Della equitazione muliebre [microform] : discorso...
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The Cicognara Library: Literary Sources ip the History of Art aiiS'Kmdred Subjects
Published by the Leopoldo Cicognara Program at the University of Illinois Library inassodation
with the Vatican Library. ESrector: Léonard Boyle, O.P., Prefect, the Vatican Library; Editors: Philipp
Fehl and Lìzabeth Wilson, the University of Illinois. Editorial addrcss: The Cicognara Project,
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This number cortesponds to the entry in the Gitalogo ragionato dà libri d'arte e d'antichità posseduti dal
Conte Cicognara (Pisa, 1821) reproduced as title 1 in thè microfiche series. The microfiche should be
filed in numerical order.•'
,
Tl]e number below is the number of the microfiche in the title^ i.e. 2 of 6 means the secònd microfiche
in the set of 6.,
Technical Data:' •
. .
Producing Laboratory: Vatican Library Photographic Department - • ,
Microfiche Copies: Made by Chadwyck-Healey Microform Publishing Services, Bassingboum,
^Cambridgeshire, United Kingdom •_ < '
Date of Microfiche Ed'ition: 1989- . .' _
Format: 30, 49, 60 or 98 frame, 105 X 148 mm,24x nominai reduction
Film Type: Positive, Silver halide, archivally permanenf, processed to BSI & NMÀ standards.
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The Cicognara microfiche edition reproduces the entire Fondo Cicognara of the Vatican Library.
Leopoldo Cicognara (1767^834) assembled the largest and most judiciously comprehensive library
on art, archi tecture, archaeology, art history and criticismin existence. The library is described in
detail in Cicognara's Catalogo (Pisa, 1821) which is the first title in this microfiche series. Gcognara's
library was purchased by the Vatican in 1824 and continues to be preserved as a unit.
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DELLAEQUITAZIONE MULIEBRE
SIECOR89 FILOSOFICO
DI SERAFINO SIEPIP. P. di Belle Lettere
Nel Patrio 'Ginnasio di Perugia
OF FIATOdall' autorb al merito b alla tirto* singolari
ssgli zcregj nobilissimi signoni
# 4 < «r «
FABRIZIO DEGLI ARCIPRETIDELLA PENNA CRISPOLTI
s cost essA
TERDELINDA CESAREIPatrizj Perugini
IK OCOASIOHX DELLE FAUSTISSIME LORO NOZZE
^
IN PERUGIADalle Stampe della Società Tipografica
1 8 1 3.
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— Ili -All' Ottimo Signor Sauone
FABRIZIO DEGLI ARCIPRETI
DELLA PENNA GRISPOLTI
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L' AUTOIiE
L.le virtù più subiti che in Voirisplendono , le adorabili qualità che vi
distinguono , la preziosa Amicizia della
qiial mi onorate , da me richiedeano so-
lenne tributo ossequioso di stima di af-
fetto di riconoscenza nella tanto benau-
gurafeJlIlilISfcostanza delle faustissime vo-
stre nozze . Fin dal momento che i lieti
plausi della Fama mi annunziarono la ele-
zione di una Sposa degna di Voi, ele-
zione che il vostro spirito illuminato aveafatto , e il vostro cuore non prevenutoche dalle dolci attrattive della Virtù ,
approvava ; a me surse in pensiero d' in-
trecciar qualche serto di Alloro ascreo e'
dì Mil;t0-idalip4,e qualche ghirlanda in-
-y^sfWi^mt'-:
tessere di pindarici fiori, ed appender-gli all'Ara del Pronubo Nume che aeco«
plierdovea gì' inviolabili vostri giuramen-
ti e stringere il nodo sacro dell' aureo.,
vostro Connubio . Sino da quelT istante
avrei voluto sciogliere un' inno votivo al-
la Dea fecondatrice de' talami , e spic-
cando la cetra dal funereo cipresso su
cui già da gran tempo!' appesi mal tem-perata e polverosa scherno de' venti e del-
le vicende ; a.vrei voluto armonizzarne le
corde al suon commovente di eletto^car-
jne sacro ad Amore, a quél Dio che figlio
non già di ozio e di lascivia umana,ma candida e celeste emanazione dell'
Amóre Increato , nel seo vi destò le più
soavi ed energiche fiamme, e l'arbitro fu
dei teneri' vostri, affetti . Ma in tanta copia
inondatricè di versi e in tanta sazietà di
ogni cosa poetica , dovea io pure multi-
plicare le poetiche inutilità, ed unirmi
a degradare la maestà del Parnaso Italia-
no colla replica insulsa e nauseosa delle
medesime invocazioni ad Amore ad Ime-
ne a Giunone a Venere ed alleprazie,
dei medesimi vaticinj che poi si perdo^no tra la folla dei ftogni , e delle mede-sime frasi che vuote di senso o^roao ap-
pena il vanto di unaefimera eleganza di
paiòle ? Avrei dovuto tar conte al Pub-blico le vostre doli e quelle dell' amabi*le vostra Spòsa ? Ma non basta pronunzia-
re il Vostro Nome, per ridestare la idea
delr Uomo affabile benefico generoso,
intento liMcamen te a coltivare le lette-
re, a pimeggere i letterati, a sollevare
la umanita\^ a coronare il Merito e la
Virtù ? Ed a formare l'elogio di Lei , nonbasta ricordare che è figlia del conte Giwlio Cesarei <, di quelT uomo singolare chefu sempre la delizia delia sua Patria, edora assai più che n' è benemerito muni-ficentissimo Preside (i), e della incompa-rabile contessa Vittoria Gualterio ^ lo. di-
cui acerba e cara memoria non può nel-
la mente de' Buoni giammai senza lacrime
rinnovellarsi ? (2)"iNon Inista delinearne
in brevi parole la immagine, affermane
-^i) Eletta fin <!al Luglio del igojK dagl' incliti Rappresene
ùnti di S. M. I' Impekadore de^ Francesi a sostenere ìa. carica
£i Mere df Pnugia; coi tratti della più luminosa beneficenza*
e coils insinuanti maniere della più saggia e prudente condot-
ta , si attrasse l'ammirazione e l* amore di ogni ordine di Cit»
ndiAi) al pari dell'egregio «Ig. conte Giovanni Sfoda meritis*
Simo 'Sotto-Prefetto
.
(i) Chiunque fìi privo del bene di conoscere i pregj di'
to le ombre famose degli Avi che colle
imprese delle Armi e della Toga splendi-
de renderono le vetustissime prosapie de-?
gli Arcipreti , della Penna , dei Crispol-
ti , dei Cesarei , ed accrebbero i trionfi
dell' Augusta Turrena perciò mai sempre
„ Temuta in guerra e venerata in pace ':
Ma Voi , giusto calcolatore del vero me-rito personale , mi avreste colla vostra
saggezza e riserbo imposto silenzio , ond*
io tacendo pago, sarei stato , come lo so-
no, di additare ai cupidi sguardi i fasti
della Patria assai meglio loquaci cbe le
fredde apostrofi e le languide descrizioni
de' meschini poeti . La dignità ed eccel-
lenza del Matrimonio , i suoi gravi este- ;
si ed importanti doveri omai dalla più
gran parte de'Conjugi o calcati 9 deri-
si , le interressanti ma oggidì troppo malconosciute sue relazioni col bene privato
ponimenti Poetici recìnti nei Parentali della illustre Defón^ e
pubblicati In Perugia l' inno medesimo per le stampe della So*cietà Tipografica.
.r-
istruito e dalla Religione? E se tentato
avessi pure tin volo ardito nei vasti cam-pi delle Belle Arti proprie di animo no.
bile e generoso , e coli' entusiasmo eheispirano , avessi a Voi favellato del Dise-
gno della Musitfa della Danza della Poe-
sia delle Arti in somma imitatrici della
Natura e nate dalla sensibilità e dalla
immaginazione, a rendere l'uomo in qual-
che modo felice in questa valle di esi-
1, glio e di sciagura : non avrei dovuto te-
si^.
(i) L* Etica«la. Metafisica I le 6el!e Lettere fiirono gli
ìtnij che «ino da giovanetto coltivò l'Autore. Tradusse perciò
ed illustrò con varie aonotaiiooi I' aureo Trattato della Ceniola-
KÌone della Filosofia di Severino Boeicio coli' aggiunta di tre ince<
ressantissime ditsertazioiii 1' una tuì Premj e le Pene delia Legge
K*tmale, la seconda sulla BellefAa, la terza sulla felicila , Dt-sideró egli di esporre il suo lavoro al pubblico giudiiio e, fu-
lìiiio di esso fin da qualdie' anno impressi alcuni fogli Le c.r-
«ostanze'a cui soggiacque l'Autore poco favorevoli al sno di< --
gno fecer tospendcte la impressione di quest'Opera utiliisioia ;
ed ella attende ancora ed inplora la mano adjutnce . e benefica
di un Mecentut per sorgere dalle tenebre ed apparire qual' ella
tiaii alla luce della Repubblica Letteraria. . .>,, . . ,
..
. • V. . -; ", :-,... V
*;.
^ ^, vili -^\:'.v
. » .-.'.'..'méte cTie a! troppo audace mio Geni*»
, la scarsezza dei Jumi e la fiacchezza dell'
, Ingegno y a mezzo il corso, avesser tar*
paté le ali , e che Voi e la vostra Sposadi quelle Arti dominatrici del cuore in-
dustri coltivatori e di loro bellezze inna-
morati già da gran tempo j aveste riguar-
dato con occhio di compassiÒTi e gì -inu-
tili miei tentativi ? Pn dalle ragionevtfU
esposte riflessioni che nacque in me il pen-siero di scrivere e consecrarvi la Prosa
f*!^'[che vi presento sulla Muliebre Equità'zione alla yostra ornatissima Sposa diret-
ta . Il soggetto di questo qualsiasi stori-
co-filosofico mio Discorso si compiace, agiudizio di Uomini versa tissìmi in ogni
maniera di erudizione , del pregia della
r.ovità. Ninno finqui , per ^anto essi
mi assicurarono, ha di proposito ragio-
nato , quantunque molti nelle Opere lóro
xie abbiano di passaggio fatto parola , dell'
uso di cavalcar delle Donne, e delle Don-ne più celebri che in esso si esercitarono ^
La Vostra egregia Signora^ che fin dai
piìli teneri anni in ogni genere di belle
arti e di ginnastiche esercitazioni nofì
disconvenevoli al sesso f» nobilmente edu»
; cata , non ha certo obbliato la Cavalleriz-
za ì ed io so che gli amenissimi Colli di
\
«„ J.,...^ -^^v. >..^^ .\,.k!..c.-^ •-> -:'^j..-; .;.•; .j. a.. -: -^ -i,
7T^:'Tf*5?^<*it'>^|''-S!f^
,,sànt' Etiea e di Agello (i.) animiraron tal
fiata la sua agilità nel sedere a cavallo
e fecer plauso alla destrezza colla qua-le, adorna di viril maestà e di flignoril
grazia e decoro , il freno reggea e mode*tava il corso del suo destriero spumantee superbo di sì bel peso . Tuttavia ella
forse non avrà compreso finora i pregj
tutti e le utilità della Equitazione , e cer*^
tamente la maggior parte delle sue pari
e ideile persone del suo sesso o mai nonla stimarono come pure da lor si dovéa^o da lunga stagione con grave loro dan-no la dimenticarono fatalmente . (a) Perla qual cosa a rieccitare nelle Donne il
pressoché estintcr Genio della Equestre
0) Celebri Cattella l'uno al Mezto^f , 1' altra «1 Sad>0>vett di Perafsia e da lei dinanti circa dna.1ej(he , ove la-fami*
{lia Cesarei ha commodi palagi ^ ampie viìle e poitidcnxe »•dove nel Màggio e ncll' Ottobre il >ig. conte Giulie coll'a'nia«
bile Prole ed elettitiima schiera di Amici) preKCglie «llegro epiacevole toggiomo a «ellevtrsl aletta fò dalle moleste cure di rat*
IO 1' anno,
(») L' Efemerìdi della Moda negli scorsi anni pìA volte
prescrissero la rqnitatione alle Donne > e assegnarono loro la
BMniera e gli abiti che avsebbono dovuto usare. Alcune eleganti
Signore , per non mosiratii ribelli a «uielU dispotica divinità »
ubbidirono per poco alia legge sacra ed inviolabile t * ** videro
qualche giorno patteggiare per la Cittì a cavallo. Ma perchial*
lora secondavano il capriccio della moda e non 1 suggerimenti
della ragione • e dcU'uUie proprio» pòco 4of9 cesiMVBo 4all«»
dcvok cMtciaia* .:^/-;.--.
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wmsiSllltfSig^i^i^^fltfi^^
Minerva, più dotti volumi dappria svol-
gendo , ed a varie diuturne analitiche r^-
ìries&ioni dando luogo nello spirito medi-tante; risolvei di scrivere questi fogli.
Io non avrei contuttòciò osato di pub-
hlicargU e di offerirgli a Voi perchè gli
presentiate alla preclarissiraa vostra Spo-
sa, se l'avveduto consiglio di due chia-
rissimi ed eruditissimi Letterati, che la
degnazione a me accordano della loroA-^icìzia , e che Voi pure a buon diritto
altamente stimate ; non mi avesse deter-
minato , encomiando il mìo pensiero , adeseguire il concepito disegno. Furono que-
sti il sig. ab. Francesco Cancellieri ro-
mano (i) , ed ì\ nostro Concittadino sig.
Giambattista Vermislioli ambedue notis-
(() Consultato il eh. CanccHieri dall' Atit. su varj punddell' Argonaento impreso a trattare ; il gentilissima) Letterato lo
favorì di pronta analoga risposta , ove tra le altre xono notabili
~J^ le seguenti espressioni ,, Le rendt vivisiime graicie della lingalàr
„ batuh che mi dimottra desiderando di maggìcrmente ineritar-
,1 mela nel scccndare le sue doct; ricerche per la bella e nusva
„ Dissertazione che sti' lavorando sopra 1' amichici ed utìliti
i, della Equitazione donnesca. ,, e in un poscritto della etu*
dita sua lettera „ Tostoche si sarà fatto il merito invidiabile
,1 con tutto il bel Sesso di produrle la sui Dissertazione « la
>t pr^go di am ritardarmi il piacere di aisaporarla j, Questeparole uscite dalla penna di un Uomo di tanto gusto e sapere
lusingarono 1' amoi prcpiio dell' A ut. ed allora fu che tisolveite
di proseguire a fronte di molti ostacoli coraggiosamente 1' iatta«
preso lavoro e di pubblicarlo.
. i; '.'^.^,AC^ ì! r'i^tffr;\il^ri'-''''r'.t»tikSj^ '^' iì1''.i;rini'AVm/fitfiy«*'.f^ Ti.^^n-JlTìf il Kiì'^'. i±l^ ''
l'hlìfri'T lìtfnrifr- 'iiL"-''''-
•
u1^^'^SP?^?^«H'^?V^^5^^
^ XI -8Ìmi alla Repubblica delle Lettere pct
tante dotte applauditissime opere di cui
l'hanno arricchita, dai quali pur moltoriconosce il mio lavoro ; cognizioni e lu^
mi avendomi l'uno comunicato, ed ap-prestato 1' altro a beli' agio gran numerodi non conuuii e scelti libri d' onde ri-
trarre interSsanti e peregrine erudizie-
ni , a rendere men povero e disadorno emeno immeiitevole della vostra e dell'
approvazione del Gentil Sesso il mio Di-scorso, (i) Qualunque egli siasi, ottimo
ed egregio sig. Barone , io lo consacro aVoi. Egli è di vostro diritto. Voi col-
la usata vostra bontà degnate di gradi-
mento l'impegno corrispondente alla fra-
(t) Interessando questo Libretto sprcialmente le Donne ^
e chiedendo di esser letto particolarmente da loro; ha creduto
inutile l'Aut. di citare minataitiente i luoghi donde ha tratto le
sentenze e i fatti che riferisce , e molto più inutile il copiare i
testi originali degK Autori. Se a parere del eh. ab. Roberti ,«
„ è pompa vanissìma lo inzeppare i margini fiior <li proposito
), per densissimi testi di vario linguaggio ; >, ed. egli si ride di
un letterato „ che a interpretare due o tre versi di un poe-
„ ta latino , scrisse un libra che fu poi chiamato la Dissertazio»
,, ne delle tremila citazioni „: [_ Leti . al Conttg, Sf0tK0ni'](iuanm
più vana pompa non sarebbe stata nel caso dell* Autore ? Noaha tuttavia omesso quelle allegazioni che gli hanno «embrato più
necestarie a dar peso ed autorità alle più fcrti dinjostrazioni ;
assicurando incanto che i fatti de' quali si è dispensato di ciurc
i luoghi donde son presi « riconoscono la più pura sorgente nc>
!;Ii scritti di veridici e accreditati Autori} e sono ia realtà ri*
cric) da quelli che vengono nominati
,
ipiilPiipjfPPlsyifw??*^^
- XTI -^ tf
ìetza. clelle mìe forze é, e il dotto ìnferìoi*»
d' assai alla grandezza del mio buon ve*
lere . Voi con un sorriso di compiacenzacommendate Ja lettura di questo mio Li»-
bretto alla vostra Gentilissima Spos^.Oh /
quanto anderebbe superba Y opfera mia se
per vostro me«zo Vantar potesse di aver
suscitato , a gloria novella del nostro Suo-
lo Augusto , una non cinta degli allori
sanguinosi di Marte ma del pacifìco oli-
vo di Fallade , non favolosamente terri*
bile ma veracemente adoràbile , intrepi'
da Amazzone (t) perugina nella baronessa
Terdelinda Cesarei della Penna.
fi)Avremo occasione dì parUre in progrcfto delle Am»«tonìé Gli antichi storici le rappretentano qiui mostri sanguina*
tj e feroci spiranti ovunque strage morte spaventi) . Ma il Uen-fil Sesso , tono qualunque dima egli si trovi > non è nato per di>
struggere e atterire gli uoinin! , ma si bene per allettargli e moK*
tiplicarli . Noi formeremo il quadro, delle valorose militari
imprese di queste eroine nella famosa loro spedizione con*
tra de* Greci a favor de' Srojani , ma tratto da poetiche n^r*
talloni non assicuriamo che il nostro Quadro min sia poetico
in gran parte „ Riunendo , dice il tig. Freret > la narrazio'
f, ne di Dlodoro Siailiano e di Ttogo Pompeo compendiate à\
fy Giustino , si potrebbe comporre Una specie di Storia seguita
)« delle Amazzoni. Ma da questo lavoro non risulterebbe che
ff un* ammasso di tradizioni favolose assai mal collegate fra
it loro e che sarebbe diffìcile dì conciliare coi fatti sicuri delle
» Storia generale. Sii Antichi ebbero i loro favolosi romanzi
), come i Moderni . Il rispetto che gli studiosi dell* Antichità
>, hanno per essa gli fa sovente coiuòndere colla Storia fera*
}> ce lo storico Romanzo,
•j<t:'^-f, iiÌM
*Ki'fPP^S«'?*!JSiW»S|i*4«?|l'*Mf^'l?§,^
-- XIII ^W^it' AUABIUSStMj SlGSOZA £aìO»BSÌ4
TERDELINDA della PENNAnata GESARÉÌ
È si vedrà dunque tempre , amabilissima
Sposa, il vostro Sesso > benché di spirito di cultu-^
ra di educazione fornito > languir turpemente in se-
no dello stupide agio della vile inazione della^
torpida mollezza, ne mai sarà ohe a di nostri, co-
jne ai be' giorni di Atene e di Sparta , egli dia no«
velie prove e luminose di maschio valore e di vi-
rile coraggio? Conducono appena vegetando la vi-
ta molte delle femmine specialmente del vostro gra-
do a ouir altro intente sempre , sempre vogliose eirrequiete, che a fomentare gì' inerci inonorati de-
stri di quel Genio lussureggiante che l'immortale
Farini , col guardo della Satira non livida e mali^
gna , ma ingenua oorreggitrice de' f«>lli costumi ,
vede scendere dalle sfere da' Celesti épedita a distin-
guere le delicate fibre e il sangue filtrato d^^ pc~
trizio e della dama, dalle fibre e dal sangue de*
volgari
Già tra la servìtude e la viltade .
E '1 travaglio e l' inopia- a viver nati
.
Egli è il Genio della Voluttà che loro al sofHcs
letto presiede , alla sibaritica mensa , alla fragante
toelette , al gabinetto lascivo , alla seducente lettu-
ra, alla passionata conversazione, alla danza feste-
vole, al lusinghiero passeggio, al teatro brillante,
alle solenni comparse ancor della Chiesa, alle ve-
sti, alle parole, al portamento, aglietti. Voi che
siete una immagine espressiva e fedele dell' adorabì-
''™f^r5r«""^!T!?"F'«^'"i5T''"^r^7"?»5i"5i?«w«5P?'!^^
^ XIV —le vosti^ Genitrice, poichà tal vi formò Natura che
innamorata di sì bella opra sua , a non perderne la
idea, volle in voi riprodurla; voi che da provvida
e sagacia educazione istruita ricalcate le tracce
della Donna forte descrìtta ed encomiata dal Resapiente; che non dalle camere dorate^ dui vani
titoli j dalle fumose genealogie e dalla servile adu-
lazione, ma soltanto dal merito e dalla virtù, mi-
sarate i sradi della Nobiltà : voi riguardate coli
occhio del disprezzo 1' abbrutita maniera di vive-
te di quelle insensate , la di cui esistenza non ag-
giugne che inutil peso alla terra ; Voi sapete es-
ser forte e magnanima anche nello eleggere e fruir
de' piaceri necessarj alla vita , e non ignorate chetìno de' piaceri più degni di saggia donna magna-nima e forte consiste appunto nell'esercizio della
Equitazione . Ma Voi pure abbastanza modesta per
non apparire colla singolarità de' vostri censuratri-
ce degli altrui costumi; Voi pure, or che dalla
solitudine e dal ritiro un felice; Connubio vi richia-
ma allo spettacolo del gran mondo , non oserete con-
tradire alla stolida opinione di molte delle vostre
pari ; e mentre tra le mura tacenti del vostro pa-
lagio con solleoita cura tratterete i dimestici affa-
ri , gl'importanti doveri adempiendo che ad utile
cittadina prescrìve la patria, a vigile aignora il
governo morale ed economico della famiglia, a con-
sorte e madre amorosa i sacri vincoli conjngali ;
Dell' uscir poi dal silenzio e dalle occupazioni adonesto ricreamento , non vi mostrerete per le vie
romorose della Città , che o premendo gli oziosi
origlieri di un cocchio, o qualche rara fiata len-
tamente movendo il passo non per far uso di qua*
saldi stromenti che dievvi Natura a camminare , masol per gustare il diletto della varietà negli stessi
movimenti della persona . Perchè la Moda noi vuo-
le, mai vi ai vedrà agile e coraggiosa montare a ca>
;
TIP?^!?"9S5«f'y5W^!R^?'iP!?Sf^
^allò; perché le vostre pari noi fnnno, mai rapida
percorrere cavalcando i nostri sentieri ; maiChe dissi? Ed io potrei applicarvi il carattere di
debole e d' imbecille ? Voi anzi affronterete il pre-
giudizio, combatterete la opinione, ed animata dal-
le mie parole , persuasa dalle mie ragioni , ripor-
terete il trionfo della grandezza di animo della co-
stanza e della virtù . Ecco difatti > amabilissima Spo-
sa , che io mi accingo a dimostrarvi essere la Mu^liebre Equitazione . J. Antichissima ed unioersale
neW uso . II. Dilettevole nelle circostanze III. Uti-
le negli effetti . U uso della Equitazione > perchè
antichissima ed universale , è uno stimolo alla ra-
gione delle nostre donne , onde lo imitino; le circo-
stanze della Equitazione, perchè dilettevoli , sono
invito alla sensibilità delle nostre donne Onde di esse
si gMìvino ; gli effetti della Equitazione,perché uti'
//,^ìraM cagion motfiee alla volontà delle nostre
doaM|raftnde gli sperimentino . Se a me sarà dato
di porre nel più chiaro lume qusste proposizioni e
di farne , per cosi dire , toccar con mano la veri-
tà; io son d'avviso che il Gentil Sesso saprà buongrado al mio impegno, vincerà da forte ogni ripu-
gnanza , supererà ogni ostacolo , adopererà di fre-
quente il commendato esercizio . E Voi col vostro
esempio assai più de' miei detti loquace autorevcrle
insinuante ; Voi sarete il più energico slimolo alla
ragione , il più dolce invito alla sensibilità , la più
irresistìbile cagion motrice al volere delle vostre
Goncittadine , che aneleranno alla gloria di emular-
vi sulle tracce
Del lor prisco valor della primieraSegnata di virtù nobil carriera .
Fra le più utili produzioni del Genio, tra i
primi euggerimepti del Bi«ogno , tra le più facili
scoperte della Industria / fra le più nobili cure del
** XVI --
piacere innocente e dell* onore , fra le arti più belle
e interessanti è certamente da noverarsi la Equità-ione . Ma indarno la Storia fedele si sforza di pe^
netrare colla face luminosa della Critica indagatri-
cejn meszo alle tenebre inaccessibiii della più ri-
nota aotichit& a rintracciarne fra quelle ombre la
origine (i). Ella si perde tra i neri vortici dell' ob-
blio che le vaganti chimere e i fantastici sogni de*
tempi mitici e favt>losi ravvolgono anche più nella
oscurità delle dense loro ali. Ed «ceo fra i Poeti
chi attribuirne il ritrovamento a Pallade domatri-'
ce sollecita del Pegaso alato , di cui fé* poi raro
dono aU'ictraprendente figliuol di Glauco (*);e chi
» Glauco medesimo ohe ne* funerali di Pclia rolla
«aa nuova e per lo innanzi sconosciuta abilità di
premere il dorso a nn- cavallo, disputò- il premio
ai corridor più famosi de'cocchj; e chi all'arcade
Cesio genitore di Atlante cho riportò la palma dell*
Olimpica Agone nei parentali giuochi di Pelope ; edaltri ai ^^indsridi eroi (**) che meritarono appuutodi essere riputati prole di Giove per la singolari»
(t) Plutarco dice che prima di Teseo ( che ti fa vivere
a! tempi di Samuele circa l' anno 1960. del Mondo e circa 90.anni dopo l'eccidio di Troia ) la Storia i come una Carta Geo*grafica , alla etcremici della quale i Geegnfì pongono le terre
aconofcinte , ivi additando paesi incolti e deserti e boschi e
nari impenetrabili Il Crepuscolo della Storia , secondo Petavia
cFreret, dee stabilirsi alla prima Olimpiade de' 6reci che fiil*
sano fj6' avanti Gesù Cristo . Fra il bujo della notte antfce-
deote • questo crepuscolo il solo languido lume della Cengrtta-
ni I e lo splendore degli scritti di Mos^ , che per alrto non si
«tende che a certi confini troppo limitati pet la umana Ctitiositl ,
ci possono estere scorta a non ismarrire .
(*) Bellerofente re di Epiro di Corinto. ( Veg» Igino e
fluurco . )(**) Cattore e Polluce figli di Giove e della Moglie di
Tindaio re di Sputa
.
yf^lfr^^'--'
t '\-:0à>^ .XVII -,.:.?; - ^
tà delle loro imprese e specialmente per la loro de-
strezza nel regger cavalli; ed altri a Nettuno che
col portentoso tridente scuotendo il suolo, dal sea
della terra, spumante e rapido sorger fé' generoso
destriero; ed altri finalmente ali' ingegnoso abitator
di Epidaure , al Nettunio Messape , ai Tessali Cen-tauri (*) . Entrano in campo gli Storici e come ac-
cesi di nobil gara nella interessaAte ricerca, svol-
gono i monamenti , indagano le memorie, percorro-
no gli annali di tutti i secoli di tatti i popoli del-
le regioni tutte del nostro globo, onde- scoprire i
principj di quest'arte maravigliosa «quasi divina.
£ divinsT la riputarono difatti coloro che alla Deadel Sapere attribuirono il magnanimo ofGcio di ave-
re insegnato agli uomini in qual modo a lor beli'
agio prevaler si potessero della docilità e della ro-
bustezza del più leggiadro del più amabile del più
intelligente degl' irrazionali esseri animati atti adimesticarsi coU' itomo (i). Questa Minerva Ippeja
9{*) Veggasi Virgilio Georg. Lib. I.v. it. Lib. III. v. 44.
iir. e ut. Suzio Tebaide Lib. VI.v. }«i. Vi^. Enei. Lib.
Vii. V. 6fi.(i) Molto sarebbe a dire a formare 1' elogio di questo A-
DÌmale . Noi lenza far plauso alle follie di Caligola che al suoIncitai» fé fabbricare un palagio ed assegnò un' abiiazioue di fi-
ni miroii incrostata, ed una mangiatoja di avorio, die servi e;^. ;
guardie , vesti di porpora , ornò di eemme , e convitò più *oi^« r^; fte alla sua stessa mensa , presenundogli orzo dorato e via*
in coppa di oro colle sue mani , e giunse a dichiararla sacer»
dote e console designato ; o quelle ammirar di Vero che cibi
sempre il suo VoUtcre di uve e di pistacchi , e spesso ctatten* 'Jla^.
ne quasi a parlamento nelle sale della sua reggia avvolta in ^^manto di porpora ; o quelle di Domiziano che io dotato bronzofé scolpire la immagine del suo DiUtto poiché fii estinto : di-
remo che la sensibuiti del Cavallo il valore lo intendimento
cke lo distinguono fra i bruti « ffleciumeate gli acquistarono un
?
,4,Aas,^:^..j~5**^^,i,--";„,>i;.^ „^
' ogni tempo la stima e la benevolenza degli Uomini più sen«
sati e degli Broi più famosi . „ Docile egli del pari che corag»
„ gioso , dice il tig. di Fufifbn , non si lascia trasportar punto
„ dal suo fuoco, sa reprimere i 'suoi movimenti, non solo
y, piega sotto la mano di colui che il guida , ma sembra che ne
„ consulti e ne prevenga i desiderj . . . Egli è una creatura :
„ che rinunzia a se per non sussistere che all' altrui volere ...
„ Egli è una creatura che tanto sente quanto si brama , e tanca
„ sol risponde quanto si vuole , che per viemeglio ubbidire e
„ servire , fa più di quel che può e muore eziandio „ Quin«di come il più raro dono dai Romani agi' imperadori , e damolte altre Nazioni ai loro re nell'atto di ascendere al trono ,adargomento di affetto e di sudditanza , si presentarono dei Ca«valli 1 e s* immolarono sugli stessi lor ragni dopo la morte . Fu»
rono i Cavalli degno compenso agl'importanti servigj renduti
alla patria e allo state da valorosi cittadini ; e basta osservare
che ai prodi cavalieri greci romani orientali fu come trofeo di
loro imprese il Cavalici > *e trionfanti tornavanq^ dalla pugna
o del campo o del circo, e segnale d* infamia af vili cui si to-
glieva, se viati. Aaà furono ancora larga mercede di adula-
sione . Il suo Cavallo appunto donò l' Imp Federigo I. Barba*
rossa a quel bolognese dottor di Legge che affermativamente
rispose alla sua dimanda „ St lcimj>ersdor* fine padrone dei,
AÌoad»it contro il parere di un'altro che risposto gli avea es-
ser padrone non quanto al dominio ma quanto 4<<' umfiutto ,
perlochè si udì quest' ultimo piangendo ^petere quel giuochet-
to di parole,, Amiti equum^ qUxa dixi aequum quod non fuàt
atqmtm . Splendidi mau .olei e superbe piramidi e magnifici epi«'
tatj non da Awgusto soltanto e da Adriano, ma da altri ezian-
dio distintistimi personaggi , e da Persiani da Partì dagli Agri-'
gentini ottener defunti i benemeriti Cavalli ; siccome viventi
comparvero squisitamente addobbati di oro e di gemme finan-
che tra le Nazioni più barbire .j^B difatti nota la Storia, che.'
(mattate di oro erano le briglie dei Cavalli degli Sciti de* Mes*•ageti • de^i u&iiiix Uaat> allorché fuetti «ceieca ia Italia.
È^^i-,.f, ;v;v'-'' •:>'^:: -'•:".^j:.-j'j;'i':''v; tv .;.,—',•
,',
' Irfi :':<. \:.;.:V/-v}.'.;-,;^-.;;«/.-:;--.rr>>ÌJO«._-i:;ii,'..
WJfWlWJ.i
- XIX —iuppl, pag. iio5. ) che simbolica immagine dell'
uinaan ingegno, il quale fin dai primordj della sua
esistenza , rmdole conoscendo degli animali , seppe del
cavallo fornirsi a propria ulilità. Mentre intanto il
gran Gantor della Iliade e della Odissea
Primo pittor delle memoria antiche ^ '
.
condotti in Attila. Immense somme furano talora sacrificate al
loro acquisto, e si sa che il rinomato Bucefalo di Alessandro
valse 1' enorme prezzo dì iS talenti che equivalgono a circa
diecimila scudi romani; che ai tempi di SalooMne si apprezza-
.va un mediocre cavallo too. sidi; che uno di quei d'Egitto
si pagava trecento dramme; che duecento lire Mrnesi si ven»
dono in Persia; e che fra i negri si contracambia uo cavallo
con 14. schiavi. E cèrto, se ben si riflette ai comodi ai piaceri
ai vantaggi che all' uom procura il cavallo , alla portentosa »f-
fezione ch'egli tante volte ha dimostrato al suo signore sino asalvarlo da estremi perigli come quello di Carlo d' AngiA e di
Francesco I. di Francia ; sino a non lasciarsi premere il dorso
da altri che da lui, come quello di Alessandro e di Carlcma-gno ; e sino a piangere lui estinto come quelli di Patroclo e di
Fallante , a precipitarsi da una rupe coli' uccisor .del padronesul dosso per vendicarne la morte, conje quello di Antioco, aa morire d'inedia, come quello di Nieomede; se finalmente si
riflette al nobile orgoglio di che ha dato in luminose comparsele più stupende riprove; sarà d'uopo di affermar con Plutarc»che delle più stimate preziosissime gemme può star soltanto- ^paragaio questo Animale . Quindi non è a stupire te furono un*te volte presi dal Cavallo gli aucij^tj, pe* quali ottennero Darioin Persia e Primistao in Boemia la sovranità ; se gli Svevi nu-drirano de' cavalli , al dire di Tacito, ae' boschi sacri ondetrarre delle predizioni da loro movimenti e dai loro nitriti; seiCiove a Marte al Scie e alle principali diviniti veonero conse»cratì dalla idolatria; e se ad onorare gli Dei gli Eroi i Monar-chi^ equestri simulacri o in tele effigiaronsi o si scolpirono iomarmo o su di preziosi metalli si delinearono . Chi non può am-mirare la sensibilità del cavallo alle carezze alle minacce alle
percosse ? Quante volte non è sufficiente una voce amica unsibilo cortese un blando palpar della groppa a reprimfme lafoga e a moderarne l' audacia ? Non è sorpreadeBte la siia
sensibilità per là Mtisica \ Senw ricordare che i Sibariti avve»»
'^SW>^
TamtnentaTtdoei Diomede che vola a cavallo verso
l'armata de* Greci , ed Ulisse che dopo il naufra-
gio si «laacia «opra ana nare con salto sì precipi-
tosQ, come sopra a cavallo che fugge;. ci dimostrache 1* esercizio del cavalcare noa solamente non entignoto, ma perfezionato eziandio presso gli. Acheisì tempi della goerra di Troja , siccome acconciamene
nvano i loro Cavalli a daoaare «I tuono H musicali stronienti ;
non veggiant noi i nottri « ati* udir solante lo strepito de' mar-
slaii oiicalcbi > scuotersi agitarsi e quasi accendersi anch' essi
i\ inarùaU entusiasmo t Ma a ristringere in l>revi parole gli en>
coo)} di lui e da Germanico scritti j al riferire di Plinio , e da
Virgilio nel pittoresco ritratto «he ne fa nel III. libra delie Gè. *
orgicbe « e due secoH fa da Pasquale Caracciolo ^ e dall' immpr^
tale Naturalista francese} e da t4nt* altri che ripu^roao sommaglena formar ponderosi volumi de'm^iti suoi favellando, [P'.
ranvinio e iJUn^em 4t Lttdit Qireeii.frtf. Grevit T, IX. Vtnet^
17) f<} àtWz maniera di educarlo, di prevenirae i morbi e di
sanarli t basta rammentare che Iddio medesimo non ha sdegna-»
!• di essere dalla fatidica penna dei Profeti descritto cometrion*
fante coronato guertiero su di un Cavallo bianco qual neve as-«
•Iso maestosamente, [AfucéU. c«/>. FI.v. x^HabaciK.Qtmt. v.
S. 3 e che uno Scrittore d% Dio ispirato ha potuto intessere «
aùesco Animale sublime ctogtA, rappresentandolo appunto nella
situazioqe in cui fa maggior pompa del suo coraggio e della sua
intelligenza. Così dunque cauto di luiU Vate pazicnUssimQ deU .
)4 JdUmea[ Caf %f.\ ,;.,.., r .
Forte il destriero per tua man guernita. -
I fianchi e ii collo di virtù robusta '
- -^Mosnerà col magnanimo nitrito
. ..:•-'' '' Da generoso uSox l'anima adusu f
-*• Forse ad un lieve minacciar col ditQ
r Fuggirà come celere locusta ?
Quando avvien che a la pugna ei ti prepari
Sbuffa terror da 1' orgogliose nari} -,' JPercuote il suol colla fetrau ^mpa,
-'• Morde il fren , scuote il crin, s' incurva e s'«lza|
> In un luogo medesno orma non stampa;Ardimento e furor 1* aiiu e sbalu {
C«K« c affrpnu l' 9fcu schiera dte accaoipa, \^ [
iM'rsf,
"'??E»?r?' »^'• WIW^^'
'•*- XXI -^^
tè fifìelte ftneorà nelle sue osservazioni sopra dii Orae-irò Madama Dacier^, mentre Platone e Socrate eLucano ed altri , la fol& de' Centauri deridendo , ai
fessali Lapiti attriboiscono il Vanto lor contrastato
dagli Etiopi dai FeniC] dai Cananei dagli Assi-
rj dai Persiani di avere i primi rendato obbedien-te ai boleri dell'uomo il tavallo; mentre alcuni al-
la dora inflessibile ruvidezza delle selvagge nazio-
ni d^r incnlto settentrione » «d altri alla barbarafieneseltà dellv prime erranti colonie delia terra cheNomadi si appellarono , fecero , a mio credere «
«toltamente ricorso > per ritrovar 1% origine di una«Ielle pili cuite b gentili costa manze; mentre Plinio
«corge anch' egli coi poeti cavalcare Sellorofonte cir-
«a i36o. anni prima dell'era cristiana > ed Erodo-to r egicio Sesostri an secolo innanei a Bellorofon-
te , e Diodoro bìcqIo rammenta che a* tempi di
Busiride , eh' egli fa regnare molti secoli pria di Se-
«ostri > nella via che da lUemfL conduce a Tebe »lungo quel fiume > ergeansi ben cento stalle cia-
flcuna capace di 200. cavalli > ed altri nel famo-so Nettuno della fìivola riconoscendo Giapeto ^figliuO-
lo di Noè, in quell' antichissimo personaggio rav-
visa il contrastato inventore della Equitazione: sor-'
§e un moderno Critico profondo che pur finalmente
t
Serena il tirtiote» armi ed atrmati incalaa»
E sonar fa nel rloiento conbScudo faretra e nral scossi sol dorsoV,
tmpazien(6 e di sttdor fdinaiite
Così precipitoso si disserra» v »'
Che AoA appetta udir tromba tonante |'
E par nel cwSo divorar la terrai
Dove, sente nttnef di spade infrante |,_ .;. i ;
Coli, dice tra se, ferve la guerra,
B de' Duci gli semkra udir le voci >
B (li ululati de* gnerrier feroci. {f^tri,iiSLitf*àtu\
•y .U>?:I^ '"cA.t.'-^-'^-iJf/w
- Pi;iJ!)J!!piWjlfppjti!p'- w;..
