Dai Sassi al Piano sino allo spazio studio territorio

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LABORATORIO DI STUDIO DEL TERRITORIO a. s. 2009-10 classe III B

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a.s.2009-2012 classe 3^B

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LABORATORIO DI STUDIO DEL TERRITORIO a. s. 2009-10

classe III B

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Il Novecento si aprì con uno scenario negativo dal punto di vista economico e sociale, tanto che si parlò di “Questione Lucana” . Il meridionalista Ciccotti, nel 1902, affrontò il dibattito sulle condizioni di vita in Basilicata in Parlamento; vi intervenne anche Zanardelli, il Presidente del Consiglio di quel tempo.

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Luigi Loperfido, detto “Il Monaco Bianco”

(per la tonaca che usava indossare) supportò il movimento popolare (organizzato in leghe contadine) con diverse proposte, tra le quali l’aumento salariale, che non fu accettato dalla borghesia locale. Quest’ ultima preferì comunque

evitare gli scontri con le masse, secondo la politica giolittiana, anche grazie all’azione di tre figure autorevoli : R. Sarra (più volte sindaco di Matera), i due senatori D. Ridola e G. Gattini.

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Ridola fu un archeologo-medico, fondatore del Museo Nazionale a lui intestato ; il secondo era un grande storico.

Furono così distribuite le terre demaniali ai contadini per la semina e la coltura di vigneti e frutteti.

Il clima di tranquillità sociale durò pochi anni, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando si inasprirono gli scontri con la borghesia e il proletariato, con episodi anche violenti.

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Nel 1927 Matera fu Capoluogo di Provincia, diventando per il regime fascista un avamposto per il controllo delle frange sovversive contadine, che non riconoscevano il nuovo assetto imposto dal duce. Matera conobbe così un momento di crescita e sviluppo, accogliendo anche la visita del re e in seguito di Mussolini.

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Matera visse un grande periodo di moderniz-zazione, favorito dal diffondersi dell’energia elettrica, dal collegamento ferroviario con Altamura, dalla sistemazione di alcune strade, dalla copertura dei grabiglioni dei Sassi, sia nel Barisano che nel Caveoso.

Tali interventi non risolsero, però, i problemi della città : anzi continuava e si accentuava la contrapposizione tra i Sassi e il Piano.

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I primi erano diventati ormai un ghetto, deprivato di ogni spazio disponibile, tale da costringere a delle sopraelevazioni, che danneggiavano ancor più gli abitanti. Il piano, invece, si era arricchito di edifici destinati all’amministrazione, come il Palazzo della Provincia, l’edificio delle Scuole Elementari “Minozzi”, quello della Camera di Commercio, il Palazzo delle Poste e il Banco di Napoli.

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Nel 1938, alla vigilia della Seconda

Guerra Mondiale, un’indagine condotta dall’ufficiale Luca Crispino dimostrò che il 71,59% delle abitazioni dei Sassi era da considerarsi inagibile.

La notizia non smosse l’opinione pubblica, anche perché scoppiò la guerra.

Matera ne rimase colpita dal punto di vista economico e sociale, ma fu preservata dai bombardamenti.

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Il 21 settembre del 1943 Matera fu la prima città del Sud ad insorgere contro l’esercito tedesco con una serie di scontri spontanei. Ne derivò una feroce rappresaglia nella quale morirono undici ostaggi, che saltarono in aria insieme alla sede della Milizia fascista, minata dai tedeschi prima di

abbandonare la città.

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Nel 1945 Carlo Levi pubblicò il libro “Cristo si è fermato a

Eboli”,che descriveva la dura vitadei Sassi. Egli, confinato politico antifascista in Basilicata, descrisse la drammatica “civiltà contadina”,

suscitandoserie riflessioni sui Sassi,

chedivennero oggetto di studioda parte di politici, studiosi, economisti.

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L’evoluzione urbana nel Novecento

La città di Matera risultava, e risulta ancora oggi, particolare per le sue case scavate nel tufo, a guisa di grotte, ad un solo pian terreno, spesso molto umide.

Le finestre erano rare e, quindi, l’aria e la luce provenivano unicamente dalla porta.

In una stessa casa convivevano famiglie numerose con gli animali posseduti.

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Il Novecento iniziò con una tragica condizione sociale, economica ed urbanistica che interessò anche lo Stato Unitario Italiano.

Matera ( e la Basilicata in generale ) rappresentò “il caso limite della Questione Meridionale” sino alla Seconda Guerra Mondiale e alla nascita dello Stato Repubblicano, perché mancavano le infrastrutture ( viarie e ferroviarie ) per dare sbocco alla povera produzione cerealicolo-pastorale di tipo latifondistico.

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I contadini di Matera si trovavano in una situazione di grande povertà, utilizzavano dei mezzi tradizionali di sussistenza e vivevano in forma primitiva.

La città dei Sassi era rappresentata dalla prima parte di edifici sul piano, racchiuso tra la Gravina e la via Appulo-Lucana.

I grabiglioni erano una fogna a cielo aperto, mentre non esisteva ancora via Madonna delle Virtù che collegava l’abitato alla Gravina.

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Emersero esponenti importanti come Domenico Ridola, Giuseppe Gattini e Raffaele Sarra.

Il Presidente del Consiglio Zanardelli

(tra i politici che denunciavano questa situazione) in visita in Basilicata diede il via, con la Legge Speciale del 1902, ad un grande processo di cantierizzazione di opere e di infrastrutture.

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La privatizzazione delle terre creò sempre più poveri, con un conseguente allucinante sovraffollamento.

I contadini si organizzarono così in una lega ( grazie al cosiddetto “ Il Monaco Bianco” ), che arrivò a contare circa 3000 iscritti, attuando una serie di scioperi per la rivendicazione di alcuni diritti fondamentali.

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Nuove terre vennero distribuite ai contadini, mentre si avvertiva l’esigenza di una riorganizzazione delle strutture produttive ( come i mulini ) e di un miglioramento dei collegamenti regionali ( Matera-Altamura, Matera-Ferrandina, Grassano-Tricarico ).

