COSA SIGNIFICA EDUCARE ALLA PIETÀ POPOLARE

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    bimestrale per la formazione liturgica fondata nel1914 dall'abbazia benedettina di Finalpia

    i ' . . ' ' . ';ABBAZIA DI S. GIUSTINA:EDIZIONI MESSAGGERO PDOVA.. . ' ' . '

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    COSA SDGNUIFBC.A ((IEDUCARIEAILB..A PDIET. POPOILARlEnA, PARTIRE DA SACROSANCTUM CONCILIUM 13Corrado Maggioni

    Educare a quale piet popolare? Alle forme o piuttosto allo spiritoad esse sottcso? Educare alla piet popolare non porta a diseducare allaliturgia e viceversa? Quando devozioni e pie pratiche insegnano davvero a pregare? La piet popolare deve essere educata?Introdotta da simili domande, la nostra riflessione occasionatadalla pubblicazione del Direttorio su piet popolare e liturgia (=

    DPPL) 1, avente come punto di riferimento c di ispirazione Sacrosanc-tttm concilium (= SC). Sobrio ma preciso, se 13 presenta indicazionirisolutrici di una polemica che ebbe un certo strascico nella primamet del secolo scorso, sollevata da esponenti del movimento liturgicoe affrontata quindi da Pio XII nella Mediator Deil. Sui principi generali di se, del resto, sono ritornati successivi interventi del magistero,volti a lumcggiarc la realt della piet del popolo cristiano 3 Ecco per-ch da se 13, c dal suo contesto, prende luce la nostra riflessione.

    L'educazione un'attivit che presume obiettivi chiari c percorsida seguire, differenziati e circostanziati, al fine di raggiungerli. Il chiedersi che cosa significa educare alla piet popolare deve, infatti, tenerpresente una serie di variabili, tra cui non ultime le persone, con unaloro storia, cultura, sensibilit, formazione.A nostro parere si profilano tre livelli per impostare la riflessione:

    educare a comprendere che cos' (non ) la piet popolare; educare ache essa abbia il suo posto nella vita dci singoli fedeli c delle comu-nit cristiane; educare l piet popolare, ossia rinnovamento e armo-nizzazione con la liturgia. La riforma della preghiera liturgica voluta1 CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO ELA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Direttorio SIIpiet popolare e liturgia. Principi e orientamenti, LEV, Citt del Vaticano 2002.2 Cf. H. ScriMIDT Introductio in liturgiam occidentalem, Hcrdcr, Roma 1960, pp.

    90-97; G. BARAUNA ( ~ d . ) . , La sacra liturgia rinnovata. dal c o ~ z c i l i o . Studi e comm.entiintorno alla costituzione liturgica del concilio emmemco Vatzcano Il , LDC, Tonno-Lcurnann 1964, pp. 229-277; AA.W., La Costitrtzi01ze sulla sacra liturgia(= M . a g i s t ~ r oconciliare, 14), LDC, Torino-Lcurnann 1968, pp. 240-347; B. NEUNIIEUSER, Lzturgw epiet popolare, in Notitiac 24 (1988) 211-212; DPPL 46. .3 Cf. DPPL, cap. II : Litrtrgia e piet popolare 11el magistero della Cbzesa.

    LXXXIX (2002) Rivista Liturgica 961-980

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    dal concilio Vaticano II non pu non avere una ricaduta anche sullapiet non liturgica. Sarebbe contro l'intento del Direttorio promuove-re la piet popolare lasciando le cose come sono o recuperando acriticamente le dismesse pratiche ereditate dal passato. Il Direttorio non hala mira di dare fiato a qualsiasi piet popolare, senza imprimerle unorientamento rinnovatore sul versante dell'azione pastorale, quanto diilluminare il rapporto della piet popolare con la liturgia. Lo evidenziail titolo c il sottotitolo del Direttorio.

    1. ALCUNE PREMESSEAccostiamo il tema sostando sui termini del nostro argomento 4

    l. L Piet popolareMentre se 13 parla di pii esercizi del popolo cristiano c sacri eserci-zi5, il Direttorio preferisce la categoria piet popolare. Se certo che ipii esercizi fanno parte della piet popolare, questa tuttavia non esaurita da quelli. Senza pretendere di dare definizioni, il Direttorio descrive il non univoco vocabolario invalso per indicare pratiche c devozionidiverse, accomunabili sotto la comune accezione di piet popolarc 6I criteri generali applicati da se 13 ai pii esercizi sono dal Direttorio estesi alla piet popolare, senza per dimenticare le distinzionida fare al suo interno. Se con pii esercizi si intende un genere cui- Cf. S. MARSILI, Liturgia e devozioni: tra storia e teologia, in

