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Settembre - Ottobre 2004 5 Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine Spediz. in a.p. 45% - art. 2 comma 20/b - L. 662/96 Fil. di Napoli INGEG ERI APOLI

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Settembre - Ottobre 2004

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Settembre - Ottobre 2004ORDINE DEGLI INGEGNERI DI NAPOLI

Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

EditoreConsiglio dell’Ordine degli Ingegneri

della Provincia di Napoli

Direttore EditorialeLuigi Vinci

Direttore ResponsabileArmando Albi Marini

Redattore CapoPietro Ernesto De Felice

Direzione, Redazione e Amministrazione80134 Napoli, Via del Chiostro, 9

Tel. 081.5525604 - Fax 081.5522126www.ordineingegnerinapoli.it

[email protected]/c postale n. 25296807

Comitato di direzioneEdoardo Benassai

Annibale de Cesbron de la GrennelaisSalvatore Landolfi Francesco Mondini

Marco Senese

RedattoriEdoardo Benassai

Annibale de Cesbron de la GrennelaisMatteo De Marino

Paola MaroneNicola Monda

Mario PasquinoFerdinando Passerini

Giorgio PouletVittoria RinaldiBenni ScarpatiMarco Senese

Federico SerafinoLuciano Varchetta

Coordinamento di redazioneClaudio Croce

Progetto grafico e impaginazioneDenaro Progetti

StampaLegoprint Campania srl - Napoli

Reg. Trib. di Napoli n. 2166 del 18/7/1970Spediz. in a.p. 45% - art. 2 comma 20/b

L. 662/96 Fil. di Napoli

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2004

Associato U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

In copertina:Daniel Burén - “Cerchi nell’acqua”La sede dell’Arin in via Argine a Ponticelli

Notiziariodel Consiglio dell’Ordine

degli Ingegneridella Provincia di Napoli

La pubblicazione del materiale pervenuto è subordinata al giudizio della redazione. Ai testi potrannoessere apportate modifiche concordate con gli autori; in caso di necessità la redazione si riserva il di-ritto di sintetizzare i testi. Articoli, note e recensioni, firmati o siglati, impegnano esclusivamente laresponsabilità degli autori.

◗ ISTRUZIONELettera del Sottosegretario di Stato Sen. Maria Grazia Siliquini 03

L’importanza del rapporto tra l’ingegnere e la scuola 23di Alberto Bottino

◗ INGEGNERIA NATURALISTICAUn’esperienza guida: Il Parco Nazionale del Vesuvio 06di Carlo Bifulco

◗ PREVIDENZAProposta di modifica statuaria di Inarcassa 12di Luisella Garlati e Matteo De Marino

◗ PROGETTAZIONEDalla perizia di variante alla progettazione esecutiva 14di Aniello Moccia

◗ IDRAULICAPiani regolatori generali e studio idraulico del territorio 18di Gianni Signor

◗ UNIVERSITÀRicordo di Vincenzo Franciosi maestro di costruzioni 28di Edoardo Benvenuto

◗ ATTIVITÀ DELL’ORDINELe attività e le iniziative delle commissioni dell’Ordine 33

◗ INTERVISTAL’ingegnere che sogna Napoli capitale del Mediterraneo 39di Goffredo Locatelli

◗ PROFESSIONELo stato della riforma degli ordini professionali 44a cura del Centro Studi C.N.I.

◗ RASSEGNA STAMPAComune costretto a risarcire i danni se ritarda la risposta 45di Gabriele Mastellarini

Il titolo inglese non basta per l’iscrizione all’Albo 47di Gabriele Mastellarini

Sportello unico dell’edilizia: ecco le istruzioni per l’uso 48di Roberto Miele

Qualifiche professionali: sonni tranquilli per gli ordini 49di Ginevra Sotirovic

◗ LEGGI E CIRCOLARI 51

◗ ANTINCENDIOMinistero dell’Interno Decreto 21 giugno 2004 53

◗ TABELLA DEI PREZZI Provveditorato alle OO.PP. per la Campania 59

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Settembre-Ottobre 2004

3ISTRUZIONEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Ill.mo Presidente Vinci,La ringrazio moltissimo per l’invito a partecipare

al 1° Convegno regionale dell’Ordine degli Ingegneridella Provincia di Napoli, sul tema “L’Ingegnere nel-l’evoluzione del sistema Istruzione: dalla formazioneal ruolo professionale”.

Purtroppo sono impossibilitata a presenziare all’e-vento a causa di impegni istituzionali. Ciò non miimpedisce, comunque, di rappresentare, a Lei e a tut-ti i convenuti, il mio vivo interesse rispetto alla Ri-forma degli Ordini professionali ed, in particolar mo-do, dell’accesso alle professioni intellettuali.

In particolare, Le ricordo che sono terminati i lavo-ri della commissione, da me presieduta, che ha pro-posto le modifiche al lacunoso D.P.R. 328/2001 daraccordare con riforma delle classi di laurea.

Nelle prossime settimane presenteremo, al MIUR, ilprogetto di riforma dell’accesso alle professioni con ilquale introdurremo un tirocinio post-laurea, serio,professionalizzante e certificato dall’Ordine; innove-remo la disciplina dell’Esame di Stato affinché siapiù aderente all’attività professionale; renderemo leprove omogenee su tutto il territorio italiano, tenendoconto, per gli ingegneria dei diversi settori nei qualisi articolano le Facoltà.

Inoltre, sto lavorando, per incarico del MinistroMoratti, a coordinare i lavori per definire le nuoveClassi di Laurea e Laurea Magistrale alla luce delle

esigenze formative espresse dalle professioni intellet-tuali. In quest’ottica, ho istituito 6 tavoli tecnici or-ganizzati per macro-aree disciplinari, ed un Comitatodi coordinamento, da me presieduto, per consentirealle Facoltà di attuare la riforma a partire dall’A.A.2005/06.

I lavori partiranno dalle vigenti Classi di laurea elaurea specialistica, senza alcun vincolo anche ri-spetto alle ipotesi di accorpamento, inesistenti. Inol-tre, la nuova laurea triennale sarà più qualificanterispetto all’attuale. Ciò consentirà ai giovani di con-seguire un titolo realmente spendibile sul mercato dellavoro e chiarirà definitivamente la ripartizione dellecompetenze tra i due differenti livelli di studio

Siamo convinti che l’introduzione dei “percorsi aY” contribuirà a favorire un salto di qualità dellaformazione universitaria e della qualità della presta-zione dei futuri professionisti, superando l’eccessivo“scollamento” tra le esigenze espresse dalle categorieproduttive e professionali e l’offerta formativa degliAtenei. I percorsi risulteranno, dunque, più rispon-denti alle caratteristiche di un’alta formazione acca-demica di qualità e più aderenti alle necessità delmondo del lavoro.

