo di Bright,con tendenza alla tubercolosi -, dichiarata poi incurabileall’età di trentun anni dai più illustri medici del suotempo. Grazie alla sua indomita volontà di guarire, riuscìa curare non solo se stesso ma, successivamente, anchealtre migliaia di persone che, parimenti dichiarateincurabili, ritrovarono la salute nel sanatorio da luifondato.

L’essenza della sua conoscenza curativa è contenuta in unadelle sue pubblicazioni, sicuramente la più conosciuta,che s’intitola “Il sistema di guarigione della dieta senzamuco” (una delle poche opere, citate in questo testo, chesono state tradotte in lingua italiana).

Per Ehret, così come per tutti gli igienisti, il potere diguarire è insito in tutti i malati. Fino a che c’è anche solouna sola scintilla di vita, essa può trasformarsi in unafiamma intensa e si è ancora in tempo per ripristinare lapropria salute. E la forza, l’energia, il benessere fisico ementale non sono solo il patrimonio della gioventù, mapossono essere preservati, o riconquistati, a qualunqueetà.

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Tornando ai tentativi di Ehret di curarsi, dopo le varievicissitudini durate tanti anni con medici e ospedali, egliscoprì ben presto che i sintomi principali della suamalattia erano muco, pus, albumina e dolore ai reni. Epoiché queste eliminazioni (muco e albumina) eranopresenti nell’urina, i medici avevano pensato di fermarlecon medicine e di rimpiazzare l’albumina con una dieta abase di carne, uova e latte. Ma questa dieta dava solorisultati disastrosi.

La sua deduzione fu, invece, che una dieta correttadovesse essere libera da muco e albumina. Per quantoriguarda invece i trattamenti naturopatici, egli scoprì chese da un lato facevano espellere muco con bagni, esercizi,ecc., dall’altro lo introducevano nuovamente con una dietaerrata.

Si mise quindi alla ricerca di una dieta sana e cominciò aindagare quella vegetariana, a Berlino. Si accorse peròche i vegetariani non erano molto più sani di chi mangiavacarne, anzi molti di loro apparivano pallidi e malaticci,così come si accorse che nutrendosi di cibi amidacei elatte, egli stesso stava lentamente peggiorando.

Andò quindi a Nizza dove sperimentò una dieta a base difrutta, con l’aggiunta di mezzo litro di latte giornaliero:ottenne qualche piccolo beneficio. Tornò quindi a casa e lìriprese ad alimentarsi normalmente, come suggeritogli dai

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medici e famigliari.

In seguito si recò ad Algeri dove, grazie all’ottima fruttadisponibile e ad alcuni brevi digiuni, un giorno si ritrovòa osservarsi allo specchio e si vide più sano, più giovane,quasi un’altra persona. Il giorno seguente fu ancora dimalessere e si rivide malaticcio, ma questa condizionenon durò a lungo: cominciò a pensare di essere sullastrada giusta!

Nella successiva sperimentazione ottenne qualcosa distupefacente, poiché continuando a seguire la stradadell’alimentazione a base di frutta e dei digiuni, si ritrovòa provare un’efficienza, un’energia, una forza, una gioia euna lucidità mentale e spirituale, mai provate prima.

Arrivò così alla conclusione, verificata da lì in poi su sestesso e su tanti suoi successivi pazienti del “Sanatoriodella Frutta e del Digiuno” da lui fondato, che il digiunare(semplicemente mangiare di meno) poteva liberarel’organismo dagli effetti negativi di un’alimentazioneeccessiva o sbagliata.

Scoprì anche che la ragione per cui la frutta e i cibi chenon creano muco sono così efficaci, è che durante ladigestione essi si trasformano in fruttosio, il quale oltre adessere la sostanza essenziale per la nostra alimentazione,fornisce la massima efficienza e, contemporaneamente,

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agisce come il miglior purificatore di scorie, nonchérappresenta il metodo più efficace per guarire.

Continuò le sue ricerche in questa direzione - in nettocontrasto con la teoria proteica dei medici e degliscienziati - per tutta la vita, che si conclusesfortunatamente all’età di 53 anni, in uno stato di salutesuperiore, conosciuto a pochi uomini della civiltà attuale.La causa della sua morte fu un incidente in cui subì lafrattura della base del cranio, con morte quasi istantanea.

L’essenza del metodo di Ehret è conosciuta sotto il nomedi “Dieta senza muco” ed è a sostegno di un regimealimentare a base di frutta e verdura. Sarebbero propriofrutta e verdura, secondo lui, a possedere elementi chesono superiori a quelli di qualsiasi altro cibo - sia perqualità che per quantità - al fine di produrre energia vitalee che, se mangiati in sufficienti quantità, sono in grado disostenere la vita, a patto che i rifiuti indigesti e il mucodei cibi che ne sono ricchi, siano stati eliminati.

E quindi, astenendosi dall’introdurre cibi che provocanomuco e disintossicandosi da tutto quello già accumulato, sipotrà tornare a beneficiare della migliore salute e guarireda tantissime malattie, la cui unica causa èl’intossicazione dovuta a: eccesso di muco, di prodotti dirifiuto, di pus e di acido urico.

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Così, per esempio, i reumatismi e la gotta deriverebberoda muco e acido urico accumulati (a causa diun’alimentazione carnivora) principalmente nelle giunture,nei cui tessuti la circolazione è meno fluida.

Il raffreddore sarebbe lo sforzo benefico, compiuto dalnostro organismo, di eliminare le tossine dalla testa, dallagola e dai bronchi, mentre l’acne sarebbe il medesimosforzo, ma attraverso la pelle.

Le malattie del fegato e dei reni deriverebbero dallanatura spugnosa di questi ultimi che, a causa del lorolavoro di filtrazione delle tossine, sono facilmente ostruitida muco.

Perfino i problemi di vista e di udito dipenderebbero dauna congestione di occhi e orecchie ed Ehret sostiene diaver guarito alcuni tipi di cecità e di sordità seguendo glistessi principi.

Parimenti a tanti altri ricercatori, citati nel presente libro,anche Ehret evidenzia che l’uomo appartiene a unafamiglia di primati esclusivamente frugivora, che non habisogno di alimenti ad alto valore proteico, come carne,uova, latte e derivati, che agiscono solo da stimolanti,perché decomponendosi immediatamente in tossine nelcorpo umano, costringono l’intero organismo ad attivarsifreneticamente nel tentativo di espellerle. E anche Ehret

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sostiene l’illogicità della teoria per cui bisogna mangiareproteine per costruire proteine, o per sviluppare proteineper il tessuto muscolare, poiché la vita si fonda sulcambiamento della materia, inteso come trasformazionechimica fisiologica: infatti una mucca non deve bere latteper produrre latte (e oltre tutto la sua stazza e i suoimuscoli non derivano dall’assunzione di proteine animali,visto che è erbivora).

Ehret sostiene che è errato considerare che i cibialtamente proteici siano necessari alla salute, quando inrealtà essi sono i responsabili principali di tutte lemalattie della degenerazione occidentale. Sarebberoproprio questi ad avere generato, fra l’altro, la piùdistruttiva delle abitudini, il peccato di gola, a causa delquale si cerca di guarire una malattia mangiando di più e,particolarmente, cibi altamente proteici, in un devastantecircolo vizioso.

Riporto un passo molto convincente da “Il sistema diguarigione della dieta senza muco”: “Una verità cheriguarda le condizioni del sangue umano scoperta daimedici è che l'acidità è un sintomo dì malattia. C’è pocoda meravigliarsi che questo accada prontamenteall’onnivoro quando riempie lo stomacoquotidianamente di carne, amidi, dolci, frutta, ecc., tuttoinsieme. Fai una prova personale se non sei convintocompletamente. Fai un pranzo normale ed un'ora dopo il

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consumo, vomitalo. Avrai una miscela acida infermentazione di odore terribile, che ti ricorderà unbidone dell’immondizia, e se la dessi da mangiare aimaiali diventerebbero leggermente indisposti perfinoloro. Se non ti senti di fare una prova così eroica fai ilseguente esperimento: la prossima volta che ti siedi peril pranzo della domenica apparecchia un posto per unospite immaginario. Versa la sua parte, le stessequantità di ciò che mangi e bevi tu stesso, in unapentola. Mescola bene e porta il tutto alla stessatemperatura del sangue (circa 37 gradi) per almeno 30minuti. Metti il coperchio e lascialo per tutta la notte.Quando alzerai il coperchio la mattina seguente tiaspetterà una bella sorpresa.” (28)

L’unico modo per guarire, secondo Ehret, è quello dicostruire un nuovo sangue perfetto, grazie agli elementivitali contenuti nei cibi naturali, tramite i quali lacircolazione sanguigna sarà in grado di eliminare tutto ilmuco, i veleni e i farmaci assunti nel corso della vita, chesono stati fino a ora trattenuti nel corpo, pronti a generaretutte le malattie.

Possono i cibi animali assolvere una tale funzione? Inaltre parole, possono i tessuti muscolari indecomposizione produrre sangue puro?

Secondo Ehret, la sostanza fondamentale per il corpo

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umano, lungi dall’essere l’albumina, è il fruttosio,contenuto in tutta la frutta matura e nelle verdure. E la“dieta senza muco” comprende frutta e, se lo si desidera,vegetali crudi a foglia verde, che costituiscono il ciboideale per l’essere umano.

Nella sua “dieta di transizione”, egli ammette ancheverdura cotta al forno e frutta cotta al forno, comesolvente meno aggressivo (della frutta cruda) per muco eveleni vari, al fine di rallentarne l’eliminazione, nei casigravi.

Infatti, nella sua “dieta di transizione”, cioè di passaggiograduale da cibi che causano muco e malattie a quelli,privi di muco, che producono la salute, Ehret spiega chela velocità della transizione dall’alimentazione normale aquella sana, dipende sia dalla quantità che dalla qualitàdegli alimenti. In questo modo tale transizione può, edeve, essere regolata secondo lo stato di malattia e disalute del paziente.

Tra i punti cardine: 1. evitare la famosa “colazioneabbondante”, meglio sarebbe saltarla proprio; 2. seguire ilcriterio della “semplicità” a pasto, cioè non mischiaretroppi generi diversi di alimenti all’interno dello stessopasto (contrariamente a quanto si fa abitualmente); 3. nonbere mai durante il pasto.

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Ecco il giudizio di Ehret sui vari alimenti: le carniproducono veleni cadaverici, muco e acido urico; i grassisono i peggiori, infatti nessun animale allo stato naturalemangia grassi concentrati, come burro, olio, ecc.; le uovasono ancora peggio delle carni perché, oltre all’eccessivocontenuto proteico, contengono l’albume, che produce unacolla perfetta e che, proprio per questo motivo sviluppaun’azione molto costipante; il latte, dal quale pure siottiene una colla per le vernici, è un alimento troppo riccoe né il bambino, né l’adulto, possono digerire ciò che puòdigerire un vitello; i formaggi sono altamente acidi eformano muco; i legumi (fagioli, piselli, lenticchie,arachidi) sono troppo ricchi di proteine, come uova ecarne; i cereali e tutti i prodotti farinacei formano muco eacido, infatti la farina bianca è usata per fare la colla;anche col riso si forma una colla eccellente e inoltreproduce muco; la frutta secca (intendendo noci, nocciole,mandorle, ecc.) è troppo ricca di grassi e proteine.

Tutti i suddetti alimenti devono comunque subire unaqualche preparazione per poter essere mangiati (tranne lafrutta secca), perché altrimenti sono insipidi e, una voltaripristinata la salute, il nostro olfatto ne rivela l’odoresgradevole.

Ehret prosegue asserendo che l’unica ragione per cui sipuò considerare “appetibile” questo genere di cibo mezzomarcio è che i nostri organi di senso sono intasati di

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muco, pus e tossine, così come il resto dell’organismo sitrova in uno stato di parziale decomposizione,riconoscendo quindi una sorta di affinità con questialimenti. Infatti, l’olfatto e il gusto sono talmente alteratiche molte persone non gradiscono nemmeno l’odoremeraviglioso della frutta matura.

Concludo questo capitolo citando nuovamente Ehret:“Paradossale ma vero, l’uomo civilizzato muoreletteralmente di fame mangiando dieci volte in eccessocibi inadatti e distruttivi. Il “sacco” (stomaco) delladigestione è ingrandito e abbassato, ha subito unprolasso, e questa condizione disturba e interferisce conil perfetto funzionamento degli altri organi. Le sueghiandole e i pori delle pareti sono completamentecostipati e la sua elasticità così come quella degliintestini, insieme alla relativa funzione vitale, è quasiparalizzata. L'addome è un sacco ingrandito con organidislocati, alterati da grasso acquoso in cui la metà, oanche più, degli alimenti decomposti, tipici di questaciviltà, scivolano giù fermentando sempre più in fecimaleodoranti come nessun animale ha, e questa èchiamata digestione!” (29)

QUALCHE RIFLESSIONE

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Sono stati presi in considerazione, come ripeto, soloalcuni tra i tanti ricercatori, medici, igienisti e promotoridi un’alimentazione a base vegetale. Molti altri avrebberodiritto a trovare posto in questo libro ma, per ragioni dispazio, mi sono limitato a citare solo quelli che piùrecentemente hanno colpito la mia attenzione, o di cuisono riuscito a recuperare le opere.

Tutti questi sono concordi nell’asserire che una correttaalimentazione è la miglior forma di prevenzione di tutte lemalattie e anche il miglior modo per ottenerne l’eventualeregressione.

Alcuni, a differenza di altri, includono nell’idea di “dietacorretta” anche i cereali, a patto che non siano raffinati mavengano consumati nella loro forma integrale, sebbenealtri ne sconsiglino l’uso.

Personalmente credo, lasciando naturalmente al lettore lalibertà di trarre le proprie conclusioni, che l’inclusione dicereali integrali nella propria dieta al fine di escluderetutti i cibi di derivazione animale, sia già un grande passoavanti nella salvaguardia, o nel recupero, della salute.Credo anche, d’altro canto, che una dieta a base di fruttae verdura allo stato naturale, quindi integra, fresca,cruda, matura, possibilmente biologica, con l’aggiuntaopzionale di una minima quantità di semi, siapreferibile, per le ragioni che si potranno leggere nel

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prossimo capitolo, “Dieta a base di cereali”.

In altre parole ritengo che la sperimentazione di cuiabbiamo potuto leggere nelle pagine precedenti ad operadi validi ricercatori come Campbell, Esselstyn, Pritikin, ealtri, si sia focalizzata, con enorme merito (ed eternagratitudine da parte del sottoscritto) esclusivamente sulcompito, già impervio, di dimostrare la nocività delladieta standard occidentale, a base di prodotti animali e,semplicemente, non abbia preso in considerazione ilpossibile danno proveniente da un altro cibo che la naturaha riservato, nel suo stato naturale, agli uccelli e nonall’uomo, cioè i cereali.

Nel citare la mia modesta esperienza, è solo quando sonopassato da un’alimentazione quasi vegana (infatti, adeccezione di latte e yogurt, avevo escluso tutti gli altriprodotti di derivazione animale) alla DEA (DietaEnergia Alta), che ho potuto godere dei meravigliosi edinaspettati cambiamenti, quali la scomparsa totale di muco(naso che cola, raffreddori occasionali, abbassamentodella voce), la scomparsa di alcune forme artritiche chemi accompagnavano da tanti anni, nonostante tutti itrattamenti fisioterapici e le varie cure a cui mi erosottoposto, e il recupero di un energia fisica, mentale espirituale che non ricordo di aver precedentementesperimentato.

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CAPITOLO 5 – LE VARIE DIETEESISTENTI

DIETA A BASE DI CEREALI

UNA DOVEROSA PREMESSA

Devo ammettere che non è facile, per me, iniziare questocapitolo che tratta della dubbia compatibilità di cereali ederivati, con un’alimentazione sana per l’uomo.

La mia difficoltà consiste nel fatto che da quando hocominciato a prendermi cura della mia salute, circa trentaanni fa, leggendo decine e decine di pubblicazioniriguardanti questo tema, non ne avevo mai trovata una,fino all’anno scorso, che si dichiarasse contrariaall’inclusione dei cereali nella propria dieta. Non solo,ma la maggior parte dei libri che avevo letto, se non latotalità, ne aveva sempre trattato come di un alimentobase, quello su cui sono state costruite le civiltà, il cibo diresistenza per eccellenza, il più sano, il più equilibrato,quello che dovrebbe costituire la maggior parte del nostro

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regime alimentare.

Che si sia vegetariani, vegani, macrobiotici, crudisti, oche si seguano molte delle altre diete più note (escluseovviamente quelle che sono basate prevalentemente suproteine di origine animale), la base dell’alimentazionegiornaliera è costituita dai cereali. Naturalmente si parladi cereali consumati nella loro forma integrale, quindi nonraffinati, biologici, cotti oppure crudi - in tal caso informa germogliata oppure in fiocchi. Si parla di grano,avena, segale, mais, orzo, farro, riso, grano saraceno,miglio, così come di altri cereali meno noti. Oppure siparla dei loro derivati, sempre a base di farine integrali -per evitare tutte le potenziali patologie causate dallaraffinazione dei cereali stessi – come pane, pasta, cracker,grissini, pizze, focacce, ecc..

Per trent’anni mi sono alimentato seguendo queste lineeguida, oltre naturalmente ai miei primi vent’anni di vita incui mi sono comunque alimentato prevalentemente dicereali raffinati, seguendo la tipica alimentazionemediterranea.

Pensavo che nutrirsi di cereali fosse un fatto scontato, unaverità inoppugnabile.

Una cosa che però avevo notato, soprattutto nell’ultimodecennio, era la presenza di un numero sempre crescente

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di persone, amici e conoscenti, che a fronte di una qualchepatologia venivano invitate a fare un test per rilevareeventuali intolleranze alimentari. Sistematicamente, aseguito di tale test, venivano loro diagnosticateintolleranza verso il glutine (oltre che verso il lattosio). Ilglutine è una proteina che si trova in tutti i tipi di cereali,in particolare in frumento, orzo, avena e segale.

Avevo pensato, in realtà, che si trattasse di una nuovaastuzia dell’industria alimentare per vendere, a caroprezzo nei negozi specializzati, prodotti privi di glutine (equesto forse è anche vero); ma quello che avevo rilevato eche mi aveva stupito, era che queste persone, dopo un po’di tempo che non mangiavano più cereali, o che neavevano comunque ridotto l’apporto notevolmente,effettivamente riferivano di stare molto meglio e di essereguarite dal loro problema specifico. Le vedevo inoltre piùasciutte e con un viso molto più sano, cambiato,ringiovanito, e questo nonostante continuassero a mangiarecarne e pesce. Laddove, per onestà di analisi, non potevonon osservare che ogni volta che consumavoprevalentemente cereali nella mia dieta, non stavo bene,tendevo a ingrassare, accusavo problemi digestivi,stanchezza, sonnolenza, ventre gonfio, occhiaia marcate e,più in generale, segni d’invecchiamento sul viso.

Era un quesito imbarazzante: come potevano questepersone che, secondo le conoscenze in mio possesso,

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stavano seguendo una dieta opposta alle linee guida perun’alimentazione sana, a cui fino ad allora mi ero attenuto,ottenere risultati migliori rispetto a me? Com’erapossibile che notassi in loro un ringiovanimento e in meun invecchiamento?

Eppure questi erano segnali che mi avrebbero dovutoindicare che qualcosa non andava, ma d’altra parte nonpensavo che certe condizioni, come occhiaia, stanchezza,sonnolenza post-prandiale, qualche chilo di troppo, segnidi ritenzione idrica attorno al giro vita, talvolta ventregonfio, dolori artritici vari, potessero risolversi. Di fattoero più propenso a ritenere che essi fossero gli inevitabilisegni dell’età che progrediva.

Quello che, come per magia, è avvenuto nel giro diqualche settimana da quando ho intrapreso il nuovoregime alimentare, la DEA (Dieta Energia Alta), cioèun’alimentazione a base di frutta e verdura allo statonaturale, quindi integra, fresca, cruda e matura,possibilmente biologica, con l’eventuale aggiunta di unaminima quantità di semi, è che le condizioni suddette sisono risolte.

D’altra parte non voglio nemmeno sembrare troppoconvincente, anche perché tante volte nella vita mi ècapitato di cambiare opinione, in seguito alla comparsa dinuovi eventi che mi hanno dimostrato che vi era spazio

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per un ulteriore miglioramento, oppure che magari avevosbagliato ad effettuare certe valutazioni e ciò che si erainizialmente rivelato positivo avrebbe successivamentepresentato il rovescio della medaglia.

Molti amici mi guardano scettici, da quando sto seguendoquesta nuova dieta, perché mi conoscono e sanno che mientusiasmo facilmente. Ecco perché, lo ripeto, non vogliocercare di convincere nessuno, ma nemmeno mi sentireicorretto se omettessi di comunicare quella che ritengo unagrandiosa scoperta (non mia!) nel campodell’alimentazione in relazione alla salute fisica ementale.

Mi limito quindi a riportare le notizie che ho potutoapprendere riguardo a questo regime alimentare, citandole fonti, di modo che ognuno possa, se lo desidera,controllare, documentarsi ed eventualmente decidere disperimentare, magari con accortezza, gradualità, buonsenso, logica e istinto.

E così dopo aver forse già insinuato il dubbio, in chi hasempre consumato carne e derivati, riguardo alla validitàdella loro scelta, e aver poi proseguito infondendo unulteriore dubbio nella mente di chi era convinto dellasalubrità di latte e prodotti caseari, eccomi a seguitarenello spiacevole ma doveroso compito di offrire unapanoramica decisamente antipatica (ma, d’altro canto,

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estremamente promettente) anche per tutti coloro che sonoconsumatori abituali di cereali (e chi non lo è?!).

UN EQUIVOCO BANALE CON IMPLICAZIONIDISASTROSE

Entriamo quindi nel vivo dell’argomento. Natham Pritikin,nutrizionista americano, fondatore del Pritikin LongevityCenter (vedasi capitolo “Imparando da illustri maestri”),sottoponeva, nella sua clinica, i pazienti affetti da malattiacardiaca a una dieta a base di cereali integrali, peraltrocon ottimi risultati dal punto di vista della malattiaspecifica. Ecco però quello che Ross Horne, suodiscepolo, ebbe in seguito ad osservare: “Acidosi, artrite,ipoglicemia, alterazioni del sangue e cutanee, erano isintomi che avevo osservato all’inizio, ma quandocominciò a manifestarsi il cancro tra i pazienti di lungadata di Pritikin, molti dei quali avevo personalmenteintrodotto alla dieta Pritikin, sentii che dovevo fare unosforzo speciale per richiamare l’attenzione sui pericolipotenziali di tutte le diete che contengono grandiquantità di cereali”. (30)

Innanzitutto ritengo utile ripetere nuovamente che cosa siintende per “carboidrati”. Infatti, solitamente, quandoqualcuno mi vede mangiare ingenti quantità di frutta e,incuriosito, mi chiede informazioni generiche sul perché e

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il percome di questa scelta, nel momento in cui rispondoche il mio regime alimentare è basato unicamente su fruttae verdura, inevitabilmente seguono un paio di domande:“E dove prendi le proteine?” è la prima, subito seguitadalla seconda, “E i carboidrati?”.

In questo contesto limiterò le mie osservazioni allaseconda domanda, in quanto la prima verrà trattata nelcapitolo successivo, “Dieta a base di proteine”.

Uno dei più grossi malintesi, dovuto esclusivamente aignoranza (la stessa mia ignoranza, fino a poco tempo fa),è che solitamente si considerano “carboidrati” solo icarboidrati complessi, cioè cereali e loro derivati.

Le persone meno informate, sentendo parlare dicarboidrati, si limitano a pensare solamente a riso, pane,pasta, focaccia, pizza, patate. Chi invece si è documentatomaggiormente, o magari è vegetariano o vegano e quindipiù sensibilizzato all’argomento, sa che carboidrati, oltrea quelli già citati, sono sia tutti i cereali consumati integri,o in fiocchi, o in germogli (riso, frumento, ecc.), sia iprodotti derivati dalle rispettive farine (spaghetti, pastevarie, grissini, cracker, vari tipi di pane, ecc.).

Ma pochissimi sono a conoscenza del fatto che anche lafrutta è un carboidrato.

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Il bandolo della matassa sta nel fatto che anziché parlaredi “carboidrati complessi” e di “carboidrati semplici”,così come sarebbe corretto fare, si parla solitamente di“carboidrati” e di “zuccheri”. E così se nella primacategoria si annoverano tutti gli alimenti appena citati,quando si fa riferimento alla seconda, cioè a quella degli“zuccheri”, si pensa subito al saccarosio (lo zuccherobianco usato per dolcificare), al miele, oppure ai biscotti,magari alle caramelle, al cioccolato, alla marmellata, allabrioche, ecc.. Solamente a pochi viene in mente anche,eventualmente, la frutta.

E quindi, siccome è risaputo che gli “zuccheri” non sonoil massimo per la salute e che sicuramente non potrebberomai costituire la base di una dieta sana, poiché si tratta dialimenti privi dei nutrienti fondamentali e ricchi diadditivi tossici, ecco che si include, inconsciamente,anche la frutta nella lista dei cibi non contemplati comebase di un regime alimentare.

La frutta viene vista tutt’al più come un qualcosa di sanoda mangiare ogni tanto, magari alla fine del pasto, a voltecome spuntino a metà mattinata o come merenda.

L’errore grossolano che si fa è quello di pensare che lafrutta sia uno “zucchero” della stessa qualità di tutti glialtri.

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In realtà è corretto asserire che sia i “dolci” comunementeintesi, sia la frutta, sono tutti “carboidrati semplici“, mamentre i primi sono alimenti malsani, la frutta è l’alimentonaturale che ha costituito la base dell’alimentazioneumana per milioni di anni.

La frutta inoltre, a differenza degli altri cibi, può essereconsumata senza essere sottoposta ad alcunamanipolazione, così come fanno le altre specie animaliche appartengono alla superfamiglia degli “Ominoidi”,detti anche “Scimmie antropomorfe”, di cui l’uomo faparte, e così come l’uomo stesso ha fatto in tutta la suastoria, fino alla nascita dell’agricoltura (circa 10000 annifa), epoca in cui da un’alimentazione basata su raccolta ecaccia, si passò a consumare anche cereali, legumi eprodotti caseari.

Chiarita l’incomprensione, ristabiliamo ora la verità: ladifferenza che esiste tra carboidrati complessi ecarboidrati semplici è che i primi, avendo una strutturamolecolare più complessa, richiedono una digestione piùlunga e laboriosa per poter, alla fine, essere scomposti incarboidrati semplici e quindi essere assorbiti nel sangue.

I carboidrati semplici, invece, vengono digeriti senzaalcuno sforzo e passano nel sangue molto velocemente.

Questo vuol dire che, da un punto di vista nutrizionale,

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considerando solo i carboidrati di per se stessi (senzacioè prendere in considerazione l’ulteriore apportonutrizionale della frutta, costituito da vitamine, saliminerali, enzimi, antiossidanti e fitonutrienti, che èpressoché assente nei cibi cotti), non vi è differenza tracarboidrati complessi e semplici, se non per il tempo eper l’intensità della digestione, nel senso che i primirichiedono una digestione lunga e laboriosa e i secondino.

E quindi i carboidrati complessi sottraggono energiaall’organismo, durante la digestione, mentre i carboidratisemplici della frutta forniscono energia in grande quantità,perché entrano subito in circolo.

A questo punto alcune persone, che pensano di essere piùinformate, fanno un ulteriore errore, ritenendo che icarboidrati semplici della frutta causino iperglicemiaperché vengono digeriti velocemente.

Infatti, siccome tutti i carboidrati semplici, ad eccezionedi quelli contenuti nella frutta e nella verdura, sonoprodotti non naturali, bensì derivati da raffinazione emanipolazioni varie, essi non contengono più tutti inutrienti che permettono un lento assorbimento. Questoperché essi sono stati decurtati dell’acqua e delle fibrepresenti nei rispettivi vegetali da cui provengono.

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Per questo motivo la loro ingestione causa unassorbimento molto veloce, che non solo provoca unareazione iperglicemica ma anche la formazione ditrigliceridi (grassi del sangue, derivanti da un eccesso dicarboidrati, o alcol, o lipidi), che sono entrambecondizioni indesiderabili, tanto quanto i disturbi più omeno gravi di cui sono la causa.

MA LA FRUTTA NO!

La frutta è diversa e, se consumata integra, fresca, matura,cruda, ha un assorbimento facile e graduale.

Infatti, sebbene la frutta contenga glucosio (che ha unindice glicemico alto), essa contiene anche il fruttosio,che ne rallenta l’assorbimento perché ha un indiceglicemico basso.

L’assorbimento è inoltre rallentato perché la frutta èricchissima di acqua, e anche perché contiene pectina eguar, che sono due fibre solubili che rallentanol’assorbimento degli zuccheri stabilizzando i livelliglicemici e che, per questo motivo, vengono consigliate aidiabetici.

Quindi la frutta non causa iperglicemia, a patto, loricordo, che la dieta non includa un’eccessiva quantità digrassi, nel qual caso, comunque, i carboidrati complessi

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sarebbero ancora più svantaggiosi a causa del loroelevato indice glicemico (vedasi capitolo “Ma troppafrutta non è dannosa?”)

E LA FRUTTA È UN CARBOIDRATO!

E questo vuol dire che la frutta, assieme alle verdure afoglia tenera e ad una piccola quantità di semi, puòcostituire la base di una sana alimentazione, perché difatto ha costituito con successo la base dell’alimentazionedei nostri predecessori ancestrali, che per milioni di annihanno vissuto nelle foreste tropicali e subtropicali, ricchedi frutta e di piante e che, anche nel caso si fossero nutritidi carne, non potevano certo cibarsene se nonoccasionalmente, poiché non avevano i mezzi perprocurarsene in continuazione e perché non potevanoconservarla.

E, ricordiamoci, che le altre scimmie antropomorfe, di cuil’uomo fa parte (orango, gorilla, scimpanzé, bonobo,gibbone), che sono simili a noi sia anatomicamente chefisiologicamente, si nutrono prevalentemente di frutta,vegetali e semi (solo alcune di esse mangiano insetti,piccoli vertebrati o, in alcune occasioni, anche carne, main percentuale minima e come cibo di emergenza). Ed essesono sane, forti, agili, muscolose, attive e più intelligentidi tutti gli altri animali, e nessuna di loro consuma cereali.

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D’altro canto lo stesso fatto che i cereali debbano esserecotti per essere mangiati, li esclude, per definizione,dall’essere considerati un cibo “naturale” per l’uomo.

E, soprattutto, ricordiamoci anche che esistonoinnumerevoli tipi di frutta e non solo una squallida melagià tagliata e ossidata, una banana acerba e una peraraggrinzita, così come spesso accade di vedere in alcunecase o ristoranti, o come alcune persone possono talvoltapensare.

Vi sono così tante varietà di frutta, diverse per ognistagione dell’anno, che differiscono per forma, colore,sapore, essendo alcune dolci, altre acide, alcuneipocaloriche, altre molto più nutrienti, alcune grasse(avocado, olive, cocco), altre salate (pomodori, peperoni,cetrioli, zucchine, che rientrano, botanicamente, nellacategoria della frutta).

Infatti, pensare che mangiare frutta sia monotono è un altroluogo comune molto ricorrente ma non corretto, se sipensa che anche all’interno della stessa qualità di frutta(per esempio le mele) ogni frutto in sé ha un saporediverso da ogni altro, non esistendo in natura due fruttiesattamente uguali.

Potremmo dire la stessa cosa dei prodotti confezionati,creati a livello industriale, che mangiamo abitualmente?

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CONTROINDICAZIONI DEI CEREALI

E veniamo ora ai cereali, che sono carboidrati complessi.

Una prima indubbia constatazione è che se ci trovassimoin un orto di frutta matura potremmo mangiarne fino asazietà, mentre se ci trovassimo in un campo di granomaturo… che faremmo?

In effetti i cereali non fanno parte dell’alimentazione deiprimati perché, oltre alle sostanze nutritive, contengonoanche alcune sostanze dannose, tra cui degli inibitori dienzimi, che la natura ha previsto per impedire lagerminazione fino a che non si manifestino le condizioniad essa favorevoli. Questi inibitori di enzimi impedisconoagli enzimi digestivi degli animali di funzionare, rendendoindigeribili tutti i semi maturi e secchi (incluse le noci), ameno che non siano prima germinati. Gli unici animali acui questo non si applica sono gli uccelli provvisti digozzo, in cui i semi, ingoiati interi, rimangono fino agerminazione avvenuta, permettendone quindi ladigestione.

Ma l’uomo, alla costante ricerca di cibo, imparò che unavolta macinati e cotti, i cereali potevano essere inclusinella sua alimentazione. Infatti, il calore della cottura daun lato favorisce l’apertura del rivestimento di cellulosache ricopre il chicco e dall’altro distrugge gli inibitori

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degli enzimi, che altrimenti avrebbero impedito ilfunzionamento degli enzimi digestivi umani. E questoportò sicuramente a un aumento delle possibilità disopravvivenza per l’uomo, poiché non solo aveva creatouna nuova fonte di cibo, ma i cereali avrebbero potutosostenere la vita laddove altro cibo si fosse rivelatoscarso.

Ma, come nel caso della carne, dove pure la cottura resegradevole ciò che allo stato naturale, crudo e sanguinante,sarebbe altrimenti risultato intollerabile, anche per icereali vi sono lati negativi, che si manifestano quandoquesti vengono introdotti nella dieta umana.

I cereali formano attualmente la base alimentare dellamaggior parte della popolazione umana e sono costituitiprincipalmente da amido, che è un carboidrato complessoe perciò, in quanto carboidrato, la principale fonte dienergia per tantissime persone. Inoltre i cerealicontengono una grande quantità di proteine, di gran lungasuperiore a quella che il corpo umano richieda, nonchéuna piccola quantità di grasso: sembrerebbero unnutrimento completo e il fatto che quasi tutti ne faccianouso tenderebbe a confermare questa ipotesi.

Ma non tutti prosperano con un tale tipo di dieta. Infatti, acausa della mancanza di alcune vitamine e minerali,nonché dell’acidità che essi producono nell’organismo

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una volta ingeriti, i cereali, a meno che non siano integraticon grandi quantità di frutta e verdura, causano variproblemi di salute, che analizzeremo.

Innanzitutto il fatto che si tratti di carboidrati “complessi”,implica una struttura molecolare complessa, quindi piùdifficile da digerire, perché deve essere scomposta incarboidrati semplici (fino a monosaccaridi) dagli enzimidigestivi. Al contrario, i carboidrati semplici della frutta(fruttosio e glucosio) sono facilmente digeribili in quantonon richiedono alcuna scomposizione. Essi, infatti,vengono assimilati direttamente senza causare alcunaperdita di enzimi e senza alcun effetto sui trigliceridi senon quello di stabilizzarli.

Vi è poi il problema, tutt’altro che marginale, che i cerealisono di per sé insipidi e che quindi, se non vengonoconditi in qualche modo, non risultano appetibili.

Infatti, quello che normalmente accade è che essi vengonoconsumati accompagnati da grassi (burro, olio,margarina), o da dolcificanti vari (miele, marmellata,creme varie), o da sale (nell’acqua di cottura, oppure neicracker, nel pane, nei grissini, ecc.), oppure da salsevarie, oppure dal latte (cereali con latte, o yogurt). Nonparliamo poi di torte e pasticcini, brioche, biscotti e dolcivari, che contengono spesso tutti gli alimenti appena citati,o anche di una tipica colazione naturista come il “muesli”,

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miscela di fiocchi di cereali, frutta fresca e secca, eyoghurt.

Ora, c’è da dire, che la prima digestione dei cerealiavviene nella bocca, grazie alla ptialina, che è un enzimadigestivo presente nella saliva e che è incaricato dientrare subito in funzione per digerire l’amido fin dallabocca, proprio perché l’amido è così difficile da digerire.

A tal proposito bisogna ricordare che la ragione per cui lafrutta va mangiata matura è che, quando è acerba, l’amidopresente non è ancora stato trasformato in carboidratisemplici. Infatti, se per caso ci trovassimo a mangiarlaacerba, saremmo costretti a masticarla notevolmente,affinché la ptialina venga secreta in grandi quantità, tali dapoter scomporre l’amido in maltosio, fino a che la fruttastessa divenga dolce di sapore e noi possiamo deglutirla,cosa non necessaria se la frutta è matura. In altre parolesolo quando ci sentiamo “pronti”, vale a dire quandoavvertiamo il sapore dolce in bocca, allora deglutiamo ilboccone, non prima.

Quello che accade quando i cibi amidacei vengono cotti epoi conditi è che il nostro gusto viene “ingannato”,insieme alle ghiandole salivari, perché siccome il cibo è“buono”, dopo qualche atto masticatorio lo abbiamo giàdeglutito. E così, sia che si tratti di spaghetti, lasagne,pizza, focaccia, pane, oppure di biscotti, dolci, corn-

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flakes con latte, ecc., non essendosi formata sufficienteptialina, ecco che l’amido, mischiato ai grassi, aglizuccheri, alle proteine, ai condimenti, al sale, ecc., concui è accompagnato, si ritrova nello stomaco, dovepermarrà per diverse ore indigerito, perché nello stomaconon vengono secreti enzimi per la scomposizionedell’amido.

Quando esso finalmente entra nel principale trattodigestivo, che non è designato a elaborare amido nonancora scomposto, e comunque mescolato a grasso, ilpancreas entra in funzione, essendo costretto a produrreuna grande quantità di amilasi per completare l’opera edessendo quindi sottoposto a un iperlavoro.

Una delle evidenze della difficile digestione dei cereali èla produzione di gas intestinale, di cui sicuramente moltidi noi sono a conoscenza.

Un altro problema dei cereali è che sono completamenteprivi di vitamina C, che è la più importante per ilmantenimento dell’integrità dei tessuti e per ilfunzionamento del sistema immunitario e che, inun’alimentazione basata prevalentemente sui cereali, verràquindi a mancare del tutto, a meno di un’ingenteintegrazione di frutta fresca.

Per quanto riguarda invece le proteine contenute nei

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cereali, esse hanno un basso valore biologico, perché nonhanno quantità sufficienti di tutti gli aminoacidi essenziali(sono infatti carenti di lisina e treonina). E questa è laragione per cui si raccomanda normalmente di integrare ilconsumo di cereali con legumi (nel caso di dieta vegana),o con latte e prodotti caseari, oppure uova (nel caso didieta latto-ovo-vegetariana). Ma in tal caso non siprendono in considerazione le complicazioni digestivederivanti dalla mescolanza di cibi di diversa natura, conle relative conseguenze sulla salute.

I cereali germogliati, in virtù del fatto che gli enzimidapprima dormienti si sono attivati, contengono levitamine necessarie a sostenere la crescita della pianta,vitamina C inclusa.

I cereali germogliati, quindi, non presentano lecontroindicazioni dei cibi cotti ma, essendo comunquecereali, hanno una predominanza di minerali acidi, bassilivelli di fibra solubile, presenza di anti-enzimi cheinibiscono la tripsina e la chimotripsina digestive e chepossono quindi provocare un’assimilazione difettosa diminerali e proteine.

Essi presentano carenza di alcune proteine (lisina etreonina) ed eccessiva presenza di proteine totali e inoltreun’alta concentrazione di carboidrati complessi dallalaboriosa digestione.

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Non bisogna sottovalutare inoltre, che i germogli vengonospesso conditi o mangiati con altri cibi più saporiti, vistoche altrimenti non sono particolarmente gradevoli, con iproblemi digestivi che ne conseguono. Da nondimenticare, ancora, le possibili reazioni allergiche alglutine, rilevate con sempre maggiore frequenza.

E poi, quanti cereali germogliati si dovrebbero mangiare,per evitare di utilizzare quelli cotti, al fine di soddisfare ilproprio fabbisogno calorico giornaliero?

Quello che accade nella realtà è che oltre ai cerealigermogliati, si deve ricorrere comunque all’uso deicereali cotti (siano essi anche in forma di pane, fettebiscottate, cracker, biscotti, dolci integrali, ecc.), oppure aingenti quantitativi di grassi, sia pur vegetali (noci e semioleosi vari, avocado, olive, oli, ecc.), perché altrimentinon si arriva a coprire la quantità di calorie necessarie. Esebbene si possa proseguire per un certo tempo seguendouna dieta ipocalorica, alla lunga si cadrebbe in uno statodi denutrizione. E quindi si finisce per consumare unapercentuale di grassi esageratamente al di sopra di quellaritenuta sana o, in alternativa, ci si ritrova a sentirsiperennemente stanchi, perché non si introduconoabbastanza calorie, salvo poi “aiutarsi” con sostanzeeccitanti varie, come caffè, tè, cioccolata, ecc..

Continuando con l’analisi, i cereali integrali, come anche i

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legumi, contengono notevoli quantità del dannoso acidofitico, o fitina. Che cosa significa questo?

Cito, a tale proposito, quanto scritto da Nico Valerio, nelsuo best-seller, “L’alimentazione naturale”. “…il fatto èche tutti i cereali integrali sono ricchi di fitina, proprionella parte esterna (il primo strato della crusca). Checosa vuol dire questa presenza? Che si formanocomplessi insolubili che rendono inutilizzabili moltiminerali (Reddy), come il calcio (Mellanby), per cui icereali con la crusca sono definiti “rachitigeni” (ma labollitura acida e la germinazione neutralizzano lafitina), lo zinco (Forbes, Maddaih), quando il rapportofitina-zinco è superiore a 12 (Oberleas), con rischi dicarenze e dermatiti secche, il magnesio, il rame, forseanche il ferro (Davies e Nightingale). Anche il valoreenergetico degli alimenti è intaccato, perché la fitina,secondo alcuni autori (Camus e Laporte, Knuckles),diminuisce la disponibilità delle proteine e degli amidi(Yoon), abbassando il tasso di innalzamento glicemicodopo un pasto a base di cereali e amidacei, il che è divantaggio ai diabetici. Per fortuna, i cereali integralicontengono – nella crusca – anche degli enzimiantifitina, le fitasi, ma queste sono distrutte dal caloredella cottura.”(31)

Inoltre i cereali contengono considerevoli quantità diminerali acidificanti, come il fosforo, e durante la

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digestione, per neutralizzare l’acidità prodotta, il corpo ècostretto a cedere calcio dalle ossa (il calcio è un potenteminerale alcalino), cosicché coloro che consumanoprevalentemente cereali corrono il rischio, con ilprogredire dell’età, di contrarre osteoporosi.

I cereali hanno un basso contenuto di calcio e altriminerali alcalini, come magnesio, sodio, potassio,manganese e ferro, mentre frutta e verdure ne sono ricchi.

È interessante notare, riprendendo l’argomentodell’intolleranza al glutine, che molte persone presentanoreazioni allergiche ai cereali, in particolare al grano. Acausa dell’incapacità del loro organismo di elaborare ilglutine, che è la proteina contenuta nei cereali stessi,possono derivare gravi alterazioni intestinali, tali daimpedire l’assorbimento di aminoacidi, sali minerali evitamine (patologia nota come “celiachia”).

La gravità di questo tipo di allergia (così come delleallergie a uova o a prodotti caseari che, a causa del loroalto contenuto di colesterolo e grassi, sarebbe comunquemeglio escludere dalla dieta) può variare, per una stessapersona, e a volte presentarsi solo se sussistono anchealtre condizioni, per esempio fatica o stress. Inoltre taliallergie possono essere alleviate dall’assunzione disupplementi di enzimi digestivi. Questo sembra suggerireche sebbene, come abbiamo visto, uova, prodotti caseari,

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cereali e altri alimenti vari siano inadattiall’alimentazione umana, non a tutti causano reazionivistose, perché l’organismo può elaborarli, sfruttandoperò pesantemente le sue riserve enzimatiche.

Il Dr. Charles De Lacy Evans, nel suo libro “How toProlong Life – An Enquiry Into the Cause of Old Age andNatural Death” (“Come prolungare la vita – Una ricercasulla causa della vecchiaia e della morte naturale”), neldescrivere la vecchiaia, dice che la caratteristica piùmarcata della vecchiaia stessa è che un deposito fibroso,gelatinoso e di terra ha preso posto nel sistema (intesocome organismo) e che questo deposito è compostoprincipalmente di fosfato e carbonato di calce, conpiccole quantità di solfato di calce, ossido di magnesio ealtre terre. Prosegue spiegando come queste sostanzeentrino nel corpo in quantità che variano a seconda delcibo che viene ingerito e che, sebbene il nostro organismone espella la maggior parte, ci sono comunque sempreresidui di queste sostanze che si accumulano gradualmentenei tessuti.

Nel riportare esperimenti eseguiti sia su umani che suanimali, De Lacy osserva che sebbene i cereali (tra i qualiEvans include anche i semi delle leguminose – fagioli,piselli, lenticchie, soia) costituiscano la basedell’alimentazione umana, essi non solo sono la classe dicibo meno adatta all’uomo, in relazione alla longevità, ma

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costituiscono di gran lunga la causa della morte prematuradell’uomo. (32)

E ora qualche considerazione a proposito della cariedentale: sembra che essa sia comune nelle societàcivilizzate, ma pressoché sconosciuta in quelle primitive,e sia causata dall’azione dell’acido prodotto dai batteridella saliva, che esistono normalmente nella bocca di tutti.La produzione di acido è una conseguenza dellafermentazione e, affinché questa si verifichi, i batteridevono essere privati di ossigeno, condizione che siverifica quando residui di cibo ostruiscono gli spaziinterdentali.

Sembra che lo zucchero da solo non causi fermentazione,perché si dissolve subito nella saliva. Così lafermentazione risulta essere causata solo da alcuni tipi dicibi, poiché alcuni producono molto acido e altri no.

Inoltre l’acido può essere neutralizzato dalla saliva,almeno in parte, e questo dipende dalla qualità dellasaliva di ognuno, che a sua volta dipende dalla qualitàdella dieta e quindi dallo stato chimico del nostroorganismo. Ovviamente una dieta che alcalinizza il nostroambiente interiore (frutta e verdura crude lo alcalinizzano,contrariamente a prodotti di origine animale e cereali, chelo acidificano) produce una saliva in grado di contrastaremaggiormente l’acidità. (Per una spiegazione più

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dettagliata riguardo al significato di ambiente interiorebasico e acido, consultare pag. 269 del presente testo).

Un altro fatto tutt’altro che marginale è che, a differenza diquando si mangia della frutta, quando si ingerisconocarboidrati complessi si tende normalmente ad assumernein eccesso, perché il senso di appagamento e di sazietàtarda ad arrivare. Infatti, poiché essi devono sottostare auna lunga digestione prima di entrare nel sangue, di solitosi continua a mangiarne fino a “stomaco pieno”. Alcontrario, la frutta è rapidamente digerita e i suoi zuccherientrano subito nel sangue provocando senso di sazietà.

I cereali, per poter essere mangiati, vengono sottoposti araffinazione o a altri tipi di manipolazione, tra cui anchela cottura, per cui non solo vengono compromessi alcuninutrienti, ma vengono creati degli anti-nutrienti (gli “anti-nutrienti” sono sostanze che legano alcuni nutrientipresenti nei cibi, limitandone così l’assorbimento). Siricorda infatti che vitamine, sali minerali, enzimi,antiossidanti, fitonutrienti, carboidrati, proteine e grassi,vengono danneggiati, distrutti o stravolti nella lorocomposizione chimica, trasformandosi in sostanzetossiche da eliminare, o addirittura in sostanzecancerogene (vedi capitolo “La cottura dei cibi”, pag.103).

Tornando ai cereali cotti, essi diventano ciò che viene

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comunemente indicato col nome di “calorie vuote”,fornendo il massimo delle calorie (considerati anche icondimenti e accompagnamenti vari) col minimo deinutrienti (che sono stati falcidiati dalla cottura).

Uno dei problemi maggiori, come già è stato accennato, èche i cereali sono insipidi di per sé e quindi necessitanodi essere accompagnati con altri cibi. Abbiamo anche giàanalizzato le conseguenze che derivano dal cuocere igrassi. Adesso riflettiamo sul fatto che i cereali vengonospesso accompagnati da uno o più dei seguenti grassicotti: latte (anche se “crudo”, cioè non riscaldato, è inrealtà stato pastorizzato, quindi cotto), burro (stessodiscorso che per il latte, con la differenza che spessoviene cotto nuovamente), lardo, panna, formaggio (fattocon latte pastorizzato), oli vari, margarina, i grassiintrinseci della carne.

Lo ricordo, i grassi riscaldati generano radicali liberi chesono cancerogeni, come l’acroleina, che è un vaporeneurotossico (capace cioè di indurre effetti nocivi sulsistema nervoso centrale, sui nervi periferici o sugliorgani sensoriali), che si forma dall’olio fritto. Inoltre igrassi riscaldati abbassano la capacità di trasportareossigeno e bloccano i capillari con grossi globuli digrasso.

E, ancora, la viscosità dei grassi riscaldati crea depositi

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di grasso sulle pareti vascolari, uno dei maggiori fattoriche determinano aterosclerosi e altre condizioni cheportano alla malattia cardiaca.

Nel caso di grassi animali, ecco che colesterolo, caseina,acido urico e altre sostanze tossiche compromettonoseriamente la nostra salute. Nel caso di grassi vegetali,crudi, sebbene essi siano senza alcun dubbio più sani diquelli animali, bisogna considerare che comunque…troppo grasso è troppo grasso, e sarebbe consigliabile chela percentuale di grassi giornalieri non superasse il 10%delle calorie totali (vedi capitolo “I grassi e il grandeinganno delle percentuali caloriche”).