^ xxn ^flfl rintraccia e ne stabilisce la certa storica epoca
incontrastabile . „ Per quanto dai nostri tempi ,
j, die' egli, io rimonti alia età più lontaua , per
',, quanto io trascorra un periodo di due o tremi-
'f,la anni, io Aon veggo che i progressi di qne-
a, sta scoperta. Sé in questo intervallo io percorro
„ le diverse contrade defla Grecia della Italia dr'ile
«, Gallie della Spagna; se io mi aggiro tra i d fFe-
„ renti popoli della Germania della Sarmazia della
>, Dacia della llliria; se io penetro nei paesi più
>, settentrionali, se di là discendo sino alle parti
iff meridionali , e quelle attraverso óve il Sol cade /
i, e nasce , e nell' Asia e nell' Affrica io dapertnt-
„ to discopro dei popoli divisi di opinioni , d'inte-
„ resse, di costumi, di caratteri; ma veggo tutta*
f, via che quest' uso è a tutti comune . In questo
„ spazio di tempo lo storico come il poeta, il fi-
•,y losofo come il politico, i fasti e le memorie del-
„ le nazioni tutte concorrono ugualmente a mustrar-
„ mi la nniversalità dell' uso del cavalcare ; ciò che
„ mi determina a ripeterne l' epoca da nn tempo
„ d'assai anteriore (i). „ Ciò premesso , lo Scritto-
xr>. infaticabile la sua opinion sostenendo su di uàimmenso apparato di allegazioni erudite, di autore-
Toli •testimoni&.nze , di critiche riflessioni , statuisce
evidentemente e sicuramente dimostrato 1' uso deicarri e della "Equitazione nel già da gran tempo ci-
Tilizzato Egitto (a) qualche anno avanti l' arrivo
(i) Gabriel fshrjcy Recbtrcbei turl'efoque de P Equìtantn* de Ptisage dei cb^^eftuitret cbcx. Ut Anaeni eyc. A AiarieiUIce chtx. Je»n Moisy » e a Rome chex. Pierre Durund 1 7^4 In-irodua.'psg. if. In quest'Opera dottissima e di molte erud'-tissime annotazioni corredata , potranno riscontrarsi le opinionie i testi originali degli Autori da aoi sopraccennati
.
(t) La Civilizzazione dell' Egitt* vanta anch' essa un'ep»«a imncno^abile , e forse ella non cadde nella barbarie giam-
.^'^^Ati'f
•ni'|^WiiSiWiti;y/w«p»i»;!iia^
-» XXIII ^di Giacobbe , che avvenne nel 3298. del mondo
,
64». dopo il diluvio, e circa 17. secoli innanzi a
Y Gesù Cristo ; fecendoci , dirò così , toccar con mano^ tolte le altre epoche o dai poeti o dagli storici fis-
sate di ogni altra nazione , senza eccettuarne la Chi-
nese vantatrlce superba non solo nella propria esi-
inai. La coaftitione dei linguaggi e la dispersione delle famiglie
produssero in molte dì esse U confusione delle idee e la perdi-
la delle cognizioni eh' ebbero sicuramente i figli «li Noè e checonservarono quelli dei l«r discendenti i quali rimasti erano nei
Inoghi che occupati avea la Noetica famiglia nell' uscire dall'Ara
ca« and' £ che le cognizioni più utili e più essenziali della Re-ligione delle scienze e delle arti non vennero mai meno assolu-
tamente . La tiilessione é del dottissimo ab. Goguet „ Questi
), eermi prezicsi delle cognizioni, die' egli, sono conservati dal-
), Te famiglie che continuarono ad abitar le regioni ove il Gene-
fy re umano erasi riunitoi^bo il diluvio , il Plano cioè di Sen-
), naar e i suoi dinj^iJqM^esti 'medesimi germi non si per-
tf dcron neppure intieraiMnie fra le popolazioni meno vaganti e
}, che si fissarono di buon' ora, come a cagion d' esempio quel-
), le. che passarono nell' Egitto nell' Assiria nella Persia . E' per
),_ loro mezzo che i differenti rami delle umane conoscenze si
y, sano insensibilmente distesi e perfezionati . Ma ad eccezione
„ di questo picciol numero di famiglie , le altre che popolairo-
), no il rimanente del nostro globo, menarono una vita asso-
„ lutamente barbara , e selvaggia,. Ne al sentimento del dotta
Autore forma un' ostacolo il vedersi introdotta la Idolatria' in
quei paesi, appunto ch'egli accenna come preservali in gran par-
te dalla universale barbarie quali furon 1' Egitto la Persia l'As*
Siria . Si sì per la storia di tutti i tempi che la superstizione egli errori in materia di religione , meno che della ignoranza , so-
no figli delle umane passioni , le quali si formano dei sistemi spe-
culativi e morali a seconda di ciò che torna più a grado del lo-
ro caprìccia . Nulla poi più facile a travisarsi e a corrómpersi »che dei dogmi e delle massime astratte consegnate alla popolar
tradizione • Potè dunque 1' Egitto serbar mai sempre inviolabi-
le il deposito delle utili cognizioni , e tuttavia immergersi in quel-
le religióse follie tanto leggiadramente derise da Giovenale coUdove disse parland(L^egli Egitiani „ ùb \ léUKitti g*mt$ > qt^utIfstt tuttumur in bnt'u Jìmmima.n
* — XXIV -atenza ma ne3 merito di qualunque più vantasr^ia'
la scoperta ^ di un' antichità smisurata ed incompren"
libile s facendoci , dissi , toccar con mano siffatte
epoche od essere favolose del tutto, o sa d' incerte
tradizioni fondate , o d' assai posteriori alla egizia-
na . Il voler qui riferire la multìplice serie de' suoi
. raziocini diretti a provare la insussistenza di og;ni
altro sistema su tal proposito e la solidità di quello
da lui adottato , massimamente sulla infallibile auto-
rità di Mosè ; e' impegnerebbe-a trascrivere la vo-
luminosa opera dell insigne autore , che ogni leggi-*
tore bramoso può facilmente per se medesimo con-
sultare. Vero é però che le estese vedute e^e me-^ditazioni accurate di Fabricy V epoca ci additano
e il luogo che nna Storia costantemente fedele e sin-
ceramente veridica nop fluttuante tra le ombre e i
dubbj e le temerità delle Ipotesi vane e delle chi-
meriche opinioni , assegna al nascimento' della Equi-tazione; ma le critiche indagini dell'analitico no-
stro scrittore, perchè tati appunto / non si estendo-
no a determinare con sicurezza che prima degli
Egizj e della età di Giacobbe si fosse il cavallo ri-
masto ozioso abitatore della foresta , e non escludo-
no la troppo ben fondata ragionevole congettura di
Authville ( Enciclop. T. V. pag. 883. ) e di Buffon
,
( St. nat. T. ly. pag. i^p. ) da noi volentieri ab-
bracciata , che il cavallo sin dal momento della sua
creazione all' uom familiare dell' uomo al -diletto
servisse . Si : dell' uomo al diletto e al bisogno aviai
di buon* ora èervi il cavallo , e non all' orrido mi-
nistero della guerra y al quale fu solamente destinato
allora che la eflTrenata Ambizione , la furibonda Ven-detta , la insaziabile Avidità , centra degli uomini in»'
perversando ogni di più , raffinarono F arte infamee snaturata di distruggere la specie umana. Ed èper questo riflette il dotto ab. Gognet ( de F origt
det loiac T. II. liv. V. pag. 3<Sl. ) che «i tempi «roi-:
--^'
f!Wp««P)p*^'ewv^siw^
^ XXV -i.
e! e nella famosa goerra trojana , noi non Teggia*ma armate schiere di militari a caTallo^ma unicarmente duci e guerrieri che dalla sommità de' carri
r an r altro si combattono e si vibrano i micidia-li colpi delle formidabili aste lor sangaìnose . Malperò si vorrebbe da ciò dedurre che fla d' allora
Conosclìita non fosse la Equitazione dai Greci (i) .
Eglino «l^resa.r aveano dagli Egizi „ da cui tutte
„ le luis&iQni, soggiogne il con. di Gaylus , ( iiecuei/
„ d" a/fliq. Egiptiennes etc, T, li. p. 1. ) ripeter deb-
„ bono Ta maggior parte dei loro lumi nelle scien-
3, ze e nelle arti. „ .
L' avvedutissimo Fabricy noa può darsi a cre^
dere che quest' uso fosse comune ai popoli antidila-
viani ,, Se il bisogno , die' egli , ha fatto conoscere
„ quest'uso fin dal principio del mondo , al mede-
„ Simo modo dovea fin d' allora aver suggerito all'
), umano ingegno la scoperta di tante altre arti
„ forse più utili ed anche più necessarie. Ma qua« j
„ le supposizione più contraria alla storia e alla~
'\
„ esperienza ? Le arti nacquero per lo più a caso e:
,, a gradi a gradi si perfezionarono. „ Gita egli
-A^ -":
(iV Oltre a ciò che abbiamo poco sopra brevemenre accen- 'M
Dato perMimosfrare che fu nota ai Greci la Equitazione anche *!
prima dell' eccidio di Ttoja , molte altre lentcnze pocrebbonoj
allegarsi e dell' IlUade- e dell' Odissea di Omero dalle quali chìa- j
ramente risulta la medesima veriti . Noi ci dispentiamo dal ri-'
j
(etite queste sentenze , potendosi da ciascuno vederle riunite nel- . ì
la dotu Prefaiione all'erudito Opuscolo /« » Freni in etógante','-'
idioma latino scritto dal eh. tig. avv. Filippo Invernizi romana
• stampato in Roma l'anno i78f. Anzi l'ingegnoso Autore dal .
testi originali da lui citati non trae soltanto argomento a prova-\
re che ai Sresi era familiare la equitazione, ma che eziandio,
fecero usa della Cavalleria in quella famosa spedizione contra di
Troja , opponendosi cosi al tentiment* dell* ab. Goguet e di al-
tri . Le ragioni e gli schiarimenti del dotto Critico meritano di '
essere consultati da chi btama estesa dilucidavonc tu questo pro<
roùM*
Vi i«M->J!gpj|pii'p«ij|iiMi|r" Mw;* 'vm-Ms^mmn'.
^ XXVI — :.
tea, le altre ad esempio le invenzioni <Jel Teleseo-'
pio , dei Molini a vento e ad acqua , della Stani'
pa , della Bussola , come pregevoli ed utiliasime , madovute soltanto ai secoli d' ignoranza ed a persone
idiote , e sfuggite per lunga serie di età alia sagace
penetrazione de' filosofi . Aggiugne che la Equita-
zione > sconoscinta essendo alle popolose contrade del
Messico e del Ferii e forse alle regioni tutte del'
Tasto Continente di America ,non può dirsi col peral-
tro benemerito e grande Storico della Natura intima»
mente connessa coi bisogni dell' nomo . La manieradi ragionare del dotto Scrittore , sebbene ingegno-
sa , non è però tale che non ammetta forti e con-
vincenti opposizioni.
„ Nate dal seno della barbarie le arti e le
,, scienze, nota anch' egli il perspieacissimo Condil-
f, lac 5 ( Intr. allo Stud. d. Stor. Proem, ) hanno suc-
>, cessivamente illuminato un picciol numero di pri-
,, vilegiate nazioni. E' questa una luce che si cela
„ e nasconde alle une a misura che si mostra e fa
„ vedere alle altre, e che non rischiara mai che
„ un assai ristretto orizzonte; capace di un certo
j, accrescimento , scema e s'infievolisce tosto che non
,j può più crescere , si spegne per gradi e non si
,> riproduce se non per provare ancora le medesime
„ rivoluzioni . Hacci dunque due sorte di barbarie ,
„ r una che succede a secoli illuminati , l' altra che
„ gli precede „ i E' veramente questa la fedel di-
pintura delle vicende e della so^ts delle scienze^ edelle arti nei secoli poediluviani . Ma nei primordjalmeno del lungo periodo anteriore a questo fatale
sconvolgimento dello natura chi potrebbe asserire
,
che la cosa fosse così ? Il poco che ne dice Mosènon è relativo che agli Ebrei . Egli non ebbe ia
mira che di rammentar loro quello che erano sta-
ti per apparecchiarli a quello che doveano essere ,
ad essi mostrando nella serie delle generazioni 1%
Rf^^^'B' '^'^?sq9P«!;p^R;|q|Bp!?p;t;^9r^T^!^!r^
— XXVII —contlnna presenza di un Dio che ha creato ogni co*sa e che gli prescelse a depusitarj della sua Reiìr
gione . Molto egli dice però quando afFerma che Id»
dio infuse nella organizzata materia dell'uomo ano^spirito che lo anima lo avviva il muove airazione ,.
uno spìrito che percepisce che immagina che ragio-
na che intende che vuole, uno spirito perfettamen-
te illuminato doviziosamente arricchito di cogni-zioni , uno spirito, a dir tutto, che è la immaginedella Divinità . Quale delle idee più utili e più su-
blimi, quul de' diletti più candidi ed innocenti, qualdei jiiiezzi più agevoli ed efficaci ad esser felice puòmai rendersi ignoto ad una mente così elevata e perr
fetta , ad una mente che signoreggia sulla natura^ad una mente serbata ai più avventurosi destini
,
ad un Uom collocato in mezzo alle delizie d'infini-
ti obbjetti creati ad appagare le brame di una Ra-gione alto-veggente • non per anche offuscata dall«
caligini delle tumultuose passioni ? Quest'opra det
Ifume, questo saggio, quest'uomo è l'istitutore éil maestro di un popolo di figli e di nipoti che gli
appresi lumi trasfondono alle succedentisi generazioni
le quali di se riempion la terra .E dovrem crederò
che a questo popolo e a queste generazioni da così
dotto ed avveduto precettore istruiti, mancassero le
>"3
cognizioni delle arti e delle scienze che più contri- :l
,buÌ8cono alla umana felicità? £ chi potrà esclude-'
re dal novero delle arti più vantaggiose la Equita-
zione? Ma torniamo per poco ai primi secoli posdi-'
luviani a que' secoli ne' quali in verità le arti sur-
sero a poco a poco dalla barbarie. Io asserisco cheil domare e il guidare un cavallo non è poi un'ar-
"'
te cosi difficile e che esiga una estensione così va-
sta di lumi da non poter ritrovarsi anche fra le te-
nebre della ignoranza e della rusticità. Gli antichi
Sciti Tracj Numidi ed i moderni Arabi e Tarta-
ri e varie altre paKÌoiii che qou depoaer giisiaiBai
- xxvnr ^Ifl s{K)gt!e della natia ravideaaa , che i^nof&tìd tft
più gran parte dcllp arti miglioratrici nan che qUeUle di lasso, non riuscirono tuttavia mai sempre ec-cellenti nella Equitazione > fino ad usar de' cavalli
mirabilmente senea il troppo necessario soccorso de*freni e delle redini guidandogli col semplice stton
della voce e coi varj colpi di verga noderosa ? ( He*rodian. lib. KU. ) (i). Quanta complicazione d'idee
(i) Lai età della Tnaoceflza sin dalU quale noi supponiamb'
eoa rofd ragioni, come vedrerao ) che la nostra progenitrice uto
fkcesse del Cavallo, ahii rapida troppo, fatalmente panò. Se
detta potè aiSdarsi alla docilità del più umano fra i bruti tenza tc>-
ma di riportarne ofieia, non cosi avvenne alla tciagurata tua
}>role . Inortidi la Natura alla in«bbedienza dell' uomo , e gli ahi-»
mali , a patere universale di tutti i Maestri in Divinità , con tirailtf'.
ribellione vendiearon l' Eterno . Noa fii più docile il Cavallo , *l'uomo ad averne comodo e dilettili^ ebbe d'uopo di fargli tea*
tire la potsa di un' impero tirannico * Violento . Ebbe d' uopo di
contrapporre la fòrza alla fona . Dì qui la necessità de* freni e
delle redini , la di cui origine ricoùotce gli stesti oicUri.
priu'
cipj della Equitazione . Come di questa ioti di quelli ti pretetfe
inventrice Minerva \ e Pautania ricorda un tempio al culto eref^
to di quella Dea col titolo di Frtiuurice , Noi abbiangià vedu*
to il tìgnificato di questa favola. A Chitone Peletronio, ai La»piti * fiellerofcnte fu eziandi* accordato 1* onore di quetca inven»
zione , ma senza alcun verìdico fondamenro . Vero è però che:
conotciuta appena la utilità del Cavallo, tcotgere ti dèvette là
necettità di nomarlo é che il miglior ntezzo a Ciò fare era ap*'
punto lo inserire alcun legno o meullo nella bocca dell' anima*
le , affinchè dall'urto e dalla resistenza di quello , imparasse que»
sto a moderare i traiy>oni suoi impeiuo<i. Di fatto dalle storie
e dai monuiticnti più antichi di tutte le Nazioni ti scorge ckelecero elleno Uso fino da' più remoti tempi de' freni pressoché
della forma stessa fra noi comune . La loro.materia p£r lo pii>era
di ferro quaotuque frequentemente ti ve^ga estere tuta anche 1'
argento e l' oro . Dì due o più verghe di metallo che dicearisi LupiÌtorse per la lor tcmiglianza coi lunghi e ineguali denti del
upo } fra loro concatenati , e di proporsionata grossezza ed ctien*
iione eran etti tonnati é Se da una sola verga era cottìtuito il fre-
no diceati dure j mtUt te a gusa di eaima era pieghevole • Se;
J*
l^wpj^yj,w^ll|lylllJi^^l^{j^J^l^^J.j^^^^ji^j!j^yl^jJ^^S^lw^^^ Il Mjjtmv'jiiw-m'WTt^
— XXTX -*
astratte e di razìocinj non ha guidato l'umano ìb'>.
gegno a perfezionare la scrittora , il telescopio , là
bussola ? Ma ( sostenendo V ineguale comparazione )verrà dirsi che altrettanti sforzi di genio richiede^
ansi a concepire le di per se stesse tanto piìì sem-plici idee di porre il fireno a un cavalle e di 8Ìe<
dervi sopra? Non giunsero, a tanto ì Messicani ?
Noi senz'affermar col Buffon che la Equitazioneabbia coi bisogni dell' uomo connessione immediata ^
diremo con lui che ne i Messicani né tutte le na«
zioni dell' America conobbero l' uso dei cavalli per-
chè questa specie di animali affatto mancava a quel
levigato , etiUgieTQ t facile ; se scabro e di cene prominente for-
nito , atprt si nominava e propriamente lupato presso i roraa-
sù come si ha da Servio da Virgilio e da Larabin« . Alle due .
estremità del freno o per mezzo di anella o di forate laminètte
perpendicolari si attaccavan le briglie che per lo più si osserva»
no formate di cuojo come flessibile insieme e resistente . Code-ste strisele di cuojo sulla fronte sul mento sul colio e sovra il
naso dell* animale faceansi passare e si riunivano insieme pcf
menadi varie fibbie pressoché alla maniera medesima da noi
rtAofttiU , Nonché le piò eulte e lussureggiaqti ^ le Nazioni an-
.
m* barbare omavan taWa le briglie d* oro e di gemme , e giuo-
M tant* oltre la mania in <)uesta specie di lusso appo di alcuni »
che l^imp. Leone il grande nel V. secolo emanò una legge colUquale vietava di apporre alle briglie e agli altri equestri arnesi
perle giacinti smeraldi [ L. Cod.lit. KM licere t» Froenis (tc ]Oltre ^ Frena e alle ^rij'iV si trovano usati presso gli Egizj i
Crecj ed altre nazioni il Cam$ il Fimo il tteU« il Capeitr»
il Cmfurmio . Il Caipo era una grossa lamina di firra circolare eh*attorniava al di fuori la tMQca del Cavallo e che gì* impediva il
mordere ma non il respirare , era quella specie di museruola che
oi veggiauio tuttora negli Orsi che vengono dalle selve ad ap-
pagare i curiosi della Cittd > e di cui provano anche a di nostri
il necessario rigore i più indomabili puledri , Lo stesso o poca>
dissimile era il Ftmt, Avea il Pselio la figura di un seml-camo..
che ranrenava il mento del Cavallo nella parte posteriore e eh* ^
alle briglie aggiunto rispondeva col freno, simile al nostro btir^'
^MuuUt , L' antico Capestro per nulla differiva dalla nostra /«<
— XXX —continente > ond* essi non potarono fargli moltiplica-
re nel loro clima e servirsene , che al darò prezzo
di essere aggravati dal giogo dei feroci conquista-
tori Earopei. Ma quand'anche gli Americani aves-
sero avuto dei cavalli e per effetto di natia stupi-
dezza non avessero sapato addimesticargli e trarne
Tantaggio , che si vorrebbe da ciò dedurre contra la
nostra opinione? Ognun sa che le arti, quando nAnsieno di prima necessità, son relative ai bisogni , •
che questi, oltre tutto ciò che é indispensabile alla
conservazione della esistenza e che è bisogno na-
scente dalla natura ; riconoscono il princìpio dai cli-
mi dalle abitudini dalla educazione dalla cdltnra,
in somma dal vario modo di condurre la vita e dal-
la varia facilità di sviluppare l'ingegno.
Stabilita così laU)rigine della «quitazipne colla
origine dell'uomo , congetturando , e seguendo la scor-
ta lufninosa della stom, colla rimota civilizzazione
del cnlto Egitto >' scorriamo ora , colla velocità di
uno guardo passaggieiro ad un tempo e filosofico
,
gli annali delle nazioni , onde scorgere se quest' uso
sia stato sempre comune eziandio a quel Sesso dacui la presente mollezza e la turpemente agiata educa>
ione il vorrebbono straniero affatto e disconveniente
y
Ma dove qui mi trasporta l' immaginoso pen-
siero ! Io sono ai bei giorni dèlia infanzia det moa-
vtKxàt eùtae H Caciirmio uiia degli ultimi equestri arnesi deiGreci, era il capestro stesso unito al camo . Noi lasceremo di
riferire le testinnonianze degli Scrittori indicantici l' epoche e le
nazioni presso delle quali furono specialmente in uso le varie
specie di Freni da noi acceitnate , bastando al nostro proposito
ciò che ne abbia» detto. Giovauni SchefFero col suo Trattato
de re l^ehicul, il Panvinio e il Bullengero coi loro de» Ltulit
Circeni e il sullodato Inyeraizi col suo Opuscolo tfc Fr«»(/ pos«sono fornire gli studiosi di ampie ed esatte cogaizirai sulla pre<
sente materia .
— XXXI —do, e passeggio tranquillo i deliziosi viali di qoell'
ampio giardino) ove teste formati dalla destra, on-nipossente dell' Eterno, signori della terra e degli
animali , seggono sovranamente gli avventurati nostri
Progenitori . E' questi Adamo . Un raggio della Divi-nità gli lampeggia sulla fronte, gli si affaccia sul
labbro il linguaggio della Sapienza increata . Gon-scii della lor sorte , attoniti allo spettacolo sorpren-
dente che lor presentano le divine sembianze dell*
Uom primiero , immobili alquanto i Bruti ristan-
no ; ma dalla incognita forza che ne dirige le ope-
razion risoepinti , tutti si affollano a lui d' intorno
umiliati, quasi il tributo offrendo di lor vassallag-
gio, « docili tntti ed obbedienti , del lof novello mo-narca attendono il cenno. La mente sublime di Ada-mo riconoscendo in ciascuno e le multiplici doti ele qualità svariate ed i particolari caratteri che gli
distinguono, a ciascuno assegna , giusta sue pro-
prie facoltà e natura , e ministero e nome e situa-
zione e destino . La Donna intanto sul di cui vol-
to brillano il Riso e la Gioja , e stan le Grazie sul
ciglio , e su le gole e sul labbro siedono i Vezzi ;
volge sovr'esti le. pupille amorose e amabilmente aduno ad uno gli appella . Tatta risentono questi la
possa del soavissimo incanto , il puro diletto della
Innocenza io loro si addoppia , e da fremilo novel-
lo di piacere agitati , tenero apprestano argomentodi affettaoso trasporto alla eccelsa lor diva e reina
.
Quindi sospesi soli' ali , inni sciolgono per lei d' ame-re i mu^ci angelli, le svolazzano intorno scherzan-
do la Rondinella e il Passero innamorati. Non livi-
do ancora d'atro veneno , né micidiale ancora né spa-
ventoso, e di vivaci e bei colori dipinto il Serpe
sul suolo a lei circostante; ai avvolge e striscia , il
pie lambendole dolcemente. Placido Agnellino a lei
riposa nel grembo, fedel Cagnoletto a lei d'intor-
no s'aggira festevole, « s'alza ifiille volte a ba-
'•fl!>*«e!f*x-vW?.
*- xxxn •*
ciarle la càndida intatta destra ; e mentre il ginb-
bato Lione e la Tigre ammantata e T enorme Eie-
fante e 1* irto Lupo e 1' ìspido Cinghiale , prescelti .
ad abitare le selve romite e le muscose caverne , ta-
citf in attoe riverenti , stansi occupando le ultime li-
nee dell' esercito innumerevole : il generoso Cavallo,
primo dei quadrupedi che per indole umana e fa- -
Cile e per genio cortese e liberale , star sempre do-veasi air uom d' appresso , e che robusto insieme eveloce e impavido e sofferente , a preferenza di ogni
altro, potea corrispondere alle sae brame e spco stes-
so addimesticarsi in guisa di gir superbo e i^o-
dere di recarsel sul dosso ; appresentasi innanzi alla
sua leggiadra Signora , manda ojtrito di giubilo , eripiegando ad essa vicino le flessibili ginocchia, a se-
dergli sopra la invita (i). Agile ed ignuda, com'el-
(i) Ndn é d' uopo di supporre un pr«digio o un éfFerto mi-
rabile dello stato della Inaocenza , d'altronde però diverso dal
nostro presente , nel probabile avvenimento chs noi qui conget-
turiamo con assai forti ragioni . Potea naruralmente il Cavallo
piegar le ginocchia innand ad Eva a renderle più agevole il mon-tarvi sopra , per certa spontanea affezione verso dì lei che an-
cora noi sperimentiamo nei buoni cavalli trasportati da volon-
teroso desio di compiacere chi gli benefica e gli accarezia ; sic-
come il fecero |>er forza di educazione 1 Cavalli dei Greci e dei
Romani , al dir di Plutarco , e quello il fece tra gli altri che fii
presentato alla regina Maria d' laghilter/a a Parigi <a occasione
de' suoi spsnsalicol re Lodovico XII./$ e il fanno tuttora i nostri «
allorché sien bene ammaestrati al par di quelli che servono al-
la danza ed ai ginnastici giuochi,/ui equiuzione . Eva potè be-
aissimo ascendere sul cavallo e/^ sedervi senza bisogno di ttaffè
come da tutte le antiche nazlom- vedesj praticato . Non ti co-
nobbero staffe pel corso di moltissimi secoli ne dagli uomini ne
dalle femmine : Ippocraie perciò attribuiva i frequenti dolori nel-
le articolazioni , e 1' afUusso di umori ai piedi e alle gambe , cui
andavano soggetti i popoli della Tessaglia della Scizia della TrS"eia a suoi tempi , al continuo loro esercizio di cavalcare tenz*
slcuao appog|io delle Inferiori citremitìi . Anche Svetoaio n«u
"^^vJi^'v
-V^yf.':
— XXXIII —]• è ^ sì libra sul muscoloso suo dorso , e lungi datemere oltraggio dal volonteroso destriero, la mor-bida pelle col Eaoco di latte moliemepte ne preme
,
che Germinico per la stessa ci{ione jofftiva spesso de' tumorialle gambe. Il Salmasio il Menagio ed altri molti asseriscono
che s. Girolamo é il primo autore che in una sua lettera faccia
menzione delle staffe , ed ognun sa che s. Girolamo fiorì dopo la.
metà del secolo IV. Il Buléngero [Z>e Ci>. Aoi», (jrc. ] riporta un'
antica iscrizione come esistente in Roma dove si rammenta ungiov:M>c che per piacere ad una bellissima donzella di nome Dur-
* mioma di cui era amante , e la quale forse ambiva ella stessa
di ben cavalcare, mentre sotto ai saoi sguardi nel corso a ca-
.'vallo con somma destrezza si esercitava, disquilibrò, cadde ro-
vescio , ed essendogli rimasto un pie nelle staffe , per lungo tratto
di via dal velocissimo animai trascinato, miseramente spirò. La'bcrizione non ha data- di tempo , ma si avrebbe per lo stile tutta
r^onc di credere che appartenesse anch'essa al iV. secolo ; se il
Carpentier nella sua aggiunta al Glossario del Du-Cange ali' art.
tutapìM non riputasse apocrifi e il testo di s. Girolamo , e la romanaIscrizione ambedue come favolosi ritrovati del Magio , o di Fran-
cesco Colonna , siccome altri vuole . C^.^/i slut.cit daicb. Cancella-
ri. Star. d^ Pass. Pcnt.pag, 199.'\AA ogni modo la invenzione
delle Staffe dee riputarsi opera del iV. secolo come hanno os-
servato concordemente {'Critici ed ultimamente I' eruditiss. sig.
avvocato Carlo Fcd in un' annotaz. alla Stona delle Arti del di-
segno diVVinchelman,{ Te»». ///./»<»g. ijo. editi.rem.'] Noi noadubitiamo che s' introducesse 1' uso di questo arnese con quei
delle Selle di cui parleremo altrove .'Ma come, si dirà, comesenza staffe poteasi a quei dì montare agevolmente a cavallo {
Coavien pur dirlo: la educazione de 'prischi tempi non femeata-
va la poltroneria come quella de' moderni : gli uomini e le don-ne sì avvezzavano a saltare a cavallo a destra a sinistra al di
dietro in groppa , con maggior destrezza e celerità di quel cheoggi facciano col soccorso delle staffe ed altri appoggi i più- '
esperti cavallerizzi . Gli stofici romani ci additano fompeo nella
età giovanile spiccare un salto.da terra e trovarsi ih pie sul dor-
so del suo cavallo, e non sol nell'ippodromo , ma per le pubbli-
che vie agile sostenervisi in pie , mentre questo correa col pii\
forzato galoppo . E generalmente i romani ad imitazione de' Teu-cii de' quali parla Virgilio nel Libro Vii. dell' £neìdi „ Carperà
- XXXIV s*
ed egli senza lo stimolo di duro freno: di. sprone
acuto, o di fischiante flagello, (i) colla aoa ancor
jalfu tubiciuat in eqttts n Etti tuttavia al par dei Creci e delle
altre N^'ioni ebbero degli Sirsieri o vofliam dire Scudieriìqu»-
li o li preodeano di peto e li poneano. a cavallo , o pur servivano
di gradino cella tciiiena per montarvi. In mancanza degli ttra-
tori y 1 troppo pingui ideboli e i vecchj si serviano de'Montatoj »di scanni, cioè dì seggiole o di quelle pietre e muricciuoli che oper segnare le miglia o per deteiniinare i confini o per 'altro
aggetta' tratto tratto inconrravans' in tutte le strade. Scrìve Se-noifonte che i Persiani specialmente addetti alla guerra adaper»>
vano l'asta, %ale a dire che paneano il pie destro su di nn'
asta di ferro che spuntava orizzontalmeate in bassa parte del
fusto dell'atta medesinu , la di cui estremità inferiore sul suolo
tenean ferma colla mano destra , mentre colla sinistra stringean
le redini. Comunemente, però i Ciovlni e le Donne di spirito
sarebbonsi vergognati di salire a ciVallo con altro mezzo che
coli' agiata di un salto
.
(i). Come il Freno fin da! primordj della Equitazione venneadoperato per reggere i cavalli e l' impeto rattemperarne ; così
per eccitargli «1 corso , di flagelli di Stimoli e di sproni si arma-
rono i Cavalieri . Presso gli storici greci e latini e presso al-
cuni monumenti delle antiche nazioni, varie specie di flagelli th
-veggono posti la uso. Sembra che le verghe o bacchette svelte
dai r.iml degli alberi fosser le prime ad essere impugnate nel ca-
valcare .In progresso ,^deile strisele di cuojo delle piccole fiini>
celle {.(trecciate or xli lino or di giunco or di spoglie di serpi or
d'ispide setole di cinghiale, attaccati alla estremità di un ba-
stone , formarono gli equesui flagelli . Furono questi talvolta no-
4»ii j annodati ciac in alcuni punti per renderne più sensibili i
colpi; talvolta AtuUati » ttvoitì cioè nella estremità di frantumi
di o>sa e di punte di ferro. Di quesu specie di flagello facean
uso, nelle ttaliie i sacerdoti di Cibele nel punire i delinquenti in
materia dì religione, ed a-tormento de' Martiri i nemici de' cri-
iciani.. Con funicelle conteste di nervi diJ^^e col disseccato
g:nital membro dello «cesso animale , SK^^HPgelli cheJé$urea
dai Greci s' appellavano , furono anch^jj^Hm cavalli. Ma ipià
indocili e restii , come i più tardi buoì^^rettero sperimenure It
forza AlÌ\o. SiiiHfU che era una verga acuminata o ad acuto fer-
ro unitj colla quale si panecchiava in varie pirti l'animale. Aquesta ttim»l« cuccesse dappoi io Sprme che rìtenne ilmedeiiino
.' /
apf^v-^r-'t;'-"^.-:
'^^'-^^T^Z^^^fry^ffrW'^^
— XXXV —%rrata sampa, (l) va equabili orme segnando sul
terreno di fiori, e lièto del nobile incarco » lango le
sponde olezzanti del Fison e del Tigri , al susurrar
dei placidi zefHrelti , all' ombra dei crescenti abeti
odoriferi e degli allori fronsuti, in 'mezzo alle ver-
nome . f ignoto da chi e in qual tempo fosse Io Sptone inven-tato . Se ne prese forse la idea dall' armafnra dei soldati acaval-lo detti dai Greci Catafratti i quali co^lÀli di um lorica for>-
tau di lamine di ferro che loro {iugnea sino ai talloni: la,
cstreniità di essa serviva a percuotere e stimolare i cavalli ; ov-vero dieHer mouvo agli sproni i gambernoU di fèrro sino dall'
,
età più rimote adoperati dai Cavalieri in guerra . Lo sprone co-me e al presente si vuole dagli Eruditi invenzione de' Barbari del
Settentrione che scesero ad inondar le regioni del Mezzodìdell' Europa nel secolo V. e seguenti [ f. Cbumbr. in Art. Sprone ]Nei secoli intomo al mille erano in gran moda gli sproni si in
Italia che in Francia. Lo scudiere che accompagnava sempre al
destro lato il suo Cavaliere '(«ndc venne il nome di destriero al
cavallo ) si distinguea dagli sproni . D' oro o dorati esser doveanoquelli del Cavaliere > o inatgentati o d'argento quelli dello scu- -*
diere . I principi e -le persone di qualità gli contornavano di
gemme . Pare che per vezzo e per galanteria, come fanno talo-
ra i nostri gonfi zerbinotti , sì portassero a quei giorni gli spro»
ni anche senza gire a cavallo. Si ha una legge del re s. Luigi . r
che regnò verso la metà del secolo XiJi. colla quale si viet»
ag'l Ecclesiastici la moda profana di portare gli sproni. Sembre-rebbe strana questa legge se gli Ecclesiastici avessero usato di
queir arnese solamente andando a cavallo
.
(i) Quando fu mai che le unghia de' cavalli si armarono .$'':
di ferro perchè resistessero a lungo cammino ? Ella è inceru ^
,
cosa al pari della origine di qualunque altra che ai cavalli ap- 'f* -
partiene ; tanta è la loro antichità . E' probabile che allorquan-
do sì trovò il ferro e s'incominciò a configurarlo, ciò che fu
certamente ai primi tempi del Mondo; si pensasse tosto a for-
nire di un necessario stromento il pie del cavaljo e degli altri
animali che per lunghi viaggi si adoperarono . IncoatrastabU-
niente fu allora che si ritrovò 1' arte di fondere il ferro , ciò chedagli eruditi si riferisce circa agli anni 1400 avanti l'era cri-
stiana, a6]o del Mondo, «40 innanzi all'eccidia di Troja. [^>Rubb) Diie..P'ait,Ar, feno, y .::
. 4 v; •r
O
/ ' *
«<
M-' T!|pf<IFV|jiiJi'J«'>''.if wyi I
t^'
J— XXXVI —
ài feconde pianure del Tastissimo Eden , fra ì gigli
'e le rose e l'erbe e le frufcta d' una ridente Prima"vera eterna , soavemente la tregge a deliziarsi . Fo-
la rassembravi questa, gentilissima Sposa > di trop-
po calda fantasia delirante ? Meco riflettete per pò-co e decidete .
