Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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i I i i i cThc ^nivcrsit^ of Chicago Iflibrarics

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  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    I

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    i

    i

    cThc

    ^nivcrsit^

    of

    Chicago

    Iflibrarics

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    PUBBLICAZIONI

    DEL R.

    ISTITUTO

    PI

    .STUAf'

    SUPERIORI

    PRATICI E

    DI

    PERFEZI>|41vtEVT

    IN

    FIRENZ ^

    T'

    SEZIONE

    DI

    FILOLOGIA

    E

    MlsFIA

    -

    N. S>*VoL.

    V.

    'j

    >

    GIULIO

    GIANNELLI

    \\

    CULTI

    E

    MITI

    DELLA

    MAGNA

    GRECIA

    CONTRIBUTO

    alla storia

    pi

    antica

    delle

    colonie

    greche

    in

    Occide^ite

    FIRENZE

    -

    R.

    BEMPORAD

    &

    FIGLIO,

    EDITORI

    -

    mcmxxiv

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    PROPRIET LETTERARIA

    Di

    questa

    edizione

    si sono

    stampate

    soltanto

    500

    copie

    numerate

    Esemplare

    N.

    ^

    ^

    ^

    Firenze

    Stab.

    G,

    Carnesecchi

    e

    figli

    Lungarno Diaz,

    8

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    LUIGI

    PARETI

    CON

    DEVOTO

    AFFETTO

    DI

    DISCEPOLO

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    PREFAZIONE

    Da

    parecchi

    anni

    si e

    preso

    a studiare la

    mitologia

    e il culto

    dei

    Greci

    antichi,

    seguendo

    un

    metodo

    di analisi

    che solo

    potr

    condurre

    ad

    una

    sintesi

    meno

    incerta,

    meno

    malsicura

    di

    tutte

    quelle

    delle

    quali

    dobbiamo

    per

    ora

    conteiiiarci

    ;

    alludo

    al

    me-

    todo

    geografico,

    o

    meglio,

    corografico.

    Si ormai

    persuasi

    che

    lo

    studio

    delle

    divinit,

    dei

    miti e

    dei culti della

    Grecia,

    se

    vo-

    glia

    portar

    veramente

    un

    utile

    contributo,

    deve,

    in un

    primo

    stadio,

    fare oggetto

    della

    propria

    indagite

    solo

    le

    divinit,

    i

    miti,

    i

    culti

    delle

    singole

    regioni

    del

    mondo,

    greco,

    considerate

    ognuna

    di

    per

    se,

    nei successivi momenti

    del

    loro

    sviluppo

    sto-

    rico.

    Solo

    quando

    un

    lavoro

    di

    questo

    genere

    sar,

    non

    dir

    esaurito,

    ma

    sbozzato

    almeno

    nelle

    linee

    fondamentali,

    sar

    pos-

    sibile costruire

    un

    quadro

    d'insieme

    della

    religione

    greca;

    nel

    quale

    certamente

    si

    dovranno lasciare

    bene in

    vista

    molti

    e

    molti

    particolari,

    che ora si

    crede

    possano

    essere

    impune-

    mente

    assorbiti

    nella

    veduta

    generale, panoramica,

    di

    un

    feno-

    meno

    pur

    cos

    grandioso

    e

    complesso

    come

    quello

    della

    religione

    del

    popolo pi

    versatile,

    piU

    fantasioso,

    pi

    particolarista

    del

    mondo

    antico.

    Quando

    codesto

    quadro

    d'insieme

    sar

    tracciato,

    vi

    ritroveremo

    le

    immagini degli

    dei

    greci

    e

    degli

    eroi,

    molto

    pi

    vaghe,

    pi

    scolorite,

    mal

    definite

    di

    quello

    che non

    sogliano

    mostrarcele

    le

    rappresentazioni

    che

    abbiamo

    avuto

    finora

    sott'oc-

    chio;

    e

    vi

    ritroveremo

    invece,

    pi

    nitide,

    pi

    vivaci,-

    pi

    vere

    ,

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    VI

    PREFAZIONE

    le

    molteplici

    figure

    degli

    stessi dei e

    degli

    stessi

    eroi,

    quali

    se

    le

    foggiarono^

    variandole anche

    via

    via

    nel

    corso

    dei

    secoli,

    gli

    abitatori delle

    singole

    regioni

    e

    delle

    singole

    citt

    comprese

    nel-

    l'orbita

    della

    cultura

    ellenica.

    Siffatte

    indagini,

    che

    potremmo

    chiamare di

    mitologia regio-

    nale^

    e

    delle

    quali

    gi qualche

    vecchio

    studioso

    aveva

    fornito

    un

    esempio

    (ricordo

    il

    Lorentz,

    per

    i

    culti

    e

    i

    mitif

    di

    Taranto),

    furono,

    come

    ognun

    sa,

    pii

    recentemente

    intraprese

    dal Dittem-

    herger,

    per

    V isola di

    JRodi;

    dal

    Wide,

    prima per

    l'

    Argolide

    me-

    ridionale,

    poi,

    pi

    esaurientemente,

    per

    la

    Laconia;

    dalV Immer-

    loahr

    e

    dal Berard

    per

    V

    Arcadia;

    dalV

    Odelherg

    ,

    per

    V

    Argolide

    settentrionale;

    dal

    Keitz

    per

    VAcarnania

    e

    VEtolia;

    dall'Old-

    father,

    parzialmente,

    per

    la

    Locride.

    Per

    V

    Occidente

    greco,

    oltre

    ad un contributo

    dell'Olivieri,

    possediamo

    il

    saggio

    del

    Giaceri

    sui

    culti

    e i

    miti

    della

    Sicilia})

    Non

    tutti

    questi

    lavori

    valgono

    naturalmente

    lo

    stesso,

    n

    tutti

    sono

    condotti

    con

    egual

    metodo

    o

    tendono

    al

    medesimo

    fine;

    al-

    cuni

    limitano

    il

    loro

    contributo

    alla

    raccolta delle

    testimonianze

    d'ogni

    specie

    letterarie,

    epigrafiche,

    numismtiche,

    monumen-

    tali

    in

    genere

    spettanti

    alle

    divinit e

    agli

    eroi

    che

    ebbero

    culto

    nelle

    diterse localit

    delle

    singole

    regioni,

    offrendo

    cos

    ancora

    greggio

    il

    materiale

    agli

    studiosi

    che

    vorranno

    piti

    tardi

    servirsene

    per

    l'opera

    di

    sintesi;

    altri

    hanno

    msso

    essi stessi

    a

    ^)

    LORENTZ

    R.,

    De rebus

    sacris

    Tarentinorum,

    Elbrfeld

    1836.

    DiTTEMBBRGER,

    De

    RTiodioTum

    sacris,

    Ind.

    sch.

    Halle 1

    1886

    ;

    II

    1887.

    Wide

    S.,

    De

    sacris

    Troezeniorum,

    Hermioneiisiicm,

    Epidauriorum,

    Upsala

    1888

    ;

    Lakonische

    Kulte, Leipzig

    1893.

    Immerwahr,

    Die

    Kulte

    itnd

    Mythen

    Arkadiens,

    Leipzig

    1891.

    Berard

    V.,

    De

    l'origine

    dee cultes

    arcadiens,

    Paris

    1894.

    Odblberg,

    Sacra

    Corinthia,

    Sicyonia,

    Phliasia,

    TJpsaliae

    1896.

    Keitz

    J,,

    De

    Aetolorum

    et

    Acarnanum sacris.

    OldfatherW.

    a.,

    Lolcrka:

    sagengeschicMliche

    Untersuchungen,

    Phi-

    lologus

    ,

    LXVII

    (1908),

    p.

    411-472.

    Olivieri,

    Contributo

    alla

    storia

    dei cidti

    greci

    nella

    Magna

    Grecia

    e

    nella

    Sicilia,

    Arch.

    Stor.

    per

    la

    Sicilia

    orient.

    ,

    I,

    p.

    19

    sgg.

    CiACERi,

    Culti

    e

    miti-

    nella

    storia

    dell'antica

    Sicilia,

    Catania

    1911.

    Vedi anche

    l'opera

    generale

    del

    G-ruppb,

    Griech.

    Miihologie

    und Reli-

    gionsgesch,,

    Miinchen

    1906,

    I

    1.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    10/381

    PREFAZIONE

    VII

    profitto

    il

    materiale

    raccolto,

    tirando

    dall'esame di

    quello

    tutte

    le

    possibili

    conclusioni

    sulV

    importanza

    relativa

    dei

    diversi

    culti,

    sulla

    loro

    antichit,

    sull'origine

    e

    provenienza

    di

    essi,

    distin-

    guendo

    quelli

    autoctoni

    .

    da

    quelli

    importati

    e

    di

    questi

    ultimi

    cercando

    di

    rintracciare

    il

    veicolo

    e

    l'epoca

    dell'introduzione.^)

    La

    ricerca,

    alla

    quale

    mi sono

    accinto,

    sui

    culti

    e i

    miti

    della

    Magna

    Grecia,

    non

    poteva

    pertanto restringersi

    alla

    nuda

    espo-

    sizione

    delle

    testimonianze

    raccolte,

    non

    poteva

    essere

    un

    semplice

    Corpus

    di

    citazioni,

    di

    epigrafi,

    di

    moiete: e ci

    per

    due

    ra-

    gioni.

    Anzitutto,

    infatti,

    il

    materiale

    di

    cui

    disponiamo per

    la

    conoscenza

    della storia

    delle

    citt

    italiote,

    delle

    loro

    istituzioni,

    dei

    loro

    monumenti,

    cos scarso e

    frammentario

    che

    la sem-

    plice

    visione

    di

    una

    parte, per quanto

    notevole,

    di

    esso,

    appa-

    rirebbe,

    quello

    che

    veramente

    ,

    uno sconnesso

    e

    insignificante

    mosaico,

    nel

    quale

    non

    e

    possibile

    rintracciare

    neppure

    le

    linee

    fondamentali

    di

    un

    disegno,

    se

    non

    si siano

    colmate,

    con

    ipotesi

    sia

    pure

    le

    pi

    prudenti,

    le

    innumerevoli e vaste lacune ch'esso

    pre-

    senta:

    e

    a

    questo

    lavoro

    d'

    integrazione

    non

    pu

    sottrarsi

    colui

    al

    quale,

    mi

    sia

    lecito

    affermarlo,

    pu

    riuscire

    pi

    facile

    e

    pi

    sicuro,

    dopo

    il

    lungo

    studio e

    la

    familiarit

    acquistata

    col

    ma-

    teriale

    superstite.

    In

    secondo

    luogo,

    se

    per

    altre

    regioni

    della

    Grecia

    lo

    studio

    dei

    culti

    e

    delle

    saghe

    eroiche

    che

    vi

    alligna-

    rono,

    pu

    portare

    un

    contributo

    pi

    o meno

    notevole

    alla cono-

    scenza

    della

    loro

    stria,

    per

    la

    Magna

    Grecia

    lo

    studio dei

    culti

    e

    dei

    miti

    vuol

    dire

    senz'altro

    studio

    dell'origine,

    della

    compo-

    sizione

    etnica,

    delle

    vicende

    pi

    antiche

    delle

    sue

    citt.

    Chi

    fu-

    rono

    i

    pi

    antichi

    coloni

    di

    Sibari,

    di

    Siri,

    di

    Crotone,

    di ]\Ie-

    taponto,

    di Posidonia?