Le proteine, sottoposte a calore, diventano proteine“denaturate”, in cui si sono formati legami resistentiall’azione enzimatica. Inoltre la maggior parte delleproteine animali hanno un contenuto calorico in grassi del50% minimo. Così, quando consumiamo amidi con leproteine (latte, formaggi, burro, carne, salumi, ecc.) cisottoponiamo a un triplo danno: grassi ricchi di radicaliliberi, proteine denaturate e gli amidi vuoti da un punto divista nutrizionale.

FIBRE ALIMENTARI

Parliamo di fibre. La fibra alimentare (o fibra dietetica) è

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l'insieme di quei carboidrati complessi e di altre sostanzenon immediatamente digeribili dall'uomo e perciò nonassimilate dal nostro organismo.

La maggior parte dei cibi cotti che si consumanoabitualmente nella dieta occidentale standard è priva difibra, sia che si tratti di cereali raffinati e loro derivati,sia che si tratti di cibi di origine animale (i cibi di origineanimale non hanno fibra!).

Da anni, ormai, si leggono sempre più frequentemente iconsigli di dietologi e autorità sanitarie che consiglianol’introduzione di fibra nella nostra alimentazionegiornaliera, sia per fornire il senso di sazietà, in modo danon mangiare oltre il necessario, sia, soprattutto, perfavorire i movimenti peristaltici e l’evacuazione. E questoper far sì che il transito intestinale del cibo sia il piùveloce possibile e che quindi diminuisca il tempo diristagno dei vari alimenti nell’intestino, fattore checomporta lo sviluppo di prodotti tossici e di relative gravipatologie, come disturbi della funzionalità intestinale(stipsi, diverticolite).

“Un alimentazione ricca di cibo vegetale (e perciò difibra) è inversamente collegata all’incidenza dellamalattia cardiovascolare, del tumore al colon e deldiabete. Poiché un aumento del consumo di fibraalimentare è quasi invariabilmente associato a un

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cambiamento di altri costituenti della dieta, è difficilestabilire una chiara relazione esclusivamente con lafibra. Un meccanismo plausibile per l’effetto anti-cancerogeno è un rapido passaggio della massa di ciboattraverso il colon, di modo che viene ridotta lapossibilità che i potenziali agenti cancerogeni abbianol’opportunità di interagire con la mucosa superficiale.Inoltre, l’aumento di massa fecale morbida può diluiregli agenti cancerogeni.” (Dati dal National ResearchCouncil, 1989.) (33)

Così molte persone, tra cui anche il sottoscritto fino a unanno fa, si preoccupano di consumare cereali integrali inmodo da avere abbastanza fibra nella loro dieta, al fine digodere di una migliore digestione e, più in generale, diuna migliore salute.

Ma non tutti i tipi di fibra ottemperano alla stessafunzione.

Una più accurata definizione di “fibra” viene operata daivari autori dell’Igiene Naturale. Essi distinguono, infatti,due tipi diversi di fibra, e questa distinzione èfondamentale per capire poi perché vi sono alcuni tipi dicibo che sono più digeribili, e quindi consigliati, eviceversa perché ve ne sono altri che sono vivamentesconsigliati.

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La distinzione, quindi, è fra fibre solubili e fibreinsolubili.

1. Fibre solubili. Si trovano principalmente nella fruttae, in una certa misura, nelle verdure a foglia tenera.Sono fibre morbide e solubili in acqua, cosicché esseassorbono acqua e aiutano a mantenere voluminose emorbidi le feci. Funzionano come un gel colloso cheaiuta tutte le sostanze a muoversi lungo l’intestino. Ledue fibre solubili più comuni sono la pectina e lagomma di guar (entrambe si trovano nella frutta), cherallentano l’assorbimento nel sangue degli zuccheriprovenienti dall’intestino, in modo da prevenirebruschi innalzamenti della glicemia. È interessante, atal proposito, rilevare la contraddizione per cuinonostante queste fibre vengano consigliate per iltrattamento del diabete dal mondo medico, accade chetaluni medici insistano sul fatto che i diabetici nondebbano mangiare la frutta.

2. Fibre insolubili. Appartengono a questa categoria lacellulosa e altre fibre difficili da digerire, o del tuttoindigeribili. Si trovano nelle crocifere, qualibroccoli, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolo verza,cavolini di Bruxelles, così come nei tuberi e nelleradici (patate, carote, rape, barbabietole, ecc.) e, inmaggior misura, nei cereali integrali (crudi, cotti ogermogliati).

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Il problema è che esse sono estremamente dure e ilnostro sistema digestivo non può demolirle e quindideve eliminarle. Ma esse, a differenza delle fibresolubili, non assorbono acqua, per cui i loro bordi ele loro punte sono rigidi e affilati e per questo motivograttano e scalfiscono la delicata mucosa digestiva, alloro passaggio, irritandolo e lacerandolo.

In risposta a questa aggressione, la mucosa intestinalesi ispessisce al fine di proteggersi, il che rende lefibre meno irritanti ma riduce la capacitàdell’organismo di assorbire le sostanze nutritive.

Ed è proprio l’irritazione degli intestini e del colonche dà alla “fibra di crusca” la fama di “scopaintestinale”, nel senso che essa facilita l’eliminazionedella massa fecale.

D’altro canto, la vera ragione di questa azione sembraconsistere nel fatto che poiché il corpo avvertel’effetto irritante di tale sostanza, cerca di espellerlail più rapidamente possibile, insieme a qualsiasi altracosa si trovi contemporaneamente nel colon.

Se si consuma, infatti, fibra di crusca per facilitarel’evacuazione, si noterà che, dopo un po’ di tempoche se ne fa uso, occorre aumentarne le dosi perottenere lo stesso effetto, perché quelle precedenti

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non sono più sufficienti. Questo accade perché piùfibra si consuma, più il corpo per proteggersiispessisce la mucosa intestinale, quindi più fibraoccorrerà per ottenere l’effetto desiderato, e via diseguito in un circolo vizioso che porta a: riduzionedell’assorbimento e dell’assimilazione delle variesostanze nutritive, formazione di tessuto cicatriziale,sviluppo di aderenze, sindrome del colon irritabile,colite ulcerosa e altre malattie che sono spesso ilrisultato di un consumo insufficiente di fibra, o di unconsumo eccessivo di fibra troppo dura.

È “curioso” osservare che nella produzione dellafarina raffinata, la crusca viene separata per poiessere venduta ad un prezzo notevolmente maggioratocome prodotto per la salute.

Sicuramente siamo in grado di cibarci di alimenti checontengono cellulosa e altre fibre dure, insolubili, ma conun sovraccarico di lavoro per gli organi della digestione edell’eliminazione.

Se vogliamo godere di ottima salute, sarebbeindubbiamente consigliabile il consumo di cibi che noncomplichino o compromettano la digestione e il processodi assimilazione, poiché l’obbiettivo è quello di ricavareil massimo dei benefici, dal processo di nutrizione,minimizzando i danni e ottenendo la giusta quantità dei

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nutrienti.

Le fibre indigeribili dei cibi vegetali a tessuto duro sonodifficili da digerire rispetto alle fibre solubili, morbide,che si trovano nella frutta e nei vegetali a foglia tenera eche sono necessarie per un’ottima funzione digestiva e dievacuazione.

DIGESTIONE DEI CEREALI

Parliamo adesso di digestione dei cereali. La digestionedei carboidrati complessi inizia nella bocca, per operadell’amilasi salivare (detta anche ptialina), che è l’enzimapredisposto alla scissione degli amidi. Nello stomaco,l’acidità presente neutralizza l’amilasi, bloccando così ladigestione degli amidi, che però riprende nell’intestinotenue.

La digestione delle proteine, invece, è puramentemeccanica nella bocca (grazie alla masticazione) einesistente negli intestini. Infatti le proteine vengonoscisse nello stomaco e trasformate, da catene lunghe diaminoacidi in catene più corte, grazie all’azionedell’acido cloridrico, che rende acido l’ambiente dellostomaco.

Se gli amidi vengono consumati da soli, senza proteine,l’acidità dello stomaco si avvicina alla neutralità,

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permettendo alla digestione degli amidi di continuare. Sele proteine vengono consumate da sole, l’acidità dellostomaco è la maggiore possibile per l’uomo, in modo dafavorire la proteolisi (la proteolisi è il processo didegradazione delle proteine da parte dell’organismo).

Il problema sorge quando si consumano amidi e proteineinsieme perché, evidentemente, non è possibile chesussistano contemporaneamente entrambi gli ambienti, conopposte proprietà chimiche, in quanto l’uno neutralizzal’altro. Il risultato è una digestione danneggiata o parzialedegli amidi, o delle proteine.

Siccome le proteine animali sono prive di fibra, il lorotransito intestinale è molto lento e così, trovandosi perlungo tempo in un ambiente buio, umido e caldo (37,8gradi), la carne non digerita marcisce rapidamente.

Infatti quando la carne viene mangiata con gli amidi (es:panino al prosciutto, panino alla cotoletta, riso con pesce,pane e formaggio, pizza, pasta o spaghetti con qualsiasitipo di carne o salumi o pesce, ecc.), si avrà moltofacilmente la prova dell’avvenuta putrefazione quando lefeci verranno espulse: l’odore sgradevole sarà l’evidenzadell’avvenuta putrefazione delle proteine.

I cereali, invece, non vanno in putrefazione, bensìfermentano, dando luogo a gas, alcol e acido acetico. È

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già stato detto e lo ricordo di proposito: l’alcol è unveleno protoplasmatico, che distrugge ogni cellula con laquale viene a contatto, risparmiando solo quelle internealla bocca e quelle del tratto digestivo, in quanto protetteda mucosa. La produzione di alcol nel fegato verrà poiassorbita nel flusso sanguigno, con le relativeconseguenze. L’acido acetico nella sua forma pura è unnoto veleno, mentre se diluito con 19 parti di acquaprende il nome di aceto, ma è comunque ancora tossico. Ilgas, a cui la fermentazione si accompagna, verrà invecerilasciato via ano, con le ben note conseguenze sociali. Lafermentazione è anche il caratteristico risultatodell’abbinamento tra cibi amidacei e zucchero, chetipicamente avviene quando, al termine di un pasto, siconsuma il dessert o la frutta.

Che cosa rimane dopo la cottura dei carboidraticomplessi? Solo le calorie! In più si potrà sperimentarel’alta richiesta energetica della digestione, che puòrichiedere anche un giorno e più, se i carboidrati sonoassunti insieme alle proteine. E siccome l’energia fornitadalla digestione è ritardata, ecco che si può bencomprendere il classico stato letargico in cui si cade dopoun pasto a base di carboidrati, allorché tutta l’energiadisponibile è stata usata per la digestione.

La digestione della frutta, al contrario, è un processorelativamente semplice; infatti la “maturazione” della

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frutta stessa è in realtà l’azione di convertire gli amidi,presenti nel frutto acerbo, in carboidrati semplici, dalsapore dolce. In altre parole la frutta digerisce se stessaper noi, richiedendoci di conseguenza meno energiarispetto alla digestione degli amidi dei cereali, eliberando energia da utilizzare per altri processi, come ilfunzionamento degli organi e dei muscoli.

E così, se gli amidi possono permanere anche fino adodici ore nello stomaco e tre giorni nell’organismo(quando associati a proteine e grassi), prima di essereeliminati attraverso l’evacuazione, la frutta richiede pochiminuti nello stomaco e diciotto ore nell’intestino.

E quindi, da un punto di vista energetico, questo vuol direche quando si mangiano carboidrati complessi il nostroorganismo impiega ore per trasformarli in qualcosa chepossa essere utilizzato come fonte di energia. Infatti, anchese comunemente si pensa che i carboidrati complessipossano sostenerci a livello energetico per un lungoperiodo di tempo, quello che è sicuro è che essiimpiegano un periodo molto più lungo dei carboidratisemplici per essere scomposti e quindi assorbiti nel flussosanguigno e da qui essere portati alle cellule per essereutilizzati come fonte energetica. Ma una volta digeriti,questo tempo di assorbimento e di assimilazione è quellodeterminato dall’indice glicemico che li caratterizza, cheè comunque molto più elevato della maggior parte della

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frutta.

Ecco perché la DEA (Dieta Energia Alta) è tale:semplicemente perché vi è un dispendio minimo dienergia per la digestione e una quantità rilevante dienergia prontamente fruibile, derivante da un’altapercentuale di carboidrati semplici (frutta), checostituiscono l’80% del proprio regime alimentare.Provare per credere!

E adesso, una piccola parentesi riguardante i carboidratisemplici raffinati, quelli che comunemente, come abbiamogià visto, vengono definiti come “zuccheri”, e chepossiamo trovare nei biscotti, nei dolci, nelle caramelle,nel cioccolato, nelle marmellate, ecc., e che vengonoanche aggiunti a bevande, a cereali e a tutti i tipi dicarboidrati complessi, dovunque si leggano le parole“dolcificante” o “dolcificato”, oppure ovunque sianopresenti ingredienti come: sciroppo di frumento, fruttosio,galattosio, saccarosio, destrosio, maltodestrine, destrine,maltosio, levulosio, lattosio, ecc..

Ebbene, si tratta di un fatto quasi inevitabile: se unapersona non mangia abbastanza frutta, quasi sicuramente siritroverà a mangiare dolci ad ogni pasto, o nel corso dellagiornata. E la mattina, quasi immancabilmente, si ritroveràa ingerire uno o più dei seguenti alimenti: succhi di frutta,cereali dolcificati, brioche, biscotti, cioccolato,

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marmellate, creme, zucchero nel caffè. E durante il giornonon sarà facile sottrarsi, oltre ai suddetti, anche acaramelle, bibite gassate, gomme da masticare, spuntinivari, fette di torta, ecc.. L’uomo ha trovato il modo dirimpiazzare la frutta dolce e succosa, con ogni sorta di“calorie vuote”, cioè calorie prive dei loro originalinutrienti, che oltre a devastare la salute agiscono anche dastimolanti, accelerando così l’invecchiamento.

Ed ora, tornando ai cereali, sebbene questi siano senzadubbio una scelta più sana (se consumati nella loro formaintegrale) rispetto ad un’alimentazione basata sui prodottidi derivazione animale, ecco una lista di patologieassociate al loro consumo: asma, allergie, malattiaceliaca, disturbi digestivi, formazione di muco econdizioni di congestione, vari tipi di artrite, diversi tipidi malattia autoimmune e sovralimentazione cronica.

L’intolleranza al glutine, contenuto principalmente nelfrumento (ma anche in segale, orzo, avena, farro),contribuisce o causa un’ampia gamma di malattie quali(oltre a quelle appena citate): costipazione, ritenzioneurinaria, nausea, vomito, fatica cronica, diabete del tipo 2,depressione, eczema, fibromialgia, sindromedell’intestino irritabile, emicrania, linfoma e tumorigastrointestinali. L’intolleranza al glutine può anche esserecollegata ad autismo, schizofrenia e diverse malattieautoimmuni. (34)

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“La malattia celiaca può presentarsi con un ampiospettro di manifestazioni cliniche che vanno da segni esintomi di un franco malassorbimento a quadri piùsubdoli e sfumati. Si parla di malattia celiaca maggiorein presenza dei sintomi tipici del grave malassorbimentoe cioè diarrea, steatorrea e marcata perdita di peso. Siparla invece di malattia celiaca minore in caso disintomi minori ed extraintestinali (anemia, osteoporosi,lesioni cutanee tipiche, infertilità, aborti spontanei,etc).”(35)

La ragione per cui si sono citate tutte le possibilipatologie, che una dieta a base eccessiva di cereali puòcomportare, non è puramente accademica, bensì racchiudela speranza e l’augurio che qualora il lettore dovessericonoscersi in una qualsiasi delle suddette condizioni,possa prendere in considerazione la possibilità disperimentare una dieta priva di cereali, a base di frutta everdura, che sono in ogni caso, a detta di tutti, i cibi piùdisintossicanti di cui ci si possa nutrire.

Per restare su patologie meno gravi di altre, derivantidall’uso massiccio di cereali, la congestione, l’asma e leallergie ostacolano la funzione respiratoria, alterano lachiarezza e il tono della voce e causano stanchezza. Mucoviene prodotto infatti in molte parti del corpo ad operadella membrana mucosa, con il duplice scopo diproteggere i delicati tessuti della mucosa stessa

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dall’aggressività della fibra insolubile contenuta neicereali - che va a “grattare” durante il suo passaggio - e diagire come mezzo di trasporto per sbarazzarsi dellesostanze irritanti per l’organismo.

Per esempio, se teniamo del succo di limone in bocca, lasua potente acidità brucerebbe il rivestimento internodella bocca stessa, se non fosse per la membrana mucosache continua a secernere muco per diluire l’acidoascorbico del limone, fino a deglutizione avvenuta. Moltipensano, a tal riguardo, che grazie al succo di limone sistanno sbarazzando del muco prodotto dal corpo, quandoin realtà stanno semplicemente obbligando il loroapparato digerente a crearne di nuovo per proteggersi. Lostesso dicasi per aglio, cipolla, peperoncino, ecc., inseguito all’assunzione dei quali ci si illude spesso diassistere all’eliminazione di muco, quando in realtà ilmuco che fuoriesce è quello prodotto dalle mucose acausa dell’effetto aggressivo di tali sostanze.

Per tornare agli effetti dei cereali sul nostro organismo, ilfatto degno di nota è che molte persone che soffrono dicongestione nasale, asma e allergie varie, potrebberoforse sbarazzarsi dei loro sintomi nel giro di qualchesettimana, se solo provassero a seguire una dieta priva diamido, cioè a base di frutta e verdura a foglie tenere.

Per concludere, riassumendo in poche parole il presente

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capitolo, la confusione tra carboidrati complessi ecarboidrati semplici ha generato un equivoco micidiale: siè infatti pensato di doversi necessariamente nutrire dicereali, pane e pasta per provvedere alla propria quota dicarboidrati giornaliera, relegando la frutta ad un ruolo dicibo occasionale, di accompagnamento. Ebbene sia icereali, il pane, la pasta, ecc., che la frutta, sono tutticarboidrati, con la differenza che la frutta èdigeribilissima, non ha controindicazioni, e soprattuttonon ha le controindicazioni che abbiamo analizzato,proprie dei cibi amidacei. E inoltre questi ultimi, essendonaturalmente insipidi, devono essere accompagnati dasale, grassi riscaldati o oli, zuccheri raffinati, dolcificantiartificiali come l’aspartame (una neurotossina in grado dicausare cancro, danni cerebrali, malattieneurodegenerative e difetti di nascita) e potenti spezie,che sono tutti condimenti che distruggono la salute.

A questo punto vi sono due possibilità: ignorarecompletamente tutto quello che si è letto in questocapitolo, sperando di rientrare in quella parte dellestatistiche che non contrae malattie gravi, oppure…verificare e/o sperimentare, anche se solooccasionalmente, o parzialmente, o progressivamente, laDEA. (36)

IL MITO DELLE PROTEINE

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Ecco alcune delle domande più frequenti a proposito delleproteine:

“Quali sono le fonti migliori di proteine?”, “Quantigrammi di proteine devono essere assunti giornalmente?”,“Le proteine di origine vegetale sono altrettanto valide diquelle di origine animale?”, “È consigliabile assumereproteine in polvere o ‘aminoacidi ramificati’ (aminoacidiessenziali venduti sotto forma di integratori) se si fa sporto se si vuole ottenere crescita muscolare?”, “Da doveprendono le proteine i vegetariani? E i vegani?”.

Le proteine vennero scoperte nel 1839, dal chimicoolandese Gerhard Mulder e derivano il loro nome da“proteios”, che in greco significa “di primariaimportanza”: esse sono state, fin da allora, ritenute comeil più sacro di tutti i nutrienti.

Successivamente alla loro scoperta e fino ai giorni nostri,le proteine vennero principalmente identificate solo con lacarne e divennero sinonimo di benessere: infatti solo chiera ricco poteva permettersi la carne, mentre chi erapovero doveva accontentarsi di pasti vegetali, come panee patate.

Talmente radicata, divenne la tendenza di attribuire alleproteine un ruolo fondamentale nel benessere sia fisicoche mentale e sociale, che scienziati come Carl Voit

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(1831-1908), pur avendo scoperto che l’uomo avevabisogno di soli 48,5 grammi giornalieri di proteine, neraccomandò comunque 118, a causa del pregiudizioculturale dell’epoca, per cui tutti aspiravano ad averecarne sulla propria tavola così come noi oggi aspiriamoad avere case più grandi o auto più veloci. E così pure isuoi discepoli, che divennero famosi nutrizionisti deiprimi del ‘900, continuarono a persistere in questopregiudizio. Atwater (1844-1907), discepolo di Voit,organizzò il primo laboratorio nutrizionale alDipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ecome direttore raccomandò 125 grammi di proteine algiorno (oggi ne vengono raccomandati circa 55!). Si eraaffermato un pregiudizio culturale per cui le classi piùpovere venivano considerate pigre o inette perché nonmangiavano abbastanza carne/proteine.

Le proteine rappresentano una componente vitale delnostro organismo: ve ne sono centinaia di migliaia didiversi tipi e funzionano come enzimi, ormoni, tessutostrutturale e molecole di trasporto, rendendo possibile lavita. Sono costruite come lunghe catene di aminoacidi, deiquali vi sono quindici o venti tipi diversi, a seconda dicome vengono contati.

Le proteine si consumano regolarmente, per cui devonoessere rimpiazzate e questo avviene tramite l’assunzionedel cibo che le contiene. Il corpo, però, non può

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assimilare e usare le proteine nello stato originale, in cuisi trovano quando vengono ingerite, perché la proteinadeve prima essere digerita e poi scomposta nei suoicomponenti, gli aminoacidi. Il corpo può quindi usarequesti aminoacidi per costruire le nuove proteine di cui habisogno per rimpiazzare quelle che sono state consumate.La diversa qualità delle proteine contenute nel cibodipende da quanto efficacemente esse ci forniscono questiaminoacidi.

Per fare un esempio, è come se avessimo perso unacollana di perle colorate, dove la collana rappresenta untipo di proteina che si è consumata e deve essererimpiazzata, mentre le perle colorate rappresentano gliaminoacidi. Se vogliamo ricostruire la collana persa,prenderemo da altre collane (le proteine che ingeriamo) levarie perle, perché esse non si trovano nella giustasequenza di colori rispetto a quelle che erano sulla nostracollana. Quindi ricostruiremo la collana con le nuoveperle, rispettando la sequenza dei colori della primacollana. Ma se mancano, per esempio, delle perle(aminoacidi) di colore giallo, l’intera opera diricostruzione della nostra collana verrà rallentata, oarrestata, fino a che non troveremo sufficienti perle gialle.

Vi sono otto aminoacidi, detti “essenziali”, utilizzati per lacostruzione delle nostre proteine dei tessuti, i qualidevono essere forniti dal cibo, perché il nostro corpo non

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è in grado di fabbricarli.

Vengono considerate proteine della migliore qualità (o dimaggiore “valore biologico”) quelle che, una voltadigerite, sono in grado di fornirci il giusto tipo e la giustaquantità di questi aminoacidi essenziali, con cui costruirele nostre proteine dei tessuti.

Le migliori proteine che potremmo ingerire per assolverequesto compito sono quelle contenute nella… carneumana, ma… sembra sia vietato dalla legge!

Subito dopo vi sono quelle animali, che sono molto similia quelle umane. Siccome possono essere usate moltoefficacemente dal nostro organismo, vengono definite di“alta qualità”, o di elevato “valore biologico”. Quellemigliori, quindi con un valore biologico più alto, sonoquelle dell’uovo e del latte, perché rappresentano lamigliore corrispondenza di aminoacidi rispetto alle nostreproteine, mentre le proteine vegetali sono considerate di“qualità inferiore”, o di “valore biologico” minore,perché mancano di alcuni aminoacidi essenziali.

Peraltro è vero che se i vegetali vengono presi inconsiderazione nel loro insieme, cioè tutti i vegetali,anch’essi contengono ogni aminoacido essenziale. Equesta è la ragione per cui nella dieta vegetariana, ovegana, si raccomandano certe combinazioni, per esempio

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pasta e fagioli, o riso e lenticchie, ecc., proprio perottenere l’opportuna complementazione proteica al fine diassicurarsi tutti gli aminoacidi essenziali.

Il concetto di “qualità”, o di “valore biologico”, riguardadunque l’”efficienza” con cui le proteine del cibopromuovono la crescita. Ora, questo andrebbe bene se auna migliore efficienza corrispondesse anche una miglioresalute, ma non è così e questa è la ragione per cui“qualità” ed “efficienza” sono termini ingannevoli.

Infatti, la qualità proteica di un dato cibo è determinatadall’osservazione di quanto velocemente gli animali chela consumano crescono. E, in effetti, le proteine animalirisultano essere altamente efficienti in questo.

Ma la concentrazione dell’attenzione solo sull’efficienzadella crescita corporea, come se questa corrispondessenecessariamente ad una buona salute, incoraggia ilconsumo di proteine di “alta qualità” mentre, nelcontempo, una vastissima ricerca scientifica dimostra chele proteine vegetali a “bassa qualità”, che permettono unalenta ma costante sintesi di nuove proteine, sono il tipo diproteine più sano.

Secondo la sperimentazione scientifica, “lento macostante” vince la gara. Le sperimentazioni più vaste edesaurienti a tal proposito sono quelle, di cui si è già

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trattato, effettuate da T. Colin Campbell (vedi capitolo“Imparando da illustri maestri”).

D’altra parte, come ben sanno i venditori, un prodotto chevenga definito di “alta qualità”, si guadagna la fiducia deiconsumatori molto facilmente e, infatti, questo è ciò che èaccaduto, laddove si è erroneamente dedotto che“maggiore qualità” equivalesse a “maggiore salute”.

Ora se, alla luce di queste riflessioni, volessimo fare unparagone, che cosa penseremmo di un culturista che, purdi ottenere la massa muscolare per esibirsi degnamente inuna gara di body-building, si convincesse ad assumeresostanze anabolizzanti, con tutte le conseguenze che nederivano?

Molti di noi direbbero probabilmente che, per quanto liriguarda, preferirebbero non avvalersi di tale “ausilio”, sesi trovassero al posto del culturista dell’esempio, poichéil gioco non vale la candela, ovvero non vale la penaincorrere in tutte le problematiche di salute derivantidall’assunzione di sostanze anabolizzanti di vario genere,per ottenere quel tipo di massa muscolare.

Ma molti culturisti professionisti, incuranti delleconseguenze, preferiscono focalizzare la loro attenzionesull’obiettivo dei loro sogni: un fisico da gara!

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Analogamente, quanto siamo disposti a rovinarci la salutee a rischiare, con molta probabilità, di incorrere in tutte lepatologie che derivano dall’assunzione di prodottianimali, pur di acquisire più velocemente una crescitamuscolare tanto idealizzata da un certo tipo di concezioneestetica, incessantemente decantata dai mass-media?

Non sarebbe forse più saggio focalizzare la nostraattenzione in primo luogo sulla salute, su come mantenerlao riconquistarla, nel caso la si sia persa?

Mi auguro che, dopo aver letto le tante notizie riportate inquesto testo, molte persone possano riflettere ecomprendere che certi modi di pensare, basatiesclusivamente sull’apparenza, nascondono una realtàtotalmente opposta, che spiana la strada a un’ampiagamma di malattie degenerative e conseguenti sofferenze.

Pensate a quanto siamo stati condizionati da tutte leimmagini che appaiono su giornali, riviste, manifestipubblicitari, in televisione e al cinema, che identificano ilprototipo di uomo di successo come colui che è dotato dimuscolatura ipertrofica, al punto che tantissime persone siriversano nelle palestre con il solo obiettivo diraggiungere tale risultato, senza riflettere sui seguentifattori:

1. Un fisico di quel genere non è necessariamente un

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fisico atletico né funzionale, a meno che non siaassociato a qualche tipo di attività sportiva piùdinamica. Infatti, se guardate i veri atleti delle variediscipline, che pure fanno uso di pesi, non hanno queltipo di muscolatura, perché l’ipertrofia ottenutasolamente in palestra va a discapito di altre qualitàessenziali quali elasticità, velocità, scioltezza, agilità.

2. Per ottenere quel tipo di risultato si deve seguireun’alimentazione completamente innaturale. Infatti,quello che normalmente succede è che si devericorrere a enormi quantità di carne e derivati, adozzine di bianchi d’uovo, a proteine in polvere, aintegratori a base di aminoacidi ramificati e/ocreatina e, in molti casi, anche ad altre sostanze qualianabolizzanti e simili.

In ogni caso, si ricerca un aumento veloce esconsiderato di massa muscolare, da ottenere tramiteun’alimentazione ricca di tutte le sostanze piùtossiche (anche se, ovviamente, esse vengonocontrabbandate come “sane”), compresi integratorialimentari di tutti i tipi, vitamine sintetiche, saliminerali isolati, tutti prodotti che, oltre a far spendereinutilmente molti soldi, minano pesantemente la salutedegli ignari consumatori.

Di solito, poi, al periodo di costruzione della “massa

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corporea” fa seguito il periodo di “definizionemuscolare”, in cui si sottopone il proprio organismo aun cambio totale del regime alimentare, per ottenerelo smaltimento del grasso. E addirittura, nel periodopre-gara, si arriva ad assumere anche sostanzedrenanti, o, nei casi peggiori, a centellinarel’assunzione d’acqua, in modo che si possano vederetutte le fibre muscolari.

Visto poi che è impossibile mantenere questo livellodi definizione, si ricomincia con il solito iter che, miauguro con tutto il cuore, possa essere visto nella suanocività.

Anche perché, per ottenere un certo tipo di massamuscolare, bisogna sottoporsi a sedute con pesiesageratamente pesanti, senza considerare che se imuscoli possono crescere (ma sappiamo benissimoche una tale crescita non potrebbe avvenire conun’alimentazione naturale, basti vedere le fotografiedei culturisti di qualche decennio fa), i tendini, chesono costituiti da materiale fibroso, non possonosopportare indenni la trazione che tali muscoliesercitano su di essi, con la conseguenza di contrarreinfiammazioni più o meno croniche di tutti i tipi,nonché la deformazione delle ossa.

Di conseguenza diventa necessario sottoporsi allo

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sconsiderato uso di farmaci e rimedi vari, per lenireil dolore e per poter proseguire l’allenamento. Equesto senza considerare che il consumo proteico, chedovrebbe essere contenuto entro il 10%, per evitarepatologie gravi – e si parla comunque di proteinevegetali e non animali – si aggira talvolta ancheattorno al 40-50% di proteine animali (sempre nelcaso di culturisti o di chi si accinge a imitarli).

Non varrebbe forse la pena di chiedersi se tuttoquesto ha un senso, se ne vale la pena?

3. C’è un altro punto da considerare: molti pensano cheessere in forma sia sinonimo di essere sani: mapensate a quanti atleti professionisti, in tutti gli sport,muoiono per ictus, malattia cardiaca, tumore, ecc..

La verità è che l’aspetto esteriore non hanecessariamente a che fare con lo stato di saluteinteriore, e che seguendo un’alimentazioneiperproteica a base di prodotti animali, quello chemolto probabilmente si otterrà è: costipazione ed altridisturbi digestivi. E questi, a loro volta, comportanointossicazione del sangue e dei tessuti, fino a malattiequali artrite e disfunzioni del sistema immunitario,con patologie quali invecchiamento precoce,disfunzioni varie del fegato, insufficienza renale,osteoporosi, nonché molte altre condizioni

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degenerative tra cui anche il cancro.

Questo è il risultato di assumere più proteine diquante ne necessitiamo, fatto che è diventato normaleroutine non solo tra chi frequenta le palestre, maanche tra tutti coloro che si dedicano a qualsiasi sporte che credono, erroneamente, di poter migliorare leloro prestazioni abusando di proteine, allontanandosicosì, drasticamente, da quello che la Natura haprevisto per la nostra specie. Lo ricordo ancora:pensiamo agli altri primati antropomorfi, comeorango e gorilla, a come essi siano forti, agili,muscolosi, nutrendosi degli alimenti che la Natura hapredisposto per tutti noi, cioè frutta e foglie!

Sono fermamente convinto che lo sport, così comequalsiasi tipo di attività fisica, sia necessario e parteintegrante del vivere sano, ma che bisognerebbe sempreusare il buon senso, seguendo le regole che dovrebberocostantemente accompagnarci in tutti gli aspetti della vita,quali:

1. svolgere l’attività scelta in modo armonioso, cioèrispettando il proprio fisico senza sottoporlo a stressinnaturali e a richieste eccessive, rispettando i tempidi recupero fisico e di riposo, possibilmente standoall’aria aperta, esercitandosi preferibilmente in modogioioso e divertente, evitando atteggiamenti di rabbia

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e antagonismo;

2. nutrirsi in modo naturale, quindi fornendoall’organismo tutte le vitamine, i sali minerali, glienzimi, gli antiossidanti, i fitonutrienti, l’acqua, lefibre - oltre ai carboidrati, alle proteine e ai grassi -nella giusta proporzione e della giusta qualità, cosìcome la Natura ha predisposto, cioè con frutta everdura crude, fresche, integre, mature.

Da ricordare, ancora, che i cibi altamente proteici, unavolta ingeriti, causano un aumento di acidità nel sangue(non solo i cibi di origine animale, ma anche quelli diorigine vegetale, come cereali e legumi), perchécontengono una predominanza di minerali acidificanti,quali cloro, fosforo e zolfo. Per controbilanciare questaacidità, al fine di mantenere l’omeostasi 2, il corpo deveprelevare calcio, che è un prezioso minerale alcalino, dalsangue, dove i livelli di calcio devono rimanere costanti.E così lo rimpiazza prelevandolo dalle ossa e dai denti,ponendo le basi per osteoporosi e carie dentali.

Non è forse una coincidenza che frutta e verduracontengano la giusta quantità di proteine per costruire emantenere l’organismo umano, e che i minerali che esse ciforniscono siano prevalentemente quelli alcalini, comecalcio, sodio, magnesio e potassio.

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Ritornando alla qualità delle proteine, molte persone chevogliono intraprendere una dieta vegetariana o vegana sipreoccupano dei cibi che possono fornirgliele. Questoaccade perché vi è ancora preoccupazione riguardo allapresunta scarsa qualità delle proteine contenute neivegetali, come se essi ne fossero privi.

E ciò ha portato molti di noi a credere di dover combinaremeticolosamente alcuni cibi vegetali con altri, nell’ambitodello stesso pasto, per non incorrere in una deficienzaproteica, di modo che gli aminoacidi dell’uno compensinola mancanza di quelli di un altro.

Ma oggi si è appreso che, grazie a complessi sistemimetabolici, il corpo umano può ricavare tutti gliaminoacidi essenziali dalla naturale varietà di proteinevegetali che ingeriamo ogni giorno e non è necessarioassumere maggiori quantità di proteine vegetali oprogrammare minuziosamente ogni pasto.

Inoltre si è appreso anche che le proteine che assumiamocon il cibo non sono l’unica fonte per la costruzione delleproteine di cui abbiamo bisogno. Infatti, il nostro corporicicla efficientemente tra i 100 e i 300 grammi dellenostre stesse proteine ogni giorno, prelevandole da un“pool di aminoacidi” (dove per “pool” si intende unrifornimento prontamente disponibile) che abbiamoall’interno del nostro corpo, nel quale aggiungiamo

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continuamente aminoacidi provenienti dallascomposizione delle proteine che assumiamo nei varipasti e da quelle del nostro corpo stesso.

Sfortunatamente il concetto prevalente di “qualità delleproteine” ha totalmente oscurato questa informazione.

Seguendo gli esperimenti scientifici condotti in Cina da T.Colin Campbell, professore universitario di biochimicanutrizionale (vedi capitolo “Imparando da illustrimaestri”), dove vennero messe a confronto la tipica dietaoccidentale con quella cinese (quest’ultima èmaggiormente calorica, ma meno grassa, meno proteica econ molto meno cibo di origine animale), si rileva che lesostanze nutritive provenienti da cibi di origine animale(quindi maggiormente proteiche) favoriscono lo sviluppodel cancro, mentre quelle provenienti da cibi di originevegetale (contenenti meno proteine), al contrario,riducono tale sviluppo. (37)

Parlando di fabbisogno proteico, come abbiamo già vistonel capitolo “Nutrienti”, la funzione primaria delleproteine è la crescita - che è quasi inesistente negli adulti-, la riparazione di danni e il rimpiazzo delle cellulelogore. Le proteine (o, più esattamente, gli aminoacidi)sono i “blocchi per costruzioni”, usati dalle celluleviventi.

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Se, per esempio, dovessimo costruire una nuova casa,avremmo bisogno di ingenti consegne di mattoni in fase dicostruzione ma, una volta terminata, ci ritroveremmo adavere problemi se tali consegne continuassero adavvenire. Analogamente troppe proteine nella dietaumana, una volta che siamo già cresciuti, creano uno statodi emergenza e sottopongono il nostro organismo a uncostante stato di tossicità.

È ancora T. Colin Campbell, nel suo libro “The ChinaStudy”, ad asserire che l’organismo umano richiede soloil 5-6% di proteine, calcolato sul totale delle caloriegiornaliere, per rimpiazzare le proteine che perdiamocontinuamente e che “circa il 9-10% di proteine è statoraccomandato nel corso degli ultimi cinquanta anni perassicurarsi che la maggior parte delle personeassumano il loro 5-6% richiesto” (38). Egli prosegueevidenziando che l’americano medio consuma dall’11% al21% di proteine e che alcuni, come i culturisti, neconsumano anche di più, fino ad arrivare al 40-50%,laddove, in seguito all’ampia sperimentazione largamentedocumentata nel suo libro, egli dimostra che già unconsumo proteico compreso tra il 10 e il 20% è associatocon una vasta gamma di problemi di salute, soprattutto sela maggior parte delle proteine assunte sono di origineanimale.

Vi è un altro fatto su cui è importante riflettere e cioè che

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molte persone, nella convinzione che consumare piùproteine li aiuti a diventare più muscolose, indulgononell’assunzione di cibi quali latte, formaggi, uova, carnivarie e derivati, senza considerare però che tutti questialimenti sono anche molto grassi. La conseguenza è chequindi, alla fine, considerato che un grammo di grassofornisce circa 9 calorie e un grammo di proteine nefornisce solo 4, si ritrovano a sbilanciare completamentela loro dieta a favore dei grassi (e per giunta cotti e quindicancerogeni!).

Infatti basterebbe guardarsi attorno, per effettuare laseguente constatazione: se così tanta gente mangia cosìtante proteine, come mai la maggior parte di costoro sonoin sovrappeso e non muscolosi?

La risposta è che i muscoli si costruiscono conl’allenamento e che la dieta è sì molto importante, ma nonè mangiando proteine in eccesso e denaturate (perchécotte), che si ottengono i risultati. In più, sempre al finedella costruzione di tessuto muscolare, è necessarioadeguato riposo, che è una componente fondamentale cheè quasi sempre trascurata, sia perché non si dorme asufficienza, sia perché ci si allena troppo. Ed è altresìnecessario evitare grassi e sale, entrambi i quali sitrovano in abbondanza in tutti i cibi di origine animale.

Inoltre bisogna considerare che poiché le percentuali di

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consumo proteico raccomandate (9%-10%, calcolate sullecalorie totali) presuppongono che le persone assumano laloro quantità di proteine in forma cotta e che, comeabbiamo già ampiamente visto, il calore rende la maggiorparte di esse inutilizzabili a causa della lorodenaturazione, si può desumere che una percentuale ancheinferiore di proteine vegetali crude - che sono peròinteramente utilizzabili - possa essere più che sufficiente.

È anche interessante notare che il latte materno contieneapprossimativamente il 6% di proteine, calcolato sultotale delle calorie fornite e che, considerato che quandosiamo infanti raddoppiamo di dimensioni in circa un anno,di conseguenza, da adulti, non dovremmo averne bisognodi una quantità maggiore né per vivere, né per costruiremuscoli.

Alla luce di quanto detto si può affermare che con unadieta a base di frutta e verdura possiamo tranquillamentesoddisfare il nostro fabbisogno proteico, senza dovercipreoccupare di combinare proteine, o di selezionaredeterminati cibi a ogni pasto.

Consumando abbastanza frutta e verdura, cioè in quantitàsufficiente a soddisfare il nostro fabbisogno caloricogiornaliero, ecco che avremo assorbito proteine asufficienza, ma di ottima qualità e, soprattutto, crude,quindi totalmente utilizzabili. (Ricordo, a tal proposito,

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che è principalmente la frutta che contiene abbondanticalorie, mentre la verdura ne è abbastanza povera,sebbene sia ricca in sali minerali, e che quindi persoddisfare il proprio fabbisogno calorico bisogna ingeriretanta frutta.) (39)

I GRASSI E IL GRANDE INGANNO DELLEPERCENTUALI CALORICHE (L’uovo di

Colombo)

Un giorno Cristoforo Colombo, il grande navigatoregenovese, sfidò i commensali a far stare dritto un uovo sultavolo. Allorché l’impresa sembrò impossibile a tutti,Colombo si limitò a praticare una piccola ammaccatura adun’estremità dell’uovo, picchiandolo leggermente controil tavolo dalla parte più larga e l’uovo rimase in piedi.

A volte capita che un’evidenza semplicissima rimangacelata fino a che la banale soluzione non ci vienemostrata.

Questo è il caso che ho definito come “Il grande ingannodelle percentuali caloriche”. In che cosa consiste?

Ebbene se ci prendiamo la briga di analizzare i valorinutrizionali dei cibi di cui ci nutriamo (tali valori sono

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riportati ormai quasi sempre sulle rispettive confezioni),apprendiamo che un determinato cibo contiene una certaquantità di grassi, di proteine, di carboidrati, di vitamine,di sali minerali, ecc.. È un modo per cercare di esercitareun certo controllo sulla nostra alimentazione (anche se,per fortuna, alla fine del capitolo si capirà perché non ènecessario farlo!).

Tornando, in breve, a uno dei temi fondamentali trattati nelpresente libro, sembra ormai accertato da più fonti cheuna delle cause principali della grande maggioranza ditutte le malattie sia l’esagerato consumo di grassi.

Sul sito del Ministero della Salute, si può leggere quantosegue (40):

“Le patologie croniche, secondo l’Organizzazione perl’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite(FAO) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS),stanno aumentando velocemente nel mondo: nel 2001,sono state la principale causa di morteapprossimativamente per il 59% e in generale dimalattia (il 46%). Uno strumento importante percontrastare tali patologie è costituito dall’adozione diun regime alimentare che privilegia una dieta povera digrassi, zuccheri e sale ma ricca, invece, di frutta everdura, accompagnato da una regolare attività fisica.

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È quanto emerge dal “Rapporto su dieta, nutrizione eprevenzione delle malattie croniche” presentatocongiuntamente dall’OMS e dalla FAO a Roma lo scorso23 aprile (2002).

La ricerca “Diet, Nutrition and the Prevention ofChronic Diseases”, elaborata in stretta collaborazioneda esperti OMS e FAO, rappresenta la miglioredimostrazione scientifica al momento disponibile delnesso tra dieta, nutrizione, attività fisica e malattiecroniche quali cancro, diabete, obesità, osteoporosi,patologie cardiovascolari e dell'apparato dentale.

Come forma di prevenzione dal rischio di malattiecroniche, nel rapporto si raccomanda di seguire unadieta controllata:

1. un apporto energetico giornaliero così suddiviso:- grassi tra il 15 e il 30% (di cui grassi saturi non

oltre il 10%)- carboidrati fra il 55 e il 75% (di cui zuccheri

semplici meno del 10%)- proteine non oltre il 15% “

È ancora T. Colin Campbell, famoso scienziatoamericano, specializzato in nutrizione, a riportare nellasua opera maggiore (“The China Study”), che testeffettuati sull’alimentazione dei contadini cinesi hanno

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dimostrato che una riduzione del grasso nella dieta dal24% al 6% delle calorie totali, era associata ad un rischioinferiore di cancro al seno. (41)

I principali igienisti e cardiologi a cui si fa riferimento inquesto volume stabiliscono in un 10%, massimo 15% digrassi, la quota limite, se si vuole godere di una saluteinvidiabile.

Per esempio, il Dr. Dean Ornisch, rinomato cardiologo eautore, nonché presidente e fondatore del “PreventiveMedicine Research Insitute”, a Sausalito, California(istituto senza fini di lucro), nel suo libro “Dr. DeanOrnisch’s Program for Reversing Heart Disease”(“Programma del Dr. Dean Ornish per ottenere laregressione della malattia cardiaca”), afferma che mentrela maggior parte delle persone (americane) consuma circadal 40 al 50% delle loro calorie in grassi, la dieta da luiprescritta ne deve contenere meno del 10%.

Ornisch fa inoltre notare come la gente credaerroneamente che siano i carboidrati a fare ingrassare,mentre invece, come ribadisce, è il mangiare grassi cherende grassi: non sono le patate al forno che sono alte incalorie, bensì la panna fermentata e il burro con cui le sicondisce, così come non è la pasta che fa ingrassare, male salse e l’olio che si aggiungono. (42)

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Molti altri medici e professori rinomati per il loro operatoin campo nutrizionale (John McDougall, Michael Klaper,William Harris, Ruth Heidrich, Michael Greger e NealBarnard) hanno scritto, e sono concordi, cheapprossimativamente il 10% delle calorie totali, comeconsumo di grassi vegetali, sia più che adeguato e che lasalute cominci a declinare significativamente ad ognilivello quando si supera il 15%. (43)

John McDougall, internista (cioè medico specializzatonelle patologie di tutti gli organi di un individuo – cuore,polmoni, reni, fegato, ecc.), scrittore e conferenziereamericano, autore di “The McDougall Program”, hastudiato, scritto e parlato degli effetti della nutrizionesulla malattia, per più di 35 anni.

Egli ha sviluppato una dieta composta di cibo di originevegetale, integrale, a basso contenuto di grassi, a base dicarboidrati come patate, riso, fagioli e che escluda tutti iprodotti di origine animale e gli oli. Tale dieta promuoveun’ampia gamma di benefici duraturi a livello di salutecome la perdita di peso eccessivo ma, più importante,soprattutto la regressione della malattia cardiaca, deldiabete di tipo 2 e dell’artrite, senza uso di medicine,aiutando i pazienti a cessare di assumere medicamenti nonnecessari e, quando possibile, a evitare test, chirurgia ealtri trattamenti. (44)

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Ebbene, ho trovato particolarmente interessante, per nondire illuminante, ciò che McDougall riferisce durante unaconferenza tenuta ad altri medici (45), a proposito di dietae stile di vita nel trattamento della malattia cardiaca. Citotestualmente la traduzione, sperando di fare cosa graditasia per chi si trova a soffrire di malattie cardiache, sia perchi è seriamente intenzionato a non soffrirne in futuro, siaper tutti i terapeuti del settore medico che forse non hannomai avuto l’occasione di venire a contatto con un punto divista diverso da quello corrente.

“Ora, perché le operazioni di bypass e angioplasticacoronarica non possono funzionare? La ragione è cheesse non trattano la parte letale della malattia. La parteletale della malattia non è costituita dai grandi blocchi,la parte letale della malattia è costituita dalle minuscoleplacche ripiene di grasso, che sono volatili e chescoppiano e causano la formazione di un grumo disangue. Questa è la ragione per cui gli attacchi di cuoresi chiamano trombosi dell’arteria coronarica, perchéessenzialmente ognuno di essi è causato dallo stessomeccanismo. Sono queste minuscole pustole che sitrovano all’interno delle arterie che scoppiano comeforuncoli sulla faccia di un adolescente e, comerisultato, i prodotti della lesione vengono rilasciati e ilsangue si raggruma, formando un blocco, e questa è laragione per cui si ha la sindrome coronarica acuta. Eccola ragione. La chirurgia di bypass non influenza

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minimamente queste cause. La chirurgia di bypass trattai grandi blocchi che sono ripieni di tessuto cicatriziale ecalcio che possono causare dolore al petto, ma questisono solidi come rocce. Di fatto, per aggiungere la beffaal danno, il giorno dopo un intervento di bypasseffettuato in conseguenza a un attacco di cuore, che cosasi fa per il paziente? Gli si servono gli stessi cibi chel’hanno portato lì in primo luogo. E qui si ha il momentodi apprendimento. Il medico entra e il paziente guarda ilmedico con occhi intimoriti e dice: ‘Sono pronto amangiare anche il cartone, pur di non tornare qui, checosa dovrei fare?’. ‘Non lo so, ma faresti meglio amangiare questo panino al formaggio. Hai bisogno diproteine per guarire la tua ferita!’. E, a ogni unitàcoronarica, vengono serviti ai pazienti gli stessi cibi cheli hanno portati lì in primo luogo. La prima cosa chefanno è quella di somministrare medicine, quando si haun attacco di cuore. Naturalmente non funziona, maperché non si fa qualcosa di veramente radicale, comenutrire i pazienti con una dieta sana, dopo che hannoavuto un attacco di cuore? Questa sì che potrebbe essereun’idea!”…

“Non vi è cemento nelle arterie delle persone.Colesterolo e grasso, essi vanno nelle placche, essicreano l’infiammazione. Quando si cambia la dieta,quello che accade è che si cambia l’equazione, cosicchépiù colesterolo e grasso vengono via dalla placca. La

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tensione di superficie viene a diminuire, e così ci sonomeno probabilità che la pustola scoppi, che si spacchi laplacca volatile. La placca viene bagnata con sangue piùlimpido, più sano, che stabilizza le membrane. L’altracosa che succede quando si adotta una dieta sana è chevengono rimossi i maggiori fattori di coagulazione con iquali le persone vengono a contatto. Cioè il grassoanimale. Il grasso animale è responsabiledell’agglomerazione delle piastrine, rende i fattoricoagulanti molto aggressivi, particolarmente il fattore 7.Così, nutrendo le persone con la ricca dieta americana,si fa sì che questi fattori causino il blocco. Non appenasi cambia dieta, e sto parlando di ore seguenti alcambio della dieta, si realizzano i benefici. Lariduzione del rischio risiede lì. Così, dieta e stile di vitariducono i maggiori fattori di rischio di malattiacardiaca, come colesterolo e trigliceridi, alta pressione,obesità, insulinoresistenza”.

