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www.ecostampa.it 071740 Quotidiano Fillea e sindacati del settore Pag. 2 Data 14-10-2012 rUnità Pagina 14 Foglio 1 Come schiavi IL CASO JOLANDA BUFALINI ROMA Eglioperai si ribellano Dodici ore di lavoro al giorno, zero straordinari e sicurezza, stipendi da fame. Accade in un cantiere della Snam Rete Gas in Calabria O rario di lavoro dalle 7 alle 19, sei giorni su set- te e spesso anche la do- menica. Fanno circa 250-300 ore al mese di straordinario che, però, non ci sono in busta paga, niente indennità di mensa, la pausa pranzo di venti minuti anziché di un'ora come pre- vede il contratto, niente indennità di tra- sporto, eppure il cantiere non è facile da raggiungere fra le montagne del gruppo del Pollino. È andata avanti così per sette mesi di fila, da quando il cantiere ha aper- to i battenti ad aprile. Il contratto è a ter- mine, un mese o due, anche se si tratta di lavori della durata di due anni, così non rompi le scatole e, se non righi dritto tor- ni a casa, che altro lavoro non ce n'è. Invece gli operai del cantiere per la co- struzione del metanodotto (piano energe- tico della Calabria) hanno deciso di rom- pere le scatole, con la paura - certo - per- ché è vero che lavoro ce n'è poco ma, d'al- tra parte, se «persino in un cantiere finan- ziato con denaro pubblico, non si rispetta- no le regole si perde del tutto la dignità di chi lavora», per non parlare del fatto che «con 250 ore di straordinario paghi uno e prendi due, cioè un solo operaio fa il lavo- ro di due». Non tutti si sono ribellati, solo la manodopera reclutata sul posto, a Sant'Agata d'Esaro, un paesino di 2000 anime in provincia di Cosenza, noto alle cronache per la costruzione della diga sull'Esaro. Circa 14 su 60 lavoratori. La committenza del cantiere è della Snam Rete Gas, la ditta appaltatrice è la Agecos Spa di Foggia. Entrare nel cantie- re per le organizzazioni sindacali (Fillea, Filca, Feneal) non è stato facile. Una vol- ta entrati, però, è emersa la verità: 12 ore al giorno di lavoro, un solo giorno di ripo- so settimanale e, spesso, neanche quello. Una quantità di straordinari che mette a rischio la sicurezza, perché la stanchezza è la causa principale degli incidenti in edi- lizia, il settore dove è più alta la percen- tuale delle morti bianche. Nella busta pa- ga non c'è traccia degli straordinari, c'è, però una voce «trasferta Italia» che, ipo- tizzano le organizzazioni sindacali, po- trebbe essere stato lo strumento «con cui eludere le norme sulla sicurezza» che pre- vedono 160 ore di lavoro mese, 250 di straordinario in un anno. All'assemblea hanno partecipato solo i giovani, recluta- ti in loco, la cosiddetta "manovalanza". Ma si è creato un clima di fiducia fra loro e Antonio Di Franco, segretario generale Fillea, e hanno parlato delle loro reali condizioni di lavoro, della «dignità offe- sa, perché tanto, qui, siamo in Calabria». Saputa la verità si trattava di decidere come agire. Antonio Di Franco è un sin- dacalista particolare, soprattutto in Cala- bria: ha 34 anni è laureato in legge ed è tornato nel paese dove è nato dopo lO an- ni passati fuori. «La più importante infra- struttura da costruire in Calabria -sostie- ne - è la legalità, che è in grado di attrarre investimenti». Alla Fillea territoriale in segreteria con lui lavora un altro giova- ne, Vincenzo Veneziano, che è economi- sta. Da avvocato Antonio ha convinto i colleghi di Cisl e Uil a seguire una strada inusuale. Sono andati dai carabinieri di Sant'Agata. La prima risposta, alla stazio- ne dell'Arma, è stata tipica: «Tornate do- mani». Però i sindacalisti hanno insistito, «ci serve fare subito quest'atto» e così hanno scritto la segnalazione che ha por- tato alla verifica, da parte dei carabinieri, delle condizioni di lavoro nel cantiere. E gli operai non hanno avuto paura, hanno confermato tutto. Ora la Agecos si sta mettendo in regola, c'è da fare i conti an- che sui sei euro giornalieri di indennità mensa e trasporto non pagati per 7 mesi. <<È una vicenda emblematica», dice il segretario generale della Fillea Walter Schiavella, che sta lavorando alla manife- stazione della Cgil del 20 ottobre, «in un settore disperso come quello dell'edili- zia, dove lo strumento principale per ga- rantire la qualità del lavoro sono i control- li». Ma, mentre nei contratti si sono fatti molti passi importanti, come quello del Durc (documento di regolarità contribu- tiva), il «quadro generale va nella direzio- ne opposta, anche nel caso del decreto sulla produttività ora in discussione». Nel- la crisi «l'allentamento delle regole favori- sce solo le imprese cattive». stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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Data 14-10-2012

rUnità Pagina 14 Foglio 1

Come schiavi IL CASO

JOLANDA BUFALINI ROMA

Eglioperai si ribellano

Dodici ore di lavoro al giorno, zero straordinari e sicurezza, stipendi da fame. Accade in un cantiere della Snam Rete Gas in Calabria

Orario di lavoro dalle 7 alle 19, sei giorni su set­te e spesso anche la do­menica. Fanno circa 250-300 ore al mese di straordinario che,

però, non ci sono in busta paga, niente indennità di mensa, la pausa pranzo di venti minuti anziché di un'ora come pre­vede il contratto, niente indennità di tra­sporto, eppure il cantiere non è facile da raggiungere fra le montagne del gruppo del Pollino. È andata avanti così per sette mesi di fila, da quando il cantiere ha aper­to i battenti ad aprile. Il contratto è a ter­mine, un mese o due, anche se si tratta di lavori della durata di due anni, così non rompi le scatole e, se non righi dritto tor­ni a casa, che altro lavoro non ce n'è.

Invece gli operai del cantiere per la co­struzione del metanodotto (piano energe­tico della Calabria) hanno deciso di rom­pere le scatole, con la paura - certo - per­ché è vero che lavoro ce n'è poco ma, d'al­tra parte, se «persino in un cantiere finan­ziato con denaro pubblico, non si rispetta­no le regole si perde del tutto la dignità di chi lavora», per non parlare del fatto che «con 250 ore di straordinario paghi uno e prendi due, cioè un solo operaio fa il lavo­ro di due». Non tutti si sono ribellati, solo la manodopera reclutata sul posto, a Sant'Agata d'Esaro, un paesino di 2000 anime in provincia di Cosenza, noto alle

cronache per la costruzione della diga sull'Esaro. Circa 14 su 60 lavoratori.