    Come vissero

    queste

    citt

    nell'ottavo,

    nel

    settimo,

    nel

    sesto

    secolo;

    quali

    relazioni

    ebbero

    tra

    loro,

    quali

    con la

    madre

    patria?

    In

    che

    rapporti

    furono

    con

    le

    popolazioni

    da

    loro

    trovate

    sul

    suolo

    italico;

    e

    che

    genti

    erano

    queste?

    Nel

    disperante

    silenzio delle

    fonti,

    che

    rispondono

    alle nostre

    domande

    ^)

    Come si

    possa

    procedere

    con tale

    metodo,

    ottenendo da

    una

    siffatta

    analisi

    tutti

    i

    possibili resultati,

    ha

    mostrato di

    recente L.

    Pareti,

    nel

    suo

    saggio

    Per

    una

    storia

    dei culti

    della

    Sicilia antica

    :

    Selinunte

    e

    Megara

    Iblea,

    in

    Stiidi

    Siciliani

    ed

    Italioti

    (Firenze

    1914),

    p.

    227

    sgg.

    Cfr.

    CosTANzi in

    Atene

    e

    Roma

    >,

    1914,

    p.

    194.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    11/381

    vili

    PREFAZIONE

    coi

    versi

    di

    qualche

    oracolo

    ex

    eventu

    o

    coU'accenno

    ad

    una

    guerra

    o ad una

    battaglia, forse

    spaventosa

    ma

    di

    cui

    solo

    la

    pallida

    eco

    risuona

    ormai

    appena

    negli

    scoloriti

    periodi

    di

    un

    tardo

    epitomatore;

    oppure

    offrono

    alla

    nostra

    ricerca

    pochi

    tipi

    monetari,

    d

    significato

    per

    lo

    pi

    misterioso,

    o

    ci

    danno

    da

    leggere

    epigrafi

    di

    poche

    lettere,

    con

    dediche

    a

    divinit

    non

    sempre identificabili:

    nel

    silenzio

    e nella

    penuria

    di

    fonti

    e di

    monumenti,

    ripeto,

    la

    ricostruzione

    delV

    ambiente

    religioso

    in

    cui

    vissero

    gli

    Italioti

    ricostruzione alla

    quale

    concorrono no-

    tizie

    e

    monumenti

    per

    genere

    e

    provenienza quanto

    mai

    disparati

    e nella

    quale

    vengono

    ad

    essere

    usufruiti,

    posso

    dire,

    i tre

    quarti

    di

    tutte le nostre

    informazioni

    concernenti

    propriamente

    la

    Magna

    Grecia antica

    pu

    metterci

    in

    grado

    di dare

    ad

    alcuno di

    quei problemi

    una soluzione

    forse

    non

    lontana dal

    vero.

    E

    pertanto,

    il

    metodo da me

    seguito,

    come

    pi opportuno

    e

    pi

    adatto al

    fine

    che

    mi

    sono

    proposto,

    il

    metodo

    geografico,

    il

    quale,

    ordinando

    la

    materia

    non

    per

    divinit

    o

    per

    eroi

    ma

    per

    regioni,

    permette,

    ove

    sia

    possibile,

    conclusioni

    e

    ricostru-

    zioni che

    riguardano

    non

    tanto

    la

    figura

    di

    un dio o

    la

    leggenda

    di un eroe

    quanto

    piuttosto

    la

    vita

    e

    la

    storia

    degli

    uomini e

    delle

    citt

    che

    quel

    dio

    o

    quelVeroe

    conobbero

    e

    venerarofio

    :

    ci

    che,

    almeno

    per

    ora,

    indubbiamente

    pi

    importa

    per

    la

    nostra

    conoscenza

    della

    Magna

    Grecia

    arcaica.

    E

    cos,

    per ognuna

    delle

    citt

    italiote,

    i

    culti e

    i miti

    che

    vi

    furono

    noti

    e

    praticati,

    saranno

    studiati

    prima

    in

    s

    e

    per

    s,

    poi

    in

    ci

    che

    di

    ciascuno,

    di

    essi

    possa

    rivelare

    l'origine

    o

    la

    provenienza,

    il modo

    e

    l'epoca

    in

    cui

    venne

    introdotto

    dal

    di

    fuori,

    la

    sua

    importanza

    e

    il

    significato

    nella

    religione

    della

    citt.

    [

    resultati

    di

    questa^

    analisi

    saranno

    infine

    messi

    a

    pro-

    fitto

    in

    alcune

    pagine

    di

    conclusione,

    nelle

    quali

    la

    conoscenza

    cos

    acquistata

    dei culti

    e dei

    miti

    della

    Magna

    Grecia sar

    portata

    a contribuire

    insieme

    ai

    dati

    d^ogni

    altra

    specie

    che

    gi

    possediamo,

    in

    appoggio

    o

    in

    contraddizioie

    con essi

    alla

    pi

    probabile

    ricostruzione

    della

    colonizzazione

    greca

    in

    Occi-

    dente

    e

    degli

    avvenimenti

    pi

    antichi

    nelle

    citt

    fondate

    da

    quei

    coloni.

    Le

    citt italiote sono

    studiate,

    nel

    presente

    saggio,

    procedendo

    da

    Oriente verso

    Occidente:

    poich

    come

    avremo modo

    di

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    12/381

    PRKFAZI0NJE3

    IX

    dimostrare

    in

    quest^

    ordine

    approssimativo,

    e

    del

    resto

    logico,

    dovettero

    stabilirsi

    i

    coloni

    greci

    sulle

    coste

    d' Italia.

    La

    nostra

    indagine

    non

    tocca

    per

    ora

    Reggio

    e

    le

    citt

    calcidesi

    della

    Campania,

    perch

    com'

    ovvio

    per

    chi

    abbia

    qualche familia-

    rit

    con

    la

    storia

    dell'Occidente

    greco

    sarebbe

    impossibile

    com-

    prenderle

    in uno

    studio

    d

    questo

    genere,

    separandole

    dalle

    loro

    consorelle

    della

    Sicilia.

    Firenze,

    Marzo 1922.

    Giulio

    Giannelli

    Nel

    licenziare

    'le

    ultime bozze

    di

    questo

    libro,

    sento

    il dovere

    di

    ringraziare

    i

    chiarissimi

    Professori

    della

    Facolt di Lettere

    e

    Filosofia

    del

    E.

    Istituto

    di

    Studi

    Superiori

    e

    in

    special

    modo

    i

    Proff,

    Marinelli, Pareti,

    Pasquali

    e

    Fracassini

    che ne

    pro-

    posero

    la

    stampa ;

    e

    la

    Casa

    B.

    Bemporad

    e

    F.,

    che

    ne

    assolse,

    con

    ogni cura,

    l'incarico.

    La

    mia

    particolare

    riconoscenza

    esprimo

    qui

    al

    Prof.

    Enrico

    Rostagno,

    che

    ebbe

    la cortesia

    di rivedere

    le

    bozze di

    stampa.

    Febbraio

    1924.

    G. G.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    13/381

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    SOMMARIO

    Dedica

    Pag,

    ui

    Prefazione

    v

    11

    Capitolo I.

    Taranto

    ,

    ,

    1

    Appendice

    I :

    Eraclea

    44

    II :

    Eipie

    .

    47

    III

    :

    Domedes

    52

    Capitolo

    II.

    Metaponto

    ,

    62

    III.

    -

    Siri

    13

    IV.

    Sibari-Turii

    114

    V.

    Lao

    134

    VI.

    Posidonia

    ' ....

    138

    VII.

    Crotone

    154

    Appendice:

    Pandosia

    ^

    .

    .

    184

    Capitolo

    Vili.

    Crimisa

    -

    Macalla

    -

    Cone

    -

    Petelia .

    .

    .

    .

    186

    ,

    IX.

    Terina 197

    X.

    Scillezio

    .202

    .XI.

    Caulonia

    .

    207

    XII.

    Locri

    . : .

    218

    XIII.

    Medma .

    ^ ...

    .

    .251

    XIV.

    Ipponio

    .257

    XV.

    Temesa

    261

    Prospetto

    dei

    culti e

    dei

    miti

    della

    Magna

    Grecia

    279

    Conclusioni:

    I: I culti e

    i

    miti

    delle

    singole

    colonie 283

    II: I

    popoli

    che

    i

    coloni

    greci

    trovarono

    nell'

    Italia

    me-

    ridionale 333

    III

    : Considerazioni

    sulla

    cronologia

    della colonizzazione

    greca

    in

    Occidente

    340

    Indice

    dei

    nomi

    e

    delle

    cose

    pi

    importanti

    353

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    ^

    \

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    ELENCO

    DI

    ALCUNE

    ABBEEVIAZIONI

    FREQUENTEMENTE

    USATE

    NELLE

    CITAZIONI

    Babelon

    =

    Babelon,

    Trait des

    monnaies

    grecques

    etromaines,

    Paris 1907.

    Belooh

    K. J.

    Bbloch,

    Griechische

    Geschichie,

    2*

    Auflage.

    B. M. 0.

    =

    Brit.

    Museimi

    Catalog

    of

    greek

    coins

    :

    Italy;

    by

    R. StuAKT-

    PooLB,

    London 1873.

    /

    BusOLT

    =

    BusoLT,

    Griech.

    Geschichie,

    2*

    Auflage.

    Byvanck

    rr

    Byvanck,

    De

    Magnae

    Graeciae

    historia

    antquissima,

    1912.

    CiACERi

    =

    OiACERi,

    La

    Alessandra

    di Lieo

    frane,

    Catania

    1901.

    Db

    Sanctis

    =

    De

    Sanctis,

    Storia dei

    Romani,

    Torino

    1907

    (voi.

    I

    e

    II).

    ECKHEL

    =

    EoKHBL,

    Doctrinu

    Numorum Veteriim.

    G-ARDNBR

    ==

    GrARDNER,

    Types

    of

    greek

    coins,

    Cambridge

    1883.

    Farnell

    =

    Farnbll,

    The cults

    of

    the

    greek

    States,

    Oxford

    1896-1909.

    G-ARRTJCCi

    =:

    GrARRUCCi,

    Monete dell'Italia

    antica,

    1885.

    Gbffckbn

    =

    Geffcken,

    Timaios

    Geographie

    des

    Westens,

    Philol. TJn-

    tersuch.

    ,

    XIII

    (1892).

    G-RUPPE

    =:

    Gruppe,

    Griech.

    Mythologie

    und

    Eeligionsgeschichte,

    Mn-

    chen

    1906.

    Head

    =

    Head,

    Historia

    Numorum,

    2'^'^

    ed.,

    Oxford

    1911.

    HoLZiNGER

    HoLZiNGER,

    Lylwphrons

    Alexandra,

    Leipzig

    1895.

    KiiAUSE^

    =:

    Klasuen;

    Aeneas

    und

    die

    Fenaten,

    Gotta

    1839.

    Lbnormant

    =

    Lbnormant,

    La

    Grande

    Grece,

    Paris

    1881.

    Mbybr

    =

    Meybr,

    Geschichie des

    Altertums,

    Stuttgart

    1884

    sgg.

    MiLLiNGBN

    MiLLiNGEN,

    Considrations sur

    la

    mimismatique

    de

    Vancienne

    Italie,

    Florence

    1841.

    MiNERViNi

    zr:

    MiNERViNi,

    Osscrvazoni su

    alcune monete

    dell'

    Italia

    antica.

