Dal Paraguay con entusiasmo

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Benjamin Aceval, 15 Agosto 2010 In questi giorni man mano che vedevo tante cose pensavo “ecco questo lo devo per forza mettere nella mail”, “questo va raccontato”, “di questo devo fare una foto”… poi a poco a poco mi sono reso conto che avrei dovuto mettere tante cose e allora mi sono detto “ma perché devi sempre fare il cialtrone che vuole raccontare tutto a quelli che sono a casa, a cui magari non gliene frega neanche così tanto o che ti chiedono come va tanto per?” e ho pensato che per qualche mese sarei rimasto senza scrivere niente a nessuno. Poi ho pensato, magari qualcosa di spicciolo sono anche curiosi di saperlo e allora mi sono messo a scrivere. Ho scelto un po’ di foto per darvi un’idea di dove sono e cosa faccio … mi dispiacerà ovviamente non potervi restituire la stessa meraviglia che si prova di fronte a certe situazioni, alla stranezza di stare dall’altra parte del pianeta, immerso in un set di Cinecittà. Ci provo. Questa prima di tutto è la mia casa.

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Leo ci scrive da Benjamin Aceval, dove lavora al progetto Altromercato per il nuovo zuccherificio della Cooperativa Manduvirà

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Benjamin Aceval, 15 Agosto 2010

In questi giorni man mano che vedevo tante cose pensavo “ecco questo lo devo per forza mettere nella

mail”, “questo va raccontato”, “di questo devo fare una foto”… poi a poco a poco mi sono reso conto che

avrei dovuto mettere tante cose e allora mi sono detto “ma perché devi sempre fare il cialtrone che vuole

raccontare tutto a quelli che sono a casa, a cui magari non gliene frega neanche così tanto o che ti chiedono

come va tanto per?” e ho pensato che per qualche mese sarei rimasto senza scrivere niente a nessuno.

Poi ho pensato, magari qualcosa di spicciolo sono anche curiosi di saperlo e allora mi sono messo a scrivere.

Ho scelto un po’ di foto per darvi un’idea di dove sono e cosa faccio … mi dispiacerà ovviamente non

potervi restituire la stessa meraviglia che si prova di fronte a certe situazioni, alla stranezza di stare

dall’altra parte del pianeta, immerso in un set di Cinecittà. Ci provo.

Questa prima di tutto è la mia casa.

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Immagino che per chi si aspettava la capanna di bambù con il pozzo e i leoni fuori dalla porta è una

delusione. O che qualcuno starà pensando al solito paraculo di Leo che si è trovato la villa tutta per lui

anche in Paraguay … beh sappia che l’ho pensato anch’io!

In effetti la casa è un gioiellino. Sta all’interno del giardino della casa dei vecchi proprietari dello

zuccherificio. E’ stata disegnata e progettata dalla contessa, madre del gerente attuale, Don Bruno, che era

un’artista pittrice svizzera … E diciamo che ci ha messo tutto il cuore nel pensarla. E’ immersa in un

giardino di piante e alberi (credo) tropicali o almeno esotiche. Il camino è costantemente acceso anche se

qua l’inverno si muove fra i 10 e i 20 gradi. E la fiamma e lo scricchiolio della legna è una delizia degna del

più grande paraculo! L’unica cosa a mio sfavore è che stando nel recinto della fabbrica, il ronzio costante

dell’impianto “no para” e con lui la sirena dei turni o delle pause di produzione. Ma tant’è che la

sistemazione è così fortunata che anche il rumore della fabbrica diventa un dettaglio.

Questa è la fabbrica vista dalle pozze di scarico e raffreddamento dell’acqua dell’impianto ( a destra si vede

il giardino dove sta la casa).

I buoi che portano la canna dai campi vicini allo zuccherificio. Sul fondo invece i camion che arrivano da

Arroyos y Esteros.

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A proposito di Arroyos y Esteros vi introduco un poco nella storia della cooperativa.

