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MENSILE DINFORMAZIONE DELLA DIOCESI SUBURBICARIA DI ALBANO ANNO 11 N. 99 - FEBBRAIO 2018 BUONA STRADA Ci scambiamo gli auguri nei giorni del Natale, della Pasqua e in tante altre ricorrenze per- sonali e comunitarie; non lo facciamo, però, all’inizio della Quaresima. Sarebbe, però, un bell’augurio davvero: di buon cammino, come direbbero gli scout; di buona strada, perché la Quaresima è un percorso. Ed è pure un tem- po da vivere. Tempo di austerità, si sottolinea. Le vesti liturgiche colorate di viola sono un ri- chiamo visivo alla conversione, ma anche, vorrei aggiungere, al pudore, al riserbo. Nel racconto del vangelo proclamato il Mercoledì delle ceneri abbiamo udito Gesù parlare di un Padre «che vede nel segreto». Vorrei soffer- marmi su questa espressione: nel segreto! Il nascondimento è per molti aspetti lo stile di Dio. Per quanto contraddittorio possa sem- brare, il «Dio della gloria» (che vuol indicare il Dio così irradiante da riempire l’universo, co- me leggiamo in Isaia 6, 3) è pure il Dio che si rimpicciolisce nel nascondimento: così nel mistero dell’Incarnazione nel grembo di Ma- ria, così nell’abbassamento della Croce. An- che noi dobbiamo stare nel nascondimento, se desideriamo esser veduti dal Padre. Noi, però, abbiamo la tentazione dell’apparire; un’apparenza che, come ha detto una volta Benedetto XVI, «si sovrappone alla realtà, di- venta più importante, e l’uomo non segue più la verità del suo essere, ma vuole soprattutto apparire, essere conforme a queste realtà» (15 febbraio 2012). Francesco a sua volta ha parlato del rischio di essere «anime trucca- te»; della tentazione d’assumere la «faccia di immaginetta» ed è quando «tutto è apparire, apparire, ma dentro al cuore non c’è nulla, non c’è sostanza in quella vita, è una vita ipo- crita: cioè, come dice la parola, sotto c’è la verità e la verità è nulla» (20 ottobre 2017). Due linguaggi diversi, ma lo stesso annuncio! Gli uomini ci vedono se siamo in evidenza; Dio ci guarda se siamo nel nascondimento. Ho letto: «Un giorno verrà alla luce chi pregava nel segreto, anche se si trattava solo di sin- ghiozzi. Anche coloro che a mala pena osano chiamare Dio loro Padre, non incontreranno un Dio sconosciuto, perché questo Dio sarà lo stesso Dio che avevano incontrato nella loro cameretta» (F. Bakker, Praying Always). X Marcello Semeraro, vescovo appuntamenti 12 elezione dei catecumeni 2 milleflash 4 ordo virginum 5 elezioni : impegno cristiano 6 la dottrina sociale 7 la carne di cristo 8 il cammino dei giovani 9 rubrica biblica 10 giornata della donna 11

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MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA DIOCESI SUBURBICARIA DI ALBANO • ANNO 11 N. 99 - FEBBRAIO 2018

BUONA STRADACi scambiamo gli auguri nei giorni del Natale,della Pasqua e in tante altre ricorrenze per-sonali e comunitarie; non lo facciamo, però,all’inizio della Quaresima. Sarebbe, però, unbell’augurio davvero: di buon cammino, comedirebbero gli scout; di buona strada, perché laQuaresima è un percorso. Ed è pure un tem-po da vivere. Tempo di austerità, si sottolinea.Le vesti liturgiche colorate di viola sono un ri-chiamo visivo alla conversione, ma anche,vorrei aggiungere, al pudore, al riserbo. Nelracconto del vangelo proclamato il Mercoledìdelle ceneri abbiamo udito Gesù parlare di unPadre «che vede nel segreto». Vorrei soffer-marmi su questa espressione: nel segreto! Ilnascondimento è per molti aspetti lo stile diDio. Per quanto contraddittorio possa sem-brare, il «Dio della gloria» (che vuol indicare ilDio così irradiante da riempire l’universo, co-me leggiamo in Isaia 6, 3) è pure il Dio che sirimpicciolisce nel nascondimento: così nelmistero dell’Incarnazione nel grembo di Ma-ria, così nell’abbassamento della Croce. An-che noi dobbiamo stare nel nascondimento,se desideriamo esser veduti dal Padre. Noi,

però, abbiamo la tentazione dell’apparire;un’apparenza che, come ha detto una voltaBenedetto XVI, «si sovrappone alla realtà, di-venta più importante, e l’uomo non segue piùla verità del suo essere, ma vuole soprattuttoapparire, essere conforme a queste realtà»(15 febbraio 2012). Francesco a sua volta haparlato del rischio di essere «anime trucca-te»; della tentazione d’assumere la «faccia diimmaginetta» ed è quando «tutto è apparire,apparire, ma dentro al cuore non c’è nulla,non c’è sostanza in quella vita, è una vita ipo-crita: cioè, come dice la parola, sotto c’è laverità e la verità è nulla» (20 ottobre 2017).Due linguaggi diversi, ma lo stesso annuncio!Gli uomini ci vedono se siamo in evidenza; Dioci guarda se siamo nel nascondimento. Holetto: «Un giorno verrà alla luce chi pregavanel segreto, anche se si trattava solo di sin-ghiozzi. Anche coloro che a mala pena osanochiamare Dio loro Padre, non incontrerannoun Dio sconosciuto, perché questo Dio sarà lostesso Dio che avevano incontrato nella lorocameretta» (F. Bakker, Praying Always).

X Marcello Semeraro, vescovoappuntamenti 12

elezione dei catecumeni 2

milleflash 4

ordo virginum 5

elezioni: impegno cristiano 6

la dottrina sociale 7

la carne di cristo 8

il cammino dei giovani 9

rubrica biblica 10

giornata della donna 11

Si è svolto dalunedì 19 amercoledì

21 febbraio, dal-le 19,30 alle 21presso la par-rocchia dei SantiPietro e Paolo,ad Aprilia, il Per-corso biblicodiocesano, a cu-ra del settore

Apostolato biblico dell’ufficio Catechistico diocesano. Il tema“Camminare secondo lo Spirito”, sul testo della lettera di SanPaolo ai Galati, è stato sviluppato dal relatore monsignor An-tonio Pitta, docente di Nuovo Testamento alla Pontificia Uni-versità Lateranense e uno dei maggiori studiosi di Paolo inItalia e all’estero. Il percorso si è snodato attraverso delle“key-words” che hanno permesso agli astanti di scendere trale pieghe della Lettera senza perdersi nei molti temi e nelleampie sfumature del testo. Nella prima sera il professor Pit-ta, commentando Gal 4,1-7 ha posto come chiavi di accessoall’intero testo tre parole: Vangelo, figliolanza, libertà. Il temadella libertà è stato particolarmente apprezzato dai parteci-panti che hanno posto al relatore molte domande sull’argo-mento anche durante la seconda serata, che si è articolata suGal 2,1-10 e nella quale le parole chiave sono state verità, co-munione, missione e poveri. Infine, la terza serata ha avutocome tre parole chiave: amore, lotta e opere. Citando Seneca,monsignor Pitta ha concluso richiamando il compito di cia-scuno in questa Quaresima: combattere ogni giorno con le ar-mi della luce la notte che ci avvolge, coscienti che siamo giàall’alba della resurrezione di Cristo.

