Corso di formazione "CRM per lo sviluppo business"
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CORSO FORMAZIONE
LA GESTIONE DEL CLIENTE&
I FONDAMENTALI DEL CRM
COSTRUIRE IL PROPRIO DATA BASE CLIENTI
ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali [email protected]
CRM e Digital Marketing Manager«Il profilo dovrà supervisionare l'organizzazione e la gestione di una squadra al lavoro per sviluppare tutto quello che riguarda il
marketing digitale per le concessionarie del Gruppo xxx.Dovrà inoltre organizzare i processi di acquisizione e gestione
dei clienti, attraverso logiche customer oriented e configurare il CRM aziendale in modo da aumentare, e massimizzare, le
relazioni con i nostri clienti; dovrà inoltre pianificare strategie di lead generation, studiando i benchmark di settore, basate su un
marketing mix composto da Direct Email Marketing, SearchEngine Marketing, Search Engine Optimization e Social Media
Marketing»ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali
PRIMA SESSIONE: IL PROGETTO CRM
Il CRM è un percorso di sviluppo business e come tale va vissuto come una strategia di medio-lungo termine, non come semplice strumento.
Per questo rientra nell’offerta formativa MARKETING E VENDITE
Per noi è uno strumento che deve portare alla crescita del fatturato.
Il CRM nasce e non finisce mai: è l’inizio dell’approccio moderno al mercato, in quanto basato sulla sua effettiva conoscenza. Deve avere la forza di una vision
Attuare percorsi di crescita attraverso il CRM
Uscire dal corso con spunti per il miglioramento di asset aziendali
Esercitazione: quanti hanno un CRM come è usato, che risultati dà, chi è coinvolto in azienda??
Ing. ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali [email protected]
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COSA E’ e A COSA SERVE IL CRM
Il CRM serve alle aziende per costruire e gestire i profili di clienti acquisiti e potenziali: è «clientecentrico»
Il CRM è una valida occasione per mettere a punto strategie e attività per:
• conoscere i clienti e i loro bisogni, cioè conoscere il mercato;
• massimizzare i profitti sui clienti fedeli, cercando di comprenderne ed anticiparne esigenze e aspettative;
• ottenere nuovi clienti (business development);
• Costruire la conoscenza e quindi ottimizzare la comunicazione (secondo il
principio che comunico di più con chi conosco meglio)
Ing. ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali [email protected]
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COSA E’ e A COSA SERVE IL CRM
E’ uno strumento di crescita e di velocizzazione dei processi
In più, consente di trattenere in azienda le informazioni e ridurre rischi del turnover del personale
E’ uno strumento che stimola a comunicare con l’esterno e con l’interno
Aiuta a creare relazioni dirette 1-2-1 e stimola la personalizzazione, simile al moderno approccio social
Stimola attitudini analitiche verso il mercato
Stimola all’ascolto
Ing. ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali [email protected]
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COSA NON E’ IL CRM
• Non è un semplice software di gestione clienti e back-office
• Non è il gestionale dell’azienda (amministrazione)
DUNQUE
• Il CRM non è una semplice questione di marketing né di sistemi informatici, ma riguarda l’azienda e la sua visione nel complesso.
• E’ un approccio strettamente legato alla strategia, alla comunicazione, all’integrazione tra i processi aziendali, alle persone ed alla cultura.
• Essendo modulare, può avere un taglio marketing, sales, service oriented
• A suo modo il CRM è uno strumento di marketing analitico
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STRUTTURA DEL CRM
Il CRM può essere scomposto in 4 macro aree: vendita, collaborativo, marketing, supporto
L’architettura tecnologica o framework rappresenta il substrato che ne rende possibile l’applicazione.
» Il CRM vendita è costituito dalle applicazioni CRM rivolte al cliente che supportano le attività di:
• back office per la gestione trattative ed ordini;
• front office per l’automazione delle forze vendita;
• mobile office per il supporto alle attività degli agenti/area managers e per altri servizi di supporto.
