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IL CALENDARIO AVIS IL CALENDARIO AVIS da un’idea di Agostino Calvi A cura di Giulio Assorbi e Pier Vittorio Chierico Pavia 2013 2013 Accadde a PAVIA Accadde a PAVIA Cronache bizzarre di cento anni fa Cronache bizzarre di cento anni fa

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IL CALENDARIO AVISIL CALENDARIO AVISda un’idea di Agostino Calvi

A cura di Giulio Assorbi e Pier Vittorio Chierico

Pavia

20132013Accadde

a PAVIAAccadde

a PAVIACronache bizzarre

di cento anni faCronache bizzarre

di cento anni fa

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Fra una commissione e l’altra, affannati nel rincorrere iltempo del mondo post-moderno, in cui gli orologi sonoin grado di scandire e misurare i millesimi di secondo,

ci capita ancora oggi di fermare lo sguardo su di uncalendario da parete. Magari solo per orientarci tra i giorni delmese, per cercare il Santo del giorno o semplicementeincuriositi dall’immagine stampata … e poi, via di nuovo nellapazza corsa contro il tempo delle nostre ordinarie giornate.Una volta il rapporto dell’umanità con il tempo eraprofondamente diverso. Era il ritmo naturale delle stagioni,era l’incedere immoto degli astri, era l’evoluzione prevedibiledella stessa natura a scandire la vita degli uomini.Il tempo naturale era l’invariante di un’equazione chetornava. Poi qualcosa è cambiato e ciò che era naturale èdiventato artificio; l’andamento lento, quasi prevedibile, dellavita e del tempo è impazzito e l’equazione non ha dato piùrisultati.Da vent’anni il calendario AVIS contribuisce a conservare la“memoria del tempo”; con le sue notiziole stampate, masoprattutto con le sue interessanti illustrazioni si sforza dirimanere aggrappato a quelle radici pavesi che l’inesorabiletrascorrere del tempo poco per volta intacca.La collana dei calendari AVIS è diventata un fatto di costume, lapotremmo definire un’operazione culturale, di quelle che nonfanno “evento” da prima pagina dei giornali, ma che, viceversa,sedimentano lente, pescando nel profondo della nostra storia. Sono trascorsi venti anni da quel non lontano 1993 quando fustampato il primo calendario AVIS, un periodo temporale cheè assai poco rispetto alla storia dell’umanità, che di solito simisura per lo meno in secoli e millenni, ma per noi è unanniversario importante, una liturgia sincera che intendiamocelebrare senza tanto clamore per rinnovare il pregio e la vitalità del ricordo, caratteristica principale di questapubblicazione.La ricorrenza di un anniversario significa anche riflettere su ciòche è stato compiuto. Non spetta a noi fare bilanci se nonricordare le quasi 150 opere dialettali e le oltre 650 immaginiche hanno accompagnato le 480 pagine mensili pubblicate inquesti venti anni. Si tratta di una mole considerevole didocumentazione raccolta con l’aiuto di tanti autorevolipersonaggi (menzionati scrupolosamente in ciascuno dei 20calendari) ai quali si è rivolto prima di noi anche Agostino Calvi.

“Gade” è stato il creatore del calendario AVIS e ci piacericordarlo anche in questa occasione.Il 20° calendario della collana AVIS nasce, come i precedenti,nella Tipografia PI-ME di Pavia grazie alla generosità deiFratelli Della Fiore. L’impostazione e le caratteristiche sonoquelle di sempre, qualità che hanno reso questa iniziativaeditoriale inconfondibile. “Accadde a Pavia – Cronache bizzarre di cento anni fa” è iltitolo che pone l’attenzione sull’argomento trattato e stampatosul retro di ogni pagina mensile. Sono articoli giornalistici del1913 tratti dalle pagine della cronaca cittadina del giornale “Il Ticino”. I protagonisti di questi scritti sono ladruncoli le cuigesta fanno più che altro sorridere rispetto alle impreseefferate dei banditi del giorno d’oggi. A contrastare l’attività diquesti malintenzionati gli agenti delle forze dell’ordine: laBenemerita (Regi Carabinieri) e la P.S. (Pubblica Sicurezza).Leggerete poi che a vegliare sulla città, giorno e notte, vierano anche il Corpo Municipale dei Pompieri e i volontaridella Croce Verde Pavese che al minimo allarme correvano, èproprio il caso di dirlo, considerati i mezzi a loro disposizione,in soccorso dei cittadini. Ogni pagina è impreziosita dallariproduzione di una serie di pregevoli fatture commerciali,emesse da note ditte pavesi agli inizi del Novecento(appartenenti alla collezione cartacea di Giulio Assorbi). In occasione dell’anniversario, con la complicità del notocollezionista pavese Pietro Ferrari, sulle pagine principaliabbiamo pensato di pubblicare ancora una serie di cartolinepostali, ma non con la stessa prassi seguita nei calendariprecedenti.I pregevoli cartoncini illustrati compaiono due a due in modotale di invitare il lettore a fare una comparazione su quanto èstato ritratto dalla macchina fotografica, in quanto le cartolinerisalgono le une ai primi del Novecento, le altre ad unperiodo più tardo, verso la metà dello stesso secolo. Nell’ambito di questo confronto tra passato prossimo epassato remoto, la nostra intenzione è stata proprio quella dicostringere l’osservatore ad esaminare le immagini e spingerloa trarre delle considerazioni sulle trasformazioni urbanisticheavvenute in città, esercizio che tanto appassiona i pavesi.

GIULIO ASSORBIPIER VITTORIO CHIERICO

INTRODUZIONE������

Che traguardo! Vent’anni e così ben portati! Con il suostile e la sua grafica un po’ severi, con i colori morbidie sfumati che sono quelli di Pavia, con i personaggi

caratteristici, il Ticino protagonista, gli scorci di città, con lepoesie, le arguzie e il suo dialetto, il Calendario Avis hacostantemente proposto, in questi anni, della nostra Pavia,personaggi, luoghi, fatti e sentimenti per ricordare un “comeeravamo” che ci sorprende nostalgici o increduli a secondadella nostra posizione anagrafica. Sfogliandone le pagine siincontrano vere perle, sia che ci si soffermi sulle fotografie,sia che si scorrano le piccole curiosità delle cronache, o chesi ammiri la gentilezza e la signorile discrezione delle formulepubblicitarie dell’epoca. Volendo scegliere un aggettivo che locaratterizzi, opterei per “raffinato”, per questo ventesimocalendario con il suo simbolico timbro postale. Raffinato nellesplendide fotografie sapientemente messe a confronto conl’aiuto del collezionista Pietro Ferrari, nelle quali anche là dove intercorre solo qualche decennio, architettura epaesaggio sono spesso sensibilmente diversi. Raffinato nellascelta delle notizie pubblicate, fatti di cronaca, narrati congarbo quasi letterario, perfetti per sottolineare il tracciato della

PRESENTAZIONEvita sociale del tempo. Notevolmente raffinate infine levignette pubblicitarie, così come appaiono subito a primavista, riconoscibili come tali anche da occhi nonparticolarmente esperti del settore. La serie dei Calendari Avisdeve molto a molte persone, Avis Comunale Pavia ad ancoramolte di più, per il sostegno ed i consensi ottenuti. Acominciare da Agostino Calvi, l’iniziatore del Calendario, aproseguire con tutte le personalità pavesi, che nel corso deglianni hanno lavorato e collaborato a renderlo tanto apprezzatoe significativo. Ma l’Associazione ha un debito di particolaregratitudine verso la generosità dello Sponsor Fratelli DellaFiore che ne ha sostenuto la pubblicazione nel lungopercorso compiuto, verso la scelta tipografica trasformatasi intratto identificativo, realizzata per felice intuizione dalla PI-MEed infine verso la bravura e la sensibilità di Giulio Assorbi ePier Vittorio Chierico, senza i quali un buon terzo deicalendari, l’ultimo, non avrebbe raggiunto questo crescendocompositivo degno di un ventesimo compleanno.

Prof.ssa ISA CIMOLINIPresidente AVIS Pavia

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GENNAIO 2013

IMPOSTA A CURA DI CHI LO ESPONE AL PUBBLICO (DPR 639 DEL 26-10-1972) PI-ME, Pavia

F.lli Della Fiore s.p.a.Uffici e Magazzino: Via Treves, 16 • 27100 PAVIA (Italy)Tel. (0382) 434311 (r.a.) • Telefax (0382) 472447Esposizione BAGNO IDEA: Via Treves, 16 • 27100 PAVIAFiliale di Vigevano: Via C. Farini, 8 - Tel./Fax (0381) 73928

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Capodanno s. Madre di Dio

ss. Basilio e Gregorio

s. Genoveffa

s. Ermete

s. Amelia

Epifania di N.S.G.C.

s. Raimondo

s. Severino

s. Giuliano

s. Aldo

s. Igino

s. Modesto

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s. Felice

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ss. Sebastiano e Fabiano

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ss. Tito e Timoteo

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s. Tommaso d’Aquino

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Anno 1953. Piazza Italia. Nel 1936, in occasione della redazione del piano urbanistico per la sistemazione dell’isolato,l’architetto Carlo Morandotti progettò in stile fascista la nuova sede dell’Amministrazione Provinciale, che siraccordò con l’altro fabbricato sede della Questura. Al centro della piazza si nota la statua “d’la Bèla Italia”, che dal1866 ricorda ai pavesi i concittadini caduti durante le campagne per l’Indipendenza.

PAVIA

Anno 1910. Piazza Italia. Un tempo era Piazza della Legna perché qui si teneva il mercato del combustibile e deglioggetti di legno, nonché degli attrezzi per lavorarlo. A sinistra della cartolina postale si possono notare gli Ufficidell’Amministrazione Provinciale e il Palazzo della Prefettura, descritto come un edificio assai elevato ed oblungo. Trai due edifici vi era l’Ufficio Telegrafico. A fianco del fabbricato della Prefettura si apriva la via della Malora, poi vicoloCesare Ferreri, dove vi era la sede della Caserma delle Guardie di Pubblica Sicurezza con relative celle di detenzione.

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Mangiano bevono e non pagano

4 gennaio 1913 - Dagli agenti di P.S.ieri sera vennero tratti in arresto certiGaliani Cesare d’anni 21, tornitore,Montani Pietro, d’anni 20, fattorino,Montani Aurelio, d’anni 16, manovale,Bagliaghi Luigi, d’anni 17, carrettieree Necchi Umberto, d’anni 15, tutti diMilano, per truffa. I cinque entrati nel-l’osteria di Protti Gerolamo, in piazzaCastello, bevettero e mangiarono perun ammontare di L. 5.55 e venuto ilmomento di pagare si dissero senzaun soldo. Speravano forse di incontra-re compassione, ma invece si videropoco dopo fatti segno della premuradegli agenti di P.S. e sul tavolaccio del-la cella di via della Malora passaronostanotte la diesta dello spuntino. Ven-nero deferiti all’Autorità per truffa.

Un salto nella conca delNaviglio a Porta Cairoli

7 gennaio 1913 - Un grido dispera-to, invocante aiuto, si intendeva ierisera verso le 19 provenire dalla concadel Naviglio, a Porta Cairoli: accorseroi soldati di servizio alla polveriera e ilcustode stesso della conca, e intuito diche si trattava, calarono prontamenteal disgraziato, che dibattevasi nell’ac-qua, corde e ramponi, a cui egli si af-ferrò venendo tratto a riva. Tutto in-zuppato d’acqua venne dai soldati rico-verato nel corpo di guardia, ove spo-gliatosi degli abiti per asciugarli al fuo-co, venne riparato con coperte di lana,e premurosamente fatto segno ai pri-mi soccorsi.

Frattanto per la città spargevasi lavoce di un suicidio a Porta Cairoli. Il vi-gile Pavesi, appresa la notizia, si portòprontamente sul posto, e conosciuta laverità del fatto telefonò subito ai militidella Croce Verde i quali accorsero col-la lettiga, sopra la quale adagiato il di-sgraziato, lo trasportarono all’Ospeda-le ove venne assegnato in sala E. Eglicerto Micale Vincenzo d’anni 24 nativodi Messina e abitante a Milano operaiotipografo disoccupato.

Interrogato, ecco come avrebbenarrato egli stesso l’accaduto.

Arrivai a Pavia al mattino in cercadi lavoro, e non trovandone, mi decisidi tornare a Milano. Poco pratico del-la città e trovatomi in giro così all’o-scuro, mi recai alla stazione del tram,orizzontandomi a lume di naso: invecedi recarmi a Porta Milano ad attende-re il tram, mi trovai a Porta Cairoli. Ar-rivato il treno, vi salii. Filava già, quan-do mi si presentò il personale di ser-vizio a chiedermi il biglietto, andatasolo per Milano risposi. Scusi signore,disse alla sua volta il capo treno: lei sisbaglia questo è il tram di S. Angelo.Non attesi altro: mi portai sulla piat-taforma, spiccai un salto, ruzzolai perterra finché un tonfo nell’acqua mi fe-ce comprendere il pericolo che corre-vo. Chiamai aiuto finché proprio nelmomento più disperato mi venne pre-stato soccorso.

Niente tentato suicidio quindi co-me narravano le prime voci sparsesiper la città, ma un semplice pericolosobagno involontario da cui il Micalescampò fortunatamente illeso e senzaulteriori conseguenze.

Cronache bizzarre di cento anni faUn subbuglio in Corso

Vittorio Emanuele(Strada Nuova)

16 gennaio 1913 - Ieri, mentre icandidi fiocchi della neve folleggiava-no per l’aria, una brigata di studenti sidivertiva nel giuoco fanciullesco dellancio delle pallottole, che, se non so-no micidiali come quelle dum dumdei turchi, anch’esse però possonoessere causa di accidenti spiacevoli epericolosi.

Una di quelle pallottole studente-sche andò infatti a colpire in pieno vi-so un operaio che se n’andava tran-quillo per i fatti suoi. Costui, per nulladisposto ad accogliere con gradimentol’inaspettato e brusco complimento,protestò vivacemente all’indirizzo deitiratori; ne nacque una vivissima di-scussione, e si era anche per venire al-le mani, se non fosse stato per l’inter-vento di alcune guardie e cittadini.

Stiano pure allegri i signori studen-ti, ma rispettino il naso e le altre pro-minenze dei liberi cittadini!

Le insidie del Corso Cavour

23 gennaio 1913 - Ieri un furgonepostale che reca la Posta alla Stazio-ne ferroviaria, e viceversa, la corri-spondenza, all’imbocco di Corso Ca-vour con Piazza Grande per pocomancò non si rovesciasse in una diquelle insidie che presenta attual-mente il Corso Cavour. Le due ruotedel lato destro erano affondate inquella buca, pericolosa anche pei cit-tadini, che si lascia senza riparo in at-tesa d’una futura ripresa dei lavoriper la posa in opera dei binari deltram cittadino. Fortunatamente tantoil vecchietto postiglione che il ronzi-no non ebbero a subire conseguenzaalcuna; ma il pericolo è stato grave,specie quello corso dal postiglione.Figurarsi i commenti e i sarcasmi deivolonterosi cittadini, che a forza dibraccia si prestarono a trarre daquella obliqua pendenza la vettura.

Inezie, si dirà; e sia: ma sono inezieperò che non tornarono di decoro allacittà.

Incendio di stanotte10 gennaio 1913 - Ieri poco dopole 22, in seguito ad urgente chiamatai pompieri si recarono alla casa se-gnata col numero 4 di via della Zecca,per prestare l’opera di spegnimentodi un incendio sviluppatosi nell’abita-zione di Scuri Enrico, commerciante.Dato il grave allarme si portarono sulluogo il comandante geometra Sac-chi con due militi, seguiti prontamen-te dal caposquadra Gatti e dai sei al-tri militi con carro di primo soccorso.Ma in realtà le proporzioni dell’in-cendio non erano come si temevano.Causa lo sprigionarsi di una scintillada una stufa accanto al letto, questoin breve venne investito dalle fiam-me, che minacciavano di propagarsia tutto il mobilio. Accorsero i vicini,che si prestarono al primo lavoro dispegnimento, impedendo così il pro-pagarsi maggiore delle fiamme, ipompieri in breve riuscirono a spe-gnerle completamente. Lo scuri la-menta un danno assicurato di lire 500circa.

Nel liberare un gatto13 gennaio 1913 - Un bel micino,cacciatosi tra le lastre di marmo chestanno accavallate sul piazzale Botta, eincapace di uscir fuori, miagolava, in-vocando la liberazione. Alcuni giovi-netti accorsero e tentarono di toglierloda quel luogo. Ma non si riusciva. Loscolaro Merli Guglielmo d’anni 12, diPiazza Botta 7, volle levare una di quel-le lastre di marmo, ma il sasso gli sci-volò dalle mani e cadde a terra, travol-gendo il fanciullo, e battendogli sulpiede sinistro.

Agli strilli del Merli accorse l’inser-viente della clinica Mondino. MaggiLuigi d’anni 38, che si prestò a solleva-re il sasso.

Disgrazia però accadde a lui pure,perché nel rimuovere il pesante mar-mo, si lasciò prendere sotto il piededestro.

Entrambi i feriti fecero ricorso al-l’Ospedale ove il dott. Comini riscon-trò al Merli contusione con ematomaal piede sinistro con sospetto di frattu-ra al malleolo interno, al Maggi contu-sione all’alluce destro.

Il fanciullo venne giudicato guaribi-le oltre i 10 giorni, l’inserviente in 10giorni salvo complicazioni.

I ladri alla “Cà di can”14 gennaio 1913 - Ieri notte ignotiladri, scalato il muro di cinta della “Càdi can” a Porta Calcinara, dove esisteil magazzeno militare, scassinato ilpollaio del maresciallo maggioreSbarra Luigi, lo svaligiarono di ben20 galline, arrecando un danno di L.60 circa. Il cane di guardia, all’appari-re dei nottambuli si diede a latrare, ri-chiamando l’attenzione del marescial-lo; ma i ladri infischiandosene, non ri-nunciarono all’impresa. Al mattinoconstatato il furto, il Sig. Sbarra, sirecò alla Questura a denunciare il fur-to, dicendosi ancora fortunato che iladri non si siano introdotti nel ma-gazzeno, ove si trova della merce digran valore.