Invio i migliori saluti che La prego di estendere atutti i partecipanti in attesa di un prossimo incontro.

Cordiali Saluti

Lettera del Sottosegretario diStato Sen. Maria Grazia Siliquini

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Alessandro Antonellinato nel comune diGhemme (Novara) nel1798. Dopo aver compiuto

i suo studi ginnasiali e liceali aMilano, si è trasferito a Torino, doveha conseguito il diploma diingegnere-architetto nel 1824.Questo progettista è stato resocelebre dell’arditezza delle suecostruzioni, fra cui primeggia lacosiddetta Mole Antonelliana diTorino (1863-1888). La guglia dellamole è alta 168 m. dal suolo,costituendo oramai una delle piùnote caratteristiche del panorama diTorino. Di notevole interesse è anchela cupola che Antonelli hasovrapposto alla chiesa di SanGaudenzio a Novara, architettura diTibaldo Pellegrino. Il singolaremonumento s’innalza a 121 m. afianco del campanile dell’Alfierieretto nel XVIII.

E’1. Mole Antonelliana

(1863-1888), Torino.

2. Modello ligneo della Mole Antonelliana di Torino

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L’ingegnere e la progettazione architettonica

A Novara Antonelli ha costruitoanche il Duomo (1863-1865) e nelcomune di Boca ha progettato ilSantuario del crocefisso. Numeroseopere sono state da lui compiute osolo progettate per pubblicheamministrazioni e per privati aTorino, nel Novarese, ad Alessandria,a Casale ecc. E’ stato deputato alparlamento subalpino, consiglierecomunale di Torino e consigliereprovinciale di Novara. (def. nel 1888)

3. Cupola della chiesa di S. Gaudenzio (1841), Novara

4. Particolare della strutturalaterizia della Cupola dellachiesa di S. Gaudenzio (1841), Novara

5. Duomo (1863-1865), Novara

6. Particolare dell’interno della Cupola della chiesa di S. Gaudenzio (1841), Novara

Diplomadi ingegnere-architetto

nel 18244

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Di necessità virtúIn televisione è stato trasmesso,

tante volte, un film americano chemolti ricorderanno: il titolo dellaversione italiana è “Operazionesottoveste” ma, forse, menzionareil fatto che racconta di un sotto-marino rosa richiamerà più rapida-mente alla memoria una delle volteche sarà capitato di vederlo. È lastoria di un comandante che deveriportare a casa un sottomarino incondizioni non proprio perfette,anzi, si dovrebbe dire, abbastanzamalridotto, attraversando una zonadi guerra dove i giapponesi stannoprendendo il sopravvento. A ren-dergli le cose più difficili è l’incon-tro, nel suo viaggio, di un repartofemminile americano che deve es-sere sgomberato da un’isola che,presto, sarà conquistata dai giap-ponesi e che ha solo il sottomarinocome mezzo per abbandonarla.

Già all’inizio della storia il co-mandante ha dovuto imbarcare unufficiale decisamente gagà, nontanto provvisto di voglia di lavora-re e fortemente sospinto dagli altigradi del padre della sua fidanzata.Il fine comune, la voglia di tornarea casa, permette al comandante direndere disponibili le sue ottime ca-pacità commerciali, che spessosconfinano nel furto, per recuperarein contesti non proprio amichevolipezzi di ricambio e generi di primanecessità necessari per il viaggio.

In questo film molte sono le si-tuazioni in cui si deve prendereuna decisione per superare un mo-mento critico. Situazione criticache diventa esilarante grazie allacapacità di riutilizzare gli elementia disposizione, che sicuramentenon sono quelli canonici, risolven-do comunque il problema.

In sala macchine un indumentointimo femminile, un busto elasti-

co da donna, sostituisce in unmeccanismo di distribuzione inavaria, una molla introvabile.

Il minio che serve per ridipingereil sottomarino, e che non è nellaquantità sufficiente, viene mischia-to con la biacca, ottenendo il colo-re rosa con il quale comunque sivernicia il sottomarino.

Un berretto militare sulla testa diun maiale rubato, tenuto al centrotra due marinai alla guida di uncamion, è sufficiente per farlo pas-sare, ad un posto di blocco, per unmarinaio ubriaco.

Quando è quasi terminato ilviaggio, una nave da guerra ame-ricana comincia a lanciare bombedi profondità contro il sottomari-no, con la convinzione che i suoioccupanti siano giapponesi.

L’attacco finisce e il film puòavere il suo indispensabile happyend, quando il comandante, chenon ha più la radio, decide dimandare in superficie, attraverso itubi di lancio dei siluri, reggiseno emutande da donna, dalle misuredecisamente americane, in mododa fornire una prova decisiva che abordo non ci sono giapponesi.

In definitiva il comandante e isuoi uomini riutilizzano attrezza-ture che normalmente sarebberoconsiderate improprie e sfruttanogli oggetti a disposizione al di fuo-ri della consuetudine. Rompendogli schemi precostituiti nelle nostreconnessioni mnemoniche, in modocosí imprevisto, che una inarresta-bile ilarità accompagna lo svolgi-mento dell’avventura.

Cos’è la creatività?I problemi dell’esercizio e della

gestione di un sistema complesso,come far navigare in mezzo al ne-mico un sottomarino malandato,sono risolti con quelle che oggi

Settembre-Ottobre 2004

INGEGNERIA NATURALISTICA6ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Un’esperienza guida:Il Parco Nazionale del VesuvioDI CARLO BIFULCO

Ingegnere

Direttore Generale del Parco Nazionale del Vesuvio

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verrebbero chiamate soluzioni crea-tive. Dove la creatività sta appuntonel dare valore alle funzioni secon-darie di un oggetto per sfruttarne lecaratteristiche anche al di fuori delcontesto del suo normale utilizzo.Dove la creatività è la capacità di ri-formulare e ristrutturare, di smem-brare, rimembrare e ricomporre og-getti, processi logici, procedure. Es-sere creativi diventa importante so-prattutto nei momenti in cui c’è ca-renza di risorse, come nel caso diuna guerra. Normalmente si diceche la necessità aguzza l’ingegno.

Un’altra situazione di crisi si verifi-ca quando ci si trova con la sovrab-bondanza di una sola risorsa e con lapenuria delle altre necessarie; questaè una situazione più spesso frequentenella gestione di un sistema. Unesempio potrebbe essere quello di unpasticciere che, dovendo confeziona-re una torta alla crema, abbia a dis-posizione solo uova e zucchero, manon la farina. Forse se la caverà fa-cendo meringhe e zabaioni o forseinventerà una caprese se si trova an-che con mandorle e cioccolato.