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STRUTTURA DEL CRM
» Il CRM collaborativo è la piattaforma di collaborazione e comunicazione:
- mail e rubrica centralizzata e condivisa
- archiviazione e gestione documentale
» CRM marketing (B2B):
- acquisizione, profilazione, inserimento e aggiornamento nominativi di persone e aziende
- creazione di liste di distribuzione
- creazione del messaggio (newsletter)
- spedizione e monitoraggio del tasso di apertura, click-thru etc (metrics)
» CRM supporto o service, inerente l’assistenza tecnica
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UN PASSO INDIETRO: ALLE SORGENTI DEL CRM
I 10 punti abituali di debolezza aziendale: il CRM come rimedio
Case history: Progetti CCIAA, 130 aziende manifatturiero, commercio e servizi
Le 4 principali sofferenze aziendali:
Conoscere meglio il cliente e suoi bisogni CUSTOMER
Organizzare le risorse umane e migliorare clima interno RELATIONSHIP
Migliorare immagine e comunicazione RELATIONSHIP
Disporre di strumenti per decisione, programmazione attività, controllo di gestione MANAGEMENT
Tutto è pertinente al percorso CRMIng. ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali
I 10 punti abituali di debolezza aziendale
1a. Il focus sul prodotto
Lasciare per ultimo il prodotto: è reperibile ovunque
La focalizzazione sul prodotto penalizza il 70% delle aziende che vogliono esportare
Ricorda: chi vende deve innanzitutto ascoltare
1b. Gli investimenti negli asset materiali
ha valore ciò che vedo e tocco
gli asset materiali sono la vera ricchezza
i clienti mi valutano in base a tali assetIng. ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali
I 10 punti abituali di debolezza aziendale
2. La mancata segmentazione dei clienti storici
• Non sfrutto l’esperienza storica: da dove arrivano i clienti? Quale il canale più efficace?
• Non si conosce il mercato in cui si vende
• Non si capisce qual è (era) il settore merceologico più redditizio
• Non vi è un ordine mentale per lo scouting
• Si procede per tentativi senza una rotta
Considerare clienti attuali (attivi e dormienti), clienti persi e prospects l’analisi approfondita dei clienti ne fa trovare altri, è un must dello sviluppo business
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
3. La mancata segmentazione del mercato target
» lavorazioni meccaniche medio-piccole (da barra e da ripresa)
Settori di destinazione: fonderie, esclusi quelli con lavorazioni interne (die-casting), piccole forge, costruttori equipment (etichettatrici, confezionamento), OEM power transmission (organi trasmissione, pulegge, scatole cambio, coperchi differenziale), pompe/compressori, motion control (riduttori, servoattuatori, variatori)
» costruzione stampi iniezione
Settori di destinazione: packaging, automotive, medicale, HVAC, bianco, elettrico/domotica
Il prospect si deve riconoscere nella segmentazione
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
3. La mancata segmentazione del mercato target
» equipment caldareria in titanio
http://www.loterios.com/marketsegment.asp
» costruzione rampe alluminio
Settori di destinazione: costruttori trailers, MMT, operatori logistica, giardinaggio, lifting equipment
Esercitazione: segmentazione mercati target, gruppi da 5
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
4. Il mancato monitoraggio della concorrenza
Obiettivo: segmentare i target markets (ma ve ne sono molti altri ….)
Ricavare il maggior numero possibile di operatori
Analizzare i siti
Studiare i settori in cui sono attivi
Studiare i paesi in cui sono attivi
Studiare la tipologia di rete commerciale
Studiare i punti di forza conclamati: sono anche i miei?
Leggere le case histories, referenze etc
Valutare se posso entrare nei loro mercati: si, no, perché?
