Cronaca di Roma, gennaio 14

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pocket magazine free press RIONE MONTI GENNAIO 2014 • ANNO VII • N. 1 cronaca Di roma 01-14:Layout 1 07/01/14 22.30 pagina 1

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INTERVISTA a Valentina Grippo, presidente della commissione Turismo, Moda e Relazioni internazionali di Roma Capitale. INCHIESTA, lo scandalo di Colle Oppio tra mondezza e baracche. ARTIGIANATO MONTICIANO, il documentario di Giuseppe Trusso sugli artigiani. RACCONTA MONTI, studenti e ingegneri di ieri e di oggi. FESTE, il 6 gennaio a Monti. POESIA ROMANESCA, Cesare Pascarella. PAROLA AI MONTICIANI, i commercianti chiudono le attività. L'OROSCOPO di Bronco.

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RIONE MONTIGENNAIO 2014 • ANNO VII • N. 1

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Nuovo anno e vecchi problemi. A Monti le

criticità riscontrate nel passato, salvo

rare eccezioni, ce le siamo portate dietro

con il nuovo anno. E’ così per la situazione stra-

dale, con buche che diventano voragini e mar-

ciapiedi fatiscenti. E’ così anche per la situazione

di degrado in cui versa il parco del Colle Oppio,

ieri villa “dorata” di Nerone, oggi discarica a cielo

aperto e nuova dimora per decine di immigrati

che vi hanno allestito una tendopoli. E’ così

anche per il commercio, con attività di ogni ge-

nere che mese dopo mese chiudono per sempre

la saracinesca -secondo i diretti interessati com-

plice anche la nuova pedonalizzazione dei Fori

che al momento non ha mostrato alternative

serie neanche in fatto di viabilità- , mentre quelle

di souvenir e di prodotti di dubbia qualità e pro-

venienza proliferano in ogni dove. E poi c’è il mer-

cato rionale di via Baccina, in cui a fatica

resistono i due soli banchi sopravvissuti, mentre

per gli altri si attende un nuovo bando, perché il

vecchio è ormai scaduto da anni senza che nes-

suno si sia mai insediato. E intanto gli altri, a cui

lo spazio non era stato assegnato, attendono an-

cora speranzosi…

C’è Palazzo Rivaldi in via del Colosseo, ancora

“infiocchettato” di impalcature rosse - che anda-

vano bene per Natale e che ora risultano quanto

mai anacronistiche-; c’è l’ex Istituto Angelo Mai,

per cui ci fanno sapere “ci siamo!”, ma in realtà

“ci siamo” da anni e invece lì dentro c’è ancora

molto da fare prima che gli studenti del Viscon-

tino di via IV Novembre (che lì studiano senza al-

cuna norma di sicurezza) vi si possano trasferire.

E come dimenticare la Torre dei Conti, il cui in-

terno non è ancora stato messo in sicurezza e i

cui lavori, nonostante i soldi fossero stati trovati

(poi destinati altrove), non sono mai partiti.

Di buono, però, qualcosa c’è. C’è la riapertura del

passetto di via Campo Carleo, che riconsegna alla

città uno degli angoli più belli; c’è la riapertura di

di Marco Dionisi

Pocket magazine free press.Registrazione presso il Tribunale di Roma

n. 138/2008 del 27/03/2008.

Cooperativa ItalyArt Arl.

Editore: Romano Cruciani

Redazione: Via Baccina, 66Stampa: Il centro stampa (Roma)

Direttore Responsabile: Daniele Serapiglia

In redazione: Marco Dionisi, Maurizio Borghi,Michele Cruciani, Federico Greco, Matteo Meloni

Progetto grafico e impaginazione: Roberto Albini

Mail: [email protected]: www.facebook.com/cronacadiroma

PER LA TUA PUBBLICITA’

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Buon 2014!via Alessandrina; c’è anche la riqualificazione -in

corso- di Villa Aldobrandini. C’è, soprattutto, l’en-

tusiasmo del fare di artigiani e commercianti tutti,

che in un periodo di crisi hanno deciso di rimboc-

carsi le maniche creando associazioni ad hoc, im-

pegnate nella riqualificazione del territorio e nella

salvaguardia delle attività commerciali.

A questi, ai residenti monticiani -vecchi e nuovi-

che qui vivono nel pieno rispetto delle tradizioni

e della storia del rione, agli ormai non più nuovi

consiglieri comunali e municipali che hanno vo-

glia di fare e seriamente, tanti auguri di un buon

2014.

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L’INTERVISTA di Maurizio Borghi

Dal 2008 assessore alla Scuola e allaCultura dell’ex III Municipio e vice pre-

sidente del Pd romano, Valentina Grippo èoggi Consigliere comunale e presidentedella commissione Turismo, Moda e Rela-zioni internazionali, nonché vicepresidentedella commissione Scuola e membro dellacommissione Cultura, Politiche giovanili eLavoro.

Cominciamo dal turismo per il centro sto-

rico. Ha già le sue prime idee, strategie,

piani a breve e lunga scadenza?