£' certo che nei giori^ beati della
3onocenKa> qualunque specie d'innocènte piacere fu
dalla mano benefica del Creatore ai progenitori no-
Bitri largamente concesso . Non può dubitarsi che' gli
animali' oon per aato indocili al mite impero dell'
uomo , spontanei correano a secondarne i voleri. Egli
è evidente che il dilicato sensibilissimo temperamen-
to di Eva non era suscettibile di lungo violento mo-to qual^fkur riehiedeasi a scorrere tutta T ampiezza
dell' ospitale giardino cbe l'accogliea (i) e che trat-
(i) La ipotesi da noi abbracclau sull'ampissima vastità del
Paradiso terrestre non può essere ne più ragionevole , ne più con-
forme alla descrizione lasciataci da Mosè di quel soggiorno av-
venturoso della Innocenza .- Senza ricercarne precisamente la si-
tuazione , e confonderci negli infittiti inestricabili laberinti de'
Commentatori , e senza pretendere dì deternnnarne gli sconosciu*
ci confini ; noi stabiliamo lA nostra opintone-aalle due seguen-
ti semplicissime ritìessioni . I. Nel Paradiso terrestre esser do-veano riunite tutte le produzioni della Natura , per conseguenza
tuctociò di che é dessa feconda nei suoi tre Regai Animale Ve-getabile Minerale ; perchè Iddio che tutto ha creato per tender
partecipi di sua Bontà diffusiva menti capaci di conoscerla e di
fruirne , era conveniente che presentasse ai primi esseri ragio-
iievolìfConie sotto un sol colpo divista il magnifico e sublime ap«
parato dei pottenti.dì sua Possanza Onniscienza e Bontà . Do-vettero perciò in quel recinto aver luogo e colli e piani e bo-
'teki e vigne e giardini e laghi e paludi e finanche alcuna porzio-
ne di mare. S; traccia ora dì tal recinta non trovasi sulla terra ,
licordiamoci delle rivoluzioni che faccia cangiarono al noscro^lo<
bo . II Dal Paradiso terrestre , dice Mosè , che un Fiume dìpar-
tivasi.ad irrigarlo il quii poi djvideasi z' in quntro Riviete . Un'luogo destinato a contenete tutti' almeno i più belli e più con-
' «idcrabili prodotti della Natura; un luogo irrigato da un fiume
che si diparte ìa 4. grandi raoii) chi potrebbe ìmmagtaartelo li'«
'A.:.i,-.:.-..-'ì»ii!i^i^..^- -iii-r 'r-tit' l'Tiriiif^';•' "
^ippppmf^piptpsiiwi jjijciii|!iii.»Mii I imfnjiwminxmifi^n'w»" un iij, n^ii
-*- XXXVIt -ta appéna a respirare ìs aure di vita, e la natia cu-
riosità e la brama di esaltar la grandezza del Faci-
tore > l'avranno tosto determinata ad ammirare in
o^rni angolo più disgiunto e in ogni produzian pia
riraota. Gerlissimo è finalmente che Eva acquietar
dovette fino dai primi istanti del vivere una certa
familiarità cogli animali più socievoli più utili e più
dilettosi , e alle loro carole rispondere ai loro bncj
ai loro vezzi , com.e veggiamo con psri affetto alle-
grarsi oggi le nostre donne ai voli di gioja del Ca-narino esaltante e al mugolar festoso e allo scuotere
della coda del candido ricciuto Lesbino . Come dun-
quo potrem supporre che la bellissima Eva, nell'asi-
lo beato della voluttà , a se medesima non procura»-
se uno dei piaceri più alla natura conformi , più
confaceVoli a quello stato di villereccio ozio opero-
so , più conducente alla conservazione del fisico suo
organistno , col regolato esercizio del cavalcare ? Co- --j
me poter darsi a credere eh' e*a l' indole conoscen-
do ed il geni» degli animali tutti e per conseguen-za eziandio del cavallo , sperimentar non volesse Vamitiirabile sua docilità e prontezza lasciandosi tra-
sportare da lui per quegli spaziosi viali ove la faci-
inicaco ad angusti confinì? Bd anche ammesto che ten^a dita*
gio bva potesse scorrere a piedi il suo beato soggiorno ; (jual
motivo dee far credere che ella mossa non fosse ad uscire daquel recinto e così prender piacere dal cavalcare anche per lun*
go tratto di qualche giornata di cammino { Che te si opponesse'alla nojtra ipotesi , seoon la mancanza del luogo , almeno quella
del tempo, i pochi di restrignendosi la età della Innocenza ; ti
sappia che noi sulla scorta dei più dotti giudiziosi Interpreti »
.[ y. Gnn. s Laf, im Cfp. Il- Gen ] per non rendere in Dio f u>scranea la bellissima opera del terrestre Paradiso , e per non f ir
torto , creata appena , alla ^luminata Ragione de' nottr! Progeni-tt»i, estendiamo quella età almeno a qualche anno ; aggiugnen«do poi che senza ripugnanza potè aJ ogni mjdo. £va far usait\ non vietata dilette della Equiuzioae anche dopo il peccato »
* ,
,*'
'':.:*- xxxvni ^s^--:--
lità elei sentiero la vastrta ' delle pianure 1' asciato
pendio delle colline la costituzione del «nolo d'ogni
intorno coperto da verde^rgiante strato di molli er-
Isette, e la certezza finalmente che il giovin pule-
dro non mai ribelle e restio alla voce che lo gui^
dava , non mai scosso avrebbe iQpeso lievissimo che
sostenea; T assecuravano in suo cammino da que* pe-
rigliosi incontri a' quali dappoi cav«lcando soggiac-
quero i non abbastanza cauti suoi fìgli'^Gome per-
suaderci che stimolata da fervido desìo di tutto co-
noscere ed osservar tutto in un punto 1' immensospettacolo che ad essa offriva il gran teatro della
natura , e consapevole di poter ciò mandare ad ef-'
fetto eoi minore possibile disaggio, il cavallo adope-
randò / onde scorrere in pochi istanti i piùi lontani
confini di que" floridi campi , del cavallo a tal uopo
non profittasse ? Come in fine avvisarci ohe una dóij-
na la quale tanto compiaceasi della società de' bru-
ti , fino a tener non brieve ragionamento con unodi essi ne certo il piìi vago e leggiadro ne il più
lusinghiero e gentile ne il j^'ih alla umana specie
avvicinantesì : potè così di leggieri disprezzate il ca-
Tallo che nobile nell'aspetto, pieghevole di cuore,
affabile manieroso .; un mezzo ad essa porgea di uti-
le onestissimo dilettamento ? Troppo convincenti son
dunque i motivi che ci sforzano ad asserire che fi-
no dai primi giorni del mo'ndo 1' uso del cavalcare
addivenuto fosse familiare alle donne ; poiché ee noi
dimostrammo tutta la probabilità dell'uso medesimonella Consorte di Adamo ; conviene a ragione dedur-
re che le figlie di lei , anche in questo esercizio dal-
la madre istruite, questo profittevole iusegnamentoeziandio tramandassero alla vicina posterità . Se ìm
Storia peraltro non ha diradate le tenebre che.rav-^,
volgono i costumi e le usanze de' primi tempi , la'
Storia medesinj^^ci sommiuistra vetustissimi monu-menti' sul- grave proposito di cui ragioniamo . QueK
la eli Mosè, evidentemente provata la piò antica di, tutte, se i fatti e le circostanze ha taciuto che re-
lativi non erano alla Morale e alla RHigione , noaha potuto dispensarsi dal narrar degli annedoti cbtt
B*ssai chiaro dimostrano che le donne delle prime na»^aioni del mondo avvezze furono a cavalcare . Abbia-*'
mo osservata V epoca certa dell' uso del cavallo star
bilita alla età di Giacobbe in Egitto : ma le azioa
non dissimile è io assidersi su d'un cavallo che sa
d'un mulo o un giumento o un camelo, o lo intra-
prendere , col soccorso indifferentemente é dell' unoo dell' altro , o un necessario viaggio o un piacevoi
diporto; se la capacità e 1' ofHzio di questi animali
non differiscono tra loro che nel maggiore o minor-
grado di celerità di forea di agilità; se la cogni-
zione dell'uso che può farsi di uno sembra tlon po-
tersi affatto disgiugnere dalla idea dell'uso medesi-
mo che può farsi dell'altro; la sicura certezza dì
questa epoca rimonta ancora a qualche secolo indie-
tro . Rebecca promessa sposa ad Isacco , andando amarito , dalla Mesopotamia parteud* per gir nella
Cananea, accomiatata da Debora sua nudrice e da
-
molte altre donne , il lungo cammino di dieci gior-
ni compiè seduta sovra un Gammato. Non molto di-
versa dai cavalli è siffatta specie di animali. Se noa
che questi più rob.usti e di più vaiata corporatura
di quelli , apprestano miglior comodo a starvi sopra^;
e più lunghe orme stampando ad un sol passo, gio^
Tano a trascorrere in pochi di assai tratto di pao-
ne. Sono a tal uopo dagli Orientali preferiti i Cam-'meli anche al presente , si perchè rara è- la propa-
gazione de' cavalli nell'Asia, si perchè tollerautis-
timi della sete , siccome'osservano i Naturalisti , {Jul.
Scalig. cont. Gardan exenit. 209. n. 2. Aristot,
'Hist. Anim. lib. p. ) addivengono necessarj per queir
le terre che spesso s'incontrano arenose e deserte •/
IDancaoti perciò di acque salubri a porger ristoro.
jf(PVtiKm^'-'
alle fauci inaridite , motivi tutti che ei 8f)ìe^'ano Io'
perchè tra i numfrosi armenti dei popoli delia Pa-lestina non trovansi nominati i cavalli . Uose descri-
vendoci la maniera di viaggiare tenuta dalia bel-
lissima figlia di Batuele e dalle sue donne ,parla di
cisa come di un uso universalmente adottato in quel-'
le contrade ; aggiugiie dipoi che tennero Io stesso
modo le consorti di Giacobbe,partendo dal padre
loro Labano-, come certo su i cammeli assisa avrà
compiuto la moglie di Abramo i lunghi viaggi che
icce col suo consorte. Sembra anzi che ogni JFemmi-
na di qualche distinzione avesse a quei di uno di
sì fatti animali per uso proprio. Rachele imbolati
•vendo al genitore gl'Idoli d'oro tanto a lui cari/
dice r Ebreo Storico , che gli ascose sotto lo Strato
del suo cammelo (i) e vi si pose sopra a sedere >
(i) Da questo e da altri fatti confermati dalla Storia e dai
nonumenti rilevasi essere antichissinio l'uso di abbigliare i ca-
valli colle varie specie di crnamenti che si diceno i.ifdature .
Si osserva che i soli Sciti e poche altre barbare Nazioni sovra
ignudi cavalli sede.Tno , mentre le Nazioni più calte non monta»
vano a cavallo , se il dorso di questo non era in qualche media
coperto . Esse non aveano Selle propriatnente dette simili alle no-
stre , ma unicamente uno itrMo o specie di ampia gualdrappa the
i Creci chiamavano Stroma od Efippio parole che significano Drap'^
fo da coprire e arredo paito topra il cavallo , Questi sfrati si
appellavano dai Romani anche Sagmi onde i cavalli che direm-
mo noi da/4ciia etano detti equi sagmarii , Si espressero ezian^
clic col greco vocabolo di SJippj e così gli troviim nominati daCesare di Varrone da Orazio da Marziale da Gelilo . Le Don-ne pure wnz' alcun' appoggio sedevano a cavalle su questi stra^
ti . Ma in che essi consistevano < Var; furono' in varj Kffipì
.
Ideile età prime non erano che alcune villose pelli dì animali
distese sopra il cavallo; poscia furono, ole stesse pelli o altro
soffice panno a più doppj ripiegato sopra dì cui disicndeasi eoa»ipio drappo di lana per lo più di firigìo telajo e nato in por-
pora ricamato d' argento di oro e sparso talora dì gemmr > se
al piacere ed al lusso servir dovca di ricchi signori e di dame , e
al fasto degli uffiziali delle più distinte Legioni . Erano così gH
W^« !.}W^\'mm^ 'i««!'fJ»<«i«BI."^JIPIeJ»i<W»»'.iWy' ^HSJppuWJWfWflJWi!?w
- XLI —non già ic atto di far viaggio , ma pallida e sve-
nevole fingendo forse di esser presso a gir non lun-
gi a diporto per indisposizion di salute, e scusan-
dosi perciò di non potere levarsi in pie all' arrivo
strati de Persiani , giusta Senofonte , che gli accenna più morbididegli «tesji letti , e non dissimili quelli de* Romani ai dì degl»
Iinperadori . Questa specie di cuscini erano raccomandati al ca-
vallo per mezzo di un cinto che passava sotto il ventre > lad-
dove il drappo superiore continuava al dinanzi del cavallo e in
parte ne copriva il petto e steso rimaneva verso il di dietro
mediante una striscia ^ cuoJ3 o di altra materia -che cingeva
dall' un lato all'altro le muscolose natiche dell' animale. Talihta era meno piolisso Io strato ed ai quattro suoi asgoli eran
fermate delle strisele or semplici ora a guisa di fcangie e di pen-
dagli , che ornavano l'anteriore e posterior parte del cavallo.
Talora codeste strisele non erano disuguali dai nostri pettorali e
dalle nostre.groppiere che varj nomi aveano come può vedersi
presso Esichio Polluce e Senofonte . Dalle descrizioni che gli an-
tichi Storici e Poeti , riferiti da Panvinio da Bulengero da Schef-
fero e da altri , ce ne lasciarono , si deducono i nomi non solo
di tutti codesti differenti arnesi tanto nell' Asia che in Grecia
ed in Rossa; ma il lusso eziandio che in quelli signoreggiava.
Spesso si veggon descritti cesi splendidi e doviziosi quali furono
gli ornamenti dei cavalli dal re Latino donati all' «oc Trojano
„ Di porpora bardati
), E di gualdrappe ricamate e pinte
:MÉ ), Tutti coperti d'or> d'or* le fibbie »
i. D'oro le borchie pendute sul petc«>
,, E d' oro il fren che mordono spumanti :
come leggiadramente ce lidipmge Virgilio ( Enei. Lib. VII. ) Dal-
la fbrnsa di cuscino che avevano quei sotto-strati però , precisa-
mente indicati da Senofonte , si scorge eh' essi veniano a co-
stituire come nna specie di sella morbidissima all'inglese «ggi. di
moda , se non che quei cuscini non aveano arcioni di legno rac-
comandati al dorso , come lo hanno le nostre selle inglesi , del ri-
manente com' esse erano al di sopta di X/ricUi prive e di apoog-
gi . L' uso antichissimo di questi strati , a parere dei più detti
critici durò sino al secolo IV. del/ era cristiana , non trovando-
si menzione di vera 1*11» da cavalcare simile alle nostre printa
dell' Imp. ValentiBiano I che fiori circa la netì di quel secalo,
cvnte dimostra Adrian» fiejero ia wu sua Ditsettasisne sulla
*- 3tLn :-*,^' 4^;:^.
del padre, come avrebbe dovntopefme/eoKa ( Gemcap. 3i. V. 34, » seg. ) . Notiamo qoì di passaggionon esser già invenzione ^i moda capricciosa e de'tempi a noi più prossimi la inaBiera dalle più cui»te donne soltanto oggi ricevuta in Italia , e comune
iamota legge di Leone imp, da noi citata all' A nnotaz, della
paS.XXIXquantUnque Diodoro Sicale la voglia intredocu in Ro-ma a tetiipi di Nerone j e Tecano ne attribuisca U invenzione
ai Saij popoli fra gli antichi Franchi iai qita li jgiutta 11 falso su»patere ) le derivò il nome di sella . Il eh. Chambre si attiene alla
opinione di 'quelli che asseriscono sull'autorità di Zonara > esserti
parlato di sella fra i Romani per la prima Volta l'anno 340}quando Costanzo) volendo usurpare a suo fratello Costantino,
quella parte d'impero che dopo la morte di Costantino loro pav
dre, avea seco lui e coli' altro fratello Costante > diviso t af>
frontò il suo esercito e fra le squadre penetrando ov' egli io
persona trovavasi; le ^inò di leUa. Ognun vede che questa
opinione non molto si allontana da quella del fiejero , e laco-
mune conferma de' Critici . La ingegnosa Inghilterra > che poi hadato il modello di comode e vaghe selle tanto agli uomini ch6
alle donile ) non le conobbe che sulla fine del secolo XV.Il loro
uso vi s'incominciò a stabilire per una legge di Enrico VII. eoa
.
cui la nobiltà venne obbligata di cavalcare in sella . Notiamo
Sui in ultimo che dagli antichi striti nacque 1' officio del cosi
etti Siraforet Stratórt . Erano questi cavallerizzi o scudieri cheimbrigliavano i cavalli « e poneano loro sul dorso gli strati ^^1* -
lorchè si volea cavalcare da loro padtoni . Questi stratori gli .
aiutavano a salire a cavallo come abbiamo altrove accennato . ,
Si dissero poi nei bassi tempi stratori gli staffieri » coloro cioè,
che teneano la staffa ai signori che montavano a cavallo. Questf
ofiìzio divenne nobilissimo fin presso i Longobardi , de' quali per«
altro dubita il Muratori se allorché scesero in Italia avessero
adottato l'uso delle staffe. Ad ogni modo ebbero essi degli
stfaltri che chiamavano Marpabit , Più volte gì' Imp. i Re 1 Du«,
chi si videro compier 1' officio di stratori tenendo la staffa ai
Papi ed ai Vescov nell'ascendere a cavallo . [ f^. Cancellieri Fast,
Ftntifi. p»g>iii.'\ Oggi ogni Sovrano elegge dalla più cospi-
cua nobiltà i suoi stratori . £d ecco come la opinione ha ren«
duro signorile un ministero che nei prischi tempi era proprio dei
servi o al più de' liberti
.
-i xtnr -*- ,';."alle femmine transalpine, di cavalcare sedendo. Re-becca ascesa il cammelo riccamente bardato
, qualesi conveniva a doviziosa signora e sposa di graaprincipe , non che le sue donne , non poterono cer*to su d' esso accosciarsi senza pericolo di storpia-
mento, larghissimo esseudo il dorso dell'animale;dovetter dunque sedervi, e tanto più che un tal
modo , cosi decente e così acconcio al femminil ses-
so , rinviansi antichissimo nelle storie e ne' monu-menti^ delle altre nazioni eziandio , come avrem luo-
go di accennare in appresso , e vedesi comunissimoajichc a gli uomini fino a' di nostri preiso i Turchii Persiani e gli altri popoli orientali . Perchè dun-que certi nasuti Catoni e certi Mev) accigliati av-vezzi a censurare senza ragione tutte le costuman-se del mondo galante e del bel sesso , sogghignanot
riguardando alcune delle nostre femmine di spirito
sedute a cavallo ? Gessino costoro di sorridere scioc-^-
camente , e sappiano intanto che quaranta secoli fa
caValcavan le femmine alla medesima guisa .
Se però dilungandoci dalla Hosaica Narrazio-,
ne, i fasti scorriamo dei popoli di ogni et& e di ogniangolo della terra , ovunque ci ai appresentano in
luminosa comparsa intrepide donne cavalcatrici . Làfra le inospiti balze e le rupi cavernose della Sci-
zia e sulle rive gelate del Tanai , veggio una re-
pubblica di forti Eroine che il< fuso e 1' ago sprez-
zando del pari che il greco orgoglio insultante e la
pigra asiatica mollezza , nuli' altro esercizio im-prendono che il persegnitare nei boschi le fiere erecar lo spavento coli' armi all« nazioni . Se dob-biam prestar fede all'oratore Lisia ed allo storico
Ammiano son desse appnnto che insegnarono al vi-
ril sesso, come l'audacia de' focosi puledri docil si
renda al bisogno ed al piacere' dell' uomo . Elmopesante di ferro ricinge loro le tempia , irsuta suc-
cinta spoglia di Orso e di Lupo le delicate m«mbx»
,:W
•i'!'*»i-*?i?!S'¥JV-* :
ricoopré (i), l'acciaro terribile di DTarte dal fian-
co lor pende , queli' acciaro istesso che formidabile
ai nemici , ond'esser ruotato con celerità , le consifrlia
a troncarsi eia da fanciulle la destra mammella
.
(i) Virgilio descrivendo Pencesilea efìRgiata sulle mura del
Tempio della oascente Cartagine così sì esprime .
„ Di Tun4ti scudi*
„ Cuida annate le Amazzoni guerriere ^'
„ D'aurate bende la recisa poppa
„ Cingendo copre e nella mìsehia ardente t' „ Fra mille squadre coraggiosa e forte,
,, I più famosi eroi vergine afifronta. {f^ert, di Sondi'^
Xe regine delle Amazzoni dalle altre si distingUeano collo splen-
«lore delle dorate bende; male loro seguaci , egli é certo per 1'
attestazione degli storici e fra gli altri di Strabene , t Geogr.Xl.l >
che givan coperte delle sole pelli delle belve che uccideano nei
boschi . Allo stesso modo vestivano i popoli che dal Caspio si
estendeano al Mar nero . Si sa che immemorabile è l' antichità
dell' uso delle pellicce, e che le prime nazioni non conobbero al'
tra maniera di vestire . Secondo Vossio , la favolosa spedizione
degli Ai^nauti in Coleo non è che un' allegoria del commercia
delle pelli che colà si asportavano dalla iberia oggi Siberia.
Le nazioni posteriori ne fecero uso In ogni angolo del Mondoconosciuto per semplice liisso . Nella nostia Italia hirono comu-Dissime sino al secolo XVII. Nel XV)II tiadoperarcn le pelli per
la guarnizioni soltanto e pe' manicotti sino a nostri giorni ne'
2uui il più stravagante capriccio , nel più rigido verno , tolse alle
onne il manicotto e diede loro il ventaglio . Le pelli usate dal-<
le Amazzoni , come da tvtti gli Sciti e Sauromati , erano quelle
degli animali di cui piìì abbotidavano ,' di-si lupi martore armelli»
ni zibellini linci. La forma delle vesti delle nostre eroine fu
sempre essenzialmente la medesima' , come apparisce dai monu'menti , sebbene pressoché in tutti si scorga diversamente modi-ficata. Noi riferiremo la forma dell'abito delle Amazzoni Ippoli-
ta e DÌMomache , quale si offre dipinta in uà' antichissimo vasogreco di terra fina e leggera di color rossigno che appellasi Tn<-
ra di tìtUti \»so assai apprezzato dagli Eruditi e tanto più an<
tico stimato , quantoche porta scolpiti a lettere greche i nomi del
personaggi che rappresenta . Fu dalla Italia trasportato in Fran-
cia da M. Durand , e accuratamente descritto dal eh sig. Millin
nel Tomo I. della egregia opera intiiolau Mmumtnt Anfifutt
>-; '
\'m- '-:'[
^ XLV —'
intte e dì giacenti sa i loro, cavalli indorano sotto
ì colpi della sdegnosa naturale sfidano i rigori dell* -
avverso destino. Ilio paventa la rovina estrema; di -
sangue trojano l'atterrito Scamandro spuma e ros-
Ineiitei (fc Far'u. i8oa. La pittura adunque ili questo vatoesprìme Teseo che uccide Ippolita . Ella è a cavallo ed è se-
guita da Dinomacke a piedi. Ambedue hanno simili vestìmenta,
senonche quello di Dinomache è più rozzo e perfettamente di
coscume scitico ; quello d' Ippolita è più leggiadro e partecipa
del d orice • Ippolita è chiusa in una specie di Tunica che dagli
omeri scende alia metà del femore Questa tunica ha maniche
fino al polso , e alle sue estremità e guarnita di un nastro rica-
mato a palmettc etrusche , genere di ornamento particolare ai Gre-
ci. Essa è di una stoffa sparsa di stelle d'oro. Ha sopra una
corazza che il petto ricuopre dell' Amazzone . E' questa forma-
ta di lamine d'oro e d' argento alternativamente disposte a rom-
bo ; il solo etempio , aggiugne il citato Autore, che ci offrano i
monumenti (ira le loriche Amazzonidi per lo più di acciaro . Que-sta lorica è fermata da un Cinto parimenti d' oro simile alle no-
stre cinture di cuojo . Esso fu detto Zoster dai Greci e Balttut
dai latini e fu usitatissimo presso le antiche nazioni. Era talo-
ra gemmato, spesso di lamine d'oroo d' argento , comunemtn-te di cuojo o di drappo. Setvìa talora a stringere i banchi, co-
me questo delle nostre Amazzoni, talvolta a sospendervi la spa-
da , benché d'ordinario per tal fine si adoperasse altro cinto . I
suoi femori e le gambe sono coperti da una specie di calzoni
lunghi stretti come n«i diciamo oIIm coici* . Appellansi grecamente
Anaxaridi da due voci significanti rir«re in lu . Furono in usa
anche presso i Persiani gli Armeni i Parti e talora per maggior
commodo erano aperti sul dinanzi ed allacciati a luogo a luogo
con dei cordoni , appunto come usano i nostri soldati a cavallo %
se non che in vece questi gli allacciano con dei bottoni . LeAnaxaridi d' Ippolita sono di pelli di vario colore smacchiate .
I piedi sono interamente coperti da una semplice calzatura nondissimile dai modernissimi borsacchini delle nostre dònne , fer-
mata presso i malleoli con un nastro che s' insinua in una Ab-
bietta la mezzo e sopra al dorso del piede. Il capo è cinto da
un* elmo similissimo a una berretu capace di coprire la testa 9nulla più: vi si veggono delle pieghe, ciò che indica esser di
pelle ed atta a prolungarsi anche sul volto alla maniera appun-
co eoo cui si veggono fatti i più antichi Elmi de' ^reci e da'
^•^— XLVI ^ :
«epgia, intorno ai roghi degli «stinti mariti vannoululando le spose scarmigliate e dolenti; caddero i
Forti , Ettore non è più . Lacrime di orrore ba-^
gnan le gote della infelice Tebana che fra i gemir
Itomani . L'Elmo d' Ippolita i tirato sul metto del capo e lascia
veder? i capelli d'ionanzi; è alquanto rilevato al disopra > scen-
de in figura di cono al di dietro , cuopre con due alette le go-te , e termina con due strisele che si annodano sotto il mentoma che questa Amaizone ha sciolte . Tale specie di Elmiè di quelli che dai latini chiamavansi propriamente Gdlese, Noisupponiamo di ferro 1' Elmo delle nostre Amazzoni , ne impro-
babile è la nostra ipotesi . Sono di grande antichità gli Elmi di
roeullo sotto dei quali si portava una berretta di morbida pelle
per impedirne la pressione. Forse Pentesilea essendo regina eb-
be l'elmo d' oro come d'oro , fu quello di Minerva descritto daOmero. Cosi le supponiamo alla {reca maniera armate di aste
e di spade . Ma ciò non esclude che alcune di esse non recas-
sero seco dardi e faretra , come le vergiamo nei monumenti
.
Ippolita è in atto di vibrare un colpo di lancia contra di Teseo .
La sua seguace Dinomacbe ha la stessa forma di abito , te non cheesso è di pelle smacchiata regolarmente ed ha un meandro al-
la greca nelle estremità. Probabilmente dice il sig. Millin l'ar-
tista in questa bordo ha voluto uniformarsi agli usi del suo pae»
ce. Oinomache ha una faretra di cuojo o di metallo che le
pende al sinistro fianco sostenuta da un cinto che le scende dal
collo , ha nelle mani l'arco ed è in atto di vibrare una freccia .
Il medesimo dottissimo Antiquario nel tomoli, della citau ope-
ra sua riferisce la pittura di altro vaso greco rappresentante un'
Amazzone che combatte con due guerrieri. Le sue vesti sonopressoché uguali a quelle delle altre da noi brevemente descrit-
te ; la sua tunica peraltro ha cortissime maniche ; Le sue Ana-xaridi sono di pelle di un sol colore . Tutte codeste Amazaoninon sono fornite di scudo > ma è certo, eh' esse usarono UFelt» cioè uno scudo curvo a laezza luna come fii adottatone!
primi tempi dai Greci . I primi scudi furono di vimini , indi si
composero di legno leggero come fico salice pioppo . La raate-
t'u perà pili ordinaria e comune anche agli scudi delle Amazzo-ni fu cuojo di bue , si anivano in;ieme raoUi^ cuoi con lame dì
bronzo, il mezzo dello scudo detto Vmbotu eradi metallo per
resistere alle armi , avea la punta per respingere . Prima l'Um*bone fu di ferro poi il lusso io fece di argento e i' o^o talvolta
#
•3!l^SSifi:f:^a^ii^f^^j^f.-il^'^%:
'y.
^ XLVII -*
ti della disperazione lacera il crine , squarcia le ve-
sti e torna a baciar mille volte il cenar freddo del
tradito consorte . Nella solitudine e nel silenzio , ai
muti Lari accanto pallido sbigottito tremante il ca-
nato Priamo si'sta; sulla rugosa fronte porta scol-
pito il terrore > pinto ha 1' affanno sullo squallor
del sembiante , dal seno che palpita gemebondo si
slancia V anima fuggitiva , ma nel sen la riversa il
singulto , e la ripiomba nell'abisso della costernazio-
ne ; egli sospira egli smania egli piange , e fisa il
guardo smarrito sulla strage di tanti figli , senza
sperar compenso al danno di tanta perdita , senza
ottener conforto allo strazio di tanto cordoglio . Tirasserena ornai però sventurata prole di Laomedòn-te e ti ricomponi o figlia leggiadra di Etione. Noncrollarono ancor le tue porte, ne a te minacciaronoancora V ultimo eccidio i Numi sdegnati o Teucracittì , reina un tempo , or fatta obbrobrio alle genti
dalla crudeltà del Fato inesorabile . Odi tacita lo
squillo delle belliche trombe, odi il nitrito degli
sciti cavalli , lampo di speme a tua salvezza bale-
na , sulle turrite tue mura t' affaccia , mira stupisci
esulta e spera . Dalle rupi nevose del Caucaso so-
vra destrier veloci emuli ad Etone e Piroo , scendea tuoi piani agguerrita falange di formidabili don-ne . Vendicatrice dei torti della rapita germana
,
prima delle Amazzoni la invitta Fentcsilea seco le
cfiigiati . Per Io più gli scudi aveano due manichi interni nella
concavità . L' lino più grande in mezzo per panarvi il braccio >
1' altro più piccolo verjo l'orlo'per passarvi la roano e ferrpar-
lo. I più antichi scudi essendo senza manichi, sospendeansi al
colio con una lunga correggia o lama di bronzo. Se ne veggo--
• nei monumenti dei perfetumente rotondi , degli ovati , dei
quadrati , dei brevi , dei lunghi atti a coprir tutto il corpo , tue-
u distinti con varj nomi . Lo scudo delle Amazzoni nei marmi
non i sempre curvato in falce y ma talvolta lo hanno rotondo •
ir, fitti, Art, Clyftut2
I
^ *XLVIII —a(ldac«> alto <?eslo di gloria le infiamma. L'ombriinulta d' Ippolita a lato degli uccisi fratelli dalle
aperte ferite ancor vivo sangue fumanti , gli oltrag-
gi antichi accennando dell' invido Euristeo e delprepotente Alcide , ad esse nel petto più che viril
coraggio ridesta . Sugli occhi loro lampeggia 1* sde-
||no ; furore addoppia a furore , le preme le incalza
l'aspetto de' Greci ^ sentono ire novelle riaccendersi
alle sciagure di un popol di miseri oppresso iniqua-
mente ; come arrabbiati mastini , come tigri afFama-
te minacciose tremende si scagliano sugli oppresso-
ri. Di vigor piene e di destrezza già quasaano i
brandi , già vibrano T aste , delle superbe squadregià fìaccan l' ardire , mille recidon teschj ad un pun-^
to e squarciano mille petti , elmi spezzano e scadi
,
atterran cavalli , rovesciano carri , e calcano trion-
fanti col pie degl' indomiti destrieri l' tfreria di san-
gue allagata e sparsa di tronche membra di rotti
acciari d' infranti cocchj di corridor feriti di semi-
vivi di estinti . Sbaragliati e confusi alle loi^ tende
si rifuggon gli Achei di femminil ferocia miserabi-
le avanzo. Stanche le prodi e non sazie , insegnono .
i fuggitivi, già lor tono alle spalle, aspro macello
intero già fan di loro, che invano chieggo» pietìl.
,
e d'Achille invano finora imploraron l'ìÉita .... Se
. non che il Pelide colla possa di un Nume alle vit-
trici Donne si appresenta , posa su d'esse uno sguardodi fuoco , e la scena si cangia (*) . Rispettabile Ses-
so e chi osò mai con ragione debile nomarti ed im-
beile; se a domar tua baldanza, le audacie tne araffrenare, ad avvilir tuo coraggio, a debellarti;^
vi fu pur d' uopo del valor di un Achille?.
Non è mio iatendimenlo , e qui non ha luogo lo inda-
gare se tutto alla verità sia conforme quanto ci narra-
(•) V. CBneide Llb. I. XI. Q^ Smimeo Paralipom. delPlUad.
Lib.I. ,
4 -
^ ' - XLIX *-
no i poeti delle imprese di quelle Eroine (*). Laguerra 1' a«eedio e la dittruzioae di Troja sono ar-venimenti che le calìgini de' secoli troppo hannoadombrato , ed ha travisato anche troppo il niara-
viglioso e il sorprendente della Epope(^ . (l) Tante sonoperaltro e così gravi le testimonianze le quali , se
non delle loro imprese , della esistenza lor ci assicu-
rano , che la Critica medesima la più rigida e schi-
filtosa non potrà mai ostinarsi a negar totalmenteciò che di lor si asserisce. Al lume di questa esa-
minò la cosa il signor Freret,e noi vedremo ciò chefu costretto a concludere . Soii le parole stesse del
lodato scrittore estratte dalle sue osservazioni sulla
storia delle Amazzoni riportate nella Enciclopedia
quelle che da noi si riferiscono. „ Ai tempi di Ume-„ ro il più antico icrittore delia Grecia e che vi-
„ vea nel IX. secolo avanti Gesù Cristo , la esistenza
„ delle Amazzoni nell'Asia minore er^ una opinio-
t, ne incontroversa e adottata universalmente . Que-
,, sto Poeta suppone ch'esse fossero potenti in que-
„ sto paese nei secoli di Bellerofonte di Ercole e
„ della gioventù di Priamo .lEgli le pone all'Orien-
„ le del fiume ISangario e della Frigia, parla del-
•- '.. ;.^.-/ "..- ••.-4 .-,.--..-;.-.-;.,:....
(*) ^^oo'*' '' nostra Aanotaz. alla pag. XI r»
(i) Cinque furono le più famose spedizioni militari -^elle
Jtrauzani secondo ciò che ne dicono i Poeti . La I. fu la loro
irruzione nella Licia ove furono disfatte da Bellerofonte . La II.
la loro discesa nella Troade sotto il regno di Laoniedonte. LaHI. la loro resistenza fatta ad Ercole ito a rapire il famoso cin-
to d'/ppotita. La IV. La opposizione fatte alle armi' di Ercole
e di Teseo condottisi a rapire Antiope o Ippolita stessa : guer-
ra che diede,motivo aL' ingresso delle Amazzoni nell' Attica .
La V. finalmente il soccorso da esse prestato ai Trojani con-
erà de' Greci. Noi abbiamo prescelto a descrivere quest' u tima
impresa come forse la meno favolosa e la più rimarcabile eJ
•notevole alle ncitre cavatcauici €ucrriere , .f.- '
.'
^
Ìfr'>*ì'X.;--*,%^4t''i,',.^i--'' -4ì*'*'V-. ì^-^-'i :^^^4.^:i"^'''^V^^f^K;'•^"•^^'"l^•^^-V 'i,K;^^'m.':'C']''Y--''^^'^'-^-^^)f-''-'t~\'
fc"r
">
j, Ift loro spedizione nella Licia, e detle loro icor-
„ rerie nella Trbadé» e le dice ugruali e simili Ao-lij'
„ nomini, senxa natia dire del loro governo .'.'.
i
,, Erodoto, che irisse cinque Sècoli prima di Gés^• Cristo , snppQiie che nei tempi, eroici abitassero lii^'
costa' settentrionale dell' Asia rntnóre ; che i Gre-ci sotto Ercole e. Teseo andassero ad attaccarle ,
.
che» prese -e . imbarcate fuggissero e approdassero
galle sponde.del paese occupato dagli Sciti Reali o
eia Paratati , che qarvi impadronitesi di una tor-
ma di cavalli, si v«lessefo di essi per fardello scor-
rerie nel paese. Combatterono, i giova.m Sciti la
j, ammansirono con ~ accarezzarle e si aniroqp . eoa
j, esse. Queste obbligarono^i loro nuovi sposi ^d ab*
^ traversare il Tanai col bestiame che possedevano ,
„ per istabilirsi all' oriente di questo fiuine . I loro
#, discendenti formarono la numerdsa nazione dei
j, àaaromati che occupano un paese di qurodici gior-
i> nate di estensione salendo il fiume, verso il nordi-
„ ed otto di larghezza verso 1' est . Questi Sauroma-
f, ti cotìservarcinò fino - ad oggi molte vestigia dell*
„ loro origine. Le femmine si addestrano a trar d*
f, arco come i mariti eh' esse accomjiagnano a cà-
,, vallo alla caccia e alia guerra. Ijo donzelle nonpossono colà maritarsi se non dopo aver ucciso
qualche nemico in battaglia ..... Ippocrate che
fiorì nel IV, secolo avanti l'era cristiana AS-segi-
sc^delle donne sauromate de' tempi suot^;^ ch'egli
appella col nome di Amazzoni ; ( cioè senza Tnarh*
melle , o giusta il significato del tartaro linguag*
^uy Femmine eccellènti ) oh'elletio sul dorso ignu-
do de' cavalli assise, mentre questi velocemente
„ correano , ne moderavano il freno , e d' arco arma-te e di faretra , infallibili dardi lanciavano o coa-
tro ai nemici o contro allei fiere .... Platone
,
Diodoro , Trogo Pompeo, Giustino narrano pres-
so a poco la ««)8a stessa, e la riferiscono al teia-
3lfif7P^5P?S»^[^r'39W3i'Wff?7f|R?^^
- LI ^„ pò dell' impero degli Sciti suU' alta Asia , secon-
5j do il calcolo di Pompeo, più di 22. secoli avan-„ ti Gesii Cristo. Secondo essi là nazione delle Ainaz->, zoni sussisteva eziandio ai tempi di Alessandro e
- „ assicurano che Talestri , o come altri l'appellano,,", Minizia loro regina andò a visitarlo in Ircania.
^ ^, Quantunque questi racconti » conclude il Freret
,, non sieno affatto provati , non debbono riguar-
>, darsi come impossibili o senza esempio. Si vide•-. „ quasi a' nostri giorni nel cuor dell' Affrica pres-
>^ so i Yagas uno stato compósto di femmine, dove„ le madri uccìdevano i maschi appena nati e dove,,' i prigionieri più bravi erano risparmiati per eg-
„sere «chiavi del sesso^-dominatore . I Portoghesi
„ del Congo sostennero guerra contra di Singa re-." ^ gina di questa nazione, fecer con lei trattato «
,j le fecero abbracciare il cristianesimo , ed ella si
,, congiunse in matrimonio con un giovine portoghe-
j, se, sebbene in una età avanzata. „ I viaggiatori
_^el nuovo continente, aggiugne il signor le Pavv ,
r^-é specialmente il celebre la Condamine., dopo le piòscrupolosef ricerche , assicurano la esistenza di unregno di Amazzoni anche al presente verso il sud
. dell'America meridionale.' Ma sia pur che le Amazzoni , singolarmente dà*
.tempi eroici , non abbiano esistito che nel cervello
fantastico dèi fantastici inventori degli Dei, de* qua»li tante mensogne ci dissero descrivendoci i loro
. trionfi le loro discordie le loro passioni > anzi le reg-
gie i conviti le danze i piaceri loro . Siano pur chi-
mere d' immaginaria Teogonia quelle Giunoni vedu-te itegli spazj immensi del cielo passeggiar caval-
cando sovr' alati destrieri . Sognino, pure e Omero ePindaro e Sofocle e Goloneo e Pausania qnandocoi più vivi ed animati colori ci dipingono le batCa^
^lie sostenute da Pallade guidatrice di più miglia».
