Data Come schiavi - FILLEA CGIL · 2012. 10. 15. · 071740 Quotidiano Fillea e sindacati del...
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Fillea e sindacati del settore Pag. 2
Data 14-10-2012
rUnità Pagina 14 Foglio 1
Come schiavi IL CASO
JOLANDA BUFALINI ROMA
Eglioperai si ribellano
Dodici ore di lavoro al giorno, zero straordinari e sicurezza, stipendi da fame. Accade in un cantiere della Snam Rete Gas in Calabria
Orario di lavoro dalle 7 alle 19, sei giorni su sette e spesso anche la domenica. Fanno circa 250-300 ore al mese di straordinario che,
però, non ci sono in busta paga, niente indennità di mensa, la pausa pranzo di venti minuti anziché di un'ora come prevede il contratto, niente indennità di trasporto, eppure il cantiere non è facile da raggiungere fra le montagne del gruppo del Pollino. È andata avanti così per sette mesi di fila, da quando il cantiere ha aperto i battenti ad aprile. Il contratto è a termine, un mese o due, anche se si tratta di lavori della durata di due anni, così non rompi le scatole e, se non righi dritto torni a casa, che altro lavoro non ce n'è.
Invece gli operai del cantiere per la costruzione del metanodotto (piano energetico della Calabria) hanno deciso di rompere le scatole, con la paura - certo - perché è vero che lavoro ce n'è poco ma, d'altra parte, se «persino in un cantiere finanziato con denaro pubblico, non si rispettano le regole si perde del tutto la dignità di chi lavora», per non parlare del fatto che «con 250 ore di straordinario paghi uno e prendi due, cioè un solo operaio fa il lavoro di due». Non tutti si sono ribellati, solo la manodopera reclutata sul posto, a Sant'Agata d'Esaro, un paesino di 2000 anime in provincia di Cosenza, noto alle
cronache per la costruzione della diga sull'Esaro. Circa 14 su 60 lavoratori.
La committenza del cantiere è della Snam Rete Gas, la ditta appaltatrice è la Agecos Spa di Foggia. Entrare nel cantiere per le organizzazioni sindacali (Fillea, Filca, Feneal) non è stato facile. Una volta entrati, però, è emersa la verità: 12 ore al giorno di lavoro, un solo giorno di riposo settimanale e, spesso, neanche quello. Una quantità di straordinari che mette a rischio la sicurezza, perché la stanchezza è la causa principale degli incidenti in edilizia, il settore dove è più alta la percentuale delle morti bianche. Nella busta paga non c'è traccia degli straordinari, c'è, però una voce «trasferta Italia» che, ipotizzano le organizzazioni sindacali, potrebbe essere stato lo strumento «con cui eludere le norme sulla sicurezza» che prevedono 160 ore di lavoro mese, 250 di straordinario in un anno. All'assemblea hanno partecipato solo i giovani, reclutati in loco, la cosiddetta "manovalanza". Ma si è creato un clima di fiducia fra loro e Antonio Di Franco, segretario generale Fillea, e hanno parlato delle loro reali condizioni di lavoro, della «dignità offesa, perché tanto, qui, siamo in Calabria».
Saputa la verità si trattava di decidere come agire. Antonio Di Franco è un sindacalista particolare, soprattutto in Calabria: ha 34 anni è laureato in legge ed è tornato nel paese dove è nato dopo lO an-
ni passati fuori. «La più importante infrastruttura da costruire in Calabria - sostiene - è la legalità, che è in grado di attrarre investimenti». Alla Fillea territoriale in segreteria con lui lavora un altro giovane, Vincenzo Veneziano, che è economista. Da avvocato Antonio ha convinto i colleghi di Cisl e Uil a seguire una strada inusuale. Sono andati dai carabinieri di Sant'Agata. La prima risposta, alla stazione dell'Arma, è stata tipica: «Tornate domani». Però i sindacalisti hanno insistito, «ci serve fare subito quest'atto» e così hanno scritto la segnalazione che ha portato alla verifica, da parte dei carabinieri, delle condizioni di lavoro nel cantiere. E gli operai non hanno avuto paura, hanno confermato tutto. Ora la Agecos si sta mettendo in regola, c'è da fare i conti anche sui sei euro giornalieri di indennità mensa e trasporto non pagati per 7 mesi.
<<È una vicenda emblematica», dice il segretario generale della Fillea Walter Schiavella, che sta lavorando alla manifestazione della Cgil del 20 ottobre, «in un settore disperso come quello dell'edilizia, dove lo strumento principale per garantire la qualità del lavoro sono i controlli». Ma, mentre nei contratti si sono fatti molti passi importanti, come quello del Durc (documento di regolarità contributiva), il «quadro generale va nella direzione opposta, anche nel caso del decreto sulla produttività ora in discussione». Nella crisi «l'allentamento delle regole favorisce solo le imprese cattive».
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IL PICCOLO Data 14-10-2012 Pagina 67
Giornale di Gorizia Foglio 1
Fornaci, operai senza soldi per 7 mesi Tanto si è dovuto attendere per ottenere il decreto ministeriale per la cassa integrazione. Fillea-Cgil: vicenda vergognosa
di Francesco Fain t CORMONS
Sette mesi senza soldi dallo Stato. Sette mesi prima di vedersi corrisposto l'assegno della cassa integrazione straordinaria.
