Corriere Compagni Di Merende

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Compagni di merende

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(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

IL MAGISTRATO ANTIMAFIA DIFENDE IL PROCURATORE DI FIRENZE NONOSTANTE I VECCHI DISSIDI E PARLA DI TENTATIVI DI DELEGITTIMAZIONE

Il pm Spataro: " Attaccano Vigna come hanno fatto con Borrelli e Caselli "

" Il verdetto d' appello? Ribaltare le sentenze e' un fatto fisiologico "

Tentano di delegittimare quei magistrati che piu' si sono esposti contro la corruzione". Che c' entra? Qui c' e' di mezzo un processo che qualcuno ha definito la Caporetto della giustizia. Un imputato messo in galera, condannato all' ergastolo, infine assolto. Che c' entrano Borrelli e Caselli? Armando Spataro, magistrato antimafia, difende su tutta la linea il procuratore capo di Firenze. Nessun rancore per una vecchia storia che pure li aveva visti su barricate opposte. Era il 1992 e il pentito Salvatore Maimone, personaggio assai discutibile, accuso' davanti a Pierluigi Vigna proprio Armando Spataro. "E un amico di Cosa Nostra" disse in sostanza. Dichiarazioni che scatenarono un putiferio ma che si trasformarono ben presto in una bolla di sapone. Quel Maimone ritratto' , l' inchiesta ristabili' la verita' e Armando Spataro, con altri tre sostituti procuratori chiamati in causa (Antonio Di Pietro, Franco Di Maggio e Alberto Nobili), usci' con tanto di scuse dalla vicenda. Acqua passata. "Stimo Vigna e lo difendo da chi lo attacca strumentalmente per scopi poco nobili". Ammetta, dottor Spataro, che il caso Pacciani e' pieno di paradossi... "La vicenda appare strana soltanto per i non addetti ai lavori e per il clamore che ha suscitato. Se si avesse la prova che l' ufficio del pubblico ministero ha volutamente ritardato queste attivita' soltanto per cercare il colpo ad effetto, certo, si potrebbe anche puntare il dito. Ma la cosa e' , a mio avviso, da escludere per la serieta' dei colleghi di Firenze. Il discorso rientra invece in quei casi in cui determinati elementi di prova emergono dopo il giudizio di primo grado. L' articolo 603 del codice di procedura penale lo prevede espressamente". Ma proprio a poche ore dal pronunciamento della Corte d' assise d' appello? "Tante volte si sono verificati episodi di ribaltamento delle sentenze di primo grado. Fa parte della fisiologia del sistema. Essendo un caso clamoroso eccita e divide gli animi". Forse il processo Pacciani e' stato il pretesto di una guerra fra magistrati... "Non direi una guerra fra magistrati. E normale che un rappresentante della procura generale abbia idee diverse da un Pm. Certo le dichiarazioni di Vigna hanno provocato polemiche ma francamente mi sono sembrate un po' esagerate. Piuttosto mi sembra di dover rilevare l' accanimento contro la Procura di Firenze. Non par vero a certi critici d' individuare un motivo di attacco nei confronti di Vigna dopo aver gia' attaccato Borrelli e Caselli. Una cagnara per un fatto che la legge prevede come normale". Sara' cagnara ma e' un processo che ha attirato l' attenzione dell' opinione pubblica. "Di sicuro questo e' un caso unico. Nella storia giudiziaria italiana i serial killer non esistono. Non dimentico il caso di O.J. Simpson negli Stati Uniti: anche li' c' e' stata una tensione altissima. Ma cio' non toglie che chi ha responsabilita' istituzionali dovrebbe essere capace di moderare i giudizi e non dovrebbe nascondere alla gente che puo' anche accadere che un condannato sia assolto in secondo grado". Questa giustizia, con le sue contraddizioni cosi' evidenti nel processo Pacciani, disorienta l' opinione pubblica. Sembra che non voglia farsi capire. "La giustizia potrebbe farsi capire se in tutte le vicende clamorose esistessero atteggiamenti distaccati soprattutto da parte dei rappresentanti istituzionali. In nessun paese al mondo rappresentanti istituzionali e di governo aggrediscono la magistratura come in Italia dove il politico inquisito diventa un martire e dove i giudici vengono accusati di costruire teoremi o chissa' che altro. Questo clima complessivo genera una situazione tale per cui arriva la sentenza Pacciani e la gente rimane disorientata: esiste una esasperazione sui temi che riguardano la giustizia soprattutto quando la giustizia colpisce i potenti". Con quale risultato? "Semplice: si dividono i magistrati in buoni e cattivi. L' opinione pubblica rischia di perdere fiducia e chi persegue scopi poco chiari trova terreno fertile".

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(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

I COSTI DELLA DIFESA

Spese per oltre un miliardo. E l' imputato non paga nulla

FIRENZE . Quanto e' costata agli avvocati di Pietro Pacciani tutta la vicenda processuale? Qualcuno azzarda una cifra simile a quella spesa da O.J. Simpson: un milione di dollari, piu' di un miliardo e mezzo di lire. Ma un fatto e' certo, al contadino di Mercatale non costera' neanche una lira. I suoi legali storici, Bevacqua e Fioravanti, non hanno mai preteso alcun compenso. E le spese processuali sono state enormi, confessa Bevacqua: "A me sono costate circa 300 milioni". Anche il pool di esperti non presentera' parcelle. Il terzo difensore, Marazzita, annunciando la sua nomina 10 giorni prima dell' Appello, aveva dichiarato di essersi messo a disposizione dell' imputato gratuitamente. La stessa cosa aveva fatto Carmelo Lavorino organizzatore del gruppo di investigatori. Le risorse economiche di Pacciani all' epoca dell' arresto consistevano, a parte la pensione, in due case e in buoni postali del valore di 30 milioni.

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(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

L' AVVOCATO BEVACQUA SE NE VA

" Lui non mi ha neppure ringraziato "

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FIRENZE . "Non ne posso piu' , basta". Con queste parole, pronunciate due giorni dopo l' assoluzione del presunto mostro, l' avvocato Rosario Bevacqua esce di scena da tutta la vicenda. Appare stanco e disgustato per lo show di giovedi' nel quale Pietro Pacciani ha aggredito rozzamente Renzo Rontini, padre di Pia, una delle vittime del mostro, dandogli del "Giuda". "Dopo la sentenza di assoluzione non voglio piu' avere a che fare con questa storia . ripete il legale . e vale anche per tutte le trasmissioni che dovessero essere realizzate in futuro". Bevacqua prende dunque le distanze dallo "spettacolo andato in onda giovedi' su Rete4. Uno show, a quanto pare, orchestrato dal pool di esperti guidato dall' ex maestro di karate Carmelo Lavorino. Sembra che costoro avessero organizzato per il giorno prima anche una conferenza stampa del Vampa presso il lussuoso hotel Baglioni. Ma il contadino di Mercatale si era rifiutato. Invece, dietro insistenza dell' altro avvocato storico, Pietro Fioravanti, aveva accettato di parlare con i giornalisti nella casa di accoglienza che lo ospita. "Ma ho sbagliato, non dovevo parteciparvi", aggiunge Bevacqua. L' idea della conferenza stampa e' nata quasi 24 ore dopo la scarcerazione di Pacciani. I due legali non avevano ancora ricevuto notizie dal loro assistito: "Nemmeno una telefonata per dirci grazie", sottolinea Bevacqua. "Bevacqua e' un gran signore che non perde mai la calma", dicono di lui colleghi e conoscenti. E non l' ha persa neanche quando piu' di un mese fa scoppio' la polemica tra i legali storici di Pacciani e il pool di esperti nel quale era entrato anche l' avvocato Marazzita. Bevacqua si dissocio' da quel gruppo dichiarando davanti ai giudici di non appartenere a nessun pool. L' intromissione di altri nel processo non gli era piaciuta, soprattutto perche' avveniva all' ultimo momento. E come e' stato contattato Pacciani dal pool? Bevacqua non lo dice, ma lo spiega il collega Fioravanti: "Con una lettera inviatagli a ottobre nel carcere di Pisa dopo aver contattato suor Elisabetta. Vi era scritto che loro gli avrebbero messo a disposizione anche 100 avvocati. Ma non e' servito perche' Pacciani e' stato assolto grazie al nostro lavoro".

Vittorini Ettore

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(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

L' EX POSTINO INTERROGATO NEGA CON OSTINAZIONE, MA PER IL LEGALE " VOGLIONO INCASTRARLO E ARRIVARE ALL' ARRESTO DI PACCIANI "

" Adesso Vanni rischia l' ergastolo "

E la supertestimone " Gamma " : quella sera agli Scopeti c' ero anch' io. . .

FIRENZE . "Abbiamo visto Pietro Pacciani e Mario Vanni quella sera dell' 8 settembre 1985 agli Scopeti. Il primo con la pistola, il secondo con un coltello. Ci hanno allontanato minacciandoci. Poi hanno attaccato la coppia dei ragazzi francesi. Vanni ha tagliato la tenda. Pacciani ha sparato...". Se venissero confermate, le accuse di Giancarlo Lotti e Fernando Pucci sarebbero pesantissime. I due supertestimoni spuntati all' improvviso dopo 11 anni nella disgraziata storia sul mostro di Firenze pare non abbiano dubbi. Cosi' , dopo l' ennesimo fallimento, la storia del maniaco delle coppiette si arricchisce di un nuovo capitolo. Fuori Vampa dentro Torsolo. Dall' ex contadino Pacciani Pietro all' ex postino Vanni Mario, ieri interrogato dal gip Valerio Lombardo nel carcere della Dogaia a Prato. Il legale del Vanni, l' avvocato Giangualberto Pepi, al termine dei 50 minuti di interrogatorio, ha disegnato con grande franchezza la situazione, senza metafore o mezze misure: "La posizione di Vanni e' brutta, molto brutta. Sarei un incosciente se dicessi che sono tranquillo. Questo e' un processo in cui o si smontano le tesi dei due testimoni oculari o c' e' il rischio di un ergastolo". Ieri per la prima volta . ha spiegato il legale . Torsolo si e' reso conto "della gravita' delle accuse". Vanni nega tutto, "continua a parlare di merende, di qualche bicchiere di vino" ma la morsa attorno a lui si stringe. Anche se l' avvocato Pepi confida nella possibilita' di dimostrare l' inattendibilita' dei due testimoni, e smontare una "ricostruzione" dell' omicidio che lascia non poche perplessita' . A rischiare, comunque, non e' solo il Vanni, fa capire Pepi. "Io sono convinto che se si fara' il ricorso e la Cassazione dovesse annullare la sentenza di secondo grado, scatterebbe un nuovo ordine di carcerazione per Pacciani". E' fin troppo chiaro: "Vogliono incastrare Vanni per avere un conforto sulla responsabilita' di Pacciani". Non c' e' pace per Firenze. "Possibile? . commentano in tanti . Due persone vengono minacciate con una pistola e queste cosa fanno? Si nascondono e spiano gli assassini. Poi per 11 anni non dicono nulla". Valerio Lombardo, il Gip che ha interrogato Vanni, spiega che non c' e' da stupirsi piu' di tanto: "Persone normali si sarebbero comportate diversamente . dice . ma in questo mondo", un mondo fatto di deviati e di perversi, "tutto e' possibile". Anzi, non sorprendiamoci per il muro di omerta' che ha retto per decenni: "A San Casciano, paese di Vanni, c' e' stata una omerta' spaventosa, altro che Sicilia". Qualcuno sapeva, sapeva che quella notte dell' 8 settembre 1985, i killer erano stati visti. Chi aveva visto aveva parlato. Ma nessuno era riuscito a trovare il coraggio di confessare tutto alla polizia. Neanche la taglia da 500 milioni messa dall' allora ministro degli Interni Scalfaro aveva sciolto le lingue dei mugellani. Intanto ieri mattina, dopo l' incontro con il Gip, Vanni e' stato trasferito nel carcere di Sollicciano. Lunedi' sara' interrogato da Paolo Canessa e Alessandro Crini. Per i due magistrati si preannuncia un incontro difficile vista la reticenza dell' ex postino. Dopo lo show di ieri in tv, Pietro Pacciani ha inviato le sue scuse, tramite l' avvocato Fioravanti, a Renzo Rontini, il padre di Pia, la giovane uccisa nell' 84. Serviranno a ben poco. Per quel "Giuda" urlato nei confronti di un papa' distrutto dalla morte della figliola, l' unico responsabile non puo' e non deve essere Pacciani.