Alessandro Saputo

Domenica 18f e b b r a i o ,prima do-

menica di Quare-sima, nella Catte-drale di San Pan-crazio, ad Albano,il vescovo Marcel-lo Semeraro hapresieduto il ritodell’elezione dei12 catecumeni

della diocesi che nella prossima Pasqua riceveranno i sacra-menti di iniziazione cristiana. Donne e uomini con provenien-ze ed età diverse, ma tutti accomunati dal medesimo deside-rio di diventare cristiani. Il brano di Gesù tentato nel deserto,tratto dal vangelo di Marco (Mc 1, 12-15) e proclamato duran-

te la celebrazione, ha guidato la riflessione del vescovo: «Ècurioso – ha detto Semeraro – che questa pagina del Vangelooggi sia annunciata proprio a voi, catecumeni, che vi siete riu-niti per “domandare insieme” il Battesimo per la prossimaNotte Pasquale e comunicarci il nome cristiano che avetescelto. Il Battesimo, come lo stesso essere cristiani, non cipone al riparo dalla tentazione; ci impegna, anzi, nel faticoso,quotidiano compito di discernere quello che ci custodisce nel-la condizione di figli e che fa maturare la nostra relazione diamicizia con Dio». Poi, il vescovo ha rivolto ai catecumeni pa-role di incoraggiamento per proseguire fiduciosi nel lorocammino: «Avete accanto degli “angeli” – ha concluso Seme-raro – oltre all’Angelo scelto da Dio per la vostra custodia: icatechisti e catechiste, i padrini e madrine e tante altre per-sone che unite al vescovo vi confortano con la loro presenza ev’incoraggiano con il loro esempio».

Barbara Zadra

dalla diocesi2

Èripartito ilpercorso“A passo

d’uomo”: uncammino di fi-ne-set t imanaper accompa-gnare, pregaree vivere la fedecon un gruppo

di giovani che ha scelto di vivere questa esperienza. La proposta parte dal Seminario vescovile di Albano evuole mostrare proprio il volto di una Chiesa che si po-ne all’ascolto di chi desidera vederci chiaro, risponde-re alle domande esistenziali scaturite dal proprio cuo-re. Queste giornate cercano proprio di affrontare e ap-profondire i temi della vita e della fede, e di indicareuna via possibile al desiderio di pienezza di ciascuno.Lo stile di accompagnamento è molto dinamico: attra-verso laboratori, attività e giochi si entra nel vivo deltema, preso dalla 55a Giornata Mondiale di Preghieraper le Vocazioni. Sempre presente e al centro dellagiornata, c’è la preghiera scandita dalla Liturgia delleOre, dalla Lectio divina e dalla Santa Messa domenica-le. Allora, “un cuore che ascolta”, è quello che Diochiede ad ognuno. Si tratta di imparare a fermarsi,concedersi e concedere del tempo e ascoltare. Ascol-tare l’eco che c’è in ciascuno di quello che capita attor-no, delle parole che si sentono, della Parola di Dio. Sipuò imparare a farlo, si deve imparare a farlo, non so-lo per vivere in pienezza la fede, ma per vivere in pie-nezza la vita. Per informazioni: 069320021 o [email protected].

Alessandro Mancini

PERCORSO VOCAZIONALERipartono gli incontri di preghiera per i giovani

TRE GIORNI SULLA PAROLASi è concluso mercoledì 21 il Percorso biblico diocesano

I 12 CATECUMENI DELLA NOSTRA DIOCESIUn altro passo per coloro che si preparano a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana

milleflasha cura di GIOVANNI SALSANO

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Commemorazione per suor Maria Chiara Damato, venerabileSabato 10 marzo, in occasione del set-tantesimo anniversario della mortedella Sorella Clarissa, la VenerabileServa di Dio suor Maria Chiara Damato,il vescovo Marcello Semeraro presiede-rà una solenne celebrazione eucaristicaalle 17 nella chiesa del monastero del-l’Immacolata Concezione. Nello stessomonastero in piazza Pia, suor MariaChiara Damato, nativa di Barletta, hadedicato e offerto al Signore gli anni più

belli della sua vita alla sequela di Gesù povero e crocifisso.«Sono trascorsi settant’anni – scrivono le Sorelle Clarissedi Albano – dal giorno in cui “si è spenta”. Ma si è spentaveramente... o non piuttosto il contrario? Dovremmo direche quella luce che la sua vita ha irradiato ha raggiunto ilculmine al momento della sua morte, continuando a ri-splendere ora più intensamente di prima.

Avviato il nuovo corso per i giovani missionariÈ iniziato domenica 11 febbraio presso il Centro missio-nario della diocesi di Albano, un nuovo corso per giovanivolontari missionari, a cura dell’ufficio missionario dioce-sano, della onlus Ponte di umanità e dei Giovani costrut-tori per l’umanità. Il cammino, in cinque tappe, porterà ipartecipanti, a ottobre, a vivere un’esperienza di missio-ne in Africa nella diocesi di Makeni, in Sierra Leone, co-me già accaduto ad altri loro coetanei negli anni passati.Nella diocesi africana, la Chiesa di Albano opera da più diventi anni, in collaborazione con le suore delle Piccole di-scepole di Gesù che operano nelle città di Makeni, PortLoko e Yele, in cui sono stati avviati progetti e costruitostrutture per la formazione e il sostentamento della po-polazione locale.

L’Amore si fa stradaÈ in programma lunedì 19 marzo, dalle 20,30 alle 22 nellesale del seminario vescovile di Albano, l’incontro “L’amoresi fa strada”: il secondo dei “Tre passi con i giovani innamo-rati”, il ciclo di appuntamenti organizzato dal settore Giova-ni dell’Azione cattolica di Albano insieme all’ufficio diocesa-no per la Pastorale della famiglia. L’incontro, dal titolo “Tiunirai…”, affronterà il tema dell’amore che cresce nell’inti-mità. Interverranno Laura Monti, presidente diocesana diAzione Cattolica e don Carlino Panzeri, direttore dell’UfficioDiocesano per la Pastorale della Famiglia. Il terzo e ultimoappuntamento dell’iniziativa è in calendario per lunedì 21maggio.