Stiamo lavorando a un piano quadriennalesul turismo che prevede la formulazione dipacchetti, anche in collaborazione con iprivati, per individuare tutte le facilitazionie le offerte che Roma Capitale può metterea disposizione, soprattutto nei periodi dibasso afflusso turistico. Una mia battagliasarà la trasformazione del contributo disoggiorno in una “tassa di scopo”, da rein-vestire per finanziare la promozione e lavalorizzazione turistica della città. Concre-tamente, significa destinare questi fondiper potenziare l’accoglienza e i servizi peri turisti ma anche per i romani: dalla ma-nutenzione delle strade e marciapiedi, al-l’illuminazione stradale, fino alpotenziamento della cartellonistica dei sitituristici e museali. Il centro storico, in ogniangolo, è ricco di “tesori”, come il Ludus

Valentina Grippo:il turismo alla basedella crescita di Roma

Valentina Grippo, Presidente della

commissione Turismo, Moda e

Relazioni internazionali - Roma

Capitale

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Magnus nell’area del Celio, spesso ignotiai più perché nemmeno segnalati con unatarga, chiusi da anni o visitabili solo perappuntamento. Mentre potrebbero diven-tare, destinandovi un minimo di risorse,punti di forza di pacchetti turistici mirati.Dall’altro lato, il centro storico è patrimo-nio dell’Unesco e bisogna incentivareun’offerta turistica di qualità, invitando glistessi operatori a rispettare Roma. A par-tire dal decongestionamento delle aree piùfragili dal punto di vista urbanistico comei rioni Monti, Trastevere, Parione. Per que-sto il varo del nuovo Piano pullman, deli-berato dalla giunta capitolina, è unostrumento essenziale nel razionalizzaregli stalli e favorire gli operatori virtuosi, di-sincentivando chi inquina e non rispetta leregole, e introduce il numero chiuso inaree come piazza San Pietro e dintorni,dove l’affluenza dei bus turistici è diven-tata insostenibile.

Quali erano le cose, magari a costo zero,

che si potevano fare e non si sono fatte e

che invece lei ha intenzione di fare?

Il patrimonio culturale, storico e paesag-gistico di Roma non ha eguali al mondo,tuttavia spesso alla percezione di unicitàdella nostra città, non corrispondonoun’adeguata valorizzazione, promozione ecapacità di stare sul mercato mondiale. Incommissione stiamo lavorando a un pianodi investimento sul turismo “verticale”nelle sue innumerevoli tipologie - cultu-rale, familiare, ambientale, religioso, gio-vanile, congressuale, gay, sportivo -ognuna delle quali è perfettamente soste-nibile da una città come Roma. Tra le no-stre priorità c’è poi la lotta al sommersoriguardo le strutture ricettive abusive,molte delle quali sono concentrate propriotra Monti ed Esquilino, che permetterebbedi reperire risorse importanti da reinve-stire in promozione turistica, promuo-vendo al contempo quelle strutture

ricettive che operano nella legalità. Ungrande lavoro è stato sin qui svolto, in col-laborazione con l’Amministrazione, anchedal Nucleo informativo di polizia locale diRoma Capitale, che dal 10 giugno 2010 al31 agosto 2013 ha effettuato oltre 2milacontrolli erogando sanzioni pari a4.223mila euro e scoprendo oltre trecentostrutture totalmente abusive”.

Lei ha detto che il turismo a Roma è diven-

tato troppo “mordi e fuggi”, con una perma-

nenza media di soli 2,5 giorni, e che

produce poco valore. Questo è un argo-

mento su cui tutti i monticiani sono molto

sensibili. Esistono dei piani in questa dire-

zione?

In Commissione abbiamo iniziato un per-corso, in sinergia con i Municipi e con al-cuni atenei come Tor Vergata, volto alla

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creazione di nuovi itinerari anche perife-rici, da valorizzare in un’ottica turistica eda collegare con l’offerta dell’area archeo-logica e monumentale del centro storico.La creazione di nuovi "attrattori" turisticiservirebbe sia ad incrementare la cono-scenza di quartieri storici della capitale,come Cinecittà o Centocelle, fuori dalleMura Aureliane; sia a favorire la perma-nenza dei turisti nella città, che sin qui èal di sotto della media delle altre capitalieuropee. Un obiettivo, quest’ultimo, chevogliamo raggiungere anche attraverso ilripristino dei siti degradati, la riaperturadi quelli chiusi al pubblico e la messa inrete dei servizi web, dei call center, deipunti informativi. A questo scopo abbiamocreato anche un nuovo portale istituzio-nale sul Turismo, che ha questa “mission”,che lanceremo subito dopo Natale.

Lei ha giustamente individuato nel turismo

legato alla convegnistica internazionale

un'opportunità di turismo ricco non colta da

Roma. Questo può interessare molto i mon-

ticiani per uscire dal turismo “mordi e fuggi”

di più basso valore.

Il turismo congressuale a Roma è ancora

poco incisivo rispetto al suo potenziale. Lacapitale si colloca in 15esima posizione,dopo Vienna, Barcellona, Parigi e Berlino.Rafforzare questo settore con l’istituzionedel Convention Bureau, un organismo cheesiste in tutte le altre capitali e che ha loscopo di mettere in correlazione domandae offerta turistica, è un obiettivo strategicodella mia commissione. Purtroppo il si-stema di ricezione romano è oggi estre-mamente parcellizzato, l’organizzazione dipacchetti “all inclusive” difficile e i costielevati: tutti elementi che determinano untempo medio di permanenza del turistamolto ridotto. Per rilanciare il turismocongressuale, in particolare, la Commis-sione ha elaborato una mozione, appro-vata dall’Assemblea capitolina lo scorso 4ottobre, per candidare Roma ad ospitarenel 2018 la Conferenza biennale dell’Iba,l’Associazione internazionale dei grandistudi forensi internazionali, che potrebbeportare nella capitale un indotto turisticodi 5mila-10mila presenze. Sarebbe un lan-cio fortissimo del “brand” Roma, anche inquesto settore, soprattutto una volta com-pletata la Nuvola di Fuksas all’Eur.