    NiLLSON

    =

    NiLiiSON,

    GrecMschc

    Feste

    von

    religioser

    Bedeutung,

    Leip-

    zig

    1906.

    NisSEN

    =:

    NissEN,

    Italische

    Landeskunde,

    Berlin

    1883-1902.

    Pais==Pais,

    Storia

    della

    Sicilia e

    della

    Magna

    Grecia,

    Torino,

    1894.

    Pareti=

    Pareti,

    Storia

    di

    Sparta

    arcaica,

    I,

    Firenze

    1917.

    ROHDB

    =

    RoHDB,

    Psichc,

    trad. it. di

    Codignola

    e

    Oherdorfer,

    Bari

    1914.

    Wide

    =

    Wide,

    Lakonische

    Kulte,

    Leipzig,

    1893.

    R.

    E.,

    Eealenzyklopddie

    Pauly-Wissowa.

    RoscHBR

    =: Roscher's

    Lexicon

    der

    griech,

    u.

    rom.

    Mythologie,

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    17/381

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

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    CAPITOLO

    I

    TARANTO*)

    (TdQtts

    -

    Tarentum)

    1.

    Poseidon

    -

    Phalantos

    -

    Taras.

    Horat.,

    Carvi.

    I,

    28,

    27

    sgg.

    :

    ....

    multaque

    merces,

    linde

    potest,

    Ubi

    dejluat

    aequo

    Ah

    Jove

    Neptunoque

    sacri

    custode

    Tarenti.

    *)

    Gagliardo

    G-.

    B.,

    Descrizione

    topografica

    di

    Taranto,

    Napoli

    1811.

    LoEBiSTZ

    E,.,

    De

    origine

    veterum

    Tareitinorum,

    Berolini

    1827;

    De

    ci-

    vitate

    Tarentinorum

    ,

    Naumburg

    1833;

    .De

    rebus

    saeris

    Tarentinorum,

    Elberfeld

    18S6;

    De

    veterum

    Tarentinorum

    rebus

    gestis,

    Luckaviae

    1838.

    DHLE,

    Geschichte

    Tarents,

    Strassburg

    (progr.)

    1877.

    De

    Vincentiis

    D.

    L.,

    Storia

    di

    Taranto,

    Taranto

    1878.

    GrEFFCKEN,

    Die

    'Grilndung

    von

    Tarent,

    Jahrbcher

    fiir Pliilol.

    1893,

    p.

    177

    sgg.

    Dal

    Lago,

    Sulla

    topografia

    di

    Taranto,

    Palermo 1896.

    Cortese

    Ad.,

    Le

    origini

    di

    Taranto,

    Atti

    della

    E. Accad. Scienze

    di

    Torino

    *

    XLIX

    (1914),

    p.

    1037

    sgg.

    Arthur J.

    Evans,

    The

    Horsemei

    of

    Tarentum,

    Nuni.

    Ckronicle

    in

    ser.,

    IX

    (1889),

    p.

    1-228.

    .

    Not.

    Se

    1881,

    p.

    376

    sgg.

    (Viola);

    1883,

    p.

    178

    sgg.

    (Viola);

    1884,

    p.

    126

    sgg.

    (Viola);

    1885,

    p.

    258

    sgg.

    (Viola); 1894, p.

    90

    sgg.

    (Viola):

    1897,

    p.

    212

    sgg.

    (PateOxXi); 1897,

    p.

    227

    sgg.

    (Mariani);

    1901,

    p.

    411

    sgg.

    (Quagliati);

    1903,

    p.

    205

    sgg.

    (Quagliati);

    1906,

    p.

    468

    sgg.

    (Quagliati).

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    19/381

    2

    CAP.

    I

    -

    TARANTO

    Veli.

    Patere, I, 16,

    4:

    Et

    post

    annum

    Scolacium

    Mnervium,

    Tarentum

    Neptunia...,

    colonia

    condita

    est.

    Paus.,

    ITI,

    12,

    5:

    Kai advov

    Aeyg.

    oxiv

    iiQcpov,

    xovrcav od

    jiqqc

    rjusvog

    Iloosijvoc;

    [Taivaglov]

    TaivQiov

    ijiovo/u^ovoiv

    ,

    o

    juauQv

    'Adrjvts

    dyajua,

    6

    xovs

    g

    'Iraiav xs

    ual

    Tgavxa

    jiomidvxag

    vadetvai

    yovOi.

    (cfr.

    Hesych.

    s.

    v.

    Taivagiasy

    Ant.

    apd.

    Strab.,

    VI,

    278

    {=

    F.

    H.

    G.,

    I,

    p. 184,

    n.

    14);

    Ilegl

    xfjg

    uxiaecog

    Avxio^og

    ycov

    (prjolv

    xi x.oi)

    Meoor}-

    vianod

    Ttojuov

    yevi]dvxos

    al

    jurj

    fjLSxaa^vxeg

    AaKsaijuoviojv

    xfjg

    oxQaxiag

    nQldrjav

    odoi

    ual

    (bvojuodrjOav

    Etcoxsg,

    oig

    uax

    xt]v

    oxgaxeiav

    Tialeg

    yvovxo,

    HaQdeviag

    udevv

    i

    avvxs-

    ovfSvov

    xod

    'ay&vog,

    -fjvtu'

    v

    xrjv

    [nvvfjv]

    jreQWrjxai

    0av-

    dog,

    TtoLEtadai

    xfjv

    jrWsOiv

    yvQifxoi

    'fiOav n

    xfjg

    K/fjg

    ot

    xo)

    rijiov.

    ^ayyeidvxcv

    dQq

    x

    avynsijusva

    xv

    tceq

    ^Xavdov

    ual

    xod

    y&vog

    visoxcjxog,

    Tcgosdv

    uif]QV

    eItcg

    f]

    TisQidodai

    nvvfjv

    ^Xavdov.

    ol

    'alai)fA,evoi

    g

    juejurjvvKaot

    xfjv

    mfiovfjv

    ol

    juv

    ieigaanov

    ol

    Iuxevqv.

    nsEvaavxEg

    'a'xovg

    daQQElv

    (pv^aw^

    jraQsoaav,

    xv 0av'dov

    ETtEfxipav

    Eg

    dsoi)

    jieqI

    djtomlag

    '^QTjOs

    ZaxvQiv

    xoi

    Hua

    Tdgavx

    XE

    Ttlova

    fjfOv olufjoai,

    nal

    Tifj/ua

    '

    lajxyEOi,

    yEvadai.

    i)ho%'-

    otjv

    Ovv

    0advd(o

    ol

    UagOsviai,

    ual

    avxo

    a-xovg

    ol

    xs

    fidg-

    fiagoi

    ual

    ol

    Kgfjxsg

    ol

    TtQouaxao^vxEg

    xv xnov.

    xovxovg

    'slval

    q)ai

    xovg

    /usx

    MLvo)

    jtsvOavxag

    Eg

    Ziuslav,

    ual

    jUEx

    xi]v

    uelvov

    XEsvxTjv x)v

    v

    Kajuinotg

    jiag

    Xcoud/lq)

    avjufioav

    djigavxag

    u

    IiUElag

    uax

    xv

    vdTcovv

    evqo

    jtaQOdvxagr

    v

    xLvg

    iiaxEQov

    7re

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    20/381

    1.

    -

    Posidone,

    Falanto,

    Taras

    3

    (pad

    fJixQi

    Tfjg

    AavvLag

    dji

    'ljivyog,

    dv u

    KQjoarjg

    yvvaiug

    AaiCj)

    yevodai

    (paol

    ual

    i)yrjaodai

    rCiv

    KQrjvcHv

    Tgavra

    'vfxaoav

    ait

    ^Qcog

    rivog

    rfjv

    jttv.

    Ephor.

    apd.

    Strab., VI,

    279

    (r=F.

    H.

    G.,

    I,

    p. 247,

    n.

    63):

    ''Eq)OQog

    'o^jtco

    Mysi

    jzegl

    rfjg

    uxlGEcog

    '

    jiosjuovv Aausai/vioi

    MeOrjvloig

    jtOKxsivaai

    tv

    ^aia

    T'jAeuov

    sig

    Meaoi)vr]v

    q^iHjusvov

    nl

    'dvOLav.

    fxcavreg

    jut]

    tiqteqov

    Ttavq^eiv

    olnas

    jiQv

    7]

    Msoarivi]v

    veetv

    i)

    Jtvrag

    nodavelv'

    q)-anag

    T]g

    jiscog

    KariJtov

    ovQavs'ovTsg

    rovg

    rs

    vecxrovg

    ual

    jiqso^v-

    xtovg

    T

    'vOxsqov

    \xE\

    xod

    jiojuov

    xg

    yvvatnag

    xcv

    AansaijLiovUjOV

    vvsdovaag

    ^

    avxv

    Ttfiipai

    xivg

    Ttag

    xovg

    dvgag

    xg

    jusjuipojLivag

    . .

    .

    .

    .

    01

    Tijujtovot

    xF]g

    oxgaxmg xovg

    dQcoOxoxrovg

    djLia

    ual

    vscoxxvg

    TiQooxa^av

    ovyyiveodm

    xaVg

    Ttagdvoig naig jtavxag^

    itjyov/usvoi

    tiovxs-

    Kvi']Oeiv

    fxov

    ysvofvcov

    xovvv

    ol

    fxv

    jtatsg

    vojuadrjaav

    IlaQdevlai

    Trjv

    juv

    odv

    Meoa]viav

    naxevdjuavxo,

    jtave-

    dvxeg'

    '

    olnas

    xovg

    TlaQdeviag

    oxJx

    juolojg

    xotg dotg

    rljucov

    g

    odu

    u

    yfv

    ysyovxag

    ol

    avpioxdjusvoi

    jusx

    xcjv

    EUxcov

    jTsfiovsvav

    xotg

    Aaueaifxovloig

    Ol

    iLiv

    rj

    jusjurjvvjusvijv

    aladfievoi

    xrjv

    jtQdiv

    no^ov,

    ol i xdtv

    iraxgcov

    sjttioav

    axovg

    sig

    dnomLav

    ^edetv

    ol

    oxavxsg

    uaxed^ovxo

    xovg

    ^A^aiovg jtosjuovvx-ag xotg

    ^ag/Sgoig,

    jusra^^vxsg

    xcjv

    uv'vcjdv

    KxL^ovOi

    xrjv

    TQavxa.

    Diod.

    Sic.

    Vili,.

    21:

    Oxt

    avvxaafiv(x)v

    xjv

    jisvvauxCiv

    xQ>

    0avd(

    xxe

    'fjneip

    Jigg

    x)v

    axaiv

    0^

    yevojuvov xovg juv

    IlaQdevlag

    noorr)-

    oaadai

    xf]g

    m^ofjg

    ual

    jzQg

    ivoiv

    Qjufjaai....

    nx.

    i)

    Strab.,

    VI,

    282:

    ToxEQOv

    'fj

    nXig

    {scil.

    ^Qevxiov)

    fiaaievojuvr]

    7toi]v

    dizPaXe

    xfjg

    x^Q^S'

    '^^

    xG)V

    ,uex

    0avdov

    Aansaijuovlcov,

    ^)

    Sulle

    fonti

    della

    tradizione

    riguardante

    i.

    Parten,

    d

    un

    rapido

    cenno

    in

    fine,

    nelle

    pagine

    delle

    conclusioni.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    21/381

    4

    CAP.