La committenza del cantiere è della Snam Rete Gas, la ditta appaltatrice è la Agecos Spa di Foggia. Entrare nel cantie­re per le organizzazioni sindacali (Fillea, Filca, Feneal) non è stato facile. Una vol­ta entrati, però, è emersa la verità: 12 ore al giorno di lavoro, un solo giorno di ripo­so settimanale e, spesso, neanche quello. Una quantità di straordinari che mette a rischio la sicurezza, perché la stanchezza è la causa principale degli incidenti in edi­lizia, il settore dove è più alta la percen­tuale delle morti bianche. Nella busta pa­ga non c'è traccia degli straordinari, c'è, però una voce «trasferta Italia» che, ipo­tizzano le organizzazioni sindacali, po­trebbe essere stato lo strumento «con cui eludere le norme sulla sicurezza» che pre­vedono 160 ore di lavoro mese, 250 di straordinario in un anno. All'assemblea hanno partecipato solo i giovani, recluta­ti in loco, la cosiddetta "manovalanza". Ma si è creato un clima di fiducia fra loro e Antonio Di Franco, segretario generale Fillea, e hanno parlato delle loro reali condizioni di lavoro, della «dignità offe­sa, perché tanto, qui, siamo in Calabria».

Saputa la verità si trattava di decidere come agire. Antonio Di Franco è un sin­dacalista particolare, soprattutto in Cala­bria: ha 34 anni è laureato in legge ed è tornato nel paese dove è nato dopo lO an-

ni passati fuori. «La più importante infra­struttura da costruire in Calabria - sostie­ne - è la legalità, che è in grado di attrarre investimenti». Alla Fillea territoriale in segreteria con lui lavora un altro giova­ne, Vincenzo Veneziano, che è economi­sta. Da avvocato Antonio ha convinto i colleghi di Cisl e Uil a seguire una strada inusuale. Sono andati dai carabinieri di Sant'Agata. La prima risposta, alla stazio­ne dell'Arma, è stata tipica: «Tornate do­mani». Però i sindacalisti hanno insistito, «ci serve fare subito quest'atto» e così hanno scritto la segnalazione che ha por­tato alla verifica, da parte dei carabinieri, delle condizioni di lavoro nel cantiere. E gli operai non hanno avuto paura, hanno confermato tutto. Ora la Agecos si sta mettendo in regola, c'è da fare i conti an­che sui sei euro giornalieri di indennità mensa e trasporto non pagati per 7 mesi.

<<È una vicenda emblematica», dice il segretario generale della Fillea Walter Schiavella, che sta lavorando alla manife­stazione della Cgil del 20 ottobre, «in un settore disperso come quello dell'edili­zia, dove lo strumento principale per ga­rantire la qualità del lavoro sono i control­li». Ma, mentre nei contratti si sono fatti molti passi importanti, come quello del Durc (documento di regolarità contribu­tiva), il «quadro generale va nella direzio­ne opposta, anche nel caso del decreto sulla produttività ora in discussione». Nel­la crisi «l'allentamento delle regole favori­sce solo le imprese cattive».

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IL PICCOLO Data 14-10-2012 Pagina 67

Giornale di Gorizia Foglio 1

Fornaci, operai senza soldi per 7 mesi Tanto si è dovuto attendere per ottenere il decreto ministeriale per la cassa integrazione. Fillea-Cgil: vicenda vergognosa

di Francesco Fain t CORMONS

Sette mesi senza soldi dallo Stato. Sette mesi prima di ve­dersi corrisposto l'assegno della cassa integrazione stra­ordinaria.

È il caso dei dipendenti del­le "Fornaci giuliane" di Cor­mòns. A denunciare quella che non esita a definire come «una vicenda vergognosa» è il sindacalista Enrico Cocea­ni, segretario provinciale del­la Fillea-Cgil. Ai 13 lavoratori dell'azienda (oggi chiusa) erano stati riconosciuti altri dodici mesi di cassa integra­zione: un atto dovuto visto che era stato ricollocato,

nell 'anno precedente, il 30% dei lavoratori. Sembrava es­sere tutto tranquillo, defini­to. «Il problema è che hanno dovuto la bellezza di sette mesi - denuncia con forza Co­ceani - il decreto ministeria­le: decreto che mette in moto il pgamento da parte dell'Inps». Ciò cosa ha deter­minato? Disagi, problemi, dif­ficoltà ad affrontare la quoti­dianità, le spese fisse, le varie impellenze. «Qualcuno di lo­ro ha perso pure la casa: è sta­to sfrattato perché non riusci­va a pagare l'affitto», rimarca Coceani. Ora le cose si sono messe per il verso giusto ma «quello che è successo - affer­ma - è davvero vergognoso.

Si tratta di persone in difficol­tà, senza altre entrate».

Che nel Cormonese la si­tuazione del mondo indu­striale sia preoccupante co­me altrove e non conceda spazi all'ottimismo è risapu­to. Peraltro, il caso più urgen­te al momento è proprio quel­lo relativo ai 131avoratori del­le ex Fornaci Giuliane: impre­sa che ormai ha chiuso i bat­tenti da due anni e che pur­troppo non riaprirà più. «Questi dipendenti ancora non hanno trovato una ri­collocazione sul mercato del lavoro, ed ilIo marzo prossi­mo vedranno scadere la cas­sa integrazione entrando in mobilità». La cava, comun-

Una suggestiva immagine aerea del compendio delle ex "Fornaci giuliane" di Cormons (Archivio)

que, lavora. E stata concessa in affitto alle fornaci di Man­zano. Insomma, quantome­no la materia prima (anche se a Cormòns non tutti sono contenti per l'asportazione del materiale) sopravvive.

A pesare come un macigno sull'azienda, lo ricordiamo, era stata la crisi assolutamen­te conclamata del settore dell' edilizia e delle costruzio­ni, che in questi anni di vac­che magrissime per l'econo­mia non solo locale ma globa­le ha subito un ridimensiona­mento in termini di giro d'af­fari complessivo pari a circa il 50%. Si costruisce sempre di meno e !'introduzione dell'Imu non ha dato certa­mente una mano.

