Dal Latino Al Volgare
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7/27/2019 Dal Latino Al Volgare
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Dal latino al volgare : Introduzione
Dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente all'anno Mille, un nuovo concetto di unit sostituisce cultura classica e
modelli politici romani.
L'unit dell'Impero Romano incentrata anche sulla lingua crolla e viene lentamente sostituita dall'unit dei valori cri-
stiani rappresentati da una nuova istituzione;la Chiesa di Roma che si pone come punto di riferimento della civilt
"europea"
Il modo di produzione feudale,(il modo di produrre di organizzare l'economia e la produzione) caratterizzato dal vas-
sallaggio e dalla servit, modifica il tessuto economico e sociale e contribuisce alla formazione di un ordine politico fon-
dato su rapporti di potere personali(Feudalesimo) e sugli ideali cavallereschi.
Il momento culturalmente pi significativo coincide tra il V e il IX secolo con il processo di trasformazione della lingualatina nelle lingue romanze.
Latino e lingue romanze
Il crollo dell'Impero, proprio a causa delle sue dimensioni, non ebbe i caratteri di un crollo immediato, ma fu piuttosto
un processo lento che raggiunse il suo culmine con la data canonica del 476 d.C. (deposizione di Romolo Augustolo)
, la deposizione dell'ultimo imperatore ebbe un'eco irrilevante, e nessuno dette all'evento il significato simbolico che
poi avrebbe assunto per i posteri: esso in realt si inseriva, come un episodio fra i tanti, nella lunga crisi che travagliava
il mondo antico .Dal punto di vista linguistico, i sintomi del fenomeno di trasformazione della cultura romana sono visto-
si e segnalano l'esistenza di una crisi profonda del latino classico e, di conseguenza, della civilt che lo aveva espres-
so, in epoche ben precedenti al 476 d.C ,sintomi che diventano comunque vistosi dopo questa data
Ne rendono testimonianza numerosi documenti: il celebre
Appendix Probi, testo risalente appunto al III secolo d.C., nel quale un anonimo grammatico cerc di ricondurre alla
norma classica forme che se ne erano allontanate lungo una traiettoria che anticipa le lingue volgari
Naturalmente, il processo di disgregazione del latino classico si accentua e si accelera con il precipitare della crisi del-l'impero
Non si deve quindi pensare a una frattura netta con una data precisa, per quanto riguarda i volgari neolatini, la nasci-
ta non determinata da un evento traumatico, ma deriva da una gestazione secolare in cui, attraverso spostamenti
progressivi e spesso impercettibili, le lingue nuove si formano senza che questo voglia dire l'abbandono e la scom-
parsa immediata del Latino.
In realt, per un arco di tempo lunghissimo il latino e il volgare sono convissuti l'uno a fianco dell'altro nella coscien-
za e nella pratica degli intellettuali e del loro pubblico: ancora fra il XIV e il XV secolo vediamo scrittori ricorrere indif-
ferentemente ai due idiomi, senza contare l'uso del latino giuridico, scientifico ed ecclesiastico continuato fino quasi ai
giorni nostri. Abbiamo quindi il Latino classico, quello medioevale ma anche quello degli umanisti del 4-500, infine si
potrebbe fare la storia specie nel nostro Paese,di come si abbandonato piano piano questa lingua fondamentale, con
momenti di discussione contrasti lotte, un accenno deve essere fatto per il nostro Paese al cosiddetto "Latinorum",il
termine usato da Manzoni con riferimento a Don Abbondio ,questi per imbrogliare il povero Renzo sfoggia termini
latini senza senso una pratica molto diffusa sino a tutto il novecento, presa in giro anche nelle commedie di Moliere e
nella commedia dell'arte. Il Latino cio era anche uno strumento di potere ,per concludere la Chiesa cattolica abban-
dona il Latino nelle funzioni religiose negli anni sessanta del xx sec.