ì» di robusti cavalieri : né altro ci narri che uoa«
finzione CaUimaoo , allorché tanto trasporto attrtBni-
sce a Fallade in verso i cavalli , che éa, se stèssa dal
campo tornata
Dal cocchio roarzial, fumo e faville
Spiranti ancor dalle rigonfie nari,''" I generosi corridor discioglie,
E lo sparso sodor 1' appresa polveA terger lor, nell'oce^ira gli tuffa.
A seconda di queste quaipar si vogliono false idea,
si scorsano in Olinnpia erétfti bugiardi delòbri alUequestre Minerva ed alla madre dei Numi { Pitis.
Art. Eques. Pig.) ; e sia venerata in Gerapoli la
famosa X^eaiSma in sontuosissimo ten}pio qual siro-
bolo della Firtù produttrice su di aureo giumea-to assisa ( Apul. As. d* oro ); e sia dipinta su i r»-
inani presepj , al dirti di Giovenale ( Sat. 8. ) Tp.-
pona la Dea tutelar dei cavalli; né sol nei tempj
e negli altari; ma nelle medaglie nei teatri nei fori
con superstizioso culto adorino Grecia e Roma e
l'Oriente le loro Dive in marmo e in bronzo scoi"
pite a cavallo; Ebe de' celesti corsieri attenta cu-
stoditrice; le Ore che meglio governan , di quel che
fiiccian de' nostri i più esperti ^srud ieri , i cavalli
del Sole , talché di loro ebbe a dire il gran fàator
di Manto
.
Alle veloci impone Ore ministre \
Febo che i suoi destrieri alla quadrigaAggiungano, sericei te le DiveCompiendo il cenno , della eccelsa reggia ...
Da le superbe stalle , igni-vomenti
E d' ambrosio licor ebbri , scuotendo *
I crin dorati all' aura , escono trattij.
Per man dlTor eh' ai risonanti freni '
; .-Gli fan soggetti a moderarne il corso/.
Sient tutt' altro che vere donne , allegorici personag-gi dilla creatrice Poesia animati a formar l' incan-
tetin&j di uno spettacolo solamente possibile; Esia
fi.n»»*^^j!iMWH'' ».j wiiiwi i3Wij>^^,''AJìrT f''"'^' '^"gy'Ts^y^g
-i ira- ^^tite flllegorioa e misteriosa la visione dall' Estatico
di Patmos avuta , di quell' audace femtnina invere-
conda che sovra di mostruoso quadrupede assisa le
vie scorrea di Babilonia ) ovunque spargendo l' impa-rò calice delle sue abominasioni : Io da tanto favo-
le e sogni > da tante finzioni e chimere, da tanti
simboli , e immagini e allegorie e mister) trarrò
invittissimo argomento a prova irrefragabile del-
la opinion mia che sotto ogni cielo e in ogni età
pili lontana familiar riconosce 1' arte di cavalca-
re alle donne. I Poeti di fatto e i Romanzieri al-
tro non fecero che descriverci nei lor poemi , qonsenaa gran pompa di annedoti e di circostanze ar-
tificiosamente ideate, gli usi e i costumi de' tempiloco » I sacerdoti superstiziosi del paganesimo attri-
buendo «gli Dii quelle tendenze e quelle abitudini
che son proprie degli uomini , altro non pretesero
che di autorizzare con rispettabili escmpj ciò che era
a loro giorni comune. Le simiglianze finalmente e
le allegorie adottate dagli scrittori singolarmente/^
ispirati , a rendere più sensibili le meno sensibili
verità , non tran dosante che da fenomeni naturali
o da' fatti umani che pure avvenivano tuttodì . Quel-le valorose Amazzoni pertanto
,quelle Palladi bel-
licose, quelle lussureggianti meretrici di Babilonia,supposte ancor solamente , sorto la immagine ver»delle settentrionali donne e orientali, delle G^réclut
e delle Romane ; e i bronzi equestri ed i marmi eh*sei fori giganteggiavano di Atene di Sparta di Ro-ma; e gli equestri bassiriiievi che ornavan le tom-ke dell' Eroine e che oggi trattengono il curioso («guar-
do dei viaggiatori negli splendidi Musei; e'i'effi-^giate monete e i simulacri e gli altari delle immor-tali ci additano le costumanze e ci rammenlaao i*^
agilità e il valore delle donne mortali. -,Ma perchè aver ricorso alla congettura quando
1» voce autorevole della Skoria abbastanza filoqueo-
i^jK'f^uv
Z'tfl-W'WJippiPWPf.tfll»
teoiente ne ammaestra sul proposito dì cai rao;io-
niamo? Se un prolisso Trattato io scrivessi od unalonga Dissertazione erudita, e non un semplice Di-scor^ da trattener con diletto in qualche ora di ozio
una giovane Sposa educata alla coltura delle belle
arti , e se un ponderoso Volume io formar volessi daaver luogo fra il silenzio e la polve di una Biblio*
teca ,e non uo piccul Libretto da chiedere in grazia
Tiserbato e contegnoso un' angolo della profumata
toelette e del %)rbido sofà di una bella Signora ;
largo mi si aprirebbe qui il campo a trascorrere le
stòriche vicende di ogni nazione, per additare alle
nostre donne che le donne di tutti i tempi e di tutti
i popoli o per emulare la forza degli uomini nei ci-
menti della guerra , o per essere a parte dei lor diletti
alla caccia , o per seguirgli con Celerità nei viaggi ,
o per godere d' innocente piacer nei diporti , assai di
Inion'ora addestraronsi alla equitazione .
Non sempre e dapertutto furono i Cocohj, ne
sempre i Cocchj atti furona a condurre agiatamente
una donna . E' grati quistione tra gli Eruditi se fuso
della equitazione fosse anteriore a quello de' carri.
Sembra che la Favola e la Storia si accordino ad as-
segnare al primo e non all' altro la preferenza del-
la invenzione. Plinio, Isidoro, Igino , ed altri con-
cordemente affermano che Erittonio IV re di Ate-
ne, che vissf^ circa i^ secoli^ innanzi a G: C.,per
celare agli altrui sguardi la deformità delle sue gam-\>e , adoperò il primo i carri a due ruote adattando
lor de' cavalli che seco gli traessero all' arena mar-Biale od al corso agonale del circo . Anche Virgilio
nel libro HI. verso Cxi li. della sua Coltivazione con-
ferma il medesimo fatto, il quale può esser vero so
t riguarda Erittonio come introduttor di quest' uso
nella Grecia; dappoiché egli e certo che molto in-:
Danai al suo tempo si videro Gocchj id Egitto.
'«li'wjiiliw TJPt-'jfif !wii*ìmiJimm'»fVffj^fv^^0ii^}»\!yiui^^m''-''^^ì^-
Chiarissima è la testimonianza di Lucrezio 8ul< nostro
proposito {Lib. V. de Nat. Rer. )
L'arte pria ritrovò l'.amano ingegno
Di domare il cavallo e a lui sul dorso -•
Assidersi , e col freno il moto e gli atti
Regolarne: si ascese in sulla BigaQuindi i perigli ad affrontar di Marte*lì prim* a coppia, indi a due coppie aggiunti
X Furo i cavalli al carro, che falcato (l) *
,,
- Poscia si vide in marzial cimento.
Dalle quali parole del Poeta della Natura non so-
lamente risulta che la equitazione precedette lunga
pezza 1' uso de' carri ; ma che questo non ebbe tuo'
Eoanche dopo . la sua invenzione se non in guerra
.
IO storico Falcfato fra gli altri si oppone a questo
pensiero, ed asserisce che i carri unicamente , attac-
cati non solo ai cavalli , ma ai muli eziandio ai buoi&i giumenti , si apprestavano per la guerra pel viag-
gio pel diporto,prima che i Tessali , eh' egli fa sor-
gere dalle oscurità dell' obblio alla luce della Famaai tempi del laro re Issione due secoli innanzi aU*assedio di Troja , inventassero la equitazione . Laopinione di Palefato sembra fìmdata su d' una favo-
la,qual' è appunto quella de' Tessali centauri , cioè
mezz' uomini e mezzo cavalli , tanto famosi nel re-
gno immaginario della Mitologia. Che se ben siri-
nette all' ordinò con cui le umane cojinizioni si svi-
luppano a gradi, e per cui dalle più semplici si ri-
sate alle più complicate : si scorge che la idea dei
meccanismo di un carro, del modo di attaccarvi de-
gli animali e di regolarne i movimenti in questa
—' '. ~
•
" '—fi) L' Uso dei Carri falcati per la guerra é antichitsimo •
Ciro lo incrodatte io Persia , molto prima di lui Nino neli' As-tiiia 1 e prima di ambedue si veggono adoperati da Cananei si.
no dai tempi di Giacobbe . Non si dimisero che nei bassi it.
coli, allorché si eeu6 di recare al campo delia battaglia i cog<
< -
, *» LVt — '
pnQ, ella comprende una serie d'idee tanto ,
piò complesse é malagevoli a concepirsi e a formar-
siv quanto più facile e spontanea è quella sicuramen-
te, di raffinare l'impeto giovanile di un puledro,.
docile "peraltro di jua natura e obbediente , e raffre-
nato, di adagiarsi a lui sopra. L' analisi dunquedello sviluppa delle nostre cognizioni concorre mi-
rabilmente » dimostrare la equitazione di gran lun-
ga anteriore all' uso dei cocchj .- Ma supposto anco-
ra, com'è in realtà i antichissimo quest'uso, fu égli
adunque cosi comune alle femmine eh' elleno maijion cavalcassero ? Furano il lusso ambizioso e la
cascante sensualità orientale che presso .i Permiani eprèsso gl'Indi, al dir di Oleario, inventarono dei
cocch) soffici e coperti , onde le ricche signore e i re
vi gisser seduti comodamente, mentre nei prischt
tempi e presso le altre nazioni , servendo i coccb^
unicamente alle battaglie, la loro forma atta nonera che a starvi in pie e allo scoperto, come ce n« ,.
assicurano i monumenti che ancor ci restano e le de-
scrizioni che ce ne lasciarono i Greci scrittori < Ledonne allora si fecero un vanto di sedere alla, par-
te anteriore del cocchio non per mollezza e per fa-
sto, ma per nobil desio di farsi uguali agli uomini
nel coraggio e nel valore . Quindi presso Omero os-
servasi Giunone regolatrice de' cavalli aggiunti al
cocchio di Minerva, e Minerva medesima divina-
mente prode auriga (l) si ammira di Diomede / m
chi . Questi carri aveano gli assi gli apsidì e le niVtp armateHlunghe falci di tagliente acc>aro ainla'o ed numinato. Sì attac-
cavano a non domi cavalli e senza freno , armati aacb' essi ai
banchi esterni , delle medesime falci . Nel bollor della pugna si
f<iceano passare questi carri in mezzo alle file dell'armata ne-
mica . L' impeto loro ponea in disordine 1' armata e seminavi
il terreno' di membra orribilmente troncate. \_ f' .icbeffi d» H»Vtbic. c»p.xr.i
(t) Óre** è» M (bocca) e ÀMrttu i* Amru ( orreGAio>
v'N • *
/
^ Lvn —presso ,. Erodoto , le donne degli Zaveci popoli dellaLibia si 6corgono eccellenti guidatrici de'cocchj al
duro esperimento di bellicoso certame . Ebbero è re'ro fin da' lontani tempi specialmente gli ££;izì e i
Persi de' splendidi carri anche per uso di diporto;ma pare che questi non convenissero che ai re ^ e ai
primi personaggi di stato nelle pompe solenni delle
loro comparse, e agli eroi che tornavano trionfanti
dalla battaglia . Ma per continuare a dire delle da-me orientali , quantunque snervate dalla crapula dal-
la lascivia e dall' ozio , non usavan elleno che nei
lunghi viaggi , dei cocchj ( Q. Cure. lib. 8. cap. 9 )
o di una certa specie di ceste ammantata od ai fian-
chi appesi degli Elefanti , siccome usano anche og-gidì ( Anquet StoK uhiv. T. VI. ): ma nelle bre-vi gite e nei piacevoli diporti o sedevan sul dorso
degli stessi elefanti o quello premeano de" cavalli ede' muli . All' epoca della decadenza della roraaini
gloria > allorché Roma al genio feroce di conquista-
re fé' quello succeder piiì n^te ma forse non menoingiusto di godere della conquista; adottò anch'essadagli Orientali 1' uso dei cocchj per le sue impera-trici e per le sue dame, aebben non dimenticaMcroqueste di cavalcare talvolta , come aVrem pure oc-
casione di osservare in progresso (l). Cavalcaronoesse adunque .le femmine in tutte le età e presso
tutte le nazioni ? Non può rivocarsi in dubbio , -vir-
tuosissima Sposa
.
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I i r I
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1 III li III xi^^.——»i—
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;",. 3
fitrono latinamfnte appellati \ frem perche da essi e dalle brìglie' tono repressi la bocca e le oreccliie dei cavalli . Da questa
denominazione derivò quella di /turila a colui che seduto alla.
{>^rte anteriore del cocchio, moderara il freno ai cavalli ad esn>^
stuccati
.
(1) Non fiiroHo i cocchj ignoti ai Romani fino dai primi
I secoli delia sua fondaaione j ma oltre quelli destinati aìlaguer» >
ra, non ti servirono di essi che pei viaggi. In Città non ti'':.
videro che alla oc^atiso de' tiienfi > prima dell' epoca nel acitrf
- LVin —Io non ietancherò la vostra immaginazione tra-
sportandola di nuovo o , colla scorta di tutti gli an>ticbi storici e poeti , fra le balze nevose della Scizia
e del Caucaso, o presso le foci di Madera e di
Tobìnambes^coiraccuratissimo la Gondamine, ad inar-
care le stupide cig;lia innanzi alle prove tutte di ma«gnanimo ardire delle Amazzoni invitte . Non fra le trsi«
eie donne egregiamente -cavalcatrici vi rammenteròArpalice , intorno alla toml>a della quale , a celebrar-
ne perennemente la fama , s' istit uirono annui giuochi
a cavallo; non fra i Boemi P^alasca , la quale connumeroso esercito di femmine congiurate seppe scuo-
tere il giogo tirannico de' barbari mariti , e fondare
una repubblica eh' ebbe pnre la gloria di sussistere
nove anni ; non fra gli Spartani Cinisca , che al ri-
ferire di Pausania , fu la prima ad educare ed eser-
citar cavalli e a corre le palme della vittoria in
Olimpia , e r altra innominala Eroina , che poste-
riormente alla legge la quale vietava alle donne il
discendere nell' olimpie^ arena , osò col mentir d'
aspetto di cimentarsi nei giuochi a cavallo , sì chescoperta e a morte dannata, ottenne per la dimo-strata intrepidezza dai . vincitori la libertà e la vi-
discorio accenaaca. Ostetva Plinio \_ Uh. Vili. cttp. 4} j cheal Console Metello, in grazia della sua cec'tà , perduto aven-<log!i occhi nel sottrarre il Palladio all'Incendio dei tempio di
Vesta, fii dal popolo romano accordato dì portarsi alla Cuna se-duto sopra di un cocchio , ciò che non era mai stato permessoad alcuno prima di lui, e ti Sa che Metello fiofì nell'ultimo
secolo della Repubblica.
Chi poi vago fosse , ad illustraiione di quanto abbiam noifin qui detto y di avere esatte notizie degli antichi cocchj e catrlydelle loro varie forme , e dei lor va||' noni! presso gli Orientali
i Greci e i Romani ; nnn avrebbe che a consultare la più volteda noi citata eruditiss. Opera dello Scheffero Be Re ^ebitul, ol' altra del nostro italiano Pirro Ligorio delle Famiglie Rimane ^ove cweiMnentc ragionali degli anticlii Carri
.
rA.,':^^ .L .r^-
WT!!F^SBqp^^Spsi^S?l!«?jp^5'^^
— LTX ^ta ; rtoiT fra gì' Illi rici Teuca che spesse fiatetrion-
fo de' Romani ; non fra i Messageti Tomiri wR po-
tè vendicare il san{2;ue sparso da Giro ; non fra i
Tessali le Spose che, giusta £liano> dopo il pronu-bo sacrifìcio, come il più caro ed onorevole arg»*
mento di affetto , o faceansi montare a cavallo , dtrarlo per le redini dal Tempio Eno ai limitari delmaritale albergo . Né vi additerò Jficrate reina diPonto combattere al fianco di Mitridate , ne quelt*
'j4spe da Valerio Fiacco , ne quella Mirina da Stra-
tone , ne c^avìV Aspile da Silio, ne le altre nume-rosissime greche donne da Igino in particolare e daigreci storici encomiate; ne quelle in fine quasi, di-.,
rei innumerevoli che emularono^il vanto di Tibumasaguntina , di Margherita d'Inghilterra, di Mariadi Fiandra , di Margherita di Svezia , e ultimamen-te della celebre d' Een Beaumont (che in Francia ia
Londra in Pietroburgo pel lungo periodo di sei lu-
stri potè mentir sesso e sostenere il grado di Capi-
tano in un reggimento di dragoni di Luigi XV , edessere decorata delle insegne e del titolo di Cava-liere ) e di tante altre eroine che attonita la Sto-
ria riverisce ed esalta siccome agilissime nel caval-
care. Né finalmente vi ricoderò tra le Indiane an-
che de' nostri giorni quel reggimento, diremmo noi,
di guardia nobile composto d' arabe donne destris-
sime cavalcatrici , le quali , al dir degli Autori In-
glesi della Storia Universale, vegliano sempre alla
difesq^ dello imperadore del gran Mogol, e lo accom-pagnano a cavallo ai frequenti passeggi delle vie «dei giardini e alle caccie de' parchi dell' ampio ser-
raglio ,che nasconde al guardo de' sudditi profani la
divina persona di quel despota adorato , a coi non si
parla se non colla faccia prostrata al suolo , circo-
stanza la quale dimostra di quanta stima sieno de-
gnate le femmine agili nel cavalcare, sublimate ali*
onore di itar sempre dappresso a (juella chimeriott
Divinità . Le sole Donne Eliree ài pari di trutta Ulor nazione 8degaaron9 1' uso dei carri e de' cavalli,
o per non rendersi emulatrici delle donne idolatre >
come vogliono alcuni e come sembra che accenni il
verso ottavo del Salmo XIX(jiei che furono segui'
te dai primi cristiani di ammendue i sessi, che per
umiltà -o per male inteso zelo d' imitar Gesù Cri<*
sto il quale , seguendo il costume degli ebrei entra*
to era in Gerusalemme assiJb su d'un giumento, noafaceano viaggio se non sugli asini , chiamati perciò
a scherno asinarìi dai pagani , come nota il BarO"DÌO all' anno 4!2> e 201.} o perchv la vita pastorale
eh' esse per la più parte quasi sempre menarono ben-* ,
che principesse e signore le invitava a fruir de'pia'
ceri delle floride campagne della Cananea giovan-dosi unicamente delle robuste lor piante non maistancabili per lungo cammino; o finalmente perchèla moltiplicità dei cammeli e dei giumenti nei climi
lor fecondissimi e alla situazione de' lor paesi adat-*
tati , come pocanzi da noi medesimi si è osservato, ba'
stava a soddisfare il nobil desio e 1' imponente bi«<^
sogno di esercitare le membra ali utile ed equabilemoto della ginnastica cavallerizza. Comunque ciò
•ia, solamente ai tempi di Salomone noi veggiamopresso gli ebrei in granìde onore l'uso dei cavalli
<
Il vasto genio di quel principe un gran numerp diquesti animali introdusse nelle sue scuderie , e forse
egli pure sapientissimo qual era e di squisitissimo
gusto fornito , si sarà dilettato di veder cavalcare s»*
vranamente maestosa la vaga Sulamitide, come gli
Eiacque di porre a confronto la sua bellezza colla
ellezza de' suoi destrier generosi ( Cant. Canticor.
cap. V. 10. ). Fu nondimeno anche dopo quest' epo--
ca per la contratta abitudine , e forse ancora pel
maggior comodo e facilità di salirvi e girvi sopra/4enza molto adoperar di destrezza , fu amato meglio
dall'ebree Doiuijb 1' uk» de' giameoti , ondelaco-^
#..*'Vv.
lf?pp^iW!!^w|jwi«^^aiS!»!
^ LXI —stante tradizione ci assicura che anche nei lunghiviaggi «i servivano di quegli animali assai meno pervero dire piccioli e .deboli di corporatura e stupididi cervello di quel che sieno i nostri somari (i)
.
(i) Eppjre in mancanza di cavalli ne anco alle ncscre Si-
gnore sarebbe discoaveniente l' adoperar muli ed asini ben pa-
sciuti e bene educati per cavalcare . E quanto ai muli , credo
che non s' incontrerebbe appo loro grande dif&coltà perchè gli
adottassero . Non sono i muli è le mule tanto disonorati . Pia
robusti e forti degli stessi cavalli , meritar debbono qualche sti*
ina . Inalzati alla gloria di recar sul dorso Pontefici e Vescovi
nella solenne circostanza dei loro possessi ; posson pure aspirare
a quella di condurre a spasso una Dama . B poi per molti ri.
guardi , furono e sono in varie circostanze i muli privilegiati*:
La somma difficoltà sta negli asini. Ne giova alla loro specie
l'avere uno di etsi parlato a un Profeta, ed avere un* altro por-
tato in trionfo il Nazzareno ; perchè se poterono vantar questi
onori , furono ancora prostituiti all' obbrobrio e alla infamia
.
Servirono essi alio scorno degli Antipapi Giovanni e BurdinoQÌMl'uno ai tempi di Greetrio V. l'altro a qiie' di Calino il. dalla
politica abbandonati alla levitica rabbia, furono costt-eni a ca-
valcare , con una pelle di caprone indosso , al rovescio di uà'
asino (sebbene altri vogliano di un cammelo) e tenera/ in ma-ro la coda in vece di redini , ed esporsi così agi' insulti e alle
lisa di tutta Roma. Questo genere di asinesca pena infamante
era familiare ai Persiani nei Bassi tempi, ed accenna la Storia ,'
come per un prodigio di mite giustizia , die il crudele sofi Sa-Abbala inflisse ad un giudice ignorante e precario , che imbrattata la
toga di luride macchie , dovette fare la stessa comparsa di que-
gli Antipapi. Un'asino morto con ferri di -argento gittato per
ischerno entro le mura di Modeoa dai Bolognesi che l' assediava-
no l'anno IS49 , fu cagione di orribile strage. Le teste di
asino mitrate che i Fiorentini scagliarono entro le mura diArez-
ko in occasione di assedio l'anno 1189. per far le fiche agii
Aretini che ucciso aveano il loro Vescovo da essi creduto d*
intelligenza co' Fiorentlhl : e i tre asini appiccati dai Pisani sot-
to le porte di Firenze l'anno i}tfj[. furono eterni monumenti:-'
di discordia tra quelle rivali popolazioni che stimarono di trova*'
le neli' asino il p ù deciso eihblema di disprezzo di oltraggio di
avviUmeato . Più volte si videro anche ne' tempi a noi più proi>
•imi de' piccoli ladri e delle meretrici frustarti per le Città , a
^ LXII -*
Così la Verdine su di uà asinelio sedata, il divia
Pargoletto seco recando, rifuggissi in Egitto; in me-moria del quale avvenimento in ciascun anno il dì
degl' Innocenti in Italia ed in Francia si vide por
molti secoli la ridevole costumanza d' introdurre in
tempo della solenne messa nella primaria chiesa di
ogni città ana donzella sedente sovra d un asino
cavillo di un* asino . Più volte in tempo di carnevale si videro
dei finti dottori cavalcare degli asini per formar la satira dei
veri . Qual donna adunque di spirito vorrebbe oggidì gire a ca-
vallo sull' asino ì Io veggo peraltro in ciò più che la verità aver
luogo la opinione e il fanatismo, come per lo più avviene in
tutte le sociali costunanze . „ Il sangue dell'asino, diceilsig.
„ di Buffon , è puro, e sebbene la nobiltà ne sia meno illu-
„ stre , ella è nondimeno buona e antica egualmente che quel-
„ la del cavallo . A che dunque cotanto sprezzo per questo
}, animale si buono sì paziente sì sobrio e sì profìcuo \ Sin' ait-
„ che negli animali disprezzeranno gli uomini que' che gli ser»
„ vono troppo bene e con pochissimo dispendio \ Il cavallo si
„ educa si governa s' ìstiuisce si eserciu , intanto che 1' asino
}, si abbandona alla ro/.zezza dell' ultimo tra i servi o alla ma»
„ lizia de* figliuoli , onde ben lungi dall' acquistare per la sua
„ educazione , non può che perdere , e dov* egli npn avesse
„ un gran fondo di buone qualità , perderebbe difatto per U- „ miniera con cui si tratta : egli è^la favola il trastullo il facchi-
), no de' Villani che il guidano col bastone alla mano il batto-
. „ no lo stracaricano lo sforzano senza cautela senza misura
.
„ Non si riflette che 1' asino sarebbe , e per se e per noi , il
„ primo tra gli animali il più bello il meglio formato il più d>>
„ scinto, qualora al mondo non ci avesse il cavallo . . , Egli
), è su.cettibile di ogni educazione, e se ne sor veduti de'mol-
, „ to bene addestrarla rappresentare curiosi spettacoli .,, Peichè
dunque tant' odio contro questi animali , anche noi replicheref
tuo , mentre poi tanto si accatezzan fra gli uomini quei che san-
no meglio imitargli ? Perché le donne italiane non vorranno mai
segure l'esempio delle signore Inglesi che accolgano gli asini di
niglior razza , gli fanno ammaestrare e custodire gelosamente , ed
ogni. giorno seggono lor sopra e vi passeggiano pubblicamenee
«enza punto di diftcoltà \ B sino a quando la opiaionc sarà la
titaaiu de' nostri voleri i
!psp^^«!*-w^^^»|^^5^ippFW^P?^»:Sfl^E^
- LXIII —pon nn bambinello che al seno stringeva , e di far-
la assisterà , così atteggiata in mezzo al tempio , atutta la ceremonia del divin sacrifìcio ( Bettin. Bis.
d' Ital. ).
t Ma^ voi , gentilissima Sposa , voi siete italiana ,
e la origine e i progressi della Equitazione nelle
femmine italiane debboift) assai più interessarvi chequelli delle donne di altre contrade e di climi stranie-
ri .£' d' uopo che conosciate le più famose cavalca-
trici d'Italia in tutte le età ad imitarne l'esemplo
e ad aspirarne alla gloria .
Da chi e in. qual modo apparassero tanto gli
nomini che le donne d'Italia la equitazione, egli èignoto ; impenetrabili e dense tenebre ricuoprendofinanche i primi suoi abitatori che jiborìgini Vm-bti Pelasgi Tirreni Liguri Achei trovansi nominati
presso gli antichi autori senza eh' essi peraltro ce
ne sappiano dire, oltre il nome, cosa non dubbia eprecisa. „ GW Etruschi , riflette il dottissimo Tirjt-
„ boschi ^ sono q!]e''soli tra le nazioni che prima„ della fondazione di Roma abitarono la Italia , di
„ cui qualche più certa notizia ci sia rimasta. „ II
regno degli Etruschi innanzi ai tempi dell' imperoromano ampiamente si distese in terra ed in mare.La Italia tutta fino alle Alpi fu da essi abitata e
, jBÌgi\|;>reggiata , toltone solo il piccol tratto di. terra
che ai V eneti apparteneva , sinché il romano domi-nio nel V. secolo di Roma , schiava rendendo anche
r Etruria , ne fé perder* il nome e la grandezza nel
.^vortice impetuoso delle sue conquiste . „ Si può af-
w fermar con certezza che gli Etruschi coltivarono' „ felicemente le scienze e colle scienze le arti , che
sempre vanno di passo uguale , anzi che i primi
furono per avventura che in. Europa le coltivasf
sero e le insegnassero, ^he se fosse certo che gli
t, Etruschi traessero la origine dagli Egiziani , conliQ
„ alcaui congetturuno ,. sarebbe questo non dispre»
>9
n
^
C-óti .;5-'^^<'3;^Ì:;'..^;-'KiJiCÌvCV'.''^Jt:-i'.
??^W^W!^^?^P^!S^^
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u
ji gevole argomento a raccoglierne il lor valore in
„ ^te le scienze e le arti , poiché non ci ha chi~„ non sappia qoantp gli Egiziani fossero in enee ver-
,; sati . Ma o sia che da questi , o piuttosto da„ Fenicj , come a molti piace , o da qualunque
j, altro popolo essi venissero ; par cè"rto che cogli
'j5 Enjizj avesser comrfnercfo ed amici/iia , come si
„ raccoglie dalla somiglianza tra i monumenti etru-
„ chi de' tempi piùantidhi cogli egiziani „ La qualcosa essendo così, ed essendo gli Egizj coloro di cui
si abbia indubitata certezza che dall' età più rimo-
te adopei'asséro la equitazione ; chi non vede chele Egiziane poterono aver dato l'esempio di caval-
care all'Etruschè, e queste, alle altre donne d'Ita-
lia molti secoli prima della fondazione di Roma ?
Deh / perchè mai il tempo struggitor delle cose an-
che più degne di resistere all' edace suo dente, ci
ha interamente sottratto le memorie e i trofei' che
deMà Ctrusca muliebre eqaitazion ci assicurino / Egli
é ben vero peraltro che un' argomento invittissimo
di analogia assai ci compensa della privazione delle
memorie e dei monumenti . Se le scienze e le- atti
prèsso gli Etruschi giunsero alla perfezione-, sicco-
me è manifesto per gli preziosi avanzi delle' opereloro di genio che ancor ci rimangono; non potero-
no certamente dimenticare la cavallerizza. Se gran-
,di progressi fece- appo loro la notomia e la medici-
>Jia; se familiarissimo fu loro l'uso de' bagni , de'
igiuochi , degli spettacoli , come é) pure evidente ;
non poteroao certo non avere in-^rpgio qualunque
. specie di ginnastico csercitamento non meno alla fi*
sica che alla morale costituzione salubre. £ se le
donne low» furono espertissime nell' agilità e neD»espressione della pantomima e della danza
, per lo
che dalla etrusca \oce Jster Donne Istrioni si appel-
larono, si che con grande scandalo dello scrupoloso
Catone, andarono in gran numero ad insegnar Tuo»
<ìifiiiiitiiÉÉÉi'iiiiÉiiirfiiìiÉiii'ì-ir lìiii'r' rifili
~F*'""J!'^'*';'; !'S?i^'SS»f*-?f?«wf^^ y'I WIS
*- LXV -•
e r altra alle romans ; come ei potrSt. credere cneiìao dai prischi tempi noa sapesser $!;ire a cavallo ole vicine donne non invaghissero della loro abilità?
Oltre a ciò è da riflettere che non gli Etraschi so-
lamente ma eziandio i coltissimi abitatori della Si-
cilia e della Ma^na Grecia furono i maestri degli
altri p'ipoli d' Italia in ogni genere di piacevole edutile disciplina . Delle Colonie de' Greci anch' esse
dottamente istruite dagli Egiziani -si stabilirono ia
qaelle regioni estreme ed amenissime del bel Paese
diviso dall' Appennino e ^circondato dalle Alpi e dal
Mare . Dovetter dunqae ^och' esse cooperare allo
sviluppo del genio cavalleresco in guerra non menoche in pace nelle italiche donne fornite di spirito adi valore . . \
Ecco difatti ai giorq^ della discesa dell'Eroe
Trojano nel Lazio (i), più di due secoli innanzi choKomar' ergesse dallo squallore e dalla viltà de'pa-
•storali tuorar) è dei boschi addensati sulle rive delTebro la superba sua fronte ; ecco dai limitrofi, cam-pi de' Volsci accorrere alla difesa di Turno e intre*
pida opporsi all' ardimento de' Teucri , duce di pro-
di cavalieri e d' invitte donzelle la guerriera Camilla.Non «ila al fuso e alla conocchia imbelle .
tJsòHa mano femminile; a dureBattaglie avvezza , di trattar sol godeL' armi , e coi venti gareggiar nel cerso
,
Che ben potria d' intatta messe io ciwfk
Sorvolando trascorrere leggiera
:Senza piegarne le sottili spiche
,
,5
^
(l) Non ci i ignoto etiere fra i Critici concordementedeciso che Enea non venne mai in Icalia . Noi peraltro , teacainviluppavi in tenebrose quittionì , seguiamo la volgare opinione ttanto più che àiiche il non etsèr vera , nuli» toglie di forza al
aoitro argomento dopo tuttociò i che li «Ktco.
* '.• ' .
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O pir snl flutto tumido sospesa "•
Ver mezzo ii mare , e non tuflSir nell' ond«^' O inumidire 1« veloci piante .
-
^
En, Lib. FU. Bandi
.
Tanta è 1' agilità di questa e;roina e tanta la destrez*«a pel manefigio degli alipedi destrieri su i qualicavalca e vola . Ecco ai bei dì della nascente Ro-mana Repubblica la invittissima Clelia attraversarcoraggiosa a cavalla la rapida corrente del.Tevereionde sottrarsi ni ceppi dell'Etrusco Signore ed ispi»
rar nuova libera audacia contra de* tiranni ne' suoi
concittadini; destando così colla meraviglia a^^obile
gara generosa nei petti degli stessi'nemici, e meri*
tando eterno monumento di sua magnanimità nel
primo equestre simulacro che sulle trionfali vette
giffanteggiasae del Campidoglio . Ma noh è a per-suadersi che siffatte onorifiche dimostrazioni fossero
alla Giovin Romana tributate unicamente per la sua
abilità nel cavalcare . Furono le circostanze che ia
questa occasione distinsero la sua abilità , il caldot
amore cioè di Patria e di Libertà e X affrontato pe-
riglio delle onda che renderono singolare l'azione
di Clelia . Del rimanente già eran le danne roma*ne abituate agli esercizj cavallereschi . Sin dai tem-pi di Enea gli abitatori del Lazio e delle prossime
regioni , senza distinguere i sessi, poteron vantare con
quel Numano presso Virgilio nel IX. libro dell*
Èneidi
,
Dura ^stirpe e robusta i figli noi
TufHam nei fiumi appena nati , e ali* onde
E al crudo gelo ne indùriam le membra.In dure caccio i fanoiulletti nostri
Stancano le foreste , ed è lor gioca '
U tender l'arco ed il domar cavalli.
( P'crs. di i9ondi )
Si sa che le romane donne ebbona in ogni tem*
pò laaghi appartati onde addestrarsi fio da fanciul*
— LXVII -.''
V
le a TÌbraTsi d'an salto sul dorso ai, cavalli. Usa-vaao perciò snl principio de' loro equestri eserciz)
uà cavallo di legno, indi saltando su i veri cavalli
"a poco a. poco avvezzavansi a voitegg;iargli e a cor-
rer^vi di tutto galoppo. Non si rendè necessario adesée pei^ lunga stagione il saper ben cavalcare , se
non si videro cocchj in Roma che quando vi s'in-
cominciò a intlodurre V asiatica morbidezza ? Noafu pocanzi da noi pure notato che nei secoli delia
Tojuana austerità , i «occb] unicamente servirono oai cimenti delia battaglia o all' onor del trionfo, o
air agio soltanto de' lunghi- viaggi ? Le roma.De ai
di degl' Imperaderi di frequente usarono delle letti*,
che 'delle inedie dei carri , ma spesso ^eziandio prò*
varon diletto nel gire a cavallo. Le imperadrici avea-no de' muli e de' giumenti di nobilissima ajppariscen'-
^a; faceangli venir dall'Oriente e dall'Airrica , chegli asini e i muli d' Italia non ebbono mai pregio co?me gli oltramontani
, quantunque di àsini e di ma*li abbiano sempre abbondatole nostre contrade (i).
(i) M. Chardin riFerito da M^ di BuJ^n asseritce che i
primi asini del Mondo sono gli arabi de' quali in copia se neconducono in Periia al solo uso di cavalcare . „ Hanno il pe>
t, lo polito ) la testa alta , i piedi leggieri . Le selle che lor
3, si mettono sono foggiate a guisa di basti rotondi e piatti al
>, di'^opra; son di drappo o di arauo coi fornimenti e colle
j, staffe: VI ti siede sopra più verso la groppa che verso il
), collo . Avvene di quelli che ti valutano sin 400 lire. Si
n governano alla maniera de* cavalli ... corrono con tanta ve-
}, locità che a tener loro dietro fona è galoppare , Gli Arabi g), soggiugne il Buffon , usi a conservare con tanta sollecitudi»
1, ne e da si lungo tempo le raz<e dei loro cavalli si da»
>, rebbono eglino la stessa pena per gli asini i. o più veranien>
>, te non sembra egli che questo provi il clitna di Arabia essere
fi il primo e il raigìiore per ambedue i Di E sono passati in,
}, fiarberia in Egitto nelle Indie e nella Suinea in somma nei
ft paesi più caldi ove sono più grandi e più forti e migliori dei
4, cavalli nazionali. Trovansi anche in molto pregio a Mrdura
£>
'#j|imi;ymi|i%j>K!(i!i|t^jiM.
'"^ LXVltl' ,,;,] ;
Gli ornayano e gli «rrieehirano di preziosi arredid'oro e di gemme/ e què* dì Poppea mnglie di Ne-rone, al dire di Plinio, non sol nei freni e nelle
fibbie ma gin nelle zampe folgoreggiavan di oro, dìauree grosse lamine sontaosa-cente ferrafei; tanta ettt
la pompa alla quale ambia cavalcando questa dap?poi soiagarata signora. Nel Senato di Donne aotorifr-
Bato da Eliogabaio, a cui presiedea &oemia madredello imperadere , fra gì' importanti decreti che si
emanarono , uno de' più cansiJerabili fìi qaello , mcui si deciderà , come ci fa sapere Lampridio , la
età la eondiaiooe la circostanza iiicui-eFa, a scon-cia di queste, alle dame permesso di gire a diporto
-
e far viaggia piuttosto che ìa sedia, in lattica (i)
„ ove una delle più nobili e tonsìderabiii Tribù delle Indie gli
fy rispetuegli onora particoiahitente, giacché sono persaasi che
y, le anime di tutta la Nobilt|«|auioo nei corpti drgli a&ini . Fi*
), nalmente in tutti i paeci flr Senegal fino alla Cina scontra^
}, sì una maggior quantità di asini che di cavalli „ Lo stestò
dicasi dei muli, perchè ove sono begli asini e bei cavalli, ogqua.vede che debbono essere necessariamente ancor de' l>ei muli;;
giacché il solo dima può fargli degenerare ..
