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34 l patria indipendente l 29 gennaio 2006 La religione del Candomblé in Brasile di Antonella Rita Roscilli cestrale africana che ha resistito a secoli di schiavitù. Infatti tra il 1549 e il 1888 cir- ca 4 milioni di africani furono trascinati come schiavi in Brasile dai portoghesi che avevano colonizzato questo Paese nel 1500. Strappati alle loro patrie, venivano raggruppati nelle isole di Capo Verde e Guinea Bissau ed erano appesi al “pelou- rinho” (una sorta di gogna) per essere se- lezionati. Nell’antico Regno del Benin, prima di camminare verso la schiavitù, i negri dovevano disfarsi del bene più pre- zioso che rimaneva: la memoria. L’obbli- go a girare per nove volte intorno al te- muto “albero della dimenticanza” costi- tuiva il tentativo di privarli della loro identità. Quindi li imbarcavano su navi negriere e, dopo estenuanti traversate, giungevano sulle coste brasiliane. La sof- ferenza era indicibile, ma sulle coste del Paese che li avrebbe visti sfruttati e umi- liati per tre secoli, insieme alla cultura e alle lingue, arrivarono anche gli Orixás, le divinità della loro religione che li accom- pagnarono e li sostennero. Approdarono a Salvador, su quelle rocce scure dove si infrange la schiuma di onde che ancora oggi ricordano la tragedia immane di mi- lioni di neri ridotti in schiavitù. Venivano considerati selvaggi, privi di cultura, in realtà furono loro i principali artefici del- la costruzione del Brasile e non solo sotto l’aspetto economico. Infatti alcune popo- lazioni possedevano un elevato grado di civiltà come alcuni gruppi Iorubá (Nige- ria e Benin) che erano eccellenti scultori in avorio e metallo. La religione del Can- domblé venne praticata nel segreto della senzalas (case degli schiavi), quando gli africani sfruttarono ogni opportunità per riorganizzare i loro culti. Gli schiavi ap- partenevano a diversi gruppi etnici che in- cludevano gli Iorubá, gli Ewe, i Fon e i Bantu e tra loro si svilupparono divisioni o “nazioni” che si distinguevano per l’in- sieme delle divinità venerate, la musica e le lingue sacre usate nei rituali. La Chiesa perseguitava i seguaci del culto africano perché li considerava pagani e iniziò a convogliare le varie etnie nelle irmanda- I l Candomblé brasiliano affonda le radi- ci nelle tradizioni africane e designa il culto degli Orixás, divinità-energie del- la natura che si manifestano attraverso la trance. È una religione che esalta la sacralità del- la vita e invita a vivere in equilibrio, se- guendo i ritmi dell’esistenza in continua comunicazione con il mondo spirituale. Nei racconti sacri, tramandati oralmente, è sottolineato che al di sopra di tutti e tutto c’è un essere supremo chiamato Olodumaré o Olorum. Questi col suo re- spiro ha dato inizio al principio maschile e femminile che hanno originato il mon- do, la natura e gli esseri viventi. A fare da tramite fra gli esseri viventi e Olorum vi sono gli Orixás con personalità e gusti di- stinti che si identificano con le forze della natura: vento, tuoni, acque dolci, mare ecc. Ogni comunità fa capo ad un sacer- dote (Pai-de-santo) o una sacerdotessa (Mãe-de-santo) ed esiste una gerarchia che regola i ruoli degli adepti. Il luogo di culto si chiama terreiro ed è una sorta di villaggio all’interno del quale sorgono di- verse case sacre. Questa religione è la di- mostrazione più chiara della memoria an- Culture Regina brasiliana di Can- domblé. Il ruolo storico e socio-culturale di un’antica tradizione

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34 l patria indipendente l 29 gennaio 2006