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IL TIRRENO ILTIRRENO

CECINA Data 14-10-2012 Pagina 6 Foglio 1

EDILIZIA IN CRISI: A RISCHIO 300 PERSONE

Granchi, dipendenti in cassa integrazione

VOLTERRA

Cassa integrazione straordina­ria per 25 lavoratori della Gran­chi di Volterra su circa 80 di­pendenti. L'ammortizzatore so­ciale sarà in vigore fino a giu­gno per una delle più importan­ti realtà dell' edilizia in Valdice­cina.

Il settore è in grave difficoltà, come spiega SoniaAntoni della Cgil e rischia di coinvolgere in una crisi rilevante circa 300 per­sone, suddivisi in piccole e pic­colissime imprese. «Serve una rete di protezione della legalità per salvaguardare le imprese della zona». Il sindacato ha pro­posto una serie d'incontri ai soggetti coinvolti in questa si­tuazione e presto si comincerà a parlare concretamente di so­luzioni per «resistere alla crisÌ». La ditta Granchi effettua lavori stradali e movimentazioni ter­ra, con divisioni nei calcestruz­zi, gli inerti, i conglomerati bitu­minosi e il recupero dei rifiuti.

Un gruppo a tutti gli effetti che ha visto calare le commes­se, così come molte delle altre realtà imprenditoriali del setto­re edile. Nei giorni scorsi espo­nenti di Fillea Cgil e Cgil di zo­na si sono incontrati con i rap­presentanti della sezione eco­nomia dell'Unione dei Comuni per mettere al corrente le istitu­zioni rispetto alla situazione vissuta dall'impresa che ha se­de a Pomarance. «Enti pubblici e monto del credito - spiega Antoni - devono seguire con at­tenzione questo settore, forte­mente colpito dal blocco dell' iniziativa dei privati, dall' affida­mento degli appalti al massimo

ribasso, dai minori trasferimen­ti agli enti pubblici che determi­nano da una parte il blocco dei progetti e dall'altra il notevole rallentamento dei pagamenti alle imprese, e conseguente mancanza di liquidità, dalla frammentazione delle impre­se, dalla burocrazia, dalle tasse ed i costi in generale, dalle trop­pe rigidità verso l'impresa e an­che dalla presenza di lavoro ne­ro e sommerso». Granchi è l'apice della crisi. Ma il variega­to mondo dell' edilizia della Val­dicecina ha bisogno di «una ri­flessione seria su come le istitu­zioni, i sindacati, le associazio­ni di categoria, il sistema ban­cario, la committenza pubblica e privata possono riuscire a uni­re le forze per aiutare l'edilizia a resistere alla crisi, a difendere l'occupazione, a stare sul mer­cato offrendo servizi di qualità e competitivi a partire dal fab­bisogno del nostro territorio». La Cgil chiama a raccolta i vari soggetti istituzionali e non. E presto ci potrebbe essere il pri­mo incontro su come rilanciare il settore. O meglio: «Su come permettere all'edilizia di resi­stere alla crisi. Dobbiamo apri­re una discussione che ci porti anche a superare quella menta­lità che ancora oggi porta gli imprenditori a ragionare in mo­do troppo individualistico di fronte alle sfide del mercato. Su queste basi la Cgil ha chiesto all'osservatorio di aprire un pri­mo confronto con tutte le im­prese del settore della zona. Ri­chiesta che i rappresentanti dell'Osservatorio hanno accol­to positivamente».

Andreas Quirici

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calabria ora reggia calabria

e provincia

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Foglio

13-10-2012 21 1

Bentini, la protesta continua In attesa di un tavolo col prefetto, lavoratori senza stipendio da 4 mesi

della ditta madre Bentini ed i trentuno operai incrociano le braccia. Già stre­mati dalla cassa integrazione a rotazio­ne (che continuerà nei prossimi mesi) e dai periodi dunque in cui non sono riu­sciti a lavorare, adesso ricevono anche la beffa del mancato pagamento di pochi giorni. Le condizioni sono diventate ve­ramente critiche e, come già evidenzia­to, dopo l'incontro del 13 settembre scorso, nessuna notizia dalla Bentini

Per le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil non si tratta solo di una questione eco­nomica: l'azienda Bentini, impresa ap­paltatrice dell'opera, non ha mantenuto gli accordi, perché agli operai non ver­ranno pagate nemmeno le due mensili­tà promesse.

Si tratta di una situazione iusostenibi­le soprattutto alla luce del fatto che non viene garantita la sopravvivenza di inte­re famiglie che si ritrovano, inesorabil­mente senza alcun mezzo di sostenta­mento.

Viene meno il diritto al lavoro, alla ga­ranzia di una vita dignitosa.

Gli operai rientreranno in attività so­Gli operai in sciopere da una settimana nel cantiere lo quando riceveranno garanzie serie e

E' trascorsa una settimana e continua lo sciopero dei lavoratori del nuovo Pa­lazzo di Giustizia di Reggio Calabria.

Anzi col commissariamento del co­mune di Reggio i problemi non potran­no diminuire.

Dall'inizio della protesta i rappresen­tanti sindacali sono al fianco degli ope­rai che hanno occupato il cantiere. Da quattro mesi i lavoratori sono senza sti­pendio.

Il segretario provinciale della Fillea Cgil Rc-Locri Pietro Casile iusieme al se­gretario della Feneal Uil Rc Gaetano To­maselli ed al segretario provinciale del-

la Filca Cisl Rc Nino Botta hanno chiesto un incontro con il Prefetto Vittorio Piscitelli per di­scutere della controver­sia in atto.

I rappresentanti sin­dacali non hanno otte-

Lo sciopero continuerà in cantiere fino all'incontro con Piscitelli

durature sul percepi­mento delle mensilità arretrate.

I segretari di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, anche nei prossimi giorni, resteranno in cantiere a manifestare

nuto risposta, poichè il contraente del progetto risulta essere il Comune reggi­no che è stato sciolto per "contiguità ma­fiosa".

Stando a questo, spetta ora ai Com­missari discutere della vertenza.

Nessun accordo rispettato da parte

la loro vicinanza alla causa dei trentuno lavoratori in attesa di risposte finora mai arrivate, finché non verranno ricevuti in Prefettura per un incontro.

Per questo, unite, le tre sigle sindaca­li chiedono un incontro urgente con il Prefetto.