(i) Tra gli usi introdoKi in Roma dal lussa e dalla'mollie»»
xa fii dai Romini specialìnente accolto con entusiasmo quello del«
le Sedie e delle Leukhe non solo pei diporti ma ancor pei vlag<
gi . Le sedie che a questo fine servirono , si dissero Getttturìi
a differenza delle altre moliiplici che tra le romane supellectilisi
noveravano . Quette sedie gesutorie si chiamarono Lmiedre se
erano nnicamente adoperate dalle femmine . Ne tra Sella testS'
I0ria t Csibedra aveaci difiTerenza nella forma , che molto era si*
mite a quella delle nostre 'fortamÌHe , se non che quelle erano
alquanto più elevate ; la differenza consistea nell' essere Ir cai»-
tedre più ornate e pin soffici delle sedie; del rimanente e le une
e le altre erano coperte per ogni banda in maniera che non
potea vederti chi dentro vi stava , le une e le altre erano fre-
tjiate Or di semplici pelli or di avorio or di argento e dV>ro;«
e une e le altre erano all'intorno fomite di origlieri da redi»
aarvi il capo e dormirvi. Veniano portate ordinariamentb daduesoli ttomioi. Le sedie talvolta rimosso il velo o panno che lo
' Jà^ \. . .»
/ ..^.y -''a-.v-S-'-'i^^àÈ^Jt- ti.'J.'f^lì^JLSL-j^-'iiBaaù..:
(i{»i,i,^^.,S"»j.95S«j|k-^.«;u(p5l!|!3?'WW^
D piuttosto sedendo < so d* do cavallo che su d* on asi-
&0 , «u d' UQ carro tirato da* buoi o da' muli . Io perme 800 d' avriso che quel grave pensoso e venera-
bile Consesso avrà assegnato alle deformi e alle ve-
gliardo la chiusa lettica e la sedia oascosla , alle
paurose e alle «ciocche il tardo bue e lo stupido so»
maro > i più bei muli e i più valorosi cavalli alle
clorose e alle belle . Intanto la vaga Mesa uno jle*
ì»i r !"• Il I I M I-
«irc0odav4 , rìmaneaao (coperte , ciò che mai nonavvenìa delle
Cattedre ; se pure non serviano alle meretrici che talor le tee-
frìaao per fusi vedere. La Lettica non differiva da' un feretro o.cataletto ) e vero cataletto ifu tiputau da un villano di Venosa,come tiota Aulo Geìlio , ( Lib. X. cap. III.) la prima volta chetdusodi Viventi si vide in Roma ai giorni de' Gracchi recata dall'
Asia V Tra i p<^oli della ISitinia della Persia e fra gì' Indiani
•i contrasta la invenzione di questo veicolo più atto per veri*
tà agl'infermi ed ai Bierti che ad uomioi sani e robusti . MaquesM invenzione come tant^ altre è figlia delia mollezia orieoo
ule . £rì duù^ue la {.ettica un soffice materasso poste sovra
di funi o correggie concatenate ed affisse a 4 tavole perj^ndi-
colari di circa lAt palmo e mezzo di altezza , due curte alla tu>
periore e infrrior parte , « -due deHa lunghezza -di un uomo , ti esten-
deano alitati. Queste tavole aveano la base sa quattro fiisti fer-
inati agli aqgoli che ne costituivano i piedi di circa due palati
romani di altezza . A dtie o tre o quattro stanghe amovibili era
^r mezzo di aneOa raccomandata n lettica che perclà porta-
vasi strile spalle da quattro o tei 'o otto schiavi o liberti-.
. Alcune erano scoperte al di sopra : ahre , e specialmente le let*
fiche muliebri >erana^ coperte da pelli odeappi sostenuti da le*
gni in fgura di arco. Ai iati aveano una o due fmestreicheaprr dormire o per non easer veduti , teneansi chiuse con unaSpecie di tenda dello stesso drappo che copria tutta I> lettica.
Se questa appaitenea a persone di alto affare > era al di fuori di*
plnu ed ornata di argento e di oro . Talora era più ampia per
contener più persone. Ne era proibirò l'uso alle meretrìci agli
schivi ed ai liberti . Ma a voler prendere estesa idea delle se»
^ie e delle letticbe specialmente de' Romani , non può trascu-
tini la lettura del Tratuto De Veteium Seiiit di Valerio ChUinentellio e del più volte da nei citars De Re yekta^ti Qt\f, Wff V. 4i CiovanBi Schefiéro
.
^
/*N. 1^» . .
;u'|jji^^p.^3W«^f1|;!!?4*J,i^^^^^
membri più rispettabili dell'aulico muliebre eohsi'
glio,perchè moglie dell' imperatore , a se riserbò la
gloria di assidersi vestita da amazzone sa di regal/
destriero , e di far la rassegna delle truppe del pre-'
torio nel loro campo .
Ma io gìiii ^^^S^ 1^ splendore della roman»grandezza ecchssarsi . Un nugol denso di tetro san'
guigno colore si estende sovra il cielo italiano; la
gnjica notte sovrasta ; e fra le tenebre- della igno-
ranza e ddla barbarie e fra gli orrori delle. sCragi
e della schiavitù , l'animo grande degl' Italiani av*vilito e depresso ; veggo «bbliato colle utili scienze
e colle arti belle 1' onor virile delle equitatrici don-'ne italiane. Pure una immensa schiera di femmineequitatrici calca le vie di Ausonia, amara destando
invidia col lor trionfo nei generosi petti di quelle
che or gemono nella costernazione e che dapprianel fasto signoreggiavano . Ecco le eredi del prisco
Valor delle Amazzoni dalle stesse nordiche rupi di-
scendono , volano anch' esse su i lor destrieri , ardite
cotanto e bellicose , da sputare in faccia ai loro ma-r
riti ed aspramente rampognarne la insigne codardìa t
allorché nell' anno 5^o. sebbene superiori di molti-
tudine e dr forza , lasciaronsi vilmente discacciar daRavenna da pochi soldati greci , che mendace la Fa-ina avea loro descritti infiniti di numero e di sta-)
tura giganti ( Murat. annal. ) . Ecco nel progredi-
re de' secoli innanzi al mille spettatrice la Italia di
molte illustri donne straniere che in abito virile e
a cavallo o seguono i lor mariti ne' lunghi viaggi
o nelle militari spedizioni anelano al vanto di ag-
fuagUarne la possa . Scorge Antonina moglie di Be«isario seco unita a distruggere l' usurpato italico
dominio de' barbari del settentrione , non meno chela famosa Nicandra uscita' in campo con un eserci-
to ad avyalqrAre le forse dell' invittitsimo^Capitar
^^fgl|jpiUI'i|||fJJJ')l<ityHM!R'V'j»!y.j!M"tSM;,^^^
^ LXXI —nO) della qnale il Trissino nella Italia liberata can^^;
ìm che') Savia gentile e di bellezza immensa, i
Questa non fece mai ricami o tele , -, >
Ma fu nudrita fra cavalli ed armi ;v
E tanto è destra e sì feroce e forte^^^^^^^-,
: ; C^ non è alcun guerriero in quel paese
Che ardisca aspettar lei coir armi in mano . '.
Vede le Biglie leggiadre di Carlo Magno da lui te-
neramente amate scéndere con Ini le Alpi, e ovun-
que egli si porti , cavalcargli sempre a lato , sì cho
gode egli della lor compagnia , né vuole perciò giara-*
mai accordar loro uno sposo , di che poi tragge fu-
nesta cagione di pentimento , dappoiché alla bellex-
2a del Volto e al decoro del portamento accoppian-
do esse i vezzi e le grazie del s^sso,gli Aulici Ca-
valieri che, lor si avvicinano di fervido amore acce-
ai > non dubitan di far onta alla loro onestà. Am-mira Angilbena pugnar^ al fianco dello sposo Lo-
dovico II. contfa i Saraceni ; e Richilda -abbattere i
Saraceni della Sicilia coll'impcradore consorte Carlo
il calvo ; e Jlgeltrude vedova di Guido duca di Spo-
leti elètto imperadore e poco dopo estinto , sostene-
re i diritti del figlio Lamberto, e alla testa di un<»8ercito portarsi a Roma e resistere alle armi del
pretendente Arnolfo; e Adelaide sposa di Qttone il
grande; e Rotilde moglie di Adalberto duca di To-scana, e tante altre preclarlAsime Dame trascorrer
più fiate le nostre proviocie e lo nostre città co' lo-
ro consorti, indurite le membra delicate nel noamai interrotto- esercizio di cavalcare
.
Ma «9 fu mai 9tà in cui le. donne specialmente
italiane ambissero di far solenne comparsa magnifi-
ca a cavalli! , f« certo nel corso del Secolo XI. L'en-
tusiasmo delle iC<rpciate ji era trasfuso anche nel gen-
til sesso. Alca^e ^poine fuer mal concepito desio
Di liberar Gerataiemme oppressa i*.
(«S
l
'I. .
V;|IB^^!!9lil|!l!MSIJJS,l|p^^ : -;^f^lB^^WfP?^!SW!^lW!P?^|"f'
^ — Lxxn -é.
altre assai pia per dare impunemente efop^o' &l\à
efFrenata libidine e dalla infame licenza turpe otte-
ner guadagno; velando, siccome fu sempre costume
della Ipocrisia, i più nefandi vizj col manto augu*
•to della Religione: si offrirono compagne a quei
sciagurati cavalier visionar) che senza deporre le
malvage abitudini > crederono follemente di meritar
la, celeste, conquistando coU'armi la terrena Sionne é
Quindi t come note^ il Muratori all' anno 1096. é
1289. , furono senza numero le femmine da partito
che sotto mentite spoglie cavalcarono ver V oriente
con quelle indisciplinate torme che , senz' ordine e
senza legge , insignite iurono della Croce dai troppo
buoni pontefici Urbano II. Clemente IH. Onorio IV.
Innocenzio III.; e quindi surser quelle femmine ce-»
lebratissime il di cui nome fa rencnto immortalar
dai non mqrtali Poemi di Tasso e dell' Ariosto^ le
^Jdaifise , ìe^Bradamanti , le Gildippi ^ le Erminie ,
le Clorinda , delle quali tutte potè a ragione asse-
tirsi ciò che di qoest' ultima cantò T egregio Torquato*• Costei gl'ingegni femminili e gli usi
Tutti sprezzò fin dalla età pii% acerba^
Ai lavori d' Aracne a l'ago ai fusi
Inchinar non degnò la man snperbs, '
Fuggì gli abiti mcrfli e i laoghi chinst, '
Che nei campi onestate anco ^i serba y
Armò- d' orgoglio il volto e si compiacqueRigido farlo e par rigido piacque.
Tenera ancor con pargoletta destra '
Strinse e allentò d' un corri dorè il morso "
Tratto l'arco e la spada, ed in palestnfc'
r \ Indurì i membri ed allevoUi al corso.
Poscia o per via montana o per silvestr» "* -
L'orme seguì di fier leone e d*orso,^Seguì le fere e in esse' e fra te selv**'
''*''
Fera agli uonaioi parve uomo alte belte; '-
f\i.
* .^*i^' :/;'-v-..- •:,7
''^'j^JM>m>p^V'.'jM^'*'.' -f***!! ^"v y; ' ">(' i-" ^i#** jwii II! jjJwwppnippiipHpnpiHF^
*- Lxxm -Nei secoli posteriori aniversale addivenne alle
iclonne italiane la equitazione , essendo gran lusso nnscarretta a due ruote , al riferire del eh. Bettinelli
( Risorg. ec. C. IX.) , I costami de' barbari , le di-
scordie e le guerre continuate > e più forse la varie-
tà dei ganj e dèlie voglie predominanti , e non giàdifetto di ricchezze ed amore di sobrietà , come pre-tendono alcuni ( doviziosa essendo a quei giorni la
Italia j e passionati i suoi dominatori del lusso il pììì
magnifico e sontuoso, come ben dimostra il lodato
Scrittore , sino -a ferrar d'argento i cavalli e a bella
posta lentamente affiggerei quelle grosse lamine ai
loro piedi , perchè a bell'agio potesse altri raccorle
abbandonate sul suolo ove passati erano i gran Si-
gnori e le Dame più cospicue) gli anzidetti motivifurono le cagioni cha meglio 'si stimasse dei cocchi
agiati e delie dorate carrozze il semplice dorso di
nerboruto insieme e docile animale . Ma non di ca-
Talli si fece comnnementeaiKo a quei giorni . Forse
il dispotismo de' principali Signori italiani gli riser-
bava soltanto al trionfo del proprio orgoglio e al fé»
roce apparato della guerra . Gli asini e i muli fu-
rono anco allora di moda , e non che i Monaci i Pre-ti e le Donne, altri più rispettabili personaggi gli
adoperarono . Si videro i reverendi Senatori di \ e-
ne^^^ire a consiglio cavalcando degli asinelli , e il
inHHIverendiBsimo de' Porporati di Roma portarsi aconcistoro cavalcando dei muli , massimamente do-
poché Pio IV. declamato ebbe con'tra 1* uso testé in*
trodotto delle carrozze pe' cardinali , come scandalo-
so e da tollerarsi appena in una marchesana di Man-tova , che fu la prima a comparirvi e che poi venne ,
com'era naturale, imitata dalle ipiù ricche e splen-
dide signore. Furono dunqae contente di asini e di
nuli le donne italiane di questi secoli, "Come le pri-
marie dame d'Inghilterra e di Francia furon paghe
^ adagiarvi luUa groppa di va cavallo dietro al m*i*
-^'
LXXIV '-*
jrìto andando ai lot fendi, ravvolte entro una CAp*
pa di tela cerata se piovea > Ma noi abbiamo fin quiparlato dell' uso comune delle nostre femmine non di
Tango; non è perciò che abbiam detto che le più
ìUnstri e fora* anco le più distinte in bellezza j essen*
do protette da illustrissinii cavalieri e dalla intera*
società ammirate y e a diporto e per viaggio non se*
dessero sui più muscolosi ed appariscenti cavalli ^
eaperando in grazia del merito sessuale la modestiaà»* senatori e de' cardinali ^ Veggiamo in fatti nel
secolo XII. quella celebre contessa Matilde di gran-
di stati ricchissima poBsed^trice in Italia , d di gran-
di beni munifica largitrice alla Chiesa ^ visitare so-
ventemente le soggette popolazioni e sempre a ca-
vallo ; talché pubblici monumenti di beneficenza ri-
saltarono dalla sua medesima regale maniera di ca-*
valcare. La Campana di san Bartolommeo dei Cii!
stercensì di Ferrara ricorda col suo nome e colle
sue incisioni (i) gli &proni cT oro contornati di gem-*
me (2) eh' ella adoperava , e che donò tin giorno ai
JHonaci venuti ad essa incontro per onorarla , dei
quali sproni col prezzo considerabile poterono i Mo*naci stessi sostituire una miglior Campana all' an-tida che debile e rauco suen tramandava , e che fort
te le orecchie offese della Contessa, onde fu mosa*
(t) La Iscrizione di^udia Campana chiamata AtWo Sfron»
i_. che il eh. s\g. ab. Csnceilieri ha riferito nell' eruditissimo «uoTrattata delle Campane e degli Orologi alla pag. ». ) e che icomposta di f versi giambici tenatj coafortHi allo stile latino di
quei tempi ; da noi tradotta in versi italiani è del seguente tenoreQuesU che fabbro industre in bronzo iÌMe
B* prezzo delio iS/)fo«* aureo-geinmato
Che l'equestre Matilde io dob profuse;^-.
,Xaudi appella ad offrire ?11' Increato ;
''^
Porta impresso lo Spron che le die viu,/'
'' Monumento che il dono e il prezzo addita;
(t) Veggasi l' annotai, sugli l^roaì «li* pag. XXXV« é.
/^^ "^ ^ ^"^'^'"^''"^TT^imiL
^ LXXV -a soppìTre co*sproni suoi pei* tale ojrpfetto rflle sear*?
aéj'enclite di quel Monistero . Dopo di lei ci si pre-^
senta quella contessa di Bertirtoro Aldtude della ri<"
nomata famiglia dei Frangipani che abilissima al par'
di Matilde nelle belliche azioni e cavalleresche , gui-
datrice di potentissimo esercito seppe liberare An-'cona nel 1174* *ìall' assedio di agguerriti Alemannicondotti da un barbaro mitrato il Vescovo di Ma-'gonza^l quale fu uno dei primi lupi coperti del'
mantojdi pastori che dierono lo scandaloso esempio
ai Preci di spogliarsi della pacifica stola per assume-
re ^otte^scamente la lorica mareiale . Veggiamo nei
secoli XIV e XV Cia degli Ordelaffi , Caterina
Sforza Rìario , Beatrice <f Este Fisconti > Biancadi Monferrato , Bona Parmense , Orsina Visconti
Torcila > Antonia tua figlia , e sopra le altre quel-»
la Maria da Poztitolo insigne non men nelle armi che!-
nella castità , dalla penna celebrata del gran Pe-^
trarca > nei maneggi cavallereschi avvanzarè ogni pe-
fitissìmo cavaliere , e pel valore di sostenuti assalti,
di castella difese , dì riportate vittorie , eccitare la
meraviglia dei più gran capitani de? loro giorni edelle cospicue Città di Forlì di Brescia di Milanodi Venezia di Parma attonite spettatrici delle più chevirili malagevoli imprese da esse tentate ed a buoafine condotte . Veggianj finalmente quella fVilla si-
gnóra di Borgogna sposata a Bosone duca di Tosca-
na espertissima nel sedere a cavallo ^ far poi djella
sua agilità non lodevole nso . Costei avidissima di
ricchezze, della doppocagine prevalendosi del mari^
to 5 usurpati avea con mille dispotiche estorsioni i piò
cari e preziosi ornamenti alle Dame Toscane . Dalre Ugo fratel di Bosone fu obbligata a restituire le
mal tolte prede. Ella innamorata dì un ricco pen-
done , che Bosone soleva portare , nella sua parten*
sa dal suolo etrusco , nascosto lo avea come Rache-le gì' idoli di Labaao *tra Je »ae natiche • la «el<
\'^'^;£
y
ll|f
^ \
la ove àdagiaTasi . Sgraziatamente si vide pendersuna fibbia d' 01*0 sotto i suoi panni, ed ella fu co*
stretta, dice ridendo il Muratori, a partorire il
pendone
.
Ma come vorranno mai supporsi le più illustri
donne italiane incapaci di monlare e di reggere uncavallo-, se per più «ecoli dal solo giudizio emand*to dair inappellabile lor tribunale dipendè la sortd
« r onore di quei prodi Cavalieri Erranti o Paladi*
ni nomati > che il possedimento si contrastavano di
una Bella, e che di una Beila a difesa e8(H>neano aperigliosi cimenti la fama e la vita ? I tornei , o cor*
ae e combattimenti a cavallo formarono la passiona
de' giovani valorosi ne' secoli d' intorno al mille si*
no al XV. Le aperte violenze e le occulte insidie'^
colle quali attentavasi alla verecondia delle onesto
femmine da quelle orde di masnadieri che baldan*_
zosi infestavano le nostre contrade; diedero origine aquei cavalieri che giuravano di sacrificare i loto
giorni alla difesa del femminile pudore. I trasporti
amorosi e il romanzesco entusiasmo e le chimericheidee di nobiltà di quegli eroi contribuirono in segui'
to ai progressi di quei pericolosi loro, torneamenti
anche dall' autorità de' Pontefici sempre inutilmentA
proscritti . Leggi severe , terribili giuramenti / reli-*
giosi riti, e nastri ed insegne di varj colori ( dache ebbono origine gii stemmi ) appesi alle braccia
agli omeri al petto de' lor cavalieri dalle mani istes*
se delle giovani dame , prec^deano o accompagnava*no la solennità di quei conflitti j il cui buon> esito
fu poi anche prova di nobiltà. Nel pritno e yai
eminente seggio del Circo e dell'Anfiteatro stavano
le elette Dame leggiadramente adorne più che delle
magnifiche vesti e delle gemme e dell'oro che in lof
risplendeano , dei vezzi e delle grazie seducenti ohe
loro ispiravano l'Àmpree la Riconoscenza . Uno sgnar*
^do lusiaghiero delle^pupille coa^uistatriei aaimav^
\f 71^ '™>'-TP
/=
— LXXVII r*.
il coraggio de' lor campioni / un snóno plaadentèdelle tenere mani da conquistarsi infondea nuova le-
na nello spirito ansUnte al faticoso cimento . Un vol-teggiar destro del cavallo, un colpo imprevedntodi lancia o di spada , an agile salto all' inAtazi , nnapronta parata ai fianchi ^^ nn passo celere indietro
nn arrestamento improvviso , un gesto , un muto,un artifìcio , che decideano del trionfo ; erano spesr
so r avventurato effetto della loquace amorosa-oc-c})iata di una Bella . La dominatrice Signora pro-
nunziava alla fine sulla bravura del suo Cavaliere ;
la sentenza era sacra e venerata , la roano e il cuordella Bella eraqo d' ordinario la degna anelata mer-cede degli sparsi sudori e delle onorate ferite . Sealcune delle nostre femmine galanti che pur preten-
dono al diritto del vantato Bon-ton del secolo, mache tremano € fuggono all' appressarsi non solo di
spumante puledro che scalpiti , ma di timido ca-
ne che abbaj; avesM dovuto dir sua sentenza in ta-
le occasione,, crederem noi che mosso non avessa 1»
riaS ? Le Galanti però di quei secoli meglio cono-
sceano di qnel che oggi conoscan le nostre ,- ben-ché in ciò espertissime, le qualità dei Tuli , dei Per-'Àal , dei Fisciù , delle Frangie , dei Cappellini di mo-'da , il meccanismo di un morso e di una staila ,
la misura delle redini, la opportunità di una sella,
l'abilità di nn destriero. £ come no? Se scuole di
equitazione si videro a qne' giorni in più città del-
la Italia , le quali se erano aperte ai Giovani prin-
cipalmente , non furono certo chiuse alle femminevolonterose? Il celebre Vittorino da Feltro, per ci-
tare un sole) esempjo sa tal proposito > ponendo cel-
legj in Mantova a spese de'più ricchi patrizi , v' in-
trodusse anche l'arte di cavalcare. Ivi istruì, dice'
Bettinelli ( Annat. al disc. JJ. delle lett. e art. Mani. )Varie dame , e apecialmente le principesse Cecilia e
'gorotja Gpagaga iu ogni «ciepza e ia ogni ceatu-
%.
*^. LXXVIII ^liie • Potrem persuaderci , dopo quel che abbiam det-
to che non, le ammaestrasse nella cavallerizza? EV • che tra i mille cavalli di bellissima razza che Fran-
cesco IV". duca .di Mantova allevò e mantentìe nel-
« ì& saa C0rté> non ve ne fosse pur uno desti'tisto al
, diletta e all' abilità della consorte delle, fifilie e del-
, ., le altre avvenenti spiritose dame, che abbellivano lo
splendore ed il fasto della sua reggia'?
-^ Seguono gli. ultimi secoli famosi per la cultu-
ral -di ogni arte bella recata ai sommi gradi di perr
fezione. £' la equitazione familiaje anche in questi
; alle donne di alto grado non meno che alle .plebee,
'ina con qualche differenza dai secoli trapassati . I
torbidi tempi in cui si rendea necessaria la erpiita-
zione anche alle femmine per la guerra , felicemen-
te disparvero ; la discordia ammutì , calmaronsi la
sedizioni} addolcironsi gli aspri costumi, e alfine la
Italia spirò le aure serene della tranquillità e della
pace. Non dunque per guidare eserciti e per com-battere acquistano le donne coi cavalli dimesticbea-
za ; il solo piacere fin d' allora fu norma al comunlor desiderio. Le donne vulgari senza studio di op-
portuni abbigliamenti per se medesiqjp, e senz'ar-
tifìcio di ornamenti pe' lor cavalli «vi si adagiano sor
pra e vi si recano alla campagna. Le signore di al-
to affare vi destinano le più -solenni comparse, vi
accorrono agli spettacoli più^ iirillanti > vi assistono
alle ceremonie più sacre , vi godono delle caccie più
dilettose. Ornai la Equitazione Muliebre è divenuta
un articolo importante della moda e del lusso . Laforma delle vesti , la.qualità delle bardature , la ma-niera delle selle , la quantità* degli scsdieri , anzi
le stesse razze de' cavalli sono varie , secondo che la
dama si reca o al passeggio o alla comparsa o alla
cat;ci{i. Ai nostri dì rEfemeridi e il Figurino di Pa-rigi e di Londra hanno più volte deciso
,giusta le
leggi del Tolubil capriccio , del taglio e del color»
ì
^|lippiPHPii!P^™^f'?5lFPP!?^*5^^
-* LXXJX -»
degli abiti che usar deve una dama tiel cavalcare:Il Cavalcare Sedendo , oggi di moda , è una decen-
tissima e bella invenzione de* secoli più rimoti ri-
Cordata aìccome antiea e nniversal costumanza delle
femmine sin da' suoi tempi dallo storico Marcellino(Zi. 3l. Ci.). Eppure fu più vòlte riprodotta comenuova nel codice della Galanteria . La forma delle
selle peraltro destinate a sedervi pon sembra pijì
antica del secolo XVI. Fu in diversi tempi diversa.
Ebbe i suoi braccialetti e il suo appoggio agli ome-délla cavalcante , e.nn legno pendente oye fermar-
vi i piedi. Oggi, la sella d'una donna , libera e sciol-
ta da ogn* impedimento od appoggio che deturpi onasconda l'agilità e la leggiadria di lei che vi sie-
de; è come un piano origliere alquanto curvo nel
inezsso , la di cui estremità anteriore dall' anteriore
aro;on della sella s' inalza in due legni perpendico-
lari biforcati , tra quali la donna colloca il femoredestro, e trattenendo il pie sinistro nella staffa scen-
dente al medesimo lato , tutta la persona assecura
anche fra le scosse ^ei più strani movimenti del suo
cavallo - La invenzione di questa comoda insieme e•emplicissima sella, che celando i plinti di appog-gio della cavalcatrice , al dire del Giornalista delle
Slode di Firenze ( io. Ag. 1806. ) ; ,, Sembra che
g, una Bella si regga sopra il destriero per incante-
„ simo ; „ è contrastata tra i Francesi e gl'Inglesi /j
e certo quasi ad un tempo da Parigi e da Londravenne a noi sul dechinare del secolo XVIII l' indi-
cato modello delle selle muliebri . Vantino pur' essi pe-
rò e si contrastino questa invenzione j ma don osino
millantare di aver dato i primi la norma alle don-ne italiane di cavalcare sedendo alla foggia da loro
prescritta . Il BuUenger* cel. antiquario francese che
fiorì sul principio del sec. XVH. , dopo di aver det-
to ebe le femmiae aatieamente noa come gli utaoini
?
cavalcavano -, 'dwaricatis tibiìs', ma sol davallo se-
denti e femaado Arabe le piante in an sottoposto
asse *, ad aver citato il greco Nìceta storico del sep.
VI , il quale parlando delle Donne della sua )elà ,
compreso da scai^dalo , nota che non più, come so-
lcano nei prischi tempi , cavalcavano assise , ma imp%t'
dentemente con. ambe le'oscie itringeano il caval-
lo : soggiagne che le Fémmine Italiane aerbavaqo
il lodevol costarne di seder sul cavallo, l'un pie so-
stenendo in una soggetta staffa di legno , ed abbando-
nando l'altro ad un lato del collo del cavallo mede-simo . ^ In Italia , alterum pedem Ugno suppedanto
committunt Foéminae , alterum in cervice equi re- *
ponunt . ( De Hquis C. XXI ) ,) Chi non vede cpii
\chiaramente acceunata la presente maniera di caval-
care delle nostre donne , e forse la stessa o pressò
che la medesima forma di sella che le nostre don-ne male istruite stoltamente attribuiscono affatto agir
Stranieri, e con piti stolto entusiasmo ricevettero
guai sacro e inviolabile esemplate e modello dalla
, femiiiue della Senna e del Tamigi? Queste irrefra-
gabili testimonianza e queste riflessioni bastano a prò»vare universale 1' uso di cavalcare nelle Donne ita-
liane negli uUinii secoli . Tuttavia si ascolti per po-tso l'autorità di due accuratissimi Scrittori che ci CQn-
( fermano la medesima verità . Il principe letterato
Pasquale Caracciolo che scrisse e stampò il suo eru-
ditissimo libro delle Glorie del Cavallo sulla fine detcinquecento , avendo'specialmente riguardo alle signo-
re della sua Napoli , ha tfella parte II. queste nota-
bili parole ^ Cantino i Romanzatori le Bradamanti
ff e le Marfise e quelle altre animose guerriere del-
„ le qnali ornai divulgatissime son le lodi ; che già
/, di simili, e di maggiori non mancherebbero a tem-
aci nostrt-se così avessero avuto in sorte gli alti
^ stili de'sacri ingegni che facessero note le lor pro-
t} dezze^ a quali materia certamente abbondaatis-
J^
"•».
W^if^^'iryvvwi>!^rtf*jii^t*r~:^'iflif^.À jihum^hwu j^jwj i«^iii«: j»!f ijJjjjj» p#i«i)iiii>iu> iuft^Bpj^^wPi^t^fWv»
• \ -^ LXXXI —,
-ffsima porgerebbe la nostra patria ove fioriscono
„ tante eccelientissimé donne che , con agilità e co-
f, raggio più che virile , sa feroci cavalli seguitan"
j, do per le spaziose campagne i fieri animali ,ga-
„ gliardamente cavalcano : siccome , per toccare due
,j solo di tanto numero, lasciando le altre a cele-
„ brarsi con più felice inchiostro in separati volu"-
„ mi , chiaramente si può affermare della signora
,, Ruhtrrta Caraffa duchessa di Madaloni e della si-
„ guura donna Ippolita Gonzaga duchessa di Man-„ dragone ._, Francesco Valesio accuratissimo Anti-quario romt^ in un suo diario che ci ha fatto in
gran parte conoscere nelle opere sue l' eruditissimo
Uancellieri, secondo che questi riferisce alla pag.
aiH del suo Mercato nel Circo Agonale , nel Lu'glio del 1736. lasciò scritto „. che si era introdotto
,, da qualche tempo un grandissimo abuso di alcune
„ Dame che si faceano vedere fuori della Porta se-
,, deadoa cavallo ^ vestita da Amazzoni ( 1) «ia C0m-
(i^ E difEcilc il d:teraiinaré esatcamente qual fosse quest
abito da Amazzoni - . Noi dopo aver consultato qualche ritratto
di donaa vestita da viaggio all'epoca del principio del secolo tra-
scorso;possiam congetturare che non fosse molto dissimile da quel-
lo usato da Madama TourHier e dalle sue compagne nelle com»"'
parse che soglion fare cedute a cavallo per le vie delle Città , ove '"^
rappresentano i loro eluochi . Vestono esse un corpetto all' ussers ^di panno scarlatto o blu mostreggiato di velluto e guarnito di oro-,
aperto innanzi e terminante con due faldine poco sopra ai fiait-
chi; è sovrapposto a un abito di mussolo bianco che scende
con prolissa coda al sinistro lato del cavallo e che loro ricuo-
pre affitto le estremiti. Non hanno altra gònna e perciò usjs
no calzoni lunghi a maglia j come la decenza esige che faccia ogni
donna cavalcando in qualsiasi maniera . Il capo è coperto di uàElmo crestato e adorno di una ciocca di ondeggianti piume'.
Megli accennati ritratti si vede il medesimo corpetto. L'abito i ;'
di panno finissimo dello stesso colore ma giugne ai talloni e non \,
più oltre , ulehe sedendo la donna a cavallo , potrebbe lasciarsi ve-
y
— LXXXII W-, pagnia di Cavalieri „ Da queste parole non ap-
parisce chiarnmente se il Valèeio cbianiasse abuso la
equitazione nelle Donne o quella per lui nuova lor
fog£;ia di cavalcare ; ad ogni modo cpnvten dire chequesto amico dell' A^M''^*''^ fosse ano di quei rigidi
indiscreti censori che dissapprovano qualunque usan-
sa che abbia qualche; aspetto di novità , e che vor-
rebboDO condannare le femmine a star sempre na-
scoste, nei lor ginecei a tessere ed a filajr« e a bia-
scicare intanto de' paternostri , come sogliono le spi-
golistre e le vecchierello . Gli avrà forse sembrata
una sfrontatezza quel passeggiar giornaliero a caval-
lo per le strade suburbane più frequentate di Roma ,
con un capriccioso vestiario , e a lato di robusti ed«llegri giovanotti. Comunque sia, le parole del Va-lesio ci dimostrano che fin dal principio del 1700.
era costume delle nostre Donne il cavalcare ancheper solo diporto in quella guisa che noi medesirtii
veggiamo presentemente usarsi da tutte le signore di
spirito delle Città .più cospicue d' Italia . Che già
non « affatto epento ai nostri dì , massimamente fuo~
ri della mia Patria ^ il generoso ardire delle prische
donne italiane ; e se la superba Roma fra tante sue
eccellenti cavaicatrici ammira e cole la egregia si-
gnora principessa Barberini Chigi , ed alla vaga Fi-
iext il pie sinistro . Sembra potersi aprire sul dinanzi , essendochiuso solunto o da una bottoniera o da delie asole di cordo-ne , ciò che suppone avere la cavalcante dei calzoni sensa l'im-
paccio di gonne che debbono essere affatto escluse in quest'at-
titudine E* sulla testa un Cappellino alla Spagnuola con unafalda ripiegata e fermata da un gran fiocco , ove t' inalzano gran-di penne di vario colore . Probabilmente era questo il vestiario
delle romane Amazzoni ai tempi del Vaiesio, e certo simile aquesto é quello ancora che presenta la figura di donna sedentea cavallo che nella cavalleriaza delGuerlnier riporta il sig.Mille>ville . I noitri Ciornali di Moda assegnano presso a foco il
nedesioio vestiatÌQ anche pretentemente « ,'".. ^
4
^ LXXXIII —renze da stnpore compresa parve dì mirar redivivo
il Magno Alessandro , allorctiè TÌde trascorrere -a
cavallo le sue contrade , sotto spoglie marziali la sua
bellissima signora Alessandra Mari : non mancanoalle altre Città novelle agilissime intrepide Amaz-zoni che ne formano il principal lustro e decoro e
Ile quali troppo lungo sarebbe il far parola ..
Ne r angusta nostra Turrena ebbe neppure in
ciò ad invidiare le più eulte Metropoli ; e se potè
,
anch' ella, vantare neW Elene Coppali , nelle Teodora
Danti, nelle Comelie Baglioni , nelle Marie degli
Oddi , nelle Gironde Cerrini, nelle Anne Antinori,
nelle Terese Camilletti le sue Aspasie , le sue Saffo
,
le sue Cassandre , le sue filosofesse in somma e ì^t^^
terate e poetesse ; non mancarono certo a lei in tan-v^
te valorose Donne , il di cui nome sciagurataiQBfttB
perì con assai altri monumenti della vetusta di lei
grandezza , le Clelie, le Camille, le Clorinde , infine
le sue guerriere impavide e le^ue valenti cavalca-
tricì . Ed io mi compiaccio altamente ed esulta la
orazion mia nel poter riverire ed encomiare a gior-
ni miei tra le figlie di Turrena , nell' arte del ca-
valcar più eccellenti , oltre la egregia vostra ama-"bìlissima Genitrice di tutte le più nobili e preclare
doti eminentemente fregiata , e la contessa PieraDonini ahi/ troppo presto contro al comun votoam- <
bedne quasi a un istante medesimo dalla Parca ine-
sorabile fatalmente rapite : una marchesa Cecilia An-tinoti , nna FJrginia Goga , una marchesa Isabella
Piazza , nna Isabella Lanzoni , una principesca >Sair-
coni Molitemo omai per lungo soggiorno divenuta '
nostra concittadina , e tante altre non meno abili
negli eseroizj cavallereschi di quella illustre e bel-
lissima Eroina fra noi vivnta sul terminare del se-
colo Xyil , alla quale il prode Accademico Insen-
sato Costanzo Martinelli tributar potè degno elogio
coi segdenti ingegnoiissiini Versi, .^ ., ,• ^ .,
ì''^y«(^fS^!(WMP^!*|^p^^. ^
*- LXXXIV ^,Vago destrìer, coi presso ogni altro è lento «
Hentre TAore volanti avria precors» , " ^
Lieto reggea Corinna mia sul dorso
Bianco di spuma e l'ampie nari e il meato.Colla Zampa yellata al pregio intento
. Solcava il suol precipitava il corso,
./Scuoteva il freno e lacerava il morso
,
'
Squarciava l'aria e divideva il vento .*
X)a le luci magnanime spargea
£ luce e fuoco , e quasi nuovo augello
Del pie r ali invisibili batteaj
Fortunato Tifeo , peso sì bello
Godea superbo; intanto Ella parea ^Sovra nuovo Pireo Pebo novello.
E fìa par dunque che la non mai «eclissata iàce detP
«sempio di tante egregie Donne sì straniere che ita-
liane di tutte le età y a Voir^entilissima Sposa ealle nostr» Donne stimolo non si« sufHciente ad emu-larle? Io noi posso credere; Troppo è dotato il vo-
stro beir animo di squisito dìsoernimento e di ragio-
ne ponderatrice ,per non con<iaanare e aborrire ciò
che tanti Secoli , tante Nazioni , tante Eroìne- haun»approvato e seguito; nò noi posso credere, massi-'
mamente se meco rifletterete che 1* esercÌMO della
Equitazione nelle Donne, oltre tessere antichissim»
ed universale nelF uso , egli « anche dilettetnle nella.
uè circostang». Vegliamolo brevemente
Il Modo , il Tempo , il Luago che io bramerei
dalle donne prescelto all' esercizio della Equitazione
sono di tal natura che nella dilieata loro e vivaca
sensibilità non possono non eccitare le soavi scossa
del piacere piiì candido insieme e più lusinghiero
.
Oggi pure , come abbiamo osservato net due secoli
precedenti a questo nostro XIX ,piiì non impone la
necessità o il capriccio al Gentil Sesso di montare acavallo o ad iafuggire la violeoaa di un aggreisorèf
|!pip|Pipippj^i^)]|(ji«»«!?«(^^
:;"> Lxxxv -..
t^e lo peRÌ«gna, o a rintnzsai: 1* aadacia di noi
l^uerriero che lo cimenti > o la segnalar le impreso
di Dna fierezza ch« non gli é propria . Oggi la fron-
te di una Bella sodar non dee sotto il peso di for-
bito elmo di acciaro, né il molle seno palpitar fra
le angustie di ruvida maglia di ferro , né la morbi-
da mano incallir /Volteggiando la grave asta pugna-ce , aè le tenere membra stancar fra la polve di
vasto circo romoraso o sull* orme sanguigne di feri-
ta belva fuggente. Oggi le nostre donne non segua-
ci scortesi e minacciose della feroce Bellona o della
silvestre Diana , ma fide ed amabili alunne di Ve-nera e ddle Grazie , non- armi trattando e non cin-
{[endo spada , non debbono pure temer la sorte del
persiano Gambise che , «adendo da cavallo e dalla
Vagina spsóciandosegli il brando « trapassandogli il
petto, snir istante rimase ucciso miseramente. Il
^aq^odo che «dopwar dee Cavalcando una donna , a^^iMida dei nostri saggetiraenti ) è lungi da ogni
K|t!f%nto « da osni perio;lio . Os'gi , la Dio mercè
,
il iJ-enio filosofico de caltissimi nostri tempi ha fat-
to conoscere agli tiomini ì tliritti inviolabili e i de-
stini serbati dalla sàtura alla più Cara Metà di lo-
ro stessi. L' onesto Piace f<ì , che non disgradi lo spi-
rito ,«88er dee Tanica meta delle sue operazioni. Il
Piacere dee porgere a una donna la mano nelT at-
to di salire a cavallo > il Piacere dee accompagnar-
la ne' suoi diporti , il Piacer suggerirle i movimen-ti e le attitudini della facile ginnastica in cui ai
esercita , Quindi è che io veder non vorrei una don-na a cavallo alla maniera del Viril Sesso, procuran-dole questa una distensione violenta ai muscoli del
femore e del basse ventre che tanto più penosa rie-
sce quanto meno adatta alla forma e costituzione
in lei di queste membra, e che aggiugne una pres-
^one quanto indecente altrettanto incommoda e per-
niciow alia Kosibiliwima organizzazione delie par-.