    I

    -

    TARANTO

    fCog

    'unsovva

    advv su

    voO

    TQavtog

    avTO

    ol

    Pqevte-

    olvoi,

    nal

    TSsvvjaavra

    i^^lcoav

    afXjtQg

    Taq)f]g.^)

    Justin., Ili,

    4:

    (1-11:

    racconto

    della

    sedizione

    dei

    Parteni

    e

    della

    colonizzazione

    di

    Taranto,

    duce

    Falanto)

    :

    12.

    -

    8p.d

    post

    annos

    plurimos

    dux

    eorum

    Phalantus

    per

    se-

    ditionem

    in

    exMum

    proturbatus

    Brundisium

    se

    contuUt,

    quo

    expulsi

    sedbus

    suis veteres Tarentini

    concesserant.

    His

    mo-

    riens

    persuadet,

    ut

    ossa sua

    postremasque reliquias

    conterant

    et

    tacite

    spargi

    in

    foro

    Tarentinorum

    curent;

    hoc

    enim

    modo

    re-

    cuperare

    illos

    patriam

    suam

    Apollinem

    DelpMs

    cecinisse.

    UH

    arbitrantes

    eum

    in ultionem

    sui

    civium

    fata

    prodidisse

    prae-

    cptis paruere.

    Sed oraculi

    diversa sententia

    fuerat.

    Perpetuit-

    tem

    enim

    urbis,

    non

    amissionem hoc

    facto

    promiserat.

    Ita

    ducis

    exuHs

    Consilio

    et

    hostium ministerio

    possessio

    Tareritina

    Partheniis

    in aeternum

    fundata,

    ob cuius

    benefci

    memoriam

    Phalanto

    divinos honores

    decrevere.

    Paus.

    X,

    10,

    6-8:

    TuQavTa

    de

    Ttc^mav

    juv Aansaijuviot,

    oiiaatrjs

    yvsto

    STtaQXirr^Q

    0avdo. OTSojuvcp

    de

    g

    icoiuiav

    r(

    0avdcp

    Xyiov

    fiXdev

    n

    AsqJV

    'stov

    adrv

    i6df,isvov

    -Tt

    aWga,

    Tr]viKai)Ta

    uai

    ^gav

    uxrjOEOdai

    nai

    ttiv.....

    Kal

    avtr

    rj

    yuvf]

    d-jiig

    ^ovra

    fjKOov

    disusi

    yg

    oluodev

    t

    re

    Xa

    (pi-

    Aoq)QOVtTO

    ual

    g

    r

    yvara

    odefxv]

    r

    avvfjg

    tov

    dvgg

    rfjv

    uecpaXfjv

    ^sys

    ro'g

    (pdstQag'

    ual

    Ttog

    vji

    t)voias

    auQdoai

    TtaglTarui rf) yvvaml gcofi

    tov

    vQg

    g

    otv

    jtQo^coQcDvTa

    r

    nQyuara.

    JTQo^ei

    ipstarsQov

    x&v

    auQvatv

    nal

    pQs^e

    yg

    rod

    0avtov

    Tt)v neq)ariv

    6vvlr]0i

    tb

    rfjg

    juav-

    velag

    vojua

    yg r)

    i^v

    AWga

    tf} yvvaiul

    ual

    ovtoj

    tfj

    movf]

    vvur

    Tgavta

    xv

    ^agpgojv

    slXe

    fAsyiaxriv

    nai

    evai-

    I0V6tr]v

    T&v m

    daXorj

    stecov.^)

    ^)

    Questo

    passo

    di

    Strabene

    dipende

    naturalmente

    dalla

    stessa

    fonte usu-

    fruita

    da

    Trogo

    Pompeo

    nell'ultima

    parte

    del

    racconto:

    fonte che si iden-

    tifica

    con

    Eforo

    (Pais, p.

    212)

    o con

    Antioco

    (Byvanck, p.

    67).

    2)

    incerto

    se

    la

    fonte

    di

    questo racconto

    indubbiamente

    molto

    antica

    sia

    proprio

    Antioco:

    vedi

    PAis, p.

    211

    n.

    3:

    Byvanck, p.

    67,

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    22/381

    1.

    -

    Posidone,

    Fcdanto,

    Taras

    5

    Paus.

    X,

    13,

    10:

    Tagavvlvoi

    nal

    drjv

    nv]v

    g

    Ascpovg

    n

    ^aQ^gcov

    IIsvkstojv

    dnoreiaV

    TGXVi]

    fiv

    r

    vadr'j/uara

    'Ovata

    tov

    Al-

    yiV)rov

    nal

    'AyEa

    Or

    tod

    'Agyslov,

    dnvss

    ual

    ne^CV

    ualnJicov,

    paadBvs

    'lanijycov

    ^Dmg

    fjncov

    rotg

    Ilsvusvioig

    ii/a,-

    l^a^og.

    o^rog

    juv

    rj

    elnaOxai

    rsdvs^n

    v

    xfl

    fxxm

    ol

    avT0

    usijiisvt)

    (ps6Tr)uTEg

    fjQcog

    Toag

    ari

    ual

    .0avdog

    u

    AauealfJLOvog,

    ual

    ov

    TtQQC

    rov

    0ardov

    e(plg'

    tcqv

    yQ

    ij

    g

    'Iralav

    dcpmcdi,

    \uai\

    vavayiq

    te,

    v

    Tq>

    Jisyti

    r0

    Kqi-

    calco

    tv

    0av^ov

    XQ't')

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    23/381

    GAP.

    I

    T

    TAKANTO

    Probus,

    ad

    Georg.,

    II

    197

    :

    Dicitur

    autem

    Tarentem

    Neptuni

    filium

    ex

    Saturia

    Minois

    regis

    Gretensium

    filia

    procreasse

    filium.

    Hunc

    proiectum

    nau-

    phragio

    facto

    delphinus

    in

    Italiam

    deveooisse

    dicitur

    ;

    cuius

    hodieque

    testmonium

    manet,

    nam

    in

    municipio

    Tarentinorum

    hominis

    effiges

    in

    delphino

    sedentis

    est.

    A

    Saturia

    uxore eum

    locum

    Saturia

    appellasse

    fertur,

    et

    postea

    ei

    loco

    ex

    suo

    no-

    mine

    nomen Tarentem

    imposuisse^).

    Servius,

    ad

    Aen.,

    Ili

    651

    :

    Lacones

    et Athenienses diu

    inter se

    bella

    tractarunt,

    et

    cum

    utraque

    pars

    adjlgeretur,

    Lacones,

    quius

    Juventus

    deerat,

    prae-

    ceperunt

    ut

    virgines

    cum

    quibuscumque

    concumberent.

    Factum

    est

    ita,

    ut

    cum

    post

    sedata

    bella

    Juventus

    incertis

    parentibus

    nota,

    et

    patriae

    et

    sibi

    esset

    obprobrio

    i nam

    partheniatae

    dice-

    bantur:

    accepto

    duce

    Phalanto,

    octavo ab

    Hercule,

    profecti

    sunt,

    delatique

    ad

    breve

    oppidum

    Galabriae,

    quod

    Taras,

    Nepini

    filius,

    fabricaverat,

    id

    auxerunt

    et

    prisco

    nomine

    appellaoerunt

    Taren-

    tum. Bene

    ergo

    nunc

    Herculei

    Tarenti,

    si

    vera

    est

    fama

    ^

    quia

    Taras

    condiderat,

    auxerat

    Phalantus^).

    Head,

    p.

    64

    sgg.

    =

    B.

    M.

    C.

    It.

    166

    sgg.;

    Babelon,

    II

    1,

    1379

    sgg.

    Le

    monete

    arciche di

    Taranto,

    che

    vanno

    dal

    600

    circa

    al

    480

    a.

    0.,

    sono

    prima

    incuse e

    portano

    una

    figura

    virile a

    cavallo

    di

    un

    delfino

    (oppure

    la

    figura

    di

    Apollo

    Hyakinthos)

    :

    questa figura

    continua anche sul

    d)

    delle

    monete

    posteriori,

    a

    due

    tipi,

    con

    qualche

    variante

    nella

    posa,

    accompagnata

    da

    diversi

    simboli

    e

    dalla

    leggenda

    Tgag^).

    ') Satyria

    madre

    di

    Taras,

    cosi

    in

    Pausania

    come nello scolio

    di*

    Probo,

    in

    fine

    ;

    per

    semplice

    errore,

    il

    grammatico

    la

    ricorda,

    da

    primo,

    come

    moglie

    di

    Taras

    (cfr.

    Studnizcka, Eyrene,

    p.

    188

    n.

    25,

    contro

    Lorbntz,

    de

    orgine

    vef.

    Tarentin.,

    p. 6).

    Satyra,

    ninfa

    locale

    ;

    cfr.

    Verg.

    A&n. VII

    801:

    qua

    Saturae

    iacet

    atra

    palus

    ;

    cfr.

    Steph. Byz.,

    s.

    v.

    2)

    Cfr.

    ad

    Aen.

    VI

    773

    ;

    ad

    Georg.

    IV

    126.

    '')

    Vedi

    queste

    monete

    in

    Eckhbl,

    I

    p.

    146

    ;

    Mionnet,

    1

    p.

    274

    ;

    G-ar-

    Rucci,

    II

    p.

    124

    ;

    GrABDNBE, p.

    87.

    Altri

    esemplari

    rari

    o

    inediti

    della

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    24/381

    1.

    -

    Posidone,

    Falanto,

    Taras

    7

    Head,

    p.

    57.

    -

    Sul

    ^

    di

    una

    moneta

    del

    17

    secolo,

    si

    vede

    il

    piccolo

    Taras

    ohe

    leva

    le

    mani

    verso

    Posidone,

    in atto di

    preghiera

    :

    l'

    interpretazione

    concorde

    ^).

    Attorno

    al

    '500 circa

    a.

    0.

    finiscono,

    a

    Taranto,

    le

    emissioni

    di

    monete

    incuse

    e

    cominciano

    quelle

    a

    due

    tipi

    :

    le

    arcaiche

    presentano

    ancora

    sul

    rovescio

    il

    cavaliere

    sul

    delfino,

    sul

    diritto

    la

    testa

    dell'eponimo

    Taras

    od

    altri

    simboli

    (conchiglia,

    ippocampo,

    ruota)

    *).

    La rivoluzione

    democratica

    effettuatasi

    in' Taranto

    nel

    473,

    vi

    produce

    un

    nuovo

    tipo

    di

    monete,

    caratterizzate

    da

    una

    figura

    virile

    Seduta

    ohe si suole

    ordinariamente

    designare

    come

    Demos

    e

    nella

    quale

    dovr riconoscersi

    come

    ha

    proposto

    l' Evans

    l

    figura

    dell'

    ecistk

    (Taras

    Falanto),

    veduta

    sotto

    un nuovo

    asptto

    ^).

