CsOggi N.59 - 2012

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AREA URBANA NUOVA SERIE N. 59 - 19 MAGGIO 2012 È UN SETTIMANALE ON-LINE si legge su internet digitando www.cosenzaoggi.it PALAZZO DEI BRUZI SE OCCHIUTO VALORIZZA I GRILLINI a pagina 2 a pagina 3 www.cosenzaoggi.it È UN SETTIMANALE ON-LINE · È UN SETTIMANALE ON-LINE AMMINISTRATIVE A CATANZARO È SALTATO IL COPERCHIO a pagina 2 IN QUESTO NUMERO AMMINISTRATIVE A CATANZARO È SALTATO IL COPERCHIO FLASH MOB A COSENZA CONTANO LE TESTE O I PIEDI? IL MANIFESTO DEL FLASH MOB PALAZZO DEI BRUZI SE OCCHIUTO VALORIZZA I GRILLINI PDL MA QUALE MODELLO CALABRIA? RIFORMA ELETTORALE LA RISOLVE OLIVERIO PD IL PARTITO CON LE BRACCIA CONSERTE ALLEANZE ELETTORALI QUANDO LA POLITICA È PEZZENTE CAM TELE3 TORNA SUL DIGITALE TERRESTRE RIFORMA ELETTORALE LA RISOLVE OLIVERIO CLICCA QUI

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Cosenza Oggi N.59 del 19 Maggio 2012

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AREA URBANA

NUOVA SERIE N. 59 - 19 MAGGIO 2012

È UNSETTIMANALE

ON-LINE

si legge su internet digitando www.cosenzaoggi.it

PALAZZO DEI BRUZI

SE OCCHIUTOVALORIZZAI GRILLINI

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IN QUESTO NUMERO

AMMINISTRATIVE A CATANZARO

È SALTATO IL COPERCHIO

FLASH MOB A COSENZA

CONTANOLE TESTE O I PIEDI?

IL MANIFESTODEL FLASH MOB

PALAZZO DEI BRUZI

SE OCCHIUTOVALORIZZA I GRILLINI

PDL

MA QUALEMODELLO CALABRIA?

RIFORMA ELETTORALE

LA RISOLVE OLIVERIO

PD

IL PARTITO CON LEBRACCIA CONSERTE

ALLEANZE ELETTORALI

QUANDO LA POLITICAÈ PEZZENTE

CAM TELE3 TORNASUL DIGITALETERRESTRE

RIFORMAELETTORALE

LA RISOLVEOLIVERIO

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Non poteva che finire nelle cronache nazionali la vi-cenda del voto torbido a Catanzaro. Chi grida al dan-no d'immagine si dia una calmata, non sono queste lenotizie che fanno male alla Calabria.Tutt'altro. Il fat-to che cittadini elettori, sia pure militanti di una for-za politica in competizione, abbiano bloccato lo scru-tinio in alcune sezioni per ottenere l'accensione dei ri-flettori istituzionali su brogli so-spetti, rappresenta un notevole pas-so avanti rispetto al passato.E' un bene che da Palermo aBolzano l'attenzione dell'opinionepubblica sia rivolta al voto diCatanzaro ed ai tanti misteri chefino ad oggi nessuno ha chiarito.Abbiamo già scritto,per parte no-stra,che questa volta un meccani-smo ampiamente sperimentato nonha funzionato.C'è sempre stato unasorta di tacito accordo, fra le forzepolitiche in campo,nel senso cheognuna metteva a frutto le risor-se,in senso molto lato, e le relazio-ni di cui disponeva e,alla fine, vale-va quello che veniva considerato ilconsenso scaturito dalle urne, sen-za entrare nel merito della compa-tibilità di quel consenso col nume-ro dei votanti effettivi, con le sche-de vidimate e con i verbali delloscrutinio effettuato. E poi nientecontrolli seri in prossimità dei seg-gi,niente verifiche fra verbali e sche-de,niente verifiche fra votanti effettivi e schede vidi-mate, fra aventi diritti al voto e documenti d'identitànon corrispondenti. Qualche sconsiderato se la pren-de col prefetto ma bisogna, anzi, riconoscere che que-sta volta, proprio grazie ai controlli e alla vigilanza

predisposti dalla Prefettura, sono emersi casi di so-spetta compravendita di voti e probabili reati di sche-de "a cavallo", cioè una a seguire l'altra,ovvero sche-de legittime portate fuori dal seggio, verosimilmentevendute,pagate e fatte rientrare nel seggio con i no-mi già indicati. Una tecnica in cui si è specializzata lacamorra, diventata di pubblico dominio grazie al li-

bro di Roberto Saviano, e a Catanzaro stabilirà la ma-gistratura se, quanto e da chi è stata praticata.Nessuno gridi allo scandalo, nessuno metta avanti pu-dori e sensibilità che in passato non ha mai avuto, siaa destra che a sinistra.