^#;
:...>.- LXXXVI ^ ;,;/: ....
ti di lei sessnalì. Molto mena veder vorrei nna don'na a cavallo serrata fra gli anorusti ripari dello
nostre selle comani , e per doppia vstena ricinta dal
prolisso impaccio delle sue gonne , e imbacuccata en-
tro ad immenso scialle , e il volto nascosto tra le
falde di ampio cappello , modesta in atto e ritrosa ,
come se gisse a Chiesa o &
a fare al pio Ministro assist»
Racconto eterno d' nn minuto errore.
Alcune delle nostre donne melense e stupide si mo^sfrano spesso così in pien meriggio e per mezzoalle strade più frequentate o dalla città partendo
o tornando dalla campagna / e destano con tanta
goffaggine le risa dell' uom di buon senso che le ri'
guarda . Tanta strettezza e tanti impedimenti oppo-
sti all'agilità e alla disinvoltura che mostrar dee
cavalcando una donna, e alla pieghevole i4pedit«?z-
za delle membra che modificar d«e la uniformità
dell'atteggiamento e dei moti dalla quale risulta la
noja ; tanta strettezza e tanti impedimenti , io dicea ,
non possopit-JWt arrecarle molestia e non renderlo
fastidiosn'^ e tormentoso eziandio talora, un eserci-
zio di ^^ se stesso unicamente diretta al piacere .
Neppur vorrei che un pigre e malconcio rozzoiie
fosso la cavalcatura di una donna di spirito ; comeper lo contrario assai temerei in veggendola assisa
sn dì focoso indomito puledro. L' ardire di questoattentar potrebbe alla sua sicurezza , alla, sua de"
strezza nel maneggiarlo y contrasterebbe l' insewsdto
procedere di quello; e l'uno e l'altro sottrarreb-
bero alla Cavalcante quei gradi di diletto che sonola conseguenza di nn moto equabile e temperato, enon così violento che debiliti e stanchi , né così tar-
do che illanguidisca ed anno] . Vorrei perciò che il
cavallo destinato all' uso di Gentildonna andasse fre«
ciato di tutte quelle doti che i Maestri di Caval-lerizza esigono perch' egli sia appariscente e perfeLn
"'»'-sH^;i(W'-»«'+,'!^iiw»^ftf-?b^^
i.
• - Lxxxvn —Le dtfsnrtiono essi dalle fisiche e morali propri**
tà di diversi aoiniali . Dee es^li avere, dicono, tre
delle qualità convenienti a Donna , cioè petto largo ,
fianchi rotondi; crine lungo; tre di quelle propri»
del Leone t nubile portaniento, intrepidezza ^ viva-
cità; l'occhio, le narici, e le giuntare del Tbro ; il
naso > la dolcezza, e la tolleranza AeW Agnello ; la
forza , la costanza , e il pie del Mulo ; la testa ,
le gambe , e il pelo ritorro del Cervo ; la gola , il
collo > e r udito del Lupo', V orecchio, la coda e il
rivolgersi delta P^oìpe; il portamento , il corso, e la
pieghevolezza della Lepre e del Gatto . Senza chela rimota Arabia o"la divisa Albione o l' oltima
Esperia o la barbara Tracia ne somministri i piùeccellenti cavalli } tra noi son delle Mazze che pos->
son ben soddisfare le brame d'intelligente cavalca-
trice . Prescelto da esperto palafreniere simile caval-
lo a una donna , non lasci ella d' istruirsi nella pre-
gevole arte di reggerne il corso y e di moderarnegli scorretti desiri.
Se io qui affermassi esser d' uopo che sotto la
protezion delle Leggi e della Politica veramente di-
retta al pubblico bene ,pubbliche scuderie eaistesse-
ro dalle quali con lieve dispendiosi cittadini a lor
«pio estrar potessero per le ginnastiche esercitazio-
ni bene addestrati cavalli ; ed oggiugnessi la utilità
di una privata palestra ove le femmine si ammae-strassero al par degli uomini in tutti i maneggi del-
la Equitazione : sarei per avventnra tacciato di stra-
vagante sognatore e di progettista indiscreto; e fa-
vellando di Muliebre Cavallerizza in una Città ovpgiammai poterono le brame de' filosofi ottenere unpubblico Ippòdromo (i) neppur perla classe de'gen-
(i) Questa voce nota ». Cìrolsmo [ In Cap. 48. Cttuj^V
«ropriimence significa il Cammmo cbt può compitrt un turno s ta^
mtm in tm gittnot e anche ahrimeoti > yut Miliuirf , Akn*
*- Lxxxvm — te
tilnomini; sarei confinato alle case matte jO «loieno
tenuto per nn cittadino della immaginaria Repub-blica di Platone. Eppure la Grecia ed il Lazio eb-^,
Bono dei cavalli destinati per V esercizio de' Giova-
ni , e le femmine Lacedemoni Ateniesi e Latine si
esercitarono a cavalcare in luoghi appartati protet-
ti dalla pqbblica autorità . Ma fu questa saggezza
una volta . A non sognare peraltro e non perderci
in progetti , alla esecuzione de' quali non sembrano i
tempi troppo opportuni ,quantunque tutto possa spe-
rarsi' nel secolo di Napoleosk (i) ; dirò che alinea
voi , Gentilissima Sposa, e per tutte le maniere di
dovizie e di commodi che vi circondano , e pel ge-
nio e buon senso che adorna Io spirito di queir£/o/no
limabilissimo da cui or dipendete , voi siete alme-
no al caso di dar l'esempio alle vostre pan di unalodevole sollecitudine nella cultura di quell'Arte che
sola può distinguere una donna valorosa tra la f.>lla
algar di tant' altre cui la educazione e 1' abitudi-
ne priva del più squisito ed innocente benché scono-
sciuto diletto . Se la pubblica Utilità e l'Ordine uni-
Tersale hanno costituito i doviziosi tra i differenti
gradi della Società ; perchè almen questi senz' abu-sare, come i più fanno, di lor ricchezze, non le im-piegano in mantenere de' buoni cavalli , a divertir
fon profìtto e lodevolmente le loro spose e i loro
ai però fra gli Scrittori greci l'adoperarono per espriirere il
Circo luogo iett'mato Ma Corsa de' cavali ^ noi attenendo^
ci al naturai Knto della parola Corto di Cavalli la usurp!am« perisdicare cjualiMique Circo di Egntitax.ione »
(i) Molti nuovi Ippodromi- sono stati istifuiti dal Vasto ge-nio di S, M. in Francia . Molti ne esistono da gran tempo iu
tutte le più calte Citt^ di Europa . Fra gl'Ippodromi d'itilia*
inerita sìngolar menzione quello di5ifiM,ove eziandi» !e più va-Iprose Donne Toscane non «meno che Tranialpiae concorronoti istruirsi.
y^f^Wi^^'y^'^^^^??^^^^
— Lxxxrx -figli , ad esempjo di quei privati Signori che doilii-
navano le Città italiane nei secoli che noi , con po-ca verità e molt' orj^oglio , barbari chiamiamo eà in-
culti ? Ma ritorniamo più particolarmente ai proposito .
Il Sig. di Miileville colonnello al serviEio di Lui-gi XVI , ignorando la vera indole della lingua ita-
liana ( come avviene quasi in tutti i francesi che si
allacciano la giornea di traduttori) presume dì ren-dere 1^1 nostro idioma gli Elementi di Cavallerizzadel Sig. della Guerinier scudiere di Luigi XIV. L»Traduzione fu stampata in Venezia 1' an.. 1794. Ag-giungendo egli al suo libro un capitolo sulla Cacai'lerìzza delle Dame ; ha degli utili precetti che io
non posso dispensarmi di riferire , benché fraseg-
giati alia maniera francesca > affinchè posti in prati-ca > dilettevole in ogni sua parte riuscir pos&a alle
donne l' esercizio del cavalcare . Dopo di aver egli
dunque affermato che troppo forte e troppo pericolo'
so sarebbe per esse un tal' esercizio > se regolato nòafosse dalla prudenza di chi le ammaestra ; se doci-
li non viziosi e sicuri cavalli non fosser loro appre-stati ; se non sieno cavalcati da un' uomo mezz' oraprima di presentarlo alla .Dama , onde prevenirne
ogn' importuna vivacità loro connaturale all' uscire
dalla scuderia ; e dopo di aver data una idea della
sella planicnrva e biforcata , adatta a starvi a se-
dere, qual fu da noi pocanzi brevemente descritta :
soggiugne la seguente utilissima Istruzione „ Avvi-
jj ci nata al suo cavallo francamente e senza timore
>, la Dama darà una occhiata sopra la testiera il mor-
,> so e il barbazzale del cavallo , sulle cinte e si-
„ tuazìone della sella,per vedere se il tutto sarà
l^> ben messo, cioè se il barbazzale é ben collocato
„ nel pili largo della parte del mento, se la ron-
„ seruola è bastantemente stretta perchè il freno sia
>, stabile senza increspare le labbra del cavallo, se
„ le correggie della testiera aoa sono aè troppo.
mw
'.' *- XC - 1
„ lunghe ne troppo corte j se le cinghie sono bastfta'*
„ temente strette perchè la sella non rovesci nel mon"„ tare ; ma tutto vedrà senza molestare il cavallo . Ciò
f, fatto in un momento / la Dama prenderà nella
„ mano sinistra le due redini della briglia tra le
,j quali verrà messo il piccolo dito per dividerle, e
„ coir alzare il braccio diritto > tenendo nella mano„ dritta il capo delle redini
,per aggiustarle di mo-
„ do che sieno sufficientemente lunghe perchè il ca-
,, vallo non si faccia indietro , e bastantemente cor-
„ tè per impedirlo di poetarsi innan^f quando ver-
„ rà salito ; allora appoggiando la sua mano sini-
„ stra sul collo del cavallo alla distanza di quattro
„ diti in circa dal pomolo della sella , essa attorci-
„ gìierà colla mano diritta iin pugnetto di crini del'
„ la criniera intorno ai diti indice e del mezzo del-
jj la mano sinistra per sostenersi nel montare , e poi
„ porterà la frusta, colla punta bassa per non ìspa-
„ ventare il cavallo , tra il pollice della sinistra ed
„ il crine, e andrà stringendo quanto sarà possibile
jjquesta mano che le servirà di sicurezza peralzar-
,^ 81 sulla staffa. Colla dritta prenderà lo staffile
'jìgirandone la fìbbia per questo momento in di sotto
da dritta a sinistra , e calzando dentro la staffa la
jpunta del pie sinistro senza entrarla troppo avan-
jj ti 5 il che potrebbe diventare pericoloso , ma ba-
jj stantemente che vi si possa reggere . Il piede assicu-
jj rato , la mano diritta avrà da portarsi subito all'
Arcione di dietro della sella e stringerlo fortemen-
,, te. Coirajnto di questi tre appoggi ^^ piede e le
j, due mani , la dama leggermente e con prestezza
,, avrà ad alzarsi sulla staffa, il corpo diritto, }l
garetto teso ^ e senza inchinarsi ne sulla sella no
,j indietro , il che potrebbe farla cadere sa il caval-
„ lo facesse qualche mnvìmentp . Essendosi fermata
„ un'istante dritta solla staffa lasciati i crini e l'ar-
„ cione posteriore , la sua gamba o coscia destra arri
SJ
99
S>
i.ilH!iB[gilP! »^il>ii^W^fff^^j^9llli«^'l9_^M .flli.
•* XCI —}, da portarsi con abilità fra la sinistra ed il caval-»' lo col voltar se stessa di un quarto a sioistra . AI-„ torà si porrà a eedere sulla sella , e tra i due as-
,> si dell'arcione biforcato d^ avanti della medesima>, condurrà e passerà la coscia diritta . Indi aggiu-
>, strrà le sue gonne soito le natiche e al d' iunan-
„ zi per evitarne le sconce pieghe , Assicurata ia
„ sella dovrii prendere la frusta colla man destra
i, e tenerne la punta alta, ed aggiustare dì nuovo le
j, redini nella sinistra , una tra il medio e 1' indice
t, dito , r altra fra T indice ed il pollice . Questa ma-
„ no sinistra starà 4 diti in circa avanti il corpo uà
„ poco rotondata . 11 capo delle redini starà rove-
n sciato al di sopra del pugno che convien fare ro-
t, tondo perchè le dette redini portino ugualmente
,4 nel lavorar della briglia . Le due parti del brac-
t, ciò hanno a formare la squadra , la parte supe-
si riore calando naturalmente e con buona grazia
„ nell' appiombo della linea del durso .iTulte le al-
it tre positure darebbero della mala grazia allaDa-
.«, ma e le impedirebbero di ben condurre il suo ca-
„ vallo . La Dama deve averfl la testa alta e «tahi-
„ le , facile e pieghevole la persona , le spalle in-
„ dietro^ il corpo dritto senza rigidezza, e vedere
„ tra le orecchia del suo cavallo. Essa conserverà
„ questa positura , se vorrà acquistare a cavallo la
if sicurezza e l'aria nobile che adornar debbono le
>, genti colte cbecavalcano . La coscia sinistra ha da„ essere tesa senza forza per non lasciare uscire la
>, staffa, la punta del piede perpendicolarmente sotto
„ il ginocchio; il che costringerà il basso della gam'
„ ba a fare' indietro, e il calcagno a stare più bas*
„ so delta punta del piede ed a cercare la terra >'
„ com>^ si dire in francese; converrà inoltre che 1»
j, detta gamba stia presso al ventre del cavallo m»j, senza toccarlo , se non qnaado vorrà iar^li tte*.
^ gttire akaai novuneoti i
y
^^'^H'^'^fwP'ìsjBwg^w^ . '^im'i^s^B^tai^f^i^n'^^fsm^s^^^ifg^
^ xcn f^li Goti dalla parte della staflTa, la dai&A {Sef
Bj condarre e riunire il 8uo cavallo ha tre ajutij
„ cioè la mano, la polpa della gamba, e lo. sp'ro**
3» òe, se non ubbidirà ai due primi ; dunque uni»
,> di meno degli uomini poiché il ginocchio a nullt»
,» le serve; dalla parte del piede dritto non ne ha>> che due, cioè la, mano della briglia e la frusta/
3) onde le conviene usare con desteritè, o con rispar»
,> mio di questi mezzi
.
',, Ognun tò. che per fermare un cavallo , biso*
„ gna leggierissimamente e quasi senza che se ne
>, avvegga trarre la mano delle redini verso il prò»
3,prio corpo ; mezza parata basta ad un cavallo
3, bene ammaestrato, e subito dopo avvertito, cou'*
„ vien rendergli la mano e la quiete per conserva-
3, re sensibili le sue sbarre o gengive sulle quali
3, viene appoggiato il freno; far poi una seconda o
ff anche una terza parata se non ubbidirà alla pri»
3, ma: poiché non convien mai impiegare la forza
>, sulla bocca di un cavallo, come fanno le genti
„ brutali ed ignoranti. In vece di domarlo, quc„ sta manièra gli scalda la bocca di modo che , di*
>, ventata insensibile , verrà una resistenza più for-
3> te nel collo dell'animale > inasprito dal timor del
„ castigo , resistenza più forte di quel che sia liei
3, pugno del cavalcatore , ed il più robusto si vedrà
3> nei perìcolo di trovarsi in balìa del suo cavallo i
3, Le Dame , come gli uomini possono ancor servir-'
'/, si del brìdone ( specie di briglia che attaccata poh*
„ co sopra al freno con lui non corrisponde imme-»
3^ diatamente, e che si vede in tutte le briglie alla
^ inglese e alla francese ) il qual bridone'^per io^
y. più basta per un cavallo docile e su. cui è me-'
,j np pericoloso l' appoggiarsi un poco di più , Per
>, far camminare innanzi un cavallo gli uomini usa-
ti no degli ajuti delle ginocchia o dei garetti , dei-*
,3 le polpe delle gambe e in fino degli' iproni «Tr
i.i-;'..'*f-ui*w.^^^3«'.*±^^,Li'-s;A::^v.-v,K:.^!';.ìiiAaièji;^
jiiljW^pi9{Bi!;i:;«q'«<l^'(j!'«v|nW"W »*«,w «y*'f"«M".«r5^ff'"^5''i'.^'Wii^i»iw 'j^u'-v;eiv-"^»^-«!«^
- xeni —.'„' vicinandogli al corpo del cavallo ma successÌTa-
,f niente e senza sorprenderlo. Se ubbidirà al pri-
,; mo ajuto cioè alle ginocchia e ai garetti, non «a-
t, rà necessario lo impiegare le polpe; se all'arto
\ „ di queste sarà docile , qon converrà fargli senti-
„ re lo sprone, poiché ciò sarebbe una inconseguen-
>, za e una crudeltà punire chi ubbidisce , e il ca<-
'
^, vallo più non saprebbe ciò che gli venisse richie-
„ sto . IJe donne debbono usare dei mezzi medesimi
,, dalla parte della staffa-, e dalla parte del piede
„ destro , hanno da prevenire il cavallo coli' avvici-
,, nare la frusta al suo corpo e stringere con essa
>, i suoi fianchi prima di batterlo. Per portare un„ cavallo da una banda o dall' altra , bisogna colli
>, appoggiare la gamba -opposta alla parte là dove
^ si vuol portarlo, fare mezza parata delia briglia'
,» per indicargli che il moto non è innanzi; con-
„ durgli poi la parte d'avanti, cioè le spalle, col
„ portar la mano jdiUa briglia al lato che si vuole ,
„ e stringerlo>,JflM^amba che conduce la parte di"
f, dietro o sia le Snche , il che vien detto far fug-
, tt S^^ l^ calcagna . Per tutto il tempo ehe il caval-
„ io andrà così da due piste > la parte anteriore
>, ha da camminare sempre la prima , la posteriore
„ dopo , altrimenti questa andatura sarebbe sprov-
,, veduta di naturale e di bella grazia , e 1 arte
„ in ogni genere^ deve aver sempre in mira il fare
>, apparir la natura in tutto il suo rilucente . la
„ generale convien sapere che dall' accordo perfetto
„ e dalla precisione degli ajuti uniti 'alla dolcezza
,, delle parate e mezze parate di una mano destra
,,,.ed assicurata, proviene l' arte ,di ben condurra
„ il suo cavallo e di ottenerne tutte le più brillan-
>, ti arie di maneggio , che dottamente eseguite pro-
„ ducono quel raaraviglioso spettacolo col quale ven-
f, gono incantati • in un torneo o in un passeggio
lygli occhi di tatti gli spettatori „.
*- xciv -*.
Queste principalmente e le altre regole po8t9
in pratica che insegna il signor Guerinier nella III.
« IV. Parte della sua Opera, e che il signor Miller
Tille consiglia alle Dame di leggere con attenzione
volendosi perfezionare in qaest' arte : io non veggo
come da tanta scioltezza brio ed agilità, e da tan-
^,'per dir così, differenti insieme e delicate sncr
cussioni ed oscillazioni de' muscoli e delle fibre , non
debba risultare alla sensibilità di una donna il pììì
vivo entusiasmo di fisico e morale diletto . £ a ve-
ro dire , se in genere , la moderata equitazione col
rendere ai fluidi animali attività maggiore , e col
diletioare mediante le variamente progressive tem-
perate sue scosse, il sistema de* nervi jb delle fibre,
eccita un dolce fremito in loro di piacevole sensa-
sione; e bene il sa delle Gallie il Monarca il set-
timo Carlo > e la bellissima sna favorita il sa la ce-
lebre Agnese Sarei'
, i quali tra le piìi soavi deli-
aie della voluttà più squisita e- lusinghiera da essi
godute sulle rive felici della Loira , e dai seducenti
colori della pittrice fantasia del signor di Voltaire
tanto vagamente delineate, quelle eziandio ebber
non ultimo luogo che presentavano ai fervidi Aman-ti le giornaliere passeggiate a cavallo : quali mainuovi inusitati diletti non produrrà quella sì orre-
Tolfl e sì agiata manièra di cavalcare che oggi pu-
re come altre fiate una oltremodo plausibile costu-
manza alle donne prescrive ?
Questi diletti però si renderanno^nnche piiì sen-
sibili in relazione al Tempo in cui , virtuosissima
£posa , io bramo che vi adoperiate nella tanto finor
commendata esercitazione. Il rigido Verno e l'umi-
da Notte^ mentre sdegnosi distendono sulla Terra il
necessario loro ma ferrugineo pesante scettro , trop-
po grande oltraggio riputando l'offendere la genia-
le delicatezza del vostro temperamento ,quasi offi-
ciosi e discreti vi prevengono a noa aseire dalle dQ-
\
)
iW.^^tJ.l •AIa-iì::!- -j^;^
J!P».|L|Ufip|*|!)^^
^ xcv —.
rate stanze cHe avventurose vi accolgono , o di là>Be il bramate, partendo, s chiudervi tosto fra i
tepidi cristalli di una carrozza . Allorché lievemen-te su l'ali sue placidissime librato
„ Zefiro torna e '1 bel tempo rimena, in cui
„ Tutto il Creato in sua beltà sorride „E la vaga Flora in compagnia del giovinetto Aprilecinta di rose in grembo alle molli Grazie invila le
Driadi a sprigionarsi dalle scorze materne, e dailimpidi fonti le Najadi , e dalle umili capanne le Fo-
• rosette leggiadre a sciogliere amorose carole sui ver-
di campi o sul fiorito margine de' ruscelli ; allorché
la Natura tutta di nuove bellezze rivestita col tene-
ro sorriso del Piacere sul ciglio, ai dilettosi ozj in-
nocenti della Età prima dell'Oro richiama i morta-li; allorché i garruli augelletti lieti scherzando sai
fronzati rami del platano e dell' abete riedono -ia
lor linguaggio a cantar versi di Amore ; allorché l^
aury^ innamorate muovono susurrando dagli odorati
mirteti di Gnido , ed aleggiando tra i fiori beonole lor fragranze e la spargono d'ogn'iotorno , ad ine-
briare di soavi dolcezze quelle anime privilegiate
che in mezzo a tanta corruttela di costumi profittar
V sanno della ingenua felicità che natura comparle nei
^più bei giorni di Primavera r~Voi coli' ottimo Con-iKtrte agli amorosi inviti di lei corrispondendo , all'
apparire della novella Aurora che di ruggiadooe stil-
le spruzzando 1' erbette e i fiori , xoi rifranti rag-
gi del sol nascente , gemmato calle vi offre ; dalle
oziose piume sorgete / ed amniendue ascesi sugli eletti
cavalli p che forse piìk dell' uomo porgendo orecchio
alle voci della natura , aneleranno di uscire dalie pi-
gre stalle , e consapevoli dell'avventuroso nflìcio,
attenderanno impazienti sugli atrj del vostro palagio
il momento che loro sediate sul dorso , affrettandovi
co' lor nitriti: Voi recatevi all'aperta campagna,ed agitando le vagasti Aurette coli' equabili oada-
— xcyi —Iasioni del non rapido moto de' docili destrieri', li-
batene gii afflavi purissimi; gustate di quelle deli-
ssie che ignote sono all'infingardo Toiattuoso-; e di-
temi poi se an'ora di equitazione tra le canore me-lodie dei mesto Usignolo del Passero lascivetto del-
la festiva Cingallegra , e tra 1' erbe smaltate e i fior
vario-pinti delia campestre amenità, e in un sereno
mattino di primavera , non supera tutti i piaceri cbn
il più raffinato Epicureismo ha saputo inventare nel-
la serie interminabile delle insipidezze galanti del
gran Mondo . Non mi meraviglio perciò che la nl-
tiraa estinta Duchessa di Parma la qual preso aveaper la equitazione il piti passionato interesse , fre-
quentemente aiFerraasse di non aver mai fruito in
alcuna delle situazioni più care alla Sensibilità, napiacer più toccante di quel che provava nel cavalca-
re ai di specialmente della più bella Stagione . Mag;ià le fervida State alla brillante Primavera succe-
de . Vibra infuocati dardi l'Astro maggiore sa l'or-
me di Sirio , meno obliquamente segnando la diurna
sua linea sovra il nostro orizzonte . Sollecita e de-
siosa di mirar giunte a maturità le bionde messi alai sacre, sola essa gode l'auri-comata Diva di £leu-ti che la fiammante luce fecondatrice di Febo versi
sulla superficie del Globo a torrenti suol raggi
.
Mentre il sudato Bifolco stanco e sonnolento sul pol-
veroso aratro si abbandona; e affaticato il Pastore
alla seminuda Pastorella dappresso ed al sitibondo
armento , dai fronsuti rami, di opaca selva alle lan-
guide membra scarso ottie^ie, ristoro ; e ipentre aconforto delle aride labbra un fonte, ed ospite al-
bergo, a riprendere nuova lena, sospira il viaggia-
tore anelante ; Voi negligentemente agiata suU' ozio-
so vostro sofà , le bollenti ore dell'avvanzato mattino
e del tardo meriggio con dolce lettura ingannate,
allo importuno calore con provvida cautela preclu-
dendo il passaggio alle vostre stanze } ed atteadeta
-•iip>:^iJ*pp'i!yiRf|»feM^|^^
^ XCVII —i benefici istanti nei quali uno zaffiro r;razìoMmen-te propizio rattemperi gli ardori del Nume già cu-
pido di ritrovar riposo in grembo a Tati . Sorgete
allora dagli' ozj tranquilli e «ecrati del tacito gabi-
netto ; ed ascesa sul vostro cavallo , itene a respi-
rare le aure consolatrici di quello scherzevole ven-ticello , o concedendovi brieve passeggio per le pa-trie contrade, ove bear potrete frattanto dell' ama-bile vostra presenza gli sguardi bramosi dei vostri
Concittadini ; o dirigendo lentamente il passo alle-non
lontane rive del Tebro , ove in seno alle fresche on-
de cristalline che aspirano al diletto di accogliervi
e di baciarvi,più dolce compenso ancora trovar po-
treste alle sofferte molestie delle inquete ore tra-
scorse. Ma volano, e forse per noi troppo rapidi ,1.
giorni estivi . Il pingue Autunno si avvanza a irra-
diare di limpida luce le ubertose vigne e i fertili
Campi , e pioggia ristoratrice mescendo a Iene ca-
lore , a ravvivare la quasi estinta attività delle zol-
le inaridite . Egli seco ne adduce di pampini ador-
no il gran Padre Lieo, doviziosa di opima frutta la
ferace Pomona , d' arco e di faretra armata la cac-
ciatrice selvaggia Dea . Godono questi di avervi aparte dei pmri loro contenti , e già essi stessi v'im-
brigliano r«li|: corsiero , e già la destra vi por-
gono neir atto di ascendervi , e al Monte alla Val?
le al Prato al Paretajo al Boscp solleciti vi prece-
^«{lo, da manO'a sera invitandovi ad alternare colle
campestri danze e le cacce industriose e le allegre
feste di Bacco ^ i piaceri di un facile corvettare a
di un celere galoppo . Lungi , o amabile Baronessa ,
„ Dal fumo e dal romor della Città .
Lungi almen per poco dalle servili usanze dì unaincommpda Società schiava della Impostura dell' orgo-
glio; della mollezza, dei Iroppo complicati rapporti di
una stolida ConverUenta e dei troppo pesanti doveri di
7
*- xGvin *-
«ns mal* intesa Urbankà ìnctesoeToIe \ se ftesu ^non ntile e benefica altrui i Società nella qqale tactot
può r.artificio e nalla o poco il sentin^ento . Ite a,
fruire della ingenua semplicità , della candida achiet-^
tezza,dei veri diletti della Natura in seno alla nonturbata e lìbera Innocenza della Campagna , Scor-
datevi almeno per brievi giorni di essere Contessa ;
è colà recando l'animo sempre amante della saggez^sa e della Virtù, scevro dalle tnoleste cure e dalle
vane sollecitudini della vostra condizione « in compa-c
'«nia dell'amico verace del cuore , dell' incomparabi-^
w Sposo ohe il ciel vi dona;! immaginate di essere;
Bovelia abitatrice avventurosa deir Eden . Che, se al>^
la campagna seguir vi volessero il Fasto il Lussaleridevoli usanze della Città i voi rivolgete indietro loi
sguardo e con tuono di voce imperiosa , sgridatene
la importuna temerità e impedite che ìuoltrino. il
passo audace
.
Che se al piacevole Moda , alla opportanii Steh
gione , il Luogo eziandio più adatto si aggiunga ove
una galante femniintt amabilmente cavalchi > compia-?
to in ogni sua circostanza sarà il diletto eh' ella do^vrà riportarne . Non balze scoscese non dirupati gio-^
ghi non disastrosi sentieri non ardue montagr^e e cb->
pe valli e solitarie spiagge ed ermi ttKenti boschi
maninconitfsi ; ra,% il fkcil pendìo di collinette apri-
che , r agevol calle di ridenti pianure , e pur ancqtalora le ampie contrade elette ^, fbstivQ passeggio ,
e le piazse della città addensate di folto popolo am-miratore , de' trionfi vostri testimoni esser donno osempre care Alunne della eqqestre Dea del Sapere.
Io di Turrena figlio a figlie di Turrena- parlando ,
additerò loro e il colle pittoresco di Monte , Luce e
le sottoposte falde di Monterone e 4ì Ponte nuovo ^
e le non lontane tortuose arene del vetusto Campot di Marte , e la sì chiara nelle Storie snburbana yiaidi 5. Manno ; e a preferenza di ogni altro il caro
J.
>f.g!%;y';:^'?pf;iWffp4»!^^
•^ xcix — :
'alle vergini Muse e al biondo Apollo floridissimo
Prato che dall'aperta sua fronte in faccia ai Snle
del M.ez7,odì , Frontone (i) si appella /'luoghi tutti fa-
mosi ove già un tempo la mnscolosa Gioventù pera-
giua addestrava le membra ai combattimenti e pre-
parava la destra a corre gli allori e le palme , Che-se dilungarsi alquanto vorranno dalle turrite MaraIVatie ; io loro accennerò l'ampissima Valle soggetta
-che dal triforme Giano il- nome prende, e i colli
superici che la circoadano ; ove la sua Pafo dimen-
ticata e la sua Citerà , cinta delle spoglie di Amaz-zone, qual già nelle affricane spiagge la.vide il pio
-Trojano, Venere stessa volonterosa cavalcherebbe^
-«e la Venere della Grecia e del Lazio > non già sul
dorso di un eavallo, ma in seno alle molli coltri
di Morfeo , all' apparir non già dell' Astro eh' ella
-«irconda de* raggi suoi „ Ad annunziar che se ne
(i) Fu questo ameaiitimo Prato fìaneheggUto di mura dal
celebre Ftnebracci sin, dal secolo XV, e destinato alla giostra.
e
ai Tornei comunissinii a quei giorni . Sul principio del secolo
XVIII , avendo il nostre dottissimo ab. Giacinto Vincioli trapian>
tata in Perugia una Colonia della famosa Accademia degli Afcadi di Roma , distinta col titolo di Cdtonii» Augusta t fj dai
nostri Magiitrati Kootàito quel luogo ai Paitori Arcadi perchè
vi tenessero le loro estive Adunanze. Oggi il decoro di questo
degna asilo delle Muse è giunto al più alto grado , mercè le in«
fàticabili cure dell' attuale F^ice-Cuttode della Coloni» sig. March.
Giuseppe Aminori nostro particolare amico , di soavissimi costii-
lui ornato , animato da fervido amor di Patria , e passionata edi-
tore del vero Buon Custo de|la Toscana Poesia , e in cui sem-
bra trasfusa 1' anima dona ed ingenua dell' immortale SalemoMGetsner, gV Idil] del quale da lui egregiamente tradotti merita*
rono giustamente i concordi applausi di tutu la P„epubblica Let-
teraria .
Nuovo non sarebbe che negli spaaiosi Viali di questo 9ra-
•tt le nostre Donne si esercitassero a cavalcare . E' tuttor fre-
quentato da giovani ed abili Cavalieri , e negli anni scorsi vi si
Videro alcune Dame attratsi la comiiae annnirazione col tanto d«noi applaudito esercizi*.
^'
*^ e —vien r Aurora „ ; ma fra le ombre della tacite notfc»
e fra i sìlenzj della sopita natara non ispiegasse te
dolcezze de' suoi misteri ai caldi suoi fedeli adorato-
ri • C questa valle medesima che a pie del rinoma-to Bictonio Monte serba gelosa la splendida Villa
che tra le rive pompeggia del Topin» e del Chia-gi» , e che già un tempo dall' Auspice Genio abbel-
lita del Barone Giuseppe Crispolti , ed or da quello
avvivata dell' illustre iVepote dell'inclito Vostro Con-3ort» , Egregia Contessa ; erge maestosa la fronte
-delle più belle produzioni adorna della Natura e delt'<
Arte . E' questa Villa che dopo di aver di passag-
gio ammirate Io prestantissime vostre doti (l); par*
mi di vedere esultante nel plauso e nella Go.-npia-
cenza di riconoscere in Voi la tutelar sua Diva e
Signora . E' questa Villa che in «e riunisce le deli-
ziose amenità dell' olezzante Ibla ed Inieto^ del ior^
tidico Tempe dell'encomiato PosilipOj
„ Di quel beato margine „ Sacro per tante età'
• „ All' aurea Voluttà5 5, Sacro alle Muse,
come di lui cantò 1' Anacreonte Italiano il tenero
JiBertòla. E' questa villa che Voi dolcemente appel-*
la, e Voi sospira di accogliere tra le sue Ninfe, edi ombrarvi la fronte e il petto de' sempre verdi«noi mirti , de' sempre freschi suoi fiori . Voi rispon-
dete air invito , e là non men'che tra noi sp'erimen-
tate i vantaggi della equitazione cbs se dilettevole
è nelle sue circostanze , come vi ho dimiostrato ; e4el pari utile ne' suoi effetti ^ comò vedrete}, noa
(i) La signora Baronessa vi si recò pet la prima volta il
di »6. Marzo scorso , in occasione che il piissimo suo Sposanel'friccolo ma vago Tempio di questa Villa solennemente ce-
lebrò la festività de I' Annunciaiioue della Vergine Santissima ,
alta quale j ed al glorioso s. Crispolco già Vescovo di Bettona ,
( Avendo ivi egli, come si crede, ricevuta la corona del Mac>titio) è il Tempio inedetima consecrato.
, :
: ^ CI ^/'^ --.
ìsdegnanclo di volgere sa queste carte ancor per po-c© le Togliose pnpille.,:,. y I I L - ..^^-v^v;;. ^^.v,i^-:--,.Q^-;;-.
Sommi ed incateolabili sono i vantaggj che dal-
la equitazione derivano al vostro sesso . Né i suoi
benefici effetti son limitati alla sola Organica Costi-vtuzione snila 'quale agisce immediatamente . Si esten-
dono essi allo spirito, influiscono sulle sue -facoltà,
ed hanno così gran parte sullo sviluppo e sulla ener-gia delle sue operazioni , che può, senza tema di er-
rare, asserirsi che siffatto e«ercijBÌo assai dontribui- '
rebbe alla esistenza felice della più Cara Metà deli ,
la specie umana s'ella pur fatalmente son i'obblia»*'
•e a L'immortale Petrarca sempre filosofo e pensa--
toro sublime) non meno negli amorosi trasparti dèi*;'
la Passione, che nei profondi ragionanJenti ilei Gè*nio , sollecito propagatore e coltivatore industre di
ogni maniera di Belle Arti (checche ne dica in con-trario senza ragione un moderno oscuro. Critico ita-
liano , elegante bensì , ma troppo audace e flsicoso
sindacatM-e dei classici nostri Poeti); non! dubita di
affermare in ano dei suoi Dialoghi „ che la equità-
i, aione diletto apporta ed utilità, è della robustez-
j, «a delle membra sostegno, conforto dell'animo
5», affaticato > segnai non equivoco di spirito nobile
i, e generoso .„ Difatto Cavalcava egli di frequente,
come ci la sapere nelle sue Lettere . Ben compreseroquesta verità assai prima del nostrb Lirico quegli Uo^mini sapientissimi che non animati da stolto entusiasmò
di orgoglio , ma da sentimento verace di patriottismo ftrassero all'apice della grandezza la Grecia meglio cì-*
vilizzata per la loro éavissima legislazione . Licurgo eSolone, nomi reverendi e sacri alla Immortalità > pre^
ecrissero alla gioventti de' due sessi l'esercizio del
cavalcare, e un Ippodromo separato stabilirono pefle danne a renderle abili cavalcatrici . l^è dee que^
ito accorto provvedimento recare stupore . lateaetr
^«.wiPippip^^S^^ ——IPIPIPP
^ cn -*
qne* ss^^i chn la equitazione forza ed a|cilitiL còiti*
parte alla naturale delicatezza del sesso debile; chdquesta forza ed agilità forma uno spirito superiore
at sesso medesimoe capace di noti ordinarie ammira"bili intraprese / che la equitazione alla bellezza al"
la maestà al decoro , che canto apprezzano e p^iusta^
mente le Donne , contribuisce ', che infine assai de'maUfisici. Cui vanno desse soggette > la equitazione pre-^
viene ) che ad assai fisiche loro indisposizioni è for->
se i' unico ed efHcace salutare rimedio <
La femminile delicatezza riconosce il, suo pria-'
cipio dalla Natura. La squisita irritabilità del iìbro'
so loro tessuto che gli organi della facoltà sensitiva
costituisce ^ ad ogni piìi piccola impressione è scossa^
ad ogni menomo urto è agitata < Quindi sCorgiamnelle donne quell'ammifabil prontezza di pet-cepire
le cose che agiscono su i sensi t quella facilità di
risentire la forza di tutte le gradazioni del piacere
e del dolore , finalmente quella vivezza ed attività
^ella immaginazione che ingrandisce alla lor mentegli obbjettiy tanto più se interessano il cuore , e chele rende sì spesso all' impeto soggette delle passioni
quanto instabili e varie ^ altrettanto infrenabili e
violenti . Ma questa fìsica delicatezza , tante tolte
funesta alla loro felicità , tuttavia si fa ntaggiore
nelle femmine del gran mondo , per la educazione e
per r abitudine . Sino dagli anni della Infanzia tut'
to spira d' intorno ad esse Comodo agio «itiolfezza j
e tutto le invita a quella inerte sibaritica Voluttà
che snerva il temperamento, illanguidisce te forze,
distrugge la energia dello spirito. Negli anni menverdi, una serie naa Mi&ì interrotta di lusinghieri
trattenimenti e di sensuali sempre nuovi capricciosi
diletti può far soltanto che ad esse meno pesante
riesca la propria esistenza , e più veloce trascorra la
lunghezza- per e!ise interminabile dei rapidi giorni
della vita . Qual meraviglia è p«rciò se le nustr*
'^r»»WS''iffl?P?*'?^^?l'5J^P!»'S*IS™«^"p'?^
— CHI -^
lethtnihè jgatanti inlpallidiscono al soffio di ano ze£V
nro liienó dolce e ca.rezzeVole ^ inancauo allo spirar
d' Dà odore tnéDD grato è soave, cadonp al muoverdi un pèsào inend tardo ed agiato, e intristiscono esi adirano é snaanìAuoj se soffice non è T orislierA
«ve si appogj^ianOi se spiumacciate non è il sofà do«Ve seg^gono > sh adorna flagrante e calda non è la
cameirA dove soggiornano , 90 da geloso cristallo noae difeso il Cocchio dove passeggiano , se la meqsatehe le attende nauseose non è imbandita di peregrine
Vivande è iiondita di succhi etetti , se il drappo chele ficuoplre vogliose non è tessuto da straniero telajo
di lievissime , e splendide ^lamenta , se di molli scher-
zi ^ e di patetiche lusinghevoli descrizioni e di noxVelletle lascive sparso non è il libro che leggono,là scena bui assistono al teatro ,e l'ode che ascolta»
^ no all' accademia ? Le nostre femmine , a dir tut-
>^ io iti una parola , svengono e mancano alla vista di
tan topo ) mentre le Donne Spartane sfidavano a ci"
Mento le fiere \ sentono, come quella Dama di Lon-di^a ricordata da M. Boyle , molesta impressione ac^
^anto ad un'uomo per luoghi nevosi passato, men^tre le Scite gittavansi ignude sull'onde agghiacciato
del Tanai k Ma se le nostre Donne assai per tempoI9Ì addestrassero a cavalcare : siccome , benché mol-
lemente educate , tuttora fanbo le Persiane > e il fa-
Ceano a tempi di Platone , com' e^li asserisce , la
quali di sette anni volano per dir così assise sul dor-r
80 a muti o a giumenti di eccellente abilità e di con-
siderabile prezKo, e se continuasser dappoi questo
esercizio, imitatrici delle Circasse , appunto per es-
0>it)rnite sino alla estrema vecchiezza di leggiadri
aembianze e di robusto e vivace temperamento : Oh \
quanto meno avrebbonn a dolersi d^lla loro imbecil-
lità e stupideaaa / Oh / quanto più appartrebbono'
agli sguardi della sncietàt non effeminata aiDAbili TÌ9-
locoia « degat di aJltiifiini»^ eattuiMipae l
^ crv -Qaal se l'onda ristagna imputridisce , "
'
Così neir ozio di riposo inerte
Delle membra il vigor mooreo languisce.