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    tuale ben individuato 7, la denominazione piet popolare rappresenta piuttosto una categoria di riferimento comune a molteplici pratiche,non assimilabili alla liturgia8Intorno all'aggettivo popolare 9, sono da tenere presenti, a nostro avviso, almeno tre considerazioni. Anzitutto che popolare non sioppone sbrigativamente a elitario, quasi a dire che la piet popolare sicontrappone alla liturgia, vista come non popolare. I padri conciliarihanno asserito a chiare lettere che la celebrazione liturgica l'azioneper eccellenza del popolo di Dio, lo manifesta e lo implica (cf. SC 7 e26 ). Del resto, devozioni e forme di piet sono praticate, gi nel Medioevo, da chierici, religiosi c laici; non sono esclusive della genteincolta, in breve del popolo visto come massa rispetto a pochi: lapiet popolare ha riguardato per secoli il clero come i laici, anchese, almeno in certe epoche, i laici vi hanno trovato maggiore e direttocoinvolgimento rispetto alla preghiera liturgica, alla quale per altrodovevano assistere. Il concilio ha guidato a riscoprirc e, attraverso lariforma, a promuovere la liturgia come azione del corpo di CristoChiesa, in cui ciascuno - ministro ordinato c laico - chiamato apartcciparvi compiendo la propria parte (cf. se 26).La seconda considerazione che sotto piet popolare viene accorpato ci che, pur essendo cultuale, non appartiene alla liturgia. In talsenso, piet popolare equivale a preghiera non liturgica: sono preghiere c gesti, individualmente o comunitariamente compiuti, per esprimere la lode e la supplica a Dio, a Cristo, allo Spirito, alla V ergine, aisanti, come i suffragi per i defunti, che si avvicinano in qualche aspettopi o meno evidente alla liturgia, senza tuttavia condividerne lo statuto. Per usare il vocabolario di Valcnziano, la piet (religiosit) popolare sta alla liturgia come l'homo ritualis sta all'homo liturgicus 10 Laseconda qualifica non esclude totalmente la prima: la suppone, ma nel

    7 Cf. DPPL 7 c 70-72.R Il cap. l del Direttorio traccia una panoramica storica che permette di avere unavisione dell'origine, scopo c spirito di svariate modalit di piet popolare che hannoaccompagnato due millenni di storia cristiana. Molte di pi esistevano in passato. Nontutte sono arrivate a noi. Certune hanno prevalso c fatto soccombere altre.9 Cf. R. COURTAS - F.-A. lSAMilERT, Ethnologues et sociologues aux prises avcc lanotion de populaire, in La Maison-Dicu>> 122 (1975) 20-42; G. DE RosA, La reli-gione popo!are. Storia, teologia, pastorale, Paolinc, Roma 1981 (raccolta d studi apparsisu La Civilt Cattolica>> negli anni 1979-1980); TRIACCA, Liturgia e piet popola-re, cit., pp. 1242-1253; G. PANTEGliiNI, La religiosit popolare. Provocazioni culturalicd ccclcszali, Edizioni Messaggero, Padova 1996; C. VALENZIANO, Liturgia c antropo-logia, EDll, Bologna 1997, pp. 46-68 (distingue tra il popolare connaturale, contrad-dittorio c parallelo alla liturgia).1Cf. VALENZIANO, Litttrgia e antropologia, cit., p. 44.

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    contempo la supera, muovendosi su un piano tcandrico e non semplicemente antropologico, con implicazione ecclesiale c non privata.La terza considerazione che la piet popolare si distanzia dallarcligiosit popolare, essendo, la prima, informata dalla rivelazione bi

    blico-cristiana 11 Pur esprimendo il sentire dell'uomo verso Dio, ossial'aspetto dal basso verso l'alto, la piet popolare dovrebbe comunqueevidenziare tra gli altri aspetti - culturale, sociale, religioso, ccc. -, ilriferimento al vangelo c non semplicemente al trascendente indeterminato, alla credenza soggettiva.

    1.2. Il testo di se 13Sui 130 numeri che la compongono, la Costituzione sulla sacra

    liturgia dedica un solo numero ai pii esercizi del popolo cristiano 12 L'argomento viene toccato a conclusione del primo capitolo, titolato:Natura della liturgia e sua importanza nella vita della Chiesa. Il contesto che precede se 13 alquanto significativo per coglierne la portata: la liturgia, culmcn et fons (cf. se 10), non esaurisce tuttaviatutto della vita spirituale: vi sono altri clementi, tra cui, appunto, i piiesercizi (cf. se 12-13). Rileviamo: a) l'affermazione del nesso dci piiesercizi (piet popolare) con la liturgia, senza assimilarli ad essa, essendo di gran lunga superiore; b) la loro qualifica di espressione cultuale cristiana (del popolo cristiano) c non qualsiasi.

    I pii esercizi sono tutelati c garantiti dall'autorit della Chiesa. Ossia, sono quelle pratiche cultuali non liturgiche, conformi alle leggi enorme della Chiesa c raccomandate dalla Santa Sede o dal vescovo per

    11 Cf. DPPL 9-10. Le dizioni piet popolare c

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    la sua diocesi, secondo le consuetudini o i libri legittimamente appro-vati. Rileviamo: a) non tutto ci che appartiene alla preghiera nonliturgica va posto sullo stesso piano c trattato con medesimo giudizio:ci sono forme di piet approvate dai pastori, appartenenti alla tradizio-ne di una Chiesa particolare (o di un Istituto religioso) e altre per cosdire non regolamentate; b) la piet popolare si differenzia secondo leconsuetudini e tradizioni (anche culturali) delle Chiese particolari, edunque non dice uniformit.