Così come progettare una ricetta,anche progettare un sistema, nelmondo dell’impresa, viene conside-rato il momento del ciclo di vita diun prodotto più ricco di esperienzae di motivazione. Spesso il momen-to della progettazione è anche ilmomento in cui chi investe è piùdisponibile a mettere a disposizionerisorse, anche senza aver visto an-cora il risultato tangibile del proget-to, affascinato dalle ipotesi e dallesoluzioni immaginate. Invece, chicura la gestione e l’esercizio di unsistema, si trova, sovente, a fare iconti con le magagne della proget-tazione e gli imprevisti che vengonofuori durante la realizzazione delprogetto. Al gestore spetta trovaresoluzioni brillanti e, soprattutto,economiche per risolvere i problemilasciati in sospeso, poiché in eserci-zio i budget sono sempre ridotti allamera sussistenza. Tante volte chigestisce si trova a fare i conti con ledelusioni di chi ha molto investitoed è rimasto altrettanto deluso dal-l’attuazione delle idee da cui erastato affascinato.

Perché tesaurizzare il sapereSe pensiamo a Leonardo da Vinci,

al suo genio, scopriamo che anchealcune sue invenzioni avevano dei“buchi”, o meglio, ci accorgiamoche anche la sua creatività, quellache si sostanzia in una creazionenuova ed originale, spesso si ferma-va all’intuizione di un ingegno po-liedrico inesauribile. Chi ha realiz-zato l’elicottero, cosí come è oggi,ha applicato tutte le conoscenze chesi sono accumulate, a partire dall’i-dea di Leonardo, lungo un percorsopieno di insuccessi e incidenti.

Il concetto occidentale di creativi-tà, legato fortemente all’individuogeniale, trova il suo contraltare nel-l’idea orientale in cui la creazione siottiene assemblando le tante ideeche possono nascere dal confrontocollettivo finalizzato alla risoluzionedi un problema. Le teorie sulla qua-lità totale importate dal Giappone e,in genere, malamente scimmiottate,possono esemplificare questo mododi pensare. In effetti, i lunghi mo-menti dell’esercizio e della gestionedi un sistema, di un servizio, sonodecisamente i più fecondi per la te-saurizzazione delle esperienze e del-le competenze. Se non si vuole ri-manere legati al genio individualedel singolo si devono destinaremaggiori risorse per non lasciare so-lo nella memoria delle persone l’e-sperienze accumulata negli anni.

Il caso del Parco Nazionale del VesuvioNel 1997 il Parco nazionale del

Vesuvio si trovava a dover affronta-re un tipico problema di gestione:far lavorare 187 persone provenientidalle esperienze più disparate, sullabase di un progetto tanto genericoda poter essere presentato contem-poraneamente per cinque parchi na-zionali, differenti per localizzazionee caratteristiche, dopo un addestra-mento svolto praticamente solo inaula. Una sovrabbondanza di unasola risorsa, in un ente che mancavadi sue strutture e di suoi tecnici eche doveva acquisire le attrezzaturenecessarie per far lavorare tuttequeste persone.

Era già una vecchia idea quella diintervenire sul Vesuvio con l’inge-

gneria naturalistica. La si potrebberintracciare nei documenti scritti sulParco nazionale del Vesuvio nel1992, oppure, nelle corrispondenzecon l’Associazione italiana per l’in-gegneria naturalistica nata allora dapochissimi anni. Quello che era ildegrado idrogeologico dei versantidel Somma e del Vesuvio è cosa in-tuibile da chiunque salga ancoraoggi sul cono del vulcano e osservile profonde incisioni create dallepiogge lungo i suoi fianchi.

L’idea di intervenire sul Vesuvio,con i metodi e le tecniche di inge-gneria naturalistica, era nata conl’esperienza dell’inventario forestalenazionale e con la collaborazionecon l’Istituto per l’assestamento fo-restale e l’alpicoltura. Quella che al-lora era una intuizione diventavaun’opportunità.

Ci si è ritrovati, ogni giorno, a la-vorare per rendere proficuo il lavoroche centottantasette persone rende-vano disponibile. Ci si è impegnatiad individuare gli elementi a dispo-sizione da riutilizzare, procurandociun po’ alla volta quelli che eranostati dimenticati, oppure, non eranostati previsti nel progetto. Con unatteggiamento fortemente pragmati-co, cercando di trovare soluzionisemplici a problemi complessi.

Sono stati messi insieme legnomorto, piante vive, il terreno e laroccia del Vesuvio, il lavoro deglioperai, le idee e gli schemi degli in-gegneri. Giorno dopo giorno, sul la-voro, sono state prima sgrossate epoi affinate le competenze specifi-che degli operai impiegati nella rea-lizzazione delle opere di ingegnerianaturalistica. Dal 2001 queste espe-rienze sono state presentate a tanticongressi, divulgativi e scientifici,in Italia ed all’estero.

Nella stessa maniera, con piùgrande genialità, erano state messeinsieme delle materie che ancora og-gi nelle università, a parte qualcheeccezione, non vengono mai studia-te insieme. Oggi sono a disposizione,infatti, dati sulle proprietà tecnolo-giche delle piante che normalmenteai botanici non interessano e datisui materiali che, normalmente, gliingeneri non utilizzano.In questo

Settembre-Ottobre 2004

7INGEGNERIA NATURALISTICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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modo si è dato corpo alla disciplinadell’ingegneria naturalistica, nomeche sembra un ossimoro e che amolti fa ancora storcere il naso.

Cos’è l’ingegneria naturalistica?Ingegneria naturalistica è usare

materiali da costruzione vivi, comesemi, talee, piante per consolidare ilterreno, talvolta utilizzando anchemateriali vegetali morti, come pagliao pali di legno, destinati a marcire edisfarsi nel tempo, lasciando alla so-la forza delle radici delle pianteconsolidamento e stabilizzazione.

L’esempio classico che illustra co-me l’ingegneria naturalistica sia unadisciplina dove impera lo sforzo di“trovare soluzioni semplici per iproblemi difficili” è quello della tec-nica della semina con coltre protet-tiva. Operando secondo questa tec-nica, sul terreno seminato, vienedisposto uno strato di paglia che èpossibile fissare in varie maniere.Quello che è un semplice strato dipaglia assolve a tante funzioni: pro-tegge i semi dalla voracità degli uc-celli, riduce drasticamente gli effettidel vento e della pioggia sui semiattutendone la forza e limitando iltrasporto, protegge i semi ed il terre-no dalla insolazione diretta dimi-nuendo sbalzi di temperatura e diumidità, fornisce con la sua decom-posizione nutrimento anche ai suoliprivi di humus e attira la pedofauna.Di fatto protegge e accelera, decisa-mente, i processi che si avrebberocon la sola semina. Infatti su un ter-reno nudo, una pioggia violenta di-laverebbe facilmente con le acque diruscellamento i semi che non fosse-ro già stati predati. Tutte le funzionisvolte dalla paglia, considerata nor-malmente uno scarto di lavorazione,in questo contesto ne fanno l’ele-mento fondamentale della tecnica.