Troiano Antonio

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(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

CASO PACCIANI: PARLA LA SUPERTESTIMONE SEGRETA. " MINACCIATA, HO TACIUTO PER ANNI "

" Io Gamma, vi racconto quel delitto del Mostro "

FIRENZE . I magistrati l' hanno chiamata Gamma, per motivi di sicurezza. E' una dei quattro supertestimoni dell' ultimo delitto del Mostro di Firenze, rischia la vita, qualcuno del vecchio giro puo' farle del male. Ma intorno a Gabriella Ghiribelli, 45 anni, ex prostituta, non c' e' nessuna protezione particolare. Gabriella non si preoccupa piu' di tanto. Sta nel centro della citta' : fra lei e Pietro Pacciani, assolto in appello e ora parcheggiato nel ricovero della Caritas, non ci sono che cinquecento metri. E lei racconta: "... ho taciuto per anni, perche' mi minacciavano... ho spiegato quello che sapevo... ho visto la macchina rossa... quella notte agli Scopeti l' 8 dicembre 1985 quando furono ammazzati i due francesi". Cavalera, Troiano Vittorini a pagina 13

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(17 febbraio 1996) - Corriere della Sera

IL RACCONTO

" Facevo la prostituta, ho taciuto perche' mi hanno minacciata "

" Mi trovavo sulla strada che da Firenze porta a San Casciano In auto con un amico, poco lontano c' era l' auto del Lotti. Si' , quello che ha assistito all' omicidio del Vampa "

FIRENZE. "Oh, che vo' che ti dica... m' hai trovata... eh si' , che sia chiaro, io so' Gamma". La immagini lontano e protetta, perche' cosi' avevano giurato e fatto credere. Addirittura, le avevano affibbiato quel nome in codice, Gamma. Motivi di sicurezza. Nemmeno della Procura generale e della Corte d' assise d' appello si erano fidati. E' una supertestimone, rischia la vita, qualcuno del vecchio giro puo' farle del male. Sembrava un affare di Stato: guai a rivelare la sua identita' "segretata", come ripetevano in Questura e in Procura. E invece... e invece erano frottole per allocchi. Gabriella Ghiribelli, 45 anni a giugno, diploma di ragioneria, capelli neri lunghi sulle spalle, occhi vispi e scuri, e' si' uno dei supertestimoni del caso Pacciani ma di "angeli custodi" o di particolari misure di sicurezza attorno a lei non c' e' ombra. Nessuno vigila sulla sua incolumita' e sulla vita di Gamma. Anche se di morti, in questa vicenda, ce ne sono stati molti. Quelli che sapevano o potevano sapere sono trapassati: suicidi e incidenti improbabili, quanto meno strani. Gabriella non si preoccupa piu' di tanto. Sta nel centro della citta' : fra lei e Piero Pacciani, parcheggiato nel ricovero della Caritas, non ci sono che cinquecento metri. Una di qua dell' Arno, l' altro di la' . "Di' un po' , pallino, sono state quelle donnine di via Benedetta a darti la dritta giusta. Beh, comunque e' inutile negare, pulcino... Mi hanno interrogata sul mostro... ho spiegato quello che sapevo... Ho visto la macchina rossa, la macchina scodata... non so che auto... una 128, forse... Agli Scopeti l' 8 dicembre 1985 quando furono ammazzati i due francesi... Eh, quelle puttanelle non sanno tenere proprio niente. La Cristina e' stata, si' la Cristina. Lei ti ha mandata da me...". Gia' , la Cristina che con il caso Pacciani non c' entra ma che le colleghe di strada, amorevolmente, definiscono il "Gazzettino della Toscana". E la "segretaria" delle signorine, un po' attempatelle, che passeggiano in via Benedetta. Lei, in verita' , se ne sta seduta su una sedia all' angolo, saluta, distribuisce sorrisi ai tanti che la conoscono, e con discrezione, comanda. Gabriella? "Una volta, forse stava qui... e' venuta la polizia, le hanno messo sottosopra la stanza... quindici giorni fa... quella finestra... adesso... adesso chi la vede piu' ... vada, vada la' che magari la incontra... Ci provi... Eh quelli di San Casciano...". Gira e rigira trovare Gamma Gabriella e' quasi un gioco (se non fosse che ci sono di mezzo alcuni cadaveri). Prima al telefono, poche parole con la paura di essere intercettati e bloccati dalla Squadra antimostro, che non vanno tanto per il sottile. Poi, appuntamento. Va buca la prima volta. "Mi riconosci perche' porto calze a rete nere e un gonnellino nero". Ancora una telefonata. Infine, invito a casa. Un appartamentino modesto, con il frigorifero in sala e un libro sulla mensola: Rosa Luxembourg. "Oh tesoro, diamoci del tu e parliamoci chiaro... Mi raccomando... Ieri mi e' arrivato questo foglio dal procuratore Canessa. Mi hanno "segretata" e pregato di starmene buona... Mah... Io so' Gamma. Delta sarebbe Norberto Galli, Alfa e' il Fernando, Fernando Pucci, e Beta Giancarlo Lotti". I quattro supertestimoni del duplice omicidio dell' 8 settembre 1985, l' ultimo del mostro. "Che vidi quella sera? Niente... Tornavo da Firenze, dal fare la mign... Sa' e' inutile nascondere, io battevo... bisogna dire la verita' come la sta' ... Ero la pecora nera della famiglia, una famiglia perbene... ma sa' com' e' ... E, allora ero col Norberto, il Delta per i magistrati, e li' all' altezza degli Scopeti... si' io stavo a San Casciano ma lavoravo a Firenze... notai questa macchina rossa o rossiccia, ma non mi chiedere che tipo perche' nu' n ci apisco niente, non me intendo assolutamente... Che so, se era rossa o rossiccia, ma, pulcino che vo' che cambi... Era l' auto del Lotti". Giancarlo Lotti, nome in codice Beta, il testimone oculare dello scempio dei due francesi. "Conoscevo bene Giancarlo. L' unico precedente penale che aveva avuto era stato per avere difeso una prostituta, ero proprio io... Lui e' ancora innamorato di me... figurati... Sono la sua Gabriellina... Non mi voleva tirare dentro... Ma per difendermi li ha messi sul chi va la' ... Non ci si vede da prima di Natale ma lo voglio sentire, ho bisogno di parlargli. Chissa' perche' m' ha tenuto nascosta questa storia per undici anni... Aveva paura... Sai, io ho smesso di fare la prostituta, pero' l' amicizia col Giancarlo e' rimasta... L' avevo conosciuto molti anni fa... mi portava dei clienti a Firenze... Si' , anche il Vanni una volta... Si' quello che e' stato arrestato... una sola volta: me lo ricordo bene. Erano assieme e ridevano... E fate ridere anche me, dissi... Al Vanni, durante il tragitto in autobus, era saltato fuori il vibratore che era partito e aveva cominciato a viaggiare per conto suo... Sull' autobus... Eh, non aveva fatto una bella figura... Non mi misi a ridere affatto... Prostituta si' , perversa no... Non volli avere alcun rapporto con quello...". La notte dell' 8 dicembre 1985: Norberto e Gabriella tornano a San Casciano. "Sa' eravamo sulla Polo...l' avevo regalata io al Norberto, il mi' uomo... Io dovevo fermarmi davanti agli Scopeti perche' ogni sera andavo a fare la puntura a un siciliano che era ammalato di tumore... Nessuno si azzardava ad avvicinarlo, stava male. Avevo imparato a fare le punture a mia madre... Ecco perche' ho notato l' auto rossa... Ero andata dal malato... Non l' avevo mai ricollegata al Lotti... Il giorno dopo, il 9 dicembre, sentii che avevano ammazzato i due ragazzi e confidai al Norberto: corriamo dai carabinieri e gli raccontiamo della macchina... Lui mi picchio' e mi ordino' di stare zitta, sempre zitta... bell' omo... Li conosceva tutti... E' lui che mi ha spinta sulla strada, anziche' aiutarmi mi ha spinta nel baratro... Mi minaccio' ... Poi non ho piu' sentito parlare di questa storia... Ogni tanto io scherzavo: Cicci, Cicci il mostro di Scandicci, vo' vedere che e' uno di quelli... Il Pacciani, il Vanni... Scherzavo con Lotti ma lui diventava serio e cambiava argomento... Voglio proprio sapere perche' non si e' confidato con me... Almeno fino a quando non lo hanno interrogato a dicembre...". Gabriella e Norberto sono sulla loro Polo. Lotti (Alfa) e Pucci (Beta) sono nel piazzale degli Scopeti. I primi due vedono gli altri. I due testimoni oculari: quelli che dicono di avere assistito al delitto. "Sono stata zitta perche' Norberto mi aveva picchiata e perche' non ho mai ricollegato l' auto rossa al Giancarlo... Solo adesso... Anzi a dicembre... si' prima dell' ultimo Natale... Arriva la polzia a casa mia, fanno una perquisizione, cercano due agende... mi invitano in Questura, era il 28. Tre ore e mezzo a spiegare chi conoscevo, che cosa facevo... Avverto Giancarlo: oh tesorino, gli butto li' , non e' che quell' auto, per cui mi hanno rotto l' anima, fosse proprio tua... E lui? Lui mi rispose: ma perche' non ci si puo' fermare a fare pipi' ... E li' ho capito... Aveva paura... Temeva che qualcuno lo pedinasse... Erano quelli della squadra antimostro... Non posso dirti nulla, non posso dirti nulla, ripeteva... Poi ci chiamarono i magistrati della Procura... Io in una stanza, Giancarlo in un' altra, Fernando in un' altra ancora... E poi Norberto... Insieme ma in stanze separate... C' erano Fleury, Canessa e Crini... Ho chiesto: mettetemi a confronto, facciamo un tavolino... E Canessa: ma che credi di essere alla tavola di re Artu' ... E li' che Lotti ha parlato... me l' ha detto dopo... Che cosa ha rivelato Giancarlo? Beh, che li' agli Scopeti c' erano Pacciani e Vanni e che il Vanni lo vide e lo avviso' : guarda che Pacciani e' arrabbiato, occhio che quello ha pistola e coltello... Oh, adesso basta, pallino... Guai se Vigna viene a sapere... Mi hanno dato il foglio... sono segretata...".