MULINO ALVINO

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Il più antico mulino era quello Alvino ( 1886 ). Negli anni successivi vennero realizzati il mulino Riccardi, il mulino Andrisani, il mulino Tortorelli

( che in seguito si chiamerà Padula ), il mulino Gagliardi, il mulino dell’Acqua.

MULINO ANDRISANI

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Da ricordare gli apporti dell’Istituto di Credito locale attraverso la “Banca Mutua Popolare”e il miglioramento delle condizioni igieniche nelle situazioni abitative più penose della città.

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Con la realizzazione della stazione ferroviaria

(1912) e la tratta Matera-Altamura migliorarono i collegamenti extra-regionali.

La città del Piano continuò ad espandersi e a dotarsi di alcune infrastrutture ( es : l’illuminazione pubblica, alimentata dall’energia elettrica ).

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Vennero anche realizzate delle bonifiche nel Metapontino.

Bisognava comunque adottare un risanamento igienico delle situazioni più insostenibili dei Rioni Sassi ; realizzare ed alleggerire le nuove aree residenziali, attraverso l’urbanizzazione delle aree comprese tra l’asse perimetrale ottocentesco ( via Lucana ) ; creare un nuovo tracciato ferroviario con la stazione di Villa Longo e una nuova strada di circumvallazione.

IL METAPONTINO

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L’impresa edile G. Cappelluti si impegnò a costruire la ferrovia a Matera.

L’impresa realizzò la prima fabbrica di laterizi ed una serie di case popolari, sulla via omonima, realizzate con i mattoni prodotti dalla stessa fabbrica.

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Nel 1909 nell’area delle Fornaci (ora Piazza Firrao) venne progettato un complesso di case popolari per ospitare gli abitanti dei Sassi. Tra il 1924 e il 1926 in via Gattini vennero assegnate le prime case ai contadini.

Per la prima volta venne introdotta la tipologia per ceti, ovvero lo studio degli alloggi che dovevano ospitare i contadini al piano terra con la stalla, gli artigiani e gli impiegati ai piani superiori.

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Nel 1926 il re Vittorio Emanuele II venne a Matera per inaugurare l’ospedale di S. Rocco e il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

I decenni segnati dalla guerra e dal successivo avvento del regime fascista registrarono poco o nulla in direzione della risoluzione della questione sociale che attanagliava la città.

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Tuttavia, con l’elevazione di Matera a Capoluogo di Provincia ( 1927 ), la città cominciò a modernizzarsi.

La necessità di dover ospitare impiegati e funzionari indusse a costruire case da dare in affitto.

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Nella zona della stazione centrale venne realizzato il Palazzo dell’ Incis. Molti altri edifici vennero costruiti a ridosso di via Lucana.

Per dare importanza al nuovo capoluogo, il regime inviò tecnici da Roma per progettare opere importanti : si insediarono così strutture burocratiche legate al governo centrale e all’apparato amministrativo provinciale, come ad esempio il Palazzo del Governo ( poi Provincia ), che occuperà il Convento di S. Domenico.

PALAZZO INCIS

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Sorsero anche edifici nel segno del Liberty, a testimonianza, se pur modesta, dell’apertura della città ai nuovi contributi architettonici provenienti dall’Europa. I successivi provvedimenti fascisti aggravarono la situazione.

La stessa Legge Zanardelli naufragò nella scarsezza delle risorse effettivamente disponibili e nella mancata attuazione degli interventi della “sistemazione integrale” che la legge prevedeva.

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Nel 1936 Mussolini visitò Matera ed inaugurò la nuova strada carrabile dei Sassi.

Nel 1938 vennero realizzati altri edifici, come le case popolari ai Cappuccini, il collegio di S. Anna, il Palazzo dell’Ina e il Palazzo delle Poste.

PALAZZO DELLE POSTE

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Nel 1940 il nuovo piano regolatore venne redatto, ma non fu mai approvato. Esso prevedeva la demolizione dell’intero isolato compreso tra Piazza S. Francesco e Piazza Plebiscito ; la cancellazione di alcuni antichi rioni ; la sostituzione di edifici rettangolari destinati ad ospitare uffici ( pubblici o privati ).

Questo progetto venne in parte realizzato, come per esempio per il collegamento di Piazza Sedile a Piazza S. Francesco.

In seguito venne creato anche il nuovo Ospedale e la Camera di Commercio.

CAMERA DI COMMERCIO

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La storia moderna di Materacominciò dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo aver aderito ai piani di Zanardelli. Sulla fine degli anni ’40 ritornarono a Matera i professionisti locali che,dopo essersi laureati al Nord, decisero di impegnare le proprie energie per affermarei principi della modernitàe della buona architettura.

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Tra questi c’era il giovaneEttore Stella, che realizzò operestraordinarie come il TeatroDuni e il dispensario antitubercolare. Le nuove tecniche costruttive, l’uso del cemento armato e dei nuovi materiali aprirono la strada alla modernizzazione della città.

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Anche le lotte contadine indussero importanti trasformazioni. Nel ’49 il

sociologo americano Friendman condusse un’indagine sulle condizioni umane e sociali ai limiti della tolleranza. Adriano Olivetti, spinto dalla lettura del romanzo di Levi, volle dare una svolta alla questione materana attraverso l’ Inu e l’ Unrra-casas, una commissione di studio della città e dell’agro Materano.

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Luigi Piccinato ebbe l’incarico di redigere il nuovo piano regolatore della città.

Bisognava provvedere severamente alle condizioni igieniche dei Sassi : ci fu così una prima Legge Speciale dei Sassi nel 1952, la n. 619, che prevedeva il risanamento dei Sassi e il finanziamento per realizzare nuovi alloggi.

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Nacque la Matera contemporanea, costituita dalla sua parte antica, raccolta intorno al nucleo centrale dei Sassi, con la corona dei nuovi quartieri popolari e i borghi rurali esterni.

Verso la fine degli anni ’60 si propose il nuovo problema di cosa fare del patrimonio abbandonato. Carlo Levi indicò la soluzione : un concorso internazionale di idee per il recupero dei Sassi, espletato tra il 1976-1977.