Il fatto nuovo è la ribellione ai brogli messa in atto aCatanzaro dalla generazione di Salvatore Scalzo, fac-cia pulita messa in campo dal PD per far dimentica-re i suoi feudatari della sconfitta e della vergogna.Senon ci fosse stata questa ribellione contro i brogli so-spetti, che ci sono sempre stati, la partita si sarebbechiusa con i silenzi,i patteggiamenti ed i compromes-

si di sempre.Viviamo in una terradove i notabili della vecchia DCmettevano in campo la lista che do-veva vincere e quella che dovevaperdere per fare opposizione, l'op-posizione del re. A Catanzaro laborghesia dei colletti bianchi, equi-libratamente distribuita nelle va-rie formazioni politiche e nelle pro-fessioni maggiormente intrecciatecon la politica, con transumanze re-pentine da uno schieramento al-la'altro, ha sempre deciso tuttoe,apparentemente divisa nelle par-ti da recitare in commedia, si è sem-pre ritrovata unita nei suoi salotti,esclusivi e non, per dividere il bot-tino della spesa pubblica affidataalla politica e alle sue istituzioni.Questa volta del pentolone eletto-rale nel quale ribollivano gli inte-ressi contrapposti delle lobby chehanno costretto Michele Traversaa dimettersi da sindaco, appena unanno dopo la sua elezione, è salta-to il coperchio e ce n'è quanto ba-

sta, di voti e di schede che non tornano, perché la spor-ca schiuma passi all'esame della magistratura. Si at-tende verità e giustizia e,se così sarà, a Catanzaro lademocrazia e la lotta politica ne usciranno ripulite erafforzate.A destra e a sinistra.

n. 59 - 19 maggio 20122

AMMINISTRATIVE CATANZARO

È SALTATO IL COPERCHIO

Il provincialismo politico non riguarda soltantoScopelliti ,Gentile e quanti si avventurano, inascolta-ti, a proporre un "modello Calabria" per gli assetti digoverno, dopo quello dei professori e dopo le politichedel 2013,se non prima. Il provincialismo politico nonrisparmia la sinistra e i suoi esponenti più quotati.A Mario Oliverio,presidente da oscar della Provinciadi Cosenza, deve aver portato cattivo consiglio l'aspi-razione a ricoprire la carica di segretario regionale delPD, candidatura accreditata e non smentita anche sein concorrenza con quella di Mario Maiolo.Diversamente non si comprende come gli sia potutovenire in mente di raccogliere firme a sostegno dellariforma elettorale, condividendo nientepocodimeno leapprensioni del capo dello Stato che la considera "ine-ludibile" per poter andare alle politiche del 2.013.Il Capo dello Stato,notoriamente,oltre a rilasciare pub-bliche dichiarazioni cui dovrebbe ricorrere con piùautocontrollo per restare sempre super partes, dispo-ne di canali privilegiati per parlare sia con i presidentidi Camera e Senato che con i segretari dei partiti che

pesano nonché i consiglieri, occulti omeno,che pilotano i politici. La rifor-ma elettorale è "ineludibile" perchégià i partiti sono screditati per gliscandali che allietano le cronache giu-diziarie ,figurarsi se pretendono di vo-tare con il "porcellum" nel 2.013. E,in-fatti, si sta lavorando alacremente incommissione Affari costituzionali e nelgruppo di lavoro con Quagliarello peril PDL e Violante per il PD .Per il 25giugno il parlamento dovrebbe esse-re chiamato a decidere.Questo è quan-to si sa e si dice fra gli addetti ai lavo-ri. Diventa legittimo,dunque,chieder-si a cosa servono, a chi vanno conse-gnate, con quale mandato,le firme cheOliverio si accinge a raccogliere afronte dell'ovvietà che è piuttosto ra-ro trovare oggi qualcuno che sia favorevole ai "no-minati" in parlamento.