L’esperienza dell’ing. Schiechtl, ol-tre alla sistematizzazione dell’inge-gneria naturalistica ci fornisce an-cora un dato estremamente rilevanteche ci permette di inquadrare, al

meglio, la validità ecologica, oltreche tecnica, di questi interventi. In-fatti andando a riesaminare 106 si-stemazioni a verde, dopo che eranopassati da due a quattordici anni

dalla loro messa in opera, è stata ri-levata la presenza di 28 alberi, 41arbusti, 329 piante non graminoidi egraminacee e 82 crittogame, per untotale di 480 specie. Questo il risul-tato, a fronte dell’impiego di sole124 specie utilizzate per la sistema-zione a verde, e di queste specie, al-cune scomparse dalle aree oggetto disistemazione. Ciò dimostra come inun tempo ecologicamente breve si-stemi vegetali pionieri artificiali ab-biano superato questo stadio, allon-tanando tra l’altro molte delle speciepioniere impiantate artificialmente.

Utilizzare le caratteristiche secon-darie della paglia, sparpagliandola sulterreno ha dato soluzione ai problemidell’erosione e dell’attecchimento del-le semine, e permette dopo l’installa-zione di una flora pioniera, l’evolu-zione verso una flora ecologicamentepiù stabile nella sua composizione ot-tenendo la protezione del suolo dal-l’erosione e il consolidamento deglistrati esplorati dalle radici.

Mettere insieme materie che nonvengono studiate insieme nelle uni-versità, ha anche permesso, in chi leabbia applicate, il superamento disterili settorialismi, forgiando unnuovo gruppo di tecnici pronti, senon altro, ad essere meno soggetti aidogmatismi e più disposti ad ascol-tare con profitto le esperienze altrui.

Effetti dell’intervento antropicoL’ingegneria spesso considera, tra

le sue opere più importanti, quelledalle dimensioni più imponenti. Adesempio deviare il corso dei fiumi èstato sempre una manifestazionegrandiosa della capacità dell’uomodi soggiogare la natura. Un discorsoa parte e decisamente più complessoandrebbe affrontato sulla ricercadelle applicazioni delle nuove tecno-logie che spesso ha trovato, nellavolontà di sopraffazione e nelleguerre, potenti acceleratori e finan-ziatori. In ogni caso, in genere, leapplicazioni della tecnologia che so-no state usate per modificare l’am-biente sono sempre state giustificatecon la convenienza dell’uomo, an-che se poi i risultati di tante grandiopere non sono stati di reale vantag-gio per la collettività. Oggi assistia-

mo alla creazione di deserti e disastriambientali ottenuti deviando grandifiumi, anche solo con terra battuta,senza opere in cemento armato.

Tante sono state le forzature, in-numerevoli le violenze usate sul ter-ritorio anche per raggiungere un fi-ne utile e giusto; molte volte l’igno-ranza, spesso inconsapevole, altrevolte colpevole, ha prodotto disastriirreversibili. Il territorio che abitia-mo è un sistema decisamente com-plesso del quale conosciamo solo al-cune leggi, e di queste, ne appli-chiamo consapevolmente un nume-ro ancora inferiore. Il nostro è unmondo in cui il contagio dal morbodella mucca pazza può essere evita-to solo manipolando il mercato, at-traverso una psicosi collettiva mon-tata dagli organi di informazione,per un evento che, fino ad ora, hafatto meno morti di un week-endsulle autostrade italiane.

Per desertificare le sponde africa-ne del Mediterraneo i Romani nonhanno avuto bisogno delle modernetecnologie. A loro è stato sufficientedisboscare le foreste del Nordafricaper impiantare coltivazioni di gra-no. Il fragile equilibrio climaticodella zona, senza più quelle riservedi umidità che sono le foreste hainaridito le fonti; le coltivazioni,dopo poco tempo, non hanno piùavuto l’acqua a loro necessaria. Og-gi delle centinaia di città romanedel Nordafrica, floridi mercati agri-coli, rimangono solo poche rovine,che si trovano in quella che ora èun’arida steppa. I fantastici mosaiciche adornavano ville e templi ora sipossono vedere solo nei musei.

Ancora oggi l’inizio della deserti-ficazione si innesca con il tagliodelle foreste e, nel Mediterraneo, iltrend percentuale della diminuzionedella superficie forestale è maggioreche per le foreste tropicali.

Le capacità della natura di ripren-dersi il territorio che le è stato sot-tratto sono notevoli. Tante sono leimmagini di costruzioni imponentiabbandonate e seppellite dal verdedella giungla. Nei luoghi umidi è fa-cile riottenere il verde. Sulle spondedel Mediterraneo è invece più facileottenere la siccità.

Settembre-Ottobre 2004

INGEGNERIA NATURALISTICA8ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Se una montagna frana il suoprofilo resterà diverso. Ad esempio,i lapilli del cono del Vesuvio e dellacresta del Somma saranno semprein movimento, ad ogni passo che licalpesterà rotoleranno giù; saràmolto difficile che su un suolo in-stabile e senza humus, esposto alvento, alla pioggia e al bruciantesole estivo e alla neve dell’invernosi creino le condizioni per fare at-tecchire una pianta. Cosí i percorsidelle acque di ruscellamento e i la-pilli rotolanti resteranno sottopostialle forze atmosferiche e all’erosioneper secoli. Non è nostra intenzioneforzare il paesaggio del cono delVesuvio, colorandolo a forza con ilverde delle piante. Ma sui versantidel vulcano, anche a bassa quota, eanche sui versanti dei monti vicini,poggiata sulla roccia madre, spesso,si trova la famosa coltre di pirocla-stiti: è sufficiente un piccolo sban-camento per innescare frane e smot-tamenti.

I principali dati degli interventi nelParco

Chi scrive è il responsabile dellagestione tecnica, amministrativa efinanziaria del Parco nazionale delVesuvio; l’esecuzione delle opere diingegneria naturalistica hanno avu-to impulso strategico, sono statestudiate e sono state seguite insiemea tutte le attività che tecnici e ope-rai hanno progettato e realizzato; inparticolare si è assunta la responsa-bilità delle scelte relative alle speri-mentazioni e delle scelte delle specieda impiegare. Di questa esperienza,che è stata illustrata in dettaglio inun libro pubblicato dal parco e dis-ponibile oggi anche sul sito internetwww.parconazionaledelvesuvio.it 1,sintetizzo alcuni dati che ritengo es-senziali e riepilogativi di quantopensato ed attuato.

Sono stati realizzati fino ad oralavori di ingegneria naturalistica peroltre due milioni di euro e sono inesecuzione lavori dello stesso genereper un altro milione di euro.

Il materiale vivo messo a dimora,l’elemento fondamentale dell’inge-

gneria naturalistica, è stato costitui-to da selvaggioni, semi di piante er-bacee, talee, giovani alberi e arbustiradicati. Sia ben chiaro che senzal’uso di questi elementi non si puòparlare di ingegneria naturalistica.