Vi sono altre interessanti informazioni contenute nelmedesimo articolo, che sicuramente non mancheranno diinteressare tanti lettori e che cito, in sintesi, di seguito.

McDougall prosegue, infatti, dichiarando che leimplicazioni derivanti dal meccanismo dell’ostruzionedelle arterie, a causa di colesterolo e grassi animali, sonoben più vaste, poiché si tratta di ostruzione di tutte ledifferenti arterie del corpo - non solo delle coronarie -

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che vengono così a essere compromesse da aterosclerosie che quindi o si ritroveranno a fornire un’ insufficientequantità di sangue, oppure si chiuderanno completamente,causando le comuni patologie.

Per esempio, se si chiudono le arterie che portano sangueagli occhi, si avrà degenerazione oculare, con tutte lepatologie ad essa correlate. Se si chiudono le arterie cheirrorano l’orecchio, si diventa sordi (nei diversi gradi disordità) o si hanno vertigine o fischi all’orecchio. Se sichiudono le arterie che vanno al cervello si verifical’ictus, se si tratta di quelle che vanno al cuore si verificaun infarto, se si tratta di quelle che nutrono l’aortaabbiamo un aneurisma, se vanno all’intestino ci saràinfarto intestinale, se vanno alla colonna vertebrale siavrà degenerazione dei dischi intervertebrali, se vannoalle gambe si può verificare claudicazione intermittente(la claudicazione intermittente consiste nella comparsa didolore ad una gamba in concomitanza di uno sforzo) e sel’occlusione è grave può portare a cancrena; se le arterievanno al pene, si diventa impotenti.

Continuando a parlare di occlusioni alle arterie coronarie,causate da colesterolo e grassi animali, ecco un’altrainteressante osservazione di cui ci fa partecipi il Dr. DeanOrnisch nel suo libro. (46)

Egli scrive che quando la maggior parte delle persone

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pensa alla malattia cardiaca, s’immagina arterie coronariebloccate, come ruggine che si è accumulata in un condottonel corso di tanti anni. E così quando pensa a unaregressione di tale patologia, s’immagina che questeostruzioni si sciolgano.

In realtà questi blocchi sono solo uno dei meccanismi cheinfluiscono sul flusso sanguigno diretto al cuore. Infatti, seda un lato le piastrine (che sono cellule del sangue)possono aggregarsi e formare grumi che bloccanoparzialmente o completamente il flusso attraverso learterie, dall’altro lato, per fortuna, il corpo haintelligentemente previsto lo sviluppo di nuovi vasisanguigni, detti “collaterali”, costruiti come “bypass”attorno alle arterie danneggiate, in modo da incrementareil flusso di sangue verso il cuore. E mentre i blocchiimpiegano anni a formarsi e quindi l’inizio del processodi reversione è più lento, questi altri meccanismi sono piùdinamici e possono produrre un miglioramento veloce. Mapoiché questi vasi collaterali sono di diametronotevolmente inferiore rispetto alle arterie coronarie, essipossono essere ostruiti abbastanza facilmente da grasso epiccoli blocchi di sangue.

Quando si riduce sufficientemente l’assunzione di grasso ecolesterolo, questi piccoli vasi iniziano a lavorare moltopiù efficientemente e possono portare più sangue al cuore.

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Perfino un singolo pasto ricco di grassi e colesterolo puòcausare una costrizione delle arterie e far si che il sanguesi coaguli maggiormente a causa del rilascio di alcuniormoni (fattore VII e tromboxano), così come anche lostress emotivo può causare la costrizione delle arterie(attraverso il sistema nervoso simpatico) e far sì che ilsangue diventi più denso (attraverso gli ormoni dellostress, come l’adrenalina), e anche la nicotina può causarelo stesso tipo di costrizione.

Ebbene, quello che accade è che anche un piccoloampliamento del diametro di un’arteria gravementebloccata può comportare grandi miglioramenti nel flussoverso il cuore. E, se facciamo riferimento a quantoappreso da McDougall, il miglioramento si verificherà alivello di tutti gli organi del corpo e di tutte le funzioniorganiche.

Tornando a noi, non si vuole ovviamente negare con tuttociò l’importanza fondamentale che i grassi rivestono per ilnostro organismo. Infatti, oltre ad essere una fonteconcentrata di carburante, essi sono fondamentali per iltrasporto delle vitamine liposolubili, sono essenziali perla produzione di ormoni (sebbene troppo grasso possainterferire con questo processo), hanno funzione isolante,ci proteggono dal caldo e dal freddo, proteggono i nostriorgani vitali dagli urti e da altri tipi di shock fisici. Èimportante, però, ridimensionarne enormemente

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l’assunzione, data la quantità presente nella tipicaalimentazione occidentale.

Parliamo ancora di colesterolo (è già stato in parte trattatonel capitolo “Imparando da illustri maestri”- “T. ColinCampbell”). Il colesterolo è un composto organico che sitrova nella composizione delle membrane cellulari, di cuiregola la fluidità e la permeabilità, e circola nel sangue diogni animale. È il “precursore” (in biochimica si indicacon tale definizione una sostanza da cui, attraverso ilmetabolismo, ne viene prodotta un’altra) degli ormonisteroidei, sia maschili che femminili (testosterone,progesterone, cortisolo, ecc.), della vitamina D e dei salibiliari. Tuttora oggetto di studio, quel che si sa è che non èun nutriente essenziale per gli umani (significa che nondobbiamo assumerlo con l’alimentazione), perché ilnostro fegato produce tutto il colesterolo di cui abbiamobisogno.

Quando consumiamo regolarmente cibo animale (ilcolesterolo è presente in tutti i cibi di derivazioneanimale: carne rossa, pollame, salumi, pesce, uova, latte,formaggio, yogurt), ingeriamo quantità di colesterolo chevanno oltre il nostro bisogno fisiologico, minando lanostra salute, perché esso si accumula sotto forma diplacche all’interno delle pareti arteriose, provocandoaterosclerosi, diminuendo la capacità del sangue ditrasportare l’ossigeno, scombussolando l’equilibrio

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ormonale e, talvolta, diminuendo la permeabilità dellecellule.

Come fa notare il Dr. Dean Ornish, molte persone credonoche consumare olio di oliva e olio di girasole abbassi illoro livello di colesterolo, quando la realtà è chequalsiasi olio in realtà lo innalza. Infatti, sebbene alcunioli siano più ricchi di altri in grassi saturi (i grassi saturisono responsabili dell’aumento del colesterolo totale nelsangue), tutti gli oli contengono comunque grassi saturi,per cui più se ne aggiungono nella dieta e più il livello dicolesterolo aumenta.

Anche la distinzione tra grassi saturi, monoinsaturi epolinsaturi è molto importante per la salute, vediamoperché.

I grassi saturi, che si presentano solidi (a temperaturaambiente), contribuiscono all'innalzamento dei valori delcolesterolo e sono in parte responsabili della formazionedelle placche ateromatose (accumuli di colesterolo e altresostanze all'interno delle arterie, che causano ilrestringimento delle stesse e la riduzione del flussosanguigno, costituendo la causa principale delle malattiecardiache). I grassi saturi sono presenti nel tuorlodell'uovo, nel latte e nei suoi derivati (quindi nel burro ein tutti i tipi di formaggi) e nei grassi animali, specie nellefrattaglie, nonché in tantissimi tipi di dolci, cioccolato al

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latte e fondente, molti gelati, margarina, salame,mortadella, pancetta, ecc.. Sembra che i nostri corpi nonsiano in grado di utilizzare i grassi saturi alimentari.

I grassi insaturi (suddivisi a loro volta in monoinsaturi epolinsaturi, secondo il loro legame molecolare), invece,normalmente sono liquidi e possono essere utilizzati dalcorpo. Si trovano in avocado, mandorle e altri semioleosi, oli di semi vari, nonché nelle verdure a fogliaverde.

Abbiamo parlato di colesterolo, di grassi saturi e insaturima, ancora una volta, sarebbe utile soffermarsi a rifletteresul fatto che se ci trovassimo in natura a mani nude, cosìcome l’uomo si è trovato per milioni di anni e comeancora avviene per i nostri cugini primati antropomorfi(gorilla, orango, scimpanzé, bonobo), che sono simili anoi sia anatomicamente che fisiologicamente, nonavremmo grosse opportunità di ingerire che una minimaquantità di grassi, quella contenuta in frutta, foglie e semi(solamente quando è la stagione).

Mangiando principalmente frutta e verdura, accompagnateda piccole quantità di noci, nocciole, mandorle e semivari, nonché da frutti grassi quali avocado e olive, ma inmodo tale da non superare il 10% in grasso delle calorietotali, avremo sufficiente grasso per soddisfare tutte leesigenze nutrizionali.

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Di solito, invece, si tende a consumare, come abbiamo giàvisto, molto più grasso del dovuto e questo può accaderecon tre diverse modalità, sulle quali è utile riflettere:

1. Nel primo caso si mangia eccessivo grasso, purmantenendo corretto il proprio apporto caloricogiornaliero: in questo caso, inevitabilmente, saràpercentualmente inferiore l’apporto di carboidrati(questo perché il consumo di proteine è pressochécostante, a meno di scelte dietetiche specifiche). Laconseguenza è che ci si sentirà stanchi, soggetti adesideri improvvisi per certi alimenti (di solitocarboidrati, come pane, pasta, pizza, oppure dolcivari), propensi agli stravizi ed emozionalmenteinstabili.

2. Nel secondo caso si eccede col grasso, ma restandoal di sotto della proprio fabbisogno caloricogiornaliero: in questo caso si riuscirà a perdere peso,ma ci si ritroverà ad assorbire insufficienti nutrientivitali, incorrendo in overdose di altri. Si produrrannole stesse condizioni del punto 1., ma ancora piùmarcate, visto che in questo caso l’apporto deicarboidrati è ancora inferiore rispetto al casoprecedente.

3. Nel terzo caso si eccede col grasso, eccedendocontemporaneamente anche con le calorie. Risultato:

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accumulo di peso eccessivo, che può andare dalleggero sovrappeso all’obesità. Basti riflettere sulfatto che sono sufficienti 100 calorie in più al giorno,rispetto al proprio fabbisogno calorico(l’equivalente, per esempio, di un cucchiaio di olioscarso), per acquisire mezzo chilo al mese, sei chiliin un anno, sessanta chili in dieci anni!

Al contrario, quando si mantiene bassa la quota di grassi,accadono cose meravigliose: il corpo comincia a perderetutti i grassi accumulati e si dimagrisce fino ad assumereun nuovo aspetto fisico.

Il nuovo peso che si acquisisce, inferiore di parecchichili, in alcuni casi anche di decine di chili, rispetto alprecedente, dona una nuova qualità di vita: ci si senteleggeri, pieni di energia, le articolazioni cessano di dolerea causa del sovrappeso, si comincia a desiderare dimuoversi di più, di intraprendere uno sport (per chi giànon lo pratica); ci si piace di più e si conquista una nuovasicurezza e ottimismo.

Oltre a perdere grasso esternamente, si perde anche ilgrasso accumulato in tutto il sistema sanguigno, quindi learterie perdono il grasso e il colesterolo che ne riduconoil diametro e che possono creare occlusioni. E così, lemalattie legate alla circolazione del sangue diminuisconoe tendono a scomparire. E il sangue circola meglio e

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quindi trasporta più efficacemente l’ossigeno, per cui tuttol’organismo ne beneficia, dai muscoli al cervello - cheacquista così una maggiore lucidità e capacità diconcentrazione e di pensiero - agli occhi, all’organodell’udito, ecc..

Torniamo finalmente all’“uovo di Colombo”.

Finora, come dicevamo all’inizio di questo capitolo,abbiamo letto le etichette dei valori nutrizionali deglialimenti che consumiamo e ci siamo illusi di assumere unaridotta quantità di grassi. Perché “illusi”?

Perché se, per esempio, facciamo riferimento alla quantitàdi grassi contenuta nel latte intero di mucca, si può leggereche tale quantità è del 3,5%, vale a dire che in 100grammi di prodotto si trovano solo 3,5 grammi di grasso.Se leggiamo quella riguardante la mozzarella di bufala, cidirà che la percentuale è del 26,70% (sempre su 100grammi di prodotto). Così il prosciutto crudo sgrassatoattesta un 4,56, la brioche il 18,43%, il cioccolato il46,25%. Insomma, sembrerebbe che mediamenterientreremmo entro i limiti di sicurezza stabiliti, magaricon qualche eccezione.

Finalmente arriva Colombo, che ci fa notare che lapercentuale a cui si fa riferimento su queste etichette (otabelle varie di riferimento) riguarda i grammi di grassi

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relativi a grammi di prodotto: un’informazionetotalmente inutile e mistificatoria! Infatti, quando siparla di grassi consumati quotidianamente, le percentualidi sicurezza a cui fanno riferimento l’OMS e la FAO,come riportato in precedenza, si riferiscono alle caloriefornite dai grassi in relazione alle calorie assunte: tutto unaltro discorso!

Infatti, a ben poco serve riferirsi ai grammi di prodottoconsumati: ne volete la prova?

Ebbene, se decidessimo di nutrirci mangiando due chili dilattuga al giorno, ben presto ci dissolveremmo, perchécosì facendo assumeremmo soltanto 300 calorie al giorno.Ma se invece ci convincessimo a nutrirci di due chili diburro al giorno, ben presto saremmo obesi, perché inquesto caso introdurremmo quasi 15000 calorie al giorno.(In realtà forse non sopravvivremmo nemmeno abbastanzaper diventare obesi, a causa dell’eccesso di grasso ecolesterolo nel sangue.)

Quindi l’indicazione necessaria per poter comprendere sestiamo assumendo troppi grassi è la percentuale digrasso in calorie, riferita a un dato alimento, non lapercentuale di grasso in peso!

A questo punto (si riservano i seguenti calcoli solo per chisia in grado, o abbia voglia, di seguirli, altrimenti si può

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passare direttamente a considerare le cifre in grassetto),torniamo ad analizzare gli alimenti presi in considerazionepoc’anzi. Cento grammi di latte forniscono 65 calorie, dicui quelle fornite dai grassi sono ben 31,5. Infatti, poichéun grammo di grasso produce 9 calorie, per conoscere ilcontenuto di grassi totali in calorie bisogna moltiplicare3,5 (i grammi di grassi contenuti in 100 grammi diprodotto) per 9. Questo vuol dire che la percentualeeffettiva di grassi contenuti nel latte intero è del 48,5%(corrispondente a 31,5 calorie di grassi su 65 calorie diprodotto) e non del 3,5%, come riportato sulleetichette!

Bella differenza, eh!

Seguendo lo stesso procedimento constateremo che lamozzarella di bufala ha 26,70% grammi di grasso, chemoltiplicati per 9 danno 240,3 calorie di grasso su 340calorie totali (fornite da 100 grammi di prodotto), quindicontiene il 70,7% di grassi.

Così, il prosciutto crudo sgrassato contiene il 26,3% digrassi e quello non sgrassato l’ 89%, la brioche il 39%, ilcioccolato fondente il 68%, il parmigiano il 63%, le uovapiù del 60%, le mandorle, così come i semi di girasole, il73%; l’olio, essendo grasso puro, il 100%, il burro il99%, l’emmenthal il 70%, il brie il 74%, la fontina il

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72%, lo yoghurt intero il 49%, l’avocado l’80%, i varitipi di frutta (esclusa quella grassa, come avocado, olive,cocco, ecc.) oscillano dall’2% delle pere all’8% dellefragole, la pancetta affumicata il 77%, il manzo arrostito(senza grasso) il 40%, l’hotdog l’82%, l’agnello il 57%,la salsiccia il 72%, il salmone il 38%, il petto di polloarrostito il 20%, il pane di grano integrale l’11%, il coccoil 90%, mandorle, pinoli, pistacchi, noci, dal 70 all’80%,le varie verdure vanno dall’ 8% delle zucchine fino al19% della rucola (ma ricordiamoci che le verdure sonoipocaloriche e che quindi la quantità totale di grassiingerita è minima), i vari legumi oscillano dal 2 al 4%, iltofu 52%, i cereali vari al di sotto del 10%, i biscottiintegrali 40%, la bresaola 22%, il cannolo alla crema51%, i carciofini sott’olio 76%, i cracker integrali 35%,il prosciutto cotto 62%.

Possiamo cominciare a intuire il nesso tra alimentazionequotidiana e tutte le malattie?

E ora che Colombo ha svelato il trucco, dovremmoveramente riflettere sul fatto che in sostanza ben pochialimenti, tranne frutta e verdura, ci permettono di stareentro la quota “dei miracoli” del 10%, massimo 15% digrassi.

Infatti, anche i cereali e i legumi, che se fossero mangiati

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da soli rientrerebbero entro tale limite di sicurezza,normalmente vengono consumati conditi con grassi oaccompagnati da cibi animali e quindi superanoabbondantemente tale limite.

Nessuna meraviglia, quindi, se è diventata consuetudineconsiderare “normale” essere raffreddati, influenzati,stanchi, svogliati, addormentati, avere problemi digestividi varia natura, soffrire di deficienze nutrizionali, disquilibri ormonali, di sbalzi d’umore, di acne, essere insovrappeso, contrarre problemi legati alla glicemia,tumori, diabete, malattie cardiache, ictus, ecc..

La notizia meravigliosa è che tutte queste patologiepotranno arrestarsi nel loro decorso e, stando alletestimonianze di tante persone che già si sonoavvantaggiate di un’alimentazione sana equivalente allaDEA, potranno anche regredire e forse scomparire deltutto. E non bisognerà più preoccuparsi di calcolarepercentuali, guardare etichette, procurarsi il taleintegratore, o supplemento, né tantomeno di doversimoderare nella quantità di cibo che si assume se... se sidecide di seguire quello che la Natura ha previsto per noi:frutta e verdura allo stato naturale, quindi integra,fresca, cruda, matura, possibilmente biologica, conl’aggiunta opzionale di una minima quantità di semi.

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LE DIVERSE DIETE E PERCHÉFUNZIONANO TUTTE

Di solito, quando si parla di dieta, non ci si limita ariferirsi a un regime alimentare di qualche tipo, bensì si faspecifico riferimento a un obiettivo, quello di dimagrire,principalmente, eccettuati i casi di diete relative a qualchepatologia particolare.

Poche sono le persone che invece ricercano nella dieta ilmodo di nutrirsi ottimale, per raggiungere il massimodella propria salute, la maggior efficienza possibile, laprosperità, la miglior qualità di vita che si possa ottenere.

C’è un’ignoranza generale, che porta tanti di noi a credereche gli obbiettivi appena citati siano solo il frutto di unacasualità o di una predisposizione genetica fortunata, chesiano tuttalpiù patrimonio della giovane età e, soprattutto,che da una certa età in poi si debba giocareesclusivamente “sulla difensiva”, sperando cioè che ildestino sia magnanimo con noi e ci riservi il minornumero possibile di malattie, certi che sia comunqueinevitabile incappare in alcune, più o meno serie.

Poche sono le persone che, in effetti, arrivano in tarda etàin ottime condizioni, sane, energiche, lucide, attive, pienedi interessi, con un atteggiamento positivo, tranquillo e

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gioioso nei confronti della vita.

Ecco perché, quando si parla di dieta, si pensa quasiunicamente a dimagrire.

Ed ecco perché, quando una dieta ci permette didimagrire, essa viene considerata una dieta che“funziona”. Cioè, l’efficacia di una dieta vienedeterminata unicamente dal grado in base al quale ciconsentirà di perdere peso.

A questo punto, mi si permetta il paradosso, ma anchel’eroina “funziona”: avete mai visto il fisico asciutto di untossicomane?

La ragione di questo esempio è che se appare lampanteche nessuno vorrebbe dimagrire a certi costi, l’unicadifferenza è che, sia per ignoranza, che per raggirocommerciale ai nostri danni, non ci siamo mai postiun’ulteriore domanda: “Dimagrire, sì, ma… A QUALECOSTO?”.

Ecco allora che molte diete di cui parleremo tra poco,viste in questa nuova prospettiva, funzionano sì, da unlato, ma a caro prezzo di qualcos’altro!

Ricordo che tempo fa, un conoscente che avevo rivistodopo qualche anno, parecchio dimagrito, mi raccontò di

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essersi recato da uno specialista che lo aveva messo adieta, una dieta fantastica, che funzionava davvero, cosìdiceva lui. Consisteva nel mangiare grassi di tutti i tipi,dal salame al cioccolato, senza nessuna limitazione e, inpiù, una pillola al giorno. Non ho mai saputo di chegenere di dieta si trattasse, il mio istinto già allora miaveva suggerito di stare alla larga da questo genere dicose.

Questo era per dire che la maggior parte delle diete, oltread essere finalizzate unicamente allo scopo deldimagrimento, non si preoccupano per nulla delleconseguenze di un certo tipo di alimentazione sulla salutein generale e soprattutto nel lungo termine.

Oltre a tutto, di solito, queste diete funzionano, anche se sivolesse considerare unicamente l’obiettivo deldimagrimento, solo per lo stretto periodo di tempo in cuiuno le segue. Una volta raggiunto tale obiettivo si torna amangiare come prima, perché manca la conoscenza deinutrienti di cui l’organismo necessita e così si riacquista ilpeso perduto. Tanta fatica per nulla!

Analizziamo, dunque, alcune delle diete più in voga negliultimi decenni, in modo da comprenderne i vantaggi e glisvantaggi.

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LA DIETA ATKINS (dieta a basso regime dicarboidrati)

È diventata molto popolare negli Stati Uniti ed è forsemeglio conosciuta in Italia come dieta a basso regime dicarboidrati. Consiste nel nutrirsi prevalentemente diproteine, carne e grassi, eliminando totalmente o quasi icarboidrati, che secondo tale dieta rappresentano la causaprincipale dell’aumento di peso corporeo.

In realtà l’enfasi di tale diete è posta sul consumopredominante di carne e proteine, ma dato l’alto contenutodi grassi dei cibi animali, risulta inevitabile, a meno dinon nutrirsi di soli bianchi d’uovo e proteine in polvere,assumere una notevole percentuale di grassi in diete diquesto genere (a prescindere dai vari nomi con i qualivengono periodicamente riesumate).

Ovviamente, secondo quello che è stato scritto finora inquesto testo, mangiando in questo modo ci si assicura diincorrere in tutte le peggiori patologie che stannodevastando l’essere umano.

Molti sono i testi pubblicati che promuovono questa dieta,tutti molto popolari, e il perché sta nel fatto che le personeche la seguono perdono effettivamente peso, perlomenonel breve termine.

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Cito a questo proposito, traducendolo, un estrattodall’opera “The China Study”, di Colin Campbell.

“In uno studio pubblicato, finanziato dal Centro Atkinsdi Medicina Complementare, alcuni ricercatori miserocinquantuno persone obese a seguire la Dieta Atkins. Iquarantuno soggetti che mantennero la dieta per ladurata di sei mesi persero mediamente venti ‘pounds’(circa dieci chili, ndt). Inoltre, i livelli medi dicolesterolo del sangue scesero leggermente, che fu forsepersino più importante. Grazie a questi due risultati,questo studio fu presentato nei media come una realeprova scientifica che la Dieta Atkins funziona ed èsicura. Sfortunatamente i media non approfondirono laquestione più di tanto.Il primo segno che non era ‘tutto rose e fiori’, è chequesti soggetti obesi stavano limitando gravemente illoro apporto calorico durante lo studio. L’americanomedio consuma circa 2250 calorie al giorno. Quando ipartecipanti allo studio seguirono la dieta, essiconsumarono una media di 1450 calorie al giorno. Cioèil 35% in meno di calorie! Non importa se quello che simangia sono vermi e cartone; se si consuma il 35% inmeno di calorie, si perderà peso e i livelli di colesterolomiglioreranno, nel breve termine, ma questo non vuoldire che vermi e cartone formino una dieta sana. Sipotrebbe argomentare che quelle 1450 calorie sono cosìsoddisfacenti che la gente si sente sazia con questa

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dieta, ma se si paragonano le calorie che si assumonocon quelle che si spendono, è una questione di semplicematematica osservare che una persona non puòsostenere questa restrizione di calorie per un periodo dianni o decadi senza diventare o invalida o senzadissolversi nel nulla. …. Questo è comunque solol’inizio dei problemi. Nello stesso studio, sovvenzionatodal gruppo Atkins, i ricercatori riportano: ‘Ad un certopunto durante le ventiquattro settimane, ventottosoggetti (68%) riportarono costipazione, ventisei (63%)riportarono alito cattivo, ventuno (51%) riportarono maldi testa, quattro (10%) notarono perdita di capelli, e unadonna (1%) aumento di sanguinamento mestruale’. Essi,riferendosi anche ad un’altra ricerca, dicono: ‘Effettiavversi di questa dieta sui bambini, hanno inclusoossalato di calcio e calcoli renali da urati… vomito,amenorrea (quando una donna salta il ciclo mestruale),ipercolesterolemia (colesterolo alto) e… deficienzevitaminiche (referenza citata). In più essi trovarono che isoggetti a dieta riportarono un sorprendente aumentodel 53% nella quantità di calcio escreto nelle urine, chepuò significare il disastro per la salute delle ossa. Laperdita di peso, parte della quale è semplice perditainiziale di fluido, può essere ottenuta ad un prezzo moltoalto.” (47)

L’intero assunto teorico della dieta a basso regime dicarboidrati, si basa sul fatto che l’insulina sia la radice di

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tutti i mali e che per limitarne la secrezione si debbalimitare l’assunzione dei carboidrati. Quello che non si èpreso in considerazione è che anche i cibi a base diproteine o ricchi di grassi possono indurre una sostanzialesecrezione di insulina.

Parliamo ora della “chetosi”, per chiarire che cos’èesattamente questa condizione e che cosa provoca, per imotivi che capiremo tra poco. La chetosi è l’aumento, nelsangue, dei corpi chetonici, che sono sostanze nocivederivate dai lipidi, prodotte dall’organismo quandoquesto, non assumendo sufficienti quantità di carboidrati,inizia a consumare le proprie scorte di grasso come fontedi energia. Facciamo un passo indietro: i carboidrativengono bruciati in modo “pulito”, cioè con pochissimescorie. Infatti “carbo-idrati” significa essenzialmente“biossido di carbonio (cioè anidride carbonica) e acqua”.Ed è proprio da anidride carbonica e acqua che le piantericavano i carboidrati. E sono ancora anidride carbonica eacqua a rappresentare il prodotto di rifiuto dopo che icarboidrati sono stati usati come carburante.

Durante le prime settimane di una dieta a basso consumodi carboidrati, il corpo, a corto del suo carburantepreferito (i carboidrati, appunto) è costretto a usareforzatamente tantissimo grasso.

Ora, noi bruciamo sempre grassi, ma quando questo

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avviene in presenza di sufficienti carboidrati, il grassopuò essere completamente demolito senza problemi.Quando invece si rimane senza carboidrati, l’unica sceltaper il nostro organismo è quella di bruciare grassi inmodo inefficiente, attraverso una serie di reazionichimiche che producono prodotti di rifiuto tossici comeacetone e altri cosiddetti “chetoni”.

La chetosi è quindi la condizione in cui si ha così tantoacetone nel sangue che esso deve essere eliminato in parteattraverso i polmoni, regalando ai seguaci di questo tipodi dieta ciò che gli esperti di diete dimagranti chiamano“alito da mela marcia”, mentre gli altri chetoni devonoessere espulsi tramite i reni, cosicché le urine nerisulteranno abbondantemente colme.

Per ripulire il nostro sistema da questi prodotti di scarto,il nostro organismo si ritroverà a usare una grandequantità di acqua, di modo che l’effetto diuretico di unadieta a basso contenuto di carboidrati può far sì che unapersona perda anche cinque chilogrammi di peso in unasettimana. Questo fatto incoraggerà a continuare, anche sela maggior parte di questi cinque chili è costituita daacqua e lo stato di chetosi crea nausea, o peggio. Questa è,d’altro canto, una manovra commerciale molto redditizia,perché prima che la persona abbia riacquisito il pesoperso, avrà già consigliato di comprare il libro sulla“dieta miracolosa” a tutti i conoscenti e così il ciclo

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continua.

È importante conoscere anche i sintomi della chetosi: siva dalla generale stanchezza, alla debolezza gradualmentein crescita, a stordimento e vertigini, mal di testa,confusione, dolori addominali, irritabilità, nausea evomito, problemi di sonno e alitosi.

Altre complicazioni possibili, dovute a questo tipo didieta, sono: aritmie del cuore, danneggiamento dellafunzione contrattile cardiaca, morte improvvisa,osteoporosi, danni ai reni, aumento di rischio del cancro,danneggiamento dell’attività fisica. (48)

Ma quali sono i rimedi degli “esperti” del caso, perneutralizzare gli effetti tossici di questo regimealimentare? Ecco una lista di prescrizioni.

Costipazione? Nessun problema, con i lassativi! Crampialle gambe? Si trattano con supplementi di vitamina E e C,a cui aggiungere magnesio e potassio! Aumento di acidourico in seguito alla dieta? C’è la “medicina giusta” perprevenirne la formazione! Quello che si evita dimenzionare è che questa medicina può causare danniirreversibili al fegato, anemia pericolosissima e, in alcunicasi, persino la morte. Alito puzzolente? Significa che ladieta sta funzionando efficacemente; basta portarsi dietrodei rinfrescanti per la bocca! Chetosi? Testare

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ripetutamente le proprie urine, per tenerne sotto controllolivelli!

Ecco un interessante aneddoto riferito alle conseguenze dicerte diete che sono, purtroppo, considerate da molti comeil “non plus ultra” in fatto di salute e benessere.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’esercito canadesesi ritrovò, in condizioni di emergenza, a doversi nutrirecon carne in scatola e grasso di bue. Le condizioni deimilitari si deteriorarono così rapidamente che alla mattinadel quarto giorno di tale dieta, come riporta il giornale“War Medicine“ nel 1945, sottoposti a esame medico, essivenivano definiti come “… un gruppo di uomini disattentie fiacchi, disidratati, con facce tese ed occhi infossati, ilcui alito puzzava pesantemente di acetone”. (49)

Anche in Italia, moltissime sono le persone, soprattuttosportivi professionisti e non, che, incoraggiati dallamassiccia propaganda mediatica, tendono ad alimentarsiprevalentemente di proteine (e, più o menoinconsapevolmente, di grassi), tramite carne, uova, pescee prodotti caseari, e a ridurre drasticamente l’apporto dicarboidrati, nella convinzione di dimagrire e diassicurarsi un fisico asciutto, definito e muscoloso. E laconseguenza è che molti dei disturbi e delle patologiedescritte pocanzi, si riscontrano spesso quotidianamentenella nostra vita, senza che chi ne soffre sappia

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comprenderne la corretta origine.

Mi auguro che, dopo aver letto queste pagine, chi siriconoscesse in una o più delle suddette condizioni possadecidersi a sperimentare, anche solo per qualche giorno,la DEA, in modo da riacquisire rapidamente energia e dadisintossicarsi.

LA MACROBIOTICA

Questa dieta, di origine giapponese, è basata su unconsumo prevalente di cereali, consumati nella loro formaintegrale, prevalentemente riso, al vapore o bollito,supportato da verdure cotte, legumi, miso (condimentoderivato dalla fermentazione dei semi di soia), alghe. Ilsale è permesso e la frutta è sconsigliata.

Così come ogni altra dieta che abbia escluso prodotti diorigine animale, quindi che abbia ridotto drasticamentegrassi e colesterolo, essa produce buoni risultati, separagonata alla tipica dieta occidentale. Appare peraltroevidente, dopo quanto appreso nel presente testo, cheessendo tale regime alimentare privo di frutta e verdurecrude, esso esclude praticamente il massiccio apporto divitamine, sali minerali, antiossidanti, enzimi efitonutrienti, di cui tali alimenti sono apportatori e chesono garanzia di salute, oltre ad escludere il cibo ottimale

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da un punto di vista digestivo.

LA DIETA PRITIKIN

Il suo autore, Pritikin, la definì come “la dieta più sanadel mondo”. Si tratta praticamente di una dieta vegana(quindi con esclusione di qualsiasi prodotto diderivazione animale), a basso contenuto di grassi(massimo 10% delle calorie totali).

Proprio per la scarsità di grassi questa dieta ottienerisultati rapidi e spesso spettacolari nella regressionedell’aterosclerosi. Infatti, riducendo la viscosità delsangue, essa riduce di conseguenza la pressione sanguignae, permettendo all’insulina di lavorare più efficacemente -grazie ad una minima presenza di grassi nel sangue -ottiene la regressione anche del diabete.

Grazie ad una migliore circolazione, e quindi a unamigliore ossigenazione dei tessuti, vi è il miglioramentodi innumerevoli altre patologie.

Il problema di questa dieta è che, essendo basataprevalentemente sui cereali, come la macrobiotica, nonchésulla cottura del cibo, viene ad essere deficitaria dinutrienti fondamentali e, alla lunga, può causaregravissime patologie, anche a causa dell’eccessivaacidificazione del sangue provocata dai cereali stessi.

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LA DIETA VEGETARIANA

Si distingue in latto-vegetariana e latto-ovo-vegetariana,escludendo nel primo caso tutti gli alimenti checomportino l’uccisione degli animali, comprese le uova,mentre nel secondo caso vi è ammessa l’inclusione diqueste ultime.

Da un punto di vista etico è sicuramente apprezzabile(anche se si dovrebbe riflettere sul fatto che oltreall’uccisione degli animali, quasi sempre le condizioni incui essi vengono allevati, per la produzione di uova, lattee derivati, non sono migliori della morte stessa), ma da unpunto di vista della salute pecca nell’uso di grassianimali, colesterolo, eccesso di proteine, cottura dei cibi,utilizzo di cereali e zuccheri raffinati, sale e spezie.

L’eccessivo consumo di cereali, anche integrali, e legumi,entrambi eccessivamente proteici e acidificanti, è un altrolato negativo di tale regime alimentare. Sicuramente anchein questo caso, se comparata alla dieta occidentalestandard, la dieta vegetariana non mancherà di produrrerisultati positivi per il fatto di aver abolito il consumo dialimenti carnei.

LA DIETA VEGANA

La dieta vegana esclude il consumo di qualsiasi prodotto

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di origine animale, come la dieta Pritikin. Infatti, l’unicadifferenza tra le due è che nella dieta vegana non vieneregolamentata la quantità dei grassi, siano essi pure diorigine vegetale, che vengono così ampiamente utilizzati.Il problema principale di una dieta vegana può risiedereproprio in questo. Infatti, siccome molti vegani nonpensano di dover limitare il loro consumo di grassi,purché siano di origine vegetale, finiscono spesso colconsumare la stessa quantità di grassi di chi si alimenta“normalmente”. Ma siccome il consumo di calorie totali èspesso inferiore a quello dell’alimentazione occidentalestandard, perché i vegani rimpiazzano il cibo animale conquello vegetale (che fornisce meno calorie per boccone),ecco che la percentuale di grasso in una dieta vegana puòsalire ulteriormente.

I vantaggi rispetto alla dieta occidentale standard sonocomunque innumerevoli. Gli svantaggi, oltre a quelli giàesaminati nella dieta Pritikin, risiedono, anche in questocaso, nell’uso eccessivo di grassi, molto spesso cotti equindi potenzialmente cancerogeni, anche se, nonostantequesti errori, i vantaggi di seguire uno stile di vita veganosono considerevoli. Lo dimostrano le statisticheriguardanti il tasso di morte, quotate nel giornale medicoamericano “Circulation”, dove è riportato ciò che ilcardiologo Dr. Jeremiah Stamler afferma nel corso di unaconferenza:

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“Un ulteriore paragone si è reso recentementedisponibile, contenente dati sulla mortalità, riferiti a tregruppi di Avventisti del Settimo Giorno della California(non vegetariani, latto-ovo-vegetariani e purivegetariani), paragonati alla popolazione generale dellaCalifornia. Gli Avventisti del Settimo Giorno hannolivelli medi di colesterolo del sangue più bassi degliAmericani in generale. Per 47000 Avventisti del SettimoGiorno, persone dai 35 anni in su, di età-sessostandardizzati, il tasso di mortalità era del 34% piùbasso per i non vegetariani, 57% più basso per i latto-ovo-vegetariani e 77% più basso per i puri vegetariani(vegani) paragonato alla popolazione generale. GliAvventisti del Settimo Giorno differiscono dallapopolazione generale anche per altri aspetti, peresempio l’astinenza da alcol e tabacco”.(50)

LA DIETA GERSON

Questa dieta, a basso regime di grasso, che è basataprincipalmente sul consumo di verdure e frutta crude,nonché di succhi centrifugati, e nella quale sono permessianche vegetali cotti e riso, prende il nome da il suoideatore, Dr. Max Gerson (vedi capitolo “Cancro e teoriadella de-differenziazione”) ed è risultata notevolmenteefficace nella cura delle malattie degenerative, con grandisuccessi anche nel trattamento del cancro, fin dal 1930.

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Tale dieta, contenuta nel testo “Guarire con il MetodoGerson”, disponibile anche in lingua italiana, non contienemolti cereali e perciò è considerata superiore a quella diPritikin.

IL CRUDISMO

Ovviamente nessuno può considerarsi l’inventore di taledieta, poiché è quella che Madre Natura ha predisposto inprimo luogo per l’essere umano. I vantaggi di mangiarecibi crudi sono già stati ampiamente trattati, si tratta dibenefici non ottenibili con i cibi cotti. Alcuni alimenti,come cereali e patate, sono difficili da digerire crudi, masono di dubbio valore in ogni caso, per i motivi giàanalizzati.

LA DIETA FRUTTARIANA

Una dieta a base di frutta di alta qualità, matura, cruda,come quella descritta in precedenza (vedi capitolo“Imparando da illustri maestri” – “Arnold Ehret”),garantirebbe tutti i nutrienti col minimo sforzo digestivo,non producendo prodotti tossici e permettendo così ilmassimo della disintossicazione. Ma, come abbiamovisto, essendo cambiate le condizione del suolo e quindianche della frutta, dai tempi di Ehret, è consigliabileassumere anche verdure a foglie tenere (quindi non

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amidacee), per l’integrazione dei sali minerali. (51)

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La conclusione è che, a parte il fatto che la cottura dei cibiporta a un superlavoro del sistema digestivo e a unaumento della tossiemia (vedi capitolo 7), il fattore incomune a tutte queste diete per la salute (eccettuate quelleche escludono i carboidrati, come la dieta Atkins), cotte ocrude, è la drastica riduzione dei grassi. Questa è laragione per cui si otterranno comunque dei beneficiseguendole, anche se, secondo il presente testo, lamigliore è la DEA (Dieta Energia Alta), composta cioèda frutta e verdura allo stato naturale, quindi integra,fresca, cruda, matura, possibilmente biologica, conl’aggiunta opzionale di una minima quantità di semi.

ECCO PERCHÈ LA DEA (Dieta AltaEnergia)

E così, procedendo per eliminazione di tutti i cibi che,arrivati a questo punto del presente libro, abbiamo vistoessere, per un motivo o per l’altro, non consoni alla dietaumana, perveniamo naturalmente alla DEA (Dieta AltaEnergia): frutta e verdura allo stato naturale, quindi

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integra, fresca, cruda, matura, possibilmente biologicacon l’aggiunta opzionale di una minima quantità disemi.

Le ragioni di questa inevitabile conclusione, riassumendoin breve, sono le seguenti:

1. Tutti i cibi di origine animale contengono grassi,colesterolo e proteine in eccesso, tre fattori cheabbiamo visto essere responsabili di tutte le patologiedella cosiddetta alimentazione occidentale;

2. Fra i cibi di origine vegetale, i cereali sono privi diparecchi nutrienti essenziali (alcune vitamine, saliminerali e aminoacidi), sono acidificanti e quindisottraggono minerali all’organismo, sono di difficile elaboriosa digestione, contengono fibra insolubile checausa muco intestinale, possono produrre reazioni alglutine.

I legumi, invece, eccessivamente proteici, sonoanch’essi acidificanti e quindi, come i cereali,sottraggono calcio allo scheletro e inoltre, essendoricchi sia di carboidrati che di proteine complicano ladigestione provocando fermentazione dei primi, consviluppo di gas e formazione di alcol, oppureputrefazione delle proteine.

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Entrambi, cereali e legumi, inoltre, essendonaturalmente insipidi, vengono normalmenteaccompagnati da cibi animali e/o grassi vegetali oanimali in eccesso e/o sale e condimenti vari chesono tossici per l’organismo;

3. Tutti i suddetti cibi, animali o vegetali che siano,vengono consumati normalmente cotti, dalla carne, allatte e formaggi (che sono stati sottoposti apastorizzazione), ai cereali e ai legumi, privando cosìl’organismo dell’indispensabile apporto di vitamine,sali minerali, enzimi, antiossidanti, fitonutrienti, iquali vengono ad essere falcidiati dalla cottura.

A supportare ulteriormente la validità della DEA, vi sonole seguenti considerazioni: frutta e verdura cruderappresentano il cibo di cui l’uomo si è nutritoprevalentemente per milioni di anni in tutta la storia dellasua evoluzione, anche ammesso che abbia mangiato unaminima quantità di carne come cibo occasionale diemergenza.

Solo recentemente - si parla al massimo degli ultimi10000 anni - avrebbe infatti cominciato a consumarecereali, legumi e prodotti caseari. In questo caso è danotare che 10000 anni rappresentano l’1% della storiaevolutiva dell’uomo, anche se la si volesse considerarelunga solo un milione di anni. Mentre se parliamo di

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Ominidi, cioè la famiglia delle “Grandi scimmieantropomorfe” a cui l’uomo appartiene assieme a gorilla,orango e scimpanzé, la frazione di tempo scende a menodello 0,1% (infatti essi sono presenti da ben più di 10milioni di anni): questo vuol dire che l’uomo si sarebbenutrito prevalentemente di frutta e verdura per il 99,9%della sua esistenza. E il suo apparato digestivo non risultacambiato!

Inoltre, a prescindere da tutte le differenze tra noi e glianimali carnivori, una è rilevante ed essenziale: il nostroapparato digerente non è predisposto al consumo di carne.Infatti, esso è eccessivamente lungo e le secrezioni acidenon sono sufficientemente potenti: il risultato di questedue condizioni è la putrefazione del cibo carneoall’interno del nostro organismo, con tutte le conseguentipatologie di cui si è già ampiamente trattato.

Un’altra considerazione, già più volte ripetuta, è cheanimali che sono fisiologicamente e anatomicamentesimili prosperano con la stessa dieta. Il cavallo, l’asino,la mucca, ecc., prosperano nutrendosi d’erba, e il leone,la tigre, il lupo, ecc., prosperano mangiando carne, ed èimpensabile che il leone si metta a nutrirsi d’erba o lamucca di carne. Ebbene gorilla, orango, scimpanzé ebonobo, vivono e prosperano nutrendosi quasiesclusivamente di frutta e foglie: come mai l’uomo si èdiscostato così tanto da tale regime alimentare?

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La chiave di tutto è nella parola “prosperare”, perchésicuramente si può “sopravvivere” anche mangiando ciòche non ci è consono, fumando, divenendo alcolizzati,facendo uso di droghe, ma una cosa è prosperare eun’altra è sopravvivere, con l’aumento spaventoso di tuttele patologie tipiche della dieta occidentale.

Detto questo, è chiaro e naturale che il lettore si possasentire smarrito e preoccupato, al pensiero di quanto siritrovi oggigiorno così distante dalla dieta ottimale, manessuno è obbligato a privarsi di ciò che gli piace e a cui,purtroppo, si è assuefatto da tutta una vita, ormai da tantegenerazioni.

Ma chi voglia migliorare il proprio stato di salute, chivoglia provare a liberarsi da disturbi e malattie varie, chivoglia sperimentare cosa significa vivere con più energia,più entusiasmo, più leggerezza, più gioia, più ottimismo,liberi da tutti i fastidi e le malattie a cui ci siamo abituati,considerandoli come parte inevitabile della nostraesistenza, può provare a introdurre gradualmente maggioriquantità di frutta e verdura crude nel proprio regimealimentare.

Dopo aver effettuato tale sperimentazione non saràdifficile convincersi - in realtà diventerà sempre più unesigenza imprescindibile - a proseguire su questa stradameravigliosa che è il recupero della propria natura sana,

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forte e gioiosa. Non vi è fretta… un passo alla volta, nellagiusta direzione!

Vediamo, di seguito, alcune altre ottime ragioni peravvicinarci alla DEA, di modo da accrescere la nostramotivazione.

1. Frutta e verdura sono ricche di vitamine, sali minerali,antiossidanti, fitonutrienti, enzimi e, se consumateintegre, fresche, crude, mature, possibilmentebiologiche, tali micronutrienti non vengono distruttida cottura e manipolazioni varie.

2. Una delle principali preoccupazioni riguardo allapropria dieta, che hanno alcune persone piùsensibilizzate alla propria salute, è se si assumonoabbastanza vitamine, senza correre il rischio diassumerne troppe. Con una dieta a base di frutta everdura allo stato naturale, quindi integra, fresca,cruda, matura, possibilmente biologica conl’aggiunta opzionale di una minima quantità disemi, vi è la garanzia di avere il sufficiente apportovitaminico, senza correre il rischio di “overdose”.

3. La frutta rappresenta la fonte migliore di carboidrati,prontamente utilizzabili dall’organismo per ottenereenergia: infatti, è il cibo preferito dagli atleti che,prima di una competizione, ingeriscono qualche

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pezzetto di frutta in modo da avere l’ultima raffica dienergia.

4. La frutta è semplice da preparare, semplice damangiare, soprattutto se paragonata al tempo dipreparazione di pasta, cereali e altre vivande varie.Questo non vuol dire che non ci si possa cimentare,con la propria fantasia, nella preparazione di piattiaffascinanti, bensì che si può utilizzare l’opportunitàdella “preparazione zero”, facendo così della frutta ilvero “fast food”.

5. C’è una moda corrente che consiste nel cercare diaggiungere una grande quantità di fibra alimentarealla propria dieta, di modo che il sistema digerentelavori al meglio, nonché per incrementare la massafecale, con l’acqua che la fibra stessa richiama, cosìda poter disporre di una migliore evacuazione.Ebbene la cosa migliore è quella di assumere la fibra(solubile, morbida) direttamente dai cibi che ne sonoricchi: frutta e verdura a foglie tenere, mentre carne eprodotti caseari ne sono totalmente privi.Consumando frutta e verdura in abbondanza ci siassicura una quantità di fibra sufficiente.

La differenza tra frutta e cereali, per quanto riguardala fibra, è che quella della frutta è solubile, mentrequella dei cereali è insolubile e dura e perciò svolge

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un’azione aggressiva sulle mucose intestinali, che perproteggersi devono sviluppare uno strato di muco chetende a inspessirsi sempre più, diminuendo cosìl’assimilazione dei nutrienti vari e incamerando alsuo interno sostanze tossiche e pus (vedasi capitolo“Imparando da illustri maestri” – “Arnold Ehret”).

6. Una regola d’oro da seguire quando ci si siede atavola è quella di non intossicarsi, per non ritrovarsia scontarne le nefaste conseguenze, lievi o gravi chesiano, causate da ciò che abbiamo mangiato. Eppurela maggior parte delle persone lamenta disturbicronici di digestione e si ammala a causa di problemia essa correlati. Non per niente i rimedi e le medicinepiù vendute sono quelli per risolvere disordinidigestivi, i quali sono anche tra i principali motiviper cui si va dal medico, mentre tra le forme tumoralipiù frequenti si trovano il cancro al colon e quello delretto.

Anche in questo caso frutta e verdura sono i cibimigliori, perché i più semplici da digerire: infattiessi, a differenza dei cibi di origine animale e di tuttigli altri alimenti, vengono normalmente consigliatinelle diete di disintossicazione.

7. Il latte materno fornisce approssimativamente agliinfanti, il cui sviluppo avviene in modo estremamente

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rapido, una media del 6% di calorie derivanti dalleproteine. Questa sembra essere un’ampia prova delfatto che gli adulti non ne necessitino in misuramaggiore. Un’alimentazione a base di frutta, verdura euna minima quantità di semi, con una nettapredominanza di frutta, in modo da raggiungere ilproprio fabbisogno calorico giornaliero, fornisceapprossimativamente dal 5% all’ 8% di calorie informa di proteine, una quantità adeguata e soprattuttosana di proteine di ottima qualità, assunte nella formameglio assimilabile, cioè crude, non denaturate dallacottura (come nel caso di tutti i prodotti di origineanimale) e quindi utilizzabili appieno dal nostroorganismo. Da ricordare, infatti, che le proteinediventano “denaturate” se cotte sopra i 72 gradi (maper molte proteine il processo di denaturazione iniziamolto prima) e, come tali, oltre a risultare inutili,vengono riconosciute dal nostro sistema immunitariocome sostanze tossiche da eliminare. Le proteinedenaturate sono state messe in relazione con moltemalattie quali artrite, cardiopatia e persino il cancro.