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Data 13-10-2012 Pagina 10 Foglio 1

Sindacati e rsu incontrano l'azienda' lnnedi assemblea dei lavoratori Spiragli con le banche e lieve fiducia

Crisi Del Tango, tavolo in Regione e soldi ai cassintegrati dalla Provincia di Federica Guerri

I~ AREZZO - Non avevano avuto lumi dall'azienda di Te­goleto dopo l'incontro in tele­conferenza con le banche di mercoledì, e così sindacati e rsu dei lavoratori Del Tongo hanno chiesto un incontro ur­gente con i vertici aziendali che si è tenuto ieri in sede. Pasquale e Laura Del Tongo hanno fat­to il punto della situazione, spiegato l'esito dell'incontro con gli istituti di credito, i quali hanno chiesto di visionare ulte­riore documentazione prima di decidere se accordare o me­no alla ditta leader da decenni nel settore cucine il fido neces­sario a pagare gli stipendi, ri­mettere in moto la produzione e dare una boccata d'ossigeno ad un colosso che ha tutte le carte in regola per stare nel mercato ma, complice la crisi, ha le casse a secco. Per lunedì prossimo le rappresentanze sin­dacali hanno fissato l'assem­blea dei lavoratori nella quale le maestranze decideranno co­me muoversi. Lavoratori in cas­sa a rotazione e senza stipen­dio da due mesi che ogni gior­no con il loro lavoro onorano un marchio storico che affon­da le proprie radici nell'Italia del boom degli anni Sessanta. Intanto è sicuro che il caso an­drà in Regione. Scontata l'aper­tura del tavolo visto l'imponen­te numero di addetti e l'impor-

Del Tongo Lo stabilimento di Tegoleto leader del settore legno e cucine

La naziDnale paramotaristi si eswisce a Malin Bianca

Piloti da tutta Italia per Ezechiele I~ AREZZO Due giornate di volo, esibizioni e solidarietà. Oggi e domani a Molin Bianco è in programma l'Open Day per Ezechiele, un week end organizzato dall'as­sociazione Ezechiele nata a sostegno del mosaico che Andreina Giorgia Carpenito sta realizzando a Indicatore. E per sostenere la causa a Molin Bianco arrivano anche elementi della nazionale paramotori­sti che si esibiranno in voli spettacolari. Sono attesi piloti da tutta Italia, felici di sposare la causa della "Visione di Ezechiele", il mosaico più grande del mondo che ha bisogno di contributi. E chi vuole potrà imparare a volare. Appuntamento oggi nel po­meriggio e domani tutto il giorno all'aeroporto di Molin Bianco. ~

tanza che lo stabilimento rive­ste nel settore. E una bella noti­zia arriva per chi da mesi è in cassa integrazione. La Provin­cia di Arezzo, che durante l'ulti­ma seduta consiliare ha appro­vato un documento urgente nel quale si impegna ad incon­trare le parti interessate per fa­re il punto, il18 ottobre firme­rà per inserire i cassintegrati Del Tongo all'interno dello Sportello Anticrisi, il meccani­smo che assegna immediata­mente i contributi per gli am­mortizzatori sociali anziché far loro attendere la lunga trafi­la dell'Inps. Entro la fme del mese dovrebbero dunque esse­re accreditati i soldi mentre per il 19 ottobre i sindacati incon­treranno nuovamente l'azien­da. Nella seduta di ieri erano presenti Gilberto Pittarello di Filca Cisl e Andrea Bertelli di Fillea Cgil che, seppur all'inter­no di un quadro preoccupante, si dicono fiduciosi per il futuro. L'interessamento che arriva dalle istituzioni per salvare una ditta come la Del Tongo che ha tutte le carte in regola per macinare profitti, rappre­senta di certo anche un'ulterio­re conferma per le banche per concedere l'agognato fido. Per il momento non ci sono date su un nuovo incontro con gli istituti di credito, ma una cosa è certa, se le banche non apri­ranno i rubinetti sarà una maz­zata per l'economia aretina. ~

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il Resto del Carlino

IMOLA Data 13-10-2012 Pagina 5 Foglio 1

ACCORDO CON I SINDACATI SULL'AMMORTIZZATORE SOCIALE PER 276 PERSONE. SARANNO A TIIVATI CORSI DI FORMAZIONE

Crisi, alla 3elle contratto di solidarietà per tutti i dipendenti DOPO UNA lunga trattati­va e due assemblee con i la­voratori che hanno dato pa­rere positivo, la Fillea-Cgil e la Filca-Cisl e le Rsu han­no siglato con la direzione della cooperativa 3elle un accordo per attivare il con­tratto di solidarietà che inte­resserà l'intero organico, 276 dipendenti. L'orario di lavoro sarà ridotto entro la percentuale massima del 60%, come previsto dai cri­teri di legge. «SIAMO soddisfatti del ri­sultato raggiunto - dicono Sonia Bracone, segretaria

SODDISFAZIONE Cgil e Cisl: «In questo modo si salvaguardano tutti i posti di lavoro»

COOPERATIVA

generale Fillea-Cgil Imola e Cristina Raghitta della Fi­lca-Cisl Bologna - che per­mette di salvaguardare i po­sti di lavoro e dà all'azienda uno strumento per affronta­re la difficile situazione del mercato dovuta alla pesan­te crisi del settore dell'edili­zia e del legno». «L'accordo - proseguono le due sinda­caliste - prevede inoltre che l'azienda si impegni ad attivare percorsi di aggior­namento e formazione per i dipendenti. Come organiz­zazioni sindacali consulte­remo periodicamente i lavo­ratori sull'utilizzo del con-

Alla lelle si producono anche infissi in legno

tratto di solidarietà prima degli incontri previsti tri­mestralmente con l'azien­da». Il contratto di solidarie­tà è uno degli strumenti 're­peribili' per far fronte agli sconquassi del mercato in crisi. La 3elle aveva già uti­lizzato la cassa integrazione ordinaria, poi quella straor­dinaria, ed ora attiva la soli­darietà, che può durare un anno. La quantità minima di ore lavorate sarà del 40 per cento, ma la media com­plessiva sarà calcolata a fine periodo. Va aggiunto, co­munque, che l'Inps deve in-

tegrare il 50 per cento delle ore-lavoro perse, ragion per cui il taglio agli stipendi vie­ne in parte compensato. «Il mercato dell' edilizia è in re­cessione - aggiunge Sonia Bracone - La 3elle lavora­va per tutta Italia producen­do infissi in legno non solo per il settore residenziale. Sono prodotti di qualità, as­solutamente made in Italy. Negli incontri con l'azien­da è emerso che sta esplo­rando i mercati esteri, sta insomma cercando spazi ... Negli ultimi 4 anni il calo medio del fatturato è stato del 40 per cento». La situa­zione non è rosea. Gli occhi sono tutti puntati sull'oriz­zonte.