La religione del Candomblé in Brasile

di Antonella RitaRoscilli

cestrale africana che ha resistito a secoli dischiavitù. Infatti tra il 1549 e il 1888 cir-ca 4 milioni di africani furono trascinaticome schiavi in Brasile dai portoghesi cheavevano colonizzato questo Paese nel1500. Strappati alle loro patrie, venivanoraggruppati nelle isole di Capo Verde eGuinea Bissau ed erano appesi al “pelou-rinho” (una sorta di gogna) per essere se-lezionati. Nell’antico Regno del Benin,prima di camminare verso la schiavitù, inegri dovevano disfarsi del bene più pre-zioso che rimaneva: la memoria. L’obbli-go a girare per nove volte intorno al te-muto “albero della dimenticanza” costi-tuiva il tentativo di privarli della loroidentità. Quindi li imbarcavano su navinegriere e, dopo estenuanti traversate,giungevano sulle coste brasiliane. La sof-ferenza era indicibile, ma sulle coste delPaese che li avrebbe visti sfruttati e umi-liati per tre secoli, insieme alla cultura ealle lingue, arrivarono anche gli Orixás, ledivinità della loro religione che li accom-pagnarono e li sostennero. Approdaronoa Salvador, su quelle rocce scure dove siinfrange la schiuma di onde che ancoraoggi ricordano la tragedia immane di mi-lioni di neri ridotti in schiavitù. Venivanoconsiderati selvaggi, privi di cultura, inrealtà furono loro i principali artefici del-la costruzione del Brasile e non solo sottol’aspetto economico. Infatti alcune popo-lazioni possedevano un elevato grado diciviltà come alcuni gruppi Iorubá (Nige-ria e Benin) che erano eccellenti scultoriin avorio e metallo. La religione del Can-domblé venne praticata nel segreto dellasenzalas (case degli schiavi), quando gliafricani sfruttarono ogni opportunità perriorganizzare i loro culti. Gli schiavi ap-partenevano a diversi gruppi etnici che in-cludevano gli Iorubá, gli Ewe, i Fon e iBantu e tra loro si svilupparono divisionio “nazioni” che si distinguevano per l’in-sieme delle divinità venerate, la musica ele lingue sacre usate nei rituali. La Chiesaperseguitava i seguaci del culto africanoperché li considerava pagani e iniziò aconvogliare le varie etnie nelle irmanda-

Il Candomblé brasiliano affonda le radi-ci nelle tradizioni africane e designa ilculto degli Orixás, divinità-energie del-

la natura che si manifestano attraverso latrance.È una religione che esalta la sacralità del-la vita e invita a vivere in equilibrio, se-guendo i ritmi dell’esistenza in continuacomunicazione con il mondo spirituale.Nei racconti sacri, tramandati oralmente,è sottolineato che al di sopra di tutti etutto c’è un essere supremo chiamatoOlodumaré o Olorum. Questi col suo re-spiro ha dato inizio al principio maschilee femminile che hanno originato il mon-do, la natura e gli esseri viventi. A fare datramite fra gli esseri viventi e Olorum visono gli Orixás con personalità e gusti di-stinti che si identificano con le forze dellanatura: vento, tuoni, acque dolci, mareecc. Ogni comunità fa capo ad un sacer-dote (Pai-de-santo) o una sacerdotessa(Mãe-de-santo) ed esiste una gerarchiache regola i ruoli degli adepti. Il luogo diculto si chiama terreiro ed è una sorta divillaggio all’interno del quale sorgono di-verse case sacre. Questa religione è la di-mostrazione più chiara della memoria an-

Culture

Regina brasiliana di Can-domblé.

