La Pratica della Pietà

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Ogni credente è chiamato a vivere in santità di condotta e conformemente a quel­la pietà che caratterizza, da sempre, la vera chiesa di Gesù Cristo.

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ADI MediaServizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

ISBN 978-88-89698-36-5

9 788889 698365€ 7,90

Questo libro è strettamente connesso a quello precedentemente pubblicato,dal titolo La Ricerca della Santità. In Efesini 4:20-24, la Scrittura esorta a sve-stirsi del vecchio “io” e a rivestire l’uomo nuovo. La Ricerca della Santità trat-ta in modo particolare la prima parte di questo brano biblico: combattere ilpeccato nella nostra vita. La Pratica della Pietà si concentra, invece, sullaseconda parte: rivestire la nuova identità e crescere nel carattere cristiano.Toccare il tema della pietà può sembrare desueto o, nella migliore delle ipo-tesi, un azzardo editoriale, visto la tendenza comune di vivere in modo fre-netico e rampante. Ma questo argomento è più che mai importante e neces-sario per la formazione del carattere di ogni vero credente. La “pratica della pietà”, però, non riguarda soltanto il carattere cristiano insé, ma la totalità della vita del credente, nei suoi più variegati aspetti, espres-sione stessa della sua personalità.L’autore spiega come il Signore abbia provveduto “… tutto ciò che riguardala vita e la pietà …” (II Pietro 1:3) ed esamina proprio quelle diverse veritàbi bliche, utili a formare il carattere di chi vive quotidianamente e coerente-mente la propria fede in Cristo. Jerry Bridges ci fa capire, inoltre, come la formazione di un carattere cristia-no secondo l’Evangelo influisca il modo in cui ci rapportiamo con Dio, noistessi e gli altri.Proprio in tempi come quelli in cui viviamo c’è più che mai bisogno di un li -bro come questo, tempi in cui molti hanno “le forme della pietà, ma ne han -no rinnegata la potenza”; tempi in cui ci si approssima al ritorno del Signoreed ogni credente è chiamato a vivere in santità di condotta e conformemen-te a quel la pietà che caratterizza, da sempre, la vera chiesa di Gesù Cristo.

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Prefazione pag. 5

1. Utile a ogni cosa » 9

2. La comunione con Dio » 17

3. Esercitati alla pietà » 33

4. Cercare una comunione più profonda » 47

5. Rivestire il carattere di Dio » 57

6. Umiltà » 73

7. Contentezza » 85

8. Gratitudine » 101

9. Gioia » 109

10. Santità » 121

11. Autocontrollo » 131

12. Fedeltà » 145

13. Pace » 155

14. Pazienza » 167

15. Mansuetudine » 179

16. Benevolenza e bontà » 189

17. Amore » 201

18. Raggiungere il traguardo » 213

Indice

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Titolo originale:“The Practice of Goodliness”Jerry Bridges© 1983, 1996 - NavPressColorado SpringsCO, 80935 - U.S.A.

Edizione italiana:“La Pratica della Pietà”© ADI-MediaVia della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 2284970Fax 06 2251432Email: [email protected]: www.adi-media.it

Servizio Pubblicazioni delleChiese Cristiane Evangeliche"Assemblee di Dio in Italia"

Marzo 2010 - Tutti i Diritti Riservati

Traduzione: F. T. - A cura dell'Editore

Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicatodiversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996Società Biblica di Ginevra - Svizzera

Stampa: Typokolor S.r.l. - Roma

ISBN 978 88 89698 36 5

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Q uesto libro segue quello precedentemente pubblica-to, dal titolo La Ricerca della Santità. In Efesini 4:20-

24, la Scrittura esorta a svestirsi del vecchio io e a rivestirel’uomo nuovo. La Ricerca della Santità tratta in modo parti-colare la prima parte di questo versetto: combattere il peccatonella nostra vita. La Pratica della Pietà si concentra sulla se-conda parte: rivestire la nuova identità e crescere nel caratterecristiano.