I selvaggioni, giovani piante di unanno, reperite sul luogo, in generepiante germinate da seme sulla sededi stradelli e sentieri, appartengonoalle specie: Castanea sativa (casta-gno) e Quercus ilex (leccio). Le spe-cie erbacee utilizzate nelle seminesono state reperite sul mercato; so-no stati realizzati, sul posto, miscu-gli composti da sementi di: Viciasativa, Melilotus alba, Melilotus of-ficinalis, Festuca rubra, Festuca ovi-na, Brachypodium pinnatum. Sonostate reperite in loco, acquistate odonate da agricoltori vesuviani, ta-lee di: Salix alba (salice bianco), Sa-lix alba vitellina (salice dorato), Sa-lix caprea (salicone), Salix viminalis(salice da vimini), Populus tremula(pioppo tremolo), Populus nigra(pioppo nero), Corylus avellana(nocciolo).

Sono state acquistate da vivaiscelti con gara piante radicate dellespecie:• Acer campestre (acero campestre);• Alnus cordata (ontano napoletano);• Celtis australis (bagolaro);• Cercis siliquastrum (albero di giuda);• Colutea arborescens (vescicaria);• Cornus sanguinea (sanguinello);• Corylus avellana (nocciolo);• Cotinus coggygria (sommaco);• Crataegus monogyna (biancospino);• Cytisus scoparius (ginestra dei

carbonai);• Euonymus europaeus (fusaggine);• Fraxinus ornus (orniello);• Laburnum anagyroides (laburno);• Laurus nobilis (alloro);• Ligustrum vulgare (ligustro);• Lonicera caprifolium (caprifoglio);• Populus alba (pioppo bianco);• Populus tremula (tremolo);• Quercus suber (sughera);• Salix alba (salice bianco);• Salix caprea (salicone);• Sorbus domestica (sorbo);• Tamarix gallica (tamerice);• Vitex agnus-castus (agnocasto).

Sono state affrontate problemati-che relative alla ricostruzione di se-di carrabili, alla realizzazione disentieri, al contenimento del tra-sporto di solidi, al consolidamentoal piede delle scarpate. Sono statirealizzati interventi su versanti conpendenze dal 35% al 55% delle se-guenti tipologie:• compattamento ed inerbimento

del fondo degli stradelli ed inseri-mento di rompitratta;

• canalette drenanti in legname epietrame;

• briglie in pietrame e legname;• graticci di pali;• graticci di pali modello “1906”;• graticciate;• gradonate;• grate vive;• grate vive “Vesuvio”;• muri a secco;• palizzate;• palificate vive;• palificate vive doppie;• palificate vive doppie a soglia;• palificate vive sec. “Florineth”;• palificata vive a doppia parete

“Vesuvio”;• fosse di assorbimento.

Sono stati analizzati i costi di rea-lizzazione delle opere eseguite senzamacchinari quali escavatori e “ra-gni”, ma con il solo impiego di mo-toseghe, decespugliatori, piccole tri-velle, individuando le caratteristicheeconomiche di questi lavori quandose ne esalta la loro realizzazione conun uso intensivo di mano d’opera.

Sono stati poi definiti i prezzi de-gli interventi tipo, prezzi che sonostati ulteriormente aggiornati perfuture applicazioni.

È stato effettuato il monitoraggiodelle opere realizzate ed è stato pre-disposto un programma di manu-tenzione delle stese di tipo adegua-tivo, migliorativo ed evolutivo.

Le maggiori criticità, come era in-tuibile, sono state relative all’ap-provvigionamento del materiale vi-vo, ai tempi delle procedure di gara,alla gestione degli arrivi dello stessoed alla sua utilizzazione in cantiere.Le conseguenze di questa criticità si

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9INGEGNERIA NATURALISTICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

1 http://www.parconazionaledelvesuvio.it/comunicazione/libri/ingegneria/media/ING_NAT.PDF

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sono rilevate come risultato finalein una percentuale di attecchimentodi alcune specie non proprio esal-tante. Per ovviare a tale scopo e perabbattere i costi di approvvigiona-mento ed avere materiale a disposi-zione con continuità e un poco pervolta si è provveduto a affittarefondi dove sono stati impiantati vi-vai con diverse specie.

Oggi si aggiungono a questi datile analisi sul monitoraggio delleopere realizzate, sia sulla loro resi-stenza, sia sui parametri dellepiante utilizzate e su quelle chespontaneamente vi si sono insedia-te, confermando anche in ambitomediterraneo l’esperienza dell’au-striaco Schiectl. Importanti datisulle specie più interessanti da uti-lizzare, le piante della specie Meli-lotus e la Colutea arborescens sonostati analizzati e saranno presto adisposizione della comunità tecnicae scientifica.

I nuovi progettiLa nostra attuale soddisfazione è

che, quando piove un po’ più forte,in territori limitrofi la Prefetturalancia allarmi di vario colore, men-tre noi continuiamo a verificare chele opere di ingegneria naturalisticarealizzate nel Parco tengono bene.Queste opere sono anche il nostrobiglietto da visita, la dimostrazionedi come vorremmo operare su tuttoil Vesuvio e sul Monte Sommaavendone le risorse e il titolo ad in-tervenire. Queste opere sono ancheil biglietto da visita di chi le ha rea-lizzate, dei tecnici che hanno coor-dinato le operazioni e di quelli cheuna volta erano disoccupati respintidal mondo del lavoro, che non hasaputo offrire loro alternative, men-tre oggi sono pronti ad offrire unaprofessionalità che nel meridioned’Italia non ha uguali.

Questo articolo vuole sollecitare lacuriosità degli ingegneri della pro-vincia di Napoli, rimandandoli alvolume già pubblicato e citato non-

ché al corso di ingegneria naturali-stica realizzato nella primavera del2004 dal Parco Nazionale del Vesu-vio, dall’Ordine degli Ingegneri dellaProvincia di Napoli e dall’UniversitàFederico II di Napoli. Si desiderasollecitare la curiosità sui primi ri-sultati di un’esperienza, che è anco-ra in corso, in un ambito geograficodove non se ne riscontrano di simili,nella stabilizzazione dei versanti,per quantità e qualità di tipologiecostruttive.

Il Parco Nazionale del Vesuvio hamesso a disposizione di tutti una se-rie di dati tecnici ed economici per-mettendo il confronto di questo la-voro con quelli dello stesso e di altrigeneri. Il Parco Nazionale del Vesu-vio ha mostrato a tutti le peculiaritàpositive e negative delle realizzazio-ni dell’ingegneria naturalistica inambienti mediterranei. Dopo questaesperienza, e dopo la pubblicazionedel volume del Parco Nazionale delVesuvio e dopo tante visite ed in-contri tecnici, la Regione Campaniaha emanato il regolamento regionalesui lavori di ingegneria naturalistica,facendone uno strumento imprescin-dibile di gestione del territorio.