Con tutta la buona volontà e disponibilità non si vedequale utilità tecnico-politica possa avere la raccolta

firme promossa da Oliverio se nonai fini di pura propaganda di par-tito e autoreferenzialità per la can-didatura a segretario regionale delPD. Ma non è serio e una regionecon tre università non si meritaamenità propagandistiche del ge-nere.Oliverio ha di che occuparsi se vuo-le rendersi utile, affrontando pro-blemi seri e, in qualche modo, allasua portata come i depuratori intilt con l'estate che si avvicina, l'of-ferta turistica senza bussola e stra-tegia, i trasporti da quarto mondo,la gestione dei rifiuti in agguato euna sanità che vede i calabresi bi-sognosi di cure in fuga fuori regio-ne. Non ha che da scegliere. Lascistare la riforma elettorale che nonè alla sua portata.Scriva tutt'al più

una lettera a Bersani in proposito, nella consapevo-lezza che non riceverà risposta.

RIFORMA ELETTORALE

LA RISOLVE OLIVERIO

Mario Oliverio

Sergio Abramo Salvatore Scalzo

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n. 59 - 19 maggio 2012 3

La notizia non ha fatto grande clamore forse per-ché Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, è riu-scito ad accreditare di sé l'immagine del profes-sionista, architetto-imprenditore, prestato allapolitica ma sciolto dai vincoli dell'appartenenza edella militanza. Se gli ricordano che lui è dell'UDC, conferma manon ne fa discendere particolari obblighi poichèsposta la discussione sul problema in esame esulle possibili soluzioni che, ovviamente, in sensotecnico non dipendono dall'appartenenza ad unpartito. Una città sporca è una città spor-ca e Cosenza lo è. Una città chenon pratica la raccolta differen-ziata è una città che non collabo-ra e Cosenza non collabora. Unacittà i cui cittadini lasciano rifiutidove capita, senza alcun rispettoper l'igiene pubblica, è una cittàincivile e Cosenza, sotto questoaspetto, incivile lo è. Telesio,Alarico e Federico II° non c'en-trano nulla. I partiti, dal cantoloro, in materia di rifiuti e didiscariche, si guardano bene dalprendersi responsabilità, inclinicome sono, per calcolo, a cavalca-re la protesta istintiva delle popo-lazioni quando si parla di discari-che e di inceneritori. Non deve sorprendere più di tanto, quindi, se ilsindaco Occhiuto, in quota all'UDC, per risolve-re il problema della gestione dei rifiuti si è affi-dato alla collaborazione dei militanti del movi-mento di Beppe Grillo. In ballo, ovviamente, nonci sono né assessorati né consulenze ma collabo-razione politico-amministrativa allo stato puro. Se in questa operazione, anche d'immagine, c'èdel calcolo politico, bisogna riconoscere che ilsindaco Occhiuto è meno sprovveduto di quantovoglia apparire rispetto agli apparati di partito. Sia come sia, fino ad oggi non ha incontrato osta-coli lungo il percorso e così si è potuto recare,accompagnato dai "grillini" cosentini, in uncomune del profondo nord dove la gestione deirifiuti è stata risolta realizzando una raccolta dif-ferenziata al cento per cento del volume di rifiutiprodotto. Il sindaco Occhiuto ha approfondito gli

aspetti tecnici, ha sollevato obiezioni, si è chiaritodubbi e, alla fine, avrebbe deciso che analogaoperazione si può fare anche a Cosenza. Semprecon la collaborazione dei "grillini", almeno fino aquando da Genova non dovesse arrivare unaqualche scomunica dall'alto per manifesta"colla-borazione con il nemico". Di questi tempi, ineffetti, il movimento di Beppe Grillo non è benvisto, notoriamente, dai plenipotenziari dellapartitocrazia e la collaborazione col sindacoOcchiuto si presenta come una anomalia tutta da

valutare, anche se impegnarsi perrisolvere i problemi della cittàdovrebbe essere nelle sensibilitàdi tutte le formazioni politiche.Ma queste sono considerazioniper omelie domenicali che nontengono conto del sangue e dellamerda di cui si alimenta la politi-ca. Se tutto va per il verso giusto,dunque, Cosenza punta ad unaraccolta differenziata totale, conservizio porta a porta, separazio-ne e stoccaggio, riciclo e utilizzodei materiali di risulta. Ci vorràtanto lavoro e tanta volontà poli-tica ma, se la scelta fatta produceoccupazione e valore aggiunto intermini economici, con grandivantaggi per la salvaguardia

ambientale, vale la pena tentare. In questa direzione va anche l'accordo raggiuntofra i comuni di Cosenza, Rende Castrolibero perquanto riguarda la discarica di Castrolibero che,ormai da anni, è chiamata a fare i conti con irequisiti di agibilità frapposti da una burocraziaregionale mai così solerte e determinata come conla discarica di Castrolibero. Le premesse, insomma, ci sono tutte perché l'a-rea urbana veda avviata a soluzione di lungoperiodo la gestione dei rifiuti. Ma siamo alle pre-messe perché se la memoria va alla Valle CratiSpA e alle sue oscure vicende, c'è molto poco peressere ottimisti. Intanto la città è sporca, i cosen-tini mugugnano e i lavoratori di Ecologia Oggi,cui è affidata la raccolta in città, annunciano unosciopero di protesta per le condizioni precarie incui sono chiamati ad operare.