La descrizione più conosciuta del carattere cristiano èquella che troviamo in Galati 5:22, 23, dove Paolo elenca i no-ve aspetti del frutto dello Spirito. Ne troviamo altre, ugual-mente importanti, utili a farci comprendere di cosa sia for-mato, effettivamente, il carattere cristiano (Colossesi 3:12-16,Efesini 4:2, 3 e 32, Giacomo 3:17 e II Pietro 1:5-7). Nei capito-li che seguono, ho incluso la maggior parte dei versetti appe-na citati, dandone l’opportuna spiegazione.

Nel preparare una serie di studi biblici sul carattere cristia-no, ho maturato un interesse particolare per il tema della pie-tà. Ho approfondito l’argomento e ho concluso che una trat-tazione sul carattere spirituale del credente sarebbe incom-pleta senza uno studio sulla pietà.

La pietà, però, non riguarda soltanto il carattere del cre-dente. Essa copre la totalità della vita cristiana ed è il fonda-

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Prefazione

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mento su cui si costruisce la personalità del credente. Di con-seguenza, i primi quattro capitoli di questo libro trattano iltema generale della pietà ed i restanti capitoli considerano itratti principali del carattere di una persona pia.

L’ordine in cui sono disposti gli studi sui vari aspetti carat-teriali del credente non è casuale. I primi quattro: umiltà, con-tentezza, gratitudine e gioia si riferiscono al nostro rapportocon Dio. Il gruppo successivo, composto da tre elementi: san-tità, autocontrollo e fedeltà rilevano il bisogno di trattare séstessi con sobrietà. Gli ultimi sei – pace, pazienza, mansuetu-dine, benevolenza, bontà ed amore – insegnano a trattare glialtri con misericordia e comprensione. Tale suddivisione ri-flette la dicotomia del carattere cristiano: severità con sé stessie indulgenza verso gli altri. Soltanto lo Spirito Santo può crea-re in uno stesso individuo un simile contrasto, tanto attraen-te, tra severità e indulgenza.

La varietà d’argomenti trattati in un solo libro richiedeuna certa brevità d’esposizione. Il mio obiettivo è dimostrarel’importanza di ciascun aspetto della pietà e fornire dei sug-gerimenti pratici per mezzo dei quali crescere nel Signore.Spero che, attraverso la lettura di questo libro, molti siano sti-molati ad approfondire ancora di più quei temi che troveran-no particolarmente interessanti.

Personalmente, ho scoperto con sorpresa che finora si èscritto davvero poco sul tema della pietà e del carattere cristia-no. In certi punti, mi è sembrato di attraversare territori ine-splorati. Questo mi ha costretto a poggiarmi unicamente sullaScrittura, non potendo trarre vantaggio da scritti pubblicati inprecedenza. L’unica mia qualifica nel presentare i temi trattatiin questo libro sono i trent’anni di studio biblico personale incui ho usato metodi e strumenti accessibili a tutti.

Provo una certa trepidazione nell’affidare questo scrittoalle stampe, per il monito espresso dalle Scritture nel libro di

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Giacomo: “Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri,sapendo che ne subiremo un più severo giudizio” (Giacomo3:1). Sono consapevole, infatti, del bisogno che io stesso ho dimigliorarmi, ma prego che tutti, autore e lettori, possiamocrescere ancor di più nel Signore mentre insieme pratichiamola pietà.

Jerry Bridges

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Prefazione

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Capitolo 1

Utile a Ogni Cosa

Perché l’esercizio fisico è utile a poca cosa,mentre la pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa

della vita presente e di quella futuraI TIMOTEO 4:8

N on c’è apprezzamento migliore, per un credente ri-generato, che quello di essere definito una persona

pia; vale a dire, devoto e praticante. Si può essere genitori co-scienziosi, cristiani zelanti, predicatori dell’Evangelo attivi opastori pieni di talento; ma nessuna di queste cose ha impor-tanza se, allo stesso tempo, non si è persone pie.

Le parole pio e pietà ricorrono poche volte nel Nuovo Te-stamento; eppure, l’intera Bibbia è un libro sulla pietà. Que-ste parole, laddove compaiono, sono cariche di significato ed’insegnamento.