I primi frutti si ebbero con la nuova Legge Speciale n. 771 del 1986, che disponeva finanziamenti e regole di intervento mirato.

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Gli anni ’80 e ’90 si distinsero per la contraddittorietà nello sviluppo della città, con successive varianti che non garantivano più un ordinato sviluppo, che cominciava a perdere di qualità.

L’avviato processo di recupero dei Sassi pose Matera all’attenzione generale, diventando luogo-testimonianza di un processo di qualificazione storico-ambientale senza eguali.

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Tale processo le farà guadagnare l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 1993 e il Premio Europeo di Pianificazione Urbana di una città in forte crescita, pur con evidenti contraddizioni, per guadagnare un ruolo economico e culturale di rilievo fra le città del Mezzogiorno.

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Sin dal 1943 il Mezzogiorno d’Italia subì numerosi morti, anche a causa delle azioni partigiane contro i tedeschi. Finita la guerra, nell’agosto del 1945, una folla di contadini, operai, disoccupati e reduci assaltò e devastò tutti gli Uffici Onorari, chiedendo pane e lavoro. Una prima risposta a queste richieste fu data dal Prefetto Ponte, che nel 1946 emanò una serie di decreti.

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Dal 1948 fu avviata una politica di risanamento e riforme grazie alla presenza di Palmiro Togliatti a Matera.

Nel luglio 1950, inoltre, la città fu visitata dal Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi, il quale assicurò un intervento dal Governo per risanare “le vergognose tane” dei Sassi.

Nel 1952 fu emanata la prima Legge Speciale per i Sassi, la n. 619, in seguito alla quale furono creati i quartieri popolari per accogliere gli abitanti costretti ad abbandonare le insane abitazioni.

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In realtà non fu un vero e proprio risanamento, ma soltanto un trasferimento nei nuovi rioni periferici ( Serra Venerdì, Lanera, Spine Bianche, Cappuccini )

o nei borghi rurali ( La Martella, Venusio,

Picciano ). Le case ritenute inagibili furono

murate. Nel 1943 il prof. Piccinato

presentò un piano particolareggiato,

approvato dal Consiglio Comunale.

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Nel 1956 Matera assunse una nuova fisionomia grazie al nuovo piano regolatore, con un centro direzionale, un sistema di viabilita’ , un’espansione delle aree periferiche.

La nuova città, quindi, si sviluppò con ordinati quartieri residenziali a espansione dal centro storico settecentesco ; fu, inoltre, costruito un nuovo asse stradale e ferroviario.

Nacque così la “Matera moderna”, dalle caratteristiche scandinave per l’ampia dotazione di spazi pubblici.

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Queste nuove abitazioni sembrarono, però, inadatte a ospitare gli ex abitanti dei Sassi.

I nuovi rioni assunsero la connotazione di “quartieri ghetto”, sede di un’umanità sradicata dal proprio habitat naturale e catapultata in un ambiente molto più moderno.

Verso gli inizi degli anni ’60 cadde definitivamente l’illusione di poter dare attuazione a quell’ambizioso programma di radicali trasformazioni : si spense così l’utopia della città - giardino nel profondo Sud.

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Il termine '‘Sassi'', nel significato di ''rioni pietrosi abitati'', fu utilizzato per la prima volta nel 1204, in riferimento ai due caratteristici rioni di Matera. Questi rioni nacquero intorno al nucleo originario della città antica, la ''CIVITA'', cuore religioso e politico, occupando le due conche carsiche sovrastanti i dirupi del torrente Gravina. Il primo dei due sassi, il Sasso Barisano, è rivolto a nord-ovest ed è ricco di giardini, conventi, abitazioni di portali scolpiti. Il Sasso Caveoso è, invece, rivolto a sud, disposto come un anfiteatro romano, con le suggestive case grotta scavate nel tufo, disposte a gradone lungo il pendio.

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Addestratosi nel fitto tessuto abitativo, si può apprezzare la verità dell'architettura spontanea venuta a formarsi attraverso i secoli: si incontrano ad esempio complessi monastici scavati nella roccia, cenobi benedetti, laure bizantine, chiese rupestri.

I Sassi di Matera rappresentano un particolare esempio di armonica convivenza tra uomo e natura.

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Le abitazioni spesso sono raccolte intorno a piccole piazzette (i vicinati) con una cisterna per la raccolta dell'acqua : infatti, esiste un ingegnoso sistema idraulico che fornisce l'acqua.

I vicinati erano il modello della vita sociale, della solidarietà e della collaborazione della gente che li abitava.

Il pozzo comune dove si lavavano i panni o il forno dove si impastava il pane facevano del vicinato la cellula fondamentale dell'organizzazione

comunitaria tipica dei Sassi di Matera.

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Una delle ragioni del fascino dei Sassi è il contrasto delle ''grotte'' con gli spazi esterni. Lo spazio interno serviva solo per dormire, impastare e cucinare.

La casa era un vero deposito alimentare : accanto alle sporte ed ai canestri, c'era una grande cassa di legno, che doveva contenere almeno 12 quintali di grano per poter impastare e fare il pane ogni mese.

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Il focolare era una cucina che aveva accanto ''l‘ appennèreme '': era un telaio rettangolare in cui si riponevano le pentole in rame rosso, che la donna portava in dote.

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Gli stagnai costruivano a mano il '‘ cuallarile '' (la pentola per lessare la pasta), '‘ la tiène ''(dove si preparava il sugo e che prima era fatta in terracotta) e la '‘ tertère '' (teglia per il forno).

I piatti erano più larghi di quelli che si usano oggi, fatti in terracotta.

In realtà sulla tavola c'era un unico grande piatto, dal quale tutti attingevano : ''la spèse ''.

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Poi c'erano le brocche e le caraffe per l'acqua ed il vino : la '‘ giarle ''; il '‘ chìccheme '' di terracotta beige ; la '‘ rezzòla '' per attingere l'acqua della fontana ; lo '‘ lascaridde '', il fiasco per il vino, costituito da fascette di legno fissate a due fondi circolari, tenute da 4 cerchietti di ferro.

