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Le cronache dell’IC Sorrento Ex ore parvulorum veritas La caciotta di capra Intervista a mio nonno Luigi Come si puo’ avere una buona caciotta di capra? Per avere una buona caciotta di capra ci vuole una buona qualità di latte, che si puo’ ricavare da una capra che sta tutto il giorno libera al pascolo in un bel prato con un’ottima qualità di erba. In quale periodo vengono prodot- te le migliori caciotte? Le migliori caciotte vengono prodotte in pri- mavera perché le capre si nutrono di un’alta qualità di erba primaveri- le. Nonno puoi spiegarmi la procedu- ra per ottenere una caciotta di ca- pra? Subito dopo la mungitura si versa il latte in una pentola e si porta alla temperatura di 30-35 gradi. Inserire il caglio di vitello (8 gocce al litro). Dopo circa 20 minuti avviene la cagliata con la produzione di due componenti: formaggio e siero. Si mette il composto ottenuto all’interno dello stampo e si separa il formaggio dal siero. Dopo 1 ora si toglie la caciotta dal- lo stampo ed è pronta! Grazie nonno sono cosi’ buone che ne mangerei tantissime! Luigi Guarracino La produzione del vino Intervista a mio nonno Franco Oggi intervisterò mio nonno, per sapere tutte le varie fasi della produzione del vino. Iniziamo a conoscere il nonno, si chiama Francesco ma tutti lo chiamano Franco, ha 65 anni e fa il muratore. E' il nonno materno e vive ai Colli di Fontanelle dove ha un gran giardino ed io appena posso vado sempre da lui. Mi piace trascorrere del tempo con il nonno perchè sa tante co- se e cerca di insegnarmele. "Allora nonno mi puoi raccontare come si fa il vino?" "Si inizia raccogliendo l'uva e mettendola nei cestini; una volta portata a casa e si mette nell'apposita macchina, che io ho di tipo manuale e si inizia a macina- re. Poi si passa nel torchio. Ti ricordi qual è? Ti faccio rivedere le foto della no- stra ultima vendemmia di qualche anno fa dove ci stavate anche tu e tuo fra- tello." "Si è quella macchina che schiaccia i grappoli e fa uscire il succo, che si chiama mosto". "Mentre i rametti rimangono al suo interno". "Nonno, il mosto poi dove va messo?" "Lo metto in un grosso contenitore insieme alle bucce, dove deve fermentare per 10 giorni, durante i quali lo mescolo" "Cosa si fa dopo questi 10 giorni?" "Il vino viene filtrato e messo nelle damigiane, dopo qualche mese va filtrato in un'altra damigiana" -"Nonno ma come fai a ricordarti tutti questi passaggi?" "Perchè lo faccio ogni anno, da quando avevo la tua età e seguivo mio padre". -"Grazie per avermi dedicato del tempo e per aver parlato delle tradizioni e di cose importanti della nostra famiglia " . Giovanni Massa A pag. 4 L’ intervista alle mamme infermiere sull’emergenza Covid all’ospedale di Sor- rento Speciale interviste A pag. 8 Le interviste al dir. L..Cuomo di Penisola Verde e al dott. P. Parente sui rifiuti ai tempi del Covid a Sorrento In questo numero del giornale attraverso le interviste ai nonni o alle mamme o ai papà gli alunni della 1 B ci faranno conoscere i processi di produzione del formag- gio di capra, del lievito madre, del pane, del vino, della chicha de jora. Ali- menti diversi che hanno qualcosa in comune: le reazioni di fermentazione lattica o alcolica di batteri e lieviti, che abbiamo descritto nel numero precedente. Rossella Gargiulo 6 Giugno 2020

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Le cronache dell’IC Sorrento

Ex ore parvulorum veritas

La caciotta di capra

Intervista a mio nonno Luigi

Come si puo’ avere una buona caciotta di capra? Per avere una buona caciotta di capra ci vuole una buona qualità di latte, che si puo’ ricavare da una capra che sta tutto il giorno libera al pascolo in un bel prato con un’ottima qualità di erba.

In quale periodo vengono prodot-te le migliori caciotte? Le migliori caciotte vengono prodotte in pri-mavera perché le capre si nutrono di un’alta qualità di erba primaveri-le.

Nonno puoi spiegarmi la procedu-ra per ottenere una caciotta di ca-pra?

Subito dopo la mungitura si versa il latte in una pentola e si porta alla temperatura di 30-35 gradi.

Inserire il caglio di vitello (8 gocce al litro). Dopo circa 20 minuti avviene la cagliata con la produzione di due componenti: formaggio e siero. Si mette il composto ottenuto all’interno dello stampo e si separa il formaggio dal siero. Dopo 1 ora si toglie la caciotta dal-lo stampo ed è pronta! Grazie nonno sono cosi’ buone che ne mangerei tantissime! Luigi Guarracino

La produzione del vino

Intervista a mio nonno Franco

Oggi intervisterò mio nonno, per sapere tutte le varie fasi della produzione del vino. Iniziamo a conoscere il nonno, si chiama Francesco ma tutti lo chiamano Franco, ha 65 anni e fa il muratore. E' il nonno materno e vive ai Colli di Fontanelle dove ha un gran giardino ed io appena posso vado sempre da lui. Mi piace trascorrere del tempo con il nonno perchè sa tante co-se e cerca di insegnarmele.

"Allora nonno mi puoi raccontare come si fa il vino?"

"Si inizia raccogliendo l'uva e mettendola nei cestini; una volta portata a casa e si mette nell'apposita macchina, che io ho di tipo manuale e si inizia a macina-re. Poi si passa nel torchio. Ti ricordi qual è? Ti faccio rivedere le foto della no-stra ultima vendemmia di qualche anno fa dove ci stavate anche tu e tuo fra-tello."

"Si è quella macchina che schiaccia i grappoli e fa uscire il succo, che si chiama mosto".

"Mentre i rametti rimangono al suo interno".

"Nonno, il mosto poi dove va messo?"

"Lo metto in un grosso contenitore insieme alle bucce, dove deve fermentare per 10 giorni, durante i quali lo mescolo"

"Cosa si fa dopo questi 10 giorni?"

"Il vino viene filtrato e messo nelle damigiane, dopo qualche mese va filtrato in un'altra damigiana"

-"Nonno ma come fai a ricordarti tutti questi passaggi?"

"Perchè lo faccio ogni anno, da quando avevo la tua età e seguivo mio padre".

-"Grazie per avermi dedicato del tempo e per aver parlato delle tradizioni e di cose importanti della nostra famiglia " .

Giovanni Massa

A pag. 4

L’ intervista alle mamme infermiere sull’emergenza

Covid all’ospedale di Sor-rento

Speciale interviste

A pag. 8

Le interviste al dir. L..Cuomo di Penisola Verde e al dott. P. Parente

sui rifiuti ai tempi del

Covid a Sorrento

In questo numero del giornale attraverso le interviste ai nonni o alle mamme o ai papà gli alunni della 1 B ci faranno conoscere i processi di produzione del formag-gio di capra, del lievito madre, del pane, del vino, della chicha de jora. Ali-menti diversi che hanno qualcosa in comune: le reazioni di fermentazione lattica o alcolica di batteri e lieviti, che abbiamo descritto nel numero precedente.