Cavalera Fabio

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(18 febbraio 1996) - Corriere della Sera

IN UNA CASA VICINA AGLI SCOPETI, SI CELEBRAVANO MESSE NERE E STRANI RITUALI

Caccia alla Beretta del mostro

Supertestimone indica il luogo dov' e' l' arma dei delitti

A Brescia, Vigna annuncia delle novita' "Per i riscontri dell' inchiesta bis abbiamo chiamato una teste dagli USA" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE . Da oltre ventotto anni e' l' incubo di una intera citta' : l' introvabile Beretta calibro 22, l' arma che ha firmato i 16 duplici omicidi del mostro di Firenze. E da 28 anni dietro questa pistola si nasconde il vero mistero del mostro. L' anello indispensable per ricucire una inchiesta disgraziata. Anche ieri con una operazione mirata gli uomini della Sam hanno intensificato le ricerche. Pare su indicazioni precise di uno dei supertestimoni. Ritrovare la Beretta significherebbe poter colmare quei vuoti che il processo di primo grado non e' riuscito a fare. Ma anche porre fine a un momento delicatissimo. A Firenze cresce la tensione. Forse per la prima volta, pubblici ministeri e avvocati, innocentisti e colpevolisti, sarebbero disposti a qualsiasi cosa pur di porre fine a questa storia. Da Brescia il capo della Procura di Firenze Piero Luigi Vigna ha annunciato nuove iniziative. L' inchiesta bis procede in maniera serrata: "E' stato un lavoro certosino . ha spiegato . partito da una misteriosa auto che sarebbe stata notata sul posto", per i riscontri e' stata convocata anche una testimone dagli Stati Uniti. La tensione e' tanta. Vigna ha replicato in maniera secca a chi ricordava le tante persone innocenti coinvolte nell' inchiesta. Duro il botta e risposta, in cui ha ammesso la forte polemica "con gli amici giornalisti". Ieri a Firenze ci sono stati momenti di grande agitazione. In citta' si era diffusa la notizia di un' inattesa confessione di Mario Vanni, l' ex postino di San Casciano. In realta' "Torsolo" sara' interrogato lunedi' mattina da Vigna e dall' aggiunto Francesco Fleury. L' avvocato di Vanni, Giangualberto Pepi, ha ribadito le sue preoccupazioni per la situazione dell' ex postino. I verbali degli interrogatori dei supertestimoni parlano chiaro: alfa e gamma, ovvero Fernando Pucci e Giancarlo Lotti, confessano di aver visto i due amici di merende attaccare la tenda dei turisti francesi agli Scopeti nel 1985. "Uno dei due . confessa il Pucci il 9 febbraio . mi parve il Vanni, anzi, era sicuramente il Vanni. Quello tarchiato con la pistola, lo riconobbi per il Pacciani". La lettura dei verbali dimostra le reticenze iniziali di Pucci e Lotti. Dal 15 dicembre al 13 febbraio scorso si arriva, comunque, in un crescendo inquietante a ricostruire il delitto dell' 85 e a indicare in Pacciani e Vanni gli autori. Ma non pochi sono i dubbi, prima di tutto sull' attendibilita' dei testimoni. Pucci e Lotti sono due persone dipinte dai compaesani come "molto particolari": l' appartenenza alla cerchia dei guardoni, la smodata passione per il vino ("erano spesso ubriachi"), la frequentazione assidua di prostitute. Ma la stranezza o singolarita' dei nuovi personaggi entrati nella vicenda Pacciani non si ferma qui. Gabriella Ghiribelli, la testimone Gamma, ha confessato che ogni sabato notte, a pochi chilometri dagli Scopeti, a casa di un certo Salvatore Indovino, si celebravano riti satanici. A questi riti partecipavano diversi personaggi. Tra questi anche Maria Antonietta Sperduto, ex amante di Pacciani e Vanni. "Ceri spenti, una stella a cinque punte disegnata in terra con il carbone, preservativi usati, bottiglie di liquore vuote". Sulle lenzuola del letto matrimoniale, dice sempre Gamma, c' erano, ogni domenica, ampie tracce di sangue. C' e' gia' chi tenta improbabili legami con gli omicidi. Ma la partita ora si gioca tutta con Vanni. La posta e' grossa. E rischia di risucchiare anche Pacciani, dice l' avvocato Pepi: "Gli inquirenti lo sperano. Per loro e' l' ultima occasione".

Troiano Antonio

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(19 febbraio 1996) - Corriere della Sera

RIAPERTE LE INDAGINI SU DUE DUPLICI OMICIDI DEL ' 93. LA QUESTURA SORVEGLIA L' EX CONTADINO: " E' PER PROTEGGERLO " , MA FORSE SI TEME UNA FUGA

Sul mostro l' ombra di altri quattro morti

Auto civetta della polizia controlla la casa dove e' ospitato Pacciani. Supertestimone ritratta

Dubbi sulla morte dei sardi Vinci e Vargiu e di Milva Malatesta trovata carbonizzata col figlio di 3 anni - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FIRENZE . Mario Vanni ha parlato? E stata trovata la pistola del mostro? Il procuratore Vigna annuncia una conferenza stampa con importanti rivelazioni? Queste erano le notizie che circolavano con insistenza tra sabato e domenica, facendo pensare che ormai si fosse arrivati alla conclusione del giallo. Invece si trattava soltanto di voci partite chissa' da dove. In realta' l' ex postino amico di Pietro Pacciani non ha detto niente piu' che "Io col Vampa andavo a fare merende", la pistola non e' stata ancora trovata e il procuratore Pier Luigi Vigna ieri ha trascorso un pomeriggio di riposo a casa leggendo un libro sulla mafia. Interroghera' il Vanni, che dal carcere di Prato e' stato trasferito a Sollicciano, questa mattina alle undici. Ma anche se tutte le voci vengono smentite, l' attivita' investigativa procede con grande alacrita' , mentre la polizia ha deciso di tenere sotto sorveglianza il centro di accoglienza che ospita Pacciani: da ieri un' auto civetta staziona davanti al portone. Si teme forse la fuga del Vampa? "E solo una precauzione per proteggerlo da malintenzionati", dicono in questura. Ma il lavoro del capo della Mobile Giuttari e della sua squadra si e' trasformato in una lotta contro il tempo per arrivare al 13 maggio con nuove prove, con fatti concreti che possano riaprire una nuova finestra di colpevolezza su Pacciani e confermare la complicita' del Vanni. Entro quella data infatti la corte d' Assise d' Appello che ha assolto il presunto mostro deve presentare la motivazione della sentenza: solo dopo questo atto la Procura generale potra' presentare il ricorso in Cassazione. E non e' detto che il Pg lo faccia se le indagini non porteranno a clamorosi sviluppi. Ecco perche' la squadra antimostro e' mobilitata alla ricerca della Beretta calibro 22 che ha firmato tutti i delitti. Per questo si riaprono le indagini su due duplici omicidi avvenuti nel ' 93 e rimasti insoluti che, seppur commessi in circostanze e modi diversi da quelli del mostro, sarebbero legati al serial killer da alcuni particolari. Il primo riguarda l' assassinio di Francesco Vinci e Angelo Vargiu, entrambi sardi, commesso il 7 agosto di quell' anno nei boschi di Chianni (Pisa). Furono uccisi con un fucile da caccia e i loro corpi chiusi nel portabagagli di un' auto poi data alle fiamme. Il nome di Vinci era comparso dopo il primo delitto attribuito al mostro, quello del ' 68. Era l' ex amante di Barbara Locci, la donna uccisa con la Beretta calibro 22 insieme a un uomo col quale s' intratteneva in auto. Si autoaccuso' il marito della Locci, Stefano Mele, un personaggio dalla debole personalita' e succube del Vinci. L' uomo venne condannato e il Vinci arrestato con l' accusa di avergli procurato l' arma. Sembrava un delitto ideato dal clan dei sardi per punire la donna adultera. Ma la certezza scomparve dopo che il mostro incomincio' a colpire con la tragica cadenza degli anni Ottanta e Vinci e Mele uscirono dal carcere. Il secondo duplice omicidio del ' 93 riguarda quello di Milva Malatesta e del figlio Mirko di tre anni, commesso nella notte tra il 19 e il 20 agosto a Poneta, nella zona del Chianti. I loro corpi furono trovati carbonizzati nella Panda della donna spinta in un burrone e data alle fiamme. Fra questi due duplici delitti commessi a distanza di pochi giorni, ci sarebbe un collegamento: la Malatesta infatti sarebbe stata l' amante del Vinci. Lo affermano alcuni testimoni e lo scrive lo stesso Pacciani in un memoriale inviato all' Ansa di Firenze il 5 gennaio di quest' anno. Se poi venisse fuori anche un legame tra i delitti del ' 93 e quelli commessi dal mostro, il giallo si arricchirebbe di nuovi particolari che porterebbero alla vecchia pista del clan dei sardi abbandonata all' inizio degli anni Ottanta e forse verrebbe chiarito il passaggio della pistola dal Mele al mostro, rimasto sempre un mistero. La posizione di Pacciani sarebbe infine alleggerita perche' il Vampa nel ' 93 era in carcere con l' accusa di essere il mostro. GAMMA CI RIPENSA TITOLO: "Non vidi il Vampa alle messe nere" SAN CASCIANO (Firenze) . "Non so piu' dove cercare, adesso, vecchio mio, posso soltanto aspettare". Con queste parole di resa si congedava dalla storia un personaggio di Mike Spillane, il grande giallista americano. La Toscana, il Mugello, sono molto lontani dalla Los Angeles di Spillane ma, forse, la stessa frase l' avranno pensata piu' volte gli uomini della Sam di Firenze. Tra loro e il mostro delle coppiette c' e' ancora quella maledetta Beretta calibro 22. L' introvabile pistola assassina. L' arma che ha firmato tutti i delitti del mostro. "Chissa' , qualche volta ci saremo anche stati vicini. L' avremo sfiorata, ma nessuno di noi e' riuscito a trovarla". Ventotto anni dopo il primo omicidio altri ragazzi, altri agenti, sono ancora li' . Con lo stesso obiettivo: la pistola. Altri uomini cercano quell' anello che potrebbe chiudere una storia sempre piu' amara. Una storia che ha cambiato la vita di una citta' . Negli ultimi giorni gli uomini della Sam hanno intensificato le ricerche. Pare su indicazioni di un supertestimone. Hanno rivisto luoghi gia' setacciati. Ricontrollato tutto quanto era stato controllato. Da San Casciano a Mercatale a Montefiridolfi. Lungo i luoghi e gli itinerari di Vampa e Torsolo. Ma la Val di Pesa e' una terra ricca, grande. Il contadino Pacciani girava, cambiava casa, podere, spostava con se' la famiglia. Vanni il postino ha trascorso trent' anni attraversando la sua valle in Vespa, casa per casa, chilometro dopo chilometro. La pistola, se i colpevoli fossero davvero gli amici di merende, potrebbe essere ovunque. Anche nelle mani di un' altra persona: di un amico fedele, disposto a tacere. Le vicende degli ultimi giorni sembrano accreditare l' ipotesi di un mondo sconosciuto, e fino a poco tempo fa ignorato anche dagli inquirenti. Un mondo popolato da strani individui: maghi, prostitute, papponi, disadattati. Uomini e donne disperati, incapaci di pensare autonomamente e spesso manipolati da imbroglioni senza scrupoli. Dopo le lacrime e il dolore per le 16 vittime e' forse la pagina piu' triste di questa storia di sangue. Una pagina che ha per protagonisti individui che non sempre hanno capito quanto e' successo, o forse lo hanno capito troppo tardi. Non stupisce allora che su questo mondo, dove Pietro Pacciani e Mario Vanni appaiono a piu' riprese, spuntino anche le ombre delle messe nere (un fenomeno che la Digos di Firenze controlla attraverso una sezione speciale di investigazione). Ma queste sono messe nere di provincia, fatte con qualche cero, pezzi di stoffa riciclata e disegni tracciati con i carboncini. Sono sedute spiritiche truffaldine, dove i tavoli tremano poco e le voci degli spiriti si sentono male. Dietro questi falsi riti spuntano storie intrecciate di sesso, perversioni erotiche, orge, scambi di donne, gite di gruppo per possedere la stessa prostituta. E in quest' ottica il coinvolgimento di Vanni e Pacciani sembra credibile. Per gli amici di merende potevano essere occasioni per soddisfare i loro desideri e fantasie. Intanto una supertestimone, Gabriella Ghiribelli (Gamma), smentisce. Ritratta quanto detto ai magistrati: "Riti satanici, messe nere? Mi sembra una cosa talmente assurda, inverosimile, mi sembra di vivere in un sogno, in un incubo". "Pacciani? Mai visto in quella casa". Un duro colpo all' attendibilita' dei nuovi supertestimoni. Ma anche la conferma che i legami con i delitti del mostro stanno lentamente sbiadendo. Che per la caccia al mostro si e' giunti, probabilmente, all' ultima chiamata. L' ultima possibilita' di risolvere una storia maledetta. Questa mattina al carcere di Sollicciano per interrogare Mario Vanni ci saranno anche il procuratore capo Vigna e il suo aggiunto Fleury.

