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QUADERNI DEllA SEgREtERIA gENERAlE cEI NUOVA SERIE N. 10 NOVEMBRE 2015 Notiziario Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport Servizio Nazionale per il progetto culturale

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QUADERNIDEllA SEgREtERIA

gENERAlE cEIN U O V A S E R I E

N. 10NOVEMBRE

2015

NotiziarioUfficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro

Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport

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LAUDATO SI’RINNOVARE L’UMANO

PER CUSTODIRE IL CREATO

A cura di Ernesto Diacoe Don Domenico Santangelo

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Un umano rinnovato per abitare la terra4

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Indice

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7Ernesto Diaco – Don Domenico Santangelo

Un umano rinnovato per abitare la terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9S.E. Mons. Filippo Santoro

Il Vangelo della creazione, per un’ecologia integrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15Simone Morandini

Etica e teologia per la cura della terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20Don Paolo Bonetti

I cambiamenti climatici e la Dottrina sociale della Chiesa . . . . . . . . . . . . . pag. 24Stefania Proietti

La cura della casa comune, sfida globale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 36Paolo Conversi

Ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 41Cecilia Dall’Oglio – Andrea Stocchiero

Le radici della crisi ecologica e la sfida della tecnologia . . . . . . . . . . . . . . pag. 47fra Paolo Benanti

Economia, politica e società in dialogo per la cura dell’ambiente . . . . . . . pag. 52Matteo Mascia

Il lavoro nell’enciclica Laudato si’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 56Giorgio Osti

Ecologia culturale e della vita quotidiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 60Gloria Mari

Ecologia urbana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 64Luigi Fusco Girard

Conversione ecologica e stili di vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 69padre Adriano Sella

Una spiritualità ecologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 74fra Roberto Lanzi

Lode, testimonianza, educazione. Cura della casa comune . . . . . . . . . . . . . pag. 78Pierluigi Malavasi

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Percorsi pedagogici. Educare all’alleanza fra l’umanità e l’ambiente . . . . pag. 80Caterina Calabria

Turismo e custodia del creato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 82Mons. Mario Lusek

Linee di impegno e di azione in favore della custodia del creato . . . . . . . pag. 88Mons. Fabiano Longoni

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la pubblicazione dell’enciclica di papa Fran-cesco “laudato si’”, dedicata alla “cura dellacasa comune”, e l’esposizione universale dimilano 2015 su “nutrire il pianeta, energiaper la vita” hanno offerto, nei mesi scorsi,importanti stimoli e prospettive per la rifles-sione e l’iniziativa pastorale delle comunitàcristiane. sulle parole del papa e sull’emer-genza mondiale del cibo si sono moltiplicatigli incontri di riflessione, gli articoli e le pub-blicazioni, le attività formative e di sensibi-lizzazione. la stessa X giornata nazionaleper la custodia del creato, celebrata il 1 set-tembre 2015 sul tema “un umano rinnova-to, per abitare la terra”, ha inteso unire conun filo rosso le meraviglie e le contraddizioniche caratterizzano il rapporto tra l’uomo el’ambiente, la questione alimentare e quellaclimatica, auspicando “una Chiesa che sauscire da ambiti ristretti, per assumere ilcreato tutto – anche nelle ultime periferie –come orizzonte della propria missione e dellapropria cura”1.all’interno della segreteria generale dellaCei, l’ufficio nazionale per i problemi socialie il lavoro, l’ufficio nazionale per la pastoraledel tempo libero, turismo e sport e il servizionazionale per il progetto culturale hanno ac-colto la sfida e promosso un momento di ri-flessione sui temi dell’enciclica sociale di pa-pa Francesco nella cornice internazionale del-

l’expo di milano, il 5 settembre 2015. av-valendosi dei contributi di quella giornata edella ulteriore collaborazione del gruppo dilavoro sulla custodia del creato, questi ufficiripropongono ora il frutto del percorso com-piuto, in vista di ulteriori approfondimenti2. apre la serie dei contributi l’intervento dis.e. mons. Filippo santoro, arcivescovo ditaranto e presidente della Commissione epi-scopale per i problemi sociali e il lavoro, lagiustizia e la pace, che ha reso la diocesipugliese un interessante laboratorio sulle sfi-de poste dall’occupazione, l’emergenza am-bientale e l’economia solidale. a simonemorandini è affidato il compito di presentarele chiavi di lettura generali dell’enciclica“laudato si’”, di cui i capitoli successivi ap-profondiscono alcuni temi particolari. traquesti, un’attenzione specifica è rivolta alleprospettive etiche e teologiche della cura del-la terra (don paolo bonetti), al rapporto tra“grido dei poveri” e questione ecologica (Ce-cilia dall’oglio e andrea stocchiero), alle ra-dici della crisi ambientale in rapporto con lesfide ambivalenti delle innovazioni tecnolo-giche (fra paolo benanti). a presentare i ri-flessi dei cambiamenti climatici e della glo-balizzazione, in relazione con la dottrinasociale della Chiesa, sono rispettivamentestefania proietti e paolo Conversi. matteomascia si occupa quindi del necessario “dia-

PRESENTAZIONEernesto diaco, Servizio nazionale per il progetto culturale

don domenico santangelo, Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro

Presentazione 7

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1 Commissione episCopale per i problemi soCiali e il lavoro, la giustizia e la paCe – Commissione episCopale per

l’eCumenismo e il dialogo della Cei, Messaggio per la 10a Giornata per la custodia del creato, 1 settembre2015, n. 4.2 in tal senso, si è lasciato ad ogni autore la scelta metodologica relativa all’apparato critico del rispettivo con-tributo.

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Presentazione8

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logo” tra economia, politica e società civileper la cura dell’ambiente; giorgio osti delleproblematiche che interessano il mondo dellavoro. le provocazioni inerenti la vita quo-tidiana, il contesto urbano e gli stili di vitasono al centro dei contributi di gloria mari,luigi Fusco girard e padre adriano sella.non manca una lettura della tematica eco-logica in chiave spirituale (fra roberto lan-zi) ed educativa (pierluigi malavasi e Cate-rina Calabria). un altro contributo, firmatoda don mario lusek, mette a fuoco lo strettorapporto fra turismo, pellegrinaggi e custodiadel creato. a don Fabio longoni, infine, ilcompito di suggerire alcune concrete lineedi impegno e di azione nelle comunità.sui temi qui proposti emerge una visioneculturale e nuove modalità di pensiero e diazione in cui i significati tecnico-scientifici,quelli socio-politici ed etici, quelli culturali ereligiosi possono convivere efficacemente sela dimensione dell’umanesimo che li nutree feconda sa trarre illuminazione e signifi-cato, in particolare, dalla fede in Cristo: è suquesti ambiti che sarà posto a tema il grandeevento del v Convegno ecclesiale nazionaledi Firenze (9-13 novembre 2015) su cui èimpegnata vigorosamente la Chiesa italiana.in specifico, è degno di valore quanto latraccia «per il cammino verso il 5° Convegnoecclesiale di Firenze» ci indica quando –

prendendo in considerazione proprio il creatoe le città – li qualifica come «“periferie esi-stenziali” che s’impongono all’attenzionedella Chiesa italiana quale priorità in cuioperare il discernimento, per accogliere l’ur-genza missionaria di gesù»3. effetto ultimo e intenzione dei curatori delpresente Quaderno è quella di aiutare ad ac-quisire in ciascuno dei lettori maggiore con-sapevolezza sulle modalità e gli orientamenticapaci di risignificare oggi quei valori fon-dativi del buon vivere nel creato «che sa-ranno riconosciuti come tali se visti con unosguardo d’insieme, l’uno a stretto contattocon gli altri, quasi tessere di un mosaico piùvasto»4. in ultimo, vogliamo ricordare che dai per-corsi di riflessione proposti negli ultimi annidall’ufficio nazionale per i problemi socialie il lavoro e il servizio nazionale per il pro-getto culturale provengono altri strumentiche conservano la loro attualità, tra i qualiil volume “Custodire il creato. teologia, eticae pastorale, edb, bologna 2013 e l’e-book“per custodire il creato. riferimenti teologici,etici e pastorali” (Quaderni della segreteriagenerale Cei, nuova serie, n. 7 febbraio2013), scaricabile dai siti dei rispettivi ufficipromotori.

roma, 1 settembre 2015

3 Cei, In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Una traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale,9 novembre 2014, 45. 4 Ibid., 17.

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“dacci oggi il nostro pane quotidiano” è ilcuore della preghiera del maestro gesù con-segnata alla sua comunità. spezzare il pane,condividerlo, ringraziare per il dono ricevutosono i gesti intorno ai quali ruota la nostrafede, fede che va costituendo sempre unnuovo umanesimo, perché desidera che atutti sia annunciata la propria dignità di figli,di figli di dio, e che a tutti venga dato lostesso pane. «expo – come dice papa Fran-cesco – è un’occasione propizia per globa-lizzare la solidarietà. Cerchiamo di non spre-carla ma di valorizzarla pienamente!».expo, occasione ricca e variegata di incontrofra i popoli e le culture, dal respiro mondiale,credo possa ricevere una luce efficace, daun testo della Chiesa dei nostri giorni, Chiesache vive un fremito missionario straordina-rio. mi riferisco all’enciclica Laudato si’, che“non è un’enciclica verde ma è un’enciclicasociale perché all’interno della vita socialedell’uomo non si può assolutamente esclu-dere la cura dell’ambiente”. precisazioneproprio di papa Francesco ai sindaci di tuttoil mondo, intervenendo su moderne schia-vitù e mutamenti climatici, ponendo l’ac-cento su quanto importante sia curare l’am-biente in quanto questo significa avere unatteggiamento di “ecologia umana”. il papaci invita a non separare l’uomo dall’ambien-te e sottolinea la bellezza del termine italiano“Creato” che esprime bene il senso di ciòche il signore ci ha donato.la mia esperienza pastorale si è svolta e sisvolge in due luoghi che possono esserepresi a esempio dei danni che l’uomo haprodotto con la sua rincorsa dissennata al

profitto: il brasile e la puglia, in particolarenella mia taranto.Ho trascorso molti anni in brasile, da rio apetrópolis, ultima diocesi latinoamericanadella quale sono stato vescovo prima di ri-tornare in italia. sono poi arrivato a taranto,la città che più di ogni altra in italia portasu di sé le ferite dovute alla corsa a un pro-fitto di pochi a scapito dei valori che i papinegli anni hanno richiamato, a cui tornacon forza a far riferimento Francesco, del ri-spetto della dignità umana e dell’ambientedi un’intera comunità che oggi tenta di tro-vare una difficile via di redenzione.si tratta in entrambi i casi di idee di svilupposuperate che hanno relegato l’uomo e ilCreato in un ruolo di secondo piano renden-do oggi chiaro a tutti e non più eludibile lanecessità che essi ritornino a essere gli attoriprincipali del nostro agire politico e sociale.l’eterno conflitto tra salvaguardia dell’am-biente e posti di lavoro, tra sfruttamentodelle risorse e progresso non è più tollerabilee ci chiama a una profonda riflessione perriprogettare il nostro futuro.dobbiamo operare quindi una “conversio-ne”, una presa di coscienza della nostra con-dizione di abitanti il pianeta terra; dobbiamosuperare la misera condizione di “consuma-tori”, di risorse e di merci, a scapito di unagran parte di essere umani. dobbiamo sal-varci dalla “perversione” che ha caratteriz-zato l’evoluzione dei sistemi produttivi checosì tanti guasti hanno provocato, e tornoa pensare al siderurgico di taranto, e operareuna “riconversione” in chiave di “ecologiaumana” come la chiama il papa.

UN UMANO RINNOVATO PER ABITARE LA TERRAs.e. mons. Filippo santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione

Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

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“nutrire il pianeta, energia per la vita” è iltema di expo 2015 e come non pensare alleimmagini terribili di questi giorni che ci rac-contano il dramma dei migranti che spintida fame e guerre la perdono la vita! siamochiamati in causa da oltre 2 milioni di per-sone che soffrono la fame e che premono aiconfini di una parte di mondo che consumaoltre il necessario e che si ostina a non con-dividere. la Chiesa in questa esposizionemondiale ha il compito di richiamare tutti aun sussulto etico affinché, come ha dettopapa bergoglio: “tutti possano beneficiaredei frutti della terra”.leggendo e rileggendo la Laudato si’, sonosempre più convinto dell’opportunità che iltesto in questione possa divenire occasionedi approfondimento e di confronto privile-giato anche in altri luoghi del nostro paese,a cominciare da quei posti dove sono pre-senti conflitti ed emergenze ambientali (adesempio, terra dei fuochi, vajont, Casalemonferrato, brescia, gela, valle del sacco,Quirra). Credo che questo documento sia uncontributo importante del magistero socialedella Chiesa per ogni uomo di buona volontàsulla terra e illuminante per la nostra terra– e per tutti quei siti – dove si palesa daanni il grande conflitto fra salute e lavoro.il magistero di papa Francesco può dare re-spiro profondo a tutti quei temi, situazionie contesti che legittimamente attendono emeritatamente rientrano nella cura dovutaalla casa comune. ad una prima lettura si può notare con sod-disfazione il respiro propriamente cattolicoe cioè universale dell’enciclica. Questa gran-de dimensione non disperde le soluzioni deiproblemi territoriali nelle infinite emergenzemondiali, talvolta ben più grandi e gravi, sesi parla ad esempio di emergenze che inte-ressano continenti interi, ma paradossal-mente o provvidenzialmente, a seconda del

personale approccio al documento, vengonoofferte alcune coordinate che possono per-mettere – tra le altre indicazioni – una pre-cisa localizzazione del caso taranto. Quei ponti di dialogo, quella conciliazione oequa soluzione tra ambiente, salute e lavorotacciata da tanti come utopica, quella boni-fica delle coscienze, tanto invocata moltevolte in questi anni, l’evocazione costantedel bene comune, non come slogan, ma co-me polo obiettivo indispensabile di concilia-zione, finanche quella dimensione culturaledelle proprie radici, come via del riscatto edella rinascita insieme a molti altri punti diriflessione, non ultimo anche quello riferitoai mass media, trovano una vasta esposi-zione in questo documento, ecco perché ri-veste un grande interesse e può essere pertutti noi un’occasione di approfondimentoda non sprecare. È ovvio che l’enciclica hauno sguardo mondiale e il tentativo di un’at-tualizzazione non deve sfiorare nessun ri-duzionismo, come è anche plausibile che inquesta riflessione non possano essere toccatitutti gli aspetti del documento che entra an-che nel merito di analisi, di esempi e di so-luzioni concrete raccolte dall’intero pianeta.ma l’orizzonte così ampio che l’enciclica cipropone è la capacità di offrire una prospet-tiva adeguata per superare conflitti ritenuticruciali come quello tra ambiente, salute elavoro è possibile perché papa Francescopone innanzitutto una questione di metodo.afferma infatti:Le riflessioni teologiche e filosofiche sullasituazione dell’umanità e del mondo pos-sono suonare come un messaggio ripetitivoe vuoto, se non si presentano nuovamentea partire da un confronto con il contestoattuale, in ciò che di inedito ha per la storiadell’umanità (n. 17).l’ascolto della realtà e l’attenzione alle cir-costanze che ci provocano sono indispen-

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sabili per un affronto adeguato dei problemi.il signore ci parla con spunti inediti della re-altà in cui viviamo e ci provoca a tenerconto di quanto accade per giudicarlo allaluce del messaggio evangelico. il papa uti-lizza così il metodo largamente diffuso inamerica latina del vedere, giudicare, agire,ereditato dall’azione Cattolica francese (pre-cisamente dalla Joc degli anni trenta del se-colo scorso). l’attenzione alla realtà è insitanel metodo della fede. dell’applicazione ditale metodo papa bergoglio è stato maestronella v Conferenza generale dell’episcopatolatinoamericano e dei Caraibi tenuta in bra-sile ad aparecida nel 2007. Certo il vederenon è mai un vedere puro, ma parte da unaprospettiva in cui i fatti sono colti ed ana-lizzati. Così ad aparecida bergoglio al vedereantepone una premessa costituita dagli “oc-chi e dal cuore dei discepoli missionari per-ché i nostri popoli abbiano vita”; e poi partel’analisi della realtà. la premessa non è unaideologia o una teologia, ma è costituita da-gli occhi e dal cuore di persone concrete, delpopolo credente, fatto in prevalenza da gentepovera e semplice. Questo soggetto vede larealtà e la vuole cambiare.anche nella Laudato si’ il vedere è prece-duto da una rapida carrellata su ciò che gliultimi pontefici hanno detto sul tema del-l’ambiente a partire da san giovanni XXiiicon la Pacem in Terris e otto anni dopo dapaolo vi nel discorso alla Fao e in vari mes-saggi. san giovanni paolo ii ha ripreso glo-balmente il problema invitando ad una “con-versione ecologica”. nella allora italsider ditaranto e a martina Franca aveva, 26 annifa, suonato il campanello d’allarme con unforte avvertimento, tristemente ignorato. be-nedetto Xvi aveva invitato ad eliminare lecause strutturali della disfunzione dell’eco-nomia mondiale e a correggere modelli dicrescita incapaci di garantire il rispetto del-

l’ambiente. il vedere quindi è pieno di pas-sione evangelica che, particolarmente inquesta enciclica, si fa ferire dalla realtà. ecosì il tema della cura della casa comune di-venta argomento centrale nel magisteropontificio ed indica anche un elemento nonsecondario, ma essenziale nella esperienzadi fede.anche a uno sguardo veloce non è difficilenotare la ricchezza del documento e la com-plessità della “cura della casa comune”. viè un cammino lento e accurato di compren-sione e di attuazione, da declinare poi neisingoli territori. in questo senso, pensandoal contesto spaziale in cui opero, che è di-ventato un caso emblematico a livello na-zionale, l’audacia di papa Francesco mi spin-gerebbe oggi, comunque sia, a voler redigereun vero e proprio “testo ecologico tarantino”in tutte le sue dimensioni: ecologia ambien-tale, economica sociale, ecologia culturale,ecologia della vita quotidiana.dal canto mio sono rimasto particolarmentebene impressionato per aver incontrato nellecitazioni molti riferimenti ai lavori delle di-verse Conferenze episcopali, specie quelledelle zone più povere, il che dà prova deldesiderio di papa Francesco di una sempremaggiore collegialità, attingendo a pienemani all’abbondante ricchezza della Chiesasparsa in tutto il mondo. davvero, nel solcodella grande tradizione, egli presiede comevescovo di roma a tutte le altre Chiese nellacarità. saranno molte le interpretazioni sistematichedell’enciclica. personalmente mi sono lascia-to suggestionare da alcuni passaggi che quicondivido. partirei da un primo punto chiaveispirato proprio al santo di assisi, del qualeil papa porta il nome, introducendo un con-cetto cardine, quello di ecologia integrale: “Credo che Francesco sia l’esempio per ec-cellenza della cura per ciò che è debole e

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di una ecologia integrale, vissuta con gioiae autenticità” (n. 10).sempre parlando della spiritualità francesca-na, ci viene offerto un altro importante puntodi vista della questione ambientale, una di-mensione da recuperare, una situazione ori-ginale dell’uomo, situazione anch’essa di-ritto di ciascuno:“Il mondo è qualcosa di più che un problemada risolvere, è un mistero gaudioso che con-templiamo nella letizia e nella lode” (n. 12).per papa Francesco, i delitti contro l’am-biente sono alimentati spesso dai potentiche sono sordi agli inviti di coloro che lot-tano per la sua custodia, ma non di menosono complici del degrado coloro i quali vi-vono nel disinteresse, nell’indifferenza alproblema:“Purtroppo, molti sforzi per cercare solu-zioni concrete alla crisi ambientale sonospesso frustrati non solo dal rifiuto dei po-tenti, ma anche dal disinteresse degli altri.Gli atteggiamenti che ostacolano le vie disoluzione, anche fra i credenti, vanno dallanegazione del problema all’indifferenza, al-la rassegnazione comoda, o alla fiducia cie-ca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo biso-gno di nuova solidarietà universale. Comehanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i ta-lenti e il coinvolgimento di tutti sono ne-cessari per riparare il danno causato dagliumani sulla creazione di Dio». Tutti pos-siamo collaborare come strumenti di Dioper la cura della creazione, ognuno con lapropria cultura ed esperienza, le proprieiniziative e capacità” (n. 14).al contempo, dalle parole del papa intuiscocome in questo momento dalla storia delmondo – e quindi anche della mia e dellenostre città – il terreno del dialogo, della con-ciliazione, dell’incontro, della testimonianza,dell’ecumene sia proprio la custodia del crea-to. Questo documento mi incoraggia, lì dove

c’è stata anche incomprensione, talvolta con-flitto o pregiudizio, ad offrire l’opportunità diun cammino comune. Che sia la questioneambiente, per la Chiesa l’areopago dell’evan-gelizzazione dei prossimi anni? “Ma oggi non possiamo fare a meno di rico-noscere che un vero approccio ecologico di-venta sempre un approccio sociale, che deveintegrare la giustizia nelle discussioni sul-l’ambiente, per ascoltare tanto il grido dellaterra quanto il grido dei poveri” (n. 49).la Laudato si’ non lesina assolutamente ri-flessioni anche sull’urbanistica, sulla man-canza di spazi verdi, sulla cementificazione(vedi cap. iv). sarà anche interessante va-lutare a livello locale, con i dovuti adatta-menti, l’opportunità di riflettere quanto siamaturato verso taranto e verso tutti queiluoghi affetti da problematiche ambientali –quello che nell’enciclica viene chiamato “de-bito ecologico” (n. 51). anche noi purtrop-po, annoveriamo danni umani e ambientali,la disoccupazione, l’impoverimento ambien-tale, il danneggiamento dell’agricoltura edell’allevamento, il mare inquinato, comeanche la non avvenuta ricaduta in opere so-ciali, nonostante la presenza di colossi in-dustriali. papa Francesco non manca di sottolinearecome il degrado ambientale e il degradoumano ed etico siano intimamente connessi(n. 56). sarà cura di noi tutti fare oggettodi meditazione e di approfondimento la gran-de lezione biblica e patristica che nell’enci-clica è messa a fondamento delle motiva-zioni che portano i credenti ad essere custodie non despoti del creato. dalla creazione edallo sguardo del redentore sul mondo, ilcristiano impara innanzitutto a non essereil dio del mondo, perché il mondo, in quantocreato ci precede, ci è donato. già nel convegno su ambiente salute e la-voro del 7 novembre 2013 la Chiesa taran-

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tina ha cominciato il suo percorso di pros-simità proprio partendo dalla lezione sapien-ziale della bibbia sul creato come anche sullavoro, opera delle mani dell’uomo. Comepastore di una Chiesa che tende ad essere“Chiesa in uscita”, come la vuole papa Fran-cesco, mi sento incoraggiato da questa en-ciclica a spronare la comunità ecclesiale al-l’esercizio dell’amore e della corresponsabi-lità portando al centro il problema ambien-tale, della salute e del lavoro che non puòevidentemente essere posto fra le tante sfidepastorali, ma deve rientrare come priorita-rio:“Non possiamo considerarci persone cheamano veramente se escludiamo dai nostriinteressi una parte della realtà: «Pace, giu-stizia e salvaguardia del creato sono trequestioni del tutto connesse, che non si po-tranno separare in modo da essere trattatesingolarmente, a pena di ricadere nuova-mente nel riduzionismo»” (n. 92).dobbiamo invitare alla speranza anche se:“la gente ormai non sembra credere in unfuturo felice, non confida ciecamente in undomani migliore a partire dalle attuali con-dizioni del mondo e dalle capacità tecniche.Prende coscienza che il progresso dellascienza e della tecnica non equivale al pro-gresso dell’umanità e della storia, e intra-vede che sono altre le strade fondamentaliper un futuro felice” (n. 113).Così come bisogna formare in maniera re-mota alla cultura ecologica, non solo fron-teggiare l’emergenza:“La cultura ecologica non si può ridurre auna serie di risposte urgenti e parziali aiproblemi che si presentano riguardo al de-grado ambientale, all’esaurimento delle ri-serve naturali e all’inquinamento. Dovreb-be essere uno sguardo diverso, un pensiero,una politica, un programma educativo, unostile di vita e una spiritualità che diano

forma ad una resistenza di fronte all’avan-zare del paradigma tecnocratico. Diversa-mente, anche le migliori iniziative ecologi-ste possono finire rinchiuse nella stessa lo-gica globalizzata. Cercare solamente un ri-medio tecnico per ogni problema ambien-tale che si presenta, significa isolare coseche nella realtà sono connesse, e nascon-dere i veri e più profondi problemi del si-stema mondiale” (n. 111).accanto all’analisi così puntuale per la cu-stodia del creato, è provvidenza per noi cheil santo padre abbia voluto parlare del la-voro. anche per quest’ultimo ambito, il fon-damento biblico-patristico, nonché l’accennoall’esperienza monastica, sono di particolareinteresse. in questa sede il riferimento è aln. 129, dal cui utilizzo può scaturire ancorauna volta un invito alla lettura integrale deldocumento. per noi che siamo oppressi, an-che fisicamente, dai colossi industriali, credofaccia bene sentir parlare anche il papa didiversificazione dell’economia locale comeantidoto per il futuro:“Perché continui ad essere possibile offrireoccupazione, è indispensabile promuovereun’economia che favorisca la diversifica-zione produttiva e la creatività imprendi-toriale” (n. 129).È ovvio che il documento ha una ricchezzae una profondità che non possono essereespresse esaustivamente in una prima let-tura, ma in conclusione credo sia importanteaccennare brevemente ad un aspetto cheevidenzio riprendendo il concetto di ecologiaintegrale, così come esposto in particolarenel capitolo quarto. mi riferisco all’ecologiaambientale, economica, sociale e culturale: “Le direttrici per la soluzione richiedono unapproccio integrale per combattere la po-vertà, per restituire la dignità agli esclusie nello stesso tempo per prendersi cura dellanatura” (n. 139).

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Un umano rinnovato per abitare la terra14

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“«...la protezione dell’ambiente dovrà co-stituire parte integrante del processo di svi-luppo e non potrà considerarsi in manieraisolata»” (n. 141).incoraggia ancora una volta il santo padrea procedere nell’incremento di una ecologiadella cultura che per me richiama immedia-tamente il centro storico di taranto – la vec-chia isola – come anche le periferie dei gran-di centri urbani del nostro paese. in speci-fico:“È necessario curare gli spazi pubblici, iquadri prospettici e i punti di riferimentourbani che accrescono il nostro senso diappartenenza, la nostra sensazione di ra-dicamento, il nostro «sentirci a casa» al-l’interno della città che ci contiene e ci uni-sce. È importante che le diverse parti diuna città siano ben integrate e che gli abi-tanti possano avere una visione d’insiemeinvece di rinchiudersi in un quartiere, ri-nunciando a vivere la città intera comeuno spazio proprio condiviso con gli altri.Ogni intervento nel paesaggio urbano o ru-rale dovrebbe considerare come i diversielementi del luogo formino un tutto che èpercepito dagli abitanti come un quadrocoerente con la sua ricchezza di significati.In tal modo gli altri cessano di essere estra-nei e li si può percepire come parte di un«noi» che costruiamo insieme” (n. 151).Concludo con un riferimento al bene comu-ne, più volte citato dal papa e a tutti carocome pietra miliare:“Quando siamo capaci di superare l’indi-vidualismo, si può effettivamente produrreuno stile di vita alternativo e diventa pos-sibile un cambiamento rilevante nella so-cietà” (n. 208).ma l’individualismo come lo superi? e so-

prattutto le grandi multinazionali come su-perano la pura logica del profitto che è allabase di una economia che uccide, come dicenella Evangelii Gaudium papa Francesco?egli indica vari mezzi tra cui una “gover-nance globale” (n. 175) a cui l’economiadovrebbe obbedire. la vera prospettiva èquella di una “ecologia integrale” prodottada una conversione ambientale (vedi tuttol’ultimo capitolo) che supera il dominio del“paradigma tecnocratico” che nasce da uneccesso di antropocentrismo (n. 116) e chepresume di essere indipendente da altri va-lori di riferimento.il cuore evangelico di papa Francesco rilanciail grido accorato della terra e dei poveri (n.49) per scuotere l’indifferenza dei potenti epropone a tutti gli uomini di buona volontàun messaggio energico e pieno di speranzaper la custodia del creato secondo lo spiritodel poverello di assisi. e ancora, parlandosu expo, il papa afferma: “Il Signore ci aiutia cogliere con responsabilità questa grandeoccasione. Ci doni Lui, che è amore, la vera‘energia per la vita’: l’amore per condividereil pane, il ‘nostro pane quotidiano’, in pacee fraternità. E che non manchi il pane e ladignità del lavoro ad ogni uomo e donna”.dalla lode al grido, al lavoro comune senzasconti. siamo di fronte ad un’enciclica chepuò dare una svolta radicale nella costru-zione di un futuro in cui la vita delle personee del pianeta è valorizzata e non distrutta.È indispensabile che sia realmente ripresanei suoi contenuti e nel suo metodo. Conquesta enciclica molti luoghi in cui la terraè stata violata e depredata, come è accadutoa taranto, possono diventare cantiere di spe-ranza ed esempio virtuoso di cura della casacomune.

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Il Vangelo della creazione, per un’ecologia integrale 15

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l’espressione “vangelo della creazione” vienedirettamente dal titolo del ii capitolo Laudatosi’ (nn.62-100), quello che costituisce il veronucleo dell’enciclica. È in esso, infatti, chepapa Francesco dispiega, in un’ampia traiet-toria biblica, quello sguardo fraterno e sororalesulla creazione che egli – come sottolinea l’in-troduzione (nn.1-16) – riprende da Francescod’assisi e che qualifica il punto di vista deltesto. non stupisce, quindi, che la ricchezzadi tale sezione permetta (almeno) due pro-spettive di lettura, non certo contrapposte,ma piuttosto complementari; sarà dunque apartire dalla loro presentazione che giungere-mo poi ad esplorare la fondamentale nozionedi “ecologia integrale”, che costituisce l’og-getto specifico del iv capitolo (nn. 137-162).

1. LA TENEREZZA, LA CURA, LA SPERANZA

due prospettive di lettura, dicevamo, acco-munate dall’ampiezza del riferimento biblico:un vero attraversamento del canone dellescritture (libri storici, profetici, sapienziali,vangeli e altri scritti del nt) tutto condottoproprio nel segno del riferimento alla crea-zione. Ci si potrebbe anzi chiedere, se taleaccentuazione non sia intenzionale, tesa ariequilibrare una presentazione della fedecristiana – ampiamente diffusa nel secondo‘novecento – in cui la concentrazione suiprotagonisti del dialogo tra dio e il soggettoumano era così forte da rischiare di lasciaresullo sfondo lo spessore del creato che purein esso è coinvolto.

la prima prospettiva potremmo evocarlaparlando di un annuncio del Vangelo perl’intero creato, della narrazione di un amorea dimensione cosmica che si rivolge ad ognivivente: “ogni creatura è oggetto della te-nerezza del padre, che le assegna un postonel mondo” (n. 77). in tale direzione vannopure le pagine dedicate allo sguardo di gesùsul mondo creato, che chiamano a condivi-dere il suo affetto per ogni creatura (nn. 96-100). È in tale prospettiva, marcatamenteteologica – che si radicano anche le signifi-cative indicazioni presenti in diverse sezionidell’enciclica, circa alcune importanti que-stioni etiche. penso alla sottolineatura delvalore intrinseco del mondo (n. 115), aldilàdella sua funzionalità ai bisogni degli esseriumani. penso ancora, all’invito a riconoscereil valore delle singole creature, delle specie(n. 33), dei “polmoni del pianeta colmi dibiodiversità” (n. 38), degli ecosistemi (n.140) ed a praticarne la cura, quale dimen-sione qualificante per lo stesso essere cre-dente. potremmo cogliere il senso di tali in-dicazioni richiamando la critica dell’antro-pocentrismo assoluto della modernità pre-sente nell’ enciclica: sarebbe profondamentesbagliato “pensare che gli altri esseri viventidebbano essere considerati come meri og-getti sottoposti all’arbitrario dominio dell’es-sere umano” (n. 82). È anche importante, però, cogliere l’ampiez-za dell’equilibrata prospettiva indicata dapapa Francesco: la critica di un antropocen-trismo “dispotico” (n. 68) e “deviato” (n.69), non mira ad “equiparare tutti gli esseriviventi e togliere all’essere umano quel va-

IL VANGELO DELLA CREAZIONE, PER UN’ECOLOGIA INTEGRALE

simone morandini, Fondazione Lanza (Padova), Facoltà teologica del Triveneto

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lore peculiare che implica allo stesso tempouna tremenda responsabilità” (n. 90). nonpotrebbe, infatti, “essere autentico un sen-timento di intima unione con gli altri esseridella natura, se nello stesso tempo, nel cuorenon c’è tenerezza, compassione e preoccu-pazione per gli esseri umani” (n. 91). alcontrario, proprio perché “tutto è collegato”,occorre tenere unita la “preoccupazione perl’ambiente” con “un sincero amore per gliesseri umani e un costante impegno riguardoai problemi della società” (n. 91), giacché“non ci sono due crisi separate, una am-bientale e un’altra sociale, bensì una sola ecomplessa crisi socio-ambientale” (n. 139).non a caso la stessa accentuazione della si-gnoria affettuosa di dio sul creato, trovaespressione anche nel riferimento alla de-stinazione universale dei beni della terra,come critica ad un sistema “inequo” (nn.48-52), ad ogni visione della proprietà pri-vata che non si faccia carico di una solida-rietà accogliente, a dimensione globale:la subordinazione della proprietà privata al-la destinazione universale dei beni e, perciò,il diritto universale al loro uso, è una “regolad’oro” del comportamento sociale, e il «pri-mo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale». la tradizione cristiana non ha mairiconosciuto come assoluto o intoccabile ildiritto alla proprietà privata, e ha messo inrisalto la funzione sociale di qualunque for-ma di proprietà privata (n. 93).si tratta insomma di abitare il creato nel se-gno della relazione e della comunione uni-versale: “siamo uniti come fratelli e sorelle inun meraviglioso pellegrinaggio, legati dal-l’amore che dio ha per ciascuna delle suecreature e che ci unisce anche tra noi, contenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna,al fratello fiume e alla madre terra” (n. 92).le ultime parole appena accennate, orien-tano anche a cogliere la seconda prospettiva

che accennavamo: la lettura dei testi di crea-zione condotta nel ii capitolo della Laudatosi’ vi scopre anche un vero e proprio evan-gelo. vive cioè in essi, un buon annuncioper l’umanità e per la sua esistenza entrola creazione, radicato nell’esperienza di undio che sovrasta il caos e l’ingiustizia: “sedio ha potuto creare l’universo dal nulla,può anche intervenire in questo mondo evincere ogni forma di male. dunque, l’in-giustizia non è invincibile” (n. 72), è lachiara affermazione dell’inscindibile intrecciodi creazione e redenzione: “nella bibbia, ildio che libera e salva è lo stesso che hacreato l’universo, e questi due modi di agiredivini sono intimamente e indissolubilmentelegati” (n. 73). non a caso la Laudato si’,si chiuderà nel cap. vi (nn. 202-246) conun forte grido di speranza, con un invito anon disperare mai nella possibilità del cam-biamento, ma a lasciarsi piuttosto coinvol-gere in prima persona nella dinamica dellaconversione ecologica. È anche per mante-nere viva tale speranza che essa invita acontemplare il creato con gli occhi della fede– gli occhi di Francesco d’assisi – per com-prenderlo come “linguaggio dell’amore didio, del suo affetto smisurato per noi. suolo,acqua, montagne, tutto è carezza di dio”(n. 84).