Rossella Gargiulo

6 Giugno 2020

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La Chicha de Jora

Intervista a mia madre Giuliana

Mamma qual è la bevanda fermentata tipica del nostro Paese, il Perù: è la Chicha de Jora.

Hai dei ricordi personali della Chicha de Jora? Sì, la preparava la mamma della mia bisnonna che era originaria dell’antica e famosa città di Cuzco. Mi ricordo da bambina che mia mamma me ne parla-va.

Cos’è questa bevanda? La Chicha de Jora è una bevanda naturale che si prepara utilizzando il mais. La sua ricetta si è tramandata negli anni ed in Perù risale ai tempi degli Incas, un’antica civiltà peruviana. For-se si preparava fin dall'epoca preincaica, come bevanda sacra, essendo utilizzata in atti cerimoniali e feste di tutte le culture preispaniche della zona centrale andina.

In quali Paesi si usa? Oggi è particolarmente diffusa in Perù, Bolivia ed Ecuador, ma presenta diverse varietà se-condo la regione.

Qual è il suo ingrediente principale? Si compone principalmente della "jora", cioè mais maltato.

PREPARAZIONE DELLA CHICHA DE JORA

Si deve fare seccare il mais al sole. Fatto questo si lascia in ammollo in una brocca di ceramica per tre giorni. Il mais si fa asciugare al sole per una settimana. Poi il mais viene fatto germinare per quindici giorni in un letto di foglie aromatiche che lo ricopre. Una volta germinato viene lasciato di nuovo al sole per una settimana. Dopo una settimana il mais viene macinato. Si fa bollire il mais per due ore circa. Scolare il mais e mettere il liquido in un grande barattolo di argilla con un coperchio. Lasciare fermentare per una settimana. Passata una settimana di fermentazione la bevanda è pronta da bere.

Il risultato è una bevanda a bassa gradazione alcolica (generalmente da 1 a 3%). Se si vuole che la bevanda sia più forte, ossia che abbia un maggior contenuto di alcool si deve lasciare fermentare più tempo. Il sapore è dolce, unico e indescrivibile, molto dissetante. Ha proprietà diuretiche ed è ricca di proteine.

Giulio Andrea Lara Flores

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Il pane

Intervista a mia madre Ersilia

Quali sono gli ingredienti?

Gli ingredienti sono: farina,acqua, lievito, sale, olio e finocchietti.

Quali sono le fasi di lavorazione?

Il giorno prima preparo il prefermento con acqua, lievito e farina . Lo lascio lievitare fino a triplicare il volume. Aggiungo il resto della farina , il sale, l’ olio e i finocchietti e impasto tutto, lasciando lie-vitare per due ore. Poi lascio l’impasto in frigo tutta la notte. La mattina successiva faccio i filoncini e inforno.

Quali sono il tempo e la temperatura di cottura?

45 minuti a 250 gradi.

Usi la farina bianca o integrale?

A volte la farina normale (tipo 00), a volte invece quella integrale , altre volte tutte e due.

Da chi hai imparato?

Ho imparato da un maestro panettiere.

Emanuele Esposito

La pasta madre (o lievito madre)

Intervista a mia mamma Angela

Visto che a causa della quarantena siamo costretti a stare in casa, inganniamo il tempo nel darci alle arti culinarie, stando spesso con le mani in pasta.

Ultimamente scarseggia il lievito di birra ed è per questo che mia mamma ha provveduto a produrre il lievito madre.

Si tratta di un impasto di farina ed acqua, reso acido da una serie di “microorganismi utili”, appartenenti ai lieviti e ai batteri, che producono la fermentazio-ne dell’impasto, ovvero la lievitazione.

Come abbiamo imparato a scuola, la lievitazione cioè il rigonfiamento della pasta, è in realtà un pro-cesso di fermentazione simile a quello per produrre il vino, l’aceto o i latticini. I principali attori delle reazioni di fermentazione sono i lattobacilli e i sac-caromiceti. Infatti il lievito madre è composto da microorganismi attivi come i lieviti Saccharomyces e Candida ed i batteri lattici Lactobacillus e Pedio-coccus che producono solo acido lattico ed anidride carbonica oppure acido acetico ed etanolo. Questi batteri, attraverso la produzione di acido lattico e acetico, determinano l’acidificazione della pasta e sono responsabili di varie modificazioni nutriziona-li, organolettiche e gustative dell’alimento ottenuto con il lievito madre, che lo rendono più morbido, leggero, digeribile e che si conserva più a lungo. Il lievito madre viene chiamato dalle nostre nonne “criscito” e si usava in passato per fare il pane in casa ed i “casatielli”.

Deila Davide

Il vino

Intervista a mio padre Lucio

Michelle: Dove hai imparato? Lucio: Ho imparato da mio nonno. Michelle: Da quanto tempo lo sai fare? Lucio: lo so fare da 46 anni. Michelle: Papà mi spieghi come si fa il vino? Lucio: Prima si raccoglie l’uva. Una volta veniva messa sul “palmiento”, dove i contadini schiacciavano l’uva con i piedi. Ora l’uva viene messa in una macchina elettrica o manuale che la schiac-cia. Il succo viene messo nella botte, gli acini schiacciati vengono messi nel torchio che fa uscire altro succo chiamato mosto. Il mosto è conservato nelle botti per 2 mesi. Il 14 novembre il mosto viene travasato nelle damigiane, nelle quali viene inserito un filo d’olio per non far andare il vino a male. E’ scelto questo giorno perché un pro-verbio afferma: “IL GIORNO DI SAN MARTINO OGNI MOSTO DIVENTA VINO”. Michelle Iaccarino

Il vino Intervista a mio nonno Francesco Mio nonno ha imparato a fare il vino da suo nonno e ha continuato a produrlo fino a quando è diventato anziano ed ha insegnato il procedimento ai suoi figli e io l'ho intervistato per farmi spiegare come si produce. Mio nonno ha risposto ad alcune domande e poi mi ha detto il procedimento: Cosa si fa per prima cosa? Si coglie l'uva. Con cosa deve essere pigiata? Deve essere pigiata o con i piedi o con il torchio. Quali sono gli strumenti più importanti? Gli strumenti più importanti sono: le casse per l'uva, il torchio, le botti, il tino e le bottiglie. Quanto tempo deve fermentare? Deve fermentare per setto o otto giorni. PROCEDIMENTO Si coglie l'uva e si mette nelle casse, poi si pigia (o con il torchio o con i piedi ), dopo aver pigiato si mette nelle botti, dove avviene la fermentazione e dopo sette, otto giorni diventa vino. Dopo si trava-sa nelle damigiane. Marisa Pollio

