Pocket Salute Edizione Roma Gennaio 2010

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...l’informazione continua sul web, collegati su www.pocketsalute.it 1 disturbi del sonno camouflage pressione arteriosa papilloma virus balbuzie le regole contro l’insonnia i segni che si vogliono nascondere differenze e cause della variabilità fate il vaccino anti HPV i modelli comportamentali speciale Dietologia: tornare snella e tonica con le proteine Il primo free-press del benessere - Anno II n°4 Dicembre 2010 Con il Patrocinio della Provincia di Roma e della Regione Lazio reg. trib.di Pescara n.24/08 del 7/11/2008 LA GUIDA MENSILE DEDICATA AL TUO BENESSERE edizione Roma Gennaio 2011

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Pocket Salute è il primo mensile free-press locale dedicato al mondo della salute, della bellezza e del benessere. Si articola in 64 pagine ricche di articoli informativi a cura di eminenti professori, medici specialisti e stimati primari locali. Il tutto con un linguaggio semplice e diretto per facilitare la comunicazione con il cittadino. Un modo nuovo per avvicinare il pubblico al mondo della salute abbattendo il muro di diffidenze e di timori reverenziali tipici del rapporto medico-paziente.

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disturbi del sonno

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edizione Roma Gennaio 2011

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L A T U A G U I D A D E L L A S A L U T E E D E L B E N E S S E R E

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solidarietà in primo piano editoriale del mese

scrivi anche tu a [email protected]

ABIO - Associazione per il Bambino In OspedalePromuove l’umanizzazione dell’ospedale e sdrammatizza l’impatto del bambino e della sua famiglia con le strutture sanitarie. www.abioroma.org

AIPD - Associazione Italiana Persone DownL’Associazione non ha fini di lucro e vuole essere soprat-tutto un punto di riferimento per le famiglie, gli opera-tori socio-sanitari e della scuola che si occupano di questo handicap. www.aipd-roma.it

ALZHEIMER RomaL´Associazione persegue la missione di offrire sostegno alle famiglie con un malato di Alzheimer. Collabora con Is-tituzioni sanitarie e accademiche, sia nazionali che locali.www.alzheimeroma.it

ANFFAS Roma OnlusL’Associazione si propone di assicurare il benessere e la tu-tela delle persone con disabilità intellettiva e relazionale e delle loro famiglie, operando primariamente per rendere concreti i principi della pari opportunità, della non dis-criminazione e della inclusione sociale.www.anffasroma.it

Il Sorriso di Beatrice ONLUSL’Associazione nasce con l’intenzione di trasformare un evento tragico quale è stato la scomparsa di Beatrice in motivo di gioia e speranza per tutti coloro che vivono la drammatica esperienza della malattia oncologica.www.ilsorrisodibeatrice.com

UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare OnlusScopo essenziale è difendere i diritti e migliorare la qual-ità di vita di tutte le persone affette da malattie rare. La Federazione fa parte di un Network Europeo di tredici Al-leanze Federative Nazionali tra associazioni di pazienti di altrettanti Paesi della Unione Europea.www.uniamo.org

Cari lettori,le feste natalizie sono da poco trascorse e Pocket Salute si augura che le abbiate passate al meglio, e che vi siano ser-vite a ricaricare le pile per affrontare con vitalità il nuovo anno che è arrivato. Insieme al 2011 però è giunta, pun-tuale come sempre, anche l’influenza. Secondo la Società Italiana di Medicina Generale, a minacciare il nostro stato di salute sarà l’influenza Australiana.

Fortunatamente non è un virus così aggressivo da solle-vare allarmismo, ma è bene conoscerne i sintomi in modo da combatterlo sul nascere o prevenirlo. Ecco allora alcuni consigli utili per garantirvi un’ottima salute. Anzitutto, è bene informarvi che l’unico modo per evitare di essere affetti da questo virus consiste nell’adottare un compor-tamento mirato a proteggere naso e bocca, e ad evitare gli sbalzi di temperatura coprendosi accuratamente, que-sto a causa del fatto che abbiamo a che fare con un virus “parainfluenzale” che, a differenza dell’influenza comune, non si può prevenire con una terapia di vaccinazione. Tuttavia, se le precauzioni prese non fossero sufficienti a salvaguardarvi da qualche giorno di riposo forzato, una volta comparsi i primi sintomi sarà necessario mettersi a riposo, evitare troppi contatti con chi vi sta intorno per non contagiarli e curarsi con i più comuni farmaci di autome-dicazione (i così detti farmaci da banco) come gli antista-minici per i forti raffreddori e la congiuntivite, antisettici o pastiglie disinfettanti per il mal di gola, sciroppi sedativi per la tosse secca e fluidificanti per quella grassa ed infine per i classici dolori articolari che accompagnano l’influen-za sarà necessario un farmaco a base di paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico. Ovviamente, in caso di sintomi influenzali eccessivi, come febbre molto alta o forti dolori, è sempre meglio evitare l’automedicazione e rivolgersi ad un medico per la prescrizione di antibiotici. Con questi consigli vi auguriamo di trascorrere un felice 2011 pieno di salute, vitalità e benessere.

Simona Piccirilli, Redazione Pocket Salute

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trova-facile: guida alla psicologia

il diabete di tipo 2°

trova-facile: guida al benessere

riequilibrarsi con lo shiatsu

il primo alimento della mamma

i costi sociali dei malati di ictus

l’importante ruolo delle farmacie

i nostri nonni sono fuori forma

il segreto dell’ossigeno iperbarico

previeni il tumore alla prostata

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codice argento: soccorso anziani

AIDS, diminuisce il contagio

l’odontoiatria a portata di tutti

trova-facile: guida alla bellezza

trova-facile: guida alla sessualità

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psicologia

salute

benessere

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Pocket Salute, Romacon il patrocinio di:

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© Proprietà letteraria riservata. E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, immagini o disegni pubblicati, senza l’autorizzazio-ne scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori im-pegnano la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della Direzione della rivista. All’interno dei contributi possono essere citati nomi di prodotti, anche farmaceutici, pubblicati nel ri-spetto delle opinioni degli autori e per completezza d’informazione sui temi trattati.

pagg. 32-33

Rivista gratuita mensile Edizione Pescara-ChietiReg. Tribunale di Pescara n.24/08 del 7/11/2008reg. ROC n.18668

Direttore responsabileDaniele Giangiulli [email protected]

Direttore editorialeSerena Zimuel [email protected]

Direttore commercialeGiulia Mincarini [email protected]

Redazione: Roberta Armentano, Giovanna Filoso, Valentina Peter, Simona Piccirilli

Editore, Redazione e PubblicitàEditore POCKET IDEA s.rl.Via Cavour 4/2, San Giovanni Teatino (CH)Infoline: 085 4460163 www.pocketidea.itFoto e illustrazioni© 2010 Microsoft Office Online, © 2010 Fotolia, © 2010 iStockphoto

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NOTA PER I LETTORI: Le attività presenti in questa pa-gina sono fittizie e sono state inserite solo a livello dimo-strativo.

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Prof. Marco SantilliAssociazione Italiana La Nuova Parola

superare la balbuzie

AFFETTIVITA’ E APPRENDIMENTO VERBALEL’aff ettività condiziona e imprime la direzione all’apprendimento verbale e ai processi cognitivi, specialmente nei bambini.

Una profonda connessione esiste tra l’apprendimento ver-bale e i processi emotivi, poichè esso si sviluppa e raff orza sempre all’interno di una dimensione di relazione aff etti-va. Il rapporto educativo-aff ettivo signifi ca presenza esi-stenziale dell’educatore per l’educando.

Già M. Bucher sosteneva che “attraverso la complementa-rietà si crea, tra insegnante e alunno, tra genitore e fi glio, un dialogo profondo da cui emerge un sentimento di profonda fi ducia e l’impegno di amore l’uno per l’altro” per cui ne sca-turisce un necessario e fondamentale senso di responsa-bilità da parte dell’educatore rispetto all’educando.

Quindi l’apprendimento verbale non è condizionato e as-similato esclusivamente e passivamente attraverso i con-tenuti ma necessita di un atto di fi ducia poichè è vitale e presente un fattore di attivazione emotivo-cognitivo per-chè l’attivazione verbale è il coraggio di tuff arsi nell’incerto e nell’ignoto.

Fondamentale è sottolineare che alcune forme di disagio

sociale, di successo o insuccesso scolastico, stati d’ansia di prestazione, problemi di autostima e insicurezza, dipenderanno in modo signifi cativo dalle prime espe-rienze di apprendimento.

La relazione tra apprendimento verbale e aff ettività-motivazione deve essere presa in primaria consi-derazione dall’educatore sia dall’insegnante che dal genitore.

I processi di apprendimento verbale nascono in un contesto relazionale e l’apprendimento cognitivo ne è determinato.

L’individuo forma la propria identità attraverso un processo unitario e olistico e un’aff ettività piena, sicura, autentica, motivante, incide sulle dimensioni di apprendimento verbale e quindi sulla personalità intel-lettuale e corporea.

Esiste uno stretto rapporto che lega l’aff ettività, moti-vazione, apprendimento e sviluppo della verbalizzazio-ne di un bambino.

Nell’ambiente scolastico (processo di conoscenza, com-prensione e socializzazione) il punto d’incontro tra insegnante e allievo e la loro relazione infl uisce sull’ap-prendimento verbale e cognitivo del bambino-alunno: gli atteggiamenti relazionali dell’insegnante verso l’al-lievo vengono da quest’ultimo interiorizzati e possono creare dei confl itti interni.

Per questo motivo la relazione tra educatore ed educan-do deve avere equilibrio per una crescita della verba-lizzazione armonica del bambino.

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a cura della redazioneValentina Peter

L’argilla è una terra con proprietà antisettiche, disinfettanti, deodoranti, cicatrizzante, antiset-tiche, energizzante, battericida e antitossiche; viene utilizzata sia esternamente che internamente. Per uso esterno l’argilla si impiegato sotto forma di catapla-smi, bagni, unguenti, maschere e frizioni. È consigliabi-le scegliere di utilizzare dell’argilla grossa o dell’argilla macinata a seconda della dimensione degli impacchi o maschere.

E’ importante verificare la personale compatibilità con l’argilla che si intende usare: può accadere, infatti, che una determinata terra provochi reazioni allergiche.

L’argilla può essere utilizzata per sterilizzare le acque da bere; è sufficiente aggiungerne qualche pizzico in ogni litro. È anche un potente antiparassitario.

Nell’intestino, l’argilla assorbe i gas e le tossine nocive, ostacola le colture microbiche, assorbe i prodotti dell’in-fiammazione e stimola l’eliminazione dei prodotti di rifiuto.

Ecco alcune ricette per sfruttare al meglio le sue proprietà:

MASCHERE. Versare in una ciotola un bicchiere di argilla a grana fine, mezzo bicchiere di acqua ed un cucchiaio di yogurt. Mescolare fino a ottenere un composto omoge-neo da spalmare sul viso e sul collo. Lasciare in posa 15 minuti e risciacquare con acqua tiepida.

BAGNI PARZIALI O TOTALI. Si sceglie un’argilla verde macinata da stendere sul fondo di una bacinella riem-pita di acqua calda con il 5% di sale marino integrale; saranno sufficienti tre o quattro manciate di argilla equivalenti a circa 80-100 grammi. Mescolare sino a quando l’argilla sarà sciolta.

Questa preparazione può essere utilizzata per gargari-smi, lavaggi vaginali, clisteri, pediluvi e maniluvi. Per un bagno totale versare in una vasca colma di acqua tiepi-da 1/2 chilo di argilla e, eventualmente, 10 gocce d’olio essenziale di lavanda (essenza rilassante e calmante), mescolare e immergersi per 15 minuti.

UNGHENTI. Aggiungendo olio extravergine di oliva, miele, burro o glicerina alla polvere di argilla fine, è possibile ottenere unguenti per uso terapeutico per me-dicare escoriazioni, geloni, rossori, ulcere e dermatiti in generale.

LE PROPRIETÀ TERAPEUTICHE DELL’ARGILLA

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a cura della redazione

Il ‘codice argento’ in Pronto soccorso salva la vita agli anziani: i dati raccolti su un ampio campione di pazienti nel Lazio e in Toscana dimostrano che questo codice speciale aggiunto a quelli convenzionali, assegnato dopo una valutazione di pochi minuti per identificare i pazienti più fragili, e quindi più bisognosi di un ricovero in reparti di geriatria, riduce di almeno il 12% la mor-talità degli anziani durante il ricovero in ospedale e fino a un anno dopo.