PALAZZO DEI BRUZI

SE OCCHIUTO VALORIZZA I GRILLINI

A conti fatti, se da palazzo di giustizia non ver-ranno sorprese, Sergio Abramo ce l'ha fatta atornare sindaco di Catanzaro e, se i voti si con-tano e si pesano, la soglia del 50 più uno percento, per sottrarsi al ballottaggio, è stata rag-giunta per 130 voti. A Sergio Abramo l'API diFrancesco Rutelli di voti ne ha portato circa350 rivelatisi oggettivamente determinanti.Punto. Ancora la proclamazione non era avve-nuta, la città continuava a vivere forti tensionie già veniva fuori che l'API si aspettava ora lapresidenza del Parco dell'Aspromonte. Non è chiaro se l'assegnazione sia stata con-trattualizzata prima del voto ma non cambianulla. Bisognaavere un con-cetto misera-bile e pezzentedella politicaper abbassarlaa questi livellicon la sfronta-tezza propriadi chi ha por-tato i partiti aldiscredito dicui godono.Non è soltantouna questionedi stile, in usosoltanto ailivelli alti dellapolitica, ma siè in presenzadi una manife-stazione diquella sub-cultura politica che soltanto nelpotere ritiene di trovare una sua legittimazio-ne. E chi si è impegnato ? Il sindaco eletto o ilpresidente Scopelliti che vuole cambiare lapolitica, la Calabria e rompere con le pratichedi basso potere, liberando le istituzioni dalleclientele e dalle contaminazioni parassitarie deipartiti. Chiacchiere, come erano chiacchierequelle di Agazio Loiero e di Marco Minniti chevolevano rivoltare la Calabria come un calzino.Siamo alle solite, con un segretario API di scuo-la democristiana che chiede e un governatoredi nomina berlusconiana che promette e siimpegna. Chissà se Scopelliti al senatoreFranco Bruno dell'API ha consegnato, primadel voto, metà della delibera di nomina. L'altrametà a scrutinio effettuato e risultato ottenuto.Come si usa alla Camera dei Lord, nella sel-vaggia e tribale Inghilterra.

ALLEANZE ELETTORALI

QUANDOLA POLITICAÈ PEZZENTE

Mario Occhiuto

Franco Bruno

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4 n. 59 - 19 maggio 2012

All’inizio doveva essere una fiaccolata in memo-ria di una ragazza che, soccombendo al lavoroche non c'è e alla disperazione che questo com-porta, si è tolta la vita diventando simbolo di unagenerazione che intende difendere il proprio pre-sente e il proprio futuro. Col passare dei giorni"il mondo di Lucia", così inizialmente il movi-mento si era voluto chiamare, ha dovuto, pervarie ragioni, sganciarsi dalla vicenda specifica ediventare un movimento, meglio definito nellaprotesta e negli obiettivi, richiamandosi alla piaz-za di Facebbok e dandosi il nome di "Oil-Oltre il labirinto". Così la fiaccolatadiventava Flash Mob in Piazza 11Settembre e la partecipazione aperta achiunque si sentisse in sintonia con lamanifestazione e le sue premesse. E', quindi, una forzatura sostenere chec'erano solamente giovani e, per altro,individuati come prevalentemente figlidella borghesia cosentina, ricca e menoricca. Il codice di identificazione lo avreb-be offerto un paio di scarpe "Tod" chenon sarebbero sfuggite allo sguardo atten-to di qualcuno e riprese da MassimoClausi sulle colonne de "Il Quotidiano",con l'intento di guardare più addentroall'anima del movimento, per poter valu-tare quanto ci fosse di spontaneismo e quanto dimotivazioni politiche, in una città che in passatoha bruciato in tempi brevissimi esperienze e pro-getti che meritavano maggiore durata. Né è natauna discussione su Facebook, incentrata soprat-tutto sulle scarpe Tod, che somiglia molto da vici-

no a quelle sessantottine sugli occhiali "rayban"(di destra) e sull'eskimo (di sinistra). Messa in questi termini, la discussione non portalontano perché non saranno gli zoccoli (di sini-stra), eventualmente, a dare il segno dell'appar-tenenza politica o sociale. Ma ammettiamo pure che l'80 per cento deimanifestanti calzassero scarpe "Tod " e fossero,quindi, figli della borghesia cosentina. Dov'è ilproblema ? Da Telesio ai giorni nostri la leader-ship dei cambiamenti politici e sociali, a Cosenza,

è sempre stata in quota alla borghesia delle pro-fessioni e alle sue avanguardie politiche e intellet-tuali. Lasciando da parte le lotte operaie, scono-sciute e inesistenti in Calabria quanto le ciminie-re, anche le lotte contadine hanno avuto comeleader riconosciuti figli della borghesia.

