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Direttore ARTURO DIACONALE Giovedì 22 Dicembre 2016 Fondato nel 1847 - Anno XXI N. 239 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI delle Libertà A Renzi piace il sistema clientelare l’interno del centrodestra e del Partito Democratico. Le diverse componenti dell’area moderata debbono scegliere se diventare loro il perno portante del fronte della responsabilità e, quindi, creare una sorta di confederazione in grado di porsi come la principale can- didata al governo del Paese o se sepa- rare definitivamente i propri destini scegliendo gli uni la via dell’opposi- zione permanente e gli altri quella della sponda minoritaria della sinistra di go- verno. Nel Pd, a sua volta, l’equivoco della convivenza dei due partiti in uno va sciolto prima ancora del congresso a scadenza naturale. Matteo Renzi pensa di risolvere la questione usando i po- teri di segretario per preparare liste elettorali destinate ad essere liste di di ARTURO DIACONALE S ergio Mattarella è stato chiaro. Non si vota ad aprile. Ma solo dopo il pronunciamento della Corte costitu- zionale sull’Italicum, dopo che il Parla- mento avrà approvato a larga maggioranza una nuova legge eletto- rale in grado di rendere compatibili i si- stemi di elezione di Camera e Senato e dopo che il Governo Gentiloni avrà espletato i suoi impegni internazionali (il G7 di maggio a Taormina). Si potrà votare, dunque, in estate o in autunno. L’indicazione ragionevole del Presi- dente della Repubblica annulla le fre- nesie di chi voleva andare alle elezioni immediatamente, con qualsiasi legge elettorale e magari anche con quello che potrà restare dell’Italicum dopo l’esame della Consulta. E pone le forze politiche di fronte a due esigenze di- verse. La prima è che da oggi al voto il Paese va comunque governato e non abbandonato agli effetti perversi della crisi. La seconda è che la prossima campagna elettorale non sarà segnata dall’onda emotiva suscitata dal refe- rendum, ma dai programmi e dagli in- dirizzi con cui i partiti si presenteranno alla verifica del corpo elettorale. La prima esigenza impone senso di responsabilità. Il ché non è affatto ba- nale come può sembrare. Perché la re- sponsabilità è l’antitesi del “tanto peggio, tanto meglio”. E la scelta in suo favore comporta automaticamente le separazione netta da chi si pone sulla posizione opposta. La transizione verso il traguardo elettorale, quindi, è desti- nata ad essere una fase estremamente importante in cui si debbono delineare le posizioni ed i rapporti futuri tra le di- verse forze politiche e vanno create le condizioni per gli equilibri della pros- sima legislatura. Se, come tutto lascia pensare, i pros- simi anni dovranno imporre la nascita di un fronte della responsabilità con- trapposto a quello dell’avventurismo, le basi di questo fronte dovranno ne- cessariamente nascere durante il pe- riodo della transizione. Come di fatto già sta avvenendo sul fronte della di- fesa del Monte dei Paschi di Siena e delle banche e su quello della difesa di Mediaset dalle pretese colonizzatrici di Vivendi. La seconda esigenza comporta in- vece un indispensabile chiarimento al- proscrizione della minoranza. Que- st’ultima spera di conservare la “ditta” spingendo Renzi a fare lui la scissione ed a creare un proprio partito. Ma è chiaro che l’equivoco è ancora irrisolto. E che con ogni probabilità a tagliare il nodo dovrà essere quella spada della responsabilità che deve scattare imme- diatamente se non si vuole che le ele- zioni si tengano in un Paese finito in coma irreversibile. Il fronte della responsabilità e quello dell’avventura L’ex Presidente del Consiglio non sconfessa ma anzi giustifica la smaccata esaltazione del clientelismo fatta dal Governatore campano Vincenzo De Luca nella speranza di far scattare il voto di scambio nelle regioni meridionali TEDESCO A PAGINA 2 Movimento 5 Stelle: il non-partito nel caos a Roma POLITICA ROMITI A PAGINA 4 La Lega di Salvini in fuga costante dalla realtà del Paese POLITICA-ECONOMIA CURIONI A PAGINA 7 Home banking: anche l’Italia nel mirino dei nuovi malware? WEB LETIZIA A PAGINA 5 Moldavia-Italia: il futuro dei giovani passa dall’integrazione ESTERI SOLA A PAGINA 3 Il terrorismo islamico e l’altra guancia degli occidentali PRIMO PIANO

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Direttore ARTURO DIACONALE Giovedì 22 Dicembre 2016Fondato nel 1847 - Anno XXI N. 239 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI

delle Libertà

A Renzi piace il sistema clientelare

l’interno del centrodestra e del PartitoDemocratico. Le diverse componentidell’area moderata debbono sceglierese diventare loro il perno portante delfronte della responsabilità e, quindi,creare una sorta di confederazione ingrado di porsi come la principale can-didata al governo del Paese o se sepa-rare definitivamente i propri destiniscegliendo gli uni la via dell’opposi-zione permanente e gli altri quella dellasponda minoritaria della sinistra di go-verno.

Nel Pd, a sua volta, l’equivoco dellaconvivenza dei due partiti in uno vasciolto prima ancora del congresso ascadenza naturale. Matteo Renzi pensadi risolvere la questione usando i po-teri di segretario per preparare listeelettorali destinate ad essere liste di

di ARTURO DIACONALE

Sergio Mattarella è stato chiaro. Nonsi vota ad aprile. Ma solo dopo il

pronunciamento della Corte costitu-zionale sull’Italicum, dopo che il Parla-mento avrà approvato a largamaggioranza una nuova legge eletto-rale in grado di rendere compatibili i si-stemi di elezione di Camera e Senato edopo che il Governo Gentiloni avràespletato i suoi impegni internazionali(il G7 di maggio a Taormina). Si potràvotare, dunque, in estate o in autunno.