Ben riflettea per tfna trist' esperienza dal suo Pontor esule Ovidio . Ma si eserciti a cavalcare una Don*na : Per 1' azione del moto equabilmente comunicatoall' intero organismo dei muscoli e de' nervi ; per la
successiva e rapida contrazione estensione e-dilatazio-
ile de' visceri prodotte dal medesimo movimento ; perla elasticità e fluidità che in conseguenza acquiste»
ranno gli umori ;per la velocità colla quale il san'
gue compirà il revolubil suo corso a riprodurre le
varie sostanze de' fluidi ai varj fini diretti delia con-
servazione , e ad apportare al meccanismo de' so-
lidi nuovo alimento e vita ; velocita derivata dall'aria
che avendo in noi 1^ ingresso col mezzo della ispira-
zione^ opera con maggiore attività allorché orizzon-
talmente r attraversiamo , siccome avvieùe nel crvì^I-
care , al dire del eh. Van-svieten : per tutte queste
maravigliose cagioni , risolterà alla sua fisica costitu-
zione un grado di robustezza tale da poter quasi con-
tendere il primato al maschio vigore della più ga-
gliarda virilità. Si eserciti a cavalcare una Donna;e pel continuato equilibrio , mutabile giusta i movi-menti del suo cavallo , eh' ella dovrà sostenere seden-
dovi sopra ; e per la intrepida imperturbabile fermez-
za che sarà costretta di adoperare nella sciolta e li-
bera attitudine in cui si troverà , mancante di stra-
niero soccorso e dr punti muitiplici di appoggio; per
la facilità di stendersi di ritirarsi di ripiegarsi eh*
ella dovrà dare ai muscoli delle mani e delle braccia
e talora a quei di tutta la pa^i]a,nel regolare il
moto e l'azione del eao'cotg^Kfe per la celeiità edestrezza colla quale do^j^^KKade.re all' uopo e ali*
uopo di.scendere sola e raHl che innopportuno scu-
diere ne avvilisca il coraggio col porgerle la destra
adjutrice : otterrà essa in tutte le membra una eoa)
! twj!i<ayj?g^.y?Tyjff%pj;^^^f.^'tBiu)v p.nwnifti^j^j^.if ',i)..i ii_jiiu.jjjai;g!pjt|i;pmiy
.;' * v^ CV -portentosa agilità da non cedere ai più esperti nelU ^ginnastiche operazioni, agilità che vezzo sarà paraccrescere e leggiadria ai pag6i agli atti ai portamen-^
to , agilità che potrà poi esserle utile in qaeì tanti-
perigliosi incontri ne' quali è necessità di soccombe-re, ove non sappiasi opportunai&ente correggere eoaprontezza la inerte gravità della materia che ne ri-
veste ed informa . Di fatti da che mai riconobbe,
per testimonianza di Plinio > il dilicato sensibilissimo
temperamento di quei Frodi Romani il gran Riva-le di Cesare, il Terrore de' Cimbri, il Di'strattore
di Cartagine , il Conquistator dell' Impero se nondall' esercizio a cavallo quella forza indomabile equell'ardita ferocia, onde 1' Uno colla rapidità del
fulmine scorsejpugnò, vinse, soggiogò le Nazioni ; £br-
niidabil si rese l'Aitilo là sulle spiagge del Reno;e impallidir fé Quegli l'impavido Affricano; e pai-,
pitar fé j^esti sul suo destino la Terra nella sangui;
nosa battaglia di Azio ? Dond' è che Tullio a con-
forto della età cadente valeasi di questo esercizio i
e jL^ran Fisico di Pergam»- la prescrisse a ristorar
la fiacchezza della inferma e senile imbecillità ? Dond*è The le Donne di Scizia e della Sarma zia sprezza-
no i rigori aspri del clima , scherzano in faccia ai
fovrastanti perigli , affrontan la morte nei dubbj ri-
sch) della Guerra ,6 impongon silenzio e rispetto al-
la virile baldanza ?
Che se la Equitazione tanto giova all' acquisto
ed air accrescimento delle forze fìsiche : alle for- / «
to morali non meno comparle i suoi benefici infius- y^
si.. Chi non sa che la respirazione di un' aere libero
ed aperto, che il moto peristaltico del Diaframma :
e degli organi digestivi acceleratp, che lo sviluppo
del vitale calore elettrico , e un moderato eccitamene
to nel sistema nervoso,
per l'ammirabile corrispon'
denza tra la sostanza corporea e la pensante ,gran-*
demente iafluiscono suU' attività «d eaergta deUo Spi^ .
«^^pp»WfF'!?!W'SPS^ TfP?PPPi?SpppWi!ff(WpiiiP
*-. evi -* ' '
rito, inlta ctiarezz* é succesaion delle idee > sbll*,
vivacità della Immaginazione sulla prontezza dellointendimento? £d essendo ' cosi , chi non Vede chelaBquitazione òagione immediata di quegli ottimi éf*
fetti in relazione alle organiche pafti » è pei" niéces*
E&rià connessione feconda sorgente d^behi in rela-
Siione alle facoltà dello spirito? Troppo a tagiond
adunque il grande Oratore di tìonlaj onde aWalo^l^arp le fbfze dell' animo affaticato ddlle studiose
applicazioni non mai interrotte , toi'nando frequeil-
temente a respirai'e le àure salubri dell* ameno suoTusColo j frequentemente godea di tràscorrefne a Ca»
Vallo la Verdeggianti pianure » A ragione il Tragicoimmortale 4i Asti
,perchè sempfe animato dalle gran-
di pa6sioniyi<f)assionato Cultore della equitazione ,piria
di richiamai' tutta 1" anima nella solitudine e nel
silenzio elle profonde meditazioni della Filosofìa 6di ridestale in lei il terribile entusiasmo della furi»
Bonda Melpomene!,quasi la preparata con dolce sti-»
Molo di giojoso ralleg;ràmento , nelle impaziènti 6rapide sue Corse a cavallo . E la elevaziott della men-te delta dotta madama DaCier quanto non defre pu-»
re al moto del Cavalcare ? Ah ' Che forse noi Uonsolleveremmo il nostro spirito alle più sublimi Con-,
templazioni' Coli' ecclettico Tullio nelle sue Ttiscu*
lane i né Coli* ispirato Alfieri dilettosamente f"réme*
remmo all' aspetto dei Filippi dei Greonti degli Egi-
rti degli Appi , rtè gusteremmo coli' analitica Daciefle bellesSie di Omero e di Terenzio,' se il Geniodella equitazione infiammato noti avesse quelle &AÌ-*
me grandi e non avesse cooperato efficacemente al*
lo sviluppò dellls Info felici produzioni d' ingegno i
Ma quale impero non vanta sU i {)atemi dell
animo la Equitazione! Altro^non eotio dessi cke uàVeemente trasporto allV acquisto di un bene « una for-
te avversione al sovrastar di un male ', nvversiono
a trasporto cbe ae dùcetti noa aoa9 dajila Kajjitfoe |
r
\-v''yr-"p^^^7^^F'^^-P^x^'^^^
httii pét obbjetto un bene ed nn male apparentej
ed uaicameote dalle seìisaali voglie sono determina*'
te , ci trascinano e ci piotnbapd nell'abisso più spaven-toso della miseria e della sciagura . Son le passioni
una malattia dello spirito- alla quale, come alle
infermità del corpo, l'afflusso e la corru^ion dargli
umori , danno fomento e nndrono ed acdresòono le
false ided di una Béorretta ed inordinata Immagina-zione. Chi più delle donne specialmente che dicon-
si del gran Mondo a qaeste malattie va soggetto ?
JL' Amoi'e, la Cupidigia, lo Sdegno ^ la Invìdia, lai
Gelosia quante volte non sono i tiranni de' loto cuo-
tì , tiranni così spietati che non sol ne incatenanoti ne rendono schiavo l'arbitrio e di caliginose tene-
bre né ingombrano l' intelletto ; ma sul material»
Composto eziandio violentemerita operando > ne illan-
guidisciono le forze, e a gradi a gradi ne van con-,
sumando i vitali princìpi, e fanno lor tracannare »lenti sorsi il tremendo calice della morte? Ma col _va-rio moto delle membra dalla equitazione prodot- -^
to si scuota fo spirito affascinato ; tro'viuo le affol-
late immagini attrici dei funesti patemi tin mezzoenergico che le devii e le distragga; delle forti seu-
eazioni succedano alle tinison^ vibrazioni dalla pre'^
dominante passione eccitate; e noi vedremo succede-
té alla tempesta la calma , al tumulto la quiete , al
disordine la temporanea » ad nrto stato orribile d' in-
contentabilità e di tristezza una felice situazione d*
ildrità e di pace , Ne io gi'a pretendo Con ciò di
affermare poter esser 1' opera della sola equitazione
questo avventuroso risorgimento dello spirito dal cie-
co e terribile dispotismo delle passioni ; soltanto as-
serisco ch'ella può Raffrenarle in gran parte e cor-
reggerne i traviamenti j the ella può cooperare d*
assai ad egtinguer«ioe la quasi irresistibile ioga im'
petUQsa. .... •*;:,,
"WWi^WWr^P9!fBPin^(WP5P^
-; •• c?vra -Sembrami però udire nna voce che mi riprenda l
Godesti utilissimr affètti che voi ripetete dalla Equi*tazione, ottener non si possono in egual modo dai^
movimenti del Cocchio e della Danza tanto più coa->
£icenti all'indole e al genio di una Donna? £ code"
sta tanto vantata utilità del cavalcare, sarà poi op-
portuna alla delicata, e AensilPecostituzion fisica di
una femmina che non abbia incallito le tenere mem-bra ai ragg;i infuocati di Sirio, al gelido soffio degli
Aquiloni , al duro trattar dell' vomere e dell' aratro ?
Io mi affretto , Gentilissima Sposa > a soddisfar
brevemente alle inchieste di chiunque in cotal gai"
sa alle mie ragioni si opponga . £ per rispondere
dapprima all' ultima delle obbjezioni ; io premetto
ehe inopportuna mi sembra e non sensata abbastan'
aa > dopo tuttocìò che si è detto nella Parte II. di
questo Ragionamento > perche comoda si renda fa-
cile e piacevole per ogni maniera la equitazicyie a,
una Donna. Ma supposto ancora che nojevole difE-*
Cile ed importuna le riuscisse; tostoche ottener, ne
potesse i considerabili vantaggi che abbiamo esposto^
e gli altri che diviseremo in progresso: non sarebbe
d' uopo sacrificare qualche disagio alle utili consc"
guenze che ne risulterebbono ? £ dov' é poi codesta
eì temuta inopportunità , se si consideri che ogni
anche più malagevole impresa , facile addiviene col-
la educazione e coli' abitudine eziandio alle Donne ?
Qaal cosa più difHcile anzi ripugnante alla natura ,
qi»nto lo incontrare spontaneamente l' estremo dei
Jnali , la morte? Eppure le Donne primarie dell'im-
menso Paese delle Indie Orientali si riputerebbono
disonorate ed infami , se animose non precipitassero
sui roghi degli estinti mariti, onde mischiar colle
loro le ceneri degli amati consorti . In ogni età si
avverò il sensato giudizio del Forrarese Omero„ Le Donne son venute in eccellenza
:,, Di cii^caa' arte ove haoao posto cur&j
•J^."i.v>:^aL'-^'ij*.^^-jh),''.ja,^J^ù^-y,i'hv:^..^-vA'
''liil^iipifpllppjil^^
E per quel che riguarda la Equitazione ; óltre le
tante illustri femmine di cui abbiam ricordata lafama in questi fogli , a far certa fede della loro abi-
lità nell'arte di cui parliamo tanto reiiduta facile al
temperamento* ed al sesso , che si vide in loro qua-si cangiata in natura: non basta l'esempio di quel-le famose Danzatrici a cavallo che ai nostri tempi8Ì mostrarono all' Europa nella esecuzione de' porten'tosi lor giuochi più forti ed agili degli uomini più
.
nerboruti e più svelti? (l) Non basta l'esempio del-
la bravissima Madama Tournìer i di cui equestri in
modo egregio disimpegnati cimenti furono dalla Ita-
lia dalla Francia e ultimamente dall' estatica Romaapplauditi fino all' entusiasmo nella State dell' annoecorso , e di nuovo sotto ai miei sguardi medesimi-nel passato Novembre?
Il moto di una carrozza, si dice, è il più con-veniente al femminile temperamento ed al modernoistema di vivere specialmente di una Dama . Sonoincalcolabili i suoi buoni effetti . Perchè dunque vo-ler condannare una Dama ai penosi esercizj del Dra-gone del Castaldo dei Postiglione ? Io veggo esser
(O La Danza e i giuochi a cavallo sono anch'essi di co-
stume antichissimo come quelli sulla ctfrda tesa . Gli Storici
ci Poeti ricordano che molti fra i Persiani Greci e keniani aveano
l' abilità di far dei salti e dtgli strani movimenti standosi in
piedi sul dorso di uno o di due cavalli ad un tempo t mentre
questi còrreano a tutta carriera. Comunemente avvezzavansi i
Ciovani a scagliarsi da un cavallo su 1' altro senza toccar piede
in terra , per far poi uso di questa prontezza nelle battatlie ia
caso che fosse loro ucciso quello su cui assideansi pugnando ,
ogni cavaliere perciò era padrone di due cavalli . Non si ha
traccia nell' antichitl , per quanto a noi sia noto , di Donne abi«
li nei Giuochi equestri ; ma si vuol supporre che almeno alcu-
ne non fossero eccellenti quanto gli Uumin! anche in Ci<N i se
come gli Uomini addetcravansi a saltare e a correre a cavalla
ccnz'ajuto alcuno di suffiere e di tuffe !
IJ^I(^,«8«JI!
:>.%, ^t St!Ì.XSs^iilàJ!.i.'yi.'diirXÌÌ,'i^'iA,
---.- GX —«raMta la massima universalmente adottata oggidì,
« tra gli annedoti giornalieri delle cospicue Città , odo
iipesso questo aver luogo , che nei fogli matrimoniali di
nobile o ricca donzella che vada a marito la prelimi-
nar condiaione, è che qnesti provegga di una carrozza
s due o quattro cavalli , secondo il grado , la Sposa
novella . Égli è a tale oggetto che ad una si aumen-
ta di qualche migliajo la dote stabilita alle altra
fanciulle della stessa famiglia che sienoi contente di
gire a piedi. Ma che si direbbe se da ciò appunto
io traessi invittissimo argomento a dimostrare che 1'
uso delle carrozze (parlo di esse nei piacevoli di-
porti e nelle brevi gite e non nei lunghi viaggi,
pe' quali si rende a tutti necessario un legno a vet-
tura ) che r uso delle carrozze è inutile , e per-
nicioso ? Chi potrà negare che a nostri dì il lusso^
la mollezza la voluttà giunti non sieno all' estre-
mo grado di predominio su tutte le classi e le con-
dizioni ? E' questo un principio di fatto che non ha
d' uopo di dimostrazione , ed io senza citare il Ro-
berti , che sul moderno Lussa ha scritto un bel li-
bro , citerò la esperienza da cui il suo libro ha trat-
to il Roberti . Egli è dunque a fomentare il lusso la
mollezza la voluttà che ne fìt cotanto avidamente
preferire un cocchio agiato all'apparente incommododi un cavallo. Difatto, egli è certo che, le Don-
ne romane non cominciarono a farsi portare conti-
nuamente in lottica e a salire in un carrozzino che
nei tefnpi in cui dimenticati si erano i costumi de Ca-
toni ne' Fabrizj de' Cincinnati : onde poi Seneca a
giorni suoi , aggrottando le stoiche ciglia, allorché
mirava la gioventii romana sdrajata in una lettica
6 seduta in un carpento , stendea la mano inorridi-
ta a tanta mollezza , e additava l' equestre simulacro
della generosa impavida Clelia ( D» Cons. ad Mar-
tianum cap. l6. ) . Io non so se i Francesi dagli
Italiani > o questi da quelli apparassero l' arte di fab-
^ '.••'.• ..Lji-a'h^ '.i.4jfl&;^Jì'--,.,Xr ",j-i" I
'-;irrf-'-,-,i^--'"• ,iA-' :'.^'-&.' L-.>c,V,.^.t^-J'. ^^i-jiij^J..- 'ii:^ .
P!iilpipi!lli!P?!Pipi?"^S'f^
" CXI -^
bricsre le moderne carrozze; so che la ^rancis^fia*cbè fu più sobrin e meno leorgiera , non cbbe'carroab«
le, e ohfi sotto Francesco I., ìt quale morì nel l547.,
A Parigi non se ne cantavano ohe tre, di cui una«ppartenea alla Regina , la seconda alla bella Diana4i Poi^iers figllia naturarle di Enrico II, , e la terza
a Renato di Ijaval cui 1' occessiva pinguezza impe-
dia (|i caniipinare, e di montare a cavallo, A mi*9ura che il lusso «rebbe e la infingarda raorbide&>
Ka dilatò il suo impero ,si moltiplicò il numero del-
le carrozze « la mariìa di oriiarle pomposamente,
in guisa che vi fu d' uopo di un decreto del Far-lan^ento approvatj^ da Carlo IX. nel l563. col qua»
Ip si proibivano i cocch) per la Città; e Luigi XIVemano varie leggi per ristringerne la magnifìrenza «vietando per l' ornamento di esse V uso dell' oro edell' argento . J^' fnghiUerra non vide se non carroa>
fsoni di» viaggio sino air epoca medesima . Imitatri-
ce dappoi della Francia , sebbene mai sempre di lei
implacabilmente rivale, contò nella sua Londra sul
principio del 6pp. sino a l$òoo legni per uso di
eemplice diporto . GU Spagnuoli più tardi ne pro-fittarono , Il marchese de Langle nel suo viaggio
pubblicato nel 1785. dice che da dieci anni a quéll'
epoca si era coininciato in Ispagaa a dare alle car-
rozze una forma elegante . Il sistenaa feudale ritar-
da* lungo tempo 1' uso delle carrozze specialmentein Alem«gna. J Signori dei feudi erano troppo in-
teressati perchè i loro vassalli fossero sempre pron-
ti a servirgli a cavallo , per doversi opporre alla
introduzione delle carrozze . Oiulio Duca di ^un-svvich afatto le proibì pel i548., sono notabili le
$ae parole „ Abbiamo osservato , egli dice, Òon
„ molto rammarico, che da qualche tempo 1' uso
•ft lodevole virile e coraggioso di montare a cavallo
iy, non solo si è indebolito ma anche dotalmente per-
ii date nei nostri priocipati contee e figoorie . Bi*
,'*'*.*^'^T X'rÌ?AjV!.J'«?s%V^f^" ;ù'...iÌ«it.'i(,,*Sj^
'i^^'iim^if^^wm^'^!^^'
:^-wwmWsMW''~-
•^ cxn :
g sogna senza dubbio cercarne la caasa nell' abifcu'
„ dine che hanno presa i nostri TassalH , servidori
,
„ e parenti giovani e vecchi senza distinzione d' iin-
i, poltronirsi e di farai strascinare in carrozza . „Quando la nostra Italia dimenticò di essere stata
la dominatrice delle nazioni e dagli stessi suoi ser-
vi f^ dominata ; mentr' ella sopita in profondo le-
targo , compiacqaesi di dormire i sonni del Piace-
re in seno della viltà; allora fu che invitò le sue
donne a passeggiare in carrozza. Agostino Lapini
in una Cronaca mss. riferita dall'erudito Estensore
deX Giornale di Mode di Firenze ( io. Marzo l8o;r)
lasciò scritto „ che nell'anno l534. cominciarono a
,, usare i cocchi in Firenze , che prima non se ne
3, era mai visti . Li ferno venir di fiiora fatti le
„ Marchesane di Massa che stavano nel palazzo Fazr
>, zi . „ Foco dopo il cardinale Ippolito d' £ste re-
cò dall' Ungheria un cocchio a quattro ruote . Sem-bra che questo paese abbia dato il primo il nome
. e la forma alle moderne carrozze sul modello d^iUe
antiche. Si nota che Carlo V. ne' suoi attacchi di
gotta era solito di dormire in una carrozza unghe*rese ; e ch^ tra i doni offerti da Ladislao V. re di
Ungheria e di Boemia alla Regina di Francia nel
l44<^- si trovò un cocchio che risvegliò l'attenzio-
ne di tutta Parigi . Se dunque figlio del lusso e
della morbidezza è 1' uso delle carrozze ; se il mo-to lor tremulo e barcollante
,piuttostoche dar forza
alle membra, le illanguidisee; se il loro molle on-
deggiamento , piutto8to<?he ridestare gli spiriti,
gli
rende torpidi e sonnolenti; se la giacitura di unaDama in carrozza fomenta la sua dappocaggine la
sua pigrizia e gli oz) suoi voluttuosi; se l'anima in
quei momenti non esercita il suo potere coli' attivi-
^ tà di cui è capace,- ma in vece addiviene meramen-te passiva per l'azione del moto che la trasporta
senza eh' ella vi cooperi.; e se in fine il moto vi«-
l>,.^!t.:*-. . -.^i .V ,:,-i..„ : vi.'AiftL- '* .....* V»VAi'>
^ ^ CXIII -• •
lènto di on cocchio , tal sapponendosi , in vece diagitar lievemente, impetuusameate scuote e squar-cia . dirò cosi 5 r organico sistema de' muscoli de*nervi delle ossa: chi non rinviene nell' uso dei eoe-,
cbj un esercizio timido servile indegno di una don-na di spirito , e nocevole eziandio non meno alla mo-rale che alla sua fìsica costituzione ? Che se poi si
rifletta esser guest' uso anche pernicioso alla Socie-
tà; io ne deduco che il solo antisociale funesto e(>°oi-
smo può tirannicamente permettere di adottarlo . Tomi appello aU« vulgari imprecazioni rabbiose, ed al-
le esecrazioni eleganti ohe si odon sul labbro delle
varie classi di uomini che passeggiano nei luoghi' frequentati dalle carrozze . Mi appello alle grida as-
sordatrici e^ alle bestemmie degl' insolenti Cocchieriche col rauco lor suono bastano ad imprimere lo
apavento in chi lungi da loro non passa . Mi appello atanti disordini procurati dalle carrozze nelle più lieto
circostanze j disordini che spesso turbarono la tran*
quillità di festevol tripudio e la gioja di solenne ad-^densato concorso . Mi appello a! eangue di cui tin-
eer le vie fra le angoscie di morte tanti miserabi-
li stritolati ed infranti sotto il peso delle fervi-
de ruote rapidamente scorrenti tra la Ì*Aia, romoro-£a di uno spettacolo. Mi appello .... Ma che gio-
va riandare funeste immagini, quando la Esperienza•ne mostra che una sola carrozza che occupi una li-
nea anche di ampia strada è bastante a riempieredi dnbbio timore e di paurosa costernazione chiun-
que batta per caso le medesime tracce ? Io non sa-
prei perdonare al gran san Filippo Neri la peral-
tro giudiziosa sentenza „ che tutto è vanità in que-„ sto mondo fuorché una carrozza in Roma ; „ s»
non riflettessi che adattavasi anch' egli alla mudatesté ricevuta nen men dalle donne che dai cardi-
nali e dai papi al .suo tempo di gire in carrozza . E
'?^?PP'
-^ cxrv -» ^certamente egli volea alludere alla somma diffieoltJk
che incontrasi nel trascorrere a piedi dall' un ango-
lo all'altro quella immensa Città. Il Santo, com'erib
tuo costarne, non volea da ruvido e da difficile, qual
ehi aletta una santità mal' intesa, condannare unft .
usanza tanto universalmente applaudita ; ma io soa
d' avviso che se in altri tempi vissuto egli fosse ©
in altre circostanze , avrebbe a quella massima quest*'
altra più vera sostituita » Tutto è vanità nel moudofuorché il moderato uso di un buon cavallo. „
La Danza , si soggiugne, può essere a portata
di produrre i medesimi buoni eflètti della equitazio-
ne, senza esporrea dei pericoli inevitabili gli aurei
giorni preziosi del gentil Sesso . La sua antichitài
ed universalità gan^ggiano con quelle della equitazio-
ne, seppure non le sorpassano . La danza fa sacra o
religiosa ceremonia preSjio a tutte le naitionije ba-
sta ricordare Daviddo co' suoi Sacerdoti saltanti d'
intorno all'Arca . Gli Americani che non seppero
cavalcare, seppero sempre ballare ottimamente. Si
cessi dunque dall' esagerare ì vantaggi della equi-
tazione, e si esortino le nostre donne all'esercizio
dot ballo, esercizio più analogo alla loro natura , al-
lo grazie del sesso , ed ai loro graditi amorosi tra-
sporti . Gdsì favella chi adopera il linguaggio della
elfeminata stupidezza, senza consultare gli oracoli
della Verità e della Ragione , Antichissimo e uni-
Tersale sia pur i' uso del ballo . I popoli meno cul-
ti non han forse un mezzo più naturale per espri-
mere la loro ginja che un moto straordinario dei
piedi e di tutte le membra'. I nostri bambini nonfanno altrettanto? „ Ed Oh ' in quante cose noi siamotMtt )ra bambini •' ,, Dicea il gran Genovesi. Ma quan-to a Ddvidd'^ , si osservi che, un uomo compreso dasacro e divino entusiasmo non può trattenersi nella im-m ibilità della indifferenza . La sua ebbrezza si trasfon-
de a tutte le parti del suo corpa , e queste naturai-
.-:•'- *^ cxv .*/-^-'
mènfcp si moovono e si agitano a seconda dello spi-
rito che le informa e le inEamma . Platone vedea
muoversi a danza le sfere perche una Mente ispira-
trice a suo parere le a^ita . „ Totoque infusa per
artus , Mens agitat mòlem „ pieno delle platoniche
idee cantava Virgil,!© . Anche la Sibilla di Cuoia dal
Delio Nume ispirata correa, saltava , ih mille stra-
ne ^uise si contorcea/ e che perciò? Si vorrebbono
og;ni giorno le nostre Belle che astri non son né si-
bille, si vorrebbono ogni giorno veder convolsc spie-
gare una effervescenza di passione che non sentono
o che possono meglio esprimere diversamente ? Masi lasci lo scherzo e si ragioni piti dappresso al no-
stro proposito . Io veggo molte sollazzevoli uscir dal
ballo sudate ed ansanti > eppure trascorsi appenapochi momenti , tornar di nuovo suU' arena di Tersi-
core più pronte ed animose che pria . Chi non direb-
be dunque che il Ballo genera robustezza e vigore ?
Ma, a ben riflettere, codesta animosità coraggiosa
non é dissimile dalla forza efìmera che sentir crede
un malato nel calor della febbre , Basta osservare
alla Quaresima lo stato svenevole ed infermiccio del-
le nostre robuste Danzatrici del Carnevale . Io la-
scerò tuttavia che altri decida se le moderne specie
di danze oltramontane ( giacche a nostri dì oltra-
montana esser dee anche la maniera di divertirsi)
e
il modo scomposto e impetuoso con cui si eseguisco-
no , e le circostanze che le accompagnano , tendano
piuttostoche ad accrescere robustezza ed agilità , aspossare le forze , ad ammollire i costumi, a dar
libero sfogo alle sensuali passioni . Ho abbastanza
esposto le filosofiche mie riflessioni sul Ballo , comesi usa presentemente , in una mia Dissertazione che ^
scrissi alcuni anni sono, e lessi agli Accademici A-manti di Belle Lettere , Dirò qui soltanto che trop«
pò gran torto si farebbe alla umana Ragione , col pre-
ferire, qualunque esser possono i vantaggi di an'Ar^
-» CXVI -i.
te, che per qnànto sì vo«rlia innocente e giovevole,
et sempre, a ben riguardarla con occhio filosofico espassionato, arte ridicola e burattinesca , come sen-
satamente nella sua Vita scritta da lui medesimo Al>fieri l'appella; alla somma e verace utilità di unaGinnastica EsercitBzione grave maestosa applaudita estimata da tutte le più civilizzate nazioni, e chetanto contribuisce alla femminile bellezza e decoro .
Ed eccomi,
quasi seuz' avvedermene entrato aparlare dell'altro considerabile rantag^gio che otte-
ner possono le Donne dalla Equitazione . Questaadunque non solamente forza ed agd ita comparto al-
le loro membra , e tal forza ed agilità che influisce
sulla perfezione del loro intelletto e del loro cuore ;
ma eziandio mirabilmente coopera alla esterna loro
maestà ed avvenenza
.
Se alla bellezza della persona tanto contribuisco-
no le facili graziose ed espressive altitudini; ondetanto si ammirano e tanta soavità e' infondono e di-
letto le affettuose Immagini di Raff'aello di Tiziano
^di Guido, e ì marmi loquaci di Michelangelo , e
di C^nofa: qua! più facile graziose, ed espressivo
Atteggiamento di quel di una Donna sedente leggia-
dramente a cavallo ? Ella forma tin gruppo unico e
vario , come vogliono appunto i Metafisici della Bellez-
za . Ella presenta col suo portamento ,^^' moti suoi,
-Coli' ondeggiar delle vesti che i pie le rtctSéprono o
delle piume che le adornan la fronte , un numeroindefinito di linee di snorcidi rilievi di ombre di
lumi , che nel lor tutto formato di mirabile accordo
di parti ; non possono non produrre alle contempla-
trici pupille de' riguardanti la più aggradevole sen-
sazione. Ella colla placida ilarità del suo volto , col-
la intrepida scioltezza delle sue membra , colla
magistrale dasterità del suo maneggio, colla impo-
nente gravità dell' aspetto , colla maestosa attitu-
dine del sembiante , a se no attrae gli sguardi ca»
t.
"*^<l_s",-»jiiifflgi!Ajf.J5J!»!M*:iH^
_
*- -cxvii —plclì eà attoniti > e cogli sguardi i più passionati sen-
timenti di ammirazione di rispetto > e dirò pure di
amoroso trasporto > degli affetti e de' cuori magna-nima conquistatrice. Se io esageri, o Contessa ,, perme vel dica Fiatone
,quel filosofo pentilis<>imo che
certo non può accagionarsi di ruvidezza inurbana edi affettata ostentazione di rigorismo . Egli dunqueasceso uà giorno sovra di ardito destriero, rendutoancor più superbo dagli ornamenti che gli sfolgora-
vano intorno ( poiché sono sensibili i cavalli all' ono-
re di splendida bardatura )^ scorgendo che in quel-
la situiizione venia da tntti riguardato con occhio di
compiacenza, e sentendosi destar nello spirito un'au-
ra lusinghiera di vanità^ tosto a terra discese, af-
^rmando se dubitare che dal fasto cavalleresco so-
spinto non fosse a contaminarsi di orgoglio dis'dice-
«ole alla sua professioo di filosofo . Nobile orgoglio
è questo peraltro che se pur non conviene all'austerilà
di un' filosofo, può di buon grado assentirsi alla bel-
tà di una donna . Ma più direttamente al nostro pro-
posito e meglio ancora del dubitoso Piatone ; il lin-
guaggio irrefragabile de' fatti a noi favella . Fervo« bolle nella metropoli dell' Assiria il fuoco della
«edizione V imp<ftaoso già scoppia , e già mrnaccia.or-
ribìle incendio devastatore il trono e la reggia . Dai«ecreti profumati recinti sacri allaHoda e alia Bel-
lezza , ove le Grazie ministre coli' eburneo pettine
1« acconciavano i biondi capelli*, ode la bellissima
Semiramide gli strepiti e le grida di rivoltoso popo-
lo inferocitoti e senza ristarsi un momento ,/ L'unatreccia rivolta e T altra sparsa „ come di lei cantò
r immortai nostro Lirico > ratto apprestar si fé quel
cavallo , che da lei fu amato più teneramente che il
favoloso Tauro dalla invereconda Pasifae ; sopra visi
adagia ; in mezso alla gran piazza , ove folta la
Plebe ondeggia irrequieta e furibonda,» presenta:
ed ecco è spento l'incendio/ racchetato il tamalto.
1* »/''
Che se ara alcuno dei Critici più seveiri non piacesse
di ammettere la verità della narrazione, come dubbiaed incerta ; dubbj ed incerti essendo la esistenza e le
avventare della babilonese Eroina .' di una toscana
£roìna vedova e madre di' re francese, della Fran-
«li* reftgente nei primi anni del secolo XVII , l'^au-*
orevole Storia, cui ninna ^critica può contradire, ci
porge non dissimile esempio a dimostrazione della daItioi enunciata verità. Freme e s*^ adira impazienteschiera di male intenzionati ribelli là in una delle
popolose regioni della vatita Parigi . Tacita la Discor-
dia di fosco velo ammantata, 1' orrida sua face na'
scosa, qua e la sconosciuta si aggira della truce sua
fiamma ad accendere i petti . La Guerra Civile cheavea poco fa di sangue cittadino allagata la Fran-cia , non paga di tanta strage, da nuove, furie ani-
mata , »ttende il cenno fatale della Discordia, ondesbucare dai mal celati covili , ove la orgogliosa Po-
litica e la Tirannia superstiziosa teneala ri^retta a! sparger dovunque il lutto la desolazione la liiorte
.
La vigilanza della reggente Maria de' Medici è pre-
venuta dalla Fama. Che faTaccorta reintt ? Le sem-'
Bianze leggiadre si adorna in tutta la pompa, del
fasto e della voluttà; fulgido serto le circonda la
chioma , dagli Omeri le scende il regale prolisso pa-
ludamento, sovra di generoso destriero,- di lucido
purpùreo velluto di oro trapunto superbamente fre-
giato , ella siede maestosa , e fra il corteggio dei
suoi fidi vassalli, si offre allo sguardo degli flccr-
gliati ed agguerriti faziosi . Innanzi al cospetto del-
la Reina cosi atteggiata. Io stupore e la calma si
affacciano sqlla lor fronte il pentimento e la vene-
razione signoreggiano il loro cuore, taccion gli sde-
gni crucciosi, svaniscono le audacie meditate,' am-morza la nera face discordia , fugge scornata , e ri-
piomba «gli abissi la guerra civile. Ben meritava 1»
Y:elebrità di tal fatto dall' immortale pennello di Aur-
*9?f^?'F T^^. '
$ ;' •
j ;#ì: cxix -.. .,.•;;•'.,..
ten» il pérenàè ftlib&tiMento che ancor si ammira nel-
la imperiai galleria di Luxemburgo . Se nei campidella Gloria (come appella la terra sanguigna ove il
j^ero Gradivo passeggia superbo sui cadaveri delle vit-
time a lui sacrificate, il falso Eroismo); Se nei campi deUla Gloria, la paurosa viltà discese ad atterrire g:li
eserciti^5\« lo spavento disarma il soldato e lo spmgealla fugi e al disonore, o fa ch'ei pallido e fred-
do sbigottisca innanzi al cimento > e palpiti sulla sor-
te rhe a lui prepara l'ebbri-furente nemico : basta
soltanto che le Cleopatre , le Zenobie, le artemisiedi. Caria , le agrippine , ( i ) 1* Amalasunte , le Gio'
vanne di Arch (a), le Caterine di Russia, le Ma-rie Terese di Austria intrepidamente assise a caval-
lo balenar facciano il lampo do' loro acciari sulle ti-
tnidé fronti delle squadre avvilite , e ne trascorraa
le file ) « ne precèdano i passi > perchè sentam> riac-
cendersi in petto r entusiasmo deir onore,
perchè
«tampino iormidabili orme sul sentiero della VittA^
ria» perché le indomite falangi di Antonio, diAu-reliano, de' Greci , deGermani , de' Borgognoni > de'
Britanni degli Svedesi , de' Musulmani o cèdano
tremino all'impeto di quelle schiere animate dalla
-presenza d'intrepida « vaga marziale cavalcatrice
.