Festa del papà alla casa “Mons. Dante Bernini”Lunedì 19 marzo, nellasolennità di San Giusep-pe sposo della BeataVergine Maria, il vesco-vo di Albano MarcelloSemeraro celebrerà unaMessa nella cappelladella casa di accoglien-za per papà separati“Monsignor Dante Ber-

nini”, a Tor San Lorenzo. La struttura, inaugurata lo scorso13 gennaio e gestita dalla Caritas diocesana, diretta da donGabriele D’Annibale, attraverso l’Aps onlus, ospita padri ri-masti senza una abitazione in seguito alla separazione o aldivorzio: una nuova e sempre più pressante forma di pover-tà che la diocesi di Albano sta affrontando sul proprio ter-ritorio, grazie al progetto “Per essere ancora papà”, attua-to anche grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica.

Papa Francesco ad Ariccia per gli esercizi spiritualiPer il quinto consecutivo, PapaFrancesco è tornato nella diocesi diAlbano, in occasione degli esercizispirituali di Quaresima, che si sonosvolti da domenica 18 a venerdì 23febbraio, presso la casa Divin Mae-stro di Ariccia, di proprietà della fa-miglia Paolina. A guidare gli eser-cizi del Pontefice e della curia ro-

mana è stato il teologo portoghese José Tolentino de Men-donça, 52 anni compiuti a metà dello scorso dicembre, or-dinato sacerdote nel 1990, e attualmente vicerettore del-l’università cattolica di Lisbona e consultore del Pontificioconsiglio della Cultura, nonché poeta e scrittore di fama in-ternazionale. Nella settimana ad Ariccia, don José Tolenti-no de Mendonça ha proposto a Francesco e agli altri prela-ti una serie di meditazioni sul tema “Elogio della sete”.

Dono dell’Agesci a mons. Marcello SemeraroNel corso di un incontro con il vescovo di Albano MarcelloSemeraro, presso il seminario vescovile “Pio XII”, i respon-sabili Agesci delle zone Castelli e Pontina, accompagnatida un consigliere generale, hanno fatto dono al presule diun cofanetto contenente due testi: “Atti del Convegno delCentenario dello scautismo cattolico” e il documento “Il di-scernimento un cammino di libertà”. Quest’ultimo è un te-sto nato dalle riflessioni e dai percorsi di approfondimentosui temi legati all’affettività e soprattutto alle fragilità per-sonali. Il dono intende testimoniare l’impegno degli educa-tori scout cattolici nel coinvolgimento e nel sostegno ai Ve-scovi nel percorso sul discernimento in cui è impegnata ladiocesi di Albano.

TESTIMONIANZA DI SPERANZAIl 2 febbraio il vescovo ha consacrato Luciana Mandolini nell’Ordo Virginum

ordo virginum 5

Il 2 febbraio scorso, in occasione della22ª Giornata della Vita consacrata, ilvescovo Marcello Semeraro ha pre-

sieduto alle 18 nella cattedrale di SanPancrazio, ad Albano, la Messa nel cor-so della quale si è svolto il rito dellaconsacrazione nell’Ordo Virginum di Lu-ciana Mandolini, la quinta donna delladiocesi a entrare nell’ordine. «Sono sta-ta attratta e invitata dal Signore – hadetto Luciana Mandolini, attualmente responsabile della casaper padri separati “Monsignor Dante Bernini”, a Tor San Lo-renzo gestita dalla Caritas diocesana – a prendermi cura del-le sue stesse membra sofferenti all’interno della Chiesa. Diomi ha fatto la grazia di conoscere il dolore, di attraversarlo e,in alcuni casi, di accoglierlo come dono indispensabile per lacomprensione dei tanti fratelli che sulle nostre strade, nellenostre città soffrono senza speranza. Ecco lo scopo della con-sacrazione sarà proprio questo: portare ai fratelli speranza,quella speranza che Gesù stesso predicava col suo Vangelo».

Come ha conosciuto l’Ordo Virginum?«Come realtà ne avevo sentito parlare nella mia diocesi diprovenienza, e cioè quella di Senigallia. Nel momento del di-

scernimento, però, non pensavo che cifosse anche nella diocesi di Albano, incui mi trovavo a vivere e a lavorare. L’hoscoperto attraverso una ricerca su inter-net, dove insieme agli istituti secolarierano annoverate anche le diocesi cheavevano anche questa forma di consa-crazione e servizio. Appurato che esiste-va ad Albano Laziale, mi sono presenta-ta e ho iniziato il percorso di conoscenza

e di formazione».

Che emozioni ha provato in vista della consacrazione?«In vista dell’evento, l’emozione dominante è stata la gioia le-gata alla gratitudine, perché Dio si è chinato su di me, mi haamata di amore eterno e mi vuole accanto a sé sulle stradedel mondo. Provo gratitudine perché nella sua infinita mise-ricordia il Signore mi ha dato tanta pace soprattutto quella delcuore nel discernere quale fosse la sua volontà. Ancora gra-titudine per coloro che mi hanno accompagnato in questocammino e per i fratelli e le sorelle che hanno vissuto con mequesto momento, essi sono la testimonianza che Dio mi haamata anche attraverso di loro».

Irene Villani

«Sono rimasto colpito, nelvero senso della paro-la, non solo per come si

è svolta la cerimonia. I canti ese-guiti, le determinate preghiere, leinvocazioni. È stato qualcosa diveramente bello». Con queste pa-role monsignor Umberto Galeas-si, direttore dell’ufficio diocesanoper la Vita consacrata, ha com-mentato la celebrazione per la 22a

Giornata della Vita consacrata,svoltasi il 2 febbraio nella catte-drale di San Pancrazio, in cui Lu-ciana Mandolini è stata consacra-ta nell’Ordo Virginum. monsignorGaleassi ha notato «Una bellapartecipazione, anche come nu-mero. Dal momento che i nostriIstituti sono prevalentementecomposti da persone piuttosto avanzate in età – ha aggiun-to – non è sempre facile avere una totalità della presenza».Per quanto riguarda le vocazioni, il direttore dell’ufficio dio-cesano ha sottolineato che «Purtroppo, viviamo in una real-tà storica colma di distrazioni, di disorientamenti, quindi an-che i nostri giovani si sentono perplessi. Come, ad esempio,

si verificano un calo delle celebrazioni dei matri-moni, così si verificano per quanto riguarda le Vi-te Consacrate, ma non dobbiamo darci per vinti».Su questo aspetto, lo stesso Galeassi ha ribaditoche «Bisogna vedere le inclinazioni del ragazzo,perché sono tanti i rami della Vita consacrata. Ilsacerdote, trovandosi di fronte a chi mostra cer-te inclinazioni, può dare dei suggerimenti. A meè capitato, nella mia vita pastorale, di trovarmi difronte a ragazzi perplessi. C’è chi mi diceva: “omedico, o sacerdote”. C’è, nell’animo del giova-ne, l’inclinazione a dedicarsi a qualcosa di me-glio. Purtroppo le distrazioni sono tante, ancheall’interno della famiglia, negli ambienti che fre-quentano. Anche la scuola – ha detto monsignorGaleassi – tante volte, non favorisce tutto questo,il fatto di raccogliere quel tipo di vita. C’è da pre-gare per le vocazioni».Stando ai dati del 2017, la diocesi di Albano puòcontare su tre Istituti secolari, uno maschile e

due femminili, mentre di Istituti Religiosi se ne contano intotale 122, suddivisi tra i 28 maschili e i 94 femminili. Dal2005 sono state ufficialmente iscritte nel registro diocesanodelle consacrazioni verginali cinque donne, inclusa la neoconsacrata Luciana Mandolini.