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
5. La insufficiente comunicazione
la carenza di contenuti: il sito internet scarno e non porta richieste
l’incapacità di declinare il valore: l’elevator pitch
concetti confusi di mission (che bisogni soddisfo) e vision (dove voglio arrivare)
incapacità di cogliere i canali efficaci di comunicazione
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
6. L’incapacita’ di declinare la propria offerta
Il criterio di valore e successo è il prezzo
Non si scompone l’offerta in “voci” di valore
Non si evidenziano abbastanza le novità
Non si comunica da esperti
Non si dimostra dinamica e inventiva (l’esempio delle notizie vecchie sul web)
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
7. Il carente follow up delle offerte
Capire punti di forza e debolezza
Scusa per relazionarsi col cliente
Dimostrazione di serietà
Dimostrazione di interesse
Strumento di moderata pressione (faccio sul serio)
Arrivare prima dei concorrenti
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
8. La limitata relazione col cliente
Non si fanno chiamate periodiche ai key customers per avere info su:
andamento mercato
tendenze
grado di soddisfazione cliente
suggerimenti su prodotto/servizio
info su concorrenza (ove pertinente)
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
9. L’insufficiente sviluppo business
Condizioni indispensabili:
avere segmentazione mercato e cliente (dove cercare)
avere contenuti adeguati (cosa/come comunicare)
conoscere i bisogni dei clienti (cosa soddisfare)
conoscere il matching tra valore aziendale e bisogno del cliente
sapere in cosa si riconoscono i clienti (identità del cliente)
conoscere i canali di comunicazione (dove comunicare)
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I 10 punti abituali di debolezza aziendale
10. Il limitato coinvolgimento delle risorse umane
Si fanno pochi incontri di coordinamento tra le diverse aree aziendali
Non si coinvolgono le risorse nel raggiungimento degli obiettivi
Non ci si confronta sulle criticità
Non si stimolano i suggerimenti dalla base
il CRM diventa una piattaforma di collaborazione, un punto di incontro: si parla di CRM collaborativo
Esercitazione: chi ha risolto qualche debolezza menzionata grazie a percorsi CRM?
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L’USO DEL CRM: LE PROFILAZIONI CLIENTI 1. Profilazione clienti per tipologia
A. Abituali o storici
B. Persi (nel bene e nel male …)
C. Dormienti o meteore
D. Leads (conosco la persona di contatto dell’azienda)
E. Prospects (cliente potenziale, ho nome dell’azienda)
Porsi obiettivi per ciascuna tipologia: creare strategie differenti nel tempo a seconda di bisogni o emergenze
Per ogni tipologia occorre la giusta strategia relazionale
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1a. ANALISI CLIENTI ABITUALI O STORICI
Obiettivo: segmentare i target markets per ottimizzare relazione e comunicazione
Sono i cosiddetti clienti attivi (es. ultimi 12mesi o due anni a seconda del tipo di bene: consumer, investment etc)
Classificazione per settori di appartenenza, chiedendomi:
In quali ambiti opero?
Chi può acquistare i miei prodotti/servizi?
Su quali canali opera la concorrenza?
Quali esigenze soddisfo?
Chi ha comprato da me in passato?
Ulteriore suddivisione: quali tipologie di clienti posseggo (intermediari, utilizzatori finali, partner companies)
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1b. ANALISI CLIENTI PERSI
Obiettivo: recuperarli, se vale la pena…
Perché li ho persi? Indicare
Non pagano
Ho perso una o più offerte
E’ cambiato il buyer
Hanno chiuso
Sono fedeli al fornitore attuale
Ho smesso di contattarli
C’è stata forte contestazione
Non sono all’altezza di servirlo per tempistiche, volumi etc
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1c. ANALISI CLIENTI DORMIENTI o METEORE
Obiettivo: rivitalizzarli
Li abbiamo persi per strada, ma possono tornare, spontaneamente o stimolati
Sono una categoria estesa: possono esser risvegliati in 1000 modi
Nuova gamma prodotti/servizi
Campagna esaurimento scorte
Lancio promozionale
Nuova applicazione del prodotto
Migliore magazzino e consegne
Nuovo agente locale che può andare a visitarli
Service migliorato
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1d. ANALISI DEI LEADS
Obiettivo: convertirli (engagement) ovvero stimolare il processo d’acquisto
Conosco la persona di contatto, ho la sua mail diretta
C’è stato un interessamento generico
Creo contenuti inerente lo specifico interesse
Posso mandare newsletters secondo un piano editoriale
Può esistere uno storico di offerte da studiare, di esigenze manifestate in passato
Faccio “lead nurturing” attraverso campagne e-mail marketing
Cerco un incontro diretto (visita al lead, invito a open day, invito a fiera, coinvolgimento in promozione con invio voucher propedeutico a una «call to action» etc)
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1e. ANALISI PROSPECTS
Obiettivo: trasformarli in leads
I prospects sono individuati nello scouting di mercato;
Sono aziende segmentate nei settori target;
I prospects possono essere vecchi contatti mai approfonditi (es. fiere, vecchie richieste via mail etc)
Non conosco ancora il decisore, devo creare il contatto
Può esistere uno storico di offerte da studiare, di esigenze manifestate
Posso fare campagne DEM ma non e-mail marketing
Esercitazione: segmentazione clienti per tipologia, come è stata fatta?