L’indicazione ragionevole del Presi-dente della Repubblica annulla le fre-nesie di chi voleva andare alle elezioniimmediatamente, con qualsiasi leggeelettorale e magari anche con quelloche potrà restare dell’Italicum dopo

l’esame della Consulta. E pone le forzepolitiche di fronte a due esigenze di-verse. La prima è che da oggi al voto ilPaese va comunque governato e nonabbandonato agli effetti perversi dellacrisi. La seconda è che la prossimacampagna elettorale non sarà segnatadall’onda emotiva suscitata dal refe-rendum, ma dai programmi e dagli in-dirizzi con cui i partiti si presenterannoalla verifica del corpo elettorale.

La prima esigenza impone senso diresponsabilità. Il ché non è affatto ba-nale come può sembrare. Perché la re-sponsabilità è l’antitesi del “tantopeggio, tanto meglio”. E la scelta in suofavore comporta automaticamente leseparazione netta da chi si pone sullaposizione opposta. La transizione versoil traguardo elettorale, quindi, è desti-

nata ad essere una fase estremamenteimportante in cui si debbono delinearele posizioni ed i rapporti futuri tra le di-verse forze politiche e vanno create lecondizioni per gli equilibri della pros-sima legislatura.

Se, come tutto lascia pensare, i pros-simi anni dovranno imporre la nascitadi un fronte della responsabilità con-trapposto a quello dell’avventurismo,le basi di questo fronte dovranno ne-cessariamente nascere durante il pe-riodo della transizione. Come di fattogià sta avvenendo sul fronte della di-fesa del Monte dei Paschi di Siena edelle banche e su quello della difesa diMediaset dalle pretese colonizzatrici diVivendi.

La seconda esigenza comporta in-vece un indispensabile chiarimento al-

proscrizione della minoranza. Que-st’ultima spera di conservare la “ditta”spingendo Renzi a fare lui la scissioneed a creare un proprio partito. Ma èchiaro che l’equivoco è ancora irrisolto.E che con ogni probabilità a tagliare ilnodo dovrà essere quella spada dellaresponsabilità che deve scattare imme-diatamente se non si vuole che le ele-zioni si tengano in un Paese finito incoma irreversibile.

Il fronte della responsabilità e quello dell’avventura

L’ex Presidente del Consiglio non sconfessa ma anzi giustifica la smaccata esaltazione del clientelismo fattadal Governatore campano Vincenzo De Luca nella speranza di far scattare il voto di scambio nelle regioni meridionali

TEDESCO A PAGINA 2

Movimento 5 Stelle:

il non-partito

nel caos a Roma

POLITICA

ROMITI A PAGINA 4

La Lega di Salvini

in fuga costante

dalla realtà del Paese

POLITICA-ECONOMIA

CURIONI A PAGINA 7

Home banking:

anche l’Italia nel mirino

dei nuovi malware?

WEB

LETIZIA A PAGINA 5

Moldavia-Italia:

il futuro dei giovani

passa dall’integrazione

ESTERI

SOLA A PAGINA 3

Il terrorismo islamico

e l’altra guancia

degli occidentali

PRIMO PIANO

La vicenda che avrebbe segnato ilcammino politico del Movi-

mento 5 Stelle pareva, per chi ai mi-racoli non ci crede, scritta.Soprattutto se agli uomini di BeppeGrillo fosse capitata la ventura,come successo a Roma, di provarel’ebrezza del potere. E, tale conside-razione da “veggente”, muoveva dauna constatazione di facile lettura,ovvero l’incompetenza del personalepolitico.

Ai novizi che entravano in fab-brica, gli operai ricordavano sempre:“Hai voglia a te, a tirar la lima!”.Non voleva essere una minaccia, maun’esortazione, e un ammonimento,Perché, per diventare una buonamaestranza, si deve fare molta espe-rienza. La classica gavetta, insomma,attraverso cui si acquistano compe-tenze in funzione di responsabilità.In questo senso i grillini non hannopreso scorciatoie, o fatto corsi inten-sivi, ma si sono buttati col paraca-dute. Ed i risultati sono sotto gliocchi di tutti. Peccato che, dopo illancio, il paracadute non si siaaperto, e pare si stiano schiantandosugli italiani “de Roma”: molti deiquali li aspettavano a braccia aperte,sperando in atterraggi più morbidi.Ma la manna, ancora una volta, nonpiove dal cielo. E i matrimoni non sifanno con i fichi secchi, così comel’attività politica non la possonoesercitare persone impreparate, pursedicenti oneste. Perché l’incompe-tenza può generare danni gravi comela disonestà.

La politica è di certo una formadi attività particolare. Di per sé nonvuole obbligatoriamente dei titoliper l’accesso. Richiede, indubbia-mente, delle capacità tecniche, ri-spetto all’ambito che si intendeseguire nello specifico; soprattutto inun’epoca come questa, in cui la com-plessità è un tratto costante di ogniambito decisionale.

Anche l’Unione europea, viste lesfide che la globalizzazione ci im-pone quotidianamente, si è posta ilproblema delle “competenze chiave”necessarie per affrontare il futuro daparte dei suoi cittadini. E nel 2006ha emanato la Raccomandazione2006/962 CE (del Parlamento e delConsiglio) in cui le ha specificate. Le“competenze chiave”, così elabo-rate, risultano essere otto. Ma le ul-

time quattro appaiono attagliarsimolto bene “all’uomo politico”, eprecisamente: “imparare a impa-rare”, “competenze sociali e civi-che”, “spirito di iniziativa eimprenditorialità” e “consapevo-lezza ed espressione culturale”. Ap-pare chiaro, da una scorsa veloce,che queste “linee guida” (che pre-scindono dal conseguimento di titoliaccademici) siano state totalmentedisattese, soprattutto se andiamo aguardare nelle vicende capitoline;segno, prima di tutto, di un’impre-parazione sia tecnica che politica.

Quello del politico è un lavoro“speciale”, perché esserlo, un poli-tico, vuol dire candidarsi al futuroruolo di classe dirigente. Ruolo chenon si improvvisa. Max Weber hasottolineato che il “concetto di poli-tica è estremamente ampio e com-prende ogni sorta di attività direttivaautonoma”. Può essere identificatacome “l’attività che influisce sulla di-rezione di una associazione politica,cioè, oggi, di uno Stato”.