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Una tendopoli con vista Colosseo nel cuoredel Colle Oppio, a poche decine di metri

dalla Domus Aurea e della facoltà d’ingegneriadi Roma Tre. Tende da campeggio, panni stesisu recinzioni metalliche e muraglioni, casso-netti strabordanti di rifiuti e mondezza sparsain ogni dove: questo lo spettacolo offerto aipassanti che s’imbattono in uno degli spaziverdi più importanti della nostra città percor-rendo via Luigi Cremona, via Cesare Ceradini,via delle Sette Sale e viale del Monte Oppio.A popolare l’area ormai da mesi, un nutrito as-sembramento di immigrati, quasi tutti rifugiatipolitici provenienti dalla Libia, giunti nella ca-pitale dopo aver stazionato nel centro di acco-glienza di Lampedusa. Come tengono aprecisare, il loro accampamento nel parco nonè una scelta, bensì una necessità dettata dalladisperazione e dal bisogno di trovare un rifugiopiù o meno sicuro: “Siamo rifugiati politici e

siamo in Italia da due anni senza alcun sosten-tamento. Abbiamo più volte chiesto aiuto allaCaritas -la Mensa Caritas di via delle SetteSale- ma ci dicono che non c’è posto. Non vol-giamo vivere per strada e capiamo le lamen-tele delle persone, ma non sappiamo doveandare e questa vita non ci piace. Il nostro de-siderio è quello di andare in Francia dove, a dif-ferenza di ciò che accade qui, possiamo trovarelavoro, ma i nostri documenti da rifugiati poli-tici in Italia non ce lo permettono”. Insomma,uomini soli, lasciati in balia del loro destino ecostretti a vivere per la strada senza aiuto al-cuno. Tuttavia, a pagarne le conseguenze sono i re-sidenti, costretti a veder da tempo drastica-mente cambiata l’immagine dell’area. Chi hapaura di camminarci la notte, chi invece no; chivede in questo stato di profonda illegalità pre-occupazione e chi invece si definisce tranquillosotto il profilo della sicurezza. Tutti però estre-mamente contrariati e che, ormai stanchi,puntano il dito sia contro l’amministrazionecomunale che municipale.Immigrati a parte -situazione comunque da ri-solvere al più presto-, il degrado di Colle Oppioha una matrice precisa. Tre mesi fa è scadutoil contratto comunale della Cooperativa 29Giugno, una società cooperativa che promuovel’inserimento lavorativo delle categorie pro-tette svantaggiate e, più in generale, delle per-sone appartenenti alle fasce deboli dellasocietà. A questa era affidato il compito di pu-lire l’intera area, garantendo un servizio di ma-nutenzione comunque accettabile. In attesadel nuovo contratto, il parco resta però abban-donato, salvo qualche sporadico interventodell’Ama richiesto dal coordinamento DecoroUrbano del Comune di Roma, impossibilitatoall’intervento a causa dei drastici tagli al per-sonale e che attualmente opera soltanto altermine delle manifestazioni o in situazioniparticolari.Lo scorso mese si è tenuta una manifestazione(“Fiaccole contro il degrado”) organizzata dalleassociazioni dei rioni Monti ed Esquilino, da

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L’INCHIESTAdi Marco Dionisi

Lo scandalodi Colle Oppio

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quelle di via Merulana per l’Esquilino, DomusRomana, Cyrano Monti, Amici del Parco e i co-mitati residenti S.Martino ai Monti, via Giolitti,“la polveriera”, via Labicana, Santa Croce,piazza Dante e mamme del Colle Oppio. Tuttiinsieme, per spingere le autorità competenti aun pronto intervento. Come ci racconta GiogioCatenelli, membro dell’associazione CyranoMonti, la manifestazione ha avuto come obiet-tivo quello di sensibilizzare gli indifferenti: siai residenti, che spesso si lamentano senzaperò far nulla, sia il municipio, più volte solle-citato ma mai intervenuto dopo le segnalazionipervenute. “Chiediamo che agli immigrati ac-campati a Colle Oppio, che hanno diritto al-l’ospitalità in quanto rifugiati politici, siagarantita un’assistenza dignitosa nei dormitorie nelle strutture adeguate, mentre per quelliclandestini l’espulsione immediata. Inoltre -prosegue Giorgio- troviamo necessario unpiano generale di riqualificazione del parcoche veda coinvolti anche cittadini e residenti.Alcuni ragazzi dei comitati si sono adoperatiper la pulizia del parco trovando siringhe e ri-fiuti di ogni genere. Abbiamo ripulito le duefontane in cui da tempo c’erano valigie e bustedi plastica. Da mesi non vediamo più bambinigiocare e la loro area riservata non ha quasipiù recinzioni, divelte o staccate del tutto per-ché all’interno viene preso il legno per accen-

dere il fuoco. Purtroppo è sotto gli occhi di tuttiche Colle Oppio, meta turistica a cento metridal Colosseo, sia oggi una discarica a cieloaperto”.Il capogruppo del Municipio I per Fratelli d’Ita-lia Stefano Tozzi, presente alla manifestazionecon i consiglieri del Movimento 5 Stelle, si staprodigando affinché il parco del Colle Oppioentri nell’area del Colosseo, così da avere pariservizi e tutela. “Colle Oppio è un patrimoniodella nostra città dal valore inestimabile. Notocon piacere che molti comitati di quartiere sistanno battendo affinché lo spazio verde sia ri-qualificato, ma come consigliere auspico uninserimento politico in grado di garantire gliinterventi necessari. Abbiamo abbracciato ilprogetto lanciato dai residenti che prevedel’inserimento del parco nell’area archeologicadel Colosseo, così da poter beneficiare dellastessa tutela. A breve partirà una raccoltafirme da proporre al Comune. Quest’ultimopoi dovrà sedersi al tavolo con i Ministeri Am-biente e Sovrintendenza.Far parte dell’areaarcheologica più grande e importante almondo potrebbe però limitarne la fruibilità.Credo invece che il parco debba rimanereaperto a tutti anche dopo l’operazione di inse-rimento, dato che rappresenta uno dei raris-simi spazi verdi pubblici per i residenti dei rioniMonti, Celio ed Esquilino”.

