Corriere Vicentino marzo aprile 2016

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Copia omaggio / anno XVI / aprile 2016 Vanity Valley Speciale Concia La storia nascosta nel pianoforte Aria di ripresa

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Le notizie dalla provincia di Vicenza

Transcript of Corriere Vicentino marzo aprile 2016

Copia omaggio / anno XVI / aprile 2016

Vanity Valley

Speciale Concia

La storia nascosta nel pianoforte

Aria di ripresa

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“CIÒ MA QUA SEMO SICURI?”entre Luca al bar aspetta il caffè che ha appena ordinato, si gira e domanda

ad alta voce: “Ciò ma qua semo sicuri?”.

I fatti di Bruxelles scorrono sullo schermo del televisore in un locale che è

uno strano mix di culture e razze diverse, unite dall’amore per la caffeina. Nessuno

sembra far caso più di tanto al nostro amico che si gira richiamato dal profumo

dell’espresso, a cui fa aggiungere una buona dose di cognac per trasformarlo in un

corretto.

Ma la battuta al bancone è una domande legittima, viviamo in una zona in cui il

numero degli extracomunitari, specialmente musulmani, è altissimo. Una comunità

che negli anni è andata cambiando lentamente con alcune etnie che hanno messo le

radici e altre che sono scomparse, in una specie di darwinismo cultural/lavorativo,

mentre il nostro paesaggio quotidiano via via si riempiva di colori sgargianti, veli e

turbanti.

In verità nelle nostre piazze non si respira la tensione di altri centri, e di certo non

si può ancora parlare di integrazione quando nel tipico ambiente veneto ognuno

procede per la sua strada e con le sue abitudini. Anche se probabilmente gli stranieri

stessi, respirando l’aria di queste zone, qualche nostra abitudine l’hanno presa...

Per spiegare la situazione ci pensa ancora Luca che, soddisfatto del suo caffè corretto,

uscendo dal bar e infilandosi una sigaretta in bocca esclama: “Qua no i fa mia la rivo-

lusiòn perché non i ga mia tempo da perdere, i ga da laorare”. La cultura lavorativa

veneta dove “el paròn” sceglie chi lavora di più, al di là degli aspetti etnici, ha creato

una certa egalitè che rende forse il nostro territorio differente dal resto? Il sistema

manifatturiero pedemontano ha bisogno non solo di efficienza, ma anche di un

rapporto con il lavoro non alienante in un contesto di piccoli centri dove è difficile

possano nascere realtà come le banlieue francesi. In verità, un campanello d’allarme

c’è stato con l’intervento di Procura e forze dell’ordine per indagare un giovane mu-

sulmano, anche se sembra che il suo agire sia stato più una leggerezza che una vera

implicazione nella rete del terrorismo. Solo il tempo potrà darci una risposta certa e

mentre lo scrivo incrocio le dita. Certo che oggi si respira più aria di primavera che

di terrore. E speriamo che continui così.

SOMMARIOSOMMARIOSPORT

Marcelo Otero - pag. 13

INCHIESTAAria di ripresa - pag. 16

INTERVISTABepi De Marzi - pag. 20

ARZIGNANOLa storia nascosta nel pianoforte - pag. 22

VANITY VALLEYpag. 29

ARZIGNANOStrArzignano... ci siamo - pag. 38

MONTECCHIOLa rete internet più veloce che c’è - pag. 39

BRENDOLAIl paese in un film - pag. 42

CRESPADOROFiaccolata sotto le stelle - pag. 43

NOGAROLEFormaggio superstar del gusto - pag. 44

MONTORSOI ricordi della Grande Guerra - pag. 45

MONTEBELLOUna stazione tra passato e futuro - pag. 45

LONIGOIl futuro del teatro Comunale - pag. 46

SPECIALE CONCIApag. 49

M

Mensile d’informazioneRegistrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 -

Bericaeditrice s.r.l.

Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Mario Piotto. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafica Alice Molon

Stampa: Cora Print Srl - Trissino (VI)

Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 - 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: [email protected] la pubblicità:Alberto Faccin335 5319350 Alex Bertacche345 2718927Federico Hanard 335 5293582

© 2015 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.

EDITORIALE

STEFANO COTROZZI

Quando il legame tra l’uomo e il suo luogo di lavoro non conosce limiti, anzi si rinsalda nello scorrere del tempo, allo-ra non è più solo un mestiere, non è più solo passione.

È qualcosa di ancora più gran-de. All’antica trattoria More-ieta questo lo sanno bene, e non è un caso se oggi siano ar-rivati alla quinta generazione dietro ai fornelli. Il presente e il futuro dello storico ristoran-te dei Colli Berici si chiama Mattia Costa, 23 anni appena ma già da 5 anni prezioso pun-to di riferimento a fianco di nonna Edda.

Cuoco diplomato, con la vo-glia d’imparare ma anche di sperimentare da autodidatta: così lo descrive chi gli lavora a fianco. Uno spirito libero in cucina, tratto distintivo della famiglia, con la capacità di co-niugare in modo sempre ori-ginale il giusto mix di sapori tra rinnovamento e tradizione locale. Le sue specialità sono... all’i-nizio e alla fine del viaggio di gusto che vi attende alla Mo-reieta: gli antipasti e i dessert. Anche se ha già cominciato a firmare qualche nuova idea tra i piatti forti da presentare in

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Quando il legame tra l’uomo e il suo luogo di lavoro non conosce limiti, anzi si rinsalda nello scorrere del tempo, allo-ra non è più solo un mestiere, non è più solo passione.

È qualcosa di ancora più gran-de. All’antica trattoria More-ieta questo lo sanno bene, e non è un caso se oggi siano ar-rivati alla quinta generazione dietro ai fornelli. Il presente e il futuro dello storico ristoran-te dei Colli Berici si chiama Mattia Costa, 23 anni appena ma già da 5 anni prezioso pun-to di riferimento a fianco di nonna Edda.

Cuoco diplomato, con la vo-glia d’imparare ma anche di sperimentare da autodidatta: così lo descrive chi gli lavora a fianco. Uno spirito libero in cucina, tratto distintivo della famiglia, con la capacità di co-niugare in modo sempre ori-ginale il giusto mix di sapori tra rinnovamento e tradizione locale. Le sue specialità sono... all’i-nizio e alla fine del viaggio di gusto che vi attende alla Mo-reieta: gli antipasti e i dessert. Anche se ha già cominciato a firmare qualche nuova idea tra i piatti forti da presentare in

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tavola. Nonna Edda aveva 22 anni quando nel febbraio del ‘65 è entrata per la prima volta nel ristorante in mano alla sua famiglia dall’800; al suo fianco sono arrivati presto i figli Stefano e Roberto, con la nuora Silvia, e adesso è il mo-mento di Mattia. Determinato tra le pentole, ma paziente e gen-tile con i suoi compagni di lavoro, con tanto entusiasmo e la voglia di tenere alto il nome dell’antica trattoria. Tra i progetti che lo vedo-no impegnato in prima linea, anche i lavori per la realizzazione di alcune camere all’interno della struttura, per trasformare la Moreieta an-che in alloggio da aprire ai tanti visitatori che accoglie la valle di Fimon.

Legame con la storia e il territorio, ma lo sguardo rivolto a un solido domani: ancora una volta, l’eter-

na Moreieta è in buone mani.

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a convivenza tra bon ton e tecnologia, non è argomen-

to nuovo. Dal Galateo di Giovanni della Casa ci se-parano più di 500 anni tra innovazioni e scoper-te che hanno radicalmente cambiato il mondo. Oggi è concreto il rischio che non si tratti più di decidere se un comportamento sia socialmente deside-rabile o meno ma addirittura se accettare che la tecnologia invasiva possa ridurci alla stregua di robot comandati a distanza.

os’è la vita vissuta se non un’infinita messa in scena? Ogni tanto la realtà getta la sua maschera di finta impar-

zialità e diventa commedia, dramma, tragedia... E cos’è stata, l’as-semblea dei soci della Banca Popolare di Vicenza, se non un drammatico condensato di tutti i gene-ri teatrali? Precisiamo innanzitutto che il redattore di questa rubrica non ha niente a che vedere – se non per il cognome, ino-pinatamente identico – con il noto vignai-uolo che sotto il capannone della Perlini di Gambellara ricopriva il ruolo del Convitato di pietra. Per la verità qualcosa da spartire ce l’avrei, essendo titolare anch’io di un po’ di quelle azioni che sembravano oro e sono diventate, chissà come, polvere. È stato in qualità di socio che ho partecipato a quel cupo psicodramma di lacrime, invettive, urla e fischi. Sembrava davvero di assistere a una tragedia greca, con la disperazione del coro che piangeva sugli averi perduti e il di-sinteresse degli dei al lamento degli umani. Una delle cose che più ha fatto imbestialire

BON TON E TECNOLOGIA

BON TON 3.0

ELISABETTA BADIELLO

Sintomatico un evento accaduto a fine febbraio: conferenza stampa Samsung al Mobile World Congress, Barcellona, per la presentazione di Oculus VR, il visore per la realtà virtuale. Duemila accreditati in sala indossano occhiali/visore dove viene trasmesso l’ingresso di Mark Zuckerberg, Grande Fratello, padre del Social Network. Lui non c’è, ma la proiezione lo rende re-ale e tutti applaudono prima del suo

ingresso. Non parliamo di inge-

renza della tecnologia nel quotidiano, di

gesti che indispet-tiscono gli anal-fabeti digitali,

coloro che vivono senza un pc, uno

smartphone, beatamente non connessi. Le prospettive che si apro-no fanno apparire come letteratura per l’infanzia quel Grande Fratello narrato da G. Orwell in “1984” e non stupisce se la trilogia di Matrix assume la valenza di un credo.

gli azionisti è il permanere nell’Olimpo di molti dei geni che sono riusciti a mandare a ramengo quella che sembrava essere la cas-saforte del Nordest. Alcuni di questi vivono nelle nostre contrade e faticano a uscire di casa per timore di venire aggrediti dal po-polo furente. Il timore non impedisce però a costoro di incassare con costanza le loro laute prebende. Mi permetto di consigliare a questi signori un metodo per attenuare la tensione che si va accumulando: elargiscano parte del maltolto in opere di pubblico inte-resse: sovvenzionino scuole, teatri e biblio-teche, finanzino borse di studio, paghino l’asfaltatura di qualche strada. Per quanto possano spendere, di soldi gliene resteranno sempre tanti e forse la loro coscienza sarà un po’ meno nera.

GIANFRANCORNER

GIANFRANCO SINICO

in dai primi anni della patente automo-bilistica mi ha sempre angustiato il traf-fico cittadino. Di questi tempi, per me

è diventata un’autentica angoscia affrontare le strade anche di casa nostra, che pure non sono paragonabili a quelle di Milano, di Napoli o di Palermo, preoccupato dal numero di mezzi in circolazione e soprattutto dall’abbassamento dell’educazione stradale, inversamente pro-porzionale alla cilindrata delle macchine: pre-cedenze e frecce direzionali vengono candida-mente ignorate dai padroni dell’asfalto, bardati rigorosamente con occhiali neri e incuranti dei compagni di strada. Trovo più rassicurante un viottolo di campagna, che in qualsiasi mo-mento mi consentirà una inversione, che non corsie blindate orientate palesemente verso un nulla sconosciuto, senza possibilità di svicola-re, specialmente di notte. Pertanto mi affido sempre più spesso a estemporanee intuizioni e a un pizzico di buona sorte scegliendo in-vitanti deviazioni laterali senza code di auto, in cerca di respiro e di angoli solitari o per lo meno quieti: via dalla pazza folla, dico dentro di me. Oppure succede che mi perda. In ogni caso, benché abbia sul groppone qualche deci-na di chilometri in più, arrivo a destinazione comunque. L’orientamento non è mai stato il mio forte. Mi capita spesso di fare un paio di giri nelle rotatorie alla ricerca dell’uscita oppor-tuna: ovviamente non inforco mai quella giu-sta. Il dramma prende corpo quando ho con me la moglie o un amico: “Ma dove diavolo vai?” Nella loro elementare logica due punti sono uniti solamente da un segmento di linea retta. “A casa!” rispondo io mentre mi dirigo a scollinare su una stradina sperduta quanto sco-nosciuta. Presto o tardi a casa ci arrivo. Sempre. Magari con tre quarti d’ora di ritardo. “Ho pre-so la panoramica!” commento.

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Chi siamoFabio, da 25 anni nel mondo delle telecomunica-zioni, e Nicola, da una decina di anni nel settore.

Dove operiamoIn tutto l’ovest vicentino.

Che cosa usiamoProdotti progettati e costruiti da aziende con una posizione consolidata nel mercato come Alcatel, Tim, Avigilon, Samsung, Siemens etc.

TelefoniaLa nostra azienda è certificata Alcatel, da anni una garanzia a livello internazionale. Siamo in grado di gestire qualunque tipo di esigenza, dal-

la cablatura iniziale all’installazione e manuten-zione delle apparecchiature fornite.

VideosorveglianzaLa sicurezza, in questo periodo, è diventata una priorità. Molti ci chiedono quali siano i metodi mi-gliori per tenere al sicuro la propria abitazione o la propria attività. Senza dubbio dotarsi sia di un antifurto che di una videosorveglianza: un siste-ma avverte, mentre l’altro permette di monitorare in ogni istante i luoghi che si vogliono avere sotto controllo.

Segni particolariVelocità d’intervento: la nostra priorità è interve-nire prima possibile in tutti i servizi di assistenza, per risolvere ogni tipo di situazione problematica.

#Next, il futuro non ti fa aspettare

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Srima metafora del matrimonioSiete in macchina. Tu metti le cin-ture. Lei non mette le cinture. La

macchina inizia a suonare. Tu ti prendi le parole. Lei non si prende le parole. Ma tu avevi le cinture. Lei non aveva le cinture.

Seconda metafora del matrimonioSiete in macchina. Tu stai guidando. Tu decidi di percorrere un determinato tra-gitto per raggiungere un punto B da un punto A. Lei non è della stessa opinione.

ovrò pazientare qualche anno ma poi eccolo lì, in Biblioteca anch’io, iscritto al Corso Benessere orga-nizzato dal mio Comune nella

persona dell’assessore Pieropan, che ringra-zio con sei anni d’anticipo! Leggo sul Blog del Corriere Vicentino che per gli Over 60 si prospettano, grazie a questi incontri, mi-rabolanti risultati tipo: “stare bene con se stessi, ritrovare un nuovo equilibrio...“ ecc. Ma io sono attratto soprattutto da un’al-tra promessa che viene fatta, leggo sempre sul Blog del Corriere: “favorire una diversa progettualità e migliorare il proprio stile di vita.” Ecco, non so in che cosa possa mate-rializzarsi una “diversa progettualità” ma di sicuro so che avrò bisogno di migliorare il mio stile di vita, che è pessimo. Bene bene, il costo è di 60€, giusto! L’età minima per partecipare è 60 anni, giusto! c’è il piccolo disagio di dover pagare la quota allo spor-tello Informagiovani, che sembra un po’ una presa per i fondelli, ma non impor-ta. Gli orari mi mettono una inspiegabile inquietudine che sulle prime non mi so spiegare, tutto mi sembra perfetto: i gior-ni, la location, tutto... ma c’è un ma che solo adesso mi appare nella sua abbagliante e bruciante drammaticità: gli orari in cui questi preziosi appuntamenti nel mio futu-ro abbastanza prossimo, si svolgono (svol-geranno) sono dalle 9,30 alle 10,30. E io a sessant’anni e a quell’ora sarò ancora nella mia fabbrica e probabilmente alla macchi-netta del caffè in attesa di un corroborante simil espresso. Assessore Mattia Pieropan, colga questo mio angosciato appello e pen-si anche a noi, vittime di riforme e con-troriforme pensionistiche e in attesa di una “diversa progettualità”. Qualunque cosa voglia dire.

INTERNO 8

QUALUNQUE COSAVOGLIA DIRE

ALBERTO FABRIS

GIUSEPPE SIGNORIN

3 METAFORE DEL MATRIMONIO E 1 MACCHINA

Lei inizia a dirtelo. Lei continua a dirtelo. Lei continua ancora a dirtelo. Tu decidi di cambiare tragitto. (Tu e lei non arriverete mai al punto B).