Insomma, attraverso la politica, sicomanda. E per farlo, se non bastaessere un bravo tecnico in qualchedisciplina, a maggior ragione è me-glio starne lontani se, al massimo, sihanno solo buone intenzioni. Madove si acquisiscono queste compe-tenze? Dove i grillini, se ne avesserovoglia, dovrebbero andare a faredopo-scuola? Premesso che il bellodella politica è che, titoli o non titoli,è accessibile a tutti; il luogo dove sene impara l’arte, vuoi o non vuoi, èil partito (il corpo intermedio). È insezione che si affinano gli strumentiper far sintesi delle complessità;dove si impara la distinzione deiruoli e delle responsabilità. Dove leprocedure di selezione coincidonocon quelle di elezione, che sono bendiverse dalla licenza libera di no-mina. Nella sezione sotto casa lostreaming lo fai quando apri laporta e ti metti seduto ad un tavolocon altre persone a parlare. I pro-blemi della “gggente” li impari a co-noscere perché ti confronti ogni

giorno con il fruttivendolo, il pizzi-cagnolo, l’avvocato, il piccolo im-prenditore e l’operaio. E, se saraibravo a risolvere i loro problemi di“prossimità”, forse vieni eletto allacircoscrizione. E da lì, che ne sai, po-tresti finire anche in Parlamento,dopo accurata e adeguata gavetta.La politica del “sacro blog” è unadelle più grandi mistificazioni dellapartecipazione. È come voler pran-zare tutti insieme, stando peròognuno seduto a casa sua, mentre iltavolo dovrebbe essere comune. Neviene manipolata tutta la filiera dipreparazione e selezione del perso-nale politico del futuro, dove un“clic” ne determina l’ascesa.

Nella definizione delle “compe-tenze sociali e civiche” della Racco-mandazione 2006/62 CE troviamoincluse le capacità interpersonali einterculturali atte a risolvere i con-flitti ove necessario. “La competenzacivica dota le persone degli stru-menti per partecipare a pieno allavita civile grazie alla conoscenza dei

concetti e delle strutture sociopoliti-che e ad una partecipazione attiva edemocratica”.

È chiaro che il Movimento 5Stelle non disponga, da quanto sivede, né di queste competenze, nédei luoghi adatti per formarsele.Anche perché quei luoghi sono staticonsiderati “il problema”. Quando,invece, sono la soluzione, se riportatiad un funzionamento virtuoso. E ti-rati fuori dalle melme del malaffare,che li ha snaturati a burocrazia, laquale sembra autoalimentarsi.Anche i più coriacei avversari dellapartitocrazia non hanno mai messoin dubbio la funzione dei corpi in-termedi all’interno di una societàche accetta il metodo liberal-demo-cratico come base comune di convi-venza. Ne stigmatizzavano il loromalfunzionamento, non la loro im-portanza. Ma, questa, si chiama cul-tura politica, roba che oggi, e a piùlatitudini, appare un ferro vecchionovecentesco. E per di più arruggi-nito e pericoloso. Perché il primo co-mandamento è “fare piazza pulita”,abbattere ogni intermediazione, mi-schiarsi al popolo, perché il politicodeve essere “della gente” e non “perla gente”.

Eppure, sta scritto chiaro e tondoin Costituzione, il cui l’articolo 49recita: “Tutti i cittadini hanno dirittodi associarsi liberamente in partitiper concorrere con metodo demo-cratico a determinare la politica na-zionale”.

Il resto è un pericoloso surrogato,espressione più di quel “Abbassotutti”, posto in prima pagina da Gu-glielmo Giannini, il 27 dicembre1944, sul primo numero del suogiornale L’Uomo Qualunque, che diuna cultura democratica. Si può di-scutere di nuovi spazi e nuovi modidi fare e imparare la politica, se-condo una “numerazione” che vadal 2.0 all’infinito. Però un luogo fi-sico è ancora indispensabile. Comefondamentali sono le procedure perogni tipo di scelta. Non dico certoche Virginia Raggi debba andare alleFrattocchie, per carità. Ma da lì al“non-partito” con “non-statuto”passano mille sfumature di grigio.Prima che si arrivi al nero totale.

2 L’OPINIONE delle Libertà giovedì 22 dicembre 2016Politica

Movimento 5 Stelle: il non-partito

Osi capisce che è ora di cambiarestrategia sull’immigrazione e nel

rapporto con l’Islam, oppure tra undramma e l’altro finiremo davveroper soccombere.

Puntuale è arrivata l’ennesima im-monda tragedia ad allungare l’elencodi attentati in nome di un integrali-smo islamico che è figlio di due de-vianze. La prima tutta internaall’interpretazione più violenta diuna fede che nasce e cresce controquella cristiana e occidentale, la se-conda legata alla debolezza e all’ipo-crisia di una parte della nostracultura e della nostra democrazia.Qui non si tratta di volere a tutti icosti collegare i fenomeni di una verae propria invasione dei flussi migra-tori e del terrorismo integralista, sitratta di capire che le due cose messeassieme diventano potenzialmenteesplosive.

Del resto, se è vero che molti at-tentati sono stati compiuti da terro-risti islamici di seconda o terzagenerazione insediata in Europa, èaltrettanto vero che la stragrandeparte della immigrazione è di fedeislamica. Ora, pur volendo ammet-tere che esista il cosiddetto Islam mo-derato, la domanda non può cheessere una sola: con l’aumento espo-nenziale di islamici immigrati, vin-cerà l’Islam moderato e integrato,oppure scivoleremo in un fondamen-

talismo lento e strisciante?Non solo, ma accanto a questa

domanda dobbiamo porcene un’al-tra: di fronte ad una sempre mag-giore presenza islamica in Europadobbiamo essere più rigidi nell’affer-mazione delle regole, delle libertà,del rispetto del diritto che ci siamodati, oppure più tolleranti? Il princi-pio dell’accoglienza, infatti, non è enon può essere fine a se stesso, ma

deve sottintendere l’adeguamento auno standard di regole laiche, giuri-diche, sociali per la cui affermazioneabbiamo lottato e sofferto.