2. LO SGUARDO E L’ASCOLTO

potrebbe sembrare che questa lettura del ca-pitolo ii della Laudato si’ abbia privilegiatotoni troppo delicati, quasi lasciando in pa-rentesi il dramma del negativo che abita lanostra casa comune e che papa Francescoconosce bene: già fin dalle prime battutedell’enciclica egli sottolinea che sorella terraprotesta per il male che le provochiamo, acausa dell’uso irresponsabile e dell’abuso deibeni che dio ha posto in lei. siamo cresciuti

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pensando che eravamo suoi proprietari edominatori, autorizzati a saccheggiarla. laviolenza che c’è nel cuore umano ferito dalpeccato si manifesta anche nei sintomi dimalattia che avvertiamo nel suolo, nell’ac-qua, nell’aria e negli esseri viventi. per que-sto, fra i poveri più abbandonati e maltrat-tati, c’è la nostra oppressa e devastata terra,che «geme e soffre le doglie del parto» (rm8,22) (n. 2).proprio nella scoperta della contraddizionetra la bellezza/bontà donata che contem-pliamo ed il grido lacerante che pure attra-versa il creato, in effetti, si radica l’esigenzadella cura per la casa comune, espressa findal sottotitolo della Laudato si’. per questoessa è anche un invito ad affinare le nostreorecchie, per essere più capaci di cogliere ilgrido della terra, nel suo intreccio con quellodei poveri (n. 49). potremmo leggere, lastessa enciclica come l’indicazione di unmetodo, di un cammino di formazione, chetutte le nostre comunità sono chiamate acondividere: proprio lo sguardo credente, co-sì attento alla bontà del mondo, informa letappe di un percorso che esige:– in primo luogo l’ascolto attento delle gri-

da – quelle che vengono da lampedusacome dalla siria; dalle vittime del muta-mento climatico o dai morti per l’inquina-mento della terra dei Fuochi, di taranto odi porto marghera; dall’amazzonia privatadelle sue foreste, dai mari sfruttati senzalimiti o dalle specie che si estinguono (ma-gari senza essere neppure mai state rico-nosciute e contemplate);

– in secondo luogo la comprensione, oltrel’emotività delle reazioni immediate: è lostile del i capitolo dell’enciclica, che dedicaun esame attento ad alcune dimensionicritiche della crisi ecologico-sociale, co-gliendo i fattori chiave in cui essa si espri-me e le dinamiche che la determinano.

non è un esercizio meramente intellettua-le, ma l’esigenza di cogliere davvero congli strumenti offerti alle diverse scienze“ciò che sta accadendo alla nostra casa”(è il titolo del cap. i, nn. 17-61): la dina-mica di sfruttamento della risorse della ter-ra e delle persone che un sistema econo-mico inequo sta realizzando;

– infine la risposta: quella che trova espres-sione nella concreta custodia delle realtàvivente, così come quella che si esprimenell’esigenza di cambiamento del sistema,in ciò che ha di più inaccettabile (in talsenso soprattutto il cap. v, nn. 163-201).È comunque l’espressione di un rispon-dere, di un’assunzione di quella respon-sabilità che già benedetto Xvi nella Ca-ritas in Veritate segnalava come dimen-sione fondamentale dell’atteggiamentomorale credente. la Laudato si’ – espres-sione di un magistero prudente, ben con-scio della complessità dei problemi – sot-tolinea che “su molte questioni concrete,la Chiesa non ha motivo di proporre unaparola definitiva e capisce che deve ascol-tare e promuovere il dibattito onesto fragli scienziati, rispettando le diversità diopinione” (n. 61), ma invita anche aprendere sul serio l’urgenza impellentedelle questioni in gioco – si pensi al mu-tamento climatico – cui occorre far frontecon un’azione incisiva.

3. ECOLOGIA INTEGRALE

Quanto appena accennato aiuta a com-prendere meglio anche il senso della se-conda espressione che compare nel titolodi questo intervento: “ecologia integrale”.la dimensione di integralità è certo essen-ziale per cogliere davvero il messaggio del-la Laudato si’; lo stesso Francesco ha chia-

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rito che essa non va letta come un’enciclicaverde, ma come enciclica sociale: l’atten-zione per l’ecologia ambientale e la curaper la terra, – “casa comune” – non puòandare a detrimento dell’ecologia umana edella cura per gli esseri umani. l’enciclicaprende, ad esempio, le distanze da chi ri-tenga che “la specie umana, con qualunquesuo intervento, può essere solo una mi-naccia e di conseguenza comprometterel’ecosistema mondiale, per cui conviene ri-durre la sua presenza sul pianeta e impe-dirle ogni tipo di intervento” (n. 60). lasua è invece una posizione chiaramenteumanista, ma di un umanesimo nuovo,solidale ed attento al proprio radicamentonella terra, colta come madre. non è nep-pure possibile, in tal senso, contrapporrel’ecologia umana a quella ambientale, qua-si la seconda rappresentasse un approcciosuperficiale, inadeguato. al contrario: pro-prio mantenendo forte – come fa il i capi-tolo della Laudato si’ – il raccordo con laconcretezza delle questioni ambientali nellaloro specificità, si rafforza l’idea di un’eco-logia dell’umano, colto nella sua piena in-tegralità; proprio prendendo sul serio quel-lo che nel sentire comune è il referente im-mediato dell’espressione – l’ecologia am-bientale – si rafforza la risignificazioneoperata dall’aggettivo integrale.Così possiamo comprendere la funzione cen-trale - in diversi sensi – che essa ha perl’impianto della Laudato si’. da un lato, in-fatti, ha una valenza epistemologica, di ri-chiamo contro approcci riduzionistici: “l’eco-logia integrale richiede apertura verso cate-gorie che trascendono il linguaggio dellescienze esatte o della biologia e ci colleganocon l’essenza dell’umano” (n. 11). non acaso il capitolo iv ne esamina anche dimen-sioni che solo di rado vengono associate al-l’espressione ecologia: quella culturale (nn.

143-146) o quella del vissuto nelle comu-nità urbane (nn. 147-155).dall’altro, però, essa gioca un ruolo chiaveper un’enciclica che tiene efficacemente as-sieme una dimensione profondamente teo-logica e contemplativa (lo abbiamo vistonei paragrafi precedenti) ed una di convo-cazione, ad ampio raggio, indirizzata “aogni persona che abita questo pianeta”, per“entrare in dialogo con tutti riguardo allanostra casa comune” (n. 3). nell’idea diecologia integrale, infatti, papa Francescoraccorda quel senso di urgenza del cambia-mento, che gran parte dell’umanità associaormai alla questione ambientale, con la per-cezione del suo ineludibile collegamento al-la dimensione sociale, culturale, antropolo-gica (si pensi al cap. iii) ed educativa (cap.vi). un’espansione di senso, dunque, ana-loga a quella realizzata nei nn. 216-221del cap. vi per l’idea di “conversione eco-logica” (rispetto all’uso – decisamente piùdelimitato – che ne aveva fatto giovannipaolo ii).ecco, allora, che – anche grazie a tali rimo-dulazioni – l’ecologia integrale viene ad as-sumere una funzione in qualche modo ana-loga a quella che ha tradizionalmente per laprospettiva etico-sociale cattolica il bene co-mune, cui non a caso si fa riferimento pro-prio nel cap. iv (ai nn. 156-158). viene, in-fatti, a declinarsi come obiettivo polidimen-sionale, cui indirizzare gli sforzi delle diversecomponenti sociali, in ordine al ben-viveredella società globale. un obiettivo condivi-so – “l’ambiente è un bene collettivo, patri-monio di tutta l’umanità e responsabilità ditutti” recita il n. 95 – attorno al quale è pos-sibile convocare uomini e donne di appar-tenenze ideali anche profondamente diffe-renti, per un dialogo orientato alla cura dellacasa comune. un concetto chiave, dunqueper quell’opera di mediazione culturale e so-

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ciale che sta al centro della formazione so-cio-politica in una società plurale.un concetto – per concludere con un’ultimanota – che permette pure di inserire nellostesso dialogo per la casa comune alcuneparole assolutamente specifiche dell’espe-rienza di fede cristiana. penso in tal senso,al legame che viene ad istituirsi tra l’espe-rienza ecologica condivisa dell’interconnes-sione relazionale del nostro mondo, cosìcentrale per il iv capitolo (“tutto è connes-so” afferma il n. 138), e la sua interpreta-zione come comunione nella creaturalità:“noi tutti esseri dell’universo siamo unitida legami invisibili e formiamo una sortadi famiglia universale, una comunione su-blime che ci spinge ad un rispetto sacro,amorevole e umile” (n. 89). penso, ancora,all’ulteriore rilettura offerta nei numeri finalidell’enciclica alla luce della fede in un Crea-tore trinitario: “il mondo, creato secondoil modello divino, è una trama di relazioni”e tale rete di collegamenti “invita a matu-rare una spiritualità della solidarietà globaleche sgorga dal mistero della trinità” (n.240).

4. NELLA PROSPETTIVACONCILIARE

davvero la Laudato si’ offre stimoli e spuntiper rinnovare profondamente la presenta-zione del pensiero sociale della Chiesa, ap-profondendone il radicamento nella scritturae nella tradizione, ma anche elaborandoloin forme capaci di interpretare efficacementeil vissuto dell’umanità di questo tempo, co-gliendolo cioè – secondo l’indicazione del n.1 della Costituzione Conciliare Gaudium etSpes – nelle sue gioie e nelle sue speranze,nelle sue tristezze e nelle sue angosce. viveinsomma in essa quella pratica che il Con-cilio ha indicato come qualificante per lamissione delle comunità cristiane: la capacitàdi “discernere e interpretare i vari linguaggidel nostro tempo (...) affinché la verità ri-velata sia capita sempre più a fondo, siameglio compresa, e per adattarla con piùsuccesso ai nostri tempi” (gs n. 44). un testo di grande importanza, dunque, chemerita una lettura attenta (forse anche piùd’una) e che ha in sé un forte potenziale inordine al rinnovamento delle pratiche.

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ETICA E TEOLOGIA PER LA CURA DELLA TERRAdon paolo bonetti, Consulente ecclesiastico nazionale Coldiretti

vivere si è fatto complesso in un mondosempre più globalizzato. stanno avanzandoproblemi drammatici che non possono essereignorati: disuguaglianze, povertà, sottosvi-luppo, sfruttamento delle risorse non rinno-vabili ma anche desertificazione, disbosca-mento, effetto serra e piogge acide. Questoinsieme di problemi non troverà una solu-zione se non all’interno di un disegno chevalorizzi la terra come una risorsa universaleda governare con senso di responsabilità.l’enciclica Laudato si’ ci provoca a pensarealle conseguenze dolorose a cui andiamo in-contro se i modelli di sviluppo separano l’uo-mo dall’ambiente naturale in cui vive: nonsi salverà né la natura perché sottopostaallo sfruttamento delle sue risorse, né l’uo-mo, perché prevalendo la logica utilitaristica,viene ridotto ad essere funzionale al sistemaproduttivo e consumistico.

1. UNA VISIONE CON NUOVICOMPITI

papa Francesco propone una cittadinanzaambientale universale che vada all’originedel degrado ambientale e indica una seriedi criteri per un modello di sviluppo umanoe integrale: la precauzione che previene irischi di un uso indiscriminato delle nuovetecniche di produzione; la sostenibilità chetiene conto di chi viene dopo di noi; la re-sponsabilità per far fruttificare la terra inmodo rispettoso ed equo; la solidarietà per-ché la terra appartiene a tutti e i suoi fruttipossano essere condivisi e usati responsa-bilmente. sono riferimenti questi che nel

tempo si sono scoloriti, ma rimangono sem-pre validi: per la politica, che ha il compitodi governare i beni comuni globali; perl’economia, perché non cerchi di massimiz-zare i profitti di una sola parte del pianeta;per le forze sociali, perché i valori possonodiventare progetti di inclusione e di cura;per la giustizia e le sue istituzioni per con-trastare chi verso la terra ha un atteggia-mento predatorio e ne abusa; per l’educa-zione, per promuovere stili di vita che pon-gano al centro i valori autentici dell’esisten-za umana.

2. UNO SVILUPPO FONDATO SUIVALORI

sono necessari due principi guida: la coe-sione, perché i problemi sono planetari e in-terdipendenti, e la responsabilità sociale, per-ché la terra non continui ad essere sfregiata,tradita e manomessa. essendo il fattoreumano sempre più importante per uno svi-luppo sostenibile, i valori sono i punti di ri-ferimento per aprire una originale ed ineditacomunicazione con chi promuove un pro-gresso non solo nell’orizzonte produttivo maanche umano: i valori democratici, perchésolo in un regime di democrazia si è respon-sabili, gli ideali della giustizia perché l’aviditàgenera corruzione e discriminazione, gliideali della solidarietà perché aprono al benecomune, i valori legati alla cura perché nondisponiamo di risorse illimitate, i valori dellaprecauzione per una produzione sostenibilenon indifferente all’inquinamento e al con-sumo delle materie prime.

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3. L’ORIZZONTE TEOLOGICO

l’uomo e la terra sono chiamati a ritornarein dialogo nel rispetto della universale de-stinazione dei suoi beni e di un prudenteimpiego delle risorse naturali. papa France-sco stimola credenti e non credenti a rico-struire l’armonia lacerata fra l’uomo e l’am-biente naturale: tutti possono incontrarsi sul-le traiettorie della cura per tenere in vita ilfragile equilibrio della creazione, partendodalle persone che soffrono fame di dignitàe di futuro. C’è una teologia della terra chese ascoltata parla del suo Creatore e mettein relazione l’uomo con la casa della vita.la terra ha il respiro della vita e questo re-spiro sta nella fertilità del suolo: è il puntodi partenza per difenderla dalla tentazionedi manipolarla rendendola fruibile anche perle nuove generazioni.

4. L’ORIZZONTE ETICO

È irragionevole distruggere la terra da cuidipende la nostra vita, è comportamentospeculativo l’uso indiscriminato dei consumiche comporta “scarti” e “sprechi”, non bastacustodire l’ambiente se non si custodisce lavita in generale e la vita dell’uomo in par-ticolare, va messo in discussione il modelloalimentare occidentale e i suoi paradossi, èsotto gli occhi di tutti l’insostenibilità am-bientale dei metodi intensivi di produzioneche impoveriscono la biodiversità, non è ac-cettabile che la terra sia ridotta a semplicestrumento di produzione. l’etica è una gran-de amica del meraviglioso albero della vitae della “casa comune”, perché aiuta adascoltare tutte le sue voci, a conoscere laterra perché siamo radicati in essa e sullaterra costruiamo la nostra storia personale,

familiare e sociale, ma anche perché lavorarela terra per rendere l’ambiente più vivibile,amabile ed ospitale. aprirsi ai nuovi soggettietici come l’aria, l’acqua, le piante, gli ani-mali, i boschi è voler scoprire il loro compitosapiente, ordinato e premuroso, sviluppan-done le loro potenzialità.

5. L’ORIZZONTE CULTURALE

tutti gli attori della filiera ambientale pos-sono dare il loro contributo all’invito di pa-pa Francesco a promuovere quella integra-zione sociale ed economica che ha all’oriz-zonte l’“unica famiglia umana”. se c’è unconfronto aperto si troveranno quelle nuoveforme di attività economiche che promuo-vano sistemi agroalimentari sostenibili, eli-minando la sottonutrizione e quelle povertàche arrivano ad uccidere. per superare il ci-nismo della logica mercantile è fondamen-tale far partite lo “sviluppo dal basso” a so-stegno delle agricolture familiari dei paesimeno sviluppati che attraverso la produ-zione di cibo in azienda, i mercati locali, igruppi di acquisto solidali, il biologico, pos-sono entrare da protagonisti nelle dinami-che economiche. il progresso non va co-struito a spese dei poveri sfruttando i lorobeni essenziali come la terra, l’acqua, glianimali, le foreste, presenze queste che dasempre accompagnano la vita dell’uomo. ipoveri sono vittime dell’ingiustizia socialeperché pagano gli altissimi costi di un mer-cato aggressivo che genera disuguaglianze,fame, violenza e sono anche schiacciatidall’ ingiustizia ambientale, perché derivatadalla presenza di investitori senza scrupoliche attraverso il preoccupante fenomenodell’accaparramento delle loro terre defore-stano ed espellono i piccoli coltivatori dalleloro campagne.

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6. L’ORIZZONTE PASTORALE

Ci sono alleanze importanti da rilanciare per-ché i principi della dottrina sociale della Chie-sa si trasformino in progetti capaci di crearereddito, occupazione e solidarietà. anche lagestione dei terreni delle diocesi, delle par-rocchie, delle congregazioni religiose checomprendono campi, boschi, prati, colline,terre dismesse o dormienti, possono inserirsiin questo orizzonte e a queste straordinarieopportunità a favore di un’economia inclu-siva e non solo di rendita. oggi vi sono si-tuazioni nuove alla cui soluzione occorre uncammino di conversione con l’aiuto del van-gelo e del suo disegno educativo. se siamoin stato permanente di missione, con la forzadella presenza del gesù risorto, è più facilerinnovare l’evangelizzazione con una cate-chesi ricca di contenuti; riprendere le tema-tiche del Concilio e il filone perenne del ma-gistero sociale della Chiesa; cogliere la testi-monianza strategica degli uomini profeticicon la loro carica ideale; sostenere l’opzionepreferenziale dei poveri e il loro ruolo fon-damentale, vivo, positivo nell’animare unasocietà solidale. siamo chiamati a dialogarecon la vita dell’uomo contemporaneo, conl’atteggiamento dell’ascoltare, del cammina-re insieme, del raccontare, del tenere le porteaperte, del far vedere in diretta il grande so-gno del bene comune, permettendo all’uma-nesimo cristiano e all’umanesimo laico ditrovare un punto di incontro e di fecondacollaborazione.

7. IL SETTORE AGRICOLO

la complessità della vita vegetale ed animalee la varietà dei suoi organismi viventi è unpatrimonio di tutta l’umanità che non va di-

sperso ma ciascuna specie dovrebbe svolgereil suo compito nell’ecosistema in cui è inse-rita. se trattata con rispetto, la terra torneràad essere quella risorsa preziosa a serviziodell’agricoltura e dell’alimentazione, luoghiquesti, dove si incrociano le speranze e ledomande di futuro delle nuove generazionie delle agricolture familiari dei paesi in viadi sviluppo. tutti gli uomini hanno lo stessodiritto di sedersi alla tavola della vita e dipartecipare alle risorse della terra. È unaquestione cruciale, che investe la responsa-bilità di tutti, perché una parte del pianetanon venga discriminata facendo pagare aipoveri il benessere dei ricchi. il problemadella fame è frutto di una cattiva economiache legittima lo spreco di cibo e impedisceche ogni popolo possa avere il proprio si-stema alimentare e produttivo.

8. L’AGRICOLTURA SOCIALE

anche le nostre imprese agricole possonoaiutare l’economia a guarire perché stannoportando uno straordinario contributo al-l’umanizzazione della società. l’agricolturaa indirizzo sociale, integrata nell’attivitàagricola, ha numerose storie umane edaziendali da raccontare, con esperienze con-crete di inclusione e di cura nel campo dellasalute, dell’ambiente, dell’educazione edell’accoglienza. abbiamo il dovere di co-noscere ciò che sta avvenendo nel mondodell’agricoltura perché ha messo in moto unvirtuoso circuito sociale ed economico:un’agricoltura innovativa e multifunzionaleche sta portando oggi un’enorme vitalità co-me lo dimostra l’interesse dei giovani versol’attività agricola. anche se il settore agricoloattraversa tutte le difficoltà del nostro tempo:l’emergenza ambientale, idrica, i cambia-menti climatici, l’alimentazione, la salute,

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continua a sostenere con coraggio, la genui-nità originaria del cibo, la distintività deiprodotti, la difesa del reddito, la legalità con-tro le contraffazioni, la difesa del territorioe del suo paesaggio, il rispetto della terra edella sua fertilità. lavorare i campi non èsoltanto un modo per produrre, ma anchedi vivere, perché sa unire i beni immaterialicon i beni materiali, conquistando semprepiù spazio nel dialogo sociale per la rigene-razione della società in modo che non siasolo competitiva ma anche solidale.

9. VERSO IL GIUBILEO DELLAMISERICORDIA

siamo chiamati da papa Francesco a staredentro la realtà quotidiana, mettendo la fac-cia alla fede in dio Creatore e redentore, an-che se viviamo in tempi di grandi incertezzee di cambiamenti vertiginosi. la rigenerazio-ne del nostro tempo così complesso, passaattraverso il compito enorme di mettere i laiciin campo perché si prendano cura dei valoriche tengono viva la fede sociale. il mondoè cambiato e non possiamo fermarci a rim-

piangere ciò che non c’è più. non possiamochiuderci in difesa ma uscire per cogliere lestraordinarie opportunità che lo spirito ci faintravvedere. mettiamole in rete e facciamoripartire la vita pastorale e il sogno preziosoche porta dentro di sé, riconoscendo i segnidei tempi con nuovi punti di forza: incontrarele persone sulle loro strade, accorciare le di-stanze fra fede e vita, valorizzare le prezioseenergie dei giovani, sostenere la presenzadella donna che può aiutare la Chiesa ad es-sere una famiglia, essere pastori credibili chesi prendano a carico la complessità della vita.se la terra è madre aiutiamola a sostenere isuoi figli, attuando quell’economia “samari-tana” che è l’espressione più alta della pre-mura, per una nuova primavera, che facciagermogliare virtuosi circuiti sociali ed econo-mici per liberare il bene e gettare ponti nel-l’orizzonte della fraternità universale. uomo,terra, agricoltura, impresa, possono interagireper rimettere l’umanità davanti alla bellezzadella vocazione umana che nasce dal van-gelo, con la cura del creato, con il lavorostrumento della dignità umana, con il poteretrasformato in servizio, con una rinnovatafiducia nel futuro.

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nella questione ambientale globale i cam-biamenti climatici sono probabilmente il pro-blema oggi maggiormente all’attenzionedell’opinione pubblica. il magistero ecclesia-le, da tempo attivo in merito alla questioneecologica, ha trattato specificatamente laquestione del riscaldamento globale solo ne-gli ultimi anni1, in quanto recente è la con-sapevolezza della comunità scientifica inter-nazionale sull’origine antropogenica dell’ef-fetto serra.il Catechismo della Chiesa Cattolica offre unasignificativa presentazione della questioneecologica: “il settimo comandamento esigeil rispetto dell’integrità delle creazione. glianimali, come le piante e gli esseri inanimati,sono naturalmente destinati al bene comunedell’umanità passata, presente e futura”2.san giovanni paolo ii, la cui considerevoleattenzione al tema dell’ecologia è attestatain un elevato numero di documenti, primopontefice ad affrontare la questione dei cam-biamenti climatica, nel 1987 affermava chei cambiamenti climatici, data la loro estremacomplessità, devono essere opportunamentee costantemente seguiti a livello scientifico,politico e giuridico, nazionale e internazio-nale. il clima è un bene comune che va pro-tetto e richiede che, nei loro comportamenti,i consumatori e gli operatori di attività in-dustriali sviluppino un maggiore senso diresponsabilità anche con l’adozione di nuovi

stili di vita [1, 2].benedetto Xvi ha affrontato ampiamente laquestione ecologica e la tematica dei cam-biamenti climatici delineando cause, conse-guenze e possibili percorsi di soluzione. egliha sottolineato come le emissioni antropo-geniche di gas serra, da qualunque parte delmondo provengano, contribuiscono al ri-scaldamento globale, e quindi ad un dannoper tutti, particolarmente ingente per i piùpoveri affermando come sia necessaria unariduzione globale delle emissioni climalte-ranti e che la Chiesa ha una responsabilitàper il creato e deve far valere questa respon-sabilità anche in pubblico [3].tuttavia, mentre il magistero ecclesiale haaffrontato il tema ecologico, mostrando spes-so una visione approfondita e profetica delproblema, finora la cura del creato (ivi com-presa l’azione concreta per contrastare icambiamenti climatici) è stata vista comeopzionale o comunque come aspetto secon-dario dell’esperienza cristiana. papa France-sco, attento abitatore del proprio tempo, sindalla sua omelia programmatica, ha trattatoil tema ecologico in tutte le sue implicazionisulla terra e sull’umanità, non solo scienti-fiche ma anche socio-economiche e etico-morali. Francesco afferma la necessità ur-gente di migliorare il mondo, di non rima-nere ai margini della lotta per la giustizia,di amare gli altri nostri fratelli e la nostra

I CAMBIAMENTI CLIMATICIE LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

stefania proietti, Ufficio di Pastorale sociale della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-GualdoTadino

1 a partire dall’inizio degli anni ’80 con alcuni approfondimenti condotti dalla pontificia accademia delle scienzesulla concentrazione crescente di Co2 nell’atmosfera.2 Catechismo della Chiesa Cattolica, 2415.

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casa comune, perché tutti i cristiani, anchei pastori, sono chiamati a preoccuparsi dellacostruzione di un mondo migliore [4].tuttavia è nell’enciclica Laudato si’ che papaFrancesco affronta nitidamente il problemacomplesso e trasversale dei cambiamenti cli-matici:

I cambiamenti climatici sono un proble-ma globale con gravi implicazioni am-bientali, sociali, economiche, distributivee politiche, e costituiscono una delle prin-cipali sfide attuali per l’umanità. Gli im-patti più pesanti probabilmente rica-dranno nei prossimi decenni sui Paesi invia di sviluppo. Molti poveri vivono inluoghi particolarmente colpiti da feno-meni connessi al riscaldamento, e i loromezzi di sostentamento dipendono for-temente dalle riserve naturali e dai co-siddetti servizi dell’ecosistema, comel’agricoltura, la pesca e le risorse fore-stali. Non hanno altre disponibilità eco-nomiche e altre risorse che permettanoloro di adattarsi agli impatti climatici odi far fronte a situazioni catastrofiche,e hanno poco accesso a servizi sociali edi tutela. Per esempio, i cambiamenticlimatici danno origine a migrazioni dianimali e vegetali che non sempre pos-sono adattarsi, e questo a sua volta in-tacca le risorse produttive dei più poveri,i quali pure si vedono obbligati a migrarecon grande incertezza sul futuro dellaloro vita e dei loro figli. È tragico l’au-mento dei migranti che fuggono la mi-seria aggravata dal degrado ambientale,i quali non sono riconosciuti come rifu-giati nelle convenzioni internazionali eportano il peso della propria vita abban-donata senza alcuna tutela normativa.

Purtroppo c’è una generale indifferenzadi fronte a queste tragedie, che accadonotuttora in diverse parti del mondo. Lamancanza di reazioni di fronte a questidrammi dei nostri fratelli e sorelle è unsegno della perdita di quel senso di re-sponsabilità per i nostri simili su cui sifonda ogni società civile3.

mettendo al centro dell’attenzione quelloche per comodità è considerato superficialedalla maggioranza dei mezzi di comunica-zione, è inevitabile prendere dolorosa co-scienza di questioni che non possiamo piùnascondere sotto il tappeto4: inquinamento,rifiuti, cultura dello scarto e cambiamenticlimatici stanno trasformando la terra in undeposito di immondizia5. tutto è connesso,tutto è in relazione, tutto è collegato, ricordaancora l’enciclica. in termini scientifici que-sto si traduce definendo il clima, e il nostropianeta, come sistemi complessi, costituitida un insieme di elementi interagenti fina-lizzati a conseguire uno o più scopi comuni,tutti interconnessi da relazioni, per cui ilcambiamento di un singolo elemento agiscesu gran parte degli altri anche a grandi di-stanze e il comportamento dei singoli ele-menti è diverso a seconda del tipo di rela-zioni.nel complesso ecosistema terra, dove viveed opera l’umanità, appare evidente quantoil degrado ambientale sia correlato al dram-ma umano e generi una inequità planetariatanto più ingiusta in quanto non colpiscesoprattutto i più deboli del pianeta6, i poveri,i più fragili, coloro che devono ancora na-scere.

3 Laudato si’. lettera enciclica sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015, 25.4 Cf. Ivi, 19.5 Cf. Ivi, 21.6 Cf. Ivi, 48.

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1. I CAMBIAMENTI CLIMATICI:QUESTIONE AMBIENTALEGLOBALE E LOCALE

il più aggiornato rapporto quadro [5] del-l’ipCC7 afferma che i trend attuali di emis-sione di gas ad effetto serra, senza misureaggiuntive di mitigazione, porteranno, entrola fine del secolo, a un innalzamento dellatemperatura media terrestre, rispetto al pe-riodo pre-industriale, compreso tra 3,7 e4,8°C (con concentrazioni di Co2eq fra 750e 1300 ppm), a fronte di una soglia di si-curezza raccomandata, obiettivo al qualepunta il nuovo accordo globale per il clima,di +2°C (corrispondente a concentrazioni diCo2eq non superiori a 450 ppm raggiungibilicon significative azioni di riduzione nell’im-missione in atmosfera di gas serra). le con-seguenze dello scenario bau (bussiness asusual) che potrebbe portare ad un aumentomedio delle temperature di 4°C a livello glo-bale sono disastrose: si aggraverebbe signi-ficativamente, come sta già avvenendo, lascarsità di risorse idriche in molte regioni,particolarmente nel nord africa e nell’africadell’est, nel medio oriente e nell’asia delsud, aumenterebbero le zone aride in europameridionale, africa, in ampie parti del norde del sud america e in australia [6]. in al-cune aree, a siccità protratte potrebbero al-ternarsi eventi estremi di piovosità (proba-bile aumento di siccità a medie latitudini edi alluvioni a latitudini più elevate) con con-nessi ulteriori rischi legati al dissesto idro-geologico e alla perdita di produttività del-l’agricoltura finanche alla riduzione della re-

sa e alla perdita di interi sistemi colturali.dissesti e trasformazioni drastiche e repen-tine negli ecosistemi, aumento degli incendi,deforestazione, diminuzione dei suoli colti-vabili e riduzione dei raccolti, desertificazio-ne e crescente vulnerabilità alla siccità por-teranno all’aumento della mortalità e al-l’estinzione di intere specie.numerose evidenze già da ora riscontrabiliindicano che il superamento di soglie di altatemperatura potrebbe minare in maniera so-stanziale la sicurezza alimentare. i cambia-menti climatici stanno diventando il fattoreche maggiormente condiziona i mutamentidegli ecosistemi e minaccia la biodiversità,superando la distruzione degli habitat. per effetto dei cambiamenti climatici, seppurnon esclusivo in quanto si somma allo sfrut-tamento indiscriminato ed irresponsabile del-le risorse, molti servizi eco-sistemici (adesempio la pesca e la protezione dei litoralicostieri offerta dalle barriere coralline) stan-no subendo una drastica diminuzione [7].gli impatti dell’innalzamento del livello delmare per effetto dello scioglimento dei ghiac-ci potrebbero essere devastanti per l’agricol-tura in importanti aree dei delta dei fiumipiù basse rispetto al livello del mare, in ban-gladesh, in vietnam e in alcune parti dellecoste dell’africa, ma anche per la penetra-zione di acqua di mare nelle falde acquiferecostiere utilizzate per l’irrigazione dei terrenicostieri. l’imprevedibilità del clima che cambia, uni-tamente alla violenza dei fenomeni mete-reologici estremi sempre più diffusi colpisco-no soprattutto le zone più povere del mondoma investono anche i nostri paesi con gravi

7 l’intergovernmental panel on Climate Change (panel intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico)è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. È stato istituito nel 1988dalla World meteorological organization (Wmo) e dall’united nations environment program (unep) per fornireai governi di tutto il mondo una chiara visione scientifica dello stato attuale delle conoscenze sul cambiamentoclimatico e sui suoi potenziali impatti ambientali e socio-economici).

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danni in termini di vite umane, sociali edeconomici.i dati scientifici correlano ormai inequivo-cabilmente l’effetto serra e le conseguenzesul clima all’azione umana: l’andamentodelle temperature globali è correlato biuni-vocamente all’aumento della concentrazio-ne di gas serra nell’atmosfera, dal 2010 sistanno registrando le temperature più ele-vate della storia, sono state misurate nel2015 le concentrazioni massime di Co2 mairegistrate nell’atmosfera terrestre da milionidi anni.

