Dall’altra parte dell’orizzonte -...

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1 Dall’altra parte dell’orizzonte La questione migratoria Scheda a cura di Giovanna Ferrara e Benedetta Landi, hanno collaborato Andrea Gollo, Margherita Cappelli, Matteo Cuconato e Francesco Caputo

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Dall’altra parte

dell’orizzonte La questione migratoria

Scheda a cura di Giovanna Ferrara e Benedetta Landi, hanno collaborato Andrea Gollo, Margherita Cappelli,

Matteo Cuconato e Francesco Caputo

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INDICE Introduzione pag. 4 Sol omnibus licet pag. 5

1. I NUOVI ULISSE IN CERCA DI FUTURO Chi sono gli immigrati e da dove vengono pag. 6

2. PRIMA DI PARTIRE PER UN LUNGO VIAGGIO pag. 7 2.1. Il mare della Speranza pag. 8

3. E SE OGGI IN ITALIA CI FOSSE LA GUERRA…? pag. 9 4. IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA pag. 15

4.1. Soccorso pag. 15 4.2. Prima accoglienza pag. 15

4.2.1. Hub aperti pag. 16 4.2.2. Hub chiusi pag. 16

4.3. Seconda accoglienza pag. 16 4.4. I minori non accompagnati pag. 17

5. LINK UTILI pag. 18 6. PROPOSTE DI ATTIVITÀ pag. 19

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Introduzione Una delle questioni più dibattute sul palcoscenico Nazionale ed Internazionale degli ultimi anni è la questione migratoria: un fenomeno diffuso sin da tempi antichi, ma del quale si ha più percezione negli ultimi sei anni. In questi ultimi anni, infatti, siamo stati spettatori delle tragedie che hanno coinvolto uomini, donne e bambini di cui il Mar Mediterraneo è stato testimone. Quante volte girando le nostre città abbiamo visto un numero sempre maggiore di immigrati? Ci siamo mai chiesti: chi sono? Da dove vengono? E perché scappano? Sono domande a cui certamente non è semplice rispondere nonostante le continue notizie sui giornali e sui telegiornali che cercano di trovare una risposta, a volte creando una distanza tra un “noi” e un “loro” inesistente. L’errore in cui spesso incorriamo è quello di pensare di conoscere le loro storie, le loro vite e le cause dei loro viaggi. Speso, invece, non è così: non siamo bene informati su ciò che è realmente alla base di questo fenomeno e pur non conoscendo pensiamo di poter trovare le ragioni di quanto sta accadendo nella nostra logica e nel nostro modo di pensare, senza riuscire immedesimarci e a capire davvero quali siano le profonde motivazioni dello scappare dalla propria Terra Madre, lasciando tutto. Come cittadini e come studenti, pensiamo sia di fondamentale importanza interrogarci su questo fenomeno andando alla ricerca delle sue ragioni più profonde, cercando nel nostro piccolo di metterci in gioco e guardando all’altro come un dono di cui prenderci cura. Queste sono le motivazioni forti che hanno spinto a trattare questa tematica all’interno della Proposta Formativa di quest’anno del Msac in particolare nel periodo tra Gennaio e Febbraio mesi in cui le ricorrenze della Giornata della Memoria (27 gennaio) e della Giornata del Ricordo (10 Febbraio) ci incitano a ricordare l’importanza del rispetto e dell’accoglienza del prossimo e che non esiste nessun “voi” e nessun “loro”. In questa scheda cercheremo di analizzare quale sia la situazione attuale dei migranti e andando all’origine del fenomeno: il disagio reale delle persone, la paura e la mancanza di speranza, il terrore e violenza in cui popolazioni intere sono costrette a vivere. Dietro a ogni viaggio c’è la storia di una persona o di una famiglia alla ricerca disperata di un futuro, ancor prima che la storia politica, economica e sociale di uno stato o di un continente. L’Europa di fronte a questo momento storico decisivo della vita di moltissimi uomini, donne, bambini e bambine non ha potuto rimanere passiva e ha promosso diverse azioni che sono riuscite, in parte, a regolare il flusso migratorio, seppur mostrando ancora alcune criticità. Proveremo ad analizzare quali sono le scelte che il nostro Paese ha fatto per far fronte a questo fenomeno e quali sono state e sono tutt’ora le criticità che deve affrontare. Infine, dopo aver compreso la dimensione umana (o forse sarebbe meglio disumana) del viaggio, e approfondito il fenomeno migratorio, proveremo a riflettere e a interrogarci su come poter essere buoni cittadini di fronte a questa situazione, qual è il ruolo che possiamo svolgere nelle nostre realtà. Le preziose parole di Papa Francesco ci spronano particolarmente perché possiamo anche noi cambiare prospettiva e guardare il nostro orizzonte a parti invertite, un orizzonte che si staglia come un quadro di fronte agli sguardi di tutti gli uomini e dove ciascuno di noi, cittadino di questo mondo, deve avere il diritto di raffigurare il proprio Futuro.

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Sol omnibus lucet «Sol omnibus lucet» espressione latina che tradotta letteralmente significa il sole risplende per tutti ma che viene usato come proverbio per esprimere come tutti abbiano diritto al loro raggio di sole, e cioè che ci sono dei beni naturali comuni a ogni individuo, dei quali non si può esser privati che con la prepotenza e l’ingiustizia. Niente è più vero. Niente c’è che sia più “semplicemente vero” di questa affermazione. Eppure, da sempre, alcuni uomini (specialmente quelli più fortunati, felici, sicuri) considerano come “proprio” il sole che ogni mattina sorge davanti ai loro occhi e irradia la loro esistenza tranquilla e, quando si trovano a pensare o a constatare che sotto il “loro” sole è arrivato qualcuno di nuovo, di diverso, spesso inaspettato, si sentono infastiditi, oltraggiati, talvolta persino minacciati. Il nostro tempo, la temperie storica in cui siamo chiamati a vivere con coscienza e senso di corresponsabilità, ci pone però, giornalmente, nella condizione di incontrare sguardi diversi dai nostri: ora sono occhi scuri, profondi, che sembrano interrogarci sul perché di eventi, di catastrofi, di vite così diverse che sembrano provenire da un mondo lontanissimo; ora sono occhi fissi, spaventati, terrorizzati, incapaci di alzare lo sguardo su una realtà che appare loro talmente diversa da quella da cui provengono da non essere quasi credibile; ora sono occhi “vuoti”, sfiniti, vacui, privati di ogni energia e forza da mille sofferenze e travagli inenarrabili. I volti, gli occhi, l’espressione di coloro che ci incontrano, mentre sotto il nostro sole viviamo felici, sono occhi che, silenziosamente, ci chiamano, ci interpellano, ci chiedono aiuto, in un dialogo da uomo a uomo, da essere umano a essere umano, in cui solo il senso di fratellanza, di empatia, di condivisione più profonda deve parlare, nient’altro. Nello sguardo di chi arriva, di chi emigra da noi, prima di una richiesta precisa (cibo, acqua, vestiti, casa, etc..) c’è la muta richiesta di uno sguardo che, senza parole, riesca a dire