Insomma, per farla breve l’inte-grazione funziona se chi è accolto èguidato al rispetto della nostra cul-tura, delle nostre leggi, delle nostredemocrazie con fermezza e giustizia.Va da sé, infatti, che essere al contra-rio troppo accomodanti, tolleranti,

buonisti, lasciando quasi che sianogli immigrati a imporre nuove regolecomuni, diventa un cedimento peri-coloso e devastante. Qui non si trattadi consentire a tutti di avere una mo-schea, un tempio, una chiesa, unluogo in cui pregare il proprio credo,ma si tratta di dividere Stato e reli-gione.

Nell’Islam, che piaccia o no, ledue cose tendono a fondersi, gene-

rando un combinato dispo-sto che non solo èanticristiano, ma che istigaad una violenza pericolosa einaccettabile. Sappiamo beneche non tutti gli islamici sonocosì, anzi probabilmente lamaggior parte tende a unaconvivenza possibile, eppureuna sollevazione dura, ferma,inflessibile dell’Islam cosid-detto moderato controquello integralista non c’èstata e non c’è. Perché? Va dasé che se tutto l’Islam mode-rato si fosse schierato con de-terminazione, con tolleranzazero contro il fondamentali-smo, ovunque annidato,sconfiggerlo sarebbe statogioco facile. Ecco perché lacostante e oceanica, inces-

sante e incontrollata immigrazioneche invade i nostri territori può rap-presentare nel tempo un rischio e unvulnus che va impedito. O li fer-miamo per aiutarli a casa loro, o licensiamo per rispedire via chi non hadiritto ed a quelli che restano impo-niamo le nostre leggi, oppure fini-remo con il soccombere e abdicare asecoli di conquiste civili e laiche. Delresto la democrazia vive solo se èforte, giusta, imparziale, altrimentiscivola nell’ipocrisia e nella debo-lezza, con il rischio di finire in boccaal lupo.

La faccia ipocrita della democrazia

di RAFFAELE TEDESCO

di ELIDE ROSSI e ALFREDO MOSCA

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C’è un’evidente tendenza, che atratti si manifesta essere una

programmata manovra, a voler met-tere sullo stesso piano, o almeno, avoler creare un’attenzione “compen-sativa”, tra la sconfitta di MatteoRenzi e del Partito Democratico sulreferendum costituzionale e la crisidel Movimento 5 Stelle e della giuntacomunale guidata da Virginia Raggia Roma. Ciò solo in parte assai mo-desta è il portato dell’impostazionedella campagna referendaria di Renzie della sua “personalizzazione” delreferendum che, poi, era il tentativodi far personalizzare il “No”.

Credo di non essere sospettabiledi simpatie per i grillini. Ne hoscritto sempre quello che ne pensavo,della loro “antipolitica”, del lororozzo populismo, della loro sciagu-rata funzione di tifoseria, delle peg-giori espressioni della politica delPartito dei Magistrati. Ma questonon mi impedisce, anzi, semmai dop-piamente mi legittima, a rilevareaspetti inquietanti della campagna“antigrillina” scatenatasi oggi, daparte, poi, del vero (e pericoloso)partito populista, il “Partito dellaNazione”, renzista, e dai suoi più omeno manifesti alleati.

Che dare la stessa evidenza, anzi,dare oramai molta di più, alla crisidella Amministrazione Raggi, ed allebatoste prese da Renzi e del “Partito

della Nazione”, sia, oltre che unabaggianata, l’espressione di un bassolivello morale e un allarmante sin-tomo della spregiudicatezza delmodo di affrontare una sconfitta, unsintomo del perdurante disegno au-toritario, mi sembra abbastanza evi-dente.

Certo, i pentastellati pagano oggi

il prezzo di una loro iattanza nel pro-clamarsi “diversi da tutti gli altri”, illoro “splendido isolamento”, la lororiluttanza ad accettare (e, magari, adegemonizzare, come il loro più forteimpegno avrebbe potuto portare apretendere) lo stesso movimento po-polare per il “No”. E si potrebbecontinuare.

Ma se di tutto ciò si vuole fare labase per un “ben gli sta” dell’assaltopolitico-mediatico alla Giunta Raggi,da parte di quanti ora si accorgonodel marciume dell’amministrazionecomunale capitolina e dei padronidella città, questo è da definire untentativo da definire abietto ed anchestupido, che tende ad imporre un po-

pulismo più populista e rozzo diquello degli stessi grillini.

D’altro canto, sembra pure certo,anche se meno evidente e scoperto,che Renzi pensa di superare la cla-morosa sconfitta di quello che eglistesso aveva proclamato come il fon-damento della sua politica, del suoGoverno e del suo “Partito della Na-zione”, erodendo il Movimento diGrillo, al contempo conservando o,magari, acquistando qualche alle-anza, cosa difficile per chi è sconfitto,promettendo le briciole del pastoconsentito da un’ipotetica disgrega-zione grillina.

Il “Pericolo 5 Stelle”, che è in re-altà il pericolo del dissolversi degliideali politici liberali, democratici edi una qualsiasi classe culturale e ca-pace di rappresentarne i valori, è di-venuto il sostitutivo di ogniprogramma delle altre forze politi-che. In primo luogo del Pd, che del-l’antipolitica grillina, con la riformacostituzionale sonoramente bocciatail 4 dicembre scorso, aveva fatto unorribile miscuglio populista in fun-zione concorrenziale.

L’antipolitica si batte con unabuona politica e con il rispetto delleregole, non con la concorrenza suipiù beceri temi di un populismo diinfimo ordine, né barando al giuocodemocratico. Ho l’impressione che,se non per Grillo, per una sostanzialeantipolitica stiano lavorando inmolti. A cominciare da Renzi.