E anche il Risorgimento, se non fu lotta di popo-lo nel centro-nord, certamente non lo fu nel suddove Pisacane e i fratelli Bandiera dovetterovedersela anche con i forconi dei contadini. Che senso ha, dunque, porre oggi una discrimi-nante classista in una crisi dalle dimensioni glo-bali che produce quotidianamente nuove povertàabbassando le soglie di sopravvivenza. Il precariato colpisce in alto e in basso, nella scalasociale, e non si vede perché il diritto al lavoro deldisoccupato di borgata non si deve sommare a

quello del diplomato o del laureato. Se poiè borghese e benestante chi si batte controil precariato, per il diritto ad un lavorostabile e garantito, non c'è che da compia-cersene perché vuol dire che il capitalismocinico e amorale, devastatore di diritti e dicertezze per il futuro, perde consensi pro-prio in quell'area che storicamenteinfluenza e che si schiera prevalentementedalla sua parte. Non è dato sapere quanta strada da per-correre abbia oggi, davanti a sé, il movi-mento "Oil: oltre il labirinto" ma nondipendono certo dalle scarpe che calza ilprofilo delle sue battaglie e gli obiettivi daperseguire. Sarà bene fare attenzione alleloro teste e non ai loro piedi.

Anche perché oggi le idee si propagano e cammi-nano, come le primavere arabe, via internet e nonviaggiano più sulle gambe degli uomini. Se deipiedi si può fare a meno, figurarsi delle scarpeche portano. Delle teste no, non si può fare ameno. E qui sta il punto.

FLASH MOB A COSENZA

CONTANO LE TESTE O I PIEDI?

La musica è cambiata, ma noi continuiamo a ballare. Non ci piace stare zitti, non cene staremo buoni mentre ci stanno rubando il presente. Il futuro? Quello lo lasciamoalla generazione precedente, che a modo suo poteva pure permettersi di sognare. Noino, invece. Generazione 500 euro se ci è andata bene e stagisti in formazione per de-cenni, quando prende male. Piegati a professioni che nulla hanno a che fare con i no-stri talenti, abbassando la testa quando ci sfruttano, sottopagano, quando ci fannocredere che è già una cosa grande se il lavoro ce l'hanno dato. Quando ci convinco-no che umiliazione, frustrazione e rabbia sono condizioni di vita normali, da accet-tare perché "è ovunque così". Non è vero che è normale, non è ve-ro che ovunque è così. Una di noi, una ragazza di 28 anni che par-tecipava alle nostre feste, che frequentava i nostri stessi amici, cheaveva i nostri stessi problemi, un bel giorno ha deciso di ammaz-zarsi. La madre ci ha spiegato che avremmo sbagliato a ricondurretutto a una decisione privata e personale, ci ha urlato invece che l'hafatto perché si sentiva come noi. Senza rete, senza una luce in fondoal tunnel, senza speranza. Si sentiva sola.La sua storia, dall'epilogo disperato, ha risvegliato qualcosa in que-sta città. Inutile fare gli struzzi. Una ventata benefica di condivisio-ne collettiva ci ha indotti a mobilitarci. Prima in pochi, poi di più, grazie a un molti-plicatore impressionante: la rete. Da lì si è accesa la spinta emozionale che ha riuni-to teste diverse. E' lì che abbiamo preso coscienza di essere - tutti - dentro a un labi-rinto, che quando pare ne stai finalmente uscendo, eccoti un altro giro, ancora, da fa-re. #OILoltreillabirinto nasce da questa rabbia, da tutti coloro che sono pronti a spen-dere tempo ed energia per un concetto che questa società vuole obsoleto e superato:il bene di tuo fratello, del tuo vicino, del prossimo tuo o come vogliamo chiamarlo. Ilmovimento si propone di incidere in maniera significativa nei processi decisionali diquesta regione.