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L’emergenza sanitaria della pandemia da Sars-Covid-19 all’Ospedale di Sorrento Videointervista realizzata dagli alunni della classe 2 B della scuola secondaria Vittorio Veneto dell’I.C. Sorrento alle mamme

infermiere Debora Massa e Angela Fiorentino Il giorno 18 maggio gli alunni della classe IIB hanno realizzato, guidati dalle professoresse di scienze Rossella Gargiulo e di italiano Maria Iaccarino, una videointervista sull’emergenza Covid a due infermiere dell’Ospedale di Sorrento, Debora Massa e Angela Fiorentino. L’idea di fare questa attività è nata dal fatto che le signore sono anche mamme di alunni della nostra scuola, uno dei quali proprio della classe IIB. L’intento è stato quello di affrontare il problema dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, con particolare attenzione al nostro territorio, ascoltando il punto di vista di chi la sta fronteggiando in prima linea. L’argomento era stato già trattato dai docenti delle diverse discipline, in particolare dal punto di vista scientifi-co, sociale e umano. L’attività didattica è stata strutturata stimolando i ragazzi a formulare, sulla base delle loro curiosità, delle domande che poi sono state organizzate secondo una sequenza logica. Gli alunni hanno messo a fuoco tutti gli aspetti dell’emergenza sanitaria, rivolgendo alle mamme infermiere domande riguardanti anche la loro esperienza personale e i loro stati d’animo. Saverio: In quali reparti lavorate? Infermiera Massa: nel reparto di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale di Sorrento. Infermiera Fiorentino: nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sorrento. Alessia: Avreste mai immaginato che vi sareste trovate a vivere un’emergenza pandemica in prima linea? Infermiera Fiorentino: Non avremmo mai immaginato di trovarci a fronteggiare un’emergenza sanitaria così rilevante, co-me è questa pandemia. Essendo io infermiera di Pronto Soccorso mi trovo ad essere proprio in prima linea, perché questo è il reparto dove arrivano i malati che hanno bisogno di essere assistiti in ospedale. Alessia: Quando entrate in ospedale cosa provate? Infermiera Massa: Da una parte abbiamo la consapevolezza di essere di aiuto e conforto, d’altra parte è inutile negare che c’è un po’di timore perché sappiamo di essere a rischio di essere contagiati a nostra volta. Saverio: Quali dispositivi di protezione usate? Infermiera Fiorentino: Utilizziamo sempre mascherina e guanti. In caso di emergenza Covid, poi, ci “bardiamo”, ossia, come potete vedere dalla fotografia, indossiamo la mascherina con filtro con la visiera al di sopra, tre paia di guanti, la tuta e i cal-zari, cioè dei copriscarpe. Tutte queste cose sono monouso, perciò dopo vanno buttate via. Francesca: Nei vari reparti i pazienti indossano anche loro la mascherina? Infermiera Massa: Ovviamente vengono dotati di mascherina. Inoltre il Direttore Sanitario ha predisposto che ci sia in ogni stanza un solo paziente, per cui il contagio è contenuto al massimo, ma se questi deve fare esami strumentali, come ad e-sempio radiografie, o ecocardiogramma, gli vengono forniti tutti i dispositivi di protezione, prima di essere trasferito nei reparti specializzati. Luca: In questo periodo di emergenza sono aumentate le ore di lavoro del personale sanitario? Infermiera Fiorentino: Sì, nel reparto di Pronto Soccorso le ore di lavoro in questo periodo sono aumentate, soprattutto nella fase iniziale, in genere proseguendo nel proprio turno, per essere di supporto a chi subentrava nel turno successivo. Siamo stati come una squadra e ci siamo aiutati tutti. Francesca: I medici più anziani lavorano di meno visto che sono più a rischio? Infermiera Massa: No, hanno mantenuto lo stesso orario, ma è ovvio che se hanno già qualche patologia, come tutti i lavo-ratori, si possono astenere dal lavoro, come previsto dal Decreto Cura Italia. Mario: Avete avuto a che fare direttamente con pazienti affetti da Covid? Infermiera Fiorentino: Sì, purtroppo in questo periodo, nel reparto di Pronto Soccorso ci sono stati diversi casi. Roberta: Come avviene il contagio? Infermiera Massa: Il contagio può avvenire sia per contatto che per via aerea, attraverso la tosse e le goccioline di saliva, con l’aria che si respira, perciò è importante usare la mascherina, evitare di toccarsi il volto, lavarsi bene le man i e ri-spettare le distanze. Rosaria: Quali sono i sintomi? Infermiera Fiorentino: I sintomi delle persone Covid positive sono: febbre, raffreddore, tosse, dolori muscolari e dolori arti-colari. Giuseppe: Come si fa a capire che non si tratta dell’influenza stagionale, ma di Covid? Infermiera Massa: La diagnosi differenziale si fa con la radiografia del torace, dalla quale si evince la polmonite bilaterale, che è un segno tipico dell’infezione da Covid-19, ma la certezza la si ha solo con il tampone. Giuseppe: Come mai alcune persone si ammalano in modo grave e altre in modo lieve? Infermiera Massa: La gravità dei sintomi dipende dall’età e dalle patologie che ha la persona, ma anche se ha deficit immuni-tari. Una persona sana ha meno probabilità di ammalarsi o comunque contrae una forma più lieve rispetto ad una persona che ha patologie di base, come diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari. Giuseppe: Il vaccino influenzale può proteggere le persone dal coronavirus?