Matteo Lupini

PREGHIAMO PER LE VOCAZIONIIntervista a don Umberto Galeassi, vicario per la vita consacrata

istruzioni elettorali6

COME LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA PUÒ ORIENTARE IL VOTO DEI CRISTIANI

Aogni torna-ta elettora-le si ripete

la stessa storia.Partiti, liste, can-didati, collegi, si-stemi, simboli,promesse, pro-grammi. Il citta-dino viene som-merso da così

tanta comunicazione politica che non riesce più a discernerequale schieramento votare. Ne abbiamo parlato con MicheleColasanto, ordinario all’Università cattolica del Sacro cuore,focalizzandoci su come può aiutare in questo la Dottrina so-ciale della Chiesa.

Che cosa è rimasto del cristianesimo democratico?In realtà non molto, almeno in termini di presenza visibile nel-la società italiana. La lezione preziosa che il cattolicesimo de-mocratico ci lascia è la necessità di trovare punti di mediazio-ne rispetto al modo di intendere le trasformazioni del sistemasociale ed economico. Così è stato per il Novecento. Così po-trebbe essere oggi rispetto alla post modernità, che però ciappare molto dispersiva e articolata, quindi più difficile da ca-

pire e da interpretare. Mancano alcune “centrali” di ascolto epromozione, istituzioni culturali adeguate e uno sviluppo ulte-riore del pensiero del cattolicesimo sociale, a fronte soprat-tutto degli effetti della globalizzazione, delle crescenti dise-guaglianze, della dispersione valoriale presente, della imper-meabilità rispetto a percorsi di educazione checosì lasciano pericolosamente soli giovani egiovanissimi.

Alcuni studiosi parlano di catch-all parties,partiti pigliatutto, lontani dalle ideologie delNovecento. C’è quindi una speranza che labioetica cessi di essere un tema della destra el’immigrazione un tema della sinistra?Non c’è speranza di arrivare a posizioni condi-vise, anche rispetto ai temi etici, attraverso lapresenza (non nuova) di partiti pigliatutto, chepescano per così dire in superficie, nell’ambi-to delle convenienze personali o di gruppo. Laliquidità della politica comporta una notevolemobilità della opinione pubblica, che su temicome la vita si divide sulla base di valori suiquali è possibile qualche mediazione contin-gente, ma che restano dominio della coscien-za morale. È uno di quei dilemmi della politica

Domenica 4 marzo si andrà alvoto con la nuova legge eletto-rale. Il “Rosatellum bis” pre-

vede, per l’assegnazione dei seggi,una parte di sistema maggioritario euna di proporzionale. In quella mag-gioritaria, o uninominale, i cittadinisi troveranno di fronte un solo nomeche rappresenta il partito o la coali-zione nel collegio. In quella propor-zionale, o plurinominale, i seggi inpalio vengono attribuiti in proporzio-ne ai voti presi dalle liste. Il Parla-mento che verrà fuori dalle urne sarà eletto per un terzocon il sistema uninominale e per due terzi con quello pluri-nominale. La scheda elettorale è divisa in diverse aree, se-parate tra loro, corrispondenti alla coalizione o al partito.Ogni parte, in cima, ha un rettangolo contenente un nome,quello scelto per concorrere nel collegio uninominale. Sot-to questo spazio, sono collocati i simboli dei partiti che so-stengono la coalizione, con listini che includono da due aquattro candidati, divisi per partito di appartenenza. È pos-sibile tracciare solo un massimo di due segni sulla schedaelettorale: uno sul candidato nel collegio uninominale el’altro su uno dei simboli che lo sostengono. Il voto disgiun-

to non è previsto. Quindi, se sisceglie una lista di un’altracoalizione, la scheda viene an-nullata. Non sono previste lepreferenze. Si può dunque sce-gliere una lista legata a un par-tito, ma non un singolo candi-dato inserito in quella lista. Inomi elencati sotto ai simbolidei partiti costituiscono soloun’informazione aggiuntiva. Sesi traccia un segno solo sulpartito, il voto viene conteggia-

to anche per il candidato sostenuto nel collegio uninomina-le. Se si barra solo il nome nella parte maggioritaria, il to-tale dei voti viene distribuito anche alle singole liste in ma-niera proporzionale alle preferenze ricevute dalle listestesse. Il candidato nel collegio uninominale che avrò otte-nuto anche solo un voto in più degli avversari otterrà il col-legio. Nelle liste proporzionali, i candidati saranno elettinell’ordine in cui compaiono sulle schede. Le operazioni divoto si svolgeranno domenica 4 marzo dalle 7 alle 23. Oc-corre portare con sé un documento d’identità valido e latessera elettorale.

Mirko Giustini

COME SI VOTA CON LA NUOVA LEGGE ELETTORALETra maggioritario e proporzionale

un cammino di chiesa 7

COME LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA PUÒ ORIENTARE IL VOTO DEI CRISTIANIcontemporanea da gestire in un dialogo rispettoso, ma con-sapevole dei valori in gioco. Non tutto si può scambiare peravere consenso come, invece, talvolta avviene.

In che modo la Dottrina sociale della Chiesa può aiutarel’elettore a discernere chi votareil 4 marzo?Basta scorrere l’indice del Com-pendio della Dottrina sociale del-la Chiesa per darsi conto di unacostellazione valoriale evidente: isignificati della vita, la legalità, ilrispetto e il riconoscimento del-l’altro, la solidarietà, il valore re-lativo del profitto, non demoniz-zato, ma riportato anche al ri-spetto dei bisogni sociali, all’equi-tà, al lavoro inteso come costituti-vo della persona. Il problema ècapire e verificare come e quantoquesta costellazione, che è indivi-duale, si inserisce nelle formedella politica contemporanea,nelle scelte e nei comportamentidelle strutture politiche e nelle

persone che la costituiscono. Qui vale la capacità di restarelegati ai contesti sociali specifici o territoriali, che possanoessere valutati in termini di esperienza diretta.