    Questo

    tipo

    termina verso

    il

    420:

    ma assai

    prima

    ch'esso

    sia

    finito,

    cominciano

    le

    emissioni

    di

    un

    nuovo

    tipo

    che,

    attra-

    verso

    serie

    numerose

    e

    protraentisi

    per pi

    secoli

    consecutivi,

    si

    ripete

    sotto

    infinite

    variet,

    formando,

    insieme all'eroe

    sul

    delfino,

    la

    caratteristica

    della numismatica

    tarantina. Esso esi-

    bisce la

    figura

    di

    un

    cavaliere

    nudo,

    che

    occupa

    il

    diritto

    delle

    monete

    tarentine

    fino

    al termine del

    terzo

    secolo,

    mentre

    il

    rovescio

    di

    esse continua

    ad

    esibire

    l'eroe montato

    sul

    del-

    fino. L'

    Evans,

    che

    ha

    dedicato un

    suo

    mirabile

    studio

    a

    questa

    collezione

    Vlasto sono

    descritti

    da L.

    Correr

    in

    Neapolis

    I,

    (1913),

    p.

    80-86;

    cfr.

    Vlasto,

    Bare or

    unpiiblihed

    coins

    of

    Taras,

    in Num.

    Cliron.

    1917,

    p.

    281

    sgg.

    1)

    Garrucci,

    II

    p.

    130

    ;

    Evans,

    Horsemen, p. 67,

    tav.

    V

    1

    ;

    cfr.

    Far-

    NBLL

    IV

    p. 97,

    tav.

    A

    5;

    Gardnbr,

    p.

    148,

    secondo

    il

    quale

    Taras

    rap-

    presentato

    qui

    come

    tlie

    darling

    ofPoseidon.

    L'

    Evans

    congettura

    che

    la

    moneta

    possa

    essere

    stata

    coniata

    in

    occasione

    dell'aiuto

    chiesto

    da

    Taranto

    ad

    Archidamo.

    Cfr.

    Studniczka,

    Kyrene, p.

    180.

    2)

    Head,

    p.

    54

    sg.;

    B.

    M.

    C. It.

    p.

    168

    sgg.;

    Babblon,

    II

    1,

    p.

    1379

    sgg.

    3)

    Head,

    p.

    55

    ;

    B.

    M.

    G.

    It.

    p.

    169.

    Cfr.

    Garrucci,

    II

    p.

    124

    ;

    'EY&.m,

    Horsemem

    of

    Tar.,

    p.

    3

    sg.,

    tav.

    1;

    p.

    19. Uno

    studio

    esauriente

    di

    questa

    classe

    di

    monete

    si

    deve

    al

    Raoul

    Eochbttb,

    in

    Mmoires

    mtmismatiques,

    p.

    167

    sgg.

    {Essai

    sur

    la

    numismatique

    tarentine^).

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    25/381

    4

    GAP.

    I

    -

    TARANTO

    fg

    'uTtsovxa

    a'vv

    su

    toO

    Tgavvos

    avTO

    ol

    fiQevve-

    olvoi,

    ua

    TeuT]Oavva

    ^lcoaav

    afXjtQg

    Taq)f)s.^)

    Justin.,

    Ili,

    4:

    (1-11:

    racconto

    della

    sedizione

    dei

    Parteni

    e

    della

    colonizzazione

    di

    Taranto,

    duce

    Falanto)

    :

    12.

    -

    Sed

    post

    annos

    phirimos

    dux

    eorum

    Phalantus

    per

    se-

    ditionem

    in

    exilium

    proturbatus

    Brundisium

    se

    contulit,

    quo

    expulsi

    sedibus

    suis

    veteres Tarentini

    concesseranf.

    His

    mo-

    riens

    persuadet,

    ut ossa

    sua

    postrmasque

    reliquias

    conterant

    et

    tacite

    spargi

    in

    foro

    Tarentinorum

    curent

    ;

    hoc enim

    modo

    re-

    cuperare

    illos

    patriam

    suam

    Apollinem

    Delphis

    cecinisse.

    UH

    arhitrantes

    eum

    in

    ultionem sui cvium

    fata

    prodidisse

    prae-

    cptis paruere,

    Sed

    oraculi

    diversa

    sententia

    fuerat.

    Perpetuit-

    tem

    enim

    urbis,

    non amissionem hoc

    facto

    promiserat.

    Ita

    ducis exuis

    Consilio et

    hostium ministerio

    possessio

    Tarentina

    Partheniis

    in

    aeternum

    fundata,

    oh cuius

    benefici

    memoram

    Phalanto

    dimnos

    honores

    decrevere.

    Paus.

    X, 10,

    6-8:

    TQavra

    djtc^mOav

    fxv AaueaijuviOL,

    oiniOtiig

    de

    yveto

    UTtaQnrrjg

    ^Xavdog.

    oveojLivq)

    g

    djtoinlav

    t0

    0avdcp

    yiov

    fiXdsv

    u

    AsAcpCJv'

    evod a-rv

    id/Lievov

    {>Ji

    aldgq,

    rrjvinadva

    ua

    ^gav

    nv)]COdai

    nai

    jttv.....

    Kal

    avtv

    rj

    yvvi]

    d'jucog

    ;^ovta

    fjKOoud^uei

    yg

    oluodev

    rd

    ri'

    XXa

    (pi-

    ocpQOVStro

    ua

    g

    r

    yvata

    odsjuvi]

    r

    avvfjg

    tod

    vgg

    Tr]v

    U8(parjv

    sye

    rojg

    q)detQag'

    nai

    Jtcog

    'n

    svvolag auQdai

    TraglOTavai

    rfj yvvaml

    gcoot]

    rad

    vQg

    g

    odv

    TtQo^oiQO'OvTa

    t

    jiQyuara.

    jzQox^i'

    d(pEL6tQov

    rdv

    anQvcov

    ua

    ^QS^E

    yg

    vov

    0avTOv

    tijv

    neqjaijv

    6vvY)0i

    xs

    xfjg

    juav-

    Tsiag

    vofa

    yg

    r)

    fjv

    AWga

    rfj ywainl

    nai

    cOtco

    rfj

    movrj

    vvutI

    Tgavra

    rv

    fiag/^aQOJv

    ele

    fJLeyioxTqv

    ua

    s-dai-

    juovExxrjv

    xcv

    m

    da?A6r}

    tiscov.^)

    1)

    Questo

    passo

    di

    Strabene

    dipende

    naturalmente dalla

    stessa fonte

    usu-

    fruita

    da

    Trogo

    Pompeo

    nell'ultima

    parte

    del

    racconto

    :

    fonte

    clie si iden-

    tifica

    con Eforo

    (Pais,

    p.

    212)

    o

    con

    Antioco

    (Byvanck, p.

    67).

    ^)

    E

    incerto

    se

    la

    fonte

    di

    questo racconto

    indubbiamente

    molto

    antica

    sia

    proprio

    Antioco:

    vedi

    Pais,

    p.

    211

    n. 3:

    Byvanck,

    p,

    67.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    26/381

    1.

    -

    Posdone,

    Falanto,

    Taras

    5

    Paus.

    X,

    13,

    10:

    TagavTtvoi

    nal

    dijv

    iivi]v

    g Astpovg

    jv

    fiagfigcov

    Tlevnsvlcov

    nOTeiXav'

    %s^vi]

    juv

    r

    dvadr)fxara

    'Ovata

    rov

    Ai-

    yLV)tov

    nal

    'A/sa

    Otl

    tod

    'AgyeloVy ehivss

    nal

    oie^Cv

    Hai

    iTCJiwv,

    PaaiXevg

    'lanvyoiv

    ^Qmg

    fp^cov

    voCg

    IlevKEriotg

    o/x-

    jiia^oS'

    o{>Tog

    /uv

    rj

    slnaatai

    vedveti

    v

    xf)

    ju^^rj^

    ol

    adv^

    HEi/Livq)

    cpsTrjKxss

    iJQCog

    Tgag

    ovl

    nal

    .^Xavdog

    6

    u

    AauealfJLOvos,

    nal

    ov

    Ttggco

    roO 0uMv'dov

    (pls

    tiqIv

    yg

    tj

    g

    'Iralav

    cpmodi,

    \jiai\

    vavayiq

    re,

    v

    t0

    nEyti

    rd)

    Kgi-

    oal(

    tv

    0Xavdov

    ^Qi'jaaodai

    nal

    'n

    q)tvog

    KHOjuiodfjval

    (paCLV

    g

    TTjv

    yfjv.^)

    Steph. Byz.,

    s.

    v.

    :

    'Adfjvaf

    0aavnaf

    ol

    Tagevrlvoi yovvo

    dsi

    rtv

    ia-

    6]f,oxxcv

    Tiag'

    avtotg.

    Sii.

    ItaL,

    XI,

    16:

    Inde

    Phalateo levitas

    animosa

    Tarento,

    Ausonium

    laxare

    jugum.^)

    Aristot.

    apd.

    Polluo.

    IX,

    80

    {F.

    H.

    G.,

    II,

    174,

    fr.

    590

    Rose,

    p.

    362):

    '

    AgtOxoxrjg

    v

    xfj

    Tagavxivcov

    JTOixElq

    uaEtodai

    (piqai

    v6-

    ILuOjua

    jvag'a'xotg

    voV/ufOv,

    cp'o

    vTsxvjccjodai

    vog

    E(ptvi

    no^ovfxevov.

    Paus.

    X

    10,

    8:

    -

    Tgavxa

    xv

    fjgco

    IIoEi0vg

    (paat

    ual

    m^coglag

    vvficp'qg

    Jtata

    slvai,

    ait

    xod

    fjgcoog xsd^vai

    x v-

    f.iaxa

    xfj

    jtEi

    XE

    ual

    x0

    7ioxaf,i0'

    uaElxai

    yg

    f)

    Tgag

    uax

    x

    ai)r

    xfi

    Jist

    ual

    7toxa/ug^).

    ^)

    Questo

    dono

    votivo

    dov

    esser

    dedicato dai

    Tarentni a

    Delfi,

    neLV

    secolo,

    dopo

    la

    vittoria

    riportata sugli

    Iapigi

    eiPeucezi:

    IlberCt

    in

    Ro-

    SCHER

    HI

    2238;

    cfr.

    Hitzig-BlUmnbr,

    Pausanias,

    III

    712

    sg.

    .

    2)

    Cfr.

    Horat.

    Carm.

    III

    6,

    11

    sg.

    ^)

    Cfr.

    Stepli. Byz.,

    s.

    v.

    TQag

    '

    nAig 'IxaMag

    uai

    Ttora/ug

    jtvv-

    /iios

    TtaQ

    dXaoaav.

    Cfr,

    Schol.

    Lucan.

    V

    376.

    Vedi anche

    Dionys.

    Hai.

    XIX

    2,

    6,

    e

    ricorda

    il

    citato

    luogo

    di

    Pausan.

    X

    13,

    10.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    27/381

    b

    CAP. I

    -r

    TAHANTO

    Probus,

    ad

    Georg.,

    II

    197

    :

    Dicitur

    autem

    Tarentem

    Neptuni

    fiUum

    ex

    Saturia

    Minois

    regis

    Gretensium

    flUa

    procreasse

    filium.

    Hunc

    proiectum

    nau-

    phragio

    facto

    delphinus

    in

    Italiani

    deveccisse

    dicitur;

    cuius

    hodieque

    testimonium

    manet,

    nam

    in

    municipio

    Tarentinorum

    hominis

    effigies

    in

    delphino

    sedentis

    est.

    A

    Saturia uxore eum

    locum

    Saturia

    appellasse

    fertur,

    et

    postea

    et

    loco

    ex

    suo

    no-

    mine

    nomen Tarentem

    imposuisse^).