Terza metafora del matrimonioSiete in macchina. Lei sta guidando. (Per-ché lei sta guidando???). Lei decide di per-correre un determinato tragitto per rag-giungere un punto B da un punto A. Tu non sei della stessa opinione. Tu stai zitto. Lei sta guidando, meglio non disturbarla. Tu e lei non arrivate più al punto B. Tu ti azzardi a dire che secondo te non è il tra-gitto migliore. “Perché non me l’hai detto prima?”.

arrivato il virus Zika a portare d’at-tualità le Olimpiadi di Rio de Ja-neiro con diversi mesi d’anticipo. I timori per la malattia trasmessa

da alcune specie di zanzare, che può cau-sare serie malformazioni fetali nelle donne in gravidanza, hanno messo in agitazione i comitati olimpici. Gli Stati Uniti invitano gli atleti “che non si sentono tranquilli” a non andare in Bra-sile, l’Australia ha acquistato dosi massicce di un gel repellente, l’Italia ci penserà. Andando oltre l’episodio, c’è da chiedersi se sia giusto svolgere manifestazioni di que-

sta portata (con le relative ingenti spese) in città che hanno ben altre priorità, dalle condizioni igienico-sanitarie alla sicurezza se non alla sopravvivenza tout court della popolazione. I favorevoli sosterranno che molte struttu-re sono già pronte dal Mondiale di calcio 2014 e che non si possono privare i Pae-si emergenti di questa vetrina, occasione d’orgoglio nazionale e sferzata d’ambizione al tempo stesso. Riflettiamoci adesso. Quando sarà ora dei Giochi, lo scenario andrà (appunto) in se-condo piano.

RIO, LE OLIMPIADI, ZIKA E IL RESTOSPORT E DINTORNI

STEFANO CANOLA

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GLI U

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LE DONNE (NON) SONO UGUALI

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ualche tempo fa, ammirando un’antica fortificazione che torreggia su una collina della nostra bella provincia, è nata l’idea di smontare qualche bufala a proposito del periodo storico più bistrattato di sempre: il Medioevo. L’uomo me-

dievale, lungi dall’essere il ceffo sdentato e bisunto che ci propina da sempre Hollywood, si lavava regolarmente (anche presso bagni pubblici, diffusi in molte città) e, superata l’adolescenza (la mor-talità infantile era sì molto alta) poteva agevolmente raggiungere i sessant’anni. Altro mito da sfatare: l’arcana idea che la Terra fosse piatta era stata abbandonata ormai da secoli (già dalla Grecia anti-ca!). Che dire poi delle leggende più truculente, come il famigerato ius primae noctis concesso ai nobili locali? Non ve n’è traccia nelle fonti storiche. Anche la terribile macchina di tortura chiamata “la vergine di ferro” è un’invenzione commerciale settecentesca, così come la cintura di castità, che i crociati avrebbero applicato alle mogli durante i periodi di guerra.

tiamo assistendo a un’inversione di tendenza rispetto al pas-sato con un uso del tessile che va oltre alle tende e ai divani, per passare a una decorazione delle pareti con carte da parati che possono dare una visione più attuale, calda e decorativa

della casa, personalizzandola. La carta da parati si può usare su una, due o addirittura tre pare-

ti, ma attenzione: mai su tutte per evitare l’effetto scatola!La casa deve raccontare qualcosa di voi, della vostra personalità,

esprimendo la sensibilità di chi la abita. Un’idea potrebbe essere quella di lasciare neutri il divano, le tende e i letti, abbinando una carta da parati dove il decoro diventi protagonista: di fondamentale importanza è l’armonia dei colori, miscelando motivi e stampe.

Non ci sono più limiti di utilizzo e la si può applicare su in-tonaco, cartongesso, legno e vetro, persino in bagno coprendo le vecchie piastrelle, senza demolizioni e con uno spessore minimo, ovviamente con fondo di preparazione apposito.Idee rivoluzionarie per dare un tocco di novità alla vostra casa e renderla speciale!

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Nome Ilaria OmettoEtà 24Vive a Cavazzale (Monticello Conte Otto)Lavoro Giornalista e laureata in Psicologia ClinicaSituazione sentimentale Io, me e Ilaria... Un dramma! Aspirazioni Tante! Cibo preferito Adoro mangiare e cucinare. Ma se devo scegliere ok lo ammetto... la pizza!Film preferito Senza ombra di dubbio: Pulp Fiction

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Il treno delle 8.38 ha appena avuto un anticipo di 5’

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A DOMANDA RISPONDOHai delle domande da porre ai nostri esperti? Scrivici a [email protected]

L’AVVOCATO L’ORTOLANOLO PS ICOLOGO

MUTUI: QUANDO SI RISCHIA L’USURA BANCARIA?

COME FARE PER COLTIVARE AL MEGLIO UN ORTO?

I SELFIE FANNO MALE?

Ecco un elenco delle regole auree per avere un orticello al top!1. Integrate la sostanza organica nell’orto. Se avete spazio si può pen-sare di dedicarne una parte a sovescio: si seminano particolari piante che, giunte in fioritura, vengono sfalciate e incorporate alla terra. 2. Effettuate le rotazioni, secondo le quali sulla stessa aiuola non si deve mai ricoltivare per due anni successivi la stessa coltura. È semplice: dividete l’orto in quattro parti immaginarie. Sulla prima piantate cipolle, aglio e carote, sulla seconda verdure da foglia, sulla terza legumi, sulla quarta pomo-dori, peperoni e patate. L’anno succes-sivo “ruotate” la coltivazioni.3. Pacciamate l’orto, ricoprite cioè la terra nuda tra le piantine con sostan-za organica (erba secca, foglie secche, paglia, compost maturo o cartone non trattato) per impedire la crescita di er-bacce e mantenere il terreno umido e le radici fresche.4. Praticate la consociazione, la colti-vazione di diversi tipi di piante sulla stessa aiuola (carote assieme alle cipol-le, fagioli con i cetrioli, lattuga con i pomodori), in modo che le due specie si diano una mano l’una all’altra. 5. Praticate la lotta biologica, in cui si utilizzano trappole, estratti vegetali, minerali e microorganismi per com-battere i parassiti delle nostre piante.

Ebbene sì: i selfie rientrano tra le nuo-ve patologie di disturbo mentale. A dirlo è l’American Psychological Asso-ciation. La patologia è stata chiamata “Selfitis”, “Selfite” in italiano. Gli psi-cologi dell’APA hanno localizzato in chi ne soffre un vero e proprio stimolo ossessivo compulsivo di scattare foto a sé stessi per poi pubblicarle sui social. Ciò sembra rispondere al bisogno di ricercare riscontri positivi per colmare scarsa autostima. L’APA ha anche crea-to una scala per graduare la gravità del disturbo in tre classi: borderline, acuto e cronico. Nel primo caso rientra chi scatta un minimo di tre selfie al giorno senza pubblicarli, mentre chi pubblica rientra nel secondo caso. Raggiunge la massima gravità chi arriva a più di sei pubblicazioni giornaliere. Recenti stu-di hanno evidenziato inoltre che la ri-cerca dello scatto “appagante” impedi-sce di partecipare appieno a situazioni piacevoli, dando modo a stress e ten-sione di “cancellarle” dalla memoria: le fotocamere, insomma, annullano i nostri ricordi. “Certe volte non scatto. Se mi piace il momento, piace a me soltanto, non amo avere la distrazione dell’obbiettivo” dice il fotografo Sean O’Connell (Sean Penn) ne “I sogni se-greti di Walter Mitty”. La cura? Aprire spazi di piacere nel mondo reale e con-dividerli solo con chi ne fa parte, per disintossicarsi, giorno per giorno, dal mondo virtuale.

ENNIO RANCAN MANUEL DULMIERIMARCO PAGLIAI

Negli ultimi due anni moltissimi cor-rentisti si sono rivolti ad agenzie, com-mercialisti e avvocati per sottoporre il loro mutuo o conto corrente a una ana-lisi di legalità. Nella maggior parte dei casi si è certamente riscontrata usura o anatocismo. Qualcuno ha pagato tre, quattro mila euro per la perizia e l’assi-stenza legale sino alla mediazione, altri meno della metà. Chi ha riscontrato anatocismo ha quasi sempre ottenuto qualcosa, chi ha riscontrato usura è ri-masto con un pugno di sabbia. Perché? Perché l’anatocismo è ormai una pratica unanimemente definita dalla giurispru-denza, l’usura no. Infatti, ci sono due linee di pensiero. La prima che sostiene che la somma del tasso contrattuale e di quello di mora faccia scattare l’illecito. Una seconda sostiene che il tasso soglia debba essere superato senza fare alcuna sommatoria. Ma non è finta. Se il tas-so soglia è superato, una linea di pen-siero farebbe scattare la cancellazione degli interessi convenzionali e dimora indipendentemente da quale tasso sia troppo alto. L’altra posizione ritiene che a capitolare debbano essere solo gli in-teressi riferiti al tasso “malato”. Chi ha ragione? Ogni mese si leggono sentenze di tribunale opposte. Meglio attendere una nuova cassazione.

L’ORTOLANO

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|SPORT

A Vicenza è per tutti l’Avion. O meglio l’A-vioncito. E il coro “Marcelo Otero facci un pero” resta tra i ricordi indimenticabili dello stadio Menti. Del resto nei quattro anni in cui ha vestito maglia biancorossa, dal 1995 al 1999, il bomber arrivato dall’Uruguay, dopo essere stato protagonista con la sua nazionale della Coppa America, ha lasciato un segno indelebile. Classe 1971, dopo Rampla Juniores e Pena-rol, a Vicenza approda alla corte di Guido-lin con l’amico Gustavo Mendez. E diventa subito il bomber. Indimenticabile il poker realizzato al Franchi di Firenze, 8 settembre 1996, per una vittoria biancorossa che resta ancora negli annali. “Ricordo che era la pri-ma partita del mio secondo campionato – racconta Marcelo Otero – la Fiorentina ave-va vinto la Coppa Italia e aveva giocatori di qualità. Qualche nome? Batistuta, Rui Co-sta. Ma noi siamo andati a giocare a Firenze con grande fiducia. La mia soddisfazione è che dopo quei quattro gol sono rimasto nel-la storia del Vicenza e a livello personale mi fa molto piacere. Quelli in biancorosso in-fatti sono stati quattro anni bellissimi. C’era molta aspettativa della gente su di me, anche perché da tanti anni Vicenza non aveva gio-catori stranieri e grazie a tutti abbiamo fatto benissimo.

Il momento più bello? Sono stati tanti. A Vicenza è nata mia figlia. E poi quando ho iniziato a fare gol e la Curva Sud urlava il mio nome… beh era impressionante. La canzone ‘Dai Otero facci un pero’ poi mi faceva cari-care ed entrare in campo a mille”. Quattro anni in cui ha conquistato città e ti-fosi, nonostante un brutto infortunio al ter-zo campionato biancorosso, fuori causa per quasi tre mesi, e la concorrenza con Pasquale Luiso nelle ultime stagioni. Un legame forte con la città, che continua tuttora. Ultima vi-sita al Menti a dicembre dello scorso anno. Con tanto di passarella sul campo e sciarpa biancorossa al collo. “Ho lasciato molti amici e quando posso ci torno. Il mio rapporto con Vicenza è forte

E vedere la soddisfazione e la gioia della gen-te sembrava un sogno. Per me un ricordo davvero speciale. Oltre all’amico Mendez, sono anche il padrino di suo figlio e siamo sempre stati insieme, sento ancora Di Carlo qualche volta e poi Viviani e Cornacchini”. Ad avvicinare al mondo del pallone il pic-colo Marcelo, quand’era bambino, è stato papà. “Mi portava a giocare con mio fratello già a 4 anni. Lui militava in una squadra del quartiere, il Tito Barjas, è lì che ho dato i pri-mi calci ad un pallone. In carriera ho avuto la soddisfazione di giocare in nazionale e di vincere la Coppa America, con allenatore Hector Nunez: sono stato il giocatore rive-lazione del torneo e il capocannoniere della mia squadra”. Dopo Vicenza ha vestito le maglie di Siviglia, Colòn e Fenix, con alterne fortune. “A Sivi-glia il primo anno è andato abbastanza bene – ricorda Otero – dopo però ho avuto pro-blemi fisici e ho giocato poco. La società tra l’altro ha dovuto affrontare alcune difficoltà economiche e così sono tornato in Argenti-na, al Colon di Santa Fe per sei mesi. E poi in Coppa Libertadores con il Fenix in Uru-guay: un’esperienza molto bella perché era una piccola squadra”. Oggi, col fratello e con Mendez, Marcelo Otero tra le tante attività fa anche il procuratore. Ma Vicenza resta nei suoi pensieri. “Mi piacerebbe molto tornare a viverci. E anche a lavorare per il Vicenza Calcio. È una città che porto nel cuore. Ai tifosi voglio dire grazie per come mi hanno fatto sentire. Non lo dimenticherò mai”. E quando Otero torna allo stadio Menti… beh, è sempre una festa.

MARCELO OTEROVICENZA

BIANCOROSSA

perché, nonostante siano passati tanti anni, è incredibile come mi riconoscano in qualsiasi posto io vada. È una sensazione molto bella. Quando poi mi dicono che Otero a Vicenza è come Maradona a Napoli mi emoziono. È impossibile da descrivere. E quella paro-la ‘avioncito’ resterà nella storia. Del resto è proprio qui che ho raccolto le migliori sod-disfazioni calcistiche. La Coppa Italia, l’e-sperienza in Europa in Coppa delle Coppe. Sono stato il bomber del Vicenza, giocando contro grandissime squadre.

È QUI CHE HO RACCOLTO LE MIGLIORI SODDISFAZIONI

DI LUISA NICOLI

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Un’escursione finita in tragedia per colpa del ghiaccio. Giusep-pe Zanuso, 52 anni di Cornedo, e Fran-co Lovato, 59enne di Valdagno, stavano risalendo il canale del Boale dei Fondi, sul gruppo del Carega, assieme all’amico Mario Dal Toè, 54 anni di Chiampo. Ad un tratto, Zanuso ha perso l’equilibrio in un punto co-perto da neve ghiacciata e a ridosso di un ca-nalone di centinaia di metri. La caduta è stata inevitabile e i traumi subiti per lui sono risul-tati fatali. Lovato, di qualche passo più avanti, ha assistito impotente alla scena e ha subito al-

lertato i soccorsi. Poco dopo, però, forse spor-tosi per accertarsi delle condizioni dell’amico, ha perso a sua volta la presa, lasciando solo e sotto choc Dal Toè, che nulla ha potuto fare per trattenerlo.

Nonostante un volo di oltre 300 metri, Lo-vato è comunque stato recuperato vivo, pur se in gravi condizioni. In poche ore, nonostante le fratture occorse, è stato dichiarato fuori pe-ricolo. Niente da fare invece per Zanuso, mor-to sul colpo. I tre, secondo gli accertamenti, hanno commesso la leggerezza di non aver addosso i ramponi.

Dopo 5 giorni di incessanti ri-cerche, è stato purtroppo rin-venuto senza vita il corpo di Maurizio Tibal-do, escursionista 54enne di Mon-

tecchio Maggiore, di cui si erano perse le tracce dopo che si era avventurato in una passeggiata solitaria tra i monti di Valli del Pasubio, nell’area della Strada delle Gallerie. Carabinieri e Soccorso Alpino hanno per-lustrato palmo a palmo l’area, ritrovandolo sul fondo di un canalone molto stretto de-nominato Voro dei Toni a circa 1500 metri d’altezza. Dalle prime ipotesi si presume che l’escursionista sia scivolato, forse a causa di un tratto del sentiero ghiacciato.

Il terrore attraversa il Nordest su un’Audi

gialla. A bordo del mezzo - rubato - tre uomi-

ni presumibilmente albanesi, ritenuti respon-

sabili di diversi episodi criminali, e capaci di

sfuggire alla Polizia grazie alla velocità del

mezzo. Sulla scia delle loro scorribande anche

una vittima, una donna finita con l’auto con-

tro un tir durante la folle corsa del bolide in contromano in autostrada.

I tre, tuttora ancora ricercati, alla fine hanno bruciato la vettura.

Dopo mesi di mal di pancia e al termine di un’assem-

blea fiume quanto mai infuocata, i soci della Banca Po-

polare di Vicenza hanno approvato la trasformazione

dell’Istituto in spa, scongiurando l’intervento della Bce

che ne avrebbe potuto disporre il commissariamento.

Un sì sofferto, nonostane il quasi 82% di voti favorevo-

li, perché pur sancendo l’inizio di una nuova era, per il

momento non placa la rabbia dei tanti che si trovano in mano un capitale in azioni

completamente svalutate.