Quante volte a decorare la pompa di solenni
spettacoli grandiosi non si vider le donne fare di
se leggiadra comparsa a cavallp ! Oltre 1' essere que-sto costume alle Orientali comune nelle lor Teste j noi
(i) Moglie di Germanico , che sostenendo Je funzioni di
generale delie Legioni romane , ruppe i Germani presso un pon-
te non lungi da Santen nel ducato di Cleves . [ r<;^.T«c /<*«.
i.ib, /. e crevier Sten degli Imp. Lib IF. ] Meritano di essere
riscontrate nelle Storie le valorose imprese che renderono cele-
bri le Eroine da noi nominate , e che qui di volo solamente
accenniamo .
fàinota
(») Più conosciuta sotto il nome di Donicella di OrUant
la nella spuàaione coatra gl'Ioglesi a tempi di Carla Vii.
J
'-'filP.J!|!?>* •
lo re^giara dominare anche in Italia ei in Francia
nei secoli in cui la cultura delle scienze e delle ar-
ti incominciò a fare obbliare »le barbare costuman-
ze de' rozzi secoli precedenti , e ne' quali an più mo-derato e più nobile lusso ed un fasto piiì ragione-
vole erano indipendenti dalla pigra mollezza che
tanto disonora la nostra età . Difatto la Storia ci fa
sapere „ che nello interesso fatto a Padova nel laSp.
j, dallo imperador Federigo li. erano molte Dame di
„ bellezza e di vesti preziose splendidamente adov-
jj ne che sedevano sopra cavalli superbamente bar-
j, dati è seg4]ite-da Palafrenieri „ come scrive il
Villani (presso Bettin. JRisorg. d" Ital. ): che da
Caterina figlia di Carlo VII. fu decorata la' cere-
monia del suo maritaggio circa la metà del secolo
XV. col recarsi essa per le vie di Parigi a caval-
lo, di varj ornamenti fregiata , tra quali fu notabile
una cintura cosparsa di ambre e di perle, in mez-zo alla quale era un rotondo specchio di cristallo
di Venezia , come si ha da un monumento riferito
dal Montfucon ( FqI. lll.pag. 40. ): e che] uel 1554-
la regina Meonòra e le Principesse di^ Corte, a^ii-
sterono nella Chiesa di nostra Signora a Parigi anon so qual ceiemonia religiosa cavalcando delle
phinèe bianche , come rammentano gì' Inglesi Autoridella Storia universale . Quante volte i trionfali iu'
cretti di Spose , e di Regine nelle cospicue Città, di
lor dimora non si renderono più splendidi ed onore-
voli e più dal plauso comune e dalla pubblica am-mirazione accompagnati perchè ^eseguiti a cavallo ?
Scorrendo, gli Annali delle nazioni dal secolo X. fin
pressa a tempi nostri , spesso s' incontrano le memo-rie di cosifatti ingressi celebra tissimi . Tutte le età
hanno potuto vantare le loro femmine valorose, to-
me tutte han dovuto arrossire delle infingarde e delle
melense, anche frale donne di gran condizione , chene la Natura ne il Cielo allgrcbè compartooo i loto
y
^TPI>fP^
- CXXI ^3oni hanno riguardo ai titoli alle corone agli scet-
tri. Sembra pertanto che all'epoca di cui parliamo,non fosse illustre donna di spirito e dì genio elevato,
che almeno in nlcnna delle piij straordinarie circo-
stanze , non desse pubblico argomento di sua abili-
tà, e non bramasse di attrarsi l'uniTersale estimazion
cavalcando . FrK tanti esempj che potrebbono addur-«i , e che l'amore di brevità c'impone /di passare
sotto silenzio, basterà rammentare il festevole ingres-
so avuto la Domenica in albis 14. Aprile 972. dal-
la bellissima Imperadrice Teofania, allorché dalla
paterna reggia di Costantinopoli dipartitasi, ondoimpalmarsi al germanico Imp. Ottone II., ascese 9cavallo le trionfali vette del Campidoglio accomiata-
ta da immenso corteggio di cavalieri, e di dame:« quello in Milano di Costanza zia di Guglielmo ILre di Sicilia il dì «7. Gennajo 1186. , onde unirsi
ad Arrigo figlio dell' Imp. Federigo I , ingresso taii-
tp piti sorprendente , quanto che la novella Sposa asr
sis£ a cavallo > era seguita da i5o. somieri onusti dell'
oro dell' argento de' pallj e degli altri preziosi doni
ch'ella recava in dote al marito: e quello nella stes-
sa Milano e in altre Città della Lombardia e poscia
in Napoli , di Margherita di Borgogna nel 12(58. di-
scesa in Italia a stringei'e conjugal nodo col re Car-lo d' Angiò : e l' altro in Ferrara di Bianca figlia
del duca di Milano Filippo Maria Visconti proraef-
sa sposa di Francesco Sforaa nel l44l' > onde rima-
nere fino al di delle nozze sóttq la tutela del mar-
chese Niccolò d' Este . Il Muratori nel riferire co-
deste spettacolose, magnificenze, aggiugne che 1' or-
revole fulgore di un baldacchino di panno d'orò,
( talvolta sostenuto fino da dodici aste portate dai prin-
cipali patrizj della città, come quelle di Marghe-rita di Borgogna ) sotto di cai procedevano quelle
trionfanti Cavalcatrici , accrescea la decornzi'one a|l
maestoso apparato ;* Ma la nostra Patria medesim*
— CXXII -»
àa. quale entusiasmo non fu compresa allorcliè net 1 4^0acfìoUe fra l'elette sue aaote Niccolina Terrani l'in-*
dita sposa del troppo famoso nostro tiranno Foitebrac-*'
ci, entrata a cavallo in mezzo alle popolari acclama»
F'' zioni , seguita da 40. Damigelle parimenti a cavai-»
^;, lo, preceduta da 3o. trombettieri > e dai nostri pub*^^
p:'- blici Eappresentanti sui limitari della porta di saa
I*;
Pietro con solenne pompa attesa ed onorata? E po-
li chi anni dopo cioè nel ll^òj. con quanta ammira*K; • aione non ricevè Soderina Fìeschi nipote del duca
, di Genova , e da Pisa ove sbarcò,
^[itinta fra l«
nostre mnra> sposa di Braccio li. Baglioni , con ma-gnifico treno a cavallo ? (1)
^;
>
*Ma come non potrà affermarsi che la equità»
Ìf'-« . alone contribuisca alla bellezKa e all'onore del Gen*
til Sesso, se l'accorta politica di due sagge avvedu-l ;i tissime Principesse volle appunto farne uso a conqui-
stare l'amore e la stima de' Popoli ; Proclamata la
celebre Elisabetta dall' Autorità def Parlamento al
soglio d" Ingbilèerra / dal luogo del suo esilio j ov'
pila fisiedea due giornate lungi da Londra ^ volò in'"
carrozza alia capitale del suo regno . Giunta alle por-
te di Londra , superbamente vestita montò a eavallo >
pi e tra i viva ed i plausi di un popolo ebbro di gio-
^. ja in mirarla, trascorse le vie di quella vasta cit-
'^,.i>'. tà sino al palazzo dei re >, In età di 95.\anni, no-
•„ tan gli Storici , f Bum. de Refot. T, II. 1. V, Betcast,
,> Star. Eccl. 7\ ai.^ Ornata delle sue grazie più che
f';' •
jj delle preziose sue vesti e dotata di quella nobile
I V 5^ affabilitii che si concilia l'amore egualmente che
1 . „ il rispetto, dalla sommità del suo cavallo, parlava^i ,> agli uni, sorridea agli altri , riguardava |utti con
t.ìI .1
I
1'I i^amimimt^m n Hill
III I 11 1 I I 1 1 I
'
II;
f. (1) Risultano queste notizie da un Diario )V(SS, di cote
^i " peftgine di un ce^to Str Angelo dei Veghi» ora esistente pré»-
lo il eh. «ìg. Giamhaitist* rermiglióli , da cui Vennero gentil-
'. mente le itesse notìzie all' Aut. comunicale;.
'"f*^{j;#w*'*^#^>*'eP*?ffy^'P!?^
») on' aria ri* interesse e di benevolenza , e nulla omet-
j, tea per guadagnarsi l'affetto del suo popolo, di
„ cui una testa così atta al governo, sapea di dover
„ fare il più isaldo sostegno del suo trono ,, . Invit-
tamente sacrificala l'ambizione di regno all' amordelle Lettere della Verità della Pace dalla sapientis-
•ima sovrana di Svezia Cristina > prescelge ella Romaa suo tranquillo^ non meno che degno soggiorno di
Monarchi,quella Città reina del Biondo , che per
la sua costituzione politica > per la ridente amenitàde' suoi colli , per la grandezza vetustà ed eccelleoi»
2a delle sue- moli e de' suoi monumenti > per la cul-
tura di ogni .maniera di belle arti > era sola a por-tata di secondare i magnanimi suoi desiderj . Ma Cri-
stina affatto a Roma straniera , reggitrice di rimo-
te Nazioni, sconosciuta alle genti della Europa me-ridionale, volle farsi conoscere , e per farsi conosce-
re qual' essa era, dotata di leggiadri sembianze di
nobile portamento di animo valoroso ; stabilì di de-
corare il trionfo col quale fu accolta dalla Pontifi-
cia Magnificenza, entrando in Roma a cavallo .Finf
dalla sera dei 2o. Dicembre l655. era giunta ella
privatamente in quella Metropoli . Il dì 23. delio
stesso mese ile usci di nuovo , ond' eseguire il solen-
ne ingresso nella medesima . Il Pontefice Alessandro
Vii. , isnotando forse il modo ch'ella avrebbe pre-
scelto neir augusta regal ceremonia > le mandò incon-
tro , come ci fa sapere il Diario del Gigli riferito
dall' eruditiss. Ca/ice/Zieri . fJl Mercato ec. pag. a.l6j
Una ghinea guarnita di velluto turchino ornato di •
ricami di argento, un» sedia , una lettica ed una
carrozza a sei cavalli anch' essi ricchi di argento e
di azzurro velluto ricoperti . Presso alla Villa di pa-
pa Giulio fuori della Porta del Popolo oveattendea-
la il Senato e la Nobiltà romana; discese ella dalla
tua carroiza , apprestar si fé la ghinea , ed agilraen-
ri
*- CXXIV -*
te vi montò sa a maniera di Donna (l) » cioè sS*
„ denduvi sopra , vestita alla francése di color be-
t, rettino ricamato d'oro col cappello in testa con
„ >un cordone di oro . „ Nota il medesimo storicQ
ch'ella fa sempre solita di cavalcare a, modo di Uomoe che come un' nomo usualmente volava a Cavallo .
Il modo tenuto dalla Regina in questa occasione,
in cut dalla porta del Popolo recossi alla Basilica
Vaticana, e probabilmente ancora ( non essendo ciò
ben chiaro &al racconto che ne fa il Lupardi ) nel-
la circostanza che dal Vaticano la sera del di di Na-tale si trasferì alla sna abitazione nel celebre Pa-lazzo Farnesiano , evidentemente ci dimostra quantoella andasse persuasa di eccitare in tal foggia il, più,vivo entusiasmo nel volgo ammiratore
.
Sembra che leggiadra donna a cavallo j comejìsicamnte sovrasta a quanti l' avvicinano e la cir-
condano, estenda cos\ moralmente un impero irresi-
stibile finanche sui cuor meno avvezzi a cedere al-
le lusinghe, sicché tutto pieghi alla forte insieme
é soave sua poj^sa . Io citerò pochi esempj ma tali
che provano abbastanza la mia affermazione . Il fe-
roce Teobaldo duca di Spoleti nel 935. fu chiama-to in ajuto da Landolfo duca di Benevento contra
dei Greci che discacciati da quasi tutto ilrìmanen-te d'Italia per opera de' Longobardi , e degli Occi-
dentali Ithperatori soggiornavane ancora in alcuua
delle provincia del regno di Napoli . Diede esso unarótta ai Greci . Più non vennero questi dappoi in
aperta campagna a combattere, ma attesero a dfendersi nelle castella di loro giurisdiaione . Teobal-
(t) Forse alla raanìer« che abbiamo notato all' Annocix*
della pag. XL. Se per altro sotto lo strato di velluto ebbevi
sella ;questa dovett' estere come le nostre dette da donna alP
inglese. Non ci resta dì essA alcuni notizia, nu dovea esKtcosi per ciò che abbiam detto alle pag. UXIX e LXXX
• \:-.- .> *: .-.-..- ^•^.tt^i.-.-.^N^.-.
ippifnpp!*jpiii' 1'" ^' '- 'iy^w*r '^t'i^!i*vv'«>;j^ugc»^'"»^'. f-^Wi^af^'ies*. -"w^W^CSi^siP
•*- cxxv —do facea smaschiare qnanti "Greci veniangU alle raift^
ni, lasciandogli poi in libertà con ordine di dire al '.
ìor Generale , che sapendo quanto fossero cari alla
corte dello imperadore loro padrone gli eunuchi ,'
a lai facea quei regali . Accadde che un dì usciti di
un castèllo i Greci ,azzuffaron8Ì con que' di Teobal-
do e ne restarono multi prigioni-. Si preparava , di-
ce Muratori , la festa medesima anche a costoro ;
quand* ecco dal castello a tutta carriera giugneré acavullo alla tenda di Tcubaldo una giovine Donna•mOjflie di uno di quei prigionieri. Attonito pi arre-
sta il Duca; l'ascolta reclamare i diritti della sua
sensibilità sopra il corpo e le membra 4*^1 marito;sereno lampeggia il riso sul torbido ciglio e minac-
cieso del Duca stesso inesorabile , e restituisce alla va-
lorosa donna cavalcatrice insieme e peroratrice sano
ed intatto il desiato consorte . Se peraltro all' esi-
to fortunato di questo avvenimento olire il corag-
gioso ardir della donna,potè contribuire lo scher-
zevole favellare di lei: opra fu sola dell'equestre
valor di Miuizia reina delle Amazzoni la difficile
conquista degli affetti e del cuore del Magno Ales-
sandro . L'eroe che resister potè agl'impulsi della
voluttuosa passione innanzi alle bellissime -figlie di
Dario; dovè poi cedere alle, attrattive di una donnadegna di lui , la quale desiderosa di. avere un figlio
della paterna virtù erede, chiese ed ottenne di gia-
cersi con "esso per quattordici notti. Il capriccioso
dispotismo di Goramodo si distinse tra la plebe di
quei tiranni di Roma che si appellarono imperado-
ri . La sua imperturbabil ferocia il ponderoso scet-
tro di piombo aggravò sul collo della oppressa na-
zione, già vacillante sotto 1' importabil peso di a-
eprissimo giogo di ferro . La sua spada sitibonda di
sangue s' immerse nel petto dei più venerabili Se-
natori . Il suo dispotico orgoglio a tali eccessi per-
yenae , che far si volle proclamare qua! Ercole noi
il iiÌ:tdr^^^^Jj,.-lÌAiÌ)tiìà•
• r.\y-. -,'
.
'
-*. cxxvi — ,
Tello figlio «li Giove e preteso gli onori de* siinnla-*
: , cri e> delle are, e i sacrificj delle scannate vittime
« degli arsi timiacni . Eppure tanta fierezza tanta cru-> ' ' d^ltà tanta tialdanza si disarmò si ammansi cadde
^- vossequiosa al cospetto di leggiadra Concubina, vi-
;... hrante a cavallo amorosi dardi dagli occhi , e sedu-'
•. ceote e abbagliante pel falgid' oro e per le gemme
.che risplendeaale dal crestato elm) , dal marziale
. TJsbergn , dall^ succint»^ tunica e dalle sottili anaxa-
: ,. / ridi di amazzone, (i) . Marzia queir una fra le 3ou.
',.'^ fi) Noi abbiam già veduto ali* Annotaz. della pag. XLIV.
',.. qnil fotse l'abito delle Àmuzoni. Si sa che; 1* abitd militare dei
Romani poco differiva de^l' Amazzonio se non che" i Romani. tiSJViii) U Clamide o Piludamemo o sago specie di mantello
corto che portavano attaccato all'Omero ministro e col qnaleco-' privino talora il destro, o sopra !a c-irazza o sopra la tunica.
Onde allorché si .dice la nostra Marzia vestita .da> Amazzone «
deve intendersi vestita alla militare. Ma s' eg'i è coù come po-
tè Comodo discinguersi coli' abito da Amazzone? Non avrà egli
spesso vestito alla militare ? A jioi sembra di poter credere che
non nella formi, bensì nella materia di che eran forniate le ve-
sti si distinguesse . Così le anaxaridi saranno, sract ^di rellute'
pelli, i calzari alla foggia di quei A'ipfoliia e àiDinimacbe, di-
versi cercimeate da que' de* Romani che o erano a maniera d>
sandalo e di coturno aperto dal collo del piede sino a mezza
sgamba. Chi sa poi che Lampridio quando asserisce che Commondo ,
per denotare alla sua Donna quanto ella gli piacesse vestita daAmtzione , anch'<;gli vestiva alla medesima guisa ; non intenda
di dirci che vestiva de' medesimi suoi abiti militiri. Non s reb»
be cisa strana il pensarlo in un pazzo effeminato qual' era
quello stolido imperadore. Io son d* avviso che per apparire
anche più maestosa a cavallo la bella Marzia avrà indossato so-
pra 'le amazzonie vesti la purpurea Clamide j in canto onore
presso i Romani , e in vece d^ll' amazzonia berretta , avrà cin-
ta la fronte dell* elmo crestato , fornito ci«è di grandeggiarne
cimiero e di sup:rba pennacchio siccome , adoperavano i primi
UflìjiiU . Non avrà cercam;nte aggiunte al suo Elmo le Comaconr: fecero gli Etruschi ed I Srecì . Se le corna non piacque*
ro mai ai Romani , mitro meno patean piacere alla bellissiaia coa-
Mbiaa di ira Impetadore •
"^fppigf'f^SP^^'Pf^!!^!*^^
^ CXXVII —donne che alla indomabile sua libidìn serviron, che'
il brutale monarca alle altre tutte pel merito del
suo cavalcar preferiva, e da cui n'ebbe in guider-done la morte : Marzia cavalcatrice insigne piacque
a lui tanto , che per lei a se il nome aggiunse di
jimazzonio , e volle pubblicamente imitarla a lato
di essa cavalcando , delle/ spoglie ammantato delltk
diletta sua Fincitrice Guerriera.
Foco peraltro varrsbbe la influenza della equi"
tazione sul decoro e sulla bellezza trionfatrice del
Gentil Sesso, s'ella non si estendesse a' procurare
quella dgica incolumità dalla quale dipende, e sen-
aa di cui non può aversi femminile bellezza . Abbiamgià noi dimostrato che dall' esercizio del cavalcare
forza e robustezza al temperamento deriva ; e ciò sa-
rebbe sufHcienta a provare quanto allo stato di sa-
lute contribuisca . Pochissime sono le infermità chenon riconoscano il lor principio e non sienq la con-
seguenza di una funesta sottrazione e diminuzionedi forze ; e quelle medesime che da un' eccesso d*
irritabilità e di vigore derivano, discendono alla fi-
ne a quel grado di debilitamento che ad alcuni Fi-
sici è piaciuto di chiamare perciò appunto indiretto .
In ogni caso peraltro o di diretta , o indiretta de-
Btituzion di vigore j la energia dell'organismo delle
vitali funzioni o viejae a mancar del tutto o nota-
bilmente a disordinarsi;per lo che raro òche la eque-
stre esercitazione , di questa energìa conservatrice , al-
tamente non giovi dell'umano composto alla perfet-
ta esistenza. Ma più particolarmente favellando sul
nostro proposito, io non dubito punto di noverar tra
i vantaggi della Equitazione 1' amniirabile sua fa-
coltà d' impedire la più gran parte de' mali fisici
cui van soggette le donne . Una fibra forte , una cir-
colazione uguale , una digestion regolare , una traspi-*
razinn sufficiente e non interrotta , una secrezione
' ordinata di umori, e Eaalmeate una stabilità di ner-*.
:*: .;>:
-«•=7rT'-*^5P^^?^'^=?^TT^^7^^'?V''?»9fW^^
— CXXVIII '-^
tì che non ceda alle più leggere impressioni ^ sonole condizioni richieste per assicurare un ottimo sta-
to di salute . La vita molle oziosa ed inerte cheper sistema di educazione e -di abitudine , condu-cono le nostre donne specialmente di qualità , nontende che a distruggere i mezzi , onde la vita si serbavegeta e robusta . Il bel libro del signor Tissot sulle
Malattie delle Persone del g'/'anilfo/z^o manifestissimaci rende questa verità,, I principali effetti generali
,
a, die' egli, di quella perniciosissima vita molle che si
>, mena oggidì sono un totale sconvolgimento delle
3, digestioni,quello'di tutte le funzioni de' nervi , tut-
„ te le lor malattie , le ostruzioni , un principio di
:, acrimonia negli umori ed un abituale disposizio-
>, né alla febbre ,, . Ad impedir questi effetti , con-verrebbe toglierne le cagioni . Ma come ? pe i disor-
dini e gli abusi nei cibi, nelle bevande , nella quie-te, nei sonni, nell' abbigliarsi , nel divertirsi, nel
goder dei piaceri , sono divenuti sistema costante
ed invariabile ? Non resta che un mezzo e il piii
energico ed efficace,perchè il piìi conforme alla na-
tura, e il più facile ad adottarsi , perchè non oppo-sto alla sensibilità e. al diletto. £' questo la equita-
zione . Se il suo moto è più di ogni altro capace di
eccitare le fluide sostanze e le solide alla reciproca
azione ; s' egli ravviva la naturale elasticità' delle
fibre ed è uno stimolo alla operosa attività dei vi-
sceri, per cui si accrescono le sanguificazioni, dell*
Bmor vitale si accelera il corso , alle facoltà dige-
renti la chimica elaborazione si fa più agevole, edalla traspirabile superfluità più libero varco si schiu-
de/ se atto è desso a impedire ogni addensamentodi liquidi ne'vasi , ogni afnevolimento di parti negli
organi , e se tutta avvalora la eccitabilità e le for-
ze dell'animale economii: siccome con Erodico e
Salimbriano, presso Platone ( in Fedr. ), e Diocle
e Prosagora ed Erasistrato ed Ero filo ed Asclepiade
mtiiJi)Ii!j^i«i»j|»iPPP{,|]j{iW^^^
^ cxxtx ^e ìppocrate e Galena e Celso ed Avicenna, e tntte
le prische fisico-mediche Scuole e greche e latine edarabe e salernitane , e tutti ì moderni pin ^Rredita-ti cultori dell'Arte beneHca di Escnlapio e di Ma-caone , dimostrarono in ogni tempo concordemente :
hanno le donne nell'esercizio a cavallo come impe-netrabile scudo e irresistibile arm& di difesa contragli assalti di que' nemici fatali che scolorano le ro-
se vermiglie delle lor gote, la soave freschezza ap-passiscono di lor gioventù , spengono il brio vivace
de' loro vezzi , < attentano al filo preeioso de' loro
giorni. Appien convinto dalla esperienza e dalla fi-
losofia il celebre professore di Lipsia Qaelmaz chesuir integro stato di salate del Gentil Sesso grande-
inente influisce la equitazione ; e scorgendo insieme
la non impossibilità che una donna manchi dei mez-zi onde aver pronto all' uopo un cavallo : sul prin-
cipio dello scorso secolo, una macchina inventò sor-
prendente che tutti i movimenti ne imita, e che il
signor Gaifel direttore del Magazzino Universale in^yenezia^ colà Costruir fece per uso delle monache,dandone distinta notizia nel primo volume della stes-
sa opera periodica
.
Ma sia pure che l' invida Parca o da suo pro-
prio livore animata, o dalla sregolatezza del vive-
re e dai disordini delle passioni sospiàta; irta le chio"
me, torbido il ciglio, rabbia spirante e minaccia,mormori esecrande parole ad evocar dai cupi re-
gni tremendi dell' £rebo e della Morte la schiera
apaventosa sterminatrice dei morbi congiurata a dan-no di queir amabile gesso che , se non dimenticaaffatto i proprj doveri , è sempre e unicamente la
delìzia del Genere Umano. La vertiginosa Emicra-nia , la melanconica Ipocondria , la furibonda Ck>n-
vuUione, il pallido Isterismo , la deformatrice Ha-ifhitid* t lo Scirro feroce, e la Ftisi oonsnntrice , e
9 '.
•^BSgf«f«55g^^^8!pr5M^;.
- cxxx —V Asma affannoso 4 e il fiera PerfurbamentadeWjih'o, e lo lnfa,rcimenca indomito de' l'isceri op^pressi , e lo stagnante; Umor tormentoso dei Meumae delia Gotta, e la immensa Coorte deUe febbri ti»,
ranne , ardiscan pur di vilirare i colpi lor mieidiali
sulla fragile spoglia di tenera 'don^elletta o di deli-:
catai matrona ; senz' aver ricorso alla difesa che ne.
somministra , ma non sempre con felice riuscimeoto,
la Medie' Arte; la sola ne' suoi effetti portentosa equi-
tazione saprà riparargli, saprà fiaccarne la possa^
saprà distrugger (|uei mostri. Se a me noi credete,,
o Contessa, fede intera porgete alla Esperienza in-*
fallibile istruttrice dei Tuller dei Bainard dei Her-curiali dei QagUvi degli Stalj degli Offmanni dei.
Boerneri dei Preval dei Baretti dei Benvenuti »di tant' altri (x) che videro tante volte gli squaU;
lidi morbi, innanzi a uov'^o donna esercitati a ca-^
valoare j fuggir dehellfiti e vinti, come oste abbattuta,
da formidabil falange , e riedere scornati e confusi %ravvolgerai fra le ombre del Tartara e dell' Ache-»
ronke , Se interrogate Boerave ; vi dirà che ognVspecie di stagnante fluido corrompitore dileguasi e si
scioglie dalla equitazione . Se istanza promovete f^
Sidenam-, vi risponderà che là traviata bile agli usa-i
ii 8eutÌF;r riconduce la( equitazione; che ad alcuno
infermità è dess^ rimedio così efficace ^ come la Chi-^
(') leggasi la ecceUenre Opera del dotto Filippo Baldini
Degli effitfi del Molo del Cavalcare nel. etrpo umamo ; preiso del-
la quale ti trovano citati gli anzidetti egregi Scrittori clastici di
medica dottrina . AncKc i miei rispettabili amici , e P^ofeiiori sigà
FeUct Santi * Luigi Pavi/co Pascucai , FÌHut''M Agretti e Citata
Maiiari i quali mercè 1' acinue profondo del loro diiceraìmento .
e la vasticì delle mcdkh: lor cogniuoni , onorano il perugina
Licea e feliceoieate secondano i voti della sciagurata umanitàlanguente ; mi hanno pi» volte , come per proprio fperiraeRiD «'
a£(rffl4U la vuità che qui ci propone
.
coa£(rffl4U la vuita che qui ci propone
.
- ti'*:
i!PI!f|5!IPW!P'''™ ' r%*™'-" ''!!^m^fr:T'^^W^-^7rw^^W^.
nà aììd fetbrì -, alla Venerea lue l* Idrarcmo . S«bonsultate Baldini ; vi asserirà che le malattie piùfrequentemente òppneasive del Gentil Sesso, e di cai
laute fiate disperata rassembra la guarigione j qua-li pur troppo sono e la emaciante Clortìii , e il mole-itoPfblaiso delV Utero, e gli ostinati Profiuvj ses-
ìuali non riconoscono altro specifieo più salutare chela equitazione. Se dimandate .>.> ma a che ricer-
tare da altrui argomento di una utilità che il lin-
guaggio eloquente della vostra stessa ragione , della
natura , dei fatti, éino alla più splendida evidenza,pnò dimostrarvi? Sperimenti chiunque osasse oppor-
si a qoesta voce autorevole il moderato esercizio
della equitazione,' indi se il può, sconoscente «dingrato, di smentirla si attenti .
Si, BaronessH, la Ragione ha pronunciato i sani
bfa'Coli ; il tuono imperioso dei Fatti ha penetrata
«eli' intimo del vostro cuore ; la- veVità si è svelata
ai Vostri sguardi in tutta la ttiacstà della sfolgoran-
te sua luce > Or che rimane a voi , che resta alle,
tostre sìaiili, se. non se amar con trasporto e porre
kì pratica Ufi esercizio il di cui t/50,perche /^nfi-
chissimo ed Ut^ìversale , è a Voi e ad esse il più fi)r-
te Stimolo ad emularlo', le di cui Circostanze, ^er-
thè Dilettevoli , sono il più dolce Invito a goderne ,
i di Cui .£^erti,perchè Utilissitni , dbno la più De-
ie»ninantè Cagione a speritnentargli ? Qtiali parole
iggiugot-r potrebbe il mio labbro , dappoiché io già
Vrtsorgn , lefcto appena il mio libro, scintillare sulle
EUpille bramose della più gran parte delle giovani
ioime quel caldo entusiasmo cbe destar sogliono l*
Onore e ri Piapete nelle anime sensibili e generose
ftir aspetto di lodeiroie ed otile iutrapresa che lorsi
presenta ? x ».-.'/. " '•-.-•Ma qoate ut) te ultimo linee del mio discorso y
nuovo spettacolo di meraviglia ai offre allo sguardo
immaginoso ? . . . Che è quel che io veggio > o vede-
:«!«»WW5*rsw!W-#^*F;JKf-".vi ih*?!!^?
— CXXXII ^re mi sembra ? . . . Ah ! meco ergete , a Contéssa le
attonite luci alle Sfere... Voi par la yedete GhieCostei che sovra nube di zaffiro poggiata dall' em-*
pirea magione si affaccia ? . . . Ah ai : Voi la ravvi-*
sate, io la conosco. Irradiata degli splendori della
Immortalità, è V Anima bella della incomparabile
vostra Genitrice che nella magnificenza della sua
Gloria beata grandeggia e apparisce . Voi mira in
traccio dello Sposo diletto , e col tenero sorriso del-
la compiacenza ap^aude al vostro fortunato Ime'neo . . . Me scorge in atto di presentarvi il mio Li'
irò, e nell'eterno Vero conscia de' miei; pensieri , ac-
cenna che benevola lo riceviate per mano del vtjstro
Sposo e che ne seguiate volonterosa i consigli. Ella
vi addita il suo Genio e la sua P^irtù, di cui lasriov-
vi erede , e che vi seggono indivisibili a lato Des-so è quel Genio per cui amò tanto la equitazione:
é quella Fìrtù per cui primeggiò e si distinse dai
vulgo spregevole delle femmine de' nostri dì per la
tmaggior parte da una falsa educazione rendute schia-
ve della ignoranza del pari che dell' orgoglio . Voiche farete? La vostra ragione è illuminata; la Ma--dre vi accenna le sue vestigia; seconda' lo Sposo le
mie istruzioni e i vostri desiderj in un obbjetto di
somma importanza ; Voi .... Ahi ! sì , voi sarete on*
Amazzone valorosa . Altre non potranno imitarti^
perchè i Genitori indiscreti ed i malcauti Mariti for-
meranho un ostacolo ali» giuste lor brame? In unsecolo di lumi e di filosofia , io non so credere
che ciò sia da temere ; ne penso che alcuna delle
nostre donne, veramente saggie,possa a buon dritto
sparger lamenti sulla sua sorte, e rinnovare l'aspre
rimprovero di una illustre Arcadie Pastorella (*) eoalei repliettndo < ' ' V - •
;
'-'- - .^ - . . ^ .^^ ^ ^ I III
(«) Match. Petronilla Paolini Massimi (ra gli Arcadi Jrtdat<
ma Partenide,
Ti
^ * *- CXXXlIt *-
Mente capace d'ogni nobil cara
H* il nostro sesso; or qua! potente ingjsnnd -
l)alle imprese d' onor l'alme ne fura?
So ben che i fati a noi guerra non fanno
,
.» Ne r suoi doni contende a noi Natura, '
t Sol del nostro voler 1' uomo e tiranno.
.Se pertanto, amabili Donne, la equitazìonei ky
per ogni rapporto considerata, forma uno de' più - ì|
bei vanti della grandezza dell' animo vostro ; e se
per essa trionfa la Virtù la Bellezza l'Onore del Vo-stro Sesso: superbo io di averlo con qualche stadio
promosso, oh ! quanto lieto sarò spettatore del vo-.
etro trionfo
.
^ < V'
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9 %
'?^BfpW!!,^ty'y(|^J|gjl)li!!!|i^|P^^
u
— cxxxiv —i j» r / r o
DI MINERVA ^
ALLA EGREGIA STOSA* - *
.. ^ £ 5 P J» £ s s a -,
NELLA . IMMAGINE POS^A lisf FRONTE
AL PRESENTA VOLUME
SO N E TT O)) \At nunc laeta dedit vobh discpimina Pallas ^
vUhi vÌ6n?
L' Egid-armata Pallide discende,i
^ Sul dorso va d'alijìedft Corsiere,
' Cinta di trionfali attiche benda .
i
Chi vìon?,. . Dtt le fiammanti SIèn»
v*ai«!i»é(»^
Su 75? le luci amabUmente altere ,
Sposa ed a" Te le -rose»^ labbra intendo»
Seco le Grazie e Amor , seco il Piacere ,
Te a magnanirna impresa Auspice attende ,
-•a• •<»(•>•
.Odi , favella : Or ch^ d'Imen la face
Per Te brilla > d' Amor sublimo Idea ,
iVieni a ìieto cimento, a me seguace .
•^ •»••«•-•-
Da l'antro Ejnonio, ove a Pelèo soggiactiue,
Tornando al mar , così Teli prcmea
Trace Destriero, e fu più bella e piactjue.
Y "''*'P9!?»^WI!9'r'WI?P'»^TW»'"«a|M«
I B E Af. '
{ DE' PRINCIPALI OBBJETTI
Gbo haatìo avuto luogo nel presente Ragionamento»j
ad essere brevemente trattati. •. •/
S refagiane Dedicatoria . . Pagina IHMotivi ed Assunto dal presente MagiO'
nai^ento . , , , , . -^ .,: . XIll^
/ P At.T E i./_.'Orìgine della F^uiiazione in genere Vag. XVe*; Mpoca della ferità della Storia
Profana . - , . , . . . f, XVI(*J po^io del Cai allò XVII ,
(*) Ci\>ilizzazi(one dell' Egitto ... ' ^XIlLa M^u'Uaziane nota ai Greci prima
déila\uerra di Ttoja . . . . XIX(*) Annotaz. sullo stesso soggetta . . XXVLa Equitazione nota ai Popoli antidi-
luviani \ Rispósta alle Obbjezioni. XXV(*) Origine dei Freni- e- specie di essi
pressò gli Antichi ,...,, XXVTH' Jìquitazione di Eva ..,.,, XXXI(*) Origine delle Staffe . . . . . XXXlI(*j . . . , . de' Elagelli efjuest. \ Degli
Sproni . , , , , . . . , . .-^ XXXIV(*).., i . del Ferrare i cavalli . . XXX\«Si dimostra congetturando la Equita-
zione di Eva XXXVIE<}uitazione Muliebre a tempi di Abra-
m,o e nei secoli prossimi seguenti XXKIX
(*) L' Asterisco indica le Annciaiicni»
'(*) Oiiglne delle Bardature e delle /"' '*
Selle' .Pagina XLSpedizione delle Amazzoni im difesa
di Troja . . .... . . . XLTH(*) Loro .maniera di Vestire . . . XLIV^Riflessioni critiche sulla esistenza delle
Amazzoni . . . . . .' • XLVIIIV*; Altre spedii' Militari di esfe . . ^ XLIXMonumenti comprovanti, la universale-
antichità della Equitazione Muliebre LIOrigine e varioaiso dei Cocchjpresso gli
Antichi . . LIVf*j Carri Jalcati . \ . . . . . LVEquitazione delle Orientali . . . LVII -
Celebri Cavalcatricì di varie Nazioni . LVIIILe sole Donne Ebree ru»n usarono cavalli LX(*) Elogio delVAfillo e del Mulo .' . LXIEquitaz. Muliebre presso gli Etruschi LXHI
Presso i Latini . , LXV. . . . . Presso i Romani . LXVI
f*j Migliori Asini . LXVIIf*j Sedie e Lettiche dei Romani . . LXVIIIEquitùz. Muliebre in Italia a tempi
de' Rarbari • .
. . . Dal Secolo FIU al XI . '
. . . Dal Secolo XII al XK. . . Dal SecoloXfalsino al nostro
Origine <fe2 Cavalcare Sedendo . . .
Le Selle da Donna dette .a\V lagleae
sono invenzione degFItaliani, o alme-
no da essi usate prima delle altre
Nazioni . . .
'(*) bestiario delle Cavalcatrici Italia-
ne sul principio del Secolo XFIII.Cavalcatrici Perugine . . . . ,
LXXLXXILXXIIILXXVIIILXXIX
LXXX
LXXXILxxxin
PARTE ,11.
'Manier& 'di cavalcare disconvenienti dDohna . Pagina LXXXV
Doti di Buon Cavallo ItXXXVIlJSecesiità di un Ippodromoper /e^m-mine , * . , . . » . ." . . ivi
Regole di Equitazione alle Donne LXXXIXDiletto risultante dalla pratica di que-
sta regole ......*, XCIV,]
Stagioni ed ore in cui una donna dee - "
cavalcare per provarne diletto mag-giore- ', ., . . . . , ..• . . XCV ,
Luoghi opportuni alla Equitazione Mu"liebre ........... XCVIII
Luoghi opportuni specialmente alle
Perugine ivi .•-
^f^ilia del stg. Barone Fabrizio della
Pènna >« y »- . C
p arte' III.
'Autorevoli testimonianze della utilità
della Equitazione Gt'La Equitazione contribuisce alla robu-
stezza e all' agilità delle Femirtine . „Loro moderno sistema di vivere ' CU
^Benefici influssi della Equitazione sul-
le Facoltà Intellettuali . , . . GV,^Benefici influssi della Equitazione sui
Patemi deWanimo specialmente del-^
le femmine . . .-' . . . CVISe la Equitazione si imponga alla de-
licatezza delle Femmine GVIII^Pessimi ejjetti dell'Uso dèlie Carrozze.
fjaro moderna orìgine . ... GlX
^' Ù>
:/:'M
fc.".'J!yy«pi^pwppj!p. Mi^'t^^j:. -' W:*PWI"i!f*'^'W*™'!'!w.".
Sé posta produrrli gli stèssi buoiht ej^eé'
ti della Equitazione il Ballo CXlV'La. Equitazione contribuisce allù BeU
tezta e al Decora delle Femmine Va.^. CXVlSolenni comparìe e ingressi a cai>allo
di Fèntmine in yarie cospicue Città CXI^''Zd Politica di due Sovrane ne fe^e
U3d per attrarsi la stima e C ammi-'
Yaììone , > » , > » i » i——^ CXXtl'Impero delle Donne a cavallo » . CXXlVf*; Vestiario ^llè Amazzoni Botnané CXXVlLa Equitazione molti mali fisici delle
Donne previene e impedisce ^ . GXXVlI^ molte infermità del^ Donne è ri-'
media efficace , .. , / ,. » , .^ CXXlX "
Mpilogo e Conctilsion^Èk , . , . GXXXISonetto . Invito di Pallate . Interpreta-
zione della Immagine del Fronti*
spiiio , . . : . ... . . CXXXIV
V 1 N ti
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