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ARTIGIANATO MONTICIANO

di M.D.

Giuseppe Trusso,un documentarioa Regola d’Arte

Tutto iniziò attraverso le pagine dellanostra rivista. Era il febbraio del2010 e l’allora direttore Daniele Se-

rapiglia commissionò un’inchiesta sullebotteghe artigiane e sul perché nel corsodegli anni ne fossero scomparse tante.Giuseppe Trusso Sfrazzetto, redattore diCronaca di Roma, fece così un’indagine in-tervistando gli artigiani monticiani “so-pravvissuti” e conoscendo a fondo iltessuto sociale del primo rione di Roma.Da lì, spinto anche dalla qualifica di socio-logo e dai recenti studi sulla città, l’am-biente e il turismo, nacque l’idea ditramutare la ricerca in un documentario,un modo più diretto e immediato per rac-contare la realtà di un mondo in via diestinzione attraverso una telecamera.“Dopo un anno di ricerca - ci racconta Giu-seppe - avevo raccolto una quantità di in-formazioni notevoli e pensai di tradurre imiei appunti nel linguaggio audiovisivo. Nesono nati due film-documentari dal titolo“Regola d’Arte”. Nel primo atto ci sono gliappunti sulla cultura artigiana (i falegnamie la festa di San Giuseppe), nel secondo gliappunti sulla pratica artigiana”.Da ultimo romantico (ma non diteglielo,potrebbe arrossire), Giuseppe ha cosìauto-prodotto due documentari senzascopo di lucro, facendo leva sulla passione- cresciuta a contatto con una realtà sì incrisi, ma sempre ricca di fascino - e sul

supporto dell’amico Dario Cincilla, opera-tore video. “E’ un gesto, questo, che defi-nirei patriottico, ma non vorreiesagerare… Il mio intento è quello di rac-contare l’attuale situazione dell’artigia-nato e diffondere le nostre conoscenze.Questa è gente che ha imparato il me-stiere sin da piccola all’interno delle bot-teghe artigiane. E proprio sull’importanzadelle botteghe è necessaria una profondariflessione: Caravaggio e Michelangelo, adesempio, sono cresciuti lì e lì hanno pian-tato le basi per la loro arte. Se le botteghechiudono, non avremo più giovani artisti,perderemo la nostra arte per cui siamoapprezzati nel mondo. E’ l’immagine delnostro paese a subire le conseguenzeanche all’estero in cui ci riconosconocome grandi manifatturieri”.Nel 2010 il primo contatto con il mondoartigiano. A distanza di tre anni, rispettoall’inchiesta su Cronaca di Roma, nulla ècambiato e il settore, in difficoltà ormai daanni, non sembra dar cenni di ripresa.“Noto a livello emotivo una grande de-pressione. Gli artigiani che ho intervistatolamentano l’immobilismo delle istituzionicompetenti: tante le rassicurazioni, ma alivello politico si è mosso poco e niente. E

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vani europei impegnati nelle botteghe ar-tigiane italiane come apprendisti. Ciò por-terebbe forze fresche ed eviterebbe aimestieri di morire e al titolare della bot-tega di assumere un manovale a costiesorbitanti a causa dell’alta fiscalità di cuiil nostro paese è soggetto. Al momentonon vi sono agevolazioni fiscali per chiopera nel settore in questione, quindi que-sta potrebbe essere una soluzione”.Dalla messa in onda del primo video sonogiunti attestati di stima dall’Italia e dapaesi lontani non solo per geografia, maanche per cultura. “Ho avuto molti contattiall’estero - prosegue soddisfatto Giuseppe-, in particolare in Svezia e Canada. Michiedono in continuazione dove può an-dare un turista interessato all’artigianatoitaliano. Insomma, siamo sempre lì, ve-dere la bottega come una grande risorsaanche turistica, per un turismo di qualitàsia chiaro, e non solo una vecchia praticada relegare al passato”.Nel primo documentario figurano i fale-gnami e la festa del patrono San Giuseppe,nel secondo figurano anche altre manova-lanze e oltre all’orafo, al vetraio, all’impa-gliatore, vi sono quelli che potremmodefinire i nuovi artigiani impegnati in set-tori moderni. “Anche i tatuatori, i grafici,

le botteghe continuano a chiudere. Dob-biamo salvare e valorizzare l’unica testi-monianza vivente degli antichi mestieri,anche per il turismo di qualità. Mettere inpratica delle collaborazioni a livello euro-peo come avviene per i Beni Culturali. Gliarcheologi inglesi, ad esempio, non po-tendo operare in loco perché numerosi alcospetto di pochi siti archeologici, ven-gono a lavorare in Italia grazie alle univer-sità del paese di origine. Questo potrebbeaccadere anche nell’artigianato, con gio-