DRAMMA AD ALTA QUOTA

-DI MARIO PIOTTO- @mariopee8

UN MESE DINOTIZIE IN BREVE

LA FIGLIA MENTE SULLA LAUREA, IL PADRE SI TOGLIE LA VITA

CACCIA ALL’AUDI GIALLA

TROVATO MORTO L’ESCURSIONISTA DISPERSO

LA POPOLARE DIVENTA SPA

Per la figlia sognava davvero un grande avvenire lavorativo, che in qualche modo forse potesse riscattare le sue ambizioni di semplice e onesto operaio metalmeccanico. Lei, una giovane studentessa vicentina iscrit-ta a Ingegneria, aveva però già capito che quell’università non era stata la scelta giusta, ma pur di non deludere l’ansioso genitore ha continuato a mentirgli. E gli ha raccon-tato per mesi di esami passati con successo, della tesi, della laurea ormai prossima. Tutto frutto della sua fantasia. Quando messa alle strette dai fatti ha dovuto raccontare la ve-rità, il padre, un 75enne in pensione dopo una vita in fabbrica e tanti sacrifici per man-tenere la famiglia, non ha retto alla delu-sione. Ha trascorso una settimana in totale apatia, e poi ha deciso di togliersi la vita.

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| NOTIZIE IN

BREVE

COSE DELL’ALTRO MONDO

Maxwell Oduro, calciatore 25enne del Bas-san Motta (Terza categoria) è un attaccante davvero incontenibile. Anche troppo. Du-rante il riscaldamento prima di entrare in campo per il derby con la Bissarese, non riuscendo a trattenersi si è appartato a fare pipì poco lontano dalla bandierina. L’arbitro però non l’ha presa bene, e lo ha espulso. Poco male, deve aver pensato il nostro: l’al-tra “espulsione” era ancor più inevitabile.

A Vicenza i furti di bici sono all’ordine del giorno, in particolare tra gli studenti, che le lasciano incustodite per molte ore al giorno. Un giovane dell’Almeri-co Da Schio però ha imparato sulla sua pelle che i pericoli in questo caso non arrivano solo dall’esterno. Ad appropriarsi del suo mezzo è stato infatti il bidello dell’istituto, un 47enne con il vizietto del colpo facile, in particolare con le due ruote. L’uomo si era allontanato con la bicicletta, e non è escluso che ne avesse sottratte altre. È stato però im-mortalato dalla telecamera, e quindi denun-ciato. Avendo già precedenti e ora rischia anche il licenziamento.

La suora lo avrà spaventato con la minac-cia di fiamme infernali, e lui per ripicca le fiamme gliele ha fatte vedere per davve-ro. È successo a Trissino: il protagonista

della storia è un 31enne, che avrebbe avuto una scappatella con una par-rocchiana. La religiosa, venu-ta a conoscenza del pettegolez-

zo, non ha risparmiato accesi rimproveri all’uomo, finiti a male parole. Lui non li ha presi proprio benissimo, decidendo quindi di dare fuoco alla chiesa. Accusato di danneggiamento, ha chiesto scusa im-pegnandosi a risarcire i 10 mila euro di danni.

QUANDO SCAPPA... RIMPROVERO DI FUOCO BIDELLO LUPIN

Foto: Il Giornale di Vicenza

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oncia, prodotti chimici e farmaceutici, ma anche elet-tromeccanica, prodotti in metallo e fabbricazione di macchine. Sono questi i set-

tori trainanti dell’occupazione nell’Ovest Vicentino, capaci di segnare una perfor-mance migliore rispetto alla media regio-nale e dell’intera Pedemontana veneta. Lo dicono i numeri raccolti da Fondazione Festari e Unioncamere Veneto su dati In-focamere, che fotografano la variazione de-gli addetti tra giugno 2014 e giugno 2015. Lo studio, promosso dalla stessa Fonda-zione Festari nell’ambito di un progetto di valorizzazione del Veneto centrale quale quartiere manifatturiero regionale (proget-to che vede il coinvolgimento del Coordi-namento delle IPA – Intese Programmati-che d’Area), certifica che l’Ovest Vicentino in un anno ha registrato un aumento di

1.082 unità, pari ad un saldo positivo del 2,1%, e questo proprio grazie alla forza dai comparti manifatturieri trainanti, che pre-sentano un saldo positivo di 727 addetti (+2.4%), cui si aggiungono i 115 del Ter-ziario Avanzato (+2.5%) e i 262 del Com-mercio (+3.8%).I tassi di crescita più interessanti si regi-strano nei due aggregati di maggiore spe-cializzazione del territorio: da una parte la concia (+3.7%, da 8.504 a 8.822), i pro-dotti chimici (+1.1, da 1.117 a 1.129) e i prodotti farmaceutici (+14.6% da 694 a 795); dall’altra l’elettromeccanica (+3.2%, da 3.006 a 3.102), i prodotti in metallo (+2.7%, da 4.620 a 4.746) e la fabbricazio-ne di macchine (+2.1%, da 3.300 a 3.369).Questi tassi di crescita, secondo lo studio, esercitano un effetto trainante su settori correlati e di supporto. Ad esempio il set-tore dei trasporti e della logistica cresce

C

di Guido GasparinL’Ovest Vicentino segna le performance migliori di tutta la Pedemontana veneta in tema di occupazione.

A trainare è il manifatturiero, concia ed elettromeccanica su tutti. Ed ora si guarda alla superstrada.

Aria di ripresa

dell’8.3% (con buone prospettive legate alla futura connessione tra A4 e Superstra-da Pedemontana Veneta) e anche il settore del commercio risente positivamente del crescente fattore di specializzazione asso-ciato alle grandi superfici e all’evoluzione infrastrutturale (+3.8%, da 6.900 a 7.162 addetti).L’Ovest Vicentino, grazie ai suoi settori peculiari, può insomma rappresentare un traino per l’economia dell’intero Veneto centrale. Lo può fare anche grazie al suo peso specifico nell’ambito dell’area pe-demontana, visto che da solo raccoglie il 12.9% degli occupati e il 10.5% delle uni-tà locali. E poi, secondo la Fondazione Festari, an-che i fattori storici hanno un ruolo impor-tante. L’Ovest Vicentino è un territorio fer-tile per l’industrializzazione fin dal secondo dopoguerra, da quando cioè è stato “fecon-

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| INCHIESTA

dato” da grandi aziende incubatrici come la Pellizzari o la Ceccato. Imprese da cui sono nate centinaia di altre imprese, attra-verso il meccanismo dello spin-off tecno-logico, nel comparto elettromeccanico, in quello delle pompe, negli impianti di ge-stione del ciclo idrico o dell’aria compressa, nella produzione di macchine utensili per l’automazione industriale. L’Ovest Vicentino, sede storica di un di-stretto conciario di classe mondiale (rico-nosciuto dalla Regione Veneto), ma anche di un gruppo di imprese specializzate nella lavorazione del marmo, è insomma il ter-ritorio che ha la maggiore vocazione ma-nifatturiera dell’intera zona pedemontana. Nella manifattura è infatti occupato il 58% di tutti gli addetti. E i settori concia, pro-dotti chimici, elettromeccanica, macchine e prodotti in metallo assorbono da soli quasi il 70% dell’occupazione manifattu-riera e il 40% di quella complessiva.Questo quadro permette di guardare più avanti. Se infatti è vero che tali settori sono strettamente connessi all’uso dell’acqua,

alla tutela dell’ambiente e alle innovazioni di processo, ecco che i futuri scenari sug-geriscono la possibilità di nuove chance industriali nel settore dello sviluppo so-stenibile.Ma non sono tutte rose e fiori. L’agricol-tura nell’Ovest Vicentino arranca: 1.5% di occupati contro il 4% regionale e una di-minuzione degli addetti del 2% in un anno (da 813 a 797 addetti). Il settore paga la forte antropizzazione e il carico inquinan-te della manifattura. Stentano a decollare anche le attività del turismo e della ristora-zione, mentre il commercio sta progressi-vamente acquistando il valore di un vero e proprio “distretto”, soprattutto lungo la via di traffico che collega Alte di Montecchio e Vicenza.Infine i settori delle costruzioni e dei servi-zi di terziario avanzato: l’Ovest Vicentino presenta una densità limitata, al di sotto della media regionale, ma secondo lo stu-dio della Fondazione Festari il settore può recuperare.

La Fondazione Palazzo Festari è nata

su iniziativa dei comuni di Valdagno,

Thiene e Schio, con l’obiettivo di

promuovere l’integrazione dell’Alto

Vicentino. Per molti anni ha svolto

attività di ricerca sui temi del terri-

torio (sviluppo economico e sociale,

formazione, crescita culturale) e ha

coordinato le iniziative dell’Intesa Pro-

grammatica d’Area (IPA) dell’Alto Vi-

centino. Nel 2016 è entrata in una fase

di rinnovamento degli obiettivi e degli

organi sociali. Ha ampliato il proprio

orizzonte all’intera area pedemontana,

come quartiere manifatturiero dello

spazio metropolitano regionale, e in-

tende realizzare alcuni progetti di in-

tegrazione e modernizzazione ammi-

nistrativa. Il primo riguarda le IPA del

Veneto Centrale, un aggregato di 156

comuni e 1.2 milioni di abitanti, che

prova a ragionare in modo unitario. Il

secondo concerne lo sviluppo urbano

sostenibile, grazie a innovazioni sulla

mobilità, rese possibili proprio dall’a-

pertura della Superstrada Pedemonta-

na. Il terzo si concentra sul turismo,

soprattutto quello collegato all’ospi-

talità di tecnici e designer che colla-

borano con le imprese manifatturiere

dell’area. Il quarto riguarda l’integra-

zione degli Istituti Tecnici Superiori in

una sorta di “politecnico” manifattu-

riero dell’area pedemontana. Alla gui-

da della Fondazione è stato chiamato

Paolo Gurisatti, assieme ai consiglieri

Michele Cocco, Alberto Samperi e Lu-

igi Schiavo.

La Fondazione Festari

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“La Pedemontana veneta è un’area pecu-liare, perché è la zona d’Europa a più alta vocazione manifatturiera, e le imprese dell’Ovest Vicentino hanno tenuto testa alla crisi meglio delle aziende di altre zone perché hanno saputo globalizzarsi grazie all’impegno degli imprenditori e dei lavo-ratori”: il presidente dell’IPA Ovest Vicen-tino e sindaco di Chiampo Matteo Maci-lotti commenta così gli esiti positivi della ricerca della Fondazione Festari. “Le nostre

imprese sono in salute, nonostante un si-

stema statale e burocrati-co che non agevola le attività im-prenditoriali.

Se parliamo della concia, è un

settore che attraverso le aggregazioni ha saputo riorganizzarsi, di-ventando performante sui mercati esteri e riuscendo ad imporsi nella fascia del lusso, che ha resistito alla crisi. È quindi impor-tante mantenere il distretto ed investire an-cora sui temi ambientali legati alla concia”.

Se la Valle del Chiampo è caratterizzata in modo particolare dalla produzione concia-ria, a Montecchio Maggiore prevalgono le aziende elettromeccaniche, l’altro settore trainante della ripresa dell’occupazione. “Notiamo che nel settore c’è un certo fermento – conferma il sindaco Milena Cecchetto -, dovuto soprattutto al valo-re aggiunto che dà l’innovazione. Molte aziende hanno saputo adottare soluzioni all’avanguardia, anche grazie al fondamen-

tale rapporto con il mondo della ri-

cerca e della scuola. Ed ora guar-diamo con fiducia alla

Superstrada Pedemonta-

na Veneta, che metterà in contatto

diretto tutte le attività produttive della fascia pedemontana veneta. Si tratta di un’infrastruttura strategica, che rappre-senterà un nuovo e cruciale sbocco econo-mico per le imprese del nostro territorio. Ne beneficerà soprattutto la logistica, con possibili conseguenti riduzione dei costi di produzione”.

Sensazioni confermate da Silvia Bravo, Presidente del Raggruppamento Ovest Vicentino dell’Associazione Industriali di Vicenza: “Anche a fine 2015 abbiamo regi-strato un’ulteriore ripresa della produzione e dell’occupazione e una buona crescita dell’export soprattutto verso i paesi extra-europei. Si tratta di un trend molto posi-tivo, che ci permette di guardare con po-sitività al 2016. Il nostro raggruppamento si sta dimostrando più aggressivo di altri, e questo ci conforta. Merito di un pe-

riodo di raziona-lizzazione che

ha portato le aziende ad essere più flessi-bili e più

trasparen-ti in alcune

procedure. Que-sto ha per- messo loro di essere più ricettive nei confronti dei segnali di ripresa e di rispondere con grande dinamismo. E la logica dei distretti aiuta, perché lavora-re all’interno di un sistema organizzato e condiviso permette di rispondere meglio in termini logistici e di strutture”.

“Segnali positivi, avanti così”

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TESTO DI GIUSEPPE SIGNORIN

Se c’è qualcuno che non ha bisogno di presen-tazioni, è Bepi De Marzi. I suoi Crodaioli sono conosciuti in tutto il mondo. “Signore delle cime”, una delle canzoni più note, è stata tradot-ta persino in giapponese. Negli ultimi mesi Ar-zignano, la città di Bepi, ha voluto omaggiare il suo musicista con due serate, entrambe arricchite dai filmati di Giulio Stocchetti ambientati negli anni 80: il 4 dicembre è stato proiettato “C’era una volta... i Crodaioli. Quando Bepi incontra Severino” alle scuole Fogazzaro e il 29 gennaio è stata la volta delle “Sacre Rappresentazioni” nella chiesa votiva di Tezze.

Tanti ricordi e sicuramente anche un po’ di emozione.Non ho assistito alla prima proiezione perché ero lontano per una tournée con i Crodaioli in Lom-bardia e Piemonte. Avevo chiesto a Giulio Stoc-chetti di cambiare data, ma desolatamente mi ha risposto che non era possibile disporre dell’Aula Magna della Scuola in altra serata. Ma a Tezze ho ritrovato la speranza.

Devo dire, perciò, grazie amico Giulio della te-lecamera.

Che ricordi ha di quegli anni?Non sono mai stato un nostalgico, pur se qualcu-no mi identifica gratuitamente tra gli “accaniti ri-cordatori”. Gli Anni Ottanta mi ricordano la tra-gica morte in montagna del parroco di Castello, don Ernesto Dalla Valle, la morte di mia mamma e la terza mutazione del Coro con nuovi canti e l’inserimento di nuove voci. Poi la festosa prepa-razione della tournée in Brasile sostenuta anche da un industriale arzignanese. La mia vita, però, si svolgeva soprattutto a Padova perché insegnavo in quel Conservatorio ed ero continuamente im-pegnato a suonare con i Solisti Veneti. Sono stati anni di acrobazie e di frenetici viaggi.

Quanto è cambiata da allora la sua musica?I Crodaioli tengono fede all’impegno di difende-re l’ambiente e di essere sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei perseguitati. La mia musica prosegue sempre su questa strada. In quegli anni

BEPI DE MARZI UNA VITA PER I CRODAIOLI

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| INTERVISTA

scrivevo anche tanta musica sacra per il coro par-rocchiale di Castello diretto da Ferruccio Dalla Benetta. C’era don Alvidio Bisognin, anch’egli maestro di musica, che riempiva la chiesa con la felicità di credere. E si cantava tanto padre Tu-roldo.

E la società?I miei genitori mi hanno insegnato l’obbedienza e il rispetto. La scelta di studiare la musica è stata decisa da loro. Ho obbedito anche a mia nonna paterna, la moglie del fornaio di Castello, che a dodici anni mi mandava in chiesa a suonare per tutta la domenica: tre messe e i vesperi pomeri-diani. Ma nel profondo sarei un insofferente, posso dire anche dolcemente anarchico.Arzignano, però, mi ha sempre sopportato, per-fino amato. E io ho tanto ammirato il mio paese per la fantasia e la capacità di creare, di lavorare intensamente. Per l’arte in generale ha vissuto bene l’eredità di Antonio Pellizzari.

Che cos’è per lei il canto?Cantare è come fare bene l’amore, con poesia e passione.

Come descriverebbe i Crodaioli alle nuove ge-nerazioni?Con un commosso ricordo ai fondatori, ai soci del CAI in quel lontanissimo 1958, per i quali non finirò mai di provare riconoscenza. Oggi il coro accoglie voci da Vicenza, Valdagno, Mon-tebello, Montorso, Marostica, Padova, Lusiana...L’impegno è molto delicato, ma la presenza è co-

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stante, preziosa, esemplare.