Il ruolo storico esocio-culturale diun’antica tradizione

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des (confraternite). A Salvador al-l’inizio del 1800, nacque la confra-ternita di Nossa Senhora da BoaMorte, formata da africane libere,in maggioranza provenienti da Ke-tu. I neri per poter aggirare l’osta-colo usarono altari con immagini diSanti cattolici, ma sotto gli altarinascondevano gli Orixás che invo-cavano con i nomi dei Santi cattoli-ci. Questo ha permesso di tener vi-va la loro cultura. La religione delCandomblé prosperò nello Stato diBahia, Minas Gerais, Rio de Janei-ro e São Paulo e si espanse conside-revolmente dopo la fine della schia-vitù nel 1888. Solamente nella Co-stituente del 1946 venne promul-gata una legge per garantire la li-bertà di culto in Brasile ad opera diJorge Amado, il più grande scritto-re brasiliano, all’epoca deputatocomunista. A volte ancora oggi ilCandomblé viene etichettato comemistura di tradizioni africane e cri-stiane, ma in una riunione del 1983si rivendicò la sua dignità di religio-ne pura basata esclusivamente suelementi africani. “Iansa (divinitàdei venti e lampi) non è Santa Bar-bara!” disse Mãe Stella de Oxossi,sacerdotessa del terreiro Axé OpôAfonjá di Salvador de Bahia, unotra i più tradizionali. Con questafrase voleva dire chiaramente che ilCandomblé non è una setta sincre-tista, né dipende dal Cristianesimo.Ogni persona alla nascita vienescelta da uno o più Orixás che gui-dano i passi della vita. Risalendo alproprio Orixá (attraverso una divi-nazione che si chiama “Jogo de bu-zios”), si comprendono megliopregi e difetti della propria perso-nalità. Esistono molti Orixás:Oxossi, Xangô, Oxúm, Iemanjaecc. sono i nomi di alcuni di loro.Questa religione si fonda su unpercorso mistico profondo e signi-ficativo che si snoda per tutta la vi-ta; si basa sulla conoscenza di sestessi ottenuta attraverso vere eproprie tecniche con cui raffinaresempre più la percezione spiritualedel proprio essere, delle capacità elimiti personali. Il corpo dell’essereumano è come un tempio a cui vie-ne trasmessa la forza dell’Orixà diappartenenza. Durante le cerimo-nie gli Orixás si calano nel corpo

della sacerdotessa (mãe-de-santo),parlano attraverso lei e scendonocosì tra i fedeli per danzare e ridi-stribuire una forza vitale chiamataAxé. Il rapporto col Sacro è fatto direciprocità: perciò attraverso l’azio-ne rituale (canti, danza, cibi) l’uo-mo accresce l’Axé del proprio Ori-xà contribuendo attivamente allosviluppo della propria energia. Adogni Orixá si dedicano cibi, cantispecifici e danze sacre che raccon-tano ai fedeli il tempo antico del-l’Africa, la storia sacra, la mitologiae la sua funzione nel cosmo. Ognicomunità possiede un repertorio di400, 500 arie musicali, coreografie,simboli, strumenti musicali e colorispecifici, corrispondenti alle variedivinità. Nelle cerimonie una dellelingue utilizzate è lo iorubá anticoche corrisponde al latino anticousato nelle messe cattoliche. La pa-rola infatti occupa un luogo specia-le nelle comunità, le si attribuisce ilpotere di animare la vita e collocarein movimento l’energia contenutanella natura. La preservazione delleantiche lingue africane, delle musi-che, dei canti, dei miti e delle storiedegli antenati costituiscono la di-fesa di un patrimonio di rilevanteimportanza dal punto di vista cul-turale.Il terreiro (luogo di culto) è forma-to da piccole abitazioni per i fedeli,case con altari per gli Orixás, il Ba-racão dove si tengono le cerimoniee larghi spazi dove crescono gigan-teschi alberi sacri. Alcune personevivono dentro la comunità: le co-munità sono vere e proprie famigliespirituali organizzate intorno allafigura del capo famiglia, il pai-de-santo (sacerdote capo) o la mãe-de-santo (sacerdotessa capo), autoritàmassima che ha come obiettivoprincipale quello di mantenere esviluppare l’Axé. C’è una gerarchiadi ruoli da rispettare e ognunocontribuisce allo sviluppo della for-za vitale: dalla agibona (colei cheguida nel cammino delle nascite) albabakissayn (responsabile della rac-colta delle foglie sacre per i riti). Lecomunità-terreiros sono, come ri-cordava l’antropologo e fotografofrancese Pierre Verger «gli ultimiluoghi dove le regole del “bonton” regnano sovrane… l’etichetta,

Alcune figure di Orixás, che nella religio-ne cattolica corrispondono ai santi.