Diana, impagliatricemonticiana

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gli stilisti e alcuni ristoratori si distin-guono nell’attività manifatturiera”.Al termine di questa duplice fatica, Giu-seppe ha ritrovato con piacere le proprieorigini e reso omaggio ad antichi mestieriche hanno caratterizzato la storia dellapropria famiglia. “Nel secondo atto sonoandato alla ricerca delle mie origini. Miononno Giuseppe era un mastro calzolaio inSicilia. L’altro mio nonno, invece, diplo-mato per corrispondenza, all’epoca fun-zionava così…, era un falegname. Primo atto, secondo atto… per rispettare itempi della Commedia classica - siachiaro, non per contenuti, tutt’altro checomici - manca il terzo atto. Pronta la ri-sposta: “Il terzo atto è in cantiere e ri-

guarda gli appunti sull’artigianato arti-stico. Per realizzarlo cerco persone cheabbiano voglia di promuoverlo e co-pro-durlo attraverso il portale online “Produ-zioni dal basso”, un crowdfunding, unaricerca finanziamenti per autoproduzioni.Per farlo basta cercare “Regola d’Arte” sulsito in questione e scegliere l’importo conil quale si desidera diventare co-produt-tore”.In attesa dell’ultimo documentario dellaserie, per la cui realizzazione tutta la re-dazione di Cronaca di Roma esprime ilproprio sostegno, non resta che invitare inostri lettori alla visione di “Regolad’Arte” (atto I e atto II) gratuitamente suYoutube.

La processione

di San Giuseppe

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RACCONTA MONTIdi Maurizio Borghi

Poi un giorno avevo comprato un’anticastampa del Vasi in cui si vedevano, allineate,la casa dove ero nato, la scuola dove avevofatto le elementari e la chiesa dove avevo ri-cevuto battesimo, comunione e cresima.Quando appesi quella stampa al muro,smisi per sempre di fare il sogno ricorrente.Stranezze del cervello!Ormai, a vent’anni, la vita mi aveva impostoaltre priorità. Il lutto per Monti lo avevo por-tato abbastanza. Guardavo il vecchio rionecon occhi diversi. Dell’infanzia monticianaerano rimaste vive poche cose: Ughetto e lasua trattoria, dove ci ritrovavamo un po’ tuttiper via dei buoni-pasto. I ricordi delle casee conventi del Colle Oppio, che mi avevanocosì tanto stupito da chierichetto durante labenedizione delle case. Le case intorno aSan Pietro in Vincoli erano, infatti, abitateda persone molto diverse, gente comunema anche imprenditori e artisti famosicome Bulgari, oltre ad attori, scrittori, ar-chitetti, ministri ecc. Arrivai a San Pietro in Vincoli in pieno ses-santotto e già avevo avuto, nelle aule in-torno alla Minerva, un primo sanguinosoassaggio del profondo malessere che attra-versava gli studenti a Roma in quegli anni.Dopo la morte dello studente Paolo Rossi,a Lettere nel 66, la contrapposizione e loscontro fra movimenti studenteschi di op-poste fazioni erano quotidiani. Gli studentisi scontravano quasi ogni giorno con leforze dell’ordine. Ne seguivano cariche vio-lentissime. Ho ancora negli occhi l’imma-gine, purtroppo familiare a quel tempo, delcapo delle forze dell’ordine con fascia trico-

Studenti e ingegneri, ieri e oggi

San Pietro in Vincoli, per chi s’iscrivevaa ingegneria negli anni '60, era unsogno, un miraggio. Se non si riusciva

a superare un certo numero di esami, de-cadeva la possibilità di iscriversi al triennioa San Pietro in Vincoli e, soprattutto, di rin-viare il servizio militare obbligatorio. A quelpunto le possibilità di laurearsi diventavanopressoché nulle. Il corso d’ingegneria era quindi diviso in duetempi, come un film. Peccato che per moltisi trattasse di un film dell’orrore. Se so-pravvivevi al primo, ti aspettava un secondotempo altrettanto duro. Per pochi arrivavail lieto fine.Per me significò pure ritornare nel mioamatissimo rione. A quel tempo avevoormai superato il trauma del trasferimentoa un altro quartiere. Avevo vissuto il di-stacco da Monti come un lutto, una fratturainsanabile. Per anni avevo fatto sogni ricor-renti in cui mi vedevo tornare nella vecchiaimmensa casa di via Madonna dei Monti.

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lore che ordina la carica al suono dellatromba. Si susseguivano scontri, arresti,occupazioni, sgomberi improvvisi e violen-tissimi. Quando mi trovai coinvolto nello sgomberodella Facoltà di Elettrotecnica in via delleSette Sale, ero talmente terrorizzato che,per non essere arrestato, mi gettai dal se-condo piano, riuscendo a seminare il cele-rino che mi vide atterrare. Ero stato eletto,in un’assemblea, nel gruppo dei rappresen-tanti degli studenti della Facoltà. Il nostrocompito era ridiscutere, con i cosiddetti“baroni”, le condizioni, particolarmente pe-santi, dello studio e degli esami. I risultatidei nostri incontri col “potere universitario”furono coronati da insperato successo, so-prattutto per merito di un professore, par-ticolarmente illuminato e aperto, chesarebbe poi diventato rettore, ministro efondamentale commissario della ricercascientifica a Bruxelles: Antonio Ruberti.Oggi il meraviglioso chiostro della facoltà,con l’antico pozzo di Giuliano da Sangallo,adiacente alla chiesa del Mosè, è aperto atutti. Particolarmente agli studenti, che vi sisoffermano per fare di tutto, nelle pause trale lezioni. Anche il triennio passò e imparai che Montiera frequentato anche da altre due catego-rie di persone. La prima, quella dei luminaridell’ingegneria italiana, comprendeva, fragli altri, Silvestroni, Sette, Ghizzetti, Ossi-cini, Pediconi, Broglio, Castagna, oltre al giàcitato Ruberti, nomi che hanno fatto la sto-ria dell’Università italiana, per parlare solodi quelli con cui ho avuto la fortuna di stu-diare. La seconda categoria era di noi stu-denti, da cui si sarebbe formata una partedella classe dirigente tecnologica italiana.Nel corso post laurea di Teoria dei Sistemia San Pietro in Vincoli ebbi modo di lavorarecon l’ingegner Ruberti, un visionario trasci-natore pieno di entusiasmo che ha cambiatola ricerca europea. Dobbiamo a lui, tra l’al-tro, gli accordi con l’Agenzia Spaziale Euro-pea ESA e soprattutto con il CERN, il

