Corriere Cesenate 38-2015

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    Giovedì 29 ottobre 2015

    Giovedì29 ottobre 2015anno XLVIII (nuova serie)numero 38euro 1,20

     38

    Poste Italiane spaSped. abb. postaleDL 353/2003(conv. in L.27/02/2004 n. 46)art. 1, DCB Forlì

    Redazione:via del Seminario, 8547521 Cesena

    tel. 0547 300258

    fax 0547 328812

    Cesena 19Il primo novembre

    uno spettacolosu don Oreste Benzi

    Cesena 13Giovane ingegneresi fa valerea Londra

    Longiano 16Un anno in Cina

    L’esperienzadi un 18enne

    Cesena 14

    Pensionati CislDomenico Fortenuovo presidente

    Erano in 500, venerdì 23 ottobre in Cattedrale a Cesena. Alunni, studenti,personale docente e non docente delle scuole cattoliche attive sulterritorio diocesano hanno partecipato all’incontro con il vescovoDouglas. Un momento intenso, vissuto con notevole attenzione anche dainumerosi bambini piccoli presenti. Il vescovo ha declinato la paraboladella moltiplicazione dei pani e dei pesci facendo un parallelo conl’impegno che i ragazzi devono mettere a scuola, ogni giorno.L’appuntamento ha fatto parte delle manifestazioni organizzatenell’ambito della Giornata diocesana per la scuola cattolica, celebratadomenica 25 ottobre.

    Fotoservizio a pagina 13

    Editoriale

    L’abbraccio dei santidi Francesco Zanotti

     utti presenti

    CATTEDRALE DI CESENA, 23 OTTOBRE 2015. INCONTRO

    FRA GLI ALUNNI E STUDENTI DELLE SCUOLE CATTOLICHE

    CON IL VESCOVO DOUGLAS

    “Nel momento in cui chiuderò gliocchi a questa terra, la gente chesarà vicino dirà: è morto. In realtàè una bugia. Sono morto per chi mi vede, perchi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mioocchio non potrà più vedere, ma in realtà lamorte non esiste perché appena chiudo gliocchi a questa terra mi apro all’infinito diDio. Noi lo vedremo come dice Paolo, afaccia a faccia, così come Egli è (1Cor. 13,12).E si attuerà quella parola che la Sapienzadice al capitolo 3: Dio ha creato l’uomoimmortale, per l’immortalità, per cui lamorte non è altro che lo sbocciare persempre della mia identità, del mio essere conDio. La morte è il momento dell’abbracciocol Padre, atteso intensamente nel cuore diogni uomo, nel cuore di ogni creatura”.Quelle citate sopra sono le parole delcommento al Vangelo inserite nella raccolta“Pane quotidiano” che la comunità papaGiovanni XXIII pubblicò il 2 novembre 2007.In quello stesso giorno don Oreste Benzimorì in casa sua. Quelle frasi, che qui hovoluto riportare per intero, sono sembrate atutti non solo profetiche, ma ancheilluminanti circa il destino del don e di tuttinoi.Nella vigilia della festa di Ognissanti cisembra opportuno richiamare alla nostramemoria quanti ci hanno vissuto accanto esono sulla via degli altari o già ci sonoarrivati. Innanzitutto papa Giovanni Paolo IIche abbiamo ricordato il 22 ottobre,anniversario della sua elezione al sogliopontificio nell’ormai lontano 1978. E poiappunto don Benzi, uno non ancoraproclamato dalla Chiesa, ma di certo santoper quanti, e sono davvero tanti, lo hanno

    conosciuto e avvicinato nei suoi 82 anni diesistenza terrena.Mentre impazzano le feste di Halloween, anoi piace citare coloro che ci hannopreceduto e ancora ci indicano la strada peril Paradiso. Coloro che in mezzo a noi hannotrovato il senso pieno alle domande piùprofonde di senso. Proprio come il sacerdotedalla tonaca lisa, uno talmente innamoratodi Cristo da saperlo portare in ogni luogo, adogni persona, in ogni circostanza.Ha dato tutto di sé. Non ha mai trattenutonulla, neppure il tempo per il sonno. Èsempre stato orientato verso il prossimo incui scorgeva il volto di Dio. Ha vissutointensamente e lietamente. Quando saròmorto, non dite, per favore, che sono morto.Ho solo raggiunto il Padre e l’Infinito con Lui,come ho già sperimentato tanto mentre eroancora con voi. Ora sono solo nella Sua

    pienezza. Questo ci ricorda il prete santo checon il suo sorriso ancora ci accoglie e ciabbraccia con amore di padre.

    Tv2000 fa crescerela culturadell’incontro

    Attualità 11Primo piano 4-5

    Raccolta olivein corso: l’olioè di alta qualità

    Nel mezzo della campa-gna olivicola, tracciamoun bilancio sull’annataagraria. Non brillano pe-sche e nettarine

    Sinodo 9

    La parola famigli anon suona piùcome prima

    Discernimento e inte-grazione sono le paro-le d’ordine della relazionefinale. La Chiesa continuia distribuire misericordia

    Presentata la program-mazione 2015-2016. Lacrescita degli ascolti. E dalsegretario generale Cei Ga-lantino l’invito a osare

     Vita consacrata‘Famiglie’ diocesanesi presentano

     Vita della Diocesi 7

    Nell’anno dedicato dalPapa alla Vita consa-crata, iniziamo un percor-so di conoscenza: le bene-dettine di Cesena

    Celebrata la Giornata diocesana per la scuola cattolica

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    Giovedì 29 ottobre 2015 3Opinioni

    Scelte nazionali e regole europeeAlle urne ha vinto il partito conservatore

    a democrazia funziona (più o meno e quasisempre) così: il popolo vota e sceglie, e poi affida leproprie decisioni a Parlamenti ed esecutivi eletti edelegati a governare. I polacchi, alle urne

    domenica 25 ottobre, hanno premiato il partitoconservatore Diritto e giustizia (PiS), presentatosi algiudizio dei cittadini con un programma che comprendela difesa degli interessi nazionali, prevalenti rispetto allacollocazione europeista, la tutela delle tradizioni e deivalori nazionali, il sostegno all’economia reale, maggiorespesa pubblica, la chiusura delle frontiere ai migranti,l’irrigidimento delle posizioni anti-russe.

    Il nuovo capo del governo a Varsavia sarà Beata Szydlo.Eppure, commentando l’esito del voto, l’ex presidentedella Repubblica polacca Aleksander Kwasniewski haspigolosamente affermato che nel Paese “ci sarà unuomo solo al comando”, riferendosi al leader del PiS,Jaroslaw Kaczynski, in passato alla guida del Paeseaccanto al gemello Lech, morto in un incidente aereo inRussia in circostanze mai del tutto chiarite.Resta il fatto che, dopo quasi un decennio di destramoderata alla guida della Polonia, con un Pil in crescitada anni, si registra una profonda svolta nazionalista (e losi può scrivere in tutta serenità perché dai vincitoriquesta linea è stata sbandierata per tutta la campagnaelettorale). Occorre prendere atto di quanto liberamentedeciso dal popolo polacco, annotando peraltro una certatendenza dell’Europa centro-orientale ad assumere lamedesima direzione: più Stato, più nazione, integrazioneeuropea guardata con sospetto, no a migranti e profughi.Con minor sospetto sono invece guardati in Polonia gliabbondanti finanziamenti Ue che, dall’atto di adesione

    nel 2004, hanno preso la strada di Varsavia… “Pecunianon olet” dicevano gli antichi romani, ma pare che ildetto abbia attecchito anche a est.Si tratta, quindi, di verificare la reale volontà dellaPolonia di proseguire la marcia all’interno dell’Unioneeuropea, oppure se prevarranno le tendenze alladisgregazione e all’antieuropeismo, le quali trovano

    L

    La svolta polacca

    spalle nemmeno quando è chiaroche il volume occupato dalla saccaconsentirebbe, se non un posto inpiù a bordo, quantomeno la

    possibilità di respirare piùagevolmente.Ma i nonni, soprattutto di generefemminile, non sono da meno:avanzano trascinando l’ormaiimmancabile carrellino portaspesa.Un trabiccolo su ruote dalla capacitàsconosciuta ma pari alla borsa diMary Poppins che sicuramente ha ilmerito di facilitare gli spostamenti dichi non può addossarsi il peso di piùborse del mercato e che fa la spesaper figli e nipoti a carico, ma cheduplica istantaneamente il volumecorporeo del proprietario. Nellaconfusione e nella ressa gli zainimietono vittime ad altezza viso, conscarti improvvisi che sembra diessere in barca a vela, ma i carrellinicolpiscono subdolamente le parti

    che noi non vediamo, dagli alluci aglistinchi senza soluzione di continuità.Il tutto condito da invettive varie, chele diverse generazioni amanoscambiarsi non sempre con toniispirati dalla fraternità. E poi c’è lospazio dei sedili, bottino di guerradel primo che vi si siede e che poi, aseconda dell’età corrispondente, sitrasforma in zombie del cellulare dalfondoschiena piombato o in queruloattaccabottone.Ovviamente, i più agguerriti nellacontestazione al malcostume sonogli anziani. Una volta conquistato unposto, con voce stentorea e sguardofiammeggiante non perdonooccasione per ricordare con nostalgiaantiche deferenze verso l’etàavanzata, constatando spesso conragione l’arroganza diffusa e

    deplorando il lassismo imperantedell’odierna gioventù. Ma quando glistessi protagonisti si ritrovano inaltre arene, si assiste con stupore auna curiosa trasformazione. Bastauna panetteria per accorgersi che ilvecchietto lamentoso del bus èdiventato un furetto che, inquadratala situazione dalla soglia del negozio,si incunea rapido tra i presenti earriva al bancone per essere servitoprimo, contando sulla distrazione dichi è in fila e coprendo con il dito ilnumeretto reale di prenotazione.Quando i presenti si rendono contodi essere stati gabbati, le occhiatediventano lame e i borbottii virano almugugno, ma la voce che si leva indifesa di solito è giovane: “ma sì nonimporta, avrà fretta di andare a casa,

    poverino, alla sua età. Noi abbiamotempo”. E l’inedita e temporaneaalleanza prende il sapore dellarivincita generazionale.

    Emanuela Vinai

    Zaini contro carrelli per la spesa

    seguaci numerosi in tutt’altre realtà geografiche e politiche: basti pensare alRegno Unito del premier David Cameron, all’Ungheria di Viktor Orban, a nonpoche frange della Grecia attualmente governata dalla sinistra di Syriza, ai

    movimenti regionalisti o esplicitamente no-Europa che albergano in Spagna, inItalia, in alcuni Stati del nord (Svezia, Danimarca, Finlandia), nella destralepenista in Francia e così via. Ciascuno, infatti, è libero di decidere a casapropria. Ma se si sceglie di far parte di una “casa comune”, allora esistono regole(i Trattati) che devono essere rispettate, oppure modificate di comune accordo.Perché l’Europa “à la carte” non esiste ancora.

     www.agensir.it

    La battaglia fra generazioni si gioca ogni giorno nel bus con alterne fortune 

    o scontro intergenerazionale per la sopravvivenza si fa sempre più acuto. Ed è unalotta senza esclusione di colpi. Solo pochi giorni fa Rita Querzè sul Corriere della Seradenunciava la stortura burocratica in virtù della quale le detrazioni fiscali per labadante di un anziano sono più cospicue rispetto a quelle di una tata per i bambini.