Vittorini Ettore, Troiano Antonio

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(20 febbraio 1996) - Corriere della Sera

TRE ORE DAVANTI AI PM: ALLA FINE L' EX POSTINO, IN LACRIME, CHIEDE DI SOSPENDERE L' INTERROGATORIO

Vanni: con Pietro solo merende

Giallo sulla scomparsa di un frequentatore delle messe nere

PRATO . Al termine dell' interrogatorio, quando i magistrati si sono allontanati, Mario Vanni e' tornato in infermeria. Li' non ce l' ha piu' fatta, ed e' scoppiato in lacrime. Da otto giorni vive in isolamento totale nel carcere della Dogaia a Prato. Senza potersi cambiare, senza dentiera e senza gli occhiali. Qualche giorno prima del suo arresto aveva detto rassegnato: "Va a finire che il processo per il mostro adesso lo faranno a me". Non ci sono piu' dubbi. Oggi per la Procura di Firenze l' altra meta' del mostro e' proprio lui: Mario Vanni, l' amico di merende di Pietro Pacciani. I pm Alessandro Crini, Paolo Canessa e il procuratore aggiunto Francesco Fleury l' hanno interrogato per circa tre ore. Un confronto secco, pesante. Dallo scambio e' venuto fuori poco. "Vanni continua a dichiararsi estraneo all' omicidio dei turisti francesi, agli Scopeti, nell' 85 . ha confermato l' avvocato Giangualberto Pepi .. Conferma, certo, la conoscenza dei nuovi testimoni entrati nella vicenda, ma niente di piu' . La sua amicizia con Pacciani? Gite in campagna condite con vino, musica e la speranza di qualche incontro particolare". La reticenza di Vanni rimane comunque sospetta. Una conferma giunge indirettamente dal supertestimone Giancarlo Lotti: nel ricordare un incontro con l' ex postino di San Casciano nel 1984, all' indomani del duplice delitto di Vicchio, Lotti racconta: "Ci incontrammo al bar, si comincio' a parlare dei ragazzi uccisi ma Vanni mi blocco' subito: "Di certe cose non si parla in pubblico". Anche ieri, quando i pm hanno chiesto spiegazioni all' ex postino, Mario Vanni, esausto dopo tre ore di confronto, ha chiesto di sospendere l' interrogatorio. Intanto, un po' a sorpresa, ieri si e' saputo che Vanni, diversamente da quanto dichiarato, non era stato mai trasferito a Sollicciano, nel carcere in cui era stato rinchiuso Pacciani, e dove avrebbe trovato il conforto di suor Elisabetta e di don Cubattoli. Perche' ? Chi non avrebbe dovuto incontrare Vanni nel carcere fiorentino? In attesa della decisione del Tribunale della liberta' (mercoledi' ) sulla eventuale scarcerazione di Vanni, la Procura fiorentina cerca di rimettere ordine in 28 anni di fascicoli archiviati spesso troppo rapidamente. Non a caso sono tornati alla ribalta i duplici omici del ' 93 di Francesco Vinci e Angelo Vargiu, e di Milva Malatesta e di suo figlio Mirko: due omicidi inquietanti, firmati forse dalla stessa mano. Ma non si dimenticano anche due morti misteriose: quella del padre di Milva Malatesta, Renato, trovato impiccato nel 1980 a una trave della cantina coi piedi che toccavano il pavimento. E quella, nel ' 94, della prostituta Milvia Mattei. Fatti di sangue tra i quali spuntano strani collegamenti. Il tempo ha pero' cancellato inesorabilmente molte tracce. Dalla pista principale partono centinaia di minuscoli sentieri mai battuti. Sempre ieri e' tornato a galla il caso di Domenico Agnello, 42 anni, amico degli amici delle messe nere. Domenico scomparve nel nulla il 4 agosto del ' 94 (e la sua auto fu trovata bruciata poco tempo dopo). Alla moglie aveva detto che andava al bar a prendere un caffe' .

Troiano Antonio

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(21 febbraio 1996) - Corriere della Sera

MOSTRO DI FIRENZE . L' UOMO, PERSONA INFORMATA DEI FATTI, E' " FUGGITO " SU UNA VOLANTE. GLI INQUIRENTI: PRESTO NOVITA'

Manolito racconta i suoi segreti

Il mago sotto torchio per ore in Questura. Vanni intanto continua a negare

Il veggente organizzava le messe sataniche vicino agli Scopeti Il supertestimone Lotti aggrava la posizione dell' ex postino: "Gli parlai del delitto di Vicchio ma lui impaurito mi zitti' " - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FIRENZE . Si infittisce sempre di piu' la rete delle testimonianze che avvolge l' inchiesta bis sul mostro. Si tratta di personaggi che finalmente parlano, che a quasi 11 anni dall' ultimo delitto ricordano con precisione fatti accaduti prima e durante quella tragica notte dell' 8 settembre 1985. Appartengono al mondo di guardoni, prostitute e maghi che si incontravano per compiere riti satanici nella casa di Salvatore Indovino in via di Faltignano, la ormai nota strada che conduce alla piazzola degli Scopeti, teatro dell' assassinio. Dopo quell' episodio, di loro per anni non si e' saputo piu' nulla: l' Indovino e' morto di tumore; Domenico Agnello e' sparito di casa nel ' 94 dopo aver detto alla moglie che andava al bar; gli altri sono stati rintracciati e adesso fanno parte del gruppo di testimoni che hanno inchiodato Mario Vanni. Gli inquirenti ieri hanno raggiunto anche Manuelito (o Manolito), il mago del Messico, indicato dalla testimone Gamma, Gabriella Ghiribelli, come uno dei frequentatori di quella casa. L' interrogatorio del nuovo teste che in realta' si chiama Francesco Verdino, 51 anni, si e' svolto in Questura alla presenza del capo della mobile Giuttari. E stato giudicato "interessante e soddisfacente" da parte degli inquirenti che non hanno aggiunto altro. Dopo 5 ore Manuelito e' uscito dalla questura in un' auto della polizia nascosto da una coperta dalla quale uscivano soltanto le sue dita inanellate. Si e' barricato nella sua abitazione della periferia di Firenze. "Lasciatelo in pace", ha risposto il figlio ai giornalisti. Le dichiarazioni del mago hanno forse aperto un nuovo spiraglio. Attraverso il suo racconto si potrebbe scoprire un collegamento tra le azioni del mostro e gli altri due misteriosi delitti commessi a distanza di pochi giorni nell' agosto del ' 93: quello di Francesco Vinci e di Milva Malatesta. La donna, trovata carbonizzata insieme al figlio Mirko, era stata l' amante di Manuelito proprio nel periodo precedente l' assassinio degli Scopeti e piu' tardi avrebbe avuto rapporti anche col Vinci. Frequentava la casa di via di Faltignano insieme alla madre Atonietta Sperduto, amante di Pacciani e Vanni tra il ' 79 e l' 80. Insomma i nomi del presunto mostro e dell' ex postino, in carcere per complicita' , compaiono sempre nei racconti dei testimoni in vicende che s' intrecciano con le tragiche gesta del mostro. Proprio per trovare un filo logico che le unisca in un unico finale, gli inquirenti cercano collegamenti tra Pacciani, Vanni e altri delitti del mostro puntando sul primo avvenuto a Signa nel ' 68, il quarto a Calenzano nell' 81 e il penultimo a Vicchio nell' 84. All' ex postino, durante l' interrogatorio di lunedi' , e' stata contestata la frequentazione col Pacciani del bar Centrale di Signa gia' negli anni ' 70. Ha risposto di non esserci mai andato col Vampa ma solo col Nesi (amico dei due e testimone al processo di primo grado) per vendere i maglioni prodotti da quest' ultimo. Ha confermato anche la sua presenza a Calenzano giustificata con le visite a un amico veterinario. A Vicchio la verita' assume contorni piu' esatti perche' tre dei testimoni chiave, oltre ad aver ammesso di conoscere bene la piazzola della Boschetta, dove furono barbaramente assassinati Pia Rontini e Claudio Stefanacci, hanno dichiarato di aver indicato quel luogo a Vanni. Uno dei tre, Giancarlo Lotti, durante un sopralluogo compiuto con la polizia, ha detto di essersi recato spesso alla Boschetta con Filippa Nicoletti, un' altra supertestimone, e a volte anche con l' altro teste Fernando Pucci, per spiare le coppie. Pochi giorni prima del delitto Lotti avrebbe dato a Vanni indicazioni su come raggiungere quel luogo e gli avrebbe descritto anche una coppia che si appartava spesso in una Panda azzurra, proprio come quella in cui furono uccisi Pia e Claudio. Il Lotti ricorda anche di aver parlato a Vanni dei delitti del mostro durante un incontro avvenuto al bar Centrale di San Casciano. L' amico lo zitti' subito temendo che qualcuno della polizia potesse ascoltarli. "Se non hai fatto nulla perche' hai paura?", gli chiese il Lotti. Il Vanni ha confermato soltanto di conoscere la Boschetta, ma di non esserci mai andato. Il nuovo corso delle indagini dovra' essere valutato dal Tribunale della liberta' che oggi decide sull' istanza di scarcerazione presentata dall' avvocato di Vanni.

Vittorini Ettore

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(24 febbraio 1996) - Corriere della Sera

MOSTRO DI FIRENZE . RESPINTA DAL TRIBUNALE DEL RIESAME L' ISTANZA DI LIBERTA' PER L' EX POSTINO

"Vanni pericoloso, resti in cella"

Indagine sul suicidio Malatesta: sara' sentita la vedova amica di Pacciani

FIRENZE . Mario Vanni, l' ex postino amico di Pietro Pacciani, resta in carcere. Ieri il Tribunale della liberta' , respingendo l' istanza di scarcerazione, ha ritenuto valide le recenti testimonianze che hanno portato una svolta nell' inchiesta bis sul "mostro"; inoltre, ha sottolineato che non esiste alcuna contraddizione con l' assoluzione di Pacciani in Appello: la considera non definitiva e legata a un diverso procedimento penale. Pertanto, il "Vampa" rimane sempre al centro dell' inchiesta che, probabilmente, attraverso le indagini sul suo amico vuole arrivare a lui. Secondo i giudici del riesame, quindi, i testimoni oculari Pucci e Lotti "hanno fatto una dettagliata e convergente ricostruzione" dell' episodio in cui avrebbero visto Pacciani e Vanni uccidere (nel settembre del 1985) la coppia di turisti francesi. Viene giustificato anche il lungo periodo di silenzio dei due testimoni, durato 11 anni, attribuendolo alla paura di ritorsioni da parte dell' ex postino e al clima di omerta' che esisteva nell' ambiente frequentato da Pacciani, Vanni, Lotti e Pucci. Pertanto, se l' ex postino uscisse di prigione, concludono i giudici, potrebbe compiere "estremi atti di violenza" contro chi lo accusa. Le recenti dichiarazioni dei testimoni hanno creato una breccia nel muro di omerta' che ha sempre circondato i delitti del "mostro", permettendo agli inquirenti di scoprire l' esistenza di una specie di corte dei miracoli composta da guardoni, prostitute e maghi che si riunivano per compiere orge e riti satanici in una casa colonica di San Casciano, vicina alla piazzola degli Scopeti dove furono uccisi i due francesi. E tra quei personaggi ricorrono anche i nomi di Pacciani e Vanni. "L' indagine va avanti . ha detto il procuratore Piero Luigi Vigna . e vedremo se questa rottura del muro di omerta' si allarghera' in futuro". Adesso gli inquirenti indagano sulla casa dei misteri e su chi l' abitava all' epoca del delitto degli Scopeti: una specie di mago, Salvatore Indovino, morto per cause naturali nel 1986. Sul suo passato e' stato aperto un fascicolo che si aggiunge ad altri fascicoli su suicidi mai chiariti e omicidi. Quella casa era frequentata da Milva Malatesta, uccisa col figlio di tre anni nell' agosto del ' 93 pochi giorni dopo l' assassinio di Francesco Vinci, altro personaggio legato alla vicenda del "mostro" e arrestato dopo il primo delitto della serie avvenuto nel ' 68. Ma altre storie tragiche sono legate a personaggi che hanno frequentato quella casa: lo strano suicidio di Renato Malatesta, padre di Milva e marito di Maria Antonietta Sperduto, amante di Pacciani e Vanni; la scomparsa di Domenico Agnello, un altro frequentatore della casa scomparso nel ' 94 dopo aver detto alla moglie che andava al bar, e mai piu' ritrovato. Sul fronte delle indagini, la Sperduto sara' sentita dagli inquirenti nei prossimi giorni. Infatti, Francesco Rubbino, ex marito di Milva Malatesta, ha dichiarato che, agli inizi degli anni 90, parlando della morte del padre "Milva mi disse: "c' entra anche la mi' mamma in mezzo. Poi fece quei due nomi: il Vanni e il Pacciani".