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L’USO DEL CRM: LE PROFILAZIONI CLIENTI 2. Profilazione clienti per bisogni
Alla base vi è l’ascolto del bisogno:
• Cosa gli serve? Bisogni generici
• Perché compra da noi? Nostri punti di forza
• Quali bisogni soddisfo? Parzialità della nostra offerta
• Perché compra dalla concorrenza? Nostri punti di debolezza
• Perché perdo clienti? Che bisogni non soddisfo?
abituarsi a contatti telefonici periodici col cliente, limitare uso mail, idealmente visitarli (area managers, agenti)
Esercitazione: profilare clienti in base ai bisogni, gruppi di 5
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IL «BUYER PERSONAS»
Rappresenta la “summa” dell’inbound marketing poiché è costruito su esigenze specifiche
del cliente, che occorre conoscere (difficile!)
• E’ il top della profilazione del cliente, della sua identità: lo chiamo per nome!
• Il “Buyer Personas” è una rappresentazione generalizzata del tuo cliente ideale
• Definire il buyer personas ti serve per capire sia i tuoi attuali clienti ma soprattutto ti aiuta ad identificare quelli potenziali, rendendoti molto più facile il lavoro di personalizzazione dei contenuti.
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IL BUYER PERSONASA cosa serve?
Puoi costruire contenuti mirati per ciascun buyer personas (tendendo conto del loro buyer’s journey)
Il tuo sito sarà in linea con le esigenze dei potenziali clienti quindi troveranno contenuti inerenti alle loro ricerche e saranno molto più propensi a compiere azioni;
La percentuale di conversione da visitatore a lead aumenta notevolmente perché sai cosa sta cercando e quello che ha bisogno;
Potrai segmentare le tue campagne di marketing senza fare spam;
Per approfondimenti:
http://mariacristinapizzato.it/buyer-personas-12-tool-per-aiutarvi-a-crearle/
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L’USO DEL CRM: LE PROFILAZIONI CLIENTI 3. Profilazione clienti per fedeltà e profittabilità
Le 4 tipologie clienti su base durata relazione/fedeltà (asse X) vs redditività/valore (asse Y):
gli occasionali
gli estranei
i top customers
gli approfittatori
Il quadro è sempre in movimento e le relazioni fluide monitoraggio continuo
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occasionali Top customers
estranei approfittatori
OBIETTIVI DELLA PROFILAZIONEAssociare strategie relazionali ad ogni classe di cliente
Ricordare
• non sempre i clienti più fedeli (o longevi) generano minori costi di mantenimento, possono avere atteggiamenti opportunistici crescenti
• non sempre per i clienti più fedeli (o longevi) è possibile l’up-selling
• ogni business ha approcci diversi ai profili, non è detto che interessino gli amici veri
• effettuare analisi nel tempo del portafoglio, revisione almeno annuale
attenzione che solo una parte dei clienti fedeli è redditizia
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OBIETTIVI DELLA PROFILAZIONEAssociare strategie relazionali ad ogni classe di cliente
Scopo:
• occasionali top customers: consolidare la relazione
• approfittatori: consapevolezza e monitoraggio lato costi gestione
• estranei occasionali: massimizzare le singole transazioni
Esercitazione: azioni da svolgere per elevare i profili dei clienti
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DEFINIZIONE DEI PARAMETRI QUANTITATIVI
Non esiste legge, ciascuno deve contestualizzare:
• durata relazione/fedeltà (X): scala degli anni per beni strumentali, dei mesi per beni consumer; in alternativa fare ABC della frequenza ordinativi
• redditività (Y): ipotizzare scale di marginalità, facendo ABC (come per il fatturato); in alternativa fare ABC del fatturato