    Il senso c il posto dei pii esercizi , per cos dire, ipotecato dalriferimento alla liturgia. Dopo la premessa: ratione habita temporumliturgicorum, si esige che i pii esercizi siano regolati da una tripliceistanza, descritta con tre verbi da prendersi insieme: Ut sacrae litur-giac congruant, ab ca quodammodo deriventur, ad eam populum ma-nuducant, e cos motivata: Utpotc quae natura sua iisdem longe an-tecellat.

    I criteri esposti in SC per i pii esercizi sono estesi dal Direttorioalle molteplici forme di devozione del popolo cristiano, articolando intal modo il rapporto piet popolare e liturgia. Chiarite queste premesseche fanno da sfondo, entriamo in argomento.

    2.EDUCARE ALLA RETTA COMPRENSIONEDELLA PIET POPOLARE

    La posta in gioco di aiutare a cogliere la natura, lo scopo, lafunzione, le modalit, i valori, i limiti della piet popolare. In breve,l'obiettivo educare a capire che cos' la piet popolare, distinguendolasia da ci che non (religiosit, superstizione, ritualit precristiana),sia da ci che la liturgia.2.1. Piet popolare e non

    Seguendo il Direttorio, che distingue tra piet popolare e religiosi-t popolare, l'azione educativa deve abilitare a discernere gli elementiconnotativi la piet del popolo cristiano: il genio e la cultura di unpopolo rappresentano, infatti, la trama a cui si annodano le espressionidella fede della Chiesa nel Dio di Ges Cristo. Se ogni popolo tendea esprimere la sua visione totalizzante della trascendenza e la sua con-cezione della natura, della societ c della storia attraverso mediazionicultuali, in una sintesi di grande significato umano c spirituale (DPPL

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    10), non scontato che tali mediazioni cultuali e popolari- ossia comuni in un dato popolo - siano sempre positive e valide per dire lafede e la preghiera cristiana. Come per il cristiano non basta dire cheesiste qualcuno o qualcosa, cos anche la piet popolare deve fartrasparire il volto di Cristo e la comunione con la Chiesa. Per dirsitale, la piet del popolo cristiano deve essere marcata - senza pretesadi completezza e di sistematicit - dal riferimento alla rivelazione biblica e dalla garanzia della Chiesa 13

    I pericoli che possono sviare la piet popolarc 14 instradano a edu-carsi ed educare a cogliere il discrimine tra piet popolare c non pir onon ancora piet popolare: assenza c scarsit di clementi essenzialidella fede cristiana; squilibrio tra culto dci santi c coscienza dell'assoluto primato dovuto a Cristo; impercettibile contatto con la SacraScrittura; isolamento dall'economia sacramentale; separazione tra gestidi piet c impegno di vita; concezione utilitaristica c cosicistica dellapiet; svilimcnto dci gesti di piet in spcttacolarit; induzione alla su-perstizione, magia, fatalismo.

    Poich si deve percepire il senso del credere in Cristo con la Chic-sa c non dell'una o l'altra esperienza di rcligiosit o credenza, educarealla piet popolare significa mettere in grado, chi la pratica, di cogliereil significato vcicolato da atteggiamenti, gesti e parole cultuali. In effetti, identiche forme esteriori, rinvcnibili nella piet come nella religiosi- .t popolare - digiuni, pellegrinaggi, danza, accensione di ceri, immer-sione in acqua sorgiva, ccc. - dicono di fatto un contenuto differente.Affinch possa dirsi piet del popolo cristiano, vi dunque un datopositivo da riscontrare (la retta dottrina della Chiesa) c uno negativoda escludere (ci che contrasta la fede cristiana).

    2.2. Piet popolare e celebrazione liturgicaSC 13, c nella stessa linea il Direttorio, tratta della piet popolare inrapporto con la liturgia, mostrandonc il legame c insieme la distinzio

    ne. Due forme parallele di preghiera o piuttosto due modalit distinteda caratteristiche non intcrcambiabili, ma entrambe legittime scppurccon diverso peso specifico?

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    I l Come nessuna liturgia senza il vescovo, cos nessun altro tipo di preghiera cristiana contro il vescovo. Cf. DPPL 21 (Responsabilit c competenze) c 50: La pietpopolare anch'essa una realt promossa e sorretta dallo Spirito, nella quale il Magistero esercita la sua funzione di autenticazione c di garanzia.11 Cf. DPPL 65 c 57.

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    La piet popolare (o termine equivalente in passato) sempre esistita nella Chiesa, ma non per ogni epoca si deve parlare di un distacco, talora di contrapposizione rispetto alla liturgia. Ci accaduto inmodo pi evidente in certi periodi 15 , anche se con fisionomie differentisecondo le problematiche che via via si affacciavano per il popolo diDio in dati tempi c luoghi. Conoscere la storia bimillenaria di talerapporto 16 premessa per rendersi conto - c quindi educare - delcome c perch certi nodi si sono stretti, individuando la via per il loroauspicabile scioglimento. Il Direttorio ricorda che: La storia mostraanzitutto che il corretto rapporto tra liturgia c piet popolare vieneturbato allorch nei fedeli si attenua la coscienza di alcuni valori essen-. ziali della liturgia stessa (DPPL 48, e successive esemplificazioni).