Tutti concordano che la campagna elettorale sia intrisad’odio. C’è ancora spazio per quella “fraternità in politica”, ci-tata da papa Francesco nell’Evangelii gaudium?Sono pessimista sul poter dare spazio a una fraternità in po-litica. Sarebbe necessario convenire su una idea di politicache, ricorrendo alle parole di Paolo VI, si configura come il piùalto esercizio di carità. C’è la necessità di avere una conver-genza verso una concezione altruistica del fare politica, chetrova la sua perfezione nell’ispirazione cristiana, ma che puòtrovare un riscontro più limitato, ma comunque utile ai finidella pace sociale, nella presenza almeno di una “religione ci-vile”. Una religione che escluda illegalità, corruzione, nega-zione dell’altro, nella consapevolezza della necessità di unavisione lunga, non corta, degli stessi interessi economici.Semplificazione, rincorsa dei sondaggi e promesse sono unadiscriminante per capire cosa è o non è una buona politica. Vacapito chi parla per sé, e per l’oggi, e chi invece parla del do-mani, dei figli e dei figli dei figli. Questa è la domanda che miporrei per dare un ulteriore fondamento all’esercizio del di-scernimento.

a cura di Mirko Giustini

«Ma un catto-lico puòfare politi-

ca?» – «Deve!» – «Maun cattolico può immi-schiarsi in politica?» –«Deve!». È il 30 aprile2015 quando papaFrancesco, risponden-do ad alcune domanderivoltegli da alcuni gio-vani ricevuti in udienza,pronuncia parole piuttosto nette, incoraggiando i cristiani –soprattutto i più giovani – a un impegno diretto in politica,anche a costo di un vero e proprio “martirio” quotidiano:«Cercare il bene comune senza lasciarti corrompere».Le parole pronunciate dal Papa sono, però, solo l’ultimo tas-sello di un percorso che la Chiesa ha tracciato sin dalle ori-gini. Un itinerario articolato nelle varie epoche e nei vari luo-ghi in cui la comunità cristiana ha avuto modo di abitare.Esso oggi trova un’esposizione organica nella Dottrina socia-le della Chiesa: punto di arrivo di un cammino nella società,che dal pensiero dei Padri della Chiesa, alle encicliche “so-ciali” dei Pontefici (a partire dalla Rerum Novarum di LeoneXIII del 1891), passando per l’impegno e la testimonianza di

moltissimi uomini e donne, la Chiesa ha compiuto - epoi “riletto” - fino a oggi.È a partire dai punti fermi presenti negli snodi di questopercorso (da un’antropologia basata sul personalismoal principio del bene comune, dall’importanza attribui-ta alla solidarietà e alla sussidiarietà, fino al valore del-la partecipazione alla vita politica della propria città edel proprio Paese), che nasce l’impegno dei cattolicinella politica, in Italia.Un impegno che ha il suo culmine forse proprio nellaCarta costituzionale, alla cui scrittura i cattolici hannocontribuito in maniera determinante, mettendo la pro-

pria preparazione culturale e la propria profondità spiritualeal servizio della costruzione del nuovo Stato democratico.Basta rileggere oggi parole, posizioni e discorsi di Moro oDossetti, La Pira o Mortati – solo per citare i politici cattolicipiù celebri – in seno all’Assemblea costituente.È proprio questa testimonianza, a volte pagata persinocon la vita (come nel caso di Aldo Moro, di cui quest’annoricorre il quarantesimo anniversario del sequestro e del-la morte) che oggi sembra provocare anche le comunitàcristiane, chiamate a generare e ad accompagnare unanuova generazione di cattolici “di spessore” – umano espirituale – impegnati in politica.

Luca Vita

UOMINI DI FEDE, UOMINI DI STORIAL’impegno politico dei cattolici tra Dottrina sociale e Assemblea costituente

Giuseppe Dossetti

dal territorioa cura di donatella lepore

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Si è tenuta martedì6 febbraio, nellaparrocchia dei

Santi Pietro e Paolo adAprilia, la presentazio-ne della lettera pasto-rale del vescovo Mar-cello Semeraro “Tocca-re la carne di Cristo”.Un testo che nasce perdue ragioni: per ringra-ziare l’operato dellaCaritas e sostenere laprima Giornata mon-diale dei poveri, istitui-ta da papa Francesco efrutto del Giubileo stra-ordinario della Miseri-cordia. Le giornate mondiali non sono solo giornate di rac-colta delle offerte, ma anche di sensibilizzazione.

Riconoscetemi nel povero«I poveri – ha detto Semeraro – “li avrete sempre con voi”, ciha detto Gesù: ma che cosa significa questa frase? Il “sem-pre con voi” è la nostra quotidianità, i nostri giorni. I greci lochiamavano kronos, la cronologia, il tempo che scorre. Ge-sù ci dice: “Non sempre avrete me”. Il Figlio di Dio ci è ap-parso una volta per sempre e la sua parola ci conduce a que-sto: “Riconoscetemi nel povero, se mi amerete sarete capa-ci di fare cose di cui voi stessi non avrete idea”». Nella se-conda parte della lettera, si fa ri-ferimento alle opere-segno dellaCaritas diocesana, la cui missio-ne è un patto di riconoscimento edi riconoscenza. «Riconoscimen-to – ha aggiunto il vescovo – inquanto “so chi sei”; riconoscenzainvece, intesa come gratitudine».

Le origini della CaritasSemeraro si è poi soffermato an-che sulla storia della nascita del-la Caritas italiana, istituita dallaCei il 2 luglio 1971, e su quelladella Caritas diocesana, per laquale – l’8 febbraio 1972 – ci fu laprima riunione di un’appositacommissione per la costituzionedi un organismo analogo. «Leopere benefiche – ha detto il ve-scovo di Albano – sono sempreavvenute nelle nostre parrocchie,anche se oggi le povertà sonomolto diverse. Questo porta ad undiscernimento di esse in quantooggi è molto più difficile fare delle

scelte. Occorre formazione al riguardo, e non soloper gli operatori della Caritas. La carità non è sol-tanto un’azione della chiesa, ma anche una direzio-ne. San Martino di Tours è stato il primo santo dellapovertà riconosciuto dalla Chiesa, del quale è bennoto il gesto della spartizione del mantello col pove-ro». Nel suo intervento, Semeraro ha poi ricordatol’operato caritatevole dei suoi predecessori – i ve-scovi Raffaele Macario, Gaetano Bonicelli, DanteBernini e Agostino Vallini – e i “segni di buona vo-lontà”, come la casa di accoglienza Don Orione adAnzio per mamme con i bambini, o la casa di MariaMaddalena a Nettuno, per donne sottratte alla vio-lenza, o la casa per padri separati “Monsignor Dan-te Bernini” inaugurata lo scorso 13 gennaio a TorSan Lorenzo, o ancora l’opera caritativa più antica,quella di San Vincenzo de’ Paoli. «Papa Paolo VI – hacontinuato Semeraro – diceva che la Chiesa è come

quegli antichi ulivi, con i trochi vecchi e rugosi, ma, aggiungoio, sul tronco antico nascono sempre nuovi germogli».