    La domanda è ovvia e nemmeno così banale: perché mai un neonato dovrebbe valeremeno di suo nonno? Semmai, nella prospettiva di vita nella società, dovrebbe essere ilcontrario. Quanto rappresenta in termini di investimento sul futuro non solo della famiglia,prima cellula della società, ma soprattutto del Paese? Invece il fisco guarda altrove e,paradossalmente, in troppe occasioni a salvare il bilancio di tante famiglie italiane è stata lapensione dei nonni, che ha supplito alla perdita di lavoro dei figli e ha contribuito allostudio dei nipoti.La salvaguardia del nonno è quindi quanto mai vitale, ma la jungla urbana è terrenominato e i nostri eroi della terza e quarta età affrontano l’ostilità della vita quotidianacombattendo schermaglie feroci con i pochi giovani ostinatamente venuti al mondo, conrisultati spesso esilaranti. Ogni giorno, su mezzi pubblici affollati e nella rassegnazione dichi va al lavoro, si fronteggiano due tribù diverse, ma ugualmente addestrate che sidisputano gli stessi spazi: gli studenti e i vecchietti. L’area contesa è duplice. C’è lo spazio inpiedi, ostaggio dei corpi, ma soprattutto dei bagagli. I ragazzini esibiscono schienetartarugate da zaini scrollati addosso ai malcapitati vicini e non accennano a toglierli dalle

    L

    (FOTO ARCHVIO SIR)

    La fotografia

    A l  f e m m i n i l e

    “Il pellegrinaggio dei gitani provenienti da molte nazioni del mondo, dopola tappa al Colosseo per la Via Crucis e il ricordo delle discriminazioni e del-le violenze nei confronti dei rom, la tappa al Divino Amore, ha vissuto la sua terza tappa a San Pietro, con l’udienza speciale di papa Francesco”: lo ha det-to monsignor Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes. “Èstata una festa. Commozione, lacrime, gioia si sono alternate nell’udienza di quasi 7mila rom, lunedì 26 ottobre, con il Papa in sala Nervi. Il Papa ha lanciato un forte appello alla responsabilità. (vedi servizio a pag. 8)

    FOTO AFP/SIR

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    Giovedì 29 ottobre 20154 Primo piano

    Su 302 imprese della grande distribuzionecoinvolte dal progetto, tre aziende cesenatisi sono aggiudicate il riconoscimento di Co-op per avere adottato gli accorgimenti più’green’ e rispettosi dell’ambiente. Insiemead Amadori, Orogel e Apofruit sono statepremiate durante una cerimonia in Exponei rispettivi settori Delicarta (prodotti a ba-se di cellulosa) e Feger (Prodotti derivati dalpomodoro).Nell’arco di tempo esaminato (triennio2012-2014) le imprese si sono cimentate indifferenti campi di intervento, spesso con

    molteplici azioni: dalle centrali termiche aisistemi di filtraggio delle acque, all’utilizzodi materiale riciclato per imballi. Amadori ha investito molto sul versante so-stenibilità dei propri impianti realizzando aCesena un polo energetico (una centraletermica integrata a due impianti di cogene-

    razione a gas metano) in grado di generareun notevole risparmio. A questo si aggiun-gono gli impianti di digestione anaerobicache consentono di produrre biogas a parti-re dalle biomasse e producendo di conse-guenza una riduzione dei rifiuti prodotti dioltre il 95 per cento.Orogel da parte sua si è distinta per la ridu-zione del consumo di acqua a scopi non ali-mentari per oltre 36.000 metri cubi, per lamaggiore efficienza e il minore scarto diprodotto finito e l’invio di sottoprodotti aimpianti di digestione per la produzione di

    biogas. Apofruit ha sfruttato al meglio il pro-prio impianto fotovoltaico per quanto con-cerne la risorsa energetica e a fine 2014 haadottato luci a Led per l’impianto di illumi-nazione dello stabilimento di Longiano,mentre i sistemi di filtraggio hanno per-messo di utilizzare più a lungo le acque.

    Orogel, Apofruit e Amadori hanno ricevuto un riconoscimento per il loro impegno sul rispetto ambientale

    Expo, premiate aziende cesenati "ecologiche"

    Cesena

    Lavori al MercatoDue rampe di carico al Mercato ortofrutticolodi Cesena. Si è conclusa pochi giorni fa lagara di appalto per realizzare due rampenella struttura di Pievesestina. Si èaggiudicata i lavori una ditta locale e tecnicie operai dovrebbero mettersi al lavoro frapochi giorni in modo da concludere entro lafine dell’anno. Si tratta di una svoltaimportante per la struttura di Cesena cheattualmente non ha rampe di carico.“Grazie alle due rampe – spiega DomenicoScarpellini, presidente del Mercato –andiamo a migliorare notevolmente lalogistica, velocizzando il servizio di carico escarico una esigenza fra le primarie degliacquirenti e degli st andisti”.Altra importante investimento è la messa inopera di sette telecamere pervideosorveglianza che aumenteranno lasicurezza in tutta la zona, in chiave diprevenzione e registreranno qualsiasimovimento in entrata e in uscita compresa lacircolazione interna alla struttura.

    "Troppa burocrazia

    Le aziende muoiono"l comparto agricolo rappresenta ilmotore dell’economia cesenate. Nelleaziende di conferimento,trasformazione e

    commercializzazione lavorano migliaia diaddetti. Nonostante ciò, l’annata 2015non sarà ricordata fra le più floride. Certiarticoli, come pesche e nettarine, hannoregistrato ancora una volta prezzi al disotto dei costi di produzione. Altra fruttainvece, come le albicocche, hannospuntato quotazioni dignitose. Valchirio Piraccini (foto), contitolaredell’azienda di commercializzazione

    "Piraccini Secondo" di Cesena, èpreoccupato. "Le mie paure - esordisce -sono legate al sistema. Un’annata di crisisi può mettere in preventivo, ma ormai sisusseguono in continuazione perchémanca una visione complessiva. Altrihanno puntato sull’agricoltura e ora neraccolgono i frutti. Mi riferisco allaSpagna: in solo 20 anni, in tutta Europa,ci hanno surclassati grazie ai loro costipiù bassi e all’innovazione varietale. Noiinvece siamo statici, fermi. Non vedodinamicità nel nostro sistema politico. Cisono troppe leggi e troppa burocrazia.

    I

    Pare quasi che nascano norme con il soloscopo di alimentare questo circolovizioso delle pratiche che poi, aziende eagricoltori, devono pagare. Bisognerebbetornare alla concretezza della terra".Piraccini porta un altro esempio: "In

    Francia l’allevamento di pochi capi dibestiame è incentivato e ciò si affianca aigrandi allevamenti. Spesso le famigliecontadine hanno un paio di vacche dacarne che aiutano ad arrotondare ilreddito, come succedeva da noi fino a 50anni fa. Oggi in Italia questo èimpossibile: le norme sanitarie e tantialtri vincoli di fatto rendonoantieconomico gestire pochi capi. Diconseguenza siamo costretti a importarela carne dall’estero, specie quellafrancese".E in più abbiamo la memoria corta: una

    decina d’anni fa l’Europaeliminò il comparto dellebarbabietole da zuccheroitaliano, con la garanziache sarebbe statoincentivato quello della

    frutta. Il risultato: nonabbiamo più la filiera dello zucchero, chedobbiamo importare quasi interamentedall’estero, e pesche e nettarine sono incrisi nera."Anche il sistema dei contributi europeiandrebbe rivisto - conclude Piraccini.- Andrebbero dati direttamente alleaziende e non alle strutture raggruppatein Op, cioè organizzazione di produttori.Dobbiamo sostenere la base, gliagricoltori, e non i capannoni o idirigenti".

    Cristiano Riciputi

    L’imprenditore dicedi prendere esempiodai Paesi che hannoinvestito nell’agricoltura

     A colloquio con Valchirio Piraccini

    Convegno◗ A Macerone si parla di agricoltura

    "Quali agricolture per il nostro territorio" èil titolo del convegno che si terrà aMacerone di Cesena lunedì 9 novembre alle20,30, nel teatro della parrocchia in viaCesenatico 5423. Dopo i saluti del sindacodi Cesena Paolo Lucchi, interverrannoMassimo Siboni (Orogel), Andrea Grassi(Apofruit) e Stefano Balestri (Cac)

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    Giovedì 29 ottobre 2015 5Primo piano

    E’ in corso la raccolta delle olive. Nel cesenate la coltura, negli ultimi anni, si è diffusa inmaniera esponenziale. Per fare il punto della situazione abbiamo interpellato i tre frantoi locali

    Dalle colline un olio eccezionaleCristiano Riciputi

    on circa 1500 ettari inproduzione, l’olivorappresenta la colturache, a Forlì-Cesena,

    negli ultimi 10 anni haconosciuto la maggioreespansione. Se pesche enettarine arrancano, con prezzispesso al di sotto dei costi diproduzione, l’olivo rappresentauna valida alternativa nellezone collinari. Molti agricoltori

    "hobbisti" piantano olivi ancheper un aspetto decorativo e poiper "farsi l’olio in casa" come sisente ripetere in più occasioni.

     Allo stesso tempo va precisatoche, per ottenere risultatilusinghieri, serveprofessionalità e un’adeguataassistenza tecnica.

    LONGIANO

    Il 2015 sarà un’annataeccezionale per quantoriguarda la qualità dell’olio,come confermano iresponsabili degli oleifici delterritorio. Pierluca Turchi,dell’omonimo frantoio diBalignano, ne è convinto:quest’anno si otterrà un ottimoprodotto. "Le premesse ci sono

    tutte - esordisce - e anche iprimi dati lo confermano.

     Abbiamo aperto la struttura il19 ottobre e i primi assaggi ciconfermano un olio di altaqualità. Le rese sono discretecon una forbice piuttostoampia: si va dal 10 al 14 percento a seconda delle zone diprovenienza delle olive. Inmedia si stanno producendo 13chili di olio ogni 100 di olive".Turchi ci tiene a sottolineareche il frantoio di Balignano haun’origine antica: le fonti neparlano già nel 1450. Lafamiglia ha tramandato questoantico mestiere di generazionein generazione e ancora oggi lamolitura, seppur con tutti gli

    accorgimenti moderni, vieneeffettuata a freddo con macinedi granito cercando il massimorispetto del prodotto finale."A differenza dello scorso anno

    - aggiunge Turchi - quandol’infestazione della mosca hacausato notevoli problemi,quest’anno le olive sono moltosane. La nostra azienda èseguita da un esperto diCalisese, il fitopatologo OrazioStrada, che ha effettuato ilmonitoraggio nei confrontidell’insetto. Quest’anno non èstato necessario neppure untrattamento e ciò dà

    un’ulteriore garanzia sullasalubrità dell’olio".L’olio delle colline di Cesenarappresenta un prodotto di altaqualità che difficilmente si può

    acquistare nei supermercati. Glioleifici invece fanno anche lavendita diretta. A questo

    proposito Turchi sottolinea che"nella grande distribuzione sitrova olio a 2,5-3 euro ilchilogrammo. Quelloartigianale dei frantoi localicosta 8-10 euro il chilogrammo.La differenza è notevole sottotutti i punti di vista. L’olioindustriale viene prodottousando miscele di olive, per lopiù estere. Però è sufficienteche ci siano anche delle oliveitaliane per riportare, inetichetta, la dicitura diproduzione nazionale. Credoche, per la propria salute, sipossa fare anche un sacrificioeconomico in più e acquistareun prodotto buono e sicuro". Iltitolare ha calcolato che,

    quest’anno, ritirerà circa 3000quintali di olive, atestimonianza di un’annata piùche discreta anche dal punto divista quantitativo.