La Cooperativa Manduvira è quella per cui io sono venuto qui, produce zucchero biologico di canna che

CTM compra da cinque anni a questa parte. La sede della Cooperativa è a Arroyos y Esteros, un paese a 70

km da Asuncion e a 90 da Benjamin Aceval che è dove sono io. Quindi cosa ci faccio a 90 km dalla sede?

La Coop da tre anni produce lo zucchero dalle canne raccolte dai suoi coltivatori in questo zuccherificio a 90

km, che però è di un’altra società. Quello che fecero tre anni fa fu una novità importantissima in Paraguay

perché a differenza di tutte le altre cooperative smisero di vendere la canna a uno zuccherificio che poi si

occupava di vendere lo zucchero finito, ma ne affittarono uno per produrselo da soli. E questo venne in

seguito a un processo di aggregazione e a un percorso di sensibilizzazione dei coltivatori di Arroyos che li

portò a rivendicare tutti insieme davanti al vecchio zuccherificio un prezzo ragionevole e delle condizioni

diverse da quelle che erano le normalmente imposte, non consegnando più la canna all’impianto in forma

di sciopero non violento. Ebbe successo ma decisero comunque di rendersi indipendenti affittandone uno.

Eccolo, questo gioiellino … non fatevi ingannare dalle condizioni esterne un po’, come dire, usurate …

dentro è molto molto peggio, un vero rione infernale!

Ecco la gru che scarica la canna dai camion per metterla sulla piattaforma inclinata che la fa entrare

nell’impianto e a fianco i molini, ruote metalliche dentate, che schiacciano la canna per estrarne il succo.

Vi risparmio quelli che sono tutti gli altri passaggi della produzione anche se in sostanza dal succo ottenuto

vengono estratte tutte le impurezze e le sostanze in sospensione con il latte di calce poi attraverso

un’evaporazione viene reso quasi solido e poi viene purificato nuovamente e poi mandato alle cosiddette

bolle di cottura e centrifughe dove lo sciroppo viene prima cotto e poi cristallizzato per assumere alla fine

quello che è l’aspetto che si conosce. Per ottenere i vari colori o gradi di raffinatura si fa cuocere più o

meno lo sciroppo o si ripete più volte il processo.

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Ed ecco arrivati a quello che sono venuto a fare io qua … un deposito!

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A tutti quelli che hanno pensato al cialtrone di Leo che ha trovato la casetta nella foresta a gratis, ricordo

che io per l’università italiana sarei un ingegnere logista. Ora, senza prendere troppo sul serio quello che

pensa l’università italiana, posso anche vantarmi di aver fatto le corse con i muletti elettrici e di aver

CONTATO calzini ed accendini in un inventario!

Quindi venendo al sodo … ciò che farò in questi mesi sarà cercare di dare una qualche forma ordinata,

razionale, magari anche informatizzata al deposito dei sacchi di zucchero usciti dall’impianto.

Ora la situazione dell’ufficio è questa:

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Del database è questa……

E per quanto riguarda un criterio generale nel fare le cose … questo : improvvisazione!

Lo so che pare la parte dell’occidentale super efficiente che viene a civilizzare terre remote e

disorganizzate. Non è così … il mio stato d’animo è quello della domestica che deve fare le pulizie nella

taverna chiusa dall’ultima cena di Natale con i parenti di 7 anni prima. Sa perfettamente che gli toccherà

mettere mano a qualsiasi cosa stia in quella taverna, ma dall’altra parte sa che per quanto poco o tanto

faccia sempre qualcosa avrà migliorato.

Ora io so già che quando me ne andrò tra l’Ikea e la Cooperativa Manduvira non ci sarà alcuna differenza,

ma la situazione attuale è quella dei fogli di qua sopra.

Sotto invece c’è il loro autore e custode, Celso.

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Celso sarebbe il responsabile del deposito per la cooperativa. Ora se dovesse tenere la cassa della sala

giochi non ci sarebbe alcun problema, ma controllare un deposito dove gireranno 6.000 tonnellate di

zucchero e in più chiedergli di usare il computer sostituendo il quadernino i suoi fogli … mi sembra

quantomeno ingeneroso! E’ d’altronde il passo che deve compiere la cooperativa … e Andres che è il

direttore generale della Cooperativa l’ha capito subito, anzi è stato completamente d’accordo nella

prospettiva di formare una persona alla gestione totale del magazzino e da domani avrò a mia disposizione

un nuovo magazziniere da “civilizzare”!!!!