Di ferro era anche lo '‘ scafallìtte ‘’, per riscaldare il letto e per stirare, realizzato, come gli altri oggetti della casa, artigianalmente nella zona delle Fornaci, nella periferia di Matera.

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Tra gli arredi della casa c'erano anche l'armadio, la cassa, il tavolo con le sedie o le panche, il letto matrimoniale alto.

I figli piccoli dormivano con i genitori; per quelli più grandi si improvvisavano giacigli sulle cassepanche o sulle madie.

I maschi erano ovviamente divisi dalle femmine.

Completavano il tutto il lume a petrolio, le immagini di santi e i ritratti dei familiari, i peperoni e i pomodori essiccati sospesi dal soffitto.

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Nel vicinato c'era un particolare sistema di gestire la vita comune, generando una trasmissione di fatti e di azioni, di schemi comportamentali che si tramandavano secondo leggi ben precise, in una spontanea ripetizione di vita. Gli anziani dettavano i tempi e i modi di riunirsi.

I vicinati si differenziavano, a seconda del rione di appartenenza, per il modo di conservare le abitudini, per l'esaltazione dei lavori tradizionali, per la maniera di gestire lo spazio vitale di un gruppo, per il modo di comunicare e di usare il dialetto.

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Nello splendido scenario dei Sassi di Matera, nei pressi di piazza san Pietro Caveoso, si apre uno dei più suggestivi vicinati, quello di vico Solitario, dove si trova l’omonima Casa Grotta.

Questa Casa Grotta è l’unica autentica opportunità per rendersi conto di quella che era la vita nelle case scavate del Sasso Caveoso prima del loro abbandono, avvenuto in seguito alla Legge di Risnamento dei Sassi, voluta dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.

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Una grande cavità rocciosa fa da cornice all'arco d'ingresso della casa grotta, nella quale è stata ricavata l'abitazione. Nell’unico ambiente, in parte

scavato e in parte costruito, sono proprio gli arredi a raccontare la vita di quei tempi: il focolare con la cucina economica ; al centro della casa un tavolo di piccole dimensioni, con l’unico grande piatto dal quale tutti mangiavano…

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… il letto composto da due cavalletti in ferro, sui quali si poggiavano delle assi di legno ; il giaciglio costituito da un materasso ripieno di foglie di granturco ; di fronte al letto, tra le pareti in roccia, la stalla con la mangiatoia che ospitava il mulo ; oltre un piccolo tramezzo, l’altra stalla con la mangiatoia ; la cava tufacea dalla quale si ricavavano i blocchi di tufo ed una cavità circolare, usata come letamaio o come deposito per la paglia.

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Di particolare interesse è il sistema di raccolta delle acque piovane : ben visibili sono ancora oggi la canalizzazione e la cisterna, nella quale era convogliata l’acqua piovana dall’esterno all’interno dell’abitazione.

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La Casa Grotta di vico Solitario è un museo riconosciuto e patrocinato dal Comune di Matera. La gestione è a cura dell'associazione culturale Gruppo Teatro Matera ; grazie alla passione e alla costanza dei suoi operatori, è divenuta nel corso degli anni meta obbligatoria per molti visitatori italiani ed esteri.

Negli ambienti adiacenti alla Casa Grotta da ricordare anche un'antica neviera (una suggestiva grotta naturale dove vengono proiettati video e documentari sulle bellezze paesaggistiche, artistiche ed architettoniche del territorio) ed una chiesa rupestre risalente al IX-X secolo d. C.

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Dopo le elezioni politiche del 18 aprile 1948, durante l'assise a camere riunite del 1°giugno, l'on. Alcide De Gasperi, Capo del Governo, mise in evidenza la necessità di porre mano alla riforma agraria e ai lavori pubblici, per lo sviluppo delle popolazioni del Mezzogiorno. Nel luglio del 1950, egli intraprese, come il suo predecessore Zanardelli, il viaggio in Basilicata. A Matera scese nei Sassi, entrando in alcune grotte abitate e rendendosi conto delle condizioni disumane della gente che ci viveva. Subito dopo, nominò una commissione presieduta dal democristiano on. Emilio Colombo, per lo studio di un disegno di legge finalizzato al risanamento dei Sassi.

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Nell’aprile del 1951, Colombo consegnò nelle mani di Alcide De Gasperi la proposta di legge, frutto dei lavori del comitato interministeriale. La redazione de " La Gazzetta del Mezzogiorno " riportò l'avvenimento, nell'edizione del 9 aprile 1951, con il titolo " I Sassi di Matera scompariranno - De Gasperi cancella una vergogna nazionale. Grazie presidente" .

La notizia fu riportata su tutta la stampa nazionale con lo stesso tono.

La proposta di legge fu presentata in Parlamento il 9 agosto del 1951, come disegno di legge n. 2141 " Risanamento dei Sassi di Matera " .

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Il 17 maggio del 1952 la " Legge Speciale per il Risanamento dei Sassi " ( n. 619 ) fu approvata all'unanimità. Essa fissava in sette i borghi e i quartieri da costruire, per trasferirvi i contadini e gli artigiani abitanti in 2472 grotte e case dichiarate inabitabili; stabiliva il riattamento di 859 case dei Sassi in parte abitabili, per una spesa complessiva di 4 miliardi di lire, più di un miliardo da destinare a opere generali e a servizi civili.Matera cominciava ad avviarsi verso un processo dinamico che l' avrebbe riscattata dal mortificante immobilismo. Permanevano, tuttavia, le conseguenze del dopoguerra che avevano particolarmente angustiato il Mezzogiorno, accentuando ulteriormente il divario con il Centro e il Nord dell' Italia.

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I risultati del censimento del 1951 evidenziarono le difficoltà presenti sul territorio di Matera. La città era cresciuta demograficamente. Gli attivi erano, così suddivisi nei vari settori d' attività : agricoltura 44 %, industria 27,2 %, servizi 28,8 %.