Gli aspetti applicativi dell’inge-gneria naturalistica, i contributi dichi è abituato a vedere il Vesuvio elo studio e gli interventi sul territo-rio secondo punti di vista diversidanno la percezione di quanto siaimportante una visione “di sistema”,di quanto sia veramente necessariosuperare il settorialismo delle com-petenze, nell’affrontare i problemidel risanamento idrogeologico deiversanti in modo pratico.

L’ingegneria naturalistica presentaancora tanti ambiti di indagine e disperimentazione da affrontare. Peresempio potrebbe dare importantirisultati l’applicazione delle proprie-tà che hanno le piante di depurarele acque per ridare dignità ai tantinostri corsi d’acqua trasformati infogne a cielo aperto. Ancora potreb-bero essere utilizzate queste tecni-

che per realizzare i corridoi ecologi-ci che, passando per le campagne eriqualificandone gli aspetti naturali-stici, ricolleghino il Vesuvio, anchefisicamente, al sistema dei parchiappenninici italiani, rompendo l’as-sedio dell’urbanizzazione e riqualifi-cando anche i centri abitati.

Un’altra sfida potrebbe vederel’impostazione metodologica con cuisi progettano gli interventi di inge-gneria naturalistica contaminare an-che altri ambiti scientifici e tecnici.

Il Parco Nazionale del Vesuvio stamettendo al centro delle sue attivitàdi cooperazione internazionale pro-prio questo patrimonio di conoscen-ze di competenze e di impostazionimetodologiche. Oggi il Parco Nazio-nale del Vesuvio è orgoglioso di es-sere il capofila transnazionale didue progetti INTERREG: uno relati-vo alla strutturazione di siti pilota edi azioni di cooperazione sulla fore-sta mediterranea, i cui partner ap-partengono a Spagna PortogalloFrancia e Italia, ed uno relativo allaorganizzazione di una rete immate-riale tra le aree protette del Mediter-raneo che raccoglie oggi trentaseipartner di Algeria Tunisia MaltaIsraele Grecia Italia Spagna Porto-gallo. Già si stanno chiudendo le at-tività di sperimentazione di un altroprogetto INTERREG sulla lotta alladesertificazione nel quale il contri-buto del Parco Nazionale del Vesu-vio è stata proprio una sperimenta-zione sulla colonizzazione di terreniparticolarmente aridi con le tecni-che dell’ingegneria naturalistica eun altro volume con le sintesi tecni-ca e scientifica di questo partenaria-to è già in programma.

Una vicenda, quella dell’ingegne-ria naturalistica, che continua adarricchirsi e che oltre ad i richiamiedonistici invita ad una visita alParco Nazionale del Vesuvio ancheper un aggiornamento professionalee per cogliere dal vivo gli elementidi una esperienza di eccellenza ma-turata nella nostra regione.

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INGEGNERIA NATURALISTICA10ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Settembre-Ottobre 2004

PREVIDENZA12ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Modifica statutaria art. 40Nel corso dell’ultima riunione delComitato Nazionale Delegati si èdiscusso e votato un’importantemodifica statutaria, in linea con ilprincipio informatore della totaliz-zazione previdenziale, basata suiseguenti principi:• ad ogni reddito corrisponde una

contribuzione previdenziale;• la contribuzione previdenziale è

finalizzata ad un trattamentopensionistico;

• gli istituti previdenziali devonoessere concepiti nell’obiettivo diminimizzare la probabilità dinon poter accedere alla presta-zione pensionistica.

Il nostro statuto conteneva nor-me legate alla “storia” del regimepensionistico in Italia: nel 1981,all’atto della promulgazione dellalegge n° 6 non era presente la leg-ge sulle ricongiunzioni, pertantovenne istituito il principio, sancitoappunto dall’art. 40, che in caso dimancato raggiungimento del re-quisito di anzianità contributivanecessario per l’ottenimento dellapensione, i contributi venivano re-stituiti.

Questo causava di fatto una dis-parità di trattamento tra gli iscrittialla Cassa, in quanto, rimanendoattivi anche dopo il raggiungimen-to del 65° anno di età, chi nonaveva maturato il diritto alla pen-sione (in genere i pensionati di al-tro ente), si vedeva costretto al pa-gamento dei contributi minimi, an-che in caso di redditi bassi, mentrechi otteneva la pensione della Cas-sa si trovava in una situazione diprivilegio, essendo esentato daiminimi stessi. L’articolo 31 esclu-deva poi i pensionati di altro entedal diritto alla pensione di inabili-tà, invalidità o indiretta.

La riforma adottata vuole equi-parare a tutti gli effetti gli iscrittiad INARCASSA, estendendo ilprincipio di totalizzazione anche achi gode già di un trattamentopensionistico da parte di altro ente.Il criterio base della normativa sul-la totalizzazione è che chi nonraggiunge presso nessun ente l’an-zianità necessaria per l’erogazionedi un trattamento pensionistico enon voglia usufruire della ricon-giunzione ex legge 45/1990, possacomunque godere di un trattamen-to pensionistico, calcolato con ilsistema contributivo, pagato pròquota da ogni ente presso cui visiano almeno cinque anni di con-tribuzione. Anche la gestione sepa-rata INPS corrisponde trattamentocalcolato su base contributiva conalmeno cinque anni di versamenti.

È sembrato giusto, all’assembleadei delegati, estendere questo me-todo di calcolo a tutti i suoi iscritti,che siano o no pensionati di altroente, anticipando di fatto la tota-lizzazione, non ancora decollataper mancanza di fondi da partedello Stato, che dovrebbe far fron-te alla copertura dei costi che nederivano per INPS e Tesoro, edestendendola anche a chi già per-cepisce una pensione.

Il nuovo assetto delle prestazionida parte di INARCASSA è pertantoil seguente:• pensione di inabilità, invalidità e

indiretta: corrisposta a tutti gliiscritti che ne abbiano i requisiti,con cinque anni di anzianitàcontributiva

• pensione di anzianità: con 35anni di contributi e 58 anni dietà; necessaria la cancellazionedall’Albo professionale (non sipuò più esercitare l’attività di in-gegnere o architetto)

• pensione di vecchiaia: con 30

Proposta di modificastatuaria di InarcassaDI LUISELLA GARLATI

MATTEO DE MARINO

Ingegneri

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anni di contributi e 65 anni di età• prestazione previdenziale contri-

butiva: con 65 anni di età e alme-no 5 anni di contributi

• supplementi di pensione, calcolaticon metodo contributivo, sia per ipensionati di vecchiaia che per ipercettori di prestazione previden-ziale contributiva, nel caso dicontinuazione dell’attività dopo i65 anni, con obbligo di pagamen-to dei contributi solo sul redditoprodotto (esenzione dai minimi).