2. I POVERI, PRIME VITTIME DEICAMBIAMENTI CLIMATICI

sono i poveri le prime vittime dei cambia-menti climatici.in perfetta antitesi a quella opzione prefe-renziale per i più poveri8 che il magisterodi san giovanni paolo ii e di benedetto Xvicosì come papa Francesco non solo nellaLaudato si’ ma nella sua quotidiana enci-clica dei gesti ci ricordano come priorità.i paesi più poveri del mondo sono anche ipiù vulnerabili rispetto ad eventi climaticiestremi, che causano, specialmente in africasub-sahariana e asia del sud, aumento delladesertificazione, diminuzione di risorse idro-potabile, aggravamento della malnutrizioneladdove la fame è già tra le maggiori causedi mortalità. eventi estremi come alluvionisempre più intense e diffuse, oltre al rischiodirettamente correlato di perdita di vite uma-ne, interferendo sulla produzione alimentare,possono aumentare deficit nutrizionali, in-cidenza di malattie e diffusione di epidemie.

gli impatti addizionali del cambiamento cli-matico sui livelli di povertà e sulla salutedelle persone che già abitano aree tra le piùpovere potranno portare ad oltre 200 milionidi profughi ambientali nei prossimi decenni[8].il cambiamento climatico e il degrado am-bientale minano il progresso raggiunto e lagente povera soffre di più perché i suoi mezzidi sostentamento sono più direttamente le-gati alle risorse naturali e siccome spessovive nelle aree più vulnerabili, soffre di piùper il degrado ambientale [9]. l’inequità dei cambiamenti climatici noncolpisce solo gli individui ma paesi interigenerando un debito ecologico soprattuttotra il nord e il sud connesso a squilibricommerciali e all’uso sproporzionato dellerisorse naturali compiuto storicamente daalcuni paesi. il riscaldamento causato dal-l’enorme consumo di alcuni paesi ricchi haripercussioni nei luoghi più poveri della ter-ra, specialmente in africa, dove l’aumentodella temperatura unito alla siccità ha effettidisastrosi sul rendimento delle coltivazioni9.Con queste affermazioni la Laudato si’ evo-ca l’annosa questione, con incidenza signi-ficativa sul fallimento dei negoziati sul cli-ma, dell’impronta ecologica storica, delleresponsabilità diversificate nel cambiamen-to climatico10 a fronte di un problema am-bientale che non ha confini o barriere.i paesi più poveri inoltre hanno minori ri-sorse finanziarie, tecniche e gestionali peradottare misure di adattamento alla crisi cli-matica, per ridurre la loro vulnerabilità el’esposizione delle loro popolazioni alle on-date di calore, ai periodi siccità come e adaltri eventi atmosferici estremi.

8 Cf. Laudato si’, 158.9 Cf. Ivi, 51.10 Cf. Ivi, 52.

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l’emergenza del clima è in qualche modocollegata alle nuove forme di schiavitù.il riscaldamento globale è fattore di pover-tà e di migrazioni forzate, terreno di col-tura per la tratta di esseri umani, il lavoroschiavo, la prostituzione e il traffico di or-gani. oltre 30 milioni di persone sono at-tualmente vittime di schiavitù moderna,merce di scambio in un tragico mercato, icui profitti illeciti raggiungono i 150 mi-liardi di dollari l’anno [10]. papa France-sco ritiene urgente agire contro una “in-cultura” per cambiare un sistema di sfrut-tamento delle risorse del pianeta che hagenerato delle povertà senza speranza: sesi rende l’uomo randagio privandolo di ri-sorse si lede la dignità umana e si preparaun terreno in cui l’uomo offeso è propensoa sua volta a ledere la dignità dell’altro,anche quando l’altro è piccolo o indifeso,sia esso un altro uomo o un’altra creaturadel pianeta [11].È necessario ed urgente, dunque, avere ilcoraggio di guardare con occhi sinceri escandalizzati la realtà, senza girarci dall’altraparte, anche se sarebbe più comodo, soprat-tutto quando le immagini della sofferenzadei bambini e degli innocenti straziano ilcuore. È noto come i cambiamenti climatici,la grande siccità e scarsità di risorse, abbianogiocato un ruolo nello scatenarsi di guerree violenze in siria e medio oriente [12]. la consapevolezza che gli impatti del cam-biamento climatico saranno sproporziona-tamente violenti per alcune tra le più povereregioni e comunità del mondo porta alla ne-cessità di azione, come imperativo etico-morale.

i principali paesi del mondo, in sede onu11,stanno discutendo attualmente per condivi-dere l’intento di ridurre l’effetto serra limi-tando le concentrazioni di Co2 in atmosferaal di sotto di 450 ppm, a cui corrisponde-rebbe comunque un aumento della tempe-ratura globale di 2°C nei prossimi anni. perraggiungere questo obiettivo saranno neces-sarie politiche sovranazionali di supporto al-lo sviluppo sostenibile soprattutto per le eco-nomie emergenti.oltre al monitoraggio del clima si dovrà agireper aumentare la resilienza e la capacità diadattamento ai cambiamenti climatici or-mai in atto, nonché si dovrà investire in ter-mini di ricerca e di sviluppo per la mitiga-zione dei cambiamenti climatici.molte sono le attese per un impegno vinco-lante da parte di tutti i paesi in vista dellaprossima Conferenza delle parti (Cop 21)che si terrà a parigi nel dicembre 2015. intali consessi, sinora, sono state prodotte soloinefficaci dichiarazioni, anziché condurre se-riamente ad una decarbonizzazione del-l’economia globale con l’obiettivo di ridurredel 50% nel 2050 le emissioni attuali. papaFrancesco stigmatizza la debolezza della rea-zione politica internazionale12 affermandoche i negoziati non possono avanzare inmaniera significativa a causa delle posizionidei paesi che privilegiano i propri interessinazionali rispetto al bene comune globale13.tuttavia è necessario non cedere alla tenta-zione di considerare i cambiamenti climaticiun problema altro e lontano da noi. i cam-biamenti climatici sono infatti anche unaquestione ambientale locale, sia in ter-mini di cause che di conseguenze.

11 dal 1992 si tengono i negoziati della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (united nations FrameworkConvention on Climate Change, unFCCC).12 Cf. Laudato si’, 54.13 Cf. Ivi, 169.

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tra le cause principali dell’effetto serra vi è ilconsumo del suolo, ossia la perdita, per ef-fetto della urbanizzazione spinta, di terreniche possono essere coltivati per agricoltura,dedicati al verde o ai boschi. in italia comein molti paesi ricchi, nonostante lo stallo dellacrescita demografica, la superficie urbanizzatacontinua a crescere esponenzialmente. una volta urbanizzato il suolo non riescepiù a catturare la Co2 determinando un au-mento delle emissioni di gas effetto serracon incidenza diretta sui cambiamenti cli-matici. l’aumento di temperature collegatoall’effetto serra rende il clima delle nostrezone sempre più “tropicale” aumentando laprobabilità di precipitazioni molto intenseche, unitamente all’impermeabilizzazionedel suolo, provocano inondazioni e dissestiidrogeologici, con vittime, feriti, danni in-genti anche nelle nostre città.mentre nel mondo circa 200 milioni di bam-bini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizionecronica, un terzo del cibo prodotto ogni anno(1,3 miliardi di tonnellate, di cui 17 milioniin italia) viene sprecato nell’opulenta societàdello scarto. il tasso di bambini malnutritinei paesi in via di sviluppo è cresciutodell’1,2% mentre il valore economico medioper famiglia dello spreco di cibo che fini-sce nei rifiuti in italia è di oltre 350 €/an-no: con questa somma 5 bambini grave-mente malnutriti possono essere curati contrattamento d’emergenza [13]. È evidenteche il consumo sconsiderato di risorse e beni,da parte dei più ricchi a danno dei più poveridel mondo che si consuma da decenni hagenerato una situazione di inequità globa-le che, per perseverare, ha bisogno di vio-lenza, dittature, guerre fratricide.

l’earth overshoot day, il giorno del sovra-sfruttamento della terra, a partire dal qualeogni anno la popolazione mondiale ha con-sumato tutte le risorse – frutta e verdura,carne e pesce, acqua e legno – disponibiliper l’anno in corso, nel 2014 è stato il 19agosto, nel 2015 il 13 agosto; inesorabil-mente dal 1970 ogni anno si accorcia il tem-po in cui preleviamo più di quanto abbiamoa disposizione nel “conto corrente” del pia-neta, il giorno a partire dal quale lo stiamodepredando [14] così come sta crescendoinesorabilmente la concentrazione di Co2 inatmosfera, oggi attestatasi a oltre 400.57ppm [15]È non rinviabile dunque la presa di coscien-za che al problema dei cambiamenti climaticisi contribuisce a ciascun livello, attraversola propria impronta ecologica, e che ogniazione quotidiana può avere un impatto. daquesta consapevolezza può partire il corag-gio e la forza dell’azione a ciascun livello.

3. PROSPETTIVE PASTORALI: LASFIDA CULTURALE, SPIRITUALEED EDUCATIVA14

in questo panorama sicuramente preoccu-pante, in cui è non rinviabile la sfida urgentedi proteggere la nostra casa comune15, è ne-cessario tenere presente che un futuro mi-gliore e felice, un futuro sostenibile è pos-sibile. la diffusione di buone pratiche, l’edu-cazione ambientale in famiglia e nella scuo-la, una rinnovata spiritualità ecologica cor-roborate dalla creatività e dall’entusiasmoumano possono dare concretezza alla spe-ranza di un futuro sostenibile per promuo-

14 Cf. Ivi, 202.15 Cf. Ivi, 13.

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vere quella coraggiosa rivoluzione cultura-le16 evocata nella Laudato si’.a tutti i livelli va tenuto presente che i mezzinecessari per tornare sulla giusta strada esi-stono: bisognerebbe abbandonare la dipen-denza dai combustibili fossili virando l’eco-nomia verso sistemi “a basso contenuto dicarbonio”, verso la cosiddetta green econo-my. le soluzioni sono molte e consentonola continuazione dello sviluppo umano edeconomico. tutto ciò di cui abbiamo bisognoè la volontà di cambiare a tutti i livelli, mo-tivata dalla conoscenza e dalla comprensio-ne scientifica del cambiamento climatico.la dottrina sociale della Chiesa ed il preziosomagistero dei pontefici giovanni paolo ii,benedetto Xvi e Francesco sono una guidanel programma di custodire la natura, cu-stodire il Creato che come cristiani abbiamoil dovere di portare avanti.particolare attenzione va posta alla sfidaeducativa che può rendere possibile ilcambiamento di rotta che la questione am-bientale impone: la famiglia, anzitutto, maanche la scuola, i mezzi di comunica-zione, la catechesi, devono diventare glistrumenti per reimpostare una nuova cul-tura all’insegna dell’educazione ambientale,attraverso la quale la coscienza della gra-vità della crisi culturale ed ecologica devetradursi in nuove abitudini. ma anche gliambiti di formazione politica e socio-politica alla luce della Dottrina Socialedella Chiesa, le associazioni e i gruppi,i seminari e le case religiose di forma-zione hanno un compito da svolgere intale ambito [16].non da ultimo, è necessario educare me-diante l’esempio concreto nella vita quo-

tidiana. È importante non perdere la spe-ranza e non delegare a livelli lontani dallanostra azione quotidiana la soluzione delproblema ambientale. le soluzioni concretealla portata di tutti possono essere trovateadottando e promuovendo nuovi e più sobristili di vita [2] e generalizzando tante buonepratiche che già esistono.

4. PERCORSI CAPACI DI FUTURO

È determinante superare la “tentazione” del-lo scoraggiamento ed il senso di impotenza,guardando alla propria vita e scoprendoquanto ciascuno di noi può fare perché èmolto quello che si può fare17. una azioneisolata può avere un impatto poco signifi-cativo ma 7 miliardi di azioni [17] possonocambiare le sorti del mondo nell’ottica diuno sviluppo sostenibile ed integrale. la scelta di nuovi atteggiamenti e stili divita è un modo concreto ed immediato perlimitare l’impatto sull’ambiente e al contem-po promuovere una rinnovata cultura peruna ecologia integrale.nella Laudato si’ sono presenti spunti con-creti ed esempi di azioni alla portata di cia-scuno di noi, comportamenti, che Francescodefinisce di cittadinanza ecologica, chehanno un’incidenza diretta e importante nel-la cura per l’ambiente, come evitare l’uso dimateriale plastico o di carta, ridurre il con-sumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinaresolo quanto ragionevolmente si potrà man-giare, trattare con cura gli altri esseri viventi,utilizzare il trasporto pubblico o condividereun medesimo veicolo tra varie persone,piantare alberi, spegnere le luci inutili, co-

16 Cf. Ivi, 114.17 Cf. Ivi, 180.

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prirsi un po’ di più anziché accendere il ri-scaldamento18.innumerevoli sono le azioni concrete per mi-tigare i cambiamenti climatici che possonoessere messe in atto nel quotidiano nelle fa-miglie ma anche nelle comunità cristiane,nelle diocesi e nelle parrocchie, fungendocosì da esempio di buone pratiche e da trainoper i fedeli:– sostituire senza indugio i combustibilifossili19 e comunque ridurne il consumoanche attraverso la scelta di utilizzare inmaniera meno intensiva automobili, elet-tricità e riscaldamento/condizionamentodegli ambienti;

– diminuire l’impronta ecologica (nonsolo la carbon footprint ma anche la watere l’environmental footprint) di se stessi,della propria famiglia o organizzazione at-traverso gesti quotidiani di attenzione econsapevolezza (spegnendo le luci, rispar-miando l’acqua corrente, bevendo acquadel rubinetto anziché acqua in bottiglia,usando meno l’automobile, riducendo glisprechi di cibo);

– attivare la propria responsabilità socialecome consumatori20, scegliendo atten-tamente i prodotti che si acquistano, pri-vilegiando quelli con imballaggi ridotti eprovenienti dal consumo equo e sosteni-bile, esercitando il “voto nel portafoglio”[18]21;

– nella scelta dei prodotti alimentari, leggen-do attentamente le indicazioni in etichetta,privilegiare quelli non imballati, prove-nienti da filiere corte e produttori lo-

cali, da agricoltura biologica;– evitare l’utilizzo di stoviglie in plasticae di acqua in bottiglia, motivando pub-blicamente tale scelta per consapevolizzaresulla riduzione dei rifiuti e delle emissionidi gas serra legate alla produzione e allosmaltimento;

– rivalutare l’orto e l’agricoltura a con-duzione familiare: la produzione in pro-prio di ortaggi o frutta ha un effetto di ri-duzione immediata dell’impronta di car-bonio legata alla produzione e al trasportodei prodotti, inoltre ogni pianta per foto-sintesi assorbe l’anidride carbonica contri-buendo in maniera diretta alla mitigazionedell’effetto serra;

– ascoltare la voce e l’insegnamento de-gli anziani e dei nonni: la cultura con-tadina è infatti il primo esempio di quellaeconomia circolare ispirata al modello na-turale e citata anche da papa Francescocome modello produttivo in grado di assi-curare risorse per tutti e per le generazionifuture, che richiede di limitare al massimol’uso delle risorse non rinnovabili, mode-rare il consumo, massimizzare l’efficienzadello sfruttamento, riutilizzare e riciclare22.

vi sono poi tante buone pratiche che hannouna valenza educativa potente, assieme allariduzione dell’impatto sui cambiamenti cli-matici, come ad esempio fare la raccolta dif-ferenziata o pulire e prendersi cura di partidi territorio di utilizzo comune insieme aibambini e ai giovani. insegnare loro a ri-conoscere la bellezza del Creato, essendo da

18 Cf. Ivi, 211.19 Cf. Ivi, 165.20 Cf. Ivi, 206.21 tali prodotti tipicamente hanno una più bassa “impronta di carbonio”, cioè nel loro ciclo di vita dalla produzionealla discarica sono caratterizzati da una più ridotta immissione di gas ad effetto serra in atmosfera.22 Cf. Laudato si’, 22.

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esempio nelle famiglie, nei luoghi educativi,nelle comunità, di uno stile di vita profeticoe contemplativo, capace di gioire profonda-mente senza essere ossessionati dal consu-mo23 così da migliorare anche la qualità dellavita attraverso una sobrietà liberante24.Con semplici gesti quotidiani, ai quali tut-tavia Francesco riconosce dignità inserendolinella Laudato si’ come azioni di cura dellacasa comune, possiamo spezzare la logicadella violenza, dello sfruttamento e dell’egoi-smo25, verso gli altri e verso il creato, indi-stintamente, e così promuovere e diffonderebuone pratiche alla portata di tutti facendogermogliare gesti di generosità, solidarietà ecura26.un cenno va fatto all’importanza della pro-mozione delle energie rinnovabili e dif-fuse, in armonia con l’ambiente, in vista diuna diffusione nei paesi in via di sviluppo,con la duplice valenza di fornire energia pu-lita e a basso costo a coloro che oggi sof-frono condizioni di povertà energetica [19]e di ridurre la spesa energetica per chi è giàindigente, affrancandolo dalla dipendenzadai combustibili fossili che, oltre a danni sulclima comporta anche impoverimento.il ruolo della donna è centrale. la sensi-bilità femminile è quella della madre, attentaalla cura della famiglia e della casa, così co-me sostanziale nel pensiero di Francesco èil ruolo di maria, regina di tutto il Creato,la madre che ebbe cura di gesù, e che orasi prende cura con affetto e dolore maternodi questo mondo ferito27. nella sfida per lamitigazione dei cambiamenti climatici il ruo-lo delle donne potrà essere di primaria im-

portanza. negli ultimi anni, diversi studihanno dimostrato che, soprattutto nei paesiin via di sviluppo, le donne subiscono mag-giormente gli impatti dei cambiamenti cli-matici ma, al contempo, possono essere levadi cambiamento. si pensi ad esempio al con-tributo fondamentale delle donne nella so-stituzione dei bracieri aperti e delle biomassepovere che, utilizzate soprattutto per la cot-tura dei cibi, causano una cattiva qualitàdell’aria nelle abitazioni provocando un im-patto significativo sui cambiamenti climaticie ancor più sulla salute delle persone per ef-fetto delle emissioni del cosiddetto blackcarbon che affligge oltre un miliardo di per-sone [20].

5. SULL’ESEMPIO DI SANFRANCESCO

il cambiamento climatico chiama in causaaspetti non solo scientifico-ambientali o so-cio-economici, ma anche e soprattutto eti-co-morali, visto che incide su tutti, in par-ticolare sui più poveri, che sono più espostiai suoi effetti. la scienza evidenzia ormaiinequivocabilmente i grandi rischi e i costisocioeconomici dell’inerzia dell’azione uma-na e politica internazionale di fronte a taleproblema, dovuto principalmente alle attivitàantropiche [21]. nella Laudato si’ la que-stione ambientale è colta sempre nel suoimpatto sulla famiglia umana [16].oggi stiamo rubando aria, acqua, terra fer-tile alle generazioni future e ai poveri delmondo, ovvero a quei piccoli che saranno

23 Cf. Ivi, 222.24 Cf. Ivi, 223.25 Cf. Ivi, 230.26 Cf. Ivi, 58.27 Cf. Ivi, 241.

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i più grandi nel Regno dei Cieli ed acco-gliendo i quali si accoglie gesù Cristo28.ecco dunque il legame tra questione am-bientale e cura della casa comune: siamochiamati da dio a custodire, salvaguardare,responsabilizzarci e non ad essere padronie sfruttatori irragionevoli ed arroganti delcreato che ci è stato donato, in quanto que-sto ha delle conseguenze immediate sull’in-tera famiglia umana e soprattutto su coloroche devono essere il centro della nostra at-tenzione e azione, perché più fragili. da quila pressante necessità della conversione eco-logica espressa nella Laudato si’ e già evo-cata da giovanni paolo ii.San Francesco, proclamato celeste patro-no dei cultori dell’ecologia dal 29 no-vembre 1979 da san giovanni paolo ii, sifece piccolo e umile, arrivando a tal puntodi sensibilità nel dialogo con il creato da sa-per scorgere in ogni creatura l’essenza stessadell’amore eterno di dio.il suo esempio, oggi più che mai attuale, in-dica un atteggiamento che è una strada per-corribile verso uno sviluppo umano inte-grale sostenibile, alla portata di ciascunodi noi.Cosa avrebbe fatto san Francesco se fossevissuto al nostro tempo? Forse si sarebberecato a parigi a piedi alla Cop21, magariunendosi ed abbracciando anche quei tantiprofughi che scappano dalla guerra ma an-che dalla fame e dalla carestia provocate daun modello di sviluppo ingiusto. interpellatodai grandi della terra, avrebbe forse detto almondo in semplicità che è ora di agire, versograndi mete, con grandi motivazioni e valori,perché abbiamo la certezza che le cose pos-

sono cambiare. a partire dal cambiamentoindividuale. non c’è più tempo né vi è spazio per quellaglobalizzazione dell’indifferenza, per quel-l’economia dell’esclusione, per quella cul-tura dello scarto così spesso denunciate dapapa Francesco. la nostra azione può essereguidata da una luce certa, quella di Cristorisorto che fa nuove tutte le cose29. versoquesta luce, insieme a tutte le creature Fran-cesco nella Laudato si’ ci sollecita a cam-minare cantando affinché le nostre lotte ela nostra preoccupazione per questo piane-ta non ci tolgano la gioia della speranza30.ecco gli antidoti alla crisi ecologica e uma-na, che caratterizzano la nostra epoca: gioiae speranza, come atteggiamento vincentegrazie al quale la famiglia umana, unita, su-pererà la sfida dei cambiamenti climatici. uscire verso le periferie esistenziali, abban-donando quella tranquillità artificiale31 in cuici sentiamo comodi e al sicuro, reagire alloscandalo della miseria e del degrado ambien-tale, etico, sociale, umano, armati di gioia esperanza, partendo dal positivo, in modo ri-voluzionario, stravolgendo i paradigmi delpessimismo, proprio come fece san France-sco, da assisi, 800 anni fa. il suo atteggia-mento di lode, grazia, stupore incessantepuò essere amplificato nel mondo dall’azionequotidiana di ciascuno di noi per sconfiggerela cultura di morte che serpeggia nella man-canza di cura per la nostra casa, per i fratellipiù deboli, per la vita, grazie anche a quellospirito di Assisi, lasciato in eredità alla Chie-sa da san giovanni paolo ii [22].un atteggiamento di gioia, unito alle soluzioniconcrete e ai percorsi capaci di futuro nella

28 Cf. mt 18, 4-529 Cf. ap 21, 530 Cf. Laudato si’, 244.31 Cf. Ivi, 45.

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lotta ai cambiamenti climatici e nelle sfideecologiche e sociali, per intraprendere la co-raggiosa rivoluzione culturale32 che chiedeFrancesco (il pontefice), con speranza com-battiva e senza essere cristiani da pastic-ceria [23]. san Francesco, innamorato di Cri-sto risorto che riconosceva nell’intimo di ogniessere33 ci offre un modello attualissimo diconversione ecologica personale in grado dicambiare il mondo: il suo esempio insegnaquale strumento potente sia il camminareverso soluzioni buone e possibili lodandoDio, attraverso e con tutte le sue creature. Camminiamo cantando senza perdere maisperanza e gioia34 nella certezza che dionon ci abbandona35 e la solidarietà globaleche sgorga dal mistero della trinità36 ci con-durrà al momento in cui ogni creatura, lu-minosamente trasformata, occuperà il suoposto e avrà qualcosa da offrire ai poveridefinitivamente liberati37.

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[14] global Footprint network researchinst., Report 2014 e 2015.

32 Cf. Ivi, 111.33 Cf. Ivi, 22134 Cf. Ivi, 24435 Cf. Ivi, 24536 Cf. Ivi, 24037 Cf. Ivi, 243

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[21] p. parolin, Intervento alla 69a sessionedell’assemblea generale delle NazioniUnite, nY, 29 settembre 2014.

[22] d. sorrentino, Laudato Si’ – dal Can-tico di Frate Sole all’Enciclica di papaFrancesco, ed. Cittadella, 2015.

[23] FranCesCo, Discorso nella sala dellaSpoliazione del Vescovado, assisi, 4ottobre 2013.

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La cura della casa comune, sfida globale36

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È ben noto che l’enciclica Laudato sì’ è ri-volta «a ogni persona che abita questo pia-neta [... proponendosi] di entrare in dialogocon tutti riguardo alla nostra casa comune»(n. 3). d’altronde, l’ambiente, la terra, il cli-ma sono un’«eredità comune, i cui frutti de-vono andare a beneficio di tutti» (n. 92),nonché un bene comune e un bene collet-tivo, di tutti e per tutti, patrimonio dell’interaumanità e responsabilità di ognuno di noi(nn. 23 e 95).È interessante rilevare come di fronte all’at-tenzione, o meglio alla cura, verso la casacomune il pontefice richiami concetti signi-ficativi quali eredità comune, bene collettivo,bene comune, patrimonio dell’umanità, de-stinazione universale dei beni, responsabilitàpersonale; sono tutti termini su ciascuno deiquali vi è un’ampia letteratura e che meri-terebbero ulteriori ampi spazi di riflessione,anche alla luce della stessa Laudato sì’, perdeclinarne le diverse sfaccettature e impli-cazioni. in questo breve contributo, dedicato alla sfi-da globale chiamata in causa dalla cura dellacasa comune, vorrei, tuttavia, soffermarmisu due questioni fondamentali, le quali, seb-bene rievocate più o meno esplicitamentenel corso dell’intera enciclica, vengono men-zionate con chiarezza, rispettivamente al-l’inizio e al termine di quest’ultima: la presadi coscienza che è possibile e doveroso“cambiare rotta” (n. 61), l’importanza dipromuovere una “cultura della cura” cheimpegni tutta la società (n. 231). si trattain entrambi i casi di una sfida globale, poichésono due questioni che possono essere af-

frontate solo attraverso una risposta collet-tiva, coesa e responsabile da parte dell’interacomunità internazionale.Cominciamo dalla prima questione. “Cam-biare rotta” richiede sempre un’azione stra-tegica estremamente impegnativa, soprat-tutto laddove sono molte le forze che si op-pongono a questo cambiamento, privilegian-do i propri interessi particolari e immediati,facendoli spesso prevalere sul bene comune,e arrivando a manipolare anche l’informa-zione affinché si propaghi per propri van-taggi una cultura dell’indifferenza, della ras-segnazione comoda, o della fiducia ciecanelle soluzioni tecniche (cfr, inter alia, nn.14 e 54).in siffatto scenario, il “cambiare rotta” ri-chiede di avere chiari tre elementi: le moti-vazioni in virtù delle quali modificare la di-rezione della rotta e contrastare le suddetteforze; la visione e gli elementi che aiutanoa orientare e a procedere verso la nuova di-rezione; la meta di quest’ultima. tutti e trequesti aspetti sono ben delineati nella Lau-dato sì’.il primo elemento, quello delle motivazioni,relativo al “perché” cambiare rotta, parte dalfatto che troppo spesso è stato trascurato ilpresupposto che «tutto è connesso» (n. 117)e che «bisogna rafforzare la consapevolezzache siamo una sola famiglia umana» (n.52); come indicato dal segretario di statodella santa sede al vertice dell’onu sul climadello scorso anno, «le decisioni e i compor-tamenti di uno dei membri di questa famigliahanno profonde conseguenze su altri com-ponenti della medesima; non vi sono fron-

LA CURA DELLA CASA COMUNE, SFIDA GLOBALE

paolo Conversi, Pontificia Università Gregoriana

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La cura della casa comune, sfida globale 37

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tiere, barriere, mura politiche, entro le qualipotersi nascondere per proteggere un mem-bro rispetto all’altro dagli effetti del riscal-damento globale. non vi è spazio per quellaglobalizzazione dell’indifferenza, per quel-l’economia dell’esclusione, per quella culturadello scarto così spesso denunciate da papaFrancesco»1.di fronte a tale consapevolezza, vi è, quindi,bisogno di una nuova visione per superarequella cultura dello scarto e del relativismoche sta propagando nella nostra società; det-ta visione deve abbracciare una prospettivamultidisciplinare «più integrale e integrante»(n. 141), radicata sul fatto che “il tutto èsuperiore alla parte”2. alcuni degli aspettiche possono ispirare e orientare tale visionesono ben indicati al n. 16 della Laudato sì’:l’intima relazione tra i poveri e la fragilitàdel pianeta; la convinzione che tutto nelmondo è, come detto, intimamente connes-so; la critica al nuovo paradigma e alle formedi potere che derivano dalla tecnologia; l’in-vito a cercare altri modi di intendere l’eco-nomia e il progresso; il valore proprio diogni creatura; il senso umano dell’ecologia;la necessità di dibattiti sinceri e onesti; lagrave responsabilità della politica interna-zionale e locale; la cultura dello scarto e laproposta di un nuovo stile di vita.la meta verso la quale proiettare il cambia-mento di rotta ispirato dalla suddetta visionee dai menzionati orientamenti è quella digiungere al conseguimento di tre obiettivicomplessi e tra di loro concatenati: far fiorirela dignità dell’essere umano, sradicare la po-vertà e combattere il degrado ambientale (n.139).

È chiaro come questo cambiamento di rottacomporti una sfida globale di ampia signifi-catività, che in qualche modo richiede losviluppo di una nuova «etica delle relazioniinternazionali» (n. 51). va tuttavia, riscon-trato che le basi tecnologiche e operativeper operare questo cambio di rotta sono giàesistenti, oppure, alla nostra portata: l’uma-nità ha ancora la capacità di collaborare percostruire la nostra casa comune; abbiamo lalibertà, l’intelligenza e le potenzialità diorientare e indirizzare la tecnologia, nonchécoltivare e limitare il nostro potere, e metterlial servizio di un altro tipo di progresso, piùsano, più umano, più sociale e più integrale(nn. 13, 78 e 112).basti pensare alle varie possibilità delineatein più parti nella Laudato sì’, come il mo-dello circolare dell’economia (n. 22), la tran-sizione energetica (n. 165), una gestioneefficace dei rifiuti e dei trasporti (nn. 180 e211), chiare ed efficienti risposte allo sprecodi cibo (n. 50), lo sviluppo di un’agricolturaappropriata e diversificata (nn. 164 e 180),la modificazione dei consumi (nn. 138, 191e 206) e degli stili di vita (nn. 202 e ss.).si tratta di vari campi di azione, spesso pro-mossi e implementati a livello locale, che di-mostrano ancora una volta che «la realtà èsuperiore all’idea»3.la risposta locale, tuttavia, non è sufficiente,poiché «oggi l’interdipendenza planetaria ri-chiede risposte globali ai problemi locali»4.d’altronde, non mancano i processi inter-nazionali che, sebbene con numerose diffi-coltà e lentezze, cercano di promuovere ilsuddetto cambiamento di rotta. si pensi adesempio al processo che conduce alla Cop-

1 intervento di sua em. card. pietro parolin all’un Climate summit, 24 settembre 2014.2 FranCesCo, esortazione apostolica Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 237.3 Evangelii gaudium, n. 231.4 FranCesCo, Discorso al II Incontro mondiale dei movimenti popolari, santa Cruz de la sierra, 9 luglio 2015.

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21 sul cambiamento climatico (parigi, di-cembre 2015), finalizzato a favorire unosviluppo a basso contenuto di carbonio in-dirizzando gli investimenti per infrastrutturedei prossimi 10/15 anni verso il rafforza-mento delle tecnologiche e delle capacità diresilienza. all’interno di questo processo so-no diventati sempre più evidenti i forti le-gami esistenti tra la lotta al cambiamentoclimatico e quella alla povertà estrema; talilegami mettono in evidenza anche che laminaccia del cambiamento climatico e la ri-sposta ad essa potrebbe realmente diventareun’interessante opportunità per migliorarela salute, il trasporto, la sicurezza energeticae a creare nuove possibilità di lavoro. in sif-fatto ambito, sono vari gli elementi di inco-raggiamento per perseguire il “cambiamentodi rotta”; a titolo di esempio, se ne possonoesemplificare tre: 1) esiste la tecnologia ne-cessaria per perseguire un’economia a bassouso di carbonio e il costo per il suo accessosta gradualmente decrescendo; 2) si assistead una dinamica molto interessante di nuo-ve politiche a livello nazionale e regionalein tale contesto; 3) vi è una crescente con-sapevolezza delle numerose e diverse op-portunità che offre detto processo a livelloeconomico ed imprenditoriale, così come diautorità locali (soprattutto in ambito urbano)e nazionali5. sembra oramai inevitabile latransizione verso un’economia a basso con-tenuto di carbonio; di ciò sono consapevolianche le industrie più “inquinanti” che stan-no implementando strategie per una loro ri-strutturazione.

tuttavia, «il tempo per trovare soluzioni glo-bali si sta esaurendo»6; lo stesso pontefice,in varie occasioni ha richiamato una com-ponente essenziale per il cambiamento dirotta, quella dell’urgenza; essa si è gradual-mente concretizzata a causa di una «man-canza di coscienza e di responsabilità» (n.169) di una parte importante della comunitàinternazionale, che ha manifestato una«scarsa autocoscienza dei propri limiti» (n.105).Questa scarsa autocoscienza dei propri limitida parte dell’essere umano può essere ana-lizzata prendendo in considerazione l’evo-luzione storica del suo rapporto con l’am-biente naturale. per lungo tempo, tale rap-porto è stato essenzialmente caratterizzatoda una serie di condizionamenti imposti dal-la natura all’esistenza e all’attività umane.Con l’avvento della rivoluzione industriale,verso la metà del Xviii secolo, l’uomo iniziagradualmente a emanciparsi dai suddetticondizionamenti e, da essere umano “con-dizionato” comincia a esercitare un certo“dominio” sulla natura, grazie allo sviluppodi una tecnica sempre più specializzata, e atrasformarsi in essere umano “dominatore”.il suo rapporto con la natura viene però im-postato su uno sfruttamento ai limiti del-l’esaurimento; il danno quantitativo minac-cia di commutarsi in danno qualitativo at-traverso distruzioni talvolta irreversibili degliequilibri dell’ecosistema. uno dei principalieffetti di tale “nuovo orientamento” risiede,tuttavia, nel fatto che a sua volta è lo stessoessere umano a rimanere “soggiogato” dalle

5 si veda, tra gli altri: the global Commission on the economy and Climate: “better growth, better Climate. thenew Climate economy report”, c/o World resources institute, september 2014 (www.newclimateeconomy.re-port).6 FranCesCo, Messaggio alla COP-20 della Convenzione dell’ONU sul cambiamento climatico (lima, 1-20dicembre 2014).