È il caso dei dipendenti delle "Fornaci giuliane" di Cormòns. A denunciare quella che non esita a definire come «una vicenda vergognosa» è il sindacalista Enrico Coceani, segretario provinciale della Fillea-Cgil. Ai 13 lavoratori dell'azienda (oggi chiusa) erano stati riconosciuti altri dodici mesi di cassa integrazione: un atto dovuto visto che era stato ricollocato,
nell 'anno precedente, il 30% dei lavoratori. Sembrava essere tutto tranquillo, definito. «Il problema è che hanno dovuto la bellezza di sette mesi - denuncia con forza Coceani - il decreto ministeriale: decreto che mette in moto il pgamento da parte dell'Inps». Ciò cosa ha determinato? Disagi, problemi, difficoltà ad affrontare la quotidianità, le spese fisse, le varie impellenze. «Qualcuno di loro ha perso pure la casa: è stato sfrattato perché non riusciva a pagare l'affitto», rimarca Coceani. Ora le cose si sono messe per il verso giusto ma «quello che è successo - afferma - è davvero vergognoso.
Si tratta di persone in difficoltà, senza altre entrate».
Che nel Cormonese la situazione del mondo industriale sia preoccupante come altrove e non conceda spazi all'ottimismo è risaputo. Peraltro, il caso più urgente al momento è proprio quello relativo ai 131avoratori delle ex Fornaci Giuliane: impresa che ormai ha chiuso i battenti da due anni e che purtroppo non riaprirà più. «Questi dipendenti ancora non hanno trovato una ricollocazione sul mercato del lavoro, ed ilIo marzo prossimo vedranno scadere la cassa integrazione entrando in mobilità». La cava, comun-
Una suggestiva immagine aerea del compendio delle ex "Fornaci giuliane" di Cormons (Archivio)
que, lavora. E stata concessa in affitto alle fornaci di Manzano. Insomma, quantomeno la materia prima (anche se a Cormòns non tutti sono contenti per l'asportazione del materiale) sopravvive.
A pesare come un macigno sull'azienda, lo ricordiamo, era stata la crisi assolutamente conclamata del settore dell' edilizia e delle costruzioni, che in questi anni di vacche magrissime per l'economia non solo locale ma globale ha subito un ridimensionamento in termini di giro d'affari complessivo pari a circa il 50%. Si costruisce sempre di meno e !'introduzione dell'Imu non ha dato certamente una mano.
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IL TIRRENO ILTIRRENO
CECINA Data 14-10-2012 Pagina 6 Foglio 1
EDILIZIA IN CRISI: A RISCHIO 300 PERSONE
Granchi, dipendenti in cassa integrazione
VOLTERRA
Cassa integrazione straordinaria per 25 lavoratori della Granchi di Volterra su circa 80 dipendenti. L'ammortizzatore sociale sarà in vigore fino a giugno per una delle più importanti realtà dell' edilizia in Valdicecina.
Il settore è in grave difficoltà, come spiega SoniaAntoni della Cgil e rischia di coinvolgere in una crisi rilevante circa 300 persone, suddivisi in piccole e piccolissime imprese. «Serve una rete di protezione della legalità per salvaguardare le imprese della zona». Il sindacato ha proposto una serie d'incontri ai soggetti coinvolti in questa situazione e presto si comincerà a parlare concretamente di soluzioni per «resistere alla crisÌ». La ditta Granchi effettua lavori stradali e movimentazioni terra, con divisioni nei calcestruzzi, gli inerti, i conglomerati bituminosi e il recupero dei rifiuti.
Un gruppo a tutti gli effetti che ha visto calare le commesse, così come molte delle altre realtà imprenditoriali del settore edile. Nei giorni scorsi esponenti di Fillea Cgil e Cgil di zona si sono incontrati con i rappresentanti della sezione economia dell'Unione dei Comuni per mettere al corrente le istituzioni rispetto alla situazione vissuta dall'impresa che ha sede a Pomarance. «Enti pubblici e monto del credito - spiega Antoni - devono seguire con attenzione questo settore, fortemente colpito dal blocco dell' iniziativa dei privati, dall' affidamento degli appalti al massimo
ribasso, dai minori trasferimenti agli enti pubblici che determinano da una parte il blocco dei progetti e dall'altra il notevole rallentamento dei pagamenti alle imprese, e conseguente mancanza di liquidità, dalla frammentazione delle imprese, dalla burocrazia, dalle tasse ed i costi in generale, dalle troppe rigidità verso l'impresa e anche dalla presenza di lavoro nero e sommerso». Granchi è l'apice della crisi. Ma il variegato mondo dell' edilizia della Valdicecina ha bisogno di «una riflessione seria su come le istituzioni, i sindacati, le associazioni di categoria, il sistema bancario, la committenza pubblica e privata possono riuscire a unire le forze per aiutare l'edilizia a resistere alla crisi, a difendere l'occupazione, a stare sul mercato offrendo servizi di qualità e competitivi a partire dal fabbisogno del nostro territorio». La Cgil chiama a raccolta i vari soggetti istituzionali e non. E presto ci potrebbe essere il primo incontro su come rilanciare il settore. O meglio: «Su come permettere all'edilizia di resistere alla crisi. Dobbiamo aprire una discussione che ci porti anche a superare quella mentalità che ancora oggi porta gli imprenditori a ragionare in modo troppo individualistico di fronte alle sfide del mercato. Su queste basi la Cgil ha chiesto all'osservatorio di aprire un primo confronto con tutte le imprese del settore della zona. Richiesta che i rappresentanti dell'Osservatorio hanno accolto positivamente».