Piero Zanini scrive:

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Per noi italiani per nascita, per storia personale, ma soprattutto per caso (già perché non abbiamo nessun merito per essere nati proprio in Italia e in Europa), dovrebbe essere un dovere guardare all’art.10 della nostra Costituzione:

Forse allora dovremmo fermarci per un momento a riflettere per ammorbidire certi atteggiamenti, per evitare di essere prevenuti, ciechi e sordi al dolore di chi arriva da noi sofferente, per mantenere uno sguardo pacatamente lucido che, comunque sarà l’evolversi degli eventi, ci avrà permesso di trattare come fratello chi ha toccato la nostra terra, per lungo o poco tempo che sia.

1 Pietro Zanini, “Significati del confine – I limiti naturali, storici, mentali”, Mondadori, 1997

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Ha scritto Fëdor Dostoevskij: 2; in molti posano il loro sguardo su di noi, sulle nostre coste, sulle nostre vite e, proprio come

l’autore russo, è necessario, doveroso, forse solo propriamente umano, rispondere a quello sguardo senza voltare la faccia, e accorgersi dell’altro senza ripetere a se stessi motivazioni e scuse che, miseri alibi, ci allontanano con freddezza e indifferenza, permettendo che un gelo artificiale ci copra e ci immobilizzi il cuore impedendoci anche solo di sorridere e salutare.

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1. I NUOVI ULISSE IN CERCA DI FUTURO Chi sono gli immigrati e da dove vengono La maggior parte degli immigrati che incontriamo nel nostro Paese non proviene dalle regioni dell’Africa subsahariana, come siamo soliti pensare, ma sbarca in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania provenendo da diversi Stati anche che possono essere molto distanti tra loro sia geograficamente sia culturalmente. Le motivazioni che spingono uomini, donne e bambini a partire dalla propria terra d’origine sono molto diversi: fame, guerre, condizioni di vita disperata, persecuzioni etniche o religiose, sistemi governativi non democratici e altri ancora. Cerchiamo di andare più a fondo sulla questione: quanti e quali sono i Paesi protagonisti del fenomeno migratorio? Al primo posto abbiamo la Siria, con circa 7500 immigrati che sono sbarcati sulle coste italiane solo nel 2013 fino a rappresentare, nel 2016, circa il 25% presenti sul territorio europeo. Molti di essi sono chiamati anche rifugiati*, poiché scappano da una situazione politica non democratica e dal regime del presidente Assad. Lo Stato siriano è dilaniato dai conflitti politici interni al Paese, ma richiama anche gli interessi delle grandi potenze mondiali che mirano a controllare i giacimenti petroliferi di cui è ricco il Paese. Al secondo posto vi è l’Eritrea, con circa 7651 immigrati nel 2013, ma numero volto sempre più a diminuire nel tempo. Il Paese è governato da un regime dove sono stati registrati numerosi episodi

2Fedör Dostoevskij

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di violazione dei diritti umani. La libertà di espressione e di associazione è fortemente limitata e il servizio militare obbligatorio viene spesso esteso a tempo indeterminato. Il terzo posto è occupato da Mali con il 5,8% degli immigrati tra gli sbarchi del 2013 e numero in diminuzione negli ultimi anni. Il Paese è al centro di una guerra in seguito al colpo di stato tenutosi nel 2012. La Nigeria, il Paese più identificato con l’immigrazione nei nostri luoghi comuni, mostra una situazione particolare, poiché si dividere tra Nord a maggioranza musulmana e Sud a maggioranza cristiana. La discriminazione religiosa interna al Paese è molto forte e ls tensione unita alla violenza spinge le persone a fuggire. Troviamo poi la Gambia da cui si fugge perché vien violato continuamente il diritto di opposizione e di libertà di stampa, segnata, inoltre, da una forte situazione di povertà; segue subito dopo la Palestina, terra a noi cara, anch’essa divisa tra maggioranza musulmana e minoranza ebraica, in cui discriminazione religiosa rende difficile la convivenza tra le due religioni. Il settimo posto è occupato dalla Somalia, Paese in cui è in atto un conflitto tra forze filo governative e il gruppo armato islamista al-Shabab. La popolazione soffre anche per una carestia, considerata una delle peggiori mai viste dalla carestia del 2011 che provocò la morte di 260mila persone. Inoltre abbiamo migranti provenienti da Senegal, Bangladesh ed Egitto, Paesi che hanno in comune il clima di rivolta politica e della violazione dei diritti umani. Paesi come Afghanistan, Iraq e Iran sono al centro di una forte guerra e che nonostante questo, sono pochi coloro che hanno la possibilità di lasciare la loro terra d’origine. Ci sono poi altri Paesi che hanno una situazione politica molto simile a Paesi africani come quelli dell’Est Europa e, nello specifico, l’Ucraina a causa della politica adottata della Russia.