laboratorio europeo della fisica nucleare, incui il ricercatore britannico Tim BernersLee ha sviluppato, mettendola gratuita-mente a disposizione, una delle invenzionipiù straordinarie e pervasive del XX secolo:il World Wide Web, oggi utilizzato da oltredue miliardi d’internauti. Oggi a Monti sono arrivati nuovi studenti:quelli di architettura all’Argiletum, quelli dimusica della Saint Louis, quelli dell’Upterin via Quattro Novembre. Molti sono stu-denti… senza età. Viviamo i tempi del LongLife Learning, cioè dello studio che duratutta la vita. D’altra parte, come diceva unacanzone goliardica in voga a quei tempi…“gli studenti hanno sempre vent’anni!”. Lastrofa successiva diceva pure che gli stu-denti “hanno una cosa rivolta all’insù”, manon mi ricordo cosa… Mi sembra una cosache si mangia pure col pecorino! Boh...

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Foto di Matteo Meloni

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VEDUTA DALCAMPIDOGLIO

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EVENTIa cura della redazione

Il sei gennaio monticiano all’insegna didue eventi che hanno caratterizzatopiazza Madonna dei Monti e il mercato

rionale di via Baccina. La neonata Associazione Culturale Arte eMerstieri Rione Monti ha organizzato unmercatino nello spazio coperto di via Bac-cina a cui hanno partecipato per tre giornigli artigiani monticiani che hanno espostoi propri prodotti. Dalle borse alle medagliein bronzo, dai gioielli in oro e argento ailibri, dai violini alle lampade a led e plexi-glass. Pezzi unici, tutti rigorosamente fattia mano e made in Monti. Ad arricchire letre giornate, che si sono concluse nelgiorno della Befana, anche corsi per i piùpiccoli di ceramica e pasticceria, oltre allaboratorio del trottoliere, con tutti i pas-saggi per la costruzione delle trottole, e leproiezioni dei film cult ambientati a Romacon la collaborazione del cineclub Detour.In piazza Madonna dei Monti, invece, l’As-sociazione Culturale Ricreativa e SportivaRione Monti ha organizzato uno degli ap-puntamenti fissi della sua programma-

zione. E così, dopo il successo dell’Otto-brata Monticiana, ecco il turno della Be-fana. Dalla mattina gli animatori de ILazzaroni, fervente associazione sportivaromana con centinaia di eventi alle spalle,hanno divertito i tanti bambini presenti congiocolieri, prestigiatori e trucca-bimbi, di-stribuendo a tutti i partecipanti pop-corn ecaramelle.

Feste monticiane

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POESIA ROMANESCAa cura della redazione

Cesare Pa-scarella èa n n o v e -

rato nella cerchiadei più grandipoeti italiani e,assieme al Belli eTrilussa, il piùgrande portavocedel popolo ro-mano. Incensatoda Carducci per

Villa Gloria (1886), raccolta di 25 sonetti sultentativo dei fratelli Cairoli di liberare Romadal governo pontificio, Pascarella ha rag-giunto fama nazionale grazie a La scopertade l’America (1894) e Storia nostra (pubbli-

cato nel 1961 dall’Accademia dei Lincei), en-trambi componimenti in sonetti romaneschi. Nato a Roma nel 1858, Pascarella visse lanuova capitale che ribolliva di novità, idee,progetti e smanie. Appena ventenne comin-ciò a frequentare gli artisti mondani e inno-vatori, partecipando alle attività dei XXV dellacampagna romana, gruppo nato nel 1904 conl’intenzione di rinnovare la tradizione pitto-rica nella raffigurazione “dal vero” dei luoghinei dintorni di Roma. Fu assiduo frequenta-tore del Caffè Greco, stringendo rapporti congli artisti più simili a lui per irrequietezza ebisogno del nuovo, collaborando con le reda-zioni della Cronaca bizantina e del Fanfulladella domenica.Questo mese abbiamo deciso di omaggiarlo

Pascarella,Er morto de campagna

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pubblicando Er morto de campagna (1881),un componimento di cinque sonetti che rac-conta il viaggio di un gruppo di amici, tra cuilo stesso Pascarella e due monticiani, alla ri-cerca di “un ammazzato” che giaceva “unber po’ for de le mura”. Tale pratica, non unagita fuori porta ma la ricerca di poveri uominideceduti per offrire loro una degna sepol-tura, era in opera già nel ‘500, come riportauno Statuto dell’Arciconfraternita dellaMorte ed Oratione: “Nell’anno del Signore1538, alcuni devoti Christiani vedendo chemolti poveri, li quali o per la loro povertà,overo per la lontananza del luogo dove mo-rivano, il più delle volte non erano sepolti innessun luogo sacro, overo restavano senzasepoltura, e forse cibi di animali, mossi dazelo di carità e pietà, instituirono a Roma unaCompagnia sotto il titolo della Morte, laquale per particolare instituto facesse questaopera di misericordia tanto pia, e tanto grataalla Divina Maestà di seppellire li poverimorti”.