Naturalmente nessuno vieta ai col-leghi che a 65 anni non hanno rag-giunto l’anzianità per la pensione divecchiaia di continuare a lavorare eversare per raggiungere il trattamen-to pensionistico “normale”, l’art. 40offre un’opportunità in più, consentea chi è molto lontano dall’anzianitàdi 30 anni di ottenere un trattamen-to pensionistico e di godere di tutti i

vantaggi dei pensionati di INAR-CASSA (assicurazione, possibilità dicontinuare la professione, esonerodai minimi contributivi).

Sono state poi inserite delle nor-me transitorie che permettono dioptare per la restituzione della con-tribuzione versata fino al 1/1/2004,secondo la normativa previgente.

Modifica del peso ponderale attribuito al delegati (art. 12)

II Comitato Nazionale dei Delegatiè costituito da un ingegnere ed unarchitetto per ogni provincia, cia-scuno dei quali ha un numero divoti proporzionale agli iscritti, se-condo il disposto dell’art. 12.6.

Si veniva a creare la situazioneparadossale che pochi colleghi pote-vano determinare il risultato dellevotazioni, in quanto i colleghi rap-presentanti gli ordini delle grandicittà avevano un numero molto ele-

vato di voti (da 10 a 20), mentre irappresentanti di piccole provincie,con 2 voti, vedevano vanificato ilproprio contributo all’assemblea. Ilprincipio “una testa un voto”, cheavrebbe dato pari dignità a tutti idelegati cozzava però con il concet-to di rappresentatività degli iscritti,per cui si è votata una modifica chelascia differenze ponderali tra i dele-gati in base al numero di iscritti, va-riabile però da 1 a 4, prevedendoche per le provincie con più di 2.500iscritti, si proceda all’elezione di unulteriore delegato ogni 2.500 iscritti.Avremo quindi un aumento del nu-mero dei delegati, fatto in sé negati-vo perché l’attuale assemblea, di piùdi 200 persone, è già molto faticosada gestire, ma eviteremo la concen-trazione di un rilevante numero divoti nelle mani di poche persone,garantendo in modo migliore la de-mocraticità dell’assemblea.

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13PREVIDENZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Un momento del 49° Congresso Nazionale degli Ingegneri d'Italia tenutosi a Bergamo

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La prima parte del presente arti-colo, pubblicato sul n. 2/2004 diquesta stessa rivista, è stata cosìconclusa:

Prima di procedere all’esposizionedelle prescrizioni è opportuno chiari-re che le stesse, per garantire il com-mittente e le imprese qualificate, sibasano sulle seguenti pietre miliari:1. l’appropriata verifica, validazione

e controllo della progettazione;2. la Direzione lavori che autorizza

la costruzione;3. la dichiarazione con la quale il

concorrente afferma di aver riti-rato il progetto in gara, di aver-lo esaminato in dettaglio e di ri-tenerlo adeguato, chiaro, com-pleto e realizzabile per il prezzoindicato in offerta e di non ave-re riserve da avanzare circa lasua validità.

4. l’equilibrata indicazione dei do-cumenti che l’appaltatore èchiamato ad elaborare durante ilperiodo di mobilitazione.

Vediamo di sviluppare e specifi-care quanto sopra, con riferimentoad un appalto a corpo sotto soglia.

La verifica del progetto prelimi-nare e la validazione del progettoesecutivo vanno sempre e comun-que effettuati con la massima dili-genza e competenza tecnica ancheperchè, in ragione del mediocre li-vello di progettazione oggi esisten-te, contribuiscono a migliorare gliaspetti oggetto di controllo.

Anche se non risolvono il pro-blema degli errori progettuali, inquanto non è prescritto di entrarenel merito squisitamente tecnico-professionale, i predetti controllipossono attenuare o prevenireeventuali contrasti di opinione,dubbi interpretativi e possibilicontenziosi.

Se non vi sono dubbi sul fattoche è sempre proponibile un’azioneper danni nei confronti del proget-tista, è altresì vero che lo scopo diun’Amministrazione è quello direalizzare un’opera per erogareservizi e svolgere funzioni pubbli-che e non quello di promuoverevittoriose azioni legali.

Di conseguenza se un contrastodi opinioni deve verificarsi è beneche si verifichi prima dell’aggiu-dicazione.

In questa fase il responsabile delprocedimento (RdP) può essere ingrado di capire le criticità del pro-getto, promuovendo confronti trail progettista ed esperti in controlli(interni o esterni all’Ente).

D’altro canto, poichè difficil-mente qualcuno ha ragione in to-to, il RdP, non avendo ancora ap-paltato i lavori, ha buone possibi-lità di stemperare gli effetti nega-tivi provocati da una non chiara ocompleta progettazione e porre ingara un progetto che abbia unsenso e con ridotti elementi peruna successiva perizia di variantein corso d’opera.

Un ulteriore e successivo con-trollo del progetto esecutivo, nel-la fase pre-gara, si ottiene tramiteil direttore dei lavori che, comeho già evidenziato, è necessarioche sia un professionista diversodal progettista.

Ciò sia perchè il direttore dei la-vori non progettista non è influen-zato dalla attività progettuale svol-ta; sia perchè, avendo la responsa-bilità della esatta esecuzione del-l’opera, controlla, con un altro tipodi approccio, la completezza e lachiarezza progettuale; sia perchè laCommissione europea ha censura-to, tra l’altro, la priorità dell’affi-damento della direzione lavori alprogettista rinvenendo nella norma

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PROGETTAZIONE14ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Dalla perizia di variantealla progettazione esecutivaDI ANIELLO MOCCIA

Ingegnere

Dirigente Settore TecnicoCittà di S. Giorgio a Cremano

seconda parte

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italiana una violazione della Diretti-va 92/50/CEE.

Il controllo da parte del direttoredei lavori viene garantito dagli ob-blighi scaturenti dal disciplinare diincarico, nel quale si impone alprofessionista, tra l’altro, di verifi-care il progetto esecutivo apponen-do, su ogni elaborato, la propriafirma sotto la dicitura “approvatoper costruire”.

Risulta ovvio il risultato di talecontrollo da parte del direttore deilavori: se il controllo non è avvenu-to in maniera diligente e professio-nale oppure se è stato superficiale, ildirettore dei lavori è responsabiledegli eventuali danni che l’Ammini-strazione subisce (cfr sentenze dellaCorte dei Conti); se il controllo è av-venuto in maniera corretta vi sonopoche possibilità di incorrere in va-rianti per errori progettuali.

Sicuramente, in entrambi i casi, siè evitata una proposta di varianteda parte del direttore dei lavori (co-me di solito avviene) per rendere ilprogetto realizzabile.