E non solo. Siamo partiti poche settimane fa su Facebook e Twitter da una riflessio-ne su problemi reali (precarietà, disoccupazione, opportunità negate). Siamo andatioltre, maturando che la crisi del sistema ne coinvolge almeno altre due, quella dei no-stri genitori, costretti a mantenerci, e purtroppo pure quella dei loro nipoti. Stiamoparlando dei nostri figli, quelli che se non cambiamo questo Paese non riusciremomai ad avere perché non possiamo mettere al mondo bambini che poi con i nostririmborsi da precari non potremo mai mantenere. Da qui un movimento di personeeterogenee per età, cultura, estrazione politica e sociale, che non si arrende allo stato

di cose presente, proponendosi di ribaltarlo con gli strumenti che lamodernità ci consegna, avendo ben presente che una rivoluzione,oggi, non può che partire dal web. Insomma non ci stiamo alla de-finizione dei Cetto la Qualunque anche locali secondo cui: "I giova-ni sono un problema e non una risorsa". Non abbiamo più fiducianella politica e nelle istituzioni, ci hanno delusi. L'impossibilità diconsiderare il lavoro davvero come il tempo in cui si realizzerà il no-stro desiderio di indipendenza, ci ha portato a essere rinunciatari ri-spetto all'impegno necessario, per realizzare la crescita di una so-cietà. Con #OIL, piaccia o no, tutto questo viene azzerato. Sarà no-

stra cura - lo dice il nome - oliare i meccanismi di un sistema arrugginito e iniettarecarburante in una generazione spompata da anni di rassegnazione e precariato. Perquesto già da dopo il flashmob chiederemo con forza al Governo nazionale maggio-ri investimenti al Sud, dove il disagio si moltiplica per tutti i nostri deficit strutturalie, contemporaneamente, pretenderemo misure concrete per il miglioramento dellacondizione giovanile, dal reddito di inserimento produttivo a una legge regionale chemigliori le politiche di inclusione nel mondo del lavoro. Rivendichiamo i nostri dirit-ti, non permettiamo che ce li concedano come favori. Riprendiamoci questo presen-te, che al futuro poi ci pensiamo.

IL MANIFESTO DI “OIL: OLTRE IL LABIRINTO”

Il flash mob in piazza XI settembre

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Il provincialismo in politica è la produzione di con-cetti e di proposte velleitarie che, per calcolo o inca-pacità, non tengono conto del contesto reale e, per sup-ponenza e insufficiente cultura politica, hanno la pre-tesa di concorrere alle strategie di scenario naziona-le.Accade così che, dopo il voto amministrativo e in at-tesa dei ballottaggi, tutti i partiti, chi più chi meno, so-no allo sbando nell'incertezza della crisi globale e del-le alleanze praticabili in vista delle politiche del 2013.Meno che in Calabria, dove un voto di clientela, incontrotendenza rispetto al dato nazionale , autorizzaa proporre il patto di potere PDL-UDC come model-lo da esportare a livello nazionale, con uno Scopellitiche si candida a leader del PDL in estensione meri-dionale. Tutto può essere ma l'analisi dei fatti e deicomportamenti portano in tutt'altra direzione.E' pur vero che nelle aspirazioni di un Berlusconi chesi tiene ostentatamente in disparte c'è il recupero diCasini al centrodestra ma, dopo le disgrazie della Legadi Bossi, è un' operazione tutta da definire che chia-ma in causa anche gli incontri che si susseguono conLuca Cordero di Montezemolo e che danno per scon-tata la dissoluzione del PDLdel predellino in altro sog-getto politico che ha l'ambizione di raccogliere tutti imoderati,compresi quelli di Casini per il quale il vo-to amministrativo, nonostante le glorie millantate inCalabria, non è stato certamente un successo a livel-lo nazionale.Ma anche Casini lavora ad un partito che raccolgatutti i moderati in circolazione,con particolare riguardoai democristiani sopravvissuti alle macerie della pri-ma e della seconda repubblica,come Beppe Pisanu.Eallora di quale "modello Calabria" straparlano i feu-datari calabresi del PDL e dell'UDC? Scopelliti lo la-sciasse dire al senatore Gentile che è già famoso di suoper avere proposto Berlusconi per il Premio Nobel eper aver sollecitato una marcia nazionale di solida-rietà a Scopelliti quando il colonnello Giardina,nelrendere testimonianza sugli intrighi di Reggio, tirò inballo anche Scopelliti per il ruolo di sindaco ricoper-to per due mandati nella città dello Stretto.Per restare a Casini, il quale ha sempre subordinatoun ritorno al centrodestra alla rinuncia di Berlusconia ruoli di governo, bisogna tenere conto di quanto vateorizzando Massimo Dalema quando prefigura as-setti di governo dopo quello di Monti e dei professo-ri, dove l'auspicio di un allargamento del centrosini-stra ai moderati di Casini è quanto mai esplicito. Edè anche comprensibile che Casini si voglia mantene-re le mani libere in una situazione in cui la crisi eco-nomica condiziona le scelte politiche, tant'è che nonesclude un impegno di Monti anche dopo le politichedel 2013. In una situazione così fluida e incerta conquale plausibilità politica se non,appunto,per provin-cialismo, ci si può avventurare a proporre come mo-dello da proporre un accordo di potere e di conve-nienza, fra PDL e UDC, che non ha meritato di esse-re confermato nemmeno nelle amministrative diCatanzaro nella scelta del candidato a sindaco. Si par-la a vanvera come è consentito ai peones in parlamentoe ai feudatari nelle province e nei governatorati.Le de-cisioni si prendono altrove, ai tavoli dove il politiche-se e le opinioni culturalmente non quotate non parte-cipano.Un modello Calabria può esistere soltanto nel vanilo-quio dei politici di casa nostra, per i quali la qualitàdelle riflessioni non supera mai i confini regionali.Superata Praia a Mare in macchina o in treno,infat-