8. Oltre alle migliori proteine, la frutta e la verduraforniscono il miglior mix di vitamine, sali minerali,antiossidanti, enzimi, fitonutrienti, carboidrati, grassi,acqua e fibra.

9. La frutta soddisfa l’appetito, allorché sia mangiata in

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quantità sufficiente: non a caso i fruttariani sonosempre magri. Questo perché, avendo la frutta unsapore dolce ed essendo rapidamente digerita,quando i suoi zuccheri entrano nel sangue provocanoil senso di sazietà. Questa, infatti, è la ragione per cuile mamme di solito dicono ai bambini di nonmangiare caramelle o cibi dolci prima del pasto.

Non altrettanto si può dire dei cereali, in quantocomportando una lunga digestione, essi tardanoparecchio ad entrare nel flusso sanguigno e quindi nonforniscono segnali di sazietà se non quando se nesono mangiati in quantità necessaria a “riempire” tuttolo stomaco. Infatti, è facile e anche molto comunemangiarne in quantità eccessiva, salvo lamentarsi,dopo, di avere esagerato.

Questo raramente avviene mangiando frutta, a patto diconsumarla integra, matura, fresca, cruda e non, peresempio, in forma di succhi che, essendo statiseparati dalla cellulosa e non venendo masticati,possono causare iperglicemia, oppure sotto forma difrutta essiccata che, essendo stata privata dell’acqua,possiede un’eccessiva concentrazione di zuccheri equindi causa, essa pure, iperglicemia.

Si specifica, a tale proposito, che se i succhi di fruttae i centrifugati di verdura vengono sconsigliati (a

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meno di non aggiungere ai medesimi la polpa che èstata separata), diverso è il discorso per i frullati difrutta e verdura, nei quali sono presenti tutte le lorovarie componenti, e che vengono consigliati al fine diincrementare facilmente la quantità ingerita.

10. La frutta non ha bisogno di condimenti o di altri cibicon cui accompagnarsi, a differenza dei cereali.Questo significa godere di una digestione ottimale, inquanto i carboidrati semplici della frutta stessa non simescolano a proteine, grassi e altre sostanze di varianatura.

Il fatto, apparentemente insignificante, di nonrichiedere il condimento di sale (a differenza dicereali, proteine e grassi, che altrimentirisulterebbero insipidi), provoca subito un effettomeraviglioso: l’eliminazione della ritenzione idricadi cui tutti, in varia misura, soffriamo a causa del salepresente nel nostro organismo. Si tratta, infatti, di saleche assumiamo più o meno giornalmente sia in formaevidente (il normale sale da cucina), sia contenuto informa occulta negli alimenti (formaggi, salumi, cibi inscatola, ecc.) e nei condimenti vari (sughi, intingoli,dadi, maionese, salsa di soia, alghe marine, ecc.).

Se pensiamo a cosa questo significhi nella pratica, lanotizia è davvero stupenda, poiché quello che accade

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nel giro di pochissimo tempo da quando siintraprende la DEA è che si può assistere ad unaperdita molto veloce di chili superflui, nonché allariduzione di fenomeni quali cellulite, gambe gonfie epesanti, borse sotto gli occhi, problemi circolatorivari.

Infatti la ritenzione idrica è dovuta allo squilibrio trala quantità di potassio presente all’interno dellecellule e la quantità di sodio presente nel liquido checircola all’esterno delle cellule e che prende il nomedi liquido interstiziale (il sale da cucina è perl’appunto “cloruro di sodio”, che introduciamocontinuamente nel nostro organismo, per tutta la vita,cosa che nessun animale fa, se libero in natura edesente dall’influenza umana).

La proporzione tra questi due minerali dovrebbeessere simile, al fine di permettere gli scambinecessari all’organismo. Nel momento in cui taleproporzione si altera, a causa di un’eccessivapresenza di sodio, l’organismo trattiene maggioriquantità di acqua al fine di ottenere una diluizionenormale del sodio stesso.

Seguendo la Dea, inoltre, il peso complessivo delproprio organismo si riduce (mangiando frutta inquantità abbondante) anche perché non ci si deve più

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servire di grassi, come condimento agli insipidicereali, essendo i grassi stessi i veri responsabili diproblemi di sovrappeso e obesità, e non i cereali.

11. Frutta e verdura assicurano anche il giusto apporto,minimo ma adeguato, di grassi essenziali, cheverranno, ovviamente, consumati inevitabilmentecrudi.

12. Frutta e verdura garantiscono il giusto apporto diacqua pura. Il fatto che la frutta possa assicuraresalute e vigore anche senza la necessità di bere acqua,indica che questa dieta è il vero regime alimentarenaturale per l’uomo.

13. Frutta e verdura assicurano il favorevole ambienteinterno alcalino: infatti, i sali minerali contenuti inabbondanza, soprattutto nella verdura, sono tuttialcalinizzanti.

14. Non esiste miglior cura disintossicante di una dieta abase di frutta e verdura a foglie tenere. Questo vuoldire, tra l’altro, che se anche uno, dopo aver provatoper qualche tempo a seguire la DEA, volesseritornare al regime alimentare che ha sempre seguito,si gioverebbe comunque di una parzialedisintossicazione del proprio organismo.

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15. Il sangue, grazie a tale dieta, risulta pulito e pocoviscoso, per cui si verifica buona circolazione ebassa pressione sanguigna.

16. Cibarsi di frutta e verdura crude significa evitare ladistruzione principale dei nutrienti, che avvienesolitamente con la cottura: la distruzione degli enzimisi verifica alla temperatura di 40 gradi, le vitamineperdono potenza a 55 gradi. Se si riflette sul fatto cheanche i vegetali cotti a vapore richiedono unatemperatura di 100 gradi, si può capire come lamaggior parte dei nutrienti si perdano anche con lacottura più sana.

17. Quando si mangiano frutta e verdura crude, si puòessere sicuri che i nostri pasti saranno sempre“freschi”. Avete mai sentito di qualcuno che siarimasto intossicato dalla frutta o dalla verdura fresca,cruda? Infatti, quando si mangia “crudo” è facileaccorgersi se qualcosa è andato a male ed eliminarlo.La stessa cosa non accade quando si mangia cibocotto.

18. Mangiare frutta e verdura vuol dire essereresponsabili a livello ambientale. Non viene utilizzataenergia per riscaldare il cibo; le foresti equatorialivengono salvate, invece di essere tagliate perallevare bestiame; gli animali vengono nutriti e non

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distrutti; non c’è bisogno di imballaggi vari perconfezionare, che debbano poi essere smaltiti.

19. La frutta è squisita. Mi sono sorpreso più volte amangiare con incredibile gusto un piatto di fichimaturi, o dei cachi, oppure del mango, oppure dellebanane tigrate, o qualche fetta di dolcissima anguria,proprio come anni fa mi deliziavo nello svuotare unintero vassoio di pasticcini.

Quello che è cambiato è la sensibilità delle papillegustative, che una volta erano assuefatte al gusto dellozucchero raffinato, dei prodotti industriali, dei grassianimali, e non erano in grado di percepire la ricchezza disapori dei frutti naturali. Allo stesso modo posso oragodere immensamente di una gigantesca insalatiera colmadi lattuga, o scarola, o spinaci, o trevisana, condite con unfrullato di saporiti pomodori freschi, uniti a qualchegambo di sedano, mezzo limone, un pomodoro secco, unpezzetto di avocado, un po’ di erba cipollina, o qualchefoglia di menta, e un pezzetto di porro, così come primami gustavo uno o due piatti di cereali conditi con olio emozzarella.

La differenza non è in termini di soddisfazione perché,detto sinceramente, tanto era l’entusiasmo con cuimangiavo prima, quanto è quello con cui mangio adesso.La differenza diventa nettamente evidente a pasto ultimato.

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La sensazione che posso riferire ora è di totale leggerezzaanche se mangio per mezzora, a volte anche per un’ora.

Non c’è sonnolenza, non c’è stanchezza, non c’èpesantezza interna, nessun problema digestivo. Mi bastaaspettare poco, a volte non aspetto nemmeno, per poter giàsvolgere attività fisica.

Non c’è ingombro intestinale durante la notte, a disturbareil sonno, l’evacuazione è perfetta, inodore, l’urina è dicolore chiaro, limpido, come acqua, anch’essa inodore. Ilsudore non ha pressoché odore. Tutto questo è l’ovviosegnale che il cibo ingerito non produce tossine, o neproduce in quantità minima.

La sensazione di energia è alta e costante, durante tutta lagiornata. La qualità della pelle è migliorata notevolmente:sono scomparsi pruriti vari, lievi forme di eczema,secchezza e manifestazioni allergiche. La pelle stessaappare più tonica e ringiovanita, così come pure l’aspettodel viso.

Ho perso circa dieci chili e ho raggiunto il mio pesoforma di quando avevo venti anni e adesso lo stomantenendo senza sforzo, mangiando quanto voglio, senzaalcun limite, quando voglio, anche prima di andare a letto,se ho ancora fame.

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Le analisi del sangue, effettuate dopo circa 6 mesidall’inizio della nuova dieta, rivelano un valore dicolesterolo di 158 mg/dL, mentre le analisi precedenti,risalenti a 7 anni prima, quando seguivo una dietavegetariana, riportavano un valore di 228 mg/dL.

Mi sono scomparsi dolori vecchi di anni, comeepicondilite e altri dolori tendinei, addirittura anche undolore cervicale di cui ricordo la presenza già 25 anni fa.

Ho riacquisito una lucidità mentale che, in effetti, nonricordo di avere avuto prima; anche la memoria èmigliorata, così come la capacità di concentrarmi,l’entusiasmo, il buon umore, la pazienza.

Non so, in definitiva, se tutto questo possa esseresoggettivo, frutto di una mia predisposizione a una dieta diquesto tipo, fatto sta che tutte le testimonianze di cui holetto, di persone che hanno adottato questo regimealimentare, nonché di qualche amico che ha provato adimitarmi, risultano molto simili.

Credo davvero che valga la pena di provare per chiunque,sicuramente con gradualità, con buon senso, conattenzione, magari ritornando momentaneamente sui propripassi nel caso dovessero presentarsi sintomi indesiderati,per poi riprovare con altrettanta gradualità quando essi sisaranno risolti.

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È bene farlo però con cognizione di causa, comprendendobene che è necessario passare attraverso una dieta ditransizione, con la dovuta progressione. Abbiamoimpiegato tutta una vita a ridurre il nostro organismo a unostato di assuefazione nei confronti di tanti alimenti:ebbene, altrettanta pazienza dovremo avere nei suoiconfronti durante il periodo di disintossicazione, che potràessere più o meno lungo.

Ed è importante comprendere il concetto che mangiaretanta frutta va bene se nel contempo si riducedrasticamente il consumo di grassi, animali o vegetali chesiano, altrimenti (come già spiegato in precedenza) sisvilupperanno iperglicemia, ipoglicemia, stanchezza,capogiri e altre spiacevoli condizioni.

Ed è essenziale comprendere che la frutta non va maimangiata dopo pranzo, bensì sempre prima, che sia unquarto d’ora o mezzora, o anche più, a seconda del tipo edella quantità ingerita. Una volta che essa avràabbandonato, velocemente, lo stomaco, si potràproseguire con il proprio pasto. (Naturalmente questoproblema è pressoché inesistente per coloro che, avendoadottato la DEA, mangiano solo frutta e verdura.)

Ed è fondamentale ricordarsi che la frutta va mangiatasempre matura!

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Nella frutta acerba gli amidi non sono ancora statitrasformati in zuccheri semplici e quindi la digestionediventa più lunga e complicata. Inoltre la frutta acerba èacidificante.

Più avanti, nel capitolo 8, “La DEA… in pratica”, horiservato ampio spazio a tutti i vari problemi che sipossono presentare e a come risolverli, in base alleesperienze di chi segue questo regime da tanti anni, oltreche in base alla mia esperienza personale.

__________________2 Per “omeostasi” si intende il mantenimento della costanza di composizionechimica ottimale del plasma, del liquido interstiziale e del liquido intracellulare.

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CAPITOLO 6 – ALCUNE CURIOSITA

STANCHEZZA O ENERGIA DOPOPRANZO?

Abbiamo mai riflettuto sul perché, solitamente, ci si sentestanchi e assonnati dopo pranzo? Eppure ci si alimenta peravere energia! Vi propongo alcune interessanticonsiderazioni.

L’energia che viene prodotta dal cibo che ingeriamo vienesuddivisa come segue: una parte va agli organi e alleghiandole, una parte va al cervello e la parte rimanenteviene utilizzata per la digestione e per l’attivitàmuscolare.

Ovviamente l’unica parte su cui possiamo intervenire peravere più energia è quest’ultima. Più precisamente,maggiore sarà l’energia richiesta dalla digestione eminore sarà quella disponibile per l’attività fisica.

Questo vuol dire semplicemente che diminuendo ildispendio energetico per la digestione ci ritroveremo ad

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avere più energia disponibile. Come si può, dunque,diminuire l’energia impiegata a digerire?

Riducendo il tempo di digestione e la sua intensità, intesacome numero di reazioni chimiche richieste!

Pensiamo a come ci sentiamo dopo aver mangiatonormalmente! Non è inusuale avvertire una sensazione disonnolenza, di stanchezza, di intorpidimento, di minorelucidità mentale, di appannamento dei propri riflessi.Perché?

Perché i cibi che abbiamo mangiato hanno tempi didigestione lunghi; oppure perché abbiamo abbinato troppicibi (carboidrati, proteine, grassi, condimenti vari,bevande varie, alcol, ecc.); o perché abbiamo mangiato ineccesso; oppure perché il cibo che abbiamo mangiato nonè quello ideale per la nostra specie; o perché non è fresco;o perché è stato sottoposto a cottura, privandolo deglienzimi necessari che ne avrebbero facilitato la digestione,ecc..

Il risultato è che stiamo consumando tanta energia per ladigestione e ne rimane poca per l’attività fisica: infatti, cisentiamo “poco attivi”.

Proviamo adesso a pensare a come ci sentiamo dopo untipico pranzo natalizio, o comunque festivo, o celebrativo,

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oppure quando siamo in vacanza.

In tutti questi casi la situazione è ancora peggiore dellaprecedente, poiché la mescolanza di cibi, la quantità, laqualità scadente (intesa come non appropriata al nostrosistema digestivo), provocano reazioni tali che,normalmente, siamo pronti per… andare a dormire. Infatti,in questo caso, abbiamo addirittura intaccatoprobabilmente l’energia che era destinata al cervello, conle ovvie conseguenze.

A questo punto, se possiamo dormire, lo facciamo moltovolentieri, altrimenti risolviamo “brillantemente” lasituazione con caffè o altri stimolanti, andando adintaccare le nostre energie di riserva. E questo significapiù o meno “mandare in rosso” il conto in banca… delnostro organismo!

Se lo facciamo tutti i giorni, da tutta la vita… possiamoimmaginare gli interessi che dovremo pagare? E dei due,gli interessi dovuti alla banca e quelli dovuti al nostroorganismo, in termini di salute sottratta, i secondi fannomolto più male, nel vero senso della parola!

Ora, è altrettanto facile immaginare quello che avviene seil pranzo è composto da frutta: essendo questa costituitada carboidrati semplici, essi entrano velocemente nelflusso sanguigno, senza bisogno di ulteriore

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scomposizione. Così, non solo il dispendio energeticosarà minimo, ma il carburante che entra subito in circoloci fornirà ulteriore energia.

Infatti, dopo un pasto di sola frutta, intera, fresca, matura,cruda, possibilmente biologica, mangiandopreferibilmente un solo tipo di frutta alla volta fino asazietà, consumata a temperatura ambiente, masticandolapiacevolmente, si avrà una favolosa sensazione di energia,di lucidità mentale, di voglia di muoversi, buon umore,attenzione, ecc..

Una digestione semplice, efficace, veloce, è la base per lanostra buona salute e per l’assenza di malattie di svariatogenere. Più ci allontaniamo da questa linea guida e piùconseguenze pagheremo! Inevitabilmente!

La frutta e la verdura cruda assicurano la miglioredigestione.

Provare per credere!

COME SNELLIRE FACILMENTE IL“GIRO-VITA”

Quanto tempo impiegano le sostanze che assumiamo a

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diventare parte di noi?

L’aria… un istante! L’acqua… anche! Un frutto… unadecina di minuti (transito completo: stomaco-intestino-assorbimento nel flusso sanguigno)! La verdura… qualcheora!

I cibi amidacei… qualche giorno, a seconda di quello concui li accompagniamo: se li mangiamo da soli impieganomezza giornata, ma per esempio una bella fetta di pizzacon formaggio, prosciutto, olio, ecc., ... il giorno dopo èancora lì. La carne e i salumi… giorni!

Un pasto vegano impiega mediamente 18-24 ore.

Un pasto tipico della dieta occidentale impiega alcunigiorni, anche 3 giorni e più.

Quindi, siccome il cibo pesa e occupa spazio, ecco cheanche nei casi migliori, riferiti a persone che si allenanocostantemente (non parliamo di chi non lo fa!), la lineaestetica della zona che va dall’ombelico all’osso pubicoviene compromessa da quella curiosa sporgenza cheindica… nove o dieci pasti accumulati!

Anziché due o tre!

Questa è una bella notizia, perché chiunque segua la dieta

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DEA anche solo per un breve periodo, non potrà cherilevare le dirette conseguenze positive di una digestioneveloce ed efficiente, senza sviluppo di fermentazione,putrefazione e tossine.

Proviamo a pensare allo spazio che occupano 9 o 10 pastiche sostano nell’apparato digerente e alle ripercussionisul nostro giro-vita, contrapposti allo spazio occupato dasoli 2 o 3 pasti: quanti centimetri di circonferenza in menopotremmo guadagnare con questo semplice accorgimento?

Senza contare le nefaste influenze che un ventreprominente, piuttosto che piatto come dovrebbe essere,provocano sulla corretta postura, con conseguentiproblemi di mal di schiena e fenomeni di compensazionevari ai danni di tutto l’assetto corporeo.

È un’altra vita: provare per credere!

MA SE LA CARNE, I SALUMI, IL LATTE, IFORMAGGI, IL CAFFÈ, L’ALCOL, ECC.,FANNO DAVVERO COSÌ MALE, PERCHÈ

NESSUNO LO DICE?

In realtà più di qualcuno lo va ripetendo da tempo. Ilproblema è che da un lato c’è un massiccio

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bombardamento mediatico finalizzato a sostenere l’esattocontrario per ovvie motivazioni economiche e dall’altrolato c’è una pigrizia mentale che ci porta ad ascoltare e aricercare solo ciò che non ci crea conflitti, quindi quelloche tende a giustificare le nostre inveterate abitudini, cosìda non costringerci a dover prendere in considerazionecambiamenti drastici.

Per quanto riguarda le motivazioni economiche, pensiamoai danni del fumo, per esempio: quanto tempo c’è volutoprima che addirittura i fabbricanti di sigarette fosseroobbligati dalla legge ad apporre la fatidica scritta “il fumouccide!”? E nonostante questo, quante persone continuanoa fumare?

Oppure, vogliamo parlare dei danni dell’alcol? Eppurequante persone continuano a bere sistematicamente,preferendo dare ascolto a chi sostiene che in fondoqualche “bicchiere” al giorno giova alla salute?

E sui danni derivanti dall’eccessivo consumo di grassi,quanti si assumono la responsabilità di verificare se laloro dieta è effettivamente in linea con i suggerimentidelle varie autorità sanitarie (che sono comunqueesageratamente permissivi, a detta di alcuni medici ericercatori “dissidenti” – vedi capitolo “Imparando daillustri maestri”), oppure se si sta abusandoquotidianamente da anni di grassi?

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E le varie raccomandazioni di non abusare di dolci? Beh,sicuramente è molto più rassicurante (e comodo!) dareascolto a chi dice che il cioccolato è un alimento sano, ecosì pure il saccarosio (zucchero bianco); per non parlaredi tutte le raccomandazioni sul non mangiare troppo, nonmischiare troppi cibi nello stesso pasto, non ingeriresalumi, formaggi, caffè, sale, condimenti, spezie, bibite,fast food, patatine, droghe varie, medicine, ecc..

Per contro, abbiamo mai sentito dire che la frutta e laverdura fanno male?

E in che percentuale sono presenti nella nostra dieta?

La verità, per quanto scomoda, è che non abbiamo troppavoglia di aprire gli occhi, perché ciò implicherebbe dellescelte faticose.

Ma abbiamo mai considerato gli effetti positivi di nostreeventuali scelte, seppure onerose, perlomeno all’inizio?

Che cosa consiglieremmo a una persona cara,tossicodipendente? Di continuare imperterrita con le sueabitudini perché così non deve attuare scelte drastiche?Oppure cercheremmo di farle comprendere gli aspettipositivi che premierebbero l’interruzione di quellamalsana abitudine?

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E noi, non ci meritiamo forse il miglior trattamento cheriserveremmo a una persona cara?

I vantaggi che derivano dal sospendere abitudini nocivesono incredibili e ci aspettano come premio per un po’ dicoraggio.

Oltretutto non è necessario abbracciare questo regimealimentare al 100% per cominciare ad apprezzarne lemeraviglie. È sufficiente incominciare ad aumentaresemplicemente il consumo di frutta e verdura cruda, ognigiorno. Automaticamente il nostro organismo reagiràpositivamente segnalandoci il suo apprezzamento inmolteplici forme e ripristinando la sua innata abilità didistinguere ciò che è sano da ciò che non lo è.

Basta cominciare a seguire una determinata direzione,anche se lentamente, per avviarsi verso gli obiettividesiderati: il tempo farà il resto. La perseveranza nelcambiare le nostre abitudini alimentari, anche solo unpoco ma costantemente, ci avvicinerà progressivamenteall’obiettivo di ottenere una salute sempre migliore e unadiminuzione di tutti i disturbi, nonché una maggioreenergia, determinazione, motivazione, ottimismo,convinzione che questa è la strada giusta da seguire, setale si rivela. Altrimenti possiamo sempre tornare allenostre vecchie abitudini.

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Ogni abitudine malsana che riusciremo ad abbandonare cirestituirà la nostra innata forza vitale che era rimastaintrappolata, pronta per essere così utilizzata per unanuova sfida, per debellare la prossima abitudine malsana.

IL QUINTO SENSO: IL GUSTO

In un regime alimentare standard il problema del gustopraticamente non si pone, perché i sapori della maggiorparte dei cibi che si consumano sono sempre gli stessi.Infatti, ad esempio, pane, pasta, pizza, formaggi, latte,carne, salumi, dolci, alcol, bibite, caffè, ecc., hannosempre più o meno lo stesso sapore, essendo prodottimanipolati e quindi fabbricati secondo criteri standard egià testati da chi ce li fornisce. Lo stesso dicasi per icondimenti che si utilizzano di solito.

La faccenda cambia completamente quando decidiamo dinutrirci di frutta e verdura fresca, integra (nonmanipolata), cruda e matura.

Per spiegarmi meglio citerò il seguente esempio: tempo fami trovavo al supermercato e avendo visto una cassetta dipomodori in offerta speciale, decisi di comprarla. Unavolta a casa, nel consumare i pomodori allo stato crudo,mi resi conto che un pomodoro ogni tre, mediamente,

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aveva un sapore abominevole.

Dopo circa una settimana, sempre allo stessosupermercato, mi si presentava ancora la stessa offerta.Pensai che il fatto di essere stato sfortunato una volta nonsignificasse che avrei dovuto esserlo di nuovo e così neacquistai un’altra cassetta: stessa storia della voltaprecedente!

La terza volta che mi trovai al supermercato (non è unabarzelletta!) vidi di nuovo l’offerta ma decisi di ignorarla.Nel vedere però che un altro cliente stava per mettere lacassetta dei pomodori nel suo carrello, pensai che fossemio dovere avvertirlo e così gli raccontai della miaesperienza. Ma lui mi rispose molto convinto, dicendomiche a lui non era successo nulla di simile, nonostante neavesse già comprato quattro cassette. Al che, gli chiesi sefosse sicuro di averli assaggiati.

Così il mistero fu svelato: mi rispose che lui aveva unristorante, che i pomodori li usava per preparare il sugo, eche non li assaggiava, ma che in ogni modo quando ilsapore del sugo non era del tutto soddisfacente, era facilecorreggerlo aggiungendo un po’ più di zucchero, di sale odi altri additivi.

Questo mi fece subito riflettere su quanto segue. A volte cicapita di uscire da un ristorante con qualche problema

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digestivo di varia natura e magari diciamo: “Non capiscocosa possa avermi fatto male, era tutto buonissimo!”.Ebbene, quel “buonissimo” a cui ci riferiamo èsicuramente relativo al sapore, ma non necessariamentealla qualità del cibo, visto che si può mascherareperfettamente qualsiasi parte non buona, deteriorata, oaltro, grazie all’aggiunta di condimenti e additivi vari.

Ebbene questo, sfortunatamente (ma soprattuttoFORTUNATAMENTE!), non è possibile in un regimealimentare crudo.

Il che ci riporta al tema di questo capitolo, ossial’importanza del gusto, relativamente al cibo cheingeriamo. Ebbene, se acquistiamo qualcosa che non ha unbuon sapore, che è insipido, oppure che è andato a male,oppure lo consumiamo quando non è ancora maturo alpunto giusto o lo è troppo, non ci sono trucchi perrecuperare la situazione: stiamo per mangiare qualcosache non ci piacerà e che non ci farà bene!

Io sconsiglio assolutamente questa soluzione! Il nostropranzo deve essere semplice, naturale, mapiacevolissimo! Anche perché per colpa di un pomodoroandato a male, per esempio, ci si può trovare a rovinarel’intera insalata, se tale pomodoro viene usato frullatoinsieme ad altri a mo’ di condimento: scelta pessima! Aquesto punto è meglio buttare l’acquisto sbagliato,

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piuttosto che buttarlo comunque ma… nel nostro stomaco!Vorrà dire che dovremo affinare la nostra capacità discelta di frutta e verdura.

La verità è che non siamo abituati a scegliere affidandociai nostri organi di senso, la vista e l’olfatto (e quando èpossibile il tatto), ma col tempo impareremo, è soloquestione di un po’ di pratica e di pazienza.

Un semplice stratagemma che uso, sia che faccia la spesaal supermercato o al mercato rionale, è quello di pesare emettere nel carrello, o di acquistare, solo una piccolaquantità di frutta o verdura. Dopo averla assaggiata,deciderò se comprarne in quantità maggiore.Personalmente mi ci è voluto un po’ di tempo per impararea scegliere la merce giusta, ma adesso me la cavoabbastanza bene.

Un’altra cosa a cui stare attenti sono le offerte speciali:possono essere vantaggiose (nel caso di prodotti distagione), ma il mio consiglio è quello di non lasciare chele motivazioni di risparmio abbiano comunque laprevalenza sul gusto perché poi, indipendentemente daquanto abbiamo risparmiato, dovremo mangiare ciò cheabbiamo acquistato e se il cibo non è buono… non èbuono!

Un altro errore in cui mi è capitato di incorrere è stato

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quello di voler salvare a tutti i costi cibo che era maturatoeccessivamente o che non era abbastanza saporito,mischiandolo ad altro che era buono. Il risultato?Insoddisfacente, ovviamente, in quanto così facendoavevo abbassato la qualità del cibo buono. Avrei fattomeglio a buttare quello non saporito. L’esempio tipico èquello del frullato. Con questo tipo di alimentazione saràfacile ritrovarsi a ricorrere al frullatore, per prepararequalche condimento, oppure per cercare di mangiareabbastanza frutta (soprattutto per chi fa sport), in modo daraggiungere il proprio fabbisogno calorico giornaliero.

Così, mi è capitato di tentare di “riciclare” frutta troppomatura, quasi inacidita, mescolandola nel frullatore confrutta gustosa e poi… essere costretto a rinunciare al tutto!Oppure, ancora peggio, mi è capitato di cercare diconvincermi che il frullato fosse buono, o accettabile,berlo e… pagarne le conseguenze digestivesuccessivamente. Oppure mi è capitato di prepararmi ilsolito condimento che uso per l’insalata, a base dipomodori rossi maturi, limone e un po’ di olive, mainvece di eliminare un pomodoro che era insipido, l’hobuttato nel frullatore insieme agli altri e così… mi sonoritrovato con l’intera insalata meno gustosa di quantoavrebbe potuto essere.

Beh, credo che il concetto a questo punto sia chiaro e cioèche consiglio di non scendere a compromessi con il

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proprio piacere di mangiare: il cibo deve essere favoloso,sia che si tratti di frutta o di verdura! Solo cosìapprezzeremo davvero tutti i vantaggi fisici e psicologicidi questa dieta.

LA GIUSTA DIREZIONE

Al di là di quanto possa sembrare difficile intraprendereuna nuova scelta, cambiare le proprie abitudini, vincere lapropria pigrizia, superare la paura del cambiamento,credo che la cosa più importante sia scegliere la giustadirezione.

Questa direzione non è naturalmente uguale per tutti, mal’importante è che, dopo aver fatto le opportune analisi,dopo essersi informati in modo estensivo, si decida qual èla giusta direzione per noi.

In questo caso è evidente che passare dalla tipica dietaoccidentale a un regime alimentare come quello propostoqui in questo libro, la DEA (Dieta Energia Alta), qualcheproblemino di sorta potrebbe anche sorgere.

Si tratta, infatti, di cambiare tante abitudini inveterate:mangiare esclusivamente cibi cotti e devitalizzati, usaretutti i tipi di condimenti, essere dipendenti dall’uso del

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sale e dell’olio, dello zucchero e dei dolcificanti (mielecompreso), essere ormai abituati a un consumo enorme digrassi di tutti i tipi (animali o vegetali, cotti o crudi chesiano), a un abuso di cibi eccessivamente proteici,ritrovarsi assuefatti all’uso di carboidrati amidacei comepane, pasta, ecc..

Ma se qualcosa in questo libro ci farà riflettere sullepossibili conseguenze che un’alimentazione non adattaall’uomo può provocare nel breve e nel lungo termine, sequalcosa ci farà capire che forse è meglio aumentaredrasticamente il consumo di cibi crudi, “vivi”, ricchi divitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti, fitonutrienti,acqua biologica (cioè esente da additivi chimici) e fibre,allora è fondamentale decidere qual è la giusta direzioneda seguire.

A questo punto, dopo aver deciso la giusta direzione, saràsolo questione di tempo. Non serve ed è addiritturadeleterio stressarsi, sentirsi in colpa, arrabbiarsi pereventuali fallimenti o ritardi nel raggiungere l’obiettivoche ci siamo posti.

Anche se impiegheremo anni, anche se non arriveremomai ad applicare la DEA al 100%, non importa. Anchecon tutti i compromessi che potremo decidere diapplicare, quello che è importante è muoversi nella giustadirezione, perché così facendo i cambiamenti in positivo

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cominceranno a manifestarsi e di conseguenza aumenteràla nostra motivazione a continuare e magari anche a“rincarare la dose”.

Potremo, per esempio, provare a mangiare solo frutta percolazione, magari all’inizio solo ogni tanto, oppure agiorni alternati, per vedere come ci sentiamo nellamattinata e paragonare il nostro livello di energia, lafacilità di digestione, la mancanza di acidità o dipesantezza di stomaco rispetto a una colazione conbrioche e cappuccino, o a base di latte e cereali, ecc..

Potremo, ogni tanto, provare a sperimentare anche ilpranzo a base di sola frutta e prendere consapevolezzadella leggerezza con cui possiamo affrontare ilpomeriggio.

Potremo decidere, magari, di provare la DEA per ungiorno solo alla settimana, consumando frutta alla mattinae a pranzo ed eventualmente anche alla sera, prima di unagrande insalata e mezzo avocado, o un po’ di semi (vedicapitolo “Ricette”).

All’inizio non sarà naturale mangiare la quantità di fruttarichiesta, perché non siamo abituati a un volume cosìgrande di cibo, visto che frutta e verdura sono moltoricche in acqua e molto meno caloriche del ciboconvenzionale. Così, quasi sicuramente, non mangeremo

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abbastanza e ci verrà fame dopo un paio d’ore. In questocaso potremo concederci dell’altra frutta, fino a che ilnostro stomaco non ripristinerà la sua naturale elasticità,che è stata persa a causa dell’assunzione di cibo troppodenso a livello calorico, per tutta una vita.

Né si debba avere timore, in tal senso, di ritrovarsi conuno stomaco dilatato, semmai il contrario, e questo perchéesercitando la normale elasticità dei tessuti, alla fase diestensione segue la fase di ritorno alla normalità, con unconseguente rafforzamento, rassodamento, maggioreirrorazione dei tessuti stessi, secondo i principi dello“stretching”. Diversamente avviene di solito, poichémangiando cibi ad alta densità calorica, privi di acqua edi fibre, nonché di difficile digestione, il transito del ciboè rallentato e quindi lo stomaco rimane dilatato per ore eore, spesso fino al pasto successivo, quindi perennemente.

Un’altra possibilità potrebbe essere quella di abituarsi amangiare un po’ di frutta una mezz’oretta prima di ognipasto. In questo modo, a prescindere da quello chemangeremo poi, avremo introdotto un po’ di cibi vitali chenon mancheranno di produrre gli effetti benefici propri del“giusto carburante”. E inoltre saremo meno portati amangiare troppo, avendo già il corpo ricevuto una partedel suo alimento fondamentale per il propriofunzionamento: i carboidrati semplici della frutta.

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E alla fine del pasto, in relazione a quanta frutta avremomangiato prima, non sentiremo più il desiderioirrefrenabile di consumare dolci, evitando così laconseguenza di innescare processi di fermentazione deglizuccheri - introdotti dopo carboidrati, grassi e proteine –che danno luogo a formazione di gas, alcol e acidoacetico.

Non c’è fretta, non dobbiamo cambiare dall’oggi aldomani, a meno che uno non lo desideri, ma una cosa èdavvero importante: acquisire la giusta informazione checi permetterà di intraprendere il cammino nella GIUSTADIREZIONE!

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CAPITOLO 7 – PERCHE CIAMMALIAMO

TOSSIEMIA: LA CAUSA DI OGNIMALATTIA

Così come le devastazioni perpetrate ai danni del pianetaTerra ad opera dell’uomo (distruzione delle foreste,degradazione del suolo, inquinamento dell’atmosfera, deimari e dei fiumi) avvengono spesso per ignoranza, ancheil danno che abbiamo causato e stiamo causando al nostroorganismo ha la stessa origine. Sebbene si preferiscaquasi sempre dare la colpa alla sfortuna, sarebbe megliocomprendere bene quanto segue.

Siamo costituiti da miliardi di cellule viventi, immerse inun fluido chiamato linfa. Ognuna di queste cellule è unorganismo vivente che ha bisogno di sopravvivere graziea nutrimento e ossigeno, nonché alla rimozione dei suoiprodotti di rifiuto, in modo da rimanere sano. È la linfache provvede a queste funzioni. Essa fluiscecostantemente nei tessuti e viene a sua volta rifornita dai

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fluidi del flusso sanguigno.

Maggiore è lo stato di salute di ogni cellula, maggioresarà lo stato di salute dell’intero corpo.

Per ottenere una condizione interna in cui gli organifunzionino efficacemente e siano protetti da un sistemaimmunitario efficiente, l’ambiente fluido interno,composto dal sangue e dalla linfa, in cui le celluledimorano, deve essere ideale.

Così se vogliamo essere in buona salute dobbiamo averecellule sane. E se vogliamo avere cellule sane, dovremopoter usufruire di una linfa di buona qualità, che contengagrandi quantità di ossigeno, condizione che dipende a suavolta dal fatto che il nostro sangue sia pulito, puro, chefluisca liberamente e che contenga tanto ossigeno.

E per poter disporre di buon sangue è necessario nutrircidi cibo che ci rifornisca dei giusti elementi nutritivi di cuiabbiamo bisogno, senza sovraccaricare il sangue stesso disostanze indesiderabili, anche se siamo equipaggiati diorgani digestivi, fegato, reni, ecc., che per un certoperiodo di tempo possono espletare un buon lavoro dipurificazione del sangue.

Per comprendere meglio la tossiemia, è necessaria unabreve spiegazione riguardante la composizione del

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sangue.

Il sangue è formato da due componenti: le cellule e ilplasma.

Le cellule sono di tre tipi: globuli rossi (o eritrociti),globuli bianchi (o leucociti) e piastrine.

• I globuli rossi assolvono alla funzione di legarel’ossigeno e trasportarlo dai capillari polmonari aitessuti, dove viene ceduto in cambio dell’anidridecarbonica.

• I globuli bianchi sono deputati alla funzione della“fagocitosi”, cioè all’inglobamento e digestione dicellule estranee (germi patogeni, cellule senescenti omorte, materiali estranei all’organismo), sono cioèindispensabili per le reazioni di difesa aspecifica chehanno luogo nei tessuti e negli organi dove vengonorichiamati (reazioni antiparassitarie, antinfiammatoriee antiallergiche).

• Le piastrine, invece, sono ricche di sostanze attivegrazie alle quali sono in grado di aggregarsi tra loro,partecipando ai processi di coagulazione del sangue.

Il plasma è una soluzione acquosa contenente proteine,glucidi (tra cui il glucosio, la cui concentrazione,

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importantissima, viene regolata da insulina e glucagone,che intervengono rispettivamente in caso di aumento o didiminuzione del glicogeno stesso), lipidi (cometrigliceridi e colesterolo), ormoni, ioni minerali (sodio,potassio, cloro, calcio, fosforo, ecc.), enzimi, ecc..

Come avvengono gli scambi tra sangue e cellule?

Gli scambi tra sangue e cellule e viceversa, avvengonoper mezzo di un fluido extra-cellulare, la linfa, checonsiste del plasma del sangue che, dal sangue stessocontenuto nei capillari, filtra nei tessuti, consegnando loroossigeno e nutrienti e rilevando, per poi eliminarli, iprodotti di rifiuto delle cellule. Successivamente, la linfa,carica dei prodotti di rifiuto, ritorna alla circolazionesanguigna tramite una fitta rete di vasi, simile alle vene,che prende il nome di sistema linfatico, sospintadall’azione di pressione che avviene col movimentomuscolare ordinario o, ancora meglio, con l’eserciziofisico di natura più vigorosa.

La purezza dell’ambiente interno dipende perciò dallaqualità del sangue e della linfa, dal vigore dellacircolazione e dall’azione di rimozione dei prodotti dirifiuto da parte della linfa stessa, che è tanto importantequanto quella di nutrizione.

La qualità del sangue dipende dall’efficienza del fegato e

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dei reni e, ovviamente, dalla qualità del cibo e dell’ acquache ingeriamo, con cui il corpo fabbrica nuovo sangue.

Quando si verifica la condizione ideale, in cui il sangue èricco di nutrienti e di ossigeno e libero di tossine, allorasangue e linfa scorrono liberamente, come pure i globulirossi e quelli bianchi (del sistema immunitario): in questocaso la qualità dell’ambiente interiore è ottima e tuttofunziona come Madre Natura ha predisposto.

Tale condizione viene a essere pregiudicata quando siverificano: nutrizione deficitaria, intossicazione,inadeguato rifornimento di ossigeno, circolazionedifettosa, malfunzionamento degli organi. In questo caso“l’ambiente interiore” (sangue e linfa) comincerà arisentirne negativamente e, insieme con esso, anche lasalute di tutte le cellule e quindi dell’intero organismo.

Il risultato è “tossiemia”, cioè intossicazionedell’ambiente interiore, dovuta da impurità nel flussosanguigno derivanti dall’assunzione di cibo improprio.

Sembra, infatti, che la più comune e più grave forma didegradazione dell’ambiente interno sia proprio causata dauna dieta inadeguata, il cui problema non è la mancanza dinutrienti, ma l’eccesso di alcuni elementi, l’effetto didenaturazione causato dal processo di cottura, el’inclusione di sostanze dannose come sale, condimenti,

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zucchero raffinato, ecc..

La tossiemia si può verificare in numerose e svariateforme, poiché le cause, oltre ad una dieta impropria,possono risiedere anche nello stress, nella mancanza diriposo, nell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, nellamancanza di aria fresca e di sole, nella mancanza dimovimento, ecc.. Ecco, quindi, che quando “la goccia fatraboccare il vaso”, gli effetti possono variareconsiderevolmente: questa è la ragione per cui nei testimedici vengono classificate così tante e svariate malattie,a cui si associano così tante e svariate medicine con lequali “combatterle”.

Ora, se è vero che in caso di malattia vi sono semprecondizioni alterate del sangue, riscontrabili in seguito adanalisi, ciò in cui l’Igiene Naturale si differenzia dallaMedicina ufficiale è l’attribuzione del rapporto causa-effetto. Infatti, gli igienisti sostengono che è il sangueimpuro e viscoso a rappresentare la malattia stessa e checiò che i medici definiscono come malattia, in realtà èsolo il sintomo, cioè l’indicatore della condizionefisiologica alterata.

In altre parole - e questo è d’importanza fondamentaleperché differenzia due diverse filosofie di vita - secondol’Igiene Naturale, qualsiasi malattia rappresenta unsegnale per avvertirci della condizione di tossiemia in

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corso, e non deve essere in alcun modo soppresso, perchésarebbe come, ad esempio, cercare di sopprimere nellapropria automobile la spia rossa che ci segnala qualcheanomalia. In tal caso, procedendo con l’esempio, l’azionecorretta da effettuare sarebbe quella di verificare di qualeanomalia si tratta, magari la mancanza di olio nel motore,per poi procedere alla rimozione di tale causa,aggiungendone fino a che la situazione sia risolta.

Questo implica una sostanziale differenza nella cura,laddove la Medicina ufficiale è unicamente protesa acurare i sintomi con le medicine, mentre l’Igiene Naturaletende a rimuovere semplicemente le cause che hannogenerato la tossiemia (alimentazione impropria, stress,mancanza d’aria, di sole, di riposo, ecc.), senza l’uso dialcuna medicina. Infatti, le medicine, anche seinizialmente possono procurare qualche sollievo, allalunga non potranno che danneggiare il paziente perché,come sostanze innaturali introdotte nel corpo, causanoulteriore stress sugli organi già affaticati, chepercepiscono che le medicine stesse sono un veleno chedeve essere neutralizzato ed espulso.

Le medicine causano un ulteriore deterioramentodell’ambiente interno, con sintomi a cui ci si riferiscesolitamente col nome di “effetti collaterali” (o“indesiderati”), indicati sul foglietto illustrativo cheaccompagna il farmaco stesso. E quando il tale “effetto

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indesiderato” si manifesta, ecco che viene prescrittaun’ulteriore medicina per rimediare alla prima, in uncircolo vizioso ben conosciuto.

E così si può ben comprendere perché le malattieiatrogene (“malattia iatrogena”: effetto collaterale dovutoalla tossicità di un farmaco o di una terapia medica) sonoriconosciute tra le cause maggiori di morte (la Dr.Barbara Starfield, in un articolo apparso nel “Journal ofthe American Medical Association”, nel luglio 2000,parla di 225400 morti all’anno per cause iatrogene, terzacausa di morte negli Stati Uniti, dopo malattia cardiaca ecancro). (23)

Sempre di più, fortunatamente, sono i medici che si sonoresi conto di questa realtà e che si sono dissociati daquesto ordine di cose, decisi a debellare le cause dellatossiemia, piuttosto che curarne, sopprimendoli, i sintomi(vedi capitolo “Imparando da illustri maestri”).

Le malattie della civilizzazione iniziano spesso ancoraprima della nascita, essendo causate dalla tossiemia emalnutrizione della madre in gravidanza. Proseguono poiin una sequenza abbastanza abitudinaria, considerata“normale”, che si sviluppa nel corso degli anni, iniziandoda piccole infezioni respiratorie, carie dentali, influenzevarie, acne, forfora, costipazione, per poi proseguire conla sindrome premestruale nelle donne, emicranie, aumento

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della pressione sanguigna, miopia, problemi di schiena. Sipassa successivamente alla comparsa di fenomeniartritici, diabete, problemi digestivi e di circolazione,seguiti da ulcere, calcoli renali, alla vescica, problemiintestinali, glaucoma, per finire con cataratta, disordinialla prostata, osteoporosi, senilità precoce, morbo diAlzheimer, sempreché attacchi di cuore, ictus o cancronon abbiano già interrotto la sequenza.

Secondo l’Igiene Naturale questi, e altri, sono tuttimalfunzionamenti causati dalla tossiemia, ne sono isintomi: la tossiemia è la vera malattia.

Il danno che il corpo subisce e i sintomi evidenziatidipendono dal grado e dalla natura della tossiemia.

Il problema è che la dieta occidentale classica è tropporicca in grassi, colesterolo, proteine, sale, zucchero,condimenti, ecc., e pur contenendo tantissime sostanzenutritive, queste sono presenti nella proporzione sbagliata,troppe delle quali sono cotte e comunque in eccesso.

E così la durata degli anni in cui uno si trova in buonasalute, nonché la durata della vita stessa, dipendono daquanto a lungo può essere mantenuta l’integrità degliorgani vitali del corpo, sottoposti all’affaticamentoderivante da un’alimentazione inadeguata, così come adaltri fattori invalidanti quali stress, mancanza di riposo, di

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aria, di sole, ecc..

In altre parole, pochi sono coloro che seguono un regimealimentare consono alla specie Uomo ma, finché si ègiovani, i vari organi digestivi, i reni e il fegato, riesconocomunque a produrre buon sangue e ad eliminare leimpurità, perché non sono ancora intossicati. Quandoquesti alla fine degenerano al punto tale che la purezza delsangue non può più essere mantenuta, allora cominciano acomparire i sintomi della malattia e nessuna medicinapotrà porre riparo alla situazione per arrestare il processodegenerativo, se non il ripristino della dieta corretta, lavera fonte di vita per le cellule del corpo.

Le tossine prodotte dal metabolismo possono essere didue tipi:

1. Normali, che comprendono sia i sottoprodotti dellefunzioni digestive di cibo naturale, che sonofacilmente espulsi attraverso reni e urina, sia iprodotti di scarto delle cellule del corpo, che sonoportati via dalla linfa e dal flusso sanguigno peressere espulsi tramite reni (urina), polmoni (anidridecarbonica) e la pelle (sudore).

2. Anormali, che comprendono i sottoprodotti dellefunzioni digestive ma che, rispetto a quelli del punto1., si trovano in maggior quantità e potenza, dovute ad

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una struttura molecolare più complessa tipica delcibo cotto, di eccesso di proteine, ecc..

Vi sono poi le sostanze digerite in modo incompleto,che entrano nel flusso sanguigno: particelle di grasso,colesterolo, molecole di proteine, sale, condimenti, eche oltre a causare tossiemia rendono il sangueviscoso, impedendone la circolazione.

Inoltre vi sono le tossine provenienti da denti infetti,il mercurio proveniente dall’amalgama delleotturazioni dentali, le sostanze chimiche contenute nelcibo, nei liquori, nel fumo e nell’acqua; le medicine ele droghe di ogni tipo; le sostanze chimiche che siformano come conseguenza allo stress e soprattutto ivari acidi e tossine che si producono nel colon acausa della putrefazione batterica di resti di cibi cottinon digeriti, di cibi ad alto contenuto di grassi o diproteine, e che entrano nel flusso sanguigno attraversol’acqua che, dal colon, viene riassorbita nellacircolazione.

Le principali fonti di proteine e di grassonell’alimentazione occidentale sono di origine animale econtengono colesterolo in eccesso. Ma anche moltivegetariani, e persino vegani, si possono trovare a soffriredi tossiemia, poiché la loro alimentazione è basataeccessivamente su cereali e legumi, che sono entrambi

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molto ricchi di proteine vegetali, e anche perché in molticasi fanno un uso eccessivo di oli vegetali.

I sottoprodotti del metabolismo di grassi e proteine sonosostanze chimiche potenzialmente dannose quali chetoni(che si formano dai grassi) e acido urico e ammoniaca(che si formano dalle proteine), tutti responsabilidell’abuso della funzione renale, al punto da causare ladistruzione dei reni stessi. È questa la ragione per cuiviene normalmente consigliato, a tutti coloro che seguonoun tale tipo di alimentazione (profondamente scorretta), dibere grandi quantità di acqua, proprio per ripulire i reni.Infatti, i consumatori di grandi quantità di proteine devonourinare spesso e la loro urina è scura e di odore intenso.

Inoltre particelle di grasso e colesterolo che entrano nelflusso sanguigno direttamente dall’intestino, attraverso lacircolazione linfatica, possono danneggiare gravemente lecondizioni del flusso stesso, al punto che spesso il sangueappare rosso latteo anziché… “rosso sangue”.

In questa situazione i globuli rossi si aggregano ingrappoli chiamati “rouleaux” (a forma di pila di monete),i quali bloccano i capillari e anche la circolazionesanguigna nei tessuti, causando la sensazione di “aghi espilli”, o di formicolio.

Anche le piastrine del sangue aderiscono tra loro,

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cosicché il plasma del sangue diventa appiccicoso,rendendo la pressione sanguigna maggiore e costringendoil cuore a pompare più forte.