La claque in teatro16 gennaio 1913 - In altra partedel giornale accenniamo all’incidentecapitato ieri sera al Fraschini, che ob-bligò i carabinieri ad allontanare dalteatro un disturbatore. Ci compiaccia-mo col bravo maresciallo Porta e colbrigadiere Faini per l’atto energico,che servirà da monito alla ben orga-nizzata società di claqueurs, la quale,imponendosi a imprese e artisti, tieneda anni al Fraschini il monopolio diapplausi e di fischi che distribuiscenotoriamente per motivi certo pocolodevoli.

Ricorderanno tutti l’incidente inpieno corso capitato or sono due an-ni all’impresario Nemi, che fu co-stretto ad estrarre il revolver essen-do stato buttato dalla bicicletta. Inquesti giorni a quanto ci viene riferi-to dal tenore Diani pervenne una let-tera minatoria firmata colla qualepretendevasi dallo stesso artista unbuon numero di biglietti d’ingresso,pena la fine … del tenore Ventura!Per la dignità del nostro teatro e del-la cittadinanza pavese un punto e ba-sta si impone.

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FEBBRAIO 2013 PAVIA

IMPOSTA A CURA DI CHI LO ESPONE AL PUBBLICO (DPR 639 DEL 26-10-1972) PI-ME, Pavia

F.lli Della Fiore s.p.a.Uffici e Magazzino: Via Treves, 16 • 27100 PAVIA (Italy)Tel. (0382) 434311 (r.a.) • Telefax (0382) 472447Esposizione BAGNO IDEA: Via Treves, 16 • 27100 PAVIAFiliale di Vigevano: Via C. Farini, 8 - Tel./Fax (0381) 73928

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Present. del Signore

s. Biagio

s. Gilberto

s. Agata

s. Paolo Miki e c.

s. Eugenia

s. Gerolamo Emiliani

s. Rinaldo

s. Scolastica

N.S. di Lourdes

s. Eulalia

Le Ceneri s. Maura

s. Valentino

ss. Faustino e Giovita

s. Giuliana

I. di Quaresima ss. 7 fond. Servi M.

s. Simeone

s. Corrado

s. Amata

s. Pier Damiani

s. Isabella

s. Renzo

II. di Quaresima s. Costanza

s. Romeo

s. Nestore

s. Leandro

s. Romano

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Anno 1912. Il Castello Visconteo. Voluto da Galeazzo II Visconti nel 1360. A sinistra il lungo fabbricato dei magazzinimilitari del IX Reggimento Artiglieria, la cui caserma era ospitata all’interno del castello. A destra il monumento aGiuseppe Garibaldi, opera di Egidio Pozzi, inaugurato l’11 maggio 1884.

Anno 1945. Il Castello Visconteo. Nel 1920 il Ministero della Guerra lo cedette al Ministero dell’Educazione Nazionalee da quel momento diventò oggetto di cure da parte della Soprintendenza ai monumenti con vari interventi direstauro. A seguito di ciò furono demolite le superfetazioni introdotte dai militari e furono realizzati i giardini aponente e a meridione del castello.

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Cronache bizzarre di cento anni favolentieri per compiere delle piace-voli gite. Ma anche si riprendono ifurti di biciclette: ve ne saranno sem-pre di questi improvvisati ciclisti chese la vogliono spassare alle spalle delprossimo.

La prima vittima è stato l’altro ieri ilfattorino della Ditta Necchi, Pietro Lo-sario di via Muto dell’Accia al Collo n.5. Costui erasi recato ieri l’altro allaBanca Popolare per compiervi delleoperazioni bancarie per conto dellaDitta stessa; e siccome colà è vietatal’introduzione delle biciclette, lasciò lasua che montava e che per lui è il ca-vallo da nolo, appoggiata alla rastrel-liera esterna della Banca ed entrò.Esaurite le mansioni affidategli, uscìpoco dopo e si diresse alla rastrellieraper riprendere la macchina, ma questanon v’era più; e per quanto chiedesse aTizio e a Caio, non potè averne notiziaalcuna. Gli fu quindi giuco forza ritor-nare alla fonderia pedibus calcantibus,dopo d’essere stato agli Uffici dellaP.S. a denunciare il furto.

Il negoziante Boggeriderubato di 1000 lire

17 febbraio 1913 - Un audacissimofurto è stato compiuto con meraviglio-sa agilità a danno del noto negoziantedi frutta Enrico Boggeri, di PiazzaGrande 11. Eri sera verso le 21 l’abita-zione era stata momentaneamente la-sciata incustodita e ne approfittaronoignoti ladri che, penetrati in casa, si re-carono nella camera da letto, uscendo-ne quindi poco dopo asportando unacassetta contenente più di 300 lire inrame, ed un sacchetto colmo di spez-zati d’argento per la somma di 600 lire.

Ritornato a casa il Signor Boggerie recatosi nella camera da letto, subi-to s’avvide della scomparsa e dellacassetta e del sacchetto. Allarmatosi,volle verificare se nulla dai cassetti delcomò gli fosse stato rubato: trovòmancante soltanto una rivoltella delvalore di lire 10. Senza indugio si recòagli uffici di P.S. a denunciare il furtopatito. Attive indagini per la scopertadei ladri sono state intraprese dai mi-gliori agenti.

punto un ignoto, scorti quei bei salsic-ciotti, se ne invaghì, e approfittandodel momento opportuno li staccò dalgancio e si allontanò non visto.

La caldaia del cappellaio

6 febbraio 1913 - Al cappellaio Fiet-ta Alessandro, abitante in via S. Teo-doro 4, venne rubata nella notte dal 3al 4 andante, una caldaia di rame delvalore, denunciato, di L. 180 nel fornoeretto in un angolo della corte. Con-statato solo ieri il furto, s’affrettò a de-nunciarlo alla P.S., la quale ora indagaper scoprire l’ignoto calderaio che siappropriò la caldaia, e per conoscerequali riparazioni possa averle fatte.

Faticoso arresto di un vigilato speciale

7 febbraio 1913 - Ieri sera quantotransitavano pel Borgo San Patrizio fu-rono testimoni di un difficile arrestooperato dagli agenti di P.S. Trattavasidel vigilato speciale Ugo Fiocchini, cal-zolaio d’anni 21, di Pavia. Gli incombel’obbligo, a forza della vigilanza a cui èsottoposto, di rincasare ad ore fisse, edi non allontanarsi prima che l’ora siascoccata. Ma in questi giorni gli parvetroppo amaro sopportare paziente gio-go; e non curandosi dei suoi doveri divigilato e delle conseguenze che gli do-vevano derivare per tale infrazione, sirese contravventore; così potè soddi-sfare i suoi desideri di libertà e goder-sela a piacimento. Ieri sera transitavapel Borgo S. Patrizio, ove forse si erarecato a festeggiare il primo giorno diquaresima, quando si imbattè nellasquadra in borghese degli agenti diP.S. L’incontro gli spiacque, e tentò dar-si alla fuga per evitare l’arresto. Ma pri-ma ancora che si decidesse, gli agentil’avevano riconosciuto, e gli furono aifianchi intimandogli il sacramentale“seguiteci”. L’invito, per quanto gentile,non ammetteva repliche.

Il Fiocchini, per tutta risposta, conuno scatto fulmineo, tentò liberarsi daquelle mani che gli stringevano come

tenaglie i polsi. Ma il tentativo fallì: gliagenti, che conoscevano alle prove illoro omo, tennero fermo e senz’altrovolevano trarlo al corpo di guardia.Non fu facil cosa però.

Il Fiocchini oppose una violentissi-ma resistenza, tentando liberarsi collosferrar calci, insultando con epitetibassi e volgari gli agenti. Alla violenzagli agenti opposero alla loro volta tuttala loro forza, e vinsero dopo non brevelotta. Il Fiocchini, ridotto all’impoten-za, venne tradotto in cella, e deferitoall’Autorità per contravvenzione alla vi-gilanza speciale a cui è sottoposto eper resistenza agli agenti.

Spinte e sponte anche per lui la qua-resima è incominciata.

Mirabello, furto diraggi di bicicletta

13 febbraio 1913 - Il furto in parolaavvenne dal 19 al 20 gennaio e solo gior-ni fa fu denunciato alla Benemerita. Ildanneggiato, il meccanico Primo Ca-psoni, volle attendere, per informarsiprima degli autori, ed esperire indaginiper riavere i suoi raggi da bicicletta chegli costavano 20 lire. L’altro giorno, con-tinuando nelle indagini, interrogò ungiovanotto del paese il quale lo informòcome certi Giuseppe Massarotti e Ame-deo Faccioli di Mirabello, in quella not-te l’avessero invitato a rubare nella bot-tega del Capsoni, ma che egli si rifiutòenergicamente ad acconsentire. A taledichiarazione il Massarotti, ritenuti idue nominati autori del furto, li indicòalla Benemerita. Questa fece dei sopral-luoghi nelle abitazioni del Massarotti edel Faccioli, ma con esito negativo. Nonpertanto, basandosi sulla riconfermatadichiarazione del giovanotto, l’arma ri-tenne presunti autori del furto i due in-diziati e li deferì all’Autorità.

Bicicletta in … volata

14 febbraio 1913 - Ritornano lebelle giornate primaverili; e con que-sti dì di sole si riprendono le passeg-giate. Anche la bicicletta viene ripresa

Audacia di ladri

3 febbraio 1913 - Una ingrata sor-presa ebbe a constatare certa AngelaBolognesi, d’anni 71, di via Rezia 13,nel rientrare in casa verso le ore13,30, dopo la sua assenza sino alle 7del mattino.

Di nulla sospettando nell’aprire l’u-scio, si recò tranquilla in camera daletto per spogliarsi, ma restò assai ma-le nel rilevarvi un insolito disordine.Dubitò subito trattarsi di ladri, e preseattentamente a esaminare ovunqueper accertarsi del suo sospetto. Primia essere perlustrati furono i cassettidel comò, ove teneva custodite lire 70,frutto dei suoi risparmi: il denaro, conun orologio aveva preso il volo. Nul-l’altro constatando mancante, la pove-ra donna si recò in Questura a denun-ciare il furto patito. Degli agenti furo-no sul posto per le constatazioni; dalleindagini risultò che i ladri si erano ser-viti di chiavi false per entrare in casa;nessun altro indizio si potè avere.

Scherzi del Carnevale

5 febbraio 1913 - Stanotte, per i so-liti incidenti di ballo vennero alle mani,fuori dal teatro Guidi, diversi giovanot-ti. In aiuto di uno di questi tal Caverza-sca Carlo che sembrava soccombere,accorsero gli agenti di P.S., ma a titolodi ringraziamento, vennero gratificaticon qualche pugno. Perduta la pazien-za, gli agenti trassero in arresto il gio-vanotto, il quale stamattina, con lagri-me di pentimento, aspettava che leporte della guardina si aprissero perrespirare la libertà a pieni polmoni.

Volo di 5 Kg. di salame

6 febbraio 1913 - Il mediatore Ago-steo Edoardo, abitante in via Volta 21al primo piano, teneva appesi ad una fi-nestra 5 Kg. di salame ancora freschiperché essiccassero all’aria; e puntosospettando che qualche ghiottone sene invaghisse, non li tenne troppod’occhio. Male gli incolse, perché ap-

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MARZO 2013 PAVIA

IMPOSTA A CURA DI CHI LO ESPONE AL PUBBLICO (DPR 639 DEL 26-10-1972) PI-ME, Pavia

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s. Quinto

III. di Quaresima s. Cunegonda

s. Casimiro

s. Adriano

s. Coletta

ss. Perpetua e Felicita

s. Giovanni di Dio

s. FrancescaRomana

IV. di Quaresima s. Provino

s. Costantino

s. Massimiliano

s. Rodrigo

s. Matilde

s. Luisa

s. Eriberto

V. di Quaresimas. Patrizio

s. Cirillo di G.

s. Giuseppe

s. Claudia

s. Nicola di F.

s. Lea

s. Turibio di M.

Le Palme s. Romolo

Annunc. M.V.

s. Emanuele

s. Augusto

s. Sisto

s. Secondo

s. Amedeo

Pasqua s. Beniamino

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Anno 1959. Piazza Petrarca. L’intestazione è giustificata dal fatto che il poeta, quando giungeva a Pavia, era ospitedei Visconti in Castello, ma anche del genero che abitava nei pressi di questa piazza. Un traffico ancora sopportabilealtera l’atmosfera riposante dell’immagine precedente. Sullo sfondo il campanile della Chiesa del Carmine e asinistra, parzialmente coperto dalla chioma degli alberi, Palazzo Malaspina, sede della Biblioteca Civica. Si puònotare anche il muro del bel giardino limitrofo e il tempietto belvedere in stile neoclassico. Segue ciò che resta dellachiesa di Santa Maria Annunciata del 1447.

Anno 1906. Piazza Petrarca. Anticamente detta piazza del Brolio, vi si teneva il mercato del bestiame e la Fieraannuale di San Siro. Fino all’Ottocento si chiamò piazza Loreto dalla chiesa omonima che sorgeva a sud dell’area. Lapresenza della “Trattoria del Tramvai”, a destra nella fotografia, e i binari collocati direttamente sul selciato ciricordano che in questa piazza vi era il capolinea del “Gamba de Legn”. Dal 1880 il trenino a vapore collegò Pavia aMilano e dal 1884 anche a Sant’Angelo Lodigiano.

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Investimento ciclistico3 marzo 1913 - Ieri notte allaguardia medica dell’ospedale feceroricorso il negoziante in vitelli Ric-cardo Casella, abitante al Cascinettodei Corpi Santi, e il macellaio LuigiPesci, di via Pasquale Massacra n. 8,per ferite riportate in un investi-mento ciclistico. Pedalavano en-trambi nell’oscurità della notte,quando, per deviarsi l’un l’altro fini-rono per investirsi e ruzzolare inmezzo alla via, il Casella riportandouna ferita lacero contusa al labbro su-periore, il Pesci contusioni ed abra-sioni alla regione orbitale destra. Siconsolarono a vicenda, recandosi diconserva all’ospedale per le oppor-tune assistenze sanitarie.

Il dott. Gnocchi, che li curò, li giu-dicò guaribili entrambi in 10 giorni,salvo complicazioni.

Travolto sotto il carro8 marzo 1913 - Alle 14, all’Ospedale,dai militi della Croce Verde, è statocondotto il dodicenne Luigi Castel-lani, abitante in vicolo Senatore, e ri-coverato d’urgenza in sala E daldottor Comini, dopo le prime medica-zioni.

Il Castellani stava giuocando lungoil Ticino, ove è lo scavo di sabbia, al-l’altezza dello chalet della Colombo,quando volle seguire un carro caricodi sabbia che saliva sull’argine, e gui-darne il cavallo. Disgraziatamente in-ciampò e cadde a terra: la ruota delcarro stava per passargli sopra: pron-tamente il conducente arrestò il caval-lo scongiurando una triste sciagura.Non rimase però illeso il giovinetto,che si ebbe nella caduta la lussazionedella spalla sinistra. Raccolto, vennetrasportato in un locale della Colom-bo, da dove si chiamarono i militi dellaCroce Verde, i quali accorsero pronta-mente con lettiga, e trasportarono ilferito all’ospedale.

Audacia di ladri10 marzo 1913 - Di notte, abilmentepraticato un foro sul muro del caeificiodi Giorgio Cazzani, di Mirabello,ignoti ladri per esso poterono pene-trare nel cortile e prendere d’assalto ilpollaio. Senza essere menomamentedisturbati riuscirono a svaligiarlo diben 50 capi di pollame, del valore com-plessivo di lire 150 e per la stessa viaprendere il volo col dolce peso. Deiladri nessuna traccia.

Gravissimo incendio al risificio “Noè”

19 marzo 1913 - In un baleno erasisparsa per la città ieri sera, circa le23, la voce di un incendio al RisificioNoè, posto a fianco della FonderiaNecchi e l’allarme divenne maggiorequando i pompieri, telefonicamentechiamati al comando del GeometraSacchi, si diressero di corsa versoPorta Milano, seguiti poco dopo dauna pompa a vapore.

Cronache bizzarre di cento anni faalla Benemerita regolare denuncia. Imiliti presero ad indagare per cono-scere l’autore del furto, e dalle infor-mazioni assunte e indagini esperite loidentificarono nella persona di certoLuigi Fossati, traendolo quindi in ar-resto. Interrogato al corpo di guardia,egli si dichiarò reo confesso. Vennedeferito all’autorità anche per portoabusivo di arma proibita, trovataglinella perquisizione fattagli. In cella gu-sterà le frescure che si ripromettevaforse di godere sotto i pioppi.

Fra ciclisti eautomobilisti

31 marzo 1913 - Sabato sera alle19.30 fummo testimoni di un grave in-cidente fra alcuni signori, che si tro-vavano sopra un’automobile contras-segnata coi numeri 10-246 (Bergamo)e dieci veloci-padastri che da Milanosi dirigevano verso Genova per assi-stere al passaggio della Milano-SanRemo. Da uno degli automobilisti ab-biamo potuto sapere come ebbe ori-gine il fatto.

Provenienti da Bergamo, erano di-retti a Corteolona, il signor Negrisoli,che pilotava la vettura, l’ing. Parietti,l’avv. Berizzi e il sig. Corti.

A circa tre chilometri da Pavia, gliautomobilisti si incontrarono nella co-mitiva dei ciclisti, i quali, per non rice-vere la polvere dell’automobile, nonvollero lasciare il passo e continuaro-no la loro lenta corsa, malgrado le inti-mazioni, le grida e le minacce degli au-tomobilisti.

Un ciclista tentò di avvicinarsi al-l’automobile per afferrarne il freno,ma venne gettato a terra dallo chauf-feur, cossiché la vettura ebbe adito alpasso, e filò in città sostando al caffèDemetrio. Poco dopo sopraggiunse lacomitiva dei ciclisti, i quali ricono-sciuti quelli dell’automobile si ferma-rono essi pure, principiando un batti-becco che degenerò presto in vero al-terco.

Il fatto aveva fatto accorrere molticittadini, che si intromisero in tempo ascongiurare peggiori conseguenze.

I prepotenti giovanotti scorti a so-praggiungere gli agenti di P.S. ritenne-ro prudente saltare in sella della loromacchina e allontanarsi in tutta fretta.