Anche per i volgari non romanzi,(non derivati dal Latino) segnatamente quelli di area germanica e slava, l'influenza del
latino fu decisiva: pur non avendo conosciuto direttamente la civilizzazione romana, o avendola sperimentata in modo
superficiale e per periodi limitati, gran parte dell'Occidente non romanizzato si era incontrato con il latino attraverso l'e-
vangelizzazione cristiana, adottandolo come lingua della religione e della cultura dall'Irlanda alla Scandinavia, dalla
Germania alla Polonia, e facendone un modello di riferimento fondamentale. Avvenne cos che Regioni intere si rico-
nobbero in questo patrimonio comune, in cui affondano le loro radici non solo le civilt romanze, ma l'intera tradizione
del mondo occidentale.
Quindi.....
L'italiano deriva dal latino, in linea di massima dal latino parlato tanto che si pu quasi affermare che oggi noi parlia-
mo in parte,una lingua che il latino modificatosi nel tempo. Un momento importante infatti di questa modifica avven-ne grazie alla influenza delle lingue germaniche in seguito alle invasioni delle popolazioni che i Romani chiamavano
Barbariche.
Con la caduta dell'impero romano avvenne che il latino parlato and sempre pi differenziandosi dal latino scritto di
origine classica usato dalla cultura e dal potere e si cre cos una sorta di bilinguismo : da una parte il latino scritto d'o-
rigine classica usato dalla cultura e dal potere, dall'altro il latino parlato o volgare usato come strumento di comunica-
zione quotidiana che si trasforma continuamente e che arricchisce il suo lessico con termini che riguardano il com-
mercio, l'agricoltura e l'attivit manuale in generale. Ma anche il Latino della Chiesa si trasforma rispetto a quello dei
romani parliamo infatti di latino medievale o mediolatino
Dall' incontro tra latino e idiomi germanici nascono le lingue romanze e il Latino colto della Chiesa che ufficialmente
sarebbe l'erede del Latino di Roma
I primi documenti in lingua romanza:Uno dei primi documenti conosciuti in una lingua "romanza", ossia derivata dal
latino, sono i cosiddetti Giuramenti di Strasburgo, che risalgono all'842.
Si tratta di un testo ufficiale riportato dallo storico franco Nitardo nella sua Storia dei figli di Ludovico il Pio: con essoCarlo il Calvo e Ludovico il Germanico, sovrani il primo delle regioni occidentali, il secondo di quelle orientali dell'Impero
carolingio, sanciscono la loro alleanza contro il fratello Lotario, con cui erano in lotta per la spartizione delle terre. I due
sovrani con gli eserciti schierati pronunciarono la formula del giuramento dapprima in latino, e poi nelle lingue dei
rispettivi popoli, ossia in franco e in tedesco.
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Il periodo nel quale si collocano i primi documenti in volgare italiano quello che va dalla met del IX alla met del X seco-
lo.Per avere un documento analogo ai Giuramenti di Strasburgo in volgare italiano, in cui cio sia chiara la coscienza e
deliberata la volont di esprimersi in una lingua alternativa a quella latina, dovremo aspettare oltre un secolo: risale infat-
ti al 960 il Placito Capuano, una "sentenza" emessa a chiusura di una causa intentata da un privato contro il monastero
benedettino di Montecassino circa il possesso di alcune terre.
"Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti"( So che quelle terre, per
quei confini che qui sono descritti, le possedette per trent'anni la parte di S. Benedetto).Le ragioni di questo ritardo sono molteplici: in primo luogo, il frazionamento particolaristico in cui versava la penisola nei
secoli precedenti il Mille, l'assenza di una corte ad esempio vale a dire di un potere politico e amministrativo, con le diffi-
colt conseguenti a individuare una soluzione unitaria alle sparse esperienze in volgare, che pure esistevano ma non riu-
scivano a trovare le strutture politico-sociali necessarie per una aggregazione. Per di pi, l'unica autorit in grado di svol-
gere una funzione centralizzatrice, e cio la Chiesa, adottava come sua lingua ufficiale il latino e non aveva quindi nes-
sun interesse a favorire almeno in parte l'affermazione e l'ufficializzazione di una letteratura in volgare. La tradizione clas-
sica era inoltre da noi pi profondamente radicata che nelle altre parti d'Europa, e pi difficile risultava quindi il suo supe-
ramento. ( Quando si affermer il toscano esso sar prevalentemente letterario dovr convivere con il Latino e con innu-
merevoli dialetti anche essi di origine Romanza-Latina,sar il Comune cittadino a sorreggere spesso la nuova lingua )ripe-
tiamo ancora........