Nei Sassi risiedeva il 66,3 % degli attivi in agricoltura e soltanto il 25,5 % degli attivi nei servizi. Il reddito pro-capite, riferito all' intera provincia era di 111.000 lire, pari al 69 % di quello medio italiano.

Nel dopoguerra l' agricoltura, oltre a praticare la solita monocoltura cerealicola che connotava il settore, era caratterizzata dal fenomeno del trasferimento del terreno dai grandi verso i piccoli e i medi proprietari, soprattutto per effetto dell'annunciata riforma fondiaria, da realizzarsi attraverso l'istituto dell'esproprio.

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Il raffronto dei dati emersi da un'indagine condotta dall'Istituto Nazionale di Economia Agraria negli anni 1946/47 con quelli catastali riferiti al 1953 fornì un quadro della proprietà fondiaria non completamente adeguato al programma della riforma.Il cambiamento era stato determinato dall'acquisizione, da parte di piccoli contadini, di nuove quote di terra immesse sul mercato dai grandi proprietari. Il risultato dell' operazione incrementò, il numero dei piccoli contadini proprietari di superfici agricole comprese tra 0,5 e 10 ettari. Al contrario, le proprietà oltre i 100 ettari, diminuirono numericamente e diminuì, anche per effetto degli espropri della riforma fondiaria, la percentuale della terra in loro possesso.

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In definitiva, l' applicazione della riforma fondiaria sul territorio di Matera, toccò soltanto il 6,4 % della superficie complessiva.

Il territorio espropriato fu appoderato attraverso 156 quote integrative e 178 poderi.

Le domande finalizzate all' assegnazione della terra furono 1460 : 187 da parte di braccianti nullatenenti, 250 da affittuari nullatenenti, 1023 da piccoli proprietari.

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Il programma delle opere per il risanamento dei Sassi di Matera fu realizzato utilizzando i risultati raccolti dall'inchiesta UNRRA-Casas , con l' ausilio del Provveditorato alle Opere Pubbliche.L'area di risanamento fu preliminarmente delimitata, escludendo dai Sassi la parte dell'antico borgo medievale e le vie di confine con la zona del Piano. Entro l'area così delimitata, furono censite in totale 3374 case abitate, di cui 43 risultarono buone, 859 furono giudicate abitabili, in quanto suscettibili di idonea sistemazione, e 2472 furono dichiarate assolutamente inabitabili. Il quadro del censimento risultò il seguente (Vedi tab.).Per la quantificazione dei nuovi alloggi da costruire nei borghi rurali e nei quartieri cittadini, il programma di trasferimento utilizzò le informazioni raccolte dall'indagine UNRRA-Casas in ordine alle condizioni economiche e alle attività svolte da quelle 2581 famiglie dimoranti nelle case dichiarate inabitabili.

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classi di proprietàIn ettari

situazione al 1946 /47

numero % ha % Media in ha

da 0,5 a 10 3492 91,6 7413 19,7 2,1

da 10 a 50 195 5,1 4603 12,2 23,6

da 50 a 100 44 1,2 3200 8,5 72,7

da 100 a 200 39 1 5437 14,5 139,4

da 200 a 500 34 0,9 9432 25,1 277,4

da 500 a 1000 7 0,2 5622 15 803,1

oltre1000 0 0 0 0 0

espropri 0 0 0 0 0

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classi di proprietà in

ettari

situazione al 1953

numero % ha %media in ha

da 0,5 a 10 5831 95 11785 31,4 2

da 10 a 50 204 3,3 3755 10 18,4

da 50 a 100 40 0,7 2859 7,6 71,5

da 100 a 200 41 0,7 5994 15,9 146,2

da 200 a 500 21 0,3 6798 18,1 323,7

da 500 a 1000 3 0 2113 5,6 704,3

oltre1000 0 0 0 0 0

espropri 0 0 2403 6,4 0

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Di queste famiglie, 1173 traevano il loro reddito in prevalenza dall'attività agricola. Il programma, però, prevedeva di trasferirne nei borghi rurali soltanto 928, quelle cioè che risultavano conduttrici di unità fondiarie, in forma sufficiente o insufficiente.Rimanevano così 245 famiglie di salariati e braccianti senza terra, che sarebbero stati sistemati nei quartieri cittadini. Insieme a questi sarebbero state trasferite le altre 1408 famiglie, le cui attività erano prevalentemente connesse con la vita cittadina : artigiani, piccoli commercianti, impiegati e la massa degli operai, soprattutto edili. La sistemazione delle 928 famiglie contadine nei vari borghi sarebbe avvenuta favorendo la loro vicinanza ai terreni di cui erano già proprietarie o conduttrici o potenzialmente assegnatarie de parte dell'Ente di Riforma Fondiaria

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1) Borgo rurale " La Martella “ : 160 fabbricati, 183 alloggi, 1350 vani 2) Borgo rurale " Venusio “ : 66 fabbricati, 66 alloggi, 385 vani, edifici destinati a servizi sociali 3) Borgo rurale “ Picciano " : 62 fabbricati, di cui 35 ubicati nella zona "A" e 27 nella zona "B", 62 alloggi, 372 vani 4) Borgo semirurale “ Agna ": 68 fabbricati, 175 alloggi, 875 vani 5) Quartiere "Serra Venerdì": 62 fabbricati, 828 alloggi, 4230 vani, 47 negozi 6) Quartiere "La Nera": 31 fabbricati, 353 alloggi, 1797 vani, 13 negozi7) Quartiere "Spine Bianche": 33 fabbricati, 667 alloggi, 3800 vani, 32 negozi.

I fondi stanziati non furono sufficienti a completare il programma di risanamento. La necessità di un nuovo finanziamento fu soddisfatta con la Legge n. 299 del 21 marzo 1958.

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La nuova legge stanziò la somma di due miliardi di lire per l'opera di risanamento già avviata dalla precedente legge 619/52. L' impianto normativo e finanziario era sostenuto da un'ampia ed analitica relazione del novembre 1956 predisposta dal Genio Civile di Matera, che descriveva appunto lo stato dell'opera di risanamento dopo la prima fase attuativa. La relazione, oltre a fare il punto sulla gestione finanziarie, evidenziava le numerose difficoltà intervenute in fase di attuazione della legge. Essa concludeva fornendo il nuovo quadro programmatico degli interventi da realizzare e le proposte operative. Nel giugno del 1958 il Provveditorato alle OO.PP. trasmise al Ministero il programma degli interventi in attuazione della nuova legge n.299, promulgata il 21 marzo 1958.