2. PRIMA DI PARTIRE PER UN LUNGO VIAGGIO

La frase di Michel de Montaigne ci aiuta a introdurre un discorso ancora più complesso: la modalità con la quale i migranti giungono sulle nostre coste. I loro viaggi sono fughe dettate da scelte forzate, stimolate da situazioni critiche e dalla scarsa speranza di sopravvivenza o realizzazione personale. Non è semplice pensare di dover lasciare quello che per molti anni è stato considerato un porto sicuro, per addentrarsi in un’avventura che sa di rischio, incertezza e del sapore salato del mare. Stare dalla parte di chi accoglie, però, non è sempre facile, per questo è necessario provare ad avere un pensiero critico e molta empatia. I volti degli stranieri che incontriamo per strada, al semaforo, sui gradini delle Chiese, al porto durante gli sbarchi hanno una storia, dei volti che hanno lasciato alle spalle. A volte non ne siamo pienamente consapevoli, non ci siamo mai chiesti cosa significhi realmente arrivare sulle cose e italiane e che tipo di viaggio abbiano affrontato. La maggior parte degli immigrati che incontriamo sono i sopravvissuti di un viaggio molto lungo e dettato da una speranza disperata: quella di riuscire a dare un futuro migliore alla propria famiglia. Non tutti hanno la possibilità di affrontare questo viaggio: vengono scelte, infatti, solo poche persone per ogni famiglia, poiché il viaggio è pericoloso e il lieto fine non è per nulla certo. Di solito a partire sono i primogeniti, i padri, le vedove in cerca di fortuna o persone che tentano di ricongiungersi ai propri cari.

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Per comprendere bene la situazione, bisogna fare una premessa: tutti i viaggi di cui sentiamo parlare al telegiornale, sono frutto di un traffico clandestino di esseri umani, che non prevede norme di sicurezza o trattamenti di favore. Questo traffico è guidato dagli Scafisti, persone che comprano le imbarcazioni per far trafficare i migranti dalla Libia alle coste italiane. È Grazie al giornalista britannico Patrick Kingsley – corrispondente in Egitto per il The Guardian –e ad altre testimonianze, che siamo in grado di conoscere in modo un po’ più approfondito i dettagli di ciò che accade prima del viaggio in mare, degli sbarchi, della morte o dei centri di accoglienza. Kingsley, nello specifico, ha intervistato due scafisti che trasportano le persone dai porti libici alle coste italiane. Ma prima del viaggio in mare, ci sono tutti qui viaggi, non meno pericolosi, di chi risiede nel Medio Oriente, Africa Subsahariana e Nord africa. Raggiungere la Libia, soprattutto per chi è originario del Sudan o della Nigeria, non è semplice, poiché, vuol dire dover attraversare il grande mare di sabbia di cui è composto il deserto del Sahara ed essere esposti a qualsiasi tipo di pericolo, tra cui la possibilità di essere rapiti o costretti alla schiavitù. La conclusione capovolge, quindi, la concezione comune: la Libia non è il punto di partenza delle migrazioni, bensì solo una delle prime tappe. La vera odissea, quasi paragonabile alla traversata in mare, consiste nell’arrivare sani e salvi al punto di confine tra Africa ed Europa: il porto di Tripoli, in Libia. I migranti per raggiungere il Paese hanno due possibilità: il percorso più rapido compiendo il viaggio tutto in una volta, pagando 18497,99 dinar (circa 6.500 euro), attraversando il Sudan, a bordo di fuoristrada. Oppure, optare per un viaggio con tappe intermedie, fermandosi in altri Paesi per guadagnare soldi per proseguire. Una volta raggiunto l’ingresso della Libia (si parla di giorni nella prima ipotesi, di mesi nella seconda), il vero problema è accedervi: l’ingresso nel Paese costa, infatti, 600 dinar (420 euro circa) e molti migranti riescono ad entrare solo con la reclusione, molte volte a causa degli stessi autisti. Ciò che accade in quei luoghi è conosciuto solo in parte: essendo la Libia una terra in pieno conflitto politico e civile, i ribelli e i guerriglieri sono costantemente in allerta, puntando nello specifico le prigioni ed uccidendo i poliziotti. Approfittando della situazione, i migranti reclusi, riescono a evadere e a raggiungere gli scafisti. Una volta raggiunto il luogo d’incontro e aver pagato il trasporto per l’Italia (1200 dinar ai 6545,44, cioè dai 700 ai 2300 euro), vengono trasferiti in un luogo in cui devono nascondersi, finché non giunge il momento di imbarcarsi. In aggiunta, la permanenza in questi luoghi può variare: si parla di tempi di attesa di pochi giorni che si prolungano fino ad alcuni mesi. Non poche volte i migranti vengono portati sulle coste nella speranza di imbarcarsi, ma per scarsità di posti sono costretti a tornare indietro. In questo luogo, i migranti non possono portare cellulari, né bagagli, ma viene dato loro da mangiare, bere e possono usare il bagno prima dell’imbarco. Non sono pochi i casi di violenza fisica, sessuale e tortura nell’attesa della partenza. Il trattamento è regolato in base alla tariffa pagata per il viaggio: chi è riuscito a pagare il prezzo massimo, potrà viaggiare su navi più considerate più sicure e correndo meno il rischio di subire torture o violenze fisiche, mentre chi ha potuto pagare una cifra inferiore viene esposto più frequentemente a maltrattamenti e fatto viaggiare su barconi e gommoni Zodiac, meno sicuri. Una volta sulla barca ci sono due questioni fondamentali da prendere in considerazione:

1. In che modo le imbarcazioni lasciano il porto libico 2. Chi è l’addetto alla guida del barcone

I modi per lasciare il porto libico sono diversi, ma tutti prevedono – mostrano le inchieste di Kingsley – la corruzione della Guardia Costiera libica. Una volta attuata questa procedura, i migranti vengono fatti salire sull’imbarcazione, di notte, e dotati di un telefono satellitare, un localizzatore GPS, dei salvagenti (che sono costretti a comprare) del cibo e dell’acqua. Viene detto

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loro di stare seduti al loro posto e non muoversi troppo, poiché la barca potrebbe ribaltarsi. A condurre l’imbarcazione non è il trafficante, che resta sulla terraferma per gestire gli affari ed organizzare altre partenze, bensì uno dei migranti che dichiara di aver avuto qualche esperienza in mare (i capitani viaggiano gratis), qualche pescatore che vuole raggiungere l’Europa oppure un addetto pagato appositamente per la tratta. Risolte queste questioni ha inizio la traversata in mare.