3l’oPinione delle libertàPrimo Piano

Il giovane pakistano sospettato diessere l’autore della strage di Ber-

lino non c’entra nulla. Ok! Ci siamosbagliati, forse si è trattato di un im-migrato tunisino. Comunque la so-stanza non cambia perché rimaneidentico il profilo dell’attentatore cheha progettato e realizzato il massa-cro a Breitscheidplatz. Stessa tecnicagià sperimentata sulla Promenadedes Anglais a Nizza la scorsa estate,stessi target da colpire: civili inno-centi. Uguale la firma posta in calceal gesto: Is, Stato islamico. Cos’altroci occorre per certificare quest’ultimastrage come l’ennesima vigliaccata diun terrorismo islamico che sa solocolpire alle spalle i suoi nemici?

Oggi l’Is attacca i Paesi occiden-tali dopo essere stato messo allecorde a casa propria, in Iraq e inSiria, dal provvidenziale repulistioperato, su diversi fronti, dagli StatiUniti e dalla Federazione Russa. An-cora una volta dovremmo, come eu-ropei, essere immensamente grati aquesti player globali che si incari-cano di toglierci le castagne dalfuoco. Invece, non è così. Almeno inItalia, dove il circo mediatico lavoraper ribaltare la verità. Basta ascoltaretaluni programmi mattutini della Raiper comprendere quanto sia perico-losa, e delirante, la macchina delladisinformazione. A sentirli sembre-rebbe che la colpa delle stragi sia deipopulisti e degli amici europei e ita-liani del grande satana VladimirPutin. È una roba da vomitare.

Guai poi a mettere in relazione ilfenomeno terroristico con la dila-gante invasione migratoria dei nostriterritori. Per il politically correctmulticulturalista è pura eresia. For-tuna che non siamo fan di BeppeGrillo perché se lo fossimo ci ver-rebbe da dire: cari signori della co-municazione di regime, vaffa...!Probabilmente nelle prossime oredovremo rassegnarci a piangere Fa-brizia Di Lorenzo, un’altra giovaneitaliana che, al momento in cui scri-viamo, risulta tra i dispersi dellastrage di Berlino. Purtroppo, però,anche i suoi familiari non nutronograndi speranze di ritrovarla in vita.Al contrario di costoro, al cui umanosconforto non possiamo che prestarela massima comprensione, noi vo-gliamo credere che Fabrizia sia scam-pata al peggio. Non possiamo

sperare niente di diverso perché èsempre tremendo doversi piegare al-l’ineluttabilità della perdita di unavita, all’impotenza, tutta umana, dinon poter mettere indietro le lancettedell’orologio e fermare il tempo af-finché il male sia bloccato prima checompia il suo lavoro.

Non possiamo arrestare il tempoma potremmo, se lo volessimo, im-mobilizzare la mano assassina delnemico impedendogli di agire, fa-cendogli terra bruciata intorno eprosciugandone i pozzi finanziari da

cui trae forza e sostentamento. Haragione Fiamma Nirenstein che,dalle colonne de “Il Giornale”, lan-cia un avvertito suggerimento: percombattere il terrorismo islamicoseguire l’esempio israeliano. Farecome loro ci eviterebbe molte mortiinsensate. Implementare nelle nostrecittà checkpoint presso i quali effet-tuare l’identificazione dei passanti,scandagliare l’ambiente socio-fami-liare dei sospetti terroristi, aumen-tare la vigilanza navale per bloccareil flusso di approvvigionamento di

armi che dall’Africa e dal MedioOriente vengono spedite alle quintecolonne jihadiste in Europa e, se ne-cessario, selezionare dei target tra iterroristi più pericolosi e neutraliz-zarli mediante omicidi mirati. Sì,avete letto bene: omicidi mirati. Ègiunto il momento di piantarla conl’atteggiamento da verginelle spa-ventate, se c’è un nemico in circola-zione prima lo si elimina meglio è.Si dirà: siamo cristiani e come taliabituati a porgere l’altra guancia.Come quella della giovane Valeria

Solesin, tragicamente volata vianella notte del Bataclan? O comeforse è toccato anche a Fabrizia, suacompagna nella malasorte, l’altranotte?

Glielo abbiamo chiesto a Valen-tina, a Fabrizia e alle tante vittimedella ferocia jihadista se avesseroavuto voglia di porgerla quellaguancia al prezzo di perderla persempre? Rispondete voi, cari buoni-sti, se ne avete il fegato. E provateper una volta nella vita a non essereipocriti.

Il terrorismo islamico e l’altra guancia degli occidentali

di Cristofaro sola

giovedì 22 dicembre 2016

di Mauro Mellini Parole chiare sui Cinque Stelle

Ospite di Dietlinde Gruber detta Lilli,Matteo Salvini ha rilanciato con

forza la sua forsennata battaglia demo-cratica per portare l’Italia fuori dall’Euro.

Continuando a ripetere come unmantra che la moneta unica europea èuna moneta sbagliata, il leader della LegaNord, oramai divenuta una formazionenazional-lepenista, mostra di usare conuna certa abilità, a sostegno della sua tesi,due argomenti sempre molto presentinelle conversazioni all’ingrosso di moltibar dello sport d’Italia: il nemico esterno,in questo caso l’Europa matrigna, qualecapro espiatorio dei nostri mali e il vec-chio arnese della cosiddetta svalutazionecompetitiva per rilanciare la sempre piùdissestata economia italica.

Tutto questo si lega, inoltre, ad unadiffusa ignoranza economico-finanziaria,la quale porta milioni di ingenui e disprovveduti a confondere la ricchezzareale, composta essenzialmente da beni eservizi che qualcuno è disposto libera-mente a scambiare, con la stampa di car-tamoneta. Sotto questo profilo Salvini, alpari di altri improvvisati economisti aCinque Stelle, ha buon gioco nel pro-

porre una scorciatoia apparentementepriva di controindicazioni. Basta ripren-dersi la tanto agognata sovranità mone-taria e il giochino è fatto. D’incantol’Italietta funestata da decenni di assi-stenzialismo, finanziato con una fiscalitàfolle ed un crescente indebitamento pub-

blico, risolverà i suoi problemi di bilan-cio, invadendo i mercati di mezzo mondocon i suoi prodotti venduti a prezzo disaldo.