Vittorini Ettore

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(25 febbraio 1996) - Corriere della Sera

LA POLIZIA CERCA L' ARMA DELL' ULTIMO DELITTO

Firenze, si scava agli Scopeti. E Pacciani caccia gli avvocati

Due dei testimoni videro Vanni e Pietro nascondere qualcosa

FIRENZE . Una maxi perquisizione alla piazzetta degli Scopeti, dove il mostro ammazzo' per l' ultima volta. Un gigantesco setacciamento che ricorda, per uomini e mezzi, quello compiuto a casa di Pietro Pacciani nella primavera ' 92. A undici anni di distanza dall' ultimo delitto del maniaco gli investigatori scavano ancora. Si cerca la prova regina, cioe' l' arma del mostro, spiega il procuratore Pier Luigi Vigna: "L' abbiamo cercata da tante parti, la cerchiamo anche li' . La certezza che pero' la famosa Beretta calibro 22 sia proprio agli Scopeti non c' e' . Non ho detto che sia li' . dice Vigna . ma se uno pensa possa essere li' prima va a vedere, poi dice che non c' e' piu' ". Vigna invece non vuole rispondere alla domanda se siano stati ancora i due supertestimoni Alfa e Beta, al secolo Fernando Pucci e Giancarlo Lotti, a dare il via a questa nuova frenetica attivita' , iniziata ieri mattina e che, sospesa per la notte, proseguira' anche oggi. Da indiscrezioni sembra proprio di si' . Secondo quanto e' emerso, Pucci e Lotti, diversamente da quanto avevano raccontato inizialmente, la sera dell' 8 settembre 1985, quando furono massacrati i due francesi, non sarebbero fuggiti subito dopo aver visto Mario Vanni tagliare la tenda della coppia e Pietro Pacciani sparare contro l' uomo. Interrogati nuovamente dagli investigatori, che li tengono al sicuro in un rifugio segreto, avrebbero raccontato di essere rimasti a guardare e di aver visto i due compagni di merende, Vanni e Pacciani, "cincischiare", ovvero fermarsi a nascondere qualcosa. Cosi' da ieri alle 8 uomini della scientifica, accompagnati dai vigili del fuoco e coordinati dal sostituto procuratore Paolo Canessa, si sono messi a perlustrare palmo a palmo tutta la zona che, dalla tristemente famosa piazzola, porta a via di Faltignano. Un lavoro certosino, con una suddivisione del terreno, che passa in mezzo a un bosco, in piccoli lotti, a partire proprio dal punto in cui Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili piantarono la loro tenda, ai piedi di un pino, con giornalisti e fotografi tenuti lontano. E se per la perquisizione a casa Pacciani fu utilizzato uno strumento laser sensibile al metallo, agli Scopeti gli investigatori hanno portato un geo radar in grado di rilevare punti di discontinuita' del terreno. Servira' a verificare se qualcuno scavo' buche nella zona. E sembra che di punti interessanti gli investigatori ne abbiano trovati: uno in particolare. Cosa si nasconda poi li' e' un interrogativo rimandato ad oggi. Gli investigatori hanno chiuso il loro lavoro in tarda serata recintando, alla luce delle fotoelettriche, le aree rivelatisi interessanti, lasciando a guardia per la notte alcuni agenti. Ma se la perquisizione di ieri costituisce un' altra mossa a sorpresa nell' inchiesta, i colpi di scena arrivano anche dalla difesa di Pietro Pacciani. Il contadino ha formalmente revocato i suoi due avvocati storici, Pietro Fioravanti e Rosario Bevacqua, per lasciare campo libero a Nino Marazzita. La decisione e' stata commentata duramente da Fioravanti: "La farsa e' chiusa". Intanto martedi' o mercoledi' prossimo Mario Vanni, che continua a negare tutto, sara' interrogato nuovamente in carcere. "Ripete la storia delle merende . spiega ancora il suo avvocato Giangualberto Pepi . e insiste nel dire che Lotti e Pucci sono cattivi e malvagi".

Catani Paola

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(26 febbraio 1996) - Corriere della Sera

INQUIRENTI OTTIMISTI DOPO LA RICERCA EFFETTUATA AGLI SCOPETI SU INDICAZIONE DI UN SUPERTESTIMONE

Nella buca i misteri del mostro

Firenze: non si trova l' arma, ma dopo gli scavi la verita' piu' vicina

Per i carabinieri li' sarebbe stata recuperata l' asta guida molla della "Beretta" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - FIRENZE . Una piccola buca vuota, con un diametro di 40 centimetri e profonda altrettanto. Li' , e' l' ipotesi degli inquirenti, potrebbe essere stata nascosta la pistola del mostro. Da li' potrebbe essere stata prelevata l' asta guidamolla dell' arma che un anonimo invio' ai carabinieri di San Casciano, nel maggio 1992, avvolta in pezzo di stoffa tagliato da una federa trovata in casa Pacciani. Piazzola degli Scopeti, secondo giorno di ricerche, con tanto di folla di gitanti della domenica, muniti di panini e radioline, a caccia di emozioni (c' e' anche chi crede stiano girando "Linea verde"). La Beretta calibro 22, l' arma del maniaco, non e' stata rinvenuta nel luogo teatro dell' ultimo duplice omicidio, l' 8 settembre 1985. Ma gli investigatori hanno trovato quella buca, che sembra rivestire grande importanza, su indicazione di uno dei supertestimoni spuntati dopo 11 anni di silenzio. Appare vuota, ma il capo della Mobile, Michele Giuttari, afferma soddisfatto: "Li' dentro c' e' qualcosa, un segno di notevole interesse". Proprio l' ottimismo degli investigatori e' il dato certo di questo sviluppo delle indagini, che ha portato anche a una nuova ipotesi. E cioe' che la sera del delitto, in quella piazzola, non fossero solo in 4: Giancarlo Lotti e Fernando Pucci a spiare, Vanni e Pacciani, (cosi' almeno hanno dichiarato i due testimoni), a uccidere la coppia dei francesi. In quel fazzoletto di terra rialzato rispetto alla strada, che dalla via Cassia porta a Sant' Andrea in Percussina, poteva esserci qualcun altro a guardare, forse lo stesso anonimo che poi si e' preso la briga di inviare l' asta guidamolla ai carabinieri. Gli inquirenti pensano, infatti, che quella buca sia vuota proprio perche' da li' qualcuno ha preso quel pezzo della Beretta. E i tempi, secondo i primi rilievi, tornerebbero. Gli investigatori ritengono che quella buca sia stata riaperta forse 4 anni fa, come dimostrerebbe "l' eta' " del muschio che si e' formato sull' orlo e sulla terra trovata accanto. L' interesse degli investigatori e' stato attirato anche da alcuni frammenti di vetro trovati nella buca e da alcuni filamenti di tessuto nei pressi, ora all' esame della Scientifica. Il fatto e' che sempre l' anonimo dell' asta guidamolla disse di averla trovata in un "barattolo di vetro piantato", cioe' rotto. Quell' ignoto aggiunse, pero' , di aver fatto la sua scoperta "sotto un albero a Crespello Luiano", a due passi da Mercatale, dove abitava Pacciani e a una decina di chilometri dagli Scopeti. Perche' ? Forse voleva incastrare Pacciani, ma depistare le indagini? Un mistero, uno dei tanti, che ora dovra' essere chiarito dai periti che cominceranno a lavorare domani. Spettera' loro stabilire da quanto tempo quella buca e' stata riaperta, e se li' dentro c' e' stata la pistola, o un contenitore con l' arma. Sull' identita' di quell' anonimo, nessuna novita' . Le perizie calligrafiche escludono comunque possano essere stati Lotti o Pucci i due testimoni che hanno portato il 12 febbraio scorso all' arresto di Mario Vanni, il compagno di merende di Pacciani, sostenendo di averlo visto agli Scopeti con lui, l' 8 settembre 1985, mentre tagliava la tenda dei francesi. Grazie a loro e' partita anche la maxi perquisizione alla piazzola, proseguita anche ieri fino a sera e che dovrebbe concludersi oggi. In particolare, e' emerso che Lotti avrebbe visto uno dei due amici di merende nascondere qualcosa nel punto in cui gli investigatori hanno localizzato la buca vuota, dando cosi' una indicazione preziosa. "Abbiamo trovato il riscontro che cercavamo . commenta ancora Giuttari ., abbiamo ottenuto risultati investigativi soddisfacenti". Ora potrebbe esserci qualche nuovo provvedimento giudiziario. Molto dipendera' dall' interrogatorio di Mario Vanni in carcere, previsto per domani.

Catani Paola

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(27 febbraio 1996) - Corriere della Sera

INDIZIATO NELLA PISTA SARDA DELL' INCHIESTA FIORENTINA, AVEVA FATTO PERDERE LE TRACCE. POLEMICHE SUGLI SCAVI AGLI SCOPETI

Un' altra morte nella storia del mostro

Salvatore Vinci e' scomparso in Spagna. Vanni torna sotto torchio

FIRENZE . Oggi Mario Vanni, l' ex postino amico di Pacciani detenuto per complicita' nei delitti del mostro, sara' nuovamente interrogato dai magistrati della Procura. E mentre gli inquirenti lavorano per raggiungere una verita' certa, un' altra morte cancella dalla drammatica vicenda Salvatore Vinci, un personaggio del "clan dei sardi", non legato in alcun modo alle indagini di questi giorni, ma che era stato uno dei maggiori indiziati per il primo delitto, quello del ' 68 di Lastra a Signa, in cui furono assassinati Barbara Locci e l' amante Antonio Lo Bianco. La notizia e' arrivata all' Ansa di Firenze tramite un detective privato di Lucca al quale si erano rivolti i parenti per averne notizie. Vinci sarebbe morto per una malattia al fegato in una localita' spagnola dove si era rifugiato nell' 89 dopo che erano caduti i sospetti su di lui. Eppure di quel primo delitto, anomalo rispetto a tutti gli altri compiuti dal mostro, Vinci doveva sapere qualcosa. Era stato indiziato assieme al fratello Francesco ma poi entrambi vennero scagionati dopo che il marito di Barbara Locci, Stefano Mele, si era autoaccusato di aver ammazzato per vendetta moglie e amante dando una versione dei fatti che non convinse in pieno gli inquirenti ma che gli costo' ugualmente una condanna a 13 anni di carcere. Sui due fratelli Vinci era rimasta un' ombra di sospetto: si diceva che avessero accompagnato Mele sul luogo del delitto e gli avessero consegnato la famosa Beretta calibro 22, l' arma che ha firmato anche le stragi successive. Salvatore aveva dei motivi per vendicarsi di Barbara Locci: ne era stato il primo amante e poi l' aveva "passata" al fratello, mentre Stefano Mele, succubo dei due, accettava ormai rassegnato le numerose "sbandate" della moglie. I due Vinci, che abitavano vicino a San Casciano, erano considerati nella zona due personaggi cinici e arroganti. Salvatore era arrivato da Villacidro, in Sardegna, seguendo le orme di numerosi compaesani emigrati in Toscana per far fortuna. Ma lui aveva altri motivi per lasciare il paese di origine: la moglie, accusata di tradimento, si era uccisa in modo strano trasportando accanto al letto la bombola del gas e infilandosi il tubo in bocca. In paese le voci lasciavano cadere sui due fratelli il sospetto che avessero "aiutato" la donna a uccidersi. Ma la verita' loro non possono piu' raccontarla perche' Salvatore e' morto in questi giorni, l' altro e' stato assassinato nell' agosto del ' 93. Anche se i due Vinci sono collegati soltanto al primo delitto del mostro, i loro nomi ricompaiono, seppur come riferimenti secondari, nell' inchiesta su questa tragedia che dura da 28 anni. La pistola che Mele avrebbe usato per uccidere la moglie dev' essere appartenuta al clan dei sardi e poi passata in qualche modo all' autentico mostro. Forse Vanni sa qualcosa? Intanto la Procura ha confermato l' attendibilita' del suo accusatore Giancarlo Lotti, il supertestimone dell' assassinio dei due francesi che ha segnalato come la pistola sarebbe stata nascosta nella piazzola degli Scopeti. E in questo luogo gli inquirenti la cercano da giorni con largo impiego di uomini e mezzi. Un lavoro immane senza grandi risultati ma con attriti tra inquirenti e vigili del fuoco i quali hanno protestato per l' uso improprio che si e' fatto della loro professionalita' . In una lettera al prefetto, lamentano di essere stati obbligati a scavi manuali con vanghe e picconi. "All' interno dell' apparato statale . dicono . sarebbe stato possibile reperire personale piu' adatto per quel tipo di lavoro".