    RONCOFREDDO

    Le colline di Roncofreddo sonofra le più vocate di tutta la

    provincia per quanto riguardala coltivazione dell’olivo. Nellafrazione di Cento vi è l’oleificioBaldisserri dove convergono leproduzioni di tutta la zona. Iltitolare, Davide Baldisserri, diceche "ci stiamo riprendendo daidanni del nevone del 2012,quando tantissime piante siruppero sotto due metri dicoltre nevosa. Il frantoio èsempre aperto in questoperiodo. La gente può venire evedere con i propri occhi lacura che gli agricoltori mettononel gestire il proprio prodotto.Grazie al loro impegno, e ainostri accorgimenti in frantoio,riusciamo a produrre un olioche non ha nulla da invidiare a

    quelli più rinomati di altre partid’Italia".Baldisserri aggiunge che "lecondizioni meteo diquest’anno sono state

    particolarmente favorevoli:poca pioggia e solo neimomenti giusti. E anche laraccolta sta procedendo nelmigliore dei modi".Rispetto alla raccolta, gliagricoltori sono quasi tuttiattrezzati con reti e scuotitorielettrici che facilitano lo staccodelle olive. Gli alberi sono ditaglia bassa così da evitare l’usodelle scale."Credo che la massaia -

    conclude Baldisserri - quandova a fare la spesa, dovrebbe fareattenzione non solo al prezzo,ma anche alla provenienza delprodotto. Se un olio nostranocosta molto, significa che èottenuto in modo artigianale oquasi e non su larga scala. Ilsapore del prodotto cesenate èinconfondibile e ha un aromaintenso".

    MONTIANO

    Nell’ultimo lembo di territoriocomunale, al confine con

    Cesena in frazione Badia hasede il frantoio che fa capo alConsorzio Agrario Adriatico. Ilresponsabile Andrea Celliconferma che il 2015 saràun’annata ottima. "Sia le analisidi laboratorio, sia quellegustative, confermano che ilprodotto locale del 2015 saràricordato per l’elevata qualità.La maggior parte dei produttoriconsegna le olive per la

    spremitura e poi si porta a casal’olio. Le aziende piùimportanti, però, conferisconole olive e poi ci occupiamo noidella vendita dell’olio".

    Sono circa 1500gli ettari di olivicoltivatinel territorio,per lo più in zonacollinare

    "Il prodotto localecosta di piùma garantisceuna qualitàeccellente"

    Ponte Giorgi

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     Sabato 24 ottobre

    Notte romagnolaDivertente serata al ritmo di una volta... con fisar-

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     È gradita la prenotazione al tel. 0547 96581

    Un oliveto nel cesenate

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    Giovedì 29 ottobre 20156 Vita della Diocesi

    Messe ferialia Cesena7.00   Cattedrale, Cappuccine,

    Cappella dell’ospedale7.30 Basilica del Monte7.35 Chiesa Benedettine8.00   Cattedrale, San Paolo,

     Addolorata, Villachiaviche,Santa Maria della Speranza

    8.30 Madonna delle Rose,San Domenico, San Rocco,Sant’Egidio, capp. cimitero,Santo Stefano, Case Finali,

    9.00 Suffragio, Addolorata9.30 Osservanza10.00  Cattedrale 17.00 Ponte Pietra18.00  Cattedrale , Madonna

    delle Rose, San Domenico,San Paolo, San Rocco,Osservanza

    18.30 San Pietro, Sant’Egidio,Santa Maria dellaSperanza, Cappuccini,San Bartolo

    19.00  Tipano20.00 San Giovanni Bono,

     Torre del Moro, Gattolino20.30  Villachiaviche,

    San Pio X 

    Sabato

    e vigilie15.30 Macerone (Lieto Soggiorno)15.00 Formignano

    17.00 Cappella cimitero Cesena,cappellaospedale “Bufalini”Luzzena (1° sabato mese),Bora (2° sabato mese)

    17.30 Santuario del Suffragio18.00  Cattedrale , San Domenico,

    Osservanza,Santuario Addolorata,Convento Cappuccini,Osservanza, Santo Stefano,San Paolo, Sant’Egidio,Madonna delle Rose, Villachiaviche,Case Finali, Diegaro, Torre del Moro, Borello,San Mauro in Valle,San Giorgio, San Vittore

    18.30 San Pietro, San Rocco,Santa Maria della Sper.

    Bulgarnò20.00 San Giovanni Bono,

    Bulgaria, Ruffio, Pioppa,Pievesestina, Tipano,Calisese,Gattolino, Ponte Pietra

    20.30 San Pio X 

    Messe festive7.00   Cattedrale, Basilica del

    Monte7.30 Santuario dell’Addolorata,

    Cappuccine,Calabrina, Ponte Pietra, Villachiaviche

    8.00 Basilica del Monte,San Pietro,San Pio X,

    Santa Maria della Sper.San Mauro in Valle,San Giovanni Bono,Sant’Egidio, Calisese, Torre del Moro,Madonna del Fuoco,Macerone, Capannaguzzo,Ronta, Borello

    8.30   Cattedrale , San Rocco,Case Finali, Martorano, Tipano, San Cristoforo,Gattolino, Roversano

    9.00 San Giuseppe (Cesenacorso Comandini),chiesa Benedettine,Santo Stefano,San Bartolo, San Paolo,San Domenico, Diegaro,Pievesestina,Ponte Pietra, Bagnile,

    Santa Maria Nuova,Bulgaria, San Vittore,San Carlo, Ruffio

    9.15 San Martino in Fiume9.30 cappella del cimitero,

    Santuario dell’Addolorata,Madonna delle Rose,Osservanza, Villachiaviche,Sant’Egidio,Montereale, San Tomaso

    9.45 Bulgarnò10.00 Cattedrale, Case Finali,

    San Rocco, Santa Mariadella Speranza, Torre del Moro, Carpineta,Cappuccini, San Pio X,Sant’Andrea in B.,

    10.30 Santuario del Suffragio,Casalbono

    10.45 Ronta, Capannaguzzo11.00 Santuario Addolorata,

    Basilica del Monte,Osservanza,San Domenico, SantoStefano, San Paolo,San Bartolo, Villachiaviche,Sant’Egidio, San Giorgio,San Giovanni Bono,Calabrina, Calisese,Gattolino, Madonna delFuoco, San Mauro in Valle,Martorano, San Demetrio,Pievesestina, Pioppa,Ponte Pietra, Bulgaria,Borello, San Carlo,San Vittore, Tipano,Macerone

    11.10  Torre del Moro

    11.15 Diegaro, Madonnadelle Rose

    11.30 Cattedrale , San Rocco,Istituto Lugaresi,San Pietro, San Pio X,Case Finali, Santa Mariadella Speranza

    12.30  Torre del Moro (in inglese,comunità nigeriani)

    15.00 Cappella del cimitero17.00 Cappella dell’ospedale

    Bufalini18.00  Cattedrale,

    San Domenico, Osservanza18.30 San Pietro, Cappuccini19.00 San Bartolo, Villachiaviche

    Comuni delcomprensorio

    Bagno di Romagnaore 20 (sabato);11,15 / 20San Piero in Bagno:chiesa parrocchialeore 18 (sabato);8 / 11 / 17.Chiesa San Francesco:10 / 15,30Ospedale “Angioloni”:ore 16 (sabato)Selvapiana: 11,15(20,30 sabato); Acquapartita: 9 Valgianna: 10

    BertinoroSanta Maria Nuova: 9, 11(19 sabato)

    Cesenatico

    Sabato: ore 16 Villamarina;16,30 San Giuseppe;17,30 Conv. Cappuccini,Santa Maria Goretti;18 San Giacomo;20 Sala; 20,30 Villalta

    Festivi:8 San Giacomo, Bagnarola,Santa Maria Goretti,Gatteo Mare;8,30 Sala, Boschetto;9 Cappuccini;9,15 San Pietro;9,30 Valverde;9,45 Cannucceto;10 Villalta, Villamarina;10,30 Cappuccini,San Giuseppe;11 San Giacomo,

    Boschetto, Sala;11,15 Bagnarola,Santa Maria Goretti,Gatteo Mare;17,30 Cappuccini;18 San Giacomo

    Civitella di RomagnaGiaggiolo: 9,30Civorio: 9

    Gambettolachiesa Sant’Egidio abate:8,30 / 10/ 11,15 / 17.Consolata: 19 (sabato);7,30 / 9,30

    Gatteoore 20 (sabato);9 / 11,15 / 17Sant’Angelo: 20 (sabato);8, 45; Casa di riposo: 9,30- 11. Istituto don Ghinelli:18,30 (sabato), 7,30Gatteo a Mare:  festivi: 8 / 11,15

    LongianoSabato:18 Santuario

    SS. Crocifisso; 19 Crocetta20,30 Budrio

    Festivi:ore 7,30 SantuarioSS. Crocifisso;8 Budrio; 8,30 Longiano-Parrocchia; 9,30 Budrio,Santuario SS. Crocifisso;9,45 Balignano;10 Badia, Montilgallo;11 Budrio, Longiano-Parrocchia, San Lorenzo inScanno; 11,15 Crocetta;18 Santuario Crocifisso

    Mercato Saraceno10.00; Ciola: 8,30Linaro: 11,15;Monastero di Valleripa: 9;Montecastello: 11Montejottone: 8.30Montepetra: 8.30Piavola: prefestiva sabatoore 18 (San Giuseppe);9,30 chiesa parrocchiale;Pieve di San Damiano11,30; San Romano: 11; Taibo: 10

    Montianoore 20,30 (sabato); 9.Montenovo:ore 18,30 (sabato), 10,30

    RoncofreddoSorrivoli: 11,15;

    Diolaguardia: 9;Gualdo: 18 (sabato), 11;Bacciolino: 9,30

    SarsinaConcattedrale: 7 / 9 / 11 / 18; Casa di R iposo:ore 16 (sabato);

     Tavolicci: 10,30 (liturgiadella Parola con Eucar.);Ranchio: 20 (sabato), 11;Sorbano: 9.30; Turrito: 17 (sabato), 10;San Martino in Appozzo: 9(liturgia della Parola conEucaristia); Quarto:10,30; Pieve di Rivoschio:15,30; Romagnano:11,15; Pagno: 16(seconda dom. del mese).

     Vergheretoore 16 (sabato), 9,15(domenica); Balze (chiesaparrocchiale): 8,15 / 11,15 / 18;eremo Sant’Alberico:

    15,30 (domenica);Montecoronaro: 9,45;Montecoronaro orat. Ville(al sabato): 16; Alfero: ore 17 (sabato);11,15; Riofreddo: 10Corneto: 11; Pereto: 10

    ✎   A MESSA DOVE

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     Tiratura del numero 37 del 22 ottobre 2015: 8.357 copie

    Questo numero del giornale è stato chiuso in redazione

    alle 18 di martedì 27 ottobre 2015

    Domenica 1 novembre Tutti i Santi - Anno B Ap 7,2-4.9-14; Salmo 23;1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a

    Gandhi definisce le beatitudini, “leparole più alte che l’umanità abbiaascoltato”. Sono la ricetta per la

    felicità perché ci danno la direzione eilluminano i passi per provare a vivere felicigià qui e ora.