ti,non se ne sente più parlare.Non così sull'aereo perRoma ma soltanto perché fra i passeggeri ci sonoScopelliti e Gentile.Presto se ne potrà parlere anche aLondra e a Bruxelles, quando vi metterà piede LuigiFedele promosso da Scopelliti e da Gentile da capo-gruppo del PDL in consiglio regionale ad assessore al-l'internazionalizzazione ,una sorta di ministro degliesteri.Come si vede, il "Modello Calabria" non si famancare nulla.

n. 59 - 19 maggio 2012 5

PDL

MA QUALE MODELLO CALABRIA?

direttore responsabileAntonlivio Perfetti

Direzione-AmministrazioneVia De Rada, 68 - Cosenza

Telefono 0984. 23253

Fax 0984. 062646Registro Stampa Tribunale

di Cosenza n. 547Fotocomposizione

De Rose, Montalto (Cs)

e-mail: redazione@cosenzaoggi. it

è disponibile gratuitamentesu internet digitando

(http://)www. cosenzaoggi. it

Tonino Gentile

Luigi Fedele

Peppe Scopelliti

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6 n. 59 - 19 maggio 2012

L'immagine viene dall'interno del PD e proviene dal-l'area dell'ex_Margherita,affidata al quotidiano"Europa" che si sofferma sul voto del 6 maggio e sul-le proiezioni dei ballottaggi. Viene configurato un par-tito con le braccia conserte,in attesa di un qualcosa chenon sa definire, consegnato all'inerzia delle dinamichepolitiche e in qualche modo pago di non aver subitocol voto ammnistrativo il tracollo degli altri partiti. Maun partito con le braccia conserte è un partito in crisiche non sa cosa fare, che ha diffi-coltà a interpretare il malesseresociale che attraversa il Paese eche richiede risposte politiche.Contutte le attenuanti che si possonoconcedere ad un PD che deve so-stenere il governo delle lacrimesangue e contemporaneamentegarantire l'equità delle misure edei sacrifici che tarda a manife-starsi, c'è in tutta evidenza una cri-si della rappresentanza politica.Sotto mutate spoglie,le nomen-clature del vecchio PCI e della vec-chia DC non possono essere la risposta, al centro co-me nelle realtà locali, alle urgenze del terzo millennioed agli scenari "glocali" che richiedono un'attrezza-tura culturale e politica più al passo con i tempi.Il successo di Beppe Grillo e del suo movimento è an-che il riflesso dell'incapacità del PD di dare rispostepolitiche credibili e convincenti.Può anche risultare consolatorio,di fronte al crollo di

PDL e Lega, essere il PD il primo partito col 28 percento ma non si vede il progetto cui si lavora. ConCasini alle politiche del 2.013 o con SEL,IDV e con chi,a sinistra, ci vuole stare ? La risposta non c'è e si fa at-tendere mentre sondaggi riservati proiettano, a oggi.il movimento di Grillo in parlamento con 50 deputati.Perchè Beppe Grillo miete consensi in tutte le direzio-ni, parlando alla pancia del Paese che nutre nei con-fronti dei partiti una nausea sincera e motivata.