Cosa le piace e cosa non le piace della musica di oggi?Mi dispiace che siano scomparsi i buoni comples-si giovanili. L’Italia delle nuove generazioni canta solo in inglese. Ho un pronipote prossimo alla ma-turità scientifica che compone, suona e intona can-ti bellissimi, perfetti, ma anche lui pensa in inglese. Poi c’è la musica sacra che ha toccato il fondo della dignità e della mancanza di fede. Nella musica col-ta non sopporto gli sperimentatori che si muovono sulle discutibili orme dei futuristi di cento anni orsono, quelli spinti da Marinetti che D’Annun-zio definiva un cretino fosforescente. Vorrei che si cercasse ancora la poesia, l’armonia, la sincerità del raccontare. E che si tornasse a studiare.

La musica preferita che ha scritto lei e la musica preferita di altri autori?Per il genere corale ho sempre ammirato i can-ti popolari elaborati dal coro trentino della SAT. Amo soprattutto il canto gregoriano, Bach, Vivaldi e Chopin. Ma oggi siamo sommersi dai compo-sitori computerizzati, che non sanno mettere le mani su una tastiera di pianoforte, addirittura che non conoscono pienamente la scrittura musicale. Tra i miei centocinquanta canti penso che il più coinvolgente sia “La contrà de l’acqua ciara”, che dice anche del mio carattere malinconico e insod-disfatto.

Che legame ha con Arzignano?Un amore senza fine.

ARZIGNANO

La storia nascosta nel pianoforteDI STEFANO COTROZZI

ndare a trovare Bruno Nardi nel suo negozio di pianoforti è per-dersi tra pezzi d’arte e momenti di storia. Scompare la nozione

del tempo quando si tocca e si ripercorre la storia del nostro continente attraverso gli strumenti musicali. “Quello è uno Stenway del 1876 – spiega Bruno indicando un pianoforte - è l’uni-co che si è salvato quando la Royal Acca-demy di Londra è stata bombardata nel 1941 ed ha preso fuoco. Ci tengo parec-chio, anche perché è appartenuto alla fa-miglia reale inglese. In questo, invece, era incastrata una preziosa moneta d’argento. È stato un lavoro duro riuscire ad estrarla senza rovinare il pia-noforte. Sì, perché quando acquistia-mo un pianoforte usato lo smontia-mo completamente per ricondizionarlo. Compiendo questa operazione, a poco a poco escono i ricor-di di chi lo aveva posseduto. Un po’ alla volta ho raccolto tutti questi oggetti e li ho messi da parte con cura e rispetto”.Mentre Bruno ci parla, dalle scatole sul bal-cone escono pacchi di fotografie, monete,

ALETTERE, FOTO, CALENDARI E MONETE NASCOSTI NEGLI STRUMENTI USATI COME CASSAFORTE. PICCOLI TESORI EMERSI DA UN PASSATO DI GUERRE E REGIMI.

libricini, cartoline.“I pianoforti li acquistavo a Piacenza, da un importatore che li andava a recuperare principalmente nella Germania dell’Est. Il pianoforte, per chi lo conosce bene, può anche essere utilizzato come una cassaforte. Ci sono tanti scompartimenti ‘segreti’ dove si possono nascondere oggetti di valore op-pure lettere o documenti per farli sfuggire magari ai controlli del regime. Il pianoforte era il luogo perfetto perché non veniva mai toccato da nessuno, ma solo dal tecnico che lo accordava. L’accordatura nel periodo della Seconda Guerra Mondiale veniva fat-ta di rado visto che le famiglie avevano ben altri problemi e queste cassaforti di docu-menti sono arrivate poi a noi quasi intatte.

Qualcuno addirittura con i segni della guerra, con i buchi delle raffi-che di un mitra”.“Tante lettere di moro-se o morosi, fotografie di ragazze in bikini, calendari e qualche fo-tografia osè - continua Nardi -. Abbiamo tro-

vato tantissime cartoline e poi anche let-tere dalla DDR di chi voleva scappare dal

C’è un vecchio detto: quando si chiu-de una porta si apre un portone. La porta di Bruno Nardi si è chiusa un giorno cadendo da un tetto dove sta-va installando un’antenna. Due polsi rotti e una lunga convalescenza per recuperarne la funzionalità. Il por-tone si è aperto quando il suo ami-co Robert Whittaker, per fargli fare esercizio, gli propose di insegnarli a suonare il pianoforte.“Ho cominciato così _ ci racconta Bruno - ed è stata subito passione, tanto che in poco tempo avevo già acquistato il mio primo pianoforte per ottocentomila lire. Purtroppo non andava bene; era rotto e i tecnici che avevo chiamato non riuscivano a sistemarlo. Allora ho smontato il pezzo, grazie alle abilità che avevo acquisito come aeromodellista, e l’ho ricostruito. L’esperto che è venuto a casa mia a controllare che il suono del pianoforte fosse corretto è rimasto a bocca aperta dalla qualità del lavoro e mi ha proposto di andare a sviluppare questo dono da lui. Così ho deciso di cambiare vita; ho regalato tutta la mia la mia attrezzatura da radiotecnico e sono tornato a scuola, a 32 anni, in quel di Borgo in Valsugana.

BRUNO NARDI

“Quando acquistavano un pianoforte, come

portafortuna, inseriva-no una monetina o una

foto ricordo”.

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regime comunista. Storie anche terribili, di persone che vivevano in occidente e non potevano ricongiungersi con le famiglie oltre cortina, oppure abbiamo seguito le tante storie di amore contemporanee di un certo Wolfgang. Prendevo le lettere e poi me le facevo tradurre da un mio amico che era un dirigente tedesco della Brusarosco”.“Per tanti anni - spiega Bruno - aprire un pianoforte era un’emozione, una specie di pacco in cui cercare le sorprese, scoprire ricordi di famiglie dell’Ottocento, libretti del lavoro; segreti nascosti, da far rivive-re ammirandoli e sentendo il profumo di

queste vetustità preziose. Oggi i piani non arrivano più dalla Germania e dai paesi dell’Est, è finito tutto il commercio con la caduta del muro di Berlino, anzi i tedeschi un po’ alla volta se li stanno ricomprando. Quello che però mi rimane è questo tesoro che non ha un valore economico, ma quel-lo di raccontare la storia del nostro conti-nente nella maniera molto intima di chi ha deciso di affidare la propria storia al suo strumento preferito”.

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I misteri del Duomo di OgnissantiDI ANTONIO LORA

o credo che Arzignano (e, ovvia-mente, tutta la sua Comunità) sia ormai famosa per tante prerogati-ve vecchie ed attuali. Parlando di commercio e inizia-

tive imprenditoriali: un tempo i molini e l’arte molitoria, poi la filatura e i setifici, oggi le pelli e la concia. Con quest’ultima attività il nome di Arzi-gnano si è diffuso in tutto il mondo tanto che viene considerata - non sappiamo con quanta effettiva certezza ma comunque con buona probabilità: “La capitale mon-diale della concia”.I suoi cittadini sono quindi molto impe-gnati nel lavoro e nel commercio, ma cul-turalmente presentano una prerogativa un po’ curiosa: sono la popolazione più “de-smentegona” del Veneto. Non per niente vige il proverbio: “Le robe de Arsegnan le dura da ancò a doman”.“Desmentegona” e sbadata senza riserve, se

pensiamo che in circa 200 anni (vabbé che son tanti ma anche pochi) hanno perdu-to e dimenticato nel tempo la memoria di ben tre chiese: le due vecchie di Castello e del Piano e quella dei Frati francescani di Santa Maria. E non voglio infierire perché ci sarebbe anche quella di san Pietro, sul-la collina dove accanto c’era un convento oggi divenuto abitazione privata.Tre chiese perdute perché non solo si sono materialmente volatilizzate ma sono state anche dimenticate nei documenti e quindi nella loro storia. Qualche incendio, il solito intervento di-struttore della soppressione napoleonica, la voglia di radere al suolo il vecchio per costruirci sopra il nuovo.Così è capitato, per esempio, per il Duomo di Ognissanti per il quale tra l’abbattere il vecchio (1802) e potere arrivare al tetto co-perto del nuovo (1823 circa) sono trascor-si oltre 20 anni. Ebbene: chi sa dire dove

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sono andati in quei 4 lustri ad ascoltare le SS. Messe gli Arzignanesi? Forse all’aper-to d’estate. Ma d’inverno e con la pioggia come in questi giorni? Mistero!Ancora: il vecchio duomo aveva 9 altari. Proprio così: un numero considerevole. Qualcuno forse sa dire dove sono finiti? E sì che un altare non è poi un giocattolino da nascondere nel giardino. Ecco un secon-do mistero che nessuno sa risolvere!E ancora (ma ora ci spostiamo a fianco del Duomo nel cortile antistante il Mattarello e quindi pur sempre attinente). Ebbene: fino a circa il 1945 erano presenti una deci-na di statue raffiguranti personaggi mitolo-gici posti su alti zoccoli. Sono documenta-te in diverse immagini fotografiche e nelle cartoline dell’epoca. Ebbene: ad un certo momento sono anch’esse sparite: scompar-se nel nulla senza lasciare traccia. Dove saranno? Facile indovinare: un mi-stero!

NEGLI ULTIMI SECOLI SI SONO PERSE LE TRACCE DI DIVERSE INFORMAZIONI, EDIFICI E OGGETTI DI VARIO GENERE CHE RIGUARDANO IL TERRITORIO DI ARZIGNANO...

Particolare di una mappa del 1778 dove si vede l’unica immagine che rimane del vecchio Duomo di Ognissanti abbattuto nel 1802.

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Fuori e dentro ArzignanoDI GIUSEPPE SIGNORIN

lisabetta Bertin è una casalinga e mamma a tempo pieno con una grande passione per la scrittura e un forte desiderio di raccogliere in un libro le storie delle persone

che vivono ad Arzignano e dintorni.

Com’è nata quest’idea?Sono una fan di Ligabue e mi ha sempre affascinato il modo in cui racconta, attra-verso le sue canzoni, i suoi libri (come il primo, “Fuori e dentro il borgo”) e i suoi film, la vita comune, la quotidianità delle persone, di chi magari ti vive di fianco ma che non hai mai preso in considerazione. Vorrei fare qualcosa del genere con questo progetto.

Come ti stai muovendo per trovare le persone?Ho aperto una pagina Facebook, “Arzi-

Egnano si racconta”, oltre a parlarne con gli amici. I miei due figli più grandi, poi, di 20 e 17 anni, mi stanno aiu-tando coinvolgendo i loro coetanei. Di natura sarei una tipa riservata, ma questa cosa del libro mi sento proprio di farla…

Perché un progetto di que-sto tipo?Penso possa essere molto uti-le conoscere le storie e condi-videre le emozioni delle persone che vivo-no nello stesso paese. Ho imparato tanto, anche dalle esperienze negative che mi sono capitate. Sono convinta che raccon-tare la propria storia aiuti in prima persona e aiuti anche gli altri, magari a non ripetere gli stessi errori.

È difficile trovare “collaboratori”?Non è semplice ma questo rende anco-ra più stimolante il progetto. Chi volesse raccontarmi la sua storia, può scrivermi a [email protected]. Non servono vicende fuori dall’ordinario: a me interessano tutte le esperienze, anche quel-le più banali, dove spesso si nascondono invece emozioni speciali.

Un attore arzignanese a Londra DI DAVIDE GHIOTTO

uò capitare che la passione porti a fare delle scelte che cambiano la vita. È questo il caso di Samuel Mattioli, un ventiduenne di Ar-

zignano che assecondando la sua passione per il cinema si è ritrovato a Londra a lavo-rare come attore per il teatro.

Quando è cominciata la tua avventura?Finito il liceo, l’idea di affrontare una car-riera universitaria non mi esaltava per nul-

la. Ho deciso quindi di tentare di mettere a frutto questo mio amore per il cinema e di intraprendere dei corsi di recitazione, frequentando un corso di un anno presso la scuola teatro Bibiena di Giorgio Trestini e l’accademia Galante Garrone a Bologna.

Cosa ti ha spinto a Londra?La passione per il cinema internaziona-le. Ho preso parte a un corso di lingua a Wimbledon e lì ho scoperto un corso esti-vo di recitazione nel centro di Londra. In un paio di settimane ho capito che quel-la era la mia strada. Dopo varie audizioni sono stato selezionato per partecipare al corso avanzato annuale a patto di lavorare di più sul mio inglese.

Il ricordo più bello?Senza dubbio lo spettacolo finale. Il regista ha fuso insieme due opere di Shakespeare

P(“Pene d’amor perdute” e “Molto rumore per nulla”). Il mio personaggio era Cassia-no da Padova, il personaggio più comico della commedia; nei panni di Cassiano ho potuto dar sfogo alla mia creatività e imple-mentare tutto quello che avevo imparato. La mia famiglia era a guardarmi quella sera e penso di aver fatto loro un bel regalo.”

I tuoi prossimi impegni?Il corso è ormai finito e ho da poco firma-to il mio primo contratto con un agente. Sono attualmente impegnato nelle prove de “La Tempesta” di Shakespeare da por-tare in scena ad aprile. Oltre a questo ho in programma un cortometraggio in Irlanda da filmare nel giro di una settimana con l’obiettivo di presentare il risultato al Fe-stival di Cannes dell’anno prossimo. E poi chi lo sa…”

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ARZIGNANOARZIGNANO

CORSO DI DIFESA BIOLOGICA DELL’ORTO

a cura di agricolturabiologica.eu.

UNA SERATA CON PAPÀINCIDENTI IN DIMINUZIONE MA PIÙ GRAVI

DISCARICA ABUSIVA A COSTO

Ufficio Ambiente, grazie alle se-gnalazioni di alcuni cittadini, ha individuato in corrispondenza dell’imbocco di via Canove pro-

venendo dalla Strada Provinciale, un’area presso la quale è stata abbandonata un’in-gente quantità di rifiuti. “La zona era già stata colpita anche in passato dall’abban-dono di rifiuti e per questo era oggetto di attenzione” commenta l’assessore ai Lavori Pubblici Angelo Frigo, “anche se questa volta la quantità è importante. Si tratta perlopiù di rifiuti derivanti da una qualche attività edilizia”.

iovedì 17 marzo gli alunni dell’I-stituto Canossiano hanno deci-so di dedicare una intera serata ai loro papà. Bimbi, maestre e

alcune mamme del Comitato Genitori si sono prodigati ad allestire una festa con giochi, canzoni, simpatiche foto ricordo dei bambini con i propri padri, buffet e aperitivo, per ricordare l’importanza della presenza dei papà nelle vite dei fanciulli e che il tempo trascorso con loro, anche se a volte è poco, è fondamentale.

SCUOLASICUREZZA

lcuni dati interessanti: 3572 in-frazioni e 341 incidenti nel 2015 a fronte di 3671 e 381 nell’anno precedente. Sono meno anche i sinistri con lesioni, da 156 a

135. È il bilancio della polizia intercomu-nale “Vicenza Ovest” comando di Arzigna-no operativa nel nostro territorio. Non ci sono però solo dati positivi. Quelli negativi riguardano la gravità degli incidenti: ben tre mortali nel 2015 a fronte di nessuno nel 2014. Aumentano anche i conducenti alla guida in condizioni psicofisiche alterate.

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CORSO DI DIFESA BIOLOGICA DELL’ORTO

a cura di agricolturabiologica.eu.

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Una vita alla PellizzariDI GIUSEPPE SIGNORIN

l miglioramento di qualsi-asi lavoro avviene per gra-di”. Una frase che Emilio Magnaguagno ripete spes-so e che ha caratterizzato

tutta la sua vita lavorativa. Classe 1925, era il 1941 quando iniziò la sua avventura lavorativa alla Pellizzari. Ave-va appena sedici anni. “Avevo fatto le scuole di disegno alle comu-nali di Arzignano. La sera venivano a in-segnarci ornato e geometria i tecnici della Pellizzari. E poi avevo una grandissima pas-sione per i motori, mi piaceva studiare per conto mio la parte elettrica. Dopo un po’ si sono accorti che sapevo parecchie cose e allora sono diventato aiutante del capo re-parto, che all’epoca era Vasco Verza”. Dopo qualche anno, da aiutante Emilio passò a capo del reparto “avvolgimenti motori grossi”. Passo dopo passo, le sod-disfazioni non mancarono, come quando

nei primi anni Sessanta ideò un modo per realizzare l’avvolgimento delle ruote polari con il filo di rame continuo senza nessuna giunzione. Un metodo veloce che faceva risparmiare tempo, permettendo di lavo-rare in maniera più industriale, come si fa ancora oggi.