C'erimo io, Peppetto de li Monti,

Checco Cacca, Gigetto Canipella.

Chi antro c'era?...L'oste a via Rasella,

Stefeno er tornitore a Tor de Conti.

E, me pare, er droghiere a li du' Ponti,

Cencio la Quaja, Zio de la Renella,

Er Teoligo, Peppe... e la barella.

All'una e un quarto stamio tutti pronti.

Prima d'usci', mannassimo Nunziata

A giocacce dar Sordo un ambo sciorto:

Cinque mortorio e trenta la giornata.

Poi sentissimo bene da Gregorio,

Er mannataro, dove stava er morto,

E uscissimo a le due da l'Oratorio.

Quanno stamo un ber po' for de le mura,

Dice: - Passamo pe' la scortatora,

- Ah, Nino, dico, si nun è sicura,

Bada che non uscimo piú de fora.

- Ma, dice, annamo, nun avé' paura:

Ce venni a caccia pe' la Cannelora. -

E annamo. Peppe mio, che fregatura!

Stassimo pe' la macchia un frego d'ora.

Sotto a le Capannelle de Marino

Trovassimo 'na fila de carretti,

Che veniveno a Roma a portà' er vino;

E a forza de strillaje li svejassimo,

Che dormiveno tutti, poveretti;

E lí a lo scuro je lo domannassimo.

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- Avete visto gnente un ammazzato ?

Dice - Vortate giú pe' 'ste spallette,

Annate a dritta, traversate er prato;

Quanno sete arrivati a le Casette,

Domannatelo a l'oste der Curato

Che ve l'insegna. - Quanto ce se mette?

Dice: - si annate a passo scellerato

Ce metterete sempre un par d'orette -

Ritornassimo addietro viciversa,

Fijo de Cristo! co' le cianche rotte.

Quanno stassimo sotto a la Traversa,

Lí, li carretti ce se slontanorno,

E noi daje a girà, tutta la notte

Finché a la fine ce se fece giorno.

Che giornata, Madonna! Nera, nera,

Che pareva dipinta cór carbone,

Che proprio nun te fo esagerazione,

Era matina e ce pareva sera.

Se mettessimo sotto a 'na macèra

Morti de fame pe' magnà' un boccone.

Venne un'acqua! Ce prese 'no sgrullone

Che nun vedemio piú celo né tera.

Spiobbe. Se rimettessimo in cammino;

Ma indovinece un po'? Riannamo a sbatte'

Sotto a le Capannelle de Marino.

Ma basta, er fatto sta, tanto cercassimo

Immezzo a li canneti, pe' le fratte,

Pe' li fossi, che arfine lo trovassimo.

Stava infrociato là a panza per aria,

Vicino a un fosso, accanto a 'na grottaccia,

Impatassato drento a la mollaccia...

C'era 'na puzza ch'appestava l'aria.

Le cornacchie e li farchi da per aria

Veniveno a beccàjese la faccia,

E der pezzo de sopra de le braccia

C'era rimasto l'osso. Che barbaria!

E ne l'arzallo pe' portallo via,

Je trovassimo sotto un istrumento

Lungo cusí, che mo sta in Pulizia.

Poi don Ignazio disse le preghiere;

E tornassimo co' le torcie a vento,

Pe' la macchia, cantanno er Miserere.

Cesare Pascarella, 1881

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parola ai monticiania cura della redazione

Pubblichiamo lo sfogo di Fabio, com-merciante monticiano costretto achiudere la propria attività. Un’altra

vittima di un settore in crisi non solo perl’attuale economia nazionale e cittadina,ma anche per anni di malgoverno di chi siè seduto sulla poltrone comunali.

“Dopo quasi quattro anni Soap Village Colos-

seo Roma chiude nella zona forse più bella

del mondo. Questa parte di Roma, assoluta-

mente unica e straordinaria da cui parti la ci-

viltà che conquistò tutto il mondo allora

conosciuto, è da almeno quindici anni la-

sciata al degrado. Le amministrazioni prece-

denti hanno permesso a centinaia di cinesi

e indiani di aprire negozi di dubbia qualità e

rendere la zona più antica della città una ka-

sbah dove non ci sono più regole. Questo de-

grado ha origini lontane che tocca le varie

giunte Rutelli, Veltroni e Alemanno. Dovrei

scrivere pagine e pagine per spiegare quanto

è stata grande l'indifferenza, l'inettitudine,

l'incompetenza e la falsità di chi si è succe-

duto sulla poltrona di sindaco, ma mi limiterò

a parlare di questa ultima giunta comunale

(che io ho votato e fatto votare) che mi aveva

illuso con i suoi fantasmagorici progetti per

la rinascita della città. Primo fra tutti metto

la fantomatica 'Pedonalizzazione dei Fori Im-

periali', che esiste solo sulle pagine dei gior-

nali, perché è bene che tutti sappiano che

Ignazio Marino non ha reso pedonale (così

come ha sempre detto) via dei Fori Imperiali

da Largo Corrado Ricci a Piazza del Colos-

seo, ma lo ha interdetto solo al traffico dei

mezzi privati, così che il Colosseo a oggi è

ancora la rotatoria più grande del mondo! Se

ne è accorto signor sindaco?