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nuove esigenze del sistema tecnologico, ar-rivando alla paradossale situazione per laquale è lo stesso oggetto creato che “domi-na” l’uomo, crea il valore etico, privandol’essere umano stesso di una capacità discelta e di valutazione totalmente indipen-denti. la tecnologia e quindi l’economia,che ne è la guida e ne indica le direzioni daprendere, acquisiscono il primato sulle altrescienze sociali e fisiche. «l’ambiente tecnico,creato dall’essere umano, lo trasforma a suavolta ed esige un adattamento non dissimileda quello dell’animale al suo ambiente»7. vi sono però delle conseguenze significativeda prendere in considerazione, che hannoun forte impatto anche sulla stessa scienzaeconomica. di fronte a questa tendenza al-l’autoregolazione, il sistema tecnologico en-tra ugualmente in interconnessione con ilresto dell’universo politecnico e con gli altrisistemi; una particolare relazione s’instaura,però, tra il sistema tecnologico e l’ecosistemaglobale, laddove il primo tende a “fagocitare”l’ambiente naturale, senza essere arrestatoda un feedback esterno proveniente da que-st’ultimo, basti pensare ai fenomeni dell’ur-banizzazione o dell’automatizzazione del la-voro, che tendono ad annullare il rapportotra essere umano e natura. tuttavia, emer-gono alcune limitazioni in questo rapporto,basate sul fatto che il sistema tecnologicodovrà sempre attingere dall’ecosistema na-turale, dal quale non sarà mai indipendente;in tal senso la capacità del primo di ascoltareattentamente i segnali del secondo divieneessenziale per la stessa sopravvivenza e so-stenibilità di quella che potrebbe essere de-finita “tecnosfera”. al sistema tecnologico

mancano dunque questi meccanismi com-pensatori e quelle istanze di feedback dal-l’esterno, capaci di correggere le disfunzionialle quali potrebbe andare incontro, deno-tando in tal modo una pericolosa sordità;ciò appare più preoccupante se si sottolineaancora una volta la forte capacità di influen-za e condizionamento che ha l’ecosistematecnologico sull’essere umano.la scarsità delle risorse naturali non è, tutta-via, un dato esogeno e costante nel tempo,ma dipende dall’evoluzione delle tecnologieproduttive. in questa prospettiva, va letto an-che lo sguardo di fiduciosa speranza sulla pos-sibilità di invertire la rotta espresso da papaFrancesco nella sua enciclica: «l’essere umanoè ancora capace di intervenire positivamente»(n. 58); «non tutto è perduto, perché gli esseriumani, capaci di degradarsi fino all’estremo,possono anche superarsi, ritornare a scegliereil bene e rigenerarsi» (n. 205).prendendo in considerazione la natura stes-sa dell’attuale crisi socio-ambientale, carat-terizzata anche dal menzionato rapporto traessere umano e ambiente, veicolato dalla“tecnosfera”, si riscontra che essa assumeun carattere fondamentalmente morale8. in-fatti, tale crisi non è il prodotto delle capacitàbiologiche dell’uomo, che difficilmente po-trebbero essere modificate in tempo utile,bensì deriva dalle azioni sociali dell’essereumano, le quali, come tali, sono soggette adei cambiamenti molto più rapidi, soprattuttoin un’epoca come la nostra, in cui sonoestremamente ampie le opportunità offertedalle scienze delle comunicazioni, della te-lematica e dell’ingegneria nella sue diversesfaccettature.

7 p. HenriCi, “essere umano e natura nell’era tecnologica”, in p. beltrao, (ed.), Ecologia umana e valori etico– religiosi, editrice pontificia università gregoriana, roma 1985, p. 86.8 Cfr. pontiFiCio Consiglio della giustizia e della paCe: From Stockholm to Johannesburg: An Historical Overviewof the Concern of the Holy See for the Environment – 1972-2002, 2002.

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La cura della casa comune, sfida globale40

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e qui subentra una nuova “presa di coscien-za”, che fa emergere un terzo rapporto traessere umano e ambiente naturale, caratte-rizzato dalla responsabilità del primo versoil secondo; ecco, quindi, il “cambio di pro-spettiva” che richiede un “cambiamento dirotta”. lo stesso papa Francesco riconosceche nel mondo si va diffondendo una mag-giore consapevolezza (n. 19) e una presadi coscienza (n. 14) verso una crescentesensibilità per l’ambiente e per i danni cheesso sta subendo. Questo processo virtuoso, volto a “cambiarerotta”, non può che far leva su «percorsi didialogo che ci aiutino ad uscire dalla spiraledi autodistruzione in cui stiamo affondando»(163) e a superare quell’“antropocentrismodispotico e deviato”, biasimato da papaFrancesco, che ha permesso alla cultura delrelativismo e dello scarto di attecchire e dif-fondersi nella nostra società. percorsi di dialogo aperto e sincero che ciaiutino a creare spazio perché la casa sia co-mune e perché venga effettivamente vissutanel suo pieno una nuova cultura: la “culturadella cura”, che richiede un cammino edu-cativo verso una vera e propria “conversione

ecologica”9, confutando quella cultura del-l’individualismo che «conduce a un deterio-ramento etico e cultu rale, che accompagnaquello ecologico» (n. 162).anche in questo caso, si tratta di una “sfidaglobale”, poiché «molte cose devono riorien-tare la propria rotta, ma prima di tutto èl’umanità che ha bisogno di cambiare. mancala coscienza di un’origine comune, di unamutua appartenenza e di un futuro condivisoda tutti. Questa consapevolezza di base per-metterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni,nuovi atteggiamenti e stili di vita. emergecosì una grande sfida culturale, spirituale ededucativa» (n. 202), la “cultura della cura”,capace di recuperare «i diversi livelli dell’equi-librio ecologico: quello interiore con sé stessi,quello solidale con gli altri, quello naturalecon tutti gli esseri viventi, quello spiritualecon dio» (n. 210). in coerenza con quel cam-biamento “culturale” di rotta verso l’imple-mentazione di quell’ecologia integrale, cosìaccuratamente delineata nella Laudato sì’,principale via per superare il fallimento di co-scienza e di responsabilità denunciato dalpontefice, impegnando nella sua integralitàla vita delle comunità cristiane e non solo.

9 Cfr. FranCesCo, Lettera per l’istituzione della Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato (1° set-tembre), 6 agosto 2015.

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Ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri 41

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1. IL TEMPO FAVOREVOLE

Come ci dice il santo padre, “Questo è iltempo favorevole per cambiare vita! Questoè il momento di lasciarsi toccare il cuore...è il momento di ascoltare il pianto delle per-sone innocenti depredate dei beni, della di-gnità, degli affetti, della stessa vita”2. potre-mo ascoltare e cambiare rotta solo pre-gando umilmente: signore, creatore e re-dentore manda il tuo spirito signore a rin-novare la terra, il tuo “ruach, il soffio, ilvento potente di dio”3 che in principio aleg-giava sulle acque, lo stesso che guardandocon fiducia il cielo e entrando intimamentein relazione con lui hai emesso sul sordo-muto, prendendolo in disparte lontano dallafolla e dal rumore di fondo, aprendogli gliorecchi e sciogliendo la sua lingua. nel “mi-racolo della fiducia”4 restituisci a noi la pa-rola, la possibilità di rispondere ed al limitecontestare come giobbe perché “È questodio solidale che giobbe cerca: un dio chesia il primo a soffrire per la sofferenza delmondo, il primo ad agire per ridurla riscat-tando i poveri e le vittime”5.

2. IL GRIDO DELLA TERRA E DEIPOVERI

ogni Chiesa particolare è chiamata ad an-nunciare il vangelo e a promuovere la tra-sformazione delle nostre vite, soprattutto orae con urgenza, con riferimento al grido deipoveri e della terra che si diffonde sempredi più in tutto il mondo. “Questa sorella pro-testa per il male che le provochiamo, a causadell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beniche dio ha posto in lei. la violenza che c’ènel cuore umano ferito dal peccato si mani-festa anche nei sintomi di malattia che av-vertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria enegli esseri viventi. per questo, fra i poveripiù abbandonati e maltrattati, c’è la nostraoppressa e devastata terra, che «geme e sof-fre le doglie del parto» (rm 8,22)”6.gli effetti del cambiamento climatico stannorendendo sempre più essenziali ed attraentile terre e le risorse naturali ancora relativa-mente vergini e disponibili. multinazionalie stati stanno cercando di appropriarsi diqueste risorse, sempre più scarse a livellointernazionale. ed hanno originato il cosid-

1 i capitoli 1, 3.1 e 3.2 sono stati redatti da CeCilia dall’oglio. i capitoli 2 e 3.3 da andrea stoCCHiero.2 FranCesCo, Misericordiae Vultus. Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, 11 aprile2015, n. 19.3 l. mosCatelli, Il Dio vero parla e fa parlare, in: Ho creduto, perciò ho parlato. Contributi dalla 10 SettimanaNazionale di formazione e Spiritualità Missionaria (Loreto, 26-31 agosto 2012), ed. missio, roma 2012, p.95.4 Ibid, p. 96.5 l. bruni, Il vero senso della sofferenza, in: “avvenire”, 7 giugno 2015, p. 3.6 FranCesCo, Laudato Si’. Lettera Enciclica sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015, n. 2.

ASCOLTARE IL GRIDO DELLA TERRAE IL GRIDO DEI POVERICecilia dall’oglio - andrea stocchiero, Focsiv1

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Ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri42

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detto fenomeno del land grabbing, ovverodell’accaparramento della terra. si appro-priano della terra per coltivare beni alimen-tari con monocolture estensive ed agrocar-buranti utili per gli interessi nazionali e dimercato. per soddisfare stili di vita che con-sumano molta energia, terra ed acqua, senzaperaltro essere adeguati a livello nutritivo.Conosciuto è infatti il paradosso di un mon-do in cui ad oltre 800 milioni di persone chesoffrono la fame corrisponde oltre un miliar-do di persone che sono obese.la corsa alla terra provoca l’esclusione deipiccoli contadini e delle comunità rurali. ildiritto alla terra e alla vita di queste personeè minacciato. Quando invece “ogni conta-dino ha diritto naturale a possedere un ap-pezzamento ragionevole di terra, dove possastabilire la sua casa, lavorare per il sosten-tamento della sua famiglia e sicurezza perla propria esistenza. tale diritto deve esseregarantito perché il suo esercizio non sia il-lusorio ma reale”7.la corsa alla terra provoca inoltre fenomenidi corruzione e collusione tra le oligarchieeconomiche e politiche, riducendo in questomodo gli spazi di democrazia. percentualiimportanti degli investimenti per l’accapar-ramento della terra vengono spese per cor-rompere governanti e funzionari locali cheversano le tangenti nei cosiddetti paradisifiscali. si alimenta così un altro paradosso:la fuga dei capitali all’estero dai paesi poveria quelli ricchi è maggiore degli aiuti che que-sti ultimi danno ai primi.da questo fenomeno si origina anche il con-tinuo peso del debito estero che si esercitasulle deboli economie dei paesi poveri, men-tre non viene riconosciuto il cosiddetto de-

bito ecologico che il nord ha nei confrontidel sud. È questo sistema di interessi e rap-porti finanziari e commerciali che produceiniquità ed esclusione sociale tra i popoli,assieme ad una accelerata erosione delle ri-sorse naturali e al progressivo cambiamentoclimatico. il giudizio di papa Francesco èparticolarmente severo: “il debito estero deipaesi poveri si è trasformato in uno stru-mento di controllo, ma non accade la stessacosa con il debito ecologico. in diversi modi,i popoli in via di sviluppo, dove si trovanole riserve più importanti della biosfera, con-tinuano ad alimentare lo sviluppo dei paesipiù ricchi a prezzo del loro presente e delloro futuro. la terra dei poveri del sud èricca e poco inquinata, ma l’accesso alla pro-prietà dei beni e delle risorse per soddisfarele proprie necessità vitali è loro vietato daun sistema di rapporti commerciali e di pro-prietà strutturalmente perverso”8.a fronte di questa situazione si diffondonoconflitti e resistenze sociali, così come crescela ricerca di soluzioni alternative, di nuovistili di vita, di nuove politiche. a livello internazionale il Comitato mondialeper la sicurezza alimentare delle nazioniunite sta cercando di favorire l’applicazionedi politiche che riconoscano il diritto alla ter-ra dei contadini, che li sostengano nella pro-duzione di alimenti e nella difesa dell’am-biente, regolando gli investimenti esteri inmodo da scongiurare i fenomeni di corsaalla terra. in questo consesso, oltre ai go-verni, siedono i rappresentanti dei piccolicontadini, dei senza terra, a fianco di quellidelle multinazionali. È uno spazio di demo-crazia globale dove però le forze sono im-pari. occorre quindi ascoltare e sostenere

7 Ibid., n. 94.8 Ibid., n. 52.

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sempre di più le capacità delle organizzazionidei piccoli contadini, dei senza terra, dellecomunità marginali e vulnerabili, a esercitareil potere democratico.lo stesso tipo di problema si ritrova a livellolocale, dove gli interessi più forti legati alcommercio e all’industria, sanno influenzarein misura maggiore le scelte politiche, a sca-pito di quelli dei piccoli contadini e delle per-sone più svantaggiate. d’altra parte sonosempre più diffuse le campagne di sensibi-lizzazione e le misure che cercano di soste-nere modelli alternativi di produzione e com-mercio come le filiere corte che legano i pic-coli contadini ai cittadini consumatori, igruppi di acquisto solidale, forme di produ-zione diversificate più attente alla cura dellaterra: “si possono facilitare forme di coope-razione o di organizzazione comunitaria chedifendano gli interessi dei piccoli produttorie preservino gli ecosistemi locali dalla de-predazione”9. su queste tematiche, tra di loro interconnes-se, le Chiese locali si stanno già mobilitandopromuovendo diverse iniziative pastorali perrispondere al grido delle terre e dei poveri.

3. AUSPICABILI E REALIPROSPETTIVE PASTORALI

tra le molte prospettive pastorali, qui pro-poniamo le seguenti tre direzioni:

3.1. Educazione alla speranza, nuovistili di vita e riforma spirituale dellaChiesa

Cosciente che “queste situazioni provocanoi gemiti di sorella terra, che si uniscono aigemiti degli abbandonati del mondo, con unlamento che reclama da noi un’altra rotta”10,la Chiesa è oggi chiamata a dare il suo con-tributo nell’ambito dell’educazione alla “cit-tadinanza ecologica”11 calandosi, grazie allacapillare presenza delle Chiese locali e se-condo il “principio di realtà”12,   nei diversicontesti particolari, promuovendo in ognisua attività l’educazione alla speranza.Come Chiesa, nelle diocesi e nelle parrocchie,è il tempo favorevole per mostrare che è an-cora possibile invertire la rotta, impegnan-doci a rendere questo futuro possibile e spe-rimentabile, almeno nel piccolo, attraversouna presenza concreta, coraggiosamente in-novativa capace di indurre fattivamentel’evento, individuando nei processi educativiluoghi dove far sperimentare i prodotti fatticome “fatti di speranza”, dove sia possibilesperimentare una nuova qualità della vita,dove annunciare un fatto di speranza ren-dendolo visibile e sperimentabile, accompa-gnandolo da parole capaci di interpretarloed approfondirlo. Come evidenziato da papaFrancesco, un esempio è il Progetto Poli-coro13. “parafrasando le parole del papa (Be-nedetto XVI), occorre immaginare una pa-storale che sappia fare, come san Francesco,

9 Ibid., n. 180.10 Ibid., n. 53.11 Ibid., n. 211.12 FranCesCo, esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013, nn. 231-233.13 Cf. FranCesCo, Omelia in occasione della visita pastorale a Cassano all’Jonio, 21 giugno 2014: “un segnoconcreto di speranza è il progetto policoro, per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilitàlavorative per sé e per gli altri”.

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della pace con il creato e tra gli uomini ilproprio progetto di riforma spirituale dellaChiesa”14.le comunità e le Chiese locali sono chiamatea individuare gli stili di vita più urgenti nellasituazione concreta, verificando i valori domi-nanti e quelli assenti e gli atteggiamenti cor-rispondenti particolarmente urgenti in un con-testo culturale preciso, con un’attenzione aisoggetti più fragili e vulnerabili, tenendo pre-sente l’interrelazione tra locale e globale, ope-rando in collaborazione con tutti e   risignifi-cando tali atteggiamenti e stili in riferimentoa gesù diventando così la Custodia del Creatoopportunità nuova di annuncio di fede.

3.2. Giornata per la Custodia del Creato– azioni simboliche

Ciò che si suggerisce è di Celebrare la gior-nata per la custodia del creato attraversoazioni simboliche nelle diocesi per testi-moniare l’impegno per l’ecologia integralealla luce dell’enciclica Laudato Si’.che cosa sono:sono quelle azioni positive, buone prati-che, piccoli gesti quotidiani che testimoniano

la conversione ambientale nei propri territori,con un’attenzione speciale per i più fragili evulnerabili della società incoraggiate dal car-dinale turkson, il 18 giugno 2015, in occa-sione della presentazione dell’enciclica, ri-cordando le parole del papa all’angelus delladomenica precedente15. anche i pellegrinaggi e gli incontri nellecomunità monastiche sono un esempioeccellente di quali possono essere conside-rate azioni simboliche, come anche cele-brazioni eucaristiche celebrate in situa-zioni particolari o gli eventi realizzati conle diocesi in situazioni di particolareemergenza, come quello realizzato dallaCei a taranto il 19 settembre 2015 o quellorealizzato dalla FoCsiv all’inceneritore diacerra nel 200916 in viaggio17 nell’ambitodel laboratorio giovani “Crea un clima digiustizia”18. quando:nel periodo che va dal 1 settembre fino ide-almente al 4 ottobre, festa di s. Francesco,valorizzando anche la giornata del ringra-ziamento della seconda domenica di novem-bre19.

14 luCa bressan, Custodire il creato, rinnovare le pratiche. Prospettive per una pastorale del creato, in: uFFiCio

nazionale per i problemi soCiali e il lavoro e servizio nazionale per il progetto Culturale – Cei, Custodire ilcreato. Teologia, etica e pastorale, edb, bologna 2013, p. 173.15 Cf. FranCesCo, Angelus, 14 giugno 2015: “Come è stato annunciato, giovedì prossimo sarà pubblicata unalettera enciclica sulla cura del creato. invito ad accompagnare questo avvenimento con una rinnovata attenzionealle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori. Questa enciclica è rivolta a tutti:preghiamo perché tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comuneche dio ci ha affidato a tutti”.16 si veda il sito della campagna www.climadigiustizia.it, e in particolare il video “l’ulivo di acerra”.17 ivo lizzola - giulio Caio (a cura di), Chiamati alla cittadinanza. La metodologia del viaggio FOCSIV, ave,roma 2011.18 Cf. aa. vv., Only Planet. Locale è globale. Proposte di viaggio, emi, bologna 2009. il laboratorio proponeun viaggio nella città di napoli e nelle terre della Campania per comprendere l’urgenza della lotta alla povertàe della sostenibilità ambientale incontrando il territorio, le sue sfide e i suoi testimoni, con immersioni nelle coop.di libera e policoro a Castelvolturno, alla discarica di Conza, a scampia e sanità, alla Città della scienza dipozzuoli, a sarno e altre realtà.19 Cf. a. Casile, Educare alla custodia del creato, in: uFFiCio nazionale per i problemi soCiali e il lavoro e servizio

nazionale per il progetto Culturale – Cei, Custodire il creato. Teologia, etica e pastorale, edb, bologna 2013,pp. 17-31.

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come:pensate dalle comunità locali in comunionecon il vescovo, insieme con le altre con-fessioni cristiane, in dialogo con le altrefedi e in collaborazione con tutti gli uominidi buona volontà a cui, d’altro canto, èproprio indirizzata l’enciclica Laudato si’.valorizzando le esperienze già realizzate inalcune diocesi, si suggerisce ad esempio la“Costituzione di un gruppo diocesano di laici«animatori di pastorale del creato» (tenden-zialmente uno o più animatori per ogni par-rocchia…) finalizzato alla promozione dellasensibilità ecologica nelle comunità locali”20.tali iniziative potranno essere occasione dinuova comunione ecclesiale tra le diverserealtà ed aggregazioni ecclesiali ed ognuna,grazie al proprio carisma specifico, aiuteràla costruzione dell’approccio integrale au-spicato dall’enciclica.dove:nei luoghi dove la dignità umana e l’interacreazione sono ferite21, andando insieme asostenere l’impegno di coloro che in questiterritori sono testimoni22 di un impegno perl’ecologia integrale. suggeriamo quindi un’attenta lettura delterritorio realizzando una “mappa” siadelle “ferite” che dei “fatti di speranza” che

persone e comunità, impegnate nel nascon-dimento e nella fatica quotidiana, portanoavanti. obiettivo:farne occasioni locali di assunzione di re-sponsabilità, esperienza, incontro, preghiera,sensibilizzazione della cittadinanza a nuovistili di vita, impegno comune affinché le isti-tuzioni politiche facciano la propria parte perrimuovere le cause delle situazioni di degra-do e povertà.

3.3 Unendoci alla campagne in corso tutte le Chiese locali sono chiamate a par-tecipare attivamente alle campagne promos-se a diverso livello: internazionale, nazionalee locale.a livello internazionale la campagna “Chan-ge for the planet. Cambiamo il pianeta. pren-diamoci cura delle persone”, promossa dallaCidse, l’alleanza internazionale di organiz-zazioni Cattoliche per lo sviluppo (di cuiFoCsiv è il membro italiano), ha l’obiettivodi contribuire alla giustizia sociale promuo-vendo uno stile di vita più sostenibile. lacampagna si concentra sui temi dell’energiae del consumo del cibo: attraverso attivitàsui social media, workshop ed eventi si in-viteranno le persone a fare la differenza con

20 g. sCalmana, l’esperienza di pastorale del creato della diocesi di brescia, in: uFFiCio nazionale per i problemi

soCiali e il lavoro e servizio nazionale per il progetto Culturale – Cei, Custodire il creato. Teologia, etica e pa-storale, edb, bologna 2013, p. 178. sulle esperienze diffuse nelle diocesi si veda anche il sito web della reteinterdiocesana nuovi stili di vita: https://reteinterdiocesana.wordpress.com.21 “non possono mancare nelle proposte formative la contemplazione della croce di gesù, il confronto con ledomande suscitate dalla sofferenza e dal dolore, l’esperienza dell’accompagnamento delle persone nei passaggipiù difficili, la testimonianza della prossimità, così da costruire un vero e proprio cammino di educazione allasperanza” (ConFerenza episCopale italiana Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali del-l’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 4 ottobre 2010, n. 54).22 in questa educazione esperienziale è necessario ed urgente l’incontro con testimoni della resurrezione cheinondino di ottimismo, incoraggino e diano credibilità alle nostre parole. Questo urgente e necessario cambiamentodiventa così opportunità, come ricordava riccardo tonelli all’incontro del tavolo interassociativo sull’educazionepresso l’ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei il 17 novembre 2011: “al serviziodella speranza riscopriamo così la Chiesa, quella che con il coraggio dei martiri serve la speranza di tutti e quellache dalla casa del padre sostiene ed incoraggia la nostra fatica quotidiana”.

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Ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri46

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scelte quotidiane attente all’impatto ambien-tale e sociale. scelte di vita individuali re-sponsabili sono accompagnate da richiestedi cambiamenti politici che diano sostegno,a livello nazionale e internazionale, a mo-delli di vita sostenibile.a livello nazionale è attiva la Campagna“Cibo per tutti”, lanciata da Caritas e da FoC-siv, che sostiene il diritto ad una alimenta-zione sana e adeguata soprattutto con rife-rimento ai popoli più poveri e vulnerabili.la campagna analizza le diverse cause dellafame e della malnutrizione. tra queste laquestione ambientale e il cambiamento cli-matico hanno un peso crescente. Come in-dicato da papa Francesco nella Laudato Si’,le interconnessioni si fanno sempre più stret-te. Combattere contro l’inquinamento e il ri-scaldamento del pianeta significa risponderealla domanda alimentare e di vita dignitosadei più poveri e delle comunità più vessateda fenomeni come quello dell’accaparramen-

to della terra e delle risorse naturali. la Cam-pagna ha sviluppato un kit formativo sca-ricabile dal sito http://www.cibopertutti.it.le diverse organizzazioni coinvolte nellaCampagna hanno inoltre iniziato a scam-biarsi esperienze che costruiranno un patri-monio di conoscenze e metodologie educa-tive a disposizione di tutte le Chiese locali. infine, vi è la possibilità di contribuire a nu-merose campagne lanciate dal mondo laico,come ad esempio la campagna “divest FossilFuel”, che chiede alle diverse istituzioni, dal-le università alle città, alle imprese, di inve-stire sulle energie rinnovabili eliminando ilricorso a quelle fossili e in particolare al car-bone. altra campagna interessante è quelladenominata “push your parents”, che sen-sibilizza i giovani a chiedere ai genitori diinvestire i propri risparmi in titoli azionari eobbligazionari, in fondi di gestione che pri-vilegiano imprese pulite ed eticamente re-sponsabili.

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Le radici della crisi ecologica e la sfida della tecnologia 47

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il novecento, il secolo appena trascorso, sichiude lasciando al nostro secolo un patri-monio di conoscenze quale nessun secoloaveva prodotto. la logica matematica, la re-latività e la meccanica quantistica, il dna ela biologia molecolare, la virologia, la tetto-nica delle placche, l’informatica, i nuovi ma-teriali, giusto per fare alcuni esempi, costi-tuiscono un patrimonio tale che spinge moltia guardare al secolo appena trascorso comea il secolo della scienza. tuttavia non dob-biamo dimenticare che il novecento è ancheil secolo in cui la tecnologia è emersa comeil principale fattore di trasformazione: è facileaffermare che il ritmo dei cambiamenti, par-ticolarmente rapido, sembra svolgere in taleprocesso un ruolo chiave. Ci vogliamo chiedere se e come questosguardo tecnologico sul mondo intercetti laquestione ecologica e in che misura si possaparlare di sfida tecnologica nelle radici dellacrisi ecologica. Cercheremo dapprima di in-dividuare brevemente la natura della tecno-logia per poi, dopo esserci accostati ad al-cune suggestioni provenienti dalla laudatosi’, lanciare alcune suggestioni sul rapportotra tecnologia ed ecologia per la vita dellecomunità cristiane.

1. LA NATURA TRASFORMANTEDELLA TECNOLOGIA

se fino agli inizi del novecento l’innovazionetecnologica si è sviluppata in modo preva-lentemente autonomo rispetto alla scienza,nel corso dello scorso secolo questo rapporto

si è completamente ribaltato e il nuovo rap-porto tra scienza e tecnologia determina unaforte accelerazione del progresso scientificoe del ritmo di nascita e di esistenza del pro-dotto industriale. Questa pervasività della tecnologia ha por-tato, a partire dagli anni Cinquanta delloscorso secolo, alla nascita di una vera e pro-pria disciplina chiamata filosofia della tec-nologia. il motivo di questa nuova disciplinaviene così sintetizzata: la scoperta dell’as-soluta novità, mai accaduta in tutta la storiadell’umanità, dell’esistenza di un approcciotecnologico alla realtà frutto e causa di unaco-evoluzione tra società e tecnologia. si introducono parole come tecnosocietà otecnocultura che servono da metafora perindicare questa interdipendenza e interscam-bio. si acquista consapevolezza filosofica delfatto che lo sviluppo tecnologico è un’attivitàsociale che riflette le particolarità del suo es-sere situato: il tempo, il posto, i sogni e gliscopi, le relazioni tra le persone. alla luce di queste ricerche la tecnologia vie-ne, oggi, definita come la disciplina che stu-dia i metodi e i mezzi atti a trasformare imateriali grezzi in prodotti finiti: la natura,vivente e inanimata, nonché il mondo degliartefatti tecnologici sono sede di processi ditrasformazione di specie, nello spazio e neltempo. Queste trasformazioni possono es-sere naturali, naturali integrate da tecnologiao tecnologiche. la tecnologia è quindi, nel suo insieme, unprocesso di trasformazione del mondo cheparte da una visione del reale di tipo stru-mentale trasformativo e si fonde con i biso-

LE RADICI DELLA CRISI ECOLOGICAE LA SFIDA DELLA TECNOLOGIA

Fra paolo benanti, Pontificia Università Gregoriana

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Le radici della crisi ecologica e la sfida della tecnologia48

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gni e i desideri di un contesto sociale tra-sformandoli in realtà. il processo tecnologicoper sua natura parte da un esistente, con-siderato come dato grezzo, e realizza unprodotto (l’artefatto) e dei residui di lavora-zione (scarti).

2. ECOLOGIA E TECNOLOGIA:INTERSEZIONI

proveremo ora a delineare alcune tracce fon-damentali di riflessione sul legame tra tec-nologia ed ecologia secondo tre sintetichedirettrici di riflessione. in un primo senso, molto generale, l’ecologiaè quella disciplina che studia le relazioni tragli organismi e il loro ambiente naturale, in-teso come l’insieme dei fattori che influisco-no o possono influire sulla vita degli orga-nismi stessi. Questo ci permette di dire in-nanzitutto che, in quanto processo di tra-sformazione del mondo, la tecnologia è in-dissolubilmente legata alla questione ecolo-gica. in altri termini la tecnologia in quantofattore trasformante della natura non saràmai neutrale rispetto alla questione ecologi-ca: la scelta dei mezzi di trasformazione, lapriorità accordata ai fini e le condizioni diquesto sono questioni che devono sempreinterrogare la nostra responsabilità nei con-fronti dell’ambiente e della sopravvivenzadella vita in esso.ad un secondo livello possiamo dire che latecnologia in quanto realizzatrice di artefattiè chiamata a confrontarsi con l’attività tra-sformatrice di cui è foriera non soltanto daun punto di vista dei residui di produzione(inquinamento e/o rifiuti) ma anche dal pun-to di vista della produzione stessa (sono fa-mosi, per fare un esempio, i casi delle primecentrali nucleari: il progetto guardava soloalla messa in funzione, una volta arrivato

il tempo della dismissione ci siamo resi contoche i grandi cappelli di acciaio delle vaschedi reazione – larghi 30 metri e spessi 1e or-mai contaminati – non potevano essere nétagliati né fusi né trasportati obbligandoci aseppellire i reattori nucleari dentro enormibare di cemento armato nel tentativo di con-tenere le radiazioni).infine ad un terzo livello dobbiamo guardarealla tecnica come elemento profondamentepositivo: proprio in forza del suo potere tra-sformante essa è l’ambito che può realizzarequelle trasformazioni che riparino ai dise-quilibri ambientali che mettono a rischio lavita del nostro pianeta introducendo efficacibuone pratiche ecologiche.

3. IL CONTRIBUTO SPECIFICODELL’ENCICLICA LAUDATO SI’

nella lettura dell’enciclica laudato si’ tro-viamo venti riferimenti espliciti alla tecno-logia. la parola tecnologia ricorre dapprimanella parte iniziale del testo, ove ci si sof-ferma sull’analisi del problema ecologico percomprendere quello che sta accadendo allanostra casa (nn. 16, 20, 34 – 2 volte –, 54– 2 volte –), successivamente nel terzo ca-pitolo ove si cerca la radice umana del pro-blema ecologico (nn. 102 – 3 volte –, 104– 2 volte –, 105, 106 – 2 volte –, 109, 110,113, 114 e 132) e una sola volta all’internodel capitolo che si occupa di offrire alcunelinee di orientamento e di azione (n. 165).due volte (nn. 103 e 107) si preferisce usareil termine tecnoscienza piuttosto che tecno-logia. tuttavia la nostra indagine non sa-rebbe completa se non riportassimo comenel connettere agire umano, tecnologia eproblema ecologico il pontefice accosti al so-stantivo tecnologia l’aggettivo tecnocraticoche ricorre sette volte – tutte nel terzo ca-

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pitolo – e che descrive un certo atteggia-mento interiore dell’uomo e una sua inten-zionalità nel relazionarsi con la tecnologiadai toni foschi e negativi. l’analisi che la laudato si’ offre della tec-nologia rispecchia quell’ambiguità dello stru-mento tecnico che è emersa nell’intersezionetra ecologia e tecnologia. dobbiamo ricono-scere che

l’umanità è entrata in una nuova era incui la potenza della tecnologia ci pone difronte ad un bivio. Siamo gli eredi di duesecoli di enormi ondate di cambiamento[...]. È giusto rallegrarsi per questi pro-gressi ed entusiasmarsi di fronte alle am-pie possibilità che ci aprono queste con-tinue novità, perché «la scienza e la tec-nologia sono un prodotto meravigliosodella creatività umana che è un dono diDio». La trasformazione della natura afini di utilità è una caratteristica del ge-nere umano fin dai suoi inizi, e in talmodo la tecnica «esprime la tensione del-l’animo umano verso il graduale supera-mento di certi condizionamenti materia-li». La tecnologia ha posto rimedio a in-numerevoli mali che affliggevano e limi-tavano l’essere umano [...] (n. 102).

tuttavia non possiamo ignorare che le ca-pacità che abbiamo acquisito

ci offrono un tremendo potere. Anzi, dan-no a coloro che detengono la conoscenzae soprattutto il potere economico persfruttarla un dominio impressionante sul-l’insieme del genere umano e del mondointero. Mai l’umanità ha avuto tanto po-tere su sé stessa e niente garantisce chelo utilizzerà bene, soprattutto se si con-sidera il modo in cui se ne sta servendo(n. 104).

il problema della tecnica è un problema difini da scegliere per orientare l’utilizzo dei

mezzi tecnici. solo se la tecnica è orientataverso la realizzazione di valori umanamentequalificati e umanizzanti il suo utilizzo saràrispettoso dell’uomo e dell’ambiente. i finicui si pone a servizio lo strumento tecnolo-gico sono i soli in grado di giustificare eti-camente i mezzi tecnici e il loro utilizzo (cf.n. 103). tuttavia non di rado assistiamo auna ricerca del potere tecnico che sembraessere asseverato al potere in sé: quando ilprogresso tecnico non è animato da una ri-cerca del bene comune e della realizzazionedi valori moralmente qualificati difficilmentediviene sviluppo, esponendo l’umanità a uncieco arbitrio (cf. n. 105).a questo livello, ripercorrendo lo sviluppodella laudato si’, si svela la vera natura delproblema tecnologico:

Il problema fondamentale è un altro, an-cora più profondo: il modo in cui di fattol’umanità ha assunto la tecnologia e ilsuo sviluppo insieme ad un paradigmaomogeneo e unidimensionale. In tale pa-radigma risalta una concezione del sog-getto che progressivamente, nel processologico-razionale, comprende e in tal modopossiede l’oggetto che si trova all’esterno.Tale soggetto si esplica nello stabilire ilmetodo scientifico con la sua sperimen-tazione, che è già esplicitamente una tec-nica di possesso, dominio e trasforma-zione. È come se il soggetto si trovassedi fronte alla realtà informe totalmentedisponibile alla sua manipolazione. L’in-tervento dell’essere umano sulla naturasi è sempre verificato, ma per molto tem-po ha avuto la caratteristica di accom-pagnare, di assecondare le possibilità of-ferte dalle cose stesse. Si trattava di ri-cevere quello che la realtà naturale da sépermette, come tendendo la mano. Vice-versa, ora ciò che interessa è estrarre tut-to quanto è possibile dalle cose attraversol’imposizione della mano umana, chetende ad ignorare o a dimenticare la re-

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altà stessa di ciò che ha dinanzi. Perquesto l’essere umano e le cose hannocessato di darsi amichevolmente la ma-no, diventando invece dei contendenti.Da qui si passa facilmente all’idea di unacrescita infinita o illimitata, che ha tantoentusiasmato gli economisti, i teorici del-la finanza e della tecnologia. Ciò supponela menzogna circa la disponibilità infi-nita dei beni del pianeta, che conduce a“spremerlo” fino al limite e oltre il limite.Si tratta del falso presupposto che «esisteuna quantità illimitata di energia e dimezzi utilizzabili, che la loro immediatarigenerazione è possibile e che gli effettinegativi delle manipolazioni della naturapossono essere facilmente assorbiti» (n.106).

il problema, continua il documento, è lamentalità tecnocratica dominante che con-cepisce tutta le realtà come un oggetto illi-mitatamente manipolabile. Questo è un ri-duzionismo che coinvolge tutte le dimensio-ni della vita. la tecnologia non è neutrale:opera «scelte attinenti al tipo di vita socialeche si intende sviluppare» (n. 107). il pa-radigma tecnocratico domina anche l’eco-nomia e la politica; in particolare, «l’econo-mia assume ogni sviluppo tecnologico infunzione del profitto. [...] il mercato da soloperò non garantisce lo sviluppo umano in-tegrale e l’inclusione sociale» (n. 109). Fareaffidamento solo sulla tecnica per risolvereogni problema significa «nascondere i verie più profondi problemi del sistema mondia-le» (n. 111), visto «che il progresso dellascienza e della tecnica non equivale al pro-gresso dell’umanità e della storia» (n. 113). appare così come ci sia bisogno di una «co-raggiosa rivoluzione culturale» (n. 114) perrecuperare i valori e la percezione di ciò cheè importante nel processo di trasformazionetecnologica. Quando la tecnologia diventastrumento di attuazione del pensiero unico,

di quello che il pontefice definisce pensierotecnocratico, allora la sua natura si pervertee diviene strumento di disumanizzazione edi distruzione della casa comune saccheg-giandola, danneggiandola irreparabilmentee configurandosi come attuazione efficien-tissima del danno ecologico.