Che ricorda ha del “paron”?Giacomo Pellizzari era un grande uomo, serio, duro. Ma erano altri tempi: si lavora-va in maniera artigianale, tutti gli uomini avevano un aiutante, un “bocia”, come me all’inizio. Però penso che fosse un po’ uno spreco e infatti in seguito l’organizzazione è diventata più professionale.Pellizzari è stato un pioniere nel suo cam-po. Ha fatto diversi tipi di motori - genera-tori, motori asincroni, motori a velocità va-

“I

riabile, trasformatori, ventilatori - e pompe di ogni grandezza, che ancora oggi sono sparse in molte parti del mondo.

Che cosa si porta dietro della sua espe-rienza alla Pellizzari?Sono molto orgoglioso di esserci stato così a lungo. Andavo a lavorare contento come se fossi stato a casa mia. Anche coi colleghi, c’è sempre stato un clima molto socievole. Non lavoravamo per noi, in maniera egoi-stica, ma perché il risultato fosse di qualità e ci potesse essere un futuro per questa atti-vità ad Arzignano.Quando vado da qualche parte, in centro o al supermercato, e incontro persone che hanno lavorato con me, si ricordano tutti molto volentieri.

IN VISTA DELLA NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO”GIACOMO PELLIZZARI. IL SUO TEMPO LA SUA GENTE”, UN’ALTRA PREZIOSA TESTIMONIANZA DI QUEGLI ANNI

Una delle foto più care a Emilio Magnaguagno che ritrae Pellizzari con il figlio accanto al primo motore di una certa potenza e grandezza

VIVOUOMOUMORISMO, VITA DI COPPIA, DIO

LA NUOVA COLLANA DI LIBRI

che trovate nello store online bericaeditrice.it/shop

e nella libreria Mondadori di via Rizzetti ad Arzignano

presenta

Non lavoravamo per noi,

in maniera egoistica, ma

perché ci potesse essere un futuro per Arzignano

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VanityValleyINSERTO DIMARZO 2016

ARTFASHION TRENDS

FOODBAKERY

PIZZAFLOWERS

RESTAURANT

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MARZO 2016

Via Campo Marzio, 26 36071 - Arzignano (Vi)www.atipografia.it

INDIRIZZO

Nata sul finire del 2014 con l’intento di diffondere e promuovere la contemporaneità in tutte le sue forme espressive, Atipografia è diventata in poco tempo un luogo di incontri culturali a 360°. Più di 1500 associati nel 2015, il successo della vecchia tipografia di famiglia della curatrice Elena Dal Molin è dovuto anche al fascino di una location rinnovata mantenendo le caratteristiche dello spazio di un tempo e di volta in volta riempita di nuovi contenuti.La seconda edizione della mostra mercato FIORIGRAFIA, curata da Milena Marzotto ed Elena Dal Molin, si presenta come un’occasione preziosa per accostarsi alla bellezza attraverso la natura. Non una semplice fiera di giardinaggio, ma un’esperienza da vivere durante la quale sarà possibile riempirsi di colori e profumi, osservare, acquistare, bere e gustare prodotti naturali, conoscere la storia di espositori scelti per la loro capacità di sperimentare e

FIORIGRAFIA, ALLA SCOPERTA DEL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI - DAL 23 AL 25 APRILE 2016

innovare.Da sabato 23 a lunedì 25 aprile sono previsti workshop, concerti, performance, il tutto all’insegna della ricercatezza e con un occhio di riguardo per i tanti bambini che potranno divertirsi in mezzo agli spettacoli della natura.

Questi sono i segreti per diventare il punto di riferimento per l’abbigliamento e le calzature femminili di Arzignano e non solo. Lo sanno bene Luciana Quaiotto, Alessia Salvaro e Claudia Reginato di Ippopotamo che da oltre 30 anni indirizzano i canoni della moda femminile.Ippopotamo apre come negozio di calzature uomo/donna nel 1985 in Piazza Campo Marzio ad Arzignano e da subito si fa notare per la sua selezione di marchi di punta e per la ricercatezza di capi unici.Qualche anno dopo, nel 1997, decide di reinventarsi e dedicarsi completamente alla moda femminile ampliando il campo anche all’abbigliamento, agli accessori e a tutto ciò che riguarda l’immagine della donna.Quello che resterà sempre invariato saranno però la qualità delle firme e degli articoli selezionati grazie all’esperienza e alle preferenze delle clienti che hanno la possibilità di restare in costante contatto con Ippopotamo grazie ai social network.

IPPO

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FASHION TRENDSMARZO 2016

Piazza Campo Marzio, 536071 Arzignano (VI)Tel.0444/[email protected] MARTEDI A SABATO: 9:00 - 12:30 15:30 - 19:30LUNEDI 15:30 - 19:30Lunedì mattino chiusoDomenica chiuso

INDIRIZZOOFFRIRE IL MEGLIO DEI BRAND INTERNAZIONALI, SEGUIRE I GUSTI DEL CLIENTE E STARE AL PASSO COI TEMPI.

Ogni giorno infatti le titolari caricano immagini di outfit completi da poter suggerire alle ormai migliaia di persone che seguono i loro account.Segno di particolare attenzione per il cambiamento dei tempi è la possibilità che dà Ippopotamo di acquistare i suoi prodotti senza dover fisicamente recarsi in negozio. Grazie infatti all’introduzione dell’e-commerce affiancato dall’uso di Facebook e Instagram, è possibile ordinare articoli e farseli recapitare dovunque ci si trovi.

PAST

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IOvia Pagani, 29 Arzignano (Vicenza)Tel. 0444 670163 - [email protected]: 7-13/16-19,30Riposiamo i pomeriggi di domenica e lunedì

Carlo Pozza, tra i membri fondatori dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani e tra i creatori di uno dei dolci simbolo di Vicenza, la Gata, porta avanti da anni la tradizione di famiglia insieme alla moglie Alessia. Partito da Recoaro, il papà Venicio era arrivato ad Arzignano nel 1967 e aveva rilevato un famoso locale in centro. Nell’estate del 2014, dopo tante soddisfazioni, ha prevalso la voglia di cambiare e mettersi ancora in gioco, trasformando l’attività in un laboratorio di pura pasticceria, pur mantenendo i servizi di fornitura e di vendita diretta. Oggi chi arriva nella nuova sede della Pasticceria

“Davenicio” è accolto in un ambiente artigianale che permette di vedere direttamente al lavoro Carlo e i suoi collaboratori. Ogni prodotto può essere pensato e creato

insieme ai pasticceri, per una totale personalizzazione.Cavallo di battaglia: il Gateau al pistacchio, dolce nato dalla vittoria di un concorso in Sicilia, ormai una decina di anni fa. Da allora è diventato il simbolo della pasticceria.Una curiosità “social”: ogni mattina Carlo saluta i suoi follower su Twitter con l’hashtag #buongiornogolosoni.

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QUATTRO GENERAZIONI DI PASTICCERI E TANTA VOGLIA DI CONTINUARE A STUPIRE.

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FOODMARZO 2016

All’inizio era un caseificio, si è ingrandito ed è diventato uno spaccio, poi un negozio… ora è in arrivo un nuovo sito web (www.zini1915.it) in aggiunta al profilo Facebook e Instagram… È Zini 1915 ma potrebbe anche essere 3.0.La terza generazione, nella persona di Marco, pur mantenendo inalterati lo stile e la tradizione che da sempre caratterizzano l’attività di famiglia, sta inserendo alcune novità, servendosi della rete in maniera strategica per raggiungere i giovani e coinvolgere un numero sempre più numeroso di persone. Dopo aver intrapreso altri percorsi, Marco ha riscoperto la passione per quel mestiere che per oltre un secolo i suoi genitori e prima ancora i suoi nonni avevano portato avanti con successo e competenza. Ma la sua spinta dinamica non si è spenta, grazie alla findanzata Silvia è diventata lo stimolo per dare nuovo vigore all’attività famigliare, utilizzando le più recenti tecnologie per aiutare la gente a conoscere i numerosi eventi che negli ultimi anni sono stati organizzati e che continuano a essere proposti: dalle cene in negozio a lume di candela in occasione di “M’illumino di Meno” alle partecipazioni alla “Notte Bianca”, dalle uscite di gruppo ai corsi sulla birra, il vino, il formaggio, la cucina in generale, passando per le serate a tema. Isomma, Zini 1915 non è un negozio qualsiasi...

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Via Trieste, 1, 36071 Arzignano VITel. 0444 671518www.zini1915.it

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Un’esplosione di profumi, e quella piacevole sensazione di trovarti in un ambiente amichevole, curato da persone competenti e appassionate del loro lavoro. La Fioreria Signorato è un cuore di colori nel cuore di Arzignano. Emilia, aiutata dalla collaboratrice Stefania, la gestisce dal 1986, rinnovando una tradizione di famiglia nata con il padre Gino e gli zii Toni e Bepi, che nel secondo dopoguerra curavano i giardini di Villa Brusarosco. Molti in città ricordano ancora il chiosco vicino al teatro Mattarello in cui i fratelli vendevano piante e fiori. La passione di allora è giunta fino ad oggi con la tenacia e la professionalità della mamma Margherita,

seguita da Emilia che, sempre pronta ad accogliere i clienti con un sorriso e un consiglio, ha continuato la tradizione di famiglia: non solo piante e fiori, ma anche articoli regalo e palloncini per le feste, il tutto con una particolare attenzione al dettaglio e all’eleganza

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Fioreria SignoratoPiazza Campo Marzio, 47Tel. 0444 670571Facebook: Fioreria SignoratoInstagram: @signoratoflowersE-mail: [email protected]

Impresa Funebre SignoratoVia Cadorna, 19Tel. 0444 670278E-mail: [email protected]

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delle proposte. E il 2016 è l’anno del trentennale dell’attività nei locali di Piazza Campo Marzio 47.Il fratello Antonio è invece impegnato nella seconda attività famigliare, l’impresa funebre avviata nel 1964 dal papà Gino, che offre servizi completi con professionalità e rispetto profondo verso le famiglie che attraversano il doloroso momento della scomparsa di un loro caro. Una presenza discreta, che si occupa anche di tutte le pratiche burocratiche per sollevare i famigliari da qualsiasi tipo di incombenza.Signorato Fratelli, due anime per un’unica avventura imprenditoriale, presente in città ormai da più di mezzo secolo.

Tornare a vivere e a lavorare dopo 26 anni nel paese in cui si è nati e cresciuti, non è un’emozione da poco. Se poi i vecchi compagni di scuola vengono puntualmente a prendersi la pizza nel nuovo locale che hai inaugurato, la gioia è senz’altro doppia. Un po’ quello che è accaduto a Cristiana, che con il compagno di una vita Roberto e l’amica e collaboratrice Anna, ha aperto il 23 dicembre dello scorso anno la Pizzeria d’asporto “doppio zero”.Roberto proviene da una famiglia impegnata nel campo della ristorazione da generazioni. Lui stesso, insieme a Cristiana, si occupa di pizze da tanti anni. La passione per la sua professione l’ha sempre spinto a studiare e sperimentare, fino a quando non ha trovato l’impasto di farine miste perfetto per rendere le sue creazioni uniche - da questo il nome “doppio zero”.Ma non solo l’impasto: anche la grande varietà di sapori e combinazioni sono un marchio di fabbrica. Senza dimenticare il forno a legna rotante, che non

usa quasi più nessuno. Tutto a garanzia di una qualità non comune.Come non comune è la specialità della casa: una pizza ai sette cereali leggerissima e croccante.

PIZZA

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MARZO 2016

Via Fiume, 102Arzignano (VI)Tel. 345 2602422Pizza a domicilio tutti i giorni ec-cetto il martedì dalle 18 alle 22

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Tre concetti che sembra impossibile possano convivere, almeno fino a quando non fate un salto da “Io&Lei al Teatro”, cioè la nuova gestione del ristorante all’interno degli spazi del teatro Mattarello di Arzignano.Oltre il sipario, uno spettacolo per gli occhi e per il palato, sapientemente diretto dallo chef Paolo Strobe dietro le quinte, e in sala da Federica e il sommelier Thomas.Una squadra giovane e dinamica, per un’esperienza di gusto che dà valore alla cucina semplice della tradizione e ai sapori del territorio. Grande protagonista la cura di ogni dettaglio, con tutti i prodotti fatti in casa, dal pane alla pasta, fino ai grissini. Il tutto in un ambiente unico ed elegante, adatto alla cena romantica ma anche all’allegra serata conviviale in compagnia.Insomma, se volete colpire è questo il posto dove trovare classe e qualità al giusto prezzo. Da provare? La Millefoglie di pan brioche con asparagi verdi e bianchi croccanti su fonduta di asiago e germogli. “Io&Lei al Teatro”: farete fatica a non concedervi il bis!

RESTAURANT

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AL

TEAT

ROMARZO 2016

RAFFINATEZZA, ELEGANZA E… SEMPLICITÀ.

Via Mazzini, 22 - interno area teatro MattarelloArzignano (VI)Tel. 0444 672 088Chiuso domenica sera e lunedì

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La mattina del 24 marzo, poco prima delle 8, i Vigili del Fuoco sono dovuti in-tervenire per salvare una cagnolina finita in un tubo di scarico delle acque piovane a San Bortolo. I pompieri hanno dovuto tagliare con il motodisco una parte dell’a-sfalto per riuscire a tirare fuori “Bice”, la cagnolina di 16 anni che in qualche modo era riuscita a infilarsi nella condot-ta di scarico… Per fortuna l’operazione è andata a buon fine e ora Bice è sana e salva.

Rap con il cuore

“Z” come... Zanella

DI GIUSEPPE SIGNORINlasse ’95, Claudio, in arte Cloud, vive da qualche anno ad Arzigna-no e di professione fa il rapper. Ha all’attivo un EP, “Realismo”,

da cui sono tratti i due video “Non fer-marti” e “Livello superiore”, che stanno ottenendo migliaia di visualizzazioni su YouTube.

“Faccio musica dal 2010, inizialmente col freestyle. Ho suonato in diversi locali del vicentino, fra cui il NuClub e il Bocciodro-mo. Negli ultimi anni il rap è diventato il genere più in voga. Non tutti lo fanno con il cuore, però. La gente dovrebbe imparare a distinguere il rap di qualità da quello di massa”.

Quando hai iniziato a comporre?Ho conosciuto i ragazzi del Garage Studio lo scorso anno, che fanno parte della Deep

i chiama “‘Z’ come... Zanella” ed è il primo giornalino della Scuo-la Secondaria di I grado “G. Zanella”. Nato all’interno del

progetto “Rassegna stampa” proposto dalla prof.ssa Chiara Giacometti, l’iniziativa ha visto subito l’entusiasmo degli studenti che si sono dovuti cimentare nella stesura di brevi articoli su attività significative della scuola. E già si pensa al secondo numero,

On Production, una Music Label indipen-dente attiva nelle nostre zone. Non avevo ancora scritto nulla, ma grazie a loro si è presentata la possibilità di registrare e allora è arrivato il momento. Le basi sono opera di uno dei produttori, Eros, in arte Sespo.

Di cosa parli nel tuo album, “Reali-smo”?Tratto argomenti che riguardano la mia vita, ma anche realtà che vivono tutti nella quotidianità. Mi occupo inoltre di tematiche “religiose”, come nella canzone “Metriche Sacre”. Mi interessa trasmettere alle persone quello che realmente conta, al di là delle apparenze.

Come fai promozione per l’al-bum?Innanzitutto attraverso i social.

Poi con i live, sia nel vicentino che altrove. In estate sarò infatti a Sarajevo.

I tuoi artisti di riferimento?Nella scena italiana mi piace gente come Emis Killa, Salmo, Gué. Poi leggo lettera-tura, dai classici al romanticismo. È impor-tante avere cultura nel rap.

a maggio…Il Sindaco Giorgio Gentilin: ”ho ricevuto il giornalino ‘Z’ come... Zanella dalle mani dei ragazzi ed era visibile la loro emozio-ne. Dopo averlo sfogliato li ho esortati a portarne qualche copia in biblioteca affin-ché tutti i cittadini possano vedere quali e quante attività si svolgono dentro le mura di questa operosa scuola”.

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SCAGNOLINA SALVATA

DAI POMPIERI

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strArzignano 2016, ci siamoDI STEFANO COTROZZI

arà l’entusiasmo degli organiz-zatori o il gran numero di colla-boratori, certo che la risposta da parte della gente e dei runner si fa sentire a poche settimane dalla

competizione. Ne parliamo con Christian Belloni e Michele Mimmo, ideatori e or-ganizzatori dell’evento che si correrà il 17 aprile.