Toccare GesùNella parte conclusiva della lettera, invece, la meditazionesi sposta sull’importanza del verbo “toccare” e il presule hacitato prima San Tommaso, che spiegava come il tatto fos-se il più materiale dei sensi e poi il vangelo di Marco: “E su-bito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscitada lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi ha toccato le mie ve-sti?” (…) e la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò chele era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta

la verità. Ed egli le disse: “Figlia, la tua fe-de ti ha salvata. Va’ guarita dal tuo male”.«Nell’essere toccato – ha concluso Seme-raro – Gesù si è sentito coinvolto. Il toccarepuò essere anche il più volgare dei sensi,perché ci disturba. Ma allo stesso tempo, èanche il più spirituale perché coinvolge tut-ta la nostra sensibilità, tutto il corpo. Neltoccare sono preservati i gesti più simboli-ci: il prendere la mano e fare una carezza.Con la vicinanza si compie la carità. Ma lavicinanza non è solo di natura fisica; quan-do si soffre si cerca il conforto degli altrianche nell’ascolto: capire che l’altro prestaattenzione alle nostre parole ci fa sentiremeno soli. In un significativo dialogo, nelromanzo “L’ultimo dei giusti” di AndréSchwarz-Bart, il nonno Mardocheo spiegaal nipote Erni, la condivisione della soffe-renza: “E se l’altro è lontano, se non lo puòsentire né vedere, e neanche toccarlo, pen-si che possa prendere il suo male? – “Puòforse indovinarlo”. – “Hai detto bene, amo-re, ecco esattamente quel che fa il Giusto!Egli indovina tutto il male che esiste sullaterra, e se lo prende in cuore!”».

TOCCARE LA CARNE DI CRISTOIl vescovo ha presentato e consegnato la lettera pastorale agli operatori caritas

dal territorio 9

GIOVANI IN CAMMINODal Cresifest al pellegrinaggio verso il Sinodo

Un cammino intenso, denso ditappe e di incontri di preghie-ra e formazione, per crescere

nel proprio percorso di vita e di fede,vede protagonisti i giovani della dio-cesi di Albano, attraverso le iniziati-ve organizzate e curate dal Serviziodi pastorale giovanile e dal Centrooratori diocesano, diretti da donSalvatore Surbera e don ValerioMessina. Nel mese di marzo sono inprogramma altri due appuntamenti.Domenica 11, dalle 15 presso il Centro Mariapoli di CastelGandolfo tornerà il Cresifest, la festa incontro dei cresimandicol vescovo Marcello Semeraro, realizzato dall’ufficio Cate-chistico diocesano e, appunto, dalla Pastorale giovanile:un momento di festa e di dialogo dei ragazzi con il vescovo,dal quale far emergere un’autentica esperienza di Chiesa lo-cale (il materiale in preparazione dell’evento è disponibile sulsito www.catechisticodiocesidialbano.com). Giovedì 22 marzo,invece, alle 20,45 presso la parrocchia di san Bonifacio in Po-mezia, sarà celebrata la Giornata mondiale della Gioventù alivello diocesano, nel secondo dei tre incontri (l’ultimo sarà il9 giugno a san Barnaba in Marino) di “Let’s move. Giovani incammino col Vescovo”, pensati come propedeutici al cammi-

no diocesano dall’8 al 12 agostoprossimi, in preparazione al Sino-do dei vescovi di ottobre sul tema“I giovani, la fede e il discerni-mento vocazionale”. A febbraio, invece, si è concluso,nel seminario vescovile di Albano,il ciclo di conferenze “Per un’eco-nomia a servizio della persona”,realizzato in collaborazione congli Scout dell’Agesci zona Castelli.Quattro incontri per offrire ai gio-

vani partecipanti – dai 16 ai 29 anni – degli strumenti indi-spensabili per vivere l’economia da cristiani. «Gli incontri sul-la buona economia tenuti da don Salvatore Surbera – dice donValerio Messina – hanno visto una buona e positiva partecipa-zione, tanto da far ipotizzare un prosieguo della proposta, conuno stile più laboratoriale, per entrare ancora più in profondi-tà nella comprensione di alcune dinamiche e nella possibilitàdi partecipazione attiva nella vita economica del nostro pae-se». Infine, il prossimo 22 aprile dalle 16 è in programma ilprimo convegno diocesano per educatori e animatori organiz-zato dal Servizio di pastorale giovanile, presso la parrocchiaNatività di Maria Santissima, in Aprilia, in località Vallelata.

Giovanni Salsano

“FRAMMENTI DI AFRICA” AL MUDIOriginali e interessanti manufatti per una collezione imperdibile

Continuano, pressoil Museo diocesa-no di Albano, le

esposizioni a carattereinternazionale. Questavolta, il viaggio conduceil visitatore in Africa,con “Frammenti di ArteAfricana”: un’esposizio-ne che sarà disponibileal pubblico fino al 10marzo. La mostra è unaraccolta di manufattiche riguardano princi-palmente la parte occi-dentale del continente,in particolare Stati co-me Mali, Senegal, Gha-na e Benin. Quasi tutti i

reperti provengono da collezioni private, ovvero oggetti acqui-stati da operatori di associazioni di volontariato durante la lo-ro permanenza in quei territori.“Frammenti di Arte Africana”, per certi versi frutto della so-lidarietà, è stata descritta dal direttore del MuDi, Roberto Li-bera, che ne ha curato personalmente progetto scientifico eallestimento, come «Particolarmente interessante ed origi-

nale. I vari oggetti esposti provengono da collezioni private esono stati raccolti nel tempo senza alcuna organicità. Tutta-via, visto il valore culturale e artistico di alcuni di essi, non miè stato difficile ideare un percorso espositivo in grado di in-formare il visitatore – ha concluso Libera – su alcuni aspettirituali e sociali di grande interesse». Gli oggetti esposti, ap-partenenti principalmente alle tradizioni sciamaniche e reli-giose di diversa cultura africana, sono maschere rituali, sta-tue e oggetti di culto di arte contemporanea, nei quali si puòcogliere l’influsso della cultura islamica in quei territori.La mostra è organizzata in collaborazione con l’associa-zione culturale “Comunità giovanile immaginAzione” (che,dal 2012, è impegnata in iniziative culturali nel territoriodi Roma), con l’associazione “Formazione Solidale” (cheha un’esperienza pluriennale in comunicazione sociale,nata con il progetto InCanto d’Africa, per avvicinare artistie colleghi provenienti dall’Italia e dall’Africa) e con il Cen-tro missionario della diocesi che ha la finalità di educaree promuovere la missionarietà, in collegamento con lePontificie Opere Missionarie.L’ingresso alla mostra è gratuito e sarà possibile per i grup-pi, attraverso prenotazione, organizzare una visita guidata.Per ulteriori informazioni e per i costi della visita guidata cisi può rivolgere ai seguenti recapiti: 3339999883, [email protected] o www.museodiocesanodialbano.it.