Andreas Quirici
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calabria ora reggia calabria
e provincia
Data
Pagina
Foglio
13-10-2012 21 1
Bentini, la protesta continua In attesa di un tavolo col prefetto, lavoratori senza stipendio da 4 mesi
della ditta madre Bentini ed i trentuno operai incrociano le braccia. Già stremati dalla cassa integrazione a rotazione (che continuerà nei prossimi mesi) e dai periodi dunque in cui non sono riusciti a lavorare, adesso ricevono anche la beffa del mancato pagamento di pochi giorni. Le condizioni sono diventate veramente critiche e, come già evidenziato, dopo l'incontro del 13 settembre scorso, nessuna notizia dalla Bentini
Per le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil non si tratta solo di una questione economica: l'azienda Bentini, impresa appaltatrice dell'opera, non ha mantenuto gli accordi, perché agli operai non verranno pagate nemmeno le due mensilità promesse.
Si tratta di una situazione iusostenibile soprattutto alla luce del fatto che non viene garantita la sopravvivenza di intere famiglie che si ritrovano, inesorabilmente senza alcun mezzo di sostentamento.
Viene meno il diritto al lavoro, alla garanzia di una vita dignitosa.
Gli operai rientreranno in attività soGli operai in sciopere da una settimana nel cantiere lo quando riceveranno garanzie serie e
E' trascorsa una settimana e continua lo sciopero dei lavoratori del nuovo Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria.
Anzi col commissariamento del comune di Reggio i problemi non potranno diminuire.
Dall'inizio della protesta i rappresentanti sindacali sono al fianco degli operai che hanno occupato il cantiere. Da quattro mesi i lavoratori sono senza stipendio.
Il segretario provinciale della Fillea Cgil Rc-Locri Pietro Casile iusieme al segretario della Feneal Uil Rc Gaetano Tomaselli ed al segretario provinciale del-
la Filca Cisl Rc Nino Botta hanno chiesto un incontro con il Prefetto Vittorio Piscitelli per discutere della controversia in atto.
I rappresentanti sindacali non hanno otte-
Lo sciopero continuerà in cantiere fino all'incontro con Piscitelli
durature sul percepimento delle mensilità arretrate.
I segretari di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, anche nei prossimi giorni, resteranno in cantiere a manifestare
nuto risposta, poichè il contraente del progetto risulta essere il Comune reggino che è stato sciolto per "contiguità mafiosa".
Stando a questo, spetta ora ai Commissari discutere della vertenza.
Nessun accordo rispettato da parte
la loro vicinanza alla causa dei trentuno lavoratori in attesa di risposte finora mai arrivate, finché non verranno ricevuti in Prefettura per un incontro.
Per questo, unite, le tre sigle sindacali chiedono un incontro urgente con il Prefetto.
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Data 13-10-2012 Pagina 10 Foglio 1
Sindacati e rsu incontrano l'azienda' lnnedi assemblea dei lavoratori Spiragli con le banche e lieve fiducia
Crisi Del Tango, tavolo in Regione e soldi ai cassintegrati dalla Provincia di Federica Guerri
I~ AREZZO - Non avevano avuto lumi dall'azienda di Tegoleto dopo l'incontro in teleconferenza con le banche di mercoledì, e così sindacati e rsu dei lavoratori Del Tongo hanno chiesto un incontro urgente con i vertici aziendali che si è tenuto ieri in sede. Pasquale e Laura Del Tongo hanno fatto il punto della situazione, spiegato l'esito dell'incontro con gli istituti di credito, i quali hanno chiesto di visionare ulteriore documentazione prima di decidere se accordare o meno alla ditta leader da decenni nel settore cucine il fido necessario a pagare gli stipendi, rimettere in moto la produzione e dare una boccata d'ossigeno ad un colosso che ha tutte le carte in regola per stare nel mercato ma, complice la crisi, ha le casse a secco. Per lunedì prossimo le rappresentanze sindacali hanno fissato l'assemblea dei lavoratori nella quale le maestranze decideranno come muoversi. Lavoratori in cassa a rotazione e senza stipendio da due mesi che ogni giorno con il loro lavoro onorano un marchio storico che affonda le proprie radici nell'Italia del boom degli anni Sessanta. Intanto è sicuro che il caso andrà in Regione. Scontata l'apertura del tavolo visto l'imponente numero di addetti e l'impor-
Del Tongo Lo stabilimento di Tegoleto leader del settore legno e cucine
La naziDnale paramotaristi si eswisce a Malin Bianca
Piloti da tutta Italia per Ezechiele I~ AREZZO Due giornate di volo, esibizioni e solidarietà. Oggi e domani a Molin Bianco è in programma l'Open Day per Ezechiele, un week end organizzato dall'associazione Ezechiele nata a sostegno del mosaico che Andreina Giorgia Carpenito sta realizzando a Indicatore. E per sostenere la causa a Molin Bianco arrivano anche elementi della nazionale paramotoristi che si esibiranno in voli spettacolari. Sono attesi piloti da tutta Italia, felici di sposare la causa della "Visione di Ezechiele", il mosaico più grande del mondo che ha bisogno di contributi. E chi vuole potrà imparare a volare. Appuntamento oggi nel pomeriggio e domani tutto il giorno all'aeroporto di Molin Bianco. ~
tanza che lo stabilimento riveste nel settore. E una bella notizia arriva per chi da mesi è in cassa integrazione. La Provincia di Arezzo, che durante l'ultima seduta consiliare ha approvato un documento urgente nel quale si impegna ad incontrare le parti interessate per fare il punto, il18 ottobre firmerà per inserire i cassintegrati Del Tongo all'interno dello Sportello Anticrisi, il meccanismo che assegna immediatamente i contributi per gli ammortizzatori sociali anziché far loro attendere la lunga trafila dell'Inps. Entro la fme del mese dovrebbero dunque essere accreditati i soldi mentre per il 19 ottobre i sindacati incontreranno nuovamente l'azienda. Nella seduta di ieri erano presenti Gilberto Pittarello di Filca Cisl e Andrea Bertelli di Fillea Cgil che, seppur all'interno di un quadro preoccupante, si dicono fiduciosi per il futuro. L'interessamento che arriva dalle istituzioni per salvare una ditta come la Del Tongo che ha tutte le carte in regola per macinare profitti, rappresenta di certo anche un'ulteriore conferma per le banche per concedere l'agognato fido. Per il momento non ci sono date su un nuovo incontro con gli istituti di credito, ma una cosa è certa, se le banche non apriranno i rubinetti sarà una mazzata per l'economia aretina. ~