I RUNNERCi piacerebbe battere il numero di fini-sher agonisti dell’anno scorso che si sono presentati in 340 alla linea di partenza. Quest’anno avremo la pesante concorren-za della maratona di Padova. Ancora non sappiamo quali saranno i protagonisti, di certo ci sarà il “nostro” Andrea Zordan, il portacolori di casa, secondo l’anno scorso e in grande forma quest’anno.Per incentivare la partecipazione degli ago-nisti abbiamo messo in palio a sorteggio tra

tutti i finisher un pettorale per la maratona di Berlino di settembre, comprensivo di viaggio e due notti in albergo.

IL PERCORSOSarà quasi immutato, l’unico cambio è che passeremo all’interno del parcheggio dell’Autovega, azienda che dalla prima edizione ha sempre creduto in noi. Ci saranno anche i soliti cambi di pendenza che, alla fine, si faranno sentire sulle gam-be. Chi vuole studiare il percorso lo può vedere su www.strarzignano.it dove potrà anche trovare tutte le informazioni sulla corsa. Nell’edizione 2016 cambieranno le distanze; ci saranno tre percorsi di 4, 7 e i tradizionali 12 chilometri.

CORSA E SOPRESSANon ci sarà un “pasta party”, che sarebbe stato difficile organizzare per 5 mila perso-ne, in cambio abbiamo previsto il “sopressa party”, ovvero tutti i partecipanti agonisti e non, oltre ai ristori, alla fine avranno un bel panino con la sopressa in puro stile Veneto!

SCUOLEPer quanto riguarda le scuole, oltre ad Arzi-gnano, Chiampo e Montecchio Maggiore, quest’anno hanno aderito anche quelle di

S

Trissino, Brendola e Altissimo/Crespadoro e questo ci fa sperare in una partecipazione ancora superiore all’anno scorso. Ricordia-mo che il 75% del ricavato delle scuole poi tornerà nelle scuole in materiale didattico o sportivo.

IL PREMIOQuest’anno vorremmo donare il premio all’associazione Agrimea, la cooperativa agricola di Marana di Crespadoro, quella che produce i famosi carciofi di montagna con l’aiuto di ragazzi autistici. Nelle altre due edizioni la donazione è finita a due as-sociazioni di Arzignano: Lpv e Moby Dick. Abbiamo sempre voluto che queste azioni ricadessero sul territorio e così sarà anche nel futuro.

RINGRAZIAMENTI E STRAKIDSAnche quest’anno ci sarà la Strakids, la manifestazione per le strade di Arzignano dove parteciperanno gli under 13. Sono previsti oltre 200 bambini provenienti dall’asilo che correranno nel circuito cit-tadino. Vogliamo cogliere l’occasione per ringraziare tutti quelli che ci stanno dando una mano, senza i volontari la corsa non potrebbe esistere.

È ARRIVATA SOLO ALLA TERZA EDIZIONE, MA LA STRARZIGNANO FA GIÀ PARTE DELLE TRADIZIONI DELLA CITTÀ DEL GRIFO

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MONTECCHIO

La rete internet più veloce che c’èDI VALERIO LUISON

Montecchio Maggiore la fibra ottica è… di casa, in tutti i sen-si. L’Amministrazione comuna-le ha infatti approvato una con-

venzione con Interplanet, che porterà in città la connettività alla rete internet più veloce che c’è, e in questo caso anche con una marcia in più. L’azienda di telecomu-nicazioni, con sede proprio a Montecchio Maggiore, ha scelto infatti di non limitare la fibra ottica alle sole dorsali principali, ma di ca-blarla capillarmente fino al singolo utente finale, casa o azienda che sia. “Si chiama ar-chitettura FTTH, o Fiber To The Home - spiega Nicola Caldie-raro di Interplanet - e letteralmente è la fibra che ti arriva fino a casa. Oggi infatti la fibra più diffusa è limitata ai cavi che attraversano i nostri paesi e le nostre città, ar-rivando al massimo all’ar-madio o alla cabina ester-na distribuiti nei quartieri. Da lì il collegamento fino al singolo utente, il cosid-detto ‘ultimo miglio’, av-viene invece attraverso il classico doppino in rame, che per quanto sia per un tratto breve, riduce in parte la velocità di trasmissione. La nostra idea è invece quella di portare il collegamento in fibra fino a destinazione, così da garantire il massimo delle prestazioni a chi per lavo-ro o per svago vuole il meglio dalla banda ultralarga. In questo modo si possono ot-tenere velocità ben oltre i 100 Mb/s, con futuri margini di miglioramento fino a 1 Gb/s. Se fino a pochi anni fa i costi erano proibitivi, adesso è una rivoluzione davve-ro per tutti”. Montecchio Maggiore in questo modo di-

venta capofila di un progetto d’innovazio-ne tecnologica che la colloca tra i grandi ca-poluoghi industriali d’Italia. “Al momento - conferma Caldieraro - solo i grandi centri come Milano, Bologna, Roma e di recente Torino hanno avviato progetti per portare la FTTH. Ma la sensibilità sta crescendo un po’ in tutta Italia: questa architettura rappresenta il futuro, ed è perfettamente in grado di integrarsi alle attuali dorsali già esistenti”. Un progetto pilota per Montec-

chio Maggiore, che potrà così es-sere tra i primi Comuni dotati della nuova connessione. “Una volta intuito che la città aveva le giuste condizioni tecniche e mor-fologiche, non ci abbiamo pensato due vol-te e ci siamo detti: dobbiamo farlo. Per noi è un doppio motivo d’orgoglio, essere tra i primi assieme alla nostra città”. A Montec-chio Maggiore l’FTTH sarà disponibile in un primo momento nella zona nord-San Vitale, in zona industriale/artigianale ed in località Alte Ceccato; successivamente sarà attivato un progetto che interesserà le frazioni.“Siamo orgogliosi di essere tra le prime cit-

Atà in Italia ad adottare l’architettura FTTH – commenta il sindaco Milena Cecchetto -. Grazie a questa convenzione le nostre aziende potranno avere una marcia in più, ma anche i cittadini potranno contare su servizi più veloci, visto che anche gli uffici comunali saranno collegati con la banda ultralarga. Montecchio Maggiore, grazie a questa tecnologia, fa sicuramente un salto nel futuro”.“Il percorso per giungere a questo risultato

è stato lungo e impegnativo e ha coinvolto varie figure degli uffi-ci comunali – sottolinea Mirco Masetta, consigliere comunale incaricato alle attività di im-plementazioni delle reti infor-matiche -. Non abbiamo voluto accontentarci di ottenere un ri-sultato sufficiente, ma abbiamo spinto per il massimo. Ora le aziende, le attività e i cittadini di Montecchio Maggiore, fra i primi nel Nord-Est, avranno la possibilità di accedere alla tec-nologia attualmente più evolu-ta nella comunicazione dati”.

Già in programma una serie di ap-puntamenti per presentare tutte le opportunità della nuova tecnologia in arrivo. Queste le date:

AZIENDEMercoledì 6 aprile ore 18.30sala civica Corte delle Filande

PRIVATIMercoledì 13 aprile ore 20.30sala civica ad Alte Ceccato

Giovedì 14 aprile ore 20.30sala civica Corte delle Filande

INCONTRI CON CITTADINI E AZIENDE

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MONTECCHIO

Gli studenti raccontano la “Merica”

Il campione master del nuoto

DI GUIDO GASPARINltro che attori improvvisati. I 43 studenti delle classi seconde del-la scuola media paritaria Leone XIII di Montecchio Maggiore

hanno sfoderato tutto il loro talento per vincere, nell’ambito storico-artistico ed enogastronomico, il concorso “Tutela, Va-lorizzazione e Promozione del Patrimonio Linguistico e culturale del Veneto”, pro-mosso dal Comitato Regionale Unpli Ve-neto, dalla Regione Veneto e dall’Ufficio Scolastico Regionale. Vittoria anche per la scuola media “A. Frank”, nell’ambito leg-gende, misteri e ricette dei nonni.Il cortometraggio dell’istituto Leone XIII, della durata di circa 20 minuti, racconta la storia dei coniugi Paolo Rossato e Rache-le Massignani, due valdagnesi che alla fine dell’Ottocento lasciarono il Veneto, allora oppresso dalla povertà, per cercare fortuna in Brasile, precisamente a Caxias do Sul. E

DI GUIDO GASPARINuomo e l’acqua si at-traggono, prima di na-scere eravamo immersi nell’acqua e per il 70%

il nostro corpo è fatto d’acqua. È per que-sto che se non entro in piscina almeno una volta alla settimana sono guai…”. Parola di uno che in acqua vince. È Ruggero Maz-zola, montecchiano, artigiano nel settore meccanico con un’infinita passione per il nuoto agonistico. Si è recentemente laure-ato campione regionale nei 50 metri dorso nella categoria Master 55.

la fortuna la trovarono veramente, perché dopo aver acquistato una colonia, si misero a produrre vino, ottenendo il successo che sognavano.L’idea del cortometraggio è nata da una ricerca storica condotta alcuni anni fa in Brasile per motivi di studio dall’insegnan-te e coordinatrice del progetto Valentina Baldan. “I ragazzi hanno fin da subito dimostrato grande entusiasmo – racconta – che si è trasformato in grandissima gioia quando hanno saputo di aver vinto il con-corso. E le riprese si sono svolte in un clima

di forte partecipazione e passione per il la-voro che si stava svolgendo”.Il cortometraggio è stato girato tra i Castelli di Montecchio Maggiore e Villa Da Schio a Castelgomberto, ma anche nel vano cal-daie della scuola, per simulare il viaggio dei Rossato nella nave che li portava oltreoce-ano. A fare da cornice alla storia il perso-naggio di una ricercatrice universitaria che cerca notizie sui due emigrati nell’Archivio storico di Caxias do Sul, con un continuo confronto tra presente e passato. Il tutto girato in costumi dell’epoca e interamente recitato in lingua veneta, senza dimenticare la colonna sonora “Merica, Merica”, brano popolare dei migranti di fine Ottocento cantato dagli stessi ragazzi.Ed ora il film farà lo stesso tragitto di chi l’ha ispirato. Gli studenti lo spediranno ai discendenti di Paolo e Rachele, che dopo cinque generazioni portano ancora avanti l’azienda vinicola fondata dai loro avi.

Fresco cinquantasettenne, Mazzola si al-lena tre volte la settimana nella piscina di Montecchio sotto la guida di Roberto Brunori della Sport Management. È da 5 anni che affronta gare Master organizzate dalla Federazione Italiana Nuoto, ottenen-do non poche soddisfazioni, come dimo-stra il palmares nel Circuito Super Master iniziato lo scorso ottobre: bronzo nei 50 e argento nei 100 dorso all’8° Trofeo Master Nuoto di Vicenza, argento nei 100 stile li-bero e bronzo nei 50 dorso al 18° Trofeo delle Dolomiti a Bolzano e oro nei 100 dorso al 31° Brixia Fidelis a Brescia. Ma la vittoria più importante è sicuramente quella nei Campionati Regionali a Ligna-no Sabbiadoro.

Qual è il segreto di queste vittorie?Soprattutto l’allenamento. Ogni seduta dura un’ora e mezza, durante la quale af-

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“L’frontiamo tutti gli stili. Cosa le trasmette il nuoto?La stessa emozione di volare. L’acqua dà alle braccia quello che l’aria dà alle ali. Per me è uno stile di vita, perché uomo e acqua si attraggono naturalmente.E per mantenersi così in forma?Curo molto l’alimentazione. Seguo la dieta mediterranea, privilegiando quindi la pa-sta, la frutta e la verdura. Progetti futuri?Mi sto preparando ai campionati italiani, che si terranno a giugno a Riccione. Devo risolvere alcuni problemi fisici, ma mi sono già iscritto perché non voglio mancare all’appuntamento clou della stagione.

E allora tutti a tifare Ruggero Mazzola, il campione master del nuoto montecchiano. Un esempio di passione per lo sport, che cresce con l’avanzare degli anni.

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MONTECCHIO

ESERCITAZIONE DELLE UNITÀ CINOFILE

GIÙ L’ULTIMO DIAFRAMMA DELLA GALLERIA S. URBANO

RICCARDO CURTI ESPONE IN GALLERIA

MONTECCHIO CAPITALEDEL PATTINAGGIO

NUOVO CORSO ALL’ISTITUTO “CECCATO”

ino al 10 aprile la Nuova Gal-leria Civica ospita la mostra di Riccardo Curti, artista montec-chiano che - nelle parole del cu-ratore Giuliano Menato - prati-

ca la pittura con un rigore e una disciplina che lo riportano alla fattualità dell’opera.La mostra, intitolata “La voce del silenzio”, è visitabile il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19

ue grandi appuntamenti spor-tivi saranno prossimamente ospitati in città e in entrambi i casi lo sport in questione è il pattinaggio corsa su pista. L’e-

vento più prestigioso è previsto ad inizio estate 2017, quando il pattinodromo di Alte ospiterà i campionati italiani, cui par-teciperanno oltre 500 atleti da tutta Italia.Ma già quest’anno Montecchio sarà la ca-pitale del pattinaggio. Il 15 maggio tutti in pista per i campionati regionali di Veneto e Friuli Venezia Giulia. E sarà festa!

er due giorni il Campo di ad-destramento unità cinofile del Comitato Volontario Prote-zione Civile di Montecchio

Maggiore, situato in via Natta, è stato il teatro di una serie di esercitazioni che han-no coinvolto le unità cinofile dei Vigili del Fuoco di Mestre e delle Marche.Le esercitazioni, che hanno visto impegna-ta una decina di Vigili del Fuoco con i loro cani, erano finalizzate al ritrovamento e al salvataggio di persone disperse tra le mace-

el corso di una cerimonia che ha visto la partecipazione dei vertici della SPV, del Consorzio SIS e dei sindaci della valle, è

stato abbattuto l’ultimo diaframma del-la canna nord della galleria di S. Urbano, una delle opere di inge-gneria più importanti dell’intero tracciato della Superstrada Pede-montana Veneta.Ancora qualche giorno e verrà ab-battuto anche il diaframma della canna sud. A quel punto manche-ranno gli ultimi lavori per rendere percorribile la galleria.

n seguito all’impegno assunto dall’Amministrazione comunale di Montecchio Maggiore di farsi carico delle relative spese per il riscaldamento, la Giunta regio-

nale, con un’apposita deli-berazione promossa dall’as-sessore all’Istruzione e alla Formazione Elena Donaz-zan, ha approvato il corso serale d’indirizzo professio-

PROTEZIONE CIVILE

INFRASTRUTTURE

SCUOLA

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rie in seguito a un incidente o a un evento calamitoso.

Il tunnel è lungo 1.600 metri e per realiz-zarlo sono stati estratti 420 mila mc di roc-cia e utilizzati 300 mila mc di calcestruzzo e 280 mila kg di esplosivo.

SPORT

nale “Manutenzione e assistenza tecnica” presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Silvio Ceccato” di Montecchio Maggiore, che è stato quindi inserito nell’Offerta For-mativa per l’Anno Scolastico 2016-2017.