4. SFIDE PER LE COMUNITÀCRISTIANE

la vita delle comunità cristiane è immersain questa nostra epoca tecnologica e inevi-tabilmente interseca le problematiche cheabbiamo analizzato. Ci sembra di poter de-lineare tre livelli di sfida a cui le nostre co-munità sono chiamate a rispondere.in un primo senso, molto generale, l’ecologiaè quella disciplina che studia le relazioni tragli organismi e il loro ambiente naturale, in-teso come l’insieme dei fattori che influisco-no o possono influire sulla vita degli orga-nismi stessi. Questo ci permette di dire in-nanzitutto che, in quanto processo di tra-sformazione del mondo, la tecnologia è in-dissolubilmente legata alla questione ecolo-gica. in altri termini la tecnologia in quantofattore trasformante della natura non saràmai neutrale rispetto alla questione ecologi-ca: la scelta dei mezzi di trasformazione, lapriorità accordata ai fini e le condizioni diquesto sono questioni che devono sempreinterrogare la nostra responsabilità nei con-fronti dell’ambiente e della sopravvivenzadella vita in esso. Come cristiani siamo chia-mati a prendere parte a questo processo didiscernimento orientando, con la luce dellafede, l’azione e lo sviluppo tecnologico versoil bene capito.ad un secondo livello possiamo dire che latecnologia in quanto realizzatrice di artefattiè chiamata a confrontarsi con l’attività tra-

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sformatrice di cui è foriera non soltanto daun punto di vista dei residui di produzione(inquinamento e/o rifiuti) ma anche dal pun-to di vista della produzione stessa (sono fa-mosi, per fare un esempio, i casi delle primecentrali nucleari: il progetto guardava soloalla messa in funzione, una volta arrivatoil tempo della dismissione ci siamo resi contoche i grandi cappelli di acciaio delle vaschedi reazione – larghi 30 metri e spessi 1 eormai contaminati – non potevano esserené tagliati né fusi né trasportati obbligandocia seppellire i reattori nucleari dentro enormibare di cemento armato nel tentativo di con-tenere le radiazioni). le comunità cristianedevono, proprio per la loro natura di comu-nità, proporre pratiche alternative che sianoprofetiche ed efficienti per uno stile di vitaecologicamente sostenibile all’insegna del ri-spetto del creato.infine ad un terzo livello come cristiani dob-biamo guardare alla tecnica come elementoprofondamente positivo: proprio in forza delsuo potere trasformante essa è l’ambito chepuò realizzare quelle trasformazioni che ri-parino ai disequilibri ambientali che mettonoa rischio la vita del nostro pianeta introdu-cendo efficaci buone pratiche ecologiche.

5. CONCLUSIONI NONCONCLUDENTI

siamo consapevoli che quanto delineato nonè che un abbozzo del problema tuttavia ci

interessava sottolineare come il binomioscienza-tecnologia si propone come prota-gonista assoluto del nostro secolo e chiededi poter essere gestito e orientato verso ilbene capito e voluto perché alcune dellegrandi tragedie che hanno accompagnato ilsecolo appena trascorso non si ripetano infuturo. particolarmente delicate appaiano lenuove frontiere tecnico-scientifiche delle bio-tecnologie. da credenti nel confrontarci conla tecnologia dobbiamo ricordare e far nostroquanto benedetto Xvi evidenziava rispettoalla tecnologia:

La tecnica [...] è un fatto profondamenteumano, legato all’autonomia e alla liber-tà dell’uomo. Nella tecnica si esprime esi conferma la signoria dello spirito sullamateria. Lo spirito, «reso così “menoschiavo delle cose, può facilmente elevarsiall’adorazione e alla contemplazione delCreatore”». [...] La tecnica è l’aspettooggettivo dell’agire umano, la cui originee ragion d’essere sta nell’elemento sog-gettivo: l’uomo che opera. Per questo latecnica non è mai solo tecnica. Essa ma-nifesta l’uomo e le sue aspirazioni allosviluppo, esprime la tensione dell’animoumano al graduale superamento di certicondizionamenti materiali. La tecnica,pertanto, si inserisce nel mandato di “col-tivare e custodire la terra” (cfr Gn 2,15),che Dio ha affidato all’uomo e va orien-tata a rafforzare quell’alleanza tra essereumano e ambiente che deve essere spec-chio dell’amore creatore di Dio (Caritasin veritate n. 69).

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1. OLTRE LA CULTURA DELLOSCARTO: IN DIALOGO PER UNANUOVA PROSPERITÀ

il deterioramento del capitale naturale e diquello sociale rendono sempre più evidentigli impatti negativi sulla vita delle personee sulla natura dell’attuale modello di svilup-po e della cultura dello scarto. il grave de-grado ambientale se, da un lato, evidenziail superamento dei limiti di riproducibilitàdegli stock di importanti risorse naturali e lacapacità di assorbire gli inquinamenti pro-dotti dalle società umane innescando pro-cessi di modifica degli equilibri naturali (vediil cambiamento climatico), sul versante so-ciale evidenzia il raggiungimento di limitiqualitativi che hanno a che fare con la qua-lità della vita (esclusione sociale, frammen-tazione, disuguaglianza, violenza, perdita diidentità), cioè con il livello di benessere dellepersone e con la capacità di rigenerare re-lazioni sociali e senso di appartenenza al-l’interno di una comunità. Come ci ricorda papa Francesco “non ci sonodue crisi separate, una ambientale e un’altrasociale, bensì una sola e complessa crisi so-cio-ambientale” (n. 139) la cui gravità sten-ta ancora ad essere compresa a livello poli-tico e sociale. “le previsioni catastroficheormai non si possono più guardare con di-sprezzo e ironia... il ritmo di consumo, dispreco, di alterazione dell’ambiente ha su-perato la possibilità del pianeta... lo stile divita attuale essendo insostenibile, può sfo-ciare solamente in catastrofi come di fatto

sta già avvenendo periodicamente in molteregioni. l’attenuazione degli effetti dell’at-tuale squilibrio dipende da ciò che facciamoora...” (n. 161).in questa prospettiva, la sfida posta da papaFrancesco nell’enciclica laudato si’ (ls) èdi ridefinire l’idea di progresso che è talesolo se migliora in modo integrale la qualitàdella vita delle persone e delle comunità elascia in eredità alla future generazioni unambiente migliore (n. 194).nella ricerca di una nuova prosperità “dob-biamo convincerci che rallentare un determi-nato ritmo di produzione e di consumo puòdare luogo ad un’altra modalità di progressoe di sviluppo (n. 191). non si tratta di “fer-mare irrazionalmente il progresso e lo sviluppoumano”, ma al contrario di “aprire la stradaad opportunità differenti, che non implicanodi fermare la creatività umana e il suo sognodi progresso, ma piuttosto di incanalare taleenergia in modo nuovo” (n. 191).bisogna indirizzare l’intelligenza per costrui-re modalità di sviluppo eque e sostenibili enon per cercare sempre nuove forme di sac-cheggio della natura che rispondono a biso-gni di consumo e a rendite immediate (n.192).serve allora un approccio integrale che favo-risca una sempre più puntuale conoscenzadella natura, dei suoi processi e delle inter-relazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali,presupposto per una maggiore comprensionedella crisi in atto e per elaborare risposte pro-attive volte a correggere le disfunzioni e ledistorsioni del modello di sviluppo attuale.

ECONOMIA, POLITICA E SOCIETÀIN DIALOGO PER LA CURA DELL’AMBIENTE

matteo mascia, Coordinatore Progetto Etica e Politiche Ambientali della FondazioneLanza – Padova

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data l’ampiezza e l’urgenza dei cambiamentiche ci attendono in ambito istituzionale-eco-nomico-sociale-culturale, questi non posso-no realizzarsi se non attraverso la costru-zione di “percorsi di dialogo” aperti, pazientie generosi tra tutti i soggetti della comunitàa livello internazionale, come a livello na-zionale, regionale e locale. il tema del dialogo e del confronto attraversatrasversalmente il testo dell’enciclica per as-sumere una più ampia centralità nel capitolo5° (“alcune linee di orientamento e di azio-ne”), in cui tutti i sotto-capitoli riportano neltitolo sempre la parola “dialogo”. nelle pagineche seguono presentiamo gli aspetti centraliche papa Francesco indica per costruire undialogo attivo e costruttivo tra politica, eco-nomia e società nella cura dell’ambiente.

2. DIALOGO E COOPERAZIONENELLA POLITICAINTERNAZIONALE

un primo fondamentale luogo dove è neces-sario e indifferibile ricostruire un dialogo ef-ficace per contrastare il degrado socio-am-bientale è quello internazionale perché “l’in-terdipendenza ci obbliga a pensare ad un solomondo, ad un progetto comune” (n. 164).papa Francesco non si risparmia nel denun-ciare l’atteggiamento egoistico di molti paesiche, privilegiando i propri interessi nazionali,non consentono ai negoziati internazionali diprogredire nella direzione di una maggior tu-tela del bene comune globale. a 20 annidall’approvazione della Convenzione onu suicambiamenti climatici i progressi per la ridu-zione dei gas serra a livello globale “sono de-plorevolmente molto scarsi” (n. 169), gli stati“soprattutto quelli più potenti ed inquinanti”devono assumersi con onestà e coraggio leproprie responsabilità per una progressiva,

ma rapida, sostituzione delle tecnologie ener-getiche basate sui combustibili fossili. nellostesso tempo, sono chiamati a sostenere epromuovere efficaci politiche di cooperazioneper il trasferimento di tecnologie, assistenzatecnica e risorse finanziarie verso i paesi piùpoveri per consentire loro di sviluppare le po-tenzialità derivanti dallo sfruttamento del-l’energia solare (n. 172).il dialogo tra politica, economia e societàdeve allora andare nella direzione della co-struzione di: “accordi internazionali che sirealizzino”, “quadri regolatori che imponga-no obblighi e che impediscano azioni inac-cettabili” all’interno di un più ampio “accor-do sui regimi di governance per tutta lagamma dei cosiddetti beni comuni globali”(nn. 173/174). una nuova governance necessita però di isti-tuzioni internazionali più forti, autorevoli edimparziali in grado di controllare i poteri deisistemi economico-finanziari transnazionalie verso cui delegare porzioni crescenti di so-vranità che gli stati nazionali stanno comun-que perdendo a seguito dei processi di glo-balizzazione. in questa prospettiva papa,Francesco ripropone la proposta avanzata dagiovanni paolo ii e ripresa da benedetto Xvinella Caritas in veritate di un’autorità poli-tica mondiale per il “governo dell’economiamondiale; per risanare le economie colpitedalla crisi; (...) per realizzare un disarmo in-tegrale, la sicurezza alimentare e la pace; pergarantire la salvaguardia dell’ambiente e perregolamentare i flussi migratori” (n. 175).

3. DIALOGO E TRASPARENZANELLA POLITICA NAZIONALE ELOCALE

nella lotta al degrado socio-ambientale al-trettanto importanti sono le politiche di ri-

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sposta a livello nazionale e locale perché èqui che si devono trovare soluzioni ai pro-blemi ambientali (dall’inquinamento all’usodelle risorse quali l’energia e l’acqua, dallasensibilizzazione all’azione educativa perpromuovere nuovi stili di vita) e sociali (im-migrazione, casa, lavoro, sicurezza, …).perché si possano realizzare reali ed efficaciprocessi di sviluppo sostenibile, bisogna chela politica e l’economia rinuncino all’idea diraggiungere obiettivi immediati alla ricerca,la prima di un facile consenso elettorale so-stenuto “da popolazioni consumiste” e, laseconda, del profitto fine a se stesso chenon tiene conto dei costi sociali e ambientalidell’inquinamento e del consumo di risorsenaturali (n. 178).per invertire la rotta abbiamo bisogno diuno sguardo lungo e di continuità nell’azio-ne politica e amministrativa perché “non sipossono modificare le politiche relative aicambiamenti climatici e alla protezione del-l’ambiente ogni volta cha cambia un gover-no. i risultati richiedono molto tempo e com-portano costi immediati con effetti che nonpotranno essere esibiti nel periodo di vita diun governo” (n. 181). per fare solo qualcheesempio, si pensi alla decarbonizzazione del-l’economia e della società con la progressivasostituzione delle fonti fossili con le energierinnovabili, alla realizzazione di una mobilitàsostenibile con lo spostamento del trasportomerci e passeggeri dalla gomma (auto, tir,autobus) al ferro (treni, metropolitane), allamessa in sicurezza del territorio per rispon-dere al crescente rischio idrogeologico e allemisure di adattamento al cambiamento cli-matico. si pensi ancora al consolidamentoe alla diffusione di strumenti innovativi qualila valutazione ambientale strategica (vas)in ambito urbanistico, la contabilità ambien-tale e l’introduzione dei nuovi indicatori dibenessere per misurare più correttamente il

grado di sviluppo integrale di un paese e diuna comunità, i Green Public Procurement(gpp), per orientare la pubblica amministra-zione verso prodotti e servizi compatibili conl’ambiente e certificati, inserendo criteri eco-logici nei bandi e nelle procedure d’acquistodegli enti pubblici a tutti i livelli di governo. Come sottolinea papa Francesco, “gli sforziper un uso sostenibile delle risorse naturalinon sono una spesa inutile, bensì un inve-stimento che potrà offrire altri benefici eco-nomici a medio termine” (n. 191).a fianco e a sostegno dell’attuazione di po-litiche per la sostenibilità, una fondamentaleazione di contrasto dei danni ambientali ri-chiede una puntuale attività di controllo delpotere politico da parte dei cittadini ai diversilivelli di governo e il loro effettivo coinvol-gimento nelle scelte di sviluppo territoriale(n. 179). le politiche per l’ambiente, e nonsolo quelle, richiedono processi politici tra-sparenti e aperti al dialogo: “bisogna ab-bandonare l’idea di ‘interventi’ sull’ambien-te, per dar luogo a politiche pensate e di-battute da tutte le parti interessate. la par-tecipazione richiede che tutti siano adegua-tamente informati sui diversi aspetti e suivari rischi e possibilità e non si riduce alladecisione iniziale su un progetto, ma implicaanche azioni di controllo e monitoraggio co-stante” (n. 183). viene qui ribadita la cen-tralità del contributo degli attori sociali cheattraverso percorsi partecipativi possonoportare idee, proposte, soluzioni differenti ealternative ed in questo contesto un ruoloprivilegiato deve essere svolto dagli abitanti,da coloro che vivono nel luogo dove si rea-lizzerà quel progetto e/o quell’impianto/in-frastruttura (n. 183). Ciò significa sosteneree promuovere nuove forme di democraziadeliberativa istituendo, o rafforzando dovegià presenti, reali spazi pubblici di coinvol-gimento, confronto, dibattito, co-decisione

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come i Forum multistakeholders, le agen-de21 locali, i bilanci partecipativi, le Con-sensus Conferences, ecc.la cura della casa comune passa dunque at-traverso un dialogo trasparente e un’effet-tiva partecipazione politica dei cittadini edelle comunità locali alle scelte in ambitosocio-ambientale, una questione peraltrocentrale nella realizzazione di uno svilupposostenibile che tiene conto anche del fattoche la promozione della sostenibilità non sibasa su ricette uniformi o su modelli unici,ma dati alcuni principi e criteri comuni ri-chiede di essere calata nelle realtà nazionali,regionali e locali (n. 181).

4. IL CONTRIBUTO DELLECOMUNITÀ CRISTIANE ASOSTEGNO DELLA CURA DELLACASA COMUNE

il ripensamento delle politiche di sviluppo ri-chiede uno sguardo lungo per attuare con con-tinuità concrete e strutturate politiche per lasostenibilità sociale e ambientale. politiche lacui definizione, attuazione e verifica presup-pone un dialogo e un confronto partecipato fraistituzioni, imprese, comunità scientifica e so-cietà civile. si tratta di un percorso fondamen-tale dentro cui le comunità cristiane sono chia-mate a svolgere un ruolo di testimonianza at-tiva: “la gravità della crisi ecologica esige datutti noi di pensare il bene comune e di andareavanti sulla via del dialogo che richiede pa-zienza, ascesi e generosità, ricordando sempreche «la realtà è superiore all’idea»” (n. 201).di seguito proponiamo due ambiti entro cui lenostre comunità possono apportare un contri-buto nella direzione della costruzione di un dia-logo proficuo per la cura della casa comune.il primo è sicuramente rappresentato dal-l’intraprendere una forte azione culturale per

far crescere una nuova coscienza ecologicasecondo un approccio integrato che tengaconto di almeno tre fattori che attraversanotrasversalmente la ls: il riconoscimento del-le strette interrelazioni tra sistemi naturali esistemi sociali, in altre parole tra ecologianaturale ed ecologia umana; la consapevo-lezza del ruolo attivo che ogni persona/co-munità è chiamata a svolgere per superarela cultura dello scarto; la centralità della par-tecipazione nelle scelte politico-economichedi sviluppo di una comunità e di un territo-rio. in questa direzione un apporto fonda-mentale deve venire dalle scuole di forma-zione sociale e politica, attive in molte realtàdiocesane, che con i loro percorsi innervatidai temi della ls possono contribuire allacrescita di una nuova generazione di ammi-nistratori e di cittadini impegnati in politica.un secondo ambito risponde alla necessitàconcreta di prendersi cura dell’ambiente ilche può avvenire in molti modi, qui premesegnalarne almeno due da realizzare in retecon gli altri attori della comunità: prendereposizione e denunciare chi con le proprie scel-te e i propri comportamenti non rispetta lanatura e le sue risorse (abbandono e sversa-mento di rifiuti, costruzioni abusive, impiantiproduttivi inquinanti, abbandono e degradodi aree verdi, ecc.); attivarsi per la cura deibeni comuni del territorio (parco cittadino,area giochi di quartiere, creazione di orti ur-bani in aree di proprietà della chiesa, lottaallo spreco alimentare, ecc.) contribuendo co-sì a costruire relazioni di fiducia e solidarietàe a promuovere nuove forme di convivenzaa livello locale.la responsabilità per la cura nei confrontidel creato rappresenta, dunque, una grandeopportunità per rinnovare l’impegno civiledelle nostre comunità cristiane nella direzio-ne auspicata da papa Francesco di creareuna vera “cittadinanza ecologica”.

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Il lavoro nell’enciclia Laudato si’56

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1. PREMESSA

il tema del lavoro è ampiamente presentenell’enciclica Laudato Si’. i registri con iquali viene presentato sono molteplici; soloin minima parte attengono all’attuale con-flitto ambiente-lavoro di cui si sente parlarenelle cronache quotidiane allorquandoun’impresa inquinante minaccia o impone illicenziamento di un gran numero di lavora-tori. Che le dimensioni siano plurime e va-dano oltre la cronaca non significa che pos-siamo tranquillamente trovare nell’enciclicala panacea del rapporto fra ambiente e la-voro. mostreremo infatti che il lavoro vienedeclinato dal santo padre in almeno tre di-mensioni, ognuna delle quali presenta ‘ten-sioni’ evidenti che richiedono discernimentoe impegno da parte dei cristiani assieme atutte le persone di buona volontà.

2. DIMENSIONI FONDAMENTALIDEL LAVORO

la prima dimensione del lavoro riguarda lacooperazione nella creazione. nel capitolosecondo, il vangelo della creazione, il papamette in luce alcuni punti fondamentali: a)la creazione è più della natura; è un atto diamore di dio verso ogni singola creaturaanche la più piccola (e potremmo aggiungereanche la più fastidiosa come può esserlouna zanzara); b) allo stesso tempo la naturanon è dio e quindi bisogna collocarla cor-rettamente nella sua dimensione materiale;questo è importante rispetto ad alcune ideo-

logie ecologiste moderne che reintroduconosurrettiziamente una sacralizzazione del tut-to, del cosmo o di non meglio precisate in-terdipendenze, di cui l’essere umano è unaparte qualunque; c) l’uomo coopera allacreazione di dio. Questo è il punto che piùci interessa. “dio, che vuole agire con noi econtare sulla nostra collaborazione, è anchein grado di trarre qualcosa di buono dai maliche noi compiamo” (n. 80). Questa cooperazione avviene nel rispettodell’autonomia di ogni creatura – uomo com-preso. Qui il papa usa san tommaso perdire cose molto forti: il maestro costruttoredi navi concede al legno di muoversi da seper prendere la forma della nave. Come adire, dio ha lasciato un segno materiale chesi evolve secondo proprie leggi e al quale siaggiunge l’estro creativo dell’uomo. Controcerto ecologismo anti-umano, qui abbiamoil completo ribaltamento di prospettiva: diopermea le cose e l’azione dell’uomo stessoin modo da rispettare l’autonomia di en-trambe ma anche irrorando una sapienzache permette di ricavare cose belle dalle stor-ture umane. il n. 80 è tutto da leggere nonsolo perché rivaluta l’azione dell’uomo con-tro le ideologie ‘cosmocentriche’, ma ancheperché va contro certi pensatori cristianipre/post-conciliari che criticano l’enciclicadicendo che ha abolito il peccato originale.diremo che l’enciclica non fa sconti a nes-suno e rigetta sia visioni ireniche di completaarmonia uomo-natura sia visioni interne almondo cattolico che prefigurano un uomoforte, che grazie alla sua fede incrollabile siriscatta dal peccato originale. una visioneelitaria, quest’ultima, che non rende appieno

IL LAVORO NELL’ENCICLICA LAUDATO SI’giorgio osti, Università di Trieste

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l’idea meravigliosa dell’uomo umile e im-perfetto cooperante alla vigna del signore. il cooperante con Dio incarna questa primadimensione del lavoro; è anche una figurastorica, se pensiamo alle tante cooperativesparse per il mondo. la seconda dimensione riguarda il lavorosociale, al quale l’enciclica dedica cinque ca-poversi (nn. 124-129) e un titolo ‘la ne-cessità di difendere il lavoro’. papa Francescocita papa benedetto Xvi: si continui a per-seguire quale “priorità l’obiettivo dell’accessoal lavoro per tutti”. la dimensione socialedel lavoro a sua volta è un microcosmo cheriguarda: il diritto al lavoro, il lavoro comevocazione (‘siamo chiamati al lavoro fin dal-la nostra creazione’ capoverso 128) e il la-voro come metodo per dare dignità a tutti,in particolare a quelli che fanno più fatica.il lavoro è sia fonte di capitale sociale cheterapia contro tutte le derive che l’uomo co-nosce. il lavoro, secondo una tradizione cheaffonda le sue radici negli ordini religiosi, èdunque sintesi della dignità individuale e del-la convivenza civile. il n. 129 infine mostrauna tipica angolatura della dottrina socialedella chiesa: priorità del lavoro autonomo,valore dell’imprenditorialità, diversificazioneeconomica, attenzione ad un mercato chesia realmente libero da posizioni oligopolistesia a livello commerciale che finanziario. iltutto rispecchia una visione tradizionale dellachiesa cattolica che non demonizza il mer-cato e allo stesso tempo denuncia con forzatutte le posizioni di privilegio, le rendite pa-rassitarie e la ricerca esasperata del profitto.non ci sono né i toni apocalittici del conflittoirriducibile fra capitale e lavoro né una difesatout court del liberismo. Questa posizionemoderata non piace ai radicali di destra e disinistra, anche se dobbiamo dire che i tonidell’enciclica alla luce delle esperienze disfruttamento dell’america latina, inclinano

decisamente a favore di operai e piccoli pro-duttori. Chi ha conoscenza dei movimentinon può non riconoscere una grande sim-patia per il mondo contadino e artigiano, for-se una visione retrò a fronte dello sviluppoimpetuoso di grandi organizzazioni multina-zionali. ma proprio qui sta la sfida: conciliarela dimensione locale, umana e relazionaledel lavoro con reti internazionali, imperso-nali, altamente digitalizzate. in questi capo-versi vi è poco di ‘ecologico’ se non un vagoriferimento al lavoro inteso anche come con-templazione del creato. la terza dimensione, dopo il lavoro coope-rante e sociale, è quella tecnologica. il nessocon l’ambiente rimane piuttosto implicitonell’enciclica, mentre molto presenti sono iriferimenti alla tecnocrazia. lavoro e tecnicasono uniti dal fatto che la seconda è gene-ralmente considerata lo strumento nobile perlo svolgimento a tutto tondo delle finalitàdel lavoro: produzione di beni, manifesta-zione del genio umano (in tal senso tecnicasi confonde con arte), riduzione della faticadel lavoro. Questo ultimo aspetto così stru-mentale serve a porre il lavoro nella suagiusta luce, l’ambivalenza che deriva dallacacciata dal paradiso terrestre (“Ti guada-gnerai il pane col sudore della tua fronte”,genesi). accanto ai significati nobili del la-voro vi sono quelli prosaici della routine,dello sforzo fisico, dell’usura psico-fisica, al-meno per un certo numero di professioni,dette appunto usuranti. Fin dall’inizio, dun-que l’uomo è condannato a lavorare e cercadi rendere tale condizione meno dura attra-verso apparati tecnici, dapprima sempliciutensili, poi macchine molto sofisticate comei robot (pensando alla fatica fisica) e i com-puter (pensando alla fatica mentale). l’enciclica elogia la tecnica nella sua doppiavalenza di manifestazione del genio umanoe di riscatto dalla fatica. poi però prende un

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tono decisamente negativo denunciando ilsopravvento della tecnocrazia: “il paradigmatecnocratico tende a esercitare il proprio do-minio anche sull’economia e sulla politica”.espressione forte che vale soprattutto per lapolitica, visto che l’economia risulta esserecomplementare alla tecnica. tutto il lavoroè permeato di tecnica, di sapienza del fare,di assemblaggi di competenze e di strumenti.Quindi un giudizio così duro deve esserespiegato. il pontefice si rifà al filosofo ro-mano guardini e ad una corrente di pensieronovecentesca entro la quale poniamo pen-satori cristiani come ellul e illich e la scuoladi Francoforte. “la tecnica ha una tendenzaa far sì che nulla rimanga fuori dalla suaferrea logica” (n. 108). le critiche sono due: per un verso la tecnicaha una tendenza sistemica; ingloba tutto,forma a sua immagine le cose e le persone;in tal senso priva l’uomo della libertà diagire e creare. per un altro verso, la tecnicasottomette ad una razionalità puramentestrumentale, orientata allo scopo diceva maxWeber. Questo tipo di conoscenza praticasoffre di un problema, anche questo messobene in evidenza nell’enciclica (n. 110): èmolto specializzata, per cui non vede le con-nessioni fra ambiti di vita e non coglie il le-game che esiste fra ogni manifestazioneumana – quindi anche lavoro e tecnica – el’etica. Questa, secondo il santo padre, èanche la causa della scarsa lungimiranzanell’affrontare l’ingiustizia ambientale: “laframmentazione del sapere (dominato dallatecnica...) impedisce di individuare vie ade-guate per risolvere i problemi più complessidel mondo attuale, soprattutto quelli del-l’ambiente e dei poveri” (n. 110). non vi sono esempi nell’enciclica per co-gliere in profondità le pesanti critiche allatecnocrazia; pensando al lavoro si potreb-bero citare i call center, nei quali i lavoratori

sono dentro una infernale macchina tele-comunicativa. vi sono poi tutte le attivitàlavorative che implicano il monitoraggiosemplice e passivo di lunghe catene produt-tive. È vero anche che luoghi di lavoro fa-ticosissimi come la miniera, il campo agricoloo l’altoforno sono stati mitigati da robustiapparati tecnici. in taluni casi, la macchinapersonalizzata induce all’autosfruttamento,alla possibilità di lavorare senza sosta anchenegli ambienti familiari. È evidente allorache la tecnocrazia si afferma in presenza didue ingredienti assai antichi: rapporti di la-voro molto squilibrati (sono le relazioni diproduzione di marxiana memoria) e la ten-denza a isolare parti della nostra esistenzache invece sono connesse e si bilanciano avicenda. in fondo, la stessa crisi ambientaleè il prodotto di questo isolamento del fattoretecnico-lavorativo. si lavora per lavorare,per rendere sempre più efficiente il processoproduttivo, sempre più oliato e omnicom-prensivo il sistema economico. Ci si dimen-tica perché si lavora e ci dimentica che lostraordinario sviluppo tecnologico imponeun crescente uso di risorse nonché una cre-scente quantità di scarti non più riciclabili.se la tecnologia nucleare moltiplica migliaiadi volte il lavoro della materia (energia),essa produce anche un rifiuto pericolosissi-mo e irreversibile (scorie nucleari). la criticaprofonda alla tecnocrazia è dunque questa:un processo che una volta avviato, non siferma più, sopravvive al sopraggiungere del-la sua disutilità; chi è dentro non coglie tuttigli effetti secondari che produce e non cogliei nessi con le questioni etiche e sociali.

3. IMPLICAZIONI PASTORALI

i risvolti pastorali pratici del lavoro ecologicosono diversi. nelle nostre comunità così per-

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meate di etica del lavoro si tratta di riscoprirela sua dimensione ecologica più elementare.esso non è tutto; il successo professionalenon può essere assolutizzato; bisogna tro-vare un giusto equilibrio dentro la famiglia(quanto pesa la doppia carriera nelle crisi dicoppia?), dentro la comunità civile (“lavo-rare meno, lavorare tutti” è un vecchio slo-gan ancora attuale in una fase di scarsitàdel lavoro), dentro gli ecosistemi, conside-rando che ogni luogo di lavoro assorbe moltaenergia e produce molti scarti. un’ecologiadei rapporti fra tutti questi ambiti di vita èessenziale. Che fare? mCF-mondo di Comunità e Fa-miglia è un caso interessante di famiglieper l’accoglienza di minori in difficoltà cheseguono regole di sobrietà energetica e ali-mentare. nel movimento vi è anche atten-zione a creare occasioni di lavoro nell’eco-logia: dal riuso-riciclaggio alla bioedilizia,senza trascurare la mobilità che molto im-patta sull’ambiente. gli spazi parrocchialipossono diventare altrettanti laboratori disperimentazione di tecniche eco-compatibilirisparmiatrici di energia. il lavoro però è

ormai globale e le condizioni ecologiche econtrattuali di una giovane filippina impe-gnata in un call center di manila non pos-sono lasciarci indifferenti. su questo le co-munità ecclesiali hanno un vantaggio e unaresponsabilità. un vantaggio perché laChiesa universale permette di collegarci fa-cilmente con lei, una responsabilità, perchéil cambiamento climatico, che là si sentepiù che qui, ci interpella profondamente.

Suggerimenti bibliografici:• della seta roberto – guastini daniele,

Dizionario del pensiero ecologico. Da Pi-tagora ai no-global, Carocci 2007.

• gorz andré, Ecologia e libertà, orthotes2015 (ed. orig. 1977).

• osti giorgio, “Scarsità del lavoro e crisiecologica. L’urgenza di riformulare i no-stri scenari”, in Aggiornamenti Sociali 64(2013/5).

• sarraCino FranCesCo, mondo di Comunitàe Famiglia, Miniguida a un’economia fe-lice, editrice monti 2013.