I dati sono stati presentati al Congresso della Società italiana di gerontologia e geriatria a Firenze. Se i pazienti ‘codice argento’ vengono ricoverati nei reparti specialisti-ci più attrezzati per seguirli, la mortalità durante e dopo la degenza ospedaliera diminuisce in maniera significa-tiva, soprattutto nei casi a maggior rischio.

I risultati sono emersi dall’applicazione del codice su ol-tre 100 mila pazienti ricoverati nei reparti di geriatria in Toscana e su più di 75 mila ricoverati nel Lazio.

A breve saranno disponibili anche i dati di Veneto e Si-cilia, le altre due Regioni che stanno portando avanti la sperimentazione sul campo del codice argento, avviata all’inizio del 2009, finanziata dal Centro controllo malat-tie del ministero della Salute.

Il punto di forza del codice argento è la sua semplicità. Il metodo, ideato da un gruppo di ricercatori coordinato da Niccolò Marchionni, direttore del dipartimento di Geria-tria dell’università di Firenze, consente di assegnare il codice argento a ogni paziente, accompagnandolo con un punteggio indicativo della gravità del caso.

“Chiunque può fare il calcolo in meno di cinque minuti - spiega Marchionni - basta infatti tener conto di elementi come sesso, età, ricoveri ospedalieri precedenti e assunzi-one di farmaci, per ottenere un punteggio che indica quat-tro classi di rischio. I casi più seri sono quelli che totaliz-

zano oltre 11 punti: in questi pazienti si è osservato che il ricovero in un reparto di geriatria o di medicina interna può fare la differenza sul destino del paziente”.

I dati raccolti nel Lazio e in Toscana dimostrano che l’approccio è generalizzabile e funziona nelle diverse realtà territoriali.

Il prossimo passo sarà quindi estendere l’utilizzo del codice argento in tutta Italia. C’è però un limite alla pos-sibilità di introdurre il codice ovunque: come dimostrano i dati raccolti, appena il 5% dei pazienti viene ricoverato in un reparto di geriatria.

In tutto il Paese, infatti, a fronte di una popolazione an-ziana in costante crescita, servirebbero almeno il doppio dei reparti. “I reparti geriatrici per acuti poi sono ancora meno - afferma Massimo Fini - e non sono distribuiti in modo omogeneo, ma a macchia di leopardo: alcune Re-gioni, come il Veneto, hanno molti posti letto di geriatria; al Sud i letti sono assai più rari. È quindi opportuno che la rete geriatrica italiana venga potenziata e allargata, per ridisegnare l’assistenza sanitaria e socio-sanitaria dedicata agli anziani fragili ad alto rischio di non autosuf-ficienza”.

Giovanna Filoso, fonte: http://www.ordinemediciroma.it

IL “CODICE ARGENTO” PER SOCCORRERE GLI ANZIANI

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Benché la prevenzione dei tumori inizi da un corretto stile di vita (principalmente alimentare) grandissimo interesse sta riscuotendo la possibilità di adottare un trattamento farmacologico in grado di prevenire l’insorgenza tumorale.

Una notevole mole di dati scientifi ci indicano come il “can-cro” può essere prevenuto o, quantomeno, signifi cativame-ne ritardato.

Il concetto chiave della farmacoprevenzione (defi nita che-mioprevenzione, ma non ha nulla a che fare con la chemio-terapia!) è che la carcinogenesi – processo che porta alla trasformazione di una cellula sana in una “cancerosa” – sia un processo che evolve attraverso degli “step” di cambia-menti genetici successivi.

La conoscenza piu’ precisa di questi eventi (step) ha con-sentito di intervenire su questo processo mediante l’utiliz-zo di farmaci “ad hoc”.

Già trent’anni or sono si era visto che l’impiego di sostanze naturali, sintetiche o biologiche erano in grado di: preveni-re, far regredire o sopprimere la fase iniziale della cancero-genesi e la progressione neoplastica.

Da allora è stato realizzato un notevole percorso nell’im-

piego di questi farmaci e, soprattutto per ciò che riguar-da il tumore del seno, si sono raggiunte delle certezze scientifi che che hanno portato ad un utilizzo pratico dei farmaci stessi.

In particolare adottando alcuni modelli, oramai validati scientifi camente, si è in grado di ridurre il rischio di un tumore del seno in oltre il cinquanta per cento delle donne predisposte.

Si tratta di derivati ormonali (Tamoxifene, Raloxifene) ben noti e defi niti nella loro maneggevolezza di impie-go.

E’ importante a tale scopo che il trattamento sia consi-gliato e “gestito” dall’oncologo-senologo che, dopo ade-guato colloquio con la donna a rischio, condivida con lei, monitorandola, la terapia del caso.

In tal modo si potrà anche adeguatamente individua-lizzare il monitoraggio senologico (RX mammografi a se e quando, Ecografi a se e quando, etc.) secondo le specifi che esigenze della donna.

Ciò consente anche quel supporto psicologico impor-tante in grado di dare alla donna quella sensazione di essere in un “binario” protetto e controllato.

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Dott. Sergio Del BiancoSpecialista in Oncologia

oncologia

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a cura della redazione

Come lavare e detergere il bambino? Dopo la di-missione, soprattutto dopo il distacco definitivo del cordone ombelicale – che comunque non costituisce di per se stesso un ostacolo all’immersione del bambino in acqua – il piccolo può fare il bagnetto a seconda delle scelte dei genitori, delle loro attitudini e motivazioni di varia natura. Lo scopo del bagno, al di là dei bisogni di pulizia, è anche quello di attivare la circolazione san-guigna della pelle e la traspirazione. Così, dopo il ba-gnetto, non è assolutamente indispensabile applicare creme o latte idratante sulla pelle del bambino. Può invece essere molto utile l’applicazione di una pasta/crema sul sederino per proteggerlo da qualsiasi ir-ritazione da urine e feci. È invece sicuramente perico-loso l’uso del borotalco – in alcuni paesi è chiaramente indicata sulle confezioni la sua pericolosità nella prima infanzia – in quanto può essere inalato dal bambino se cosparso in quantità cospicua sul torace e sugli arti superiori o, peggio, aspirato direttamente dal conteni-tore, se il piccolo lo utilizza per gioco. L’alternativa al bagno è costituita dall’uso di spugnature con acqua a temperatura adeguata, almeno nei primi giorni dopo la nascita. L’acqua e il sapone possono essere sostituiti da latte detergente o da altri prodotti dell’ampia gamma di offerte destinate a queste età. Se, infatti, si nota che il bambino vive il bagnetto come un momento di ten-sione o di disagio, in tal caso è meglio diradarne la fre-quenza, detergendolo in modo adeguato ma evitando o limitando la fase d’immersione.

Consigli pratici. Anche se ogni bambino può reagire diversamente all’esperienza del bagnetto, si possono tuttavia dare alcuni utili suggerimenti:- il bagno può essere eseguito anche nei primi giorni dopo la nascita;- il bagno non deve comunque rappresentare momenti di tensione o di disagio: in tal caso è meglio diradarne la frequenza detergendo il piccolo in altro modo;- la temperatura ideale dell’acqua oscilla tra i 32°C e i

35°C, a seconda della percezione del piccolo e, perciò, del suo gradimento: il controllo della temperatura può essere fatto con termometri a lettura istantanea o, più tradizionalmente col contatto del gomito della madre o del padre con l’acqua;- il bagno può essere eseguito direttamente nella vasca di casa o, ancora meglio, in una vaschetta per bambini, mettendo sul fondo un tappetino di gomma per ridurre il rischio di scivolamento;- se si usa la vaschetta per bambini, bisogna accertarsi ogni volta che questa venga sistemata su un piano molto stabile e grande, adeguato a contenere tutto quanto oc-corre, evitando così di doversi allontanare anche solo un istante dal piccolo (non lasciatelo mai solo nell’acqua, neanche per un secondo!);- in caso venga utilizzata la vasca grande, opportuna-mente detersa e predisposta per le esigenze del piccolo, è opportuno che si ponga maggiore attenzione vista la grande massa d’acqua e lo spazio molto più ampio; l’opzione del bagno in vasca grande offre l’opportunità, in molte famiglie, d’immergersi accanto al figlio;- la stanza dove viene effettuato il bagno dovrà essere sufficientemente riscaldata, evitando però l’eccessivo surriscaldamento e la relativa umidità;- i prodotti in commercio per il bagnetto del bambino offrono un’ampia possibilità di scelta di pH, di deter-genza, di comfort adeguati alle caratteristiche della cute a quest’età, ma ciò non esclude l’uso del tradizionale sapone cosiddetto neutro.

Ricordate: non si deve abbandonare mai, nemmeno per un attimo, il bambino da solo nella vaschetta, in-fatti, a parte il rischio di annegamento che può verifi-carsi anche in condizioni di ridotto volume di acqua, il piccolo può inalare acqua schizzata o riversata sul volto giocando con contenitori cavi, ecc. oppure, scivolando, può spaventarsi e procurarsi piccoli traumi. Infine non deve essere posto in prossimità di erogatori di acqua per il rischio di ustioni di acqua ad alta temperatura.

GUIDA PER LE FAMIGLIE ALLA CURA DEL NEONATO (PARTE 3)

Fonte: Ministero della Salute www.salute.gov.it

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a cura della redazione

Il campione di pazienti colpiti da ictus è stato costruito a partire da un piano di campionamento basato sui dati di prevalenza della malattia contenuti nelle Linee Gui-da Italiane per la prevenzione e il trattamento dell’ictus cerebrale (Spread). Il campione di intervistati effettiva-mente inclusi nello studio risulta essere sostanzialmente coerente con il piano prestabilito, sia per quanto concer-ne la distribuzione territoriale sia per quello che riguarda la composizione per età.

I pazienti coinvolti nell’indagine sono prevalentemente persone anziane e molto anziane. L’81,8% ha più di 65 anni ed il 30,7% è ultraottantenne. L’età avanzata, che rappresenta un fattore di rischio molto significativo nell’incidenza della malattia, caratterizza dunque net-tamente la popolazione degli ammalati confluiti nel campione. Nel 78,3% dei casi i pazienti hanno avuto un ictus ischemico, e nel 52,8% il loro livello di disabilità (misurato con la scala di Rankin) è pari o superiore a 4 (disabilità moderata/grave o grave), mentre è il 45,6% a presentare il livello 3 (disabilità moderata). Va inoltre sottolineato il fatto che l’88,8% dei pazienti inclusi nello studio godeva di autosufficienza totale prima dell’ictus, ed il 10,5% di autosufficienza parziale, a testimonianza del fatto che è di fatto l’evento cerebrovascolare la causa della loro non autosufficienza attuale.

I caregiver, che sono i soggetti che hanno materialmen-te partecipato all’indagine e risposto alle domande del questionario, sono nella grande maggioranza dei casi donne (75,7% contro il 24,3% di uomini), e che convivo-no con il paziente (66,2%). Il rapporto di parentela che li lega ai pazienti varia in modo estremamente significati-vo a seconda del genere dei pazienti: nel caso dei pazien-ti di sesso maschile, infatti, si tratta nella maggior parte dei casi delle mogli (54,3% contro il 32,9% di figli/e o nuore/ generi), mentre le pazienti donne sono assistite soprattutto da figlie, figli o nuore (46,2% dei casi contro il 37,5% dei mariti).

I dati raccolti delineano dunque uno scenario nel qua-le il modello di assistenza dei pazienti varia in modo significativo a seconda che siano uomini o donne. I pri-mi, infatti, vengono assistiti soprattutto dalle loro mo-gli, che seppur generalmente più giovani di loro, sono anch’esse quasi sempre donne anziane, e che tendono a sobbarcarsi più spesso gli oneri dell’assistenza in modo esclusivo, patendone le conseguenze in modo per altro più vistoso sotto il profilo psico-fisico. I caregiver delle pazienti donne, principalmente figlie, figli e nuore, sono mediamente più giovani e condividono in misura mag-giore il carico assistenziale (in genere con altri figli dei pazienti o con i loro coniugi).