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Le elezioni politiche svoltesi nel maggio 1958 conferirono alla Democrazia Cristiana il 48,6 % dei suffragi. Un successo dovuto agli effetti prodotti dalla legge sul risanamento dei Sassi, ma anche al passaggio di tradizionali forze di destra nella stessa Democrazia Cristiana. La popolazione era passata da 30.090 a 38.562 abitanti. L' incremento era dovuto ad un naturale fenomeno demografico, ma anche al flusso migratorio dai paesi della provincia e dai vicini comuni pugliesi.

Nel decennio gli addetti all' agricoltura erano diminuiti . Nel settore industriale erano aumentati come, nel terziario, mentre non avevano subito variazioni le categorie degli imprenditori, dei liberi professionisti e dei lavoratori in proprio.

Il reddito pro capite medio era aumentato del 40 % rispetto a quello del 1951. La disoccupazione tuttavia interessava il

10 % della forza lavoro.

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L'allora sindaco di Matera chiese in Parlamento l'emanazione di una nuova legge sui Sassi, che ne consentisse il totale sfollamento, per una successiva valorizzazione artistica degli stessi. Ciò avrebbe altresì consentito di soddisfare una richiesta già da tempo avanzata in tale senso dall'Ente Provinciale del Turismo, il quale proponeva di creare nei Sassi un museo etnografico. La tipicità dei Sassi era da cogliere attraverso la loro "rianimazione", cioè il ripristino della vita all'interno di essi, non più sotto forma di abitazioni cittadine, ma di luoghi d'attrazione per il pubblico. Convincimento comune comunque era che non si potesse conservare una città senza vita. Nell'aprile del 1965 avvenne il primo rovinoso crollo di alcune case sfollate dei Sassi.

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A seguito dell'accaduto, la Democrazia Cristiana chiese al governo di emanare provvedimenti idonei a realizzare il totale sfollamento delle famiglie che ancora abitavano nei Sassi e la loro razionale sistemazione, nonchè a procurare stanziamenti necessari a fronteggiare globalmente la situazione di pericolo che si era manifestata sia nel Sasso Caveoso sia nel Barisano. Fu chiesta, inoltre, l'emanazione di un bando di concorso per la sistemazione e la valorizzazione dei Sassi. Nell' agosto del 965 il Consiglio dei Ministri approvò il disegno di legge n. 1542 concernente "Provvedimenti per completare i Sassi di Matera". Il nuovo impegno sui Sassi mirava a soddisfare due iniziative: il completamento del trasferimento dei residui abitanti ; il "concorso nazionale per la realizzazione di un progetto di massima concernente la sistemazione e conservazione dei rioni Sassi quale zona di interesse storico, archeologico, artistico, paesistico ed etnico".

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All'esecuzione del progetto avrebbe provveduto il Provveditorato alle Opere Pubbliche. Carlo Levi sosteneva che la Legge del 1952, pur avendo dato importanti e positivi risultati, era stata carente sia per quanto riguardava gli atti che avrebbero dovuto promuovere e sostenere lo sviluppo economico del territorio materano, sia in ordine alla normativa e alla ristrutturazione, vanificando così la possibilità del loro riutilizzo.

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Aggiungeva, inoltre, che lo scopo prioritario della legge non doveva essere il completamento del trasferimento, ma proprio la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale dei Sassi. La legge fu approvata all'unanimità ed emanata il 28 febbraio 1967 con il n. 126 e il titolo "Provvedimenti per completare il risanamento dei rioni Sassi di Matera e per la loro tutela storico-artistica ". Furono così stanziati 5 miliardi e 300 milioni di lire per la realizzazione delle nuove costruzioni, nell'ambito di un nuovo piano di trasferimento. Dopo la costruzione dei nuovi rioni nella zona del Piano, apparve evidente il contrasto tra la ricchezza urbanistica e la sostanziale povertà socio-culturale degli ex abitanti dei Sassi. La conseguente povertà socio-culturale dei nuovi rioni dimostrava che non era maturato nessun programma economico alternativo allo sviluppo agricolo, che potesse consolidare il nuovo inurbamento degli abitanti dei Sassi.

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Dopo il censimento del 1971, la città contava 44.502 abitanti e aveva compiuto la sua trasformazione terziaria. La popolazione attiva risultava così suddivisa nei vari settori: 13% in agricoltura, 36% nell' industria, 51% nel terziario. Il 15 dicembre 1971 fu promulgata la Legge n. 1403 "Modifiche alla legge 28 febbraio 1967 n. 126 per il risanamento dei rioni Sassi di Matera", la quale rendeva fattibile l'effettuazione del concorso finalizzato alla realizzazione di un progetto organico di recupero dei Sassi. La struttura delle città in quegli anni appariva abbastanza confusa rispetto alle infrastrutture realizzate. Riconnettere il tessuto urbano significava certamente recuperare i Sassi alla città. L'operazione aveva assunto una precisa connotazione artistico-monumentale e storico-culturale.

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Con il piano di trasferimento relativo all'utilizzo dei fondi previsti dalla terza legge speciale per i Sassi di Matera, si compiva l'ultimo sfollamento degli abitanti. Nel 1986 i Sassi beneficiarono di una legge speciale di salvaguardia e finanziamento. La legge, varata con il numero 771, pose i Sassi sotto la tutela dello Stato Italiano, affidandoli poi al Comune di Matera. Successivamente una legge regionale istituì il Parco Archeologico Storico e Naturale delle Chiese Rupestri, che salvaguardava una larga area ambientale da ogni intervento distruttivo.