Assegnare max. classi da 1 a 4 (due macro-classi suddivise ciascuna in due sub-classi)
• estraneo 1 e 2, approfittatore 1 e 2 oppure fedele 1,2,3,4 (f1,f2,f3,f4)
• estraneo 1 e 2; occasionali 1 e 2 oppure redditivo 1,2,3,4 (R1, R2, R3, R4)
Utilizzare criteri semplici e non esagerare nel dettagli
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SECONDA SESSIONE: IMPLEMENTAZIONE DEL CRM
3 fasi:
- strategica (analisi bisogni interni, scelta percorsi CRM, costi, tempi)
- organizzativa (come ottenerlo, gruppo di lavoro, responsabilità)
- tecnologica (scelta e implementazione tool)
ESEMPIO: sales & marketing pipelines
Focus su cliente esistente: dalla profilazione alla vendita al follow up
Focus su cliente potenziale: dalla lead generation al nurturing alla conversione in logica inbound
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I MILESTONES DEL CRM
- IL PROCESSO DI ASCOLTO DEL CLIENTE
- IL PROCESSO DI FIDELIZZAZIONE DEL CLIENTE, basato sulla profilazione
- IL PROCESSO DI MARKETING ONE-to-ONE o marketing relazionale
E’ quanto avviene nel moderno retail e nel SMM, anche con spinti automatismi
NB: fare marketing vuol dire fare mercato, partendo dall’ascolto ed approdando alla relazione: questo è il nuovo marketing, che trova la «summa» nel SMM
IL CRM costruisce la visione del mercato e consente di pianificare azioni
Si pianificano molto meglio le azioni che analizzando solamente i dettagli di fatturato ed ordinativi
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IL PROCESSO DI ASCOLTO DEL CLIENTEo prevendita
Conoscenza attraverso il contatto periodico (offerte, service, consegne, andamento mercato etc)
Osservazione dei dati comportamentali (maturazione scelta e modalità di acquisto)
Le visite periodiche (area manager, agenti)
I questionari online sul gradimento
Lo storico delle richieste d’offerta: cosa sta cercando?
Predizione dei suoi comportamenti
Obiettivo: anticipare i suoi bisogni e suscitare nuove esigenze
NB: Facebook non fa così? Google non registra i trends e le key words? Chi studia gli utenti comanda
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IL PROCESSO DI FIDELIZZAZIONE DEL CLIENTEo vendita
E’ sempre più raro trovare clienti fidelizzati, non solo perché distratti ma perché non sappiamo dar loro valore e trasmettere il nostro
Fidelizzare vuol dire dare al cliente ciò che gli:
fa aumentare il business (B2B)
fa guadagnare prestigio
fa risparmiare tempo, risorse, persone
fa stare tranquillo
fa sentire protagonista nei confronti dei destini del fornitore
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IL MARKETING ONE-to-ONEo post vendita
(Una volta si chiamava relazione …)
E’ alla base della strategia CRM, perchè è necessario?
Il cliente è sempre più abituato ad un trattamento personalizzato, forse dal nostro competitor
E’ abituato alla personalizzazione dalla frequentazione dei social media
Ha sempre meno tempo da dedicare al fornitore
E’ più distratto e “volatile” di un tempo, in quanto più informato e autonomo
Ha maggiori conoscenze dei prodotti grazie al web
Può diventare Ambassador dell’azienda
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ANALISI DELLE AREE DI MIGLIORAMENTO INTERNE
Il CRM obbliga a rivedere efficacia processi
Il CRM diventa criterio di valutazione delle competenze interne
Il CRM è anche una piattaforma di comunicazione e collaborazione tra distinte unità aziendali
E’ necessario il coinvolgimento delle risorse per l’ottenimento di uno scopo: indicare un percorso con un traguardo e assegnare eventualmente benefit
Non va presentato come un tool qualsiasi, ma come un elemento stimolo e di valutazione
Esercitazione: chi ha mai presentato un CRM in azienda? E come? Che risorse ha coinvolto e con quali risultati?