L’impatto del carico di cura sulla vita dei caregiver è infat-ti assolutamente dirompente: il 77,6% di essi indica che in seguito all’esperienza assistenziale la sua qualità della vita è peggiorata (55,2%) o molto peggiorata (22,4%), e per il 55,7% di essi il coinvolgimento in questi compiti implica infatti una rinuncia totale al tempo libero. Sotto il profilo psico-fisico ne consegue che nel 72,1% dei casi i caregiver intervistati hanno indicato di sentirsi fisica-mente stanchi a causa dell’onere assistenziale, il 57,1% non dorme a sufficienza e il 24,8% soffre di depressione. A queste circostanze più diffuse, si aggiungono i casi in cui i pazienti hanno indicato conseguenze più serie ri-spetto alla loro salute per cui il 10,3% è dovuto ricorrere a supporto psicologico ed il 6,5% è stato ricoverato in ospedale.

Tra i servizi di supporto all’assistenza un ruolo premi-nente è svolto dalle badanti, cui ricorre il 38,7% delle fa-miglie intervistate. Questo tipo di supporto è frequente soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali (dove il dato supera il 40%), mentre al Sud e Isole si ferma al 28,8%.

Tutte le informazioni sulle singole iniziative regionali sono inserite sul sito: www.aliceitalia.org

INDAGINE SUI COSTI SOCIALI DEI MALATI DI ICTUS - PARTE 2°

A.L.I.Ce. Italia Onlus

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prevenzione cardiovascolare

Il diabete del 2° tipo o diabete mellito non insulino-dipendente (NIDDM) è una malattia in rapida ascesa nei paesi occidentali. Si caratterizza per lo stato di iperglicemia causato da una ridotta secrezione di insulina in presenza di glucosio e/o per una diminuita attività dell’insulina (insulino-resistenza).

I soggetti, se non vengono trattati, possono andare incon-tro a gravi complicanze cardiovascolari con una frequenza tripla o quadrupla rispetto ai non diabetici.

La prevenzione si basa sulle modifi cazioni della glicemia e degli altri fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione arteriosa, iperuricemia, fumo, dislipidemia ecc.).

La glicemia a digiuno può risultare normale (<100 mg/dL), alterata (100-125 mg/dL) ed in una condizione diabe-tica (>126 mg/dL). L’alterazione della glicemia è elemento centrale della Sindrome Metabolica, già trattata su Pocket Salute. Il NIDDM favorisce un gruppo eterogeneo di forme morbose come le infezioni, l’eccedenza ponderale, l’iper-glicemia sintomatica (eccesso di urine e di sete, perdita di peso ecc.), i danni “devastanti” nel sistema arterioso (macro- e micro-angiopatie) e le patologie cerebrali (ictus, declini cognitivi), oculari (restringimento delle arterie reti-niche che favoriscono la cecità), cardiache (angina pectoris, infarto del miocardio) e renali (perdida proteica, insuffi -cienza renale).

IL DIABETE DEL 2° TIPO: UN’EMERGENZA SANITARIA

Casa di Cura “San Domenico” Piazza Sassari, 5 RomaTel. 06 44230851

Prof. Claudio Di VeroliSpecialista Nefrologo, Esperto di Ipertensione Arteriosa

In particolare, i reni non svolgono più un ruolo effi cace, lasciano passare proteine nelle urine e quando diventa-no insuffi cienti trattengono sempre più soluti che do-vrebbero essere eliminati (insuffi cienza renale cronica).

Un’analisi delle urine dimostra la presenza della perdita proteica (microalbuminuria e proteinuria) ed un esame del sangue rileva un aumento della creatininemia, che informa sul livello di gravità dell’insuffi cienza renale.

Il 15-30% dei diabetici sviluppa la nefropatia dopo dieci-quindici anni dalla diagnosi ed inoltre la ridotta funzione renale facilita le malattie cardiovascolari.

Una complicanza della malattia diabetica è la neuro-patia che colpisce i nervi dell’intero organismo (poli-neuropatia). Questa è responsabile di profonde mo-difi cazioni sensoriali che agevolano alcune patologie, come l’ulcera del piede. La causa principale dei danni è legata al sistema arterioso, ovvero alla grande facilità dello sviluppo di aterosclerosi. Si tratta, come è noto, di un progressivo decremento di calibro delle arterie sino alla loro com-pleta ostruzione con conseguente defi cit di irrorazione. L’obiettivo del trattamento è quello di migliorare la situazione metabolica ed il peso, sia con lo stile di vita (attività fi sica, dieta ad hoc e controllo dell’indice glicemico, abolizione del fumo), sia regolarizzando con farmaci i parametri di rischio cardiovascolare, come l’e-moglobina glicata (HbA1c) (<6,5%), la glicemia (<100 mg/dL), l’uricemia (<7 mg/dL), la pressione arteriosa (<130/80 mmHg), la colesterolemia totale (<180 mg/dL), la trigliceridemia (<140 mg/dL), la colesterolemia LDL (tra 70-90 mg/dL) e la colesterolemia HDL (>45 mg/dL).

Prof. Claudio Di VeroliResponsabile del “Centro dell’Ipertensione Arteriosa e delle Malattie Metaboliche e Renali”Casa di Cura “San Domenico” - Roma

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Circa un bambino su cinque è vittima di varie forme di abuso o di violenza sessuale. Può succedere a bambini di entrambi i sessi, di ogni età.

Spesso l’autore dell’abuso è qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida. L’autore di abusi può anche es-sere un altro bambino.

È fondamentale stabilire una buona comunicazione con i bambini. Implica apertura, determinazione, franchez-za e un clima familiare amichevole e non intimidatorio.La Regola del Quinonsitocca può aiutare in questo sen-so; comprende 5 aspetti importanti.

1. Il tuo corpo ti appartiene. Si deve insegnare ai bambini che sono padroni del loro corpo e che nessuno può toccarlo senza il loro permes-so. Un dialogo aperto e diretto fin dalla più tenera età sulla sessualità e le “parti intime”, utilizzando i nomi corretti per i genitali e le altre parti del corpo, aiuterà i bambini a comprendere quello che non si deve fare.

2. Modo di toccare buono – modo di toccare cat-tivo.I bambini non riconoscono sempre se un palpeggia-mento è appropriato o meno. Spiegate ai bambini che non va bene permettere a qualcuno di guardare o toc-care le loro parti intime, o di accettare di guardare o di toccare le parti intime di qualcun altro. La Regola del Quinonsitocca li aiuta a riconoscere un limite evidente e facile da ricordare: la biancheria intima.

3. I segreti buoni – i segreti cattiviLa segretezza è la tattica principale utilizzata dagli au-tori di abusi sessuali. Ogni segreto che li rende ansiosi, li mette a disagio, incute paura o li rende tristi non è un buon segreto e non deve essere mantenuto; deve esse-re raccontato a un adulto fidato (genitore, insegnante, poliziotto, medico).

4. La responsabilità della prevenzione e della pro-tezione spetta a un adultoI bambini vittime di abuso provano vergogna, senso di colpa e paura. Gli adulti devono cercare di evitare di cre-are tabù intorno alla sessualità e accertarsi che i bambini sappiano a chi rivolgersi se sono preoccupati, ansiosi o tristi.

5. Segnalare e rivelareSi deve indicare ai bambini che certi adulti possono fare parte del loro circolo di persone fidate che creano una rete di sicurezza per proteggerli. Dovremmo incoraggiar-li a scegliere degli adulti che hanno la capacità di ispirare fiducia, sono disponibili ad ascoltarli e ad aiutarli.

La campagna “Uno su cinque” è stata realizzata dal Con-siglio d’Europa. Il materiale informativo e il libro “Kiko e la mano”, per i genitori che vogliano insegnare ai propri bambini la regola del “Qui non si tocca”, si possono con-sultare sul sito web della campagna: www.quinonsi-tocca.it.

a cura della redazioneFonte: www.quinonsitocca.it

UNO SU CINqUE: PER FERMARE LA VIOLENZA SESSUALE SUI MINORI

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a cura della redazione

In occasione della 22esima Giornata mondiale della lotta all’AIDS (lo scorso 1 dicembre) l’UNAIDS, il Programma dell’ONU per la lotta all’AIDS, ha pubblicato il Rapporto sullo stadio della diffusione della malattia nel mondo.

Nel documento si legge che, in dieci anni, il numero di nuovi contagi è diminuito del 20% e il tasso di nuove in-fezioni da HIV si è stabilizzato in 56 Paesi. Tale riduzione riguarda anche Paesi come l’Africa e l’India che hanno visto ridursi rispettivamente di un terzo e di oltre la metà il numero di nuovi malati. “Possiamo essere orgoglio-si” ha dichiarato Michel Sidibé, Direttore Esecutivo del Programma UNAIDS, che allo stesso tempo ha ricordato l’importanza di non “cullarsi su questi risultati e di conti-nuare con forza l’impegno e la lotta contro l’AIDS”.

Questo risultato è la prova che i programmi di preven-zione dell’HIV producono risultati significativi, si legge nel testo.

La riduzione del numero di nuove infezioni è legato a una maggiore consapevolezza di questa malattia, a cambia-menti nelle norme sociali e all’adozione di comporta-menti più sicuri. “Abbiamo raggiunto questo eccezionale traguardo – ha continuato Michel Sidibé – perché le famiglie, le comunità, i Governi e la stessa UNAIDS hanno unito il mondo in un movimento senza precedenti”.

Come si legge nel Rapporto dell’UNAIDS, oggi sono 5 mi-lioni le persone che stanno seguendo delle terapie medi-che contro l’HIV. Più di un milione di persone ha iniziato a seguire la terapia antiretrovirale (terapia che aumenta le difese immunitarie del malato per contrastare il virus dell’HIV nell’organismo) per la prima volta soltanto nel 2009.

Il maggiore accesso alle cure ha contribuito a ridurre del 19% i decessi dal 2004 al 2009. L’incidenza dell’HIV si è ridotta del 25% tra il 2001 e il 2009 in 33 Paesi (di questi

22 sono Stati dell’Africa sub-sahariana). Anche tra i gio-vani dei Paesi ad alto rischio di contagio, la trasmissione della malattia si è ridotta del 25% grazie a rapporti ses-suali più sicuri.

È diminuita la percentuale di bambini nati da madri con il virus dell’HIV; il contagio madre figlio è passato dai 500 mila bimbi infetti nel 2001 a 370 mila nel 2009. La trasmissione del virus da madre a figlio continua ad essere causa di morte in molte regioni del mondo, è necessario facilitare e migliorare l’accesso alle cure per interromperla.

Semplificare l’accesso alle cure mediche e ridurne i costi (secondo le nuove linee guida suggerite dall’Organizza-zione Mondiale della Sanità) ridurrà il numero di morti, migliorerà la qualità della vita delle persone che vivono con l’HIV e delle loro famiglie.

Il Rapporto dell’UNAIDS è consultabile on line al sito:www.unaids.org

AIDS: DIMINUISCE IL CONTAGIO

Roberta Armentano

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dialisi peritoneale

Prof. Gaspare Elios RussoSpecialista in Nefrologia

A.N.Di.P. “Enzo Siciliano” OnlusSegreteria: Tel. 06 49974293 Cell. 334 1883466Sito web: www.andip.org

L’inizio della terapia dialitica e la scelta del trattamento più idoneo risulta un problema assai arduo che coinvolge sia l’equipe medica che il paziente ed i propri familiari.

L’invecchiamento della popolazione aff etta da IRC “V Sta-dio” (dialisi) è in progressiva crescita, per cui la valutazio-ne dello stato di salute e della qualità di vita deve rappre-sentare un momento fondamentale che ci permette di adeguare la terapia dialitica al paziente. Risulta evidente come la Dialisi Peritoneale (DP) sia più vantaggiosa per il paziente, soprattutto in funzione del fatto di poter eseguire il trattamento a casa, con maggior indipenden-za, libertà di movimento e autonomia di gestione dei tempi del trattamento.

L’emodialisi (HD), invece, può essere defi nita come una terapia alla quale il malato deve adattarsi, legata agli orari e alle esigenze del centro; al contrario, con la DP è “la terapia” che si adatta alle esigenze del malato, deter-minando una migliore qualità di vita dello stesso.