Abbiamo quindi il latino classico(che poi si evolver in mediolatino) e il latino volgare spesso parlato dai pi che si evol-
ve nelle diverse forme di lingue Volgari nate dall'influenza delle lingue germaniche
IL CONCILIO DI TOURS - una famosa disposizione stabilisce che ogni vescovo deve cercare di farsi comprendere ai sot-toposti per uso della lingua volgare e che questi a loro volta debbano cercare di farsi comprendere dai fedeli" ogni vesco-
vo tenga omelia, contenenti le ammonizioni necessarie a istruire i sottoposti circa la fede cattolica, secondo le loro capa-
cit di comprensioni
L'INDOVINELLO VERONESE - indovinello allusivo all'atto dello scrivere i buoi sono le dita, il campo bianco il foglio di
carta, il bianco aratro e la penna d'oca e il nero seme e' l'inchiostro."Se pareba boves - alba pratalia araba - et albo ver-
sorio teneba - et negro semen seminaba" (Spingeva avanti i buoi, arava un campo bianco, teneva un bianco aratro, e
seminava nero seme).
A livello lessicale sintattico il documento denota ancora la presenza di parole latine quali ad esempio semen o la con-
giunzione et, ma sono presente parole dal volgare quali versorio che e' un vocabolo tipico del dialetto veneto.
Ritmo laurenziano(1150 circa) - componimento in ottonari (cantilena) scritto da un giullare toscano per ottenere in premio
un cavallo dal Vescovo di Pisa, di cui ne fa le lodi insieme al Vescovo di Osimo .
Ritmo cassinese (ultimi anni del XII secolo) - scritto da un autore colto, questo documento e' un dialogo in versi che trat-
ta della vita terrena e celeste.
Dall'VIII al XII secolo, il volgare fu adoperato sempre pi largamente e scritto con frequenza sempre maggiore. Il docu-
mento pi antico che si conosca lindovinello veronese della fine del VIII secolo o del principio del IX, forse opera di un
chierico, in cui l'atto dello scrivere paragonato a quello del contadino che ara un campo bianco lasciandosi dietro un
seme nero
Chierici e Laici
La maggioranza della popolazione era a quel tempo costituita da laici letterati che, senza distinzione di condizione socia-
le, parlavano una lingua volgare che si allontanava sempre pi dal latino, finch questo divenne incomprensibile a chi non
lo avesse studiato (il latino era sentito come coincidente con la grammatica), mentre unlite di uomini di cultura (i chieri-
ci), quasi tutti appartenenti alla cerchia ecclesiastica, parlava in volgare, ma era capace di leggere e scrivere in latino.