E anche i globuli bianchi del sistema immunitariorisultano inibiti nella loro funzione, cosicché il quadrocompleto della situazione diventa drammatico, dandoluogo a tutte le malattie possibili e immaginabili.

Ecco perché non deve destare meraviglia che la gentemanchi mediamente di vitalità, abbia bisogno eccessivo didormire, necessiti di stimolanti in continuazione, soffra diraffreddori e mal di testa. E questi sono solo i guai minori,paragonati a quelli causati da una persistenza di tossiemia.

La peggior forma di tossiemia si manifesta comunquenell’intestino crasso, in quanto nella dieta occidentaletipica vi è una mancanza di fibra alimentare. Infatti, vi èuna differenza sostanziale tra un regime alimentare comela DEA e la dieta occidentale tipica, e adesso vediamoperché.

Nel primo caso, trattandosi di una dieta a base di frutta everdura, naturalmente povera in grassi e proteine, i residuidi cellulosa non digeribile che raggiungono il colonvengono subito elaborati per l’eliminazione, dai normalibatteri aerobici, e prontamente defecati, con una duratadell’intero transito digestivo di ventiquattro ore.

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Nel caso, invece, di una dieta ad alto contenuto di grassi eproteine, risulta difficile demolire ulteriormente i resti dicibo non digeriti che giungono nel colon e così i normalibatteri aerobici devono cambiare forma in batterianaerobici (vedi capitolo successivo “Cancro e teoriadella de-differenziazione”), che causano putrefazione deiresidui con produzione di diversi acidi e sostanzechimiche tossiche. E siccome carne, pesce, uova, prodotticaseari e cereali raffinati mancano totalmente di fibra,l’intero processo procede lentissimo. Così il tempo ditransito diventa spesso di settantadue ore anziché diventiquattro, permettendo alle potenti tossine di essereassorbite nel corpo con conseguenze che vannodall’appendicite al cancro del colon.

È interessante notare che gli animali in natura sonoprosperi e in salute per tutta la loro vita e non sono affettida tutte le malattie che affliggono l’uomo.

La differenza è che essi si cibano naturalmente, mentrel’uomo ha imparato a rendere innaturali gli alimentinaturali e a preparare cibi “deliziosi” da gustare, macontenenti grandi quantità di grasso, colesterolo, proteine,sale, zucchero e condimenti, salvo poi “lavare” il tuttocon vino, liquori, caffè, tè, bibite varie e latte.

E così sovraccarichiamo i nostri organi vitali, inquiniamoil nostro sangue e la nostra linfa e inficiamo il nostro

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sistema immunitario.

La bella notizia è che in breve tempo, ripristinando ladieta corretta, le condizioni di salute possono migliorareconsiderevolmente e anche, nella maggior parte dei casi,essere ripristinate.

A fronte di quanto letto in questo capitolo, quale migliorconsiglio se non quello di sperimentare, seppure con tuttala gradualità, ed eventualmente anche solo in percentualeridotta, la DEA (Dieta Energia Alta), cioè frutta everdura allo stato naturale, quindi integra, fresca,cruda, matura, possibilmente biologica, con l’aggiuntaopzionale di una minima quantità di semi?

Non è necessario rivoluzionare totalmente eimprovvisamente la proprie abitudini. Come ripeto si puòiniziare con poco, magari solo a colazione, a giornialterni, oppure introducendo un po’ di fruttarigorosamente prima dei pasti, mai dopo! I modipossibili per sperimentare sono tanti, l’importante è fareun passo alla volta, ma nella giusta direzione. (52)

CANCRO E TEORIA DELLA DE-DIFFERENZIAZIONE

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Il cancro è uno stato di crescita cellulare che avvienequando alcune cellule normali nel corpo diventanoanormali e si moltiplicano al di fuori dei limiti che neregolamentano normalmente la suddivisione e la crescita.

Sembra che il cancro sia sconosciuto presso le diversepopolazioni primitive nel mondo, mentre è invece comunenelle nazioni moderne, essendo responsabile di undecesso ogni quattro (ed in continuo aumento) e lasciandoquindi supporre cause legate ad abitudini di vita tipichedelle popolazioni più civilizzate, tra cui una scorrettaalimentazione.

Quella che viene di seguito analizzata è la “Teoria dellade-differenziazione del cancro”, sviluppata – e megliospiegata nei loro libri - da quattro dei più grandi mediciscienziati del ventesimo secolo: Dott. Otto Warburg(Germania), Dott. Max Gerson (Germania), Dott. WilliamF. Kock (USA) e Dott. Cornelius Moerman (Olanda).

Sebbene fu solo il Dott. Otto Warburg (1883-1970,Premio Nobel per la medicina nel 1931) a dimostrarevisivamente in laboratorio il reale mutamento di cellulenormali in cellule cancerogene, anche gli altri tre medicigiunsero, separatamente, alle medesime conclusioni,dimostrando la teoria grazie ai successi ottenuti neltrattamento dei loro pazienti.

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Quello che Warburg fece nella sua dimostrazione fu moltosemplice: evitando di interferire in alcun modo con lecellule sane impiegate nei suoi esperimenti e astenendosidall’impiego di sostanze chimiche, calore o radiazioni,egli si limitò semplicemente a ridurre il loro rifornimentodi ossigeno. Quando tale riduzione giunse al 35% diquello che esse necessitavano per la loro normalerespirazione, esse si de-differenziarono, diventando cosìcellule cancerogene.

Warburg aveva trasformato cellule sane in cellulecancerogene, semplicemente privandole parzialmente diossigeno!

Questo suggeriva l’ipotesi che la stessa cosa potesseaccadere nell’organismo umano, ovvero che la mancanzadi ossigeno alle cellule del nostro organismo possatrasformarle in cellule cancerogene.

Prima di spiegare in che cosa consiste la “de-differenziazione”, è utile rispondere a una domanda chepotrebbe sorgere spontanea: “Come è possibile che lecellule del corpo umano, con un rifornimento di ariaillimitato, vengano private dell’ossigeno?”.

La risposta è: “tossiemia”, cioè uno stato di inquinamentodell’ambiente interno dovuto a impurità nel flussosanguigno, che derivano da cibo non corretto e, in minor

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misura, da altre cause. In parole povere: sangue non sano(vedere capitolo precedente, “Tossiemia, la causa di ognimalattia”).

Le cellule del corpo vengono continuamente rifornite, dalsangue, sia dell’ ossigeno sia dei nutrienti di cui essehanno bisogno per utilizzare l’ossigeno, cioè vitamine esali minerali. Ma se la dieta è deficitaria di questi ultimidue (perché essi vengono falcidiati a causa della cotturadei cibi, oppure perché si ingerisce cibo inadatto allaspecie umana), oppure se si assume una quantità eccessivadi grassi (che causa la diminuzione del contenuto diossigeno nel sangue e nei tessuti), oppure se siingeriscono cibi che acidificano costantemente il sangue,ecco che si instaura l’ambiente ideale perché le cellulecancerogene possano prosperare.

Sebbene negli esperimenti del Dott. Warburg, eseguiti inlaboratorio, ci vollero solo alcuni giorni per ottenerecellule cancerogene, nella vita reale il cancro puòimpiegare anni per manifestarsi, a seconda del grado ditossiemia, ma quando il punto critico viene raggiunto ilrisultato finale è il medesimo.

DE-DIFFERENZIAZIONE

Al concepimento, l’ovulo e lo spermatozoo si uniscono

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per formare una cellula, che poi comincerà a suddividersie a moltiplicarsi dando luogo ad altre cellule, detteembrionali, tutte uguali. Queste sono, all’inizio, moltoprimitive nella forma, anaerobiche (cioè sopravvivono inassenza di ossigeno) e si moltiplicano rapidamente senzaalcuna regolamentazione. E pur essendo diverse dallecellule del corpo della madre – e perciò estranee – lecellule embrionali non vengono attaccate dal sistemaimmunitario materno, grazie a ciò che viene definito“fattore di blocco” (del sistema immunitario), prodottodalle cellule embrionali stesse.

In seguito l’embrione si attacca al sistema circolatoriodella madre e comincia a ricevere nutrimento e ossigenodal sangue materno e le cellule da cui è formato diventanoaerobiche, cioè dipendenti dall’ossigeno. Essecominciano quindi a differenziarsi, cioè a mutare forma,per andare a costruire i diversi organi del nuovo corpo:diventano cellule specifiche, delle ossa, della pelle, deimuscoli, dei vari organi, ecc..

Per comprendere che cos’è il cancro è bene tenere amente questo:

1. All’inizio le cellule dell’embrione sono primitive,anaerobiche, indifferenziate e si moltiplicano senzalimiti.

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2. Successivamente diventano cellule specifiche, cioèdifferenziate, aerobiche e la loro suddivisione ecrescita è strettamente controllata.

Prendiamo ora in considerazione, per un attimo, i batteri.Quando essi, che sono dei singoli organismi cellulariprimitivi, vengono privati dell’ossigeno, possono ancorasopravvivere regredendo al processo di fermentazione deinutrienti, per produrre l’energia di cui hanno bisogno.

Questo processo, chiamato glicolisi (usato dalle celluleprimitive miliardi di anni fa, prima che l’ossigenodiventasse disponibile nel mare e nell’aria) è pocoefficiente, perché libera solo poca energia utilizzando unagrande quantità di zucchero e in più, come prodotto discarto, produce acido piruvico che viene convertito inacido lattico e poi eliminato.

Quindi, per sopravvivere grazie a questo processo difermentazione, i batteri aerobici devono trasformarsi inuna forma più primitiva, consumare più glucosiosanguigno e produrre grandi quantità di acido.

Tra l’altro è interessante notare che lo stesso processoavviene quando i batteri naturali che si trovano nellabocca, vengono privati dell’ossigeno a causa dei residuidi cibo che si incastrano tra i denti e come conseguenzaviene prodotto acido, che intacca lo smalto e causa la

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carie dentaria (ecco perché è importante lavarsi i dentidopo ogni pasto e usare anche il filo interdentale!).

Similmente, i normali batteri aerobici presenti nel colon,se non ricevono più ossigeno a sufficienza, sono costrettia trasformarsi in micidiali colonie di batteri anaerobici.Questo accade in caso di costipazione, cioè il bloccotemporaneo delle feci nell’intestino crasso dovuta adatonia intestinale o a una dieta ad alto contenuto di grassie/o proteine, i cui residui irrancidiscono e vanno inputrefazione sviluppando tossine che vengono riversatenel flusso sanguigno.

Ora, tornando alle cellule, vi sono situazioni in cuianch’esse, similmente ai batteri, possono essere private diossigeno o degli enzimi necessari all’utilizzazionedell’ossigeno e cioè quando la lipo-tossiemia(intossicazione del sangue causata da eccesso di grasso)oppure l’eccessiva acidità del sangue, causano undeterioramento della linfa (che dà sostentamento allecellule del corpo). In questo caso l’ambiente internodiventa un ambiente cancerogeno.

Infatti, in un ambiente che interferisca con la loro normalerespirazione, le cellule del corpo, similmente ai batteri,“cambiano marcia” e passano a uno stato anaerobico, incui non hanno più bisogno dell’ossigeno per creareenergia, regredendo a una forma più primitiva per poter

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sopravvivere.

Lo stato sano e normale della cellula è quello delmetabolismo “ossidativo”, in cui l’ossigeno e i nutrientivengono utilizzati per creare energia e sopravvivere,funzionare e riprodursi.

Altrimenti lo stato privo di ossigeno a cui passano, detto“fermentativo”, implica, per creare energia, il processomolto meno efficace della glicolisi nel quale anzichécreare energia, acqua e anidride carbonica, le celluleproducono energia, in minime quantità, e acido lattico, ilquale diminuisce ulteriormente il pH circostante.

Maggiore è la privazione di ossigeno, più la cellula siapprossimerà allo stadio primitivo. Così, per esempio,una cellula polmonare, altamente differenziata (cioè dotatadi una funzione ben specifica), è costretta, se privatadell’ossigeno, a trasformarsi in una cellula più primitivae, a seconda del grado in cui la cellula stessa è dipendentedalla fermentazione per sopravvivere, ad approssimarsisempre più alle primitive cellule embrionicheindifferenziate.

Essa arriva così a un punto in cui comincia a riprodursicome le cellule primitive, cioè senza più restrizioni,dimenticandosi di essere appartenuta ad un organismo piùvasto, il corpo, condizione nella quale era soggetta ad una

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precisa regolamentazione per quanto riguardava la suariproduzione.

Questa crescita senza regolamentazioni ad opera dicellule de-differenziate (cioè regredite, dallo stato dicellule differenziate, a cellule primitive, nondifferenziate) è il cancro.

È importante capire che le cellule cancerogene non sononemici che vengono dall’esterno, ma rappresentano iltentativo disperato da parte di alcune cellule disopravvivere anche quando non ricevono abbastanzaossigeno per un metabolismo sano.

La velocità di crescita cellulare, e quindi il grado dimalignità del cancro, è relativa al grado di de-differenziazione - che determina il grado di primitivitàdelle cellule - nonché alla fermentazione e produzione diacido lattico.

Si instaura così un circolo vizioso, perché i prodotti dirifiuto delle cellule cancerogene, acido lattico e altro,peggiorano lo stato di tossicità dell’ambiente interno edinoltre, siccome tali cellule assomigliano alle primitivecellule embrioniche, esse possono in una qualche misuraprodurre il loro stesso “fattore di blocco” che impedisceal sistema immunitario di attaccarle.

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Sembra che l’incidenza di tutti i tipi di cancro siamaggiormente collegata all’assunzione di cibo cottocontenente grassi, proteine, colesterolo, sale econservanti, più che ad altri fattori.

D’altro canto la privazione di ossigeno, oltre che esserecausata da alta viscosità del sangue, scarsa circolazione ebassi livelli di ossigeno, dipende anche dall’assenza dienzimi respiratori, la cui deficienza può essere causata siada nutrienti che mancano nella dieta (vitamine e saliminerali), sia da fattori cancerogeni presenti nel sangueche derivano da cibo non sano, tabacco, alcol,putrefazione nel colon, denti infetti, ecc..

Dei molteplici fattori che contribuiscono aldeterioramento dell’ambiente interno, il peggiore sembraessere la costipazione. E quello che conta, in questo caso,non è la regolarità giornaliera dell’evacuazione, bensì iltempo di transito intestinale.

Considerato che nella tipica dieta occidentale (cibo cotto,non consono all’uomo, privo di fibre che ne accelerino iltransito intestinale, come nel caso di tutti i prodotti diorigine animale) questo tempo si aggira attorno alle 72ore, appare evidente come anche il fatto di evacuaregiornalmente non impedisce ai residui stagnanti di andarein putrefazione nel colon e di produrre sostanzecancerogene, alcune delle quali provocano problemi

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locali mentre altre si riversano nuovamente nel circolosanguigno.

In altre parole, se il transito intestinale medio è di 3giorni, questo significa che nel nostro intestino sonopresenti circa 9 o 10 pasti e quindi anche evacuandogiornalmente, ciò che viene espulso sono solo i residuidel pasto di 3 giorni prima, mentre tutti gli altri pastisuccessivi stanno ancora ristagnando nel nostroorganismo.

Ebbene, la costipazione sembra essere responsabile ditutti i tipi di malattie e indisposizioni, dal sempliceraffreddore carico di muco a tutti i tipi di influenze, daldiabete al cancro.

Il Professor Aviles, del Dipartimento di Biochimica delCancro, a Guadalajara, in Messico, riporta che su 7715casi di pazienti esaminati da lui in un periodo di 15 anni,almeno il 99% aveva sofferto di costipazione in direttaproporzione con la malignità del cancro.

Il Dr. Dennis Burkitt e il Dr. Hugh Trowell, entrambi iquali passarono 25 anni lavorando in zone ruralidell’Africa, si trovarono d’accordo nell’asserire che inqueste aree, dove le diete dei contadini consistevanoprincipalmente di frutta e verdura, il tempo di transitointestinale dei nativi era di circa 24 ore e non esistevano

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costipazione e cancro.

D’altro canto è importante rilevare che la tossiemia si puòverificare anche in una dieta a basso contenuto di grassi ecolesterolo, come per esempio in una dieta vegana, acausa dell’eccessivo consumo di proteine contenute incereali e legumi, con la conseguente acidificazionedell’ambiente interno.

E proprio a proposito dell’acidificazione del sangue èimportante tenere presente quanto segue.

L’ossigeno viene trasportato nel sangue grazie ai globulirossi, che sono dei piccoli emisferi vuoti che assorbonoossigeno alla superficie e che, grazie alle lororidottissime dimensioni, riescono a trasportarlo attraversoi minuscoli capillari fino ai punti più distanti del sistemacircolatorio.

Per svolgere efficientemente questo lavoro è importanteche essi rimangano separati tra loro, ovvero che non sicoagulino, per non perdere la loro elasticità e anche perevitare che diminuisca la superficie utile per trasportareossigeno.

Il pH, è un valore che misura l’acidità o la basicità (dettaanche alcalinità) di un elemento e va da 0 a 14. Il pHneutro è il 7.0 e indica che la sostanza acquosa è neutra,

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mentre i numeri che vanno da 0 a 7 indicano le sostanzeacide e quelli che vanno da 7 a 14 indicano quelle basiche(o alcaline).

Nel sangue, se esso si trova al di sotto di 7.0 siamo inambiente acido e i globuli rossi tendono a coagularsiperché i loro elettroni – che allontanano i globuli gli unidagli altri – vengono meno, mentre al di sopra di 7.0 citroviamo in ambiente alcalino. Un pH leggermentealcalino tra 7.35 e 7.40 è considerato ottimale per ilsangue.

Quindi in un ambiente acido i globuli rossi si coagulano ediminuisce la loro capacità di trasportare ossigeno,condizione che favorisce la degenerazione cellulare. Eccoperché è importante che la grande maggioranza del nostrocibo sia alcalinizzante, qualità che dipende dai mineralicontenuti nei vari cibi.

Tutta la frutta e la verdura crude sono alcalinizzanti, unavolta digerite, frutti acidi compresi, in quanto ciò chedetermina se un alimento crea alcalinità o acidità è lanatura chimica del residuo (le “ceneri”) rimanente dopoche l’alimento è stato metabolizzato (digerito) e non il suostato precedente l’ingestione.

Sono invece acidificanti: i cibi cotti, i grassi cotti, i cibidi derivazione animale (pollo, pesce, bistecca, maiale,

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uova, latte, ecc.), a causa del loro elevato contenutofosforico, i cereali (cotti o crudi) e anche le noci e i semi,se eccedono una minima quantità.

Sono pure acidificanti i cibi scorrettamente combinati,(per esempio gli amidi assunti assieme alle proteine), ilfumare, qualsiasi droga, gli stimolanti, l’alcol, le bibitegassate (addizionate di anidride carbonica), il caffè, il tè.

E così, come un pesce sano di acqua salata se vieneimprovvisamente messo nelle acque di un lago muore, acausa del fatto che i suoi organi interni, perfettamentefunzionanti in acqua salata, nel nuovo ambiente sideteriorano e muoiono, la stessa cosa accade alle cellulecancerogene quando l’ambiente acido in cui prosperanodiventa alcalino.

Per prevenire il cancro bisognerebbe evitare che il pHscenda al di sotto di 7.35.

Se mangiamo sempre alimenti acidificanti, senzabilanciarli con alimenti che creano alcali, costruiremo emanterremo per le nostre cellule un ambiente acido,quindi anaerobico, privo di ossigeno, condizione che,come ha fatto notare Warburg, favorisce il cancro.

Un esempio è lo stato di salute della popolazione degliStati Uniti, dove il consumo di carne e di alimenti animali

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è maggiore che nel resto del mondo: l’incidenza di tumoriè oggi di una persona ogni 2,3 ed in continuo aumento.

Sono acidificanti anche lo stress, la rabbia, la paura, lepreoccupazioni, l’ansia o altre emozioni negative.

Solamente seguendo una dieta di frutta e verdura allostato naturale, quindi fresca, cruda e matura,possibilmente biologica,

1. che comprende un’alta percentuale di carboidratisemplici e quindi facilmente digeribili;

2. che comprende una bassa percentuale di grassi,colesterolo e proteine;

3. nella quale il cibo non è riscaldato e quindi leproteine non sono denaturate e trasformate in prodottialtamente tossici e i grassi non diventanocancerogeni;

4. che contiene il massimo delle vitamine (le qualiaumentano la capacità di trasportare ossigeno),nonché sali minerali, enzimi, acqua e fibre (graziealla quale il transito intestinale è velocissimo e non siverifica né ristagno della massa fecale, néputrefazione);

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5. nella quale si ha una minima formazione di scorie;

6. che innalza efficacemente la capacità del sangue ditrasportare ossigeno;

ebbene, solo seguendo tale dieta si potrà ridurre in modorilevante la possibilità di contrarre il cancro. (53)

ALCUNE ALTRE PATOLOGIE

Alcune malattie sono già state trattate, o specificamente oin generale, in altri capitoli del presente libro: cancro,diabete, malattia cardiaca e osteoporosi.

Senza voler entrare eccessivamente nel merito dellespecifiche disfunzioni, si vogliono comunque fornirealcune indicazioni ulteriori riguardo all’efficacia di unadieta sana come la DEA, sia nella prevenzione che nellacura delle seguenti patologie: artrite e reumatismi, comuneraffreddore, asma, nefrite, calcoli biliari, aberrazionimentali, ecc..

Non è difficile infatti, nella nostra società, conoscerequalcuno che soffra di una delle citate malattie, semprechénoi stessi non ne siamo vittime. Eppure queste patologiesono relativamente sconosciute in luoghi del mondo dove

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la dieta della popolazione consiste prevalentemente dicibo integrale vegetale, come nella Cina rurale,nell’Africa centrale, presso gli indiani Tarahumara delMessico del nord e tra i montanari Papua della NuovaGuinea. Ma purtroppo, anche in queste zone del mondofortunate, sopraggiungono le stesse malattie del benesserenel momento in cui gli abitanti cominciano a conseguireuna maggiore agiatezza e a consumare più carne, prodotticaseari e cibi raffinati (zucchero bianco, pane e pastaraffinati, cracker, biscotti, dolci, bibite, ecc.).

Sembra che non ci sia una dieta specifica studiata, adesempio, per il cancro e una, differente, ideata per lacardiopatia. Infatti, una grande quantità di ricerche (alcunecitate in questo stesso testo) dimostrano che la stessa dietache è indicata per la prevenzione del cancro, lo è ancheper la prevenzione di malattia cardiaca, obesità, diabete,cataratta, degenerazione maculare, Alzheimer, disfunzionecognitiva, sclerosi multipla, osteoporosi, ecc.. E lamedesima dieta, inoltre, è benefica per chiunque la adotti,indipendentemente dalla predisposizione genetica o dallasua personale disposizione.

Le cause principali di tutte queste malattie sono costituiteda una dieta ampiamente tossica e da malsane condizionidi vita, nonché da una deficienza di fattori chepromuovano la salute, tra cui una dieta basata su prodottivegetali, quale la DEA (Dieta Energia Alta), che

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comprenda frutta e verdura allo stato naturale, quindiintegra, fresca, cruda, matura, possibilmente biologica,con l’aggiunta opzionale di una piccola quantità di semi.

Infatti, la maggior parte di noi è malata, in sovrappeso esoprattutto confusa a causa di una cattiva informazioneriguardante che cosa è bene mangiare.

Tante sono le persone che sono convinte che “la carne dàforza”, “il vino fa buon sangue”, “il latte fa bene alleossa”, “il cervello ha bisogno di zucchero (raffinato,saccarosio)”, “qualche caffè al giorno aiuta a tenersisvegli”, “il caffè accelera il metabolismo e quindi va beneper dimagrire”, “il cioccolato favorisce il buon umore”,“il pesce fa bene alla memoria, perché contiene fosforo”,“fumare aiuta a dimagrire e a distendere i nervi”, “èimportante assumere una certa quantità di grassi ognigiorno” (ignorandone completamente l’entità e la qualità),“la pasta da energia”, ecc., tutte cose che in parte sonovere - e su questo gioca la pubblicità - ignorando però ilrovescio della medaglia.

Molte sono le patologie che affliggono sempre più l’uomoe la causa principale, secondo l’Igiene Naturale, è semprela stessa: tossiemia.

Vediamo, in questo capitolo, i meccanismi che riguardanoalcune di esse.

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ARTRITE E REUMATISMI

Chi non soffre di qualche disturbo articolare? Occasionalio più o meno cronici, tutti ci troviamo presto o tardi a farei conti con vari dolori, dolorini, infiammazioni localizzatenelle varie articolazioni, siano essi mal di schiena(lombalgia o “cervicale”), dolore alle ginocchia,all’articolazione della spalla, alle caviglie, ai piedi, allemani, ai polsi, al gomito, alle anche, ognuno dei qualiaccompagnato dai vari nomi medici ad essirispettivamente attribuiti. Ma che si parli di “epicondiliteomerale” (comunemente nota come “il gomito deltennista”) o di “tunnel carpale” (dolore della mano e delledita), di periartrite scapolo omerale (dolore alla spalla) evia dicendo, la cosa bella dell’Igiene Naturale è che essanon si interessa della nomenclatura, quanto di rimuoverele cause, sempre le stesse.

L’artrite viene causata in due modi:

1. I globuli bianchi sono di diverso tipo, alcuni dei qualisi occupano di fagocitare le sostanze estranee, igermi, ecc., e di distruggerli con i loro potenti ecorrosivi succhi digestivi. I globuli bianchipattugliano costantemente tessuti e articolazioni, maquando il livello di ossigeno presente nel fluidosinoviale che lubrifica le articolazioni diventa troppobasso, a causa di eccessivi livelli di grasso nel

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sangue e conseguente alta viscosità e scarsacircolazione, essi muoiono, e disintegrandosi liberanoi loro succhi digestivi corrosivi, i quali attaccanol’articolazione e la danneggiano: questa è osteoartrite.

2. La “artrite gottosa”, o “gotta”, si instaura nello stessomodo, ma in questo caso i globuli bianchi sonodistrutti dai cristalli di acido urico che si formano nelsangue come conseguenza di una dieta ad altocontenuto proteico. Tali cristalli di acido urico sonoappuntiti come aghi e, una volta ingeriti dai globulibianchi, ne causano la rottura con le stesseconseguenze viste nel punto 1.. In più, alti livelli digrasso nel sangue esasperano il problema dell’acidourico per il fatto che ne impediscono la rimozione dalflusso sanguigno.

L’artrite risulta quindi essere causata sia da un eccesso diproteine, sia da un eccesso di grassi, o da entrambi, ma visono altri fattori che possono esasperare la situazione: lostress, che causa il rilascio di acidi grassi supplementarinel sangue aumentandone la sua viscosità, il pane, l’alcol,lo zucchero raffinato.

Va notato che anche l’alto apporto di proteine e grassivegetali può causare ugualmente artrite: questo significache è un errore consumare cereali e legumi nellaconvinzione che siano un cibo sano.

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I depositi di calcio che si formano nelle articolazioni,sono invece dovuti al tentativo di autoprotezione che ilnostro organismo mette in atto quando viene prelevatocalcio dalle ossa per bilanciare gli alti livelli di aciditàdel sangue, con conseguente osteoporosi.

I reumatismi si instaurano quando sono i tessuti che, comele articolazioni, subiscono lo stesso processo distruttivogià illustrato.

E così, sia che si tratti di artrite, reumatismi, osteoporosi,piuttosto che di malattia cardiaca, cancro, sclerosimultipla, la teoria igienista suggerisce ancora una volta lasoluzione: giusta dieta e corrette abitudini di vita.

Ecco un consiglio per chi voglia continuare a consumaregrandi quantità di cereali: è essenziale consumare anchegrandi quantità di cibi alcalinizzanti (frutta e verduracrude) per neutralizzare l’acidità.

“In molti casi si ottiene sollievo dall’artrite in alcunigiorni, una volta che l’opportuna dieta venga adottata”.(54)

COMUNE RAFFREDDORE

Se il nostro sistema immunitario è attivo, potente, ilrischio di infezioni di questo tipo non esiste, poiché il

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problema è che con la lipo-tossiemia derivante da unadieta inappropriata, il sistema immunitario, così come ilresto del corpo, si debilitano e non possono più espletarela funzione protettiva per la quale sono designati.

In effetti, e aggiungo volentieri a queste spiegazioni la miaesperienza personale, da quando seguo la DEA, ormai daun anno e mezzo, mi sono scomparse tutte le varie formedi artrite che mi accompagnavano da tanti anni, alcune dadecenni, e non ho più contratto nemmeno un raffreddore,cosa mai accaduta prima d’ora in tutta la mia vita. Non socosa potrà accadere in futuro, ma desideravo riportarequesta coincidenza, per incoraggiare chiunque asperimentare in tal direzione.

ASMA

L’asma è una limitazione del respiro causata darigonfiamento dei tubi bronchiali, attraverso i quali siinala ossigeno e si espelle anidride carbonica. Latossiemia, cioè lo stato di tossicità del sangue, sembraessere la causa primaria di tale rigonfiamento. Particellepresenti nell’aria, come ad esempio il polline, così comelo stress, che causa riversamento di acidi grassi nelsangue, possono esacerbare la situazione ma, in entrambi icasi, non sono le cause principali della malattia.

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NEFRITE

La nefrite è l’infiammazione dei reni. Poiché è proprio lafunzione renale che provvede alla filtrazione edescrezione delle impurità del sangue, non c’è dasorprendersi che chiunque segua la tipica dietaoccidentale, e che si trovi quindi pesantementesovraccaricato da tossiemia, soffra di problemi renali piùo meno gravi.

Spesso le impurità provenienti dal sangue si accumulanonei reni in forma di sassolini (“calcoli”), formati daresidui di acido urico e calcio. Mentre da un lato laprocedura medica convenzionale è quella di rimuovere icalcoli renali, dall’altro lato, una volta che il corpo vieneliberato dalla tossiemia, i calcoli si dissolvonogradualmente e scompaiono, così come similmenteavviene per i depositi di colesterolo nelle arterie.

La nefrite sembra dovuta principalmente a un eccesso diproteine animali e condimenti, ma pare che stiadiventando sempre più evidente che essa sia attribuibilespesso anche ad antibiotici ed altre medicine.

CALCOLI BILIARI

C’è anche un’altra caratteristica che distingue le personeche consumano una grande quantità di cibo animale.

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Infatti, le arterie non sono l’unico posto dove grasso ecolesterolo in eccesso si depositano, perché il colesteroloin eccesso precipita sotto forma di cristalli, nellacistifellea (o vescicola biliare), dando luogo a calcolibiliari.

Un’indicazione del consumo eccessivo di proteine animaliè l’anello biancastro che si forma attorno all’iridedell’occhio, che infatti consiste proprio di cristalli dicolesterolo. Come nel caso della nefrite, una volta risoltala tossiemia, i calcoli si dissolvono gradualmente escompaiono.

ABERRAZIONI MENTALI

Il cervello, a causa della sua grandezza, consuma moltopiù carburante (glucosio) e ossigeno di qualsiasi altroorgano del corpo. Esso è provvisto di una grandeirrorazione sanguigna e, ovviamente, lavora meglio se ilsangue è puro e ben ossigenato.

È stato notato che bambini che adottano una dieta a bassocontenuto di grassi ottengono prestazioni migliori del20%, sia in velocità che in accuratezza, nel risolveresemplici somme aritmetiche, rispetto a primadell’adozione di tale dieta. È stato anche rilevato che ifigli degli immigrati orientali (negli Stati Uniti),

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raggiungevano i migliori risultati a scuola, qualora nonavessero ancora adottato la dieta occidentale, a seguitodella quale anch’essi erano suscettibili di deterioramentofisico, al pari dei loro coetanei occidentali.

Questi esperimenti citati, eseguiti da Nathan Pritikin (vedicapitolo “Imparando da illustri maestri”), hanno messo inevidenza che anche le persone anziane, sottoposte ad unadieta a basso contenuto di grassi, riguadagnavano lamemoria e il controllo delle funzioni corporee cheavevano perso precedentemente.

Anche problemi comportamentali come “iperattività” neibambini, scoppi emozionali e schizofrenia negli adulti,possono essere messi in collegamento con tossiemia elipo-tossiemia derivanti dalla dieta.

ALTRE PATOLOGIE

Cito, a conclusione di questo capitolo, quanto riportaRoss Horne, nel suo splendido libro, “Health and Survivalin the 21st Century”, da cui tutto il presente materiale sullemalattie è stato estrapolato:

“Tensione premestruale, emicrania, schizofrenia,invecchiamento precoce, morbo di Alzheimer, diminuitaacutezza mentale, miopia, cataratta, diminuzione dellafacoltà uditiva, problemi di pelle, ulcere, calcoli renali e

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della cistifellea, vene varicose, squilibri degli ormoniestrogeni, infiammazione della prostata, sclerosimultipla, sindrome della fatica cronica, AIDS, ecc.,indipendentemente da quali nomi ‘high-tech’ venganousati per definirle, sono tutte patologie che possonoessere arrestate e, nella maggior parte dei casi,completamente risolte, una volta che lo squilibriochimico del corpo sia stato corretto e l’omeostasi siastata ripristinata. I soli casi in cui il corpo è incapace diriguadagnare l’omeostasi e di ottenere la conseguenteguarigione, sono quelli in cui uno o più organi vitalirisultino distrutti irreparabilmente, ma poiché talecompleto deperimento non è mai una certezza, lasperanza non dovrebbe mai essere abbandonata perfinonei casi più avanzati di degenerazione. Anche se rimanesolo una frazione dell’originale capacità degli organi,quando vengono evitate le cause della tossiemia, larimanente capacità degli organi può ancora esseresufficiente a permettere le normali funzioni del corpo. Ipoteri di recupero del corpo, una volta che l’omeostasisia ripristinata, sono quasi al di là della fede.” (55)

Ma, a questo punto, il lettore potrebbe chiedersi: “Se ètutto così semplice, cioè se basta adottare una dieta sanacome la DEA, perché allora nessuno lo ha mai detto?”.

In aggiunta a quanto già riportato in precedenza (vedicapitolo “Ma se la carne, … perché nessuno lo dice?”),

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mi permetterei di rispondere a questa più che sensataosservazione, con un’altra domanda: “Ma siamoveramente disposti a credere che nel mondo esistono solopersone etiche e in buona fede?”.

Proviamo a pensare a quanti soldi si spendonomediamente in medicine, cure sanitarie varie, integratori,vaccini, alimenti a base di carne e derivati, latte ederivati, uova, pesce, alcol, sigarette, bibite, cibospazzatura, droghe, ecc. e, più in generale, in tutti i tipi dicibo che non siano ciò che la natura predispone per noi:frutta e verdura!

Possiamo farci una vaga idea di quale immenso giro didenaro ruoti intorno a tutto ciò che ci allontana dallanostra salute?

Credo di no!

Certo, c’è anche un’altra ipotesi, e cioè che tutti iricercatori, medici, igienisti, ecc., che promulgano questotipo di dottrine (e che hanno effettuato, o citano, lemenzionate ricerche scientifiche) siano degliintramontabili ottimisti, creduloni, faciloni, e che tuttoquello che si è letto finora in questo testo siano soloillusioni, che sia tutto troppo semplicistico e riduttivo (esoprattutto troppo bello per essere vero!).

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Ebbene sì, c’è anche questa possibilità. Tutto è possibile.E allora? Come raccapezzarsi?

Beh, l’unica differenza tra la condizione in cui ci sitrovava prima di leggere questo libro e ora, è che adessoabbiamo acquisito un altro punto di vista.

C’è, in effetti, una sola possibilità per risolvere il dubbio:sperimentare in prima persona! Certo, lo ripeto, congradualità e buon senso, logica e istinto, ma…sperimentando!

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CAPITOLO 8 – LA DEA (Dieta EnergiaAlta) IN PRATICA

SI PUÒ APPLICARE LA DEA (Dieta EnergiaAlta) SOLO IN PARTE?

Come prima cosa vorrei ribadire che la DEA può essereapplicata sia “in toto”, cioè nutrendosi esclusivamente difrutta e verdura allo stato naturale, quindi integra,fresca, cruda, matura, possibilmente biologica, conl’aggiunta opzionale di una minima quantità di semi, esia, naturalmente, in parte (e chi ce lo vieta?!).

Sicuramente non tutti sono convinti di quanto letto finora,magari condividono alcune parti ma non altre.

Può essere che alcuni si sentano pronti a rinunciare aiprodotti di origine carnea, perché ne hanno compreso lanocività, ma che non siano d’accordo sul rinunciare aiprodotti caseari e alle uova.

Altri ancora potrebbero essere pronti a rinunciare anche

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ai prodotti caseari, ma non alle uova, o viceversa.

E altre persone ancora potrebbero essersi convinte aseguire un regime vegano, quindi ad esclusione di tutti iprodotti di origine animale, ma non essere d’accordo sullapresunta nocività dei cereali; così come si potrebbecondividere anche l’esclusione dei cereali dalla dieta, manon essere pronti, o convinti, a seguire un regime crudista,cioè basato solo su frutta e verdura cruda.

E anche in quest’ultimo caso, cioè essendo crudisticonvinti, si potrebbe ancora non condividere la scelta dilimitare l’apporto di grassi a un minimo del 10% dellecalorie giornaliere.

Insomma, le variabili sono tante. In ogni caso, aprescindere da quello che si pensa e di cui si sia convinti,se siamo arrivati a questo punto del libro vuol dire che unminimo di interesse c’è stato e c’è. Perciò il consiglio èquello di sperimentare qualcosa di ciò che si è appreso eche, in qualche modo, ci abbia colpito. Solosperimentando personalmente si potrà, infatti, verificare laveridicità o meno, e soprattutto l’utilità, di qualcosa,anche perché ognuno di noi è diverso da qualsiasi altrapersona (anche se però funzioniamo tutti allo stessomodo); la nostra storia è diversa, diverse sono leeventuali patologie o predisposizioni a possibili malattie,diverso può essere il contesto familiare, ambientale o

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lavorativo in cui inserire determinate scelte alimentari,ecc..

Ma vale sempre la pena provare qualcosa che in qualchemodo ci possa sembrare una buona opportunità permigliorare la qualità della nostra vita!

GRADUALITÀ NEL CAMBIAMENTO

L’altra cosa importante che vorrei raccomandare è lagradualità. Sebbene personalmente sia portato a scelteabbastanza drastiche, non consiglio questo tipo diapproccio, perché comunque è più rischioso.

Nel suo libro, “Il sistema di guarigione della dieta senzamuco”, il Prof. Arnold Ehret consiglia una dieta ditransizione, per chiunque voglia avvicinarsi a una dietafruttariana (infatti, egli suggerisce di cibarsiesclusivamente di frutta). Nel caso di Ehret, sebbenepersonalmente tenda a condividere la validità della suateoria, c’è da dire che da quando egli ha scritto il libro(all’inizio del ‘900) a oggi, molte cose sono cambiate,soprattutto per quanto riguarda la “vitalità” della frutta.

Infatti a causa della depauperazione della fertilità deiterreni, provocata dall’impiego di sostanze chimiche varie(insetticidi, erbicidi, fungicidi, ecc.), nonché dallapresenza di inquinamento globale, la frutta non ha più la

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stessa vitalità di allora, intesa come ricchezza di saliminerali, vitamine, fitonutrienti e antiossidanti. Ed è perquesta ragione che la maggior parte delle autorità inmateria di alimentazione crudista suggerisce comunquel’integrazione di verdure a foglie tenere, nella propriadieta.

La ragione per cui Ehret consiglia comunque una dieta ditransizione è che, secondo lui, la frutta ha elevate evigorose proprietà depurative, che possono diventareaddirittura nocive nel caso di un organismo pesantementeintossicato (l’organismo dell’uomo medio, perintenderci!).

Infatti, poiché la frutta favorisce l’eliminazione di tutte lesostanze tossiche accumulate durante tutta la vita – quindiveleni, muco, pus, medicine, droghe e quant’altro - che sitrovano nei nostri tessuti, nel sangue e attaccati alle paretidei vasi sanguigni, una rimozione troppo veloce di talisostanze potrebbe causare un auto avvelenamento, nelsenso che tutte queste scorie si riverserebbero nel nostrosangue troppo velocemente per potere essere gestite edespulse efficacemente. E questo potrebbe portare asituazioni di grave pericolo per l’organismo intero.

Ecco perché egli suggerisce l’introduzione progressiva dialimenti che promuovono la salute, e l’eliminazione,altrettanto graduale, di alimenti che favoriscono

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l’insorgere della malattia.

Cercando di integrare le indicazioni di Ehret con quelle dialtri maestri igienisti, tenendo conto anche della miapersonale esperienza e soprattutto cercando di rendere lecose meno complicate possibili, quello che consiglierei èdi aumentare gradualmente la quantità di frutta consumatadurante il giorno.

Si potrebbe, per esempio, cominciare a provare con unacolazione a base di sola frutta, almeno un giorno allasettimana, per poi eventualmente incrementare il numerodei giorni; oppure mangiare un frutto un quarto d’oraprima del pranzo o della cena, o di entrambe. E poi,gradualmente si potrebbe aumentare la frequenza e laquantità di frutta da ingerire.

MAI LA FRUTTA DOPO PASTO !

Quello che è fondamentale è non mangiare la frutta afine pasto, perché provocherebbe fermentazioneintestinale, con sviluppo di gas, alcol e acido acetico.Quindi la frutta va consumata o come pasto a sé, oppureprima dei pasti, da un quarto d’ora a mezz’ora e anchepiù, a seconda della quantità e del tipo di frutta che siingerisce, nonché delle proprie capacità digestive.Altrettanto importante è consumare la frutta a temperatura

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ambiente, evitandone l’ingestione se appena estratta dalfrigorifero, in quanto il freddo inibisce la digestione.

IMPARARE A MANGIARE ABBASTANZA FRUTTA

All’inizio la cosa più difficile è imparare a mangiareabbastanza frutta, in quanto siamo abituati a mangiarlasolo come complemento, a fine pasto o come spuntino.

Se si vuole provare a cambiare la propria dieta abituale,bisognerà incrementare un po’ alla volta la quantità difrutta che si ingerisce.

Il problema (ma soprattutto la cosa stupenda) è che lafrutta non è un cibo caloricamente denso, tanto quantoquelli che siamo abituati a mangiare, in quanto compostada un’altissima percentuale di acqua (dal 75% dellebanane al 90% di melone, anguria e pompelmo). E così,all’inizio, ci si potrà sentire sazi magari dopo solo 2banane, o dopo 3 arance, o qualche kiwi, o un paio dipesche, o 4 o 5 fichi, o un paio di cachi, ecc..

Teniamo presente che una prima colazione media si aggiraintorno alle 400/500 calorie, del tipo brioche ecappuccino, o biscotti e latte, o pane e marmellata concaffellatte, ecc.; quindi poiché una banana media forniscecirca 100 calorie (ovviamente tali valori sono tuttiabbastanza approssimativi, ma servono per rendere

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l’idea), ecco che per eguagliare l’apporto calorico dellanostra solita colazione dovremo consumare 4 o 5 banane,o l’equivalente calorico di altri frutti.

Se all’inizio questo può sembrare impensabile, col tempolo stomaco ripristinerà l’elasticità naturale che permettedi contenere la giusta quantità di frutta che ci consente disoddisfare il nostro fabbisogno calorico, in modo daavere energia sufficiente ma anche da non aver di nuovofame prima che siano trascorse 3 o 4 ore. Lo stessodiscorso naturalmente vale anche per tutti gli altri tipi difrutta.

COME CAPIRE SE ABBIAMO MANGIATOFRUTTA A SUFFICIENZA

Un buon criterio per capire se stiamo mangiandoabbastanza frutta, è quello di osservare se,successivamente al pasto (naturalmente stiamo parlandodell’eventualità in cui uno decida di consumare un pastodi sola frutta), ci sentiamo soddisfatti fino al pastoseguente, quindi per le tre o quattro ore successive.

Nel caso ci si senta affamati prima di tale intervallo,questa è un’indicazione che non è stata ingerita unaquantità di frutta sufficiente. All’inizio questo sarà quasiinevitabile perché, come già detto, lo stomaco è abituato a

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cibi caloricamente più densi, più concentrati, quindi cheoccupano meno volume.

Ciò vuol dire che lo stomaco non ha più l’elasticità perospitare volumi molto maggiori di cibo. Infatti, la frutta haun altissimo contenuto di acqua e per questo motivooccupa molto spazio e ci fa sentire sazi prima del dovuto.

Con un po’ di abitudine si riuscirà ad aumentareprogressivamente la quantità di frutta ingerita. Ricordo, atal proposito, che all’inizio di questa esperienza con laDEA, ero solito mangiare due o tre banane per pasto.Quando lessi da qualche parte di qualcuno che mangiavacinque, e anche dieci, banane alla volta, sinceramente mivenne da ridere, pensando che fosse un fanatico (e ancheun po’ pazzo!): della serie “Mai dire mai!”. Infatti, dopoqualche mese mi ritrovai a mangiare tranquillamente setteo otto banane e a volte anche più.

Questo non vuol dire che tutti debbano mangiarne una talequantità, perché questa dipende dal fabbisogno calorico diognuno. Io sono alto 188 centimetri e peso, attualmente 74chili, pratico un’ora di sport tutti i giorni e il miofabbisogno calorico si aggira intorno alle 3000 calorie.Mia madre, per esempio, entusiasta seguace di taleregime, anche se solo parzialmente, ha 81 anni, camminaregolarmente un’ora e più al giorno, esegue le pulizie dicasa, va a nuotare 1 o 2 volte alla settimana, è alta 155

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centimetri e pesa 53 chili. Il suo fabbisogno calorico è dicirca 1600 calorie; se facesse poca attività sarebbe di1300 calorie.

Quindi, come si vede, il fabbisogno calorico può esseremolto vario, nel caso di atleti può arrivare fino a 4000calorie e anche molto di più.

Le calorie sono una misura di energia. Se volete saperequal è il vostro fabbisogno calorico, basta cercare suinternet un qualsiasi sito che ve lo calcoli. È moltosemplice, basta immettere il proprio sesso, peso, altezza,età e quantità di attività svolta. Il software vi calcolerà inun attimo il vostro fabbisogno calorico giornaliero.

Dopodiché, a meno di non essere dotati di mentalitàscientifica, tanta pazienza e un bilancino per gli alimentied essere disposti a pesare per qualche settimana tuttoquello che mangiate, a controllarne il valore calorico e afare le opportune operazioni matematiche, non avreterisolto un granché. Io l’ho fatto. Conosco il valoreapprossimativo di tutto quello che mangio, so se homangiato più del dovuto o meno. Ho utilizzato per anniquesto sistema per perdere qualche chilo di troppo che, inrealtà, non ero mai riuscito a perdere (prima della DEA),nonostante tanti sacrifici e parecchi sensi di colpa ognivolta che contravvenivo ai miei propositi: che seccatura!

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Da quando sto seguendo la DEA, è bellissimo non doverpiù calcolare nulla, non a caso si dice che in natura nonesistono gli animali obesi. In realtà il vero problema stanel non mangiare troppo poco. Ecco, comunque, comeorientarsi.

All’inizio sarà inevitabile perdere parecchio peso, sia peril fatto che non introduciamo più tutti i grassi a cui siamoabituati, sia perché il corpo si libera di parecchi rifiutitossici presenti nell’intestino e nei tessuti, sia perchéconsumando prevalentemente frutta non saremo piùcostretti all’uso costante di sale e condimenti vari a basedi sale, che comportano ritenzione idrica. Quindi siperderanno parecchi chili.

Quando il corpo si sarà assestato, vi ritroverete molto piùmagri, perché avrete perso grassi, rifiuti tossici e acqua. Aquel punto se vorrete acquisire peso, sarà utile chiedersi:grasso o muscoli?

Essendo ovvia la risposta, è interessante considerare chenonostante la falsa propaganda abbia costantementeasserito il contrario, non c’è nessun cibo che di per sé vipossa far acquisire tessuto muscolare, così come non c’ènessun cibo che vi possa far correre più veloci oaumentare la resistenza. L’unica soluzione è l’allenamento.Se i muscoli non verranno sottoposti ad uno strenuosforzo, il cervello non invierà loro il segnale di crescita

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per sopperire alla nuova richiesta.

Diventerà però necessario mangiare adeguatamente da unpunto di vista calorico, ma sarà il vostro organismo stessoa richiedervelo, tramite un accresciuto stimolo della fame.Se però dopo qualche tempo, settimane o mesi, notate checontinuate a perdere peso, allora vuol dire che non statemangiando abbastanza.

Ricordate che in una dieta di frutta e verdura crude, lecalorie provengono quasi esclusivamente dalla frutta,essendo la verdura talmente ipocalorica da essere quasiirrilevante ai fini del conteggio calorico. Quindi dovreteaumentare la quantità di frutta ingerita. Potrete facilmentefarlo bevendo qualche frullato di più, in quanto è piùfacile per esempio, bere un frullato di 5 banane, che nonmangiarle. Se invece decidete di mangiare anche verduracotta, allora il discorso è diverso perché si possonoottenere calorie a sufficienza anche mangiando patate avapore, per esempio.

Da tenere in conto che anche il riposo èFONDAMENTALE. Se non vi è riposo sufficiente nonpuò avvenire la crescita muscolare e a volte bastasemplicemente riposarsi di più per cresceremuscolarmente. L’ideale sarebbe andare a dormire il piùpresto possibile, visto che è risaputo che le ore prima dimezzanotte donano il riposo più efficace.