     A volte le mettiamo da parte perché, ineffetti, sono un po’ scomode. Ma lebeatitudini proposte da Gesù si realizzanoquando smettiamo di gareggiare con lepresunte felicità che ci offre il mondo.Di certo se le viviamo, la loro logica cicambia il cuore perché lasciamo che sia Dioa prendersi cura della nostra gioia. L’essere

    beato non è per solo per chi ha compiutoazioni speciali, ma è per tutti, soprattuttoper i poveri, per coloro che piangono e chesubiscono ingiustizie di ogni tipo. Si è beatiperché Dio è in noi.“Beati i poveri in Spirito, perché di essi è ilregni dei cieli” ci sembra la beatitudine checontiene e raccoglie tutte le altre perché timette nell’atteggiamento di farti caricodella felicità dell’altro.Questo ci fa pensare agli sposi: quando nonmi credo migliore di mia moglie o di miomarito, se continuo a stupirmi dellabellezza e ricchezza della diversità del mioconiuge; quando vivo la meraviglia di esserecustode della sposa/o che Dio mi ha

    affidato, quando quotidianamente soringraziare del dono che lei/lui è per me,allora sono povero in spirito.Quando come coppia pensiamo di fare ameno di Dio e facciamo come se Lui non cifosse e non gli dedichiamo mai un pensiero,di certo non siamo poveri in spirito.Quando le nostre scelte non sono fatte peravere subito una ricompensa o per essereammirati dalla gente, allora siamo poveri inspirito.E se sono povero in spirito, non posso cheessere mite perché rifiuto di essere causa disofferenza del coniuge, anzi ho a cuore lafelicità sua e di tutte le persone cheincontro. Non porterò rancore se l’altro/ami delude, non terrò il muso e nonrimuginerò all’infinito su ogni piccola cosao sgarbo che mi ha fatto dispiacere. Sarò

    invece misericordioso perché ho la capacitàdi perdonare davvero.Ma in fondo tutte le beatitudini sono inrelazione fra loro perché parlano dellanostra umanità, sono intrise del nostroquotidiano, sono il nostro viaggio faticoso,ma meraviglioso, perché Gesù viaggia connoi.Quindi rallegriamoci, perché è così che sirealizza la promessa della grandericompensa nei cieli, il paradiso dei Santi. Esarà una grande festa perché lì giungeremotutti insieme nell’amore reciproco con ilquale abbiamo camminato. Sin da qui, sinda ora.

    Sabrina e Andrea Delvecchio

    IL GIORNODELSIGNORE

    Le beatitudini: vivere felici, qui e ora

    lunedì2 novembrecommemorazione dei fedeli defunti Gb 19,1.23-27a;Sal 26; Rm 5,5-11;Gv 6,37-40

    martedì 3san Martino de Porres Rm 12,5-16a;Sal 130; Lc 14,15-24

    mercoledì 4san Carlo BorromeoRm 13,8-10;Sal 111;Lc 14,25-33

    giovedì 5santi Zaccariaed ElisabettaRm 14,7-12; Sal 26;Lc 15,1-10

     venerdì 6san Leonardodi Noblec Rm 15,14-21;Sal 97; Lc 16,1-8

    sabato 7sant’ErnestoRm 16,3-9.16.22-27

    La Parola

    di ogni giorno

    ✎ NOTIZIARIO DIOCESANOAl Monte, preghiera per le vocazioni sacerdotaliPromosso dall’Ufficio vocazioni, si terrà sabato 31 ottobre ilpellegrinaggio a piedi dalla Cattedrale di Cesena alla Basilica delMonte. Il pellegrinaggio sarà occasione di preghiera per le vocazionie per i sacerdoti. Alle 6,30 partenza dalla Cattedrale, cammino versola Basilica del Monte e recita del Rosario. Alle 7,30 Messa.

     Visita pastorale: il vescovo Douglas nelle parrocchieZona pastorale Vie Cesenatico, Cervese, RavennateMessa di inizio sabato 7 novembre a Sant’Egidio di CesenaIl vescovo Douglas presiederà la Messa di sabato 7 novembre alle 18,nella chiesa di Sant’Egidio di Cesena, in apertura della Visita che vedràinteressate le parrocchie della Zona pastorale delle Vie Cesenatico,Cervese e Ravennate. Prima tappa Villachiaviche, dal 15 al 22 novembre.

    Ordinazione di quattro nuovi diaconiDomenica 8 novembre alle 18 a Sant’Egidio di CesenaQuattro nuovi diaconi per la Chiesa di Cesena-Sarsina. Domenica 8novembre alle 18, nella chiesa di Sant’Egidio di Cesena, sarannoordinati diaconi per imposizione delle mani e la preghiera delvescovo Douglas Regattieri quattro parrocchiani, tutti di Sant’Egidiodi Cesena. Sono Corrado Amato, Valder Gimelli, Moreno Orlani e

     William Tafani.

    Eucaristia, misericordia per l’uomo: 2 giorni di formazione

    per catechisti, educatori e operatori missionariIn Seminario, sabato 7 e domenica 8 novembreL’Ufficio catechistico e l’Ufficio missionario diocesani propongono atutti i catechisti, educatori e operatori missionari una due giorniformativa dal titolo “Eucaristia, misericordia per l’uomo”. La due giornisi svolgerà in Seminario a Cesena e inizierà sabato 7 novembre; alle14,45 accoglienza e alle 15 la relazione di don Carlo Molari, cui seguiràun laboratorio. Alle 17,30 Messa e in serata, alle 21 (aperto a tutti),narrazione biblica a cura di don Marco Campedelli (compagnia NinoPozzo, “Teatro mondo piccino”) dal titolo “Buono come il pane”.Domenica 8 novembre, alle 9 sempre in Seminario a Cesena, relazionedi don Marco Campedelli e laboratorio. Alle 12,30 pranzo per il qualeverrà preparato un primo e si condividerà ciò che ognuno porterà(offerta libera); alle 14,30 laboratorio e alle 17 conclusioni. Per info:Bruna e Mauro, 338 8765775, [email protected]

    “Queste cose vi scriviamo, perché la vostra gioia sia piena” (1Gv 1,4)

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 38-2015

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    Giovedì 29 ottobre 2015 7Vita della Diocesi

     Vita consacrataLe famiglie si presentano

    ita consacrata,monasteri,conventi, istituti 

    e associazioni presenti in diocesi. Unaricchezza di ordini e carismi che abbiamo

     già presentato sul Corriere Cesenate (primo piano inCorriere Cesenate n. 21del 28 maggio 2015) e che desideriamo oraapprofondire con lapubblicazione - daquesta settimana e aproseguire - di una’presentazione’ dei vari istituti, curata da lorostessi.Cominciamo questasettimana dalle Benedettine del Monastero dello SpiritoSanto, lungo la via Celincordia 185, a Cesena (a poche centinaia di metri dalla Basilica del Monte). Madre abbadessa delle otto monache è suor Paolina Cestaro.

    La storia della nostra comunità si snoda nel corso di oltre

    7 secoli e il suo carisma, che vanta 1500 anni di vita, è unodei più antichi della vita religiosa. Una radice profondadunque, che perfora i secoli e che nel nascondimentolavora…Fondatrice del nostro protomonastero nella secondametà del XIII secolo fu la beata Santuccia Carabotti diGubbio, una donna certamente eccezionale che sidistinse per intraprendenza oltre che per santità. Lei e ilmarito, di comune accordo, si separarono per abbracciarela vita religiosa. Nobile e con grandi possibilitàeconomiche, riformò e fondò numerosi monasterinell’Italia centrale, spingendosi sino a Cesena. Liorganizzò poi nella Congregazione delle Santuccie oSantine, che da lei prese il nome, adottando la Regolabenedettina che tuttora costituisce il nostro riferimentoidentitario.La comunità lungo i secoli visse vicende complesse,talvolta dolorose e non sempre ben documentate. Si

    V

    trasferì in vari monasteri,accettò fusioni con altrecomunità, subìsoppressioni ed espropri.Tuttavia anche in mezzo aimarosi della storia non sispense mai l’attrazionecon cui il Signore continuaad avvincere a ségenerazioni di monache.

    Un’attrazione profonda che trova nella vita monastica,con le sue regole e la sua millenaria esperienza, unacollaudata mediazione in grado di orientare il desideriodi Dio in un processo di conversione e purificazione delcuore, che Gesù stesso presenta come beatitudine econdizione per “vedere Dio”.

    Basilari nella vita monastica, e per questo posti comevoti, sono: la stabilità, la conversione di vita el’obbedienza. Se vissuti con serietà e perseveranzacooperano con l’azione della Grazia in una maturazionespirituale che sfocia nell’intima consapevolezza di sé difronte a Dio. Il frutto della fedeltà alla propria vocazione èquell’umiltà a cui San Benedetto dedica il VII capitolo, ilpiù lungo, della sua Regola. Essa si plasma conl’obbedienza, la pazienza, l’abbassamento, il silenzio econduce alla prontezza nel servizio e in quella dilatazionedel cuore che porta a compiere ogni cosa sotto lo sguardodi Dio.La vita benedettina concretamente è organizzata intornoa due poli: la preghiera liturgica e il lavoro. Tutto sicompie all’interno del monastero, sotto la guida di unabate o abbadessa, in un’alternanza ben calibrata ditempi da dedicare alle diverse attività.La Liturgia delle Ore impegna la comunità in quella

    preghiera con cui laChiesa si rivolge eascolta il suo Signore.È una preghierapubblica diantichissimatradizione, che si compie a ore stabilite con valenzasimbolica e a cui possono partecipare anche altri fedeli.Malgrado l’esiguità delle nostre forze, essa si svolge confedeltà e costituisce il nostro principale impegno, cosìcome esorta nella sua Regola San Benedetto: “Nullaanteporre all’Opera di Dio”. All’attività spirituale, che prevede anche lo studio e lapreghiera personale con la pratica della lectio divina, siaffianca il lavoro. Il monastero dispone di laboratoriattrezzati per produzione delle ostie che costituiscono

    per la comunità una significativa fonte di reddito. Lagestione della casa con i vari servizi fraterni, poi,coinvolgono attivamente ogni membro della comunità.Il monachesimo ha nella propria vocazione anche ladimensione dell’ospitalità, che si apre a coloro checercano in particolare il refrigerio dello spirito in un luogodi silenzio e di preghiera. Dal 2007 siamo in grado dioffrire questo servizio in una nuova foresteria che puòaccogliere anche gruppi numerosi, disponendo diambienti ampi e confortevoli.Il nostro futuro è nelle mani di Dio! Noi siamofermamente convinte che la preghiera è l’impegno piùprezioso e anche il più necessario alla vita della Chiesa edel mondo e confidiamo che questa nascosta sorgente digrazie non si dissechi, così come nei secoli passati non siè mai prosciugata.

    Le monache benedettinedel monastero dello Spirito Santo (Cesena)

    L’Anno indetto da papa Francesco si concluderà a febbraio 2016. Storia e carisma delle monache benedettine

    del monastero dello Spirito Santo (Cesena)

    Si concluderà il prossimo mese di febbraio l’anno dedi-cato alla vita consacrata, indetto da papa Francesco einiziato nel novembre 2014. Perché un Anno dedicato alla  vita consacrata? E quali sono le sfide che sono chiamati a raccogliere le religiose e i religiosi di oggi? Durante la ve-glia di apertura nella basilica di Santa Maria Maggiore il

    29 novembre 2014, le parole di papa Francesco hannotracciato una pista da seguire: “Uscite dal vostro nido versole periferie dell'uomo e della donna di oggi! Per questo, la-sciatevi incontrare da Cristo. L’incontro con Lui vi spin-gerà all'incontro con gli altri e vi porterà verso i piùbisognosi, i più poveri. Giungete alle periferie che atten-dono la luce del Vangelo. Abitate le frontiere. Questo vichiederà vigilanza per scoprire le novità dello Spirito; lu-cidità per riconoscere la complessità delle nuove frontiere;discernimento per identificare i limiti e la maniera ade-guata di procedere; e immersione nella realtà, ‘toccandola carne sofferente di Cristo nel popolo’”.

    ESTERNO DEL MONASTERO DELLE BENEDETTINE,IN VIA CELINCORDIA A CESENA.