Con il passare del tempo divent necessario rivolgersi ai laici in volgare, prima oralmente e poi, quando si fu costituito un
pubblico di laici avente una certa cultura, anche per iscritto. Tutti coloro che sapevano scrivere, usavano il medio-latino,
ossia una lingua che, pur con modificazioni profonde, era una continuazione diretta del latino scritto antico mentre l'anal-fabetismo tra i laici, nobili e sovrani compresi, era notevole ed essi usavano esclusivamente le parlate locali, ossia i vol-
gari, sempre pi lontani dal latino e sempre pi differenziati tra loro, ci incoraggi luso scritto del volgare. L'affermazione
poi delle citt dei comuni italiani favor lo sviluppo della letteratura volgare ,i Borghesi , i mercanti comunali parlavano pre-
valentemente Volgare, i comuni poi erano istituzioni politiche quindi una struttura solida per lo sviluppo di una lingua (ricor-
diamo Dante e Firenze)
Nell'arco di tempo che va dal VI al X secolo il patrimonio della cultura scritta le attivit legate al sapere rimasero circo-
scritte a un limitato numero di Chierici. Generalmente individuabili nell'ambiente ecclesiastico:
il termine chierico (in latino clericus) indic indifferentemente sia l'uomo di Chiesa, adibito alle funzioni liturgiche, alla pre-
dicazione e ai compiti pastorali, sia l'intellettuale, la cui formazione avvenne sempre all'interno delle strutture della Chiesa
(scuole episcopali, monasteri, abbazie).Il prestigio di cui il clericus venne investito in questa fase storica era destinato ad
accrescersi e a stabilizzarsi, tanto all'interno della Chiesa, quanto all'interno dei centri del potere laico. L'intellettuale-eccle-
siastico legge e scrive in latino, conosce le Sacre Scritture e le interpreta, occupa un posto di rilievo nelle gerarchie socia-
li del Medioevo: , in sostanza, un uomo di potere, e per questa ragione il suo servizio diviene fondamentale anche nellecuriae (cancellerie), dove si amministrano e si gestiscono la politica e l'economia. Laici erano intellettuali in generale non
legati al mondo della Chiesa,molti Mercanti colti ad esempio
Una cultura laica di grande prestigio si afferma, soprattutto in Francia e in Italia, soltanto dopo il secolo XI, grazie alla strut-
tura politica della corte e al sistema comunale(Le Citt).
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I giullari e i trovatori provenzali, i poeti siciliani alla corte di Federico II, i rimatori del Duecento italiano prediligono la lin-
gua volgare; ne promuovono l'uso, stabiliscono con il potere politico un rapporto di collaborazione basato sulle capacit
tecnico-giuridiche (notai) della loro formazione; rifiutano il semplice ruolo di "esecutori" sono "produttori" dell'opera d'arte;
concepiscono la poesia e il sapere come una vera condizione professionale. Il volgare nel '200 e nel '300:Nel corso del
Duecento e del Trecento in latino scrissero regolarmente i teologi, i giuristi, i retori, quasi tutti gli scienziati e molti storici.
Dante compose in volgare il Convivio, ossia un'opera culturale e la Commedia, un poema didascalico-allegorico nel quale
si tratta anche di teologia, ma, per formulare le leggi retoriche del poetare in volgare, scrisse in latino(De VulgariEloquenzia) ed in latino scrisse il de Monarchia che, trattando un problema supernazionale, i rapporti tra Chiesa e Impero,
si rivolgeva a un pubblico non solo italiano.
Nel Duecento si sceglieva tra le due lingue, a seconda del genere, dell'argomento e del pubblico, ma chi sapeva il latino
e aveva conoscenze scientifiche non leggeva volentieri libri scritti in volgare. Nel IX secolo le dame ad esempio amava-
no la narrativa storico- romanzesca, che pi tardi port alle Chansons de geste ed ai romanzi (XI-XII sec.) in volgare .Alla
regolamentazione dei volgari contribu notevolmente il capitolare dell813, infatti, gli uomini di Chiesa nel tradurre le ome-
lie dal latino applicava alla nuova lingua le regole del latino(il latino come grammatica). La Chiesa col tempo almeno nel
rapporto diretto con i fedeli si apr lentamente al volgare
TRASFORMAZIONI SINTATTICO - LESSICALI DEL VOLGARE
1) Le preposizioni sostituiscono i casi (nominativo, accusativo, vocativo etc.)
2) Introduzione sempre pi massiccia dell'articolo
3) I dittonghi ae ed oe si trasformano in e (aperte o chiuse)
4) Scomparsa del genere neutro. Le parole neutre passano al maschile5) Comparsa di una nuova forma verbale del futuro composta dall'infinito e dal presente del verbo avere (amer, da amare
habeo)
6) Si riducono gli aggettivi e i pronomi dimostrativi, abbondanti nel latino. Il loro uso per rimane molto intenso dato la
natura del volgare che all'inizio essenzialmente parlata e che dunque necessita di dimostrativi per indicare continua-
mente gli oggetti di riferimento Sono numerosi i nuovi costrutti che si creano come per esempio : ecce hic, ecce hoc, ecce
hac da cui derivano qui, ci qua.