Vittorini Ettore

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(28 febbraio 1996) - Corriere della Sera

L' INTERVISTA

Vigna: i giudici stiano fuori dai partiti. Di Pietro in campo ? Ne' ora ne mai

FIRENZE . Se c' e' una cosa che davvero gli da' sui nervi e' un magistrato che si toglie la toga per indossare una casacca di partito: "Male, malissimo, ho sempre detto che noi non dobbiamo andare in politica! Io sono per il divieto assoluto, ma almeno ci vorrebbe una legge che stabilisca un lunghissimo periodo di impedimento...". Eppure la grande corsa e' li' sui giornali, da tutt' Italia dozzine di suoi colleghi chiedono al Csm l' aspettativa per gareggiare alle elezioni. Allora Pier Luigi Vigna, il procuratore di Firenze, smette perfino di coccolare il suo prodigioso cane da riporto che nel salotto, in mancanza di selvaggina, gli deposita ai piedi bottiglie d' acqua minerale. "La gente potra' sempre pensare che si tenta di sfruttare su un altro terreno la notorieta' acquisita nelle indagini. Non va bene, perbacco". Ed e' una regola fissa. Senza eccezioni. Nemmeno illustri. "Gia' li sento, mi diranno che il magistrato e' pur sempre un cittadino, eccetera. Pero' la Costituzione, che all' articolo 98 parla di limiti possibili nell' iscrizione ai partiti per militari, diplomatici e magistrati, qualcosa avra' pur voluto dirci, no?". Dunque Di Pietro ha fatto bene quando ha escluso, per ora, di scendere in campo? "Ha fatto bene, si' ". Pero' , se riuscisse a liberarsi dei suoi problemi giudiziari... "Non cambierebbe niente. Per come la vedo io, non potrebbe far politica comunque". Molti pensano che fara' almeno una dichiarazione di voto, indicando alcuni candidati agli elettori. Che ne dice? "Noooo! E' uguale. Anzi, e' peggio, perche' e' una cosa a meta' : non faccio politica, ma faccio politica. Sarebbe un messaggio promozionale". Comunque anche questa campagna elettorale comincia nel segno dei pubblici ministeri. Prodi e' sotto inchiesta a Roma per la Cirio, Berlusconi sotto processo a Milano, D' Alema indagato a Venezia. La gente non finira' per pensare che le Procure sono solo una parte nella lotta politica? "Vede, questi sono effetti riflessi, non voluti. Che pero' , entro certi limiti, si possono evitare". Come, ad esempio? "A me l' invito a comparire mandato a Berlusconi il giorno che era a Napoli da presidente del Consiglio davanti ai rappresentanti di tanti Paesi, ad esempio, non va, non va proprio". E cosa dovevano fare Borrelli e i suoi, allora? "Senta, il codice dice che, se voglio interrogare qualcuno con un invito a comparire, devo dargli al minimo tre giorni di tempo o, per assoluta urgenza, posso abbreviare il termine. Allora, se gli mando l' invito a comparire a Napoli, non si capisce perche' lo interrogo venti giorni dopo! Queste cose si possono evitare". Naturalmente il discorso vale anche per i pm romani che hanno mandato l' invito a comparire a Prodi, no? "Intanto Prodi non e' presidente del Consiglio. Poi gli e' stato mandato l' invito di gran lunga prima, per cui il gip potra' prendere delle decisioni prima delle elezioni. Ora parlo in generale e non del caso specifico: ma, spesso, noi mandiamo gli inviti a comparire perche' si capisce che sentendo una persona si puo' chiarire la sua posizione". A proposito di posizioni. Borrelli dice che la "fase eroica" di Mani pulite e' finita, D' Ambrosio cambia tono su Craxi. Crede che l' universo di Mani pulite stia trasformandosi? "Questo deve chiederlo a Borrelli. Per quanto mi riguarda, non penso d' avere mai attraversato fasi eroiche nell' attivita' di indagine, non capisco nemmeno cosa significhi l' espressione". Beh, ha presente gli applausi del pubblico? "Distinguiamo. Io penso da vent' anni che, per combattere le grandi aggregazioni criminali, ci vuole anche un forte consenso della societa' civile. Ma questo non deve tradursi nell' applauso. Il sostegno non e' la manifestazione con le bandiere, ma la consapevolezza della gente, l' adesione della gente alle leggi". Lei sarebbe favorevole a vietare la pubblicazione sui giornali e la divulgazione in tv dei nomi dei magistrati? "Si' , certo. Niente nomi di magistrati, carabinieri, finanzieri e poliziotti che fanno le indagini. Questo ridurrebbe il protagonismo. Vede, se un potere dello Stato si ritrae, un altro si espande. Questa espansione porta una iperlegittimazione di quel potere. Cui segue, la storia ce lo insegna, una delegittimazione, fra virgolette naturalmente. E' un moto pendolare, si deve ritrovare un assetto tra i poteri". E come si fa? "Le faccio un esempio fra i molti. Il delitto d' abuso d' ufficio: va rivisto, riformato, cosi' com' e' non va bene perche' permette l' invasivita' dei pm nelle scelte di merito dei pubblici amministratori". Il rapporto tra pm e giudici e' cosi' stretto che a Firenze ha prodotto un bel paradosso: Pacciani e' libero, ma su vostra richiesta tengono dentro Vanni, accusato di essere il complice di uno che e' stato assolto... "Non e' un paradosso. Il tribunale della liberta' dice: e' vero che Pacciani e' stato assolto, ma la corte non ha esaminato gli elementi che stiamo esaminando noi". E sia. Ammette pero' che, se gip e giudici di tribunale avessero una carriera separata da voi pm, le cose sarebbero piu' lineari? "I pm devono restare assolutamente indipendenti. E va esaltata al massimo la terzieta' del giudice. Diciamo che preferirei un sistema che rendesse impossibile, o riducesse molto, il passaggio da una funzione all' altra". Lei lavora da tempo sulle stragi mafiose. C' e' qualcuno che ha interesse a delegittimarla per colpire quelle indagini? "Qualcosa l' ho percepita, si' , non e' chiara". Correra' per la carica di procuratore nazionale antimafia? "Quando si rendera' libero il posto, faro' la domanda". Dati per noti i benefici, ci sono guasti che la stagione di Mani pulite ha provocato nel Paese? "Il distacco dei cittadini, che ora guardano la politica con animo ottuso. Ma la politica deve essere sovrana". Magari, se torna sovrana, vi rimettono in riga. "Sbagliatissimo! Un potere politico di idee, con la P maiuscola, e' quanto di meglio ci puo' essere per la magistratura. Mi auguro che torni solido e forte. E che abbia progetti lunghi anche sulla giustizia. Perche' la giustizia marci e non marcisca".

Buccini Goffredo

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(28 febbraio 1996) - Corriere della Sera

IL MOSTRO DI FIRENZE

Vanni nega tutto: " Sono malato " Il legale: penso sappia qualcosa

FIRENZE . "E una domanda da 100 milioni: io penso che e' probabile che lui qualcosa sappia". Cosi' il difensore di Mario Vanni, Giangualberto Pepi, ha risposto, al termine dell' interrogatorio del suo assistito, alla domanda se il Vanni sappia qualcosa sulla vicenda del Mostro. Pepi ha pero' spiegato che, nel corso dell' interrogatorio, durato 5 minuti, l' ex postino ha ribadito la sua completa estraneita' all' accusa di concorso nell' ultimo duplice omicidio. L' ex postino di San Casciano, arrestato il 12 febbraio con l' accusa di aver ucciso insieme a Pacciani la coppia di turisti francesi nella piazzola degli Scopeti, ha incontrato i pm Crimi e Canessa alle 15 di ieri nel carcere della Dogaia di Prato dov' e' detenuto. Si e' presentato su una carrozzella e ha parlato con voce stanca. "E molto depresso . ha spiegato il suo difensore .. Soffre di ulcera allo stomaco e ha un tasso di diabete molto elevato. Probabilmente sara' trasferito nel centro clinico del carcere di Pisa. "I due Pm . ha aggiunto l' avvocato . gli hanno fatto balenare la possibilita' di ottenere benefici processuali, ma lui ha ripetuto di non sapere nulla. A quel punto era inutile proseguire".

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(1 marzo 1996) - Corriere della Sera

IL CAPO DELLA POLIZIA SCIENTIFICA AVVERTE: " ANCHE LUI ATTACCA GLI INNAMORATI " . LO CERCA UNA TASK FORCE CHE HA GIA' INDAGATO IN TOSCANA

"L' omicida come il mostro di Firenze "