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il Resto del Carlino
IMOLA Data 13-10-2012 Pagina 5 Foglio 1
ACCORDO CON I SINDACATI SULL'AMMORTIZZATORE SOCIALE PER 276 PERSONE. SARANNO A TIIVATI CORSI DI FORMAZIONE
Crisi, alla 3elle contratto di solidarietà per tutti i dipendenti DOPO UNA lunga trattativa e due assemblee con i lavoratori che hanno dato parere positivo, la Fillea-Cgil e la Filca-Cisl e le Rsu hanno siglato con la direzione della cooperativa 3elle un accordo per attivare il contratto di solidarietà che interesserà l'intero organico, 276 dipendenti. L'orario di lavoro sarà ridotto entro la percentuale massima del 60%, come previsto dai criteri di legge. «SIAMO soddisfatti del risultato raggiunto - dicono Sonia Bracone, segretaria
SODDISFAZIONE Cgil e Cisl: «In questo modo si salvaguardano tutti i posti di lavoro»
COOPERATIVA
generale Fillea-Cgil Imola e Cristina Raghitta della Filca-Cisl Bologna - che permette di salvaguardare i posti di lavoro e dà all'azienda uno strumento per affrontare la difficile situazione del mercato dovuta alla pesante crisi del settore dell'edilizia e del legno». «L'accordo - proseguono le due sindacaliste - prevede inoltre che l'azienda si impegni ad attivare percorsi di aggiornamento e formazione per i dipendenti. Come organizzazioni sindacali consulteremo periodicamente i lavoratori sull'utilizzo del con-
Alla lelle si producono anche infissi in legno
tratto di solidarietà prima degli incontri previsti trimestralmente con l'azienda». Il contratto di solidarietà è uno degli strumenti 'reperibili' per far fronte agli sconquassi del mercato in crisi. La 3elle aveva già utilizzato la cassa integrazione ordinaria, poi quella straordinaria, ed ora attiva la solidarietà, che può durare un anno. La quantità minima di ore lavorate sarà del 40 per cento, ma la media complessiva sarà calcolata a fine periodo. Va aggiunto, comunque, che l'Inps deve in-
tegrare il 50 per cento delle ore-lavoro perse, ragion per cui il taglio agli stipendi viene in parte compensato. «Il mercato dell' edilizia è in recessione - aggiunge Sonia Bracone - La 3elle lavorava per tutta Italia producendo infissi in legno non solo per il settore residenziale. Sono prodotti di qualità, assolutamente made in Italy. Negli incontri con l'azienda è emerso che sta esplorando i mercati esteri, sta insomma cercando spazi ... Negli ultimi 4 anni il calo medio del fatturato è stato del 40 per cento». La situazione non è rosea. Gli occhi sono tutti puntati sull'orizzonte.
ECONOMIA
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la Provincia PAVESE
Data 13-10-2012 Pagina 25 Foglio 1
La Provincia non paga, trenta in cassa Corteolona, Edilstrade e Spada hanno crediti per 1 milione e 200mila euro. Bosone: «Situazione drammatica»
t CORTEOLONA
mento di crisi che dura da tempo. Ieri si è tenuto l'incontro tra proprietà e i rappresentanti di Fillea Cgil che stanno portando
Edilstrade. «Ma il 90% del nostro debito - precisa l'assessore provinciale Maurizio Vìsponetti - è già stato ceduto a banche e finanziarie. La Provincia non può pagare, bloccata dal patto di stabilità». «E' una situazione
drammatica - sostiene il presidente Daniele Bosone - non possiamo usare i nostri soldi, costringendo le aziende a chiudere e provocando l'impoverimento di tutto il territorio». E intanto gli operai, a casa, bussa-
no alle porte dei municipi. «Hanno paura- dice Elio Grossi, sindaco di Santa Cristina -. Le istituzioni devono fare il possibile per aiutare queste persone. La chiusura, a causa del patto di stabilità, di una ditta stori-
Cassa integrazione ordinaria per i trenta dipendenti della Spada Fratelli e Edilstrade, società della Bassa pavese con alle spalle più di cento anni di storia, che si occupano della manutenzione e realizzazione di strade. Gli operai sono a casa da tre giorni. Non perché manchino commesse, ma perché l'azienda vanta crediti per alcuni milioni di euro. Una situazione di sofferenza che ha obbligato la proprietà a mettere il personale in cassa integrazione. Nessun'auto ieri mattina era parcheggiata nel cortile dello stabilimento di località Manzola Fornace. I mezzi fenni, segnale drammatico di un mo-
avanti una trattativa delicata per ottenere tutte le garanzie possibili a tutela dei lavoratori. «Speriamo che questa situazione di difficoltà sia temporanea», dicono dalla Cgil che si sta preparando per il prossimo tavolo, previsto tra alcuni giorni. Il clima è teso. Anche nella sede di Corteolona, in via XX Settembre. «Temo perla mia famiglia», dice un dipendente della ditta che non si spiega come a fargli rischiare il posto siano i tanti crediti vantati dalla società. A partire dalla Provincia. Oltre un milione e 200mila euro è la somma che Piazza I talia deve alla Spada Fratelli e a ca porterebbe a conseguenze
devastanti per il nostro territorio. E' giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità». Il sindaco chiede alla Provincia di aprire un tavolo di confronto «per salvare un' azienda importante e affidabile». Il presidente Bosone ammette che «si sta verificando una situazione di degrado economico inaccettabile». «Uscire dal patto significa arrivare al dissesto dell'Ente - spiega Bosone - Il Governo sta soffocando la capacità di investimento di Comuni e Province». Chiede risposte il senatore che proprio l'altro ieri ha presentato un'interrogazione in Senato per sollecitare modifiche delle nonne che regolano il patto. Intanto nei giorni scorsi la Edilstrade ha fermato i lavori della variante di Santa Cristina.