AREE IN CUI SI SONO SVILUPPATE LE LINGUE NEOLATINE
Dal latino dunque derivano, o pi precisamente sono l'evoluzione, le lingue romanze che si classificano in:
ITALIANA,FRANCESE,SPAGNOLA,ROMENA,.... ma anche i Dialetti italiani
Letteratura in lingua d'ol
La letteratura d'ol costituita, per la gran parte, dalle Chansons de geste ("canzoni di gesta"), raccolte nei cicli Carolingio
e Bretone. Nel ciclo carolingio spicca la Chanson de Roland (Canzone di Orlando), che risale alla prima met dell'XI seco-
lo. Nel ciclo bretone (la designazione abbraccia sia l'Inghilterra del Sud-Ovest, sia la penisola nel Nord-Ovest della
Francia) si narrano invece le gesta dei Cavalieri della Tavola Rotonda e del loro re, Art.(Origine Celtiche) .Fra le loro
imprese leggendarie occupa un posto preminente la ricerca del Santo Graal. Le forme in cui sono raccontate le gesta dei
cavalieri sono varie: canti con accompagnamento musicale, poemetti, romanzi in prosa.
Idealit cavalleresche, audacia e spirito di sacrificio ricorrono anche nel ciclo bretone, come in quello carolingio, con in pi
la presenza di altri elementi, tra i quali spiccano in particolare il soprannaturale e il magico. Ma, soprattutto, il ciclo breto-
ne contraddistinto da un fortissimo senso dell'avventura e del fantastico.
I protagonisti s'impegnano in azioni nelle quali l'alto rischio personale permette di misurare le proprie capacit e di rag-
giungere la gloria individuale, per lo pi con lo scopo di conquistare la donna amata. Nel ciclo bretone comincia a pren-
der forma il modello del cavaliere errante, che avr una larga diffusione nelle letterature dei secoli successivi in
tutt'Europa.L'Epica Medioevale:Le Chansons de geste sono componimenti in strofe o rimate, con lunghezza variabi-
le,(strofe (dette lasse), di decasillabi in assonanza e non in vera e propria rima) e rielaborano in veste letteraria le res
gestae (le imprese militari) di alcuni grandi condottieri. Sono articolate sulle imprese eroiche di alcuni personaggi (anchestorici) come Carlo Magno e i suoi paladini. Alle origini della chanson de geste c' in sostanza il "passato epico naziona-
le", un mondo arcaico che cosituisce le basi della storia nazionale, insomma la memoria del popolo che riscatta se stes-
so attraverso le avventure gloriose di un uomo diventato modello di vita. I testi ci sono giunti soltanto attraverso copie
successive, come ad esempio il manoscritto di Oxford, composto in lingua anglo-normanna, e datato tra il 1125 e il 1150;
oppure quello in francoveneto conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia, della met del XIV secolo. L'episodio pi
celebre della Chanson de Roland la sconfitta dell'esercito franco a Roncisvalle e l'eroica morte del paladino Orlando,
rimasto vittima del tradimento di Gano di Maganza. Vi si esaltano il coraggio, l'eroismo in guerra, l'amore verso la patria
e la lealt nei confronti del sovrano, e vi si respira un'atmosfera di forte tensione ideale e spirituale.L'autore pi noto del
ciclo Chrtien de Troyes, vissuto tra il 1135 circa e il 1190 circa, cui sono attribuiti cinque romanzi cavallereschi, tra i
quali Lancelot e Perceval, che hanno per protagonisti i due celeberrimi eroi della Tavola Rotonda. Rappresentano
L'Immaginario Medioevale fatto di Segni Codici .....come il cinema dell'epoca ,tante tecniche Narrative passate poi ai
Romanzi Moderni -Lancillotto con le sue storie come Tristano sono Icone fantastiche dell'epoca (Il Cavaliere) (vedi
Semiologia).I fabliaux ("favolelli") sono invece brevi racconti in versi che affrontano temi pi realistici, talora con intentosatirico. La loro massima espressione si ha, nel corso del XIII secolo, con Le roman de la Rose (Il romanzo della Rosa)
di Guillaume de Lorris e Jean Clopinel de Meung-sur-Loire, e con il Roman de Renart (Romanzo di Renart). Nel primo,
precetti amorosi in forma allegorica si mischiano a nozioni di filosofia e di scienze naturali; nel secondo, animali parlanti
(tra i quali la volpe, "renard", in francese) incarnano vari caratteri umani, spesso con spirito ironico.