ECONOMIA

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la Provincia PAVESE

Data 13-10-2012 Pagina 25 Foglio 1

La Provincia non paga, trenta in cassa Corteolona, Edilstrade e Spada hanno crediti per 1 milione e 200mila euro. Bosone: «Situazione drammatica»

t CORTEOLONA

mento di crisi che dura da tem­po. Ieri si è tenuto l'incontro tra proprietà e i rappresentanti di Fillea Cgil che stanno portando

Edilstrade. «Ma il 90% del no­stro debito - precisa l'assessore provinciale Maurizio Vìsponet­ti - è già stato ceduto a banche e finanziarie. La Provincia non può pagare, bloccata dal patto di stabilità». «E' una situazione

drammatica - sostiene il presi­dente Daniele Bosone - non possiamo usare i nostri soldi, costringendo le aziende a chiu­dere e provocando l'impoveri­mento di tutto il territorio». E intanto gli operai, a casa, bussa-

no alle porte dei municipi. «Hanno paura- dice Elio Gros­si, sindaco di Santa Cristina -. Le istituzioni devono fare il pos­sibile per aiutare queste perso­ne. La chiusura, a causa del pat­to di stabilità, di una ditta stori-

Cassa integrazione ordinaria per i trenta dipendenti della Spada Fratelli e Edilstrade, so­cietà della Bassa pavese con al­le spalle più di cento anni di storia, che si occupano della manutenzione e realizzazione di strade. Gli operai sono a casa da tre giorni. Non perché man­chino commesse, ma perché l'azienda vanta crediti per alcu­ni milioni di euro. Una situazio­ne di sofferenza che ha obbliga­to la proprietà a mettere il per­sonale in cassa integrazione. Nessun'auto ieri mattina era parcheggiata nel cortile dello stabilimento di località Manzo­la Fornace. I mezzi fenni, se­gnale drammatico di un mo-

avanti una trattativa delicata per ottenere tutte le garanzie possibili a tutela dei lavoratori. «Speriamo che questa situazio­ne di difficoltà sia tempora­nea», dicono dalla Cgil che si sta preparando per il prossimo tavolo, previsto tra alcuni gior­ni. Il clima è teso. Anche nella sede di Corteolona, in via XX Settembre. «Temo perla mia fa­miglia», dice un dipendente della ditta che non si spiega co­me a fargli rischiare il posto sia­no i tanti crediti vantati dalla società. A partire dalla Provin­cia. Oltre un milione e 200mila euro è la somma che Piazza I ta­lia deve alla Spada Fratelli e a ca porterebbe a conseguenze

devastanti per il nostro territo­rio. E' giusto che ognuno si as­suma le proprie responsabili­tà». Il sindaco chiede alla Pro­vincia di aprire un tavolo di confronto «per salvare un' azienda importante e affida­bile». Il presidente Bosone am­mette che «si sta verificando una situazione di degrado eco­nomico inaccettabile». «Uscire dal patto significa arrivare al dissesto dell'Ente - spiega Bo­sone - Il Governo sta soffocan­do la capacità di investimento di Comuni e Province». Chiede risposte il senatore che proprio l'altro ieri ha presentato un'in­terrogazione in Senato per sol­lecitare modifiche delle nonne che regolano il patto. Intanto nei giorni scorsi la Edilstrade ha fermato i lavori della varian­te di Santa Cristina.

Le due società lavorano da cento anni nella Bassa pavese

Stefania Prato

Sono due società di manutenzione e asfaltature

La Edistrade e la Spada Fratelli sono società storiche del Basso pavese. Hanno una trentina di dipendenti. Si occupano di sistemazione e costruzione di strade, pavimentazione dei parcheggi, riqualificazione del manto stradale, ma anche della realizzazione di viadotti, barriere di protezione, riparazione e risanamento dei ponti, lavori di scavo e movimento terra. Lavori commissionati soprattutto dagli enti locali.

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GIORNALE DI SICILIA Data 12-10-2012 Pagina 23 Foglio 1

LA PROTESTA. Volantinaggio lungo la SS 124

Senza stipendio da mesi Sciopero degli edili Sics

••• Tre ore di volantinaggio lungo la strada statale 124 che collega Siracusa a Floridia. Gli operai edili della «Sics» hanno scioperato ieri pomeriggio dal­le 13 alle 15 per protestare con­tro il ritardo nel pagamento dei propri stipendi attesi da tre me­si e bloccati a causa del vincolo imposto all' azienda dal «patto di stabilità» imposto dal Gover­no. La mobilitazione, promos­sa dalle segreterie provinciali della Fillea Cgil, Filca Cisl e Fe­neal Uil, ha visto coinvolti cen­toventi operai ha provocato lunghi rallentamenti alla viabi­lità in entrambi i sensi di mar­cia e non sono mancati nean­che momenti di tensione rien­trati però immediatamente. Dopo il volantinaggio è seguita un' assemblea, ma la mobilita­zione prosegue. Oggi i rappre­sentanti sindacali di categoria incontreranno il Prefetto per la stipula del protocollo di legali­tà in vista dell'avvio dei lavori

di realizzazione di una nuova palazzina all'interno del carce­re di contrada Cavadonna. Una battaglia che comunque i sindacati intendono sviluppa­re insieme con l'impresa. «Sarà l'occasione - hanno detto i se­gretari di Fillea, Filca e Feneal, Domenico Bellinvia, Paolo Gal­lo e Severina Corallo - per chie­dere al prefetto un intervento forte e sbloccare così i vincoli relativi al patto di stabilità che sta strozzando le imprese e dan­neggiando i lavoratori che non percepiscono da mesi i propri stipendi. È assurdo che le ragio­ni economiche del patto di sta­bilitàelamalaburocraziaconti­nuino a paralizzare in intero comparto che ha già perso in provincia centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro». I sindacati hanno inoltre annun­ciato un presidio per lunedì da­vanti agli ingressi dell'azienda, a Priolo, qualora non si abbia­no già oggi sviluppi sulla vicen­da. (*VICOR*)