    IL LABORATORIO DI PRODUZIONE DELLE OSTIE

    Nuovi stili di vita: piccoli gestiper un grande cambiamento

    ● Nuovo appuntamento dei seminaridi studio propostidalla Pastorale familiare e sociale

    ● In Seminario a Cesena è intervenutoFrancesco Gesualdi, allievo di don Milanialla scuola di Barbiana

    er garantire a tutto ilmondo lo stile di vitadei cittadini degli StatiUniti servirebbero

    cinque terre”. E non parliamo delleridenti località liguri, ma di cinqueinteri pianeti. Il dato sconcertante èstato citato lunedì scorso, inseminario a Cesena, nel corso delsecondo appuntamento delseminario di studio organizzato daPastorale familiare e Pastoralesociale. Ospite della serata ilsaggista Francesco Gesualdi, allievo

    di don Milani alla Scuola diBarbiana, impegnato in unariflessione sui “Piccoli gesti per ungrande cambiamento: stili di vitaper cambiare l’economia”.Che gli stili di vita debbanocambiare è ormai convinzionecomune: il mondo di oggi ha giàimboccato la strada per il disastro.Non tutti, però, hanno pienapercezione di quanto sia grave lasituazione: “Non si tratta solodell’esaurimento di risorse limitate,come il petrolio - ha spiegato

    P“Gesualdi - ma dell’esaurimento dirisorse rinnovabili. Oggi il giornodel “sorpasso”, dopo il quale siconsumano più risorse di quanto ilpianeta offra, è il 13 agosto. Quandoarriverà al 30 giugno vorrà dire chestiamo consumando le risorse didue pianeti, e questo solo permantenere una minoranza diabitanti e il suo tenore di vita. Setutti i popoli del mondo avessero lostile di vita degli italianiservirebbero quattro interi pianeti”.Per questo è urgente ripensare dal

    basso il proprio modello di crescita.Proprio come ha fatto Gesualdi sulfinire degli anni ’70, quando con lafamiglia lasciò il proprioappartamento per andare a viverein campagna assieme ad altri nucleifamiliari. Gli abitanti di quelcasolare, nel pisano, avevano uncruccio comune, quello di non fareabbastanza: “Il nostro Centro perun nuovo modello di svilupponacque così - per cercare soluzionidi fronte all’emarginazione, aldisagio all’oppressione. Lo abbiamo

    fatto partendo da noi, dal basso,con del sano realismo, aprendoci adesempio all’affido familiare, conl’impegno nella politica, lottandocontro la cultura dello scarto,impegnandoci ad abbracciare lasobrietà”.Soprattutto studiando: al Centrocominciarono subito a porsi moltedomande e, soprattutto, a cercaredelle risposte, non limitandosi aiconfini italiani: “Le dinamiche inatto qui sono presenti ancheall’estero. La povertà non è fato,

    destino ineludibile, ma frutto discelte brutte o cattive.L’informazione prima che un dirittoè un dovere: ci siamo messi astudiare i meccanismi della finanzae della globalizzazione.Trasformandoci da spettatoripassivi a personaggi attivi, in ogninostra scelta, a cominciare dal caffèscelto per la colazione. È giustocomprare quel poco che ha il suddel mondo? Molti dicono di sì, manoi non vogliamo essere complici diaziende responsabili di processi di

    sfruttamento, colluse con mercanti d’armi o con sediin paradisi fiscali”.In questo senso, l’acquisto di prodotti da commercioequo e solidale potrebbe essere una soluzione: “Ogniprodotto ha una sua storia sociale. Dobbiamoignorare il bombardamento della pubblicità e

    chiederci quanto costi realmente il prodotto, se facciao no al caso nostro, se si tratti solo di una moda,liberandoci così dalla schiavitù dell’inutile e delsuperfluo”.Sobrietà fa spesso il paio con condivisione: “Possiamocondividere molti prodotti con gli altri: quante volteusiamo un trapano? Perché non tenerne uno solo incondominio anziché uno per cantina?”. Anche la m obilità è im portante: “Per spo stament i finoa 2 km è meglio andare a piedi, oltre in bicicletta.Mentre per distanze sui 20 chilometri e più ci si puòaffidare a mezzi a motore: trasporti pubblici ocondivisi, come il car sharing o il car pooling”.

    Michelangelo Bucci

    FRANCESCO GESUALDIÈ STATO OSPITE

    DELL’INCONTRO PROMOSSODALLA PASTORALE FAMILIARE

    E SOCIALE,IN SEMINARIO A CESENA,

    LA SERA DI LUNEDÌ26 OTTOBRE

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 38-2015

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    Giovedì 29 ottobre 20158 Vita della Chiesa

    Il Papa ai gitani

    “Diritti e doverinella convivenza”. Il popolonomade in aula Paolo VIUn abbraccio accogliente, quello di papa Francesco

    al popolo dei gitani in Aula Paolo VI, e un invito a“voltare pagina”, abbandonando, da un lato,pregiudizi e diffidenze; assumendo, dall’altro, ilruolo di protagonisti del proprio presente e delproprio futuro integrandosi nella società erispettandone le leggi perché i diritti vanno di paripasso con i doveri.Nella festa di musiche, danze e variopinti costumigitani che ha riempito lunedì 26 ottobre l’aulaPaolo VI, papa Francesco ha ricevuto 5milarappresentanti del popolo nomade (rom, sinti ealtri gruppi itineranti) provenienti da venti Paesid’Europa, Africa e Asia. L’udienza ha concluso ilpellegrinaggio dei gitani - promosso dal PontificioConsiglio per la pastorale dei migranti, insieme aComunità di Sant’Egidio, diocesi di Roma eFondazione Migrantes nel 50esimo dalla storicavisita di Paolo VI al campo nomadi di Pomezia(Roma) - che ha visto, sabato 24 ottobre, la ViaCrucis al Colosseo presieduta dal cardinale vicarioAgostino Vallini.Ad accogliere Francesco la danza di un gruppo dibambini della comunità rom di Mazara del Vallo,seguita da canti e testimonianze, tra cui quella diuna giovane serba, Maria. “Conosco le difficoltà delvostro popolo” che contrastano “col diritto di ognipersona a una vita dignitosa, a un lavoro dignitoso,all’istruzione e all’assistenza sanitaria”, ha esorditoil Papa ricordando le sue visite ad alcune parrocchiedella periferia romana. Difficoltà che “interpellanonon soltanto la Chiesa, ma anche le autorità locali”.Di qui il monito: “L’ordine morale e quello socialeimpongono che ogni essere umano possa godere deidiritti fondamentali e debba rispondere ai propridoveri. Su questa base è possibile costruire unaconvivenza pacifica, in cui le diverse culture etradizioni custodiscono i rispettivi valori inatteggiamento non di chiusura e contrapposizione,ma di dialogo e integrazione”.Il Papa non fa sconti a nessuno e ai gitani chiede dinon dare “ai mezzi di comunicazione e all’opinione

    pubblica occasioni per parlare male di voi”. “Voistessi - afferma - siete i protagonisti del vostropresente e del vostro futuro. Come tutti i cittadini,potete contribuire al benessere e al progresso dellasocietà rispettandone le leggi, adempiendo aivostri doveri e integrandovi anche attraversol’emancipazione delle nuove generazioni”.Anzitutto non impedendo ai bambini di andare ascuola perché l’istruzione è un loro diritto epermette ai giovani di diventare cittadini attivi;quindi impegnandosi a costruire “periferie piùumane” e “legami di fraternità e condivisione”.“Avete questa responsabilità, è anche compitovostro”, puntualizza. L’invito, inoltre a essere“buoni cristiani, evitando tutto ciò che non è degnodi questo nome: falsità, truffe, imbrogli, liti”. Dopoavere chiesto alle istituzioni civili “l’impegno digarantire adeguati percorsi formativi per i giovanigitani, dando la possibilità anche alle famiglie chevivono in condizioni più disagiate di beneficiare di

    un adeguato inserimento scolastico e lavorativo”,Francesco affida il popolo dei gitani a Maria e ponesul capo della statua della “Madonna degli zingari”e del Bambino Gesù due coroncine dorate,ripetendo il gesto compiuto 50 anni fa da Paolo VI.

    Giovanna Pasqualin Traversa

    omenica18 ottobre, in piazzaSan Pietro a Roma, sono staticanonizzati Zelia e LuigiMartin, prima coppia di sposi

    del nostro tempo.La loro vita è un esempio di fedeautentica che si incarna nelquotidiano, una luce per ogni famiglia,ma anche per le nostre comunità. Lagioia di questi sposi è consistitasoprattutto nello stare insieme e nelvivere sotto lo sguardo di Dionell’offerta della vita quotidiana.“C’è bisogno di famiglie che non silascino travolgere da moderne correnticulturali ispirate all’edonismo e alrelativismo e siano pronte piuttosto acompiere con generosa dedizione laloro missione nella Chiesa e nellasocietà” (papa Benedetto XVI).La canonizzazione dei coniugi Martinci mostra una coppia che ha compresoche Dio chiama fortemente alla santitànel matrimonio. Una famiglia dove Dioha il primo posto.Luigi e Zelia hanno avuto una vita chenon è molto diversa dalla nostra: unavita familiare che richiede attenzionesia educativa che economica, dove illavoro ha la sua importanza, in cui lemalattie e le sofferenze si ripetono,dove le gioie e le pene si intrecciano.I coniugi Martin vivono tutte questesituazioni come inviate dalla mano diDio. È il modo con cui Dio li ama, e lorovogliono rispondere con amore. Per uncristiano che vive abbandonato nellemani di Dio, è normale che tutte lecose, anche le più materiali, siano

    affidate a Lui.Per gli sposi Martin, Dio è un padreamorevole che attira i suoi figli in cielo,luogo della felicità perfetta ed eterna.Questo richiede, pertanto, di essere

    santi. Sono protesi verso il cielo perchéDio è al primo posto nella loro vita.Sono quindi santi non malgrado ilmatrimonio ma nel e per ilmatrimonio.Non sono protagonisti di gesticlamorosi o di particolare pesoapostolico, ma sono vissuti nellaquotidiana normalità di ogni famiglia,illuminati sempre dal divino e dalsoprannaturale.Pensiamo non sia un caso che sianostati beatificati, per volontà diBenedetto XVI, il 19 ottobre 2008,giornata mondiale delle missioni, ecanonizzati il 18 ottobre 2015, semprenella giornata mondiale delle missionie durante il Sinodo Ordinario dellafamiglia intitolato “La vocazione e lamissione della famiglia nella Chiesa enel mondo contemporaneo”. Qual è lavocazione e la missione della famigliase non quella di vivere e di trasmetterel’amore di Gesù ogni giorno?Che bel modello viene offerto a ognicoppia di sposi!! E non solo…Perché, come ha detto nell’omelia dellabeatificazione il cardinale Martins:“Luigi e Zelia sono un dono per igiovani fidanzati per il coraggio chehanno manifestato obbedendo allaChiesa anche quando questadomandava loro di andare contro-corrente, contro tendenza. Non hannoavuto timore delle parole comepurezza, castità o verginità, non hannobruciato le tappe, hanno vissuto, anchese per breve tempo, un fidanzamentorispettoso della volontà di Dio e

    dell’insegnamento della Chiesa.Luigi e Zelia sono un dono per gli sposidi qualsiasi età per la stima, il rispetto el’armonia con i quali si sono amatireciprocamente. Zelia scriveva: ’Non

    posso vivere senza te, mio caro Luigi’. Elui le rispondeva: ’Tuo marito e amicoche ti ama per la vita’. Entrambi hannovissuto con eroismo le promessematrimoniali di fedeltà dell’impegno,d’indissolubilità del legame, difecondità dell’amore, nella felicità enella prova, nella salute e nellamalattia.Luigi e Zelia sono un dono per igenitori per l’abnegazione evangelicacon la quale, di comune accordo,vollero numerosi figli da offrire alSignore. Veri ministri dell’amore e dellavita, hanno ricercato la fecondità comeservizio. Come un sacerdote serve laChiesa. Tutti noi ammiriamo Teresa,figlia incomparabile di questa coppia,capolavoro della grazia di Dio, maanche capolavoro del loro amore per lavita e per i figli”.È stato per noi un grande dono poteressere presenti, in una gremita egioiosa piazza San Pietro, alla Messaper la loro canonizzazione, dove papaFrancesco ha sottolineato che “I santiconiugi Martin hanno vissuto ilservizio cristiano nella famiglia,costruendo giorno per giorno unambiente pieno di fede e di amore; e inquesto clima sono germogliate levocazioni delle figlie, tra cui santaTeresa di Gesù Bambino”.Luigi e Zelia sono portatori di unaverità semplice, anzi semplicissima: lasantità cristiana non è per pochi, ma èla vocazione normale di ognuno di noi,di tutti i battezzati. Ci dicono che lasantità ha a che fare con la moglie, con

    i figli, con il lavoro e con la sessualità.Il santo non è un superuomo, il santo èun uomo vero: Zelia e Luigi,semplicemente sposi.