Le due società lavorano da cento anni nella Bassa pavese
Stefania Prato
Sono due società di manutenzione e asfaltature
La Edistrade e la Spada Fratelli sono società storiche del Basso pavese. Hanno una trentina di dipendenti. Si occupano di sistemazione e costruzione di strade, pavimentazione dei parcheggi, riqualificazione del manto stradale, ma anche della realizzazione di viadotti, barriere di protezione, riparazione e risanamento dei ponti, lavori di scavo e movimento terra. Lavori commissionati soprattutto dagli enti locali.
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GIORNALE DI SICILIA Data 12-10-2012 Pagina 23 Foglio 1
LA PROTESTA. Volantinaggio lungo la SS 124
Senza stipendio da mesi Sciopero degli edili Sics
••• Tre ore di volantinaggio lungo la strada statale 124 che collega Siracusa a Floridia. Gli operai edili della «Sics» hanno scioperato ieri pomeriggio dalle 13 alle 15 per protestare contro il ritardo nel pagamento dei propri stipendi attesi da tre mesi e bloccati a causa del vincolo imposto all' azienda dal «patto di stabilità» imposto dal Governo. La mobilitazione, promossa dalle segreterie provinciali della Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, ha visto coinvolti centoventi operai ha provocato lunghi rallentamenti alla viabilità in entrambi i sensi di marcia e non sono mancati neanche momenti di tensione rientrati però immediatamente. Dopo il volantinaggio è seguita un' assemblea, ma la mobilitazione prosegue. Oggi i rappresentanti sindacali di categoria incontreranno il Prefetto per la stipula del protocollo di legalità in vista dell'avvio dei lavori
di realizzazione di una nuova palazzina all'interno del carcere di contrada Cavadonna. Una battaglia che comunque i sindacati intendono sviluppare insieme con l'impresa. «Sarà l'occasione - hanno detto i segretari di Fillea, Filca e Feneal, Domenico Bellinvia, Paolo Gallo e Severina Corallo - per chiedere al prefetto un intervento forte e sbloccare così i vincoli relativi al patto di stabilità che sta strozzando le imprese e danneggiando i lavoratori che non percepiscono da mesi i propri stipendi. È assurdo che le ragioni economiche del patto di stabilitàelamalaburocraziacontinuino a paralizzare in intero comparto che ha già perso in provincia centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro». I sindacati hanno inoltre annunciato un presidio per lunedì davanti agli ingressi dell'azienda, a Priolo, qualora non si abbiano già oggi sviluppi sulla vicenda. (*VICOR*)
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:LA NAZIONE
VIAREGGIO Data 12-10-2012 Pagina 7 Foglio 1
MANIFESTAZIONE DElLA VORA TORI SENZA STIPENDIO
Landucci, presidio davanti ai soci QUALCUNO da tre mesi non percepisce lo stipendio, altri lo stanno ricevendo solo su delega. Una situazione difficile quella che stanno vivendo i circa 50 dipendenti della Landucci Federigo impianti elettrici, una delle principali aziende del settore che lavorano con i cantieri della Darsena. Ieri pomeriggio si sono ritrovati in Galleria d'Azeglio per dare vita a un presidio davanti allo studio del commercialista Matteo Pulga dove era in corso un'assemblea dei soci della società. «La situazione della Lan-
SINDACALISTA Lamberto Pocai, segretario della Fiom Cgil
Sit-in allo studio in cui era in corso l'assemblea aziendale
ducci - spiega Lamberto Pocai, segretario della Fillea Cgil- è particolarmente grave. Ci sono lavoratori che attendono di essere pagati e questo mese non hanno ricevuto lo stipendio perché non hanno avuto in mano il prospetto paga». Al momento la Landucci è divisa in quattro società con una cinquantina di dipendenti in tutto. Una deci-
na di questi che sono collegati alla Gm che produce motori nautici percepisce regolarmente il salario; un'altra decina non vede soldi da tre mesi, mentre il rimanente, una trentina di persone in tutto vengono pagati in deroga dai cantieri navali come Azumut, Benetti e SuperYacht presso cui lavorano in appalto. Per essere pagati però hanno bisogno del prospetto paga che ancora non è stato loro consegnato. Per questio ieri pomeriggio hanno dato vita al presidio di protesta in galleria D'Azeglio davanti allo studio del commercialista dove era in corso l'assemblea dei soci.
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COBBIEBE DEL TBENTINO
Assise «Grande concorrenza interna»
Porfido in piena crisi I cassintegrati destinati al raddoppio
TRENTO - «Il settore del porfido è ancora in piena crisi, prevediamo un aumento esponenziale della cassa integrazione: i cento lavoratori che già ne usufruiscono, delle circa 60 aziende concessionarie considerate, da qu,i alla fine dell'anno, potrebbero addirittura raddoppiare». E la previsione negativa di Giuliano Montibeller di Fillea Cgil riguardo la situazione in cui versa «l'oro rosso» del Trentino, in particolare «il motore della filiera produttiva, cioè le aziende in possesso della concessione delle cave».