Considerando le maggiori problematiche che ha l’anzia-no ad alimentarsi, e la necessità del paziente in DP ad as-sumere una dieta con un importante contenuto proteico,

assumono particolare rilevanza gli aspetti nutrizionali. La malnutrizione è considerata uno dei principali fat-tori in grado di condizionare negativamente sia la so-pravvivenza che la qualità di vita dei soggetti uremici in dialisi. È stato infatti dimostrato che soggetti che iniziano la dialisi con segni di malnutrizione hanno una prognosi peggiore, ed una mortalità superiore, rispetto ai soggetti che arrivano alla dialisi con un adeguato sta-to nutrizionale; secondo le casistiche circa il 25-75% dei pazienti non hanno un regime nutrizionale adeguato. La malnutrizione può essere dovuta ad un insuffi cien-te apporto proteico-calorico per ragioni riconducibili a numerose problematiche quali la biocompatibilità del sistema depurativo o una eccessiva perdita di nutrien-ti attraverso il peritoneo o attraverso le membrane di dialisi. Nella sua prevenzione e correzione, migliorando la qualità di vita e riducendo la mortalità dei pazienti, devono essere coinvolti il mmg, il nefrologo, il dietista ed i familiari. Diceva infatti Ippocrate: ”il nostro cibo dovrebbe essere la nostra medicina; la nostra medicina dovrebbe essere il nostro cibo”.

Sulla base di ciò va sottolineata l’importanza fonda-mentale di una costante educazione e informazione del paziente che può essere realizzata attraverso un lavoro congiunto tra l’équipe medica, i pazienti e i fami-liari, nonché con il supporto della nostra Associazione (A.N.Di.P.).

Grande importanza hanno anche gli incontri di pro-mozione della salute con le associazioni dei malati e i malati stessi, la produzione di opuscoli informativi ed istruzioni scritte tenendo sempre presente che “una dieta corretta per il paziente e’spesso una dieta corretta anche per il resto della famiglia”.

COME MIGLIORARE LA qUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI

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a cura della redazione

Il sistema sanitario cambierà pelle per reggere l’impatto con l’inarrestabile avanzata della terza età e strategia per vincere la sfida dei prossimi anni. Saranno i medici di famiglia e le farmacie ad assumere una nuova veste: “quella di ‘gatekeepers’, porte d’ingresso del Servizio sanitario nazionale”.

E’ il quadro delineato a Milano dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio. La sanità italiana? “Un treno in corsa”. Il ministro la definisce così, durante un incontro organiz-zato dall’università Cattolica per i dieci anni del Centro di ricerche e studi in management sanitario dell’ateneo. “Il Ssn nel nostro Paese - spiega - andrà incontro a cam-biamenti fortissimi nei prossimi anni. Non solo gli ospe-dali di oggi non sono come quelli di vent’anni fa, ma tutto l’impianto è cambiato ed è ancora nulla rispetto a quanto cambierà entro il 2050. La sanità richiede manutenzione. Anche i migliori ospedali e le migliori Asl non possono se-dere sugli allori. E’ come un treno in corsa dal quale non si può scendere: si può solo andare avanti avendo cura della manutenzione”.

Il punto di partenza è la demografia “da trattare sempre di più sul territorio: il cittadino che ha un problema sani-tario non andrà in pronto soccorso, né ospedale, ma dal medico di famiglia, riunito in forme di associazione o di collaborazione con i colleghi sumaisti, oppure nelle farma-cie che oggi, per effetto dei provvedimenti che le hanno riguardate, diventeranno sempre più centri sanitari dove ritirare referti, prenotare esami e così via”.

“Le farmacie funzionano” riflette il ministro. Lo conferma un’indagine secondo cui sono preferite ai medici di fami-glia e agli ospedali, da parte di molti italiani. “Se racco-glieranno la sfida allora sì che saranno la porta d’ingresso al Servizio sanitario nazionale”.

Gli ospedali, ribadisce Fazio, “saranno solo per brevissimi

ricoveri in acuzie, ai quali seguirà il ritorno del paziente sul territorio. Per questo i piccoli ospedali periferici, non in grado di garantire i Livelli essenziali di assistenza, vanno riconvertiti, ridimensionati, riadattati”. Parola d’ordine per il nuovo Ssn: prevenzione!

“Il piano 2010-2012 è innovativo perché spalma quest’at-tività su tutte le strutture del territorio, non la lascia con-finata ai Dipartimenti di prevenzione. Solo così saranno possibili grandi scenari di umanizzazione”.

Quanto ai fondi per la non autosufficienza che risulta-no essere inferiori rispetto ad altri Paesi, per esempio a quelli del Nord Europa, Fazio precisa che “la situazione dell’Italia è diversa: noi l’autosufficienza dobbiamo gestir-la a casa del malato. I nostri Lea, che in questo momento giacciono al ministero dell’Economia, prevedono percorsi in questa direzione. Non dobbiamo mutuare modelli da altri Paesi solo perché lì hanno funzionato, ma usare la nostra struttura sociale, i suoi punti di forza. Come le farmacie italiane, che sono una nostra peculiarità. Una rivoluzione da mettere in atto, senza perdere di vista l’ap-propriatezza”.

IL RUOLO FONDAMENTALE DELLE FARMACIE NEI PROSSIMI ANNI

Giovanna Filoso, fonte: http://www.ordinemediciroma.it

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Fonte: www.operazionenasorosso.it a cura della redazione

L’Osteogenesi Imperfetta è una malattia rara (Decreto Ministeriale del 18 maggio 2001, n.279, pub-blicato sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n.160 del 12 luglio 2001, “OSTEODISTROFIE CONGENITE-OSTEOGENESI IMPERFETTA cod. sanzione RNG060”), con eredità autosomica dominante che colpisce indifferen-temente i due sessi con una incidenza di 1 a 20.000, caratterizzata da fragilità ossea ed altri segni di altera-zioni connettivali. Gli individui affetti sono particolar-mente predisposti alle fratture anche a seguito di trau-mi molto lievi e la malattia è per questo anche detta “malattia delle ossa fragili” o “malattia delle ossa di vetro”. Altri sintomi e segni clinici sono: sclere blu, osteopenia, vari gradi di bassa statura, deformità ossee progressive, dentinogenesi imperfetta, lassità liga-mentosa e cutanea, sordità ad esordio prevalentemen-te in età adulta. Manifestazioni minori sono tendenza ad ecchimosi, lividi, cheloidi, ipertermia, iperidrosi, ipotonia e ipotrofia muscolare, alterazioni valvolari cardiache, anomalie oculari e alterazioni dell’emosta-si. Nei pazienti affetti da tale patologia è di vitale importanza la terapia medica effettuata con bisfosfonati a quella fisioterapica e ortopedica. Proprio una corretta valutazione dello schema corporeo e degli eventuali deficit motori e staturali ai quali pur-troppo frequentemente vanno incontro i nostri pazienti è fondamentale per impostare un’efficace protocollo terapeutico fisioterapico, che deve mirare non solo ad evitare ulteriori peggioramenti delle deformità ma deve favorire un completo recupero delle attività vitali (deambulazione, respirazione etc) dei pazienti.

Sul recupero della deambulazione e respirazione gran-de ruolo riveste la colonna vertebrale che in questa patologia è frequentemente contrassegnata da “frat-ture vertebrali” che favoriscono la comparsa di cifosi o scoliosi che nel tempo limitano le attività quotidiane e lavorative dei pazienti adulti e un’isolamento e depres-sione dei pazienti in età pediatrica.

Fino ad oggi la valutazione statica, le deformità, la ci-fosi e scoliosi viene effettuata, nel Presidio per le Oste-odistrofie Congenite del Policlinico Umberto I di Roma, mediante l’esame radiologico tradizionale sottoponen-do il paziente all’assunzione di eccessive quantità di radiazioni e con significativo aumento del rischio oncogeno.

Al fine di evitare che i nostri pazienti continuino ad essere sottoposti ad esami radiografici seria-ti, con conseguente assunzione di eccessive dosi di radiazioni, per la corretta valutazione della cifosi e scoliosi è necessario che il Presidio venga dotato di un apparecchio quale il FORMETRIC SPINOMETRIA 4D.

Questo sistema di analisi effettua una dettagliata ed estesa rilevazione ottica tridimensionale non in-vasiva (senza raggi X e senza alcun effetto collaterale), statica e dinamica dell’intera colonna vertebrale e del bacino fornendo dati quantitativi precisi e ripetibili con rappresentazioni grafiche di numerose problematiche posturali.

Tale sistema presenta diversi campi di applicazione qua-li:- diagnosi precoce e monitoraggio degli atteggia-menti scoliotici e scoliosi, iperlordosi, dorso piatto, ete-rometria e dismetria degli arti inferiori in età evolutiva;- diagnostica e follow-up di deformazioni del rachide quali scoliosi, ipercifosi dorsale, iperlordosi lombare;- valutazione posturale nelle problematiche musco-lo-scheletriche.

Il costo della macchina è di € 35.000 e per questo chie-diamo a tutti l’impegno, con una donazione an-che piccola, per il suo acquisto. Nella pagina accanto tutte le informazioni.

AIUTIAMO I BIMBI AFFETTI DA OSTEOGENESI IMPERFETTA

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a cura della redazione

Comincia così, con un dolore diffuso da un lato della boc-ca che interessa guance e gengive. Un’infezione? Forse una carie? No, è un “nuovo” dente che sta spuntando dopo i molari, un terzo molare appunto, conosciuto an-che come dente del giudizio.

Una persona adulta ha 32 denti; durante l’infanzia sosti-tuisce i denti da latte con quelli definitivi ai quali si ag-giungono gli ultimi 4 molari. Molto spesso questi ultimi denti (che nascono molti anni dopo quelli definitivi) non hanno abbastanza spazio per uscire e posizionarsi na-turalmente di seguito agli altri, spuntano storti, a volte restano inclusi nella gengiva (è il caso dei denti inferiori) diventando difficili da spazzolare, spingono sugli altri compromettendone il corretto allineamento. È a causa di questa mancanza di spazio che il dente preme e provoca dolore.

La faccia si gonfia, le gengive ci fanno male, la guancia e la gola sono “in fiamme”, abbiamo difficoltà a parlare o anche semplicemente ad aprire la bocca, non riusciamo a masticare (a questo si aggiunge il rischio di ferire la gengiva corrispondente ad ogni morso). L’antidolorifico aiuta per qualche ora, ma il dolore può svegliarci anche nel cuore della notte appena finisce l’effetto. Quando soffriamo di “mal di denti del giudizio” bisogna armarsi di coraggio e andare dal dentista con la consapevolezza che il dente che fa male dovrà essere tolto.

Prima di procedere il dentista potrebbe consigliarci di assumere gli antibiotici per qualche giorno e aspettare che l’infiammazione si riduca.

Se apparteniamo a quella categoria di persone che soffrono già alla sola vista dell’ago per l’anestesia, farà sicuramente piacere sapere che tutti i dentisti utilizzano un gel (o una pasta) con effetti anestetici; si applica di-rettamente sulla gengiva, poco prima dell’iniezione, per non sentire neanche la puntura.

La durata e la complessità dell’estrazione dipendono dal singolo caso. Di solito i denti del giudizio superiori sono più semplici da estrarre rispetto a quelli dell’arcata in-feriore che potrebbero essere in parte inclusi nella gen-giva. Dolore e gonfiore saranno presenti ancora qualche giorno dopo l’estrazione.

Per un paio di giorni (anche meno se l’intervento è sta-to semplice e non sono stati necessari punti di sutura) i dentisti raccomandano di seguire un’alimentazione semi liquida e pasti freddi (yogurt e gelato); non fumare né bere alcolici; spazzolare i denti delicatamente evitando gli sciacqui con il colluttorio.

Nessuno noterà che ci manca un dente ma solo che ab-biamo ripreso a sorridere.

ECCESSIVO “GIUDIZIO”

Roberta Armentano

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Le proteine sono complici di un corpo armonioso: via libera ad un’alimentazione povera di carboidrati e ricca di alimenti dall’eff etto drenante, che aiutano ad eliminare i liquidi trattenuti.

La dieta proteica assicura una rapida perdita di peso senza alcuna sensazione di fame o di stanchezza. È molto sem-plice da seguire, non ci sono scelte da fare per quanto riguarda i cibi, nè alimenti da pesare. Non c’è perdita del tono muscolare, né dell’elasticità dei tessuti.

Questo programma alimentare proteico deve essere se-guito da un nutrizionista e limitato nel tempo. Raggiunto il peso desiderato un protocollo di mantenimento permette di mantenere il risultato ottenuto.