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I volgarizzamenti:I volgarizzamenti sono traduzioni e adattamenti in volgare di testi latini e francesi, soprattutto del ciclo
imperniato su antiche gesta di eroi classici, e del ciclo bretone.
Scarso il valore letterario, ma il loro peso culturale fortissimo per il vasto successo che ebbero presso un pubblico com-
posito, di varia estrazione sociale.ad es.
La Istorietta troiana una riduzione del colossale romanzo di Benot de Sainte-Maure (XII secolo), intitolato Le roman de
Troie (Il romanzo di Troia), che narra le vicende della guerra tra Achei e Troiani. I Fatti di Cesare, Li faits des Romains (I
fatti dei Romani), che raccolgono leggende su eroi romani.
Tra questi vi sono eroi dell'epica classica, come Ettore, e personaggi della storia romana, come Scipione e Cesare, maanche figure pi recenti, quali il Soldano ed Enrico II Plantageneto, primo re d'Inghilterra. Anche le riduzioni in prosa delle
avventure degli eroi della Tavola Rotonda sono pi d'una. Rustichello da Pisa, al quale Marco Polo dett in carcere Il
Milione, autore del Meliadus, che racconta le gesta del padre di Tristano. Lo stesso Tristano e il suo amore per Isotta
offrono lo spunto per molte varianti, le pi celebri delle quali sono il Tristano Veneto, il Tristano Riccardiano e una sezio-
ne della Tavola Rotonda. Il tema di Tristano comune alla letteratura medievale di tutta Europa un vero e proprio sitema
di segni narrativi.
Un testo assai interessante il Libro dei sette savi. Si tratta del volgarizzamento di una raccolta di novelle francesi, la cui
materia proviene dall'India. Ci che lo rende degno di nota la sistemazione delle novelle. Esse, infatti, sono narrate all'in-
terno di una "cornice", vale a dire di un filo conduttore, che coordina e giustifica il susseguirsi dei vari racconti. Questo
espediente letterario, ripreso pi tardi da altri, diventer un elemento essenziale nel Decameron di Giovanni Boccaccio.
Letteratura in lingua d'oc (Francese antico a sud della Francia-nel nord si dice D'oil)
La letteratura in lingua d'oc composta prevalentemente di opere in poesia. Essa si sviluppa nelle zone della Francia
meridionale: Provenza, Aquitania, ed avr una profonda influenza sulla poesia lirica italiana. In lingua d'oc scrivono infat-ti direttamente alcuni trovatori (il termine equivale a "poeta") italiani. Inoltre temi e soluzioni stilistiche provenzali si tra-
smettono alle scuole poetiche siciliana e stilnovistica, per giungere fino al Petrarca.