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Infermiera Fiorentino: Secondo alcuni studi l’influenza rende le persone più sensibili all’infezione da coronavirus, perciò le persone vaccinate sarebbero più protette. Gioia: Quanto tempo in media ci mette una persona senza altre patologie a guarire? Infermiera Massa: Dipende da paziente a paziente, dai due ai quindici giorni. Per avere la diagnosi di guarigione si deve at-tendere l’esito di due tamponi negativi. Michele: Il personale sanitario del 118 che va a casa di un paziente sospetto che tipo di intervento effettua? Infermiera Fiorentino: Quando si chiama il 118 l’operatore della centrale operativa chiede al telefono se il paziente ha sinto-mi di tosse, febbre, raffreddore, quindi, se si tratta di un sospetto di Covid, i sanitari vanno già bardati, misurano la tempera-tura, effettuano la visita e lo trasportano in ospedale in ambulanza, dove va nella tenda blu che vedete nella foto. Michele: Se un paziente sospetto all’arrivo in ospedale risulta positivo al test rapido, come vi comportate? Infermiera Fiorentino: Se risulta positivo al test rapido, cioè il test sierologico, si va per successione, gli vengono fatti tutti gli esami per giungere alla diagnosi: i prelievi di sangue, la radiografia al torace, l’elettrocardiogramma, gli viene prestata l’assistenza infermieristica e medica e gli viene fatto il tampone orofaringeo, che viene inviato al laboratorio di Nola. Se l’esito del tampone è positivo si può avere la certezza diagnostica di infezione da Covid. Cristina: Cosa succede quando un paziente ricoverato nel reparto Covid risulta positivo al tampone? Infermiera Fiorentino: Se il paziente risulta positivo, viene trasferito al Centro Covid di riferimento per il nostro territorio, cioè l’Ospedale di Boscotrecase. Se non c’è posto si cerca la disponibilità in altri Centri Covid vicini, come l’ospedale di Scafati o l’Ospedale del Mare a Ponticelli. Gianlorenzo: Se invece il paziente risulta negativo al tampone in quale reparto viene trasferito? Infermiera Massa: Nel mio reparto di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale di Sorrento, dove, avendo sintomi influenzali e re-spiratori, gli vengono fatti ulteriori accertamenti ematici e strumentali, necessari per giungere ad una diagnosi e dove ven-gono prestate le cure adeguate. Roberta: Che tipo di farmaci date ai pazienti Covid? Infermiera Massa: Diamo farmaci antiinfiammatori e antivirali, a volte anche gli antibiotici ed il cortisone. Tommaso: Ci sono casi sospetti nel reparto Covid di primo soccorso allestito nella tenda blu, in questo periodo? Infermiera Fiorentino: No, fortunatamente al momento non ce ne sono e questo ci fa essere ottimisti. Ciò non vuol dire che non abbiamo positivi a Sorrento ed in Penisola ma, avendo l’Asl predisposto un servizio di assistenza medica domicilia-re, giungono in ospedale solo le persone con sintomi gravi di dispnea severa, cioè con difficoltà respiratorie. Le altre persone positive con sintomi lievi sono curate a casa. Luca: Ci sono stati casi gravi che hanno avuto bisogno della Terapia intensiva? Infermiera Fiorentino: Purtroppo sì, ci sono stati casi gravi che hanno avuto bisogno della Terapia intensiva. Personalmente ne ho avuti quattro che sono arrivati già con patologie respiratorie di base. Gioia: In cosa consiste la Terapia intensiva? Infermiera Fiorentino: La Terapia intensiva è il reparto dove vanno i pazienti che hanno bisogno di supporto ventilatorio per respirare, attraverso apparecchi chiamati ventilatori polmonari. Rosaria: Se la tenda diventa piena le altre persone sospette di Covid dove vanno? Infermiera Fiorentino: Per fortuna la tenda non è stata mai piena. Abbiamo letti completi di attrezzature per ricoverare fino a sette pazienti. Anche nel periodo più critico, cioè nella seconda metà di marzo, abbiamo avuto al massimo quattro perso-ne. Cristina: Quanti pazienti positivi ci sono stati in tutto? Infermiera Fiorentino: Direi meno di dieci pazienti positivi, trasferiti negli ospedali Covid di riferimento. Francesca: Appena voi del personale entrate nell’ospedale vi misurano la temperatura? Infermiera Massa: Sì, la misurano a tutti noi ad ogni turno. Inoltre periodicamente ci fanno il test sierologico rapido. Francesca: Vi hanno mai fatto il tampone anche se non avevate sintomi? Infermiera Massa: No, per ora ci hanno fatto i test rapidi, ma dalla settimana prossima faranno i tamponi anche a noi del personale sanitario. Tommaso: Qualcuno del personale si è infettato? Infermiera Fiorentino: No, nessuno. Rosaria: Se qualcuno del personale sanitario si è contagiato e non lo sa cosa può succedere ? Infermiera Fiorentino: Se non lo sa, ma è positivo vuol dire che è un soggetto asintomatico. Se ciò accadesse, teoricamente potrebbe infettare altre persone del personale o ricoverati, innescando una catena, ma, avendo noi da subito attivato i pro-tocolli ministeriali previsti ed utilizzando sempre i dispositivi, ciò non può succedere. Ad esempio, noi abbiamo uno specifi-co protocollo di vestizione ed uno specifico protocollo di svestizione e sono separati il percorso “pulito”, da quello cosid-detto “sporco”. Fernanda: In questo periodo molte persone hanno paura di andare in ospedale ma cosa succede se hanno bisogno di dover andare al Pronto Soccorso?

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Infermiera Fiorentino: Questa domanda è molto importante perché dovete sapere che chi arriva in Pronto Soccorso per altri problemi come un trauma da incidente, un infarto o un ictus non entra in nessun modo in contatto con sospetti Covid. Questo è il motivo per cui hanno allestito la tenda bianca del Pre-Triage all’esterno dell’ospedale, come vedete nella foto, dove vanno tutti i pazienti che arrivano in ospedale e dove sono sottoposti al test rapido. Solo i pazienti non sospetti che sono negativi al test rapido entrano nel reparto di Pronto Soccorso vero e proprio. Michele: Il rischio di portare il virus a casa quanto è alto per voi infermieri?’ Infermiera Fiorentino: E’chiaro che tornando da lavoro, per quante misure di sicurezza siano state prese in ospedale, un po’ di paura c’è e per questo si presta molta più attenzione di prima a disinfettare tutto. Fernanda: Avete paura di essere contagiati? Infermiera Massa: All’inizio, essendo impreparati a fronteggiare quest’emergenza, c’è stata molta paura, anzi terrore. Avendo anche il marito infermiere, la paura per noi era doppia. Poi pian piano ci siamo adattati alla situazione. Infermiera Fiorentino: All’inizio è stato terribile. La paura maggiore non era di infettarci noi, ma di portare a casa il virus e contagiare così i nostri figli. Sarei dovuta stare in isolamento, ma i miei figli non potevano stare da soli. Mio marito era spesso per lavoro in provincia di Bergamo, dove il numero di casi era molto alto ed avevo paura che potesse contagiarsi. Allora mi sono affidata: al mio buon senso, alla mia professionalità e a Dio. Gennaro: I test sierologici in che consistono e che affidabilità hanno? Infermiera Fiorentino: Il test sierologico viene fatto attraverso un prelievo di sangue che consente di rilevare la presenza degli anticorpi IgM e IgG. Anche il test sierologico ha la sua affidabilità perché in base alla presenza o assenza degli anti-corpi si capisce se il soggetto ha avuto già questa infezione o se essa è in atto. Gennaro: Una persona che si è ammalata può riprendere il virus? Infermiera Massa: Una persona che si è ammalata ed è guarita sicuramente sviluppa degli anticorpi, ma siccome questo virus muta, al momento sembra che ci sia la possibilità di reinfettarsi. Gennaro: Una persona malata deve aspettare almeno due tamponi di seguito negativi per dirsi guarito? Infermiera Fiorentino: Sì, bisogna aspettare almeno due tamponi di seguito negativi secondo il protocollo ministeriale. Ci vuole la certezza assoluta che una persona sia guarita prima di farla tornare a casa perché non si può rischiare di conta-giare altre persone a partire dagli stessi familiari. Gennaro: Per quanto tempo i positivi sono ancora contagiosi? E questo vale anche per gli asintomatici? Infermiera Massa: Si é contagiosi per circa due-tre settimane e ciò vale anche per gli asintomatici. Mentre per coloro che sono risultati positivi al primo tampone si può sapere se sono ancora contagiosi ripetendo il tampone, è molto più com-plicato per gli asintomatici che non sanno di essere malati. Per questo risulta determinante, per evitare la diffusione del virus, il distanziamento sociale e adottare tutte le misure di prevenzione. Rosaria: Ma è pericoloso per il contagio stare vicino ai positivi asintomatici? Infermiera Fiorentino: E’chiaro che una persona che si è contagiata e non lo sa è pericolosa per chi gli sta vicino, soprat-tutto se si tratta di anziani. Rosaria: E’vero che c’è già stato un altro coronavirus in passato? Infermiera Massa: Sì. La Sars di qualche anno fa era causata da un virus della stessa famiglia. Infatti la sigla esatta dell’infezione che stiamo fronteggiando è Sars Covid-19. Roberta: E’vero che questo virus colpisce meno i bambini? Infermiera Massa: Sì, è vero. Si è visto che fortunatamente i bambini sono colpiti meno. Infatti ci sono stati pochissimi casi.