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l’inchino, dare la precedenza sonoregole osservate e discusse appas-sionatamente; in questo mondodove il bacia-mano e le diverse in-clinazioni della testa, le mani chebenedicono sono gesti minuziosi eimportanti». La filosofia di vita delCandomblé con i suoi codici e isuoi atti rituali, ha quindi comescopo quello di tenere vivi alcunielementi culturali. Uno degli esem-pi si può riscontrare nella culinaria,vero atto rituale che conserva e tra-smette il ricordo di eventi impor-tanti: quello che in Africa era ciboquotidiano assume nel Candomblèvalore di cibo rituale per ogni Ori-xá, capace di stabilire un legamecon la terra degli antenati. Per que-sto compito esiste una persona pre-parata, la Iyabassé (mãe cozinheira,cioè cuoca madre), unica deposita-ria della conoscenza e dei segretidella cucina rituale. E grazie a que-

sto si preserva in Brasile la prepara-zione di piatti africani, ognuno deiquali dedicato a una divinità e alcu-ni vengono considerati “Patrimo-nio Culturale Brasiliano” come l’a-carajé. Il Candomblé continua oggiad avere un’importanza fondamen-tale nella storia degli afro-discen-denti per il recupero della loroidentità e dignità personale che laschiavitù aveva brutalmente tentatodi distruggere. I terreiros sono lo-calizzati con maggiore intensitànelle aree periferiche della città ovetroviamo solitamente abitanti conrendite basse e basso accesso all’e-ducazione formale. Per questo al-cuni terreiros offrono assistenza so-ciale, attività culturali e difesa di di-ritti comunitari: è frequente vederele comunità organizzarsi intorno aiproblemi dell’infanzia carente e bi-sognosa. A Salvador il progetto“Mobilitazione sociale”, per esem-

pio, organizzato dal terreiro AxéOpô Afonjá retto da Mãe Stella deOxossi, pone al centro dell’espe-rienza religiosa la creazione di nuo-ve prospettive a favore dei bambinidella comunità e del quartiere. Taleprogetto ha soprattutto lo scopo diaiutare i più giovani invitandoli afrequentare la biblioteca del terrei-ro, organizzando lezioni su culturae storia afro-brasiliana, corsi di per-cussione, danza. Queste iniziativestimolano i ragazzi all’approfondi-mento e riappropriazione dellapropria cultura e li aiutano nel pro-cesso di auto-stima e apertura versol’altro.L’Ilé Axé Opô Aganju, un altro im-portante terreiro localizzato nellaperiferia di Salvador, a Lauro deFreitas, é retto dal Pai-de-santoBalbino Daniel de Paula e svolgeun ruolo sociale di rilievo per i piùpiccoli con un asilo che ospita circa60 bambini e bambine di tutte leetà e un coro attivo da otto anni.Rappresenta un punto di riferimen-to per la popolazione locale, per-mette l’accesso dei bambini ad unodei suoi diritti fondamentali che èl’educazione. Questo terreiro è ilquarto ad essere riconosciuto dalloStato di Bahia come patrimonioculturale e ciò garantisce la prote-zione giuridica di questi spazi. Lepratiche sviluppate dai terreiros co-stituiscono anche importanti stru-menti di assistenza medica e pre-venzione di malattie. Vengono or-ganizzati corsi di ginnastica, incon-tri sulla salute, corsi di pronto soc-corso. La conoscenza fitoterapica èindispensabile per preparare le ceri-monie pubbliche e valorizza l’usodei rimedi naturali che sono mate-ria di corsi di medicina naturale.Gli Orixás e le cerimonie a loro dedi-cati sono ormai parte integrante del-la cultura brasiliana: il Candomblé èoggi una delle principali religioni econta circa tre milioni di fedeli. Sola-mente nella città di Salvador de Ba-hia esistono quasi 6.000 terreirosregistrati e frequentati non solo daafrodiscendenti. Infatti sono moltigli studiosi e appassionati di ogniorigine ed estrazione sociale sia inBrasile che in Europa, abbagliati dal-la bellezza dei riti e alla ricerca diequilibrio ed energia.

Rito Candomblé.