    Il primato della liturgia, dunque, luce che rischiara in modo nonideologico la portata c il senso della piet popolarc 17 Ecco la meditataparola del concilio in proposito: Ogni celebrazione liturgica, inquanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che la Chiesa, azione sacra per eccellenza c nessun'altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l'efficacia (SC 7); e ancora:La natura [della Jiturgia ] di gran lunga superiore rispetto ai piiesercizi (SC 13). E facile osservare che a comprendere che cos' lapiet popolare si perviene mettendo a fuoco, nella mente e nell' esperienza dei fedeli, che cos' la liturgia, la sua eccellenza e insostituibilitper vivere in Cristo. Accenniamo ad alcuni principi.

    La liturgia dipende dalla volont istitutiva di Cristo e dal pronun-ciamento della Chiesa: nel noto adagio, La Chiesa fa la liturgia e laliturgia fa la Chiesa non pu essere sostituito liturgia con piet popo-lare. Le azioni liturgiche costituiscono e accrescono il vitale dinamismo della Chiesa di Cristo: pur nelle variazioni rituali occorse nei secoli c nella diversa tradizione delle famiglie liturgiche d'Oriente e Oc-cidente, la sostanza della liturgia rimasta invariata. L'eucaristiacelebrata dalla comunit apostolica e nel corso dci secoli fino ad oggi,

    11 Per il Medioevo si parla di < < d u a l i s i ~ o cultuale: cf. DPPL 33; pi estesamentevedi una lettura in MARSILI, Liturgia e devozioni, cit., pp. 174-198.16 Cf. DPPL, cap. l: Litltrgia e piet popolare alla luce della storia.17 Cos la pensava R. Guardini: Nulla sarebbe pi errto del voler sopprimere, peramore della liturgia, sane c preziose forme di vita religiosa popolare; oppure anche solo

    del voler adattare queste ultime alle prime. Quantunque, per, la htur&ia c la pietpopolare abbiano ambedue i propri presupposti c scopi legittimi, tuttavia il primatodeve essere riconosciuto al culto liturgico, la liturgia c rimane la !ex orandi. Lapreghiera non liturgica deve sempre svolgersi sulle direttive di essa, c in essa semprerinnovarsi, se vuole rimanere vitale>>: R. GUARDINI, Lo spirito della liwrgia, Morcclliana, Brescia 1980 2, pp. 18-19.

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    . l do la medesima nella s o s t a ~ -in oni Chiesa cattolica sparsa ne mon. u'rrczionc di Cristo c partcci-" 1 Iclb morte c ns l ,za c nel fine: mcmona c c , l N . , dt'rc invece che a pteta. squa c on SI puo ' ' hPtzionc al suo mtstcro pa A. . . . t'dcntic., .,ll'odicrna ls, c c e d ' osuno sia " "popolare del tempo 1 san t . g . le a uclla di un paese dell'O-q uclla di un paese del su ii ! t a l i ~ tltgua n'osqciam.o fiorite soprattuttoI L . J , c c CVOZIOJll C lC CO ' ' , l lane a. c ptc prat!c te d . r la loro non csscnzta!Ita a VI-a partire dal Mcdwcvo, cpongono pc '

    vere in Cristo 1'' . La prcscnz

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    facoltativit non dice scarsa bens giusta valutazione2J I . , ll ' l 1 d' b'l n vcnta ta valta a pteta popo are nsu ta m tspensa 1 e ai fedeli (c ' .1 -) d l l f l l ompreso 1 cle-ro , essen o a so a orma eu tua c concretamente posst'b'l d . ( ' d Il 1 e m ate cir-costanze e sJtuaztom ranta c a messa o Impossibilita' . .l d' d a partectparvtper ma attla, tmpc m ~ c n t o ? cocrclZlonc. a parte di altri ..).La celebraziOne hturgtca sta alla ptet popolare com l' l ( h ' e oggettzvosta a soggettzvo c c non c soggetttvtsmo - secondo il m . d l l d Io ptaceresentire, gusto- essen o m qua c 1c mo o sottoposta all'aut 't ' '24) L' d' h l' d' on a com-petente . oggettivo tcc c c acca tmcnto avviene al d' l' d 11. , b , d d' D' l a e acapacita c onta umana, essen o opera 1 to perci la lt't . , l Il d' . ' urgta e an-Zitutto teo ogza. soggettivo Ice, mvecc, Il rclazionarsi d ll'D . . d l . d e uomocon 10 a partJre a propno mon o; perci si muove piutt tnell'ambito antropologico 25 . os 0

    S ~ n c l l ' a ~ i o n c liturgica l ' a ~ c . n t e principale Dio, anzitutto la dime?stonc dzscendente a . d e f t m r l ~ . La dtmc.nsionc ascendente dellaChtcsa. celebrante (lode, mvocazwne, s u p p l ~ c a ) :isposta _ in, con,per Cnsto - che c o n s ~ g u c alla precedente aZIOne dtvina. La piet popolare fa leva sul movnncnto ascendente, senza escludere la dimensione disccndcntc 26 , che tuttavia non uguaglia l'efficacia della liturgia allostesso titolo e allo stesso grado (cf. se 7).Nulla r i ~ a t o nella l i ~ ~ r g i a , csse?do sempre azione ecclesiale (cf.SC 26). La ptcta popolare c mvece przvata: anche se compiuta insiemead altri.' anche s o t ~ o l a _ P ~ c s i d c ~ , z a del s a c ~ r d o t e , non varca la sogliaccclestalc della hturgta , tant e che nel nto romano la sostanzialeunit viene richiesta dalla Chiesa soltanto in materia liturgica: unamedesima liturgia per l'unica Chiesa28 , a fronte di una molteplicit diespressioni c modalit nella piet popolare.