La dieta proteica prevede una riduzione dell’assunzione di zuccheri, rispettando il fabbisogno proteico, vitaminico, di minerali e di acidi grassi essenziali dell’organismo.Garantisce una netta riduzione della massa grassa, ma non di quella muscolare.

Il programma alimentare proteico non determina modi-fi che a carico della massa magra, dei muscoli e della pelle. La massa magra è protetta dalla somministrazione di pro-

teine di alto valore biologico: via libera, quindi, al con-sumo delle riserve di grassi, grazie anche alla diminuzi-one della secrezione di insulina legata all’assenza di glucidi nell’alimentazione.

La sensazione di benessere e la riduzione della fame rendono possibile seguire una dieta di per sé ipocalo-rica, ma con un apporto proteico tale da comportare una selettiva perdita di grasso con conservazione della massa magra.

La visitaIl protocollo prevede un’accurata visita medica nella quale viene valutato lo stato di salute del paziente ed eff ettuato un esame plicometrico che permette di de-terminare attraverso una analisi della massa muscolare la percentuale di grammi in proteine che il paziente dovrà introdurre giornalmente.

- 4/6Kg in un meseIl trattamento si articola in diverse fasi, modifi cabili, a seconda delle indicazioni e degli obiettivi da raggi-ungere e prevede l’assunzione di preparati contenenti proteine di alto valore biologico, insieme ad alcune verdure da consumare a volontà. E’ inoltre necessaria l’integrazione con potassio, calcio, magnesio, cloruro di sodio, vitamine e oligoelementi, al fi ne di evitare ogni tipo di carenza.

Programma alimentare per uomini e donneLa dieta proteica è indicata sia agli uomini che alle donne che vogliono perdere i chili in eccesso. Perfetta per le donne nel post gravidanza per perdere i chili in eccesso, è indicata anche in casi di obesità, diabete o ipertensione arteriosa.

SNELLA E TONICA CON LE PROTEINE

dietologia

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Dott. Paolo SiniscalcoMedico Chirurgo - Medicina e Chirurgia Estetica

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Fonte: www.operazionenasorosso.it

 I vantaggiRapida perdita di pesoAssenza di fame a partire dal terzo giorno per effetto della chetogenesiMaggiore tono muscolareScioglimento dei grassi localizzatiMantenimento della massa muscolare

Le funzioni essenziali delle proteine:- Fonte di energia.- Mantenimento dei tessuti e degli organi.- Trasporto delle molecole nel sangue.

Le 4 fasi della dieta proteica:1) Prima visita conoscitiva della dieta proteica necessaria per allontanare il paziente dalle sue cattive abitudini alimentari;2) Progetto alimentare realizzato in modo per-sonalizzato diretto alla salvaguardia della massa muscolare ed alla perdita di quella grassa;3) Controllo dietetico costante indispensabile nella prima fase della dieta;4) Mantenimento

Il programma base della Dieta Proteica prevede 4 step fondamentali.

1) Alimentazione ProteicaQuesto primo step può durare 15-30 gg, il tempo neces-sario per trattare accumuli di adipe importanti e per perdere un numero di kg consistente. Durante questa fase si assumono proteine animali (carne e/o pesce) con verdure. E’ assolutamente necessario completare l’alimentazione giornaliera con un integratore di mag-nesio e potassio per il corretto funzionamento delle strutture muscolari.

2) Alimentazione con i CarboidratiIn questa fase si procede ad una progressiva reintro-duzione dei carboidrati. In concreto si raggiunge un pro-gramma alimentare bilanciato.

3) Fase di mantenimento – Alimentazione com-pletaPrevede l’integrazione graduale di tutti quegli alimenti sin d’ora non assunti con una particolare attenzione ai glucidi che facilitano la stabilizzazione della perdita di peso. Il paziente verrà orientato verso abitudini alimen-tari quantitative e qualitative: una colazione equilibrata, spuntini poveri di zuccheri ed infine pranzo e cena leg-geri tali da non riprendere peso in modo incontrollato.

4) Alimentazione Bilanciata DefinitivaSarà la professionalità e l’esperienza del medico sulla base delle informazioni acquisite nel percorso alimen-tare del paziente a fornire uno schema alimentare bilan-ciato e definitivo. Un controllo periodico dal medico è es-senziale anche per imparare a gestire le “trasgressioni”.

speciale del mese

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a cura della redazione

Le neo-mamme-generose sono arrivate da tutta la pro-vincia di Roma per ricevere un attestato che riconosce il valore solidale del loro bellissimo gesto: la donazione del latte materno per aiutare i neonati prematuri. L’ospedale Bambino Gesù di Roma ha premiato oggi numerose mamme che nel corso del 2010 hanno partecipato al progetto “La Via Lattea”, un’iniziativa voluta in collab-orazione con la Provincia di Roma per incentivare la don-azione di un alimento di fondamentale importanza nei primi mesi di vita del bambino. La raccolta ha imprezi-osito la disponibilità della Banca del latte umano do-nato, chiamata anche con l’acronimo “Blud” del Bambino Gesù, attiva in questo settore già dal 1989. La Provincia di Roma, in collaborazione con la polizia municipale, ha partecipato all’iniziativa recandosi a domicilio delle volontarie che hanno donato il loro latte, aiutando così tutte le “colleghe” che non hanno a disposizione questo alimento. “E’ il punto d’arrivo di un lungo percorso - ha commentato Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù - Grazie a queste mamme possiamo aumentare la disponibilità del latte nella nostra Banca che raccoglie, tratta e distribuisce l’alimento a chi ne ha più bisogno. Ma l’aspetto più importante è quello della donazione, un gesto nobilissimo che rende onore a queste mamme”. Per Claudio Cecchini, assessore provinciale alle Politiche sociali, “è importante notare la consapevolezza terapeu-tica del latte materno. Il valore solidale di questo gesto è

enorme”. I dati sulla donazione del 2010 non sono però molto soddisfacenti, infatti nel 2009 erano state trent-acinque le donatrici per un totale di 510 litri raccolti, a novembre 2010 le mamme erano quarantaquattro per un totale di 467 litri. Il numero delle “volontarie” è co-munque aumentato, ma si potrebbe fare ancora molto di più per aiutare i bambini che non possono nutrirsi grazie al latte delle loro mamme. Giuseppe Morino, responsa-bile della Dietologia clinica del Bambino Gesù, avverte: “Abbiamo richieste che arrivano da tutte le parti d’Italia, anche dalla Sardegna dove non esistono banche come la nostra. Bisogna incentivare la donazione! Da parte nostra speriamo di allargare l’iniziativa a livello regionale e non più solo provinciale”. Il “Blud” è attualmente l’unico cen-tro attivo nel Lazio ed è uno dei ventuno presenti sul ter-ritorio nazionale, ma bisognerebbe creare altre Banche come questa, vista la loro grande utilità e l’abbondante quantità delle richieste di latte che le pervengono. Il latte materno - convengono all’unanimità gli esperti presenti alla premiazione - rimane l’alimento ideale per i primi sei mesi di vita del bambino, e quello migliore per i nati prima delle trentadue settimane o sotto il chilo e mezzo di peso. Grazie al latte materno si possono avere numerosi vantaggi: diminuzione dell’incidenza di en-terocolite necrotizzante (più comunemente conosciuta con il nome di “Nec”) e sepsi, svuotamento gastrico più veloce e miglioramento dello sviluppo neurologico.

LE MAMME-DONATRICI PREMIATE PER IL LORO GESTO

Giovanna Filoso, fonte: www.ordinemediciroma.it

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a cura della redazione

Il rapporto tra uomo-animale è un’esperienza molto antica. La Pet Therapy ha una struttura metodologica, applicata in specifiche patologie.

Una corretto intervento non coinvolge solo un paziente e un animale, ma una serie di tecnici competenti, quali veterinari, psicologi, medici ed educatori.

questa tipologia di terapia è destinata a bam-bini con particolari problemi, a persone in con-dizioni di disagio fisico o psichico-emozionale e agli anziani.

La Pet Therapy può essere affiancata a terapie mediche tradizionali, velocizzando il recupero delle funzioni fisi-che, cognitive e sociale.

Gli specialisti sostengono che accarezzare un ani-male aiuta a valorizzare la consapevolezza del proprio corpo, a sviluppare la propria personali-tà, a raggiungere un buon livello di calma e una regolare frequenza cardiaca; spesso questa meto-dologia permette di colmare la carenza di affetto e at-tenzione. Può essere un supporto in caso di forte stress,

di depressione, di conflittualità e fobia; alcuni bambini, ricoverati in ospedale, soffrono spesso di ansia e avvi-limento, mostrando disturbi del sonno, dell’appetito, paura e noia. Le attività, con la presenza di un animali, mostrano bambini curiosi, propensi alla comunicazione con il personale medico e all’accettazione delle terapie.

La Pet Therapy può essere sfruttata con soggetti affetti da handicap fisici.

L’uso del cane, da compagnia, aiuta il mantenimento dell’aspetto fisico; le azioni di spazzolare, lanciare la pal-lina o lavare il cane, sono tutte attività che richiedono un grande impegno motorio da affiancare ad un esercizio con un tutore imposto da uno specialista.

Questa tipologia di terapia non è adatta in caso di fo-bie nei confronti di animali; inoltre è essenziale che gli animali coinvolti, possiedano precise qualità fisiche e caratteriali, siano assicurati e vengano monitorati da tecnici e veterinari.

Per maggiori informazioni si consiglia di visionare il sito internet dell’associazione Pet Therapy Ita-liana www.pettherapyitalia.it.

Valentina Peter

GUARIRE CON LA PET-THERAPY

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38vuoi promuovere la tua attività su questa rubrica? 393 9412603

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TROVA FACILEguida pratica al benessere

NOVITA’Dai prossimi numeri la rubrica trova facile diventerà set-toriale, un vero e proprio indice tematico posizionato ad apertura di ciascuna macro-area: una guida pratica e veloce per avere sempre con sè gli indirizzi utili di attività (farmacie, centri estetici, laboratori analisi, pale-stre, erboristerie, centri di diagnostica, ottici, ecc.) sud-divise per categoria di appartenenza (salute, psicologia, benessere, bellezza, sesso).

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Sei interessato? Chiama subito il nostro responsabile commerciale al nu-mero 393 9412603, risponderà a tutte le tue domande in merito.

NOTA PER I LETTORI: Le attività presenti in questa pa-gina sono fittizie e sono state inserite solo a livello dimo-strativo.

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il Ministero della Salute informa

Da oltre un anno il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, l’Associazione Nazionale Denti-sti Italiani (ANDI) e l’Associazione Odontoiatri Cattolici Italiani (OCI) hanno sottoscritto un Accordo di collabo-razione al fine di garantire, a onorari concordati, le cure odontoiatriche a cittadini a basso reddito e alle donne in gravidanza.

L’accordo include cinque prestazioni odontoiatriche ad onorari concordati ed uniformi su tutto il territorio na-zionale:- visita odontoiatrica, ablazione tartaro e insegnamento igiene orale- sigillatura dei solchi dei molari e premolari- estrazione di elemento dentario compromesso- protesi parziale con ganci- protesi totale

A beneficiare degli onorari odontoiatrici concordati sono alcune categorie di persone:- Donne in gravidanza, indipendentemente dal reddi-to, ma solo per prestazioni di prevenzione come: visita odontoiatrica, ablazione tartaro e insegnamento dell’i-giene orale- Soggetti titolari di “social card”- Soggetti, indipendentemente dall’età, con ISEE non superiore ad euro 8.000,00- Soggetti con ISEE non superiore ad euro 10.000,00 aventi diritto all’esenzione totale dal ticket per uno dei seguenti motivi:- per ragioni di età- per patologie croniche- per patologie invalidanti- perché riconosciuti inabili al lavoro con invalidità 100% e con handicap gravi.

L’accordo riguarda gli studi odontoiatrici privati dei pro-fessionisti associati ANDI-OCI. Si ricorda che il Servizio sanitario nazionale offre, come previsto dai Livelli essen-

ziali di Assistenza (LEA), le cure odontoiatriche nell’età evolutiva e assistenza odontoiatrica a cittadini in condi-zioni di particolare vulnerabilità, sociale ed economica secondo criteri individuati dalle singole Regioni. Infine, a tutti i cittadini, inclusi quelli che non rientrano nelle categorie di protezione indicate (tutela età evolutiva e condizioni di vulnerabilità), sono garantite le visite odontoiatriche al fine della diagnosi precoce di patologie neoplastiche del cavo orale ed il trattamento immediato delle urgenze odontostomatologiche, per esempio infe-zioni acute e dolore acuto.