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Gennaro: Che relazione c’è tra il Covid-19 e la sindrome di Kawasaki nei bambini? Infermiera Fiorentino: Ad oggi ne sappiamo pochissimo, anche se pare ci sia una relazione tra il coronavirus e questa sin-drome. All’Ospedale pediatrico Santobono di Napoli, ad esempio, c’è stato il caso di un bambino che ha presentato dei sin-tomi riconducibili alla sindrome di Kawasaki. Noemi: Perché il virus colpisce soprattutto gli adulti e meno i giovani? Infermiera Fiorentino: E’difficile che questo virus colpisca persone sane. Si è visto che il virus colpisce maggiormente i ma-schi anziani con diverse patologie e che hanno un sistema immunitario debilitato, ai quali può causare complicazioni so-prattutto respiratorie e cardiache. Michele: Gli animali domestici possono contagiarsi e trasmettere il virus? Infermiera Massa: No, a quanto dicono gli esperti, gli animali non possono contagiarsi e trasmettere il virus, dal momento che esso colpisce soltanto l’uomo. Gianlorenzo: Pensate che con il caldo si possa ridurre la diffusione del virus e anche la sua aggressività? Infermiera Massa: Tutti i virus con il caldo attenuano la loro aggressività. Speriamo sia così anche in questo caso. Cristina: Pensa che vi sarà una nuova ondata di epidemia da coronavirus? Infermiera Fiorentino: Non lo possiamo sapere. Speriamo arrivi presto il vaccino. Cristina: In questo caso sarà più facile fronteggiare la situazione? Infermiera Massa: Sicuramente se ci dovesse essere una nuova ondata pandemica saremmo più preparati a fronteggiarla. Ora sappiamo un po' di cose in più rispetto a qualche mese fa. Simone: Tra quanto tempo si prevede sarà disponibile il vaccino? Infermiera Massa: Si prospetta per fine anno. Speriamo sia così. Daniele: Pensate si possa arrivare presto ad una cura specifica per combattere questa malattia? Infermiera Fiorentino: Penso proprio di sì, anche se ci vorrà un po’di tempo. Stanno già sperimentando una terapia che uti-lizza il plasma delle persone guarite, che è ricco di anticorpi contro il Covid. Valerio: Quali sentimenti provate quando vi trovate di fronte a una persona malata di Covid? Infermiera Fiorentino: Sicuramente un miscuglio di sentimenti, soprattutto tristezza perché non è bello vedere una persona che soffre. Valerio: Come siete di conforto ai pazienti? Infermiera Fiorentino: A volte anche solo un sorriso o una parola può essere di conforto per chi soffre. Mario: Cosa ha significato per voi essere infermiera in questo periodo di pandemia? Infermiera Massa: Essere infermiere nel periodo di pandemia ci ha fatto capire ancora di più l’importanza del nostro lavoro. Abbiamo avvertito la responsabilità del prendersi cura dell’altro non solo fisicamente, ma anche aiutando a capire l’importanza della prevenzione per evitare il contagio. Mario: Qual è la cosa più bella che vi ha detto un malato in ospedale durante questo periodo? Infermiera Massa: I malati in questo periodo hanno dovuto stare lontano anche dai loro parenti, a cui non erano consentite le visite per cui si sono affidati completamente a noi. La cosa più bella è cogliere la fiducia verso di noi nei loro occhi. Tante cose ci hanno detto i pazienti dei nostri reparti, tante parole di affetto e gratitudine, ma la frase più bella è stata sicuramente: “Sei il mio angelo custode”. Infermiera Fiorentino: E’ vero, ci hanno definito “angeli custodi”, “eroi”, ma la cosa più bella è sapere di essere stata di con-forto a un’altra persona nei suoi momenti bui della malattia.

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Ieri, nel corso di una videolezione, abbiamo incontrato e parlato con due mamme di nostri amici che sono infermiere e che in questo periodo di pandemia sono state molto impegnate nell’ ospedale dove lavorano. Avevamo preparato, la settimana scorsa, alcune do-mande da rivolgere alle infermiere e devo dire che è stato molto interessante ascoltarle anche perché ci hanno spiegato molte cose sul Coronavirus che non conoscevamo o che non ci erano molto chiare. Ad esempio, ci hanno detto che gli animali domestici non possono contagiarsi nè contagiare. Questa informazio-ne mi ha toccato da vicino, visto che ho un cane, rassi-curandomi circa quanto avevo letto su internet. Le due infermiere ci hanno dato notizie incoraggianti perché hanno detto che al momento a Sorrento non ci sono casi sospetti e che in totale ci sono stati solo 7/8 positivi, che hanno dovuto essere trasferiti nei centri covid di riferimento . È stato molto emozionante sen-tirle parlare. Si vede che il loro non è solo un lavoro, ma una missione. Credo che bisogna avere qualità par-ticolari per fare questo mestiere perché non è da tutti. E proprio la risposta alla mia ultima domanda spiega ancora meglio la particolarità di questo lavoro e cosa significa essere infermiere. Infatti quando ho chiesto:” quale è stata la cosa più bella che vi è stata detta da un paziente?” una di loro ha risposto: “ Sei il mio angelo custode”. Non ci rimane quindi che ringraziare tutti gli infermieri per il loro grande sacrificio.

Mario Cappiello

Qualche giorno fa alcune mie professoresse hanno organizzato un’intervista a due madri infermiere sull’emergenza Covid. Ognuno di noi ha prepara-to delle domande a cui avrebbero risposto. Duran-te la videointervista mi ha colpito molto la sereni-tà che le due infermiere hanno mostrato. Non penso sia facile fare questo tipo di lavoro in una situazione del genere, anche se abitiamo in una cittadina abbastanza piccola e con pochi casi di Covid. Le infermiere hanno parlato di molte cose, dai dispositivi di protezione alle caratteristiche del virus stesso e della sua diffusione fino alle loro e-sperienze personali e a quello che provano sul po-sto di lavoro. Le loro parole mi hanno fatto riflet-tere molto e ho capito che persone meravigliose sono. Quest’intervista mi ha fatto sentire egoista. Mentre molti di noi si lamentavano di dover re-stare a casa durante la quarantena, queste signore e tanti altri del personale sanitario erano costretti ad uscire per salvare persone malate e per il nostro bene.. Per questo, voglio ringraziare tutti: gli in-fermieri, i medici e chiunque ci abbia aiutato in questa situazione. Grazie a loro continuiamo a credere che ANDRA’ TUTTO BENE!

Gioia Ranucci

Il 18 maggio i miei compagni di classe ed io abbiamo fatto una videointervi-sta a delle mamme che sono infermiere e che hanno lavorato in ospedale durante l’emergenza Covid. Ero curiosa di sapere le due infermiere cosa ci avrebbero raccontato visto che loro hanno dovuto affrontare questa situa-zione così imprevista e difficile in prima persona. Mi sono sentita fortunata nell’ascoltare la loro testimonianza e mi hanno colpito varie risposte, alcune delle quali mi hanno addirittura commosso. In particolare, quando ci hanno detto che loro avevano più paura di portare a casa il virus che di essere contagiate. Questa frase mi ha portato a riflettere molto sul fatto che i nostri genitori prima di pensare a loro stessi pensano a noi e non nascondo che mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Un’altra cosa che mi ha colpito molto è stata quando abbiamo chiesto: “qual è la frase più bella che vi ha detto un paziente durante questo periodo?”. La risposta è stata:“siete i nostri eroi” ed è la pura verità perché è grazie a loro, infermieri e medici, che stiamo combattendo il vi-rus e fronteggiando quest’emergenza. Dopo aver chiuso la videochiamata, prima di pranzare, ho riflettu-to e ho capito che da grande vorrei essere come loro, coraggiosa e determinata, pronta a lottare per ciò in cui credo, per diventare quello che ho sempre voluto essere, qualunque siano gli ostacoli. Le loro pa-role mi hanno suscitato un vortice di sensazioni: paura, tristezza, ma soprattutto felicità perché, grazie a persone come loro, c’è la speranza che tutto si risolva e che si ritorni presto alla normalità.