    23 Ad es., il rosario espressamente raccomandato nella formazione c nella vitaspirituale di chierici c rcl_igiosi: _cf. C I ~ , c,ai?-n. 246, 3;_ 276, , 2, so? 6 ~ 3 , 4; C

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    Per chi educa, come per chi educato, rilevante nutrire una visione teologica del fatto cultuale della Chiesa: vi un cuore c unacircolarit di rete sanguigna. C' una gerarchia di valori, dove tutto importante al proprio posto29: al centro ci sono i sacramenti (istituitida Cristo), quindi i sacramentali (istituiti dalla Chiesa), le benedizioni(celebrazioni normatc da libri liturgici), la piet popolare (formule epratiche approvate e raccomandate dalla Chiesa, senza una forma assolutamente vincolante 30) . Nel Catechismo della Chiesa cattolica il tema della religiosit popolare si trova, dopo le benedizioni, nell'articolosui sacramentali (cf. 1674-1676). Valga, a conclusione, quanto ricordato al n. 58 del Direttorio:

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    piet aiuta a prepararsi c a interiorizzare quanto liturgicamente celebrato in un dato giorno o tempo: ad esempio, la Via crucis un esercizio di piet particolarmente adatto al tempo di Quaresii:na 31 , comela Via M a t r i s invece la Y,ia l u c i s ~ ~ n g r u e n t e con tempo pasquale c la domemca. Da qm tl comptto dt educare alla ptet popolare inaccordo con la liturgia, evitando di indicare ancora due direzioni chenon possono armonizzarsi nella vita spirituale perch proposte in di-sarmonia tra di loro. (3.1. Tra ieri e oggi \

    interessante prendere avvio da quanto osserva il Neunheuser: senell'antichit la preghiera liturgica (specie monastica) contemplavaspazi c luoghi per la preghiera silenziosa, progressivamente tale spaziosi organizzato in un momento di preghiera comune (ne esempio lacolletta salmica), fino a trovare, quindi, una propria espressione, fioritura e organizzazione al di fuori della liturgia34.Conosciamo come e perch nel Medioevo sorgano preghiere sostitutive, alternative, parallele, alle celebrazioni liturgiche: la gente sisente a suo agio pregando e cantando in lingua volgare, secondo modalit pi vicine e facili da seguire, derivate in qualche modo dalleliturgie officiatc in latino dal clero. Tali forme di piet non nasconocon l'idea di sostituire la liturgia, anche se ci accaduto di fatto: lafede, la preghiera, la carit della gente trovano espressione piuttostoattraverso la piet popolare che la liturgia, peraltro mai disertata (precetto di assistere alla messa domenicale).Occorre fare attenzione nell'evitare semplificazioni consistenti, iericome oggi, nell'apprezzare una parte per svalutare l'altra 35 Cio, neldire che nel Medioevo la liturgia era tutta negativa, mentre la pietpopolare tutta positiva, si asseconda una concezione che vede la litur-

    31 DPPL 133.32 Cf. DPPL 137.33 Cf. DPPL 153.l 4

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    gia come esteriorit e la piet popolare come interiorit. Il rischio delmaterialismo e del ritualismo intaccava e intacca la preghiera liturgicacome la piet popolare. L'oggetto dell'azione educativa resta, in ogniepoca, di aiutare i cristiani a comprendere anzitutto che cosa significapregare, prima del come fare.L'istanza avvertita oggi - qui deve misurarsi l'opera educativa! - trovare sapientemente la strada per sciogliere i nodi che, nel corso deisecoli, si sono aggrovigliati attorno alla tradizione della preghiera cristiana. Due forme parallele di culto? o piuttosto due modi distinti clegittimi di culto, l'uno prioritario c l'altro subordinato? l'uno autorevolmente normato e l'altro lasciato a maggiore creativit?Esemplifichiamo. Ci sono forme di piet popolare, come il pellegrinaggio a un santuario, che non suscitano contrapposizioni con laliturgia: gesti e preghiere di devozione dispongono (c fanno eco) allacelebrazione liturgica - eucaristia, penitenza -, che avvertita come ilcentro dell'esperienza spirituale dci pellegrini.

    Ci sono forme, invece, che creano imbarazzo: come conciliare lanovcna (mese) di San Giuseppe col tcmpo.quarcsimalc? c il mese dimaggio col tempo pasquale? Pratiche sorte in tempi in cui la liturgianon era partecipata appieno si scontrano oggi con la centralit della

    ~ e l e b r a z i o n c liturgica; in effetti, si muovono su piani di non immediatomcontro oggettivo. Risolvere la tensione escludendo una delle dueistanze non giova. Risolvere il problema mescolando le cose soltanto una falsa via di uscita. Qui sta la sfida che l'educazione deve raccogliere. Rimuovere la questione dicendo che l'importante che la gentepreghi una possibilit: ma certo non educare secondo se 13.