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QUALI MIGLIORAMENTI ATTESI DAL CRM?
I miglioramenti più frequenti:
Collaborazione tra colleghi
Miglior relazione col cliente
Offerte più veloci
Follow up offerte
Service più efficace (es. help desk, assistenza online etc)
Risoluzione dei claims
Soprattutto Conoscenza dei bisogni del mercato
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CHE PERCORSO CRM FARE?Individuare priorità, ad esempio:
recupero clienti persi;
stimolo clienti meteore
scouting mercato
miglioramento service
consegne più veloci
verifica bisogni
fidelizzazione
cross selling
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CHE PERCORSO CRM FARE?E poi:
up selling
miglioramento marginalità
risposta più veloce alle offerte
miglior follow up delle offerte
Intraprendere uno o due percorsi contemporaneamente, ma non di più
Incominciare dal miglioramento del lavoro quotidiano
Esercitazione: che percorsi CRM fareste?
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TENDENZE CRM
CRM social: inserimento delle interazioni social (ascolto della base) o inserimento aggiornamenti delle info contatto utenti
CRM mobile: logica «always on» per accedere alle info contatto, dati vendita etc da mobile
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BASICS DI e-mail MARKETING
Alla base vi sono: profilazione clienti e segmentazione mercati
La foto giusta
Il titolo rispecchia il segmento target
Un capoverso per dire chi siamo
Una parte centrale con indicazione dei vantaggi
Chiusura con call to action
Il prospect si deve riconoscere nel titolo e nella foto (è lo spirito dei blog e piattaforme social)
e poi misurare le metriche!
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AZIONI COMMERCIALI DA REMOTO SUI PROSPECTS (1)Il Telemarketing – Contact center (Outbound mkt)
• Ristretta platea di destinatari (centinaia), va costruita
• Metodologia nemica dei social, in realtà utilizzatissima
• Selezionare il Paese target
• Selezionare clienti target con ricerca sul web
• Utilizzare una persona madrelingua
• Utilizzare una traccia di telefonata
• Ottenere indirizzo e-mail della funzione d’interesse (acquisti, tecnico, marketing etc, anche il manutentore)
• Fare seguito con una email personalizzataALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali
AZIONI COMMERCIALI DA REMOTO SUI PROSPECTS (2)Il DEM - Digital Email Marketing (Outbound mkt)
• Obiettivo: portare traffico al sito, ma non sempre qualificato
• Serve un piano editoriale
– vasta platea di destinatari (migliaia), DBASE acquistato
– funziona ancora bene anche se è spamming
– affidabilità del provider ed autorizzazioni
– durata almeno sei mesi
– monitorare i risultati
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AZIONI COMMERCIALI DA REMOTO SUI PROSPECTS (3)Il Social Media Marketing (inbound mkt)
• Utilizzo delle piattaforme social e professionali per avere nominativi
• Generazione di contenuti di valore
• Obiettivo: generare traffico qualificato sul sito
• Scelta di contatti in target
• Prevedere campagne social media ADS
• Blog, forum, gruppi di discussione, media sharing (Slideshare, Youtube), lead magnet
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AZIONI COMMERCIALI DA REMOTO SUI PROSPECTS (4)Il Web site e la Call To Action (inbound mkt)
Premessa: buon posizionamento del sito (SEO, SEM)
• Portale clienti, accesso vincolato
• Download di cataloghi, files 3D, altra documentazione tecnica di valore
• Download e-book
• Download statistiche di mercato
• lead magnet (incentivo alla CtA)
Discussione: altri sistemi per avere indirizzi e-mail?