Emanuele Scigliuzzo

rubrica biblicaa cura di ombretta pisano

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Chi giura chiama Diocome testimone pergarantire la verità di

ciò che dice. La normativabiblica legata ai giura-menti (“Non giurerete ilfalso servendovi del mionome: profaneresti il no-me del tuo Dio. Io sono ilSignore” - Lv 19,12) traeinnanzitutto la sua ragionenel comando di non legareil Nome di Dio al falso e alvano (“Non pronunceraiinvano il nome del Signo-re, tuo Dio” - Es 20,7).L’esperienza umana, però,che conosce la menzogna,conosce situazioni che ri-

chiedono giuramenti, e per queste situazioni la Scrittura ètestimone di una disciplina volta a conciliare l’esigenza digarantire la veridicità del parlare con il principio espressonel comando. Voti e giuramenti devono essere fatti con at-tenzione per non rischiare di tirare in ballo il Nome di Dio di-chiarando il falso, in una parola per non “spergiurare”. Chisi impegna a un obbligo chiamando Dio a testimone deveadempiere prontamente quanto detto, altrimenti commetteun peccato di cui Dio chiederà conto (Nm 30,3; Dt 23,22) e laScrittura stessa già suggerisce di astenersi da operazionidel genere (Dt 23,23).Dietro a certe affermazioni categoriche e assolute, come so-no i giuramenti, si nascondono in realtà l’ansia di dare pesoal proprio dire, per una certa mancanza di limpidezza, e lanecessità di un “di più” che è anche invasione del campoproprio di Dio. Cosa c’è di tanto assoluto per l’uomo? Anchenon volendo chiamare direttamente in causa Dio col suo no-me, ma usando espressioni caricate di un carattere assolu-to, come il cielo, la terra, la città di Gerusalemme, si giuracomunque su realtà legate a Dio, il solo che domina e gover-na. Il cielo è il luogo di Dio; la terra l’ha creata lui; Gerusa-lemme è il luogo del suo Tempio; di ogni cosa solo lui tiene

in mano il destino. Anche provare a giurareper la propria testa, pensando di

avere poterealmenosu que-sta, èun’illu-s ione .

Cosa c’èdi certo, per

l’uomo, riguardo alla sua te-sta se non il suo invecchiare e l’im-

biancarsi dei suoi capelli, la sua realtà piùfragile! Non ha neanche il potere di ripor-tarne alla giovinezza uno solo!

Gesù e l’uso impropriodella parolaGesù fa fare un passoin avanti e, come già inoccasione dei comandisu cui si è espresso inprecedenza, insegnaad adempiervi indiriz-zando lo sguardo suciò che è la sostanzadel comando stesso.La sostanza dell’omi-cidio è il giudizio versoil fratello, quella delripudio è lo “sguardo”che conduce all’adul-terio, e quella del giu-ramento è l’uso im-proprio della parola, ilnon sapere dare una misura al parlare, fondamento dellerelazioni interpersonali e sociali. Come è stato per il casodel ripudio, Gesù stigmatizza una norma disciplinare dovu-ta alla durezza del cuore e adempie la legge nella sua so-stanza proibendo, di fatto, ogni giuramento: “Non giurateaffatto!”. Del resto, come giudicare certi giuramenti comequelli di Erode (Mt 14,7.9), di Caifa (Mt 26,63) e di Pietro (Mt26,72-74)? Non esiste giuramento innocuo.Alla radice dell’impulso a giurare c’è una questione che ri-guarda la capacità di gestire il nostro “dire”. La riflessionebiblica sapienziale ci ha lasciato molto sul significato dellaparola e del parlare perché ne ha colto la portata immensa,nel bene e nel male: “Morte e vita sono in potere della lin-gua (Pr 18,21), e per cogliere il ventaglio delle implicazionidel parlare basta leggere quanto affermato in Sir 28 perrendersi conto di quanto, dei guai che l’umanità ha speri-mentato e sperimenta tutt’ora nella sua storia, sia dovutoproprio al cattivo parlare, alla calunnia e alla diceria, cheuccidono anche più di un’arma: “Un colpo di frusta producelividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa. Molti sonocaduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpadella lingua (Sir 28,17-18). Nel Nuovo Testamento sono no-te le parole di Giacomo, che documentano come, tra i cri-stiani, il parlare debba essere sano e onesto: “Se uno nonpecca nel parlare, costui è un uomo perfetto” (Gc 3,2-5).

L’integrità nel parlare, specchio dell’integrità personaleGesù conclude il suo insegnamento con una sentenza. Perl’uomo è appropriato dire solo “sì” “sì” o “no” “no”. Il di piùviene dal “maligno”, da ciò che sta alla base dell’inganno,che spinge l’umanità a peccare fin dal principio (Gen 3) e cheintroduce la morte nel mondo. Gesù richiama gli uomini e ledonne a ridare dignità al proprio parlare, a riappropriarsi diun linguaggio capace, nella sobrietà, di credibilità e verità,per fondare relazioni altrettanto veritiere e oneste.

(Continua)

“NON GIURATE”Restituire alla parola il suo valore

33Avete anche inteso che fu det-to agli antichi: Non spergiura-re, ma adempi con il Signore ituoi giuramenti; 34ma io vi dico:non giurate affatto: né per  ilcielo, perché è  il trono diDio;  35né per  la terra, perchéè lo sgabello per i suoi piedi; néper Gerusalemme, perché è  lacittà del gran re.  36Non giurareneppure per la tua testa, per-ché non hai il potere di renderebianco o nero un solo capel-lo. 37Sia invece il vostro parlaresì, sì; no, no; il di più viene dalmaligno.

(Mt 5,33-37)

mondialità e cultura 11

SCEGLIERE: INDIFFERENZA O CURA?Due possibilità che portano a modalità molto diverse di vita

Ciò che caratterizza la vita dell’uomoè la compresenza dell’altro, nel-l’unicità della vita dell’io. Ponendo

l’attenzione sull’altro, quest’ultimo puòessere sia il proprio simile, sia un com-pleto estraneo. Se ci si sofferma, invece,sulla dimensione della vita propria delsoggetto, le strade che si presentano so-no essenzialmente due: o l’indifferenza ol’accoglienza. La prima conduce imme-diatamente all’oblio della persona che sipalesa, il venir meno, cioè, della sua dimensione corporea espirituale, con l’annientamento dell’altro nella sua globalità,insieme al mondo che porta con sé e che molto spesso nonsi conosce. La seconda, invece, è consequenziale all’accetta-zione prima di se stessi, e poi di chi è altro da sé. Come? Eperché? Innanzitutto, difficile sarebbe pensare che se dap-prima non si posa lo sguardo in modo benevolo su se stessi,si riesca a farlo nei confronti di altri; perché spesso, quelloche si vede di negativo negli altri, in prima istanza lo si rico-nosce negativo in se stessi. Mentre, se il soggetto fosse nel-la condizione in cui, seppur imperfetto, ma consapevole deipropri limiti, si prendesse comunque cura di sé, accettando-si per come è, ecco allora, che questa parola profonda, “cu-

ra”, si avrà anche per l’altro. La modali-tà di espressione di questo concetto siha nell’attenzione e nell’interesse. Sof-fermiamoci, ora, anche sul rovesciodella medaglia: perché può ancora vin-cere l’indifferenza, nonostante la storiasia piena di eventi nei quali il male ab-bia avuto la meglio, quando si sia segui-ta questa strada. La prima risposta chesi può dare è quella secondo la qualetutto ciò avviene per paura; la paura è

un’emozione che pone uno stato d’arresto, in quanto avverteun pericolo imminente. E allora ci si oppone all’altro, lo siesclude, oppure se egli già esiste, si può anche far del tuttoper annientarlo. Tuttavia, c’è un’altra possibilità, ed è l’inca-pacità di comunicazione con altri per cui, o ci si sente inade-guati a dialogare e, dunque, ad aprirsi all’altro, oppure si ve-de l’altro come il muro da abbattere, cioè, un problema in sé.Ed ecco allora la violenza, le sopraffazioni, le ingiustizie, laguerra, che possono essere superate con l’unica arma cheporta alla pace: la cultura. Laddove, per cultura non si inten-de solo un sapere sistematico di concetti, ma tutti queglistrumenti che permettono di vivere, da uomini, nella società.