    Ancora, ci sono esercizi di piet sorti come alternativi, per i laici,all'Ufficio divino del clero c dci monaci: ad esempio, la recita di 150Padre nostro o Ave Maria (rosario) al posto dei 150 Salmi; conosciamo che cosa ha significato il rosario per generazioni di cristiani, per latradizione spirituale di istituti religiosi c di movimenti laicali (ancoraoggi). Riscoprirc la liturgia delle ore vuoi dire allora abbandonare pratiche sorte in sostituzione di quella? Adottata la preghiera dci Vespriin una comunit religiosa non obbligata ad essa, ha ancora senso unpio esercizio ereditato da tempi in cui pregare comunitariamentecorrispondeva a compiere le pie preghiere c pratiche prescritte dallaregola? e se ha ancora valore, dato che non pi inteso come sostitutivo di ci che ormai si fa, qual allora il senso?La problcmatica si pu riassumere nella domanda: chi partecipaalla liturgia (eucaristia, sacramenti, liturgia delle ore, ccc.), ha ancorabisogno di altre forme di preghiera, pii esercizi, devozioni? basta la

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    Jl sola azione liturgica a sostenere una vita spirituale, oppure la pietpopolare ha la sua parte da svolgere? come nutrire la fede oltre lamessa della domenica? Ecco quanto osserva il Direttorio:

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    Del resto, i temi cari alla piet popolare (devozione all'infanzia epassione di Ges, alla Vergine Maria, agli a n g ~ l i , ai . s a n t ~ , ai d e f u ~ t i )hanno il loro originale alveo dentro la celebrazw?e h t u r g t c ~ : la r.a?tceda cui sono fioriti e si sono ramificati gesti e prauche devozwnah e, alfine, la celebrazione liturgica. Questa il punto i n s o p p r i m i b ~ l c di par-tenza e di approdo. La riprova sta nel massimo di conccntrazwnc delleforme di piet popolare attorno alle celebrazioni liturgiche di Pasqua edi Natale.Riscoprire e promuovere la liturgia porta a eliminare la piet po-polare? Una certa piet popolare s, quando positivamente contrap-posta o in concorrenza con la liturgia 37 Certo, il verbo eliminare esclusivista c non rende ragione della complessit del concreto 38:orientare, ridimensionare, possono risultare verbi pi consoni, nellalinea segnalata dalla stesso Direttorio: l movimenti di rinnovamentoliturgico c l'accrescimento del senso liturgico nei fedeli danno luogo aun ridimensionamento della piet popolare nei confronti della liturgia.Ci si deve ritenere un fatto positivo, conforme all'orientamento piprofondo della piet cristiana (DPPL 49).

    Si deve tuttavia considerare anche la ncgativit di una promozione f ~ r z a t a della liturgia, a discapito di altre forme tradizionali di pn;-ghiCra: proporre la messa in ogni occasione di tridui c novcnc, tradi-zionalmente legate a forme di piet popolare, davvero indice di ri-scopcrta della centralit della preghiera liturgica? Bisogna dire di no. Ilrischio del solo messa, come spesso avviene, non giova n alla litur-gia n alla piet popolare. L'educazione alla preghiera passa anche at-traverso proposte diversificate c diverse dalla liturgia.

    Tra i Vespri dci giorni di Avvento o la novcna dell'Immacolata,oggettivamente la precedenza da accordare alla preghiera l i t u r g i c a ~Tuttavia, non pu sfuggire la storicit di chi conviene a pregare:potrebbe darsi che, in una data comunit, la pratica della tradizionalenovcna aiuti meglio dei V cspri a toccare i cuori. Dico questo per evi-tare le generalizzazioni che, alla fine, risultano diseducative. Quandosi tratta di riunione di preghiera (nel pregare individualmente si capi-sce che la questione un po' diversa) la strada quella di ridurre,appunto con la catechesi c la formazione, la tensione dell'aut aut 39

    Non di meno occorre notare che educare significa anche lasciar37

    Per chi si fermato solo ad alcune pie pratiche, eliminate le quali, resta il vuotoassoluto nella sua vita, il discorso allora di altro genere.18 Cf. Marialis cu!tus 31; DPPL 74, ultima frase.l? Si veda in proposito l'auspicio presentato da DPPL 103 circa la Novena del

    Natale, c 155 per la Novena di Pentecoste.