I cittadini aventi diritto possono recarsi negli studi per usufruire delle cure ad onorari concordati. E’ possibile consultare gli elenchi aggiornati dei professionisti as-sociati che aderiscono all’iniziativa sulle pagine web dedicate all’accordo dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani e dell’Associazione Odontoiatri Cattolici Italiani.

Fonte: www.salute.gov.it

ODONTOIATRIA PER CITTADINI A BASSO REDDITO E DONNE INCINTE

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a cura della redazione

“Il cuore dello shiatsu è come il puro affetto materno; la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita” Tokujiro Namikoshi

Lo Shiatsu si basa sulla pressione perpendicolare, mante-nuta e costante lungo aree specifiche del corpo.

Lo shiatsu non è sostitutivo di eventuali terapie mediche, paramediche, psicologiche o psichiatriche, ma può essere affiancato per vari disturbi e patologie fisiche o psichiche. Esistono diverse scuole di shiatsu nel mondo, che si differenziano per i caratteri che i vari mae-stri hanno loro imposto:

Lo stile Namikoshi si concentra maggiormente sui sintomi, con l’obbiettivo di intervenire sulle patologie in via preventiva e terapeutica. Questa scuola utilizza le conoscenza della scienza medica occidentale. Tale tecnica mostra un’efficacia elevata in tempi rapidi, con riferimento agli specifici sintomi trattati.

Lo stile Masunaga, maggiormente diffuso in occiden-te, mira ad un equilibrio generale delle funzioni dell’or-ganismo. Masunaga, si riscontra tipicamente un effetto di rilascio delle tensioni muscolari, con regolarizzazione

del respiro, del battito cardiaco e della temperatura cor-porea.

Ohashi ha sviluppato una modalità di lavoro che si basa sulla comunicazione e la sinergia tra chi pratica e chi riceve il trattamento, aumentando il benessere e l’armo-nia di entrambi.

Lo Shiatsu, oltre ad essere una valida pratica preventiva, in quanto a rafforzare le naturali difese dell’organismo e a stimolare la sua naturale vitalità, è indicato nell’alle-viare dolori muscolari, dolori articolari e problemi posturali.

Il trattamento Shiatsu è di solito preceduto da un collo-quio tra praticante e ricevente, che permette di identi-ficare il problema e programmare le vari fasi del tratta-mento. Il massaggio Shiatsu deve essere effettuato in una con-dizione di calma e di silenzio.

Per maggiori informazioni consultare il sito inter-net della Federazione Italiana Shiatsu www.fis.it o quello della Scuola Internazionale di Shiatsu Italia www.shiatsu.it.

SHIATSU. IL TRATTAMENTO DELL’EqUILIBRIO

Valentina Peter

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a cura della redazione

Sono fuori forma, si muovono poco e non sono motivati a migliorare lo stile di vita. E’ questa la fotografia degli anziani scattata dall’ISS, partner italiano del progetto europeo CHANGE che assieme ad altri quattro paesi membri dell’Unione Europea (Austria, Spagna, Polonia e Lituania) ha raccolto informazioni sugli stili di vita della popolazione canuta.

I dati completi sono stati presentati dall’Istituto Supe-riore di Sanità durante il workshop “Invecchiare oggi: una sfida per il domani” organizzato dal Reparto Am-biente e Traumi.

Secondo il rapporto l’indice di massa corporea, o BMI calcolato sulla base dei parametri fisiologici registrati nel campione indica che la popolazione è tendente al sovrappeso.

La maggior parte delle persone anziane vive in famiglia, ma molti vivono da soli, tuttavia vi sono grandi differ-enze in base alle diverse realtà territoriali.

In Italia, Polonia e Spagna un ambiente sociale meno disgregato ha favorito il mantenimento dell’anziano in un tessuto connettivo relazionale che potrebbe permet-tere una più agevole compensazione della mancanza di autosufficienza ed un migliore reinserimento sociale.

Il livello di scolarità è risultato assai disomogeneo: me-diamente alto in Lituania e Polonia, dove alcuni sono ad-dirittura laureati, mentre in Italia quasi la metà ha solo il diploma di scuola elementare.

Il campione di anziani italiani, nel complesso, si è mostrato più “pigro” degli altri. Infatti, al di là della per-centuale di soggetti sovrappeso più elevata di tutti e del BMI medio più elevato, gli italiani sembravano essere anche quelli meno interessati a tenere uno stile di vita più attivo e dinamico.

“Il modello formativo promosso dal progetto CHANGE ha attivato un processo virtuoso in alcuni comportamenti degli anziani o, perlomeno, è nata o si è rafforzata in loro la volontà di intraprenderli - ribadisce il dott. Giustini - il camminare sembra essere l’attività maggiormente im-plementabile sia in termini di frequenza settimanale, sia in termini di durata. In alcune realtà, ed è il caso proprio dell’Italia, il ballo, attività per eccellenza socializzante, ha mostrato un incremento significativo in termini di frequenza”.

Prendendo, infatti, una serie di attività fisiche praticabili in concreto anche dagli anziani, è risultato che il cam-minare sia l’unica effettivamente svolta dalla maggior parte dei soggetti. Gli stili alimentari risentono ab-bastanza delle tradizioni nazionali: tra l’80% e il 95% ha dichiarato di consumare pane, pasta, riso e cereali almeno tre volte a settimana, ma in molti confessano di farlo anche tutti i giorni!

Un po’ ovunque il consumo giornaliero di frutta, verdure e legumi si presenta elevato, specialmente in Italia e Spagna per quanto riguarda la frutta fresca; in Polonia e in Austria si preferiscono verdure e legumi. Appena il 15% del campione italiano si è dichiarato abbastanza o molto soddisfatto della propria vita attuale, contro un numero molto maggiore di lituani, spagnoli, polacchi e austriaci.

I NOSTRI NONNI SONO I PIÙ PIGRI E FUORI FORMA

Giovanna Filoso, fonte: http://www.iss.it

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a cura della redazione

Il latte materno rappresenta il miglior alimento per i neonati: gli esperti sostengono che questa tipo-logia di allattamento permette alle mamme di sentirsi utili e gratificate e al bambino di sviluppare i sensi per il riconoscimento della madre.

Lo stato di salute e di nutrizione della mamma e del bambino sono intimamente legati, in quanto formano una sola unità sociale e biologica.

Il latte materno è in grado di fornire tutte le pro-prietà nutrienti di cui hanno bisogno i neonati nella prima fase della loro vita: ferro, proteine, grassi polinsaturi, sali minerali.

Si è visto che già nelle primissime ore di vita, il pic-colo è in grado di trovare da solo il seno materno e di succhiare.

Le raccomandazioni dei pediatri sono di allattare il bambino secondo la sua richiesta, evitando orari rigidi; consigliano di non fornire, al neonato, liquidi diversi dal latte materno, prima della prima poppata; di non lavare il seno dopo ogni poppata ed evitare l’uso di creme o un-guenti durante l’allattamento, in quanto il seno è prov-

visto di ghiandole che capaci di provvedere alla naturale disinfezione della zona interessata.

L’allattamento al seno riduce la durata delle gastroen-teriti, il rischio di occlusioni e lo sviluppo di allergie; mi-gliora la crescita intestinale e lo sviluppo psicomotorio. Accelera la ripresa dal parto, riduce il rischio di emor-ragia e perdita di sangue; favorisce la perdita di peso e prolunga il periodo di infertilità post parto.

Vi sono condizioni in cui l’allattamento al seno è sconsigliato: in caso di sieropositività, di tubercolosi attiva, terapie antitumorali, presenza di malattie au-toimmunitarie, infezioni come meningite, botulismo e infezioni del tratto urinario.

Per maggiori informazioni si può consultare il sito internet del ministero della salute, prestando attenzione alle pagine dedicate alla nutrizione, http://www.salute.gov.it.

Si consiglia la seguente lettura:Veronika Robinson, Allattare secondo natura, Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’allattamneto al seno, Fi-renze, Aam Terra Nuova, 2009.

IL PRIMO ALIMENTO DELLA MAMMA

Valentina Peter

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a cura della redazioneSimona Piccirilli

In questo mese si è sentito spesso parlare della nuova trasmissione di Rai Tre, “Vieni via con me”, condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Questo programma ha fatto molto parlare di sè, prima ancora di partire, a cau-sa delle polemiche sollevate dalla stessa Rai.

Successivamente ha suscitato risentimenti e polemiche anche nel mondo della politica, a causa di argomenti “scottanti” trattati in trasmissione, come la mafia.

Al di là delle polemiche e della politica, però, “Vieni via con me” tratta anche di temi molto delicati e attuali, come la sanità, la sicurezza sul lavoro, l’eutanasia, e lo fa avvalendasi dell’aiuto di persone che hanno avuto esperienza diretta del problema di cui si parla.

Un esempio viene proprio dalla puntata del 22 Novem-bre, in cui si è parlato di disabiltà grazie all’intervento del comico David Anzalone a cui è stata diagnosticata una tetra paresi spastica alla tenera età di nove anni, ovvero un deficit muscolare dei quattro arti che gli provoca problemi di deambulazione e difficoltà di arti-colazione della parola.

Durante la trasmissione, il comico, ha letto ironicamen-te il suo “elenco delle opportunità che si hanno nell’es-sere handicappati“.

Un monologo divertente, con cui è riuscito a sdramma-tizzare la difficile condizione in cui si trova, e in cui si trovano tanti altri disabili, soprattutto bambini.

Infatti, la tetra paresi spastica è una malattia neu-rologica che si sviluppa in seguito ad anomalie nella fase prenatale, e i primi sintomi cominciano a manifestarsi solo verso i cinque anni.

Purtroppo ancora non esistono tecnologie tali da in-dividuare questa malattia in fase prenatale e, anche

per quanto riguarda la terapia, la ricerca ha fatto piccoli passi, ma comunque importanti al fine di ridurre i danni causati a livello cerebale.

Il problema più grande legato alla possibilità di offrire un’adeguata terapia è relativo ai costi, davvero proibiti-vi, che devono essere sostenuti per reperire le medicine necessarie.

Il prezzo elevato è determinato dal fatto che la terapia consiste nella somministrazione di cellule stamina-li, e altri fattori stimolanti la crescita del tessuto nervoso, che sono difficilmente reperibili.

Lo scenario complessivo non è dei migliori, ma a dare speranza a tutte le persone e le famiglie costrette a com-battere contro questo male è il lavoro svolto dall’equipe del prof. Davide Vannoni, fondatore della onlus Stami-na Foundation, che sostiene la ricerca sul trapianto di cellule staminali e diffonde in Italia la cultura della me-dicina rigenerativa.

Ci auguriamo che lo studio e la ricerca contribuiscano a dare nuova speranza a tutti coloro che lottano per avere ciò che di diritto gli spetta, una vita indipendente.

TV E DISABILITÀ: LA TETRA PARESI SPASTICA

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TROVA FACILEguida pratica alla bellezza

NOVITA’Dai prossimi numeri la rubrica trova facile diventerà set-toriale, un vero e proprio indice tematico posizionato ad apertura di ciascuna macro-area: una guida pratica e veloce per avere sempre con sè gli indirizzi utili di attività (farmacie, centri estetici, laboratori analisi, pale-stre, erboristerie, centri di diagnostica, ottici, ecc.) sud-divise per categoria di appartenenza (salute, psicologia, benessere, bellezza, sesso).

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NOTA PER I LETTORI: Le attività presenti in questa pa-gina sono fittizie e sono state inserite solo a livello dimo-strativo.

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La conquista di un senso di identità stabile e autono-ma è un percorso che ha inizio fin dalle primissime interazioni madre-bambino, nel corso di quella ancora misteriosa costruzione di relazioni tra due esseri umani intimamente uniti, che devono imparare a conoscersi giorno dopo giorno.

Questo cammino interpersonale prosegue durante l’infanzia, quando uno sviluppo e una crescita sane si realizzano in un clima familiare che permetta al bam-bino di fare un’esperienza piena, di accettarsi ed essere accettato dai suoi genitori, che a loro volta devono im-parare a gestire il loro ruolo permettendo al piccolo di esistere come individuo separato e autonomo.