Ovviamente si tratta di una pericolo-sissima illusione, destinata a sciogliersicome neve al sole non appena si dovesse

annunciare un nostro ritorno ai fastidella lira. I mercati, ossia chi oggi ci rin-nova il citato debito ad un tasso infimo,darebbero per scontata una forte pro-pensione a monetizzare lo stesso debitoda parte delle autorità italiane, provo-cando in tal modo il crollo repentinodella “nuova” moneta e l’esplosione delfamigerato spread. Ma non basta. Dopoaver vissuto molti anni sotto l’ombrellodi una valuta stabile e da forte potere ac-quisitivo, gli italiani dovranno tornare afare i conti con la cosiddetta inflazioneimportata, pagando soprattutto l’energia,i carburanti ed i beni ad alta tecnologiaprovenienti dall’estero un occhio dellatesta.

Per quanto riguarda poi il mito salvi-niano della svalutazione competitiva, larealtà odierna sembra contrastare con idesiderata del capo leghista. Se infatticonsideriamo che attualmente circa il 60per cento dei semi-lavorati destinati aibeni da esportare da parte delle aziendeitaliane provengono da altri Paesi, risulta

evidente che la svalutazione del cambio,rendendo assai più costosi tali prodotti,annullerebbe di fatto un eventuale gua-dagno di competitività.

Competitività, caro Matteo Salvini,che in un sistema post-industriale avan-zato si realizza innanzitutto abbattendo icosti che lo Stato nel suo complesso eser-cita nei riguardi del mondo produttivo.Ciò consentirebbe di liberare enormi ri-sorse per la ricerca e per i sempre piùasfittici investimenti, pubblici o privatiche siano. Si tratta, quest’ultima, eviden-temente, di una linea non molto popo-lare, soprattutto al bar dello sport;tuttavia essa è l’unica in grado di farciuscire dalle secche di una endemica sta-gnazione le cui cause principali sono tutteinterne.

D’altro canto, ribadendo in conclu-sione un concetto più volte espresso, pro-porsi alla guida di un’eventuale rinnovatacoalizione di centrodestra dovrebbe im-plicare proposte di governo praticabili,principalmente dal lato economico-fi-nanziario. L’attuale modello venezuelano,con la gente quasi costretta a mangiarebanconote iper-svalutate a pranzo ed acena, non può essere una soluzione ac-cettabile per l’Italia.

Con la pubblicazione sulla GazzettaUfficiale n. 282 del 2.12.16 della

legge 1.12.16, n. 225, di conversione deldecreto-legge 22.10.16, n. 193, è ora invigore un’importante novità in tema dicedolare secca sugli affitti.

Con una modifica apportata alla di-sciplina di cui al d.lgs. n. 23 del 2011, siè infatti stabilito che la mancata presen-tazione della comunicazione relativa allaproroga del contratto di locazione (datrasmettere all’Agenzia delle entrate al-l’inizio del secondo periodo contrattualee cioè, di norma, a partire dal quintoanno, nei contratti liberi 4+4, o a partire

dal quarto anno, nei contratti agevolati3+2) “non comporta la revoca dell’op-zione esercitata in sede di registrazionedel contratto di locazione qualora il con-tribuente abbia mantenuto un compor-tamento coerente con la volontà dioptare per il regime della cedolare secca,effettuando i relativi versamenti e dichia-rando i redditi da cedolare secca nel rela-tivo quadro della dichiarazione deiredditi”.

Lo stesso provvedimento ha ancheprevisto quanto segue: “In caso di man-

cata presentazione della comunicazionerelativa alla proroga, anche tacita, o allarisoluzione del contratto di locazione per

il quale è stata esercitata l’opzione perl’applicazione della cedolare secca, entrotrenta giorni dal verificarsi dell’evento, siapplica la sanzione nella misura fissa paria euro 100, ridotta a euro 50 se la comu-nicazione è presentata con ritardo nonsuperiore a trenta giorni”.

L’intervento normativo non vale peròa chiarire un’altra questione: quella ri-guardante il caso in cui, sempre per unmero errore del contribuente (o del sog-getto suo delegato), la presentazione dellacomunicazione della “proroga” vi sia

stata, ma in essa il contribuente nonabbia nuovamente espresso l’opzione perla cedolare. Per concludere, deve solo se-gnalarsi che, con il provvedimento citato,è stata inoltre aumentata la sanzione fis-sata per la mancata presentazione (entrotrenta giorni dal verificarsi dell’evento)della comunicazione relativa alla risolu-zione del contratto di locazione per ilquale sia stata esercitata l’opzione per lacedolare secca: la stessa, infatti, passa a100 euro (misura piena) e 50 euro (mi-sura ridotta), mentre prima era pari a 67euro (misura piena) e 35 euro (misura ri-dotta).

(*) Presidente Centro studi Confedilizia

assicuratriceCoMPagnia di aSSiCUrazioniCoMPagnia di aSSiCUrazioni

Milanese s.p.a.

www.assicuratr icemilanese.it Telefono (centralino): r.a. 059 7479111 Fax: 059 7479112

4 l’oPinionE delle libertà Politica - Economia

di ClaUdio roMiTi

di Corrado Sforza fogliani (*) Importanti novità sulla cedolare secca

giovedì 22 dicembre 2016

La Lega in fuga dalla realtà

Sono numerose le strutture asso-ciative sul nostro territorio che

con tenacia sviluppano iniziative eproposte per migliorare l’integra-zione tra giovani. Tra queste associa-zioni ritroviamo l’associazioneGiovani Moldavi in Italia “O3M”,attiva nei progetti di integrazione tragiovani moldavi e italiani, in otticaeuropea, e attenta a sviluppare ini-ziative di solidarietà e manifestazionidi conoscenza della bellezza e dellacultura della Moldava in Italia. Percomprendere al meglio il lavorosvolto dall’associazione ne parliamocon Aurica Danalachi, tra le fonda-trici e presidente dell’organizzazione.