Francesca Maglio

Cosa pensano i ragazzi di 2B

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No alla plastica

Noi ragazzi siamo fortemente arrabbiati per le isole galleggianti di plastica negli oceani e le montagne di pla-

stica che sono ovunque nel mondo. E’ uno scempio fatto dall’uomo sulla natura. Dal 1950, circa 8,3 miliardi

di milioni di tonnellate di plastica sono state prodotte in tutto il mondo è solo il 9% di esso è stato riciclato. Il

73 % dei rifiuti in spiaggia di tutto il mondo è di plastica, tra cui sigarette, tappi di plastica, oggetti e frammenti

di plastica, bottiglie. Un milione di bottiglie di plastica vengono acquistate nel mondo ogni minuto e più di

480 miliardi di bottiglie di plastica sono state acquistate nel 2016 in tutto il mondo .Inoltre, nel mondo circa

2 milioni di sacchetti di plastica vengono utilizzati ogni minuto e tra i 5 miliardi ed un trilione in un anno.

Il 90% della plastica che inquina i nostri mari è traportato da 10 fiumi dell’Asia e dell’Africa.

La plastica sta uccidendo più di 1,1 milione di uccelli marini e animali ogni anno.

Noi ragazzi della 2A guidati dalla nostra professoressa di scienze Rossella Gargiulo, ci impegniamo con diverse

attività e progetti iniziati dallo scorso anno per il nostro obiettivo della salvaguardia del mare e in generale del

nostro pianeta. Una delle attività più belle che abbiamo fatto è stata la pulizia della spiaggia di Marina Grande,

dove ad esempio quest’anno abbiamo raccolto in poco tempo tanti mozziconi di sigaretta da riempire una

bottiglietta di plastica e poi tre grandi buste di rifiuti vari. In questo periodo di lockdown e di fase 2 della pan-

demia da Covid-19, ci siamo resi conto che, la produzione della plastica e dei prodotti “usa e getta” come

guanti e mascherine, ma anche di imballaggi per i cibi pronti da asporto e gli alimenti confezionati, stanno

aumentando rapidamente. Quindi abbiamo raccolto delle statistiche sull’aumento della plastica in questo peri-

odo: la produzione di guanti in gomma è aumentata del 73 %.,la produzione di mascherine è aumentata del 78

%. Ma a parte tutte queste cose negative un’altra statistica dice finalmente una cosa positiva, che mi ha reso

molto felice: L’INQUINAMENTO MARINO È DIMINUITO DEL 24%.

Raffaella Cappiello 2A

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La produzione dei rifiuti ai tempi del Covid-19 a Sorrento

Videointervista realizzata dagli alunni della classe 1 A della scuola secondaria Vittorio Veneto dell’I.C. Sorrento al Dott. Luigi Cuomo Direttore di Penisola Verde e al Dott. Pasquale Parente della Società Naturalmente

Il giorno 15 maggio gli alunni della classe 1 A hanno realizzato, guidati dalla professoressa di scienze Rossella Gargiulo una videointervista in remoto al Direttore di Penisola Verde Dott. Luigi Cuomo ed al Responsabile della comunicazione della Società Naturalmente Dott. Pasquale Parente, con i quali da diversi anni la scuola svolge progetti di educazione ambientale. Il tema del progetto di quest’anno è stato “Secco e monouso, no all’abuso”, con l’obiettivo di ridurre ciò che si butta nell’indifferenziato, attraverso il miglioramento della raccolta differen-ziata e di contrastare il monouso, come le bottiglie, i bicchieri e le posate di plastica “usa e getta”. In linea con l’attività progettuale affrontata in classe e non potendo fare la prevista manifestazione finale nei locali scolastici o a teatro, abbiamo utilizzato questa nuova modalità che è la didattica a distanza per interfacciarci con gli esperti in maniera interattiva in una videointervista. L’intento è stato quello di analizzare, con l’aiuto degli esperti, i cam-biamenti nella produzione dei rifiuti in questo particolare periodo storico che stiamo vivendo, dovuto all’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha imposto la chiusura delle attività produttive e lo stop al traffico in conformità alle misure governative esemplificate nel dictat: “iorestoacasa”. I ragazzi hanno formulato sia doman-de di carattere generale, sia domande che ponevano l’accento sui rifiuti nel nostro territorio, rivolte in particola-re al Direttore di Penisola Verde, la società che si occupa della gestione dello smaltimento dei rifiuti a Sorrento.

Mariarosaria: In questo periodo di emergenza sanitaria come è cambiata la raccolta differenziata a Sorrento e che misure avete adottato per proteggere i dipendenti di Penisola Verde ?

Luigi Cuomo: La raccolta differenziata non è cambiata molto, è continuata come prima, difatti il Ministero della Salute ha confermato che dobbiamo continuare a fare la raccolta differenziata. Solo chi risulta positivo non deve farla, ma deve mettere i rifiuti tutti insieme in un doppio sacchetto lasciato ben chiuso fuori alla porta, dove vie-ne ritirato per poi giungere direttamente al Termovalorizzatore di Acerra.. Riguardo alla seconda domanda, te-nendo in considerazione i pericoli di contagio abbiamo fornito i nostri dipendenti dei presidi sanitari di preven-zione, come mascherine, guanti, tute e gel igienizzante ed inoltre, per rispettare le norme di distanziamento so-ciale, abbiamo attuato i turni di lavoro con orari scaglionati di un’ora, così che gli operatori non possano incon-trarsi.

Teodora: I rifiuti sono aumentati o diminuiti in questo periodo? Luigi Cuomo: A Sorrento sono diminuiti in maniera notevole, abbiamo calcolato di aver prodotto nel mese di aprile oltre il 50% in meno, cioè oltre 300 tonnellate di rifiuti in meno rispetto allo scorso anno, per la mancan-za dei turisti. In particolare sono diminuiti l’organico per la chiusura dei ristoranti e i cartoni da imballaggio, per la chiusura dei negozi.

Carlo: Quali tipi di rifiuti si stanno producendo maggiormente in questo periodo?

Luigi Cuomo: Abbiamo notato, che in marzo ed aprile, soprattutto nelle prime settimane di lockdown, c’è stato un aumento della carta, forse perché la gente stando a casa ha fatto un po’ di pulizia, riordinando le librerie e buttando via libri e giornali vecchi.

Teresa: Anche lei in questo periodo è stato in quarantena?

Luigi Cuomo: No, il nostro lavoro non si è mai fermato, ho continuato a lavorare, cercando di fare molto cose da casa e seguendo sempre le norme anticoronavirus quando mi recavo in ufficio.

Luisa A.: Come le è nata la passione per il suo lavoro?