CULTURA

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BRENDOLA / SAREGO

Brendola in un film

Addio pozzi, si passa all’acquedotto

DI MARIO PIOTTO @mariopee8rendola e i colli berici, panorami da film. Le colline e i prati verdi del nostro territorio sono infatti diventati il set cinematografico del lungometraggio ‘Di ritorno

dal vento’, opera indipendente firmata da Heaven Bird, una piccola casa di produ-zione portata avanti con pochi soldi e pas-sione da vendere da un gruppo di giovani vicentini appena ventenni. Matteo ‘Paglia’ Pagliarusco alla regia, a fianco di Elia Colli-celli e Giuliano Angriman: loro sono le tre menti del progetto sviluppato in quattro mesi di lavoro, per la durata complessiva di poco meno di un’ora e visibile libera-mente sui loro canali web. “È una storia d’amore – spiega Matteo, ideatore del sog-getto – ambientata sul finire della seconda guerra mondiale. L’abbiamo girata a Bren-dola, ma anche a Valmarana, Montebello e nella zona di Toara. I protagonisti sono una contadina, il suo amato lontano che

DI GIOVANNI SALVIATI ddio al pozzo pubblico di Mon-ticello di Fara, che ha servito generosamente acqua a genera-zioni di famiglie. Altri tempi, questi: le sostanze chimiche (i

famigerati Pfas) versate a monte nelle falde lo hanno contaminato troppo e per chissà quanto tempo.Mentre entro maggio è previsto l’allaccia-mento della rete idrica di Monticello di Fara con il pozzo di Meledo (e dunque la fine dei lavori di posa della nuova tubazio-ne che collega le due frazioni di Sarego), una novità toccherà anche Meledo. Dopo i lavori dell’anno scorso nelle vie Palazzet-to, Ca’ d’oro e Paradiso, in estate altre due strade, attualmente rifornite solo da pozzi

sogna di tornare a casa, e naturalmente il conflitto”. Per il gruppo si tratta del primo progetto di questa

complessità, dopo diversi cortometraggi fatti quasi per gioco sul web. “Abbiamo coinvolto una cinquantina di persone, tra amici e parenti, per farci da cast. Il budget? Zero, se si escludono le spese per la benzina degli spostamenti. Tra l’altro tutto il film è girato con una sola telecamera”.

privati (diversi dei quali però interdetti a causa dei Pfas), verranno collegate alla rete idrica. Si tratta di via dell’Agricoltura e di via della Meccanica. “La gara d’appal-to – fa sapere il sindaco Roberto Casti-

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La parte più impe-gnativa, la ricostru-zione delle giuste ‘location’. “Abbiamo dovuto faticare molto per trovare le ambien-tazioni che effettiva-mente richiamassero il periodo storico del-la vicenda. Una volta partiti, il progetto è

andato poi avanti velocemente: giravamo di giorno e io mi mettevo a montare la sera, e così in poco tempo ce l’abbiamo fat-ta”. Per vedere ‘Di ritorno dal vento’ basta collegarsi al canale youtube di Heaven Bird Studios, dove presto arriveranno molti altri nuovi lavori.

glion – dovrebbe essere aggiudicata dal Centro Veneto Servizi, gestore dell’acquedotto, a fine aprile, per un importo di circa 300 mila euro. Gli scavi dovrebbero partire a giugno o luglio”. Un intervento importante, dunque, destinato alla trentina di famiglie che ci vivono. “Purtroppo – os-serva il sindaco – questi lavori determineranno

un aumento delle tariffe idriche. Per questo il CVS ha diffidato i responabili a risarcire due milioni di Euro tramite la sua assicu-razione”.

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CHIAMPO / CRESPADORO

È l’ora della piazza

Fiaccolata sotto le stelle

DI GUIDO GASPARIN onto alla rovescia a Chiampo per l’inaugurazione della nuo-va piazza Zanella. Manca ve-ramente poco alla conclusione dei lavori iniziati un anno fa

e sostenuti da una spesa di un milione di euro, costituita da fondi statali. La riquali-ficazione è un progetto che risale addirittu-ra a 30 anni fa e che oggi, dopo numerose Amministrazioni comunali, trova il suo compimento.La piazza è stata totalmente ridisegnata con la posa di una pavimentazione in marmo e porfido. Ricompariranno gli alberi che un tempo le facevano da perimetro: si tratta di 8 lecci che faranno da cornice al vialone centrale. La zona pedonale sarà più estesa e sono stati sistemati anche tutti i sotto-servizi. La colonna simbolo della Città di

DI GUIDO GASPARIN he ci fa un’affettatrice, di notte, ai 1650 metri di Bocchetta Ga-bellele, in mezzo a due metri e mezzo di neve? Chiedetelo alle 200 persone che hanno mangia-

to in alta quota gustosi affettati e non solo, visto che la festa era accompagnata anche da minestrone caldo, formaggi, pan biscot-to e un buon vin brulè per riscaldarsi.

Chiampo è stata spostata al centro della piazza, diventandone il tratto distintivo. Nell’ambito dei lavori sono stati rifatti an-che i marciapiedi di via Zanella. L’ultimo tocco sarà rappresentato dall’installazione dei nuovi lampioni, dopodichè sarà la volta della festa, attesa da tre decenni.

Tutto merito della fantasia di Alessandro Giambellini, gestore del Rifugio Berta-gnoli in località La Piatta a Campodalbero, che assieme ai suoi collaboratori ha orga-nizzato la seconda edizione della fiaccolata invernale. Appuntamento la sera del 17 marzo in rifugio, per salire fino alla Boc-chetta lungo la strada battuta dal gatto del-le nevi: due ore e poco più di cammino per chi saliva a piedi con le ciaspole, certamen-

te meno per chi è sa-lito con le motoslitte messe a disposizione dagli organizzatori. Giunti in cima, la meritata cena sotto le stelle preparata dallo chef Nicola Ra-niero in un magico ambiente innevato, riscaldati dalla gioia

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Cdello stare insieme in una situazione così particolare. Il tempo di accendere le fiac-cole e poi giù, verso il rifugio, chi ancora a piedi e chi con gli sci o lo snowboard per una discesa mozzafiato. Tappa finale al Bertagnoli per una cioccolata calda e l’arri-vederci all’anno prossimo.“Questo evento – spiega Alessandro Giam-bellini – è stato ideato per far rivivere l’alta valle con proposte originali. Siamo appena alla seconda edizione e abbiamo già raddoppiato i partecipanti. Stiamo già pensando all’edizione 2017 e puntiamo a migliorare ancora, mettendo a disposizio-ne più motoslitte e organizzando l’evento il venerdì sera, per far partecipare anche i bambini”.Intanto dell’edizione 2016 rimane un’im-magine su tutte: il grande cuore di fiaccole sulla neve, testimonianza dell’amore per la montagna.

Foto Di Mauro Marzotto

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NOGAROLE

Formaggio superstar del gusto

“Castellaro” in fiore

DI MARCO ALESSANDRI uando si pensa a Nogarole Vi-centino, piccolo paese che fa da spartiacque tra due vallate, ormai il collegamento è qua-si immediato: il formaggio.

Dopo appena due edizioni, la “Festa del Formaggio” - manifestazione enogastro-nomica nata nel 2014 su impulso dell’Am-ministrazione comunale - è riuscita a la-sciare il segno e a valorizzare il territorio e in particolare i prodotti del locale caseifi-cio sociale. “I preparativi sono iniziati già qualche mese fa – spiega Enrico Corato, vicesindaco di Nogarole, che fa parte del comitato organizzatore insieme alla Pro Loco e altre associazioni del paese – altri-menti non sarebbe possibile arrivare pronti al weekend 6-7-8 maggio, quando andrà in scena la terza edizione”.Che cosa ci riserva il programma 2016? Sicuramente il successo della festa è lega-

DI MARCO ALESSANDRI l centro di Nogarole Vicentino è dominato da un cono vulcanico chiamato “Monte Castellaro”. Alcune leggende parlano di un antico castello che un tempo si

ergeva sulla sua sommità, ma dalla metà del XV sec. la cima ospita una bellissima chiesa dedicata alla Madonna e ai Santi Rocco e Sebastiano, restaurata nel 2006.“La parte del monte rivolta verso la piazza è di proprietà del Comune, come la chie-setta – spiega il primo cittadino Romina Bauce – e qualche anno fa quando ero vi-cesindaco decidemmo di tagliare il bosco per tornare ad ammirarla. I castagni che la nascondevano erano spesso colpiti da ma-lattie quindi grazie al nostro Gruppo Alpi-ni iniziò l’opera di pulizia ed ora abbiamo pensato ad un progetto educativo rivolto ai

to alla “Caminada dei capitei”, con tre percorsi che abbracciano tutto il territorio comunale. Le nostre cucine proporranno

gnocchi fatti con la fioretta di Nogarole e natura lmente degustazioni dei nostri formaggi, insieme a molto molto altro. Ma il cuore della manifestazione sarà ancora il Con-

nostri bambini, per insegna-re loro a riconoscere le pian-te del posto ma soprattutto l’importanza della cura del bosco”. “Per sostituire il bosco ma-lato abbiamo pensato a 13 specie di piante selvatiche autoctone che producono fiori e frutti – spiega Ma-nuel Dulmieri, consigliere con delega all’Agricoltura – che daranno nettare per api, farfalle e insetti utili, non-ché cibo e un habitat per uccelli, ghiri e scoiattoli. Il 21 marzo, allo sbocciare della primavera, abbiamo portato tutte le classi della nostra scuola elementare “Don G. Albanello” a piantare i nuovi alberelli, uno per ciascun bambino, con l’aiuto indispen-sabile degli Alpini. Sono stati bravissimi,

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corso “Migliori Formaggi delle Valli dell’Agno e del Chiampo”, che apre la possibilità a tutti di degustare i formaggi di Nogarole, Altissimo, Trissino e Castelgom-berto per poi votare il migliore. Quali sono le attese per quest’anno?Lo scorso anno abbiamo migliorato e

consolidato l’organizza-zione, perciò quest’anno puntiamo a confermare i risultati po-sitivi già ot-tenuti. Per il programma completo e tutte le no-vità vi invi-

tiamo a seguirci su facebook o sul nostro sito www.festadelformaggio.it.

perciò è un’iniziativa che ripeteremo ogni anno fino a completare il rimboschimen-to”. Tra le nuove piante troviamo nocciolo, prunolo, sanguinella, albero di Giuda, rosa canina, corniolo, maggiociondolo, pero corvino e perastro, che con le loro fioriture andranno ad abbellire un’area molto cara alla popolazione del posto, pur lasciando visibile la chiesetta dal centro del paese.

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MONTEBELLO / MONTORSO

DI LISA DUGATTOa grossa novità ormai si sa: il progetto definitivo dell’alta velocità a Vicenza prevede la costruzione di una nuova sta-

zione dei treni a Montebello. E l’attuale stazione che fine farà? “Esiste la possibilità che venga demolita – dichiara il sindaco Magnabosco – ma al momento non c’è nulla di confermato”. Un momento di svolta insomma, per uno dei luoghi storici del paese. Ne sa qualcosa Carlo Beiato, montebellano classe 1942 con alle spalle più di trent’anni di servizio presso le ferrovie, di cui due passati proprio a Montebello.

Com’era la stazione una volta?Un luogo completamente diverso da come lo conosciamo oggi: vi presta-vano servizio quasi 40 dipendenti, tra tecnici, personale dell’ufficio mo-vimento ed operai armamento. Era una stazione abitata, viva: per alcune tipologie di lavoro si facevano i turni e quindi 24 ore su 24 c’era qualcuno. Il capostazione poi viveva al piano superiore. Fino agli anni ’60 era attivo persino un bar.Poi cosa è successo?A partire dalla fine degli anni ’80 è inizia-to un lento ma progressivo cambiamento interno alle Ferrovie, tecnologico e riorga-nizzativo. Uno degli effetti è stato lo “svuo-

tamento” di personale nelle stazioni, so-prattutto quelle minori. È questo il motivo per cui a Montebello dagli anni Novanta non abbiamo più la biglietteria diurna. Come vede il futuro di quest’area? Ricco di novità ed è giusto così: i cambia-menti sono inevitabili. Per il resto, chi vi-vrà vedrà.

Una stazione tra passato e futuro

I ricordi della Grande GuerraDI GUIDO GASPARIN

ontorso 49”, perché 49 sono stati i caduti montorsani del pri-mo conflitto mon-

diale. Il numero 49 ha ac-compagnato una ventina di studenti della III BM della scuola media di Montorso nella realizzazione di un cortometraggio che, alla pari delle scuole “Leone XIII” e “A. Frank” di Montecchio Maggiore, ha vinto il Concorso “Tutela, valorizzazione

e promozione del patrimonio linguistico e culturale veneto” – sezione ricerca storica ed enogastronomica - promosso dall’As-sessorato all’Identità Veneta della Regione, dal MIUR – Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e dall’Unpli. “Il nostro pro-

getto – spiega Mar-co Gaio, insegnante referente assieme a Caterina Bastianello e Sergio Siviero - è nato con l’idea di far percepi-re ai nostri ragazzi quale impatto abbia avuto la Prima guerra mondiale in termini di vite, di rela-

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Igienizzazione degli interni all’ozonoServizio carro attrezziAuto sostitutiveConcordataria assicurazioni

Riparazione cristalli •

Montebello Vic.no (Vi) - s.s. 11 Ca’ Sordis, 8/c tel 0444 649458 - fax 0444 440891

le facciamo di tutti i colori

zioni, di affetti, anche su un piccolo paese come Montorso. I ragazzi sono partiti dalle interviste ai nonni e ai bisnonni, che han-no raccontato le loro storie rigorosamente in veneto. Si è poi passati alla consultazio-ne dell’archivio parrocchiale, da cui sono emersi i nomi dei Montorsani chiamati alle armi, deceduti in battaglia e dispersi”. Da tutto questo è nata la storia di un ra-gazzo, Antonio, costretto a lasciare nel febbraio 1917 la famiglia, la fidanzata, la propria terra per andare al fronte. Durante quei mesi terribili nasce un’amicizia con il sergente Lodovico De Grandi e il soldato inglese John Smith. Il resto è testimoniato dal grande impegno degli studenti.

Archivio foto Crosara-Montebello V.no.

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DI LINO ZONINa duplice rappresentazione dello spettacolo “Performan-ce” con la bravissima Virginia Raffaele ha riempito all’inve-

rosimile la platea e gli spalti del teatro Co-munale di Lonigo. Un successo inatteso, almeno prima che la talentuosa imitatrice sfondasse il piccolo schermo con la sua partecipazione al festival di Sanremo e di-ventasse una delle più popolari icone me-diatiche nel panorama dello show business nazionale.Un exploit che conferma il fiuto di Carlo Mangolini, dal 2011 direttore artistico del teatro leoniceno, che con questo brillante risultato si congeda dal suo pubblico.

Una difficile successioneIl cambio di amministrazione avvenuto dieci mesi fa con l’arrivo a villa Mugna del-la Lega Nord e del sindaco Luca Restello ha portato inevitabilmente con sé un av-vicendamento nelle più importanti cariche pubbliche della città.Il teatro ha rappresentato per la nuova giunta il primo scoglio contro il quale la nave guidata da Restello è finita, riportan-do seri danni alla chiglia. La nomina di un nuovo cda in sostituzione di quello guidato da Fausto Gelati, in carica nel quinquennio precedente, si è rivelata infatti un pasticcio diplomatico che ha portato nel giro di due settimane all’investitura degli incaricati e alla immediata richiesta di dimissioni de-gli stessi. A indispettire il sindaco al punto di mandare tutto all’aria è stata la mancata nomina del presidente del teatro dovuta a intromissioni politiche impreviste e non richieste.

La stagione teatrale è stata miracolosamen-te salvata dalla decisione di Carlo Mango-lini di restare al suo posto per imbastire, assieme al segretario comunale Pasquale Finelli, nominato dal sindaco commissario dell’Ente, un cartellone di tutto rispetto, glorificato i due recenti sold-out di Virgi-nia Raffaele.

E ora, che fare?Lo statuto del teatro Comunale impone la nomina di un nuovo cda che, mettendo fine al commissariamento, prenda in mano le redini della gestione del teatro. Restello è dunque chiamato a non commettere lo stesso errore di qualche mese fa, scegliendo una squadra compatta e ben funzionante. La cosa non è semplice, almeno per un paio di ragioni: innanzitutto perché sono

poche le persone decise ad assumere un compito così gravoso, che non prevede compenso e che pone i componenti del direttivo al centro dell’attenzione generale in un periodo in cui, se non le idee, scar-seggiano decisamente i soldi; l’altro motivo è che più volte il sindaco ha manifestato l’idea di affidare la conduzione del teatro a una “fondazione”, la quale azzererebbe le cariche precedenti e destinerebbe quindi il nuovo cda a una periodo di vita assai breve.

Ma qualcosa si muoveIl sindaco è fermamente intenzionato a programmare, in vista della prossima esta-te, un festival teatrale e musicale per ani-mare su larga scala molti punti caratteri-stici della città. Finora l’attività del teatro ha prosciugato soldi ed energie riducendo il periodo estivo a una specie di intervallo nel quale ritemprare le forze in vista della stagione artistica successiva. Restello vuole invertire la tendenza e a questo scopo ha già individuato un responsabile al quale affidare questo compito; e non è detto che l’incarico estivo non possa essere esteso an-che alla programmazione autunno-inverno del teatro Comunale. Anche sul piano istituzionale, vale a dire sulla nomina del cda, sono in vista delle novità ed è probabile che entro qualche mese ogni riserva sia sciolta e i nomi degli incaricati, finora solo sussurrati, possano essere espressi ad alta voce.