    Servius,

    ad

    Aen., Ili

    551

    :

    Lacones et Athenienses

    diu

    inter se

    bella

    tractarunt,

    et cum

    utraque pars

    adjligeretur,

    Lacones,

    quius

    Juventus deerat, prae-

    ceperunt

    ut

    virgines

    cum

    quibuscumque

    concumberent.

    Factum

    est

    ita,

    ut cum

    post

    sedata

    bella

    Juventus

    incertis

    parentibus

    nota,

    et

    patriae

    et sibi esset

    obprobrio

    :

    nam

    parthenatae

    dice-

    bantur:

    accepto

    duce

    Phalanto,

    octavo

    ab

    Hercule,

    profecti

    sunt,

    delatique

    ad

    breve

    oppidum

    Galabriae,

    quod

    Taras,

    Neptni filius,

    fabricaverat,

    id

    auxerunt

    et

    prisco

    nomine

    appellaverunt

    Taren-

    tum.

    Bene

    ergo

    nunc

    Herculei

    Tarenti,

    si

    vera

    est

    fama

    ,

    quia

    Taras

    condiderat,

    auxerat

    Phalantus^).

    Head,

    p.

    54

    sgg.

    =

    B.

    M.

    0.

    It.

    166

    sgg.;

    Babelon,

    II

    1,

    1379

    sgg.

    Le monete arcaiche

    di

    Taranto,

    che vanno dal

    500

    circa

    al

    480 a.

    0.,

    sono

    prima

    inouse e

    portano

    una

    figura

    virile

    a

    cavallo

    di

    un delfino

    (oppure

    la

    figura

    di

    Apollo

    Hyakinthos)

    :

    questa figura

    continua

    anche sul

    d)

    delle

    monete

    posteriori,

    a

    due

    tipi,

    con

    qualche

    variante nella

    posa,

    accompagnata

    da

    diversi

    simboli

    e

    dalla

    leggenda

    Tgag^).

    1) Satyria

    madre

    di

    Taras,

    cosi

    in

    Pausania

    come

    nello

    scolio

    di>

    Probo,

    in

    fine

    ;

    per

    semplice

    errore,

    il

    grammatico

    la

    ricorda,

    da

    primo,

    come

    moglie

    di

    Taras

    (cfr,

    Studnizcka,

    Kyrene^ p.

    188

    n.

    25,

    contro

    Lorbntz,

    de

    origine

    vet.

    Tarentin.,

    p. 6).

    Satyra,

    ninfa locale

    ;

    cfr.

    Verg.

    Aen. VTI

    801:

    qua

    Saturae

    iacet

    atra

    palus

    ;

    cfr.

    Steph. Byz.,

    s.

    v.

    2)

    Cfr,

    ad

    Aen.

    VI

    773

    ;

    ad

    Georg.

    IV

    126.

    ^)

    Vedi

    queste

    monete

    in

    Eckhbl,

    I

    p.

    146

    ;

    Mionnbt,

    1

    p.

    274

    ;

    G-ar-

    RUCCi,

    Il

    p.

    124

    ;

    G-ARDNER, p.

    87. Altri

    esemplari

    rari o inediti

    della

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    28/381

    1.

    -

    Posidone,

    Falanto,

    Taras

    7

    Head,

    p.

    67.

    -

    Sul

    i^

    di

    una moneta

    del

    iv

    secolo,

    si

    vede

    il

    piccolo

    Taras

    che

    leva

    le mani

    verso

    Posidone,

    in

    atto

    di

    preghiera

    :

    l'

    interpretazione

    concorde

    ^).

    Attorno

    al

    '500 circa

    a.

    0.

    finiscono,

    a

    Taranto,

    le

    emissioni

    di monete

    inouse

    e cominciano

    quelle

    a

    due

    tipi

    :

    le

    arcaiche

    presentano

    ancora

    sul rovescio

    il

    cavaliere

    sul

    delfino,

    sul

    diritto

    la

    testa

    dell'eponimo

    Taras

    od

    altri

    simboli

    (conchiglia,

    ippocampo,

    ruota)

    *).

    La

    rivoluzione

    democratica effettuatasi

    in

    Taranto nel

    473,

    vi

    produce

    un nuovo

    tipo

    di

    monete,

    caratterizzate

    da una

    figura

    virile

    Seduta che

    si

    suole ordinariamente

    designare

    come

    Demos

    e

    nella

    quale

    dovr

    riconoscersi

    come

    ha

    proposto

    r

    Evans

    l

    figura

    dell' ecista

    (Taras

    o

    Falanto),

    veduta

    sotto

    un

    nuovo

    aspetto

    ^).

    Questo

    tipo

    termina

    verso

    il

    420:

    ma

    assai

    prima

    ch'esso

    sia

    finito,

    cominciano

    le

    emissioni

    di

    un

    nuovo

    tipo

    che,

    attra-

    verso

    serie

    numerose

    e

    protraentisi

    per

    pi

    secoli

    consecutivi,

    si

    ripete

    sotto

    infinite

    variet,

    formando,

    insieme all'eroe

    sul

    delfino,

    la

    caratteristica

    della

    numismatica

    tarantina.

    Esso esi-

    bisce

    la

    figura

    di

    un

    cavaliere

    nudo,

    che

    occupa

    il

    diritto

    delle

    monete

    tarentine

    fino

    al

    termine

    del

    terzo

    secolo,

    mentre

    il

    rovescio

    di

    esse continua

    ad esibire

    l'eroe

    montato sul del-

    fino.

    L'

    Evans,

    che

    ha

    dedicato un

    suo

    mirabile

    studio a

    questa

    collezione

    Vlasto

    sono

    descritti

    da L.

    Correr

    in

    Neapolis

    I,

    (1913),

    p.

    80-86;

    cfr.

    Vlasto,

    Rare or

    unpuhlihed

    coins

    of

    Taras,

    in Num.

    Chron.

    1917,

    p.

    281

    sgg.

    ^)

    Garrucci,

    II

    p.

    130

    ;

    Evans,

    Horsemen,

    p. 67,

    tav.

    V

    1

    ;

    cfr. Far-

    NBLL

    IV

    p.

    97,

    tav.

    A 5

    ; Gardnbr, p. 148,

    secondo

    il

    quale

    Taras

    rap-

    presentato

    qui

    come

    tlie

    darling

    ofPoseidon.

    L'

    Evans

    congettura

    che

    la

    moneta

    possa

    essere

    stata

    coniata in

    occasione

    dell'

    aiuto

    chiesto da

    Taranto ad

    Archidamo.

    Cfr.

    Studni'czka,

    Kyrene,

    p.

    180.

    2) Head,

    p.

    54

    sg,;

    B.

    M.

    0. It.

    p.

    168

    sgg.;

    Babelon,

    II

    1,

    p.

    1379

    sgg.

    3)

    Head,

    p.

    55

    ;

    B. M.

    C.

    It.

    p.

    169. Cfr.

    G-arrucci,

    II

    p.

    124

    ;

    Evans,

    Horsemem

    of

    Tar.,

    p.

    3

    sg.,

    tav.

    1

    ;

    p.

    19.

    Uno studio

    esauriente

    di

    questa

    classe

    di

    monete si

    deve

    al

    Raoul

    Eochettb,

    in Mmoires

    mimismatiqtces,

    p.

    167

    sgg.

    {Essai

    sur

    la

    numismatique

    tarentine).

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    29/381

    8

    GAP. I

    -

    TARANTO

    serie

    numismatica

    ^),

    ha

    distinto

    cronologicamente

    le

    monete

    di

    questo

    tipo

    in

    dieci

    periodi

    che

    abbracciano

    gli

    anni

    dal

    460

    al

    209

    a.

    0.

    ;

    e,

    riguardo

    al

    significato

    della

    figura eque-

    stre,

    venuto

    alle

    seguenti

    conclusioni:

    a)

    I

    tardi

    e relativamente scarsi

    esemplari

    con

    due

    cava-

    lieri

    gemelli

    rappresentano

    indubbiamente

    i

    Discuri.

    b)

    La

    figura

    del

    cavaliere

    isolato

    (che

    soltanto

    qualche

    volta

    riproduce

    un

    Diosouro)

    accenna simbolicamente

    all'epo-

    nimo

    (Taras)

    o

    all'eoista

    pseudo-storico

    della

    citt

    (Falanto)

    o

    al

    dio con

    questo

    connesso nella tradizione

    (Apollo

    Hyakinthos).

    Falanto

    si

    pu

    agevolmente

    riconoscere nel cavaliere

    che

    ha

    il

    capo

    coperto

    dal

    pileus,

    al

    quale

    veniva

    lasciata

    una

    parte

    cosi

    importante

    nella

    tradizione

    di

    Falanto

    ^);

    ad

    Apollo

    Hya-

    kinthos

    alludono

    alcuni

    dei

    tipi

    pi

    tardi

    nei

    quali riapparisce

    il

    caratteristico

    fiore,

    del

    giacinto,

    congiunto

    alle

    forme

    e

    alla

    capigliatura

    apollinea

    del

    cavaliere

    ^).

    .

    e)

    Queste

    figure

    di

    cavalieri

    trovano

    un

    caratteristico

    ri-

    scontro

    in

    quelle

    esibite

    da

    numerose

    terre-cotte,

    facenti

    pgi^rte

    dei vasti

    depositi esplorati

    dal

    Viola

    negli

    anni 1881 e

    seguenti

    e

    riferentisi

    con

    ogni

    probabilit

    al

    culto

    ctonico-orfco

    di

    Demeter,

    Persefone,

    Dioniso

    e lacco.

    (Vedi

    pi

    oltre).

    Un

    siffatto riscontro indica

    che

    gli

    coisti

    eroizzati

    della citt

    erano

    associati

    nel

    culto

    alle divinit

    ctoniche

    ;

    e che

    un culto

    ctonico

    ricevesse

    a

    Taranto

    Apollo

    Hyakinthos

    pu

    del

    resto

    rilevarsi

    dall'aver

    esso

    il

    suo centro

    in un

    heroon

    alle

    porte

    della citt

    ^).

    1)

    Horsemen

    of

    Tarentun,

    in

    Num.

    Chronicl

    3^

    serie,

    IX

    (1889),

    p.

    1-228.

    2)

    Evans,

    art.

    cit., p.

    16,

    37,

    tav.

    II

    5; p.

    104,

    tav.

    VI

    10.

    Il

    Pbtbr-

    SEN

    (i?o??^.

    Mitth.i

    XV

    (1900),

    p.

    48)

    invece

    d'opinione

    che la

    figura

    sul

    delfino

    sia,

    sulle

    monete, sempre

    simbolo

    di

    Taras,

    il

    cavaliere

    sem-

    pre

    di

    Talanto.

    3)

    Evans,

    p.

    186

    sgg.

    *)

    Evans,

    p.

    16

    sgg.;

    186

    sgg.

    Un'epigrafe,

    ritenuta

    per

    spuria,

    si

    riferirebbe

    al culto

    di

    -queste

    di-

    vinit

    equestri

    eroizzate.

    Essa

    porta

    una dedica

    della

    trib

    e

    del

    demo

    agli

    dei

    Tbalassioi

    ed

    Hippioi.

    Edita da

    Carducci,

    Delizie

    tarantine,

    I

    p.

    Ili

    sg.,

    e

    da

    EiORBLLi,

    Bull.

    Inst.

    1841,

    p.

    174. Cfr. l.G.

    XIV

    53.*

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    30/381

    1.