Fu un accorrere di cittadini; si di-ceva che tutto lo stabilimento era infiamme e completamente perduto equesta voce prendeva maggiore insi-stenza al passaggio al galoppo di unaseconda pompa. Lo stabilimento eraperò in quello stato che si temeva, mail pericolo però era grande.

L’incendio si era sviluppato nel re-parto “Macinelle” verso il Navigliaccioe unito alla cabina elettrica, dalla qua-le parte la forza motrice per tutto il va-sto e grandioso macchinario.

Il primo allarme fu dato dal per-sonale di notturna, attratto dall’inso-lito bagliore che riverberava dal re-parto in fiamme alle ore 23.30. Pron-tamente fu dato avviso ai pompieri, iquali con encomiabile prontezza, econ le due pompe inviate sul luogo,piazzate opportunatamente, princi-piarono a vomitare potenti getti sullefiamme che, per il facile elementoche incontravano, e alimentate dalvento, si innalzavano vertiginose dal-le finestre, i cui vetri andarono infrantumi per il potentissimo calore,rendendo un macabro spettacolo nelfitto della notte. Il Comandante Sac-chi, ritenuto fatica sprecata il provve-dere allo spegnimento, fattosi edottodel pericolo grave di propagarsi l’in-cendio, dispose per l’opera d’isola-mento.

A brevi passi dal luogo incendiatosorgono vasti magazzeni in cui sonoammucchiati grande quantità di sac-chi di riso e di farina: le fiamme mi-nacciavano di propagarvisi, e tutti glisforzi furono quindi diretti ad impe-dirlo. Frattanto le fiamme compivanol’opera devastatrice; il reparto in fiam-me è un vicino magazzeno crollaronofragorosamente distruggendo tutto ilmacchinario.

Fu allora iniziata l’opera di spegni-mento il lavoro durò tutta la notte: alsorgere dell’alba non rimaneva che unmucchio di macerie fumanti. Alle 7 diquesta mattina tutto era finito.

Per quanto si fosse indagato perconoscere le cause, nulla di certo si èpotuto assodare: si ritiene probabileche per un attrito di qualche movi-mento meccanico si fosse sprigionatauna scintilla, che cadendo sulla facilemateria infiammabile, produsse l’in-cendio: altri riterrebbero, e l’ipotesi èpiù accreditata che le fiamme si sareb-bero sprigionate in seguito a naturalefermentazione del cascame.

I danni sono rilevantissimi; si cal-colano sulle 100 mila lire. Andaronodistrutti più di un centinaio di sacchidi riso, tutto il macchinario del repar-to, e il fabbricato ebbe rilevanti avarie.Sul posto pel mantenimento dell’ordi-ne, dato l’accorrere di cittadini, vennechiamato un plotone di soldati del Ge-nio, al comando del tenente Chibazzo.Accorsero pure le Autorità, il SindacoComm. Franchi Maggi, il capitano deicarabinieri, i dottori Strada, Spelta,Pollaci, l’ing. Gara ed altri.

Il signor Noè è assicurato.L’opera prestata dai bravi militi del

fuoco fu lodevolissimo e superiore adogni encomio.

Per una via dimenticata29 marzo 1913 - Sappiamo che di-versi egregi cittadini stanno facendopratiche presso l’autorità comunaleperché venga munita di marciapiedila via Palestro. In questi ultimi annidetta via ha acquistata una impor-tanza non trascurabile, la fronteg-giano stabilimenti industriali impor-tanti quali la fonderia Anelli e Caz-zola, il Frigorifero Pavese e la nuovaClinica Psichiatrica. Vi è continuo ilpassaggio di carri e carrozze, nonchédi numerosi cittadini. La manuten-zione di via Palestro è sempre statatrascurata peggio di quella di unastrada in sobborgo, e il transitare peressa, a chi soffre … dolcezze di infe-riori parti, è un tornare al dantesco:“riveder le stelle”.

Senza contare poi il disturbo cheproviene ai numerosi abitanti dal con-tinuo passare di cariaggi dalle ruoteferrate sui sassi acuminati e poco livel-lati. Ci associamo perciò di buon gra-do alla iniziativa degli egregi cittadini,sperando che il Municipio farà del suomeglio per soddisfare il giusto deside-rio, che torna a decoro di una via citta-dina di non trascurabile importanza.

Alle frescure della cella29 marzo 1913 - In seguito alla con-testazione fatta dalla sparizione di al-cune pianticelle di pioppo dal propriofondo, certo Giuseppe Ravetta sporse

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APRILE 2013 PAVIA

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dell’Angelo s. Ugo

s. Francesco di Paola

s. Riccardo

s. Isidoro

s. Vincenzo F.

s. Virginia

s. G. Battista de la Salle

s. Giulia

s. Gualtiero

s. Terenzio

s. Stanislao

s. Zeno

s. Martino

s. Abbondio

s. Annibale

s. Bernadette

s. Roberto

s. Galdino

s. Emma

s. Adalgisa

s. Anselmo

s. Leonida

s. Giorgio

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Liberazione s. Marco ev.

s. Marcellino

s. Zita

s. Pietro Chanel

s. Caterina da Siena

s. Pio V

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Anno 1952. Piazza della Vittoria. Il Broletto fa da sfondo a questa cartolina postale. Un tempo sede dei Vescovi diPavia, è il più antico edificio di questo genere in Lombardia. Qui avvenivano le esecuzioni capitali. Alle colonne delporticato venivano legati nudi i debitori, con facoltà ai creditori di fustigarli. L’immagine è dominata dalla mole dellacupola del Duomo, anticipata dall’esile costruzione del campanile parrocchiale realizzato nel 1757 in stile barocco.La piazza ha un fascino tutto particolare, dato dalle colonnine non prive di una loro rude eleganza e dal susseguirsidelle arcate con porticato, dove sembra di respirare ancora l’aria dell’antico Comune.

Anno 1915. Piazza Grande. Da secoli è il cuore della città e dalla sua fondazione il Cardo e il Decumano romani viconfluiscono quasi per accompagnare i pavesi nel loro “salotto buono”. Pavia, prima del 1376, era priva di unapiazza vera e propria davanti al Broletto, perché lo spazio antistante era quasi interamente occupato dagli edificidi proprietà dell’antica e potente famiglia nobiliare dei Beccaria. Nell’immagine si notano le caratteristichebancarelle degli ambulanti che sotto le bianche tende appaiono come uno strano e simpatico accampamento.

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Un’automobile chedevia, spezza dueparacarri e corre

contro un ippocastano3 aprile 1913 - Ieri sera verso le18.30 spargevasi per la città la notiziadi un disastro automobilistico accadu-to alla frazione S. Giuseppe sulla pro-vinciale Pavia-Milano; si parlava diqualche ferito grave. Ci portammoprontamente sul posto. La voce eramolto esagerata, sebbene il sinistrosia stato pericoloso. Proveniente daSan Remo, l’automobile 38 rosso 23nero, della Casa Alfa, guidata dal rap-presentante generale stesso della ca-sa cav. Enrico Maggioni, di cui nonpotemmo sapere il nome, filava velo-cemente sulla provinciale verso Mila-no. Allo svolto della strada a S. Giu-seppe, per un guasto al pneumatico diuna ruota anteriore, e per lo slitta-mento provocato dal fango viscido,l’automobile scartò bruscamente. Ilcav. Maggioni fu impotente a girare ilvolante; la vettura, attraversato il bi-nario del tram, andava ad investire,spezzandoli e gettandoli sul viale ri-servato ai pedoni a parecchi metri didistanza, due paracarri, e a cozzarecontro un ippocastano, fermandosi dicolpo. Alla violenza dell’urto ed al-l’improvvisa fermata della vettura,uno dei viaggiatori veniva sbalzato acapo fitto in avanti, andando a battereil terreno. Quanti di S. Giuseppe furo-no testimoni del sinistro, accorsero aprestar aiuti e soccorsi. Risollevato daterra, ove giaceva privo di sensi, ilviaggiatore, si prestavano a prodigar-gli i primi soccorsi; e finalmente dopopochi minuti di dolorose apprensioniin tutti, egli riprese i sensi, e si accu-sò alquanto ristabilito. Sotto la dire-zione del cav. Maggioni si procedettea togliere la vettura da quella posizio-ne, e a forza di braccia trarla allo sta-bilimento Pacchetti, da dove verrà ca-ricata sopra un carro ferroviario econdotta a Milano. Le avarie riportatedall’automobile sono gravissime. Iviaggiatori dovettero quindi recarsialla stazione ferroviaria per fare ritor-no a Milano. Dato il pericolo corso fuvero miracolo se non si ebbe a la-mentare vittima alcuna.

Arresto di un milanesetrovato in possesso

di ferri atti allo scasso9 aprile 1913 - Stanotte la squadrain borghese degli agenti di P.S. duran-te la loro ispezione per la città si im-batterono in una comitiva di giovanot-ti, che dal loro contegno e dal parlaresommesso e misterioso attrassero l’at-tenzione degli agenti; questi infattipresero a seguire, fingendo non cu-ranza, la comitiva. Frattanto i giova-notti, forse subodorando l’insegui-mento, che per di qua chi per di là silasciavano poco a poco, finché uno so-lo rimase in vista degli agenti. Costuiportava un involto, e trovatosi soloprese a camminare più circospettosenza una meta fissa. Giunto in via S.Severino Boezio, gli agenti lo raggiun-sero e lo fermarono chiedendogli legeneralità. A quell’intima il giovanot-

Cronache bizzarre di cento anni fa

Incendio22 aprile 1913 - Alle 5 di mattina ve-niva richiesta l’opera dei pompieri alprestino di Corso Cavour 60. Per il gran-de calore emanante dalla carbonellatratta dal forno e ammonticchiata all’al-tra, si è tutta incendiata, minacciando digrave pericolo il forno. In tempo peròavvertito l’incendio, furono pronti alcu-ni dipendenti del Grassi all’opera di spe-gnimento, mentre si attendeva l’arrivodei pompieri, telefonicamente chiamati.Questi in numero di quattro, al coman-do del capo squadra Gatti, nonostante ilgrave pericolo che incontravano per lagrande quantità di gas di carbonio svi-luppatosi per il locale e che ostacolaval’opera di spegnimento, dopo un’ora dilavoro riuscirono a spegnerlo completa-mente, e a scongiurare ogni ulteriorepericolo. Il danno risentito dal Grassiper carbonella e sacchi vuoti deterioratisi aggira sulle 120 lire. Egli è assicurato.

Sabato sera l’opera dei pompierivenne pure richiesta in via Volta 23 ca-sa Sartirana, ove nell’appartamentodel rag. Zanivolti era scoppiato un in-cendio da camino. Il pronto interventodei militi del fuoco è valso a spegnereprontamente l’incendio e a limitare ildanno a 10 lire.

Lamenti del pubblico26 aprile 1913 - Da 15 giorni e piùil funzionamento della fonte d’acquapotabile sul piazzale di Calcinara, la-scia troppo a desiderare. Non si sa perquale causa l’acqua esce lenta e scarsada una sola delle due bocche, sicché inumerosissimi abitanti di quei rioniche affluiscono intorno al povero fontea mala pena e con troppo spreco ditempo possono fare qualche provvistadell’indispensabile elemento. Inutiledire i moccoli che si levano contro leautorità che avrebbero dovuto provve-dere e che invece non se ne dannopensiero. Pretendono forse i bloccardidi costringere quei cittadini a correrealla loro Casa del Popolo in cerca di vi-no o d’acqua per non morire di sete?

E a proposito di incuria bloccardadiciamo anche che si vedono in cittàcerti tratti di strade che mettono i bri-vidi a chi li deve frequentare.

Per esempio si vada a dare un’oc-chiata al tratto di strada che da PiazzaBotta, fiancheggiando la cosiddettaCertosina, conduce a via Fratelli Cre-mona e si vedrà in quale stato orrendoe pericoloso si presenta ai viaggiatori epeggio ancora ai veicoli. Si aspetta for-se che accadano gravi disgrazie per in-dursi a provvedere?

to, vinto il primo momento di tituban-za tentò darsi alla fuga, ma gli agentiglielo impedirono, e fu allora che glidomandarono di mostrare quanto te-neva nell’involto; e così si venne a sco-prire come fosse completamente pie-no di ferri d’ogni genere atti allo scas-so, alla potenza dei quali nessuna ro-busta cassa forte avrebbe potuto resi-stere. Senz’altro lo dichiararono in ar-resto e lo trassero al corpo di guardiain via della Malora, ove lo chiusero incella. Stamani sottoposto ad un inter-rogatorio dal Delegato Rinaldi, l’arre-stato si qualificò per certo Cesare Gal-leani, d’anni 21 di Milano: dei suoiamici non volle proferir parola; e perquesto lo si richiedesse del come fos-se in possesso di tali ferri nulla ha vo-luto dire. La P.S. ha preso ad indagareattivamente.

2 quintali di pescesequestrati

15 aprile 1913 - Da due guardie eda un membro della Società PadanaTicinese venivano fermati al ponte fer-roviario sul Ticino una comitiva di pe-scatori, che recavano circa due quinta-li di pesce. Fu loro intimato di mostra-re il pesce. Riscontratolo in parte diqualità inferiore alle misure stabilite,le due guardie e il rappresentante del-la Società Padana dichiararono in con-travvenzione gli individui in base agliarticoli della legge sulla pesca. I con-

travventori sono: Carlo Tonchi fu An-tonio di anni 41, Antonio Sommariva diGiuseppe di anni 27, Pietro Bianchi diLuigi di anni 28 e Bassano Rozza fuAntonio di anni 32 e quattro si S. An-gelo Lodigiano. I due quintali di pescevennero loro sequestrati.

L’ex proprietariodell’Albergo S. Carlo

improvvisamenteimpazzito

16 aprile 1913 - Attirava ieri la cu-riosità dei cittadini che transitavanoper Corso Vitt. Emanuele verso le 17,un uomo che veniva correndo, colvolto acceso e agitando furiosamentele braccia. Era seguito dal vigile Fred-di, che cercava di ammansarlo chia-mandolo per nome. Avendolo potutoafferrare, tentava di persuaderlo conbei modi a seguirlo per ricondurlo al-la propria abitazione. Dopo non pocafatica il vigile, con l’aiuto di alcuni al-tri cittadini, riuscì a farlo salire soprauna vettura e ad accompagnarlo allapropria abitazione fuori Porta Cairoli.Trattasi dell’antico proprietario del-l’albergo S. Carlo, signor GiuseppeMissaga. Era fuggito da casa dandosegni manifesti di improvvisa pazzia.Dallo stesso vigile il Missaga venneposcia condotto all’Ospedale S. Mat-teo. Nella colluttazione il Freddi ven-ne colpito da un calcio allo stomacoper cui venne medicato dal dottorGnocchi.

Un borseggio di 2300lire sul mercato

19 aprile 1913 - Un audace bor-seggio è avvenuto questa mattina. Ilsettantenne signor Camillo Rizzardi,notissimo conducente mulino a S.Pietro in Verzolo, dovendo fare oggiun pagamento aveva portato con sé eriposto in un portafogli nella tascainterna della giacca, contenente piùdi 2000 lire in biglietti di banca. Alcaffè S. Carlo in Piazza Grande, al-lungò la mano per estrarre il por-tafogli: la tasca era tagliata e il por-tafogli scomparso. Lo stupore fu vi-vissimo fra i presenti e vivi pure icommenti sul mercato, non appenalo notizia si sparse in un baleno. Ilfurto fu tosto denunciato, ma finoradell’audace ladro e borsaiolo nessu-na traccia.

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MAGGIO 2013 PAVIA

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Festa lavoro s. Giuseppe art.

s. Anastasio

ss. Filippo e Giacomo

s. Fulvio

s. Silvano

s. Domenico Savio

s. Flavia

s. Vittore

s. Isaia profeta

s. Antonino

s. Fabio

Ascensione ss. Nereo e Achilleo

s. Domenica

s. Mattia

s. Torquato

s. Ubaldo

s. Pasquale

s. Giovanni I

Pentecoste s. Pietro C.

s. Bernardino da Siena

s. Vittorio

s. Rita da Cascia

s. Desiderio

Maria Ausiliatrice

s. Beda s. Gregorio VII

ss. Trinità s. Filippo Neri

s. Agostino di Canterbury

s. Emilio

s. Massimino

s. Ferdinando

Visitazione B.V. Maria

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Anno 1953. Piazza del Municipio. Casa Raimondi fu demolita dopo il 1930 per fare spazio ai nuovi uffici comunali,opera dell’architetto Carlo Morandotti e inaugurati da Mussolini nel 1936. A destra si nota il nuovo corpo di fabbricain fregio a via Scopoli. Sopra il monumentale scalone si vedono i quattro bassorilievi realizzati dallo scultore GiovanniScapolla a celebrazione di altrettanti episodi salienti della storia pavese: l’ingresso di Augusto, la presa di Alboino, lariscossa dei pavesi contro i Visconti, la liberazione da parte di Carlo Alberto. Quasi al centro della cartolina si scorgel’oratorio in stile rococò dei Santi Quirico e Giulitta, caratteristico per le due torrette campanarie e per la balconata.

Anno 1919. Piazza del Municipio. L’immagine è dominata dal Palazzo Mezzabarba, progettato da Giovanni AntonioVeneroni e realizzato in stile rococò tra il 1720 e il 1730. È sede dell’Amministrazione Comunale dal 1875. Sulla destraè visibile Casa Raimondi, abitata dall’omonimo “chimico fotografico” che alla fine dell’Ottocento diventò famoso peri ritratti da lui realizzati. Una vettura della tramvia elettrica transita sferragliando per collegare la stazioneferroviaria alla piazza del Municipio.

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Cronache bizzarre di cento anni faFurto di biancheria

2 maggio 1913 - Mercoledì il lavan-daio Pietro Chiodi, abitante in via deiMille 13, si recava dai suoi clienti perla consegna della biancheria lavata.Giunto in via Pasquale Massacra, la-sciò il carretto in mezzo alla via e sirecò in una casa con un fagotto. Pochiminuti dopo fu di ritorno, ed ebbe aconstatare con una sgradita sorpresa,che dal carretto gli era stato rubato uninvolto di biancheria. Per quanto chie-desse a questi e a quelli se sapesserodargli notizia alcuna dell’ignoto ladro,non gli fu dato sapere nulla. Unicoconforto rimastogli fu quello di recarsiagli uffici di P.S. a denunciare il furto.