Restare con le braccia conserte non porta da nessunaparte e il buon Bersani, nonostante la faccia simpati-ca e bonaria, non convince ,non smuove,non trascinané si vede , al di là dei soliti e bolliti Veltroni e Dalema,una figura quotata da poter spendere con successo nel2013 se è vero che tocca al PD esprimere il premier.In attesa che qualcosa si muova nelle alte gerarchie delPD, che ci si ritrovi tutti in un progetto comune al ser-

vizio del Paese e non delle appartenenze, si potrebbeavviare una rigenerazione del partito nelle realtà lo-cali, mettendo da parte i vecchi apparati e le consun-te nomenclature locali, dando spazio a nuove energiee intelligenze, valorizzando sindaci e amministratoriche si sono dimostrati capaci di amministrare i propriterritori con risposte politiche valide e convincenti. InCalabria l' esperienza di Salvatore Scalzo a Catanzaroche ,a distanza di un anno, vede aumentare i consensi

di 10 punti è la dimostrazioneinoppugnabile che il PD diventacredibile se si affida a facce nuo-ve e a persone credibili. Lo stessoragionamento vale per i sindaci egli amministratori cui viene sbar-rato l'accesso a ruoli di maggioreresponsabilità. Il commissarioDattorre si dice che sia impegna-to a ricomporre il partito cosìcom'era prima della disfatta alleregionali, recuperando anche per-sonaggi che,per loro scelta,dalpartito si erano allontanati dopo

aver barattato la deroga per la quarta o quinta candi-datura in consiglio regionale. Forse sono soltanto vocistrumentalmente messe in giro ma il rischio c'è se ilcongresso regionale si decide a tavolino e non attra-verso un dibattito franco e severo. Il rischio è che perquanti, con i loro seguiti, possano rientrare nel parti-to ce ne saranno dieci volte in più che lo abbandone-ranno.

PD

IL PARTITO CONLE BRACCIA CONSERTE

Prodi: E' in atto un vero e proprio sovvertimento delle re-gole democratiche. L'Europa può costituire la maggiorepotenza economica del mondo e contrastare la grande for-za dei mercati finanziari.Il dibattito sulla crisi europea si arricchisce di un nuovo in-teressante contributo di Prodi, pubblicato sul Messaggeroil 13 maggio.L'Europa può costituire, secondo Prodi la maggiore po-tenza economica del mondo e contrastare operatori onni-potenti ed anonimi che agiscono sui mercati finanziari, im-ponendo regole e comportamenti con una forza tale allaquale nessuno stato nazionale, eccetto Stati Uniti e Cina,può resistere.Di fronte alla dimensione e alla velocità d'azione della fi-nanza internazionale gli stati nazionali hanno perso gran-de parte della propria sovranità.E' in atto un vero e proprio sovvertimento delle regole de-mocratiche perché le grandi ondate speculative, che si tra-smettono e si amplificano tramite le altrettanto irrespon-sabili società di rating, costituiscono un governo di fattodell'economia mondiale senza alcuna legittimità democra-tica.I sacrifici vengono imposti ai popoli non dai loro governantima da pochi e irresponsabili attori esterni ai quali i gover-ni nazionali non hanno alcuna possibilità di resistere.Essendo la finanza mondiale del tutto mobile e senza re-

gole, secondo Prodi è praticamente impossibile tassare i va-lori finanziari. I governi nazionali hanno perciò la possibi-lità di sottoporre ad imposta solo quello che non si può muo-vere dal Paese.L' impossibilità di colpire la maggior parte dei grandi pa-trimoni ha dato un notevole contributo all'aumento delladifferenza fra ricchi e poveri e anche questo produce un ul-teriore indebolimento del funzionamento della democrazia.Secondo Prodi, pertanto, solo se i paesi europei metteran-no in comune una quota crescente della loro sovranità, po-tranno acquistare sovranità. Al riguardo la Germania nonha forza sufficiente per fare da sola e la sua l'economia èforte non solo per i propri meriti, ma per essere al centro diun sistema produttivo che include la maggior partedell'Unione Europea.Anche la Germania, se vuole conservare la propria sovra-nità nel mondo globalizzato, la deve sempre più condivide-re con i propri partner. Il compito più importante del nuo-vo presidente francese sarà proprio quello di lavorare in-sieme a Italia, Spagna e agli altri paesi dell'Unione per co-struire questa piattaforma compatibile con gli interessi ger-manici e con inderogabili esigenze di crescita. Se abbando-nerà la politica solitaria del suo predecessore, FrançoisHollande renderà un grande servizio alla Francia eall'Europa.

Vincenzo Gallo

IL DIBATTITO SULLA CRISI EUROPEA

Romano Prodi

Pierluigi Bersani

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