Luigi Cuomo: Nel 2002 quando c’erano i cassonetti per strada che si riempivano facilmente causando la fuoriu-scita di rifiuti sulla strada, con un gruppo di giovani e con associazioni ambientaliste come il WWF e da laureato in chimica iniziai a dare una mano al Comune per vedere come risolvere il problema dei rifiuti. Così iniziammo a lavorare su un progetto per la raccolta differenziata e mi sono così appassionato a questi temi ed alla fine è di-ventato il mio lavoro.

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Teodora: La gente sta continuando ad avere comportamenti idonei al progetto plastic-free? Pasquale Parente: Sono state fatte delle indagini a carattere nazionale sulla maggior parte di rifiuti ed è stato visto che sono aumentate del 7% le vaschette usate come imballaggi nei supermercati o per i cibi da asporto ed anche il consumo di acqua in bottiglia, credo dovuto alla paura infondata delle persone di una possibile contaminazione dell’acqua di rete. E’ come se avessimo fatto un passo indietro nei confronti degli obiettivi del progetto plastic-free, perciò dovremmo fare qualcosa per non perdere i risultati raggiunti sulla riduzione della plastica. Luisa A.: In che modo pensate di evitare che ci sia un ritorno alle bottiglie di plastica? Magari insistendo sull’utilizzo delle borracce? Pasquale Parente: Le borracce sono diventate un simbolo della campagna plastic-free ma soprattutto un oggetto di uso quotidiano per molte persone, come per voi ragazzi che a scuola le utilizzavate ogni giorno. Costituiscono un modo per ridurre le bottiglie di plastica anche perché l’acqua di rete è controllata e sicura, perciò non c’è bi-sogno di comprare acqua imbottigliata. Carlo: Tra i nuovi rifiuti quali sono quelli che si stanno producendo maggiormente? Perché si dice che sono dan-nosi per l’ambiente? Luigi Cuomo: I guanti e le mascherine sono tra i nuovi rifiuti che si stanno producendo in questo periodo, quin-di dobbiamo ridurne la quantità, usando ad esempio le mascherine di stoffa che sono riutilizzabili. Forse la gente si comporta con i guanti e le mascherine usa e getta, come con tutti i piccoli rifiuti, come i pezzetti di carta, i fazzoletti ed i mozziconi di sigarette e tende a buttarli dove capita, causando danni all’ambiente. Nunzia: Come vengono smaltiti i guanti e le mascherine? E in quale misura sono dannosi per l’ambiente? Luigi Cuomo: I guanti e le mascherine devono essere smaltiti nei sacchetti per l’indifferenziato, perché potrebbe-ro contenenere tracce di virus, per poi essere destinati al termovalorizzatore. Non vanno abbandonati per terra nelle strade, nei parchi o sulle spiagge perché possono andare a finire in mare, ridursi nel tempo in frammenti come microplastiche o essere ingeriti dagli organismi marini, come ad esempio le tartarughe ed i delfini. Patrick: Secondo lei vengono gettati molti guanti e mascherine nella spazzatura ogni giorno? Luigi Cuomo: Sicuramente molti. Non si conosce la quantità precisa ma probabilemte più di mille al giorno. Gabriele M.: Le mascherine usa e getta sono più sicure di quelle riutilizzabili? Pasquale Parente: Secondo uno studio del Politecnico di Milano si ipotizza un fabbisogno per il nostro Paese di un miliardo di mascherine al mese. Le mascherine riutilizzabili di stoffa secondo le indicazioni del Ministero della Salute proteggono allo stesso modo delle mascherine di tipo chirurgico, nel senso che hanno una funzione pro-tettiva per gli altri. Perciò rispetto a quelle monouso, ovvero usa e getta, è meglio usare quelle riutilizzabili. Su internet ci sono molti video tutorial per realizzare delle mascherine da soli. Gabriele M.: Il virus può attaccarsi sui guanti? E l’uso dei guanti è realmente indispensabile se le mani sono igie-nizzate? Pasquale Parente: Sì, si è visto che il virus sopravvive poco tempo sulle superfici. L’uso dei guanti non sarebbe in-dispensabile, basterebbe un’igiene accurata delle mani, ma poichè l’uomo ha l’istinto di toccare tutto ciò che ci circonda, in questa situazione di emergenza bisogna stare molto attenti, perciò i guanti aiutano a proteggerci dal contagio. Giusy: Abbiamo visto diverse foto di guanti e mascherine buttate per terra in strada o nell’ambiente. Le è capita-to di trovarle per terra? Luigi Cuomo: Sì, ne ho trovate molte a terra anche in sentieri di campagna lontani dalla città, come sulle Tore ed in altre zone e spero che siano cadute accidentalmente dai cestini della spazzatura e dalle borse dei passanti. Gabriele S.: Ci sarà qualche intervento specifico di Penisola Verde per la raccolta delle mascherine? Luigi Cuomo: Sì, stiamo provvedendo con dei bidoni appositi per la raccolta dei guanti e delle mascherine nei luoghi più frequentati della città. Abbiamo preparato un adesivo con un logo da apporre su questi contenitori, come potete vedere nell’immagine. Per sensibilizzare le persone a non disperdere mascherine e guanti in mare, come Penisola Verde abbiamo aderito, insieme al Comune di Sorrento e agli altri Comuni della Penisola, alla campagna di comunicazione dell’Associazione ambientalista Marevivo Delegazione Sorrento-Penisola Sorrentina con locandine che saranno affisse nella città.