Merano, e' confermato: stessa arma. E l' assassino semina apposta pallottole

Ancora chiuso in cella il presunto innocente Ma il sangue sui pantaloni non e' dei morti Il pm Tarfusser rientra dalle ferie domenica - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO INVIATO MERANO . E un mostro di Firenze bis il serial killer di Merano: uccide sempre alla stessa maniera e con la stessa arma, e' forte e robusto come il seminatore di morte delle colline toscane e . soprattutto . ha la stessa feroce avversione verso gli emblemi dell' amore. "Attacca le coppie innamorate e felici che si tengono per mano, e in luoghi importanti, simboli di una citta' ", spiega il dottor Salvatore Montanaro, direttore della polizia scientifica, responsabile della nuovissima task force che indaga sulle morti a catena: e' l' Unita' di analisi crimine violento (Ucav), che ieri ha portato a termine il profilo psicologico e comportamentale del massacratore altoatesino. Non e' un caso che la Ucav si sia occupata anche del mostro di Firenze e forse non va trascurato il fatto che gli omicidi meranesi abbiano avuto inizio proprio in coincidenza con il culmine della vicenda Pacciani: il primo duplice omicidio di Merano risale all' 8 febbraio, la sentenza di Firenze al 9. Il massacro poi e' continuato fino a martedi' scorso, quando ha perso la vita il ragionier Paolo Vecchiolini, 35 anni, ucciso . come ha stabilito l' autopsia di ieri . "da una ferita d' arma da fuoco all' orecchio destro che ha provocato la frattura della base cranica e l' insufficienza cardio circolatoria". Ferita mortale causata dalla solita calibro 22, quella che . ora e' assolutamente certo . ha eliminato anche il tedesco Detmering e Clorinda Cecchetti e Umberto Marchioro. Non solo: questo "mostro" ha una vera passione per le pallottole calibro 22. Martedi' , ad esempio, a circa 200 metri dal maso di Marchioro ne sono state recuperate due, e la sera ha ucciso in centro a Merano. Mercoledi' 14 febbraio, giorno dell' uccisione del contadino, ne erano state trovate altre 7. Ed ecco allora il sospetto che l' assassino lasci deliberatamente i proiettili dov' e' passato o dove ha colpito o intenda colpire. Ed e' per questo che ieri i cani anti esplosivi sono stati usati alla ricerca di tracce di armi e di cartucce nella collina che si erge sopra il luogo dell' ultimo delitto. Del serial killer, a questo punto, si puo' dire che si sa molto: profilo fisico e psicologico. Eppure il primo, l' identikit, non viene reso pubblico "sia per evitare di ricevere segnalazioni inutili da tutta Italia . ha detto ieri il pm Paul Ranzi . sia per impedire che l' assassino si riconosca e si "protegga". Insomma, grazie alla testimonianza di Ivonne Sanzio e di altre due donne il cerchio sembra stringersi intorno al mostro della Val Passiria. Ivonne, che viene tenuta superprotetta, lo ha visto bene prima di scappare per 100 metri urlando, lo ha visto addirittura mentre dopo aver freddato Paolo, armeggiava sull' arma: perche' si era inceppata? Per far uscire i proiettili da lasciare per terra? Gli inquirenti non trascurano neppure l' elenco dei 1240 pazienti in cura al Centro di salute mentale dell' Alto Adige, secondo il suggerimento fatto sul Corriere dal professor Vittorino Andreoli. Nonostante tutte le prove a suo favore, comunque Luca Nobile, 25 anni, l' unico arrestato per i primi tre morti, resta in carcere. Eppure ancora ieri le perizie ematologiche hanno stabilito che il sangue prelevato dai suoi abiti non corrisponde a quello delle vittime. Il suo difensore, Claudio Antonucci, commenta sarcastico: "Errare e' umano ma perseverare... Non ho mai avuto dubbi che Luca fosse estraneo a tutto. Mi spiace solo per le figuracce degli inquirenti". E a casa di Luca il patrigno, la madre Concetta e i fratelli ribadiscono: "Visto che non ce lo vogliono dare ci prepariamo ad andare a trovarlo in prigione a Padova. Ma forse e' meglio che ce lo tengano dentro per un po' , sicuramente e' piu' sicuro. Noi infatti temiamo che il killer vero creda di esser stato visto durante il primo duplice omicidio e voglia vendicarsi. Come Luca ha sempre temuto". Ma Nobile, allora, qualche cosa ha visto? Risponde l' avvocato Antonucci: "Certo, e cio' che ha raccontato e' stato purtroppo sottovalutato". In tutto questo bailamme il magistrato che ha messo in galera Luca Nobile prende il sole sulle sponde del Mar Rosso. Non sa ancora del quarto assassinato. Cuno Tarfusser e la moglie Gerda Amplatz non hanno lasciato a nessuno il loro numero di telefono di Sharm El Sheikh: "Quando vorremmo avere notizie chiameremo", hanno detto. Domenica sera, al rientro a Bolzano, un' amara sorpresa aspetta Tarfusser, che allora rischiera' di sprofondare...

Muscau Costantino

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(9 marzo 1996) - Corriere della Sera

L' INDAGINE SUL MOSTRO DI FIRENZE

Sentita l' ex amante di Pacciani

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ L' INDAGINE SUL MOSTRO DI FIRENZE TITOLO: Sentita l' ex amante di Pacciani - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - FIRENZE . Un interrogatorio durato piu' di nove ore e giudicato "soddisfacente" dal capo della squadra mobile di Firenze, Michele Giuttari. L' inchiesta bis sul mostro di Firenze prosegue e ieri e' stata la volta dell' ex amante di Pietro Pacciani e Mario Vanni, Maria Antonia Sperduto, vedova di Renato Malatesta e madre di Milva, uccisa nell' agosto ' 93 insieme con il figlio Mirko. Gli investigatori, su incarico del pm Paolo Canessa, hanno interrogato anche i figli della Sperduto, Luciano, 29 anni, e Laura, 25 anni. Secondo quanto e' emerso, sono state ricostruite le vicende della famiglia Malatesta e le frequentazioni in quella casa di via di Faltignano, dove in due appartamenti distinti vivevano il mago Salvatore Indovino e Maria Antonia Sperduto. La donna vi si era trasferita con i figli Milva e Luciano (Laura era in collegio), appena 20 giorni prima della morte del marito Renato, che fu trovato impiccato il 24 dicembre 1980 nella stalla accanto alla casa di Spedaletto dove era rimasto solo. Uno strano suicidio sul quale indaga la mobile. Il marito di Milva Malatesta, Francesco Rubbino, ha raccontato che la moglie gli aveva riferito che Maria Antonietta Sperduto sapeva la verita' su quella morte. Milva gli aveva anche fatto i nomi di Vanni e Pacciani, entrambi frequentatori . avrebbe confermato ieri la Sperduto . della casa di via di Faltignano, casa dove si sarebbero anche svolte messe nere.

Pagina 13(12 marzo 1996) - Corriere della Sera

A QUASI UN MESE DALLA SCARCERAZIONE L' EX CONTADINO IERI SI E' TRASFERITO ALL' ALBA NELL' ABITAZIONE DI MERCATALE VAL DI PESA

Pacciani torna a casa e si barrica

" Adesso sto aspettando Angiolina. Mi hanno tagliato luce, gas e telefono "

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ A quasi un mese dalla scarcerazione l' ex contadino ieri si e' trasferito all' alba nell' abitazione di Mercatale Val di Pesa TITOLO: Pacciani torna a casa e si barrica "Adesso sto aspettando Angiolina. Mi hanno tagliato luce, gas e telefono" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Solo un vicino e' riuscito a vederlo: "Mi ha salutato" I concittadini: siamo tranquilli - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO INVIATO MERCATALE (Firenze) . Dopo tre anni e mezzo di carcere Pietro Pacciani e' tornato nella sua casa all' alba di ieri mattina, come un qualsiasi libero cittadino, senza scorta della polizia e senza corteo di giornalisti. Un' auto del centro di accoglienza di Firenze, dove ha vissuto dal 13 febbraio, giorno della sua scarcerazione, lo ha lasciato alle 6.20 davanti alla angusta via Sonnino. Aiutato dall' autista, il "Vampa" ha scaricato i suoi bagagli e una decina di sacchetti pieni generi alimentari. Non c' era nessuno dei familiari ad attenderlo. La moglie Angiolina e' ospite da un mese dei servizi sociali di San Casciano, le figlie vivono a Firenze, la piu' grande in una casa protetta, l' altra presso una famiglia. Ha assistito all' arrivo soltanto un vicino mattiniero, Rolando Rosani. "Mi ha salutato e' mi ha detto che si sarebbe chiuso in casa per evitare l' assalto dei giornalisti", ha raccontato. E i giornalisti sono arrivati dopo le 8 dando inizio a un lungo assedio davanti alla casetta dall' intonaco giallastro nel cui interno Pacciani si era barricato. In un primo tempo sono stati vani i tentativi di aprire un dialogo col padrone di casa. Alle domande e agli inviti ad affacciarsi, lanciati attraverso le persiane chiuse, Pacciani ha risposto prima con dei borbottii, poi con una voce lamentosa ha pregato di lasciarlo in pace. "Ho molto da fare . ha detto .. Qui c' e' tanto disordine; m' hanno lasciato senza gas, luce e telefono. Tutto tagliato. E non c' e' nemmeno l' Angiolina a darmi una mano. "Meno male che suor Elisabetta ha fatto la spesa . ha aggiunto . Cent' ottantamila lire di roba: due chili di bollito, formaggio, prosciutto e tanto altro ben di Dio che mi basta per due settimane". E poi si e' messo al lavoro per un paio d' ore, in silenzio, ignorando volutamente le decine di persone che si accalcavano davanti alla casa nella speranza di vederlo comparire. Ha anche imprecato contro una radio a pile che non voleva funzionare. Alla fine il dialogo e' ripreso ma sempre attraverso la barriera delle persiane. Gli e' stato chiesto se fosse al corrente che giorni prima Maria Antonietta Sperduto (la donna con cui Pacciani avrebbe avuto una relazione e il cui marito si e' suicidato) e' stata a lungo interrogata dalla polizia. "Ma quella li' non ha niente da dire . ha risposto . e io l' ho vista una volta sola a una festa in campagna. L' avevo invitata a ballare e invece di seguire il valzer suonato dall' orchestra, si e' messa a fare il salterello calabrese. E poi puzzava come una volpe. L' ho detto anche al processo e i giudici si sono arrabbiati". E andato avanti a parlare della propria innocenza, delle ingiustizie subite, a suo avviso, per anni. Ha recitato anche una sua poesia scritta durante gli ultimi giorni di carcere nella quale invita gli essere umani a volersi bene e a non fare le guerre. Di tutti quei personaggi venuti alla ribalta nella inchiesta bis, testimoni oculari, prostitute, maghi, dice di non sapere nulla. "Ho letto tutto sui giornali", afferma. E le messe nere, quelle che si svolgevano nella casa di via di Faltignano? "A me piacciono solo le messe bianche, quelle vere che si fanno in chiesa in nome del Signore", ha concluso chiedendo ancora di esser lasciato in pace. Restera' da solo forse per altri due giorni perche' domani il suo avvocato, Nino Marazzita, incontrera' l' assistente sociale del Comune per anticipare il ritorno a casa di Angiolina. L' arrivo di Pacciani a Mercatale, infatti, era previsto per sabato prossimo dopo una conferenza stampa organizzata da Carmelo Lavorino, coordinatore del pool che negli ultimi tempi si occupava della difesa. "La sua improvvisa partenza da Firenze ha sorpreso tutti . ha detto Lavorino .. E vero che scalpitava per tornare a casa, ma mi sembrava convinto ad attendere fino a sabato. Invece ha deciso cosi' , all' improvviso, senza avvertirci". Sono sorpresi anche i compaesani, gli amici e i conoscenti del bar della piazza, di fronte a via Sonnino. Ieri si spettavano di vederlo comparire ed entrare nel locale a bere un caffe' come ai vecchi tempi. Nessuno teme il suo ritorno? "E perche' ? . risponde un anziano avventore .. Per le accuse del mostro e' stato assolto e per le vecchie cose che ha fatto ha pagato". Ma dovranno attendere a lungo prima di vederlo entrare nel bar perche' le misure di sicurezza, legate alla precedente condanna per violenza sessuale alle figlie, gli vietano di uscire di casa dalle 18 alle 8 del mattino e di frequentare osterie e altri locali pubblici dove si vendono bevande alcoliche.