Le corti feudali,sono le sedi privilegiate della lirica trobadorica, che per questo detta anche "poesia cortese": addirittura
si ritiene che il primo poeta cortese sia stato proprio un feudatario, Guglielmo IX, duca d'Aquitania (1071-1126 o 1127). La
lirica cortese ha prevalentemente carattere amoroso, ma trae modelli di comportamento e di linguaggio dall'ambiente feu-
dale. Il poeta un "vassallo" che si sottomette alla donna amata, la serve e attende da lei il beneficio. I suoi ideali sono
ancora la fedelt, il coraggio, l'eroismo, ma altra diventa la loro destinazione: il poeta si consacra alla dama, la onora e le
devoto fino al sacrificio. L'amore da Lontano una delle Finzioni, delle tecniche letterarie pi usate
Questo sentimento abbraccia ogni aspetto della sua personalit, lo coinvolge profondamente e si traduce in un continuo
impegno a migliorare se stesso. In tal modo il poeta ingentilisce il suo animo e lo guida verso la conquista della perfezio-
ne morale. I princpi di questa concezione dell'amore si trovano definiti in veri e propri trattati (come il De Amore del fran-
cese Andrea Cappellano): l'amore pu vivere solo in animi nobili, esenti da meschinit o vizi, e deve restare "segreto"; l'in-
namorato ha il dovere di nasconderlo, di "schermarlo", cos l'identit della donna viene celata con un nome fittizio (il cosid-
detto senhal); il matrimonio inconciliabile con l'amore, che si nutre di ostacoli e riceve maggior forza dall'impossibilit di
possedere la donna amata. Su questi motivi di fondo si sviluppa una vastissima gamma di ramificazioni tematiche e for-
mali. Alla lode della donna e alle riflessioni del poeta sui propri turbamenti amorosi si accompagna l'uso metaforico tipico
del linguaggio feudale, l'insistenza su allusioni oscure, che rivelano l'identit dell'amata solo a chi in grado di decifrarle.I
trovatori(cercar parole nel Nord francese Trovieri) appartengono a ceti diversi, ma la comunanza di vita nella corte e i rico-
noscimenti ottenuti grazie alla fama poetica finiscono col minimizzare le differenze dovute alla nascita, creando una spe-
cie di integrazione sociale. Lo stile della poesia trobadorica mostra un sorprendente livello di raffinatezza: evidente la
capacit di dominare la materia narrata, ricorrendo alle pi ardite sperimentazioni linguistiche e retoriche. Esse, talvolta,
si arricchiscono di tali rimandi e sottintesi che la lettura e la comprensione immediata del testo diventano ardue: si parla
allora di trobar clus ("poetare oscuro, chiuso"), in opposizione al trobar leu ("poetare chiaro, aperto"). La produzione cor-
tese ricchissima, e non esclusivamente maschile: si contano infatti almeno diciassette poetesse in lingua d'oc. Risultati
di altissimo valore poetico furono conseguiti, tra gli altri, da Bernart de Ventadorn, Jaufr Rudel, Arnaut Daniel e Bertrande Born .Ricordiamo la figura di E.D'Aquitania
L'amore non il tema esclusivo trattato dai provenzali; ad esso si aggiungono motivi di ispirazione politica e civile, spun-
ti di satira, pi raramente temi religiosi. Dalla Provenza, la lirica trobadorica si diffonde soprattutto in Spagna e in Italia,
dove poetano in provenzale autori come il genovese Lanfranco Cigala e il mantovano Sordello. Ma gli argomenti e le tec-
niche di derivazione provenzale raggiungono anche l'area germanica, dove si sviluppa il movimento definito Minnesang
(da Minne, "amore ideale", e Sang, "canto"), tra i cui rappresentanti si ricorda Walther von der Vogelweide (1170 ca-1230
ca). Importante anche la musica in queste composizioni musica e Poesia Provenzale hanno lasciato un segno sino ai gior-
ni nostri in Francia e non solo
Giullari
Molti testi letterari delle origini provengono dal mondo giullaresco, i giullari (ioculatores in latino, jongleurs in francese)
subiscono l'opposizione del clericus a causa della loro instabilit sociale e mobilit in seno al sistema politico cortese.
Mentre i chierici sono figure facilmente controllabili e istituzionali, i giullari agiscono in yn ambito autonomo . I titoli nega-
tivi con cui essi vengono etichettati (histriones, scurrae) mettono in risalto la componente di dissacrazione che implicitanella loro opera: il giullare adopera un linguaggio licenzioso e osceno; spesso un esecutore di codici(regole, norme
canovacci mimici ) comici; si affida prevalentemente alla trasmissione orale e all'improvvisazione.Una specie di Trovatori
comici
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