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1. INTRODUZIONE

leggendo l’enciclica di papa Francesco nonpossiamo che lodare il signore per il conte-nuto di alto livello scientifico ma anche perle implicazioni pratiche e concrete a favoredelle nostre comunità. offre un aiuto ad an-dare oltre una visione semplicistica dell’am-biente e del creato, che tenderebbe a ridurrela creazione di dio ad un argomento ag-giuntivo rispetto ai consueti piani pastoralio programmi annuali.per molti anni forse si è rischiato, nelle no-stre comunità, di relegare il rapporto con lacreazione a qualcosa di periferico rispetto adaltri temi considerati più centrali. Certamente l’apprezzamento per la natura el’ambiente che ci circonda, in alcune occa-sioni particolari come i campi estivi con igiovani, ha elevato alla contemplazione edè stato motivo per cui rendere grazie a dio.ma tutto questo si deve poi necessariamentetradurre in una visione più ampia e più pro-fonda, come richiamato spesso, anche neglianni passati, da parte dei nostri pontefici.basti pensare alle frequenti sottolineature diuna conversione ecologica di san gio-vanni paolo ii1 e al legame con la pace pureevidenziato da benedetto Xvi nel messaggioper la giornata mondiale nel 2010, Se vuoicoltivare la pace, custodisci il creato. lo stesso parlare di ecologia culturale e dellavita quotidiana aiuta a comprendere come

il tema della custodia del creato è alla radicedel nostro stesso essere su questa terra e inparticolare permette di intessere relazioni vi-tali con tutta la creazione. viviamo su un pianeta straordinario che haimpiegato diversi miliardi di anni perché fos-se bello e abitabile. e proprio qui il signoreha scelto di collocarci come suoi preziosi cu-stodi affidandoci il compito di salvaguardareresponsabilmente un’opera altissima.e nel tempo, grazie all’impegno e alla ge-nialità umana, sono nate città, storie, tradi-zioni specifiche in ogni angolo della terra,costituendo un patrimonio ricchissimo e di-versificato. purtroppo però, l’uomo ha abu-sato dei suoi poteri creando contrasti e di-suguaglianze. tuttavia la misericordia di dio invita ancoraa renderci conto, come il figliol prodigo, diquanto ci siamo allontanati dalla meravi-gliosa ricchezza donata inizialmente: “alloraritornò in sé” e a chiedere perdono: “padre,ho peccato verso il Cielo e davanti a te; nonsono più degno di essere chiamato tuo fi-glio”2 e a trovare la strada per porvi in qual-che modo rimedio.siamo chiamati, come ci invita papa Fran-cesco, non tanto a stravolgere l’esistente maa trovare strade nuove, invocando l’azionepotente dello spirito santo che ci guidi al-l’ascolto della volontà di dio, il solo che sasuggerirci azioni concrete e valide. senzatemere di aprire le porte del nostro cuore edella nostra ragione al dialogo con realtà

1 giovanni paolo ii, Udienza Generale, 18 gennaio 2001, n. 4. 2 Lc 15, 17-21.

ECOLOGIA CULTURALEE DELLA VITA QUOTIDIANA

gloria mari, Associazione Nocetum Onlus – Milano

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anche profondamente distanti dal nostropensiero. la stessa occasione dell’esposi-zione universale di quest’anno a milano puòprovocare le nostre comunità a declinare adesempio la parola cibo e nutrimento comeluogo di un confronto aperto. a questo punto potrebbe essere utile sce-gliere alcune “parole chiave” che possanocondurci a cogliere alcuni spunti di appro-fondimento e linee d’azione per le nostrecomunità. Cercando di indicare possibili pro-spettive pastorali che possano sostenerne ilnostro cammino.

2. ABITARE

È una funzione principale3 che ci permettedi cogliere quanto sia importante tutelare illuogo dove viviamo, valorizzandone nonsolo il patrimonio ambientale di cui è costi-tuito, ma anche e soprattutto quello storico,artistico e culturale. tutelandolo dal tenta-tivo di omogenizzarlo ad altri luoghi, ap-piattendo le diversificazioni che lo rendonounico, fosse anche un luogo difficile di pe-riferia. alle volte proprio scoprendo un’an-tica cappella, o una statua o un cippo indi-catore, o un antico sentiero4 o una vecchiafabbrica in cui hanno dato la vita i nostriprogenitori, si possono fare delle scopertemolto interessanti. Che appassionano e fan-no sentire la comunità locale protagonistadi un cambiamento. può essere terreno fa-vorevole per aggregare in rete realtà molte-plici che vanno dalle scuole, alle realtà delterzo settore, alle associazioni, alle istituzio-ni, alle università e altro ancora. scoprendo

così dialoghi proficui anche con cristiani dialtre confessioni che possono portare il lorocontributo, fosse anche quello di una liturgiacondivisa o una camminata ecumenica allascoperta di quanto ci sta intorno. senza tra-scurare le persone anziane che possano rac-contare storie e mostrare foto di luoghi oggiirriconoscibili. pensiamo anche alla viaFrancigena che potrebbe collegarsi a tutti icammini spirituali sparsi per l’italia. tuttoquesto perché l’ambiente che ci circondapossa diventare occasione per gli abitanti –le pietre vive del posto – di essere resi par-tecipi di una svolta costruttiva nel loro viverequotidiano. la “Giornata Mondiale di Pre-ghiera per la cura del creato” del 1° set-tembre di recente indetta da papa Francesco,che va a confermare quella già esistente nel-la Chiesa italiana da 10 anni, può favorirela restituzione di tutto questo in un momentospecifico dell’anno. in qualche modo coin-volgendo anche i più poveri e coloro che ar-rivano da altri paesi e non sanno come rap-portarsi con chi li circonda. anche in questoambito diverse le possibilità offerte comel’avvio di momenti di pulizia comuni chepossono portare a realizzare poi spazi apertia tutti. un esempio sono gli orti condivisi,dove ciascuno può piantare la propria es-senza rendendo più famigliare un luogo, unpaese, una grande città.È importante quindi che queste iniziativepartano dal basso, dall’ascolto della gente,senza imporre niente, favorendo anche mo-menti di preghiera che aiutino a cogliere lavolontà del signore. Quanto si può rivelarepreziosa infatti mettere al primo posto unadimensione contemplativa della nostra vita5!

3 tra l’altro, è anche una delle “cinque vie” proposte dalla traccia di riflessione per il cammino verso il 5°Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015). 4 per un esempio nella diocesi di milano, cf., www.valledeimonaci.org5 C.m. martini - a. sCola - g. sQuinzi - C. sterCal - a. m. tarantola, La dimensione contemplativa della vita,Centro ambrosiano 2013.

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sostenere infatti un “miglioramento integralenella qualità della vita umana” ci porterà anon accontentarci che le situazioni restinosempre le stesse. potremmo renderci contoche l’obiettivo di rendere dignitosi e vivibiligli spazi abitativi per tutti, comporta un di-namismo attivo che sviluppa fantasia e crea-tività. porta anche a evitare considerazionisuperficiali, tanto dannose per le nostre co-munità, con generalizzazioni sterili.nel nostro paese dobbiamo davvero ricono-scere come tanti gruppi e tante persone sianoriusciti a migliorare l’esistenza delle personepiù in difficoltà, fondamentalmente attraver-so relazioni sane che partono da un cuorerinnovato. in questi casi ci si accorge comeabbiamo bisogno gli uni degli altri.Questo porta a sviluppare stili di vita coerentinella quotidianità delle nostre azioni. piccolescelte possono fare la differenza, come evi-tare l’uso eccessivo dell’automobile, e ma-gari trovare la possibilità di condividerla conaltri oppure usare nelle feste stoviglie rea-lizzate con materiale ecocompatibile.semplici idee che non esulano da grandi eimportanti studi che si stanno portandoavanti in tutto il mondo. Ci piace segnalareche proprio in italia negli ultimi anni sonostate compiute ricerche accademiche chehanno affrontato la crisi delle grandi cittàdel 21° secolo in modo multidisciplinare, ar-rivando a chiedere una risoluzione onu6.

3. CORPO

riconoscersi immersi nella creazione di diopermette di considerare il nostro corpo comeil tempio di dio. l’ottica di un’“ecologiaumana” ci spinge ad averne il giusto rispet-

to, ad averne cura perché è dono del signore.laddove, invece, esiste una scarsa conside-razione o un eccesso di valutazione si arrivaa una logica di dominio sul proprio corpoche poi inevitabilmente si ripercuote sulcreato in generale, come riportato benenell’enciclica. tuttavia, il nostro corpo – seè posto nella giusta ed equilibrata conside-razione – permette di entrare in relazionecon l’altro, diventa elemento privilegiato dicomunicazione.allora quale strada percorrere per arrivarci?innanzitutto partire dalla considerazione cheil Verbo ha preso carne in mezzo a noi edè realmente ciò che distingue il nostro esserecristiani da altre fedi.sicuramente la preghiera e la meditazioneci permettono di entrare in contatto con tuttoil nostro essere: anima e corpo, nella sua in-tegralità, diventando uno strumento prezio-so per il nostro rapporto con dio. diventastrategico quindi educare gli altri ed educarenoi stessi a prendere dei tempi preziosi disilenzio e di quiete in cui poterci aprire allapresenza del signore e a permettere che lasua parola risuoni in noi, vivendo il mo-mento presente senza pericolosi balzi inavanti o altrettanto dannosi sguardi al pas-sato. Ci riconosceremo uomini e donne amatida dio nella nostra verità.per favorire questi momenti potremo utiliz-zare tecniche legate al respiro – che tra l’altropossono essere luogo di incontro con altreculture e religioni – ripetendo delle brevi gia-culatorie: Gesù Signore abbi pietà di me.stare lì in silenzio, dove anche la nostra po-sizione può condurci a un’armonia con ilcreato che ci circonda potrebbe rivelarsiquanto mai proficuo per la nostra crescitaspirituale. sempre nell’ottica di una valoriz-

6 Cf., www.fondazionedellarocca.it

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zazione potrebbe rivelarsi utile sviluppareanche espressioni legate alla danza e al mo-vimento nelle nostre liturgie.

4. CIBO

e perché il corpo possa sopravvivere ha bi-sogno di nutrimento.“il cibo e l’azione del nutrire sono per l’uomouno spazio di educazione che è senza para-gone e senza precedenti, vista la forza el’universalità delle dinamiche simboliche at-tivabili ed accese. non c’è cultura che nonabbia elaborato riti, simboli, racconti, calen-dari e regole al riguardo. gli uomini e ledonne, proprio attraverso l’azione del nu-trirsi, hanno imparato a conoscere la loroidentità: il proprio corpo, le relazioni tra diloro e con il mondo, il creato, il tempo e lastoria” leggiamo nel messaggio che la santasede ha diffuso per la sua presenza in eXpo2015: Nutrire il pianeta energia per la vi-ta7.e in un’ecologia culturale e della vita quo-tidiana comprendiamo quanto il cibo possaessere veicolo d’incontro e di conoscenzacon l’altro. ancora prima di eXpo esperienzepositive in questo ambito si sono dimostrateessere ad esempio cene e aperitivi multicul-turali, che hanno consentito di migliorare laconoscenza reciproca tra le diverse etnie pro-muovendo l’integrazione nel tessuto socialecon un duplice vantaggio. da parte dei piùpoveri, spesso stranieri, ha favorito la risco-perta delle proprie radici, l’instaurazione di

rapporti di comprensione e di amicizia conaltri stranieri integrati positivamente in ita-lia, la maturazione di uno spirito di emula-zione (anch’io ce la posso fare!) che hannopoi permesso il positivo inserimento nel tes-suto sociale cittadino. da parte invece deiresidenti italiani hanno suscitato la cono-scenza e l’ammirazione per culture diverseche hanno poi portato all’apertura verso lostraniero, non più percepito con diffidenzao come nemico, ma come persona che haun proprio valore e può offrire il suo con-tributo alla costruzione di una società inte-retnica. tutto questo si contrappone positi-vamente alla cultura dello scarto che, comeil papa afferma: colpisce tanto gli esseriumani esclusi quanto le cose che si trasfor-mano velocemente in spazzatura.inoltre nella nostra tradizione cristiana pos-siamo rivalutare i tempi del digiuno e i tempidella festa. riscoprire la dimensione del di-giuno come luogo in cui potersi fortificare –come fece gesù nel deserto8 – pone nuova-mente la centralità del corpo e dell’animauniti, senza dualismi pericolosi. anche que-sto può rappresentare un luogo di incontrocon confessioni cristiane e persone prove-nienti da altre culture e religioni.

Suggerimenti bibliografici:• ignazio iv, Salvare la creazione, ancora

2001• aa.vv., Vademecum for an urban future.

For Un Resolution, towards a Manual,Fondazione aldo della rocca 2011.

7 Cf., l’intervento dell’arcivescovo angelo scola durante la presentazione dell’enciclica in eXpo il 30 giugno2015: http://www.chiesadimilano.it/expo/eventi/news-eventi/scola-presenta-l-enciclica-di-papa-francesco-con-mentana-martina-palazzani-fratta-pasini-cocconcelli-thorns-1.1118118 Mt 4, 1-ss.

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ecologia urbana64

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1. INTRODUZIONE

l’enciclica Laudato si’ parte dalla consta-tazione che l’ambiente naturale è pieno diferite prodotte dal nostro comportamento ir-responsabile (§ 6). l’inquinamento crescen-te ed in cambiamento climatico sono gli ef-fetti più vistosi di un uso non responsabiledelle risorse naturali (§ 20 e 169).orbene, per ridurre le emissioni di gas cli-malteranti e l’inquinamento urbano, le cittàstanno elaborando programmi di rigenera-zione urbana caratterizzati fa un forte ruolodel verde (contrapposto al grigio del cemen-to): torri vegetali, con essenze rampicantiche scendono dai tetti, balconi/terrazze conorti urbani, corridoi ecologici che colleganoin un sistema verde le foreste urbane, i par-chi pubblici, i giardini privati. si assiste adun crescente processo di sperimentazioneverde nell’urbanistica, che valorizza la bio-massa, che evita la impermeabilizzazionedel suolo, moltiplica la percentuale di spazipubblici verdi rispetto al suolo occupato daimanufatti urbani, ecc.: l’urbanistica tende afondarsi sempre più sulla ecologia urbana.i criteri generali sono rappresentati dal mi-nore consumo di risorse idriche, di risorsenaturali (a cominciare dal suolo), di energieconvenzionali derivanti dal petrolio, da unaorganizzazione complessiva che tende adimitare quella circolare degli ecosistemi na-turali.Quanto sopra è sicuramente necessario. maè anche sufficiente? nel contempo, c’è un altro aspetto della so-cietà del XXi secolo, paradossalmente defi-

nita della comunicazione e della connessio-ne, che è invece sempre più caratterizzatadalla in-comunicabilità e dalla solitudine,dall’isolamento crescente. si tratta dellamancanza di relazioni interpersonali, chenon solo è fonte di malessere sociale, di de-coesione e frammentazione /marginalità so-ciale, ma anche di danni alla stessa salute.l’enciclica dedica molti paragrafi alla ecolo-gia urbana, cioè alla relazione tra organismiviventi ed ambiente, ed in particolare alleinterdipendenze tra assetto fisico/spaziale ecomportamenti umani (§ 44,46,150), non-ché al “valore delle relazioni” (§ 119), sot-tolineando innanzitutto che la crisi ambien-tale e la crisi sociale sono strettamente in-terdipendenti: combattere l’una senza l’altraè una impresa senza possibilità di successo.si parte dal riconoscimento dell’attuale qua-dro di degrado urbano (§ 44 e 49) che rendeinvivibili, insalubri, inquinate e frammentatesocialmente molte città. in particolare, simette in evidenza come la sensazione disradicamento, perdita di identità, soffoca-mento si combatte sviluppando relazioni divicinanza, legami di appartenenza e convi-venza: insomma, promuovendo la nascitadi comunità, per quanto più possibile crea-tive, e non solo realizzando ripiantumazionio restauri di monumenti. il recupero dellastessa dimensione estetica, cioè, della bel-lezza nella città contemporanea, è propostain una prospettiva multidimensionale, es-sendo la bellezza non solo quella che carat-terizza il patrimonio artistico/culturale (§143) ovvero gli spazi pubblici che mettonoin relazione i diversi soggetti, ma più in ge-nerale il risultato percepito della armonia

ECOLOGIA URBANAluigi Fusco girard, Università degli studi “Federico II” di Napoli

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ecosistemica (§ 150). la bellezza è integra-zione delle differenze (§ 152). la bellezzaè interpretata come fondata sulla qualità del-la vita, come strutturante un ambiente di fi-ducia e reciprocità.

2. COSA FARE?

difronte a questo quadro, nell’enciclica c’èun ripetuto invito a un “cambio di rotta”(§163).le azioni proposte si possono riassumerenei seguenti punti:1) invito alla partecipazione di tutti i citta-

dini: in generale, per controllare il poterepolitico ed evitare i danni ambientali; inparticolare per collaborare a identificaretutti gli impatti (ambientali, sociali, eco-nomici) dei progetti di trasformazione,per dedurre se, in che misura e per chitali trasformazioni rappresentano un benecomune (§ 179,181-185, 232), cioè unreciproco beneficio.

2) sollecitazione alla gestione di progetti diconservazione e valorizzazione di benicomuni, quali il paesaggio, la piazza, imonumenti ecc., sviluppando così nuoverelazioni e nuovi legami sociali (§ 232).

3) invito alla diffusione di un diverso stiledi vita, meno consumistico (§ 203, 204)e frenetico (§ 225) e più caratterizzatodalla sobrietà, semplicità, umiltà, sensodel limite (§ 220), senso di responsabilità(§ 229).

4) superamento della cultura dell’iper-indi-vidualismo (antropocentrismo deviato, §22), caratterizzata dalla indifferenza ver-so il noi/voi e l’ecosistema, da un prag-matismo utilitarista, dalla razionalitàesclusivamente strumentale incapace diriconoscere il valore intrinseco delle cose,in nome di una cultura della comunione

universale e della fratellanza, dei legamicon tutti gli esseri viventi, promuovendoreti comunitarie e cooperative (§ 219,220).

5) promozione della cultura del riutilizzo,riuso, riciclo delle risorse (§ 192).

6) Contributo a costruire una economia ur-bana de-carbonizzata, fondata cioè sulleenergie rinnovabili e sul la circolarizza-zione dei processi (§ 180), imitandol’economia della natura.

Qui ci si vuole soffermare su alcune di questeprospettive specifiche, e cioè in particolare: a) sulla prospettiva culturale, ovvero su

un diverso rapporto natura/cultura, ca-pace di stimolare una visione del mondoattenta al bene comune ed all’interessegenerale, alle interdipendenze sistemiche,alla responsabilità sociale/comu ni ta -ria/eco logica che può fare resistenza alcambiamento climatico ed alla crisi am-bientale;

b) sul contributo da dare alla costru -zione/ricostruzione degli spazi pub-blici (visti come il luogo dove le relazioniumane diventano più dense e quindi dovesi realizza il progetto di città, che è ca-ratterizzato dalla capacità di vivere insie-me), per ridurre l’esclusione sociale;

c) sul contributo alla diffusione della bel-lezza nella città (§ 143, 215-232).

a) Circa la prima prospettiva, occorre ricor-dare che a partire dalla dichiarazione diHangzhou (2013) – sotto gli auspici del-l’unesCo fino al recentissimo summit dibilbao “Culture 21” (2015) ed agli stessi re-centi obiettivi strategici dei prossimi quindianni proposti dalle nazioni unite per la nuo-va agenda di sviluppo sostenibile – la di-mensione culturale (come memoria, creati-vità, diversità, conoscenza) è riconosciuta

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come fondamentale per la costruzione diuno sviluppo più desiderabile e sostenibile.in effetti, la cultura influenza la compren-sione stessa dell’ambiente in cui si vive, equindi configura le relazioni/interazioni conesso, il modo con cui lo spazio è modi fi ca -to/costruito. essa aiuta nella riduzione dellapovertà e nel promuovere inclusione sociale.inoltre, rappresenta il fondamento delle(vecchie e nuove) strategia di sviluppo eco-nomico (cf., amartya sen).innanzitutto, si tratta di promuovere un mo-do di pensare ecologico (la conversione eco-logica) a partire dall’allargamento/arricchi-mento della nostra visione del mondo, allaluce del fascio di interdipendenze che leganoogni cosa a tutte le altre. Ciò significa con-vincersi che siamo inseriti in una realtà ca-ratterizzata da crescenti interdipendenze, cherichiedono una visione sistemica nell’agire,e che questa visione sistemica si allarga atutta la creazione, cioè al cosmo stesso. sia-mo l’unico pianeta (per quanto fin qui noto)su cui si è sviluppata la vita. ma siamo an-che la prima generazione che può immagi-nare di distruggere la vita della specie uma-na, negando un futuro alle future genera-zioni. non si tratta dunque solo di re-imma-ginare la relazione tra la terra finita (e sem-pre più piccola rispetto ai bisogni di una po-polazione crescente) rispetto alla infinità delcosmo, recuperando la percezione del sensodi infinito (che è ormai diventata estraneanella vita quotidiana e nella nostra cultura),ma di recuperare un senso, un significato aquesta nostra presenza di fronte alla im-mensità del cosmo che la scienza da qualchedecennio ci propone. una cultura della re-sponsabilità: abbiamo un ruolo sulla terrache si esprime nella responsabilità verso tut-te le forme di vita e di trasmettere alle ge-nerazioni future il dono che ci è stato con-segnato dalle precedenti generazioni. l’ana-

lisi scientifica dovrebbe dunque intrecciarsicon la riflessione filosofica, integrando lastoria della terra nel cosmo con la storiadell’umanità. la sfida educativa per la for-mazione delle coscienze alla quale si è ri-chiamati non riguarda solo la scuola, maanche la famiglia, i mass media e lo stessoassociazionismo ecclesiale, che appare an-cora poco sensibile a riconoscere che la sal-vaguardia della creazione è parte dell’impe-gno cristiano.si tratta insomma di contribuire alla rigene-razione culturale delle città, senza la qualeogni strategia rigenerativa è destinata al-l’insuccesso.Contribuire alla rigenerazione urbana signi-fica dunque contribuire a promuovere siner-gie e capacità cooperative/collaborative, nonseparando, dividendo, frammentando, mamettendo in relazione di complementaritàtutti gli elementi che compongono la realtàurbana, valorizzando tutte le differenze edintegrandole creativamente in una prospet-tiva sistemica.occorre acquisire consapevolezza del fun-zionamento degli ecosistemi naturali, carat-terizzati da processi circolari, dove ogni ri-fiuto diventa risorsa per altre specie, e dovequindi ogni elemento è ri-usato, ri-generato.Questo funzionamento circolare è la garan-zia della salute ecosistemica, e quindi dellastessa salute umana.

b) il contributo alla rigenerazione urbanadegli spazi pubblici, per ridurre la frammen-tazione sociale, creare inclusione e comuni-tà.Come è ben noto, la rigenerazione significarigenerazione della vita sociale, economica,culturale, e cioè delle relazioni sociali, eco-nomiche, culturali.gli spazi pubblici urbani, cioè, quegli ele-menti che fanno “speciale” una città, che

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connotano la sua identità, sono uno stru-mento essenziale di tale processo rigenera-tivo. gli spazi pubblici della città (piazze,monumenti, paesaggi, ecc.) da mantenere,gestire, conservare, valorizzare, riqualificare,progettare sono l’elemento attraverso il qua-le si possono migliorare le condizioni di vitadegli abitanti. infatti, essi contribuiscono amigliorare la coesione sociale, perché pro-muovono un senso di co-appartenenza, diorgoglio ecc., oltre a rappresentare un luogoconcreto di incontro tra soggetti diversi, dovesi scambiano informazioni, esperienze, co-noscenze, emozioni, valutazioni, ecc. essipromuovono l’identità comune, a partire dal-la celebrazione della memoria sistemica. inessi “si sentono” le radici della città, la suastoria comune. d’altra parte, essendo fruibilisenza l’uso dell’auto, contribuiscono al mi-glioramento delle condizioni ambientali, ri-ducendo il rischi di morbilità per gli abitanti,conseguenti alla riduzione dei livelli di in-quinamnto e rilascio di gas climalteranti.inoltre, a causa della loro elevata qualità vi-sivo/percettiva, essi diventano dei magneticapaci di attrarre nuove attività ed investi-menti, determinano altresì dei plusvalori im-mobiliari, che contribuiscono alla produtti-vità economica della città.tutte le città stanno predisponendo seri pro-grammi di valorizzazione degli spazi pub-blici, intorno ai quali realizzare processi dirigenerazione fondati su nuove “centralità”attraverso il piano urbanistico, facendo di-ventare tali spazi pubblici dei catalizzatoridi relazioni, che possono trasformarsi in le-gami e quindi in nuove catene di valore. ilpatrimonio culturale, di cui è così ricco il no-stro paese, è un ottimo esempio di bene co-mune che rappresenta un punto di ingressoper una partecipazione diffusa alla scelte cir-ca la sua valorizzazione e gestione. esistonobuone pratiche che evidenziano come da es-

so, sulla base del principio di sussidiarietà,sono scaturite delle micro-comunità di con-servazione e gestione, capaci di contribuirealla inclusione/coesione sociale, con positiveconseguenze sia sul miglioramento dellaqualità della vita, che sulla capacità di at-trazione di nuove attività e soprattutto sullacapacità di trasmissione di valori da una ge-nerazione all’altra. sempre più l’attività dipianificazione urbana/territoriale sarà bari-centrata sulla dimensione culturale e pae-saggistica, e la valutazione di impatto cul-turale è destinata a diventare altrettanto ri-levante della valutazione di impatto ambien-tale nelle scelte urbanistiche. Ciò richiedeuna sempre più attenta partecipazione degliabitanti e delle loro associazioni alle nuovearene partecipative (cf.: agenda locale 21per la Cultura, Forum deliberativi perma-nenti, bilancio partecipativo, ecc.), che an-drebbe accuratamente programmata e pre-parata, perché la costruzione di un futurodesiderabile non è questione tecnica, ma so-prattutto culturale/sociale.

c) la bellezza rappresenta una caratteristicadegli spazi pubblici “attraenti”. sono qui in-fatti localizzati i beni architetto nici/arti sti -ci/storici più significativi della città, cioè ilsuo patrimonio culturale materiale. Questabellezza crea emozione, attenzione, cura, ri-spetto, e soprattutto moltiplica i benefici tan-gibili ed intangibili. molto spesso la rigene-razione di questi spazi pubblici vede un in-treccio con le attività artistiche e creative.l’arte (che è un prodotto della cultura) hainfatti la capacità di mettere in relazione, diconnettere, di collegare elementi ed aspettiche in generale sono considerati distinti eseparati. per esempio, l’arte collega la cadu-cità con l’immortalità, la natura con l’artifi-cio, ecc. essa contribuisce a rendere la cittàpiù inclusiva, oltre che più attraente. la rete

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di relazioni collaborative/cooperative attivatedalla produzione artistica rappresenta un ul-teriore elemento che può produrre nuove ca-tene di valore, come molte buone pratichedimostrano (evidenziando che cooperare èconveniente economicamente).anche alla luce dei nuovi orientamentidell’unione europea e dell’unesCo, è pro-babile che si assisterà presto ad una vivacepolitica di conservazione integrata del patri-monio/paesaggio culturale urbano. inoltre,considerando quanta parte del patrimonioculturale in italia è ecclesiale, sembra op-portuno organizzare per tempo le modalitàcon cui si potrà prendere parte attiva a taleprocesso, senza restare semplici spettatori,legando la dimensione estetica con quellasociale e con quella civile, attraverso specificilaboratori di estetica civile.

3. CONCLUSIONI

le prospettive di azione sopra proposte simuovono tutte nella direzione di apportareun contributo al processo di umanizzazionedelle città (§ 141). più precisamente, essecontribuiscono alla promozione di un nuovoparadigma urbano, fondato sulla promozio-ne dell’uomo. la città diventa una incuba-trice di relazioni/sinergie/legami/simbiosi: lacittà delle sinergie e delle simbiosi è la smartcity da realizzare. ogni abitante diventa par-te attiva (ovvero “agente”) del processo dicambiamento verso un futuro più desidera-bile, senza aspettare l’intervento dall’alto,ma sulla base del principio di sussidiarietà,

con processi di autogoverno, autogestione.C’è una chiara dimensione etica (redistribu-tiva) in questa strategia dell’umanizzazione(fondata sul riconoscimento dei diritti umanidi ogni persona, la responsabilità nei con-fronti degli altri, dei soggetti marginali edelle generazioni future, la capacità di va-lorizzare le differenze, trasformandole incomplementarità, la capacità di co-evoluzio-ne della città – intesa come organismo vi-vente – con il sistema naturale, l’importanzadel pathos, e non solo del logos – come in-segna l’esperienza di san Francesco di as-sisi, di madre teresa di Calcutta, ecc.), percostruire comunità di comunità tra loro in-terdipendenti, non solo per ridurre la fram-mentazione sociale, ma per favorire mag-giore inclusione e coesione, oltre a migliorarela produttività complessiva del sistema, per-ché essa pone al centro l’essere umano nellaprospettiva relazionale, con tutti i suoi bi-sogni (dalla salute al lavoro, all’abitazione,ai servizi, ecc.) e non l’economia o la tec-nologia o i bio-ecosistemi naturali, affinchési migliorino le condizioni di vita per tutti,e non per alcune élites.la cultura rappresenta il cuore stesso dellarigenerazione urbana. la scala umana dello sviluppo urbano è fon-data su alcuni principi o valori fondamentali: – l’apertura relazionale io/noi/terra/Cosmo;– la fiducia nelle potenzialità creative di ogni

persona;– l’importanza della memoria del sistema

urbano per costruire futuro a medio e lun-go termine.

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1. CONVERSIONE ECOLOGICA

l’esigenza di una conversione ecologicaviene richiesta più volte dall’enciclica Lau-dato si’, addirittura globale, se si vuole cu-stodire la casa comune che è “come una so-rella, con la quale condividiamo l’esistenza,e come una bella madre che ci accoglie trale sue braccia” (n. 1).ma cosa significa concretamente conversio-ne ecologica? si tratta di diventare tutti am-bientalisti? oppure ridurre la conversione aldiscorso “verde”?papa Francesco ci aiuta a capire bene qualiimplicazioni ha la conversione ecologica nel-la vita della gente e delle nostre comunitàcristiane. per questo, sottolinea che ci vuoleuna spiritualità ecologica (n. 216) che riescaad alimentare una vera passione per la curadel mondo.secondo Laudato si’, la conversione ecolo-gica è riscoprire e far propria la voca-zione di essere custodi dell’opera di Dioche è il Creato: “vivere la vocazione di es-sere custodi dell’opera di dio è parte essen-ziale di un’esistenza virtuosa, non costitui-sce qualcosa di opzionale e nemmeno unaspetto secondario dell’esperienza cristiana”(n. 217). È doveroso, quindi, far cogliere che il creatonon significa solamente ambiente, ossia unarealtà ridotta alle piante, fiori, prati, collinee montagne, ma è tutta la creazione di diocon tutte le sue creature, compresa l’umanitàcon i suoi popoli. per questo, l’enciclica faemergere i due grandi clamori del creato: ilgrido della terra e il grido dei poveri.

sollecitandoci fortemente ad ascoltarli: “maoggi non possiamo fare a meno di ricono-scere che un vero approccio ecologico di-venta sempre un approccio sociale, che deveintegrare la giustizia nelle discussioni sul-l’ambiente, per ascoltare tanto il grido dellaterra quanto il grido dei poveri” (n. 49).Questi due clamori sono molto importantiper le nostre comunità cristiane, le qualinon devono allontanarli, insabbiarli, o ad-dirittura zittirli. ma sono chiamate ad farlientrare nella vita comunitaria, fino a per-cepire la portata evangelica che essi con-tengono, così come faceva gesù. egli sifermava ad ascoltare i clamori degli inermie poveri del suo tempo, i quali lo provoca-vano a manifestare l’amore e la tenerezzadel padre, fino a dichiarare con fermezza:“misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt12,7)sono questi clamori che – vibrando profon-damente dentro di noi – ci fanno vivere unaesperienza mistica,mediante l’azione dellospirito di dio che ci parla profondamente eche ci spinge al cambiamento, così comel’esperienza dei discepoli di emmaus (lc,24,13-35): “infatti non sarà possibile impe-gnarsi in cose grandi soltanto con delle dot-trine, senza una mistica che ci animi, senzaqualche movente interiore che dà impulso,motiva, incoraggia e dà senso all’azione per-sonale e comunitaria” (n. 216).le comunità cristiane che non si educanoad ascoltare questi clamori rischiano di fareindottrinamento, senza far fare un’esperien-za forte a livello spirituale che conduca adun cambiamento dal di dentro.la conversione ecologica, secondo Laudato

CONVERSIONE ECOLOGICA E STILI DI VITApadre adriano sella, Coordinatore della rete interdiocesana dei ‘nuovi stili di vita’ – Padova

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si’, deve far riscoprire tre grandi dimen-sioni della vita cristiana:1. riconoscere che tutto è un dono dell’amo-

re del padre (n. 220) e che “tutto l’uni-verso materiale è un linguaggio dell’amo-re di dio, del suo affetto smisurato pernoi” (n. 84), recuperando così la logicadel dono e della gratuità, e superandoquella del profitto e dell’efficientismo, ri-conoscendo e rendendo palpabile l’amoredel padre che è presente nel creato;

2. percepire la stupenda comunione univer-sale, dove tutto è in relazione ed è con-nesso, come i legami con i quali il padreci ha unito alle altre creature (n. 92 e220): “non può essere autentico un sen-timento di intima unione con gli altri es-seri della natura, se nello stesso temponel cuore non c’è tenerezza, compassionee preoccupazione per gli esseri umani (n.91). la relazione d’amore è parte costi-tutiva della vita cosmica e quindi di ogniessere vivente. Con altre parole, siamofatti per relazionarci con tenerezza e com-passione, tendendo verso gli altri e versoil Creatore (dimensione trascendentale).siamo chiamati quindi a vivere questarelazionalità intrisa di amore;

3. sviluppare la propria creatività e viverecon entusiasmo per risolvere i drammidel mondo (n. 220), senza rassegnarcima tirando fuori il meglio di noi stessiper poter individuare nuovi cammini emettere in atto alternative, accendendola speranza del nuovo.