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CRITERI DI FOLLOW UP E FIDELIZZAZIONELe Newsletters
• Azione di mantenimento su DBASE PROSPECTS esistente
• Non servono per presentazione, ma per News e «nurturing»
• Destinatari segmentati perché siano pertinenti al messaggio
• Piattaforme di invio con segmentazione (mailUp, mail chimp)
• Analisi delle statistiche non fare nulla che non sia misurabile
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LA MISURA DEI RISULTATI: I KPI
• Al massimo 5 (es tempo di consegna, numero di visite, tempo risoluzione claim, redemption offerte)
• Devono essere utili per la strategia messa in atto e variare con essa
• Devono essere facilmente misurabili
• Semplicità: definiti dall’alto, condivisi dai manager, facile misurazione ad opera della base
• Non devono sovrapporsi tra loro
• Devono evolvere nel tempo ed adattarsi ai singoli mercati
• Formazione graduale sui KPI: follow up e reporting
Discussione: altri tipi di KPI?
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CRITERI DI SCELTA DELLA RETE COMMERCIALE (1)
• tempo dedicato dal canale prescelto al nostro prodotto
• complessità e gestibilità dell’offerta
• velocità di penetrazione richiesta
• investimento necessario (formazione, magazzino locale etc)
• velocità di consegna
• capacità di follow up del canale
• necessità di visibilità del brand
• risorse locali per il service
https://www.linkedin.com/pulse/pmi5-criteri-per-la-ricerca-dei-giusti-partner-alberto-scanziani?trk=mp-reader-card
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CRITERI DI SCELTA DELLA RETE COMMERCIALE (2)
Esempi:
• USA ci vogliono distributori anche per questioni di omologazioni, differenti basi giuridiche e normative
• USA : nelle forniture industriali 95% dei casi vi sono distributori
• Russia: nuovi regolamenti EURASEC (ex Gost certificate), gestione complessa
• Cina: preferito distributore locale
• UAE: importatori, criticità legge islamica
• Francia, Spagna, Germania: agenzia o distributore
• Svizzera: difficile reperimento agenti, figura non ben definita
Altri esempi di canali di successo?ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali
INDIVIDUAZIONE DEI MERCATI TARGET IN BASE AD ATTRATTIVITA’ E COMPETITIVITA’
Analisi qualitativa del potenziale• La segmentazione di prodotto per definire i settori merceologici target
• Valutazione dei Paesi in cui i settori merceologici target (proprio settore di appartenenza) sono fiorenti
• L’analisi dei codici NC8 nel portale http://actea.ice.it/seleziona_analisi.aspx
• L’analisi dei volumi di acquisto complessivi nei Paesi target
• Analisi dei fattori critici di successo nei mercati target
• Analisi dei prodotti complementari
• Analisi del potenziale per quel prodotto nel tempo nel mercato target
Esercizio: scelta di un’azienda, segmentazione prodotto, settori targetALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali
INDIVIDUAZIONE DEI MERCATI TARGET IN BASE AD ATTRATTIVITA’ E COMPETITIVITA’
Attrattività del mercato• accordi commerciali con UE (es: Maghreb, Mercosur, Messico)
• contesto Paese, cultura dei venditori, presenza concorrenza etc
• barriere all’entrata e costo del trasporto
• vincoli da normativa contrattuale
• presenza di canali distributivi idonei
• trend di crescita popolazione, PIL
• informazioni su solidità patrimoniale aziende e sistema bancario locale
• presenza di fiere del settore
http://www.doingbusiness.org/rankings ALBERTO SCANZIANI - Consulenze direzionali [email protected]
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INDIVIDUAZIONE DEI MERCATI TARGET IN BASE AD ATTRATTIVITA’ E COMPETITIVITA’
Competitività propria ed elementi di forza in quel mercato
• Presenza e struttura concorrenza nel mercato target
• Competitività dei propri prezzi: il feedback dai clienti esistenti
• Valore percepito per i prodotti in quel mercato
• Valore percepito della propria immagine aziendale
• Presenza succursale propria banca, studi di mercato (bene UBI, BNL-BNP, UNICREDIT, INTESA)
• Presenza Enti governativi (ICE, Italian Chamber of Commerce, Ambasciate): sono sorgenti di informazioni e sempre più di servizi (vedi Messico su LinkedIn)
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