Far conoscere la Moldavia in Ita-lia e sviluppare progetti culturali e diintegrazione tra giovani moldavi eitaliani rientra tra i compiti dell’as-sociazione. Quando nasce e come siarriva all’idea di sviluppare la strut-tura?

L’idea nasce anni fa, forse nel2010, e la prima a capire la necessitàdi una simile organizzazione fu Ta-tiana Nogailic, membro attivo dellanostra comunità in Italia e presidentedell’associazione “Assomoldave”.Tuttavia l’idea non basta, sono ne-cessarie le azioni, così nel 2015 sumia iniziativa ed incoraggiati e so-stenuti dall’ex primo segretariodell’Ambasciata della Repubblica diMoldova nella Repubblica Italiana,Nicoleta Croitoru-Bantea, dodicigiovani moldavi, tra i 18 ed i 30anni, fondarono l’associazione“O3M”. Il nome indica una “for-mula” che si traduce come “OpenMind Made in Moldova”. Infatti sindalla nascita ci siamo proposti di es-sere un’associazione diversa dallealtre, un gruppo di giovani open-minded, per sviluppare eventi e pro-getti inediti.

L’Ambasciatore della Repubblicadi Moldavia in Italia, Stela Stingaci, èda tempo impegnata nel rafforza-mento della collaborazione tra lestrutture moldave presenti in Italia ele istituzioni della Repubblica Ita-liana. Avete un rapporto di collabo-razione con l’Ambasciata e qualiiniziative si sono svolte?

L’Ambasciatore Stingaci ci ha so-stenuti sin dalla fondazione dell’as-sociazione. Sì, abbiamo avutodiverse collaborazioni come adesempio l’organizzazione della pre-senza della Moldavia alla “Festa deipopoli” a maggio scorso, a Roma,con uno stand ed un programma ar-tistico. A giugno scorso, invece,siamo stati invitati al convegno“Moldavia e Italia.Sfide ed opportunità”tenutosi a Montecito-rio, ed in quanto presi-dente dell’associazioneho tenuto un discorsosulle maggiori proble-matiche che i giovanimoldavi incontrano inItalia proponendo al-cune soluzioni con-crete. Infine, tra leultime collaborazioni,l’Anniversario dei 25anni dall’Indipendenzadella Repubblica diMoldova e l’evento“La gura sobei”: lapresentazione del libro“Vioara din man-sarda” della giovanescrittrice moldava, stu-dentessa a Milano,Doina Strulea, e la de-gustazione di vini mol-davi accompagnatadal sommelier mol-davo Oleg Grossu.

In occasione dellefestività natalizie, l’as-sociazione è molto im-pegnata in iniziative dibeneficenza e solida-rietà a Roma e Mi-lano. Può descrivercicosa state facendo?

Su iniziativa di alcune attivistedell’associazione come Ina Caraja,Alexandrina Olan, Cristina Popovicie tante altre sono state lanciate trecampagne di beneficenza e solida-rietà a favore di anziani, famiglie ebambini sfortunati della Moldavia.La prima, la campagna “A Natalesiamo più buoni”, già alla secondaedizione, è partita a Roma all’iniziodi dicembre e mira a portare un po’di luce e calore familiare agli anzianipoveri e soli del villaggio Bujor. Laseconda campagna, “Regala con ilcuore”, è partita a Milano il 7 di-cembre e si propone di rendere il Na-tale più bello ad alcune famiglie contanti bambini ed in grosse difficoltàeconomiche del villaggio Gherman.Ed infine la terza campagna, “Daregioia dà anche gioia”, partita aRoma il 7 dicembre, che ha lo scopodi rendere felici i bambini disabili eprovenienti da famiglie povere o ad-dirittura orfani della scuola “Ciocar-lia” del villaggio Drochia.

Parliamo dei vostri ultimi progetti.A cosa state lavorando?

A Roma abbiamo organizzato di-versi trainings di dizione e publicspeaking con la trainer moldava Vera

Nastasiu, abbiamo ottenuto molteadesioni da parte dei giovani, motivoper cui siamo motivati a continuaread organizzarli anche a Milano ed inaltre città italiane. I giovani, forse piùdegli adulti, capiscono l’importanzadello sviluppo degli soft skills, comela comunicazione ad esempio.Quindi il 28 e 29 gennaio abbiamogià in programma il prossimo trai-ning molto atteso a Milano. Inoltrestiamo lavorando alla realizzazionedi uno spot di promozione dell’asso-ciazione. Attraverso un breve videorealizzato dal videomaker moldavoDaniel Alexei ci proponiamo di farconoscere il concetto “O3M”, i no-stri valori e le nostre attività. Ed in-fine stiamo lavorando da molti mesial lancio del sito dell’associazione, ilquale diventerà la casa virtuale deigiovani moldavi in Italia. Il sito è rea-lizzato da Ion Tataru, studente di in-gegneria informatica all’Università“La Sapienza” di Roma con il con-tributo di tutti noi per la parte delcontenuto. Il sito web sarà uno stru-mento fondamentale per la realizza-zione degli obiettivi statutari dellanostra associazione, come: la coe-sione dei giovani; l’incoraggiamento

a continuare gli studi in Italia attra-verso una serie di servizi; la promo-zione dei giovani moldavi talentuosie/o che hanno ottenuto successi in di-versi ambiti; la diffusione di infor-mazioni utili come bandi, concorsi,borse, ecc. e la promozione dellaMoldavia in Italia attraverso una ru-brica dedicata appositamente.

Qual è il numero dei giovani mol-davi in Italia e quali sono le maggioriproblematiche che riscontrano?