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È comunque doveroso ricordare che l’energia proviene dacarboidrati, grassi e proteine (la principale fonte dienergia sono i carboidrati, ma essa può essere ricavataanche da grassi e proteine, in maniera meno convenienteper l’organismo) e non ha niente a che fare col volume dicibo ingerito, né con il contenuto di vitamine, sali mineralio enzimi. Per esempio, carote, broccoli, lattuga, sedano,sono molto fibrosi (quindi occupano volume) e anchenutrienti (vitamine, sali, enzimi, antiossidanti, ecc.), maforniscono poca energia e se uno si nutrisse solo di essiscomparirebbe molto velocemente.

Un’altra cosa da tenere presente è che ciò che conta èquello che si assimila. Una volta che il vostro organismosarà ripulito da tutte le tossine, muco, residui fecali equant’altro, che impediscono una corretta ed efficaceassimilazione del cibo ingerito, se vi nutrirete inprevalenza di alimenti crudi avrete bisogno di menocalorie della persona media.

Ora, tornando a quanta frutta mangiare, è evidente chenessuno si stupisce nel mangiare, per esempio a pranzo,una pizza napoletana (quindi con mozzarella),accompagnata da una lattina di birra, e magari un dolcecome dessert, per un totale calorico di 1300, o anche1600, calorie (la pizza napoletana ha circa 700 calorie,una lattina di birra ha circa 100 calorie, una porzione dicrostata di frutta ne ha circa 500, mentre una porzione di

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millefoglie circa 800).

Tuttavia quando mangio sette o otto banane (o altrettantepesche, o cachi, oppure un chilo di fichi o di altra frutta) èdiventata ormai consuetudine per me dover risponderealle domande stupite e incredule dei presenti riguardo acome possa mangiare tanta frutta e perché (anche io avreireagito nello stesso modo, tempo fa!).

Eppure sette o otto banane forniscono circa 700 o 800calorie e sono carboidrati come la pizza e il dolce(ovviamente questi ultimi contengono anche formaggi egrassi animali vari aggiunti, oltre a diversi altriingredienti, ma di base sono carboidrati complessi).

Solo, che nel caso della frutta si tratta di carboidratisemplici, che non devono essere ulteriormente scissi e chenon richiedono che una veloce digestione, circa un’ora, adifferenza delle 24 ore e più che richiedono pizza edessert.

La frutta è ciò che la natura offre spontaneamente, senzaulteriori manipolazioni, e oltre ai carboidrati semplici dicui è composta, contiene vitamine, sali minerali, enzimi,antiossidanti, fitonutrienti, fibre solubili, acqua, proteine egrassi nella giusta quantità, prontamente utilizzabili e nondanneggiati, distrutti o denaturati dalla cottura, etrasformati in pericolose tossine.

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Capite? Sì, lo so che tutto ciò risulta strano, anomalo. Mache cosa risulterebbe più strano, se tale domanda se ladovessero porre tutti i milioni di specie animali che nonutilizzano la cottura e che vivono secondo natura, qualoraassistessero ai due differenti modi di nutrirsi: consumareun pasto di sole banane oppure mangiare pizza, birra edolce?

LA FRUTTA DEVE ESSERE MATURA

Un’altra cosa fondamentale è che la frutta sia matura, inquanto se è acerba contiene alcuni acidi che sono nociviper la salute. Inoltre, maturando, diventa estremamentedigeribile, perché tramite la maturazione gli enzimi in essapresenti trasformano gli amidi in zuccheri semplici.

Quindi se per esempio parliamo di banane, questedovranno essere “tigrate” (“maculate”, “a pelle dileopardo”), cioè di un bel giallo vivo e tanti puntini neri.All’interno dovranno presentarsi integre, compatte erisultare gradevolmente dolci, senza però essere diventatemarroni o nere e di sapore leggermente acido, segno dimaturazione già avvenuta. In questo caso si troverebberogià all’inizio del processo di marcescenza e quindi in unostato di fermentazione che risulterebbe nocivoall’organismo, qualora ingerite.

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FRUTTA FRESCA E INTERA

È importante che la frutta sia consumata fresca e intera,cioè il più possibile allo stato naturale, quindi nonconservata, inscatolata, spremuta, centrifugata, essiccata,cotta, in forma di confetture, tagliata a pezzetti econfezionata, ecc.. In altre parole sarebbe auspicabile eottimale che la prima cosa che i vari frutti toccassero, unavolta abbandonato l’albero, fossero… i nostri denti!

SI PUÒ MISCHIARE LA FRUTTA A PASTO?

L’ideale sarebbe non mischiare tipi di frutta diversaall’interno di uno stesso pasto di frutta, cosa che colpassare del tempo diverrà davvero naturale perché ilcorpo, una volta depurato, ci fornirà tutti i giusti segnaliper effettuare le scelte migliori.

Però all’inizio, proprio perché siamo abituati a mangiaretanti cibi diversi a ogni pasto, sarà abbastanza inevitabilecercare la varietà anche nella frutta.

Penso che non sia il caso di crearsi troppi problemi ariguardo. L’unica combinazione non consigliata, che vienesegnalata onde evitare problemi digestivi e difermentazione, è l’accostamento banane/arance (o,comunque, banane/agrumi).

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Devo dire che nei primi mesi in cui ho cambiato dieta (eancora adesso durante i mesi invernali, in cui c’è menovarietà di frutta disponibile), ho mangiato e mangio tantemacedonie, che contengono, tra gli altri ingredienti,banane e un po’ di spremuta di arancia, non avvertendo, senon rare volte, il problema suddetto. Si tratta comunque diun’utile segnalazione di cui tenere conto, e che dipendeanche dalla quantità di frutta che si ingerisce, nonché dallaqualità, dal grado di maturazione, da condizioni personaliquali difficoltà digestive, presenza di residui di pastiprecedenti non ancora completamente digeriti, ecc..

Ad ogni modo, se non si vuole rischiare, è necessariolimitare la varietà di frutta per pasto. È vivamenteconsigliato, d’altra parte, variare tipi di frutta durante ilgiorno, la settimana, il mese, l’anno, così da assumere tuttii nutrienti che la natura ci fornisce. Ce ne sono tantissimevarietà, ognuna di sapore, colore e profumomeravigliosamente diversi.

Innamoratevi, finalmente, di un cibo che ricambitotalmente il vostro amore: frutta e verdura allo statonaturale, quindi integra, fresca, cruda, matura,possibilmente biologica, con l’aggiunta opzionale di unaminima quantità di semi!

QUANDO MANGIARE LA VERDURA

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Passiamo alla verdura: l’ideale sarebbe mangiare frutta almattino, frutta a pranzo e verdura la sera.

Un’altra alternativa, quella che io uso per non perderetroppo peso, consigliata a chi fa attività sportiva enecessita di un maggior apporto calorico, è quella dimangiare frutta anche alla sera, prima di consumare laverdura. Questo naturalmente è solo uno schema suggerito,ma nulla vieta di mangiare verdura anche a pranzo. Ilrischio, in questo caso, potrebbe essere quello di nonriuscire a consumare abbastanza frutta da soddisfare ilproprio fabbisogno calorico giornaliero. Un altro rischiopotrebbe essere quello che, se si condiscono le verdurecon qualche tipo di grasso, si finirebbe per introdurretroppi grassi (pranzo e cena) rispetto al 10% consigliato.

Bisogna ricordarsi che è solo la frutta che fornisce lamaggior parte delle calorie (oltre alle vitamine), mentre laverdura non fornisce che una minima parte di calorie, maè estremamente ricca in sali minerali.

Questa descritta sarebbe la formula ottimale, ma visto cheè bene essere molto progressivi nel cambiamento, eccoche la sera, o anche a pranzo, dopo la verdura cruda sipotrebbe mangiare anche verdura cotta, preferibilmente avapore.

Quindi l’ordine ideale, da applicare in qualsiasi pasto,

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dovrebbe essere il seguente: iniziare sempre con la frutta,perché viene digerita velocemente, aspettare un poco equindi mangiare la verdura cruda, dopodiché passare allaverdura cotta, magari includendo qualche patata comecibo amidaceo, oppure qualche fetta di pane di segale(come consiglia Ehret, durante la “dieta di transizione”).Questo è un buon espediente da utilizzare anche in caso diperdita di peso eccessivo.

Eh sì, perché (e questa è una buona notizia per tutti coloroche si trovano in sovrappeso) con questo regimealimentare il problema principale sarà quello di mangiarea sufficienza per non perdere troppo peso: non è forsequesto un fatto meraviglioso, dopo tutta una vita passata apreoccuparsi di non mangiar troppo?

Ovviamente questa considerazione non riguarda chi è giàtroppo magro: per coloro che si trovassero in questacondizione, esiste la seria possibilità che l’eccessivamagrezza sia dovuta o ad una scarsa assimilazione -imputabile, secondo l’Igiene Naturale, alla presenza dimuco e pus nel sistema digerente - oppure ad unamancanza di muscoli.

Infatti, quello che accadrà a chi seguirà la DEA, sarà didimagrire fino al punto da non avere che pochissimamassa grassa: allora si scopre solitamente di esseretroppo magri. In realtà ciò che rimane tolto il grasso

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superfluo è… noi!

L’unica differenza tra prima della DEA e dopo, è che… ilgrasso non c’è più!

A questo punto, se lo desideriamo, sarà il caso dicostruire massa muscolare, impegnandoci in un’attivitàche ne provochi la crescita, come compiere esercizimuscolari intensi, affinché il cervello, di fronte adun’esigenza muscolare maggiore, crei le condizioni peruno sviluppo di massa.

Bisogna infatti ricordare che lo sviluppo muscolare nonviene provocato dal cibo, di qualunque natura esso sia,bensì dall’esercizio fisico.

In questo modo i muscoli che cresceranno, in seguito ad unallenamento idoneo e a una dieta priva di grassi, sale eproteine in eccesso, saranno muscoli puri, non gonfi digrasso e di acqua per ritenzione idrica, causata da eccessodi sale nella dieta.

Probabilmente non si tratterà del tipo di fisico che si puòammirare nelle riviste di culturismo, bensì sarà un fisicomagro, asciutto, muscoloso, definito, ma soprattutto sano,sia esternamente che, ancora più importante, internamente.Non vi saranno più eccessi di grasso e colesterolo nelsangue, o loro accumuli in forma di placche nelle arterie,

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o dolori articolari, muscolari, né, più in generale, di alcuntipo e, in più, si tratterà di un fisico energico senzabisogno di stimolanti, che funzionerà al meglio e il più alungo possibile.

PIÙ FRUTTA O PIÙ VERDURA?

È bene ribadirlo a chiare lettere: è la frutta che forniscel’apporto calorico, non la verdura, in quanto la verdura èipocalorica e anche mangiandone un chilo non otterremmoche circa 200 calorie, insignificanti da un punto di vistaenergetico. Pensiamo, per esempio, che per ottenere 2000calorie dalla sola lattuga dovremmo consumarne circa 40cespi! (Naturalmente ci si riferisce alla verdura a foglie,perché le patate, ad esempio, sono già più caloriche.)

Quindi è la frutta che fornisce le calorie, che ci assicura lagiusta dose di carboidrati, che ci procura energia, oltreche vitamine. Le verdure sono importantissime per ilcontenuto di sali minerali e vanno consumate inabbondanza, ma quando si suggerisce di mangiarle allasera (anche se in realtà si possono mangiare quando se neha voglia) è solo per evidenziare che sarebbe opportunodedicare colazione e pranzo alla frutta, per essere sicuridi raggiungere il proprio fabbisogno calorico, e per avereenergia a sufficienza.

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Sicuramente si può star bene anche assumendo menocalorie del dovuto, ma solo per un certo periodo, perchéalla lunga si comincerebbe a perdere troppo peso e a nonavere energia e nutrienti a sufficienza. E questa è una delleragioni per cui si potrebbe eventualmente decidere diabbandonare questo regime: semplicemente per non avermangiato abbastanza frutta.

SBAGLIANDO SI IMPARA

Diciamo la verità: sbagliare è quasi inevitabile. Ilconsiglio è di rimanere sempre sereni, anche se viaccorgerete di essere ricaduti in errori in cui non volevatepiù incorrere. È sempre più utile un atteggiamentopositivo e costruttivo nell’affrontare qualsiasicambiamento.

Quindi, a fronte di un errore, complimentatevi subitocomunque con voi per la strada di cambiamento che aveteimboccato e per tutti i successi che avete già conseguito,in termini di modificazioni delle vostre vecchie abitudini.I sensi di colpa abbattono l’energia vitale, è sempremeglio rimanere “sintonizzati” sulle proprie energiepositive e decidere subito una strategia vincente: cercatedi capire cosa avete sbagliato e perché, in modo da nonripetere l’errore e… ripartite con entusiasmo e tantaenergia!

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PARAGONARSI AGLI ALTRI NON PAGA

Un altro consiglio è quello di non paragonarsi mai anessuno, se non a se stessi. Ognuno di noi ha la propriastoria, c’è gente che mangia malissimo eppure magari stameglio di chi sta attento a nutrirsi in modo sano. Puòessere, in questo caso, che altri usufruiscano di unamigliore dotazione genetica, ereditata dai genitori, o cheun atteggiamento mentale ottimista e positivo nei confrontidella vita supplisca parzialmente a errori dietetici, oppureche le conseguenze di un’errata alimentazione simanifesteranno più tardi rispetto a noi, oppure che il loroorganismo manifesta il proprio stato di intossicazione inorgani che non risultano visibili.

Personalmente sono molto contento (ovviamente col sennodi poi) di aver sofferto di diversi disturbi e patologiedurante la mia adolescenza, a differenza di altri mieicoetanei. Se non fosse andata così, forse non mi sarei maiorientato verso l’alimentazione naturale e non sarei maiapprodato alle conclusioni che mi permettono ora, acinquantadue anni, di godere di una salute psico-fisicaveramente soddisfacente.

VOGLIA DI DESSERT

Un trucco: vi capiterà sicuramente, a volte, di ritrovarvi a

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fine del pasto con la voglia di qualcosa di dolce. Ebbenequesto vuol dire semplicemente che non avete mangiatoabbastanza frutta prima del pasto: se lo aveste fatto, non viaccadrebbe di desiderare il dessert, perché gli zuccheridella frutta avrebbero già soddisfatto il vostro desideriodi “dolce”.

Lo stesso discorso vale anche se sentite voglia di “dolce”in qualsiasi momento della giornata: non avete abbastanzacarboidrati semplici in corpo! Così, prendete nota delfatto e ripromettetevi di mangiare più frutta al prossimopasto oppure, se il desiderio è troppo forte, rimanetetranquilli e ditevi che vi concederete quello che volete, traun attimo… subito dopo esservi fatta una bellascorpacciata di frutta!

Con questo piccolo trucco ho debellato definitivamente le“voglie improvvise”. So che all’inizio non è facile,perché non siamo abituati, ma con la perseveranzariusciremo a stabilire nuove e più sane abitudini. Questoespediente vale anche per l’improvvisa voglia di cereali,come pane, pasta, ecc.. La soluzione è: incrementare laquantità di frutta.

Se si trattasse invece di un netto desiderio per qualcosa disalato, o di grasso, usate lo stesso accorgimento ma, alposto della frutta, concedetevi una bella insalata. Poi neriparlerete!

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Vi sono volte in cui, anche a distanza di un anno e mezzodall’inizio di questa dieta, mi capita di trovarmi di frontealla pizza fumante che la mia compagna si è appena fattarecapitare a casa, e provare la tentazione di mangiarla.Ovviamente nella mia mente si riaccendono sensazioni delpassato che, per un attimo, mi spingerebbero a concedermiuna “tregua”. La ragione per cui non lo faccio è che,consapevole di tutte le conseguenze che la digestionedella pizza comporterebbe, metto velocemente “sul piattodella bilancia”, da un lato il piacere sensoriale derivantedal mangiare la pizza e, dall’altro, la digestione lenta, ilsenso di affaticamento e di sonnolenza, il gonfioreintestinale, la stanchezza del giorno dopo, al risveglio, lasvogliatezza, e tanti altri sintomi che non sto ad elencare,ma di cui diverrete sicuramente consapevoli sesperimenterete per un po’ di tempo.

Oltre tutto, so benissimo, per esperienza, chel’assuefazione da carboidrati complessi è un fatto reale eche quindi rischierei di cadervi nuovamente.

Vi è anche un altro fatto: ci vuole un po’ di tempo perdisabituarsi al gusto del sale, in modo da apprezzare leverdure per quello che sono, senza condimento.Concedersi una tregua, mangiando per esempio una pizza,o altro, equivarrebbe inevitabilmente a perdere lasensibilità, propria delle papille gustative della lingua,che è stata nuovamente e faticosamente ripristinata, quindi

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a dover compiere di nuovo la fatica di mangiare cose cheappaiono insipide, perché di sapore più delicato enaturale. Conclusione: secondo me non ne vale la pena!

Quindi quello che faccio, in quell’occasione, è prepararmiuna gigantesca insalata, accompagnata da un condimentocomposto dai seguenti ingredienti passati al frullatore:pomodori saporiti e freschi, uno o più gambi di ottimosedano, 3 o 4 olive greche, un pomodoro essiccato al sole,qualche erba aromatica, il succo di mezzo limone, magariun pezzetto di avocado. Dopo averla mangiata, vi assicuroche non solo non ho più il minimo desiderio di pizza mache, vedendo come si sente la mia compagna subito dopoaverla mangiata, e anche il giorno successivo, sono bencontento della mia scelta.

LA SPESA

Un’accortezza da non sottovalutare: l’organizzazione dellaspesa. Infatti, è fondamentale poter disporre sempre difrutta varia e matura a casa propria, altrimenti, una voltaaffamati, in assenza di frutta, ci si avventerà sulla primacosa che capita.

Occorre, infatti, ricordarsi che già ci si verrà a trovare incondizioni precarie per il solo fatto che si sta tentando disostituire vecchie e consolidate abitudini con nuove e non

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ancora stabili. Se oltre a questo fattore, comunqueimpegnativo, ci dovessimo ritrovare, quando abbiamofame, anche in condizioni di stress perché non abbiamoprovveduto a rifornire la nostra dispensa della frutta checi piace, nella quantità dovuta, ecco che ricadere nellevecchie consuetudini sarebbe inevitabile.

Parallelamente si dovrà provvedere anche a una nuovaorganizzazione degli spazi in cucina. La frutta occupatanto spazio e anche la verdura. Io per esempio ho adibitoun mobile a ripiani, alto circa 2 metri, esclusivamente allafrutta e, in più, utilizzo la parte superiore dei mobilipensili della cucina per collocarvi le cassette di frutta. Inestate copro la frutta con del tulle (che è un tessutoleggerissimo e trasparente), in modo che la frutta possaprendere luce e aria, ma che non venga attaccata daimoscerini. Naturalmente una buona quantità di frutta everdura trova spazio in frigorifero, mentre altra, come adesempio le banane, assolutamente no, perché sirovinerebbero irrimediabilmente.

Bisognerà imparare dove fare la spesa e quando, in mododa trovare la combinazione ideale tra qualità, freschezzaed economia. Personalmente, mi servo spesso ai mercatirionali, andando verso l’orario di chiusura, momento incui si possono spesso trovare i prezzi ribassati. Oppuremi reco ai supermercati, dove non è raro trovare frutta inofferta speciale: di solito si tratta di frutta di stagione, il

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che è anche la cosa migliore perché garanzia dellafreschezza del prodotto stesso.

Ultimamente ho scoperto “l’ortomercato”, che è il luogodove si può comprare solo all’ingrosso, cioè “a cassette”,e solo in un determinato giorno della settimana (almenoqui, a Milano). I prezzi sono molto convenienti, è ovvioche non si tratta di frutta o verdura biologica, ma è ilcompromesso che ognuno deve fare con il proprioportafoglio. Per il momento, infatti, gli unici alimentibiologici che compro a volte, sono le varie insalate, glispinaci, le mele e la frutta di stagione non troppo cara.

UN POSTO DI RILIEVO ALLE BANANE

Un posto di rilievo, in una dieta in cui frutta e verdurasiano abbondanti, va sicuramente riservato alle banane, daalcuni autori considerate come il miglior cibo del mondo,in quanto a rifornimento di carburante ed energia perl’organismo, sia che si tratti di energia di pronto impiego,sia di lunga durata, grazie al glucosio che entra subito nelflusso sanguigno e al fruttosio che viene invece assorbitopiù lentamente. Nessuno di questi due zuccheri ècomunque responsabile dell’aumento improvviso dellaglicemia (e quindi di insulina) ed inoltre la fibra contenutanelle banane modera l’assorbimento degli zuccheri in essapresenti.

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I carboidrati complessi devono essere scomposti incarboidrati semplici per essere usati come carburante. Equesto processo di per se stesso richiede considerevolecarburante ed energia e quindi fa sì che l’individuo sisenta stanco. Al contrario, i carboidrati presenti nellabanana matura si trovano già nella loro miglior formaassimilabile e quindi il dispendio di carburante ed energiaè minimo.

Le banane, che contengono una perfetta miscela divitamine, sali minerali e carboidrati, sono famose per illoro alto livello di potassio, minerale che è coinvoltonella contrazione muscolare, la cui mancanza rappresentauna delle cause principali di fatica, crampi muscolari edisidratazione, soprattutto quando si parla di performancefisica.

Poiché le banane forniscono un’ottima quantità dicarboidrati prontamente disponibili per rimpiazzare ilglicogeno muscolare (lo zucchero presente nei muscoli), èvivamente consigliato mangiarle prima, durante e dopol’attività sportiva. Uno dei tre pasti giornalieri (colazione,pranzo e cena) potrebbe essere costituito esclusivamenteda banane, nella misura di 5, 10, anche più, a seconda delfabbisogno calorico individuale.

Tenendo presente che una banana media fornisce circa 100calorie, e che il metabolismo può variare attorno a valori

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di 2000-3000 calorie giornaliere (naturalmente può essereanche inferiore, così come di molto superiore, come nelcaso degli sportivi), ecco che ognuno può facilmentecalcolare la quantità di banane da mangiare (non sto,ovviamente, suggerendo di nutrirsi esclusivamente dibanane!).

Esse possono essere mangiate intere, oppure schiacciatecon la forchetta, per renderle più digeribili nel caso nonsiano perfettamente mature, oppure, giusto per variarne ilgusto, frullate. Anche in quest’ultimo caso, infatti, sonopiù digeribili, perché le lame del frullatore operano unasorta di predigestione meccanica ed è inoltre un buonmodo di prepararle se non siete riusciti a calcolarnecorrettamente i tempi di maturazione e vi ritrovate conbanane ancora leggermente acerbe. In più le banane sonocomodissime da portarsi dietro, non sporcano e sonofacili da consumare.

Le banane costituiscono anche il cibo ideale per chivoglia dimagrire, infatti sono nutrienti (in quanto avitamine, sali minerali, antiossidanti, enzimi, carboidrati,proteine, grassi, acqua), squisite ed estremamente saziantie, se consumate ben mature, non causano problemidigestivi. Effettuando un buon pasto a base di banane sirimane soddisfatti e pieni di energia per ore.

Le banane sono consigliate anche in caso di malattia

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cardiaca, infatti per prevenire o far regredire talepatologia è importante evitare di mangiare i cibi che ladeterminano, cioè cibi che contengono colesterolo(riconosciuto come uno dei più alti fattori di rischio) egrasso. Le banane non contengono colesterolo econtengono pochissimo grasso, non causano aumento dipeso corporeo, aiutano il trasporto di ossigeno nel sanguee hanno un effetto positivo sulla pressione sanguigna. Inpiù, poiché esse sono quasi sempre consumate fresche ecrude, favoriscono il flusso sanguigno ed essendo una bennota fonte di potassio, favoriscono anche la contrazionedel muscolo cardiaco.

CHE FRUTTA MANGIARE E QUANDO, DURANTEIL GIORNO

Uno degli schemi suggeriti per suddividere i pasti di fruttadurante la giornata è quello di assumere frutta ad altocontenuto di acqua a colazione (anguria, meloni, ecc.),riservare il pranzo per l’assorbimento di frutta ad altocontenuto calorico (banane, fichi, kaki, mango, uva),mangiandone quanta più è possibile e, alla sera,consumare frutta acida, seguita da quanta più verdura afoglie si riesce a mangiare.

Naturalmente è solo uno schema indicativo e ognunotroverà con un po’ di pratica la combinazione che

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maggiormente gli si addice. Io, per esempio, a volte mitrovo bene a iniziare la giornata con una grande spremutadi arance (aggiungendo la polpa alla spremuta!).

10% DI GRASSI

Parliamo di grassi. Tutti gli altri primati, ad esclusionedell’uomo, non usano ovviamente nessun tipo di grassoaggiunto (olio, burro, ecc.), bensì ricorrono, solamentealcuni di loro, alle noci e ad altri semi, e comunque solodurante la stagione in cui sono reperibili, cioè pochi mesiall’anno. La loro sopravvivenza, nonché prosperità,dimostra che frutta e verdura contengono già unapercentuale di acidi grassi che soddisfa il loro fabbisognonutrizionale. I gorilla non mangiano che foglie e frutti(occasionalmente insetti) e sono i più grandi e i più fortidi tutti i primati.

Non c’è, infatti, alcuna necessità di aggiungere olio allapropria dieta, di qualunque tipo di olio si tratti(extravergine di oliva, di lino, di girasole, di germe digrano, ecc.), perché si tratta comunque di un prodottoraffinato e concentrato che è estremamente sbilanciato,essendo stato privato di tutti i nutrienti per ottenere purograsso. In virtù della loro complessa costituzione i cibigrassi sono quelli più difficili da digerire e, comeabbiamo già visto (vedi capitolo “I grassi e il grande

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inganno delle percentuali caloriche”), un loro eccessivoconsumo, siano essi di origine animale o vegetale,contribuisce all’instaurarsi delle seguenti condizionipatologiche: iperglicemia, ipoglicemia, mancanza dienergia, fatica cronica, diabete, candida e molti altri.

È importante capire che anche un eccesso di avocado,olive, semi oleosi, crea questi problemi e questa è laragione per cui molti “crudisti” falliscono nella loro dietae sono costretti ad abbandonarla. Infatti, non valutandoche “troppo grasso è troppo grasso”, abusano di quelli checonsiderano “grassi sani”. Vi sono alcune ragioni per cuiquesto accade: la prima è che non si mangia abbastanzafrutta. Infatti, poiché è la frutta che fornisce l’apportocalorico principale in una dieta a base di frutta e verdura,l’unica alternativa per raggiungere il proprio fabbisognoenergetico, se non si consuma abbastanza frutta, è quellodi servirsi di grassi.

La seconda ragione è che siamo abituati aun’alimentazione in cui tutti i cibi sono caloricamentemolto densi: infatti, pasta, pane, formaggi, burro, olio,salumi, dolci, ecc., sono una sorgente concentrata dicalorie. Quando si passa a una dieta a base prevalente dicibi crudi, gli unici che hanno calorie concentrate sono igrassi. Ricordo, a tale proposito, che la dieta occidentaletipica comprende grassi per una percentuale superiore al45% delle calorie totali, mentre le organizzazioni

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preposte alla tutela della salute ne raccomandano menodel 25% ed esperti igienisti consigliano di stare al di sottodel 15%, taluni anche del 10%.

Una terza ragione è dovuta al fatto che ogni volta che ci siallontana dalla DEA, si finisce inevitabilmente perconsumare, se non cibi animali, cibi vegetali qualicarboidrati complessi cotti, quindi cereali o legumi overdure amidacee. E siccome tutti questi alimenti sononaturalmente insipidi (tale è la natura dei carboidraticomplessi, a differenza di quelli semplici), è abbastanzainevitabile condirli abbondantemente con olio.

Entrando più nello specifico, un cucchiaio di olio forniscecirca 120 calorie. Questo vuol dire che se uno usasseanche solo 2 cucchiai d’olio nella giornata, senzaconsumare nessun altro tipo di grasso palese o occulto chesia, avrebbe già consumato più del 10% di grassi,calcolando un fabbisogno calorico medio di circa 2200calorie giornaliere. E questo senza tenere conto che già lafrutta e la verdura contengono, di base, mediamente piùdel 5% di grassi. (Per conoscere le percentuali di grassicontenuti in frutta e verdura, si può consultare la “Tabelladei valori nutrizionali degli alimenti...”, a pag. 365 delpresente testo.)

Capite l’enorme squilibrio di cui siamo costantementevittime?

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Ci siamo abituati a consumare una quantità enorme digrassi, questa è una verità tanto palese quanto il numero dimalanni di cui soffriamo noi o i nostri conoscenti.

Tutti questi grassi finiscono non solo per appesantirciesternamente ma, molto peggio, causano l’ostruzioneprogressiva dei nostri vasi sanguigni e l’aumento diviscosità del sangue, anticamera di tutte le patologiepossibili e immaginabili.

Se si segue la DEA, come abbiamo già accennato, èimportante non consumare più del 10% di grassi, incalorie. Questo vuol dire che c’è comunque spazio per ilconsumo di alcuni cibi che li contengono.

Essi sono: frutti come l’avocado o le olive, oppure noci,mandorle, nocciole, semi di girasole, di zucca, di sesamo,ecc.. La cosa importante è consumarli in quantità ridotta.

Così (quella che segue è la spiegazione matematica, manon è necessario conoscerla), se il fabbisogno calorico diuna persona media varia attorno alle 2000-2500 calorie,ecco che il 10% di tale quota sarà di circa 200-250calorie, in grassi. Ora, tenendo conto che un grammo digrassi fornisce circa 9 calorie, la quantità di grassi inclusinel 10% sarà di 200/250 diviso 9 = 22/28 grammi digrassi.

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A questo punto bisognerà calcolare quanti grammi digrassi ci sono in 100 grammi di un determinato cibo. Peresempio, le noci contengono 66 grammi di grassi su 100di prodotto (si parla di noci secche, mentre se sonofresche contengono circa 50 grammi di grassi). Questosignifica che 50 grammi di noci (si parla di materialecommestibile, quindi escluso guscio e ciò che non simangia) ci forniscono già 33 grammi di grassi. Potremmoapprossimativamente dire che 4 o 5 noci costituiscono ilmassimo dei grassi per quella giornata, senzaconsumarne altri.

Quindi potremmo, a grandi linee, consumare l’uno ol’altro dei seguenti alimenti, nelle seguenti proporzioni:mezzo avocado, oppure 10/15 olive, oppure 4 o 5 noci, o40 grammi di mandorle o semi vari, evitandopossibilmente qualsiasi grasso di origine animale, nonchégrassi concentrati nella forma di oli vari.

Come ripeto si tratta di valori molto approssimativi,poiché tutti gli alimenti descritti possono variare nelledimensioni e nella qualità (per esempio le olive diGrecia, Gaeta o Sicilia hanno un contenuto di grassidoppio di quelle verdi normali, certi tipi di avocado sonomolto più grassi di altri, ecc.).Frutta e verdura contengono un’adeguata quantità di acidigrassi di alta qualità (a patto di soddisfare il nostrofabbisogno calorico giornaliero). È meglio imparare a

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evitare (cosa che avverrà comunque col tempo) lanecessità di sperimentare un senso di pesantezza dopopranzo, sicuro indicatore che il sistema digestivo ècostretto a un super lavoro. È sicuramente megliomangiare una grande quantità di frutta dolce, che passavelocemente attraverso lo stomaco, ma che lasciasoddisfatti per ore.

Ecco alcuni consigli:

1. Mangiare abbastanza frutta, cioè due, tre e anche piùchili di frutta al giorno, a seconda del propriofabbisogno calorico (vedi “COME CAPIRE SEABBIAMO MANGIATO FRUTTA ASUFFICIENZA”, nel presente capitolo).

2. Evitare tutti gli oli.

3. Non mangiare più di mezzo avocado al giorno.

4. In alternativa si possono mangiare noci, mandorle,olive o semi vari nelle quantità già analizzate.

5. Mangiare avocado o semi oleosi in giorni separati.

6. Mangiare cibi grassi solo una volta al giorno e nontutti i giorni della settimana.

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7. Quando fa caldo, come in estate, si può stare giornisenza mangiare grassi.

SE NON SI MANGIA ABBASTANZA FRUTTA, SIFINIRÀ PER ECCEDERE CON I GRASSI

È uno dei punti cardine della DEA e quindi è beneanalizzarlo da molteplici angolazioni, perché una voltacompreso questo concetto, e soprattutto dopo averlomesso in pratica, si potrà assistere a trasformazioniinaspettate e clamorose.

Se non si mangia abbastanza frutta, quello che accadrà èche per raggiungere il fabbisogno calorico giornaliero(che il nostro corpo conosce bene), si finirà per mangiare,molto probabilmente, un quantitativo eccessivo di grassi(ben oltre il 10% raccomandato), con le conseguenzenegative già descritte, anche perché molto verosimilmente,se non si è vegani, una buona parte dei grassi sarà animalee quindi pure cotta (con ulteriori danni per l’organismo).Perché avviene questo?

La ragione è che il corpo necessita di un determinatonumero di calorie per sopravvivere, che se ne conoscal’esatto ammontare oppure no. Altrimenti, se si rimanecostantemente al di sotto del proprio fabbisogno calorico,ci si potrà anche sentire bene per un po’ di tempo, più

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leggeri, diventando più magri, disintossicandosiparzialmente (infatti anche mangiando cibi nocivi, il solofatto di ridurne il consumo crea già una salute migliore),ma il problema è che alla lunga ci si indebolirà e ci siritroverà a mangiare di “tutto e di più”.

Ora, poiché gli alimenti che forniscono calorie sonocarboidrati, proteine e grassi, quando si consuma pocafrutta - visto che anche consumando montagne di verdurel’introito calorico è minimo - si finisce normalmente permangiare l’uno o l’altro (o tutti insieme) dei seguenti cibi:

1. carboidrati complessi (che, come ricordo, vengonosempre accompagnati abbondantemente da grassi,cotti o crudi che siano);

2. prodotti caseari (che sono grassi e anche cotti, inquanto il latte è pastorizzato);

3. prodotti carnei, anch’essi contenenti grassi in quantitàeccessiva e comunque altamente tossici;

4. grassi in eccesso.

Molte persone, alla ricerca di un modo più sano dinutrirsi, consumeranno prodotti provenienti da negozibiologici, illudendosi che cracker, biscotti e snack vari,sia pure integrali, oppure cibi a base di noci, nocciole,

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semi vari, ecc., favoriscono la salute perché sono“naturali”. Non si considera però che tali alimenti sonospesso più grassi dei rispettivi prodotti raffinati, anche sela qualità dei grassi è senza dubbio migliore e le fibre deicereali non sono state rimosse.

Si può anche eccedere mangiando eccessivo avocado oolive: i trucchi escogitati dalla mente, per assumere grassiin modo da colmare il vuoto calorico, sono davvero tantie sottili.

Non c’è alternativa, se si vuole mangiare davvero in modosano bisogna imparare a mangiare tanta frutta,cominciando dalla mattina. In questo modo non cisentiremo stanchi, non avremo desideri improvvisi di cibimalsani, non avremo cali improvvisi di zuccheri, nonavremo sensi di colpa per aver mangiato qualcosa che nonvolevamo, non sentiremo il bisogno di mangiare il desserta fine pranzo e, soprattutto… ci sentiremomeravigliosamente leggeri, lucidi, energici, di buonumore, rilassati, attivi.

LAVARSI I DENTI

Non bisogna commettere lo sbaglio di credere chesiccome frutta e verdura sono i cibi più naturali delmondo, questo significhi che si possa trascurare di lavarsi

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i denti dopo ogni pasto: sarebbe un grave errore chepotrebbe portare a sgradite conseguenze come cariedentali, infiammazioni delle gengive e altro.

Tutta la frutta secca e quella disidratata (di cui sisconsiglia comunque l’utilizzo, perché troppo concentratain quanto a zuccheri) si appiccica ai denti, fornendo ilnutrimento ideale per i batteri che producono acido e checausano carie e infiammazioni. Si parla di tutti i tipi difrutta essiccata, di barrette alla frutta, dei mix di frutta esemi oleosi già pronti nei sacchetti (uvette, noci,mandorle, fichi secchi, ecc.), di cracker ai semi, ecc..

Le noci e i semi vari possono essere mangiati conmoderazione, ma preferibilmente dopo essere stati messiin acqua per qualche ora (per reidratarli), oppure frullaticon acqua, o mangiati insieme con una gran quantità diverdura a foglia tenera, altrimenti possono causareproblemi digestivi e ai denti. È importante comunque:sciacquarsi sempre la bocca dopo aver mangiato e usare ilfilo interdentale se residui di frutta sono rimasti tra i dentio vicino alle gengive, oltre allo spazzolino. Se la frutta èmangiata intera, fresca, matura, gli acidi della frutta nonavranno impatto negativo, qualora vengano prontamenterimossi.

DISINTOSSICAZIONE

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Nei primi tempi, che possono essere giorni, settimane oanche mesi, a seconda dello stato di intossicazione giàpresente nel proprio organismo, si potranno verificarediversi sintomi attribuibili al processo didisintossicazione. È bene conoscerli per conferire loro lagiusta importanza.

Quando si adotta una dieta a base di frutta e verdura, ilcorpo, non essendo più costantemente impiegato adevolvere gran parte delle sue energie per il processodigestivo, nonché per la “difesa” continua da agentitossici di varia natura, può finalmente iniziare aprodigarsi per l’espulsione di tutte le tossine accumulatenegli anni e, più in generale, per il processo diriparazione dei danni subiti.

Così, tutte le sostanze tossiche accumulate per anni neitessuti e negli organi vengono progressivamente immessenel circolo sanguigno per essere espulse.

Questo processo di disintossicazione può durare anchemesi e può procurare vari malesseri, che simanifesteranno nel momento in cui le sostanze piùvelenose entrano nel sangue.

Così si potranno verificare momenti, o giornate, in cui cisi sente stanchi, perché si ha un basso livello di energia.

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La disintossicazione non è uguale per tutti e quindi non èprevedibile: il giorno in cui il nostro organismo decide di“ripulirsi” pesantemente, è molto probabile che non cisentirà affatto bene.

In generale durante i primi periodi è meglio cercare didormire di più, di riposarsi maggiormente, di evitareesercizi fisici particolarmente intensi e stress mentale,finché il corpo non sarà più pulito.

Altri sintomi, oltre alla stanchezza, attribuibili alladisintossicazione possono essere: nausea, giramento ditesta, emicranie, cattiva digestione, mancanza di appetito,confusione mentale, idee pessimistiche, malumore, gasintestinale, costipazione, spossatezza fisica, debolezzaimprovvisa e senso di svenimento, voglia improvvisa perdeterminati tipi di cibi, perdita di peso, dolori articolari,eruzioni a livello epidermico, ecc..

Per meglio capire cosa ci sta succedendo potremmo, peresempio, riferirci ad una persona che, dedita all’usomassiccio di alcol, decida di smettere. Tutti sanno chequalora l’alcolizzato in cura stia improvvisamente male,fatto abbastanza inevitabile, la causa non è certo l’acquache sta bevendo, bensì il veleno alcolico a cui eraassuefatto e che viene progressivamente eliminato,causando un forte desiderio di tale sostanza nel paziente.A nessuno verrebbe in mente di suggerire a tale persona di

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smettere di bere l’acqua e di riprendere a bere alcol persentirsi meglio.

La stessa cosa dovrebbe avvenire anche quando unapersona decide di seguire una dieta disintossicante comela DEA: a prescindere dai sintomi (di disintossicazione),a nessuno dovrebbe venire in mente di accusare la nuovadieta di tali sintomi e suggerire alla persona di tornare“sui propri passi”. Ma spesso non è così e infatti genitori,amici e conoscenti vari, genuinamente preoccupati per lasalute del loro caro, si prodigheranno in consigliinappropriati, in quanto non conoscono il meccanismodella disintossicazione. È bene sapere questo in anticipo,in modo da non soccombere a suggerimenti fuorvianti.

Queste crisi di rinnovamento organico sono raramentegravi e sono sempre prontamente seguite da una salutemigliore: sono solo richieste persistenza e determinazionequando esse si verificano. In ogni caso, in presenza didubbio, si potrà sempre fare un piccolo “passo indietro”,in modo da rallentare il processo di disintossicazione,ritornando a mangiare in modo normale, anche solo perqualche pasto, possibilmente astenendosi però dai cibi piùdannosi. L’importante è che poi si riprenda il camminonella giusta direzione, consci che si è trattato di una crisipasseggera e che, perseverando, si otterrà, come risultato,una salute ottima e un ringiovanimento dell’interoorganismo, nonché la scomparsa di tantissimi problemi

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psico-fisici.

Vi è, d’altra parte, un’altra eventualità, che si verificaquando il processo di disintossicazione tende aprolungarsi eccessivamente. Ci sono infatti alcune personeche, dopo aver cambiato dieta, continuano ad attribuiresintomi vari di malessere, anche dopo anni, al fenomenodella disintossicazione.

In particolare, non è normale, dopo un anno dicambiamento di dieta, sentirsi stanco nel pomeriggio se,naturalmente, si è già dormito a sufficienza la notteprecedente, oppure non avere abbastanza energia o vogliadi fare movimento, o essere soggetti ad alti e bassi dienergia, oppure sentirsi peggio di prima che siintraprendesse la nuova dieta, o avere un cattivo odore delcorpo, o mal di testa regolari, o avere più problemidentali di prima, ecc..

In questo caso, se uno si ritrova a eliminare prodotti dirifiuto ben oltre la durata di un anno o poco più, sarebbepiù logico interrogarsi su ciò che si sta facendo. Si stannoseguendo davvero le indicazioni apprese?

Forse si stanno mangiando grassi in eccesso, o si mangiadisordinatamente, o si consuma frutta secca, oppure troppenoci e semi vari, o troppo olio.

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Potrebbe essere che non ci si rende piacevole il pasto(ossia che non si consumi la frutta o la verdura in modoche risultino gradevoli), o che si mangia la frutta acerba,oppure che non si introducono abbastanza calorie in mododa soddisfare il proprio fabbisogno calorico.

O, d’altra parte, magari non ci si riposa a sufficienza, nonsi prende mai sole, non si sta mai all’aria aperta, non si famai attività fisica o se ne fa troppa, ci si ritrova troppospesso in condizioni di stress, ansia o altre emozioninegative.

Può anche darsi che si combinino i cibi in modoinappropriato, che si mangi troppo avocado, oppure che simangi quando non si ha fame, o si mangi troppo di fretta, onon si mastichi abbastanza, oppure che si assumanofrullati o centrifugati troppo velocemente (i centrifugatisono comunque sconsigliati perché troppo concentrati inzuccheri e privi di fibra), oppure che si mangi troppo.

Forse si fa uso di sostanze eccitanti? Per quanto riguardaquest’ultimo caso, infatti, bisogna tener conto che quandosi è assuefatti a qualsiasi tipo di sostanza tossica, che sitratti di droghe (più o meno legalizzate), oppure di alcol,fumo, bevande varie, cibo spazzatura, caffè, tè, spezie,zucchero, sale, condimenti vari, oli, ecc., ebbene il corpoè ormai anestetizzato e non reagisce più come hasicuramente fatto la prima volta in cui tali sostanze lo

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hanno aggredito. Ma, una volta ripulito, il nostroorganismo è di nuovo in uno stato di purezza tale per cuila reazione all’aggressione di qualsiasi sostanza tossicasarà forte e chiara, determinata, con tutte le manifestazioniconseguenti. Si dice che un caffè bevuto da una personache segua una dieta come la DEA equivalga a quattro ocinque caffè di chi segue la dieta “normale”.

SUPPLEMENTI E INTEGRATORI

Un proverbio dice: “Una mela al giorno toglie il medicodi torno”. È diventata consuetudine, seguendo lo stessoprincipio, servirsi di supplementi, integratori, medicine,allo scopo di colmare eventuali deficienze - o di forniredosi supplementari, secondo il principio “di più è meglio”– di vitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti, fibre,aminoacidi, grassi essenziali, ecc..

Ma così come una mela non può rimediare i danni diun’alimentazione scorretta, il problema fondamentale èche non basta aggiungere qualcosa per evitare leconseguenze che qualcos’altro di profondamente nocivo,che stiamo assumendo, ci causerà.

Sicuramente da un punto di vista commerciale è molto piùredditizio consigliare supplementi, integratori e medicine;ma è ovvio che se non si rimuove la causa che genera il

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problema, qualsiasi altro rimedio non potrà che essere unpalliativo.

Siccome, però, è faticoso rinunciare alle cattive abitudini,ecco che tali suggerimenti vengono subito ben accettatidalla maggior parte delle persone, in quanto è molto piùfacile aggiungere qualcosa, che si tratti anche di sempliciraccomandazioni (docce fredde, tisane, centrifugati,vitamine, sali minerali, saune, massaggi, una mela algiorno, ecc.), piuttosto che assumersi la responsabilità diinterrompere una abitudine dannosa: è faticoso,traumatico, richiede energia, privazione, determinazione.

La mia opinione, d’altra parte, è che non c’è altrasoluzione: le altre sono palliativi o, se mi si consente didirlo, solamente una presa in giro. Auguro a ognuno di noidi affrontare con la massima determinazione ogni ostacoloche si possa frapporre tra noi stessi e una splendidasalute, per quanto questo ostacolo possa apparireillusoriamente attraente (mi riferisco ai cibi a cui siamoabituati/assuefatti).

Nulla vale più della salute: purtroppo ce ne accorgiamospesso solo dopo averla persa!

Ecco una lista di alcune abitudini dannose che minanopesantemente la qualità della nostra vita: uso di droghe(legali o meno), medicine, caffè, sigarette, alcol, tè,

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cioccolata e altre veleni popolari di cui non cito lemarche; cibo spazzatura come patatine fritte, fast food,cibo di fabbrica, ecc.; mangiare eccessivamente; mangiarecibo che non è specifico per la razza umana, come carne ederivati, pesce, uova, latte e prodotti caseari, cereali,ecc.; uso di condimenti, spezie, sale, ecc., che ostacolanola digestione e conducono a mangiare eccessivamente;indulgere in emozioni negative (rabbia, antipatia, stress,invidia, gelosia, preoccupazioni, eccitazione, ostilità,paura, ansietà, disperazione, odio, fretta, litigi, ecc.);mancanza di sonno e di riposo; combinazioni alimentariinappropriate; mancanza di sole e di aria.

Sicuramente mangiando un po’ più di frutta e verdura,facendo un po’ più di esercizio fisico e talvolta ancheaiutandosi con l’integrazione di alcuni prodotti, si puòparzialmente e temporaneamente mitigare una dietadannosa o addirittura salvare persone da possibile morteper deficienza di vitamine o sali minerali. Ma fino a chenon si rinuncerà alle cattive abitudini, non importa quantichilometri di corsa si facciano o quanti supplementi siassumano, o quanto sole si prenda, non si potrannoeliminare le conseguenze.

È meglio un’onesta analisi delle proprie abitudini e poi uncambiamento graduale di vita!

Una dieta come la DEA fornisce il massimo possibile di

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vitamine, sali minerali, enzimi, antiossidanti, fitonutrienti,fibra, carboidrati, proteine, grassi e acqua nellaproporzione ottimale, senza rischio di generare carenzedovute da eccessivo assorbimento di talune sostanze ascapito di altre, rischio che si manifesta invece assumendoi vari nutrienti in forma separata, come nel caso diintegratori, medicine e supplementi.

Secondo l’Igiene Naturale, se si soffre di una deficienza,la causa non è da ricercarsi nella mancanza di nutrientispecifici assunti col cibo, bensì in un’assimilazionedanneggiata. È tipico l’esempio del latte, che vieneassunto per incrementare il calcio eppure, come è statorilevato, sono proprio le popolazioni che più ne fannouso, se paragonate con quelle che non lo bevono, asoffrire di osteoporosi. E questo perché,indipendentemente da quanto calcio si assuma, esso nonverrà assimilato fino a che non verranno eliminate le variecause che ne limitano l’assorbimento (oltre a quelle che lo“rubano” all’organismo): caffeina, eccessive quantità diproteine nella dieta, fumo delle sigarette, carenza divitamina D, assunzione di sale (incluso il sale marino) ealcune medicine.

Un’unica possibile eccezione: la vitamina B12.

Su questa vitamina vi sono pareri discordanti: vi è chisostiene che la carenza di vitamina B12 è stata riscontrata

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in chi segue una dieta vegana, ma vi è altresì chi fa notareche tale carenza è stata parimenti riscontrata anche in chisi nutre di carne; come a dire che una sua deficienza siapiù probabilmente determinata da una sua mancataassimilazione e produzione, più che da una sua effettivamancata assunzione nel nostro organismo.

Questa vitamina, che viene normalmente prodotta daalcuni batteri presenti nella flora intestinale è essenzialeper la salute, in quanto una sua deficienza può danneggiareirreversibilmente il sistema nervoso.

Così, per prima cosa, è importante che la nostra florainterna non sia distrutta dalle seguenti cause: uso diantibiotici e di molte medicine, idro-colon-terapie, puliziedel colon con varie sostanze naturali, mangiare in eccesso(che causa fermentazione e produzione di veleni e acidiche danneggiano la flora), uso regolare di cibo freddo,caffè, tè e altri stimolanti.

Detto ciò, per non correre rischi, data l’estremadivergenza di opinioni, la maggior parte delle autorità infatto di alimentazione a base di frutta e verdura crudaconsiglia di assumere un supplemento di vitamina B12,onde evitare possibili carenze.