Tale percorso ha un suo particolare snodo in adole-scenza, quando il raggiungimento di un sé sufficiente-mente stabile dipende anche dal senso di fiducia che deriva dal sentirsi in continuità con il proprio passato e dal riconoscersi nel modo in cui gli altri ci vedono. Ogni evento potenzialmente perturbante che si verifichi lun-go questo percorso di definizione del proprio sé costitu-isce un ostacolo, una “crisi”, nel senso a cui ci rimanda l’etimologia greca del termine, cioè un momento che separa una maniera di essere da un’altra differente.

La diagnosi di celiachia ne costituisce un esempio ben rappresentativo.

Una prima considerazione serve a ribadire con forza che la diagnosi di celiachia non è direttamente correlata a disturbi psicopatologici o psichiatrici di alcuna natura.

Inoltre non si vuole qui sostenere che necessariamente essa implichi disagio psicologico: la tesi che si sostiene, a fronte della letteratura scientifica e dell’esperienza diretta con i pazienti, è che l’evento celiachia conduce l’individuo prima, e il nucleo familiare poi, ad un ope-razione di parziale ridefinizione della propria identità,

nei termini della rappresentazione mentale che una per-sona ha di sé e del modo in cui gli altri la percepiscono.Questa operazione di rideterminazione dei propri confini psicologici è una normale, non evitabile conseguenza di qualunque “crisi”.

Quello diagnostico è il primo snodo critico da affrontare, per le modalità concrete con cui si realizza e per la ri-levanza che assume a seconda dello specifico momento esistenziale della persona:le reazioni, infatti, cambiano in base all’età del soggetto.

Pur trattandosi di un evento che avviene in un tempo limitato e definito (da un giorno all’altro qualcosa cam-bia) in un ottica psicologica la diagnosi è sempre un processo nel tempo, che richiede una continua rielabo-razione, di durata variabile.

Nel caso della diagnosi di celiachia si è osservato che sono soprattutto i primi 6/18 mesi dopo l’accertamento ad essere caratterizzati da maggior disagio, nei termini di inquietudini, ansietà e tonalità depressive dell’umore.

Con il passare del tempo le manifestazioni vanno sce-mando, a partire dalla situazione di ansia, legata alle prime comunicazioni ricevute. Non dimentichiamo che si sta parlando di disagi psicologici che variano sensibil-mente da persona a persona.

Giovanna Filoso a cura della redazione

CELIACHIA: LA PSICOLOGIA DEL SENSO DI IDENTITÁ

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a cura della redazione

Più di un suicidio al mese negli ospedali italiani, ma il fenomeno è sicuramente “sottostimato”, e purtroppo “si fa ancora molto poco per evitare” questi tragici casi an-che se rappresentano il più rilevante tra gli eventi gravi, indicativi del malfunzionamento nel sistema sanitario. Lo spiega Maurizio Pompili, psichiatra coordinatore del Centro per la prevenzione del suicidio a Roma, dopo la tragica morte di Mario Monicelli. L’esperto ricorda i dati del monitoraggio del ministero della Salute su tutti i tipi di “eventi sentinella”, dalla diagnosi sbagliata alla trasfusione errata, che ha causato in 18 mesi 20 casi di suicidio nelle strutture sanitarie italiane.

Episodi gravi, che rappresentano il 16% di tutti questi eventi “spia” e che si concentrano, a sorpresa, nei reparti di medicina interna e chirurgia e non come si penserebbe in psichiatria. “Questo perché – spiega Pompili - il suicidio non viene considerato tra i rischi, si tratta di qualcosa di inatteso”.

E i medici di questi reparti “sono spesso digiuni di indica-zioni sulla prevenzione di questi fatti tragici”.

A spingere i pazienti sono”diagnosi infauste o cronicità mal accettate. Ma possono esserci anche problemi psich-iatrici non conosciuti, di ansia oppure di insonnia. Tutti disturbi che possono accrescere i pericoli”.

Il rischio di suicido, secondo i dati, è massimo nei primi giorni del ricovero e nella prima settimana dopo la di-missione.

All’interno dell’ospedale possono essere considerate zone a maggior rischio le aree cliniche come i reparti di Oncologia, di Ostetricia e Ginecologia o il Dipartimento di emergenza, ma anche gli spazi comuni come scale, terrazze e vani di servizio.

“I pazienti che si tolgono la vita - spiega Pompili - lo

fanno con l’impiccagione, utilizzando lenzuola o cinture, e soprattutto lanciandosi nel vuoto, dalle finestre o anche nelle trombe delle scale”.

Rispetto ai numeri ufficiali, che già indicano oltre un episodio al mese, “i suicidi in ospedale sono molti di più - continua - non esiste, infatti, un vero e proprio registro di questi fatti”.

“Bisognerebbe considerare poi - aggiunge Pompili - anche i pazienti che si tolgono la vita fuori dalle mura dell’ospedale, uscendo mentre sono ricoverati, e persino quelli appena dimessi”.

Il ministero della Salute ha previsto una raccomandazi-one per la prevenzione del suicidio, “non sempre appli-cata nella pratica”, lamenta lo psichiatra. Al momento del ricovero, infatti, bisognerebbe valutare il rischio di suicidio del paziente, indagando sulla sua storia, sulle caratteristiche socio culturali e sociali. Sarebbe utile, verificare patologie psichiatriche, segni di alcolismo, astinenza o altri segnali di disagio psicologico.

“C’è bisogno - conclude Pompili - di cultura della preven-zione anche da parte dei medici, che dovrebbero chiedere direttamente al paziente se ha mai pensato al suicidio. E’ una domanda che dovrebbe essere inserita in cartella clinica e dovrebbero fare anche i medici di famiglia ai loro pazienti”.

TROPPI CASI DI SUICIDIO TRA I MALATI GRAVI

Giovanna Filoso, fonte: www.ordinemediciroma.it

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a cura della redazioneFonte: www.governo.it

DEBUTTA LA TESSERA SANITARIA PER GLI ANIMALI DA COMPAGNIAAmicoPets (www.amicopets.it) è il primo portale on line per la gestione informatizzata dei dati anagrafici e clinici, una iniziativa unica in Italia e inedita nel pano-rama europeo.

Vi collaborano i medici veterinari dell’ANMVI (Associa-zione Nazionale Medici Veterinari Italiani) per rendere un servizio d’avanguardia ai proprietari e consolidare la cultura del possesso responsabile, della prevenzione veterinaria e per avviare un monitoraggio sanitario utile anche a fini di sanità pubblica.

I proprietari potranno richiedere la tessera individuale dei loro animali registrandosi al sito www.amicopets. it. Basteranno pochi secondi per la creazione di un semplice account ai quali farà seguito la consegna a domicilio del-la AmicoPets Card.

Tessera alla mano, il proprietario potrà navigare il por-tale www.amicopets.it. per approfondire nozioni di base sull’accudimento del proprio animale e soprattutto potrà recarsi dal medico veterinario di fiducia per associare alla AmicoPets Card il data base personalizzato dei dati ana-grafici, clinici e sanitari relativi al proprio pet.

In una parola, ad ogni tessera corrisponderà una cartella clinica digitale, un documento creato, aggiornato e mo-dificato in tempo reale dal medico veterinario curante ad ogni visita.

Le posizioni sanitarie individuali censite nel data base di AmicoPets concorreranno alla creazione di una banca dati nazionale di dati anagrafici, epidemiologici, clinici e statistici della popolazione animale presente nelle case degli italiani.

Un vero e proprio monitoraggio epidemiologico, rilevan-te per la sanità pubblica del Paese, che motiva il patroci-nio del Ministero della Salute all’iniziativa.

Possedere una AmicoPets Card e associarvi, grazie al medico veterinario, la posizione sanitaria dell’animale significa compiere un gesto di tutela animale e di va-lenza sociale, basti pensare all’incidenza delle malattie trasmissibili all’uomo, a zoonosi come la rabbia o la leishmaniosi per le quali la prevenzione gioca un ruolo determinante tanto per il singolo animale quanto per la popolazione animale e umana.

La valenza deontologica e di elevata professionalità del progetto ha riscosso il patrocinio della Federazione Na-zionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI).

Flussi di dati epidemiologici e demografici, geolocaliz-zati e quantizzati, grazie ai proprietari e ai Medici Ve-terinari che aderiscono ad AmicoPets, permetteranno alle Autorità sanitarie di aumentare l’efficacia dei piani di controllo, di contrasto e di prevenzione delle malattie animali e degli eventi zoonosici.

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medicina estetica

Né aghi, né bisturi, solo gas

Intraceuticals Oxygen è l’unico trattamento in grado di veicolare speciali sieri a base di acido ialuronico, antios-sidanti e vitamine attraverso un processo delicato, non invasivo e rilassante. Gli eff etti? Ossigenazione cutanea e attivazione del processo che permette alle sostanze di arrivare in profondità. Il risultato? Eff etto lifting, idrata-zione profonda e luminosità immediati. Il segreto del suo enorme successo nasce dalle formulazioni innovative messe a punto con l’applicazione della tecnologia lntra-ceuticals Oxygen ad ossigeno iperbarico. Gli ingredienti derivano da aminoacidi naturali che producono un ef-fetto lifting e rassodante. Basta un’ora per ammirare i risultati di Intraceuticals Infusion. Infatti, già nel post trattamento, si noterà un notevole miglioramento della pelle: più tonica con una signifi cativa attenuazione delle linee sottili, delle rughe ed una straordinaria luminosità.Grazie all’esclusiva tecnologia Intraceuticals Oxygen, con una sorta di mini aerografo, acido ialuronico, vitamine e antiossidanti penetrano fi n negli strati più profondi della pelle. Il tutto viene veicolato con ossigeno ad altissima pressione. È indolore, rilassante e immediatamente effi -cace. Questa esclusiva infusione facilita il rapido assorbi-mento nella pelle degli ingredienti chiave.

Trattamento: Intraceuticals Oxygen Facial.Dove: Quinto Elemento Parioli - Via Po, 37 (Roma) tel. 06.8542640 - www.quintoelementoparioli.com.Zone di applicazione: viso, collo, décolleté, mani.Prodotti utilizzati: Atoxelene Infusion, Rejuvenation Serum, Opulence, Brightening Serum, Clarity Infusion.Protocollo: 1 trattamento alla settimana per 6 settima-ne.Mantenimento: 1 trattamento al mese.Durata del trattamento: 1 ora.Risultati: la pelle appare radiosa e idratata. Già dopo 2 trattamenti è possibile notare turgore, elasticità ed un miglioramento in termini di luminosità, tono e spessore della pelle nella zona trattata.

Rejuvenation Serum. Viso liscio e purifi cato, pelle giovane e fresca. Stimola la rigenerazione di nuove cel-lule e la produzione di elastina e collagene. Tonifi ca la superfi cie cutanea per ridurre visibilmente linee sottili e rughe, le quali si riducono notevolmente già dal primo trattamento. Il viso diventa più liscio, purifi cato, nutrito in profondità e la pelle risulta ringiovanita, radiosa e fresca.

Opulence Brightening Serum. La pelle ha nuova luce e nessuna macchia grazie agli agenti schiarenti botanici, Intraceuticals e Vitamina C super-concentrata, che uniformano la pigmentazione cutanea irregolare rendendola radiosa. Potenti antiossidanti aiutano la lotta contro i radicali liberi e l’alta concentrazione diidratanti assicura un’idratazione perfetta.

Atoxelene Infusion. La pelle è più tonica e più viva. Il trattamento rassoda e dona un eff etto lifting. Ridu-ce la formazione di linee sottili di espressione e rughe causate dalla contrazione continua dei muscoli del viso.

OSSIGENO IPERBARICO: IL SEGRETO DELLE STAR PER UNA PELLE AL TOP

Quinto Elemento Parioli Srl (Salario-Parioli) Via Po, 37 00198 Roma Tel. 06/8542640 Sito web: www.quintoelementoparioli.com

Dott. Paolo SiniscalcoMedico Chirurgo - Medicina e Chirurgia Estetica

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56vuoi promuovere la tua attività su questa rubrica? 393 9412603

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guida pratica al sesso TROVA FACILE

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a cura della redazione

Fortemente sottostimate, caratterizzate da un decorso subdolo, che le porta a manifestarsi quando ormai il lavoratore non è più in servizio: sono le caratteristiche delle malattie professionali e delle conseguenti morti.