Ieri ad Albiano si è svolta l'assemblea dei lavoratori del porfido e a cui hanno aderito quasi tutte le 60 imprese concessionarie della zona di Albiano, Fornace e Lases. Un'assemblea, commenta Montibeller «gremita, cui hanno partecipato, oltre all'assessore Alessandro Olivi, più della metà dei circa 800 lavoratori totali». L'unica soluzione, secondo il sindacalista, è quella di unirsi: «Con il mercato interno che è crollato non bastano più le piccole dimensioni, per rivolgersi ai mercati esteri devi avere i numeri». La crisi deriva, continua «da una grande concorrenza interna che ha fatto abbassare i prezzi e dall'altra parte da una difficoltà a reagire degli imprenditori, dovuta al fatto che per 40 anni il settore del porfido non ha conosciuto crisi». Que-
Montibeller (Cgil) «Probabilmente alcune aziende sono già al capolinea»
st'anno, continua, «ormai è andato, non ci sono speranze di miglioramenti; gli imprenditori devono darsi da fare, siamo già in ritardo, alcune aziende sono già oltre il consentito. Alcune probabilmente, sono al capolinea». «Olivi - com-menta il sindacalista - ha
spiegato come la Provincia ha già fatto molto per questo settore, ora tocca alle imprese. L'assessore ha assicurato che per il 2013, pur avendo tagli da fare in Provincia, non toglierà un euro dagli ammortizzatori sociali rispetto a quanto assegnato nel 2012». Ammortizzatori che in caso di aumento dei richiedenti della cassa integrazione, spiega il sindacalista, «riuscirebbero comunque a garantire la sicurezza per tutti i lavoratori». «Ci sono cinque aziende -spiega Montibeller - che hanno richiesto la cassa integrazione in deroga, la quale può garantire un massimo di 1040 ore e rappresenta l'ultima possibilità per il lavoratore. Non vi sono altri ammortizzatori sociali disponibili finita quest'ultima». È un ulteriore segnale della gravità della crisi. Montibeller accenna infine ad «un nuovo contratto provinciale del porfido, ancora in fase di studio, necessario perché occorre rivedere il sistema del cottimo: vorremmo collegare la retribuzione alla qualità del prodotto invece che alla sola quantità». Il contratto provinciale, continua «era stato rinnovato nel 2004 ed è scaduto nel 2008: necessita di un rinnovo».
Daniele Ferrari © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Muratori senza paga. Da aprile In agitazione 27 lavoratori. Ieri il blocco del cantiere TRADATE - Ventisette muratori non percepiscono il salario dallo scorso aprile. E ora hanno incrociato le braccia (Foto Blitz), bloccando il cantiere di via Marconi dove stanno nascendo tre palazzine per un totale di 144 appartamenti. Lo stato di agitazione continuerà per l'azienda da cui dipendono, la Fratelli Manenti di Bergamo: pare che abbia consegnato i libri contabili al tribunale fallimentare della città. Presenti le forze sindacali Fillea Cisl e Cgil anche per mantenere la sicurezza in cantiere e portare avanti le trattative: sul posto Fabrizio Zaniolo, Marino Mazzola, Salvatore Della Rocca e Antonio Massafra. A spiegare ciò che sta accadendo è Zaniolo: «I lavoratori sono dipendenti della Manenti, in difficoltà in questo momento: oggi (ieri, ndr)
ha depositato i libri contabili in tribunale. C'è voluto un po' di tempo per ricostruire anche tutti i crediti che i lavoratori vantano, tanto più che c'è una collegata a cui sono stati subappaltati i lavori, la Ma.i.co. (Manenti imprese costruzioni) che non ha nessun procedimento aperto ma che non paga comunque gli stipendi. Per tutelare i lavoratori che in questi mesi hanno realizzato circa il 50 per cento dell'opera, ci siamo rivolti al committente, Cascina Paolina. Siamo in contatto con illegale per cercare una soluzione». Il primo obiettivo è infatti quello di recuperare gli stipendi dei muratori che vivono nella bergamasca e ogni giorno arrivano in zona dopo essersi alzati prima dell' alba. «Abbiamo ricostruito la posizione creditoria calcolando che gli stipendi da apri-
le ad agosto ammontano a 140mila euro circa, senza contare la somma che deve essere versata agli istituti previdenziali e il salario da settembre. L'obiettivo è chiedere al curatore fallimentare che gli stipendi vengano erogati dal committente e che si possano in qualche modo tutelare i posti di lavoro: confidiamo che dia la liberatoria, per il momento abbiamo solo accordi informali. I soldi ci sono perché abbiamo la conferma che i fondi per l'avanzamento lavori potrebbero essere erogati e, a oggi, secondo i legali di Cascina Paolina ci sarebbe anche la volontà di trovare una soluzione». Conclude il sindacalista: «Ci siamo dati 15 giorni di tempo, nel frattempo continuerà lo stato di agitazione e il cantiere resterà bloccato».