2.1. Il mare della Speranza Cosa succede una volta partiti dalle coste della Libia? Qual è l’obiettivo principale di molti migranti? E quello degli scafisti? Abbiamo già capito che l’obiettivo dei migranti è raggiungere l’Italia, molte volte senza avere il reale desiderio di restarci, ma di considerarla solo un mero Paese di passaggio per poi dirigersi in altri Paesi. Ad esempio, nigeriani, marocchini e coloro che provengono da Paesi francofoni, mirano a iniziare una vita in Francia o in Paesi in cui riescono a comunicare agevolmente per comunanza di lingua. Altri, invece, restano in Italia, puntando verso Roma o Milano, per tentare di inserirsi nella società. L’obiettivo principale degli scafisti, invece, non è raggiungere le coste italiane – tratta pagata dai migranti — bensì far intervenire la Guardia Costiera italiana o alcune petroliere che si trovano al largo di Lampedusa, sperando che le autorità italiane o maltesi intervengano. Non sempre si riesce a fare i conti con le evoluzioni inerenti alle operazioni di soccorso in mare: dal 2013 ad oggi ci sono stati tre grandi operazioni che si sono susseguite:

1. Operazione “Mare Nostrum”: è stata una vasta missione di salvataggio in mare dei migranti che attraversavano il Mar Mediterraneo meridionale. É entrata in vigore il 13 ottobre 2013 a causa della “Tragedia di Lampedusa”, in cui morirono 366 migranti e ci furono 20 dispersi. Fu voluta dal Governo italiano, durante la presidenza del consiglio di Enrico Letta, per evitare che accadessero altre tragedie simili. Quest’operazione vedeva la collaborazione del Governo con Marina e Aeronautica Militare italiana e aveva, essenzialmente, una duplice funzione:

A. Salvaguardia della vita in mare; B. Assicurare alla giustizia coloro che operavano il traffico clandestino di esseri

umani. 2. Operazione “Triton” (Triton Frontex): è l’operazione che il 1 Novembre 2014 ha sostituito

Mare Nostrum. Al contrario di quest’ultima, l’operazione Triton riguardava la sicurezza delle frontiere dell’Unione Europea, condotta da Frontex, l’agenzia europea di controllo delle frontiere, il cui obiettivo specifico era quello di controllare le frontiere del Mar Mediterraneo. Prevedeva contributi volontari di 15 dei 28 Stati Membri dell’UE, tra cui: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Lituania, Italia, Svizzera, Austria, Romania, Polonia e Malta.

3. Si giunge, infine, all’operazione “Sophia”: il suo nome originale è “European Union Naval Force Mediterranean”, denominata “Sophia” in onore della bambina nata durante uno sbarco. É stata istituita il 18 Maggio 2015 e lanciato dall’Europa nel Giugno dello stesso anno. Al contrario delle altre due operazioni, questa prevede uno sforzo sistemico,

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coinvolgendo anche varie risorse d’intelligence dei diversi Stati Membri, per poter fermare il traffico di esseri umani. Si divide in tre fasi:

a. Sorveglianza e valutazione delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani nel Mediterraneo;

b. Ricerca e controllo di navi sospette; c. Smaltimento di navi sospette

e fermo per chi è sospettato di contrabbando e traffico di esseri umani. Non è un’operazione solo umanitaria, ma anche militare: la Navi Europee non possono avvicinarsi alle coste libiche per più di 30-40 miglia, dunque vi è la formazione della Guarda Costiera Libica per intercettare e soccorrere navi in difficoltà.

Questa piccola esposizione ci aiuta a comprendere quanto la questione migratoria sia passata da una preoccupazione inerente solo a livello nazionale da parte dell’Italia, con la missione Mare Nostrum, ad una crisi umanitaria del Sistema Internazionale e che coinvolge pienamente l’Unione Europea.

3. L’ITALIA E se oggi in Italia ci fosse la guerra …?

3 Janne Teller, “Immagina di essere in guerra” Editore Feltrinelli, Milano, 2014

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Questo brevissimo estratto dal libro Guerra di J. Teller è uno straordinario esperimento: l’autrice immagina che l’Europa sia in guerra e che molti siano costretti a compiere “viaggi della speranza” verso il mondo arabo, l’unico, nella finzione, in grado di accoglierli. Dolore, paura, a tratti disperazione, sono gli stati d’animo di chi vive in guerra, di chi ha perso quasi tutto, di chi si ritrova con l’unica prospettiva di partire verso un futuro ignoto, minaccioso, infido che non sembra prospettare alcuna “terra promessa”. Eppure si va, si lascia tutto, si rischia la morte, nella prospettiva di salvare sé e i propri figli a qualsiasi costo. Qualcuno ce la fa: arriva, si inserisce nel nuovo mondo, ne impara lingua ed usanze, si innamora… ma la casa, la patria, il pensiero di chi ha lasciato e le cicatrici di quanto ha vissuto sono sempre nel cuore. E il passato drammatico deve convivere con un presente insidioso e alquanto precario; i ricordi dolorosi e struggenti devono essere tenuti a bada nello sforzo di guardare alla nuova vita; le fatiche sopportate lasciano il posto a nuove fatiche quali quella di imparare una nuova lingua e di capire civiltà e culture spesso lontanissime dalle proprie. E se a questi sforzi titanici si somma quello di gestire lo sguardo “pesante”, indagatore, sospettoso o addirittura ostile di chi incroci casualmente nel tuo camminare incerto su un suolo che non ti è familiare…. cosa si può chiedere di più a un essere umano in termini di “carico interiore”? Scrive la rivista Internazionale:

Racconta un medico di Medici Senza Frontiere:

Racconta un medico di Medici Senza Frontiere:

«Mogadiscio è una città decadente e martoriata. Ogni anfratto è diventato luogo dove piantare bastoni e ricoprire di stracci e plastiche la nuova casa temporanea: rifugi di 3-4 metri quadri con 6-8 persone e tutti i possedimenti di una vita all'interno. I bisogni sono enormi. La gente è costretta a vagabondare alla ricerca di spazi dove poter sopravvivere. Per questo ci siamo anche attivati con alcune cliniche mobili nei campi

4 (dalla rivista “Internazionale”, agosto 2017)