A parlare a Roma di malattie invisibili e di infortuni prevedibili è Francesco Tomei, ordinario di Medicina del lavoro all’università “La Sapienza”, durante la presenta-zione del congresso nazionale della Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale per presentare l’appuntamento “Luoghi di lavoro: malattie invisibili e infortuni evitabili”.

Qui esperti del settore, dirigenti aziendali e autorità istituzionali si confronteranno per individuare strategie più efficaci così da ridurre le malattie professionali e gli incidenti sul lavoro, per migliorare le attività e la produt-tività delle imprese, sia pubbliche che private. C

i si interrogherà, inoltre, sul ruolo del medico del lavoro come promotore della sicurezza. Tra gli altri, sarà illu-strato uno studio che documenta l’incidenza del rumore presente in alcune attività lavorative nella comparsa di patologie cardiologiche.

“Sono stati identificati, inoltre - spiega Tomei - biomarkers precoci di stress prima della comparsa di effetti negativi sulla salute e un algoritmo per valutare il rischio di esposi-zione ad amianto e radon”.

Tomei parla di “malattie invisibili, perché è frequente, anzi spesso prassi consolidata dei medici, non chiedere ai loro pazienti notizie sulle cause lavorative che possono aver determinato la malattia, con conseguenti difficoltà di dia-gnosi e impossibilità di prevenzione”.

Invece “le malattie invisibili possono essere prevenute, si può riconoscere la causa e possono essere curate tempe-stivamente”.

Bisogna porre l’accento sull’importanza del ruolo del medico di famiglia, “primo osservatorio di epidemio-logia sul territorio”, ricorda il rettore di facoltà Luigi Frati. “Credo che dalla collaborazione tra Istituzioni e da congressi come questo - afferma - si possano individuare buoni percorsi da seguire e strategie nuove per il Paese”.

Si discute, inoltre, sulla possibilità di inserire nei pro-grammi scolastici questo tema, per educare e sensibi-lizzare tutti.

“Altro aspetto su cui si può fare tanto - aggiunge Tomei - è quello degli infortuni, e proprio riguardo a quelli in edili-zia sarà messo a fuoco, durante il congresso, l’effetto delle ultime normative di contrasto all’uso di droghe e alcol sul luogo di lavoro, che hanno portato a una riduzione degli incidenti mortali del 54% negli ultimi 9 anni”.

“La prevenzione degli infortuni - avverte Tomei - sarà efficace solo quando non sarà più intesa, e lo è ancora nella maggior parte delle aziende, come un adempimen-to burocratico o un adeguamento alla norma di legge che intralcia l’attività, ma solo quando verrà considerata un elemento che concorre al miglioramento del prodotto aziendale. Il medico del lavoro, perciò, deve essere inteso come un membro dell’equipe aziendale e non come un ostacolo alle attività”.

UN CONGRESSO PER PREVENIRE LE MALATTIE PROFESSIONALI

Giovanna Filoso, fonte: www.ordinemediciroma.it

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la ricetta del mese per celiaci

Anche questo mese vi proponiamo una ricetta senza glutine. Strano a dirsi, ma questi biscotti, che sono la rielaborazione aglutinata di una ricetta classica, risul-tano molto più fragranti nella versione senza glutine. Infatti questa farina più leggera rende il dolce croccante all’esterno e squisitamente morbido all’interno.

Ingredienti - 3 uova- g. 300 di zucchero- g. 300 di farina senza glutine- g. 50 burro- noci spezzettate

ProcedimentoNulla di più semplice: su di un piano di legno dove la farina non è mai passata, preparare la classica fontana con la farina, e versare al centro le uova, lo zucchero, il burro a temperatura ambiente ed infine le noci, la dose di queste ultime sarà il gusto personale di chi si impe-gna a preparare i biscotti per tutti!

Le dosi per la farina sono indicative, dipendono dalla grandezza delle uova e dalla quantità delle noci, per-ciò potreste doverne aggiungere un po’, ad ogni modo bisogna tener conto del fatto che l’impasto non deve essere eccessivamente duro.

Mescolare il tutto, senza troppo impegno: non serve miscelare a lungo.

In realtà, se volete cimentarvi nella preparazione, ma non disponete di una spianatoia nuova, potete rime-diare usando un recipiente di metallo, che, vedrete, sarà anche più comodo!

A questo punto stendere la carta forno su una teglia. Adesso bisogna creare la forma dei biscotti. Non sem-bra facile da fare, vista la “morbidezza” dell’impasto,

perciò non bisogna farlo! Prelevate una cucchiaiata dal composto e disponetela sulla carta forno. Sistemate le varie dosi ad una certa distanza, tenendo conto che, una volta in forno, il biscotto si abbasserà allargandosi e, se non ci sarà la giusta distanza, si unirà agli altri e sforne-rete un unico grande biscotto!

Infornare a 190°C per 20 minuti circa a forno già caldo.

Sfornate quando i biscotti saranno ben dorati e aspet-tate che siano proprio freddi, altrimenti non riuscirete a staccarli dalla carta forno e si romperanno restando-le attaccati, pertanto eseguite questa operazione con estrema delicatezza.

Potete conservarli davvero per molto tempo ben sigil-lati in una scatola di latta. Sono buonissimi e semplici da preparare, e poi sono un dolce tipicamente invernale, vista la presenza delle noci. Ottimi con il tè, a merenda o a colazione.

Non sembrano molto invitanti, a giudicare dalla forma, ma non lasciatevi ingannare e provateli perché li adore-rete e poi sono così buoni che li mangeranno davvero tutti!

BISCOTTI SECCHI ALLE NOCI

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a cura della redazione

Dal 15 al 17 dicembre, presso il Parco dei Cigni a Roma, si è tenuto il secondo Simposio internazionale sulla riabili-tazione dell’ipovedente e sull’abilità visiva, organizzato e fortemente voluto dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus. Ma cosa signi-fica “ipovedente”? Per definizione, con questo termine si indica una condizione di riduzione dell’acuità visi-va o del campo periferico, non correggibile con i mezzi convenzionali. Un soggetto ipovendente presenta un handicap per quanto riguarda lo svolgimento delle nor-mali attività abitudinarie. Nel mondo d’oggi, questa pa-tologia riguarda un numero sempre crescente di persone (solo in Italia, l’Organizzazione Mondiale della sanità ha stimato che ve ne siano 1,5 milioni), poichè è aumentata l’età media della gente, e la vita odierna richiede mag-giori capacità visive.

Il Simposio, dunque, ha l’obiettivo di dare soluzioni e risposte complete a chi soffre di ipovedenza e disturbi visivi, concentrandosi principalmente sulle attività di riabilitazione che, nonostante la crescita quantitativa dei centri riabilitativi (in seguito all’emanazione della legge 284/97), non si sono sviluppate adeguatamente da un punto di vista qualitativo.

All’incontro hanno partecipato i più grandi esperti del-la scena internazionale per confrontarsi sui differenti modelli riabilitativi esistenti, e proponendone di nuovi, attraverso partecipazioni a tavole rotonde, sessioni di approfondimento, workshop monotematici, poster e spazi espositivi.

Un evento per tutti gli “addetti ai lavori”, ma non solo, anche per tutti coloro che sono direttamente interessati dalla patologia dell’ipovedenza.

L’avvocato Giuseppe Castronovo, presidente dell’IAPB Italia onlus, afferma che dalla discussione e dal confron-to si sono ricavati validi e significativi contributi scienti-

fici, e politico-sociali, per lo sviluppo di tutti gli aspetti legati alla riabilitazione, e che il Simposio ha saputo dare le risposte che gli ipovedenti si attendono mettendo al centro dell’intervento riabilitativo l’individuo nella sua globalità.

Lo stadio finale di questo impegno socio-scientifico, come sostiene Castronovo, è quello di restituire auto-nomia e integrazione sociale a tutti coloro che sof-frono di ridotte capacità visive e che, spesso per questo, perdono la propria autonomia, con grave pregiudizio, non solo in termini di salute fisica, ma soprattutto psi-cologica, che spesso sfocia in una vera e propria emar-ginazione sociale.

SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULLA RIABILITAZIONE VISIVA

Simona Piccirilli, Fonte: Comune di Roma e IAPB Italia onlus

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guardia medicaIl servizio è attivo nei seguenti orari: notti feriali e festive dalle 20.00 alle 08.00; giorni prefestivi dalle 10.00 alle 20.00; giorni festivi dalle 08.00 alle 20.00.La Guardia Medica garantisce l’assistenza sanitaria per situazioni che ri-vestano carattere di urgenza a tutti gli utenti (residenti e non) negli orari in cui non sono disponibili i medici di assistenza primaria ed i pediatri di libera scelta.

FARMACIE NOTTURNE, ROMA CITTA’

APPIO LATINO - TUSCOLANO Sagripanti FrancaVia Tuscolana 1258/1262 - tel. 0671545790Pragliola GiancarloVia Tuscolana 925B/927/929/931 - tel. 067102498Romiti MassimoVia Tuscolana 918/920 - tel. 0676961716Parisio Maria LuisaVia Appia Nuova 97/97/A - tel. 0670476298De Longis FrancescoVia Appia Nuova 233 - tel. 067016971FLAMINIO - TOR DI qUINTO - VIGNA CLARA - PONTE MILVIO Spadazzi AndreaPiazza Ponte Milvio 14/17 - tel. 063333753Menghi MarcoCorso Francia 172/176 - tel. 06 3291650Fargion GloriaVia Cola di Rienzo 213/215 - tel. 063243130Brienza GiancarloP.za Risorgimento 44/45 - tel. 0639738186MARCONI - PORTUENSE - GIANICOLENSE Marchese Mario GiustinoVia G. Marconi 174 - tel. 065561890Portuense D.ssa Cassar EmmaVia Portuense 425 - tel. 065562653MONTE SACRO Gravina GiacomoVia Nomentana 564 - tel. 0686895602NOMENTANO Masci FrancescaP.za Bologna 19 - tel. 0644291150Di Giuseppe DarioP.za Massa Carrara 10 - tel. 068604458OSTIENSE San PaoloD.ssa Albertazzi PatriziaVia Ostiense 168 - tel. 065750143

TRASTEVERE - TESTACCIO - GIANICOLENSE - MONTEVERDE Internazionale D.ssa Teresa CerviniP.za Barberini 49 - tel. 064825456Criserà GuglielmoCorso Rinascimento 44/50 - tel. 0668803760Arenula D.ssa Lippi TulliaVia Arenula 73 - tel. 0668803278Cristo Re dei Ferrovieri Dr. Pellegrini ClaudioStazione Termini - Gall. Testa - tel. 064880776Allo Statuto Pucci PierlucianoVia dello Statuto 33/35B - tel. 064465788Jucci Maria ClotildeP.za dei Cinquecento 49/50/51 - tel. 064880019Piram AlbertoVia Nazionale 228 - tel. 064880754Lucchetti MarcelloVicolo Sciarra 61 (ang. via del Corso) - tel. 066794589Panocchi Roberta Piazza S.Lorenzo in Lucina 27 - tel. 066871525Francone LucianaViale Trastevere 80/H - tel. 065810259

TRIESTE - SALARIO - PARIOLI - FLAMINIO Carnovale DomenicoVia Libia 225/227 - tel. 068601720Gellini D.ssa De Angelis RacheleCorso Italia 100 - tel. 0644249750Tre Madonne Dr. Recchi RinaldoVia Bertoloni 5 - tel. 068073423Istria D.ssa Macchiati ManoelaP.za Istria 8 - tel. 0685353323

TRIONFALE - CAMILLUCCIAFarmacia Igea Dott.sse M.Catena Ingria e Lupoi ChiaraLargo Cervinia, 23 00135 Roma Tel. 06.35343691

In questa sezione trovate le principali farmacie notturne di Roma città. Per ulteriori informazioni su tutte le farmacie di turno potete contattare il n° 06 228941

Tel. 06 570600In qualsiasi giorno dell’anno, in qualsiasi momento del giorno, telefonando al numero 06 228941 potrete conoscere l’indi-rizzo della farmacia di turno più vicina. Servizio a cura della Assiprofar Federfarma Roma.

Per informazioni sugli orari di apertura, le farmacie di turno e le farmacie notturne consultate il sito: http://www.feder-farmaroma.comPer informazioni e consigli su farmaci, prodotti da banco, ticket e tutto ciò che riguarda il mondo delle farmacie consultate il sito: http://www.federfarma.it

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