Questo introduce un altro tema. La cooperativa sta ormai ultimando le pratiche con banche d’investimento

e partner per la costruzione di uno proprio zuccherificio a Arroyos y Esteros, ossia dove adesso hanno la

sede. Questo significa due cose: la prima è che il percorso iniziato 7 anni fa quando interruppero la

consegna della canna al primo zuccherificio in segno di protesta, tutti uniti come una sola squadra e non più

come tanti piccoli coltivatori sotto ricatto del padrone onnipotente, si compie nella costruzione di un

proprio impianto diventando completamente indipendenti dalla produzione alla vendita dello zucchero. La

seconda è che questo comporta che la cooperativa sappia gestire quello che è l’intero processo di

produzione, immagazzinamento e spedizione. Ecco in tutto questo si è ancora molto molto in ritardo

perché non c’è personale preparato e con esperienza. L’unico che conosce ogni bullone dell’impianto è Don

Walter … un personaggio quasi epico!

Ecco Don Walter, Gigi Marchetti (il consulente dello zucchero di CTM ch vive con me nel ranch fino a

giovedì …) nella casa di Walter e Celso dove mangiamo tutti insieme a pranzo e cena.

Don Walter ha 78 anni, è stato preso e torturato durante il regime di Stroessner, internato in un campo di

concentramento e poi in un villaggio nel Chaco di indios, è scappato e si è rifugiato in Argentina dove è

rimasto un po’ di anni per poi tornare in Paraguay e tirare su famiglia. Poi di famiglie ne ha tirato su quattro

ma questo non importa!!! E’ stato poi sindaco di Arroyos quando arrivò la democrazia e infine

vicepresidente della Cooperativa. Ieri mi ha detto “Yo le agradezco a Strossner porque si no fuera por el yo

serìa un borrachito cualquiera, un perdido. Aprendì muchas cosas ahì y si hice todas estas cosas en mi vida

es porque entonces tuve la oportunidad de crecer y fortalecerme, aunque fue un desastre”

E’ogni giorno dalle 6 di mattina nell’impianto fino alle 7 di sera e sa vita morte e miracoli delle macchine e

della canna. Ed è sempre pronto e disponibile, qualsiasi cosa mi serva o secondo lui mi possa servire.

Un fenomeno della natura, inarrestabile …

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Come ultima cosa questa foto.

Sono i magazzinieri (Elle, Rubens, David, Edoardo), quelli che muovono i pallet di sacchi e li sistemano nelle

pile alte che hanno dietro. Qua stavamo ragionando come cambiare disposizione dei sacchi per fare le pile

un po’ più strette e lunghe per sfruttare meglio lo spazio del deposito. C’era un po’ da ingegnarsi, non

troppo!

Fatto sta che trovato il modo, si sono guardati e come dei guerrieri provati dalla battaglia hanno lasciato

tutto là e si sono presi la pausa meritata per il mate … Il mate è la cosa più tradizionale qua in Paraguay e

Argentina. Si prepara dell’acqua fredda con qualche erba aromatica (hierba mate e qualcos’altro) in una

caraffa e in un corno di bue cavo si mette altrettanta erba. Si riempie il corno di acqua e si succhia con una

cannetta di acciaio che non faccia passare l’erba. Poi si riempie di nuovo e si passa al vicino che succhia

dalla stessa cannetta e così via per una decina di giri. E’ curioso, molto curioso … per la lentezza della sua

preparazione, per la genuinità dei suoi ingredienti (ad ogni malessere poi corrisponde qualche erba remedio

da mettere dentro), per il fatto di condividere tutto anche con degli sconosciuti (il mate si prende anche

con una persona di passaggio), per la socievolezza che obbliga a creare nella pausa.

E’ così che vanno le cose … tra il mate e i sacchi … ovviamente il mate!

E’ venuto più lungo di quello che pensavo … evidentemente sono il solito cialtrone!