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La legge 771/86 stanziò 100 miliardi di lire per il restauro dei Sassi, per le opere di urbanizzazione e per i contributi ai privati. Al Comune di Matera erano date in concessione tutte le proprietà demaniali (che costituiscono la più larga parte dei Sassi) e il coordinamento degli interventi attraverso programmi biennali di attuazione. Il primo di questi programmi stabilì norme dettagliate per gli interventi di restauro, di manutenzione ordinaria e straordinaria e di risanamento conservativo. Prescrizioni precise furono fornite per quello che riguardava i materiali da usare, le tecniche di intervento e le destinazioni d'uso. Altri mezzi economici si ebbero attraverso le leggi straordinarie per il Mezzogiorno e gli interventi del Ministero dei Lavori pubblici. In questo modo, importanti complessi monumentali sono stati restaurati come sede di iniziative culturali di prestigio.

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I quartieri di Matera sono i rioni sorti nella città in seguito alla Legge n. 619 del 17 Maggio 1952 e altre leggi successive, con le quali veniva disposto lo sfollamento dei Sassi di Matera e la costruzione di nuovi alloggi nella cosiddetta città del piano.

I primi quartieri della nuova città avevano come principali caratteristiche ampi spazi verdi comuni ed edifici di pochi piani, per cercare di riprodurre il più possibile i modelli di vita sociale dei Sassi. In quegli anni grandi nomi dell'architettura italiana si concentrarono sulla città di Matera, che divenne un vero e proprio laboratorio.

Serra Venerdì, il primo complesso sorto dopo la legge speciale, ed il rione Platani, entrambi progettati dall'arch. Luigi Piccinato, autore tra l'altro del primo Piano Regolatore della città.

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Il borgo rurale di La Martella, staccato dalla città, progettato dall'arch. Ludovico Quaroni.

Il rione Spine Bianche, opera di grande rilevanza architettonica della corrente Neorealista del Razionalismo italiano, interamente in cotto, con la parrocchia ed i servizi al centro del quartiere, progettato dall'arch. Carlo Aymonino.

Il rione Villa Longo, sorto per iniziativa dell‘ INA – Casa.

Il rione Lanera, in posizione elevata su una delle colline più alte della città, progettato dall'ing. Marcello Fabbri e dall'arch. Coppa.

Il rione Agna, nato inizialmente come borgo rurale poi congiuntosi al resto della città, con case ad un piano circondate da terreni coltivabili, progettato dal Genio Civile.

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Il rione Serra Venerdì fu progettato, come il Rione Platani, dall’architetto Piccinato. Sorge sulla collina di Serra Venerdì, un tempo fertile altura nella zona sud-occidentale, delimitata dalle attuali Viale Europa e Via delle Nazioni Unite. Questo rione presenta una razionale divisione degli spazi e del verde pubblico. Nella zona occidentale del quartiere vi è una piccola pineta. La zona centrale del rione è occupata da una piazzetta su cui affacciano l’ufficio postale, la scuola materna e quella elementare. Poco lontano vi è la Chiesa Parrocchiale dell’Addolorata, progettata dall’architetto Masciandaro. La tipologia delle abitazioni è a schiera o bifamiliare, cui si accede tramite scale esterne e bollatoi. Le balconate, incassate nei prospetti, danno un senso di compattezza e linearità.

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Il Borgo La Martella, a circa 6km da Matera, è sorto nel 1953 sul programma dell’UNRRA - Casas per offrire alla famiglie contadine dei Sassi la possibilità di vivere in case adatte a soddisfare l’esigenza fino allora disattesa. E’ stato progettato dagli architetti Gorio, Lujli, Quaroni, Valori e dall’ingegnere Agoti : presentarono tre diversi schemi tipologici lasciando, quindi, le possibilità agli abitanti di scegliere il tipo di abitazione loro più consona. Il Borgo è fornito di servizi sociali quali l’ufficio postale, la Delegazione Comunale, la scuola materna ed elementare, la Chiesa Parrocchiale. Quest’ultima, dedicata a S. Vincenzo, è stata progettata dall’architetto Ludovico Quaroni. Presenta un’unica navata orientata verso il presbiterio ed è illuminata dalla torre sovrastante. L’imponente Crocifisso ligneo che domina l’altare è opera del pittore Giorgio Quaroni. Il pulpito ligneo è stato realizzato da Luciano Lioi, il pavimento in ceramica è opera dei fratelli Cascella. Le abitazioni si inseriscono lungo le curve di livello del terreno in armoniosa continuità con il paesaggio: sono dislocate in concentrati spazi viari, si raggruppano in complessi a schiera lungo le vie del Borgo. Evocano ambianti a corte e vicinati, sono provviste di granai e piccionaie nella parte superiore. Il materiale da costruzione è locale.

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La storia moderna di Matera comincia dopo la Seconda Guerra Mondiale : agli inizi degli anni ’50, le lotte contadine per la terra inducono importanti trasformazioni nell’ambito della riforma fondiaria; parallelamente vengono affrontati una serie di studi per dare una concreta risposta al problema del sovraffollamento e alla carenza di dignitose condizioni igienico-sanitarie dei Rioni Sassi. Sarà Adriano Olivetti a dare una svolta significativa alla spinosa questione materana, patrocinando attraverso l’INU e l’UNRRA – Casas, una “Commissione di studi della città e dell’agro materano”. Risultato degli studi e dei programmi redattati da questa commissione è la prima Legge dei Sassi - 1952 n. 619. Essa si pone l’obbiettivo del risanamento degli antichi rioni cittadini attraverso il trasferimento dei suoi abitanti in zone periferiche o in borghi rurali limitrofi. Nella zona chiamata “Cappuccini “ vi è un gruppo di edifici che va dal “Cippo della Milizia” fino all’inizio di Via Lucana. Nella zona non sono presenti servizi. Le case presentano una tipologia molto semplice : hanno 3 o 4 piani; l’insieme delle palazzine porta ad un livello inferiore rispetto alla strada ed è circondato da una ringhiera che presenta, al centro, un ingresso all’intero complesso edilizio.