Il valore della biancheria rubata ilChiodi valutò sulle 30 lire circa.

Audace furto a S. Pietro in Verzolo

6 maggio 1913 - Stanotte audaci ladrihanno mandato ad effetto un tiro birbo-ne e danno della Signora Angela Cam-bieri ved. Bordoni, esercente osteria aS. Pietro in Verzolo. Tolta dal muro l’in-ferriata di una finestra della cantina, viscesero, e vi fecero bottino di circa 100chilogrammi di salame e lardo, e 100bottiglie di vino, dandosi quindi indi-sturbati alla fuga. Stamani, scoperto ilfurto, venne fatta immediata denunciaalla Benemerita la quale prese subitoattive indagini per la scoperta degliignoti ed audaci ladri, i quali nessunatraccia lasciarono nella loro fuga.

Gli esercenti, le tendedei negozi e il tram

elettrico7 maggio 1913 - Ieri sera nella sededella Società Esercenti si riunirono gliesercenti del Corso Cavour e delibera-vano il seguente ordine del giorno:

«Gli esercenti del Corso Cavour riu-niti la sera del 5 maggio nella sede del-la Società Esercenti; ritenuto che l’ordi-ne verbale emanato dal Comune, dinon abbassare le tende, sia arbitrario;considerato che le tende di ogni singo-lo esercizio sono poste secondo le pre-

scrizioni regolamentari e che non im-pediscono la circolazione del tram adesempio di altre città; considerato che inegozi, di qualunque genere, non pos-sono rimanere senza tenda in questastagione, senza grave danno dei pro-prietari e della merce esposta in vetri-na; protestano altamente contro l’ordi-ne draconiano, deliberando di tenere letende abbassate in attesa che il comu-ne, a sue spese, porti ai bracciali dellemedesime le variazioni che saranno delcaso senza pretendere la completa abo-lizione dei bracciali in parola.

La rissa di questanotte nei pressi del

Ponte Ticino14 maggio 1913 - Stanotte nei pres-si del Ponte Ticino si ebbe una rissa,durante la quale lucicò il coltello, e fuper l’intervento della Benemerita chesi evitarono più gravi conseguenze.

Alticci pel vino bevuto, il vigilato spe-ciale Enrico Rota con suo fratello, eranovenuti a parole con un compagno. Benpresto si passò alle vie di fatto.

I due rota picchiavano sodo; ma il ne-mico non li temeva, sapeva tener loro te-sta. Quando Enrico Rota, cieco dal furo-re, estrasse un coltello a serramanico evibrò un colpo all’avversario. Al doloreprodottogli dalla ferita questi invocò soc-corso. I militi della Benemerita di servi-zio al Ponte, intesero il grido ed accor-sero. Al loro apparire i Rota abbandona-rono la vittima e si diedero alla fuga: i mi-liti li inseguirono prontamente, e riusci-rono ad acciuffarli: dopo vivace lotta op-posta, Enrico Rota solo venne trattenuto:il fratello se l’era svignata, scomparendoa precipitosa fuga nell’oscurità.

L’arrestato venne trascinato, nono-stante la vivace ribellione opposta, alvicino corpo di guardia, della barrieradaziaria, da dove venne telefonato allacaserma per chiamare soccorsi. Sulposto si recarono prontamente un bri-gadiere e un milite, ricevettero in con-segna l’accoltellatore, e bene amma-nettato lo trassero in cella. Nella per-quisizione fattagli fu trovato il coltello.

Fortunatamente, per la sua presen-za di spirito nella difesa, il ferito potèdeviare alquanto il colpo, sicché la fe-rita riportata ci viene assicurato nonessere di grave entità.

Una rissa alla giostra23 maggio 1913 - Ieri sera svolge-vasi alla giostra del baluardo Brogliola festa dei fiori e un pubblico foltissi-mo di signorine e signore vi prendevaparte. Ma per opera di alcuni giova-notti sconsiderati, che invece di fiorilanciavano terra ed erba bagnata pocomancò non succedessero gravissimiincidenti.

Gli addetti alla giostra stufi del cat-tivo gioco, avevano tentato a parecchieriprese di far allontanare i disturbatorie alla fine ricorsero a mezzi più effica-ci, forse troppo efficaci. Subito si acce-se una vivissima lite tra essi e i pre-senti, di cui molti protestavano per imodi usati. Qualcuno dei rissanti euno della giostra ne uscirono malcon-ci. In seguito gli incidenti ripresero equesta volta più vivacemente. Gli im-piegati della giostra armati di martellie chiavi inglesi si impegnarono a fon-do e se non fossero intervenuti provvi-di pacieri, senza dubbio si sarebberodovuto lamentare gravi disgrazie.

In seguito vennero i carabinieri peri rilievi del caso.

È però doloroso notare come daqualche tempo si vadano verificandospettacoli di questo genere che certonon depongono troppo a favore dellaciviltà e della educazione della nostracittà.

Ci corre però l’obbligo di riferireche furono da noi alcuni cittadini a la-mentare l’eccessività dei mezzi di re-pressione usati. Tanto per la cronaca.

Incidente ciclistico27 maggio 1913 - L’altro giorno,verso le 17, il fattorino del telegrafoMaggi, nello svolto tra via Bordoni evia Mentana, andò a finire fra le gam-be del cavallo della carrozza del Cav.Quirici. L’urto inevitabile fu violento, ese non ha avuto conseguenze più disa-strose si deve al fatto che in quel mo-mento la carrozza procedeva a passonon troppo forte.

È già la seconda volta che questogiovane va a finire sotto la medesimacarrozza, e buon per lui che anchequesta volta se l’è ancora cavata conmolto spavento e solo con qualchegraffiatura alle gambe e alla mano.

La bicicletta (che non è nemmenodel Maggi, ma di un altro fattorino) in-vece venne ridotta in frantumi.

Certo però è a deplorarsi il conti-nuo ripetersi di questi incidenti dovutila maggior parte ai giovani che vannoa velocità eccessiva.

Conducente, carretto e cavallo precipitati

in Ticino28 maggio 1913 - Ieri un conducen-te, alle dipendenze del capomastro Be-nazzi, transitava con carretto e cavallopel Lungo Ticino, quando a duecentometri circa dal ponte causa, a quantoci fi riferito, per una improvvisa franadel terreno, il carro si rovesciò trasci-nando per la scarpata cavallo e condu-cente. Il carrettiere però fu lesto a trar-si a riva con quattro colpi di braccia: ilcavallo, quantunque s’arrabattasse permettersi in salvo, attaccato come era alcarro e da esso impedito, miseramen-te affogò, nonostante che prontamentesi lavorasse pel suo salvataggio.

Giochi di poco sugo30 maggio 1913 - Verso le 23 di ierisera un gruppo numeroso di studenti,uscendo dal ristorante del Pesce d’Oroin Corso Cavour, fecero segno al mano-vratore di una vettura tramviaria di fer-marsi, per il puerile gusto di rideresgangheratamente quando l’ordine ven-ne eseguito, credendo il manovratoreche gli studenti volessero salire. Un vi-gile urbano che trovavasi presente in-tervenne per redarguire, con modi cor-retti, i poco educati studenti, ma venneda questi circondato e spavaldamenteinvestito di ragionamenti fuori proposi-to, sì che il vigile, trovandosi solo controuna decina di avversari, credette oppor-tuno ritirarsi, onde evitare maggioriguai. Ci spiace di aver di persona con-statato che diversi cittadini assistevanoalla scena cavandone un gradito diverti-mento. Sulla vettura tramviaria, che futenuta ferma per offrire lo spettacolo in-decoroso anche a chi vi stava sopra, ab-biamo notato due consiglieri comunali.

Speriamo che, a una eventuale re-plica del gioco, i poco educati studentisaranno messi a dovere!

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Corpus Domini Festa Repubblica

s. Carlo L. e c.

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s. Bonifacio

s. Norberto

s. Cuore di Gesù s. Sabiniano

s. Medardo

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s. Massimo

s. Barnaba

s. Guido

s. Antonio da Padova

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s. Germana

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s. Ranieri

s. Marina

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s. Ettore

s. Luigi Gonzaga

s. Paolino da Nola

s. Lanfranco

Natività s. Giov. Battista

s. Guglielmo

s. Rodolfo

s. Cirillo di Alessandria

s. Ireneo

ss. Pietro e Paolo

ss. Primi Martiri

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Anno 1955. Entrata del nuovo ponte da Borgo Ticino. Il ponte vecchio, costruito nel secolo XIV, venne distrutto daibombardamenti del 1944. Il nuovo ponte coperto fu inaugurato il 16 settembre 1951 alla presenza del Presidente dellaRepubblica Luigi Einaudi e benedetto dal Vescovo di Pavia Mons. Carlo Allorio. Alla sinistra dell’ingresso scorgiamoil massiccio schieramento dei palazzi (costruiti a seguito del Piano per la Ricostruzione del 1948) che ha modificatosensibilmente lo skyline della città. Sarà per il suo tetto con le curiose capriate di legno, sarà per le decine dipilastrini di granito che sorreggono la copertura, ma sul “Ponte Coperto” non si passa come su altri mille ponti, losi attraversa incuriositi, parlando, osservando, salutando chi si incontra.

Anno 1932. Entrata del ponte vecchio da Borgo Ticino. Verso la fine del Cinquecento, in onore di Margherita D’Austriache andava sposa a Filippo III di Spagna, fu abbattuto il torrione di accesso al ponte da sud e sostituito dalla portamonumentale che possiamo notare nella cartolina. Era una costruzione, rivestita di conci in pietra, a tre ordini:l’inferiore, con arco a pieno centro; il secondo, diviso in tre riquadri da lesene a bugne; il terzo, formato dal timpanotriangolare sorretto da mensole con teste di leone che servivano da capitello alle sottostanti lesene. Nel riquadrocentrale vi era lo stemma reale, mentre nei due laterali quelli del duca di Milano e della città di Pavia.

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Abuso del ballo3 giugno 1913 - Ci arrivano da varieparti specialmente dai sobborghi dellacittà, ma anche da certi paesi e paesel-li di campagna, vivi lamenti sull’abusodelle feste di ballo, le quali, stanno invia per diventare quotidiane. Dappri-ma si concedevano solamente in occa-sione delle sagre, e anche quelle voltecon limiti di tempo e di modalità. In se-guito si incominciò a concederle conpiù facilità anche in altre occasioni du-rante l’anno. L’appetito venne man-giando; le richieste si andavano facen-do più frequenti, e i freni delle compe-tenti autorità rallentarono. Si arrivò atanto, che ora in certi luoghi si balla intutte le feste, e pare non basti ancora;si protraggono le danze fin dopo mez-zanotte, con quale rispetto della quietedei cittadini, abitanti nei pressi dellefeste da ballo, è facile immaginare. Sianel caso che questo abuso si compiacol permesso delle autorità sia che ciòavvenga in barba ad ogni legge, noi lodenunciamo come un grave, gravissi-mo, disordine, fonte di corruzione e dialtre tristissime conseguenze.

Tentati furti10 giugno 1913 - Forse credendoche tutta la P.S. e i militi della Bene-merita fossero occupati nelle indaginiper l’identificazione dei ladri alla salu-meria Premoli, altri ignoti hanno cre-duto di approfittare del momento permandare a effetto diversi tiri birboniad altri pacifici cittadini.

Il primo tentativo fu iniziato a dan-no del dottor Paolo Cattaneo, di viaPasquale Massacra, e precisamente aldi lui pollaio. Sul più bello però del la-voro, quando stavano precisamentemettendo le mani sul bottino agogna-to, i notturni vampiri dovettero darsialla fuga alla luce improvvisa fattasinella casa del dottore. La domesticaCaterina Besana, svegliatasi all’insoli-to rumore pervenutole dal pollaio, esospettando trattarsi di ladri, ebbe la

Cronache bizzarre di cento anni falara 6, affidava il pacco ai fratelli Au-gusto Tavernati d’anni 9, e Felice dianni 7, per inviarli a mezzo ferrovia aBrescia. Questi, in vista della manciapromessa, presero la scatola sottobraccio e si incamminarono alla sta-zione. Giunti fuori Porta Cavour, idue giovinetti si videro raggiunti daun giovanotto in bicicletta, che fer-matili e dicendosi incaricato dalla si-gnora Decca, si faceva consegnare lascatola, assicurando di andare eglistesso a compiere la spedizione. I duefratelli, di nulla sospettando, cedette-ro il pacco allo sconosciuto, ben lietidi essersi liberati di una incombenzache li metteva alquanto in imbarazzoper la loro poca praticità in fatto dispedizioni ferroviarie, e ritornarono acasa, presentandosi alla signora Dec-ca per informarla che la ricevuta dispedizione le sarebbe stata recapitatadall’altro giovanotto. La signora Dec-ca, non comprendendo quanto i fra-telli Tavernati le andavano dicendo,volle essere informata del fatto. La si-gnora fu subito presa da timore di unbrutto tiro; sollecitamente volle infor-marsi presso la stazione se il paccofosse stato spedito, e venuta a cono-scere come lo sconosciuto si fosseappropriato della scatola dirigendolaper altra meta, si recò a denunciare latruffa alla Benemerita. Per quante in-dagini si siano esperite per la identifi-cazione del truffatore, nulla si è potu-to raccogliere. Il danno lamentatodalla signora Decca è di lire 134, va-lore totale degli abiti e della bianche-ria contenuti nella scatola.

Arrestato vuol portarsiin guardina in carrozza27 giugno 1913 - Ieri il fruttivendo-lo Giuseppe Verri, abitante fuori PortaGaribaldi, recavasi in bicicletta sul cor-so omonimo e fermavasi ad un nego-zio per farvi delle provviste, lasciandola macchina accanto all’ingresso delnegozio stesso.

Pochi minuti vi sostò, e uscito siprestava a riprendere la bicicletta:ma con stupore non la vide più. Giròlesto lo sguardo attorno, e in temposcorse la sua macchina scendere pelCorso, sotto le pedalate di uno sco-nosciuto. Diede prontamente l’allar-me e inseguendo il ladro gridava:ferma! Ferma! Parecchi cittadini, ac-cortisi di che si trattava, si posero adinseguire anch’essi lo sconosciuto,mentre altri gli si paravano dinanziostacolandogli il passo: fu così che ilpoco accorto velocipedista venne ac-ciuffato, fatto scendere di macchina,e tenuto ben bene d’occhio in attesadell’arrivo degli agenti di P.S., chia-mati telefonicamente. Poco dopo so-praggiunse l’agente Anselmi, che lodichiarò in arresto, invitandolo alCorpo di Guardia. Ma l’arrestato, ofosse mal fermo in gambe o tale sifingesse, addusse di essere incapacedi fare il tratto a piedi, cosicché funecessario tradurlo in via della Malo-ra con una vettura pubblica. Al Cor-po di Guardia, richiesto delle sue ge-neralità, si dichiarò per certo AlfredoVitale, d’anni 21, di Milano.

felice idea di accendere la lampadaelettrica: a quel sprazzo di luce im-provvisa i ladri dovettero far di gam-be. Nella fuga però uno di loro abban-donò sul posto il berretto, che conse-gnato agli agenti di P.S. valse alla iden-tificazione di certo Carlo Pizzocaro diPavia, che venne più tardi ritrovato emesso ai dolci freschi.

Il secondo tentativo è stato minac-ciato alla salumeria Scuri di Corso Ga-ribaldi, angolo via Alboino.

Il proprietario della salumeria devedirsi fortunato d’averla scampata bel-la, perché per poco, non ebbe a la-mentare un furto, non inferiore diquello patito dal Premoli.

Le mire dei ladri erano rivolte allacantina, ove molta merce si trova de-positata, e le cui finestre prospettano invia Alboino; una sola sul Corso Gari-baldi. I ladri avevano iniziata l’opera ap-punto contro quest’ultima. Uno si die-de al lavoro per forzare l’inferriata edun altro all’angolo di via Alboino, face-va da vedetta. Ma l’impresa venne atempo sventata dalla guardia notturnaCesare Savio, che allarmatasi del con-tegno misterioso dei due, si avvicinavaguardinga per sorprenderli in flagran-te. Ma le due nottole l’anno scorto intempo, e sparvero per via Porta Nuova.

Il terzo colpo lo si voleva consuma-re alla latteria Ercole Fraschini, diCorso Vittorio Emanuele 11. Con unlungo e robusto chiodo si tentava diforzarvi la serratura; ma disturbati dalsopraggiungere di persone o della pat-tuglia di servizio al ponte Ticino, do-vettero rinunciare all’impresa e darsialla fuga. Sul posto si rinvenne il chio-do che fu consegnato alla P.S.

La scappata del soldato20 giugno 1913 - Il soldato AngeloMerli di Voghera, appartenente al 1°Regg. Genio di stanza a Pavia, stancoforse della continua vita disciplinare incaserma, ieri l’altro, senza permessodi sorta, se ne andava tranquillamentea Voghera in bicicletta.

Ma appena la sua assenza fu nota-ta, i superiori telegrafavano a quei ca-rabinieri, i quali acciuffavano il …merlo in via Emilia, e col primo trenolo spedivano al Reggimento, ove loattendeva … a porte aperte la pocogradita cella.

Il temporale di stanotte21 giugno 1913 - Dopo una giorna-ta coperta di nuvolaglie, ieri sera prin-cipiò, lenta, una pioggerella. Ma sul fardella notte si tramutò in un violentissi-mo temporale con scariche di fulmini,rombi di tuoni e pioggia a dirotto. Ilfulmine non mancò di lasciare le suetracce e poco mancò non facesse an-che delle vittime.

Alla cascina Bordoncina, frazionedi S. Giuseppe, alle 24, la folgore, pe-netrata nella casa di Luigi Robecchi,fonditore presso la ditta Necchi, dopoaver serpeggiato nella camera da letto,staccando quadri e quanto si trovavaappeso alle pareti, passò in altra came-ra, ove dormivano i figli, rinnovandoviil suo giro a zig - zag, quindi ritornan-do nella prima camera, vi scoppiò conun orribile frastuono producendo inuna parete una larga fenditura.