Chiara Maffeis

LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNARicordare per costruire percorsi di non violenza

L’8 marzo si cele-bra la Giornatainternazionale

della donna, chiamatacomunemente Festadella donna. Si ricorda-no così le conquiste so-ciali, politiche ed eco-nomiche delle donne,ma anche le violenze ele discriminazioni di cuisono ancora oggetto.La ricorrenza, celebra-ta in Italia dal 1922, furiconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 1977. Papa Francesco ha più volte dedicato un pensiero alla donna,esaltandone il ruolo sociale e auspicandone un miglioramen-to delle condizioni economiche e lavorative. Basti pensare al-le discriminazioni che in molte subiscono sui luoghi di lavoro,per non parlare delle violenze fisiche e psicologiche da partedegli uomini. Negli ultimi quattro anni, ad esempio, come in-forma la recente Commissione parlamentare sul femminici-dio, più del 25% degli omicidi ha avuto le donne come vittime.«Senza la donna, non c’è l’armonia nel mondo»: queste le pa-role pronunciate durante un’omelia in Santa Marta dal Ponte-fice, lo scorso 9 febbraio. «Quando non c’è la donna, manca

l’armonia. Noi diciamo, parlando: ma questa èuna società con un forte atteggiamento maschi-le, e questo, no? Manca la donna. “Sì, sì: la don-na è per lavare i piatti, per fare …”. No, no, no: ladonna è per portare armonia. Senza la donna nonc’è armonia. Non sono uguali, non sono uno su-periore all’altro: no. Soltanto che l’uomo non por-ta l’armonia: è lei. È lei che porta quella armoniache ci insegna ad accarezzare, ad amare con te-nerezza e che fa del mondo una cosa bella».«Le forme di subordinazione che hanno triste-mente segnato la storia delle donne vanno defi-nitivamente abbandonate», ha ammonito Fran-cesco nel corso di un’udienza in Vaticano lo

scorso ottobre, augurandosi che uomo e donna possano«parlarsi e allearsi, perché nessuno dei due, da solo, è ingrado di assumersi la responsabilità di prendere nelle manila regia dell’intera società».«Non si può normalizzare la violenza verso le donne so-stenendo una cultura maschilista che non accetta – hatuonato infine Bergoglio a gennaio, durante la visita inPerù – il ruolo di protagonista della donna nelle nostrecomunità. Non ci è lecito guardare dall’altra parte e la-sciare che tante donne, specialmente adolescenti, sianocalpestate nella loro dignità».

Francesco Minardi

appunti12

Mensile di informazionedella Diocesi Suburbicaria di AlbanoAnno 11, numero 99 - febbraio 2018

APPUNTAMENTI01 MARZORiunione del Consiglio PresbiteraleL’incontro si terrà alle ore 10.00 presso il Semina-rio vescovile di Albano.

06 MARZOLaboratorio pastorale - zona colliL’incontro si terrà alle ore 16.00 presso il Semina-rio Vescovile di Albano.

11 MARZOCresifestIl Cresifest, festa dei cresimandi, anche quest’an-no sarà ospitato dal Centro Mariapoli (Via S. Gio-vanni Battista De La Salle - Castel Gandolfo) dalleore 15.00. Il tema di quest’anno è “Mai Soli nelcammino”.

12 MARZORiunione dei vicari territorialiL’incontro si terrà alle ore 10.00 presso la sala riu-nioni della curia vescovile.

13 MARZOLaboratorio pastorale - zona mare e medianaL’incontro si terrà alle ore 16.00 presso la Parroc-chia Santi Pietro e Paolo in Aprilia.

16 MARZORiunione dei direttori di curiaL’incontro si terrà alle ore 10.00 nella sala riunionidella curia vescovile.

18 MARZOOrdinazione diaconale Pietro LarinIl vescovo ordinerà diacono il seminarista PietroLarin alle ore 18.00 presso la Basilica Cattedrale diSan Pancrazio.

19 MARZOSan Giuseppe - festa del papàIl vescovo celebrerà alle ore 12.00 la santa messa pres-so la casa “Mons. Dante Bernini” di Tor San Lorenzo.

22 MARZOGmg DiocesanaOre 20.45 presso la parrocchia San Bonifacio in Pomezia

25 MARZODomenica delle PalmeOre 10.30, cattedrale di San Pancrazio Martire.

29 MARZO-2 APRILEChiusura degli uffici di curiaGli uffici di curia rimarranno aperti fino alle ore12.30 di mercoledì 28 marzo e riapriranno alle ore9.00 del 3 aprile.

29 MARZO• Messa CrismaleIl vescovo presiederà la celebrazione eucaristicanella basilica cattedrale alle ore 10,00. Appunta-mento per i sacerdoti e i diaconi alle ore 9.30presso la curia vescovile.• Messa in Coena DominiOre 18.00, cattedrale di San Pancrazio Martire.

30 MARZOLiturgia della Passione del SignoreGiornata per le Opere della Terra SantaIl vescovo presiederà l’azione liturgica del venerdìsanto nella Basilica Cattedrale alle ore 17.00.

31 MARZOSolenne Veglia di PasquaIl vescovo presiederà la Celebrazione eucaristica nel-la Basilica Cattedrale alle ore 22.00. I catecumeni ri-ceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana.

Reg. n. 13/08 del 08.05.2008 presso il Tribunale di Velletri

Direttore Editoriale: Mons. Marcello Semeraro

Direttore responsabile: Dott. Fabrizio Fontana

Coordinatore di redazione: Don Alessandro Paone

Hanno collaborato:Michele Colasanto, Mirko Giustini, Donatella Lepore,Matteo Lupini, Chiara Maffeis, Alessandro Mancini,Francesco Minardi, Monia Nicoletti, Antonello Paloz-zi, Ombretta Pisano, Giovanni Salsano, AlessandroSaputo, Emanuele Scigliuzzo, Irene Villani, Luca Vi-ta, Barbara Zadra.

Piazza Vescovile, 1100041 Albano Laziale (Rm)Tel. 06/93.26.84.024 - Fax 06/93.23.844

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Stampa: Tipografica Renzo PalozziVia Capo D’Acqua, 22/B00047 Marino (Rm) - Tel. 06/93.87.025

Questo numero è stato chiuso il 22.02.2018

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