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improvvisati della città, per poter intervenire in modo efficiente in più aree. La Cattedrale di Mogadiscio oggi ospita 200 nuclei familiari senza acqua pulita e latrine. Vista l'enormità dei bisogni, sanitari e non solo, in un contesto in cui il Ministero della Salute è praticamente assente, oltre alla vaccinazione per il morbillo per bambini dai 6 mesi fino a 15 anni abbiamo iniziato uno screening nutrizionale con il successivo trattamento dei casi più gravi sia a livello ambulatoriale che con eventuali ricoveri in una struttura di 4 piani che è diventata la nostra base, fungendo sia da ospedale pediatrico che magazzino, ufficio e residenza. Lo stato di malnutrizione acuta è purtroppo una realtà a Mogadiscio e il morbillo in situazioni come queste diventa una patologia devastante perché inibisce ulteriormente le poche difese immunitarie presenti e innesca così infezioni spesso fatali. I bambini e le donne incinte o che allattano, sono la parte di popolazione più a rischio e quindi è su loro che investiamo fin dall'inizio per evitare conseguenze drammatiche. Tutti principali problemi sanitari sono drammaticamente rappresentati: la carenza di acqua sicura, la penuria di servizi igienici e il mancato smaltimento di ogni forma di rifiuto sono una terribile miscela esplosiva per le migliaia di esseri umani che vivono sovraffollati in ripari precari alla ricerca ostinata di sopravvivenza, nonostante tutto. Molto resta ancora da fare. La priorità va data, in ogni caso, ai più vulnerabili. Confidiamo di avere margini di azione sempre più ampi, sempre in modo indipendente. Non accettiamo finanziamenti da nessun governo per i nostri progetti in Somalia, che sono totalmente a carico dei donatori privati»5

Queste sono le situazioni di partenza, lo start doloroso da cui partire, già affaticati, provati, spesso disperati, per “raggiungere il traguardo” della salvezza e di una vita migliore. Forse tutto è meglio di quello che si lascia, forse anche solo due piatti di pasta invece che uno, o il silenzio nel cielo invece che l’assordante fragore delle bombe, ma…. per noi che guardiamo da lontano tali situazioni non può bastare, non deve bastare. Forse a noi, uomini più fortunati (per sorte, non per merito) viene chiesto di più…

La storia di Farid è una storia vera: è la storia di tanti Farid che, orfani di padre, con la madre, altri parenti, oppure da soli, hanno tentato l’impossibile; si sono imbarcati, hanno provato ad attraversare il mare sperando di veder comparire all’orizzonte un lembo di costa. Molto più che un luogo qualunque della nostra bella penisola, molto più che la fine di ore estenuanti di navigazione in condizioni disumane, molto di più …. La nostra terra è la salvezza.

5 Dal sito www.medicisenzafrontiere.it

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Pagine poetiche, create dalla sensibilità e maestria della scrittrice italiana Margaret Mazzantini; pagine letterarie ma, al contempo, disperatamente realistiche, in grado di “presentare” alle nostre coscienze, con dirompente tragicità, la vicenda comune a tutti quei fratelli che vengono da lontano. Li vediamo alla TV, scendere dai barconi o dalle barche che li hanno soccorsi in mare; li vediamo, numerosi, coperti e assistiti dai volontari siciliani o del sud Italia in genere; li vediamo, talvolta, lontani come se duemila chilometri o poco meno costituissero una distanza siderale sufficiente a farci stare “tranquilli”. Ma loro sono qui, sono arrivati nella nostra terra e la nostra terra, fruttuosa, feconda, pacifica e prosperosa, non può voltare loro le spalle. Dice Paulo Coelho: «Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, poniamo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno.»

Tutti gli immigrati provengono da culture differenti, profondamente diverse dalla nostra.

6 Margaret Mazzantini, “ Mare al mattino” Editore Einaudi, 2011

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Parole verissime che però necessitano di impegno personale e comunitario affinché si traducano in atteggiamenti individuali, in percorsi culturali, in progetti sociali finalizzati a trasformare l’arrivo di nuove culture in un processo di costruzione di una NUOVA SOCIETÀ all’interno della quale le ricchezze di ogni cultura possano dare il loro apporto migliore, le spigolosità di ciascuno siano smussate e le negatività che ogni popolo, inevitabilmente, porta con sé possano essere cancellate. Non è impossibile: è impegnativo e a lungo termine; esige uno sforzo di pensiero e di azione; necessita di un cambiamento forte e comporta che protagonisti siano anche i giovani. I giovani, attori nel presente, promesse del futuro, protagonisti del processo culturale attuale, hanno la forza, le capacità e gli strumenti per operare veramente una “rivoluzione” di pensiero e di gestione della società. Questo non significa certo “accoglienza e accettazione cieca e supina”, ma comprensione di CHI mi sta di fronte, conoscenza del suo modo di pensare, di concepire gli altri, di guardare all’assoluto. Significa confronto tra me e lui, valorizzazione degli aspetti del suo mondo che possono convivere e arricchire il mio. La paura che le altre culture soffochino la nostra è propria o di chi ha deciso di non fare nulla e di lasciar fare agli eventi, o di chi non è un convinto conoscitore del proprio patrimonio culturale, religioso e artistico tale da poterlo valorizzare e difendere in ogni contesto, o è un arrendevole “non pensante” che in maniera rinunciataria e debole preferisce respingere piuttosto che accogliere e dialogare. Questo ci è richiesto dalla temperie storica in cui viviamo, della quale siamo, o meglio, siamo chiamati ad essere, protagonisti veri. Molte sono le voci che ci giungono ogni giorno, a partire da quelle dei capi di stato: il compito dei giovani è quello di vagliare, con spirito critico e in nome dei valori di cui sono permeati, proposte e problematiche. Rispondere ai gravi problemi che l’immigrazione porta con sé con la chiusura e il rifiuto non è produttivo né, forse, attuabile, a lungo termine; invece, rispondere ai problemi con coscienza, serietà e mantenendo intatto il principio della legalità, può creare una società giusta, sicura e accogliente per tutti, ospitanti e ospiti. Laura Boldrini ha detto: «

Ma tutto questo ci è richiesto anche dall’essere uomo. Di più: ci è richiesto dall’essere figli di Dio. Dice Papa Francesco:

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Il Papa esorta, inoltre, a dare a chi ha bisogno una risposta fatta di atteggiamenti e di opere:

7 Papa Francesco al forum internazionale “Migrazioni e Pace” del 21 Febbraio 2017 8 (21 febbraio 2017)

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4. IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA

Una volta che i migranti sbarcano sulle coste italiane godono del diritto di richiedere la Protezione Internazionale, diventando, di conseguenza, titolari del diritto all’accoglienza, previsto dal Decreto Legislativo nº 142 emanato dall’Unione Europea nel 2015. Possiamo suddividere il sistema di accoglienza in Italia in tre fasi: soccorso, prima accoglienza e seconda accoglienza.