2. NUOVI STILI DI VITA

Laudato si’ ci fa capire bene che la chiavefondamentale per la cura e la custodiadi questa casa comune è lo stile di vita.infatti, secondo l’enciclica, quello attuale è

insostenibile e genera degrado socio-am-bientale, umano e spirituale: “le previsionicatastrofiche ormai non si possono più guar-dare con disprezzo e ironia. potremmo la-sciare alle prossime generazioni troppe ma-cerie, deserti e sporcizia. il ritmo di consumo,di spreco e di alterazione dell’ambiente hasuperato le possibilità del pianeta, in manie-ra tale che lo stile di vita attuale, essendoinsostenibile, può sfociare solamente in ca-tastrofi, come di fatto sta già avvenendo pe-riodicamente in diverse regioni” (n. 161).si tratta, quindi, di una questione di stiledi vita. ecco perché papa Francesco, findall’inizio dell’enciclica, sostiene l’importan-za di cambiare gli stili di vita. già nel numero5, citando papa giovanni paolo ii, lo invoca:“ogni aspirazione a curare e migliorare ilmondo richiede di cambiare profondamentegli «stili di vita, i modelli di produzione e diconsumo, le strutture consolidate di potereche oggi reggono le società»”.lo ribadisce subito dopo: “l’umanità è chia-mata a prendere coscienza della necessità dicambiamenti di stili di vita, di produzione edi consumo, per combattere questo riscal-damento o, almeno, le cause umane che loproducono o lo accentuano” (n. 23). il richiamo esplicito agli stili di vita è pre-sente ben 20 volte nell’enciclica, dall’iniziofino alla fine: 7 volte si riferisce alla que-stione degli stili di vita, per 3 volte c’è la ri-chiesta di cambiare gli stili di vita, mentresono 10 le volte che si esigono nuovi stilidi vita. inoltre, 22 volte vengono utilizzatisinonimi per indicare nuovi stili di vita: buo-ne pratiche (4 volte), nuove strade (3), altrimodi di intendere e vivere (4), sviluppi po-sitivi e sostenibili (1), nuove e buone abi-tudini (5); nuovi comportamenti (4), cam-biamenti (1). mentre altre 14 volte si fa ri-ferimento alla questione di cattive pratiche(2), di abitudini (4), di comportamenti (8).

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Questa piccola analisi fa emergere che l’en-ciclica invoca per ben 35 volte l’esigenza dinuovi stili di vita e per altre 21 volte si ponela questione degli stili di vita. inoltre, biso-gna aggiungere gli esempi concreti di nuovepratiche riportati dall’enciclica, che sonomolte per dare concretezza e per far capireche il cambiamento è possibile ed è già inatto. La sfida educativa è dunque accompa-gnare le persone al cambiamento delleproprie abitudini, pratiche, comportamenti,modi e stili di vita, in modo che la cura e lacustodia possano diventare possibili, quoti-diane e concrete. non è sufficiente informa-re, ma bisogna condurre ad una trasforma-zione personale, sottolinea Laudato si’ alnumero 211, a partire da piccole azioni quo-tidiane che devono essere mosse da moti-vazioni profonde fino a dar forma ad unnuovo stile di vita, il quale può arrivare adun atto di amore che esprime la propria di-gnità e che conduce ad una maggiore pro-fondità esistenziale.Questo cambiamento degli stili di vita a par-tire dal quotidiano è quello che conducead “una cittadinanza ecologica” e che puòfar una pressione positiva ed efficace sulpotere politico, economico e sociale. infatti,l’enciclica riporta al n. 206 l’esempio deiconsumatori responsabili che mediante laloro spesa giusta, etica e solidale riescono amodificare il comportamento delle imprese.Laudato si’ ci ricorda quindi la responsabilitàsociale dei consumatori, anche per poter su-perare il consumismo ossessivo, messo sottoaccusa più volte dall’enciclica (nn. 203,204, 222), che provoca soltanto violenza edistruzione reciproca e che viene alimentatodal vuoto interiore delle persone: “più il cuo-re della persona è vuoto, più ha bisogno dioggetti da comprare, possedere e consuma-re” (n. 204).

un’altra richiesta importante è la conver-sione comunitaria per poter incidere sulcambiamento delle istituzioni, passando dal-le iniziative personali per arrivare ad unaunione di forze e di condivisione di saperi,facendo un’esperienza comunitaria nel tes-sere legami di convivenza e di reciprocità dicambiamenti: “la conversione ecologica chesi richiede per creare un dinamismo di cam-biamento duraturo è anche una conversionecomunitaria” (n. 219). Laudato si’ utilizzaanche l’espressione “salvezza comunitaria”(n. 149) per rafforzare l’importanza di que-sto livello che genera azioni creative per mi-gliorare il creato e che si concretizzano informe di cooperazione e di organizzazionecomunitaria (n. 180), fino ad arrivare aduno stile di vita che diventa capacità di vi-vere insieme e di comunione per una fra-ternità universale (n. 228).sono vari gli ambiti educativi che devonoimpegnarsi: la scuola, la famiglia, i mezzi dicomunicazione, la catechesi. la famiglia pe-rò ha un’importanza centrale, secondo l’en-ciclica, perché è proprio lì dove si coltivanole prime abitudini di amore e di cura per lavita (n. 213). pure la Chiesa, oltre alle altreistituzioni, ha un compito importante per laformazione delle coscienze: “Compete anchealla Chiesa. tutte le comunità cristiane han-no un ruolo importante da compiere in que-sta educazione. spero altresì che nei nostriseminari e nelle case religiose di formazionesi educhi ad una austerità responsabile, allacontemplazione riconoscente del mondo, allacura per la fragilità dei poveri e dell’ambien-te” (n. 214).infine, vorrei riportare un’azione comunita-ria che ha una grande capacità di salvezza,sottolineata dall’enciclica al n. 215: educareal bello, ossia far fare esperienza della bel-lezza del creato. Quando si educa a fermarsiper ammirare, gustare ed apprezzare il bello,

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s’innesta dentro alla persona un dinamismovitale che la conduce allo stupore e a per-cepire la tenerezza e l’amore del Creatorenella bellezza dell’universo che la circonda.Questa esperienza conduce a generare nuovistili di vita perché ci porta fuori dalla logicastrumentale che fa diventare il creato un og-getto di uso e abuso, e ci porta in profonditàdella vita dove la bellezza ci parla del dono,ci fa cogliere le parole d’amore di cui la na-tura è piena e ci fa sentire la tenerezza diquesto padre che tanto ci ama (nn. 222-225). per far fare l’esperienza del bello bisognarecuperare una felice sobrietà che ci con-duce a saper gustare le piccole cose e vivereil momento presente in profondità, senzaperdersi in tante necessità e consumi che cistordiscono, ma sviluppare quell’atteggia-mento del cuore che ci rende disponibili allemolteplici possibilità che la vita ci offre (nn.223-226). la sobrietà felice ci fa cogliereche “meno è di più” e ci conduce a liberarcidall’ormai tanto superfluo e riscoprire l’es-senziale per vivere bene: “infatti il costantecumulo di possibilità di consumare distrae ilcuore e impedisce ad apprezzare ogni cosae ogni momento” (n. 222).

3. IL CAMBIAMENTO DAL BASSOCHE VALORIZZA IL QUOTIDIANOPER CAMBIARE IL MONDO

il cambiamento dei nostri modi di vivere èsaldamente richiesto da Laudato si’ come lachiave fondamentale per poter aver cura ecustodia del giardino del mondo. bisognavalorizzare il quotidiano, dove si possonogenerare tante nuove pratiche e comporta-menti a km.0, senza pensare a cose straor-dinarie, lontane o impossibili. per questo,l’enciclica fa tanti esempi concreti di gruppi,

associazioni e movimenti che fanno cosebelle nel loro quotidiano e a partire dal bas-so. È impressionante questa concretezza,contenuta nell’enciclica, che conduce le per-sone a dire: “ma allora si può fare e sipuò cambiare”. diventando così luce suipassi di tanta gente che è ferma, stanca erassegnata, riportandola ad alzarsi e a cam-minare per trovare sempre nuove stra-de.infine, una sottolineatura molto importantedi Laudato si’ è la valorizzazione nel quo-tidiano dei piccoli gesti e delle nuovepratiche che possono perfino cambiare ilmondo: “non bisogna pensare che questisforzi non cambieranno il mondo. tali azionidiffondono un bene nella società che sempreproduce frutti al di là di quanto si possaconstatare, perché provocano in seno a que-sta terra un bene che tende sempre a dif-fondersi, a volte invisibilmente” (n. 212).

4. SINTETICAMENTE: RICADUTESULLA VITA DELLE COMUNITÀCRISTIANE

le comunità cristiane dovrebbero far propriequeste auspicabili prospettive pastorali:1. aiutare ad ascoltare i due clamori del crea-

to: il grido della terra e quello dei poveri;2. far prendere coscienza della necessità di

cambiare gli stili di vita per poter custo-dire il giardino del mondo;

3. accompagnare le persone al cambiamentodei propri stili di vita nel far cogliere letante possibilità concrete a partire dalquotidiano e dal basso;

4. educare ad una felice sobrietà per risco-prire l’essenziale della vita, senza più per-dersi nel superfluo e in un consumismoossessivo, ma che “meno è di più” perpoter gustare le cose semplici della vita;

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5. far fare molte esperienze comunitarie delbello nel fermarsi a gustare, apprezzaree assaporare la bellezza che ci circondamediante un creato che ci parla conti-nuamente della tenerezza e dell’amoredel Creatore;

6. mettere in atto una conversione ecologicanel riscoprire e far propria la vocazionedi essere custodi dell’opera di dio, viven-dola secondo le tre grandi dimensioni del-la vita cristiana (riportate sopra);

7. far cogliere che il bene e l’amore avrannosempre il primato sul male, anche quandosembra tutto perduto, in modo che i cri-stiani da rassegnati possano alzarsi inpiedi per essere i risorti di oggi;

8. aiutare a riscoprire che tutto è connessoe che siamo chiamati a vivere una rela-zione intrisa di amore per aver cura dellacasa comune, tendendo verso gli altri everso il Creatore.

Suggerimenti bibliografici:• battistella giulio, Pastorale e nuovi stili

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una antifona della liturgia delle ore che lacomunità monastica ogni giorno celebra, co-sì recita: Dal sorgere del sole sino al suo tramon-to sia lodato il nome del Signore (dalsalmo 112). Che forma deve avere nell’oggi della storiaquesta lode? non è forse il rispondere, nelladimensione concreta del nostro vivere – ov-vero con la nostra modalità di “abitare laterra” e di produrre e consumare e di viverele relazioni con l’altro e con “le cose” – allaconvocazione del dio Creatore di tutte le co-se, affinché ritorniamo a re-incontrare il vol-to del Creatore nel creato? scriveva simone Weil che il sorriso di gesùrisplende nelle bellezze della terra. ma chene abbiamo fatto delle cose “buone e belle”che il Creatore ci ha consegnato? Che ne ab-biamo fatto del sorriso di dio?provengo da una comunità monastica chesegue la regola di san benedetto, regola co-munemente nota dell’ora et labora, e mipiace in proposito ricordare l’incipit di taleregola, che è un invito a ritornare a re-in-contrare il volto del dio creatore: “ascolta,figlio mio, gli insegnamenti del maestro eapri docilmente il tuo cuore; accogli volen-tieri i consigli ispirati dal suo amore paternoe mettili in pratica con impegno, in modoche tu possa tornare attraverso la solerziadell’obbedienza a Colui dal quale ti sei al-lontanato per l’ignavia della disobbedienza”(dal prologo, regola di s. benedetto, 1-2).Questo “allontanamento” ha portato alla co-struzione dei “territori della dissomiglianzada dio” in cui proliferano molteplici “inequi-

tà”, molteplici “sfregi all’ordine delle cose”che il dio creatore ha generato. l’evangelista luca ci ricorda: “che giovaall’uomo guadagnare il mondo intero, se poiperde se stesso?” (Lc 9, 25) Certo l’uomoha “guadagnato” il mondo ma forse lo staperdendo nella cecità della sua bramosia chepreclude un futuro. il volto dell’uomo e dellaterra sono stati sfigurati; e la terra e l’uomodell’oggi sono nella sofferenza!papa Francesco con la sua enciclica Laudatosi’ si è fatto interprete di questa sofferenza,della sofferenza degli uomini e della terra…ascoltando anche la “sofferenza di dio”,sempre alla ricerca di un amico umano che“collabori” alla sua continua opera di crea-zione e la custodisca.anche dalle parole di tale enciclica, nuovo“Cantico” per l’uomo contemporaneo, siamotutti convocati ora a ricostruire il volto sfi-gurato dell’uomo ed a curare le ferite cheabbiamo apportato alla terra che ci ospita. papa Francesco ci ha ricordato che l’uomonon è “al centro del mondo”, attorno al qua-le tutto deve essere strumentalmente riferito,ma deve imparare “a vivere con”, inte-grandosi con la natura di cui deve farsi ca-rico e nella comunità delle co-creature cheabitano quel villaggio globale che è la nostraterra.permettetemi di citare brevemente il teologomoltmann che così afferma circa “il postodell’uomo” nell’ordine del creato: “gli uomi-ni, nella loro peculiarità, nella loro destina-zione e nella loro speranza di vita, sono unaparte della natura. dunque essi non sono alcentro del mondo, ma per sopravvivere sidevono integrare nella natura della terra e

UNA SPIRITUALITÀ ECOLOGICAfra roberto lanzi, Comunità monastica di Siloe

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nella comunità delle co-creature con cui vi-vono”. in altre parole devono imparare, gliuomini, a relazionarsi con tutte le forme dialterità da sé, create da dio padre.Questa modalità di percepirsi nell’ordine deltutto con-creato è fondamentale per evitaredi scadere in logiche impositive dell’autore-ferenzialità umana, in logiche arroganti (dichi cioè si arroga il criterio all’agire a pre-scindere dal contesto di cui fa parte) cheportano ad un uso scriteriato dei beni dellaterra, salvo poi lamentarsi d’innanzi a criti-cità ambientali che per l’appunto mettonoin crisi il nostro scriteriato stile di vita. l’autoreferenzialità, ovvero l’essere autocen-trati, porta inevitabilmente ad avere un rap-porto solo strumentale con gli altri che mistanno accanto e con la natura… un rapporto“usa e getta” che tutto usa, dai beni materialiagli affetti e persino le relazioni umane.se appare evidente che i tempi reclamanouna nuova modalità dell’operare dell’uomo,non si può non partire dalla urgenza della“rigenerazione dell’uomo”, affinché diventi“capace di operare” per esercitare la sua fun-zione nel creato e con il creato; per “operarela giustizia”.per tutti è venuto il tempo di rispondere aquesta voce del papa con il proprio specifico“eccomi!”.ma la “cura e custodia del creato” non puòdarsi se i custodi non sono “costituiti”, anzise l’uomo non è rinnovato, non è rigeneratodallo spirito. Certo, le conoscenze del mondo delle tecno-scienze possono darci gli “strumenti” indi-spensabili all’operare, ma occorre che gli“strumenti” siano “governati” da uomini cheabbiano la consapevolezza del bene comu-ne; la consapevolezza di quanto è conve-niente alla natura umana e utile all’umanoconsorzio. le tecnologie, in quanto strumen-ti dell’operare dell’uomo e del suo “rappor-

tarsi” con la natura e l’ambiente, non sonomai – dico una ovvietà – neutrali rispettoalla questione ecologica.Come monaco, in un monastero che seguela regola di s. benedetto, mi permetto diportare una testimonianza circa un percorsodi rigenerazione dell’umano:- attraverso “la via” della accoglienza e del-l’ascolto, della partecipazione e accompa-gnamento spirituale delle persone alla ricercadi un aiuto per riorientare a dio la loro vita; - attraverso il farsi grembo, la comunità, diun percorso che implica il vivere una “eco-logia dei rapporti umani”, che nel rispet-tare le alterità ne denudi anche le “defor-mazioni” che le acque di siloe – metaforadelle acque battesimali – dovranno purificareper restituire all’uomo il suo vero volto iden-titario attraverso l’azione dello spirito “chesempre riplasma e ricrea”. una Comunità, quindi, quale ambito rela-zionale per “coltivare l’umano” aiutandol’altro a ri-trovarsi nella autenticità. la co-noscenza di sé è uno dei tratti caratteristicidella spiritualità monastica che vede nellainteriorità la dimensione costitutiva del-l’esperienza di fede. interiorità che significa:– liberarsi dalle artificiose sovrastrutture;– sfuggire dalla tirannia della superficialità

e dell’apparenza; – passare dal superfluo alla sobrietà anzi

all’essenziale e passare dalle molte voci(proprie della babele del mondo) all’uber-toso silenzio da cui solo può scaturire lavita fecondata dallo spirito;

– diventare capaci di vigilanza e discerni-mento per vivere in pienezza ogni mo-mento e non subire passivamente gli even-ti, ascoltando la voce dello spirito che parlaai nostri cuori.

Forse niente è più controcorrente di tuttoquesto rispetto a ciò che ordinariamente si

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vive, nella dimenticanza di sé, abbagliati damolti miraggi e sedotti da innumerevoli si-rene. ma molte persone che raggiungono ilmonastero ci confermano che c’è una veranostalgia di autenticità e un grande deside-rio, spesso confuso e indistinto, di ri-trovarsie rivedere completamente i propri criteri divalutazione della vita ed il proprio stile divita.avere “occhi nuovi” (purificati!) dunque,per riconoscere il Creatore nel creato e cosipoter assumere (cito la parte conclusiva dellaenciclica Laudato si’) “gli impegni verso ilcreato che il vangelo di gesù ci propone”(n. 246).ma questo percorso umano avviene a siloein un contesto di vita concreta di cui abbia-mo voluto farci carico, per testimoniare unanuova modalità “dell’abitare la terra”; delprodurre, del consumare ed usare i beni chela provvidenza ha messo a nostra disposi-zione. Cosicché, dovendo la nostra Comunitàprovvedere alla costruzione di un nuovocomplesso monastico, abbiamo voluto adot-tare i criteri costruttivi della bioarchitet tu -ra/architettura sostenibile, con l’impiego del-le “buone pratiche” costruttive che le tecni-che innovative oggi pure ci permettono diusare e l’utilizzo delle fonti energetiche rin-novabili. e così anche nella conduzione dei terreniagricoli abbiamo voluto attenerci ai criteridella agricoltura biologica, della agricolturanon intensiva, ma mettendo in atto rotazioniagrarie compatibili con il fabbisogno di ri-generazione “naturale” della fertilità dei ter-reni. non è questo un ambito tecnico per cui sof-fermarci su tali modalità di uso dei terrenio del costruire, ma voglio dire che è proprionelle modalità tecniche del produrre, costrui-re e utilizzare le risorse e consumare gli stes-si beni prodotti, che “testimoniamo chi sia-

mo”; che testimoniamo che tipo di respon-sabilità ci assumiamo circa “l’impronta eco-logica ambientale” e, vorrei dire anche –passatemi questo termine inusuale – chetipo di “impronta relazionale umana” deter-miniamo. in quest’anno in cui la Chiesa cattolica chia-ma in modo particolare i consacrati a “sve-gliare il mondo”:– che implica il saper vedere il mondo e ri-

conoscerne le sue intrinseche complessità; – che implica il saper “vegliare” ovvero lo“stare con” e “sporcarsi le mani con”,accompagnando il farsi del nuovo anche,come scrive papa Francesco nella sua ul-tima enciclica: esercitando “una sana pres-sione su coloro che detengono il potere po-litico, economico e sociale” (n. 206);

– che implica il saper essere segno profeticoanche con la testimonianza “controcor-rente” di uno stile di vita capace di tesserenuove relazionalità umane (la vita di con-divisione con i fratelli) e nuove modalitàdi vivere il apporto con ciò che papa Fran-cesco non ha esitato a chiamare “la nostramadre terra” costruendo quindi un Habitat“dal volto umano”,

la nostra Comunità di siloe, con il suo voltospecifico di chiesa, vuole dare il proprio con-tributo alla custodia e cura del creato e adaccendere la speranza in tanti che ancoraosano sperare in un futuro possibile nel qua-le dobbiamo credere e per il quale dobbiamospenderci. siamo consapevoli che un complessivo di-verso modo di “abitare la terra” non può es-sere lasciato all’eroico volontarismo di sin-gole persone “illuminate”. tuttavia gli esem-pi di buone pratiche alternative sono impor-tanti e vanno costruiti nei territori perchéqueste realtà, con la loro testimonianza delpossibile, diventano “fiaccole di speranza”di cui oggi c’è bisogno.

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il monaco innografo del monte athos, ghe-rasimos, più di 25 anni fa, nel comporre unsuo inno al creato, concludeva il “rituale disupplica al dio amico degli uomini e salva-tore nostro gesù Cristo per l’ambiente na-turale e la prosperità di tutta la creazione”con questa invocazione: “Tu che un tempo hai dato un fondamentoalla informe massa della terra e hai distesoi cieli, fa che diventiamo capaci di custodirenella armonia l’insieme dell’ universo e dipreservare incontaminato ogni elemento del-la creazione. Tu con sapienza ordine e ar-

monia hai stabilito per tutti leggi e normeimmutabili, per custodire noi, la tua creaturaregale: mantienile stabili, signore, al riparoda ogni attività, alterazione e distruzioneche possa corromperle, quale custode, pro-tettore e redentore dell’universo, custodendoimmobile la potenza coesiva che è in esse”. Questa invocazione, insieme al “nuovo can-tico” per l’uomo contemporaneo – LaudatoSi’, di papa Francesco – possa risuonare nel-le scelte comportamentali degli “uomini dibuona volontà” chiamati ad operare in que-sto tempo storico.

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Lode, testimonianza, educazione. Cura della casa comune78

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È un canto, l’enciclica. una lode a dio e alle sue creature. È un mondo e racconta di popoli in cammino. È un’invocazione e una preghiera. “dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli ab-bandonati e i dimenticati di questa terra. ri-sana la nostra vita, affinché non deprediamoil mondo, affinché seminiamo bellezza e noninquinamento e distruzione (…) insegnacia scoprire il valore di ogni cosa, a contem-plarla con stupore” (n. 246).l’enciclica è un percorso educativo per cu-stodire la casa comune.È conversione. per rinnovare l’umano.È generosità e tenerezza per proteggere ilmondo che dio ci ha affidato, insieme atutte le creature. laudato si’, camminiamo cantando! laudato si’ è scelta di un nuovo linguaggio.Permesso, scusa, grazie.laudato si’ è responsabilità verso la terra,oppressa e devastata.laudato si’. perché niente di questo mondoci è indifferente!laudato si’ per aver cura della fragilità. ilnostro stesso corpo è costituito dagli ele-menti del pianeta e il cuore umano è feritodal peccato che si manifesta anche nei sin-tomi di malattia che avvertiamo nel suolo,nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. laudato si’ come pellegrinaggio per custo-dire la Terrasanta di Dio.

laudato si’ come vocazione umana. “Cu-stodiamo Cristo nella nostra vita, per custo-dire gli altri, per custodire il creato!”1.grazie Francesco d’assisi per il tuo Canticodelle creature così profondo da attraversarei secoli.grazie Chiesa italiana che 10 anni fa haivoluto la giornata nazionale per la custodiadel creato, e il gruppo di lavoro su questatema costituito dall’ufficio nazionale per iproblemi sociali e il lavoro della Conferenzaepiscopale, per far crescere nelle nostre co-munità il desiderio di bellezza, di dialogoecumenico, di lotta contro l’abuso dei benidi dio, di comunione e di speranza.grazie papa Francesco per l’enciclica appas-sionata che ci hai donato sulla nostra casacomune che è il creato, che è anche comeuna sorella e come una madre bella che ciaccoglie tra le sue braccia.grazie al magistero della Chiesa, al Concilioe alla sua dottrina sociale per il richiamo co-stante al dialogo nella politica internaziona-le, per eliminare le cause strutturali delle di-sfunzioni nell’economia mondiale, per cor-reggere i modelli di crescita incapaci di ga-rantire la pace, la giustizia e il rispetto del-l’ambiente.grazie ai movimenti popolari, alle organiz-zazioni e a innumerevoli studiosi e centri diricerca che hanno contribuito alla coscienzasulle questioni ambientali e prodotto una

1 FranCesCo, Omelia per l’inizio del ministero petrino, 19 marzo 2013.

LODE, TESTIMONIANZA, EDUCAZIONE. CURA DELLA CASA COMUNE

pierluigi malavasi, Direttore Alta Scuola per l’Ambiente, Università Cattolica del Sacro Cuore – Brescia

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Lode, testimonianza, educazione. Cura della casa comune 79

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preziosa riflessione per affrontare il degradoe agire per un cambio di rotta. grazie all’università Cattolica del sacro Cuo-re, a lorenzo ornaghi che fortemente havoluto istituire un’alta scuola per l’ambien-te multidisciplinare e al rettore Franco anelliche ne sostiene l’esigenza. l’alta scuola ambisce ad essere una fron-tiera della ricerca scientifica dove l’economiae la politica, la pedagogia e la sociologia, lescienze fisiche e biologiche, gli studiosi e glistudenti si confrontano e si aiutano a capirela complessità delle questioni ambientali.esperienza quella dell’alta scuola per ela-borare linee di orientamento e azione dovela ricerca si intreccia ai problemi che la realtàci chiede di affrontare sui temi del lavoro edegli stili di vita, dell’acqua e dell’energia,del cibo, della città e della pastorale dellacustodia del creato, della salute e del viveresostenibile tra green marketing e fund rai-sing. la consulenza a enti, associazioni,parrocchie e imprese alimenta la formazionein un circuito fecondo di ricerca e progetta-zione. grazie a Caterina, Cristian, Cristina, elena,elisa, emanuele, Floriana, matteo, orietta,patrizia, teresa, sara, simona, serena, ri-cercatori, dottori e dottorandi di ricerca del-l’alta scuola e ai professori del suo Comitato

di gestione stefano, roberto, pier sandro,giovanni, luigi, alfredo, ilaria e alessandra. grazie ai 300 studenti di ogni età e diversipaesi che in questi anni hanno seguito icorsi di perfezionamento e i master. donacisignore una nuova saggezza ecologica.nel videomessaggio con cui si è aperto expo,papa Francesco si rivolge a ciascuno di noicosì: “donaci di aver cura di ogni persona,con amore, specialmente di coloro che sonopiù fragili e che spesso sono nella periferiadel nostro cuore (…) vorrei che ogni personache passerà a visitare l’expo di milano, at-traversando i meravigliosi padiglioni, possapercepire la presenza di quei volti. una pre-senza nascosta, ma che in realtà dev’esserela vera protagonista dell’evento”. È il para-dosso dell’abbondanza e i problemi principalisono proprio legati alla cultura dello scarto:c’è cibo per tutti gli abitanti della terra malo spreco e le disuguaglianze socioeconomi-che richiedono di rigenerare la fraternità. tut-to parte da lì: dalla percezione dei volti. “il signore ci doni, lui che è amore, la veraenergia per la vita: l’amore per condividereil pane, il nostro pane quotidiano, in pace efraternità. e che non manchi il pane e la di-gnità del lavoro ad ogni uomo e donna”.il signore ci aiuti, nel praticare uno sviluppoequo e sostenibile, a fare la sua volontà.

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Percorsi pedagogici. Educare all’alleanza fra l’umanità e l’ambiente80

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alla diffusa preoccupazione per la salva-guardia dell’ambiente naturale oggi la Chiesaè chiamata a rispondere nel profondo dellescelte dottrinali e pastorali.papa Francesco è chiaro quando afferma che“alla politica e alle varie associazioni com-pete uno sforzo di formazione delle coscien-ze. Compete anche alla Chiesa. tutte le co-munità cristiane hanno un ruolo importanteda compiere in questa educazione. spero al-tresì che nei nostri seminari e nelle case re-ligiose di formazione si educhi ad una au-sterità responsabile, alla contemplazione ri-conoscente del mondo, alla cura per la fra-gilità dei poveri e dell’ambiente” (n. 214). tutti siamo chiamati (vocati) a vivere l’eco-logia integrale, assumendoci responsabilitàed impegno, ciascuno in base alla propriacondizione sociale e professionale, contri-buendo con creatività e entusiasmo ad af-frontare i drammi del mondo. papa Francescoci ricorda che “non tutti sono chiamati a la-vorare in maniera diretta nella politica, main seno alla società fiorisce una innumerevolevarietà di associazioni che intervengono afavore del bene comune, difendendo l’am-biente naturale e urbano” (n. 232). la Chiesa non ha competenza specifica peroffrire soluzioni globali alle varie questioniambientali, ma attraverso la sua missioneevangelizzatrice può contribuire alla forma-zione di coscienze credenti sensibili alla que-

stione della custodia del creato. Questo im-plica anche far conoscere le buone praticheche hanno concretizzato i principii dell’in-segnamento sociale della Chiesa1 sulla curadella casa comune. amare qualcuno è volere il suo bene e ado-perarsi efficacemente per esso. accanto albene individuale, c’è un bene legato al vi-vere sociale delle persone: il bene comune.È il bene di quel “noi-tutti”, formato da in-dividui, famiglie e gruppi intermedi che co-stituiscono le comunità. volere il “bene co-mune” e adoperarsi per esso è “esigenza digiustizia e carità” ci ricorda la dottrina socialedella Chiesa.Camminare sulle strade dell’umanità di ognitempo: questa è la missione della Chiesa,che trova nell’annuncio del vangelo con iproblemi sempre nuovi da affrontare il suoscopo, esaminando “la conformità o diffor-mità con le linee dell’insegnamento e sullasua vocazione terrena e insieme trascen-dente; per orientare, quindi, il comporta-mento cristiano”2.attingendo da molteplici esperienze che ri-conduce ad unità, al centro dell’enciclica viè l’originaria vocazione al dialogo “con glialtri e con dio stesso”.“non si tratta tanto di parlare di idee” (n.216), ma è una fraternità che si fa in opere,nel segno di un’antropologia fondata sullacomune responsabilità verso un mondo

1 Cf., pontiFiCio Consiglio della giustizia e della paCe, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, libreriaeditrice vaticana 2004.2 giovanni paolo ii, enc. Sollicitudo rei socialis, 30 dicembre 1987, n. 41.

PERCORSI PEDAGOGICI. EDUCAREALL’ALLEANZA TRA L’UMANITÀ E L’AMBIENTECaterina Calabria, Coordinatrice area Custodia del creato, Alta Scuola per l’Ambiente,

Università Cattolica del Sacro Cuore – Brescia

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Percorsi pedagogici. Educare all’alleanza fra l’umanità e l’ambiente 81

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aperto e in continua evoluzione. “la capa-cità di riflessione, il ragionamento, la crea-tività, l’interpretazione, l’elaborazione arti-stica ed altre capacità originali mostrano unasingolarità dell’essere umano” (n. 81) cheè il primo e l’ultimo testo ecologico con cuiaffrontare le gravi emergenze attuali.Laudato si’ offre alcune indicazioni con ri-ferimento alla tradizione dei movimenti chehanno elaborato la cultura ecologica degliultimi decenni. essa non può essere ridottaa “una serie di risposte urgenti e parziali aiproblemi” (n. 111) che si presentano riguar-do al degrado ambientale, all’esaurimentodelle riserve naturali e all’inquinamento. de-ve costituire:– uno sguardo diverso, capace di cogliere la

meraviglia dettata dallo spettacolo della vi-ta e dalle cose l’uomo, può, sull’esempiodi san Francesco d’assisi, divenire nuova-mente fonte del sapere e plasmare un rin-novato rapporto tra comunità umana edambiente. lo “stupore contemplativo” perla multiforme varietà e la luminosa bellezzadella natura richiama l’origine del saperee ancor oggi può suscitare una problema-tizzazione radicale della crisi ecologica edel primato della persona nel mondo;

– un pensiero, la capacità di stupore che con-duce alla profondità della vita (n. 225) ali-menta la ricerca autonoma e interdiscipli-nare che possono apportare contributi peruno sviluppo sostenibile e integrale;

– una politica, con una visione ampia e conun nuovo approccio integrale (n. 197), in-cludendo in un dialogo interdisciplinare idiversi aspetti della crisi, attenta a coniu-gare istanze locali ed internazionali;

– un programma educativo, atto a costruireun’arte di vivere insieme che rispetti l’alle-anza tra l’essere umano e la natura, qualericonoscimento del dono gratuito di dio;“l’attuale congiuntura economico-finanziariasollecita la pedagogia a riflettere sul rapportotra educabilità e ricerca del benessere”3;

– uno stile di vita, la conversione ecologicariflette un rinnovamento profondo deglistili di vita4, una formazione della coscien-za ecologica degli uomini e delle donne,affinché si superi l’egoismo collettivo e lamancanza di rispetto per la natura; facendoappello a quei valori etici condivisibili uni-versalmente che richiamano la pace e ilrapporto ordinato tra gli uomini e con l’in-tero creato;

– una spiritualità, capace di promuoverel’apprezzamento e la gratitudine per quan-to ci è stato donato, orientando a goderedei beni della creazione. “l’ideale non èsolo passare dall’esteriorità all’interioritàper scoprire l’azione di dio nell’anima,ma anche arrivare a incontrarlo in tuttele cose” (n. 233), su questa via alcunisanti mistici (san Francesco, san giovan-ni della Croce, san bonaventura, santateresa di lisieux) offrono testimonianzevive, così come la Chiesa attraverso la li-turgia ed i sacramenti indica come la na-tura viene assunta da dio e trasformatain mediazione della vita soprannaturale.

la fede nella creazione della Chiesa è parteintegrante dell’azione messianica di Cristo.incarnandosi egli ha rinnovato la creazione,a noi il compito di continuare e coltivarequesta alleanza tra creature e con dio, nellanostra vita quotidiana.

3 a. visCHi, Riflessione pedagogica e culture d’impresa: tra progettualità formativa e responsabilità sociale,vita e pensiero 2011, p. 9.4 Cf., s. bornatiCi, Tra riflessione pedagogica e green marketing. Educazione, consumi, sostenibilità, vita epensiero 2012.