Tra coloro che, invece, non ne intravedono la necessità(come per esempio il Dr. Douglas Graham),

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l’argomentazione principale è che nutrendosi di frutta everdura biologica, senza lavarla in maniera maniacale, laquantità di B12 assunta dovrebbe essere sufficiente.

Personalmente, per problemi economici, non possopermettermi al momento di nutrirmi esclusivamente dicibo biologico (speriamo che in futuro la produzionebiologica divenga sempre più economica a fronte di unamaggior richiesta da parte del pubblico), anzi, lapercentuale di questo da me consumata è davvero limitata.Peraltro, al momento in cui scrivo, quindi a un anno emezzo dall’inizio di questo tipo di regime alimentare, aseguito di analisi del sangue non riscontro carenze di B12,pur non avendola assunta come integratore. Non escludoperò di cominciare ad assumerla con regolarità, sarannole future analisi e l’istinto a guidarmi nella scelta. Horitenuto giusto, comunque, avvertire il lettore che questa è,in effetti, l’unica forma di integrazione che potrebbeessere necessaria.

Inoltre, è interessante notare che periodicamente fanno lacomparsa sul mercato nuovi integratori e supplementi,delle più svariate origini e latitudini, pubblicizzati a talpunto da far credere che la salute senza di essi sia unapura chimera. Non si considera però il fatto che talepubblicità sta automaticamente a significare che tutti iprodotti del genere venduti in precedenza non garantivano,evidentemente, la salute che promettevano, altrimenti

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quelli nuovi sarebbero inutili. E questo significa chequindi, seguendo la stessa logica, quelli attuali sarannoprobabilmente sconfessati dai prossimi.

È altrettanto interessante notare che questi integratori, chesono venduti come l’ultimo ritrovato in fatto di “rimedinaturali”, sono comunque generalmente abbastanzacostosi. Non sarebbe forse il caso di spendere i proprisoldi in cibo (frutta e verdura) della migliore qualità,quindi biologico, per assicurarsi una salute migliore?D’altra parte è solo questione di sperimentare la DEA perun po’ di tempo, per poi farsi una propria opinione sullanecessità o meno di ricorrere a qualsiasi integratore osuper-cibo.

NUMERO DI PASTI AL GIORNO

Vi sono due tendenze diverse, a proposito del numeroideale di pasti da effettuarsi nella giornata: quella di piùpasti piccoli (tre, quattro, anche cinque al giorno), oppurequella dei grandi pasti (due e perfino uno).

Credo che la cosa più importante, a tale riguardo, siaquella di non mangiare in continuazione, perché in questomodo l’apparato digerente non avrebbe mai riposo e isucchi digestivi non avrebbero tempo di riformarsi.Inoltre ci si ritroverebbe con residui di cibo tra i denti per

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tutto il giorno, con conseguente rischio di formazione dicarie, nonché di infiammazione delle gengive.

All’inizio, peraltro, non sarà facile riuscire ad attenersi aun numero fisso di pasti, perché è abbastanza probabileche non si riuscirà a mangiare frutta a sufficienza a ognipasto e quindi si avrà fame prima del previsto. Ad ognimodo, personalmente, trascorso il primo periodo di temponel quale mi sono concesso “quello che veniva”, pur diattenermi ad un’alimentazione di solo frutta e verdura, misono assestato su un numero di tre, massimo quattro pastial giorno, salvo eccezioni, e mi trovo benissimo, senzamai avere cali di energia.

IL SONNO

A parte le solite regole scontate, ma sacrosante, di cercaredi andare a dormire il più presto possibile, perché “le oreprima di mezzanotte contano il doppio”, se si vuolegodere di un sonno il più ristoratore possibile, e quindi ilmeno disturbato, è importante evitare tutti cibi o lebevande che contengono caffeina, così come anche aglio,cipolla, porri e condimenti vari, perché eccitanti, nonchél’abitudine di mangiare prima di andare a dormire.

È anche importante evitare di mangiare frutta dolce(banane, cachi, fichi, uva, mango, ecc.) prima di coricarsi,

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perché gli zuccheri in essa contenuti forniscono troppaenergia, e frutta grassa (avocado, olive, cocco), altrimentipotreste svegliarvi stanchi il giorno dopo.

È consigliabile, se vi viene fame prima di coricarvi,mangiare del sedano, oppure uno o due pomodori (nonconditi), o una mela. L’ideale sarebbe smettere dimangiare e bere tre ore prima di coricarsi, in modo che ilsonno non sia disturbato dalla digestione e da necessitàfisiologiche.

ACQUA

Seguendo una dieta a base di frutta e verdura, si scopriràdi avere una minima necessità di bere acqua e questoperché la frutta e la verdura contengono già la maggiorparte di acqua di cui il corpo ha bisogno.

La raccomandazione di bere due litri di acqua al giorno èvalida per coloro che seguono una dieta in cui siproducono molte tossine (basata su carne, pesce, uova,prodotti caseari, carboidrati complessi, cibi cotti econditi, sale, spezie, dolci, ecc.), per cui risultafondamentale che esse vengano diluite al massimo, inmodo da nuocere il meno possibile.

Naturalmente in alcune circostanze, quali temperaturemolto alte o sudorazione elevata dovuta a esercizio fisico

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intenso, la richiesta di acqua potrebbe aumentare, ma,quando vi sarete ripuliti, sarà lo stesso stimolo della setea richiedere la giusta quantità di acqua necessariaall’organismo. Viceversa, una sete eccessiva in una dietacome la DEA potrebbe indicare che state assumendo unaquantità eccessiva di noci, nocciole, semi vari, avocado,olive, frutta essiccata, o che state usando sale o olio (chenon fanno comunque parte della DEA).

Si può essere eccessivamente assetati anche se si eccedenel consumo di frutta dolce, cioè se se ne assume più diquella che il corpo richiede, che è una circostanzaabbastanza insolita se si mangia con la dovuta calma emasticando bene il cibo.

Se però, per esempio, si beve velocemente un frullato condieci banane, ecco che potreste ritrovarvi con una quantitàeccessiva di zucchero nel sangue, il cui eccesso verràespulso nell’urina insieme all’acqua, fatto che potrebbeportare ad avere la bocca secca.

Bere è importante durante il periodo di transizione, perpermettere la diluizione delle tossine che vengono scioltenel sangue per essere eliminate. In seguito il desiderio perl’assunzione di acqua decrescerà naturalmente.

RICETTE CRUDISTE

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Se analizzate la maggior parte delle ricette crudiste, virenderete conto che non rientrano nella DEA, per ilsemplice fatto che il contenuto di grassi, come percentualecalorica, è altissimo, oppure che si usano cibi che nonrientrano tra frutta e verdura allo stato naturale, quindiintegra, fresca, cruda, matura, possibilmente biologica,con l’aggiunta opzionale di una minima quantità disemi.

L’uso di sale, spezie, salsa di soia, aglio, cipolle, olio,alghe, ecc., eccitano il palato e portano a mangiare ineccesso: questi cibi non danno salute ed energia.

SALE

Bisogna innanzitutto distinguere tra il cloruro di sodioestratto (dall’acqua marina o da miniera), che è irritante etossico per il corpo, in qualsiasi forma si presenti (sale datavola bianco, sale marino non raffinato, ecc.) e il sodio egli altri sali minerali che si trovano naturalmente nei cibivegetali (che sono sostanze nutritive importanti per ognicellula del corpo).

Mangiare vegetali come pomodori, sedano, spinaci efoglie verde scuro, fornisce il giusto apporto di sali nellecorrette proporzioni e soprattutto evita di smorzare lanaturale capacità delle papille gustative di percepire il

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dolce, l’acido o l’amaro (che è la ragione per cui chi usail sale spesso asserisce che il cibo è insipido e senzasale), nonché evita di ritardare la digestione el’escrezione e di alterare e sconvolgere il proprioequilibrio idrico.

Se è vero che abbiamo bisogno di sali minerali, taleassunzione deve avvenire nelle quantità e nelle forme incui essi si trovano nei cibi vegetali. Con un po’ dideterminazione e perseveranza, nel giro di pochesettimane di totale astinenza dall’uso di sale, si potràtornare a gustare appieno il sapore dei sali che si trovanonaturalmente nei cibi vegetali, sbarazzandosi diun’abitudine assai nociva, nonché della ritenzione idricache l’eccesso di sale provoca.

Il sale, infatti, si accumula nel corpo e fa sì che il corporitenga acqua per diluirne la sua concentrazione neitessuti, onde prevenire danni cellulari.

Il sale in eccesso si deposita in vari posti, come le paretidelle arterie, con la conseguenza di causare alta pressionesanguigna.

Inutile dire che gli animali che si trovano liberi in natura,lontano dall’influenza dell’uomo, non mangiano sale.

Quando si smette di mangiare sale, occorrono alcuni mesi

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prima che il corpo lo elimini, cosicché ci si ritroverà aurinare di più durante la notte, fino a che il sale in eccessonon verrà espulso.

In sostituzione del sale, di solito, passo al frullatorequalche pomodoro saporito, qualche gambo di sedano inpezzetti, un pomodoro essiccato al sole e ammollatoprecedentemente, mezzo limone, e qualche erba aromatica(menta, aneto, basilico, prezzemolo) aggiungendo, a volte,qualche oliva (anch’essa precedentemente lasciata inammollo per eliminare il sale).

ACETO

Anche l’aceto, che è formato da acido acetico diluito con19 parti d’acqua, è considerato tossico per l’organismoumano, compreso l’aceto di sidro e quello balsamico.

Secondo il Dr. Graham, l’eccessiva stimolazione dellaghiandola tiroide ad opera dell’aceto può portare aipertiroidismo e ipotiroidismo, nonché a patologieconcomitanti quali disturbi endocrini, disturbi nelmetabolismo di calcio e grassi, problemi legati al pesocorporeo, letargia (predisposizione a sonno continuo e areazioni psichiche ridotte), mal di testa, nonché allaclassica protuberanza degli occhi, forte odore del corpo,dolori al cuore, battito cardiaco accelerato (tachicardia) e

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accresciuta produzione di muco. Inoltre il suo usoripetitivo porta a un indurimento del fegato.

L’aceto non dovrebbe essere considerato un alimento.

SPEZIE E CONDIMENTI

Le spezie (curry, cannella, pepe, chiodo di garofano, nocemoscata, cumino, zenzero, peperoncino, aglio, cipolla,origano, ecc.), che risulterebbe arduo mangiare da sole,sono considerate tutte tossiche, in varia misura.

C’è una regola, secondo l’Igiene Naturale, per cuiqualsiasi cibo che non possa di per sé costituire un interopasto, non è da considerarsi cibo per la razza umana. Equesto, ovviamente, mette al bando spezie e condimenti.

Effettivamente, se ci pensiamo, nessun animale in naturausa condire il proprio cibo, né tantomeno combina più diun cibo per pasto (per scopi di piacere). Certo, sipotrebbe obiettare che gli animali non sono intelligentiquanto l’uomo e quindi non sono probabilmente neppurearrivati a escogitare l’idea di rendere più appetibile ilcibo che consumano. D’altra parte ci sarebbe da chiedersise l’uomo, che è indubbiamente più intelligente di essi,non abbia avuto un’idea che lo avvantaggia nel brevetermine (quello di un pasto), per poi penalizzarlo nellungo termine. Questi condimenti agiscono come irritanti

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del sistema digestivo e fan sì che il corpo produca mucocome protezione; essi inoltre mascherano il vero sapore dialcuni cibi che altrimenti non ci attrarrebbero e, ancora,inducono sulle papille gustative variazioni tali da renderleinsensibili ai sapori naturali più sottili di frutta e verdura.

Viene invece ammesso l’uso delle seguenti erbe fresche:basilico, prezzemolo, menta, aneto.

CAFFÈ, TÈ, CIOCCOLATA (CAFFEINA)

Gli effetti della caffeina sono ben documentati, ma nonsono normalmente riportati su nessun giornale, rivista,libro. La ragione principale è che quasi tutti (che si trattidi medici, giornalisti, scienziati, scrittori) lo bevono. Inaltre parole coloro il cui lavoro consiste nell’informare,sono tutti grandi consumatori di caffè, tè, bevandecontenenti caffeina, cioccolato e quindi non interessati amettere in rilievo qualcosa che li costringerebbe aprendere atto di una realtà non piacevole.

Vi è tuttavia uno scienziato, Stephen Cherniske, che hapassato dieci anni della sua vita a ricercare gli effettidella caffeina sul corpo, riportando i risultati nel libro“Caffeine Blues” (“Depressioni da caffeina”). Cito diseguito, in sintesi, alcune delle sue scoperte. (56)

Egli sostiene che la caffeina non fornisce alcuna energia

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supplementare o, meglio, che l’energia che otteniamodalla caffeina è simile all’ “energia” che pervade uncavallo quando viene frustrato, cioè che non si tratta dienergia supplementare, bensì di energia di riserva cheviene spesa in risposta a un danno.

Similmente quando beviamo un caffè, l’energia chesentiamo è solo una stimolazione chimica derivantedall’induzione di uno stato di emergenza, che il nostroorganismo mette in atto per espellere un veleno e che puòportare a irritabilità, bruschi cambi di umore e attacchi dipanico. L’effetto definitivo della caffeina sul carattere puòmanifestarsi come depressione e fatica cronica. Lacaffeina dà l’illusione di un’accresciuta vigilanza,prontezza, velocizzando il battito cardiaco e alzando lapressione sanguigna, ma di fatto non aumenta globalmentel’attività mentale.

Abbiamo letto tutti, da più di qualche parte, che se lacaffeina viene consumata in quantità moderate non ponealcun problema per la salute, anzi vi sono articoli in cui silegge dei benefici derivanti dal bere caffè. In realtà lacaffeina è un veleno per il quale il corpo non ha progettatoalcun utilizzo, poiché è un pericolo per le sue funzionivitali, e dal quale, una volta bevuto, si deve subitodisintossicare attraverso il fegato e rigettarlo con grandesforzo.

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La “stimolazione” che sentiamo dopo aver bevuto caffènon è altro che lo sforzo intrapreso dall’organismo pereliminare questo veleno. L’uso del caffè per unmiglioramento del proprio umore è una benedizione nelbreve termine e una maledizione nel lungo termine. Questoperché se la stimolazione delle ghiandole surrenali (chesecernono adrenalina) può fornire una transitoria “carica”anti-fatica, l’effetto finale sarà una depressione lieve oprofonda.

Per quanto riguarda la tolleranza, che cambia da individuoa individuo, ciò che può essere tollerato ora, potràcausare problemi di salute solo pochi anni più tardi.

La caffeina, che non è né un cibo, né una bevanda, ma inrealtà un veleno biologico usato dalle piante comepesticida per scoraggiare, col suo sapore amaro, l’attaccoda parte di insetti e animali, viene considerata una droga,al punto che basta berne tre tazze per essere squalificatidai Giochi Olimpici.

Oltre alla caffeina, il caffè contiene un gruppo di compostiestremamente tossici conosciuti come IdrocarburiPoliciclici Aromatici, che sono agenti cancerogenirilevati, tra l’altro, nella carne cotta al barbecue.

La cioccolata contiene una piccola quantità di caffeina, maanche una gran quantità di teobromina, che è una sostanza

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analoga alla caffeina, che produce effetti simili.

Il fatto che la maggior parte delle persone beva caffè nonè garanzia di nulla, così come non lo è, per esempio, ilfatto che tante persone continuino a fumare sigarette. Ilcaffè danneggia la digestione, contribuendo a gonfiore eformazione di gas intestinale, nonché alla formazione disostanze tossiche derivanti dalla fermentazione deicarboidrati e dalla putrefazione della proteine, cheverranno riassorbite nel flusso sanguigno, aumentando ilrischio di patologie gastrointestinali.

L’uso di caffeina disturba la fase di sonno profondo,creando così un circolo vizioso per cui una diminuzione disonno porta a consumare più caffeina, che porta ad unulteriore diminuzione di sonno, ecc.. La ricerca scientificasta recentemente dimostrando che il sonno disturbato deglianziani è un fattore maggiore di degenerazione non solofisica ma anche mentale.

La caffeina causa una perdita di vitamina B nelle urine,nonché di calcio, aumenta la perdita di potassio, che sirivela ulteriormente maggiorata se il caffè è assunto con lozucchero, e provoca una perdita anche di zinco.

Sono molte le persone che usano la caffeina per il suoeffetto lassativo, diventando così dipendenti da questasostanza senza la quale non riescono più ad evacuare con

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regolarità: con un’alimentazione come la DEA, ricca difibre solubili, il problema viene efficacemente risoltosenza la necessità di instaurare una dipendenza da questasostanza altamente tossica.

L’uso abituale di caffeina è spesso responsabile di mal ditesta, che scompare quando se ne assume una nuova dose(fra l’altro, tanti sono gli analgesici per il mal di testa checontengono caffeina), instaurando un circolo vizioso didolore e depressione che distrugge la qualità della vita.

La caffeina contribuisce al deperimento delle ghiandolesurrenali, fatto che si può avvertire quotidianamente ognivolta che non ci si sente più in grado di affrontare icompiti giornalieri con la necessaria vitalità.

Sembra che la caffeina produca, sulle donne, un dannoancora maggiore, causando deficienza di ferro e perdita dicalcio con conseguente rischio di osteoporosi, senzacontare i danni che si riversano sui feti e i neonati inallattamento.

Normalmente ci vogliono 60 giorni per eliminare tutta lacaffeina e goderne i risultati ma, attraverso una dieta abase di frutta e verdura cruda, la disintossicazione puòessere accelerata.

Vi sono una serie di surrogati del caffè, a base di erbe e

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altri semi tostati, per chi volesse abolire questa malsanaabitudine ma, visto che i semi sono comunque tostati, contutte le conseguenze già viste riguardo alla cottura deglialimenti, vi posso dire come, personalmente, ho risolto laquestione del caffè mattutino: spremuta d’arancia (con lapolpa aggiunta alla spremuta stessa)!

Una vera “sferzata d’energia” la si può comunquesperimentare dopo un frullato di qualche banana (conl’aggiunta di un po’ d’acqua): provare per credere!

In quei rari casi in cui mi ritrovo a essere stanco e a doverstare sveglio, magari lontano da casa e senza frutta aportata di mano, ordino un caffè americano, quindi conacqua abbondante fino a riempire quasi tutta la tazza e,sorseggiandolo lentamente, ne bevo circa la metà,lasciando il resto. Ovviamente parlo di situazioni diemergenza che mi auguro capitino sempre meno, essendocomunque risoluto a debellare anche questa abitudinenociva, sebbene sporadica. Un’altra valida alternativa, nelcaso si gradisca una bevanda calda, è acqua calda elimone.

COMBINAZIONI ALIMENTARI

Se, per quanto riguarda l’alimentazione occidentalestandard, sono stati scritti libri inerenti le combinazioni

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alimentari vantaggiose e svantaggiose, all’interno di unadieta già estremamente semplificata come la DEA, ecco lepoche e semplici regole per evitare problemi digestivi:

1. Non mischiare grassi e zuccheri, altrimenti siverificherà fermentazione di questi ultimi. Evitarequindi: datteri con noci, frutta essiccata con avocado,avocado con frutta dolce, macedonia con cocco, ecc..

2. Non combinare acidi con amidi, in quanto l’aciditàferma la digestione degli amidi nella bocca, ocomunque la rende più difficile. Evitare quindi patatecotte (che non rientrerebbero, comunque, strettamentenella DEA) con pomodori, arance con banane (chepossono contenere amido).

3. Non combinare diversi tipi di cibi grassi in un solopasto, che altrimenti rallenteranno la digestione, comenoci e avocado, noci con olio (comunque noncontemplato nella DEA), cocco e avocado, cocco connoci, con mandorle, ecc..

Sono invece da considerarsi combinazioni favorevoliquelle tra verdure fresche (lattuga, spinaci, sedano) conqualsiasi tipo di frutta, così come la combinazione deivari tipi di frutta tra loro (eccetto banane e arance).

Per quanto riguarda le regole di combinazioni alimentari

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di cibi che non rientrano comunque nella DEA, ecconealcune:

1. Non combinare amidi cotti con zucchero: si tratta,infatti, di una delle peggiori combinazioni possibili,che darà luogo quasi inevitabilmente alla formazionedi gas. Da evitare quindi: pane con marmellata, o concreme dolci varie; dolci di tutti i tipi, frutta a finepasto, ecc..

2. Non combinare diversi tipi di amidi cotti tra loro,come pane e patate, pasta e patate, ecc..

3. Non combinare amidi con proteine, come carne epatate, pane e carne, pane e formaggio, riso e tonno,ecc..

LA SEQUENZA IDEALE

Vi sono cibi che vengono digeriti velocemente e altri piùlentamente. Se, quando si mangia, si introducono prima icibi lenti da digerire, quando verranno introdotti quelliche hanno una digestione più veloce, essi dovrannoaspettare, in quanto i cibi si depositano nello stomaco “astrati” e quindi i primi ad arrivare saranno i primi adessere digeriti e, di seguito, gli altri.

Poiché il processo di digestione può richiedere anche ore,

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durante questo tempo alcuni cibi (specialmente la frutta egli amidi) iniziano a fermentare, producendo alcol e gas,essendo il primo dannoso per tutte le cellule con cui vienea contatto e il secondo… per le relazioni sociali.

Da ciò è facile arguire perché è meglio sempre iniziare ilpasto con cibi molto idratati come la frutta, che sidigerisce velocemente e lascia lo spazio libero per i cibipiù concentrati. Se si comincia il pasto con un pezzo dimelone, in pochi minuti esso avrà già abbandonato lostomaco, lasciando spazio per qualcosa che sarebberisultato altrimenti incompatibile, come avocado o noci.

La sequenza ideale è quindi quella che prevede i cibi piùdigeribili per primi, e gli altri successivamente, secondol’ordine crescente di tempo richiesto per la lorodigestione.

1. Sono digeribili molto velocemente: melone, fruttisuccosi, frullati e spremute di frutta (polpa compresa,in modo da ingerire anche la fibra), brodi di verdura,insalate frullate (senza grasso).

2. Sono digeribili velocemente: vegetali crudi.

3. Digestione più lenta: verdure a vapore, composte daamidi leggeri, cioè tuberi e radici, (come patate,carote, ecc.).

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4. Digestione lenta: cereali, pane, avocado, olio, ecc..

5. Digestione molto lenta: noci, cibi proteici, ecc..

Ecco alcune sequenze nettamente sconsigliate: nociseguite da frutta o amidi; amidi seguiti da frutta o amidi;amidi seguiti da cibi acidi; banane seguite da frutta acida;cibo cotto seguito da frutta o noci; frutta secca seguita dafrutta fresca; patate seguite da pomodori.

La cosa migliore sarebbe comunque quella di mangiare untipo di cibo alla volta: in questo caso la digestione èperfetta e l’energia risultante è massima in quanto la suadispersione è minima (compatibilmente col tipo di ciboingerito).

LA DIGESTIONE OTTIMALE

La digestione ottimale avviene quando:

1. Non si mangia se non si ha fame.

2. Si combinano correttamente i cibi o, meglio ancora, simangia un solo tipo di cibo alla volta, fino a sazietà.

3. Si mangia in condizioni rilassate e serene, in unambiente piacevole. È ovvio che fretta, rumore,inquinamento, emozioni negative (rabbia,

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preoccupazioni, stress, ecc.), ostacolano ladigestione, in quanto causano l’interruzione dellasecrezione dei succhi digestivi.

4. Non si mangia eccessivamente, il che non vuolnecessariamente dire alzarsi da tavola con la fame,bensì non oltrepassare il limite in cui ci si sente sazi.Questo, seguendo la DEA, diventerà molto facile,perché una delle cose veramente prodigiose dinutrirsi secondo quello che la natura ha predispostoper noi, senza necessità di condimenti, senza cottura,ecc., è che la sensazione di sazietà è ben segnalata dalnostro organismo al momento giusto, rendendociveramente arduo continuare, in quanto gli zuccheridella frutta vengono assorbiti molto velocemente nelcircolo sanguigno e quindi il cervello ci invia talesensazione.

5. Si mangiano i cibi specifici per la nostra specie, cioèfrutta e verdura a foglia tenera. Più ci si discosta daquesta linea, più problemi digestivi ci si troverà adaffrontare.

6. Non si usano sale, spezie e condimenti che, comeabbiamo già visto, sono tossici e disturbano edanneggiano la digestione. Spesso i cibi aromatici,piccanti, vengono rigettati causando diarrea.

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A volte ci si ritrova a fare uso di supplementi, integratorie “super cibi” per la preoccupazione che il cibo chemangiamo sia sprovvisto di alcuni nutrienti, quandoinvece, nella grande maggioranza dei casi, il problemaprincipale è che una digestione compromessa ne rendedifficoltosa l’assimilazione. Quando la digestionefunziona bene, potremo ricavare tutte le vitamine e iminerali di cui abbiamo bisogno, dal cibo specificoprevisto per noi: frutta e verdura.

FRULLATI, CENTRIFUGATI E SPREMUTE

I frullati sono un ottimo sistema per consumare grandiquantità di frutta o verdura, o un mix delle due. Infatti, essisi preparano in pochi minuti e non vengono persi chepochissimi nutrienti (fatto dovuto al contatto degli alimenticon le lame del frullatore), anzi, il processo disminuzzamento del cibo opera una sorta di predigestionedegli amidi della frutta. I frullati sono anche un buonsistema di assunzione di cibo per chi abbia problemi dimasticazione o anche di digestione.

I centrifugati di verdure hanno la controindicazione dovutaal fatto che, tramite il processo di estrazione del succo,viene eliminata la fibra, rendendo gli zuccheri presentinella verdura stessa, ed eventualmente anche quelli dellafrutta, troppo concentrati. Nel caso si volesse fare uso dei

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centrifugati, il consiglio è quello di berli moltolentamente, sorseggiandoli (raccomandazione validaanche nel caso di frullati e spremute) e inoltre di includereuna parte (o tutta) della fibra che è stata separata,semplicemente aggiungendola. Nel caso di spremute diagrumi, la raccomandazione è quella di includere la polpache è stata separata, in modo da attenuare l’impattoglicemico.

ERRORI COMUNI IN UNA DIETA CRUDISTA

1. Eccesso di grassi (noci e semi oleosi vari, burro disemi vari, olive, olio, avocado): questo è l’errore piùgrande, che può portare a conseguenze spiacevoli ditutti i tipi (vedi capitolo “I grassi e il grande ingannodelle percentuali caloriche”).

2. Non mangiare abbastanza frutta: causa dimagrimentoeccessivo, mancanza di energia, voglia di cibo denso(grassi, carboidrati complessi, dolci).

3. Uso di sale, condimenti, spezie.

4. Uso di integratori, quali lievito di birra, germe digrano, alghe marine, ecc.. Il lievito complica ladigestione causando fermentazione; il germe di granoè un derivato dei cereali; le alghe, così come il pescee i frutti di mare, sono pesantemente inquinati da

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mercurio e da altri metalli pesanti, oltre a conteneresale e tutte le tossine di cui i mari sono ormaistracolmi. In ogni caso questi alimenti non vengonoconsiderati cibi per l’uomo.

5. Uso di caffè, tè, cacao.

6. Mangiare frutta secca (uvette, datteri, fichi,albicocche, ecc.)

7. Bere grandi quantità di succhi di frutta o di centrifugatidi verdure.

8. Mangiare miele, melassa, sciroppo d’acero, d’agave,di malto, creme dolcificanti varie (di nocciole,carrube, ecc.).

9. Mangiare troppi germogli di legumi e cereali.

10. Non curarsi dell’igiene dentale, con la giustificazioneche “tanto il cibo è naturale”.

11. Non fare esercizio fisico, o farne troppo.

12. Non dormire abbastanza, oppure dormire a oreirregolari.

13. Non riposarsi abbastanza.

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14. Pensare sempre al cibo.

15. Stare troppo tempo al sole.

16. Assumere un atteggiamento fanatico: la cosa miglioresarebbe considerare la propria alimentazione come unesperimento, senza cercare di convincere chi non nevuol sapere, senza ostentare atteggiamenti disuperiorità, senza dovere a tutti i costi parlarne se nonvi viene chiesto esplicitamente. È meglio mantenereper noi il nostro entusiasmo oppure condividerlo conchi si dimostri interessato.

Non è necessario assolutamente mangiare al 100% crudo,anche se tale regime è estremamente sano. Altrealternative sono quelle di includere verdure cotte avapore, che è sicuramente meglio che consumarepreparazioni ad alto contenuto di grassi. Eventualmente sipossono aggiungere cereali integrali, magarioccasionalmente, sempre dopo aver consumato la fruttaper prima, poi la verdura cruda, poi quella cotta, in mododa limitarne la quantità al minimo e di non compromettereeccessivamente la digestione.

In ogni caso la DEA va adattata alla necessità dellasingola persona, senza dover a tutti costi aderire a unideale, per quanto sano possa essere. Ogni persona èdiversa dall’altra e forzarsi per raggiungere un obiettivo,

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se non si è pronti o non si è convinti, non è mai lasoluzione più intelligente, anche perché prima o poi sifallisce.

Raccomandabile è invece muoversi gradatamente verso ladirezione che si considera ideale e intraprendere icambiamenti che si sente di poter accettare, senzarovinarsi la vita con privazioni e sensi di colpa. Se siagisce con intelligenza, in maniera graduale, evitandobruschi cambiamenti e scossoni eccessivi all’organismo,oltre ad evitare eventuali “crisi di disintossicazione”eccessive, si otterrà comunque il risultato migliore, chenon è necessariamente quello di sposare la DEA al 100%.

L’ideale sarebbe mantenere sempre un atteggiamentosereno in ogni scelta. Naturalmente, senza molte delleinformazioni contenute in questo libro, potrebbe nonvenire mai nemmeno in mente di voler cambiare qualcosa.Quindi la conoscenza è il primo passo.

È importante anche, dopo aver terminato la lettura delpresente testo, qualora ci si ritrovi a condividerne alcuneo più parti, rileggerlo spesso. Questo perché siamoimmersi in una realtà dove tutto ci induce costantemente amuoverci in direzione contraria a un’alimentazione diquesto tipo.

Il bombardamento mediatico è molto più subliminale di

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quanto si possa credere e difficilmente, inoltre, si potràcontare sul supporto di chi si ha vicino: sarà più facileessere attaccati da tutti, compreso chi, per affetto, sipreoccupa genuinamente per la vostra scelta. Questoavviene, forse, perché queste persone non hanno ancoraavuto l’opportunità di leggere le presenti informazioni,che hanno cambiato il vostro punto di vista. Potreste, in talcaso, chiedere loro, con molta gentilezza, se sianointeressati a leggere questo testo ed eventualmenteprestarglielo. (E rimanere completamente sereni e beati afronte di un loro eventuale rifiuto!)

Ma, in ogni caso, più rileggerete tutti questi dati, più essivi verranno prontamente in aiuto, una volta interiorizzati,nei momenti di dubbio o di difficoltà. Se non avessi lettocostantemente tutti i libri da cui ho tratto questo materiale,avrei fatto così tanti errori da aver già abbandonato datempo la DEA. Molti amici mi chiedono come faccia aresistere alle tentazioni: la risposta è che mi “immergo”talmente tanto in questa nuova conoscenza che essadiventa il mio punto di forza. Ogni volta che rinuncio aqualcosa del mio vecchio stile di vita, lo faccio con lanuova consapevolezza, che mi “suggerisce” al volo leeventuali conseguenze che deriverebbero dal mangiare iformaggi, oppure la carne, i salumi, i dolci, oppure dalbere il vino, la birra, le varie bibite, ecc.. Se non ci fosseuna grande motivazione basata sulla conoscenza, avrei giàabbandonato da tanto tempo questo percorso, mentre, al

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contrario, sono ben felice di non averlo fatto.

DESIDERI IMPROVVISI DI CIBO

Le cause che portano a desideri improvvisi per certi cibipossono essere molteplici: da quelle fisiche, proprie delprocesso di disintossicazione (residui di sostanzecontenute da tempo nei tessuti che entrano nel sangue peressere espulse “riaccendono” il desiderio per quel tipo dicibo o di sostanza), a quelle psicologiche (come trovarsiin presenza di persone che stanno consumando quelparticolare tipo di cibo, circostanza che “riaccende” nellamente episodi passati che contengono sensazioni benspecifiche). In ogni caso, la soluzione è una sola:mangiare tanta, tanta, tanta frutta.

Mangiate frutta di tutti i generi, innamoratevi della frutta,fate in modo di averla sempre a portata di mano, in casa,in borsa, ovunque andiate. Le banane sono un’ottimasoluzione, sono pratiche e saziano, ma potete portare convoi qualsiasi tipo di frutta che desideriate, magari insiemea qualche pomodoro o a qualche gambo di sedano, nelcaso che dopo la frutta desideriate qualcosa di salato.Questo è l’unico, semplice trucco/accorgimento: nonfatevi mai sorprendere senza le vostre scorte. Vi assicuroche dopo averle ingerite, cambierà completamente lavisione della vita!

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COSA MANGIARE

1. Frutta, di tutti i tipi:

• Frutta dolce: banane, cachi, fichi, ciliegie, mango,papaya, uva dolce, ecc..

• Frutta semi-acida: mele, pere, pesche, pesche noci,uva aspra, albicocche, prugne, more, mirtilli, ecc..

• Frutta acida: pompelmi, limoni, arance, mandarini,fragole, lamponi, ananas, melagrane, kiwi, ecc..

• Frutta molto acquosa: angurie, meloni (di vari tipi).• Frutta grassa: avocado, olive, cocco.

2. Verdure a foglia tenera e vegetali non amidacei:lattuga, spinaci, radicchio, scarola, riccia, lattugaromana, rucola, soncino, cicoria, crescione, indivia,sedano, pomodori, cetrioli, zucchine, peperoni (gliultimi quattro sono considerati botanicamente frutti,poiché contengono i semi).

3. Verdure amidacee (sebbene esse non facciano partedella DEA in senso stretto, vengono qui menzionatecome ottima soluzione alternativa ai cereali, ocomunque durante la dieta di transizione): cavoloverza e cavolo cappuccio (poco amidacei), carote,carciofi, patate, patate dolci, sedano rapa, cavolfiore,broccoli, cavolini di Bruxelles, ecc.. Alcune possono

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essere mangiate crude, mentre altre, le più amidacee(le più dure), saranno più digeribili se cotteleggermente a vapore.

4. Semi oleosi: noci, mandorle, nocciole, noci delBrasile, semi di lino, di girasole, di zucca, ecc.. Damangiarsi in piccole quantità, preferibilmente instagione, quindi fresche e non disidratate. Altrimentisarebbe meglio lasciarle a bagno per una notte, perpermetterne la reidratazione. Alcuni si trovano beneescludendo anche le noci e i semi dalla dieta,preferendo avocado e olive, mentre altri preferisconoincluderle: l’importante è non superare i 30-60grammi circa al giorno (a seconda del vostrofabbisogno calorico giornaliero, che può variare da1500 a 4000 e più calorie). È altresì importantemasticare molto bene e ricordare di lavarsiaccuratamente i denti per eliminare i residui che quasiimmancabilmente si depositeranno tra essi. I vari tipidi burro derivanti dai semi schiacciati (di noci, disesamo, ecc.) sarebbero pure inclusi nella DEA, sedurante il processo non subissero riscaldamento; ilproblema è che non è facile reperirne di questo tipo.Nel caso si riuscisse a trovare, per esempio, delTahini crudo (burro di semi di sesamo), la quantitàsuggerita potrebbe variare da uno a quattro cucchiai(se questo costituisce l’unico grasso consumato inquel giorno).

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5. Vegetali cotti: non fanno strettamente parte dellaDEA, ma rappresentano un’ottima soluzione in unadieta di transizione, o nel caso in cui si decida diapplicare la DEA solo in parte. Essi costituisconosicuramente una scelta migliore rispetto ad alcunericette crudiste che prevedono l’uso di grassi ineccesso (rispetto al 10% suggerito dalla DEA), eanche rispetto al cibarsi di noci e altri semi oleosi ineccesso. Si può anche preparare una zuppa calda diverdure, in particolare se si sente il bisogno di unpiatto caldo, magari quando il clima è più freddo. Ivegetali cotti sono sicuramente meglio dei cereali, inquanto non hanno le loro controindicazioni.

COSA È MEGLIO EVITARE

Oltre a tutti i cibi di cui si è già ampiamente trattato (carnee derivati, latte e derivati, pesce, uova, cereali e cibospazzatura come dolci, patatine fritte, snack, bevandevarie, fast food, caffè, tè, cioccolata, gelati, caramelle,ecc.), ecco alcuni altri alimenti da evitare:

1. Frutta secca. La frutta secca (intendendo con questotermine tutta la frutta che è stata sottoposta alprocesso di essiccazione, quindi uvetta, fichi,albicocche, datteri, ecc.) è stata privata del contenutodi acqua e quindi gli zuccheri si trovano in forma

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troppo concentrata. Inoltre la frutta secca provocaassuefazione ed è assai facile mangiarne in eccessocon conseguente formazione di gas intestinale edisturbi digestivi. Senza contare che essa si appiccicaai denti e favorisce la formazione di carie. Seabbiamo desiderio di frutta secca, ancora una volta laragione è sempre la stessa: non abbiamo mangiatoabbastanza frutta fresca. La frutta secca può essereconsiderata come un cibo di emergenza, quando lafrutta fresca non sia disponibile. In questo caso lamasticazione dovrebbe essere accuratissima, cosìcome la successiva pulizia dei denti.

2. Frutta congelata. Il problema principale della fruttacongelata, così come dei gelati (oltre agli altriingredienti in essi contenuti), è che vengono ingeritifreddi, il che equivale a porre un sacchetto dighiaccio nello stomaco: sicuramente causeràindigestione. Inoltre l’uso regolare di cibo freddo,congelato, può influire negativamente sullo stato dellaflora batterica intestinale e causare una deficienza divitamina B12.

3. Olio. Ogni volta che consumiamo cibo raffinato, chenon sia cioè ingerito nella forma in cui la natura lo hapredisposto come cibo per la nostra specie, ciallontaniamo automaticamente dalla salute. Gli oli, diqualsiasi natura essi siano (oliva, semi, cocco, ecc.),

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sono essenzialmente calorie vuote poiché, essendostati privati della fibra (oltre che dei carboidrati,delle proteine, di alcune vitamine e sali minerali, dienzimi, ecc.), ciò che rimane è un prodotto squilibratoe frazionato, composto al 100% di grassi. Èindubbiamente meglio consumare prodotti interi qualinoci fresche, semi, avocado, olive, come fonti digrasso per i vari condimenti di insalata e altri piatti,in modo da mantenere intatto il loro corredo di macroe micronutrienti.

Molte persone pensano che consumando olio possanorimediare a problemi quali pelle secca, eczema,forfora, dolori articolari, ecc., che non sono in realtàcausati da una sua mancanza. È bene ripetere ancorauna volta che la soluzione ai vari problemi di salutenon è mai quella di trattare o sopprimere i sintomi,bensì quella di rimuovere le causa. È meglio quindiaumentare il consumo di frutta e verdura cruda eridurre l’assunzione di grassi e di tutti i cibi che nonsono adatti all’uomo.

CIBO BIOLOGICO

Il cibo biologico (per frutta e verdura biologica, loricordo, si intende quella coltivata con metodi naturali,senza l’uso di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti), rispetto a

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quello convenzionale, è superiore da un punto di vistanutrizionale e inoltre non contiene la maggior parte dellesostanze tossiche che vengono usate normalmente nellaproduzione industriale.

Se, per un problema principalmente economico o diubicazione, non se ne potesse disporre, la cosa piùimportante è comunque reperire i prodotti miglioridisponibili, che siano organici o no.

Segnalo tuttavia una lista degli alimenti che vengonomaggiormente “trattati” chimicamente e che quindi,compatibilmente con le scelte di ognuno, sarebbeconsigliabile consumare biologici, o lavare accuratamentee, dove possibile, eliminarne la buccia.

Questa lista, redatta dall’associazione statunitense EWG(“Environmental Working Group”, cioè “Gruppo diLavoro per l’Ambiente”), ci segnala sia i cibi in cui èstato rilevato un maggior numero di pesticidi, definita “Lasporca dozzina”, sia quelli meno inquinati, la lista dei“Quindici puliti”. In ogni caso Ken Cook, presidente efondatore dell’associazione, afferma: “Noiraccomandiamo che la gente mangi in modo sano,ingerendo più frutta e verdura, sia convenzionale chebiologica, ma non è necessario che mangi i pesticidi sepuò evitarlo”. Infatti, è possibile ridurre fino al 90% laquantità dei pesticidi che ingeriamo stando attenti a non

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mangiare gli ortaggi e i frutti più contaminati. (57)

I più inquinati:

• Pesche• Fragole• Mele• Spinaci• Pesche noci• Sedano• Pere• Ciliegie• Patate• Peperone• Lamponi• Uva

I meno inquinati:

• Grano turco• Avocado• Cavolfiore• Asparagi• Cipolla• Piselli dolci

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• Broccoli• Banane• Kiwi• Papaya• Cavolo

Questa ricerca, che è stata comunque effettuata negliU.S.A., non in Italia, può rappresentare un orientamentoper tutti coloro che decidano di effettuare una scelta“mista” nella spesa, cioè in parte biologica e in parteconvenzionale.

In ogni caso, oltre a queste indicazioni, ve ne possonoessere altre altrettanto importanti, quali per esempio lafreschezza, per cui a volte è meglio comprare insalata“convenzionale” ma fresca, piuttosto che “biologica”, maappassita.

COSTO DELLA SPESA

La frutta può essere economica oppure no, dipende dadove si vive, da dove si fa la spesa, da quale frutta sicompra, da come ci si organizza. Sicuramente esistono tipidi alimentazione più economica, per esempio quella abase di cereali e legumi, così come esistono diete piùdispendiose, a base di carne, formaggi, dolci, alcol, ecc..

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Partendo dal presupposto che sarebbe meglio nutrirsi difrutta e verdura biologica, è inevitabile dover fare anche iconti con il proprio portafoglio. A tutt’oggi i prodottibiologici (non trattati chimicamente) non sono economiciquanto quelli normali. Ci si può però organizzare ingruppi (per esempio i GAS, Gruppi di Acquisto Solidale,presenti in tante città italiane), per abbattere parzialmentei costi. Personalmente, per il momento, acquisto frutta neimercati, nei supermercati, a volte all’ortomercato,limitando l’acquisto biologico solo ad alcuni dei prodottipiù “trattati” (vedi lista precedente).

Il fatto di mangiare frutta e verdura che sono state trattatechimicamente non si differenzia comunque, in quanto agravità, dal fatto di mangiare tutto il resto dei cibi, diorigine animale, che contengono gli stessi agenti chimicipresenti in frutta e verdura (visto che gli animali si cibanocomunque di esse). Anzi, la differenza è che nei tessutidegli animali se ne trovano molte di più (di sostanzechimiche tossiche), perché accumulate nel corso di tutti iloro anni di vita.

Nutrirci di frutta e verdura, d’altro canto, ci fornisce ditutti i micronutrienti che ci permettono di disintossicarci,cosa che i prodotti animali non fanno, e ci consente dinutrirci di cibo crudo, quindi provvisto di enzimi per ladigestione; mentre i prodotti animali e anche gli altriprodotti vegetali devono essere cotti, quindi privati di

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tutto il corredo enzimatico, il che causa tutte le patologiegià evidenziate.

In definitiva, anche se mangiare frutta e verdura dovessecostare tanto quanto, o anche leggermente di più, rispetto aun’alimentazione normale, personalmente considero chesia il miglior investimento che si possa fare.

Inoltre vi sono sempre i prodotti di stagione, che sipossono spesso comprare “in offerta”, senza contare che,organizzandosi, si può comprare all’ingrosso, visto che iquantitativi di frutta consumati saranno piuttosto elevati.

Da quando sto seguendo la DEA, non ho più speso unsoldo per medicine, integratori di qualsiasi tipo, prodotticosmetici, consumo di gas, non ho più perso giorni dilavoro a causa di malattie varie, ho più energia perattività produttive (oltre che ricreative), sono più attento esveglio, quindi non mi succedono incidenti di alcun tipoche necessitino di cure.

MA, ALLORA… MAI PIU’… (PASTA, PANE,DOLCI, CARNE, LATTE, FORMAGGI, CAFFE’,

VINO, LIQUORI, CAPPUCCINO, ECC.)?

Diciamoci la verità: con il cibo abbiamo stabilito unarelazione affettiva, equivalente, per molti aspetti, a quellache si stabilisce con la persona amata. Infatti, la

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propensione che abbiamo per taluni alimenti (cioccolato,caffè, pasta, carne, formaggi, ecc.) è simile a uninnamoramento vero e proprio, caratterizzata cioè daun’incapacità di farne a meno, una voglia imprescindibiledi possedere l’oggetto del desiderio, a tutti i costi,un’assuefazione vera e propria che ci impedisce di vedereoltre l’illusione che ci siamo creati nella nostra mente.

Pensiamo ora, per esempio, alle volte in cui ci è forsecapitato di dover dare un consiglio ad una persona amicache si è innamorata di un/una partner non adatto/a, e dichiederci, in tale occasione, come sia possibile che essasi sia foderata gli occhi con tali illusioni da non vederel’ovvio!

Il problema è che quando il lato emotivo prende ilsopravvento sulla razionalità riusciamo a vedere solo leillusioni che ci siamo creati.

Questo accade anche col cibo. Alcune interessantidomande da porsi in entrambi i casi potrebbero essere:“Ma il partner/cibo che amo, mi contraccambia? In altreparole, crea degli effetti positivi in me, oppure no? Al dilà dell’immediato piacere sensoriale, che cosa mi lascia?In previsione di un lungo rapporto, quanto mi dà e quantomi toglie? La mia salute psico-fisica troverà giovamentoda questa relazione o ne subirà i danni?”.

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Quanto si può auto-distruggere una persona innamoratache non è ricambiata o che viene costantemente tradita?Anche fino al suicidio.

Quanto si può auto-distruggere una persona deditaall’alcol, o alle droghe? Questo lo sappiamo bene!

Ma quanto si può auto-distruggere una persona dedita aun’alimentazione devitalizzata (priva di sostanze vitaliquali la natura ha previsto per gli animali della suaspecie), tossica, artificiale?

Nella lettura di questo libro forse avrete trovato opinioniche avete condiviso. Se è così, d’ora in avanti potreteguardare l’oggetto delle vostre brame non solo con gliocchi innamorati dell’emotività, ma anche con piùobbiettività razionale. Gli ospedali sono sempre più pienidi persone che si trovano in pericolo di morte, in attesa diqualche operazione o trattamento devastante che pongariparo a una vita vissuta all’insegnadell’inconsapevolezza delle proprie scelte alimentari,dettate solo da un piacere sensoriale indotto il più dellevolte da pubblicità ingannevoli che hanno fatto laricchezza degli astuti artefici senza scrupoli.

Il mio consiglio è di non aspettare il manifestarsi di gravimalattie, ma di usare un po’ più la ragione e ladeterminazione nel ripristinare la corretta alimentazione.

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Oltretutto posso assicurare, avendo percorso dapprima lastrada sbagliata ed essendo poi riuscito a ritrovare quellagiusta, che anche i sapori più eclatanti che una volta misembravano irrinunciabili, dopo un certo periodo ditransizione - che sicuramente comporta pazienza ededizione, motivazione e perseveranza - hanno perso laloro facciata illusoria. E così, quello che una volta misembrava un cibo scialbo e misero (frutta e verdura),oggi, avendo ripristinato la normale ricettività dellepapille gustative, è diventato fonte di gioia e di vera epropria ghiottoneria.

E poi, non si deve necessariamente privarsi di nulla.Basta aggiungere ogni giorno un po’ più di frutta gustosa,succosa, matura, dolce e colorata alla nostra dieta, percominciare a far capire al nostro corpo e alla nostra menteche si può godere del cibo in modo diverso e finalmentesano.

Dopodiché si scoprirà che per vivere bene non si deverinunciare proprio a nulla, non ci si dovrà più conteneresulle quantità, di qualsiasi tipo di frutta si tratti, anchedella più calorica, come banane, fichi, cachi, ciliegie,perché quando si mangia prevalentemente frutta, perraggiungere il proprio fabbisogno calorico giornalierobisognerà mangiarne veramente tanta.

Quindi non più restrizioni, ma godimento pieno sia in

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senso qualitativo che quantitativo! E una salute perfetta,tanta energia e ottimo umore!

DOVE TROVO L’ENERGIA PER ATTUARE UNASCELTA COSI’ IMPEGNATIVA?

In realtà bisognerebbe chiedersi: “Dove RI-trovol’energia…”, e questo perché l’energia è una nostracondizione naturale, che abbiamo spesso perso per via discelte sbagliate che hanno causato un dissipamento dellanostra forza vitale innata.

In ogni caso, due sono le condizioni necessarie perintraprendere il cambiamento: la prima è laconoscenza. È necessario, in altre parole, sapere qualisono le conseguenze che un certo tipo di alimentazionedetermina sul nostro fisico e, più in generale, sulla nostraesistenza. E questa condizione la si ottiene rileggendoanche più volte il presente testo, o documentandosimaggiormente altrove (come ricordo, grazie a internet, èpossibile accedere velocemente ad una vasta rete diinformazioni più o meno scientifiche, comunqueinteressanti). Si possono rileggere, del presente libro,anche solo i capitoli, o i passi, che più si ritengonointeressanti, o magari attinenti alle proprienecessità/problematiche.