Vittorini Ettore

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(14 marzo 1996) - Corriere della Sera

L' INCHIESTA SUL MOSTRO: NUOVE ACCUSE DA LOTTI

" Vidi Pacciani e Vanni uccidere anche nell' 84 "

Il pm e il superteste: sopralluogo per il delitto Rontini

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ L' inchiesta sul mostro: nuove accuse da Lotti TITOLO: "Vidi Pacciani e Vanni uccidere anche nell' 84" Il pm e il superteste: sopralluogo per il delitto Rontini - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FIRENZE . Ormai le rivelazioni sul "mostro" arrivano a getto continuo, giorno dopo giorno, come una puntuale rateizzazione. Giancarlo Lotti, il testimone oculare che, poco prima della sentenza assolutoria di Pacciani, aveva dichiarato alla polizia di aver visto l' imputato e Mario Vanni uccidere la coppia di turisti francesi nella notte dell' 8 settembre dell' 85, avrebbe adesso rilasciato una nuova testimonianza sul penultimo delitto del mostro. Ha ammesso agli inquirenti di aver assistito anche all' assassinio di Pia Rontini e Claudio Stefanacci avvenuto nella piazzola della Boschetta, a Vicchio del Mugello, la sera del 29 luglio dell' 84. Su questa nuova rivelazione la polizia e la procura di Firenze mantengono il massimo riserbo, ma si e' appreso che il sopralluogo compiuto lunedi' nel Mugello dagli inquirenti mirava proprio alla ricerca di verifiche e riscontri che potessero confermare le dichiarazioni del Lotti. Infatti il pm Paolo Canessa e gli agenti della squadra mobile hanno ripercorso col testimone tutti gli spostamenti di quella tragica sera ottenendo, a quanto sembra, una dettagliata ricostruzione dell' episodio. Lotti, che secondo le indiscrezioni avrebbe accusato Pacciani e Vanni di essere gli assassini della coppia, ha condotto gli inquirenti in una cascina vicina alla piazzola della Boschetta, che sarebbe stata usata come rifugio dai due sospetti forse per cambiarsi gli abiti e nascondere le armi. Quella casa, che dista 500 metri, era conosciuta al Pacciani perche' l' aveva abitata dal 1965 al ' 67 quando lavorava i 18 ettari di terra circostanti per conto del Consorzio agrario. Gli inquirenti hanno inoltre interrogato altri testimoni in riferimento soprattutto all' auto usata dagli assassini che il Lotti afferma di aver visto quella sera: una "Giulietta" rossa targata Firenze segnalata anche da altre persone la sera del delitto. Non e' certo pero' se quell' auto sia mai appartenuta a Pacciani o a Vanni. Giancarlo Lotti, che con le sue rivelazioni ha dato una svolta alle indagini sul mostro, ha cominciato a "parlare" ai primi di febbraio facendo in un primo tempo ammissioni generiche che poi hanno portato alle sue testimonianze oculari che inchioderebbero Pacciani e Vanni. Conosciuto a San Casciano val di Pesa, dove vive, col soprannome di "Katanga", ha ammesso di appartenere al mondo dei guardoni e di aver frequentato lo strano giro di balordi, di prostitute e di maghi che sembra essere diventato lo scenario nel quale agivano gli assassini delle coppiette. E negli anni successivi ai delitti del mostro diverse persone legate a quel giro sono state uccise senza che gli autori di questi omicidi siano mai stati trovati. E mentre le indagini vanno avanti senza interruzioni, Pietro Pacciani, tornato lunedi' nella sua casetta di Mercatale, vi rimane barricato in attesa dell' arrivo della moglie Angiolina. Per ingannare il tempo e la solitudine, si e' rimesso a lavorare nel suo orticello riacquistando la forza di un tempo che usa anche per lanciare con molta precisione pietre contro giornalisti e curiosi. Il suo nuovo avvocato, Nino Marazzita, intende riaprire il processo che porto' alla sua condanna per aver abusato delle figlie. "Ci sono nuovi elementi . ha spiegato . che possono portare alla revisione del processo, ma per il momento non posso dire di piu' ".

Vittorini Ettore

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(15 marzo 1996) - Corriere della Sera

IL MOSTRO DI FIRENZE . COLPO DI SCENA NELLE INDAGINI: AI DELITTI DELL 1984 E 1985 AVREBBERO PRESO PARTE TRE, FORSE QUATTRO PERSONE

" Facevo il palo a Vanni e Pacciani "

Confessa il superteste Lotti: " Io guardavo, loro uccidevano " . Ora e' indagato per omicidio

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ IL MOSTRO DI FIRENZE . Colpo di scena nelle indagini: ai delitti dell' 84 e ' 85 avrebbero preso parte tre, forse quattro persone TITOLO: "Facevo il palo a Vanni e Pacciani" Confessa il superteste Lotti: "Io guardavo, loro uccidevano". Ora e' indagato per omicidio - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ "Agli Scopeti c' era anche l' amico Fernando Pucci" Il legale d' ufficio: "Lui non ha detto di averli aiutati, l' hanno dedotto" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FIRENZE . Giancarlo Lotti, il supertestimone che avrebbe assistito agli ultimi due duplici delitti del "mostro", adesso e' indagato per concorso proprio in quei delitti. Avrebbe confessato martedi' sera dopo un lungo interrogatorio raccontando di aver fatto da "palo" nella Boschetta di Vicchio nell' 84 e agli Scopeti di San Casciano, nell' 85, mentre Pietro Pacciani e Mario Vanni compivano i loro misfatti. Lotti ha ceduto al lungo assedio degli inquirenti cominciato ai primi di gennaio e conclusosi con quest' ultima sconvolgente ammissione. Sembrava strano, infatti, dai suoi primi racconti che il testimone fosse rimasto 11 anni in silenzio solo per timore di vendette da parte di Pacciani, che peraltro e' stato a lungo in carcere, e di Vanni. Se questa e' la verita' , i delitti del mostro non sono piu' il risultato delle gesta di un maniaco che ha agito da solo, come gli accusatori hanno sostenuto durante il processo di primo grado, ma omicidi di gruppo con ruoli divisi tra Pacciani e Vanni che compivano i macabri rituali, mentre il Lotti faceva da palo. Sembra che adesso gli inquirenti percorrano a ritroso tutta la strada dei sedici duplici omicidi ritenendo che altri personaggi vi abbiano partecipato sempre come "pali", tutti legati al mondo dei guardoni come i due maggiori sospettati. Lotti avrebbe ceduto dopo che sono stati ascoltati dagli inquirenti alcuni testimoni che la sera del delitto di Vicchio scorsero lungo la strada che proviene dalla Boschetta una Ford Fiesta bianca, come quella del Pacciani, e una Fiat 128 coupe' rossa, appartenuta al Vanni. Queste persone, cittadini irreprensibili che non hanno alcun legame con gli accusati, erano state ascoltate dagli inquirenti gia' nell' 84 e dieci anni dopo prima del processo. Ma, fatto assurdo, nessuno aveva dato importanza ai loro racconti. Forse, se undici anni fa fosse stato dato loro credito, oggi non saremmo a questo punto. L' interrogatorio del Lotti ha permesso agli inquirenti di ricostruire tutta la sequenza dei due ultimi omicidi con orari e spostamenti. Ed ecco che cosa ha raccontato il terzo "mostro" al pm Paolo Canessa e al capo della mobile di Firenze Michele Giuttari, l' uomo che con determinazione si e' riletto tutti gli atti della prima inchiesta arrivando alle nuove rivelazioni. Per quanto riguarda il penultimo delitto, Lotti racconta che la sera del 29 luglio dell' 84 incontra alle 22 Pacciani e Vanni nella piazza di San Casciano. Da li' con la sua auto precede la Fiesta in cui si trovano Pacciani e Vanni, fino alla piazzola di Vicchio dove il "palo" ha visto giorni prima la Panda con dentro una coppietta. Giunti nei pressi della Boschetta verso le 23, Lotti lascia la sua auto vicino alla strada mentre Pacciani parcheggia la Fiesta davanti alla Panda in cui ci sono Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Il "palo" resta nella 128 ferma in un punto dal quale puo' controllare l' arrivo di intrusi e quanto accade nella piazzola. Sempre secondo il suo racconto, vede il ragazzo sollevarsi dal sedile e un attimo dopo Pacciani sparare colpendo lui e la fidanzata. Pia e' ferita e grida mentre Vanni la estrae dall' auto aprendo lo sportello destro. La trascina per alcuni metri, la finisce con alcune coltellate e compie le mutilazioni. Quindi il terzetto si allontana dal posto con le auto e si dirige verso la casa colonica, ormai diroccata, nella quale il "Vampa" aveva abitato dal ' 65 al ' 67. In un punto del rudere, afferma il Lotti, i due avrebbero nascosto la Beretta calibro 22, l' arma che ha firmato tutti i delitti del mostro, e il coltello. Racconta con la stessa precisione come si svolse l' assassinio della coppia di turisti francesi, Nadine Mauriot e Jean Michel Kravicvili, avvenuto la sera dell' 8 settembre dell' 85 nella piazzola degli Scopeti, vicino a San Casciano. L' appuntamento e' alle 23 sul posto in cui la coppia campeggiava, ma il Lotti arriva in ritardo e in compagnia di Fernando Pucci, l' altro testimone sentito a febbraio dagli inquirenti. Pacciani e Vanni si arrabbiano per la presenza della quarta persona e la minacciano di morte se parla. Poi si mettono in azione: l' ex postino taglia la tenda mentre il Vampa spara all' interno; Jean Michel fugge ma e' inseguito e ucciso dal Pacciani, la donna viene finita dal Vanni. Poi i due si fermano nella tenda per una decina di minuti. L' avvocato Neri Pinucci, il legale nominato d' ufficio per condurre il primo interrogatorio del superteste dopo la decisione di trasformarlo in indagato smentisce che Giancarlo Lotti avrebbe ammesso di aver fatto il "palo", ma afferma che questa sia una conseguenza tratta dagli investigatori dalla sua testimonianza. Pinucci ha invece confermato che Lotti ha fornito ampia testimonianza sugli episodi a cui dice di aver assistito.

Vittorini Ettore

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(15 marzo 1996) - Corriere della Sera

IL RITRATTO

Katanga, un succube del Vampa

Ex manovale, la domenica se la spassava dall' amica " Pippa " . la difesa di Pacciani. Carmelo Lavorino: " non e' credibile "

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ IL RITRATTO TITOLO: Katanga, un succube del Vampa Ex manovale, la domenica se la spassava dall' amica "Pippa" Uno come se ne vedono tanti nelle campagne E invece frequentava le messe nere e le orge in casa dell' "Indovino" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FIRENZE . Giancarlo Lotti, 56 anni, l' uomo che con le sue rivelazioni ha contribuito a dare una svolta alle indagini sul Mostro, adesso si trova in un luogo segreto e ben protetto dalla polizia. Quando la sua testimonianza era ancora segreta, il suo vero nome era stato mascherato dagli inquirenti con la lettera dell' alfabeto greco "Beta". Nel paese dove viveva, San Casciano in val di Pesa, a una decina di chilometri da Firenze, lo conoscono come "Katanga", un soprannome affibbiatogli forse per la sua corporatura massiccia o per il suo modo di comportarsi durante le scorrerie compiute tra le coppiette per spiare le loro effusioni. Ex manovale, vive della pensione e di una piccola indennita' di invalidita' ricevuta per motivi che lui stesso non sembra conoscere. "Mi avevano dato delle carte da firmare e poi mi sono arrivati ogni mese dei soldi", aveva affermato qualche tempo fa. E' una persona abbastanza comune, insomma, come se ne incontrano tante nelle campagne toscane. Dicono di lui che non e' una "cima" d' intelligenza e che non ha mai brillato per il suo lavoro ufficiale. Al bar del paese e' noto per le proverbiali bevute e per i racconti che rasentavano la mitomania. Aveva anche un punto di riferimento a Firenze nella casa di Filippa Nicoletti, detta la "Pippa", una prostituta che lui proteggeva. In questa abitazione arrivavano ogni domenica molti compaesani desiderosi di avventure extraconiugali. Alle due del pomeriggio, puntualmente, una decina di persone tra le quali c' era anche il Vanni, prendevano l' autobus della Sita per il capoluogo e a modo loro se la spassavano dalla "Pippa" in compagnia di "Katanga". Anche un' altra prostituta, la Ghiribelli, partecipava a questi incontri e del Vanni ha raccontato che aveva delle richieste particolari con l' uso del vibratore. Durante uno di quei viaggi per Firenze all' ex postino era caduto di tasca quell' oggetto che si era messo improvvisamente a funzionare nel corridoio dell' autobus suscitando ilarita' tra i passeggeri. Il Lotti non ha mai nascosto le sue strane amicizie e l' appartenenza al mondo dei guardoni del quale, a suo avviso, Pacciani e Vanni erano membri autorevoli. Dalle dichiarazioni fatte nel corso dei lunghi interrogatori ha affermato che i due gli facevano paura, ammettendo praticamente di essere un loro succube. Insieme con tutta questa combriccola di guardoni e prostitute il supertestimone ha frequentato fino all' 85 la casa di via di Faltignano, alla periferia di San Casciano, abitata da Salvatore Indovino, a