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Turismo e custodia del creato82

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C’è una affermazione di papa Francesco nel-la Laudato si’ ripresa anche nel messaggiodel Pontificio Consiglio dei migranti e degliitineranti per la giornata mondiale del tu-rismo 2015 in questo modo: «Compito dellaChiesa è anche educare a vivere il tempo li-bero. il santo padre ci ricorda che “la spi-ritualità cristiana integra il valore del ri-poso e della festa. L’essere umano tende aridurre il riposo contemplativo all’ambitodello sterile e dell’inutile, dimenticando checosì si toglie all’opera che si compie la cosapiù importante: il suo significato. Siamochiamati a includere nel nostro operare unadimensione ricettiva e gratuita, che è di-versa da una semplice inattività (Laudatosi’, n. 237)”»1. il turismo ha superato il mi-liardo di arrivi e cresce ancora anche se ilfenomeno è in continua mutazione tanto damodificare l’esperienza del viaggio, le moti-vazioni e i bisogni del turista post-moderno.e la Chiesa è attenta a comprendere questomutamento. Ha a cuore l’uomo. e tutto quel-lo che riguarda l’uomo è oggetto della suaattenzione. guarda all’uomo viator, noma-de, che viaggia, che si fa pellegrino e credeche possa “avere di più per essere di più”,per diventare più uomo. il vangelo è peraiutare l’uomo ad essere veramente uomo.il vangelo è la verità globale dell’uomo: “Chisegue Cristo l’uomo perfetto diviene lui purepiù uomo”2. la pastorale del turismo quindi,

spinge a “capire il turismo”, a discernere inesso ciò che giova all’uomo, ad educare alturismo, all’arte di viaggiare, visitare ed an-che accogliere, a dare senso al viaggio peruna fruizione degna dell’uomo e del cristia-no; accoglie chi fa turismo sia nel tempo or-dinario del lavoro che nel tempo straordina-rio della vacanza trovando modalità e stru-menti idonei; fa proposte radicate nel terri-torio partecipando al variegato mondo turi-stico; privilegia l’evangelizzazione con ade-guate forme di presenza, testimonianza e didiaconia. ma quale turismo? il turismo so-stenibile. la Laudato si’ di papa Francescooffre delle vere e proprie linee guida ancheal mondo del turismo. ed è partendo dalledomande che lo stesso papa si pone: “Chetipo di mondo desideriamo trasmettere a co-loro che verranno dopo di noi, ai bambiniche stanno crescendo? a che scopo passia-mo da questo mondo? per quale fine siamovenuti in questa vita? per che scopo lavo-riamo e lottiamo? perché questa terra ha bi-sogno di noi?” (n. 160), che possiamo com-prendere in che senso il turismo può contri-buire a salvaguardare o a distruggere la no-stra “casa comune”. Come scriveva il papaemerito benedetto Xi, il turismo “può costi-tuire un notevole fattore di sviluppo econo-mico e di crescita culturale, ma può trasfor-marsi in occasione di sfruttamento e di de-grado morale”3.

1 pontiFiCio Consiglio per la Cura pastorale dei migranti e degli itineranti, Messaggio per la Giornata Mondialedel Turismo 2015, 24 giugno 2015, n. 7. 2 ConCilio vatiCano ii, Cost. past. Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, n. 42. 3 benedetto Xvi, enc. Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 61.

TURISMO E CUSTODIA DEL CREATOmons. mario lusek, Direttore Ufficio Nazionale CEI per la pastorale del tempo libero,

turismo e sport

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Turismo e custodia del creato 83

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1. LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Quando per la prima volta il concetto di“sviluppo sostenibile” entrò nel linguaggiocomune, venne sintetizzato nei famosi duepilastri: soddisfare i bisogni delle generazionipresenti senza compromettere le future. taleconcetto tentava di conciliare problematichecomplesse: come rendere compatibili le ra-gioni della tutela del creato, della sua custo-dia, con quelle dell’economia, del mercato.l’umanità aveva manifestato una “voracità”incredibile riuscendo a consumare nella se-conda metà del secolo scorso tante risorsequante i precedenti secoli della storia. e generando squilibri non più sopportabili:l’effetto serra, la deforestazione, la progres-siva scomparsa della biodiversità, la deser-tificazione, la contaminazione dell’aria, delsuolo, delle acque, compresi gli oceani e pa-pa Francesco vi aggiunge il “deterioramentodella qualità della vita umana e la degrada-zione sociale” (cap. i, parte iv). l’idolatriadel mercato, il consumismo sfrenato e senzalimiti, la distruzione dell’ambiente sono “ma-li”, “peccati” sociali riparabili soltanto usan-do in modo equo e sostenibile le risorse an-cora disponibili. “non ci sono due crisi se-parate, una ambientale e un’altra sociale,bensì una solo e complessa crisi socio-am-bientale. le direttrici per la soluzione richie-dono un approccio integrale per combatterela povertà, per restituire la dignità agli esclu-si e nello stesso tempo prendersi cura dellanatura” (n. 139). ne deriva un nuovo ap-proccio alla gestione della “madre terra” chepunta sulla lotta alla povertà, al sottosvi-luppo e al miglioramento della vita per tutti.lo “sviluppo sostenibile” si costruisce su di-

versi ambiti: non solo economico, ma so-prattutto sociale, culturale, ambientale, sa-nitario, tecnologico. per la verità, papa Fran-cesco nell’enciclica invita a “cambiare il mo-dello di sviluppo globale”, a “ridefinire ilprogresso”, perché dice: “il discorso dellacrescita sostenibile diventa spesso un diver-sivo e un mezzo di giustificazione che as-sorbe valori del discorso ecologista all’inter-no della logica della finanza e della tecno-crazia, e la responsabilità sociale e ambien-tale delle imprese si riduce per lo più ad unaserie di azione di marketing e di immagine”(n. 194). È una spallata forte, molto forteallo stesso concetto di sviluppo sostenibile.

2. LA SOSTENIBILITÀ NELTURISMO

l’articolo 3 del Codice mondiale di etica delturismo è dedicato al turismo quale fattoredi sviluppo sostenibile e incomincia cosi:“tutti i responsabili dello sviluppo turisticodovranno salvaguardare l’ambiente e le ri-sorse naturali, con la prospettiva di una cre-scita economica sana, continua e sostenibile,tale da soddisfare in modo equo le necessitàe le aspirazioni delle generazioni presenti efuture”. sulla tipologia del turista post-mo-derno le ricerche e le analisi offrono un qua-dro di una sua maggiore consapevolezza,responsabilità e percezione di una crescentesostenibilità. il turista che vive da “estraneo”o da “consumatore” nella realtà che visitasta tramontando e stanno emergendo nuovibisogni: di autorealizzazione, d’identità, diimmersione nella realtà, di protagonismo.vuole coinvolgersi ed esige qualità4. ma non

4 Cf., regione Campania, Turisti in Campania, ottobre 2008.

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è mosso solo dalla qualità, ma anche dalleemozioni, sensazioni che l’esperienza diviaggio, di vacanza, di immersione nelle bel-lezze e nella cultura locale provocano in lui:e ciò a tutti i livelli, dal turismo balneare, alnaturalistico, al religioso5. anche nel turismovige la regola dell’equilibrio delle 3E: eco-logia, economia, equità. È un turismo cheha come principio cardine quello di soddi-sfare i bisogni economici, sociali, estetici delviaggiatore preservando e tutelando l’inte-grità, l’equilibrio, la struttura dei territoripuntando sul miglioramento della qualitàdella vita. sono molte le problematiche con-nesse alla sostenibilità nel turismo ricondu-cibili a tre filoni:

ambientale– l’uso eccessivo e non responsabile del-

l’acqua;– lo sfruttamento del territorio (a livello ur-

banistico, di impatto ambientale, di di-struzione della biodiversità) in modo im-proprio;

– inquinamento atmosferico, acustico;– degrado del paesaggio;– uso spropositato delle risorse naturali non

rinnovabili ed eccesivo consumo di ener-gia;

– scarso ritorno economico alla comunitàlocale (specialmente nel terzo mondo);

– l’eccessiva produzione di rifiuti e suosmaltimento;

– sovraffollamento;

sociale– perdita dell’identità culturale;– mercificazione dei prodotti culturali e ar-

tistici;

– interazione tra turisti ed ospiti superficialeo inesistente;

– turismo sessuale e sfruttamento dei mi-nori;

– sfruttamento sul lavoro, micro e macrocriminalità;

– eccessiva diffusione di modelli consumi-stici;

economico– deboli e insufficienti ritorni economici e

pessima distribuzione del reddito;– eccessiva importazione di beni di consumo

dai paesi generatori di flussi;– scarsi effetti occupazionali sulla popola-

zione locale.

3. EDUCARE AL TURISMOSOSTENIBILE

le istituzione educative sono investite ancheloro del compito di educare alla sostenibilitàe nel nostro caso al “turismo sostenibile”.Famiglia, scuola, chiesa, organizzazioni diturismo sociale, solidale e sostenibile hannotutte una loro specifica responsabilità. il tu-rismo scolastico, il turismo religioso, il turi-smo culturale, il turismo sociale e associatopossono sensibilizzare e formare il nomadedi questo nostro tempo su alcune frontiere:• La lotta all’inquinamento turistico: puòsembrare provocatoria questa affermazione,ma il turismo, come già detto, è fattore in-quinante quando agisce sul sistema in ma-niera predatoria, considerando eternamentesfruttabili quei beni essenziali per il turismo,quali il paesaggio, le tradizioni, il folklore;quando rifiuta vincoli, limiti, responsabilità

5 Cf., regione puglia, rapporto unioncamere.

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nell’approccio con i territori; quando contri-buisce alla perdita di originalità, specificità,identità, qualità dei luoghi con effetti deleterisullo stesso. l’homo ludens può diventare,nei rapporti con l’ambiente, pericoloso quan-to e più dell’homo faber.• Coltivare l’etica della responsabilità: “im-plica il rispetto del futuro e delle condizioniecologiche atte a renderlo possibile, prestan-do attenzione ai comportamenti e alle azioniconcertate, che portino meno ingiuria pos-sibile al pianeta, oltre ogni lamento, pur le-gittimo, circa lo squilibrio, i danni e il pos-sibile naufragio”6.• educare al senso del limite “contro il pro-gresso folle e ad ogni costo, fuggendo l’os-sessione di possedere e di consumare a fa-vore di una austerità gioiosa”7.• Salvaguardia del creato ed educazionealla bellezza: il paesaggio, l’ambiente, ilcreato, gli spazi infiniti, il mare, il patrimonioculturale religioso inserito dentro questo am-biente, risultano essere un percorso privile-giato per gustare il bello. È una dimensioneimportante del viaggiare. il turismo è chia-mato a veicolare il valore della “bellezza”.la “bellezza” non riguarda solo la qualitàestetica dell’architettura, del paesaggio e de-gli ambienti, ma anche le “emozioni” cheveicola: lo stupore, la meraviglia, la con-templazione. la diversità degli ambienti, deipaesaggi, delle colture, delle specie animalie vegetali, dei colori della natura sono il lin-guaggio del creato e sono sotto il segno della“bellezza”. • Equità: lo sviluppo sostenibile del turismoè chiamato ad integrarsi con tutti gli altriaspetti dello sviluppo e richiede il coinvol-

gimento di tutti i soggetti interessati, primefra tutte le comunità locali. sappiamo di co-me il turismo condiziona e determina i com-portamenti individuali e collettivi di viag-giatori e residenti; incide in maniera deter-minante sull’organizzazione sociale dei ter-ritori; determina lo sviluppo o il declino dellecomunità locali, indica le forme e i luoghi didistribuzione degli insediamenti umani; con-tribuisce ad un rapporto tra le variabili cul-turali, sociali, tecniche di un territorio ed ilsuo ambiente naturale. in bene o in male.la risposta è, nel caso specifico, la creazionedi un modello di impresa educante: un mar-keting che educa al rispetto e alla salva-guardia del creato, e che offra il massimodei benefici alle comunità locali.• Economia di comunione: rispetto, recipro-cità, dignità, fraternità ed uguaglianza incampo economico sono possibili? nel turi-smo, dove appunto il bisogno di sostenibilitàè ormai anch’esso globalizzato, questo nonsolo è possibile, ma necessario. una impresaturistica nell’ottica della comunione è unaimpresa che lotta contro la povertà, l’indi-genza, lo sfruttamento ed offre occasioni dicrescita e di sviluppo.• Promozione di stili di vita per un turismosociale, solidale, sostenibile. il capitolo 6°della Laudato si’ ha come titolo “educazionee spiritualità ecologica” e invita fortementea puntare sul cambiamento degli stili di vitaed invita alla ricerca di un nuovo inizio:“possa la nostra epoca essere ricordata peril risveglio di una nuova riverenza per la vi-ta, per la risolutezza nel raggiungere la so-stenibilità, per l’accelerazione della lotta perla giustizia e la pace, e per la gioiosa cele-

6 pontiFiCio Consiglio per la Cura pastorale dei migranti e degli itineranti, Messaggio per la Giornata Mondialedel Turismo 2008. 7 Ibid.

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brazione della vita”8. il viaggiatore consa-pevole si interroga sullo stile da vivere neisuoi viaggi, si informa su quegli aspetti lo-gistici che impattano sull’ambiente e sul con-testo dei territori che visita, è attento sullaqualità del prodotto turistico che acquista alivello di sostenibilità, equità sociale e tra-sparenza economica9. È attento a livellopersonale:1. ad un consumo consapevole “privilegian-

do l’acquisto di prodotti che siano espres-sione autentica della cultura locale (arti-gianato, gastronomia, arte); usa in modoresponsabile le risorse (acqua, energia)evitando gli sprechi, limitando la produ-zione e l’abbandono di rifiuti; contribuiscenelle strutture recettive alla raccolta dif-ferenziata; negli spostamenti favorisce iltrasporto collettivo e la mobilità leggera(bici, mountain bike); evita rumori eschiamazzi di vario genere”10.

2. a comportamenti virtuosi: è responsa-bile nella salvaguardia delle culture tra-dizionali delle popolazioni locali; se im-prenditore turistico è responsabile nel fa-vorire una partecipazione attiva dei localinella gestione delle imprese turistiche ein ogni caso è responsabile nella socia-lizzazione degli utili e nella condivisionedei benefici socio-economici derivanti dalturismo.

3. al risparmio energetico: nella scelta re-cettiva “privilegia alloggi, ristoranti, strut-ture e trasporti ecocompatibili (per pre-senza di depuratori, corretto smaltimentodei rifiuti, uso dell’energia) e ben inseritinell’ambiente”. Con le proprie scelte il tu-

rista può condizionare il mercato dell’of-ferta turistica e con il proprio comporta-mento il turista rende la stessa vacanza“sostenibile” , cioè capace di trasformaree gratificare nel profondo la persona11.

4. al movimento lento, che non riguardasolo la mobilità, ma uno stile di vita fi-nalizzato a dare tempo “all’incontro trapersone e culture differenti, all’ospitalità,alla convivialità, alla gentilezza, alla so-brietà, e a contribuire allo sviluppo so-ciale, culturale ed economico dei territoriattraversati (a piedi o in bicicletta)”. unostile di vita che recupera, nel momentoturistico, il “transitare” non come corsaaffannosa e stressante, ma come occa-sione di interiorità, socialità, conoscen-za12.

4. CONCLUSIONE

ognuno di noi è responsabile dei propri at-teggiamenti nei confronti del creato. il cri-stiano è chiamato a scoprire il senso del li-mite. Cambiare. Convertirsi. una conver-sione che come scrive papa Francesco “com-porta il lasciare emergere tutte le conseguen-ze dell’incontro con gesù nelle relazioni conil mondo che ci circonda. vivere la vocazionedi essere custodi dell’opera di dio è parte es-senziale di una esistenza virtuosa, non co-stituisce qualcosa di opzionale e nemmenoun aspetto secondario dell’esperienza cri-stiana” (n. 217). Anche nel turismo enella gestione del tempo libero si posso-

8 Carta della terra, l’aja, 29 giugno 2000. 9 Cf., assoCiazione italiana turismo responsabile, La “Carta Italia” del turismo sostenibile, 2002. 10 Ibid.11 Ibid.12 Cf. www.movimentolento.it

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no assumere modi di vita incentrati su una“austerità gioiosa” e su “una cura ge-nerosa e piena di tenerezza intessuta digratitudine e gratuità” (n. 220) verso ilcreato. la sobrietà, l’essenzialità, la sempli-cità non sono rinuncia alla gioia e alla feli-cità. sono gli elementi di un turismo dalvolto umano. Chi ama viaggiare, chi ha scoperto il gustoe l’arte di viaggiare, chi è cercatore di verità,sa di trovare se stesso attraverso gli altri. esoprattutto nel totalmente Altro. e questoapre all’esplorazione di territori nuovi, sco-nosciuti, sconfinati, immensi: i territori dellasolitudine, dell’interiorità, del mistero. e laprospettiva unica e originale del pellegri-naggio – che è altra cosa dal viaggiare – èuna vera risorsa. il pellegrinaggio “si prestainoltre ad essere inteso e attuato anche comeuno strumento di crescita della comunione

tra gli uomini. esso fa percepire il senso dellimite dei singoli e dei popoli e riproponel’esigenza di una convergenza reciproca,chiedendo a tutti di accogliersi gli uni glialtri come compagni di viaggio, solidali e di-sponibili al reciproco aiuto nel comune cam-mino. Così, il pellegrinaggio apre gli occhidell’intelligenza e della coscienza sulla realtàumana e religiosa della vita e sulla storia dipopoli. esso inoltre porta a preparare «unnuovo cielo e una nuova terra» (Ap 21,1),visti incoativamente già presenti nelle attualicondizioni di vita, anche sotto il profiloecologico. il pellegrinaggio infatti è occa-sione di ricerca e di contemplazione con oc-chi nuovi del creato, come pure invito al-l’impegno di salvaguardia dell’integrità dellacreazione, condizione di una sua migliorefruizione personale e collettiva”13.

13 Cei – Commissione eCClesiale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, nota pastorale “Venite, saliamoal monte del Signore (Is 2,3)”, 29 giugno 1998, n. 13.

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1. PREMESSA

vorrei rileggere con voi un passaggio del-l’enciclica Laudato si’1 che costituirà la basedell’impegno che l’ufficio nazionale per iproblemi sociali e il lavoro, la giustizia e lapace, la custodia del creato della Conferenzaepiscopale italiana intende svolgere per ilprossimo futuro.

«non tutti sono chiamati a lavorare in ma-niera diretta nella politica, ma in seno allasocietà fiorisce una innumerevole varietàdi associazioni che intervengono a favoredel bene comune, difendendo l’ambientenaturale e urbano. per esempio, si preoc-cupano di un luogo pubblico (un edificio,una fontana, un monumento abbandona-to, un paesaggio, una piazza), per proteg-gere, risanare, migliorare o abbellire qual-cosa che è di tutti. intorno a loro si svi-luppano o si recuperano legami e sorgeun nuovo tessuto sociale locale. Così unacomunità si libera dall’indifferenza consu-mistica. Questo vuol dire anche coltivareun’identità comune, una storia che si con-serva e si trasmette. in tal modo ci si pren-de cura del mondo e della qualità dellavita dei più poveri, con un senso di soli-darietà che è allo stesso tempo consape-volezza di abitare una casa comune chedio ci ha affidato. Queste azioni comuni-tarie, quando esprimono un amore che sidona, possono trasformarsi in intenseesperienze spirituali»2.

le dinamiche che appaiono nel testo citatopossono aiutarci a costruire una mappa con-cettuale fondamentale per iniziare azioni es-senziali e convergenti che rendano efficaceuna dinamica che definirei innanzitutto cul-turale con implicazioni teologiche e pastorali.le parole che vorrei evidenziare sono – man-tenendo l’ordine del paragrafo: legami, tes-suto sociale locale, comunità, identità comu-ne, storia da conservare e trasmettere, curadel mondo, qualità, vita dei poveri, solidarietàe consapevolezza, casa comune, dono di dio,amore che si dona, esperienza spirituale. Co-niugando questi concetti si sviluppa l’orien-tamento di azione pastorale da favorire.

2. FARE VERITÀ PER UNACULTURA ECOLOGICA CHE CIPONGA DALLA PARTEDELL’ECOSISTEMA

iniziamo dal concetto di comunità, che costi-tuisce lo sfondo culturale del nostro impegno.appare evidente che per creare legami dob-biamo partire dalla consapevolezza che ciòche ci lega è più forte di ciò che ci contrappone. Questo comporta una accentuata presenzadella visione proposta da papa Francescosui mezzi di comunicazione sociale. oggi, senon comunichi “facendo verità” su opinionibasate sulla emotività, rischi un cortocircui-to, per cui la stessa informazione divienecontenuto, senza verificare la scientificità

1 Laudato si’. lettera enciclica sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015.2 Ibid., n. 232.

LINEE DI IMPEGNO E DI AZIONEIN FAVORE DELLA CUSTODIA DEL CREATO

mons. Fabiano longoni, Direttore Ufficio Nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro

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dei dati di base e delle possibili soluzioni, inuna rincorsa emotiva che genera confusionie paure emotive che distorcono le scelte.Il senso del munus va ristabilito. Chesenso avrebbe altrimenti definire parole co-me: comunità mondiale, comunità europea,comunità nazionale, e via dicendo? la com-munitas implica una tradizione di consegnareciproca di una eredità che ci precede e chedeve essere a sua volta consegnata alla ge-nerazioni future. il munus nasce dal fattoche noi siamo ciò che gli altri ci fanno essere;questo assumere il volto dell’altro viene pri-ma di ogni altra percezione, ma anche l’as-sumere nell’equilibrio del pianeta il volto (ilcontributo) delle altre specie vegetali e ani-mali come coessenziali all’essere comunitàrisulta oggi ineludibile. in una società altamente conflittuale come lanostra, va ristabilita – attraverso una azioneeducativa – una dinamica interna che porti anon cedere allo scetticismo antropologico chetende a vedere nell’altro un nemico: l’homohomini lupus hobbesiano non può prevalerenella dinamica del rapporto fra gli esseri, anziuna libertà autoreferenziale sarebbe negatadalla esaltazione della competitività esaspera-ta. l’uomo contemporaneo ha esaltato il con-cetto di diritti umani proprio per evitare di ri-cadere nel paradigma hobbesiano.

«l’idea di autonomia va quindi rivisitata:l’essere umano è per-sé ma, al contempo,sempre anche proiettato fuori-di-sé. in re-lazione al mondo, ma anche capace di an-dare oltre, per quanto l’essere una totalitàsingolare costituisca certamente il valoredelle nostre persone. l’individualità non siidentifica mai del tutto con la sua curvaturaautoreferenziale: nessuno può auto gene-

rarsi, consistere solo di se stesso, diventarepadrone assoluto della propria vita»3.

a partire da questo presupposto, si generala conversione ecologica come conversioneintegrale, recependo la creazione come luogodi dio.

«per il credente, il mondo non si contem-pla dal di fuori ma dal di dentro, ricono-scendo i legami con i quali il padre ci haunito a tutti gli esseri. inoltre, facendo cre-scere le capacità peculiari che dio ha datoa ciascun credente, la conversione ecolo-gica lo conduce a sviluppare la sua crea-tività e il suo entusiasmo, al fine di risol-vere i drammi del mondo, offrendosi a dio“come sacrificio vivente, santo e gradito”(Rm 12,1)»4.

3. GUARDARE IL MONDO COME LOGUARDEREBBERO LE ALTRECREATURE (PENSIAMO ALLEAPI)

vorrei consegnare alla riflessione una im-magine riassuntiva riferita al padiglione delregno unito ad Expo Milano 2015: esso siispira al ruolo vitale delle api nell’ecosistemaglobale, dovuto al fatto che più della metàdelle principali colture alimentari del mondoè impollinata solo dalle api. varcata la soglia,il visitatore segue la danza di un’ape attra-verso una serie di paesaggi: un frutteto, uncampo pieno di fiori, fino all’interno di ungigantesco alveare di alluminio, rischiaratodi notte da 100 lampade led, lo spazio ècollegato a una vera arnia nel regno unitocon la quale “ronza” all’unisono, offrendoal visitatore un’esperienza partecipante di

3 m. magatti - C. giaCCardi, Generativi di tutto il mondo unitevi!, Feltrinelli 2014, p. 58 (versione ebook). 4 Laudato si’, 220.

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grande impatto5. ecco il mondo “contem-plato dal di dentro”: è riconoscendo i legami,in un alveare produttivo ma rispettoso, incui si lavora per un fine comune, vale adire, il bene di ogni essere e il bene dellanatura nella quale siamo immersi, che cipermette di far sopravvivere la specie.occorre perciò favorire una grande opera edu-cativa sul piano dello studio dello svilupposostenibile, della verità della informazione (ilrecente caso della verità sul numero dei mi-granti, sul loro peso nelle nostre economie –non sottolineando solo le perdite – sugli equi-libri che vanno costantemente cercati) sulpiano filosofico-culturale che veda nel munusnon una perdita ma un arricchimento, unoslancio spirituale, creativo ed entusiastico,che non divida dio dai suoi doni, né gli altriesseri, ma li comprenda in una visione diservizio-arricchimento reciproco.anche una educazione alla “decrescita”, in-tesa come critica ad un turbocapitalismo ea un super-sviluppo illimitato, che non saporsi dei limiti che non accolgano equilibriintrinseci alla sopravvivenza del pianeta,può essere riconsiderata.

4. STILI DI VITA RIPENSATICONTRO LA CULTURA DELLOSCARTO, PER UNA RIPARTENZADAGLI ERRORI COMMESSI

Questa “offerta di se stesso”, richiesta al-l’uomo di oggi, comporta una rinnovata spi-ritualità che consideri il mondo come casacomune.

«emerge anzitutto una forte istanza di giu-stizia, per superare con decisione un si-stema economico che non si cura dei sog-getti più fragili, ma anche una profondaesigenza di ripensamento dei nostri stili divita. mossi da una spiritualità orientataalla “conversione ecologica”, essi dovran-no essere leggeri, orientati alla giustizia esostenibili sul piano personale, familiare ecomunitario. occorre tornare ad appren-dere cosa significhi sobrietà, ripensandoanche i nostri stili alimentari, privilegian-do, ad esempio, le produzioni locali e quel-le che provengono da processi rispettosidella terra»6.

a questo proposito, in relazione al recuperodi un equilibrio di stili di vita, va promossauna cultura che riporti un concetto fonda-mentale al centro della riflessione occiden-tale, ossia quello del recupero dello “scarto”delle culture minori, dei paesi che non hannopil secondo standard imposti, dei poveri,degli emarginati, ecc. in questo senso esiste una tecnica giappone-se, quella dello “Kintsugi”, che potrebbe farcida guida. la tecnica consiste nel riparare conl’oro o l’argento degli oggetti di ceramica chesi sono rotti per poi riunirne i frammenti,dandogli un aspetto nuovo attraverso le pre-ziose cicatrici. ogni pezzo riparato diventacosì un pezzo unico e irripetibile per via dellacasualità con cui la ceramica può frantumarsie dalle irregolari decorazioni con le quali ilmetallo ripara e ricongiunge.prendendo spunto da tutto questo, forse lacultura dello scarto ci costringerebbe a ri-pensare gli equilibri per una vera eco-logia integrale.

5 Cfr. eXpo milano 2015, Nutrire il pianeta energia per la vita. Catalogo ufficiale, mondadori electa 2015, p.137. 6 Commissione episCopale per i problemi soCiali e il lavoro, la giustizia e la paCe – Commissione episCopale per

l’eCumenismo e il dialogo, Un umano rinnovato per abitare la terra. Messaggio per la 10a Giornata per lacustodia del creato, 1 settembre 2015, n. 3.

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il nostro pianeta è fratturato e rotto da dise-quilibri, ingiustizie, causati molto spesso dalculto dell’utilitarismo. Costruire a partire dalle“rotture”, dai “frammenti” a tutti i livelli, in-dica una strada nuova, significa fare dellarealtà una guida rispetto a visione ideologi-che (anarco-capitaliste, iperliberiste, integra-lismi religiosi o ideologici). ma la realtà è ilfrutto di un vissuto sociale che precede econdiziona, per cui invece di “cancellare” ilvissuto, rilevandone solo l’obsolescenza, do-vremo invece farne tesoro. le crisi interna-zionali, le stesse guerre (pensiamo alla se-conda guerra mondiale) furono portatrici diun bagliore positivo che permise di ritrovarele forze e le risorse che pensavamo perduteirrimediabilmente. ricostruire con l’oro e l’ar-gento delle proprie fragilità dona prospettiveresilienti alle crisi attuali e venture. purtrop-po, troppo spesso, quando le ferite si rimar-ginano tendiamo a dimenticarci delle causeche le hanno provocate. rivestendo abiti disuperpotenze economiche, sociali e culturali,anche e soprattutto a livello scientifico, ten-diamo ad abusare, affondando nel consumi-smo e in un immaginario benessere fondatosui beni piuttosto che sul principio di realtàche scaturisce, innanzitutto, da quello di fra-gilità che tutti possediamo.i quattro principi che papa Francesco ci haproposto nella Evangelii gaudium7 restanodi fondamentale importanza e sono un oriz-zonte metodologico per combattere lo scartocon una corretta impostazione educativa ne-gli ambiti della costruzione di itinerari perl’educazione ad una vera leadership atutti i livelli, economico, sociale, politico. lescuole di formazione delle diocesi, delle as-sociazioni, dei movimenti, e parlo di tutta laformazione – non solo di quella all’impegno

sociale e politico – dovrebbero non prescin-dere da questa proposta: esse vanno rilan-ciate, ma allo stesso tempo rifondate secon-do principi di una dottrina sociale della Chie-sa non solo di stampo intellettualistico, ar-roccata a difesa, solamente enunciata manon concretamente realizzata; al contrario,servono iniziative anche innovative che par-tano dalla necessità di rigenerare nelle nostrecomunità un “popolo” che si sottragga siaall’individualismo sia alla massificazione,costruendolo combattendo contro una cul-tura utilitarista massificante. dobbiamo perciò alimentare percorsi di nuo-va economia, da quella civile, a quella dicomunione, alla green economy, a quellafondata sul riciclo, ecc. È in questo modoche si combatte il deterioramento etico (lacorruzione) che si insinua in ogni ambiente. dobbiamo lottare contro una economia cheuccide con una resilienza culturale e opera-tiva. dobbiamo stimolare con azioni concertate atutti i livelli i nostri governi (comunali, re-gionali, nazionali, europei) a non percepirele politiche ambientali come frutto di un at-teggiamento puramente strumentale al con-senso elettorale. dobbiamo denunciare a tut-ti i livelli, soprattutto in quelli territoriali,forme di illegalità, speculazione ambientale,corruzione, ecc. dobbiamo far crescere forme di democraziadeliberativa, che significa non solo produrredenuncia e protesta se le cose non procedonosecondo giustizia, ma soprattutto presa in ca-rico di modalità di partecipazione attiva(qualcuno parla di cittadinanza attiva), riva-lutando così la sussidiarietà (tipico valore del-la dottrina sociale cattolica) rispetto alla tuteladella salute e dell’ambiente.

7 Cfr. FranCesCo, esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, nn. 217-237.

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Forme di cittadinanza attiva vanno incorag-giate lì dove ci fossero effettive modalità diautoeducazione alla gestione concreta di spazicomuni. ad esempio, pulire un parco, unastrada, un quartiere, non possono essere azio-ni di una domenica o di un evento eccezionale,ma dovrebbero essere reiterate per costruireeducazione e cambiamento responsabile. molte altre sono le azioni che gli uffici dipastorale sociale potranno proporre negliambiti territoriali. occorre, però, essere di-sponibili a creare un lavoro di rete, apertoai differenti contributi, in un ascolto dialo-gico che superi visioni di parte e funzionaliallo scontro. resta assolutamente essenzialeche non ci ritiriamo come credenti in un co-modo rifugio spiritualistico: non dimenti-chiamo che la nostra è la fede nella resur-rezione. e attraverso di essa:

«Non solo l’interiorità dell’uomo è risa-nata, ma tutta la sua corporeità è toc-cata dalla forza redentrice di Cristo; l’in-tera creazione prende parte al rinnova-mento che scaturisce dalla Pasqua delSignore, pur nei gemiti delle doglie delparto (cfr. Rm 8,19-23), in attesa di darealla luce “un nuovo cielo e una nuova ter-ra” (Ap 21,1) che sono il dono della finedei tempi, della salvezza compiuta. nelfrattempo, nulla è estraneo a tale salvezza:in qualsiasi condizione di vita, il cristianoè chiamato a servire Cristo, a vivere se-condo il suo spirito, lasciandosi guidaredall’amore, principio di una vita nuova,che riporta il mondo e l’uomo al progettodelle loro origini: “il mondo, la vita, lamorte, il presente, il futuro: tutto è vostro!ma voi siete di Cristo e Cristo è di dio” (1Cor 3,22-23)»8.

5. CINQUE VIE DI UN IMPEGNO PERLA CREAZIONE

«la Chiesa italiana si sente profondamentecoinvolta in tale impegno per la Custodia delcreato ed avverte la responsabilità di con-tribuirvi per quanto le è possibile», con tuttele sue strutture di servizio diocesano. «al-cune indicazioni in tal senso possono venireda una ripresa delle “cinque vie” propostedalla Traccia per il Convegno ecclesiale diFirenze. leggendole in relazione alla gior-nata per la custodia del creato, vi scopriamol’invito ad essere:

• una Chiesa che sa uscire da ambiti ri-stretti, per assumere il creato tutto – an-che nelle ultime periferie – come orizzontedella propria missione e della propria cura;

• una Chiesa che sa annunciare il vangelo,come buona novella per l’intera creazio-ne, come orientamento ad un umano ca-pace di coltivarla in modo creativo e ri-spettoso;

• una Chiesa che abita la terra, come sen-tinella, custodendone la bellezza e la vi-vibilità, contro tante forme di sfruttamen-to rapace ed insostenibile, contro le di-verse forme di illegalità ambientale;

• una Chiesa che educa – con parole, gestie comportamenti – a stili di vita sobri esostenibili, amanti della giustizia ed al-lergici alla corruzione;

• una Chiesa che trasfigura il creato, cele-brando il Creatore e facendo memoria delsuo dono nell’eucaristia, spazio di bene-dizione vivificante»9.

8 pontiFiCio Consiglio della giustizia e della paCe, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, libreria editricevaticana, Città del vaticano 2004, n. 455.9 Commissione episCopale per i problemi soCiali e il lavoro, la giustizia e la paCe – Commissione episCopale per

l’eCumenismo e il dialogo, Un umano rinnovato per abitare la terra..., cit., n. 4.