    -

    Taras

    9

    d)

    I

    simboli

    e

    gli

    atteggiamenti

    che

    acompagnano

    il

    riapparire

    dell'eroe

    a

    cavallo

    del

    delfino,

    sul

    i^

    delle

    monete,

    seguono

    e illustrano

    gli

    avvenimenti

    pi importanti

    della

    storia

    interna

    ed

    estera

    della

    citt

    ').

    Per

    giungere,

    attraverso

    la

    migliore

    interpretazione

    delle

    fonti,

    a

    resultati

    utili,

    procderemo per

    gradi

    ;

    esaminando

    prima

    le

    figure

    dei

    due

    eroi,

    Taras

    e

    Falanto,

    ed

    esaminando

    poi

    pi

    a

    lungo

    quest'

    ultima,

    senza

    dubbio altrettanto

    pi

    oscura

    quanto

    pi

    importante

    :

    passeremo

    poi

    a

    determinare

    in

    quale

    relazione stiano

    esse

    con

    Posidone,

    la

    divinit

    poliade

    dei

    Tarentini,

    e

    a

    concludere

    sull'origine

    e

    sul

    successivo

    svol-

    gimento

    dei

    singoli

    culti

    e

    delle

    rispettive

    tradizioni.

    Taras

    e

    Falanto furono

    evidentemente

    sempre

    due

    personalit

    mitiche distinte

    ;

    nonostante

    l'affermazione

    in

    contrario

    di un

    moderno

    studioso^),

    si

    pu

    sostenere,

    sorretti

    da

    tutti

    i

    dati

    delle

    fonti,

    che i

    due

    eroi

    non

    solo

    si

    rivelano nettamente

    di-

    versi

    nelle

    origini,

    ma

    che,

    anche

    nei

    tempi pi

    tardi,

    non

    si

    arriv

    mai a

    confonderli,

    ma soltanto

    ad

    attribuire

    all'jLino

    parte

    del

    patrimonio

    mitico

    prima

    legato

    alla

    figura

    dell'altro.

    La

    figura

    di

    Taras

    ci

    apparisce

    del

    tutto

    secondaria:

    egli

    l'eroe

    eponimo

    della citt

    ed

    ogni

    citt,

    lo

    sappiamo,

    ne

    ha

    regolarmente

    uno

    e

    al

    tempo

    stesso

    del

    piccolo

    fiume

    che

    ne

    bagna

    il

    territorio

    ;

    ne

    abbiamo,

    nella

    Magna

    Grrecia

    e

    in

    Sicilifi,

    esempi

    numerosi

    e

    significativi^).

    ')

    Evans, p.

    24

    sg, ;

    cfr.

    G-abdner,

    p.

    121.

    *)

    BusLBPP,

    in

    RoscHER,

    art.

    Taras

    yll

    lief.

    1916, p.

    91

    sgg.)

    ;

    Taras e

    Falanto

    sarebbero

    due

    epiteti

    o

    due

    ipstasi

    di

    Posidone,

    con-

    fusi

    nel

    mito e

    caratterizzati

    dallo stesso sirp.bolo del

    delfino.

    Vedremo

    invece

    come il

    delfino

    appartenga propriamente

    e

    solamente

    a Falanto.

    ^)

    Tale

    il

    caso di

    Sibari,

    di

    Lao,

    di

    Meta\iro

    (la

    figura

    dell'eroe

    flu-

    viale

    si

    riscontra

    sulle

    monete di

    Medma),

    forse

    ancbe

    di

    Siris

    ;

    e

    in

    Sicilia,

    di

    G-ela,

    di

    Selinunte,

    di

    Adi'ano.

    asi simili

    sono

    quelli

    che ci

    presentano

    una

    ninfa

    eponima

    della

    citt e

    di

    una

    fonte finitima

    ad essa

    ;

    cosi

    A

    Terina,

    a

    Mednla,

    a

    Cuma,

    a Velia.

    (Vedi

    i

    singoli

    capitoli

    di

    questo

    studio,

    e

    il

    mio

    articolo

    La

    figura

    taurina

    sulle

    monete

    della

    M.

    Grecia,

    in

    Riv.

    Ital. di

    Numismat.

    1920, p.

    105

    sgg.).

    Su

    Taras

    dio

    fluviale,

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    31/381

    10

    GAP.

    I

    -

    TARANTO

    Anche

    la

    sua

    figura mitologica

    non

    rivela

    nulla

    di

    singolare

    :

    egli

    fatto

    figlio

    di

    una

    divinit

    locale

    connessa

    con

    la

    tradizione

    di

    precedenti emigrazioni

    di

    popoli

    ^)

    e

    del

    dio

    o

    dell'eroe

    tenuti

    in

    maggior

    onore

    dai

    cittadini

    della

    colonia

    ;

    di

    Posidone,

    cio,

    o

    di

    Ercole.

    Nella citt

    stessa

    si

    pretendeva

    eh'

    egli

    fosse

    stato

    sepolto.

    Ma la

    rinomanza

    di

    Taras fa

    esagerata

    dall'essere stato

    egli

    identificato col

    cavaliere

    sul

    delfino

    disegnato

    sulle monete

    arcaiche di

    Taranto.

    Di

    questa

    identificazione

    ci

    testimonio

    Aristotele

    nel frammento

    riportato

    della

    Tarantinon

    Politela

    ;

    in

    base a

    questo,

    i

    numismatici

    antichi

    e

    moderni

    riconobbero

    Taras

    nel

    tipo

    dei

    nummi

    tarentini

    ^),-

    senza

    por

    mente

    al

    fatto

    che

    un'antica tradizione e

    un

    gruppo

    statuario

    del

    V

    sec,

    rac-

    contata

    la

    prima,

    descritto

    il

    secondo,

    da

    Pausania

    (sulla

    scorta

    forse

    di

    Antioco),

    attribuivano

    il

    delfino

    per

    l'appunto

    a

    Fa-

    lanto,

    e

    non

    affatto

    a

    Taras

    ^).

    E

    poich

    nulla

    si

    oppone

    a

    che

    si

    identifichi

    con Falanto

    la

    figura

    delle

    monete,

    dev'essere

    senz'altro

    accolta

    la tesi che

    giustamente

    sostiene

    tale iden-

    cfr.

    LORBNTZ,

    de

    orig.

    veter.

    Taren.,

    p.

    7;

    de

    rebus

    sacr,

    vet.

    Tarent.,

    p.

    16

    ;

    Studniczka,

    Kyrene, p.

    179.

    ')

    Barbari

    e

    Cretesi di

    Minosse

    avrebbero

    abitato la

    regione

    di

    Taranto,

    quando

    vi

    giunse

    Falanto

    coi

    Parten;

    secondo

    Ant.

    apd.

    Strab.

    VI

    278

    :

    e

    nel

    citato scolio

    di

    Probo,

    Satyria

    ricordata

    come

    figlia

    di

    Minosse.

    Per

    la

    critica

    della

    tradizione,

    vedi

    Studniczka,

    Kyrene,

    p,

    188.

    2) EcKEL, I,

    p.

    146

    ;

    add.,

    p.

    15

    ;

    Mionnet,-

    I,

    p.

    274

    sgg;

    ;

    G-ardner,

    p.

    87

    ;

    cfr-.

    p.

    121

    ; Poolb,

    in B.

    M.

    C.

    It.

    p.

    165

    sgg.

    Qualche

    dub-

    bio in

    pi-oposito

    fu

    gi

    sollevato

    dal Birch in

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    32/381

    1.

    -

    Falanto

    '

    11

    tifioazione,

    indicando il

    periodo

    tra

    la

    met del

    V

    e

    la met

    del

    IV

    secolo,

    all'

    incirca,

    come

    quello

    in cui

    fu

    trasferito,

    nelP

    opinione

    dei

    Tarentini,

    il

    nome

    del

    dio

    jB.uviale alla

    figura

    di

    Falanto

    rappresentata

    sulle

    monete

    ;

    forse obbedendo

    alla

    tendenza

    di

    togliere

    ogni

    elemento

    mitico

    alla

    figura

    dell'ecista,

    campeggiante

    orinai

    su

    di uno sfondo

    apparentemente

    storico

    ^).

    Falanto

    dunque

    il

    vero

    eroe

    della

    ktisis

    tarentina

    :

    per-

    tanto necessario

    determinare

    gli

    elementi

    costitutivi

    di

    questa

    mitica

    figura

    2).

    Non

    si erra certamente classificando Falanto

    tra le divinit

    del

    mare

    3)

    :

    non

    solo

    l'indica

    come

    tale

    quel

    delfino

    che

    gli

    compagno

    inseparabile-,

    nella

    saga

    pi

    antica

    e

    nell'arte

    figu-

    rata,

    ma anche

    tutti

    gli

    altri

    simboli

    che

    ne

    accompagnano

    la

    figura

    sulle monete

    mostri

    marini,

    cavalli

    marini,

    la

    sep-

    pia,

    il

    polipo,

    il

    tridente

    sono

    quelli propri

    delle

    divinit

    delle

    acque;

    la

    lira stessa

    potendosi

    ritenere

    non

    sconveniente

    ad

    un

    dio delle

    onde

    sonore,

    la

    cui

    musica cara

    al

    delfino

    ed

    .

    materializzata,

    nella

    poesia,

    dalla

    voce

    delle

    Sirene

    *).

    L'

    attributo

    costante

    del

    delfino

    fece,

    pensare

    ohe

    in Falanto

    si

    potesse

    vedere

    un

    eroe

    derivato da

    Apollo

    Delfinio,

    divi-

    nit

    di

    indubbio

    carattere

    marino

    e

    identica

    a

    quell'Apollo

    Hyakintos

    che

    si

    venerava

    ad Amicle e di

    cui

    Falanto

    non

    sarebbe

    che l'

    ipostasi trasportata

    dalla

    Laconia

    a

    Taranto

    ^).

    1)

    La

    dotta dimostrazione dello

    Studniozka,

    Kyrene,

    p.

    175

    sgg.,

    non

    lascia

    dubbi in

    proposito;

    il

    materiale

    numismatico

    citato,

    ed

    altro clie

    se

    ne

    potrebbe

    ora

    aggiungere,

    sufficiente

    per

    persuadere

    che la

    leg-

    genda

    TQag

    delle

    monete

    non

    contiene

    il

    nome dell'eroe

    rappresentato,

    bens

    quello

    della

    citt.

    Accolta

    da

    Pais,

    p.

    216

    sgg,; Busolt,

    F

    p. .406,

    Byvanck,

    p,

    68

    sg.

    ;

    Beloch, P,

    1,

    p.

    240

    n.

    0;

    Ilberg in

    Eoscher,

    III

    2237

    sgg.

    ;

    Buslbpp,

    art.

    cit.

    in

    Roscher.

    Contro

    la tesi

    dello

    Studniczka

    e

    favorevolmente

    invece

    a

    quella

    del

    Olement,

    si

    schiera

    T.

    PTBRSEN,

    in

    Em.

    Mittb.

    XV

    (1900),

    p.

    48

    n. 1.

    *)

    Ohe

    il

    racconto

    di

    Falanto,

    duce dei

    Parten,

    sia

    pura

    mitologia

    non

    credo

    che

    vi sia

    oggi

    chi

    possa

    dubitare

    :

    vedi

    Studniczka,

    op.

    cit.

    p.

    175

    ;

    Pais,

    p.

    216

    sgg.;

    Busolt,

    F,

    p.