L’apostolo Paolo cerca di distillare l’essenza della vita cri-stiana in un breve paragrafo. Proprio parlando della pietà, af-ferma che “… la grazia di Dio, salutare per tutti gli uomini, èapparsa, e ci ammaestra a rinunziare all’empietà e alle monda-ne concupiscenze, per vivere in questo mondo temperatamen-te, giustamente e piamente”, mentre aspettiamo il ritorno del

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Signore Gesù (Tito 2:11-13; Versione Riveduta). Nel descrivereil proprio impegno di apostolo, Paolo dichiara di essere statochiamato a promuovere la fede degli eletti di Dio e la loro co-noscenza della verità che è secondo pietà (cfr. Tito 1:1).

Nella prima lettera a Timoteo, viene posta in risalto l’im-portanza della pietà. Dobbiamo pregare per quelli che sonoin autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla equieta in ogni pietà e onestà. Dobbiamo ricercare la pietà, va-le a dire perseguirla con un impegno persistente e tenace. Lapietà con animo contento è da considerare un gran guada-gno; infine, la pietà è utile ad ogni cosa, portando con sé unapromessa di benedizione sia per la vita terrena sia per quellafutura.

L’apostolo Pietro, pensando al giorno in cui la terra saràdistrutta con tutto quello che contiene, si domanda quale ti-po di persone dovrebbero essere i credenti e rimarca che bi-sogna ricercare la santità e la pietà:

“Il giorno del Signore verrà come un ladro: in quel giornoi cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati sidissolveranno, la terra e le opere che sono in essa sarannobruciate. Poiché dunque tutte queste cose devono dissol-versi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta eper pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del gior-no di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli ele-menti infiammati si scioglieranno!” (II Pietro 3:10-12).

In questo passo, l’apostolo Pietro richiama alla nostramente l’evento più straordinario della storia, il giorno del Si-gnore, per esortarci a compiere il nostro dovere cristiano: vi-vere in modo santo e pio.

La pietà non è un lusso spirituale riservato a pochi cristianiantiquati o ad un gruppo ristretto di credenti moderni. È pri-

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vilegio e dovere di ogni figlio di Dio ricercare la pietà ed eser-citarsi ad essa con diligenza. Non c’è bisogno di talenti o equi-paggiamenti speciali. Dio ha dato a ciascuno “… tutto ciò cheriguarda la vita e la pietà …” (II Pietro 1:3). Il credente più co-mune possiede già tutto il necessario, e il cristiano più capacedeve avvalersi degli stessi mezzi per praticare la pietà.

Cosa è dunque la pietà? Quali sono i segni distintivi di unapersona devota? Come si può diventare persone pie? Ho ri-volto a varie persone la domanda: “A cosa ti fa pensare la pietàbiblica?”. Le risposte sono state varie, ma tutte si riferivano aqualche aspetto del carattere cristiano, come “il frutto delloSpirito Santo”, essere “simili a Dio” o “simili a Cristo”. La pietàriguarda certamente qualcosa che attiene al carattere cristia-no, ma non è soltanto questo. C’è un aspetto della pietà ancorpiù importante che, in effetti, costituisce il fondamento su cuisi poggia il carattere pio.

LA PIETÀ È DEVOZIONE IN AZIONELa Bibbia ci fornisce, fin dalle prime pagine, degli indizi sullapietà. In Genesi leggiamo di Enoc, padre di Metusela:

“Enoc visse sessantacinque anni e generò Metusela. Enoc,dopo aver generato Metusela, camminò con Dio trecentoanni e generò figli e figlie. Tutto il tempo che Enoc visse fudi trecentosessantacinque anni. Enoc camminò con Dio;poi scomparve, perché Dio lo prese” (5:21-24).

Nel breve sommario della sua vita, composto da appenatre versetti, Mosè descrive due volte Enoc come uno che“camminò con Dio”. Lo scrittore della lettera agli Ebrei, asse-gna ad Enoc, nel capitolo 11, un posto tra gli “eroi della fede”,ma lo osserva da una prospettiva leggermente diversa, affer-mando che egli era “gradito a Dio”. Qui abbiamo due indizi

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Utile a Ogni Cosa

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importanti. Enoc camminò con Dio ed Enoc fu gradito a Dio.Appare chiaro da queste due affermazioni che la vita di Enocera centrata sul Signore, punto focale della sua esistenza.

Enoc camminò con Dio, ebbe comunione con Dio e fugradito a Dio. Quindi, era una persona devota. È questo il si-gnificato basilare della pietà. Questa parola, nel suo significa-to originale, dà l’idea di un’attitudine verso Dio che produceazioni a Lui gradite (1).

Tale attitudine personale, che definiamo devozione a Dio,è sempre devozione in azione. Non è soltanto un sentimentod’affetto nei confronti del Signore; quel genere di sentimento,cioè, che proviamo mentre cantiamo un vecchio inno di lodeo qualche coro di adorazione. Non si riduce neanche al tem-po di preghiera e lettura della Bibbia che, talvolta, definiamo“devozione privata”. Questa pratica è di vitale importanza perle persone pie, ma non esaurisce il significato completo di de-vozione.

LA PIETÀ È CENTRATA SU DIOLa devozione non è una mera attività; è un’attitudine neiconfronti di Dio, che si compone di tre elementi essenziali:

• Il timore di Dio• L’amore di Dio• Il desiderio di Dio

Studieremo in dettaglio questi elementi nel secondo capi-tolo del libro; per ora, è utile notare che tutti e tre sono cen-

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(1) Il Vine’s Expository Dictionary of New Testament Words definisce così la pietà:“La persona pia mette Dio al centro della propria vita e fa ciò che piace a Lui”(Nashville – USA: Royal Publishers, n.d. pag. 492). J.C. Connel afferma che “lapietà è il rapporto con Dio e le azioni che ne derivano” (New Bible Dictionary,Londra, InterVarsity, 1962, pag. 480).

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trati su Dio. La pratica della pietà è un esercizio o disciplina chesi accentra sul Signore. Da questa attitudine nei Suoi confron-ti, nascono il carattere e la condotta del credente, che definia-mo pietà. Spesso cerchiamo di raggiungere tali virtù cristianesenza considerare bene il fatto che è necessario consacrare deltempo per sviluppare una devozione personale focalizzata suDio. Vogliamo, cioè, piacere al Signore, ma non dedichiamo iltempo necessario per camminare e sviluppare con Lui unrapporto intimo e personale. Diversamente è impossibile ri-uscirci.

William Law (2) ha individuato alcuni requisiti necessariper condurre una vita devota. Egli usa la parola devozione insenso ampio, per intendere tutto ciò che è racchiuso nellapietà, le azioni e le attitudini:

Devozione significa una vita dedicata, o consacrata a Dio.L’uomo devoto è chi non vive più secondo la propria vo-lontà, o secondo i metodi e lo spirito del mondo, ma uni-camente per la volontà del Signore. Egli tiene presenteDio in ogni cosa, Lo serve in ogni cosa, considera tutti gliaspetti della vita comune come aspetti della pietà; fa tuttonel nome del Signore e secondo i principi coerenti con laSua gloria (3).

In questa definizione, tracciata sinteticamente da Law, no-tiamo la caratteristica totalizzante della pietà. Nella vita diuna persona devota, nulla è escluso. Dio è al centro dei suoipensieri. Ella svolge i doveri più comuni con un occhio alla

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Utile a Ogni Cosa

(2) William Law (1686 – 9 aprile 1761), Teologo e scrittore inglese le cui opere han-no notevolmente influenzato personaggi del calibro di John e Charles Wesley,George Whitefield, Samuel Johnson ed altri. N.d.E.

(3) William Law, A Serious Call to a Devout and Holy Life (Grand Rapids, MI - USA;Sovereign Grace, 1971), I.

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gloria di Dio. Come esorta Paolo ai corinzi, sia che mangi obeva o faccia qualsiasi altra cosa, fa tutto per la gloria di Dio(cfr. I Corinzi 10:31).

Un simile stile di vita, centrato sul Signore, si può svilup-pare soltanto con una profonda devozione personale. Soltan-to un forte rapporto con l’Iddio vivente può impedire che ta-le consacrazione diventi opprimente e legalistica. La Bibbiadice, per mezzo dell’apostolo Giovanni, che i comandamentidivini non sono gravosi. La vita devota, infatti, non è pesante,perché una persona pia è, prima di tutto, devota a Dio.

La sorgente primaria di un carattere pio è, dunque, la de-vozione al Signore. Essa è la vera motivazione di una condot-ta cristiana gradita a Dio: un fiducioso abbandono a Lui.

Questa motivazione distingue la persona pia da chi seguesemplicemente dei sani principi morali, o è altruista o zelante.Tale persona è retta, amorevole e dinamica a motivo della suadevozione al Signore. La vita di un tale credente, infatti, mani-festa l’impronta di Dio e ne trasmette il carattere. Si dice, però,che molti cristiani non diffondono intorno a loro un’atmosfe-ra di autentica pietà. Possono essere individui molto capaci edalla personalità attraente, impegnati nell’opera del Signore epersino molto apprezzati in qualche ambito del servizio cri-stiano. Però, non sono pii. Si sente a pelle: sono in gamba, bril-lanti, intelligenti, ma non sono persone pie. Perché? Il motivoè che non vivono una profonda comunione spirituale con ilproprio Salvatore. Possono essere devoti ad una visione, o adun ministerio, o alla loro reputazione cristiana; ma non a Dio.

Esercitare la pietà va ben oltre il possedere un caratterecristiano; vuol dire, piuttosto, avere un carattere cristiano chescaturisce dalla propria devozione a Dio; la differenza puòsembrare sottile, ma è assolutamente sostanziale! È vero pureche la devozione a Dio produce sempre un carattere cristianogenuino.

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Nel prossimo capitolo, studieremo i tre elementi principa-li della devozione e scopriremo che devono essere tutti pre-senti in una vita che sia gradita al Signore. Dunque, la defini-zione di pietà che useremo in questo libro è la seguente: devo-zione a Dio che genera una vita a Lui gradita.

I primi capitoli si concentrano su questa devozione; cer-cheremo di capire che cos’è e perché produce un caratterecristiano. Negli ultimi capitoli, invece, esamineremo i singolitratti del carattere pio. Non dobbiamo perdere di vista, però,il fatto che la devozione a Dio è la sorgente principale del ca-rattere cristiano e l’unico fondamento sul quale esso si puòedificare stabilmente.

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Questo libro è strettamente connesso a quello precedentemente pubblicato,dal titolo La Ricerca della Santità. In Efesini 4:20-24, la Scrittura esorta a sve-stirsi del vecchio “io” e a rivestire l’uomo nuovo. La Ricerca della Santità trat-ta in modo particolare la prima parte di questo brano biblico: combattere ilpeccato nella nostra vita. La Pratica della Pietà si concentra, invece, sullaseconda parte: rivestire la nuova identità e crescere nel carattere cristiano.Toccare il tema della pietà può sembrare desueto o, nella migliore delle ipo-tesi, un azzardo editoriale, visto la tendenza comune di vivere in modo fre-netico e rampante. Ma questo argomento è più che mai importante e neces-sario per la formazione del carattere di ogni vero credente. La “pratica della pietà”, però, non riguarda soltanto il carattere cristiano insé, ma la totalità della vita del credente, nei suoi più variegati aspetti, espres-sione stessa della sua personalità.L’autore spiega come il Signore abbia provveduto “… tutto ciò che riguardala vita e la pietà …” (II Pietro 1:3) ed esamina proprio quelle diverse veritàbi bliche, utili a formare il carattere di chi vive quotidianamente e coerente-mente la propria fede in Cristo. Jerry Bridges ci fa capire, inoltre, come la formazione di un carattere cristia-no secondo l’Evangelo influisca il modo in cui ci rapportiamo con Dio, noistessi e gli altri.Proprio in tempi come quelli in cui viviamo c’è più che mai bisogno di un li -bro come questo, tempi in cui molti hanno “le forme della pietà, ma ne han -no rinnegata la potenza”; tempi in cui ci si approssima al ritorno del Signoreed ogni credente è chiamato a vivere in santità di condotta e conformemen-te a quel la pietà che caratterizza, da sempre, la vera chiesa di Gesù Cristo.

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