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:LA NAZIONE

VIAREGGIO Data 12-10-2012 Pagina 7 Foglio 1

MANIFESTAZIONE DElLA VORA TORI SENZA STIPENDIO

Landucci, presidio davanti ai soci QUALCUNO da tre mesi non percepisce lo stipen­dio, altri lo stanno riceven­do solo su delega. Una situa­zione difficile quella che stanno vivendo i circa 50 di­pendenti della Landucci Federigo impianti elettrici, una delle principali azien­de del settore che lavorano con i cantieri della Darse­na. Ieri pomeriggio si sono ritrovati in Galleria d'Aze­glio per dare vita a un presi­dio davanti allo studio del commercialista Matteo Pul­ga dove era in corso un'as­semblea dei soci della socie­tà. «La situazione della Lan-

SINDACALISTA Lamberto Pocai, segretario della Fiom Cgil

Sit-in allo studio in cui era in corso l'assemblea aziendale

ducci - spiega Lamberto Pocai, segretario della Fil­lea Cgil- è particolarmen­te grave. Ci sono lavoratori che attendono di essere pa­gati e questo mese non han­no ricevuto lo stipendio per­ché non hanno avuto in ma­no il prospetto paga». Al momento la Landucci è divisa in quattro società con una cinquantina di di­pendenti in tutto. Una deci-

na di questi che sono colle­gati alla Gm che produce motori nautici percepisce regolarmente il salario; un'altra decina non vede soldi da tre mesi, mentre il rimanente, una trentina di persone in tutto vengono pagati in deroga dai cantie­ri navali come Azumut, Be­netti e SuperYacht presso cui lavorano in appalto. Per essere pagati però hanno bi­sogno del prospetto paga che ancora non è stato loro consegnato. Per questio ieri pomeriggio hanno dato vi­ta al presidio di protesta in galleria D'Azeglio davanti allo studio del commerciali­sta dove era in corso l'as­semblea dei soci.

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COBBIEBE DEL TBENTINO

Assise «Grande concorrenza interna»

Porfido in piena crisi I cassintegrati destinati al raddoppio

TRENTO - «Il settore del porfido è ancora in piena crisi, prevediamo un aumento esponenziale della cassa integra­zione: i cento lavoratori che già ne usufruiscono, delle cir­ca 60 aziende concessionarie considerate, da qu,i alla fine dell'anno, potrebbero addirittura raddoppiare». E la previ­sione negativa di Giuliano Montibeller di Fillea Cgil riguar­do la situazione in cui versa «l'oro rosso» del Trentino, in particolare «il motore della filiera produttiva, cioè le azien­de in possesso della concessione delle cave».

Ieri ad Albiano si è svolta l'assemblea dei lavoratori del porfido e a cui hanno aderito quasi tutte le 60 imprese con­cessionarie della zona di Albiano, Fornace e Lases. Un'as­semblea, commenta Montibeller «gremita, cui hanno parte­cipato, oltre all'assessore Alessandro Olivi, più della metà dei circa 800 lavoratori totali». L'unica soluzione, secondo il sindacalista, è quella di unirsi: «Con il mercato interno che è crollato non bastano più le piccole dimensioni, per rivolgersi ai mercati esteri devi avere i numeri». La crisi deriva, continua «da una grande concorrenza interna che ha fatto abbassare i prezzi e dall'altra parte da una difficol­tà a reagire degli imprenditori, dovuta al fatto che per 40 anni il settore del porfido non ha conosciuto crisi». Que-

Montibeller (Cgil) «Probabilmente alcune aziende sono già al capolinea»

st'anno, continua, «ormai è andato, non ci sono spe­ranze di miglioramenti; gli imprenditori devono darsi da fare, siamo già in ritar­do, alcune aziende sono già oltre il consentito. Alcu­ne probabilmente, sono al capolinea». «Olivi - com-menta il sindacalista - ha

spiegato come la Provincia ha già fatto molto per questo settore, ora tocca alle imprese. L'assessore ha assicurato che per il 2013, pur avendo tagli da fare in Provincia, non toglierà un euro dagli ammortizzatori sociali rispetto a quanto assegnato nel 2012». Ammortizzatori che in caso di aumento dei richiedenti della cassa integrazione, spiega il sindacalista, «riuscirebbero comunque a garantire la sicu­rezza per tutti i lavoratori». «Ci sono cinque aziende -spiega Montibeller - che hanno richiesto la cassa integra­zione in deroga, la quale può garantire un massimo di 1040 ore e rappresenta l'ultima possibilità per il lavorato­re. Non vi sono altri ammortizzatori sociali disponibili fini­ta quest'ultima». È un ulteriore segnale della gravità della crisi. Montibeller accenna infine ad «un nuovo contratto provinciale del porfido, ancora in fase di studio, necessario perché occorre rivedere il sistema del cottimo: vorremmo collegare la retribuzione alla qualità del prodotto invece che alla sola quantità». Il contratto provinciale, continua «era stato rinnovato nel 2004 ed è scaduto nel 2008: neces­sita di un rinnovo».

Daniele Ferrari © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Muratori senza paga. Da aprile In agitazione 27 lavoratori. Ieri il blocco del cantiere TRADATE - Ventisette muratori non percepiscono il salario dallo scor­so aprile. E ora hanno incrociato le braccia (Foto Blitz), bloccando il can­tiere di via Marconi dove stanno na­scendo tre palazzine per un totale di 144 appartamenti. Lo stato di agita­zione continuerà per l'azienda da cui dipendono, la Fratelli Manenti di Ber­gamo: pare che abbia consegnato i li­bri contabili al tribunale fallimentare della città. Presenti le forze sindacali Fillea Cisl e Cgil anche per mantene­re la sicurezza in cantiere e portare avanti le trattative: sul posto Fabri­zio Zaniolo, Marino Mazzola, Sal­vatore Della Rocca e Antonio Mas­safra. A spiegare ciò che sta accaden­do è Zaniolo: «I lavoratori sono di­pendenti della Manenti, in difficoltà in questo momento: oggi (ieri, ndr)

ha depositato i libri contabili in tribu­nale. C'è voluto un po' di tempo per ricostruire anche tutti i crediti che i la­voratori vantano, tanto più che c'è una collegata a cui sono stati subap­paltati i lavori, la Ma.i.co. (Manenti imprese costruzioni) che non ha nes­sun procedimento aperto ma che non paga comunque gli stipendi. Per tute­lare i lavoratori che in questi mesi hanno realizzato circa il 50 per cento dell'opera, ci siamo rivolti al commit­tente, Cascina Paolina. Siamo in con­tatto con illegale per cercare una so­luzione». Il primo obiettivo è infatti quello di recuperare gli stipendi dei muratori che vivono nella bergama­sca e ogni giorno arrivano in zona do­po essersi alzati prima dell' alba. «Ab­biamo ricostruito la posizione credito­ria calcolando che gli stipendi da apri-

le ad agosto ammontano a 140mila euro circa, senza contare la somma che deve essere versata agli istituti previdenziali e il salario da settem­bre. L'obiettivo è chiedere al curato­re fallimentare che gli stipendi venga­no erogati dal committente e che si possano in qualche modo tutelare i posti di lavoro: confidiamo che dia la liberatoria, per il momento abbiamo solo accordi informali. I soldi ci sono perché abbiamo la conferma che i fon­di per l'avanzamento lavori potrebbe­ro essere erogati e, a oggi, secondo i legali di Cascina Paolina ci sarebbe anche la volontà di trovare una solu­zione». Conclude il sindacalista: «Ci siamo dati 15 giorni di tempo, nel frat­tempo continuerà lo stato di agitazio­ne e il cantiere resterà bloccato».

Veronica Deriu

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Latina OGGI

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L'accordo siglato tra sindaco di Gaeta, Consind, Provincia e sindacati

Un patto per l'Italcraft Protocollo d'intesa per salvaguardare 47 posti di lavoro

L'AMMINISTRAZIONE comuna­le di Gaeta guidata dal sindaco Co­smo Mitrano, l'amministrazione provinciale e il consorzio di svilup­po industriale vogliono salvare l'ltalcraft. Un impegno concreto messo per iscritto con un protocollo d'intesa firmato dallo stesso Mitra­no, dal presidente del Consind Sal­vatore Forte e dall' assessore provin­ciale allo sviluppo economico Silvio D'Arco. All'incontro che si è svolto nell' aula consiliare hanno parteci­pato anche i delegati sindacali Car­mine Zazzero di Fillea-Cgil, Massi­mo Purificato di Feneal-Uil, Luigi Coppola di Filca-Cisl, Ezio Giorgi di Fillea-Cgil, Salvatore Pastore di Feneal-Uil e Adrian Mosteanu di Filca-Cisl. L'azione di promozione e sensibilizzazione per la salvaguar­dia della storica azienda del compar­to nautico di Gaeta è arrivata diret­tamente dal primo cittadino che ha inteso coinvolgere i sindacati e le istanze dei lavoratori in un accordo istituzionale che vuole inserirsi nel concordato preventivo in atto. Una fase che arriva a circa due anni di distanza dal fallimento del prece­dente proprietario, il gruppo Rizzar­di, dopo una breve esperienza, e che era a sua volta subentrato al gruppo

A sinistra una foto della conferenza stampa

di ieri mattina

Caputi al comando per un decennio. «Vogliamo tutelare gli attuali livelli occupazionali attestati sulle 47 unità - ha dichiarato Mitrano - e per farlo resteremo al fianco degli operai fin­chè non troveremo un impegno con­creto dell'unico soggetto imprendi­toriale attualmente interessato a su­bentrare». Ma qual'è questo nuovo soggetto al quale il tribunale ha dato per ora fiducia senza in apparenza ancora essere ricambiato? Si tratta della Blufin. Poche per ora le garan­zie offerte. E infatti l'impegno reso dai firmatari del protocollo istituisce un tavolo permanente di concerta­zione con sede a Gaeta per indivi­duare e semplificare le procedure per garantire l'occupazione, al rias­sorbimento delle 47 unità in fabbri­ca, a lasciare inalterata la destinazio­ne d'uso del sito, a destinare il sito al solo scopo produttivo nel settore nautico e ai servizi adesso correlati e al regolare prosieguo dell' attività. Come dire un atto non solo formale ma anche sostanziale e che vuole rassicurare il potenziale neo pro­prietario sulla massima collabora­zione istituzionale sul fluido proce­dere, senza beghe, di un eventuale rinnovamento produttivo. E l'asses­sore provinciale Silvio D'Arco ha riconosciuto il merito di questa stra-

tegia proprio a Mitrano, proclaman­do <<la propria convinzione sull' otte­nimento dei risultati sperati. Il sud­pontino vive in maniera più estrema - ha concluso - le crisi aziendali a causa dell'abbandono e della man­canza di centralità che vive rispetto ad altri luoghi della Provincia. Per­ciò è importante la sinergia istituzio­nale». Infine Salvatore Forte hariba­dito <<la grave crisi che ormai da tre anni sta smantel-lando uno dei comparti mag-giormente pro-duttivi per l'Italia e in particolare per il sudpontino e cioè la nautica. Dobbiamo rilan-ciare tutti i servizi a terra, e avere il coraggio di pro-porci come politi-ca, nonostante una dilagante di-saffezione ai rap-presentanti dei cittadini per ciò

che accade, nel concordare solu­

zioni facendo quadrato». Adriano Pagano

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IL-i"MATTINO Data 10-10-2012

IL~MATTINO Benevento Pagina 33 Foglio 1

Fortorina

L'Anas non paga gli stati d'avanzamento, la ditta ha chiuso il cantiere "La scrivente organizzazione sindacale viene a conoscenza da fonti lavorative che l'azienda Fortorina chiude il cantiere, per il mancato pagamento da parte del committente (ANAS) degli stati di avanzamento. Mi rammarico che questa azienda fa quello che le piace, e nessuno ne parla, neanche la politica locale». Cosi il segretario provinciale della Fillea Cgil,Antonio Mesisca.Anche se c'era stato un incontro in Confindustria, la situazione non sembrava cosi catastrofica, ma l'azienda, senza nulla comunicare alla scriventeorganizzazione, chiude il cantiere. "Questa azienda - prosegue Mesisca - ha un mododicomportarsitutto proprio, non consono con il rispetto delle norme. Da oggi sono a casa 99 lavoratori che con tutte le difficoltà hanno lavorato i mesi di agosto e settembre senza

ancora percepire lo stipendio, e l'azienda come risposta eccepisce il mancato pagamento e il mancato incasso. Se l'azienda non poteva pagare, perché non ha sospeso prima il cantiere, almeno i lavoratori non avrebbero sborsato altre soldi per raggiungere il cantiere! La nostra provincia sta morendo, il settore delle costruzione e al collasso, poche sono le aziende

locali che riescono a sopravvivere, ma purtroppo nessuno dice niente. C'eun lavoro nero che cresce in tutta la provincia, i controlli non ci sono evi posso garantire che anche in città e molto diffuso. 1190% degli appalti viene affidato ad aziende di fuori provincia, e queste per costruire l'opera, portano la manodopera dalla loro provincia. Quei pochi lavori privati vengono dati a cottimo, e i nostri lavoratori stanno a guardare gli altri, purtroppo oggi questa è la realtà del Sannio. Posso capire che l'azienda porta le maestranze, ma il restante deve essere locale, solo cosi almeno un po' di risorse rimarranno sulla nostra provincia. Per concludere, lancio un appello: tutti, sia le imprese che noi del sindacato e le istituzioni dobbiamo far rispettare le norme e solo cosi ne potremo uscire con qualche risultato positivo».