    Sabrina e Andrea Delvecchio

    D

    Zeliae Luigi Martinsemplicemente sposi

    Domenica 18 ottobrela canonizzazione della primacoppia di coniugi,genitori di Santa Teresa di Lisieux.

    La testimonianza di chiha partecipato alla celebrazionein piazza San Pietro, a Roma

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    Giovedì 29 ottobre 2015 9Vita della Chiesa

    Papa Francesco:“La parola famiglianon suona piùcome prima”La Relazione finale del Sinodo è stata approvata “con una maggioranzaestremamente ampia” e ha ricevuto in ognuno dei 94 paragrafi lamaggioranza qualificata dei due terzi, che sui 265 padri sinodalipresenti era pari a 177 voti. Indicata la strada del “discernimento” per idivorziati risposati. L’attenzione agli omosessuali che vivono infamiglia. La cifra complessiva dell’accoglienza e della misericordia

    apa Francesco ha concluso il Sinodo sulla famiglia invitando i 270 padri

    sinodali a “tornare a camminare insieme”. Se la Chiesa - come aveva dettonel suo discorso commemorativo del 50esimo anniversario del Sinodo deivescovi - è “synodos”, il Sinodo “non significa aver concluso tutti i temi

    inerenti la famiglia” o “aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e aidubbi”. Significa, invece, “aver sollecitato tutti a comprendere l’importanzadell’istituzione della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, fondatosull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale dellasocietà e della vita umana”. “Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuirecondanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamarealla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore”. Neldiscorso di chiusura dell’assemblea, Francesco ha insistito sul legame tra il Sinodo el’imminente Giubileo e ha citato i suoi predecessori - Paolo VI, Giovanni Paolo II,Benedetto XVI - per ricordare che è lo Spirito Santo “il vero protagonista e artefice”:dopo tre settimane di ascolto e confronto, “per tutti la parola famiglia non suonapiù come prima”. La Relazione finale del Sinodo, ha reso noto padre FedericoLombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede nell’ultimo briefing suilavori, è stata approvata “con una maggioranza estremamente ampia” e ha ricevutoin ognuno dei 94 paragrafi - a differenza di quanto era avvenuto l’anno scorso - lamaggioranza qualificata dei due terzi, che sui 265 padri sinodali presenti era pari a177 voti. Non sono mancati paragrafi particolarmente controversi, già oggetto divivace dibattito al Sinodo, come i numeri 84-85-86 che affrontano la questione dei

    divorziati risposati all’interno delle “situazioni complesse” delle famiglie.

    “Che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?”, si è chiesto il Papa: “Significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci dellefamiglie”, una delle risposte: “Significa aver dato prova della vivacità della Chiesacattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi lemani discutendo animatamente e francamente sulla famiglia. Significa avertestimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eternanovità, contro chi vuole indottrinarlo in pietre morte da scagliare contro gli altri.Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori

    P

    in ricerca del perdono e non solo dei giusti e

    dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando sisentono poveri e peccatori”.

    “Superare l’ermeneutica cospirativa ochiusura di prospettive, per difendere e perdiffondere la libertà dei figli di Dio, pertrasmettere la bellezza della novità cristiana,qualche volta coperta dalla ruggine di unlinguaggio arcaico o semplicemente noncomprensibile”. È uno dei tratti del Sinodo, incui “le opinioni diverse si sono espresseliberamente, e purtroppo talvolta conmetodo non del tutto benevoli”. “La sfida cheabbiamo davanti è sempre la stessa”, ha dettoFrancesco: “Annunciare il Vangelo all’uomodi oggi, difendendo la famiglia da tutti gliattacchi ideologici e individualistici”. Senza,però, “mai cadere nel pericolo del relativismooppure di demonizzare gli altri”, ma cercando“di abbracciare pienamente ecoraggiosamente la bontà e la misericordia di

    Dio che supera i nostri calcoli umani e chenon desidera altro che tutti gli uomini sianosalvati”.

    “Discernimento e integrazione”: sono le dueparole d’ordine della relazione finale. “Ibattezzati che sono divorziati e risposaticivilmente devono essere più integrati nellecomunità cristiane nei diversi modi possibili,evitando ogni occasione di scandalo”, si legge

    nella terza parte del documento, dedicata alle

    “situazioni complesse” delle famiglie. “Lalogica dell’integrazione - si spiega nel testo -è la chiave del loro accompagnamentopastorale. Sono battezzati, sono fratelli esorelle”, e “la loro partecipazione puòesprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorreperciò discernere quali delle diverse forme diesclusione attualmente praticate in ambitoliturgico, pastorale, educativo e istituzionalepossano essere superate”. Una “integrazione”,questa, “necessaria pure per la cura el’educazione cristiane dei loro figli”. Per il“discernimento”, il documento citato è laFamiliaris Consortio di Giovanni Paolo II,dove si esortano i sacerdoti ad“accompagnare le persone secondol’insegnamento della Chiesa e gliorientamenti del vescovo”. Nei confronti dellepersone con tendenza omosessuale, siribadisce che “ogni persona,indipendentemente dalla propria tendenza

    sessuale”, va “rispettata nella sua dignità eaccolta con rispetto, con la cura di evitareogni ingiusta discriminazione” e si rinnova ilno ai “progetti di equiparazione almatrimonio delle unioni tra personeomosessuali”. Su matrimoni civili o unioni difatto si può crescere verso la “stabilità”,“tolleranza zero” su violenze in famiglia eabusi sessuali sui minori.

    M. Michela Nicolais

    Concluso il Sinodo

    “Su tutto, discernimento,accompagnamento e integrazione”

    Monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e membro della Commissioneper l’elaborazione della Relazione : “Considererei il documento finale da treprospettive: fragilità, sguardo, parole fragili”. E ancora: “I padri sinodali non sonostati convocati per essere quei ’cooperatori del disastro’, di cui parla il profeta;

    hanno preferito, come dice san Paolo, essere ‘cooperatori della gioia’”

    n testo di ampio respiro e segnatodalla makrothymía, ossia dallacapacità di guardare e sentire in

    grande”. Non usa giri di parole monsignorMarcello Semeraro, vescovo di Albano emembro della Commissione perl’elaborazione della “Relazione finale”, perdefinire il documento conclusivo del Sinodo,approvato in tutti i suoi 94 paragrafi da unamaggioranza qualificata. “Seguendo lasuggestione dell’intervento di un vescovo letto

    in aula - aggiunge Semeraro - paragonerei ilSinodo appena terminato alle nozze di Canadove il vino, che è motivo di gioia, è sembrato,talvolta, mancare e ciò ha destato dell’ansia.Però, la docilità dei servi alla parola di Gesù, diriempire nonostante tutto le anfore conacqua, ha reso possibile il mutamento”.

    Eccellenza, quali sono i passaggi principalidella Relazione finale?Più che ‘passaggi’, indicherei alcuniatteggiamenti, che se pure tornanospecialmente nella terza parte della Relatio,tuttavia la segnano profondamente per tutto ilsuo svolgersi. Sono quelli descritti con i terminidi discernimento, accompagnamento eintegrazione. Queste tre parole attraversanol’intero documento e si richiamano l’una l’altra.

    Il testo approvato è solo frutto di un buoncompromesso oppure è indicatore di quel“camminare insieme” auspicato dal Papa?In origine il termine ’compromesso’ indicavaun impegno condiviso. Sotto questo profilo laRelatio mi pare un testo nel quale almenouna maggioranza qualificata si è ritrovata.

    Sui numeri 84-85-86, che trattano del “di-scernimento e integrazione” dei divorziati ri-sposati, il numero dei “non placet”, però, è

    cresciuto… A me pare che la ragione sia nel fatto che essiimplicano un passaggio molto importante:dalla morale dei comandamenti alla moraledelle virtù. In breve, nella prima il soggettosembra essere valutato come un produttore diatti secondo la legge e la coscienza pareconsiderata prevalentemente come facoltà dinotifica e di applicazione della legge. Lamorale delle virtù, per sua parte, intende farepropria la pedagogia evangelica che miraall’’albero’ prima che ai frutti, nellaconvinzione che se l’albero (ossia la persona ela sua libertà) è buono, anche i frutti (leazioni) lo saranno (cf. Mt 7). Nella Relatio silegge pertanto: ’Il Vangelo della famiglia nutrepure quei semi che ancora attendono dimaturare, e deve curare quegli alberi che si

    sono inariditi e necessitano di non esseretrascurati’ (n. 50).

    Pare di capire che lo “sguardo” più che al det-taglio sia stato indirizzato verso l’ampiezza del tema della famiglia…Considererei il testo da tre prospettive. Per laprima userei la parola fragilità. La suaetimologia ci riporta a qualcosa che puòrompersi o essere rovinato, ma pure a ciò che èprezioso e perciò merita di essere custodito e

    curato. Ora, nella prima parte la Relatio siaccosta alla famiglia proprio in questaprospettiva: è ‘grembo di gioie e di prove’,attraversata dalla crisi, ma pure oggetto disperanza e di speranze. Indico l’altraprospettiva con la parola sguardo. Anchequesto è un termine ricorrente nella Relatio.

     Ancora nell’omelia della Messa di chiusuraFrancesco ha detto: ’Abbiamo condiviso con losguardo rivolto al Signore e ai fratelli, nellaricerca dei sentieri che il Vangelo indica alnostro tempo per annunciare il mistero diamore della famiglia. Proseguiamo il camminoche il Signore desidera. Chiediamo a Lui unosguardo guarito e salvato, che sa diffondereluce, perché ricorda lo splendore che lo hailluminato’. Uno sguardo sulla fragilità, infine,esige connaturalmente la scelta di parole

    U“

    fragili. Un proverbio africano recita chela ferita provocata da una parola nonguarisce! Era, dunque, necessario, perquella realtà così preziosa e fragile che èla famiglia scegliere parole buone,

    parole di cura, che aiutano a cambiare lavita. Lo spot televisivo di un famosoregistratore degli anni Ottanta facevavedere l’immagine di una notissimacantante jazz che con la potenza dellasua voce frantumava un bicchiere dicristallo. I padri sinodali, però, nonerano stati convocati per produzioni diquesto tipo. Invece di essere quei’cooperatori del disastro’, di cui parla ilprofeta (cf Zac 1,15), hanno preferito,come dice Paolo, essere ’cooperatoridella gioia’ (cf 2Cor 1,24).