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    p ~ r d e r e qualcosa: ci che di fatto incompatibile, fuorviante, cos parziale da non portare mai al cuore dell'esperienza cultuale della Chiesa,che la liturgia. Se una devozione o un pio esercizio non conduconochi li pratica alla celebrazione del mistero di Cristo, anzi scosta daquesta ritenendo sufficiente quella, evidentemente da auspicarne lascomparsa .. Penso a quanti, in occasione di feste patronali, ripetonoscrupolosamente pratiche di piet ereditate da secoli, le quali segnanoper essi l'inizio c anche la fine di una piet cristiana che fa a menodella partecipazione ai sacramenti.Continuando, la riscoperta della liturgia delle ore non pu coincidere con l'unico indirizzo educativo, per tutti, di pregare mattino esera le Lodi c i Vespri. Ci facile in una comunit religiosa, in unseminario, per i fedeli che hanno disponibilit di recarsi in chiesa cdimestichezza con il libro della liturgia delle ore. Ma per chi non rientra in queste categorie, ha orari c impegni da rispettare, non c' altroda raccomandare in fatto di preghiera quotidiana? Ecco il posto dimomenti di preghiera (la visita al Santissimo, una parte del rosario, lameditazione di un passo del vangelo, il pio esercizio della Via crucis ilvenerd, ccc.), che non sono un'alternativa paritctica alla preghiera liturgica, ma un reale c facile aiuto a coltivare una vita spiritualmentesignificativa. Una delle carte vincenti della diffusione della piet popolare senza dubbio la facilit dci modi: si pensi, ad esempio, alle formule ripetute a memoria, senza necessit di ricorrere a uno o pi libriper pregare.L'ottica autenticamente educativa vede le cose per quel che sono,tiene i piedi per terra, punta all'armonia della vita spirituale. L'educazione alla liturgia non esclude l'educazione alla piet popolare; anzi, larichiede. In questa linea da segnalare il n. 59 del D i r c t ~ o r i o , titolatoappunto l'importanza della formazione:

    Alla luce di quanto richiamato, la via per risolvere motivi di squilibrio odi tensione tra liturgia c piet popolare quella della formazione, sia delclero che dci laici. Insieme alla necessaria formazione liturgica, opera dilungo respiro, sempre da riscoprirc c approfondire, a complemento diessa c in vista di una spiritualit armonica e ricca, si impone anche laformazione alla piet popolare.Infatti, poich "la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione allasola liturgia" (SC 12), il limitarsi esclusivamente all'educazione liturgicanon soddisfa ogni ambito di accompagnamento c di crescita spirituale.Del resto, l'azione liturgica, specie la partecipazione all'eucaristia, nonpu permeare un vissuto dal quale assente la preghiera individuale esono carenti i valori vcicolati dalle tradizionali forme di devozione delpopolo cristiano. Il rivolgersi odierno a pratiche "religiose" di provenien-

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    za orientale, variamente rielaboratc, indice di una ricerca di s p i r i ~ ~ a l ! t dell'esistere, del soffrire, del condividere. Le generazioni p o s ~ c o n c t h ~ n -a seconda dci paesi - non hanno l'esperienza delle forme dt d c v o z ~ o n cche avevano le generazioni precedenti: ceco perch l.a c a t c c h ~ ~ ~ c l ' . a ~ I O ~ ceducativa non possono trascurare, nella proposta dt una spmtuahta VISsuta, il riferimento al patrimonio rappresentato dalla piet popolare, inmodo speciale dai pii esercizi raccomandati dal magistero.

    EDUCARE LA PIET POPOLARENon solamente le persone sono destinatarie dell'accompagnamento educativo (vedi sopra), ma anche lo stesso deposito della piet

    popolare rappresentato da formule, preghiere, pratiche, sussidi, devozioni, canti, gesti, immagini, ecc. Non pochi esercizi di piet sono sorticon un motivo particolare c specifiche modalit, il mutamento deiquali- altro contesto, luogo, tempo - l i ha rivestiti di un diverso spcssore40. Spesso sono proprio le formule, il loro vocabolario, i modi ei tempi, che favoriscono od ostacolano l'armonia con la liturgia.

    4.1. Valorizzazione e rinnovamentoSappiamo come sia un tipo di sussidio per la Via crucis o per ilrosario o per una data devozione ad avere concretamente influsso sullaloro pratica. Sussidi che ripropongono testi e preghiere - raccolta diogni genere di orazioni, devozioni, novcne - come se con il rinnovamento liturgico non fosse avvenuto nulla nel popolo cristiano, come

    se la Sacra Scrittura non esistesse, come se l'anno liturgico fosse unoptional c non una guida per la vita spirituale di tutti e ciascuno nellaChiesa .. lasciano perplessi c invocano un'azione educativa che probabilmente trascurata 1 Si ha l'impressione che nella catechesi- nelle sue varie fasi- abbia

    no praticamente scarso rilievo le tradizionali forme di piet popolare 42,' 0 Pensiamo, ad esempio, al pio esercizio della Via crucis compiuto comunitariamente a Gerusalemme, dove esso nato, pcllcgrinando in quei luoghi c a quell'orapomeridiana, c al compimento individuale di esso seduti in poltrona a casa o spostanoosi in chiesa aiutati dalla figurazione delle stazioni (anche 111 questi casi vi sono dellemotivazioni, ma facile percepire la diversit di portata del medesimo pio esercizio).41 In DPPL 21 c anche 92 sono ricordate le responsabilit c le competenze inmateria.' 1 La catechesi il momento adatto in cui la piet popolare pu essere vagliata cd

    Corrado Maggioni

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    lasciate comunemente alla trasmissione da un fedele all'altro, alla frequentazione di associazioni, confraternite 43 , gruppi. Questi sono

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    Ges Cristo, alla Trinit, all'azione dello Spirito, al sentire con la 'Chiesa, alla rivelazione custodita nella Sacra Scrittura, all'armonia con '.;.la liturgia e il suo primato, al rispetto c risalto dci valori, autenticamcn- .te tradizionali c culturali, di un dato popolo 49Di conseguenza, l'evangelizzazione e la purificazione della piet p o-polare, sono reciprocamente implicate. Evangelizzare la piet popolare .;..significa porla in esplicito contatto con il vangelo, favorendone l'acco- ~glimcnto visibile, udibile, testimoniato. Nella misura in cui accolta, lanovit evangelica opera inevitabilmente la purificazionc da ambiguitereditate da credenze prccristianc, religiosit cosmico-naturalistica, 'l.concezione pscicologica e ritualit utilitaristica nel rapporto con Dio 50