4.1. Soccorso

L’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha in oggetto la cura della dignità della persona umana riesce a comprendere dentro sé tutti gli altri articoli della Dichiarazione. É nell’accoglienza ai migranti che tutto lo spirito dell’I Care presente nel Diritto Internazionale dei Diritti Umani entra in gioco: prendersi cura dei bisogni vitali dell’uomo. Questo è ciò che cercano di fare le prime persone che i migranti incontrato una volta sbarcati sulle coste del nostro Paese: i volontari e i medici pronti a curare i feriti. Sono molte le ONG (Organizzazioni Non Governative) presenti nei porti al momento in cui giungono navi o barconi ed è nella prima e nella seconda accoglienza che tutto ciò descritto nell’articolo 25 viene messo in pratica.

4.2. Prima accoglienza Nel momento in cui i migranti sbarcano sulle coste italiane e vengono accolti dai volontari, essi sono condotti immediatamente negli Hotspot Immigrazione. Sono dei centri di prima accoglienza per lo smistamento e l’identificazione, tramite impronte digitali, dei migranti. É in questa struttura che ci si prende cura fisicamente delle persone sbarcate: queste vengono curate, rifocillate, vestite e smistate negli Hub. Gli Hub sono dei centri che hanno l’obiettivo di ospitare i migranti in attesa di ricevere il permesso di soggiorno oppure di essere riportati alla loro terra d’origine. Lo smistamento, dunque, segue delle caratteristiche ben precise: chi ha i requisiti per richiedere il diritto di asilo politico, ottenendo lo status di rifugiato e il permesso di soggiorno per asilo, viene smistato negli Hub aperti, mentre coloro che sono giunti in Italia per motivi economici e considerati clandestini, negli Hub chiusi.

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4.2.1. Hub Aperti Ospitano i migranti con diritto di protezione internazionale, in attesa di udienza per il riconoscimento, o meno, della domanda di asilo9. A valutare la validità della domanda è una Commissione Territoriale presente in 39 territori. Se la domanda è fondata, ovvero se il richiedente rischia la vita tornando nel proprio Paese d’origine, allora sarà accolta con i seguenti esiti:

x viene riconosciuto lo status di rifugiato (a cui segue un permesso di soggiorno per ASILO della durata di 5 anni)

x viene riconosciuta la protezione sussidiaria (a cui segue un permesso di soggiorno per PROTEZIONE SUSSIDIARIA della durata di 5 anni)

x non viene riconosciuta nessuna protezione ma viene richiesto al Questore il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che può durare da 6 mesi a 2 anni (generalmente 2 anni). Durante il periodo di accoglienza il richiedente potrà risiedere sul territorio nazionale grazie a un permesso di soggiorno per richiesta di asilo.

Possiamo classificare gli Hub Aperti come seconda accoglienza.

4.2.2. Hub chiusi Ospitano tutti i migranti in attesa dell'ordinanza di rimpatrio, poiché durante la permanenza negli hotspot, sono stati classificati come non aventi diritto d'asilo, e per questo respinti dal nostro Paese.

4.3. Seconda accoglienza La seconda accoglienza viene gestita dalle associazioni che presentano dei progetti in collaborazione con i comuni nei quali verrà istituita la struttura di SPRAR (Sistema di Protezione Internazionale per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Qui entrano solo i richiedenti asilo e di protezione internazionale in attesa che la commissione territoriale competente valuti la domanda e dia un verdetto. Gli SPRAR, a differenza degli Hub, dovrebbero garantire percorsi individuali di integrazione: corsi di italiano, progetti che favoriscano formazione professionale. Nel contesto pratico, nonostante questa sia una pratica burocratica molto scorrevole, in realtà gli SPRAR sono pieni, poiché le commissioni impiegano molto più del tempo dovuto per analizzare le singole richieste. É sorta così l’esigenza di creare i CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) in cui dovrebbero andare coloro che hanno diritto di essere collocati negli SPRAR.

"Allo straniero che lascia il proprio paese non per motivi di lavoro o di studio, ma perché non può esercitare in modo

effettivo le libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, l'articolo 10.3 Cost. riconosce il diritto di asilo” ( Corso di Diritto pubblico, A. Barbera e C. Fusaro)

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4.4. I minori non accompagnati É stata approvata il 29 marzo 2017, prima dal Senato e successivamente alla Camera, la prima legge che tutela i minori che, al momento dello sbarco, non sono accompagnati. L’Italia è stato il primo Paese a formulare una legge che vada a tutelare, attraverso la regolamentazione delle procedure per l’identificazione e l’accertamento dell’età migrante, gli interessi del minore e a garantirne l’accesso alle cure sanitarie, all’istruzione e all’affidamento.

Cosa cambia con le fasi dell’accoglienza che abbiamo appena letto? Il sistema di prima accoglienza dedicato ai minori è integrato con quello della protezione per i richiedenti asilo e dunque i ragazzi sono ospitati negli SPRAR. Una novità molto importante è il Sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e la creazione di una cartella del minore che viene trasmessa ai servizi sociali. É possibile, inoltre, svolgere delle indagini sulla famiglia del minore da parte delle autorità giudiziarie che insieme al tutore valuteranno i modi opportuni per comunicarle al minore. Il rimpatrio assistito di ogni minorenne sarà seguito dal Tribunale dei minori con la collaborazione del Tutore provvisorio. Ogni minore ha diritto a due tipologie di permesso di soggiorno:

x Permesso di soggiorno per motivi familiari; x Permesso di soggiorno per minore età.

Per quanto riguarda i diritti all’istruzione e salute, sono previste maggiori tutele e misure per superare gli impedimenti burocratici che in passato sono stati un ostacolo. È prevista, inoltre, la possibilità di supportare i minori fino al compimento dei 21 anni, previa autorizzazione del Tribunale dei minori, nel caso ci sia bisogno di un percorso più lungo di integrazione10 in Italia. Come già accennato nell’introduzione, l’obiettivo di questa scheda formativa è quello di comprendere quanto il problema dell’altro sia uguale al nostro. Quanto la questione migratoria non sia solo un affare di coloro che si trovano a viverla ogni giorno, sia da protagonisti sia da spettatori, ma quanto, in realtà, riguardi ognuno di noi. Da studenti, da cristiani, ma da giovani uomini e donne, non possiamo essere all’oscuro di ciò che accade a persone come noi e che vivono un momento di difficoltà. Di seguito possiamo trovare alcuni link utili e consigli su come affrontare la tematica in modo concreto e per non ridurla a delle semplici pagine da leggere.

10 Attuazione del Dlg n 142/2015 approvato il 27 Marzo 2017 e divenuto Legge n 42/2017

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5. LINK UTILI Di seguito sono elencati alcuni link utilizzati per la stesura della scheda formativa ed altri utili per comprendere ancora più a fondo la tematica: Paesi Protagonisti delle migrazioni: Il primo link riguarda la situazione del 2013. E’ fondamentale partire da alcuni anni precedenti, perché risale proprio al 2013 il grande boom degli sbarchi: http://www.repubblica.it/esteri/2013/10/04/news/paesi_di_provenienza_dei_migranti_che_sbarcano_in_italia-67914272/ Il secondo link, invece, riguarda la situazione nel 2016, anno in cui sono stati raccolti dati completi e non parziali: http://www.thezeppelin.org/mappatura-migrazioni/ Intervista Patrick Kingsley: Di seguito saranno elencati due interviste di Patrick Kingsley. Il giornalista è un corrispondente del giornale inglese “The Guardian” in Egitto e da sempre si occupa delle questioni del Medio Oriente. I suoi articoli, dunque, sono totalmente in inglese. La rivista Internazionale ne ha presa una parte e tradotta in italiano. Link dell’intervista originale (in lingua inglese): https://www.theguardian.com/world/2015/apr/24/libyas-people-smugglers-how-will-they-catch-us-theyll-soon-move-on?CMP=share_btn_tw Link dell’intervista tradotta: http://www.ilpost.it/2015/04/27/traffico-migranti-scafisti-mediterraneo/ Sempre di Patrick Kingsley sarebbe bello approfondire la lettura della scheda con il seguente articolo che riguarda l’Odissea del viaggio dalla Libia ai Paesi Scandinavi: https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2015/jun/09/a-migrants-journey-from-syria-to-sweden-interactive Riflessione sull’art 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: http://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/Articolo-25-Abbiamo-cura-di-te/29 Legge sui minori non accompagnati: http://www.camera.it/leg17/465?tema=minori_stranieri_non_accompagnati http://www.ilpost.it/tag/legge-minori-non-accompagnati/

Reportage. Ecco l'inferno libico: un milione di profughi in trappola A questo link vi lasciamo un articolo di Avvenire che ci può aiutare nella riflessione. E’ molto interessante perché ci da anche un’ottica di quelle che sono le pigioni clandestine libiche. Buona Lettura!! https://www.avvenire.it/mondo/pagine/libia-inferno-un-milione-profughi-intrappolati?utm_source=Good+Morning+Italia+-+Live&utm_campaign=78f258beb8-gmi_email_edition&utm_medium=email&utm_term=0_717559c8d5-78f258beb8-56809621&mc_cid=78f258beb8&mc_eid=2cc6958828

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6. PROPOSTE DI ATTIVITÀ

Per poter approfondire meglio l’argomento ed entrare maggiormente nelle dinamiche del tema trattato, ecco alcune proposte di attività che possono aiutarci nell’affrontare questo tema.

Ovviamente questi sono semplici suggerimenti, si lascia poi un ampio spazio alla creatività

TESTIMONIANZA

Essendo la tematica dell’immigrazione così ampia e per non risultare astratti nei discorsi potrebbe esser stimolante e bello avere la presenza di qualcuno che abbia vissuto in prima persona la vicenda drammatica dell’abbandono della propria terra o comunque qualcuno che sia stato vicino a persone che abbiano alle spalle tali esperienze.

In un incontro con un testimone è importante che non manchino:

x L’ascolto attento della testimonianza

x Il dialogo con l’ospite

x Un’attività che possa aiutare nella riflessione.

Dobbiamo ricordarci inoltre che per incontri di questo tipo moltissime associazioni possono darci una mano: una realtà come la Caritas e molte altre presenti sul nostro territorio possono sempre essere un ottimo punto di partenza e possono anche essere di grande aiuto anche nella preparazione dell’incontro stesso.

Avere un testimone dal vivo è molto importante e sicuramente molto di impatto. Al seguente link vi lasciamo un esempio di testimonianza che, riuscendo a pensare il modo più giusto, potrebbe anche aiutarci per sopperire all’assenza di un testimone dal vivo.

http://www.tpi.it/mondo/africa-e-medio-oriente/senegal/il-viaggio-di-un-immigrato/#

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SIMULAZIONE Un modo per cercare di immedesimarci e di capire quanto succede giornalmente nei nostri città è la simulazione. In questo modo ci caliamo nei panni di coloro che si occupano di gestire e di approvare progetti per favorire l’integrazione degli immigrati, arrivando a capire quanto sia davvero difficile riuscire metter insieme tante voci, cioè arrivare a un punto comune, su una tematica così calda e importante.

Contesto: il nostro amico immigrato è appena arrivato nella nostra città. Come si comporterà nei suoi confronti la comunità dei cittadini? Ecco quindi la necessità di formulare un progetto che garantisca l’integrazione degli immigrati nella comunità. Questo progetto, promosso dal comune, per poter essere sostenuto ha bisogno di fondi finanziati da privati, poiché le finanze del comune non sono sufficienti.

Ogni circolo msacchino deciderà quale sarà il progetto proposto da comune, affinché sia il più adeguato possibile alla propria realtà cittadina.

Obiettivo dell’attività: far comprendere quanto sia complesso integrare nuove persone nella comunità a causa degli interessi che ciascun cittadino vuole portare avanti. Calandosi direttamente nella parte, ogni msacchino avrà modo di comprendere a pieno gli interessi di una parte della società e avrà modo di riflettere sulla ragionevolezza o meno di queste posizioni.

Modalità: Ci si divide in massimo 4 gruppi che interpreteranno istituzioni e realtà sociali differenti, ciascuna che sponsorizza i propri interessi. In ogni gruppo ci saranno coloro che appoggeranno l’approvazione del progetto e coloro invece che saranno avversi a ciò. Dopo aver fatto questa parte divisa in gruppi, ci riuniamo insieme per ascoltare quanto emerso da ogni realtà. E’ importante riuscire a creare diversi gruppi per poter ascoltare come nelle diverse realtà possa cambiare la percezione dell’immigrazione.

Vi presentiamo ora i profili dei 4 gruppi:

- il Comune: il sindaco del comune si trova a dover presentare il progetto di fronte alla giunta comunale, che lo valuterà al fine dell’approvazione o meno. All’interno della giunta, ovviamente, ci saranno coloro che sosterranno il progetto, portando avanti una linea politica che si ritrae come promotrice dei valori umani universalmente riconosciuti e, al contrario, una parte di giunta che porterà gli “interessi della comunità della città”, ritenendo suddetto progetto lesivo del benessere dei cittadini italiani, e dunque avverserà l’idea del progetto. Dunque, affinché possa essere realizzato il progetto , si dovrà scendere a non facili compromessi tra le due parti.

Personaggi: Sindaco favore del progetto

n.2 assessori comunali a favore del progetto

n.2 Assessori contro il progetto

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- La scuola: la preside e il team degli insegnanti sono abituati ad avere un elevato numero di allievi stranieri in classe e si rendono attivamente partecipi del progetto promosso dal comune. Tuttavia i genitori degli alunni ritengono che la presenza di 4/5 stranieri per classe possa "limitare fortemente il lavoro del docente stesso e l’apprendimento dei ragazzi sia più lento”. Dunque un gruppo nutrito di genitori minaccia di ritirare i propri figli dalla scuola qualora si inseriscano nuovi ragazzi extracomunitari nelle classi.

Personaggi: Preside a favore del progetto

n.1 docenti a favore del progetto

n.2 genitori i contro il progetto

n.1 genitore a favore del progetto

- Il Rotary: il comune vede questo club come un ottimo potenziale finanziatore del progetto e , al contempo, lo stesso club promuove già iniziative in Paesi del Terzo Mondo; dunque sarebbe ben disposto a finanziare questo progetto. Il problema interno all’associazione è che per alcuni è di fondamentale importanza finanziare il progetto perché è giusto farlo, senza aver alcuni ritorno all’associazione, altri invece pensano che questo possa permettere all’associazione di avere più visibilità nella città. Bisognerà perciò capire se bisognerà o meno chiedere alla città questa maggiore visibilità in cambio dei finanziamenti.

n. 3 Rappresentanti del Rotary per finanziare, senza un ritorno

n. 3 Rappresentanti del Rotary per finanziare con richiesta di maggiore visibilità

- La parrocchia: il parroco vuole sostenere il progetto del comune, dunque raduna i suoi ragazzi per dare loro i compiti da fare per preparare una festa di benvenuto. I ragazzi non solo organizzano ma si preoccupano di invitare anche gli amici al di fuori della parrocchia; ovviamente alcuni daranno volentieri il loro contributo e altri saranno più reticenti.

Personaggi: Parroco favore del progetto

2 ragazzi dell’oratorio a favore del progetto

1 ragazzo fuori dalla parrocchia a favore del progetto

2 ragazzi dell’oratorio contro il progetto

1 ragazzo fuori dalla parrocchia contro il progetto

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CINEFORUM Spesso la cinematografia ci aiuta a parlare delle tematiche insieme ai nostri compagni. La seguente proposta è riuscire a organizzare degli incontri in cui vedere film che sotto varie sfaccettature e con modalità differenti l’uno dall’altro trattano il tema dell’immigrazione.

A seguito della visione del film è sempre consigliato strutturare un dibattito,che si può svolgere nello stesso incontro o in uno successivo, per avere un feedback: il rischio altrimenti è perdere le riflessione di tutti i nostri compagni, che ci arricchiscono e aiutano a prendere maggiore consapevolezza riguardo questo particolare tema.

I Film proposti per affrontare la tematica, sono i seguenti:

x “Fuocoammare”: documentario di Gianfranco Rosi. Ha per oggetto l’isola di Lampedusa e gli sbarchi degli immigrati, paragonando la vita di Samuele, un bambino di 12 anni, con quella di un medico che è impegnato nel curare le persone dopo gli sbarchi. Un film che mostra la realtà di Lampedusa, ma che sa farsi vicina agli occhi di ragazzi e bambini.

x “Io sto con la sposa”: docufilm che racconta come un gruppo di siriani, immigrati in Italia, abbia intrapreso un lungo viaggio verso il nord Europa. La pellicola ha l’obiettivo di mostrare le tortuose vicissitudini dei nostri protagonisti in maniera differente dai telegiornali o da film certe volte eccessivamente romanzati, mostrando soprattutto gli eccessivi punti deboli della nostra burocrazia.

x “Quo vado”: la comicità e il sarcasmo di uno dei più famosi comici riesce a mettere in luce le criticità che accompagnano l’Italia e che allo stesso tempo la caratterizzano e la differenziano. Tra le varie tematiche affrontate emerge anche il confronto che il cittadino italiano di oggi si trova ad avere con lo straniero.

x “Quando sei nato non puoi più nasconderti”: regia di Marco Tullio Giordana. Racconta la storia di una famiglia bresciana benestante che, a causa di un incidente in mare del figlio dodicenne Sandro, entra in contatto con la realtà degli sbarchi.

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VOLONTARIATO Un’ idea di attività potrebbe essere quella di organizzare un progetto o più semplicemente pomeriggi di volontariato, avvalendosi delle diverse realtà presenti in Diocesi, come ad esempio la Caritas, le Parrocchie che ospitano immigrati. E’ un modo reale e concreto di poter entrare nel vivo della questione.

Inoltre, è importante ricordarci che esperienze di volontariato come queste possono anche esser inseriti in un percorso specifico di primo annuncio, per maggiori informazioni sul primo annuncio possiamo recarci al seguente link: http://msac.azionecattolica.it/primo-annuncio .

LETTERATURA Questa è uno spazio più legato a noi, se ci interessa in maniera particolare questa tematica, ci sono alcuni libri che ci possono aiutare ad approfondire la riflessione su questo tema. Alcuni estratti di questi libri sono stati riportati anche in diverse parti della scheda.

x M. Mazzantini “Mare al Mattino”, Einaudi, 2011

x J. Teller “Immagina di essere in Guerra”, Feltrinelli, 2014

x T. Terzani “ Lettere contro la guerra”, Feltrinelli, 2011

x F. Geda “ Nel mare ci sono i coccodrilli “, Baldini Castaldi Dalai, 2011

x P. Zanini, “Significati del confine – I limiti naturali, storici, mentali”, Mondadori, 1997