    Le parole conclusive della “Relatio”prospettano un possibile documentodel Papa. Conoscendo Francesco, pen-sa che ci sarà?La formula cui la Relatio ha fatto ricorsonella conclusione appartiene allo

    ’stylus’ dei documenti sinodali. Così fuper il Sinodo dell’ottobre 2012, chiusocon la consegna a papa Benedetto XVIdi 58 Propositiones. Francesco, il nuovoPapa, pubblicò poi l’esortazioneapostolica Evangelii Gaudium, ma nonvi fece apporre l’intitolazione ormaiinvalsa di ‘postsinodale’. Nel nostro casola formula stereotipata ritorna, ma allafine del documento e con un chiarorimando all’incipit della costituzioneLumen Gentium. Francesco ci ha giàdonato una serie di catechesi e lafamiglia gli sta davvero a cuore. IlSinodo appena concluso, peraltro, nonsegna una conclusione, ma un nuovoinizio.

     Vincenzo Corrado

    PADRI SINODALIINSIEME A PAPA FRANCESCO (FOTO SIR)

    MONSIGNOR MARCELLO SEMERARO,VESCOVO DI ALBANO E MEMBRO

    DELLA COMMISSIONEPER L’ELABORAZIONE

    DELLA RELAZIONE  FINALEDEL SINODO

    (FOTO SIR)

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    Giovedì 29 ottobre 201510 Vita della Chiesa

    incontro tra Cristo e il ciecodi Gerico è occasione per

    riflettere sul nostro modo diporci di fronte alle situazioni di chi sitrova in difficoltà. Gesù compie unmiracolo, uno dei tanti nel suo andareverso Gerusalemme. Ma questo hauna novità: è l’unica volta che ilmiracolato ha un nome, Bartimeo,figlio di Timeo. Un uomo che sedevalungo la strada e che appena sente chepassa Gesù subito si rivolge a luichiamandolo figlio di Davide. Gridaforte, Bartimeo, per farsi udire mentrei discepoli cercano di zi ttirlo. Gesù cidice che anche nella città di Gerico,città maledetta, il Signore non famancare la sua grazia, la suamisericordia. Viene alla mente laparabola del Tamud - accanto allaBibbia, libro sacro per l’ebraismo - deidue troni di Dio: per tre ore al giorno

    siede e giudica il mondo intero.Quando vede che il mondo merita diessere distrutto per laprevalenza del male, sialza dal trono di giustizia esiede sul trono dellamisericordia.La grande lezione delSignore è proprio nella“medicina dellamisericordia” per usarel’espressione cara aGiovanni XXIII. Di fronteal tentativo di bloccare lasua richiesta da parte deidiscepoli, proprio a loroGesù chiede di andare achiamare Bartimeo. Usanodue parole - coraggio,alzati - che solo Gesù pronuncia nelresto del Vangelo, come ricorda il Papa

    nella sua omelia in San Pietro, aconclusione del Sinodo dei vescovi.Bartimeo rappresenta un po’ tutti noi,distratti come siamo dai nostri egoismi,sordi alle voci che un po’ ci disturbanoperché chiedono accoglienza,attenzione. Voci di coloro che cercanoun futuro diverso, migliore, come quellemoltitudini che affollano le strade

    d’Europa: “Una realtà drammatica deinostri giorni”. Una realtà che fa dire a

    papa Francesco: “Queste famiglie piùsofferenti, sradicate dalle loro terre,sono state presenti con noi nel Sinodo”.E ancora: “Queste persone in cerca didignità, queste famiglie in cerca di pacerimangono ancora con noi, la Chiesanon le abbandona, perché fanno partedel popolo che Dio vuole liberare dallaschiavitù e guidare alla libertà”.

     A Bartimeo Gesù rivolge una domandache tutto sommato possiamo ritenere

    inutile, perché egli sa cosa vuole ilpovero che ha di fronte. Eppure, lostesso gli chiede: che cosa vuoi che iofaccia per te? È la stessa domanda chedomenica scorsa abbiamo letto nel

     Vangelo rivolta ai due fratelli, Giacomoe Giovanni, figli di Zebedeo. Questiultimi erano preoccupati della loroimmagine, del loro potere chiedendo

    che venissero loro riservati i primi posti.Bartimeo è cieco e la sua vita dipende

    dalla generosità degli altri, da queipochi soldi che gli vengono lasciati perprocurarsi un po’ di cibo. Ma allarichiesta dei discepoli di alzarsi perandare da Gesù, non ha dubbi: lascial’unica cosa preziosa che ha, ovvero ilmantello per ripararsi dal freddo, e siavvicina al Maestro. Che differenza diatteggiamento dal giovane ricco chenon sa rinunciare al suo denaro o ai duefigli di Zebedeo che chiedono solopotere. Bartimeo invece non siscoraggia, sa che il Maestro glirivoluzionerà la vita, come lo sa ladonna che, nascosta tra la folla,semplicemente sfiora il mantello diGesù: lei non chiede altro, perché sa chequel semplice contatto l’aiuterà.Francesco, nella sua omelia in SanPietro, ci ricorda che “le situazioni di

    miseria e di conflitto sono per Diooccasioni di misericordia. Oggi è iltempo di misericordia”. Emette in guardia dallatentazione di una“spiritualità del miraggio”,una fede che non saradicarsi nella vita e creanuovi deserti: “Possiamocamminare attraverso ideserti dell’umanità senzavedere quello cherealmente c’è, bensìquello che vorremmovedere noi”. Mette inguardia, il Papa, da una“fede da tabella”,tentazione che ci fa“camminare con il popolo

    di Dio”, ma con la nostra tabella dimarcia, “dove tutto r ientra: sappiamo

    dove andare e quanto tempo metterci;tutti devono rispettare i nostri ritmi eogni inconveniente ci disturba”. Ilrischio è di “diventare abitudinari dellagrazia. Possiamo parlare di lui elavorare per lui, ma vivere lontani dalsuo cuore, che è proteso verso chi èferito”.

    Fabio Zavattaro

    ’L

    LA DOMENICA DEL PAPA. La preghiera dell’Angelus di domenica 25 ottobre

    È tempo di misericordia“Le situazioni di miseria sono per Dio occasioni di misericordia”. E mette in guardia

    dalla tentazione di una “spiritualità del miraggio”, una fede che non sa radicarsi nella

    vita e crea nuovi deserti: “Possiamo camminare attraverso i deserti dell’umanità senza

    vedere quello che realmente c’è, bensì quello che vorremmo vedere noi”

    PAPA FRANCESCO ALL’ANGELUS

    E IL LOGO DELL’ANNO DELLAMISERICORDIA (FOTO SIR)

    Monsignor Matteo Zuppi

    arcivescovo di BolognaLa nomina è di martedì 27 ottobre, insieme a quelladi monsignor Corrado Lorefice, nuovo arcivescovo di Palermo

    monsignor Matteo Maria Zuppi (nella foto) il nuovo arcivescovo di Bologna.Succede al cardinale Carlo Caffarra, 77 anni, cui il Papa aveva chiesto direstare per altri due anni quando, al compimento dei 75 anni, aveva

    presentato le dimissioni per raggiunti limiti d’età.La nomina di papa Francesco è stata resa pubblica martedì 27 ottobre, assieme aquella del nuovo arcivescovo di Palermo. Monsignor Zuppi, 60 anni, è stato finoravescovo ausiliare di Roma, nominato da Benedetto XVI nel 2012. Nato a Roma l’11ottobre 1955 e laureatosi in Lettere e Filosofia all’Università “La Sapienza” di Roma,con una tesi in Storia del cristianesimo, è entrato nel seminario di Palestrina e haseguito i corsi di preparazione al sacerdozio all’Università Lateranense, dove haconseguito il baccellierato in Teologia. Ordinato presbitero per la diocesisuburbicaria di Palestrina il 9 maggio 1981, è stato poi incardinato nella diocesi di

    Roma il 15 novembre 1988. È stato viceparroco (dal 1981 al 2000) e poi parroco (dal

    È

    2000 al 2010) dellaparrocchia di SantaMaria in Trastevere,mentre dal 2010 al 2012è stato parroco nella

    parrocchia dei SantiSimone e Giuda a Torre Angela. Dal 30 marzo2006 è cappellano diSua Santità e dal 2000al 2012 è stato

    assistente ecclesiastico generale dellaComunità di Sant’Egidio. Nominato vescovotitolare di Villanova e ausiliare di Roma il 31gennaio 2012, ha ricevuto la consacrazioneepiscopale il 14 aprile dello stesso anno.Sempre martedì 27 ottobre papa Francescoha nominato monsignor Corrado Loreficearcivescovo di Palermo. Subentra alcardinale Paolo Romeo, di cui il Papa haaccettato la rinuncia per raggiunti limitid’età. Proveniente dal clero della diocesi diNoto, dove finora è stato parroco di SanPietro e vicario episcopale per la Pastorale,monsignor Lorefice è nato a Ispica (Ragusa)

    il 12 ottobre 1962. Dopo gli studi basilari nel

    Seminario, ha ottenuto la licenza in Teologiamorale nel 1988. È stato ordinato diacono il26 settembre 1986 e presbitero il 30dicembre 1987, incardinandosi alla diocesidi Noto. Nel dicembre 2009 ha conseguito il

    dottorato in Teologia. Tra gli incarichipastorali ricoperti, è stato economo delSeminario vescovile (1988-1989), vicerettoredel Seminario (1989-2008), docente diTeologia morale all’Istituto Superiore diScienze religiose “G. Blandini” di Noto (1988-2009), direttore del centro diocesano per levocazioni (1990-1997), direttore del centroregionale per le vocazioni e Membro delConsiglio del centro nazionale per levocazioni (1997-2007), docente di Teologiamorale all’Istituto Superiore di Scienzereligiose “Sant’Agostino” di Acireale (1994-2008), direttore della formazione dei diaconipermanenti (2005-2012), direttoredell’Ufficio catechistico diocesano (2008-2010), amministratore parrocchiale di “SanPietro Apostolo” di Modica (2009-2010),docente di Teologia morale all’IstitutoSuperiore di Scienze religiose “San Metodio”

    di Siracusa (2010-2013).

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    Giovedì 29 ottobre 2015 11Attualità

    il Periscopio di Zeta

    L’amico Pino ha trascorso una domenica sugli spalti Amareggiato, è tornato a casa e ha composto un numero di telefono

    Lo stadio, area off limits 

    Torno ancora con una storiella del mio amico Pino. Questa volta mi

    ha raccontato di una domenica trascorsa allo stadio di Cesena.Solo che di scena non c’era la squadra bianconera che milita nelcampionato di serie B, ma i biancazzurri di Martorano, la compaginenata in parrocchia e salita fino alla serie D. Veniamo a noi, allora, e al racconto che mi ha fatto appena giunto acasa. Dico subito che ho sentito Pino molto amareggiato. “No, non sipuò passare un pomeriggio di questo genere – mi ha detto subitochiamandomi al telefono -. E pensare che i nostri hanno disputato unabella partita contro i più forti giocatori del Forlì che alla fine hannovinto senza meritare”.Ma, allora, che è successo, gli chiedo incuriosito? “È capitato quel chesuccede sempre quando si va allo stadio. Non capisco perchéguardando le partite in tv del campionato inglese si notato le famiglieintere sugli spalti, mentre da noi ci si trova in una zona franca dove nonesiste più nessuna legge e ognuno dà ampio sfogo agli istinti più bassi”.Iniziamo con le bestemmie. Una vera piaga, anche in tribuna. Ben oltreun intercalare. Una vera offesa gratuita, utilizzata senza ritegno. Ci haprovato Pino a richiamare al rispetto e alla buona educazione. “Lì per lì,con il mio vicino ci sono riuscito. Anzi, mi ha anche dato ragione. Ma ho

    collaboratore di Alberto Zaccheroniall’Inter e alla Lazio, il cesenate RobertoRossi. Uno stillicidio di insulti, di ingiuriesolo per il fatto che allo stadio ci si trova inun’area off limits . “Sarebbe interessantefilmare queste persone, che immagino del

    tutto normali nella vita di ogni giorno – miconfida Pino – e poi riproporre loro legesta domenicali. Sarei curioso di vederela loro reazione. Sono certo che tanti sivergognerebbero di certi comportamenti”.È la psicologia della massa, l’impunità chederiva dall’appartenere a un folto gruppo.Pino ci ha provato a richiamarli a unatteggiamento meno aggressivo e piùeducato. Niente da fare. “Stai zitto. Taci.Chi sei? Cosa vuoi? Vai via”: sono statequeste le risposte che qui si possonotrascrivere per dovere di cronaca.Certo, non è tutto così lo stadio, maquesta gente allontana anche quelli chevorrebbero andarci per ammirare ragazziin gamba che fanno onore al nostro calciolocale e alla nostra città. Peccato davvero.(902)

    dovuto vincere la resistenza all’intervento cheun po’ fa capolino in tutti quanti. Mi sonofatto sentire e ho ottenuto il r ispetto chenostro Signore merita anche in uno stadio”.Ma poi gli improperi, del tutto fuori luogo edavvero ingenerosi, verso il mister di casa, giàallenatore del Forlì, l’ex calciatore e