I dati ufficiali italiani mostrano lapresenza di 146.654 cittadini mol-davi residenti in Italia, di cui il 18,6per cento giovani tra i 18 e i 30 anni(il 17,8 per cento sono minori). Dun-que il target a cui si rivolge l’associa-zione O3M è costituito da oltre27mila giovani. Tuttavia, i dati uffi-ciali non mostrano i dati reali, inquanto molti cittadini moldavi sonoin possesso del doppio passaporto.Infatti, le cifre reali sono stimate in-torno a 300mila cittadini moldavipresenti sul territorio italiano, dun-que il numero dei giovani tra i 18 edi 30 anni potrebbe essere superiorealle 50mila unità. Un dato ufficialeinteressante sulla comunità moldavaè il seguente: la comunità è la settima

per il numero di presenze in Italia ela quinta per numero di studenti uni-versitari, 2231 studenti. Su oltre50mila giovani, 2231 è un numeroveramente basso. Questa situazioneè dovuta da una parte alla difficileprocedura di riconoscimento dei ti-toli moldavi in Italia e dall’altra allamancanza di informazioni e orienta-mento, ma anche alla difficile inte-grazione. I problemi sono davveromoltissimi, ma sono due i principali.Il primo, la mancanza di informa-zioni da parte dei giovani, alquantoparadossale nell’Era digitale. Siamobombardati letteralmente da infor-mazioni, a tal punto che nell’oceanodei siti web non si riescono a trovaredelle informazioni utili e soprattuttoattendibili. Ma di che tipo di infor-mazioni si tratta? Per un giovane chesi approccia in prima battuta al si-stema educativo italiano è fonda-mentale ricevere orientamento, sia ascuola che all’università. Quale è lasoluzione? Creare uno strumento digrande diffusione, uno strumento vi-cino ai giovani – e non può esserealtro se non un sito web – contenentedalle informazioni pratiche, di facilecomprensione e di immediato uti-lizzo, costantemente aggiornate; maanche la presenza di contatti di gio-vani studenti del liceo, agli ultimianni dell’università o giovani già nelmondo del lavoro che possano of-frire orientamento e consigli preziosi.Il secondo problema riscontrato trai giovani è la mancanza di un luogodove incontrarsi, un problema cheaccomuna tutti cittadini moldavi enon solo i giovani. Tuttavia per i gio-vani è un problema che rischia dicompromettere tale generazione chea contatto con “la strada”, con l’al-cool e con la piccola criminalità po-trebbero prendere delle strade senzavia d’uscita. Quale è la soluzione? Lacreazione di un Centro culturale peri giovani, un punto di riferimento,una seconda casa dove possano in-contrarsi, socializzare, sostenersi re-ciprocamente, ispirarsi a vicenda, masoprattutto togliere i giovani dallastrada e dalle brutte situazioni.

I giovani moldavi sognano la pa-tria Europea o sono delusi da questaEuropa?

I giovani moldavi della cosiddettagenerazione 1.5, ovvero della gene-razione ibrida, nati in Moldavia macresciuti in Italia con i valori europei,non possono che sognare un’Europaunita e forte. È ovvio che le ultime vi-cende del Brexit ci hanno lasciatiperplessi, tuttavia continuiamo acondividere il sogno europeo della“unità nella diversità”.

5L’oPinione delle Libertà

Moldavia-Italia: il futuro dei giovani

passa dall’integrazione

di Domenico Letizia

giovedì 22 dicembre 2016 Esteri

Lo scenario è piuttosto inquietanteperché sembra che il 2017 possa

essere l’anno dei grandi attacchi a si-stemi attraverso i quali i clienti gesti-scono i propri conti correnti. Per ilmomento sembra ci siano stati pochicasi isolati, ma le modalità di questanuova forma di truffa informaticapotrebbero rivelarsi molto perico-lose.

Sostanzialmente si tratta di unparticolare tipo di virus informaticoche verrebbe veicolato secondo leconsuete strategie di phishing: mes-saggi, soprattutto di posta elettro-

nica, che inducono l’utente ad aprireun file o a seguire un link che portaall’installazione del malware. Conquesta tecnica i cosiddetti ransom-ware, virus che cifrano il contenutodi un dispositivo per poi chiedere unriscatto, hanno fatto milioni di vit-time in tutto il mondo, portandonelle tasche dei criminali un bottinoquantificabile in miliardi di dollari.

I nuovi strumenti messi a puntodai criminali hanno due differentimodus operandi. In un caso il virusviene creato per le app di home ban-king per tablet e cellulari di specificiistituti di credito. Esso dirotta la ses-sione internet della vittima su un sito

clone di quello della banca. Quandol’utente inserisce username e pas-sword il sito mostra un messaggio dierrore, ma a questo punto il crimi-nale è in possesso delle credenziali.Lo stesso virus attacca poi il sistemadi generazione della cosiddetta “OneTime Password”, che serve per di-sporre i trasferimenti di denaro e chealcune app hanno integrato al lorointerno. Così facendo il malware rie-sce a generare le password “usa egetta” ed a trasmetterle in temporeale ai criminali che possono cosìoperare sul conto corrente della vit-tima.

Il secondo tipo di virus, cha ha giàavuto un certo “suc-cesso” all’estero, agiscesui dati che l’utente in-serisce quando effettuale operazioni disposi-tive. Praticamente mo-difica il contenuto deicampi beneficiario eIban, cambiandoli nelmomento in cui l’utiliz-zatore conferma l’ope-razione inserendo lapassword usa e getta. Ilrisultato finale è un bo-nifico effettuato a undestinatario diverso daquello legittimo. Tuttoquesto senza che lavittima possa rilevareil cambio di dati, per-ché sulla schermatagli appaiono quelliche ha caricato. Ilvirus in questionesembra abbia due di-verse funzionalità: una

è quella di backdoor, che apre un ca-nale nascosto che permette al crimi-nale di accedere da remoto aldispositivo, l’altra è quella di con-sentire al delinquente di agire sul

browser usato per la navigazione esui dati in transito. Grazie alla dop-pia manipolazione l’utente rischia diaccorgersi della truffa quando ormaiè troppo tardi.

7l’oPinione delle libertàgiovedì 22 dicembre 2016

Home banking: anche l’Italianel mirino dei nuovi malware?di AlessAndro Curioni

Web

Stampa quotidiani e periodicisu rotativa offset a colori e in bianco e nero

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