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Il Rione La Nera è stato realizzato intorno agli anni ‘50 su progetto dell’ingegnere Fabbri e dall’architetto Coppa, secondo il piano di risanamento dei Sassi varato dal governo De Gasperi. Il rione è situato nella zona meridionale della città su un’altura delimitata dalle attuali Via La Nera e dalla tangenziale Carlo Levi. Il rione è dotato di scuole e servizi di primi necessità: la Chiesa Parrocchiale unita al Villaggio del Fanciullo è dedicata a S. Antonio. L’aspetto è gradevole per la presenza di verde pubblico. Pur con i dovuti limiti, il tentativo di ricostruire un ambiante simile ai vicinati dei Sassi è ben riuscito. Le abitazioni differiscono per dimensioni e tipologie: alcune sono a schiera, altre sono multipiano a pianta rettangolare, con tetti semispioventi e mattoni a vista.

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Il primo nucleo abitativo fu Borgo Venusio, costruito dopo l’esproprio, avvenuto nel 1929, della Masseria Venusio. Il borgo si raggiunge percorrendo la Strada Statale 96 Matera - Altamura. Oggi è costituito da una trentina di abitazioni piuttosto simili, ad un piano con mansarda: dovendo risultare un borgo agricolo, venne disegnato con una strada a raggiera in tutte le direzioni verso la montagna. Nel 1950 il borgo è stato ampliato su progetto dell’architetto Piccinato. Gli edifici sono disposti in “vicinati” piuttosto distanti tra loro per facilitare l’agricoltura. Le abitazioni hanno elementi architettonici come i comignoli, il tetto a capriata, le scalette esterne che ricordano le unità abitative dei Sassi.

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Le case hanno anche il granaio, la piccionaia e ampi appezzamenti di terreni. E’ possibile individuare 2 zone, una rurale e un’altra centralizzata dei servizi. Quest ’ultima si sviluppa attorno alla Chiesa di S. Giovanni, che si erge nella piazza delimitata da alberi e da un lungo porticato semicircolare.

Il Rione Spine Bianche è opera di grande importanza della corrente Neorealista del Razionalismo italiano e fu progettato dal gruppo guidato dall'architetto Carlo Aymonino. Alcuni edifici (come la cosiddetta Casa di Matera, che si affaccia sulla piazza della chiesa) furono progettati dall'architetto Giancarlo De Carlo. Chiamato anche dai materani Bottiglione (dal nome di un'impresa costruttrice), il quartiere fu costruito interamente in cotto, con linee esterne di straordinaria semplicità. Al centro sorge la Parrocchia di San Pio X, i servizi ed alcune scuole.

Vi si trova anche una statua di Alcide De Gasperi, all'epoca Capo del Governo, che firmò la prima legge per lo sfollamento ed il risanamento dei Sassi.

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Il Rione Villalongo è sorto per iniziativa dell'INA -Casa nella zona settentrionale della città, nei pressi dell'uscita per la strada statale in direzione di Altamura. Vi si trova una delle principali stazioni cittadine delle Ferrovie Appulo Lucane.

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Grazie ad uno sforzo congiunto del Piano Spaziale Nazionale del CNR, della Regione Basilicata, dell’Agenzia Spaziale Italiana e di Telespazio, nel 1938 è sorto a Matera il Centro di Geodesia Spaziale, dedicato al grande scienziato Giuseppe “Bepi” Colombo.Il CGS si occupa principalmente di Osservazioni della Terra con tecniche di Geodesia Spaziale e Telerilevamento.

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Le attività che si svolgono nel Centro sono:

1. Geodesia Spaziale 2. Telerilevamento3. Robotica spaziale

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La Geodesia Spaziale è basata sul continuo monitoraggio della posizione di stazioni fiduciali mediante rilievi con sofisticati e avanzati apparati, che ne fanno uno dei capisaldi fondamentali della rete geodetica spaziale mondiale.Le attività del CGS, in particolare, il sistema Satellite LASER Raning, sono di importanza critica per la comprensione della tettonica del bacino del Mediterraneo e di un gran numero di parametri geofisici e geodinamici, nonché per il Terrestrial Reference Frame internazionale.Il Centro collabora con i più importanti organismi nazionali e internazionali,quali NASA, ESA, CNES, DLR, EUMETNET,e in Italia con INGV, I0GM, CNR, Università e Protezione civile.

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L’ASI ha stipulato con l’ESA un accordo per realizzare l’Italian Processing and Archiving Facility e l’Italian Processing and Archiving Centre. L’Agenzia Spaziale Italiana ha attivato una serie di Progetti Pilota dedicati all’osservazione e alla prevenzione di fenomeni naturali ed antropici. Essi riguardano i seguenti temi: alluvioni, frane, incendi ed inquinamenti marini da idrocarburi, rischio sismico e vulcanico, nonché la qualità dell’aria. Il fiore all’occhiello dell’ASI è il progetto COSMO-SkyMed, il sistema satellitare della Terra con radar in banda X, realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero della Difesa.Si prevede la realizzazione di un Centro Nazionale Multimissione quale punto di riferimento per le missioni scientifiche. Qui si acquisiranno i dati dei satelliti sviluppati dall’ASI: ROSA, PRISMA e MIOSAT.

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In 20 anni di attività, il CGS ha prodotto migliaia di dati utili alla prevenzione delle catastrofi naturali,ma anche alle operazioni di conservazione del patrimonio artistico di Matera.Grazie alla strumentazione del Centro è stato possibile determinare per la prima volta lo spostamento di 6 cm dell’asse terrestre causata dal terremoto, con il seguente tsunami, del Dicembre del 2004, ma è stato anche possibile implementare l’attività di monitoraggio per orientare gli interventi di restauro dei Sassi.

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Andrisani Alexìa

De Vito Mattia

Dimona Rossella

Di Noia Mariangela

El Mabrouk Karim

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Ingusci Daniele Giglio

Lo Monaco Anna

Lofrumento Alessia

Loperfido Gianluca

Mangieri Antonello

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Marcosano Iolanda

Martemucci Virginia

Petragallo Mattia

Pietracito Eustachio

Quarta Marianna

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Rizzi Alessandra

Roberti Rocco

Sarli Ornella

Scandiffio Mariagrazia

Venturo Alessandro