Fortunatamente non accadde nes-suna disgrazia: i componenti la famigliasvegliati di soprassalto pel forte baglio-re e per lo scoppio, rimasero illesi; soloil figlio Angelo di anni 17, per la deto-nazione rimase fortemente tramortito,riavendosi dopo sollecite cure.

In un’altra casa confinante conquella del Robecchi, la folgore produs-se lesioni varie, staccando, nella suafuga dalle pareti, quanto incontrava.Fortunatamente non lasciò altri danni.

Abile truffa26 giugno 1913 - Dopo di aver be-ne collocati in una scatola grande de-gli abiti e della biancheria, certa Or-solina Decca, abitante in via Porta Sa-

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Prez. Sangue Gesù

s. Ottone

s. Tommaso

s. Elisabetta del Portogallo

s. Antonio M. Zaccaria

s. Maria Goretti

s. Claudio

s. Edgardo

s. Letizia

s. Ulderico

s. Benedetto

s. Fortunato

s. Enrico

s. Camillo de Lellis

s. Bonaventura

B.V. del Carmelo

s. Alessio

s. Federico

s. Arsenio

s. Elia profeta

s. Lorenzo da Brindisi

s. Maria Maddalena

s. Brigida

s. Cristina

s. Giacomo

ss. Anna e Gioacchino

s. Liliana

ss. Nazario e Celso

s. Marta

s. Pietro Crisologo

s. Ignazio di Loyola

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�Anno 1949. Viale della Stazione. Viale Nizza è l’altra denominazione che fu data alla strada che conduce alla stazione.Il servizio di trasporto pubblico dal centro della città (piazzetta del Sale) alla stazione fu garantito per un ventenniodal tram a cavalli di Gaetano Del Bò, una modesta “giardiniera” con salita e discesa posteriori. Dal 1913 entrò inservizio il tram, testimoniato in questa foto dalla presenza della rete aerea di alimentazione elettrica e dei binari.

Anno 1912. Viale della Stazione. Viale Vittorio Emanuele II è più conosciuto come “Viale della Stazione” perché adessa conduce direttamente dal Piazzale Minerva. Costruito nel 1909 per evitare un percorso tortuoso, il viale era interra battuta e il tram non vi aveva ancora fatto la sua comparsa. Sullo sfondo compare l’edificio della stazioneferroviaria costruito dopo il 1865. Prima esisteva solamente una baracca in legno per ospitare i viaggiatori cheusufruivano delle linee Pavia-Milano, Pavia-Torreberetti e Pavia- Cremona.

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I due incendi di sabato

14 luglio 1913 - L’altro ieri fu peinostri pompieri una giornata di lavoro.Chiamati verso le 15 a S. Teresa, vi ac-corsero con pompa a vapore al coman-do del capo geom. Sacchi. Nel fieniledel sig. Mario Calcagni, situato dietrola chiesa, erasi sviluppato un incendioin tre casseri di fieno, e si ritiene per lafermentazione del medesimo. In bre-vissimo tempo le fiamme si propaga-rono alla travatura del soffitto, si che,al loro arrivo, i pompieri si prestaronoa demolire il tetto delle tre campate,riuscendo così ad impedire che lefiamme si propagassero alle travi deltetto del vasto portico che corre attor-no al fienile. Per assicurare quindi cheil fuoco che covava in mezzo al fienonon si avesse a sviluppare maggior-mente, fu tenuta in azione per tutta lanotte del sabato a ieri, la pompa vapo-re, e sul posto lasciata una squadra dipompieri. Ieri mattina completamentedomato l’incendio, i militi del fuoco fe-cero ritorno in città alle 10 scoccate.

Il danno risentito dal Calcagni perfieno distrutto e guasti al fabbricato siaggira sulle 10 mila lire: è assicurato.

Alle 24 circa in seguito ad un’altrachiamata, i pompieri nuovamente al co-mando del capo geom. Sacchi, con uncarro di primo soccorso, mentre solle-citamente si apprestava una secondapompa a vapore, si recarono in BorgoTicino, e precisamente nella vecchiacorte detta la “Fornace”, ove, in un ma-gazzeno di legna erasi manifestato unprincipio d’incendio. Minacciato era unmucchio di minuta legna. Il pericoloche si temeva poteva essere gravissimose si fosse ritardato per avventura l’al-larmi e il soccorso: invece pel pronto in-tervento dei pompieri tutto fu scongiu-rato, non essendo stata necessaria nep-pur l’azione della pompa a vapore cheera stata piazzata lungo l’argine del Ti-cino. Alle 2.30 circa i pompieri facevanoritorno alla caserma. Il danno che la-menta il proprietario lo zoccolaio CarloPietanza s’aggira sulle 200 lire.

Casa visitata dai ladri15 luglio 1913 - Certa Maria Ram-pini vedova Corona, di via Rocchetta 6,ha denunciato alla P.S. d’essere statavittima di ignoti ladri. Ieri sera verso le21 erasi assentata da casa; del mo-mento approfittarono i ladri, che datala scalata alla finestra della cucina apiano terreno, si portarono al pianosuperiore, ove compirono l’opera loro.Fecero fagotto di un cesto d’uova e didiversi capi di biancheria, non trovan-dovi quanto a loro meglio confacesse osperavano di trovarvi, allontanandosiquindi per la stessa via indisturbati.Rincasata la Rampini, constatato il fur-to, sporge regolare denuncia. Il dannolamentato dalla donna si aggira sulle130 lire. Dei ladri nessuna traccia.

Abile truffatore al sicuro

16 luglio 1913 - Il fatto accadde ve-nerdì; il truffato fu l’ing. Pavesi. Du-rante la sua assenza da casa, si era

Cronache bizzarre di cento anni fa

do un discorso che non aveva mai ter-mine. Il Moro si mostrò contento; sivolle festeggiare l’incontro con una bic-chierata, e i due si avviarono al caffèBattanoli. Centellinando, il discorsocontinuava, e l’amicizia sembrava farsipiù fondata. A un certo punto il nuovoamico si avvicinò alla bicicletta che erastata posta accanto al muro, vicino altavolo ove i due si erano assisi, e rimi-randola, elogiandone la bella costru-zione, la prese pel manubrio facendoscattare il freno per provarne la poten-zialità, quindi, senza dir verbo, chetocheto, saltò in sella alla macchina pe-dalando furiosamente: il Moro, creden-do che l’amico intendesse fare una pro-va della macchina, se ne stette indiffe-rente. Ma lo sconosciuto si allontanavaattraversando la piazza Grande, svol-tando per una via, scomparendo in lon-tananza. Il Moro pazientemente atten-deva. Poco dopo, visto che il ritornodell’amico si faceva lento, cominciòsentirsi preso da una vaga agitazione,cambiatasi in sospetti, e quindi inrealtà, quando l’attesa del ritorno fu va-na. Abilmente si vide derubato propriosotto gli occhi. Quasi ciò non bastasse,dovette anche pagare, prima di allonta-narsi dal caffè, lire 1.40, importo delleconsumazioni fatte coll’amico. E ieri sidecise a denunciare il furto alla P.S.

Il pericolo corso da ungiovanotto nel Ticino

31 luglio 1913 - Dal ponte della fer-rovia, ove trovavasi verso sera con al-cuni amici, il dottor Luigi Maffei, av-vertì nelle acque del Ticino un giova-notto che si dibatteva, invocando aiuto.Avendo potuto scorgere poco lungi unbarcaiolo, il noto Paride Negri, gli ad-ditò il giovane pericolante. Con lodevo-le prestezza il barcaiolo raggiunse ilgiovanotto che vinto dalla corrente giàaveva cominciato a scomparire sotto leonde, risalendo poi per essere nuova-mente travolto. Il Negri potè, con agilimosse, trarre dal pericolo l’infelice che,senza aiuto, sarebbe rimasto presto vit-tima delle onde, o meglio vittima dellasua imprudenza, perché egli recatosi abagnarsi nel fiume, aveva fatto troppo afidanza colla sua capacità al nuoto, al-lontanandosi dalla riva fin dove la cor-rente era più forte delle sue forze.

presentato al suo studio un giovanottodicendosi mandato dall’ingegnere aprendere la bicicletta per condurla dalmeccanico Rossi, ove era atteso, peralcune necessarie riparazioni. Dalcontegno dell’individuo non si ebbealcun sospetto, per cui gli fu conse-gnata la macchina. Lo sconosciuto, os-sequiato gentilmente, si allontanò le-sto lesto. Figurarsi la dolorosa mera-viglia dei famigliari dell’ingegnerequando questi, di ritorno a casa e sa-puto della venuta dell’individuo, assi-curò di non aver mandato alcuno contale incarico.

Si fece informata con regolare de-nuncia dal fatto la P.S., la quale si mi-se subito in moto per l’identificazionedel truffatore: e ieri, dopo attivissimeindagini, riusciva ad acciuffarlo nellapersona del diciannovenne GiacomoBertolotti di Pavia, e deferito all’Auto-rità Giudiziaria sotto l’imputazione ditruffa.

Anche una lettiga da giubilare

16 luglio 1913 - Giorni fa si è prov-veduto per la sostituzione del famosocarro funebre adibito al servizio deltrasporto notturno dei cadaveri dal-l’Ospedale al Palazzo Botta e da que-sto al Cimitero, perché indecente,specialmente per la triste impressio-ne che col suo rumore sordo e lugu-bre nel cuor della notte producevanei cittadini che ne avvertivano il pas-saggio. Farebbero bene le nostre au-torità ricordare che esiste ancora inPavia una certa lettiga, la quale forseha visto i secoli, ed è ridotta a talestato che suscita una ben ingrata im-pressione quando si vede scorrereper le vie della città. Richiama allamente la scena dei monatti nella pe-ste di Milano.

È la lettiga dell’Ospedale di S. Mat-teo, che serve per il trasporto degli

ammalati della città all’Ospedale. Èvecchia indecente; ha proprio bisognodi essere passata tra gli arnesi fuoriuso. Essa ha già ceduto molta partedei suoi servigi ai mezzi di trasportopiù decorosi della Croce Verde: sareb-be meglio però che si pensasse a so-stituirla del tutto. Ne avvantaggereb-bero il decoro e la igiene.

Nuova impresa del Coppietti

18 luglio 1913 - In un momento ditregua del lavoro, il famiglio CarloMagnaghi, della cascina “Vela” diFossarmato, volle rifarsi delle ore in-sonni passate nella notte, e toltasi lagiubba, contenente l’orologio d’ar-gento e 8 lire in spezzati, si coricò so-pra il fienile. Due giovanotti lo tene-vano d’occhio, e quando lo ritenneroassopito per bene, tentarono di ru-bargli la giubba. Ma il Magnaghi, frail sonno e la veglia, s’accorse del tiroche gli veniva tentato; prontamentefu in piedi, e inseguì i due che si die-dero alla fuga riuscendo ad acciuffar-ne uno, e consegnarlo alla Benemeri-ta. Richieste delle generalità, si quali-ficò per certo Arturo Coppietti, d’an-ni 30, da Pavia; il fuggitivo venneidentificato per Edmondo Celli, di an-ni 20, di Bressana Argine.

Il Coppietti dovette colla guardiad’onore sedere sul banco degli accusa-ti. Le prove addotte a conferma dellacolpabilità dei due indiziati furono suf-ficienti a che il Tribunale condannasseil Coppietti a 14 mesi di reclusione, e ilCelli, in contumacia, a 11 mesi e 20giorni della stessa pena. Il Coppiettiera difeso dall’avv. Venco.

Derubato dellabicicletta deve anche

pagare!19 luglio 1913 - La sera del 17 il pa-ratore Achille Moro, abitante in viaCardano 10, dopo d’aver girato in bici-cletta a diporto per la città e per suefaccende, nel far ritorno a casa, si im-battè in un individuo che lo ebbe a fer-mare, dichiarandoglisi amico, e inizian-

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AGOSTO 2013 PAVIA

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s. Alfonso M. de’ Liguori

s. Eusebio di Vercelli

s. Lidia

s. Giovanni M. Vianney

Dedic. s. Maria Maggiore

Trasfigurazione

s. Sisto II e c.

s. Domenico

s. Fermo

s. Lorenzo

s. Chiara

s. Ercolano

ss. Ponziano e Ippolito

s. Alfredo

Ferragosto Assunz. M.V.

s. Stefano di U.s. Rocco

s. Giacinto

s. Elena

s. Giovanni Eudes

s. Bernardo

s. Pio X

B.V. Maria Regina

s. Rosa da Lima

s. Bartolomeo

s. Luigi di Francia

s. Alessandro

s. Monica

s. Agostino

Martirio s. Giovanni B.

s. Gaudenzio

s. Aristide

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�Anno 1963. Il Lido di Pavia. Sotto il severo sguardo della Basilica di San Lanfranco, i bagnanti si riposano sullaspiaggia del Lido di Pavia. Lo stabilimento balneare, che non compare nella cartolina, fu realizzato nel 1957 suprogetto dell’arch. Giuseppe Massari. Consiste ancora oggi in una grande piattaforma sollevata da terra per evitareil rischio di esondazioni e sorretta da solidi pilastri. Il progressivo abbandono della struttura aveva fatto scivolareinesorabilmente l’impianto fluviale in una situazione di grave degrado. La Provincia di Pavia, proprietaria del Lido,ne ha promosso il recupero finanziandolo insieme alla Regione Lombardia. Dall’8 luglio 2009 i pavesi possonocontare su di un nuovo Lido con piscina ed altre strutture balneari.

Anno 1932. Bagni sul Ticino. La cartolina postale ritrae “Il Lido di Varazze” dell’Opera Nazionale Dopolavoro. Era un veroe proprio stabilimento balneare che fu realizzato dall’organizzazione collaterale del Partito Fascista che si occupava deltempo libero dei lavoratori italiani. La località era denominata “Varazze”, così battezzata dai pavesi che non potevanopermettersi le ferie al mare. La spiaggia era munita di ombrelloni marini a vivaci colori e quattro padiglioni dall’aspettodi piccoli chalet. Vi era anche un grande tendone che ospitava la terrazza dancing, contornata da tavolini e sedie.

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Pericolosa caduta dal Ponte Ticino

4 agosto 1913 - Dai militi della Cro-ce Verde è stato stanotte trasportatoall’ospedale e dal dott. Pavesi ricovera-to d’urgenza in sala G certo PietroBoeri, d’anni 32, di Pavia per la feritalacero contusa al gomito destro e con-tusioni varie sul dorso.

Il Boeri stanotte, anziché trovare ri-poso nel suo letto, volle dormir a cielsereno, e si coricò sul parapetto del pri-mo arco del ponte Ticino. Il sonno loprese in breve. Così pesantemente ad-dormentato volle forse trovar migliorposizione, e si rivoltò sull’altro fianco.Ma il punto d’appoggio gli venne amancare, e piombò pesantemente bat-tendo del corpo sopra l’ammasso dirottami che vi si trova ai piedi dellasponda. Al rumor della caduta accorse-ro gli agenti daziari di servizio alla bar-riera, scesero dalla riva, risollevaronoil caduto che se ne stava a terra immo-bile e privo di sensi. Lo trasportaronoal corpo di guardia, da dove telefonaro-no al militi della Croce Verde. Questifurono prontamente con lettiga sul po-sto e coricatovi il Boeri, lo trasportaro-no all’ospedale. Il suo stato presentava-si grave, e temevasi della vita, stamaniperò lo si riscontrò di molto sollevato eogni pericolo scomparso.

Tuffo nell’acqua ederoico salvataggio

13 agosto 1913 - Il nostro Navigliocolle sue acque placide è forte attratti-va ai piccoli di Borgo Calvenzano. Pertutta la giornata una turba di giovinet-ti si trastulla sulla riva del canale, no-nostante i pericoli a cui per la lorospensieratezza vanno incontro: e purei fiori che umili si nascondono sotto lefolte erbe che verdeggiano lungo lesponde sono attrattiva per le bambineche non si peritano di allungarsi sin là.La ghiaia che viene scaricata sul piaz-zale di Porta Milano è invece di tra-stullo per i giovinetti che fanno a garanel lancio da una sponda all’altra, o afare il “pia pess” sulla tranquilla super-ficie dell’acqua.

Molte volte però quei borghigianisono in allarme per il pericolo che mi-naccia i loro piccini.

E non poche vittime si sono estrat-te da quelle acque.

La cronaca ora per poco non deveregistrare una nuova disgrazia.

Parecchie piccine si trastullavanoieri nel pomeriggio lungo il Naviglio.Tra esse si trovava la decenne PierinaCarelli, che si avanzò di troppo sullasponda, e fallitole un piede, cadde acapo fitto nell’acqua.

Le piccole compagne spaventateemisero un grido di soccorso.

In quel mentre passava in biciclettaun giovanotto, che accortosi dell’acca-duto, senz’altro saltò dalla macchina, elevatosi la giubba si gettò nell’acqua,in soccorso della piccina. Ma forse lasua poca abilità nel nuoto o che la for-te corrente gli paralizzasse le forze,

Cronache bizzarre di cento anni fa

mente rientrò in negozio. La sua ap-parizione non era stata avvertita dalgiovane, che, sicuro del fatto suo, con-tinuava con febbrile attività nel lavoro.La signora Angela allora gli piombò al-le spalle e afferratolo per bene lo ten-ne fermo.

Il Carrera al momento si sentì pa-ralizzato le forze e ogni ardire: comeun fantoccio si lasciò spingere nel-l’angolo del banco, e immobile sotto-porre ad una minuta perquisizionedella donna. La signora Angela accer-tatasi così che il suo prigioniero nonera riuscito a levare dal cassetto nem-meno il becco d’un quattrino, gli in-timò di allontanarsi.

Il comando non venne replicato. IlCarrera d’un salto si slanciò fuori dalnegozio e sparve. Di ritorno il marito,la donna gli narrò l’accaduto.

Il Chiozza non si mostrò come ladonna troppo proclive al perdono, sirecò alla P.S. a denunciare al DelegatoRolandi l’intraprendente giovinotto.

Con qual guanciale

23 agosto 1913 - Questa notte adora inoltrata, il pattuglione degli agen-ti di P.S. in borghese era in perlustra-zione sulla circonvallazione esternache da Porta Garibaldi conduce a Por-ta Cairoli. All’altezza del passaggio a li-vello della Ferrovia scorsero steso aterra lungo il ciglio della strada una fi-gura umana. Credendo trattasi di per-sona colpita da malore, si prestarono asoccorrerla.

Qual fu la loro sorpresa del trovar-si dinanzi al “Pluck” così soprannomi-nato. Pietro Lanterna, senza fissa di-mora! Lo invitarono ad alzarsi ed a ri-coverarsi in luogo più appartato, meegli non si dette per inteso.

Si volse, per tutta risposta, sull’al-tro fianco fingendosi seccato dell’inter-vento degli agenti, tentando di celarequanto teneva sotto il capo per guan-ciale. Insospettitisi dell’atto, gli agentivollero vedere l’involto. Ben avvoltonella giubba si trovava un sacchettocontenente ferri atti allo scasso.Senz’altro il “Pluck” venne dichiaratoin arresto e tradotto in cella.

fatto sta che l’ardito giovane era mi-nacciato seriamente da grave pericolodi affogare.

Sul posto si erano frattanto agglo-merati dei cittadini, che facevano ani-mo al coraggioso giovane. Trovavasipresente certo Rancati, del cui corag-gio più volte le cronache ebbero ad in-teressarsi, e accortosi del pericolo cheminacciava il ciclista, non indugiò a get-tarsi nell’acqua per soccorrerlo. Egli ri-teneva che solamente quella fosse la vi-ta umana preda dell’onda e si diede alsuo salvataggio. Raggiuntolo in brevelo trasse alla riva, ove coll’aiuto di Ed-gardo Boggeri, il salvato venne trattodall’acqua. Il Rancati non si era ancoraaccorto della bambina: quando gli fuindicato il pericolo che lo minacciavacon un abile tuffo ritornò nell’acqua edopo brevi minuti ritorna a galla collapiccina. Cento mani si tendono verso ilcoraggioso applaudendolo: mani ma-terne prendono e curano la salvata.

Dopo le prime cure la piccola Ca-relli è fuori di ogni pericolo. Il Rancati,schivo degli onori dai presenti si allon-tanò contento e soddisfatto dell’attosuo.

Alla ammirazione dell’intiera citta-dinanza segnaliamo il valoroso Ranca-ti, nonché il coraggioso ciclista che po-se in pericolo la propria vita per la sal-vezza del prossimo.

Pollivendola caduta in un fossato

13 agosto 1913 - Ieri la Croce Ver-de venne chiamata alla cascina “Moro-na” nella parrocchia di S. Pietro in Ver-zolo, per il trasporto di una donna, cer-ta Ercolina Civardi, d’anni 64, che abi-ta in S. Pietro.

Recavasi, essendo pollivendola, al-la detta frazione in cerca di uova, co-steggiando un alto fossato, quando,presa da capogiro, cadeva a terra sulmargine della roggia, e quindi precipi-tava in fondo al fossato, nel qualeavrebbe corso serio pericolo di affoga-re data la notevole quantità d’acquache vi scorreva. Fortunatamente ven-ne presto soccorsa da alcuni contadiniche si trovavano nei campi vicini, trat-ta in salvo dalle acque e deposta sullariva. Mentre da alcuni si prodigavanole cure del caso all’infelice in preda aforti convulsioni, da altri si provvideper la chiamata della Croce Verde, chefu poco dopo sul luogo colla lettiga acavalli. La Civardi venne trasportata al-l’Ospedale; le sue condizioni non sonoperò gravi.

Colle mani nel sacco

16 agosto 1913 - Il marito CarloChiozza, oste in Corso Garibaldi 36,erasi assentato per affari; in negozio ri-maneva sola la moglie Angela. Questadovendo attendere alle faccende do-mestiche approfittò del momento chenessun avventore si trovava in nego-zio, si portò in una stanza attigua percompiere i suoi lavori. Sulla via, giron-zolando, se ne stava il giovane diciot-tenne Ernesto Carrera, di via PortaDamiani, meditando il modo di man-dare a termine un suo tiro birbone.Passando davanti l’osteria fu tratto asoffermarsi dal suo genio malefico,che gli sussurrava essere quello il luo-go adatto per il compimento del suodesiderio.

Il Carrera fece capolino, guardin-go, e con una rapida occhiata assicu-ratosi che nessuno si trovava in nego-zio, non volle lasciarsi sfuggire l’occa-sione. Entrò e cauto si portò al bancoe provò aprire il cassetto chiuso achiave, questo resisteva. Non si per-dette d’animo il giovane e con unascossa cercò di forzare la serratura. Iltintinnio del denaro gli rese centupli-cato l’ardire. Non cedette il cassetto alprimo colpo: fu necessario ripeterlocon maggiore forza. Fu allora che alrumore la signora Chiozza frettolosa-

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SETTEMBRE 2013 PAVIA

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s. Egidio

s. Elpidio

s. Gregorio Magno

s. Rosalia

s. Vittorino

s. Umberto

s. Regina

Natività B.V. Maria

s. Pietro Claver

s. Pulcheria

s. Giacinto

ss. Nome di Maria

s. Giovanni Crisostomo

Esaltazione s. Croce

B.V. Maria Addolorata

ss. Cornelio e Cipriano

s. Roberto Bellarmino

s. Lamberto

s. Gennaro

s. Candida

s. Matteo

s. Maurizio

s. Pio da Pietralcina

s. Pacifico

s. Aurelia

ss. Cosma e Damiano

s. Vincenzo de’ Paoli

s. Venceslao

ss. Michele, Gabriele, Raffaele

s. Gerolamo

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Anno 1957. Piazzale Minerva. La sistemazione della piazza di porta Cavour, progettata a metà degli anni Trenta,prevedeva il collocamento di una grande fontana, ricca di getti d’acqua ed anche di elementi decorativi. Nel 1935 laporta Cavour, monumento ritenuto d’intralcio al traffico, fu atterrata e in luogo della progettata fontana monumentalevenne innalzata la statua della Minerva armata, donata alla città dalla signora Lea Del Bo a ricordo del marito,l’illustre neurologo Ottorino Rossi. La statua, realizzata in bronzo dallo scultore Francesco Messina, domina ancoraoggi la piazza che fu pavimentata con cubetti di porfido dell’Alto Adige.

Anno 1927. Porta Cavour. Il piazzale era denominato di Borgoratto per la ripida discesa della strada che da lì sidipartiva. L’antica porta della città dall’aspetto di una piccola fortezza con il suo ponte levatoio, fu atterrata nel1823 e al suo posto vi fu costruito l’arco trionfale riprodotto nella cartolina che aveva una sua classicaimponenza. L’arco è inquadrato da due colonne giganti per parte, reggenti un alto architrave a triglifi e variefasce, opera dell’ing. Carlo Reale.

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Cronache bizzarre di cento anni faCarretto investito

dal tram8 settembre 1913 - Ieri mattina pro-veniente da Porta Milano transitava uncarretto trainato da un brioso cavallo.Giunto all’altezza dell’angolo dell’offel-leria Demetrio, il conducente fecesvoltare il cavallo pel Corso Cavour. Inquel mentre da Piazza Grande scende-va in senso inverso la vettura n. 2 deltram cittadino. All’apparire del carret-to il frenatore della vettura diede l’al-larme con la campana. Ai rintocchi ilcavallo si spaventò; il conducente nonfu in grado di dominarlo e il carro re-stò per qualche minuto fermo in mez-zo alla via ostruendo il passaggio. Ilfrenatore diede prontamente i freni,ma, causa la forte pendenza del brevetratto della via, la vettura slittò sul bi-nario, bagnato dall’innaffio pubblico eandò a cozzare contro il carro, inve-stendolo di fianco. All’urto il carro sirovesciò: il conducente fu sollecito asaltare dal carro, evitando con un in-nocuo capitombolo tra le braccia deipresenti, di venir travolto sotto il vei-colo. Il cavallo restò pure in piedi, sen-za riportare scalfittura alcuna: il carrosolo ebbe la peggio.

Quanti si trovavano in piazza ed al-l’angolo del Demetrio furono pronti adaccorrere temendo una grave disgra-zia; ma quando seppero che non sitrattava d’altro che di una gibbositàdell’asse del carretto prestarono manoa rimettere sulle ruote il carro, attac-carvi alla belle e meglio il cavallo e in-dirizzare il conducente da un fabbri-cante di carri pel cambio dell’asse.

Ladri di biancheria12 settembre 1913 - La lavandaiaAnnita Varesi di via dei Mille n. 2 nelsuo giro di distribuzione ai clienti del-la biancheria pulita, lasciava momenta-neamente incustodito il carretto sullapubblica via. Al ritorno per continuareil giro si ebbe la dolorosa costatazionedella improvvisa sparizione di un fa-gotto di biancheria.

Denunciando il furto alla P.S. si èdichiarata danneggiata per lire 20.

Dei ladri nessuna traccia sino adoggi.

Morsicato dal cavallo16 settembre 1913 - Ieri in sala E,dopo le prime cure, il dottor Comini,di servizio alla guardia medica all’o-spedale, ricoverava il contadino CarloMalinverni, di Torre d’Isola, per unalarga ferita da taglio al mento ed allabbro inferiore.

Il Malinverni è possessore di un ca-vallo, e con tutte le cure lo alleva; eogni giorno non lo lascia privo di unabuona somministrazione di biada.

Come il solito quindi nel pomerig-gio dell’altro ieri prestò nella greppiaalla bestia la solita razione di biada esi soffermò alquanto accanto all’ani-male, compiacendosi nel vederlo di-vorare ghiottamente; quindi alzò lamano per accarezzare la criniera e ilcollo del cavallo.

Il cavallo, a quel gesto, istintiva-mente intendendo che gli si volesse

sito libro. Uno si qualificò per PaoloDe Giorgi, commesso d’anni 26, domi-ciliato a Lugano, l’altro per RenatoMarcora, commesso d’anni 28 domici-liato a Torino. Con bel gesto cavallere-sco i due vollero pagare anticipata-mente il conto, adducendo di dover al-lontanarsi per tempo e continuare ilviaggio. Preceduti dal cameriere i duesalirono alla camera assegnata. Scam-biata la buona notte col cameriere,senza lasciargli disposizioni per il mat-tino, si chiusero in camera.

All’ora prescritta il sig. Prati fecechiudere i battenti dell’esercizio, eproprietario e servitù si recarono a let-to. In meno di mezza ora tutto erapiombato nel silenzio: Morfeo regnavasovrano. I due però vigilarono. Assicu-ratisi che tutto fosse silenzio si alzaro-no per il loro … lavoro.

Senza provocare il minimo allarme,fecero fagotto di quanto ritennero pelloro meglio, e cheti cheti uscirono dal-l’albergo.

Il mattino spuntò: la vita si ripreseanche ai Tre Re. Il signor Prati non at-tendeva i due forestieri della notte, ri-tenendoli partiti per tempissimo comeebbero a dichiarare; ma neppure si at-tendeva la sgradita sorpresa toccatagli:la quale venne avvertita dal personaledi servizio. Recatasi per far le pulizienella camera dei forestieri, ebbero anotare un insolito disordine: letti sfattisenza lenzuola e coperte guanciali sen-za federe, asciugamani scomparsi enella camera uno scompiglio generale.Avvisato dal fatto il signor Prati si recònella camera e constatato d’essere sta-to derubato di tre coperte da letto, di 8lenzuola, di 9 asciugamani, di 10 fede-re, di due tappeti, di altri capi di bian-cheria pel valore di più di 100 lire.

Sparsasi la notizia tra il personaledell’albergo fu un timor panico che in-vase tutti: ognuno, temendo di esserestato derubato, si affrettò a verificarela propria roba. Solo il commesso si-gnor Bartolotti si vide fatto segno dal-le mire dei due, i quali gli rubarono unbel paio di scarpe.

Denunciato il furto alla P.S. questafu sul posto per le indagini. Nella ca-mera assegnata ai due ladri vennerotrovati abbandonati i due sacchetti ditela, un trivello, una quantità di spagoed un pezzo di tappeto, lasciati nel farfagotto della refurtiva.

favolose gesta zingaresche, da supe-rare le favole delle Mille e una Notte.

Fortunatamente però di tutto quan-to si andava narrando in Pavia nulla siè avverato.

Lo sfortunato Tredici18 settembre 1913 - Luigi Tredici,lavandaio di Lungo Ticino 7, non èdavvero segnato dalla fortuna che sivuole apporti al numero 13.

Più volte le cronache han dovutoregistrare le ietture che lo colpirono,specie per opere di ladri.

Ancora ieri gliene accade un’altra.In giro a recar ai clienti la bianche-

ria pulita, sostava in via S. Teodoro di-nanzi alla abitazione di un cliente, oveentrò con un fardello da riconsegnare,lasciando il carretto momentaneamen-te incustodito.

Ritornato pochi minuti dopo, subi-to notò che uno dei fagotti lasciativiera scomparso.

Per quanto indagasse per saperechi avesse avvicinato il carretto duran-te la sua assenza, non gli fu dato a sa-pere, per cui imprecando alla mala ge-nia di tutti i ladri di questo mondo, do-vette rassegnarsi a denunciare il furtoalla P.S. e fidare nella possibile abilitàdegli agenti per conoscere chi gli vollemale. Lamenta un danno di 30 lire.

Come fu derubato il sig. Prati

dell’Albergo Tre Re29 settembre 1913 - Stava per scor-rere la mezzanotte, quando l’altro gior-no due individui si presentavano all’Al-bergo Tre Re, di Corso Vittorio Ema-nuele chiedendo alloggio.

Il signor Ettore Prati proprietariodell’Albergo si prestò gentilmente a ri-ceverli, e mentre i due consumavanoun ultimo sorso, disponeva perché aidue venisse assegnata la camera. Ri-goroso nell’osservanza delle disposi-zioni di P.S., il sig. Prati, prima che idue si recassero a dormire, chiese lo-ro le generalità, segnandole sull’appo-

levare il cibo, spalancando furiosa-mente la bocca avventò il suo padroneal mento ed al labbro inferiore, si daprodurgli un vasto taglio.

Al grido emesso dal Malinverni ac-corse il figlio, che in preda a spaventonel vedere il padre grondante sangue,fu sollecito ad accompagnarlo in casa.

Mandato pel medico, questi, ri-scontrata la ferita piuttosto grave,provvide al trasporto e ricovero all’o-spedale.

L’arresto di due zingare16 settembre 1913 - Ieri nel po-meriggio due zingare erano di pas-saggio pel Borgo Ticino, ove feceroun breve alt nella loro peregrinazionesenza fine.

Vollero approfittare della sosta permandare ad effetto un loro audace col-po. Entrate nel negozio della presti-naia Teresa Cantalupi per farvi degliacquisti, visto che il negozio era mo-mentaneamente incustodito, leste siportarono al cassetto del banco tuffan-dovi le mani, e intascando 5 lire, quin-di se ne andarono.

Quando la Cantalupi accorse in ne-gozio al calpestio udito, nessuno vitrovò: scorse peraltro il cassetto delbanco manomesso, e dubitando di es-sere stata derubata, verificò il denaroche vi si doveva trovare. Dalla sommamancavano 5 lire. Chiesto ai vicini chiavessero visto uscire dal negozio, lefurono descritte le due zingare.Senz’altro le ritenne autrici del furto, ele denunciò ai militi della Benemeritadi servizio al Ponte.

Le due indiziate furono viste entra-re in città: si attese il loro ritorno allacarovana. E quando le due donne ven-nero scorte avanzarsi, i militi le avvici-narono invitandole al corpo di guardiadel posto daziario. Quivi le sottopose-ro ad un interrogatorio e convintisidella colpevolezza delle due donne, ledichiararono in arresto e le tradusseroin carcere.

Le due donne si qualificarono percerte Maria Raicarica Lemandi.

Sparsasi la voce dell’arresto tra ilpopolino del Borgo, questo sbrigliòla sua fantasia, fantasticando rapi-menti di bambini, misteriosi delitti, e

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OTTOBRE 2013 PAVIA

IMPOSTA A CURA DI CHI LO ESPONE AL PUBBLICO (DPR 639 DEL 26-10-1972) PI-ME, Pavia

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ss. Angeli Custodi

s. Gerardo

s. Francesco d’Assisi

s. Placido

s. Bruno

B.V.M. del Rosario

s. Benedetta

ss. Dionigi e c.

s. Daniele

s. Emanuela

s. Serafino

s. Edoardo

s. Callisto I

s. Teresa d’Avila

s. Edvige

s. Ignazio di Antiochia

s. Luca

ss. Giovanni e Isacco e c.

s. Adelina

s. Orsola

s. Donato

s. Giovanni da Capestrano

s. Antonio Maria Claret

s. Daria

s. Evaristo

s. Delia

ss. Simone e Giuda

s. Ermelinda

s. Germano

s. Lucilla

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Anno 1950. Corso Cavour. L’immagine è ancora dominata dal fabbricato scolastico della “G. Carducci”. Lacostruzione del nuovo edificio scolastico, a ponente della città, rappresentava una prima concreta risposta delComune alla carenza di aule denunciata da più parti.Nel XVI secolo la stessa area era occupata dal monastero e dalla chiesa di Santa Maria Maddalena. Alla chiesa, diforma quadrata e con tre altari, si poteva accedere mediante alcuni gradini che si protendevano sul corso principale,quello di Borgoratto. Il monastero fu soppresso nel 1785.

Anno 1925. Corso Cavour. La denominazione della via risale al 13 agosto 1860, quando il sindaco di Pavia GiovanniVidari propose di intitolare la strada al grande statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour. Sulla sinistra vi èl’isolato della scuola primaria “Carducci”, costruito nei primi anni del Novecento su di un’area denominata “Cortazza”(Curtassa), dal nome del proprietario Gino La Corte, così soprannominata per indicare lo stato miserando delleabitazioni frequentate dalla malavita locale. Nella Pavia ottocentesca, per descrivere un edificio miserevole e disordinatospesso veniva utilizzato il detto popolare: «la par la Curtassa». Nella cartolina è ben visibile la strettoia di corso Cavourche obbligava le vetture del tram ad attendersi sulla linea a doppio binario prima di passare a quella ad un binario unico.

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Cronache bizzarre di cento anni faAudace aggressione erapina in pieno giorno1 ottobre 1913 - L’audacia dei mal-viventi si fa sempre più irrefrenabile inbarba a tutte le energiche misure del-l’Autorità.

La cronaca di oggi deve registrareuna nuova impresa della teppa che di-sgraziatamente ha messo radice anchenella nostra città. Ieri il pollivendoloCarlo Bonissoni, d’anni 50, di via PortaNuova 18, trovandosi sprovvisto di pol-li e di uova pel mercato, si prestò a fareun giro in cerca della merce nei casci-nali vicini alla città, e inforcati al braccioi necessari canestri iniziò il viaggio.

Al tocco si trovava al Mulino di S.Pietro in Verzolo, e con passo quale glicomportavano le sue gambe battevauna strada di campagna dirigendosi aSan Pietro, solo, soletto, pensando aisuoi interessi che fino allora poco glifruttarono.

Quando ad un punto della stradascorse venirgli incontro due giovani,che battevano i due lati della strada.Discorrendo sommessamente fra diloro, ammirandosi cogli occhi, inten-dendosi con gesti muti; a tutto ciò ilBonissoni non faceva caso; riteneva idue i più perfetti gentiluomini, in cuifortunatamente si imbatteva, e conti-nuava il cammino.

Giunto che fu vicino ai due, fu co-stretto a tenere il mezzo della strada; idue con mosse intese, ma senza daragio al vecchio di scansare, dai lati siportavano essi pure nel mezzo, sicchéil Bonissoni a mala pena poteva oltre-passarli. Ma quando fu ai loro lati, peruno sgambetto a tempo fattogli, bar-collò, e fu rovesciato a terra con un ur-to. Si prestava a rialzarsi; ma non ebbetempo nemmeno a fare un gesto, chesi sentì cadere sopra il corpo uno deidue. Tentò una difesa, avendo alloraintuito il colpo audace giuocatogli.

Dovette giacere supino al suolo,stretto alla gola dalla mano dell’ag-gressore, mentre un ginocchio gli pre-meva il petto.

Chino sul vecchio, l’altro sconosciu-to frugò in tutte le tasche; da quella in-terna della giubba levò il portafogli: an-sioso l’aperse, e alla vista di biglietti dibanca, si mostrò soddisfattissimo.Quello che continuava a tener fermo ilBonissoni rallentò le strette, si alzò edaccorse dal compagno. Cinque bigliettida 5 lire furono levati dal portafoglio eintascati, e rivoltosi alla loro vittima legettarono il portafogli vuoto, quindi ri-presero tranquilli il loro cammino.

Il Bonissoni, riavutosi, si rimise inpiedi, e visto inutile un inseguimentodei due, coi quali sarebbe stato vanoogni tentativo di lotta per riavere il de-

naro toltogli, si diresse in città dallaBenemerita a denunciare l’accaduto.

Dei due misteriosi aggressori nes-suna traccia.

Gesta di ladri7 ottobre 1913 - Stanotte ignoti ladrihanno tentato un audace colpo all’osteTeodoro Coronelli esercente l’Osteriadella Stazione, allo scalo ferroviario:ma con esito negativo. Scalato il murodi cinta del giuoco delle bocce si pre-starono a forzare l’uscio che mette nel-l’esercizio. Ma trovate solide le serra-ture e visto inutile ogni tentativo discasso, rivolsero i loro attacchi ad unafinestra. Sotto ben assestati colpi laspranga di ferro che assicurava nell’in-terno le imposte, cedette e rumorosa-mente cadde a terra. Pel fatto si allar-marono gli scassinatori, e nella tema diaver attirata l’attenzione della loro vitti-ma, ritennero conveniente abbandona-re l’impresa e darsi alla fuga. Stamatti-na il Coronelli, riscontrate le tracce del-l’audacia dei ladri si fece premura didenunciare il fatto alla Benemerita.Questa, nel pronto sopralluogo fattoprocedette al sequestro di una vanga edi una zappa abbandonate dagli ignotiladri nella precipitosa fuga. Si indagaper la possibile loro identificazione.

Imbarcazione travoltanel Ticino. Il pericolocorso da due gitanti

14 ottobre 1913 - Se facile è vogarein Ticino quando le acque si trovanoallo stato normale pericolosissimo èl’avventurarsi in barca quando il fiumeè gonfio: anche il più esperto barcaio-lo poco s’arrischia in quella forte cor-rente: facile è l’esser vinti e travolti.

Ieri nel grave pericolo corsero duegiovinotti che vollero tentare una gitain barca.

Al barcaiolo Paride Negri, che tie-ne noleggio di imbarcazioni, si presen-tarono i due e chiesero a nolo una bar-ca per una gita sul Ticino sino al Con-fluente. Da vecchio lupo di mare, il Ne-gri consigliò i due a desistere dal loroproposito ammonendoli che grave erail pericolo a cui si esponevano.

Ma i giovanotti non vollero persua-dersi; scesi in una barca, diedero manoai remi dirigendosi verso il ponte. A bre-ve distanza si trovarono titubanti nellascelta dell’arco sotto cui passare: la for-te corrente tolse così ai due il comandodella barca e trascinandola seco, la

portò a battere violentemente contro losperone spartiacque del primo pilone.All’urto violento, la barca si capovolse, ei due vogatori caddero nell’acqua. For-tunatamente una riuscì ad afferrarsi alpilone, l’altra si sorreggeva aggrappatoalla poppa della barca capovolta. I citta-dini che furono presenti alla scena die-dero l’alarme alle grida due imbarcazio-ni si videro staccarsi dagli ormeggi e di-rigersi verso il ponte al soccorso; unaera montata dallo stesso barcaiolo Ne-gri e l’altra dal custode della CanottieriTicino, Varesi ed un socio della stessa.

Le due barche spinte innanzi vigo-rosamente, giunsero sul luogo e men-tre il Negri aiutava il giovanotto ag-grappato al pilone del ponte a togliersidall’incomoda posizione, il Varesi ed ilsuo compagno riuscirono a trarre insalvo l’altro e a rimorchiare il battelloallo chalet della “Ticino”.

L’omnibus della CroceBianca investito

dal tram elettrico17 ottobre 1913 - Per poco l’inve-stimento di stamani del tram cittadinocontro l’omnibus dell’Albergo dellaCroce Bianca non aveva ben più graviconseguenze.

Il tram proveniente dalla stazionecompita la regolamentare fermata al-l’angolo dell’Offelleria Demetrio, ri-prendeva la corsa, e attraversato il Cor-so Vittorio Emanuele, saliva la via Maz-zini. A pochi metri prima di arrivare al-la porta dell’Albergo della Croce Bian-ca, ecco che dall’androne sbuca il ca-vallo, che attaccato all’omnibus in quelmentre usciva per recarsi alla stazione.

Il manovratore della vettura, pron-tamente dà tutti i freni, e fa squillare lacampana d’allarmi. L’automedonte, acassetta dell’omnibus, avvertito alloradall’appressarsi del tram, tenta a colpidi redini, e girando i freni alla vettura,di arrestare il cavallo; ma il forte pen-dio del lastrico dell’androne impedisseal cavallo di fermarsi, e il peso stessodell’omnibus spinge sempre più la be-stia. La vettura tramviaria, nonostantei freni in funzione, procede tuttavia; ilbreve spazio è superato, e urta in pie-no il cavallo, facendolo sterzare bru-scamente contro il muro.

Al grido di ferma! Ferma! Dei pre-senti succede uno scricchiolio, e l’om-nibus si vede precipitare da un lato. Siaccorre in preda a spavento nella temadi qualche orribile disgrazia: ma il ti-more svanì ben presto quando si videl’automedonte saltare precipitosamen-te a terra incolume. Il cavallo pigiato

contro il muro si ebbe lievi escoriazio-ni alle gambe e alla spalla.

Chi ebbe le ossa peste fu l’omnibus,salvato fortunatamente da un completosfacelo: si ebbe le stanghe inservibili,una ruota anteriore sfasciata e le mollee lo sterzo contorti e rotti.

Negozio di fruttivendolovisitato dai ladri

27 ottobre 1913 - In via XX Settem-bre il sig. Angelo Marabelli tiene un benprovvisto negozio di frutta e verdura, icui affari promettono bene. Attendonoal negozio, oltre il proprietario, la mo-glie, i figli ed un giovane garzone, certoBattista Balladori, che provvisoriamen-te si trova in licenza di convalescenzadopo una malattia incontrata a Tripoli,ove venne inviato essendo militare. Persollecitamente sbrigare gli affari, recareai clienti le merci ordinate, si fa uso del-le biciclette che alla sera si depongonoin una camera attigua al retrobottega.Dalle usanze della casa devono esserevenute a conoscenza ignoti ladri, i qualivollero tentare di mandare ad effetto untiro birbone. Di questi giorni la signoraMarabelli è usa a recarsi per tempo allachiesa per la pia novena dei morti, e sivuole che ieri mattina si scordasse di ri-chiudere l’uscio che dal retro bottegamette in cortile. I ladri che se ne stava-no certamente in agguato, accortisi del-la favorevole occasione, lesti penetraro-no nella casa complottando sul da farsi.

Il Balladori, che dorme nel retro ne-gozio, a quel bisbigliare sommesso sisvegliò, e stette in ascolto: percepì chesi stava asportando la bicicletta, riten-ne che fosse il suo padrone che se neservisse, e non fece gran caso: ma adun insolito rumore che gli pervennedal negozio, balzò dal letto e accorse.

In mezzo al banco scorse un giova-notto; gli chiese chi fosse e che volesse.Lo sconosciuto, che di soppiatto era riu-scito a sgaiattolare in negozio, vistosiperduto all’aria minacciosa del soprag-giunto, gli si gettò piagnucoloso alle gi-nocchia, chiedendogli perdono e pro-mettendo di palesare il luogo ove erastata condotta la bicicletta. Il Balladoricomprese allora il tiro birbone giuocato-gli nella camera attigua, e dopo aver da-ta una meritata lezione al bricconcello, sifece accompagnare in via Liguri ove do-vevasi rinvenire la bicicletta. E il giova-notto non mentiva. Il Balladori potè pocodopo far ritorno al negozio pedalandosulla macchina, e narrato il tentativo la-dresco al Marabelli, questi più tardi sirecò a denunciare il furto alla P.S.

Gli agenti procedettero all’arrestodel ventenne Silvio Ardemagni.

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NOVEMBRE 2013 PAVIA

IMPOSTA A CURA DI CHI LO ESPONE AL PUBBLICO (DPR 639 DEL 26-10-1972) PI-ME, Pavia

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Tutti i Santi

Commem. defunti

s. Martino di Porres

s. Carlo Borromeo

s. Genesio

s. Leonardo

s. Ernesto

s. Goffredo

Dedic. Basilica Laterano

s. Leone Magno

s. Martino di Tours

s. Giosafat

s. Diego

s. Alberico

s. Alberto Magno

s. Margherita di Scozia

s. Elisabetta di Ungheria

Dedic. Basilica Vaticana

s. Fausto

s. Edmondo

Presentazione M.V.

s. Cecilia

s. Clemente I s. Colombano

s. Flora

s. Caterina d’Alessandria

s. Delfina

s. Virgilio

s. Giacomo della M.

s. Saturnino

s. Andrea

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Anno 1963. Piazza Emanuele Filiberto. Oggi la piazza occupa il vecchio bastione di Santa Maria in Pertica ed èdedicata ad Emanuele Filiberto di Savoia, duca di Aosta e comandante della III Armata durante la Grande Guerra.Le modifiche realizzate all’area per la formazione della nuova piazza risalgono agli anni Trenta e comportarono,tra l’altro, la demolizione dei resti dell’antica porta e degli edifici del dazio e del corpo di guardia, nonché lacostruzione di sette caratteristici arconi in cotto progettati dall’arch. Aschieri. Gli abbattimenti resero disponibilicospicue aree fabbricabili, tra cui quella a nord della piazza. Nella fotografia sono visibili i palazzi Sacchi, Sordi eBenassi. A sinistra un filobus diretto in via Tasso.

Anno 1911. Porta Cairoli. Per i vecchi pavesi è “Porta Stopa” dal dialetto “stupà”, cioè chiusa. Quando la Porta diSan Vito (oggi Porta Milano) fu aperta nel 1784 si decise di chiudere quella che allora era di Santa Maria dellePertiche acquisendo la denominazione popolare di “Porta Stopa”. Insorsero contro questa decisione gli operatorieconomici della zona e così la porta, in seguito, fu riaperta. Dopo il Risorgimento la porta fu intitolata ai Cairoli chetanta parte ebbero nel movimento per l’Unità d’Italia. Nell’immagine si scorgono il porticato degli uffici daziari ed icancelli di chiusura.

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Colti colle mani nel sacco

8 novembre 1913 - Da più giorni siandava verificando al Cantiere Savi-gliano, al Confluente, la misteriosascomparsa di tavole di legno, per cui sidecise di raddoppiare la vigilanza. Einfatti ieri venivano colti in fallo duegiovanotti che si prestavano a darselaa gambe con la refurtiva.

Dato l’allarme, alcuni operai delCantiere si diedero all’inseguimento. Idue, vistisi scoperti, abbandonata la re-furtiva, presero più lestamente la fuga.A pochi passi si videro alle spalle gli in-seguitori, nessun scampo vi era di sal-vezza. Uno dei fuggitivi, abbandonan-do il compagno al suo destino, con unsalto si tuffò nel Naviglio e a nuoto gua-dagnò l’altra sponda, continuandoquindi la fuga. L’altro, che si racco-mandava alle proprie gambe, fu rag-giunto, acciuffato, e quindi consegnatoalla P.S. dalla quale venne deferito al-l’Autorità quale responsabile dei furti.

L’arrestato è il sedicenne EttoreBianco; il di lui compagno è attiva-mente ricercato.

Piccolo equilibrista8 novembre 1913 - Alla guardia me-dica dell’ospedale il dott. Gnocchi haprestato le cure del caso allo scolaroAngelo Lucconi, d’anni 8, di via Anfi-teatro 6, per ferita lacero contusa allafronte giudicandolo guaribile, salvocomplicazioni in 10 giorni.

L’Angelino, con un suo coetaneo, sitrovava sopra una scala a piuoli, a se-guire esercizi di equilibrio, salendovisenza che fosse appoggiata al muro. Ilpericoloso giuoco non doveva termi-nare senza incidente. Soddisfatto delrisultato di diversi tentativi, volle il pic-cino ritentate più alta la salita: salito aqualche piuolo, improvvisamente per-duto l’equilibrio, precipitò colla scala aterra, andando a battere in malo modola fronte sui sassi, ferendosi. Accorsialle sue grida i genitori, questi lo rac-colsero grondante sangue e lo accom-pagnarono all’ospedale.

L’incendio di stanottenel panificio Catenacci17 novembre 1913 - Per causeignote stanotte si è sviluppato un in-cendio nel retro bottega del panificioAchille Catenacci, di Corso VittorioEmanuele 17.

I coniugi Catenacci furono di ritor-no a casa dalla passeggiata ieri serapoco dopo le undici, e dopo d’essersifermati nel retro negozio, adattato acucina, si recarono a letto: il marito sisoffermò in camera, mentre la signorasalì al piano superiore per prendere labambina sua, lasciata in custodia allavecchia madre ritornando poco dopo.Mano mano che scendeva le scale av-vertiva un odor acre di bruciaticcio,quindi scorse un denso fumo sprigio-narsi dalle fessure dell’uscio che dalnegozio mette alle scale.

Comprese subito trattarsi di un in-cendio nel negozio stesso, e diede spa-ventata l’allarmi. Accorsero il sig. Cate-nacci e gli inquilini, e aperto l’uscio, si

Cronache bizzarre di cento anni fascorsero sinistri bagliori nel retro ne-gozio guizzare tra le colonne di fumoaccecante che si avvolgevano nel loca-le. Si diede mano senza indugio all’o-pera di spegnimento, mentre si man-davano a chiamare i pompieri. Questicon pompa a mano, e al comando delgeometra Sacchi, si recarono pronta-mente sul posto, continuando efficace-mente l’opera di spegnimento iniziatadal Catenacci. In breve le fiamme furo-no domate: il danno arrecato si calcolasuperiore alle 500 lire: per guasti amerce ed al mobilio però è assicurato.Sul posto furono pure gli agenti di P.S.e carabinieri che si trovavano nelleadiacenze per servizio di notturna.

Movimentato arrestoin Borgo S. Patrizio

20 novembre 1913 - Con questiquarti di luna che splendono, la diffi-denza sorge in tutti: una figura qual-siasi sospetta che si incontra suscitasubito l’allarmi, e si invoca l’interventodella forza.

Il fatto di cronaca che ci accingia-mo a narrare, è accaduto ieri sera nelpopolare Borgo di S. Patrizio e preci-samente nei pressi della Caserma Me-nabrea. Da qualche ora alcuni cittadinitenevano d’occhio due individui, checol loro contegno davano a sospettare:prontamente della presenza dei due futelefonato agli agenti di P.S. di servizioalla stazione ferroviaria, da dove partìla guardia.

Arrivato sul posto, e avute indica-zioni ove si trovavano i due sospetti, l’a-gente piombò loro alle spalle, e senz’al-tro, riconosciuto uno dei due pel vigila-to speciale Cesare Campagnoli, d’anni27 da Travacò Siccomario, l’afferrò di-chiarandolo in arresto per contravven-zione alla vigilanza. Il Campagnoli, ria-vutosi dalla sorpresa provata, tentò direagire e di liberarsi dalle strette del-l’agente, e invocò l’intervento dell’ami-co. Quando questi gli fu al fianco, fu le-sto a tratte di sotto la giubba un coltel-lo da macellaio, passandoglielo perchélo facesse sparire. Al luccichio della la-

ma l’agente temette di venir aggredito,e chiamò l’intervento dei soldati diguardia alla vicina Caserma.

Accorse il Maresciallo di picchetto,attratto dalle grida, a prestar man forte.L’altro vistosi in pericolo di essere ac-ciuffato egli pure fu lesto a gettar il col-tello e darsi alla fuga, abbandonando l’a-mico al suo destino. Ma non fu in tempoa fare un passo, che dal Maresciallo delGenio venne afferrato e trattenuto.

Col suo degno compare vennequindi passato in cella, dove venneidentificato per Guido De Micheli,d’anni 37, di Pavia, non nuovo alla Giu-stizia. Il Campagnoli dovrà ora rispon-dere di contravvenzione alla vigilanzae per porto d’armi; e il De Micheli peraver tentato la fuga.

Un carrettiere di Belgioioso

travolto nel Navigliocon carro e cavallo

21 novembre 1913 - Un giovane car-rettiere, certo “Giovanella” di Belgioio-so si era recato l’altro ieri a Milano conun carretto a due cavalli per trasporta-trvi della merce. Sbrigate le faccendeverso il pomeriggio dello stesso giorno,il carrettiere si era rimesso in viaggioper far ritorno a Belgioioso; ma questavolta il viaggio doveva riuscire fatale alGiovanella, poiché durante il medesi-mo perdeva uno dei suoi cavalli e misea grave pericolo la sua vita stessa.

Seguendo la pericolosa abitudinedei carrettieri, egli durante il viaggiocoricatosi comodamente sul suo veico-lo, avvoltosi ben bene in alcune coper-te, si addormentò. Per alcun tempotutto andò bene: i due cavalli, dei qua-li uno attaccato alle stanghe e l’altro le-gato a fianco, pratici della strada e deiloro doveri di buoni viaggiatori, cam-minavano passo passo, sicuri in mezzoalla strada, scostandosi al passaggio dialtri veicoli che incontravano.

Ad un certo punto, si era giunti cir-ca a metà strada sulla provinciale Mi-lano-Pavia e si costeggiava il Naviglio,

il carrettiere che continuava a dormiretranquillamente, fu svegliato all’im-provviso dallo insistente schioccaredella frusta ed anche dalla voce di unvetturale che guidava una carrozza do-vendo sorpassare il carretto ingom-brante il passaggio.

Il “Giovanella” appena svegliato,dato di mano alle redini tirò il cavalloverso un lato della strada per lasciarelibero il passaggio alla vettura soprag-giungente; era ormai giunta la sera edalla oscurità si aggiungeva anche unfitto nebbione, sicché il carrettierenon poteva avvertire il pericolo terribi-le cui era esposto, poiché il cavallo al-lo strappo delle redini si era di troppoaccostato al Naviglio fiancheggiante lostradale. Quando il “Giovanella” potèfinalmente accorgersi dell’imminentepericolo e senz’altro colla voce e colleredini cercò di ritrarre il cavallo dallariva del canale, era troppo tardi, poi-ché proprio in quell’istante il cavalloche camminava a lato delle stanghe,precipitò nell’acqua, trascinando consé nella caduta anche l’altro cavallo equindi il carretto e il carrettiere.

Fu un momento terribile: accorse-ro prontamente in aiuto il conducentedell’altra vettura ed alcuni altri passan-ti, e mercé l’opera loro il carrettierepotè trarsi in salvo: non fu così del ca-vallo che era legato alle stanghe, chepresto venne travolto sotto le onde edannegò, mentre l’altro, che era riusci-to a tener la testa fuori dell’acqua, ven-ne dopo molti stenti, liberato dai fini-menti e tratto salvo sulla riva.

In seguito anche il carro, veniva trat-to dal Naviglio. Intanto il “Giovanella”veniva ricoverato in una vicina osteria,ove gli venivano prestate le cure piùpremurose: nella caduta egli aveva ri-portato alcune leggere contusioni e feri-te in varie parti del corpo e certo l’inci-dente poteva avere ben più gravi conse-guenze per lui, se il soccorso non fossestato così pronto, poiché l’infelice giova-ne sarebbe miseramente affogato per laimpossibilità in cui si trovava di toglier-si di sotto il carro rovesciato nell’acqua.

Il mattino seguente il carrettierepotè riprendere il viaggio verso Bel-gioioso, messaggero primiero dellatriste novità.

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DICEMBRE 2013 PAVIA

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I. di Avvento s. Eligio

s. Viviana

s. Francesco Xavier

s. Barbara

s. Giulio

s. Nicola

s. Ambrogio

II. di Avvento Immacolata Concezione

s. Siro V. di Pavia

B.V. di Loreto

s. Damaso I

s. GiovannaFranc. di C.

s. Lucia

s. Giovanni della Croce

III. di Avvento s. Achille

s. Adelaide

s. Lazzaro

s. Graziano

s. Dario

s. Macario

s. Pietro Canisio

IV. di Avvento s. Demetrio

s. Giovanni da Kety

s. Irma

Natale di Gesù

s. Stefano 1° martire

s. Giovanni

ss. Innocenti Martiri

s. Tommaso Becket

s. Eugenio

s. Silvestro

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Anno 1954. Il Lungo Ticino Sforza. Il viale è intitolato agli Sforza, i quali alla morte di Filippo Maria Viscontidivennero gli eredi del Ducato. Lungo questa riva del Ticino ebbero i natali due famose società nautiche della città:la “Canottieri Ticino” e la “Motonautica Pavese”. Dopo essersi trasferita da Borgo Basso in città, la Canottieri Ticinocostruì nel 1923 una pittoresca sede progettata dall’arch. Morandotti che fu distrutta nel 1944 dai bombardamentiaerei. Nel 1932, poco a valle, fu ormeggiata la prima sede galleggiante della Motonautica Pavese. Sempre su questariva del Ticino sorge la sede della Battellieri Colombo costruita nel 1921 all’ombra del collegio Borromeo.

Anno 1921. Viale delle Rimembranze. Dopo la Prima Guerra Mondiale, l’Amministrazione Comunale iniziò lasistemazione del viale completata nel 1922. Fu il viale delle Rimembranze con la doppia sfilata di alberi, ciascuno deiquali dedicato con un’apposita targa alla memoria di un Caduto. La costruzione della circonvallazione esterna lungoil Ticino iniziò nel corso degli ultimi due decenni dell’Ottocento per poi protrarsi sino agli inizi del Novecento. Nel1920 assunse la denominazione di viale Città di Fiume, per ricordare la fiera autonomia di questa città, sacrificatadopo la vittoria del 1918. Sullo sfondo il Ponte Vecchio distrutto dai bombardamenti del 1944.

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Tra valzer e galopp3 dicembre 1913 - Ieri sera alla festada ballo che si teneva all’osteria Boggi divia Alboino era accorso pure il soldatodel I. Genio, Secondo Giuliani di Lodi, eper divorar più presto la via, montò sullabicicletta. Giunto all’osteria, depose lamacchina in un angolo del cortile, maipure curandosene. Venuta l’ora di ritor-nare in caserma si prestava a riprenderela bicicletta ma questa al posto lasciatane in altro luogo venne trovata.

Mentre fervevano e valzer e galoppuno sconosciuto se ne era impossessato,dandosi alla fuga non soltanto al galoppo,ma alla carica. Mogio mogio al passo, al-la sua volta il Giuliani si recò al Commis-sariato di P.S. a denunciare il furto patito,accusandosi danneggiato per 100 lire.

Sbornia che svaniscealla frescura della cella10 dicembre 1913 - Stanotte, avvisa-ti da alcuni passanti, due militi della Be-nemerita, erano accorsi a risollevare daterra e accompagnare a casa un indivi-duo, che se ne stava sdraiato alla lucedelle stelle, assopito in un sonno profon-do procuratogli dalla sbornia di cui erapreso. L’atto premuroso dei militi vennepreso come seccatura noiosa dall’ubria-co, che prese ad insolentire i militi e in-veire contro di loro. Davanti a tali pre-potenze, anziché essere accompagnatoa casa, venne tradotto in caserma, ovegli furono richieste le generalità. Ma visi rifiutò energicamente, per cui, dopola perquisizione fattagli, nella quale ven-ne trovato in possesso di un coltello aserramanico di genere proibito, vennechiuso in cella. Stamani soltanto, la not-te gli fu madre di consigli, si decise dideclinare le generalità: disse chiamarsiEnrico Viscardi, di anni 57, abitante aiCantieri Spada, sorvegliante ferrovia-rio. Venne deferito all’Autorità per ol-traggio e porto di coltello.

Cronache bizzarre di cento anni faIl coraggio di un vigile12 dicembre 1913 - Stamani alle 8pel viale Nizza correva pazzamente,forse spaventatosi per il sopraggiunge-re del tram elettrico, e dirigendosi ver-so il piazzale della stazione centrale uncavallo attaccato ad un carro. Dato ilmomento degli arrivi dei treni, il piaz-zale era popolato, e il pericolo presen-tavasi serio.

Il vigile Francesco Inzaghi, che visi trovava di servizio per controllo deltram, senza perdere la sua presenza dispirito, si avventò alla testa del cavallo,l’afferrò per la briglia e con forti strap-pi tentò di trattenerlo. Nonostante ve-nisse per un buon tratto trascinato nel-la fuga dell’animale, minacciando diessere travolto sotto le ruote del carrose per fatalità gli fossero rallentato lemani, tenne fermo; finché l’animale fuammansito.

Quanti furono testimoni dell’attocoraggioso ebbero parole di encomioper il vigile.

A lui i nostri rallegramenti.

Il ladro di “Gioconda”a Pavia

17 dicembre 1913 - Da ultime noti-zie sull’autore del furto del capolavoroLeonardesco Vincenzo Perugia si vie-ne a sapere che già da qualche tempola questura di Firenze era sulle traccedel ladro.

Essa sapeva anche che nello scorsomese di novembre il ladro misteriososarebbe venuto a Milano. Per ciò fu aMilano appositamente il vice questorecav. Eula, funzionario assai abile eprofondo conoscitore della città. Il cav.Eula si fermò a Milano dal 10 al 16 no-vembre, e, presi gli opportuni accordicol questore comm. Cosentino e coidirigenti della squadra mobile furonoorganizzati appostamenti. Si potè così

constatare che l’individuo segnalatofece infatti una breve comparsa a Mi-lano per recarsi quindi a Pavia, donderitornò dopo pochi giorni di assenza.

La polizia, pur facendolo pedinareassiduamente, non credette opportu-no di procedere allo immediato di luiarresto, poiché essa non era ben cer-ta che egli avesse con sé il quadroprezioso.

Fermare l’uomo e perdere ancorauna volta e forse per sempre la “Gio-conda” sarebbe stata una cosa imper-donabile. Si preferì di attendere l’oraopportuna per operare con certezza dicompleta riuscita e l’ora suonò final-mente a Firenze.

Il naso di ignotiborsaiuoli

22 dicembre 1913 - Forse incorag-giati dai passanti esiti delle loro impre-se, i borsaiuolo anche sul mercato diPavia trovano ottima piazza per man-dare a termine i loro affari. Ma stavol-ta chi se ne ride è il borseggiato, e chise ne stata con un palmo di naso sonoi ladri.

Certo Pietro Poma, di Villanterio,sabato era venuto in città per il merca-to e recava con se del denaro; ma ilfurbacchione, ben sapendo qual ventospiri anche sul mercato di Pavia, siguardò bene dal collocare il denaronel portafoglio: li mise invece in bensicuro loco. Giunto in città si diede aisuoi affari. Certamente nel contempodoveva essere pedinato da destri bor-saiuoli, i quali, vistolo concludere affa-ri d’oro, attesero il momento propizioper farlo loro vittima.

Al passaggio pel corso di una vet-tura del tram elettrico, gli ignoti, ap-profittando della ressa fatta all’ango-lo di Corso Cavour dai commercianti,si accostavano al Poma, e fingendo diritrarsi essi pure per sgomberare il

binario, lo pressarono accanto al mu-ro. Nello stesso momento con agilitàsorprendente facevano un taglio nelpanciotto, levandovi il portafoglio.Compiuta l’impresa gli ignoti preseroil volo. Non tardò il Poma ad accor-gersi del tiro birbone giuocatogli; ementre diverse persone si affollava-no attorno a lui sbigottite, commen-tando il fatto, egli si mostrava tutt’al-tro che impressionato, anzi un risodei più schietti gli brillava sulle lab-bra, aumentando la meraviglia deipresenti.

«E perché ridi»? Gli chiese un ami-co. «Rido, rispose il Poma, pensandocon quanto di naso resteranno i bor-saiuoli. Nel portafoglio non tenevo checarte di insignificante valore, e nem-meno il becco d’un quattrino. Il danarolo tengo ben nascosto in altra parte».

E così l’avventura finì.

Fuoco in un salotto27 dicembre 1913 - Un apparta-mento al primo piano della casa n. 10di Piazza Petrarca, di proprietà del no-bile Domenico Cellanova, e occupatodalla famiglia dell’avv. Roberto Bazza-no, Pretore di Cava Manara. Una ca-mera di detto appartamento è adibita asalotto dalla mano esperta della signo-ra Bazzano, arredato con eleganza ebuon gusto. Oggi il salotto non è cheun bugicattolo, dalle pareti anneritedal fumo e dal fuoco, dalle suppelletti-li infrante e distrutte.

Approfittando della bella giornatadi sole del giorno di Natale, i signoriBazzano erano sortiti per una passeg-giata. La signora rientrò verso le 18.Non appena entrata in casa avvertì su-bito un acre odore di bruciaticcio cheproveniva dal salotto; v’accorse pron-tamente per accertarsi che vi accade-va. Ma appena aperto l’uscio, dovettesubito richiuderlo per non venir inve-stita da lunghe lingue di fuoco. Il sa-lottino era invaso dalle fiamme, che si-nistre si allungavano tra dense nubi difumo. Spaventata diede prontamentel’allarme.

Alle sue grida accorsero gli inquili-ni e mentre il rag. Celada si prestavacon altri a iniziare il lavoro di spegni-mento, si mandò ad avvertire i pom-pieri, i quali prontamente si recaronosul posto al comando del geometraSacchi, e continuarono l’opera di spe-gnimento. Dopo due ore circa di lavo-ro il fuoco fu completamente domato espento, riuscendo ad impedire che sipropagasse alle attigue stanze.

Il danno complessivo arrecato al-l’avv. Bazzano ed al proprietario dellacasa nobile Cellanova aggirasi sulle500 lire: però è assicurato.

Raccomandazioni: l’incendio dei ca-mini, modo di evitarlo e di estinguerlo

Qualora per trascuranza di buonenorme di pulizia il camino pigli fuo-co, si getti subito sul fuoco in bassoun po’ di zolfo e lo si faccia bruciarebene; contemporaneamente si osta-coli più che si può il tiraggio tappan-do l’apertura del camino o della stufacon una coperta metallica o in man-canza d’altro con una tela o una co-perta bagnata.

I vapori di zolfo, salendo lenta-mente sul camino estingueranno ilfuoco perché essi non permettono lacombustione.

Ricordandosi prontamente di talerimedio di possono evitare disgrazie.

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Anno 1961. Viale Cremona. La prosecuzione di via San Pietro in Verzolo è viale Cremona, ma le due fotografie sonostate scattate pressappoco nello stesso punto lungo la caratteristica discesa che ci porta verso la valle dellaVernavola. È scomparsa la stretta strada in terra battuta, con i marciapiedi erbosi delimitati da paracarri in granitoe con la fognatura a cielo aperto. Nel 1931 il quartiere fu collegato alla città tramite la linea del tram elettrico chegiungeva sino al piazzale della parrocchiale di San Pietro in Verzolo e certamente questo, con la presenza della SniaViscosa, gli fece perdere il volto della frazione paesana per acquistare i nuovi lineamenti caratteristici delle areeresidenziali.

Anno 1920. San Pietro in Verzolo. L’appellativo di “Verzolo” pare derivato dal latino “viridarium” per indicareun’ampia distesa di verde. Costellata di elevati poggioli che si denominavano monti (Monte Fiascone, Monte Baldo,Monte Bolone), l’area è lambita dal Ticino ed attraversata dalle acque della Vernavola e del Vernavolino e dainnumerevoli rogge e ruscelli. Il rione ha una storia antica ed originale legata al passaggio dei pellegrini diretti aRoma. Lasciata Pavia, i romei scendevano a San Pietro in Verzolo, passavano la Vernavola e puntavano su Piacenza,seguendo la “ Strada Regina” che toccava le località di Moncucco, Vaccarizza, San Giacomo della Cerreta per poiattraversare il Po e proseguire verso la città emiliana.

PAVIA

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Pavia Via Taramelli, 7 - 27100 Pavia - Tel. 0382/527963www.avis.pv.it - e-mail: [email protected]

������RINGRAZIAMENTI

Come autori siamo particolarmente riconoscenti alla “F.lli Della Fiore S.p.A.” per il consueto sostegno e a tutti coloro che hannocontribuito alla realizzazione di questo 20° calendario AVIS.Un ringraziamento al Direttore de “Il Ticino” Alessandro Repossi e ai suoi collaboratori per averci dato la possibilità di accedereall’archivio del giornale e trarre tutte le notizie pubblicate sulle pagine dedicate alle “cronache bizzarre di cento anni fa”.Un pensiero di gratitudine lo indirizziamo anche a Pietro Ferrari, stimato collezionista pavese, che con grande entusiasmo ci hafornito le magnifiche cartoline postali.Esprimiamo, infine, il nostro apprezzamento alla Tipografia PI-ME Editrice S.r.l. che ha realizzato il prodotto come al solito congusto e competenza.

Giulio AssorbiPier Vittorio Chierico

Anno 1955. Via dei Mille. Le mutilazioni causate dai bombardamenti del 1944 e la relativa ricostruzione post bellicahanno cambiato il volto della precedente pittoresca veduta. Il traffico non è ancora frenetico come ai giorni nostri ele utilitarie Fiat popolano le strade della città. Nell’immagine, a contrastare il chiaro del cielo, si nota la linea elettricaaerea della “filovia” che dal 1954 collegò Borgo Ticino con via Olevano. La linea 1 del trasporto urbano potevacontare su sei vetture Fiat 668F e una rimessa posta al capolinea nord di via Olevano.

Anno 1925. Largo di via dei Mille. Un tempo era la Contrada di Santa Maria in Betlem. L’occhio dell’osservatore ècatturato dal fabbricato del Pastificio Marozzi da cui aveva origine l’ampio anfiteatro delimitato da case basse emodeste che si chiudeva sul ponte vecchio. Al centro della piazza semideserta si vedono due “Marnön”, i carri dilegno a due ruote trainati dai cavalli. A sinistra e a destra una lunga teoria di esercizi commerciali checaratterizzavano la via dei Mille sino alla chiesa di Borgo Ticino.