In questi anni mi sono speso molto affinché

questa parte straordinaria di Monti potesse

rinascere, cercando in questi ultimi mesi un

confronto con l'amministrazione proprio per-

ché potesse rendersi conto della gravissima

situazione del commercio. Ho avuto, ab-

biamo avuto, solo promesse, non un segno

che potesse farci sperare. E così nel corso di

questi ultimi mesi ho visto andar via amici

che avevano splendide botteghe proprio a ri-

dosso dei Fori, oramai troppo provati dalla

crisi e dall'indifferenza dei politici.

Sono stato, assieme ad un'amica commer-

ciante, convocato qualche settimana fa in

Campidoglio per esternare il disagio e la pre-

occupazione di tantissimi amici commer-

cianti, con la speranza di raccogliere dei

segnali precisi. Un personaggio dall'indubbia

cordialità mi ha solo parlato di progetti che

potrebbero partire entro un anno per miglio-

rare la vivibilità di tutta la zona. Intanto i

commercianti chiudono negozi e licenziano

personale. Avrei voglia di dire tante altre

cose per poter rendervi più chiaro il quadro

della situazione, ma preferisco soffermarmi

sulle quelle cose positive della mia espe-

rienza, bellissima.

Qui nel Rione lascio un pezzetto di cuore. Ho

conosciuto persone sincere e cordiali che mi

hanno accolto con affetto e a cui spero di

aver ridato affetto e simpatia. Ho conosciuto

uomini che si alzano presto la mattina per

aprire le proprie attività con la speranza di

guadagnare la giornata senza risparmiarsi e

che ogni giorno rischiano la chiusura. Rin-

grazio tutti gli amici con cui ho condiviso il

cammino, la speranza verso un futuro mi-

gliore.

Grazie a tutti e a presto”.

Fabio, Soap Village, via del Cardello

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Sia nel modo di cucinare che nel modo di accogliere il cliente, lo spirito ègenuinamente familiare. Un mix di cucina romana e sarda con prodottiartigianali sardi. Il vero segreto sta però nella scelte del pesce, sempre fresco e diprimissima qualità. In cucina, infatti, Berzitello sposa il mare, con il pescato delgiorno che offre ampia scelta tra gamberi rossi, gobetti, scampi, telline, saraghi,rombi e spigole. I dolci, poi, sono di produzione artigianale. Da non dimenticarela nostra carta dei vini, con etichette pregiate selezionate che rappresentano tuttoil territorio nazionale strizzando l'occhio alla nostra regione.

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Sabato 11 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 19.30 (orario continuato)

Domenica 12 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 19.30 (orario continuato)

Sabato 17 gennaio:chiuso

Domenica 18 gennaio:chiuso

Sabato 25 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 13.00

Domenica 26 gennaio:chiuso

Sabato 1 febbraio:aperto dalle 8.30 alle 13.00

Domenica 2 febbraio:chiuso

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Durante la settimana la farmacia è aperta conorario NO STOP dalle 8.30 alle 19.30

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Numeri utili

Roma Capitale06.06.06 (uffici e servizi)06.06.08 (turismo e cultura)06.06.09 (chiama taxi)

Municipio I Centro StoricoVia Petroselli, 50 - 06.69601332/3 06.67102139/3595/7229

Carabinieri (Stazione Viminale)Via 24 Maggio, 13 - 06.69205941

Polizia (Questura di Roma)Via di San Vitale, 15 - 06.46861

Polizia (Commissariato Esquilino)Via Petrarca, 7 - 06.7726981

Polizia (Commissariato Viminale)Via Farini, 40 - 06.4620391

Polizia Locale Roma Capitale(I Gruppo)Via della Greca, 5 - 06.67693702

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Lunedì 13 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 19.30

Venerdì 17 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 19.30

Sabato 18 gennaio:chiuso

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Lunedì 20 gennaio :aperto dalle 8.30 alle 19.30

Venerdì 24 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 19.30

Sabato 25 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 13.00

Domenica 26 gennaio:chiuso

Lunedì 27 gennaio :aperto dalle 8.30 alle 19.30

Venerdì 31 gennaio:aperto dalle 8.30 alle 19.30

Durante la settimana la farmacia è aperta conorario NO STOP dalle 8.30 alle 19.30

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L’OROSCOPOBukowski 2014 a cura di Bronco

toroL'esistenza è non solo assurda, èun duro lavoro, puramente esemplicemente. Pensate quantevolte vi infilate la biancheria in-tima, in tutta la vita. E’ spaven-toso, è disgustoso, è stupido.

gemelliScrivere poesie non è difficile.Difficile è viverle.

cancroNon essere giù perché la tuadonna ti ha lasciato: ne troveraiun'altra e ti lascerà anchequella.

leoneSolo le persone noiose si anno-iano.

vergineNon fidarti molto delle statisti-che, perché un uomo con latesta nel forno acceso e i piedinel congelatore statisticamenteha una temperatura media.

bilanciaQuello che più mi piace, mi sa, èche nel tempo tutto si risolve, siaggiusta, si cicatrizza, indipen-dentemente da quel che pensi ofai.

scorpioneQuando sei felice bevi per festeg-giare. Quando sei triste bevi perdimenticare. Quando non hainulla per essere triste o esserefelice, bevi per fare accaderequalcosa.

saggittarioLe donne sono animali fonda-mentalmente stupidi ma si con-centrano sul maschio con unimpegno così totale da riuscirespesso a sconfiggerlo quando luipensa ad altro.

capricornoNon puoi far altro che scolare lalattina di birra e aspettare checada l'atomica.

acquarioA volte passi accanto a 200persone e non riesci a vedere unsolo essere umano.

pesciOvviamente è possibile amareun essere umano, se non lo siconosce abbastanza bene.

ArieteLa tua unica ambizione è quelladi non essere nessuno, mi sem-bra la soluzione più sensata.

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