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Il futuro del Teatro Comunale

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Lo statuto impone

la nomina di un nuovo cda

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DI STEFANO CANOLAon è frequente che giovani donne nel cuore degli “enta” decidano di prendere le redini di associazioni importanti e conosciute sul terri-

torio, smentendo il luogo comune del disim-pegno delle nuove generazioni. Eccole qua: Lucia Balestro e Alessandra Giacomuzzo sono presidente e vice dei donatori di sangue Fidas Lonigo, Maria Vittoria Ferron (inter-prete di russo, che non guasta) è al vertice di “Aiutiamoli a Vivere – Bambini di Cher-nobyl”, che ha sede ad Alonte. A fine 2015 le loro nomine.Ragazze, chi ve l’ha fatto fare?Lucia – Sono nel Consiglio da qualche anno, ero vice di Giuliano Brun nell’ultimo diretti-vo e dopo la sua decisione di non ricandidarsi è maturata la disponibilità a provarci.Alessandra – Sono donatrice di sangue e mi-dollo e proprio con l’Admo, sodalizio vicino a Fidas, ho cominciato da un anno a parteci-pare a riunioni e incontri. C’era nell’aria l’idea di abbassare l’età media, hanno avuto fiducia in me.Maria Vittoria – Ho vissuto l’esperienza dell’ospitalità di un ragazzino bielorusso a casa dei miei genitori e volevo dare una mano proponendomi come consigliere. Dopo due

ontinua l’impegno della Scuola Media “Ridolfi” e del Comitato Genitori nel proporre incontri su temi difficili, privilegiando l’ap-

proccio pratico per guardare la realtà ad oc-chi aperti e fare prevenzione sul serio. Il 25 febbraio la struttura di Viale Repubblica ha ospitato l’equipe del dott. Rommel Jadaan,

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CAutostima e sicurezza stradale

ore di “conclave” è uscito il mio nome trovan-do tutti d’accordo: non me la sono sentita di tirarmi indietro.Ci sono colonne portanti nelle vostre as-sociazioni, su tutti gli ex presidenti Lino Marchetto e Dario Palladin (Fidas) e Paolo Marangoni (Aiutiamoli a Vivere). Presenze ingombranti o preziosa espe-rienza?Lucia e Alessandra – Dario e Lino sono pre-senti ora come prima al Centro Trasfusiona-le, continuando l’opera ammirevole iniziata tanti anni fa. Non ci sono equivoci con loro né con i donatori, che stanno cominciando a conoscerci. Dei loro consigli faremo tesoro.Maria Vittoria – Ho chiesto e ottenuto in questo primo anno di essere affiancata da Pa-olo e dall’ex segretario Luca Grendene nelle molte incombenze: mi stanno aiutando nel

specialista in medicina d’emergenza e mol-to conosciuto per il suo lavoro con “Traffic Dead Line”. Con immagini forti, anche dure, ha fatto riflettere gli studenti di seconda sui comportamenti scorretti sulla strada e sul-le conseguenze catastrofiche che può causare una banale distrazione. Per le classi prime un Percorso di Autosti-

rispetto dei ruoli per arrivare senza affanni al periodo più impegnativo, il mese di settembre quando i piccoli di Slavgorod saranno qui.Che cosa ne pensano i vostri coetanei?Lucia – Il passaggio da volontari a dirigenti dell’associazione è visto con diffidenza, spa-venta l’impegno serio e continuativo. Confor-tano però le quote rosa: oltre a noi ci sono la rappresentante dei giovani e una consigliera.Alessandra – Qualcuno mi ha posto davanti i problemi con scetticismo, altri mi hanno spronato. Noto molta sensibilità negli studen-ti che incontrano Fidas e Admo nelle scuole.Maria Vittoria – Ho l’indispensabile sostegno del mio fidanzato e sono orgogliosa dell’impe-gno che ho preso. Più di qualcuno nel gruppo si è offerto per una piccola fetta di lavoro, in modo da alleggerire il totale.

ma, sempre nella medesima giornata: piccoli accorgimenti da mettere in atto per prevenire atti di bullismo (o anche peggio). Jadaan ha chiesto ai ragazzi chi fosse stato avvicinato da sconosciuti e ha insegnato qualche trucco di difesa: la reazione violenta, come l’urlare a squarciagola, quasi sempre mette in fuga i male intenzionati. Due giorni dopo, il 27 feb-braio, a lezione sono andati i genitori: “#of-f4aday”, attraverso le esperte Manuela Bari e Silvia Bellini, ha raccontato il rapporto delle giovani generazioni con social network e nuo-ve tecnologie di comunicazione, segnalando i rischi connessi. s.c.

Da sx: Maria Vittoria Ferron, Alessandra Giacomuzzo e Lucia Balestro

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49NEWSDAL DISTRETTO

DELLA PELLEspeciale corriere vicentino

racciare insieme le linee guida per il 2016: que-sto il tema della prima

assemblea del Distretto della Pelle del 2016, lo scorso 15 gennaio, assemblea che ha visto la gradita presenza di alcuni sindaci oltre che di numerosi soci. Si lavorerà sullo sviluppo del pro-getto legato a un corso post diplo-ma e sul sostegno alla scuola, un ruolo centrale avrà naturalmente la ricerca ed è stata ribadita l’im-

portanza di fare squadra sul fronte delle normative e dei regolamenti tecnici, per avere sempre più peso nei rapporti con le istituzioni nazio-nali e internazionali. Fondamentale anche la comunicazione, per vei-colare all’esterno le iniziative e il percorso di innovazione compiuto dal distretto. Di qui il sostegno a iniziative culturali, come quella a cura di Atipografia, di un libro foto-grafico e mostra itinerante, a cui i soci possono partecipare metten-

dosi in contatto direttamente con la sua curatrice Elena Dal Molin.Sempre a gennaio è arrivata co-municazione ufficiale del ricono-scimento del Distretto della Pelle da parte della Regione. Sulla base di questo canale diretto che si è instaurato, il Distretto potrà dialo-gare sugli sviluppo futuri e presen-terà nei prossimi mesi una serie di progetti, sulla base delle linee gui-da individuate dai diversi tavoli di lavoro.

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uriosi, determinati e pronti a confrontarsi con il loro domani. Sono i ra-

gazzi del conciario “Galilei” di Ar-zignano che lo scorso febbraio si sono recati in visita alla fiera Linea-pelle di Milano. Una cinquantina i partecipanti, delle classi del trien-nio, nell’occasione protagonisti di un docu-film di prossima uscita realizzato dal Distretto della Pelle e UNIC/Lineapelle per documentare la loro esperienza all’appuntamen-

In viaggio con gli studenti del Galileito internazionale più importante per il settore della loro formazio-ne. Una troupe li ha accompagnati per tutto il viaggio, raccogliendo i pensieri, le sensazioni e le loro im-pressioni prima e dopo aver visi-tato l’esposizione e incontrato gli imprenditori. Grande l’importanza dello studio, hanno raccontato alla telecamera, ma ancora più fonda-mentale è l’esperienza sul campo, attraverso l’efficiente laboratorio di cui dispone l’istituto, e attraverso

la possibilità di partecipare a pro-getti di alternanza scuola-lavoro da affrontare fin dall’inizio del loro percorso scolastico. In questa di-rezione va naturalmente anche il rapporto con l’imprenditoria del territorio, che a Lineapelle ha ac-colto i ragazzi per mostrare loro come l’eccellenza del polo con-ciario di Arzignano sia una realtà di cui andare orgogliosi oggi, e su cui investire per il proprio futuro.

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VERSO IL POLITECNICO DELLA PELLEBuone notizie per il progetto su cui il Distretto della Pelle sta lavorando dallo scorso anno. La costituzione di un corso post-diploma, un ITS (Istituto Tecnico Superiore), all’interno del quale formare tecnici di rifinizione ed esperti nella gestione sostenibile del processo conciario adeguati alle nuove esigenze delle imprese, si avvia ad entare nella fase operativa. “La Stazione Sperimentale di Napoli - afferma il presidente del Distretto della Pelle e della SSIP Paolo Gurisatti - ha approvato lo stanziamento di 1 milione di euro da investire nella scuola a livello nazionale. Possiamo quindi procedere con lo studio della convenzione con l’Istituto Galilei; ritengo importante, inoltre, un coinvolgimento di Assomac per un confronto competente sugli aspetti tecnologici e dei macchinari”.

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Innovazione e strategie comunipochi giorni dall’a-pertura di Lineapelle, si è svolto a Trissino,

presso Villa Trissino Marzotto, l’incontro organizzato da Simac Tanning Tech in collaborazione con Lineapelle su “Innovazione, costi, energia e strategie co-muni”. Le presentazioni sul funziona-mento dei “certificati bianchi” per i vantaggi conseguenti all’efficienta-mento energetico e il progetto pro-mosso da Confindustria “Fabbrica 4.0” per la promozione del digitale nel manifatturiero italiano hanno suscitato vivo interesse. Erano presenti alcune tra le più significa-

tive aziende conciarie del Distretto oltre ad una numerosa rappresen-tanza di produttori di Macchine. Tra gli obiettivi di quest’incontro dello scorso 16 febbraio, quello di avviare una collaborazione tra associazioni per la difesa e valoriz-zazione di un settore che dimostra ancora, e soprattutto in Veneto,

una significativa vitalità. L’incontro è stato moderato dalla presidente di Assomac Gabriella Marchioni Bocca, dal direttore di Assomac Amilcare Baccini, da Salvato-re Mercogliano, amministratore Unico di Lineapelle e dal presiden-te ICT Rino Mastrotto.

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Da sx: Baccini, Marchioni Bocca, Mercogliano e Mastrotto

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I numeri di Lineapelle Summer 2017ono stati 1155 gli espositori di Lineapelle Sum-mer 2017 (nuovo record dell'edizione P/E), così suddivisi: 532 concerie, 430 accessori e com-

ponenti, 135 sintetico e tessuti, 58 chimici, grezzisti, stam-pe, stilisti, scuole.Dal confronto con l’edizione di febbraio 2015, si è registrato anche un incremento dei visitatori per Paese, tra cui spic-cano il 185% in più dell’Argentina, il 104% dell’Iran e l’89% dell’Ucraina.Il prossimo appuntamento con Lineapelle Winter 17/18 sarà il 7 - 9 settembre 2016.

Calzatura

55%da: Spagna, Regno Unito, Germania, Portogallo, USA, Fran-cia, Paesi Bassi, Turchia, Polonia, Giappone, Svizzera, Austria, India, Grecia, Russia, Israele, Belgio, Cina, Romania

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Pelletteria

54%da: Germania, Regno Unito, USA, Spagna, Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud, Cina, India, Romania, Austria, Portogallo, Polonia, Turchia, Grecia, Belgio

46%Italia

Abbigliamento

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Arredamento,Carrozzeria

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Aziende visitatrici, divise per settore cliente e provenienza

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o scorso 22 gennaio l’Auditoriun comunale di Chiampo ha ospitato il

7° convegno veneto AICC. “Pro-gressi Tecnici e Innovazioni nel Settore Conciario” era il titolo dell’evento che si è aperto con i saluti del sindaco di chiampo Mat-teo Macilotti.Questi gli interventi, scaricabili sul sito AICC:• “Riepilogo del XXXIII Congresso IULTCS & Discussione sul Futuro della Scienza della Pelle” - Dott. L. A. Zugno, Chairman of the Scienti-fic Committee XXXIII IULTCS Con-gress;• “Difettistica del cuoio: Puntina-ture del wet-blue” - Prof.ssa L. M. Iannone, ITIS G. Galilei;• “Riduzione dei valori di COD nei bagni di riconcia di pellami esenti da cromo” - E. Poles, Silvateam SpA, Dott. R. Mecenero, Dani SpA; • “Tintura del Cuoio con Inchio-stri” - Dott. A. Zamperlin, Syn-bios

7° Convegno AICCSpA;• “La depurazione del Di-stretto di Arzignano negli ultimi anni: realtà e pro-spettive” - Ing. D. Refo-sco, Ing. M. Zerlottin, Acque del Chiampo SpA;• “Diadora: Innovare per Evolvere” - Ing. M. Risatti, QA Manager, Diadora Sport srl.L’intervento di chiusura è stato affidato a Rino Ma-strotto nel ruolo di Presiden-te ICT e vicepresidente di UNIC, il quale ha sottolineato la capacità che il distretto ha avuto nel rispondere alle richieste in fatto di sosteni-bilità da parte dei marchi del lusso, garantendone l’eccellenza, ma anche la necessità di bilanciare queste richieste, peraltro sempre crescenti, con la loro fattibilità.

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NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO AICCDurante l’assemblea annuale della AICC tenutasi ad Arzignano lo scorso gennaio è stato eletto il nuovo consiglio direttivo per il triennio 2016-2018 composto da: Renato Bertoli, Gianluigi Calvanese, Domenico Castello, Marco Frediani, Giancarlo Lovato, Roberto Lupi, Gaetano Maffei, Roberto Mecenero, Valerio Nori, Franca Nuti, Adriano Peruzzi, Ernesto Pisoni, Francesco Troisi, Claudio Toscano, Fabio Zampinet e Paolo Test revisore dei conti.Al termine della prima riunione del CD, tenutasi sabato 12.03.2016 presso la sede dell’Associazione a Santa Cro-ce sull’Arno (PI), è stato eletto come nuovo Presidente Ernesto Pisoni. Il direttivo si completa con Claudio Toscano come Vice-Presidente, Roberto Lupi Tesoriere e Adriano Peruzzi Segretario.All’interno del Consiglio sono stati nominati come referenti di Area per le attività locali dell’Associazione Gaetano Maffei (Campania), Franca Nuti (Toscana) e Lovato Giancarlo (Veneto). Bergi Spa

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n nuovo paradigma si sta affermando a livello im-prenditoriale, quello in cui

le aziende, che vogliano proporsi come veramente innovative, non possono più prescindere nei loro piani di sviluppo da concetti di re-sponsabilità e sostenibilità sociale. A ciò si aggiungono formazione e scuola che giocano un ruolo fondamentale in questa cultura dell’innovazione.Sono proprio questi gli ingredienti alla base del progetto che la con-ceria Dani spa ha sviluppato in collaborazione con

Sviluppo e sostenibilità socialeil Master in International Business For Small and Medium Enterprises dell’Università di Padova, diretto dalla professoressa Fiorenza Be-lussi.“L’idea è nata dalla constatazione che non conoscevamo la storia professionale e il percorso formati-vo di molti nostri dipendenti – spie-ga Guido Zilli, responsabile so-stenibilità e sviluppo risorse umane di Dani spa -. Così abbiamo affi-dato a Iresha Baranage, studen-tessa del Master, la costruzione di un database sulla forza lavoro, in particolare straniera, all’interno del Gruppo Dani”.“L’obiettivo - continua Zilli - era innanzitutto quello di conoscere quelle storie e quei percorsi per capire, sulla base delle competen-ze professionali, la polivalenza del-le figure e di poter attivare even-tuali percorsi di mobilità e crescita interna; la consapevolezza, invece, del livello di conoscenza dell’italia-

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resha Baranage è arrivata con la sua famiglia a Milano dallo Sri Lanka quando aveva

solo 3 anni. È, per usare una ca-tegoria sociologica, una straniera di seconda generazione ma pri-ma di tutto un esempio di totale integrazione, come attestano il suo italiano perfetto e soprattutto l’eccellente percorso di studi com-piuto nel nostro paese: maturità

I linguistica, laurea triennale in me-diazione linguistica, specialistica in relazioni Internazionali fino al ma-ster in International Business che l’ha portata nel distretto vicentino della pelle.“Il lavoro di mappatura delle ri-sorse umane in Dani è stato non solo interessante ma anche mol-to gratificante – racconta Iresha-. Mentre stavo facendo le interviste,

in azienda si sono liberate due po-sizioni in laboratorio e le informa-zioni che avevo raccolto hanno permesso di ricollocare, invece di avviare una ricerca esterna, due dipendenti straniere impiegate in produzione ma entrambe laureate, una in biologia e chimica per l’in-segnamento e l’altra con una qua-lifica di tipo ingegneristico”.

no e delle competenze informati-che era funzionale alla gestione dei programmi di formazione e alla trasmissione delle informazioni in-terne. Le interviste ai dipendenti contemplavano inoltre una parte dedicata alla composizione del loro nucleo familiare e agli interessi personali, ciò allo scopo di poter avviare iniziative di welfare azien-dale efficaci e mirate.”“Questo territorio ha saputo co-gliere e gestire i flussi migratori già diversi anni fa - afferma il titolare dell’azienda Giancarlo Dani -. Ora l’internazionalizzazione delle risorse umane ci impone un salto di qualità nel nostro approccio. Per questo ritengo che lo studio che è stato condotto e che ci ha per-messo di conoscere più a fondo la nostra forza lavoro sarebbe in-teressante venisse replicato anche da altre aziende, per ragionare e avviare iniziative non singolarmen-te ma in ottica di distretto”.

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