Veronica Deriu
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Fillea e sindacati del settore Pag. 17
Data 11-10-2012
Latina OGGI
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L'accordo siglato tra sindaco di Gaeta, Consind, Provincia e sindacati
Un patto per l'Italcraft Protocollo d'intesa per salvaguardare 47 posti di lavoro
L'AMMINISTRAZIONE comunale di Gaeta guidata dal sindaco Cosmo Mitrano, l'amministrazione provinciale e il consorzio di sviluppo industriale vogliono salvare l'ltalcraft. Un impegno concreto messo per iscritto con un protocollo d'intesa firmato dallo stesso Mitrano, dal presidente del Consind Salvatore Forte e dall' assessore provinciale allo sviluppo economico Silvio D'Arco. All'incontro che si è svolto nell' aula consiliare hanno partecipato anche i delegati sindacali Carmine Zazzero di Fillea-Cgil, Massimo Purificato di Feneal-Uil, Luigi Coppola di Filca-Cisl, Ezio Giorgi di Fillea-Cgil, Salvatore Pastore di Feneal-Uil e Adrian Mosteanu di Filca-Cisl. L'azione di promozione e sensibilizzazione per la salvaguardia della storica azienda del comparto nautico di Gaeta è arrivata direttamente dal primo cittadino che ha inteso coinvolgere i sindacati e le istanze dei lavoratori in un accordo istituzionale che vuole inserirsi nel concordato preventivo in atto. Una fase che arriva a circa due anni di distanza dal fallimento del precedente proprietario, il gruppo Rizzardi, dopo una breve esperienza, e che era a sua volta subentrato al gruppo
A sinistra una foto della conferenza stampa
di ieri mattina
Caputi al comando per un decennio. «Vogliamo tutelare gli attuali livelli occupazionali attestati sulle 47 unità - ha dichiarato Mitrano - e per farlo resteremo al fianco degli operai finchè non troveremo un impegno concreto dell'unico soggetto imprenditoriale attualmente interessato a subentrare». Ma qual'è questo nuovo soggetto al quale il tribunale ha dato per ora fiducia senza in apparenza ancora essere ricambiato? Si tratta della Blufin. Poche per ora le garanzie offerte. E infatti l'impegno reso dai firmatari del protocollo istituisce un tavolo permanente di concertazione con sede a Gaeta per individuare e semplificare le procedure per garantire l'occupazione, al riassorbimento delle 47 unità in fabbrica, a lasciare inalterata la destinazione d'uso del sito, a destinare il sito al solo scopo produttivo nel settore nautico e ai servizi adesso correlati e al regolare prosieguo dell' attività. Come dire un atto non solo formale ma anche sostanziale e che vuole rassicurare il potenziale neo proprietario sulla massima collaborazione istituzionale sul fluido procedere, senza beghe, di un eventuale rinnovamento produttivo. E l'assessore provinciale Silvio D'Arco ha riconosciuto il merito di questa stra-
tegia proprio a Mitrano, proclamando <<la propria convinzione sull' ottenimento dei risultati sperati. Il sudpontino vive in maniera più estrema - ha concluso - le crisi aziendali a causa dell'abbandono e della mancanza di centralità che vive rispetto ad altri luoghi della Provincia. Perciò è importante la sinergia istituzionale». Infine Salvatore Forte haribadito <<la grave crisi che ormai da tre anni sta smantel-lando uno dei comparti mag-giormente pro-duttivi per l'Italia e in particolare per il sudpontino e cioè la nautica. Dobbiamo rilan-ciare tutti i servizi a terra, e avere il coraggio di pro-porci come politi-ca, nonostante una dilagante di-saffezione ai rap-presentanti dei cittadini per ciò
che accade, nel concordare solu
zioni facendo quadrato». Adriano Pagano
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IL-i"MATTINO Data 10-10-2012
IL~MATTINO Benevento Pagina 33 Foglio 1
Fortorina
L'Anas non paga gli stati d'avanzamento, la ditta ha chiuso il cantiere "La scrivente organizzazione sindacale viene a conoscenza da fonti lavorative che l'azienda Fortorina chiude il cantiere, per il mancato pagamento da parte del committente (ANAS) degli stati di avanzamento. Mi rammarico che questa azienda fa quello che le piace, e nessuno ne parla, neanche la politica locale». Cosi il segretario provinciale della Fillea Cgil,Antonio Mesisca.Anche se c'era stato un incontro in Confindustria, la situazione non sembrava cosi catastrofica, ma l'azienda, senza nulla comunicare alla scriventeorganizzazione, chiude il cantiere. "Questa azienda - prosegue Mesisca - ha un mododicomportarsitutto proprio, non consono con il rispetto delle norme. Da oggi sono a casa 99 lavoratori che con tutte le difficoltà hanno lavorato i mesi di agosto e settembre senza
ancora percepire lo stipendio, e l'azienda come risposta eccepisce il mancato pagamento e il mancato incasso. Se l'azienda non poteva pagare, perché non ha sospeso prima il cantiere, almeno i lavoratori non avrebbero sborsato altre soldi per raggiungere il cantiere! La nostra provincia sta morendo, il settore delle costruzione e al collasso, poche sono le aziende
locali che riescono a sopravvivere, ma purtroppo nessuno dice niente. C'eun lavoro nero che cresce in tutta la provincia, i controlli non ci sono evi posso garantire che anche in città e molto diffuso. 1190% degli appalti viene affidato ad aziende di fuori provincia, e queste per costruire l'opera, portano la manodopera dalla loro provincia. Quei pochi lavori privati vengono dati a cottimo, e i nostri lavoratori stanno a guardare gli altri, purtroppo oggi questa è la realtà del Sannio. Posso capire che l'azienda porta le maestranze, ma il restante deve essere locale, solo cosi almeno un po' di risorse rimarranno sulla nostra provincia. Per concludere, lancio un appello: tutti, sia le imprese che noi del sindacato e le istituzioni dobbiamo far rispettare le norme e solo cosi ne potremo uscire con qualche risultato positivo».