    405

    sg.;

    Beloch,

    FI,

    p.

    239

    n.2;

    Pareti,

    p.

    225.

    Alquanto

    diversamente

    giudica

    il

    Maybr,

    ApuUen,

    p.

    336.

    ')

    USENER,

    Sintflutsagen,

    p.

    158

    sg.;

    Byvank,

    p.

    68

    sg,

    *)

    Studniczka,

    op,

    cit.,

    p.

    176

    e

    183.

    ^)

    Questa

    teoria

    si

    deve

    ad

    Ern-.

    rqov,

    roV

    jtaQ

    fv

    noiv

    'Yauivdov

    TtQoaayoQsvojuvov,

    jiag

    rioiv

    'Ajz-

    ovog

    'Yauivdov.

    Head,

    p.

    54

    =

    B.

    M.

    0.,

    p.

    165.

    Monete incuse della seconda met

    delVI

    secolo,

    esibenti

    un efebo

    nudo,

    inginocchiato

    sulla

    gamba

    sinistra

    ^),

    con

    in

    mano

    un

    fiore e

    la

    lira

    :

    leggenda

    Tgag.

    L'identificazione

    della

    figura

    incisa

    su

    queste

    anticlie

    mo-

    nete

    tarentine

    ba dato

    molto

    da

    fare

    ai

    numismatici, prima

    che

    ci

    si

    accordasse

    nel

    riconoscere

    in essa

    l'Apollo

    Hyakin-

    thos

    di

    Amiole.

    Questa

    interpretazione

    si

    deve

    al

    De

    Luynes

    %

    seguito

    dal

    G-ardner,

    dal

    .

    Q-arrucci,

    dall'

    Evans,

    dal

    Babelon,.

    ^)

    Al

    Posidone

    del

    Tenaro in modo

    specifico

    accennano

    il

    caratteristico-

    tipo

    adottato

    per

    rappresentare

    Talanto

    sulle monete e sui

    monumenti

    figurati (ofr. pag.

    12,

    n.

    4)

    e la

    particolare'

    devozione

    dei

    Tarentini

    per

    il

    dio

    venerato

    nel

    santuario

    di

    questa

    localit

    (Paus.

    Ili,

    12,

    5).

    *)

    Resterebbe

    da

    indagare

    se

    pur

    ne

    vale

    la

    pena

    l'origine

    della,

    saga

    che

    fa

    naufragare

    Falanto

    nel

    seno

    criseo

    e

    lo fa

    quindi

    trasportare-

    in salvo

    sulla

    groppa

    di

    un

    delfino

    (Paus.

    X

    13,

    10).

    Non

    necessario,,

    per

    spiegarla,

    supporre

    la

    provenienza

    locrese

    di

    Falanto

    (cfr.

    Pais,

    p.

    216)

    ;

    basta

    pensare

    semplicemente

    cbe

    essa

    abbia

    fatto

    parte

    del racconto delle-

    gesta

    di

    Falanto, prima

    del suo

    arrivo

    in

    Italia:

    questo

    racconto

    faceva,

    appunto

    arrivare

    l'eroe

    nella

    Focide, attraverso,

    appunto,

    al

    seno

    criseo,

    per

    interrogare

    l'oracolo

    delfico.

    3)

    Il

    G-ARDNBR,

    p.

    87,

    fa

    osservare

    come

    la

    figura

    non

    deve

    ritenersi

    rappresentata

    in

    ginoccbio,

    bens

    nell'atto

    di

    correre.

    4)

    Ann.

    Inst.

    11(1830),

    p.

    340

    (cfr.

    le

    osservazioni

    del

    Panopka

    ibid.,

    p.

    342

    sgg.

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    40/381

    2.

    -

    Apollo Hyakinthos

    19

    .

    -

    e,

    con

    qualche

    incertezza,

    dallo

    Head

    ^).

    inutile

    intrattenersi

    sulle

    identificazioni

    proposte

    dai

    numismatici

    meno

    recenti^).

    Head,

    p.

    67

    sg.

    =

    B.

    M.

    C,

    p.

    163.

    Testa

    di

    Apollo

    sul

    d)

    di

    monete d'

    oro

    della

    fine

    del see.

    IV.

    Ann.

    Inst.

    1883,

    p.

    202.

    Frammento

    di

    statuetta,

    rappresentante

    probabilmente

    Apol-

    lon

    Hyakintlios.

    Non

    si conosce altrove

    un

    Apollo

    espressamente

    venerato

    sotto

    r

    epiteto

    di

    '

    Ymvdog

    :

    invece

    ben nota

    la

    divinit

    di

    questo

    nome,

    il

    cui culto

    fu

    diffuso

    in molte

    rgigni

    del

    mondo

    greco,

    ed

    ebbe

    per

    il

    suo centro

    in

    Amicle^).

    'Ynivdos

    propriamente

    un'antica

    divinit

    peloponnesia,

    predorica

    ^),

    non

    perci

    molto

    diversa,

    sotto

    un

    certo

    punto

    di

    vista,

    da

    Falanto.

    Mentre

    per

    di Falanto

    sembra

    chiaro

    il

    carattere

    posido-

    nioo,

    non

    altrettanto evidente

    la

    natura

    apollinea

    di

    Hya-

    kinthos,

    ignorando

    noi

    per

    quali

    ragioni

    i

    Tarentinj

    lo

    iden-

    tificarono

    pi

    tardi

    con

    Apollo

    ^).

    Si

    tentato di

    interpre-

    1)

    GrAKDNER,

    p. 86;

    GrARRUCOi

    II, p.

    125;

    EvANS,

    Numis3a.

    Chron.

    ,

    ni,

    9.

    (1889),

    p. 186;

    Babblon,

    II

    1,

    p.

    1379

    sgg.;

    Head,

    p.

    54.

    Cfr.

    Vlasto,

    Sare

    or

    unptibl,

    coins

    of

    Taras,

    in

    Num.

    Oliroa.

    1907, p.

    277.

    Il

    PooLB crede die anolie

    in.

    questa

    figura

    si debba riconoscere Taras.

    ^)

    L'

    ECKHEL,

    I

    p.

    146,

    si

    dicliiara

    incerto fra

    Apollo

    e

    Arione

    ;

    Ott.

    MLLEB

    in

    Ann.

    Inst. V

    p.

    166,

    aveva

    proposto

    di

    riconoscer'vi

    un

    satiro

    offrente il

    fiore

    dell'

    orcljidea,

    chiamato

    satyrion,

    in memoria di

    Satyrium,

    dove

    si stabili la

    colonia

    dei

    Parten

    .

    Vedi

    anclie

    Millingen,

    Consi^er.

    p.

    108.

    .3)

    RosoHER I 2759

    sgg.;

    Eitrbm,

    in'R.E.,

    IX

    7

    sgg.

    ^) Welcker,

    Gr.

    Gotterl.

    I

    p.

    473

    ;

    Dbimling,

    Leleger,

    p. 124;

    Roscher,

    art.

    cit.

    ;

    WerniceEj

    in R. E,

    II

    70

    sg.

    Cfr.

    Maas,

    in

    Hermes

    XXT

    (1890), p.

    405

    sgg.

    Wide, p.

    290

    sgg.

    ; Rohdb,

    p.

    144.

    ^4-

    In

    AmiclB, Hyakintlios

    non

    fu

    mai

    identificato

    con

    Apollo

    nel

    culto

    ;

    l'antico

    dio

    peloponnesiaco

    fu

    piuttosto

    quivi

    un

    o-vvaos

    della

    nuova

    divi-

    nit olimpica,

    ma

    le

    due

    figure

    non

    si

    fusero

    mai

    (cfr.

    E,ohdb,

    p.

    142

    sgg.

    ;.

    NiLLSON,

    p.

    130).

    Tanto

    meno

    avvenne

    l'identificazione fuori di

    Amicle.

    Se

    la

    notizia

    di

    Polibio

    va

    presa

    alla

    lettera,

    il

    caso

    di

    Taranto

    sarebbe

  • 7/25/2019 Culti e Miti Della Magna Grecia [Microform].

    41/381

    20

    GAP.

    I

    -

    TARANTO

    tarne

    il

    nome,

    riconnettendosene

    la

    radice

    'au a

    quella

    di

    iuvencus

    (cfr,

    ant.

    ind.

    yuvasas)

    giovane

    e

    interpretando

    diivdos

    =

    uovQliog

    {adulescentulus)

    o

    anche

    ravvicinando

    que-

    sto

    epiteto

    alla

    glossa

    di

    Esioliio,

    -anl^ei

    '^

    ^q^ei,

    q designando

    Hyakinthos

    come

    un'

    antica

    divinit

    della

    pioggia,

    in

    gene-

    rale

    delle

    acque,

    assimilata

    pi

    tardi con

    Apollo

    ^).

    Comunque

    sia,

    l'Apollo

    Hyakinthos

    di Taranto

    senza

    dub-

    bio

    inseparabile

    dall'

    Hyakinthos

    di

    Amiole

    ^),

    ed

    pertanto

    da

    annoverare,

    insieme

    con Posidone-e

    Falanto,

    tra

    le divinit

    che

    i coloni

    di

    Taranto

    portarono

    seco

    dalla

    madre

    patria.

    Il

    culto

    che

    ad

    esso

    si

    prestava,

    era

    probabilmente

    di

    tipo

    otonico,

    e

    va

    annoverato

    fra

    quelli

    dello

    stesso,

    genere,'

    fiorenti

    in

    gran

    numero

    a Taranto

    ^).

    La

    diffusione

    del culto

    di

    Apollo

    Maloeis

    in

    Occidente

    (cfr.

    il

    nome

    i

    Maleventum)

    pu

    infine

    lasciar

    supporre

    ch'esso

    ab-

    bia

    preso

    le

    mosse

    da

    Taranto,

    dove

    pi

    verosimilmente

    ohe

    altrove,

    si

    sarebbe

    venerato

    l'Apollo

    Maleatas

    ^).

    isolato

    (cfr.

    GtKUppe,

    p.

    833,

    n.

    1;

    p.

    1246,

    n.

    7; Studemund,

    ^weccZoto

    varia,

    p. 267).

    1)

    Al

    G-BRHARD

    {Myth.

    paragr.

    804,

    1 n.

    313,

    1

    e.)

    e al

    Wblckbr

    {Gr.

    Gotterl..,

    p.

    473)

    si

    deve

    la

    proposta

    identificazione

    dell'Apollo Hyakiiitlios

    di

    Taranto con

    l'Apollo

    teTQ%BiQ

    e

    xexQcotos

    di

    Amicle,

    identificazione

    accolta dal

    Wide,

    Lak.

    jST.,

    p.

    95,

    il

    quale,

    ravvicinando

    la

    notizia

    di

    flesych..

    (s.

    v,

    kovqIiov),

    che

    Apollo

    tezQxeiQ

    si

    chiamava anche

    kovqiov,

    all'etimologia,

    bniv'dos=-yavasas, proposta

    dal

    BRuaMANN,

    {Grundriss

    d.

    vergi.

    Gramm.

    II

    1,

    p.

    237

    n.

    1),

    si

    pronunziato

    per

    l'

    identificazione

    ApoUon

    Hyakinthos

    =

    ApoUon

    KOVQltog.

    La

    seconda

    glossa

    di

    Esichio,

    vam^ei

    ^Qxei,

    ha indotto

    poi