    SuperAbiledi Arianna Maroni

    TULLIO BOI FIRMA IL CALENDARIO

    DELL’ASSOCIAZIONE X FRAGILE

    È stato presentato sabato 17 ottobre alla

    fiera Maker Faire Roma il calendario 2016dell’Associazione Italiana Sindrome X Fra-gile.La Sindrome X Fragile è la più comuneforma di disabilità cognitiva di tipo eredita-rio e occorre con una frequenza di 1 su4mila maschi e 1 su 6mila femmine. La sin-drome presenta un’ereditarietà dominanteassociata al cromosoma X e ha penetranzavariabile dall’80 per cento nei maschi al 30per cento nelle femmine.Quest'anno il calendario dell’associazionenazionale X fragile è stato realizzato dal vi-gnettista sardo Tullio Boi, che ha collabo-rato per la pr ima volta con l'associazione.Nel corso della presentazione, che è avve-nuta nel workshop della casa far maceuticaGengyme sugli inventori applicati almondo della disabilità, Boi ha spiegato:“Non esistono i malati ma i ‘diversamente

    malati’, perché all’interno della stessa pato-logia ci sono le persone che sono tutte di-verse. Le vignette che scorrono nei varimesi dell'anno non hanno tutte come temala disabilità, perché questa è solo unaspetto, non tutta la vita: il disabile è unapersona prima di tutto e quindi va benefare satira sulla sua condizione, ma limitarsia questo vuol dire ghettizzare”.Boi, che ha la sclerosi multipla, conoscemolto bene l’argomento di cui parla. Amadefinirsi il vignettista della “dis-satira” enon solo: “Solo una piccola parte della miaproduzione (più di 2mila vignette) è dedi-cata al mondo della disabilità; non voglioche di me si pensi che, vista la mia condi-zione, parlo solo di questa realtà. Sono unapersona con mille interessi, curiosità, sti-moli”.Il calendario in dodici mesi è corredato davignette che hanno per protagonista l’alterego di Boi - una mucca sulla sedia a ruote -che racconta, con incisività graffiante, le di-verse realtà che vive ogni giorno il disabile:dalla difficoltà delle barriere architettoni-che, alla percezione di se stesso, dalla diffi-coltà nel mondo del lavoro, al rapporto congli altri.“Abbiamo affidato la realizzazione del ca-lendario 2016 a Boi - spiega Donatella Ber-telli, presidente dell'Associazione italianaSindrome X Fragile - perché abbiamo vo-luto puntare su un impatto forte per parlaredi disabilità. Senza ipocrisie e mezzi ter-mini la satira del vignettista ci aiuta a man-dare un messaggio forte che può colpirecon la suagraffianteironia e

    che ci co-stringe ariflettere. Anchequesta èinclusionesociale”.

    sando un paragone medicopotremmo dire che il ragazzocresce sano e gode di ottima

    salute, anche se la strada da fare èancora molta. Il ritratto di Tv2000emerso nei giorni scorsi dallapresentazione della programmazione2015-2016 al Museo diocesano diMilano è quello di una televisione checresce non solo negli ascolti (più 15,15per cento nel 2015), ma anche nei ricavipubblicitari (+50 per cento) e nellaproposta di nuovi programmi.

    Tre milioni di spettatori al giorno.“Siamo piccoli, ma non così piccoli,siamo cresciuti”, ha detto il direttoredell’emittente della Conferenzaepiscopale italiana, Paolo Ruffini.Nell’ultimo anno Tv2000 ha segnato unincremento medio giornaliero di quasi200mila spettatori, passando da unamedia giornaliera di oltre 2,7 milioni nel2013/2014 a quasi 3 milioni registrati nel2014/2015. Particolarmente significativigli ascolti in alcune fasce orarie - dalle 7alle 10 e dalle 17 alle 19 - dove Tv2000arriva al 2 per cento di shareposizionandosi subito alle spalle dellegrandi reti nazionali (precisamente al 9°e 8° posto per ascolti). “È bello vedere -spiega il direttore - come accanto aiprogrammi da sempre punto diriferimento di Tv2000, pensiamo alRosario da Lourdes seguito da pocomeno di un milione di persone, vi siauna crescita dei ’contenitori’ dellamattina e del pomeriggio. Buonirisultati anche per i programmi di

    informazione a partire da Tg2000”.La televisione dell’incontro. Allapresentazione è intervenuto anche ilsegretario generale della Cei, monsignor

    Nunzio Galantino, che ha espresso lasoddisfazione dei vescovi italiani peruna “televisione che piace alla gente”perché favorisce “la culturadell’incontro”. “Si sta cercando - haproseguito monsignor Galantino - difare una televisione alternativa al troppotatticismo che circola in mezzo allacomunicazione, una televisione che hail coraggio di parlare con libertàcercando di non mortificare niente enessuno. Una televisione che accetta dipercorrere la via lunga dellacomprensione invece che dellasemplificazione. Se Tv2000 proporràcontinuamente il suo stile riusciràanche ad essere un esempio di comebisogna fare televisione”.

    Bisogna saper osare. Nel suo interventoil segretario generale della Cei haricordato i tre peccati in cui possonocadere i media, citati da papa Francesconell’incontro con la “grande famiglia” diTv2000 dello scorso dicembre: ladisinformazione, la calunnia e il modosuperficiale di affrontare i problemi.“Tv2000 in questo momento - haproseguito - sta sentendo forti i beneficidella parola e dei gesti di papaFrancesco, non possiamo negarlo. Ilnostro pubblicitario primo è propriolui”. Per questo, ha sottolineato,“bisogna saperlo valorizzare, nonbanalizzarlo, ma accompagnare la bellaproposta che il Santo Padre sta facendo”.Infine un invito rivolto a tutti i medialegati alla Chiesa italiana ( Tv2000, Avvenire, InBlu, Sir): “Preferisco - ha

    detto - che qualche volta si sbagli,chiedendo poi scusa e dicendo quiabbiamo esagerato, piuttosto che farecose scontate. Dobbiamo fare unatelevisione che anticipa, accompagni la

    voglia della gente di fare qualcosa dibello”.

    Tra novità e conferme. Ed è quello cheproverà a fare Tv2000 con la nuovaprogrammazione, presentata daldirettore creativo, Alessandro Sortino: inprogramma ci sono 21 trasmissioniautoprodotte a cui si aggiungono film,documentari e serie Tv. Tra le novità ilprogramma “Raccontare l’amore” diEnzo Bianchi, le lezioni su Dante delprofessor Nembrini, ma anche“Buongiorno professore”, un docu-reality sull’ora di religione, e “Today” unsettimanale di approfondimento con Andrea Sarubbi. Conferme per LiciaColò che presenterà il “Mondo Insieme”,per i programmi del day-time e per iprogrammi serali “Beati Voi” e“Revolution”. Annunciata anche unaprogrammazione speciale in occasionedel Giubileo sulla Misericordia e delConvegno ecclesiale di Firenze.

    Una presenza sempre più social.Importanti anche i dati della presenzain rete: nel corso del 2015 sono stateoltre 26 milioni le visualizzazioni sulcanale YouTube di Tv2000 e 5 milioni lepagine del sito internet sfogliate, conpiù di 900mila utenti unici. “L’annoscorso - ha concluso Sortino - avevamospiegato la nostra linea: più ’listen’ emeno ‘talk’. Far crescere l’ascolto per noivuol dire ascoltare e trasmettere le storiee le esperienze rivoluzionarie di chi nonsi arrende all’esistente, ma abita larealtà per modificarla. Per questo

    diciamo, ’Tv2000 se ci credi la vedi’. Lavedi se credi in Dio, ma non solo. Lavedi se credi nell’uomo, se credi neglialtri”.

    Michele Luppi

    U

    Tv2000fa crescere “la cultura dell’incontro”

    Presentata a Milano la programmazione2015/2016. La crescita negli ascolti(+15,15 per cento) sottolineata dal direttoredell'emittente, Paolo Ruffini.La soddisfazione del segretario generale

    della Cei, Nunzio Galantino: “Se Tv2000proporrà continuamente il suo stile riusciràanche ad essere un esempio di comebisogna fare televisione”.Da lui anche un invito a osare.Le novità illustrate da Alessandro Sortino

     L a  p r o g r a m m a z i o n e

    LO STUDIO DI “SIAMO NOI”, PROGRAMMA DI TV2000(FOTO SICILIANI-GENNARI/SIR)

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 38-2015

    12/25

    Giovedì 29 ottobre 201512   Cesena

    Economia Intervista a Giuseppe Alboni, capo area dell’Emilia Romagna

    A Banca RomagnaCooperativa è subentrataIccrea Holding che ha comescopo quello di intervenirenei confronti delle Bcc in crisi

    anca Sviluppo è operativa sulterritorio romagnolo, inparticolare cesenate e forlivese,

    da tre mesi. E’ intervenutarilevando tutti gli sportelli e parte delleattività e passività dall’amministrazionestraordinaria di Banca RomagnaCooperativa in liquidazione coattaamministrativa.Banca Sviluppo, controllata al 100 percento da Iccrea holding, è subentratadopo oltre 18 mesi di commissariamento

    B

    I primi passidi BancaSviluppoin Romagna

    da parte di Banca d’Italia e ha propriocome suo scopo sociale quello diintervenire nelle situazioni di Bcc indifficoltà assumendo la gestione direttadelle filiali per poi, una volta risanata lasituazione, ritrasferirle eventualmente,se ne sussisteranno le condizioni, allebanche del movimento delle Bcc cheoperano sul territorio.Parliamo del nuovo corso con Giuseppe Alboni (foto), capo area Emilia Romagnadi Banca Sviluppo.

    Come giudica l’attuale stato di Banca Sviluppo in Romagna?Siamo decisamente soddisfatti di comestanno procedendo le cose. Questetipologie di eventi che comportano ilcambio di sistema informatico e nuove

    procedure operative, hanno un impattonotevole sui clienti e sui collaboratoridella banca. Ad oggi, dopo qualcheinevitabile disagio iniziale, possiamodire di avere normalizzato quasi tutti iproblemi tecnici che si sono presentati. Voglio ringraziare tutti i clienti che sonostati pazienti e ci hanno confermato laloro fiducia e i dipendenti che hanno

    mostrato attaccamento al lavoro ehanno gestito questo passaggio conprofessionalità.

    Fra i clienti però ci sono stati inizialimomenti di dubbio. D’altra parte si èchiusa una pagina di storia lunga oltre100 anni.Si tratta di passaggi che purtroppo avolte diventano inevitabili. Però chi è piùinformato sa che la nostra Banca è aivertici in Italia per solidit