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lo stabilimento Comal a Montalto

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LA STAMPA ~

ALESSANDRIA

CARROSIO. I:ALLARME DEI SINDACATI

Tre Colli, 15 dipendenti rischiano il posto con la fme della "cassa" Chiesti i contratti di solidarietà Lunedì l'azienda si esprimerà

Rischiano il posto 15 operai del reperto manufatti della Tre Colli di Carrosio. Dallo scorso anno la produzione di prefabbricati è fortemen­te calata a causa della crisi del settore edilizio e a fine dicembre scadrà la cassa integrazione straordinaria che dal 2011 interessa tutti i 48 lavoratori del reparto. In totale, la ditta della famiglia Persegona dà lavoro a oltre 200 persone, la maggior parte delle quali impiegate nel reparto dedicato alla co­struzione e manutenzione di oleodotti e metano dotti, lavorazioni dove la crisi al momento non morde come nell'edilizia.

«L'azienda - spiega Salva­tore Stranieri della Fillea­Cgil- intende licenziare quin­dici addetti, cioè un terzo della forza lavoro dei manu­fatti, in vista della scadenza della cassa straordinaria. Come sindacati confederali siamo del tutto contrari e ab­biamo avviato le trattative con la dirigenza per scongiu­rare ogni licenziamento. Nel comparto edilizio non c'è la mobilità per chi viene licen­ziato, per cui queste quindici persone resterebbero senza alcun ammortizzatore socia­le, con in mano solo la loro li­quidazione».

La Tre Colli, nel decennio

scorso, è stata l'azienda che ha costruito moltissimi edifici commerciali in provincia e al­trove. L'Outlet e il Retail Park sono stati realizzati con i pre­fabbricati prodotti a Carrosio, così come il capannone della Paglieri Sell System a Pozzolo Formigaro il centro commer­ciale Bennet a Novi.

Lo scorso anno, il patron Tarcisio Persegona, per giusti­ficare la messa in cassa inte­grazione a rotazione di tutti i lavoratori del reparto manu­fatti, aveva sostenuto che la colpa sarebbe, tra l'altro, della burocrazia, riferendosi in par­ticolare alla mancata realizza­zione dello stabilimento della Maruzzella a Novi Ligure.

«Lunedì - dice Massimo Co­gliando, segretario provinciale della Fillea Cgil- avremo un in­contro ad Alessandria nella se­de dell'Ance (l'associazione dei costruttori edili, ndr). L'azien­da ci farà sapere cosa intende fare rispetto alla nostra propo­sta di ritirare la richiesta di mobilità ed evitare i licenzia­menti con l'applicazione dei contratti di solidarietà, che permettono a tutti di lavorare, seppure con orario e stipendio ridotti. Il settore dei manufatti è stato "gonfiato" negli ultimi anni dagli incentivi del gover­no, per cui si vedono molti ca­pannoni vuoti e ora si pagano le conseguenze. La Tre Colli si è mostrata comunque disponi­bile a cercare di salvaguardare i posti di lavoro e questo è un segnale positivo in questa si­tuazione davvero difficile». In provincia, ricorda il sindacato, in un anno sono stati persi due­mila posti su settemila di lavo­ro nel settore edile. [G.c.]

I!azienda la Tre Colli di

Carrosio dà lavoro in

totale a 200 dipendenti. la produzione di

prefabbricati che ne

impiega 48 dall'anno

scorso è in forte calo

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Scatta la cassa a zero ore daThmidei PREDAPPIO Da venerdì dieci dipendenti

sono a casa, destino incerto per gli altri 90

Avviata la cassa a 'zero ore' alla TumideiAr­redamenti Spa. Da venerdì scorso dieci

perai, passati dalla cassa integrazione straordinaria che prevedeva solo qualche gior­no lavorativo a settimana e i re­stanti coperti invece dagli am­mortizzatori sociali, alla cassa a 'zero ore', sono rimasti quindi a casa dal lavoro.

Una condizione, questa, che durerà per loro fmo al gennaio, il mese in cui scadrà la cassa straordinaria (il 19 gennaio 2013) per tutti i lavoratori della Turnidei e in cui si prevedono comunque ulteriori tagli fino al 25% sul per­sonale che conta oggi cento per­sone di cui 67 in produzione, 33 fra tecnici commerciali e ammi­nistrativi.

La situazione alla Tumidei Spa, un'azienda simbolo per la Valle del Rabbi e che dà lavoro a pa­recchie famiglie a Predappio, non è certo delle migliori.

Nonostante i buoni propositi delle organizzazioni sindacali (Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil) che dopo l'incontro del primo ot­tobre scorso hanno respinto le dichiarazioni dell' azienda che ha parlato di un possibile esubero del 20-25% dei lavoratori al ter­mine della Cassa straordinaria chiedendo di vedere il piano in­dustriale, la proprietà va avanti con le decisioni in parte annun­ciate a fine settembre agli stessi

La Tumidei Arredamenti Spa l'azienda simbolo di Predappio è in odore di tagli

1119 gennaio termina la cassa integrazione straordinaria. Si prevedono tagli al personale

sindacati, quando spiegavano che: "Sulla base dell'attuale fat­turato non è possibile garantire i numeri occupazionali di adesso".

In sostanza, la produzione è calata e occorre tagliare il perso­nale. Anche se la proprietà di fat­to non ha parlato chiaramente di eventuali futuri tagli al personale, l'orientamento sembra comun­que andare in questa direzione.

Un'ipotesi, quest'ultima, respinta dai sindacati: "Fino a gennaio ab­biamo un'opportunità da sfrut­tare al fine di confermare gli at­tuali assetti occupazionali. Re­spingiamo le voci di futuri tagli proprio perché vogliamo evitare questa ipotesi". Ma intanto dieci operai sono già fmiti in cassa in­tegrazione a 'zero ore'.

Simona Pletto

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