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VITERBO
I
- avviene in un assordante è distratta dai vari
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lo stabilimento Comal a Montalto
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lo stabilimento Comal a Montalto
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Fillea e sindacati del settore Pag. 24
LA STAMPA ~
ALESSANDRIA
CARROSIO. I:ALLARME DEI SINDACATI
Tre Colli, 15 dipendenti rischiano il posto con la fme della "cassa" Chiesti i contratti di solidarietà Lunedì l'azienda si esprimerà
Rischiano il posto 15 operai del reperto manufatti della Tre Colli di Carrosio. Dallo scorso anno la produzione di prefabbricati è fortemente calata a causa della crisi del settore edilizio e a fine dicembre scadrà la cassa integrazione straordinaria che dal 2011 interessa tutti i 48 lavoratori del reparto. In totale, la ditta della famiglia Persegona dà lavoro a oltre 200 persone, la maggior parte delle quali impiegate nel reparto dedicato alla costruzione e manutenzione di oleodotti e metano dotti, lavorazioni dove la crisi al momento non morde come nell'edilizia.
«L'azienda - spiega Salvatore Stranieri della FilleaCgil- intende licenziare quindici addetti, cioè un terzo della forza lavoro dei manufatti, in vista della scadenza della cassa straordinaria. Come sindacati confederali siamo del tutto contrari e abbiamo avviato le trattative con la dirigenza per scongiurare ogni licenziamento. Nel comparto edilizio non c'è la mobilità per chi viene licenziato, per cui queste quindici persone resterebbero senza alcun ammortizzatore sociale, con in mano solo la loro liquidazione».
La Tre Colli, nel decennio
scorso, è stata l'azienda che ha costruito moltissimi edifici commerciali in provincia e altrove. L'Outlet e il Retail Park sono stati realizzati con i prefabbricati prodotti a Carrosio, così come il capannone della Paglieri Sell System a Pozzolo Formigaro il centro commerciale Bennet a Novi.
Lo scorso anno, il patron Tarcisio Persegona, per giustificare la messa in cassa integrazione a rotazione di tutti i lavoratori del reparto manufatti, aveva sostenuto che la colpa sarebbe, tra l'altro, della burocrazia, riferendosi in particolare alla mancata realizzazione dello stabilimento della Maruzzella a Novi Ligure.
«Lunedì - dice Massimo Cogliando, segretario provinciale della Fillea Cgil- avremo un incontro ad Alessandria nella sede dell'Ance (l'associazione dei costruttori edili, ndr). L'azienda ci farà sapere cosa intende fare rispetto alla nostra proposta di ritirare la richiesta di mobilità ed evitare i licenziamenti con l'applicazione dei contratti di solidarietà, che permettono a tutti di lavorare, seppure con orario e stipendio ridotti. Il settore dei manufatti è stato "gonfiato" negli ultimi anni dagli incentivi del governo, per cui si vedono molti capannoni vuoti e ora si pagano le conseguenze. La Tre Colli si è mostrata comunque disponibile a cercare di salvaguardare i posti di lavoro e questo è un segnale positivo in questa situazione davvero difficile». In provincia, ricorda il sindacato, in un anno sono stati persi duemila posti su settemila di lavoro nel settore edile. [G.c.]
I!azienda la Tre Colli di
Carrosio dà lavoro in
totale a 200 dipendenti. la produzione di
prefabbricati che ne
impiega 48 dall'anno
scorso è in forte calo
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Quotidiano
Fillea e sindacati del settore Pag. 25
Data 10-10-2012 Pagina 18 Foglio 1
Scatta la cassa a zero ore daThmidei PREDAPPIO Da venerdì dieci dipendenti
sono a casa, destino incerto per gli altri 90
Avviata la cassa a 'zero ore' alla TumideiArredamenti Spa. Da venerdì scorso dieci
perai, passati dalla cassa integrazione straordinaria che prevedeva solo qualche giorno lavorativo a settimana e i restanti coperti invece dagli ammortizzatori sociali, alla cassa a 'zero ore', sono rimasti quindi a casa dal lavoro.
Una condizione, questa, che durerà per loro fmo al gennaio, il mese in cui scadrà la cassa straordinaria (il 19 gennaio 2013) per tutti i lavoratori della Turnidei e in cui si prevedono comunque ulteriori tagli fino al 25% sul personale che conta oggi cento persone di cui 67 in produzione, 33 fra tecnici commerciali e amministrativi.
La situazione alla Tumidei Spa, un'azienda simbolo per la Valle del Rabbi e che dà lavoro a parecchie famiglie a Predappio, non è certo delle migliori.
Nonostante i buoni propositi delle organizzazioni sindacali (Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil) che dopo l'incontro del primo ottobre scorso hanno respinto le dichiarazioni dell' azienda che ha parlato di un possibile esubero del 20-25% dei lavoratori al termine della Cassa straordinaria chiedendo di vedere il piano industriale, la proprietà va avanti con le decisioni in parte annunciate a fine settembre agli stessi
La Tumidei Arredamenti Spa l'azienda simbolo di Predappio è in odore di tagli
1119 gennaio termina la cassa integrazione straordinaria. Si prevedono tagli al personale
sindacati, quando spiegavano che: "Sulla base dell'attuale fatturato non è possibile garantire i numeri occupazionali di adesso".
In sostanza, la produzione è calata e occorre tagliare il personale. Anche se la proprietà di fatto non ha parlato chiaramente di eventuali futuri tagli al personale, l'orientamento sembra comunque andare in questa direzione.
Un'ipotesi, quest'ultima, respinta dai sindacati: "Fino a gennaio abbiamo un'opportunità da sfruttare al fine di confermare gli attuali assetti occupazionali. Respingiamo le voci di futuri tagli proprio perché vogliamo evitare questa ipotesi". Ma intanto dieci operai sono già fmiti in cassa integrazione a 'zero ore'.
Simona Pletto
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