    4.2. Alla luce della liturgiaI tre verbi indicati da SC 13 per i pii esercizi - siano in armoniacon la liturgia, derivino in qualche modo da essa, conducano ad essa-tracciano delle lince anche per educare l'espressione e la visibilit dellapiet popolare, i suoi contenuti, formulazioni, modi c tempi di svolgimento 51. Eloquente la scelta del Direttorio di aver primariamenteadottato l'anno liturgico come criterio per menzionare le pi diffuseforme di piet del popolo cristiano (una scelta dovuta al fatto che esse

    sono sorte attorno a giorni c tempi liturgici).La volont del concilio di aprire ai fedeli con maggior abbondanzai tesori della Sacra Scrittura (cf. SC 35), stimola c guida nell'educare intal senso anche la piet popolare 52 Essendo improponibile una preghiera cristiana senza riferimento diretto o indiretto alla pagina biblica 51, la piet popolare deve essere educata a sostenersi respirandol'ossigeno della rivelazione. Alcuni pii esercizi di collaudata tradizionee diffusione sono sostanzialmente radicati nelle pagine del vangelo(rosario, Via crucis). Non si tratta di sottrarre semplicit c facilit alla

    49 Cf. DPPL 76-90.5Cf. DPPL 57 c 66.51 Cf.]. EvENOU, La liturgie, fennent de rnovation des dvotions traditionnelles, inLibro de Actas. I Congreso intemational, cit., pp. 128-134.51 ,,Jl rimedio migliore contro deviazioni sempre possibili di permeare questemanifestazioni di piet popolare con la parola del vangelo, portando coloro che vivonodi queste forme dt rcligwstt popolare da un movimento di fede iniziale c qualche voltabalbettante a un atto di fede cristiana autentica: GIOVANNI PAOLO II, Discorso aivescovi dell'Abruzzo e .Molise (24 aprile 1986), in L'Osservatore Romano 25 aprile

    1986.SJ DPPL 12.

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    piet popolare, infarcendola di lunghi testi biblici, quanto di promuov ~ r c la consapevolezza che il contesto necessario della preghiera cristiana offerto dalla Sacra Scrittura 54 Non si tratta di trasformare incelebrazioni della Parola i pii esercizi, quanto di ispirarsi al modellodella liturgia, consapevoli che poich alle espressioni della piet popolare si. riconosce una legittima variet di disegno e di articolazione,non certo necessario che in esse la disposizione delle pericopi bibliche ricalchi in tutto le strutture rituali con cui la liturgia proclama laparola di Dio 55 Un esempio per intenderei: un testo di Via crucis incui sono i passi evangelici del passione del Signore a suscitare la meditazione c la preghiera, preferibile rispetto a uno in cui sono i sentimenti umani a fare da motore.

    Lo spirito che ha rinnovato la liturgia deve informare, analoga- /mente, la piet popolare. La partecipazione piena, consapevole e attivadesiderata per le celebrazioni liturgiche (cf. se 14) di per s conna-turale alle forme di devozione popolare, dove gesti, parole e canto \ " 'esprimono l'anima di un popolo. Tuttavia, un rischio concreto quel-lo di vedere una manifestazione di piet popolare, una volta coinvol-gente tutti in prima persona, trasformarsi oggi in una sorta di spetta-colo folkloristico che la gente si appaga di ammirare, meritandosi ilmedesimo rimprovero di muti spettatori che Pio X muoveva circal'assistenza passiva alla liturgia.

    Come la partecipazione attiva alle celebrazioni liturgiche favoritada acclamazioni, ritornelli, canto di salmi e cantici, spazi di silenzio,gesti e atteggiamenti del corpo (cf. se 30), cos anche la piet popolarenon dovrebbe mai smarrire il coinvolgimento diretto che la caratterizza originalmente: da valorizzare, ad esempio, la predilezione dellagente per la ripetizione corale di espressioni di lode o di supplica (formule litaniche derivate da modelli liturgici), evitando per di scaderenell'abitudine, nella ripetizione meccanica e nell'esagerazione.

    All'incrocio tra liturgia e piet popolare si trovano le benedizioni.Il Benedizionale56 contiene una ricca proposta celebrativa che aiuta adisegnare, ispirandosi a sequenze derivate dal modello liturgico, m o ~menti di preghiera che vitalizzino consuetudini e tradizioni popolari(benedizione al mare, a un fiume, a una sorgente, al pane, al vino,all'olio, ecc.), situazioni di malattia, di dolore, di ringraziamento perSonale, familiare c sociale.

    54 Cf. DPPL 87-89.55 DPPL 89.56 CEI, Benedizionale, LEV, Citt del Vaticano 1992.

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    Educare la piet popolare ad armonizzarsi alla liturgia, derivare daessa e ad essa condurre non significa, per, commistione n confusio-ne con la celebrazione liturgica. Cos il Direttorio: