corso di perfezionamento in teoria critica della società · 2018-01-24 · A. Smith, La ricchezza...

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corso di perfezionamento in teoria critica della società Maria Turchetto (Università Ca’ Foscari di Venezia) ECONOMIA E SOCIETÀ 1 www.turchetto.eu/corsi/teoriacritica.htm

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corso di perfezionamento in teoria critica della società

Maria Turchetto (Università Ca’ Foscari di Venezia) ECONOMIA E SOCIETÀ

1 www.turchetto.eu/corsi/teoriacritica.htm

MAX WEBER Economia e società

Mastodontica opera postuma, una raccolta di testi, studi e appunti vari

realizzata da Marianne Weber e poi curata da

Winckelmann in varie e controverse edizioni. La

Donzelli editore ha attualmente in corso di pubblicazione la nuova

traduzione italiana condotta per la prima volta sulla base dell’edizione critica tedesca

a cura di M. Palma.

Una breve storia del pensiero economico e un'altrettanto breve storia dell'economia: una piccola guida ai principali fatti e ai principali autori, senza alcuna pretesa di completezza ma con la speranza di suscitare qualche curiosità. La completezza è volutamente sacrificata per dare spazio ad alcune scuole di pensiero oggi quasi dimenticate ma che hanno ancora molto da dirci: come la "scuola storica" tedesca, cui i manuali più diffusi riservano pochissimi cenni; o la "scuola dipendentista" latinoamericana, ormai trascurata perfino dai terzomondisti e dai no-global. Si sa poi che Marx - trattato qui con una certa ampiezza - non è più di moda, figuriamoci marxisti come Lenin, Hilferding o Rosa Luxemburg impegnati sul fronte dell'"imperialismo". Perfino un personaggio very proper come lord Keynes è stato letteralmente travolto dall'avanzata del "pensiero unico" e merita di essere riproposto. Le lezioni sono completate da una breve antologia di testi di questi autori.

«gran parte, anzi forse la maggior parte di questa letteratura [relativa alla storia delle teorie economiche] si basa sul presupposto che le teorie economiche abbiano una propria vita autonoma. Lo sviluppo della disciplina si svolge in una sfera astratta: uno studioso dà prova di un vigoroso talento innovatore, altri si impegnano a correggere e perfezionare i suoi risultati. E tutto ciò senza un qualsiasi legame con il contesto economico. In realtà le teorie economiche sono sempre e profondamente un prodotto dei tempi e dei luoghi; e non si può analizzarle prescindendo dal mondo che interpretano. E dal momento che quel mondo cambia – è indubbiamente impegnato in un processo ininterrotto di trasformazione – anche le teorie economiche, se vogliono conservare una reale importanza, devono cambiare» John Kenneth Galbraith, Storia dell’economia, BUR 2000, pp. 9-10

Nascita della «ragion di Stato» Lo sviluppo della ragion di Stato è correlata al venir meno del tema imperiale. Roma, alla fine, scompare. Si forma una nuova percezione della storia: non è più polarizzata sulla fine dei tempi e sull'unificazione di tutte le sovranità particolari nell’impero degli ultimi giorni; ora si apre su un tempo indefinito in cui gli Stati devono lottare gli uni contro gli altri per assicurarsi la sopravvivenza. E, più che i problemi di legittimità di un sovrano su un territorio, ciò che appare importante è la conoscenza e lo sviluppo delle forze di uno Stato: entro uno spazio (insieme europeo e mondiale) di concorrenza statale, molto diverso da quello in cui si affrontavano le rivalità dinastiche, il problema principale è quello di una dinamica delle forze e delle tecniche razionali che permettono di intervenirvi.

Michel Foucault, Résumé des cours 1970-1982

Nuove tecnologie politiche Così la ragion di Stato, al di fuori delle teorie che l’hanno formulata e giustificata, prende forma entro due grandi insiemi di sapere e di tecnologia politiche: una tecnologia diplomatico-militare, che consiste nell’assicurare e sviluppare le forze dello Stato attraverso un sistema di alleanze e l’organizzazione di un apparato armato; la ricerca di un equilibrio europeo, che fu uno dei principi conduttori dei trattati di Westfalia, è una conseguenza di questa tecnologia politica. L’altro insieme è costituito dalla "polizia", nel senso che si dava allora a questa parola: ovvero l’insieme dei mezzi necessari a far crescere, dall’interno, le forze dello Stato. Al punto di congiunzione di queste due grandi tecnologie, e come strumento comune, occorre porre il commercio e la circolazione monetaria fra Stati: è dall’arricchimento grazie al commercio che si attende la possibilità di aumentare la popolazione, la manodopera, la produzione e l’esportazione, e di dotarsi di eserciti forti e numerosi. La coppia popolazione-ricchezza fu, all’epoca del mercantilismo e del cameralismo, l’oggetto privilegiato della nuova ragione di governo.

Michel Foucault, Résumé des cours 1970-1982

Michel Foucault, Ré sumé des cours 1970-1982 a cura del CSOA Godzilla di Livorno BFS 1994 Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al College de France (1977-1978) Feltrinelli 2005

Adelino Zanini, L’ordine del discorso economico. Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo in Michel foucault Ombre corte 2010

Mercantilisti sono i primi «economisti»; ritengono che la ricchezza di uno Stato derivi principalmente dal commercio (da una bilancia commerciale attiva, cioè da esportazioni superiori alle importazioni) e dalla popolazione produttiva Cameralisti attivi soprattutto negli Stati di lingua tedesca, sono teorici della buona amministrazione e della «polizia» [Polizeiwissenschaft] con cui si intende «ogni disposizione su questioni interne, con cui è possibile creare e incrementare in modo durevole il patrimonio complessivo dello Stato, impiegandone le forze nel modo migliore e soprattutto accrescere la felicità e il benessere [wohlfahrt] comune» [von Justi citato da Ritter, Storia dello Stato sociale, Laterza 1996,p. 42]

biopolitica L'insieme delle norme e delle pratiche adottate da uno stato per regolare la vita biologica degli individui nelle sue diverse fasi e nei suoi molteplici ambiti (sessualità, salute, riproduzione, morte, ecc.).

«... il tema è la biopolitica; intendo per ciò il modo in cui si è cercato, a

partire dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti alla

pratica di Governo dai fenomeni propri di un insieme di viventi

costituiti in popolazione: salute, igiene, natalità, longevità, razze...»

Michel Foucault, Résumé des cours

1970-1982

«la ricchezza non è data dalla moneta, ossia dall'oro e dall'argento, ma da ciò che la moneta può procurare; essa ha valore solamente come mezzo di acquisto» «Non è sempre necessario accumulare oro e argento perché un paese possa sostenere una guerra all'estero e mantenere flotte ed eserciti in paesi lontani. Una flotta o un esercito si mantengono non con l'oro e l'argento, ma con i beni di consumo. Il paese che dal prodotto annuo della propria industria nazionale e dal reddito che deriva dalla terra, dal lavoro e dalle sue scorte trae i mezzi per acquistare beni di consumo in paesi lontani, può anche sostenere il costo di una guerra all'estero» A. Smith, Una ricerca sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, cap. 1: Del sistema commerciale e mercantile

«un governo ha buone ragioni per proteggere con cura il suo popolo e le sue industrie. Ma la moneta può essere tranquillamente affidata al corso degli affari umani, senza paure né gelosie». D. Hume, Essays, Moral, Political, and Literary (1752)

«la ricchezza in se stessa non è altro che il nutrimento, le comodità e gli agi della vita» R. Cantillon, Essai sur la nature du commerce en général (1755)

«Che il sovrano e la nazione non perdano mai di vista che la terra è l’unica sorgente delle ricchezze, e che è l’agricoltura che le moltiplica» F. Quesnay, Massime generali del governo economico (1766)

TERRA E LAVORO SONO LE CAUSE DELLA RICCHEZZA «La terra è la fonte o la materia donde si trae la ricchezza; il lavoro dell’uomo è la forma che la produce» R. Cantillon, Essai sur la nature du commerce en général (1755) LA TERRA È L’UNICA CAUSA DELLA RICCHEZZA «Che il sovrano e la nazione non perdano mai di vista che la terra è l’unica sorgente delle ricchezze, e che è l’agricoltura che le moltiplica» F. Quesnay, Massime generali del governo economico (1766)

IL LAVORO È L’UNICA CAUSA DELLA RICCHEZZA «Il lavoro annuale di ogni nazione è il fondo da cui originariamente provengono tutti i mezzi di sussistenza e di comodo che essa annualmente consuma e che sempre consistono nel prodotto diretto del lavoro o di ciò che con esso viene acquistato da altre nazioni» A. Smith, La ricchezza delle nazioni (1776)

I FISIOCRATICI Secondo gli autori appartenenti a questa scuola di pensiero, attiva in Francia nella seconda metà del XVIII secolo, la creazione di ricchezza avviene soltanto attraverso i processi naturali e la crescita economica si realizza solo nel settore agricolo attraverso le pratiche della coltivazione e dell’allevamento; il settore manifatturiero non crea nulla, ma si limita a cambiare forma ai prodotti naturali. Il «prodotto netto» che si realizza nel settore agricolo in parte viene utilizzato per incrementare la produzione, in parte viene appropriato dai proprietari terrieri sotto forma di rendita. «Date al cuoco una misura di piselli che ve li appresti per il pranzo, egli ben cotti e ben conditi ve li manda in tavola; date al contrario quella misura all’ortolano acciò li confidi alla terra, egli vi riporta a suo tempo il quadruplo della misura ricevuta. Ecco la vera e sola produzione» Ferdinando Paoletti, I veri mezzi di rendere felici le società (1772)

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN INGHILTERRA

Karl Marx, Il Capitale, libro I, sezione IV La produzione del plusvalore relativo (capp. 10, 11, 12, 13) Paul Mantoux, La rivoluzione industriale nel diciannovesimo secolo Arnold Toynbee, La rivoluzione industriale

mercantilisti

Smith

Cantillon

Fisiocratici

Malthus, Ricardo ...

scuola classica inglese

˝rottura epistemologica˝: cambia la definizione della natura della ricchezza

si apre un ventaglio di posizioni sulla definizione delle cause della ricchezza

una definizione di ECONOMIA POLITICA: l’economia politica è la disciplina che studia la produzione della ricchezza, la sua distribuzione tra classi sociali nell’ambito di una nazione e la sua circolazione in ambito nazionale e internazionale

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN INGHILTERRA

il pauperismo in Inghilterra tra XVIII e XIX secolo

Da dove vengono i poveri? Questa era la domanda posta da una quantità di pamphlets che s'infoltiva con l'avanzare del secolo. Le cause della miseria e i mezzi per combatterla potevano difficilmente rimanere al di fuori di una letteratura che era ispirata dalla convinzione che soltanto se i mali più evidenti della miseria potevano essere alleviati essa avrebbe cessato di esistere del tutto. Su di un punto sembra esservi stato un accordo generale e cioè sulla grande varietà di cause che spiegavano il fatto di questo aumento. Tra queste era la scarsità di grano, i salari agricoli troppo elevati che causavano alti prezzi dei prodotti alimentari; salari agricoli troppo bassi, salari urbani troppo alti, irregolarità del lavoro nelle città; scomparsa della classe dei piccoli proprietari terrieri, inettitudine del lavoratore urbano per le attività rurali, riluttanza degli agricoltori a pagare salari più elevati, timore da parte dei proprietari che le rendite sarebbero state ridotte se si fossero pagati salari più elevati, incapacità della workhaouse di competere con la macchina, mancanza di economia di tipo familiare, abitazioni disadatte, cattiva alimentazione ed uso di droghe. Alcuni scrittori criticavano un nuovo tipo di bestiame ovino, altri i cavalli che avrebbero dovuto essere sostituiti con i buoi, altri ancora sostenevano che si dovessero mantenere meno cani. Alcuni sostenevano che i poveri dovessero mangiare di meno o non mangiare pane mentre altri ritenevano che anche il nutrirsi "del pane migliore non avrebbe dovuto rappresentare un'accusa contro di loro". Si sosteneva che il tè danneggiasse la salute di molti poveri mentre la "birra fatta in casa" l'avrebbe ristabilita. Coloro che si sentivano più impegnati da questo argomento sostenevano che il tè non faceva meglio dei liquori più a buon mercato [...] E' anche vero che molti scrittori lamentavano gli effetti disgreganti delle recinzioni e che molti altri insistevano sul danno arrecato al lavoro nelle campagne dagli alti e bassi dell'attività manifatturiera, tuttavia prevale nell'insieme l'impressione che il pauperismo fosse considerato un fenomeno sui generis, una malattia sociale causata da una varietà di ragioni la maggior parte delle quali diventava attiva soltanto attraverso il fallimento da parte della Poor Law di impiegare il rimedio giusto.

K. Polanyi, La grande trasformazione (1944)

Da dove vengono i poveri?

Vicende della legislazione sui poveri in Inghilterra La discussione che si scatena all'inizio del XIX secolo tra gli economisti inglesi ha al centro l'efficacia della Poor Law, la legge per l'assistenza ai poveri emanata in Inghilterra nel 1601 e ancora in vigore all'epoca. Ne La grande trasformazione Polanyi ricostruisce il sistema assistenziale inglese, in realtà assai complesso. Nel XVII secolo tre erano i capisaldi del sistema: la Poor Law, che affidava l'assistenza dei poveri alle parrocchie e istituiva le poorhouses; lo Statute of Artificers che prevedeva l'imposizione del lavoro, regolava apprendistato e tariffe salariali e prevedeva controlli salariali annuali da parte di pubblici ufficiali; lo Act of Settlement and Removal (1662) che limitava la mobilità della popolazione, con lo scopo di proteggere le parrocchie "migliori" dall'afflusso di indigenti. Nel 1795 lo Act of Settlement and Removal fu abrogato, con la conseguenza di una piena mobilità dei lavoratori sul territorio nazionale. Nello stesso anno fu introdotta la Speenhamland Law o "sistema dei sussidi", che stabiliva sussidi da aggiungere ai salari in base al carico familiare e secondo una scala dipendente dal prezzo del pane, in modo da assicurare un reddito minimo ai poveri indipendente dai loro guadagni. "La Speenhamland Law era destinata a prevenire la proletarizzazione della gente comune o almeno a rallentarla. Il risultato fu semplicemente l'impoverimento delle masse che nel processo quasi persero la loro forma umana" [K. Polanyi, La grande trasformazione]. Di fatto, la Speenhamland Law trasferiva interamente il peso dei salari sulla comunità. La situazione divenne particolarmente grave quando, in seguito alle guerre napoleoniche, la Corn Law (legge protezionista sul grano) ebbe l'effetto di spingere alle stelle il prezzo del grano, cui era agganciata la scala Speenhamland. L'assurdità di questa organizzazione fomentò le posizioni favorevoli all'abolizione di ogni forma di assistenza e alla liberalizzazione dei salari. Lo Statute of Artificers fu abolito nel 1813-14, la vecchia Poor Law sostituita dalla nuova Poor Law di ispirazione malthusiana nel 1834. Nel 1834 cominciano ad essere emanate le leggi sulle fabbriche.

«Penso di poter formulare in tutta onestà due postulati. Primo. Che il cibo è necessario all’esistenza dell’uomo. Secondo. Che la passione tra i sessi è necessaria [...] Considerando dunque ammessi i miei postulati, affermo che il potere di popolazione è infinitamente maggiore del potere che ha la terra di produrre sussistenza per l'uomo. La popolazione, quando non è frenata, aumenta in progressione geometrica. La sussistenza aumenta soltanto in progressione aritmetica. [...] Questa naturale diseguaglianza dei due poteri, di popolazione e di produzione da parte della terra, e quella grande legge della nostra natura che costantemente deve mantenere in equilibrio i loro effetti, costituiscono la grande difficoltà, che a me pare insormontabile, sulla via che conduce alla perfettibilità della società. Tutte le altre argomentazioni sono di importanza scarsa e subordinata a paragone di questa. Non vedo alcuna via per la quale l'uomo possa sfuggire al peso di questa legge che pervade tutta la natura animata. Nessuna sognata forma di eguaglianza, nessuna legge agraria spinta al massimo grado, potrebbero rimuovere la pressione anche per un solo secolo». T. R. Malthus, Saggio sul principio di popolazione (1798)

«Se la popolazione e gli alimenti fossero aumentati al medesimo grado di incremento, è probabile che l’uomo non sarebbe mai uscito dallo stato selvaggio [...] Sembra assai probabile che anche le difficoltà provocate dalla legge di popolazione tendano più a promuovere che a ostacolare il compimento del fine generale della Provvidenza. Tali difficoltà stimolano universalmente gli sforzi e contribuiscono a creare quell’infinita varietà di situazioni, e perciò di impressioni, che sembra nel complesso la condizione più favorevole allo sviluppo della mente [...] L’idea che le impressioni e gli eccitamenti di questo mondo siano gli strumenti mediante i quali l’Essere Supremo forma la mente dalla materia, e che la necessità di un costante sforzo per evitare il male e perseguire il bene sia la molla principale di queste impressioni e di questi eccitamenti, sembra appianare molte delle difficoltà che la contemplazione della vita umana ci presenta; e mi sembra anche poter fornire una ragione soddisfacente dell’esistenza del male naturale e morale [...]. Il male esiste nel mondo per creare l’attività, non la disperazione». T. R. Malthus, Saggio sul principio di popolazione (1798)

Se la miseria dei nostri poveri non fosse causata dalle leggi della natura, ma dalle nostre istituzioni, la nostra colpa sarebbe grande

Charles Darwin, Viaggio di un naturalista intorno al mondo

"C'era una volta, in un'età da lungo tempo trascorsa, da una parte una élite diligente, intelligente, lavoratrice e risparmiatrice, e dall'altra c'erano degli sciagurati oziosi che sperperavano tutto il proprio e anche più [...]. Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza e che gli altri non hanno avuto all'ultimo altro da vendere che la propria pelle [...]. Sono insipide bambinate. Nella mite economia politica ha regnato da sempre l’idillio. Nella storia reale la parte importante è rappresentata [...] dalla conquista, dal soggiogamento, dall’assassinio e dalla rapina, in breve dalla violenza"

mercantilisti

Smith

Cantillon

Fisiocratici

Malthus, Ricardo ...

scuola classica inglese

˝rottura epistemologica˝

si apre un ventaglio di posizioni sulla definizione delle cause della ricchezza

˝rottura epistemologica˝ si apre un ventaglio di posizioni sulla definizione del metodo della scienza economica

scuola neoclassica

scuola storica tedesca

Marx

La struttura del libro I de Il Capitale

• cap. 1 La merce • cap. 2 Il processo di scambio • cap. 3 Il denaro • cap. 4 Trasformazione del denaro in capitale • cap. 5 Processo lavorativo e processo di valorizzazione • seguono alcuni capitoli che approfondiscono il concetto di plusvalore e la

distinzione tra plusvalore assoluto e plusvalore relativo • capp. 10-13: i metodi del plusvalore relativo; cooperazione, divisione del lavoro,

macchine e grande industria • capp. 22-23: riproduzione semplice e riproduzione allargata (accumulazione) del

capitale • cap. 24: La cosiddetta accumulazione originaria

Che cos’è Il Capitale? E’ la grande opera di Marx, alla quale egli ha consacrato tutta l’esistenza dopo il 1850 [...]; l’opera sulla quale Marx va giudicato. Louis Althusser, Introduzione al I libro del Capitale, 1976

Karl Marx, Il Capitale, libro I, cap. 24 «La cosiddetta accumulazione originaria»

"C'era una volta, in un'età da lungo tempo trascorsa, da una parte una élite diligente, intelligente, lavoratrice e risparmiatrice, e dall'altra c'erano degli sciagurati oziosi che sperperavano tutto il proprio e anche più [...]. Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza e che gli altri non hanno avuto all'ultimo altro da vendere che la propria pelle [...]. Sono insipide bambinate. Nella mite economia politica ha regnato da sempre l’idillio. Nella storia reale la parte importante è rappresentata [...] dalla conquista, dal soggiogamento, dall’assassinio e dalla rapina, in breve dalla violenza"

" la popolazione rurale espropriata con la forza, cacciata dalla sua terra, e resa vagabonda, veniva spinta con leggi fra il grottesco e il terroristico a sottomettersi, a forza di frusta, di marchio di fuoco, di torture, a quella disciplina che era necessaria al sistema del lavoro salariato [...]. Per il corso ordinario delle cose l'operaio può rimanere affidato alle 'leggi naturali della produzione', cioè alla sua dipendenza dal capitale, che nasce dalle stesse condizioni della produzione, e che viene garantita e perpetuata da esse. Altrimenti vanno le cose durante la genesi storica della produzione capitalistica. La borghesia, al suo sorgere, ha bisogno del potere dello Stato, e ne fa uso, per 'regolare' il salario, cioè per costringerlo entro limiti convenienti a chi vuol fare del plusvalore, per prolungare la giornata lavorativa e per mantenere l'operaio stesso a un grado normale di dipendenza. E' questo un momento essenziale della cosiddetta accumulazione originaria " " la scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitù della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, la conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalistica. Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria. Alle loro calcagna viene la guerra commerciale delle nazioni europee, con l’orbe terracqueo come teatro. La guerra commerciale si apre con la secessione dei Paesi Bassi dalla Spagna, assume proporzioni gigantesche nella guerra antigiacobina dell’Inghilterra e continua ancora... "

Karl Marx, Il Capitale, libro I, cap. 24 «La cosiddetta accumulazione originaria»

i materiali (letture, articoli, dispense) relativi al corso si trovano sul sito www. turchetto.eu/corsi bibliografia (testi cui si è fatto riferimento in queste lezioni): W. R. Allen (a cura di), La teoria del commercio internazionale da Hume a Ohlin, Milano 1968 W. J. Barber, Storia del pensiero economico, Feltrinelli 1992 R. Cantillon, Saggio sulla natura del commercio in generale, Einaudi 1974 M. Foucault, Le parole e le cose, BUR 1998 M. Foucault, Résumé des cours 1970-1982, BFS 1994 M. Foucault, Sicurezza, territorio e popolazione, Feltrinelli 2005 M. Foucault, Nascita della biopolitica, Feltrinelli 2005 J. K. Galbraith, Storia dell’economia, BUR 2000 T. R. Malthus, Saggio sul principio di popolazione, Einaudi, 1977 K. Marx, Il capitale, edizioni varie B. Miglio (a cura di), I fisiocratici, Laterza 2001 K. Polanyi, La grande trasformazione, Einaudi 1974 D. Ricardo, Principi dell'economia politica e delle imposte, UTET 1965 G. A. Ritter, Storia dello stato sociale, Laterza 2003 A. Smith, La ricchezza delle nazioni, edizioni varie M. Turchetto, Le forze produttive nella storia del pensiero economico, Rubbettino 1998 M. Turchetto, Economia e società. Otto lezioni eretiche, Mimesis 2017 A. Zanini, L’ordine del discorso economico, Ombrecorte 2010