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Gabriele S.: La Penisola Sorrentina adesso sta risentendo di questa nuova emergenza ecologica creata dalle ma-scherine e dai guanti che in molti casi vanno a finire nell’ambiente? Luigi Cuomo: Non c’è ancora una situazione di allarme in Penisola Sorrentina, ma comunque le autorità devo-no prestare attenzione per prevenire problemi ambientali che si potrebbero presentare in futuro. Michela: Vengono usate tutte le precauzioni consigliate per raccogliere i rifiuti in questo periodo? Luigi Cuomo: Sì, noi usiamo tutte le precauzioni necessarie per raccogliere i rifiuti, cioè guanti e mascherine e tutte le superfici toccate dai dipendenti devono essere disinfettate e sanificate accuratamente. Michela: Agli operatori ecologici vengono fatti i test sul coronavirus? Luigi Cuomo: Sì, da questa settimana abbiamo iniziato a fare i test sul coronavirus a tutti gli operatori ecologici in collaborazione con l’Asl, ma i test non sono obbligatori, nel senso che le persone possono rifiutarsi di farli come cittadini e lavoratori, per ragioni di privacy. Teodora: Hanno mai gettato un rifiuto per terra davanti a lei? Pasquale Parente: Sì purtroppo, ma al di là di questo aspetto vi posso dire che io vengo da Napoli dove ci sono molti cassonetti stradali e dove spesso si trovano molti rifiuti per terra soprattutto vicino ai cestini ed ai casso-netti. Voi a Sorrento vivete in una situazione privilegiata rispetto ad altre città. Luisa A.: Come vi comportate con le persone che sorprendete a buttare lattine di coca-cola o altro a terra o ma-gari in mare? Luigi Cuomo: Vengono fatte segnalazioni ai Vigili urbani che fanno le multe. In queste anni ne sono state fatte parecchie. Inoltre abbiamo fatto installare delle telecamere in alcune zone anche per individuare comportamenti scorretti dei cittadini. Se le persone buttano i rifiuti davanti a noi, come cittadini dovremmo richiamarle. Michela: Vengono fatte delle sanzioni alle persone che inquinano l’ambiente? Pasquale Parente: Sì, a volte vengono fatte delle multe ai cittadini per l’abbandono dei rifiuti, ma dipende dai Comuni. Sono previste sanzioni più severe per i comportamenti illeciti di industrie che causano inquinamento. Antonino: Lei cosa ne pensa di chi usa le buste di plastica per fare la spesa e del fatto che vengono acquistati di più i prodotti confezionati in questo periodo? Pasquale Parente: E’ molto più intelligente acquistare buste di tela per la spesa e portarle da casa. Sì è vero in que-sto periodo la gente, per ragioni di sicurezza sanitaria, ha acquistato maggiormente prodotti alimentari come la frutta e la verdura confezionati con vaschetta e pellicola, rispetto a quelli sfusi, cioè senza imballaggi, come inve-ce bisognerebbe fare. Fabio F.: Pensa che questo periodo di lockdown stia contribuendo alla riduzione della plastica? Pasquale Parente: Purtroppo l’uso della plastica nell’ambito dei rifiuti domestici è aumentato anche per l’acquisto di alimenti confezionati, mentre è diminuito quello derivante dalle attività commerciali come negozi e ristoranti, perché questi sono stati chiusi. Luisa A.: Abbiamo visto che durante la prima fase dell’emergenza da Covid-19 c’è stata una riduzione dell’inquinamento. Pensa che ciò sia servito all’uomo per acquistare una maggiore sensibilità e rispetto verso l’ambiente? Pasquale Parente: Spero di sì, abbiamo visto molte immagini e video di territori prima inquinati che ora hanno avuto benefici ambientali, come ad esempio il fiume Sarno. Fuori dalla nostra regione ho visto che da Bergamo, dove ho vissuto per alcuni anni, si vedevano i grattacieli di Milano. Purtroppo abbiamo visto che sono bastati pochi giorni di ripresa delle attività per vedere il ritorno dell’inquinamento in molte aree. Spero che questo peri-odo ci faccia ricordare che qui noi siamo degli ospiti e dobbiamo cercare di essere custodi del nostro pianeta. Simone: Siccome in questo periodo di pandemia le fabbriche sono state chiuse e l’ inquinamento è molto dimi-nuito, ci sarebbe un modo per ottenere lo stesso risultato anche con le industrie aperte? Luigi Cuomo: Ľ inquinamento a Sorrento è diminuito non tanto per la chiusura delle industrie anche perché non ce ne sono a Sorrento, ma più che altro per il poco traffico. Ricordiamoci che i tubi di scarico di motorini ed auto inquinano, perciò come cittadini dobbiamo riflettere su questo. A livello generale possiamo dire che ci vor-rebbe maggiore attenzione verso l’ambiente da parte delle industrie e maggiori controlli sugli scarichi industriali. Fabio I.: Il riscaldamento globale secondo lei è diminuito in questo periodo?

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Pasquale Parente: Il coronavirus non ferma il cambiamento climatico, ma è un’opportunità per il cambiamento. Con le macchine ferme nei parcheggi e lo stop delle fabbriche abbiamo visto che i cieli sono più azzurri e l’acqua è piu pulita. Tutto tornerà come prima se non ci sarà un cambiamento nel modo di fare delle persone, dobbiamo essere più sensibili e inquinare meno l’ambiente. Luigi Pio: Come si puó ridurre l'impatto che i rifiuti hanno sull’ambiente? Luigi Cuomo: Riducendo i rifiuti. Come? Ad esempio quando si va a fare la spesa comprare alimenti sfusi come frutta, ortaggi, legumi, come quelli che possiamo trovare dai piccoli rivenditori che non fanno uso di imballaggi, come fruttivendoli, pescherie e macellerie rispetto agli alimenti confezionati. Luisa M.: La natura sta ritornando a riconquistare i suoi spazi soprattutto il mare ed i corsi d'acqua. Ma come po-tremmo fare a mantenerli così? Pasquale Parente: Dobbiamo cercare di essere attenti a non abbondare i rifiuti nei fiumi o in mare, il cosiddetto “littering”. Ricordate il cartellone che avete a scuola fatto da Penisola Verde sui tempi di biodegradabilità dei ri-fiuti? Dobbiamo stare più attenti a custodire il mare perché abbiamo visto con questa emergenza che le cose pos-sono migliorare. Antonino: Cambierà qualcosa dopo la pandemia? Luigi Cuomo: Speriamo che cambi in meglio, dobbiamo ripartire cercando di trovare delle soluzioni migliori per l’ambiente, non come abbiamo fatto finora. Auguriamoci che cambierà e cambierà in meglio, ma dipende anche da noi se saremo bravi a rispettare l’ambiente. Teresa: Cosa le piacerebbe fare per l’ambiente in questo momento? Luigi Cuomo: Vorrei fare tante cose per l’ambiente. Ad esempio aiutare le persone a capire che ci sono molte cose inutili che facciamo ogni giorno che non hanno fatto bene all’ambiente. Se riuscissimo a capire che po-tremmo fare a meno delle cose inutili sarebbe un passo avanti. Ad esempio potremmo in molti casi uscire a piedi invece di usare la macchina. Poi si potrebbe tornare a fare cose semplici come il pane in casa, fare l’orto sul bal-cone. Sono tutte cose che costano fatica perciò non si facevano più, ma ora in questo periodo sono state risco-perte. D’altra parte tutto ciò che alleggerisce l’uomo dalla fatica come l’uso delle auto, di attrezzature o macchi-nari agricoli o industriali procura danni all’ambiente perché di per sé inquinanti. Conclusa la videointervista, abbiamo chiesto in maniera estemporanea ai ragazzi che cosa pensavano di questa esperienza ed hanno detto che è stato molto bello sentire le risposte alle loro curiosità ed hanno compreso che bisogna riflettere sui comportamenti di ogni giorno e che ognuno di noi può fare qualcosa per migliorare l’ambiente, come stare attenti a non far andare in mare quando si sta in spiaggia buste o scarti di merendine e ridurre la plastica. Con un grazie collettivo all’unisono, tutti gli alunni hanno salutato gli esperti intervistati. Come dichiarato da Luigi Cuomo e Pasquale Parente, ritrovarsi in Live con i ragazzi, grazie al supporto della tec-nologia, è stato un modo per vedere come i concetti affrontati quest’anno siano stati di aiuto per riflettere, porsi domande e per capire la nuova situazione dei rifiuti che stiamo vivendo. Per me, docente, questa prima espe-rienza di intervista in remoto è stato un nuovo modo di sperimentazione della di-dattica a distanza, un modo diverso con cui la scuola si può aprire all’esterno con-frontandosi con gli esperti. I ragazzi si sono mostrati molto bravi a gestire l’intervista e sono stati attenti ad ascoltare le risposte. Ringrazio il Direttore di Penisola Verde Luigi Cuomo e il Dott. Pasquale Parente per aver soddisfatto le curiosità dei ragazzi, consentendoci di portare avanti il nostro progetto, per averci dato modo di riflettere sui comportamenti individuali e della società e per averci fornito spunti di riflessione per continuare a lavorare in questa direzione anche nel prossimo anno scolastico a partire da settembre.

Redattore: Giuseppe Maresca