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La seconda condizione necessaria al cambiamento è lamotivazione, cioè il grado di necessità di ottenere undeterminato scopo. Elenco, di seguito, alcune possibilimotivazioni, ma tante altre possono essere le ragionipersonali per effettuare un tale cambiamento.

• Avere maggiore energia.• Aumentare la propria lucidità mentale.• Ottenere e mantenere facilmente il proprio peso

ideale.• Ottenere un effetto di ringiovanimento generale, sia

fisico che mentale.• Migliorare le proprie prestazioni fisiche.• Risolvere i propri problemi digestivi.• Migliorare e risolvere eventuali disturbi e patologie.• Prevenire eventuali disturbi e patologie.• Migliorare il proprio sonno.• Sentirsi più rilassati e di buon umore.• Mangiare quanto si vuole senza ingrassare, star male o

sentirsi in colpa.• Iniziare una nuova vita.• Perdere meno tempo “ai fornelli” e a lavare i piatti.• Vivere in modo più ecologico.• Cambiare il proprio rapporto col regno animale:

imparare ad amare gli animali (o quantomeno a

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rispettarli) e smettere di ucciderli e sfruttarli (anchese indirettamente) per nutrirsene (di essi o dei loroprodotti).

• Cambiare il proprio rapporto con l’ambiente.Smettere di contribuire al disboscamento delleforeste, per ottenere nuovi terreni da destinareall’agricoltura, per coltivare cereali per uomini eanimali (da mangiare). Le foreste, oltre a fornirefrutta in abbondanza, danno riparo a migliaia dispecie animali. Smettere di cucinare (o ridurnel’entità) significa risparmiare energia. Smettere diconsumare cibi di fabbrica significa risparmiare tuttal’energia che viene richiesta per la lorofabbricazione, nonché risparmiare sulla creazione ditutti gli imballaggi. Smettere di usare cibi cherichiedano imballaggi significa creare menospazzatura non riciclabile, plastica che sta uccidendoil mare, ecc..

• Allungare la durata della propria vita e, soprattutto,rendersela più piacevole.

• Diminuire o eliminare del tutto la propria dipendenzada farmaci, droghe e integratori.

• Diminuire o eliminare del tutto la necessità didipendere da medici, analisi, test e trattamenti vari.

• Risparmiare su: medicine, integratori, supplementi,cibi inutili e nocivi, droghe, alcol, sigarette, bar, test,analisi, trattamenti, cosmetici, gas, elettricità

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(lavastoviglie), giornate di lavoro perse (perindisposizioni e malattie varie), ecc..

• Fornire un valido esempio, vissuto in prima persona,a chi ci sta vicino, in modo che anche altri possanoprendere in considerazione una nuova possibilità dialimentarsi che migliori la qualità della loro vita eche, magari, li guarisca da patologie già in corso.

ORGANIZZAZIONE DEI PASTI

I PASTI POSSIBILI NELLA DEA

1. Pasto a base di frutta. Da consumare preferibilmentea colazione o a pranzo. Può consistere in un mono-pranzo, cioè composto da un unico tipo di frutta, inmodo da godere della digestione perfetta. In questocaso si potrebbero mangiare 5 -10 banane, sempre aseconda del proprio fabbisogno calorico giornaliero.Oppure 1 chilo di fichi, o di kaki, o di pesche, ecc.. Inalternativa si possono consumare due o più tipi difrutta, eventualmente in macedonia. Tenendo conto diun fabbisogno calorico di circa 2000 calorie, se sidecide di effettuare 3 pasti giornalieri, i primi 2potrebbero essere di circa 700 calorie l’uno, cioècirca 7 banane, o 5 kaki, o 7 pesche grandi, o 7 peregrandi, o 8 mele grandi (si ricorda che tali valori

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sono inevitabilmente approssimativi), mentre siriserverebbe alla sera il pasto di verdure ed eventualigrassi. In caso di un fabbisogno calorico maggiore,alla sera, prima dell’insalata, si potrebbe effettuareun ulteriore pasto a base di frutta. Sicuramente civorrà un po’ di tempo ad abituarsi ma, da un lato nonsi è obbligati a rispettare scrupolosamente al 100% laDEA e, dall’altro… che fretta c’è?

2. Frullati di frutta. Questo è un modo molto sempliceper assumere frutta in quantità concentrata. Infatti, seall’inizio risultasse difficile mangiare così tantafrutta, berne il frullato è un’ottima soluzione: 5banane frullate con acqua sono una gustosissimabevanda che non richiede grandi sforzi per esserebevuta. Ovviamente, anche in questo caso, si possonomischiare più tipi di frutta, provare tantecombinazioni. Il mio consiglio è di assaggiare sempreun pezzetto di ogni frutto (o verdura) che mettete nelfrullatore, perché se anche solo uno di essi non fossebuono, vi ritrovereste a rovinare tutto il resto: non nevale la pena! Grazie ai frullati potrete consumareabbastanza frutta da saziarvi (e nutrirvi) fino al pastosuccessivo. Nulla vieta di aggiungere, al pasto a basedi frutta, anche un frullato.

3. Frullati verdi. In questo caso si tratta di utilizzareanche della verdura, in aggiunta alla frutta, per essere

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sicuri di assumere abbastanza sali minerali nel corsodella giornata. Lo ricordo: la frutta fornisce calorie evitamine, mentre la verdura fornisce i sali minerali.All’inizio, anche per quanto riguarda la verdura,risulta difficile anche solo concepire l’idea dimangiare mezzo chilo o un chilo, e anche più, diverdura (lattuga, spinaci, cetrioli, pomodori,peperoni, zucchine, sedano, ecc.) al giorno. Eccoperché il frullato verde può aiutare a risolvere laquestione. Inoltre un po’ di verdura (provare primacon piccole quantità) contribuisce a smorzarel’eccessivo sapore dolce di certa frutta. Per esempiosi può aggiungere un gambo di sedano a un frullato dibanane, oppure un po’ di prezzemolo a un frullato dipere (vedi sezione “Ricette”). Consumare due o tretazze di frullati verdi al giorno vi assicurerà diassumere abbastanza verdure, che sarannoperfettamente assimilate, perché le lame del frullatoreprovvedono ad uno sminuzzamento efficace in mododa rendere tutti i nutrienti contenuti nelle verdurefacilmente assimilabili.

4. Zuppe crude. È un altro modo eccellente perconsumare tante verdure. Anche in questo caso sitratta di usare il frullatore. Di solito si comincia colfrullare qualche pomodoro, o qualche cetriolo, perpoi aggiungere sedano a piacimento ed eventualmentealtri vegetali a foglia verde come spinaci o insalate

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varie (lattuga, romana, ecc.). Si può anche aggiungereun po’ di avocado e succo di limone.

5. Insalata frullata. Vale quanto detto per le zuppecrude, l’unica differenza consiste nel non ridurre aliquido il frullato, bensì nel lasciarlo più consistentee croccante. Per fare questo bisogna usare lamanopola del frullatore azionandola a scatti e perbrevissimo tempo, in modo appunto da nonomogeneizzare il tutto. A questo punto, una voltaversata l’insalata frullata nel piatto, potete aggiungeredelle ulteriori verdure tagliate a pezzetti (sedano,cetrioli, peperoni, zucchine, i fiori dei broccoli o deicavoli). Risulta bella da vedere e soddisfa l’appetito,perché è croccante e richiede masticazione. Èindicata in particolare quando si sente il desiderio dicibo solido e non si vuole mangiare cibo cotto.

6. Centrifugati di verdura. Al riguardo ci sonoopinioni contrastanti. C’è chi li mette al bando,argomentando che qualsiasi cosa che sia raffinata(infatti, nella centrifugazione viene eliminata lacellulosa) non è un alimento per l’uomo, perchél’impatto degli zuccheri concentrati sull’organismopuò causare facilmente iperglicemia. C’è chi invecesostiene che sono un ottimo alimento, altri addiritturane fanno l’elemento principale di diete per curaregravi patologie, (per esempio il Dr. Gerson li utilizza

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per la cura del cancro). Sicuramente è un modoindicato per assumere sali minerali per chi abbiaproblemi digestivi, ma in ogni caso andrebberosempre sorseggiati molto lentamente, non superandola dose di un bicchiere alla volta, da bere un quartod’ora o mezzora prima dei pasti. Un buon sistema perovviare all’inconveniente dell’eliminazione dellafibra, consiste nel bere un po’ di centrifugato e poimescolare la fibra, che è stata separata, con il restodel succo. In una ricetta che ho letto, veniva suggeritodi bere più di metà del succo (di carota) e poimescolare la polpa (fibra) con il resto, aggiungendoqualche fettina di avocado.

7. Una grande insalata. In una grande insalatiera sipone tutta la verdura che si vuole (varie insalate afoglia, sedano, peperoni, pomodori, cetrioli,zucchine), tagliata a pezzetti o grattugiata. Quindi sicondisce.

8. Condimenti. Ecco alcuni alimenti che si prestano aessere usati come condimenti, sia sminuzzati chefrullati: avocado, succo di limone, semi oleosi vari,pomodori freschi, cetrioli, pomodori secchi (lasciatiad ammollare in acqua, per perdere l’eventuale saleche è stato usato per la conservazione), prezzemolo,basilico, menta, aneto, erba cipollina, rucola,cipollotti (bulbi allungati con la parte verde finale),

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cipolle tagliate e lasciate all’aria per 24 ore, olivedesalate (lasciate in acqua per un giorno, per perdereil sale).

9. Vegetali al vapore. I vegetali possono essere cotti inuna pentola, con pochissima acqua, chiusa colcoperchio e a fuoco lento, in modo che alla fine dellacottura (breve) tutta l’acqua sia stata assorbita o nesia rimasta pochissima, nel qual caso sarebbepossibile berla prima del pasto. Si dovrebberocuocere i vegetali solamente quel tanto che basta adammorbidirli, in modo che rimangano solidi e intatti.

QUANTO MANGIARE

La quantità di cibo da ingerire varia in relazione alproprio fabbisogno calorico giornaliero, che a sua voltadipende da età, sesso, altezza, peso e attività fisica. Igiovani richiedono più calorie delle persone più avanticon l’età, chi si muove di più richiede più calorie di chi èsedentario, gli uomini richiedono più calorie delle donne.

Ecco un’idea, come al solito molto approssimativa, a cuifare riferimento:

• 1500 calorie al giorno: fabbisogno calorico di personeanziane, donne piccole o persone molto sedentarie.

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• 2000 calorie al giorno: è ciò che richiedono la maggiorparte delle donne, con un certo livello di attività fisica,non elevato.

• 2500 calorie al giorno: è la richiesta calorica di unapersona giovane o di un uomo, o donna, abbastanzaattivi.

• 3000 calorie al giorno: è ciò che richiede un giovane,attivo.

• 3500 calorie al giorno, e anche più: una persona chesvolge molto sport necessita di almeno queste calorie.

Ora, per avere un’idea di quanto e come mangiare,prendiamo il caso di una persona che necessiti 2000calorie al giorno. Ecco l’esempio di una giornata tipo:

• Colazione: 7 o 8 banane frullate con uno o più gambi disedano: 800 calorie.

• Pranzo: 5 o 6 kaki grandi: 800 calorie.

• Cena. Una pera (100 calorie). Una grande insalatamista (100 calorie) con mezzo avocado (200 calorie).

In questo caso avremmo ingerito circa 2000 calorie, concirca il 10% di grassi.

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Nel caso di necessità caloriche maggiori, si potràconsumare un ulteriore pasto di frutta, mezzora, o anchepiù, prima della cena, oltre ad incrementare le dosi neglialtri pasti e, eventualmente, consumare un pasto in più.

È importante capire molto bene che seguendo la DEA, unodegli errori più comuni che possono essere commessi,come già descritto in precedenza, è quello di nonmangiare abbastanza frutta. Infatti, se questo dovesseaccadere, inevitabilmente si tenderebbe a mangiare troppicibi grassi, e questo perché noi siamo abituati da sempre amangiare cibi concentrati e densi da un punto di vistacalorico.

Ma, poiché la frutta è densa di nutrienti ma non di calorie(e la verdura contiene ancora meno calorie), per ottenerele calorie richieste bisognerà ingerire ciò che, all’inizio,sembra essere una “montagna” di cibo.

Molte volte, infatti, consideriamo un pasto di fruttainsoddisfacente solo perché ci ritroviamo affamati dopopoco, ma la colpa non è della frutta, bensì della quantitàinsufficiente che abbiamo ingerito. Essendoci abituati amangiare cibo concentrato, ci ritroviamo con uno stomacoeccessivamente ristretto, contratto.

Questo è accaduto a causa del continuo consumo di cibiraffinati (ai quali è stata rimossa la fibra), cotti (a cui è

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stata rimossa l’acqua) e di cibi ad alto contenuto di grassi,che è una pratica non sana, perché tutti gli esperti di salutesono concordi sull’importanza di acqua e fibra nellanostra dieta (infatti ne consigliano poi l’integrazione informa separata!); così come sono concordi anche sullanecessità di ridurre drasticamente il consumo di grassi,per evitare le peggiori malattie che stanno flagellandol’umanità.

La soluzione per uno stomaco contratto è quello diesercitarlo progressivamente, fino a ottenere nuovamentela sua innata elasticità, tramite l’introduzione di un volumegradatamente crescente di frutta, fino a raggiungere ilpunto in cui si può comodamente e confortevolmentemangiare un quantitativo di frutta sufficiente a saziarsi finoal pasto successivo e quindi assumere tante calorie quantese ne assumevano in precedenza, ingerendo cibiconcentrati e densi a livello calorico.

QUALCHE ULTERIORE CONSIGLIO

1. Vi sono innumerevoli tipi di frutta: è consigliabilevariare il più possibile, sia per approfittare dellamaggior parte di nutrienti che ogni tipo di fruttacontiene, sia per evitare la noia di mangiare semprelo stesso cibo. Tale problema, a dire il vero, mi si èposto solo in rare occasioni, quando cioè non mi ero

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preoccupato di procurarmi abbastanza frutta e sonostato costretto a mangiarne di un solo tipo per piùpasti.

2. Per quanto riguarda i frutti acidi, c’è chi ne suggeriscel’uso la sera, prima dell’insalata, mentre altrisuggeriscono di gustarli, nella quantità desiderata, lamattina, ma di evitarli alla sera.

3. Evitare di mangiare tardi la sera. L’ideale sarebbesmettere di mangiare tre ore prima di coricarsi.

4. Non mangiare frutta o verdura fredda. È sempremeglio lasciarla fuori dal frigorifero per il temponecessario a raggiungere la temperatura ambiente. Inrealtà l’ideale sarebbe imparare a gestire i tempi dimaturazione dei vari tipi di frutta in modo dalasciarne in frigo solo la quantità che si ritiene chepotrebbe maturare troppo in fretta rispetto a quando lasi mangerà. La soluzione migliore, in realtà, sarebbelasciare sempre la frutta fuori dal frigorifero, maquando fa caldo questo vi obbligherebbe a fare laspesa di continuo, per evitare che marcisca. Lebanane non devono mai essere messe in frigorifero.Con un po’ di pratica si diventa capaci di gestire siala frutta che la verdura.

5. Un altro consiglio è quello di evitare i grassi nei primi

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due pasti del giorno, per riservarne il consumo acena. Questo vi permetterà innanzitutto di consumarnedi meno e, in secondo luogo, di evitare che ladigestione più complessa, che inevitabilmente nederiva, ostacoli le vostre attività diurne, privandovidi parte della vostra energia.

6. Mangiare un cibo alla volta facilita enormemente ladigestione. Quando ve la sentite potreste sperimentarei mono-pasti.

7. Cercare, in ogni caso, cioè anche se non ci si attienescrupolosamente alla DEA, di evitare lecombinazioni peggiori, come acidi-amidi (arance ebanane, o pomodori e patate, pane e mele), oppurezuccheri-amidi (pane e datteri, pane e fichi o, più ingenerale, pane e frutta, pasticceria varia, avena conmiele, muesli, ecc.), oppure grassi e dolci (noci, omandorle, o semi, con frutta secca). Tutte questecombinazioni causano fermentazione.

8. Sarebbe ideale evitare di mangiare quando si hafebbre o si soffre di indigestione.

9. Sarebbe meglio evitare di mangiare avocado, o noci, osemi, se si ha intenzione di mangiare successivamentecibo cotto.

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10. In ogni caso, questi sono solo consigli e non regoletassative. Una volta trovata la combinazione ideale,che vi permetta di ottenere benessere, energia esalute, val sicuramente la pena di pensare a godersitale condizione, senza dare troppa attenzioneall’alimentazione.

ESEMPIO DI MENU

1. Colazione: pasto a base di frutta, o frullato di frutta, ofrullato verde.

2. Pranzo: pasto a base di frutta, o frullato, o frullatoverde.

3. Pomeriggio tardi (se si ha fame, o per soddisfare unamaggiore esigenza calorica): pasto di frutta, o frullato(può anche essere consumato poco prima della cena).

4. Cena: pasto a base di verdura, con l’eventualeaggiunta di cibi grassi (avocado, olive, noci, semi).

LA CENA

La cena può comprendere diverse portate edeventualmente includere anche il punto 3., appenaelencato. In questo caso, ecco alcune possibili opzioni:

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1. Frutta, insalata frullata, una grande insalata condita(senza olio e sale).

2. Frullato di frutta, una grande insalata condita.

3. Centrifugato di verdura (con polpa aggiunta), unazuppa cruda con pezzi di avocado e (se si decide diconsumare anche cibi cotti) vegetali a vapore, oun’insalata con patate a vapore, o vegetali a vaporecon lattuga, o una grande insalata con vegetali cotti avapore, ecc..

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RICETTE

FRULLATI

FRULLATO DI BANANA. Il frullato più semplice che sipossa preparare consiste di qualche banana (due o tre),con l’aggiunta di un po’ di acqua. A seconda della quantitàdi acqua che si aggiunge, risulterà più o meno cremoso.Maggiore è la quantità di acqua, naturalmente, e maggioresarà il grado di digeribilità, in quanto la quantità dizuccheri viene diluita maggiormente e, inoltre, il tempo diassunzione del frullato stesso aumenta, essendo aumentatoil suo volume. Per chi fosse particolarmente affezionato allatte, troverà nel frullato di banana un validissimo egustoso sostituto.

Il consiglio, comunque, è sempre quello di bere i frullatilentamente, sorseggiandoli, e mai velocemente, per evitarebrusche impennate glicemiche. L’ideale sarebbeimpiegare, per bere il frullato, almeno tanto tempo quantosarebbe necessario per mangiare lo stesso equivalente difrutta.

Sicuramente è meglio mangiare la frutta intera e la sceltaideale sarebbe, lo ricordo, quella di mangiare un solo tipodi frutta alla volta, fino a sazietà. Ma il frullatorappresenta comunque un buon compromesso, sia per chi

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deve assumere tante calorie, sia per chi ha problemi dimasticazione, sia per chi vuole variare tipo di pasto,all’interno della DEA, sia per chi, soprattutto all’inizio,non riesce a mangiare abbastanza frutta in un pasto. Nelfrullato a base di banane, sarebbe comunque meglio nonaggiungere frutta acida (arance, mandarini, kiwi, ananas,ecc.), per evitare la combinazione amidi-acidi.

PREPARAZIONE: Mescolare banane mature, nellaquantità desiderata, con uno o più dei seguenti ingredienti:

- Acqua- Pere- Mele- Mango- Fragole- Papaya- Datteri (per aumentare il valore calorico del

frullato, oppure per insaporire maggiormente, poteteaggiungerne alcuni)

- Ananas- Mirtilli- More- Lamponi- Cachi- Meloni- Pesche- Pesche noci

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ALTRI FRULLATI: si possono preparare frullati diversicambiando la base, sostituendo cioè alle banane il mango,i cachi o la papaya, e aggiungendo quindi uno dei seguentifrutti:

- Fragole- Lamponi- More- Mirtilli- Kiwi- Ananas

MACEDONIE

Gli stessi ingredienti dei suddetti frullati possono essereimpiegati per preparare la macedonia, con l’aggiunta delsucco (e polpa) di qualche arancia (in tal caso mantenerebassa la quantità di banane o di arance utilizzate, perevitare eventuali problemi digestivi già descritti), o dialtra frutta. Vediamo qualche esempio. (Da qui in poi,quando si parla di frutta, o verdura, da usare comecomponente, o come base, o come ingredienti, oppure daaggiungere, si suggerisce al lettore di scegliere una o piùdelle voci consigliate, non tutte, a seconda del propriogusto.)

Frutta da usare come componente liquida: spremuta

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d’arancia (o di pompelmo, o di mandarino), frullato dimango, di ananas, di pesca, centrifugato di uva (ofrullato), centrifugato di sedano (in eventualecombinazione con quello di uva).

Ingredienti solidi: fragole, lamponi, more, mirtilli, pere omele sbucciate e tagliate a pezzetti, uva, semi dimelagrana, mango o banana o altra frutta tagliata apezzetti.

1° ESEMPIO: pezzetti di pompelmo, kiwi e mirtilli conl’aggiunta di spremuta d’arancia (lasciare il tutto adamalgamarsi per un po’ di tempo, prima di consumare).

2° ESEMPIO: pezzetti di mandarini, ananas, fragole, uva,sedano (per aggiungere un tocco salato e croccante), conl’aggiunta di ananas frullato.

FRULLATI VERDI

In questo tipo di frullati vengono mescolate assieme fruttae verdura. Non vi è alcun problema di incompatibilitàalimentare tra esse, in quanto la verdura si combina contutto. È un buon metodo per assimilare abbastanzaverdure, per avvantaggiarsi quindi del loro importanteapporto di sali minerali. Rappresenta inoltre il connubioideale tra i due elementi essenziali della DEA: frutta everdura. I frullati verdi sono facili da preparare, da

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mangiare, da digerire e da assimilare. Vediamo gliingredienti (da combinare secondo la propria fantasia):

Frutta da usare come base: banane, mango, papaya,cachi (quindi frutta dolce e calorica).

Frutta da aggiungere (quindi non come base, bensì perinsaporire ulteriormente): mele, pere, fragole, lamponi,more, mirtilli, ciliegie, kiwi, ananas, datteri (se usati neifrullati, il loro impatto glicemico viene attenuato), fichi.

Verdure da usare come base, insieme alla frutta (usaresolo un tipo alla volta delle seguenti verdure): spinacibaby, lattuga, lattuga romana, sedano.

Verdure da aggiungere: (non come base, ma solo perinsaporire, per via del loro sapore più deciso):prezzemolo, menta, dente di leone, verza, coriandolo.

Ora, se tutti i suddetti ingredienti si possono idealmentecombinare tra loro, ve ne sono altri che, diversamente, èmeglio evitare di aggiungere ai frullati verdi e a quelli difrutta, sia in termini di sapore che come associazionialimentari: questi sono tutti i semi oleosi, l’avocado,l’olio, la polpa di cocco, ossia tutti i cibi grassi (siricorda, infatti, di evitare la combinazione zuccheri-grassi). Un’altra categoria da escludere dai frullati èrappresentata dalle verdure dure e fibrose, come carote,

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rape, barbabietole, ecc. e, naturalmente, è sconsigliatol’abbinamento agrumi-banane (acidiamidi).

ESEMPIO: 4 banane, 100/200 grammi di mirtilli, acqua,spinaci baby (provare dapprima con pochi spinaci, edeventualmente aumentare gradatamente la quantità).

ZUPPE CRUDE

Possono essere costituite sia da un mix di frutta e verdura,che da sole verdure. Ecco gli ingredienti base:

Vegetali (non amari): pomodoro, cetriolo, carota, sedano,spinaci, peperone, lattuga dolce.

Ingredienti dolci: pesche, pesche noci, mango, succo dilimone, ananas, cachi.

Erbe aromatiche: basilico, rucola, menta, aneto.

Per insaporire: (per dare gusto più marcato): cipollotti,pomodori secchi, succo di limone, olive.

1° ESEMPIO (mix verdura e frutta): frullare (lentamente,in modo da mantenere gli ingredienti croccanti) 3pomodori, 2 cetrioli. Poi aggiungere pezzetti di mango, dipeperone, erba cipollina. Continuare a frullare lentamente,o a scatti (il concetto è quello di evitare di ridurre il tutto

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a liquido, bensì di mantenerlo croccante).

2° ESEMPIO (solo verdura): frullare completamentepomodori e sedano, più o meno nella stessa quantità, a cuiaggiungere spinaci. Dopo aver versato il tutto in unainsalatiera, condire eventualmente con fettine di pomodoriciliegini e succo di limone.

È importante imparare a equilibrare bene frutta e diversitipi di verdura, in modo da evitare che prevalgano saporitroppo amari (a meno che non lo si desideri).

CONDIMENTI NON GRASSI

Ingredienti da usare:

Verdure: pomodori, cetrioli, peperoni.

Frutta: pesche, pesche noci, mango, arance, ananas,datteri.

Erbe aromatiche: coriandolo fresco, basilico fresco,rucola, aneto e menta (entrambi freschi).

In aggiunta, per insaporire: cipollotti verdi, pomodorisecchi (precedentemente ammollati), succo di limone.

Ecco alcuni esempi di condimenti:

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CONDIMENTO AL MANGO: frullare mango epomodori, in egual misura, e succo di limone. Il mangopuò essere sostituito anche dalle pesche.

CONDIMENTO AI MIRTILLI: frullare 200 grammi dimirtilli, 3 datteri Medjoul, il succo di mezzo limone,eventualmente un po’ d’acqua. Le quantità sono totalmenteindicative, sia in questa ricetta che in tutte le altre evariano a seconda del gusto personale.

CONDIMENTO ROSSO: frullare pomodori, peperoni,pomodori secchi, fragole.

I suddetti condimenti possono essere usati per condirequalsiasi insalata (spinaci, lattuga, ecc.). Poiché sonoesenti da grassi, si possono usare in gran quantità, in mododa rendere l’insalata veramente succosa. Un consigliovalido in generale è quello di mettere sempre prima nelfrullatore gli ingredienti più succosi e poi gli altri, e nonviceversa.

CONDIMENTO SOLIDO. Tagliare a pezzetti e mescolarein una ciotola (senza frullare) i seguenti ingredienti:pomodori, mango, cipolla rossa e cilantro (detto anchecoriandolo). Da mescolare successivamente a qualsiasiinsalata.

CONDIMENTI GRASSI

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AVOCADO FRULLATO: frullare avocado con la quantitàdi acqua desiderata.

NOCI FRULLATE: frullare le noci (precedentementelasciate in acqua per una notte) con la quantità di acquadesiderata.

MISTO: 150 grammi di avocado, 100 grammi dipomodori, 50 grammi di peperone rosso, 50 grammi disedano, succo di mezzo limone.

INSALATE

Ingredienti:

Insalata a foglie: lattuga, lattuga romana, spinaci, sedano,cavolo, rucola.

Frutta: fragole, lamponi, more, mirtilli, pesche, peschenoci, mango, ananas, pesche, arance, datteri (ammollati).

Frutti/vegetali: pomodori, cetrioli, peperoni dolci,sedano, zucchine.

Erbe e condimenti: cipollotti verdi, pomodori secchi,succo di limone, basilico, coriandolo, aneto, erbacipollina.

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ESEMPIO: lattuga tagliata, cachi a pezzetti (o mango, opesche, o altra frutta), mirtilli, erba cipollina. (58)

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VALORI NUTRIZIONALI PRINCIPALI ALIMENTI DEA (Dieta EnergiaAlta)3

(per 100 grammi di sostanza edibile, al netto di scarti)

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MA NON È POSSIBILE UNA VIA DIMEZZO?

Sembra che la via di mezzo non sia un’opzionecontemplata da tutti gli autori (igienisti, scienziati, medici,giornalisti, scrittori, ricercatori) da cui ho preso spunto inquesto libro, e soprattutto ancor meno contemplata quandosi tratta di conclusioni derivanti da ricerche scientifichequali quelle citate.

Anche se quanto detto può sembrare non gradevole,almeno per alcuni, aggiungo volentieri che dietro allescelte più difficili e alle decisioni più ardue spesso siaprono nuove strade piacevolmente inaspettate.

Oltre a un percorso evolutivo nel campodell’alimentazione, ho avuto modo, e la fortuna, diintraprendere parallelamente anche un percorso di naturaspirituale, quindi di ricerca interiore. (La sede perparlarne non è sicuramente questa, ma mi sentireiveramente in difetto se non dessi, al lettore interessato, lapossibilità di collegarsi a quella che ritengo sia stata lapiù grande fortuna della mia vita:www.coscienzasalute.it.)

Anche in questo caso, così come in campo alimentare, misono trovato spesso ad aprire gli occhi, precedentemente

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foderati da tanto piacevoli quanto ingannevoli illusioni, susituazioni che seppure apparentemente allettanti,soddisfacenti, desiderabili, in realtà non producevano ilbenessere che promettevano, soprattutto se integrate inun’ottica di lungo termine.

Una volta aperti gli occhi, ovvero quando ne ho compresola vacuità, la transitorietà, l’illusorietà, in un primomomento è sopravvenuta la crisi: non ero pronto asepararmi da qualcosa che era ormai diventato parte dime, anche se avevo capito perfettamente quanto mi stessenuocendo.

Accade a volte che la vittima non riesca a fare a meno delproprio carnefice, lo si vede spesso in rapportisentimentali, per esempio, dove nonostantel’inadeguatezza di una determinata situazione, vi sonopersone che non riescono a separarsi da un partner che lemaltratta costantemente.

Altro esempio, altrettanto lampante, è quello deltossicomane che non riesce a smettere di drogarsi, oppuredell’alcolizzato che non può cessare di bere, o delfumatore che non riesce a interrompere il suo vizio, ecc..

Ma, come dicevo, una volta aperti gli occhi su ciò che nonsolo non ci giova, ma addirittura ci danneggia o, peggioancora, ci spiana la strada verso l’auto distruzione, più o

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meno velocemente, è difficile richiuderli, soprattuttoquando non si tratta di occhi fisici bensì degli occhiinteriori, quelli della coscienza.

E così, la buona notizia che mi sento di condividere è chedietro ad ogni crisi, passato il momento più difficile, cioèquello che comporta la decisione e, soprattutto,l’attuazione della decisione, accade una cosa molto bella:la nostra energia interiore, che era rimasta imprigionata,dormiente, assopita, ipnotizzata, drogata, dentrol’abitudine o l’atteggiamento malsano, torna finalmente adessere fruibile… e noi siamo diventati un po’ più forti, unpo’ più gioiosi e soprattutto, in questo caso, un po’ piùsani e in salute.

Il mio consiglio è di non pensare a effettuare uncambiamento drastico, e di non pensare a ciò a cuidovremo rinunciare, bensì di giocare con la nostra mentecon astuzia, così come la nostra mente ha fatto fino ad oracon noi.

Quello che suggerisco è di aumentare tranquillamente,progressivamente, la quantità di cibo sano che ingeriamogiornalmente, o anche ad ogni pasto, rallegrandoci e autocomplimentandoci per ogni piccolo successo conseguito esoprattutto apprezzando tutti i risultati positivi cheinevitabilmente otterremo (perdita di grasso corporeo,diminuzione della ritenzione idrica, acquisizione del

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proprio peso forma, maggiore leggerezza, digestioneeccellente, attenuazione di varie patologie, miglior riposo,maggiore energia fisica, maggiore lucidità mentale,attenuazione e scomparsa delle brame improvvise di cibo,miglioramento del proprio umore, maggiore calma, ecc.).

Anche se migliorassimo, per esempio, la nostraalimentazione dell’1% ogni settimana… nel giro di dueanni avremmo raggiunto un risultato spettacolare… e unostato di salute notevole!

UN PO’ ALLA VOLTA, NELLA GIUSTA DIREZIONE!

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UN AUGURIO A TUTTI

Per tutti coloro che hanno basato la loro attività, la loroprofessione, i loro introiti economici, le loro passioni, iloro hobby, su azioni che, alla luce di quanto scritto inquesto ed altri libri simili, abbiano compreso essere noncorrette nei confronti della salute umana, di quellaanimale, dell’ambiente e più in generale della Vita, vorreipermettermi di suggerire loro di pensare che fino a che siè in vita c’è la possibilità di cambiare e di riscattarsi.

Non importa quanto male si può avere fatto, se c’è lavolontà di porre rimedio ai propri errori.

E nulla è definitivo, se non il pensiero che sia così.

Se fino ad oggi ci siamo comportati in un modo che soloORA abbiamo compreso, o intuito, essere non conformealla nostra parte più bella, la Coscienza, ebbene possiamosemplicemente tracciare una netta linea di demarcazionetra ciò che abbiamo fatto/siamo stati fino a questomomento e ciò che saremo, che intendiamo essere da quiin poi.

Qualsiasi professione, che sia l’allevamento di animali damacello, o la vendita di animali uccisi per nutrirci, o lostesso nutrirci di animali, oppure l’uccisione e la vendita

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di animali da pelliccia, o la produzione e la vendita diprodotti latteo-caseari, (che sfrutta gli animalicondannandoli ad una vita in cui la morte finalerappresenta solo la “benedizione”), o la sperimentazionesu cavie animali (e talvolta anche umane), senza rendersiconto del dolore inferto alle vittime innocenti - dolore chegli inconsapevoli carnefici sicuramente non vorrebberosperimentare su loro stessi -, o la caccia a scopo didivertimento e via dicendo, ebbene qualsiasi professioneo attività può essere sicuramente trasformata, con un po’di creatività, in una nuova professione o attività che siavolta al benessere di tutti, senza eccezione alcuna.

Così facendo ci si assumerebbe la responsabilità deglierrori commessi per ignoranza o inconsapevolezza e sisarebbe fieri di se stessi, sviluppando un atteggiamentoamorevole verso tutte le vittime che si sono danneggiate,facendo ammenda per gli errori commessi, risolvendo ipropri sensi di colpa che, anche volendo negare, lapropria Coscienza non potrà, prima o poi, evitare diaffrontare.

Lo hanno detto in tanti, ma vale la pena ribadirlo: nonsono i soldi a fare la felicità! Essa è piuttosto il risultatodi una vita vissuta in armonia con i propri simili, con tuttele creature, con l’ambiente e più in generale conl’Universo.

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È ora di cambiare, ognuno secondo i propri ritmi, secondole proprie decisioni, secondo la propria consapevolezza,secondo la propria energia vitale.

Basta anche un piccolo passo, ma nella direzione giusta,per cambiare la propria vita e intraprendere un camminoche ci renda fieri di noi stessi.

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CONCLUSIONE

Non so se proseguirò con questo meravigliosoesperimento per tutta la vita, non posso predire il futuro.Quello che posso dire è che non mi sono mai sentito cosìbene con nessun tipo di regime alimentare, fra i tantisperimentati finora.

Ho letto di persone che seguono da anni questo tipo dialimentazione e stanno benissimo, sono felici. Per amoredel vero, ho anche letto di alcune altre che sono ritornate aregimi alimentari diversi.

Ad ogni modo dico questo perché auguro a ogni lettore dinon prendere mai, come riferimento, niente e nessuno conspirito acritico, innalzandolo a “guru”, sia che si tratti dialimentazione, sia di qualsiasi altra disciplina. Solo cosìsi potranno evitare illusioni e disillusioni. Inoltre questosignificherebbe attribuire massima importanza a qualcunaltro sottraendola a se stessi.

Migliorare la qualità della propria vita, che è poi loscopo di questo libro, così come di tanti altri percorsi, èuna ricerca che ognuno deve fare su se stesso,sperimentando quanto apprende, tenendo ciò che funzionae scartando quello che non va bene. Penso davvero chenon esista miglior giudice di noi stessi.

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La ragione per cui ho scritto questo libro è che mi sonoritrovato a vivere qualcosa di davvero notevole e hosentito di non avere il diritto di tenerlo per me. Mi sonoinoltre ritrovato a leggere tantissime informazioni di cuinon avevo mai sentito parlare, che sono convinto possanocambiare in meglio la vita di tante persone, evitando lorodi contrarre certi tipi di malattie e permettendo, a chimagari già ne soffre, di guarire parzialmente o totalmente.Anche queste informazioni, ho ritenuto, dovevanocircolare.

Ho voluto anche creare un testo che riepilogasse espiegasse tanti meccanismi che avvengono nel nostroorganismo in conseguenza all’atto della nutrizione,completo di tanti punti di vista diversi da quelli che avevoappreso finora, e che ho avuto modo di leggere nei testi ditutti gli autori citati.

Non ho inventato nulla, mi sono limitato a estrapolare lenotizie più interessanti e ad amalgamarle con la miaesperienza.

Non importa che sia io o chiunque altro a dire certe cose,sono le cose stesse che possono essere importanti.

Grazie per avermi seguito fin qui!

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UNA SPERANZA

Spero che questo libro possa:

Far sì che tutti gli uomini che soffrono, a causa di unascorretta alimentazione, possano smettere di soffrire.

Far sì che tutti gli animali che soffrono, a causa dellascorretta alimentazione dell’uomo, possano smettere disoffrire.

Far sì che il pianeta Terra, che soffre a causa di unascorretta alimentazione dell’uomo, possa smettere disoffrire.

__________________3 La presente tabella è stata costruita secondo i valori nutrizionali contenuti neldatabase accessibile a http://www.nutridiary.com/foods.asp, che fannoriferimento a USDA (United States Departement of Agriculture).

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BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI

(1) “Tutto crudo”, di Nico Valerio, pag. 69 e 70. Altrefonti: “L’alimentazione viva”, a cura del Prof.Armando D’Elia che, nell’articolo consultabile ahttp://www.fruttalia.it/2010/04/alimentazione-viva/,fa riferimento agli esperimenti del medico svizzeroDott. Kouchakoff, da quest’ultimo presentati su unasua famosa pubblicazione, "NOUVELLES LOIS DEL'ALIMENTATION HUMAINE, BASEES SUR LALEUCOCYTOSE DIGESTIVE", nell'edizioneoriginale (Lausanne, 1937).

(2) Spunti tratti da “L’alimentazione naturale”, di NicoValerio, pag. 108-139. L’affermazione riportata travirgolette si trova a pag. 125 dello stesso libro.

(3) Journal of the National Cancer Institue, Oxford,accessibile ahttp://jnci.oxfordjournals.org/content/87/23/1767.abstract

(4) Giovanucci E. Tomatoes, tomato-based products,lycopene, and cancer: Review of the epidemiologicalliterature. J Natl Cancer Inst. 1999; 91: 317–331,accessibile ahttp://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10050865.

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(5) “Stahl W. et al. Dietary tomato paste protects againstultraviolet light-induced erythema in humans”. J Nutr2001; 131: 1449–1451, riportato in JN, Journal ofNutrition, accessibile ahttp://jn.nutrition.org/content/131/5/1449.abstract.

(6) Spunto tratto dal pdf “Get your daily dose of color”, diNutrilité, accessibile ahttp://www.amway.com/en/Documents/FlashAssets/nutrilite-phytonutrients/docs/PhytonutrientsColorBrochure.pdf.

(7) Spunto tratto dall’articolo: “What is antioxidant”,accessibile a http://www.juicing-for-health.com/definition-of-antioxidant.html.

(8) Spunti tratti da “Improving on Pritikin”, di RossHorne, cap. 3: “Enzymes – The Secret Of Life”, edalla rivista “Health Matters – 2005 Issue, accessibileahttp://www.purebodysolutions.com/Merchant2/graphics/00000001/PDF/Enzymes.pdf.

(9) [Nel suo libro “Improving on Pritikin – You can dobetter” (best-seller basato sul concetto di IgieneNaturale), l’autore Ross Horne fa riferimento alleconclusioni dell’antropologo Dr. Alan Walker dellaJohns Hopkins University, Maryland, riportate su TheHealth Crusader, July 1979]. Capitolo: “Appendix –Evolutionary evidence on the natural diet of man”.

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(10) Accessibile ahttp://www.medicinenon.it/fruttariani.htm.

(11) Spunti tratti da “L’alimentazione naturale” di NicoValerio, pag. 592-602.

(12) Sul sitohttp://www.veganitalia.com/modules/news/article.php?storyid=269, vengono citate numerosi fonti dipubblicazioni scientifiche che riportano dati sulrapporto causa-effetto tra proteine assunte-osteoporosi.

(13) “Fit for life”, di Harvey e Marilyn Diamond, pag. 82-84.

(14) Spunti tratti da “The 80/10/10 Diet”, di Dr. DouglasGraham, cap. 1.

(15) Articolo accessibile ahttp://care.diabetesjournals.org/content/25/1/202.longsottocapitoli: “Fiber” e “Sweeteners”.

(16) Tratto da “Health and Survival in the 21st Century”,di Ross Horne, cap. “The Pros and Cons of cooking”,pag. 105. Horne fa esplicito riferimento a quantoviene descritto da Dr. Edward Howell nei suoi libri:“The Status of Food Enzymes in Digestion andMetabolism” (1946) e “Enzyme Nutrition” (1983).

(17) L’articolo citato è accessibile a

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(http://www.verbraucherzentrale.it/43v377d1636.htmlmentre altre interessanti informazioni riguardoall’acrilamide si possono trovare sul sito dell’EFSA(European Food Security Authority) accessibile ahttp://www.efsa.europa.eu/it/contamtopics/topic/acrylamide.htm

(18) Spunti tratti da “The 80/10/10 Diet “, di Dr. DouglasN. Graham, cap.3.

(19) Gli spunti per questo capitolo sono stati tratti da“Improving on Pritikin”, di Ross Horne, e-bookaccessibile gratuitamente ahttp://www.soilandhealth.org/02/0201hyglibcat/0201hyglibcat.htmlcap.1.

(20) “Improving on Pritikin, di Ross Horne, capitolo 1:“Second Thoughts On The Pritikin Diet”.

(21) Dal libro “The Health Revolution”, di Ross Horne,capitolo 2: “Living Proof”, accessibile gratuitamentea http://www.soilandhealth.org/02/0201hyglibcat/020121horne/020121ch2.html.

(22) Gli spunti per questo capitolo sono stati tratti da“Improvin on Pritikin”, e-book accessibilegratuitamente a http://www.soilandhealth.org/02/0201hyglibcat/0201hyglibcat.html, cap.1.

(23) Accessibile a http://www.drug-education.info/documents/iatrogenic.pdf.

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(24) Tutti gli spunti di questo capitolo sono stati tratti da“The China Study”, di T. Colin Campbell, PhD eThomas M. Campbell II. La citazione tra virgolette sitrova a pag. 25 della suddetta opera. Un riassuntodivulgativo di “The China Study”, in lingua italiana,è accessibile a http://www.scienzavegetariana.it/nutrizione/progetto_cina.html.

(25) Il video dell’intervista con Bill Clinton è accessibilea http://www.heartattackproof.com/.

(26) I risultati dell’angiografia possono essere visionatianche sulla seguente pagina web:http://www.heartattackproof.com/resolving_cade.htm.

(27) Tutti gli spunti di questo capitolo sono stati tratti da“The China Study”, di T. Colin Campbell, PhD eThomas M. Campbell II, cap. 5 “Broken Hearts”.

(28) Il passo citato è tratto da “Il sistema di guarigionedella dieta senza muco”, di Arnold Ehret, Lezioneviii, “La composizione del sangue”.

(29) Spunti tratti da “Il sistema di guarigione della dietasenza muco”, del Prof. Arnold Ehret. La citazioneriportata tra virgolette si trova nella “Lezione xxi”,paragrafo “Frutta secca”.

(30) Da “Improving on Pritikin”, di Ross Horne, cap.“Author’s Preface”. Il libro è scaricabilegratuitamente a http://www.soilandhealth.org/02

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/0201hyglibcat/0201hyglibcat.html.

(31) Da “L’alimentazione naturale” di Nico Valerio, pag.486, 487.

(32) “How to Prolong Life – An Enquiry Into the Cause ofOld Age and Natural Death”, di Charles De LacyEvans, pag. 2, 88, 89. Il libro è scaricabilegratuitamente ahttp://www.archive.org/details/canweprolonglife00evanuoft

(33) Wikipedia, accessibile ahttp://it.wikipedia.org/wiki/Fibra_alimentare, eanche http://books.google.it/books?id=gVB8F7BtveEC&pg=PA42&lpg=PA42&dq=National+Research+Council,+1989+fiber&source=bl&ots=PskL7IL5J9&sig=ot3qI7jG844Vrx5gv3MyDT71fw0&hl=it&ei=RqZzTen2HIPBhAfmyYhO&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CCgQ6AEwAQ#v=onepage&q=National%20Research%20Council%2C%201989%20fiber&f=false.

(34) “The 80/10/10 Diet”, di Dr. Douglas N. Graham, cap.“Carboidrati complessi e malattia”, pag. 90.

(35) Wikipedia, accessibile ahttp://it.wikipedia.org/wiki/Celiachia.

(36) Gli spunti tratti da “You can do better”, di Ross

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Horne, da “Grain damage” e “The 80/10/10 Diet”, diDr. Douglas N. Graham, e da “L’alimentazionenaturale”, di Nico Valerio.

(37) “The China Study”, di T. Colin Campbell, pag. 66.

(38) “The China Study”, di T. Colin Campbell, pag. 308.

(39) Spunti tratti “The China Study”, di T. ColinCampbell, cap. 3 e “The 80/10/10 Diet”, di Dr.Douglas N. Graham, cap. 6.

(40) Accessibile ahttp://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=378&tipo=old.

(41) “The China Study, pag. 87.

(42) “Dr. Dean Ornisch’s Program for Reversing HeartDisease”, cap. “Fat, protein, carbohydrate, andcholesterol”.

(43) Dr. Douglas N. Graham, “The 80/10/10 Diet”,pag.111.

(44) Il Dr McDougall dirige in programma di 10 giorni aSanta Rosa, California, dove i pazienti seguonoquesta dieta e, per chi fosse interessato, i componentiessenziali di questo programma sono disponibiligratuitamente sul suo sito: drmcdougall.com.

(45) Estratto da “John Mc Dougall’s speech to MDs at aconference”, “Treatment of Heart Disease: Surgery”,

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e “Treatment of Heart Disease: Diet and Lifestyle”,accessibile a http://chidiet.com/blog/raw-food-talk/dr-john-mcdougall-denouces-common-diabetes-cancer-treatments.htm.

(46) “Dr. Dean Ornisch’s Program for Reversing HeartDisease”, cap. “Foreword - How much reversal”.

(47) Spunti tratti da “The China Study”, di T. ColinCampbell, cap. 4, “The Atkins crisis”.

(48) Spunti tratti da da “Atkin exposed”, pag. 22, cap.“Peeing Your Bones Down the Toilet”, di MichaelGreger, M.D., accessibile ahttp://www.atkinsexposed.org/pdf/atkins-exposed.pdf.

(49) Spunti tratti da da “Atkin exposed”, pag. 7-13, diMichael Greger, M.D., accessibile ahttp://www.atkinsexposed.org/pdf/atkins-exposed.pdf.

(50) Articolo accessibile ahttp://circ.ahajournals.org/cgi/reprint/58/1/3.pdf,pag. 7.

(51) Spunti tratti da “Health and Survival in the 21stcentury”, di Ross Horne, cap.15: “Dieting for Healthand Longevity.

(52) Spunti tratti da “Health and Survival in the 21st

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Century, di Ross Horne, cap. 3, accessibilegratuitamente a http://www.soilandhealth.org/02/0201hyglibcat/020122horne.21stcentury/020122toc.html.

(53) Spunti tratti da “Il rosso oceano. Il metodo Gerson”,del Dott. Howard Straus, accessibile a http://bioeticamente.splinder.com/archive/2010-03?from=26; e da“Health and Survival in the 21st

Century, di Ross Horne, cap. 13, accessibilegratuitamente a http://www.soilandhealth.org/02/0201hyglibcat/020122horne.21stcentury/020122toc.html.

(54) “Health and Survival in the 21st Century, di RossHorne, pag. 123.

(55) “Health and Survival in the 21st Century, di RossHorne, pag. 127.

(56) Dalla rivista “Just eat an apple”, n° 2, Summer 2002,dall’articolo “Coffee- The Great Energy Sapper”.

(57) Siti consultati: http://www.foodnews.org/index.php e(sito italianohttp://www.modusvivendi.it/2006/06/30/i-pesticidinella-frutta-e-verdura-come-difendersi/).

(58) Queste e molte altre ricette, idee e prezioseinformazioni si trovano su una serie di DVD creati da

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Frederic Patenaude, intitolati “Low Fat Raw VeganCuisine, acquistabili ahttp://www.fredericpatenaude.com/lowfatdvds/index_2.html

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DEA (Dieta Energia Alta)

Prendere nelle proprie mani la propria salute, ritornando auna forma di alimentazione consona all’uomo, è forsel’unico modo per evitare di ammalarsi, o per debellare lamalattia.

Questo testo contiene molte notizie basilari che èfondamentale conoscere per chiunque voglia affrancarsi

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dalla necessità di dipendere in continuazione da fonti,spesso contraddittorie, che lo vorrebbero schiavo dellacostante preoccupazione di introdurre il tale alimento, latal vitamina, sale minerale, proteina, acido grasso, alga,olio essenziale, integratore, supplemento, medicina, erbao rimedio miracoloso, ecc., che vengono scoperti elanciati sul mercato in rapida successione, dopol’inevitabile campagna mediatica.

Leggendo questo libro si otterrà la giusta ed entusiastamotivazione per intraprendere un percorso, lento o veloceche si voglia, verso una nuova vita!