Un ulteriore cambiamento di pro-cedura deve avvenire nella fase digara, per assicurarsi un ulteriore edefinitivo controllo del progettoesecutivo e, questa volta, a caricodel concorrente appaltatore.

Difatti, per richiede all’impresa diprocedere ad uno studio attento(perchè interessato) del progettoesecutivo, affinchè la verifica delpartecipante si trasferisca dal pianodel vuoto formalismo a quello delcomportamento responsabile, la sta-zione appaltante non deve conti-nuare ad accontentarsi di verificareche gli offerenti abbiano esaminatofrettolosamente la documentazionedepositata presso l’ente appaltante.

Deve, invece, organizzare la pro-cedura in modo che tutta la docu-mentazione di progetto sia messa adisposizione dei soggetti interessatie che tali soggetti abbiano il tempodi studiare il progetto e di visitareattentamente i luoghi.

Pertanto è possibile prescrivereche l’impresa che intende partecipa-re deve ritirare il progetto, a propriespese, al massimo tre giorni primadella presentazione delle offerte, a

pena di esclusione o di mancataammissione a presentare l’offerta.

Altra prescrizione deve essere ilgiorno e l’ora della visita dei luoghiove i lavori devono essere eseguiti,che deve essere registrata dal fun-zionario preposto su dichiarazionedel soggetto partecipante.

Il tutto (acquisto e ritiro della do-cumentazione progettuale ed indica-zione del giorno e dell’ora della vi-sita dei luoghi) deve essere oggettodi apposita certificazione, da partedello stesso funzionario, da conse-gnare al soggetto partecipante.

Il certificato, a pena di esclusio-ne dalla gara, deve essere allegato,in originale, alla documentazionedi gara.

Il soggetto partecipante, poi, do-vrà produrre una specifica dichiara-zione, da allegare alla documenta-zione di gara, attestante che il pro-getto esecutivo posto in gara, dopoattento studio e verifica, risultacompleto, esauriente, adeguato erealizzabile per il prezzo indicato inofferta e di non avere riserve daavanzare circa la sua validità.

Le suddette prescrizioni non de-vono nè apparire, nè sostanziarsicome un’imposizione gratuita per-chè, se è vero che tutti hanno dirit-to di partecipare alle gare, è anchevero che a tutti può essere impostodi concorrere seriamente, cioè dicompiere quel minimo sforzo (pro-fessionale e responsabile) chechiunque deve effettuare per otte-nere un buon risultato, nel rispettodei princìpi di non discriminazione,parità di trattamento, proporziona-lità e trasparenza.

Così facendo, essendo stato messoin condizione di entrare in possesso,agevolmente ed in tempo utile, delladocumentazione progettuale, il con-corrente chiamato ad assumere unaprecisa responsabilità con le dichia-razioni di impegno da inserire nel-l’offerta, sarà indotto ad agire conmaggiore ponderazione.

Ciò porterà, probabilmente, aduna riduzione del numero degli of-ferenti perchè, come è agevole in-tuire, la redazione non meditata del-la documentazione prescritta, daparte del concorrente, difficilmente

potrà superare i limiti imposti dagliatti di gara, preparati proprio alloscopo di mettere in guardia il mer-cato sull’impegno reale che saràchiesto all’aggiudicatario.

Passiamo ora ad analizzare l’ulti-ma prescrizione che riguarda la faseimmediatamente successiva all’ag-giudicazione e la fase di esecuzione.

Con il termine “mobilitazione” sideve intendere quel periodo ditempo, di volta in volta necessarioall’aggiudicatario, per pianificareed organizzare tutte le attività ri-chieste per lo svolgimento dei la-vori, in modo da rispettare costi,tempi e qualità definiti dai docu-menti contrattuali.

L’appaltatore, entro un determina-to periodo di tempo dalla stipula delcontratto (che può variare da 30 a60 giorni, in funzione dell’entità ecomplessità dei lavori), deve esserechiamato a formalizzare e conse-gnare alla stazione appaltante, uncerto numero di documenti.

La qualità, la tipologia, il numeroed i contenuti di detti documentipossono variare in ragione dell’ap-palto (tipo di progetto, sua comples-sità e costi).

Sarà quindi compito del RdP diindividuare cosa chiedere all’aggiu-dicatario e stabilire il contenuto diogni documento.

Per ciascun documento prescrittola stazione appaltante dovrà quindispecificare, negli atti di gara, il con-tenuto minimo richiesto, avvalendo-si, eventualmente, del supporto pro-fessionale del progettista e del diret-tore dei lavori.

Nel termine fissato nel CapitolatoSpeciale d’Appalto (CSA), quindi,l’aggiudicatario dovrà consegnare idocumenti prescritti.

Nei successivi 15 giorni dal ricevi-mento di detti documenti, la stazio-ne appaltante, anche tramite il di-rettore dei lavori, ne verificherà larispondenza ai requisiti minimi con-trattuali chiedendo, eventualmente,tutte le necessarie correzioni, inte-grazioni e modifiche.

Una volta che la stazione appal-tante ha approvato detti documenti,avrà cioè verificato l’esatto adempi-mento delle prescrizioni fissate dal

Settembre-Ottobre 2004

15PROGETTAZIONEORDINE DI NAPOLI

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contratto, si procederà, d’intesa conl’aggiudicatario, alla emissione delverbale di avvenuta mobilitazione.

Nel caso il verbale non vengaemesso per cause imputabili all’ag-giudicatario, si procederà all’appli-cazione delle penali previste nelCSA fino alla risoluzione del con-tratto in danno.

Durante il periodo di mobilitazio-ne dovranno essere definite le pro-cedure di comunicazione tra il RdP,il direttore dei lavori e l’appaltatore.

Tra i documenti di maggior peso,che il RdP deve chiedere all’aggiudi-catario, vi devono essere:• un programma dettagliato delle at-

tività da eseguire con l’indicazionedei tempi e dei costi sviluppatotramite la tecnica della W.B.S.(Work Breakdown Structure);

• cronoprogramma dettagliato deilavori con relazione illustrativa,ad integrazione e specificazionedel cronoprogramma del progettoesecutivo, con le previsioni deiperiodi di esecuzione delle lavora-zioni, dell’ammontare presuntodelle stesse (parziale e progressi-vo), dell’avanzamento dei lavorialle date contrattualmente stabili-te per la liquidazione dei certifica-ti di pagamento.

I suddetti documenti, oltre a ga-rantire l’esatta esecuzione dei lavorinei tempi contrattuali, tendono agarantire il regolare completamentodell’opera (senza variante).

Difatti se l’impresa ha studiato,sviluppato e specificato una WBSinsieme ad un cronoprogramma co-me sopra indicato, non può far na-scere, successivamente, ulterioridubbi o incertezze sulla progettazio-ne esecutiva e, quindi, sull’esecuzio-ne dell’opera.

La WBS, che merita una trattazionea parte e specifica (forse in successiviarticoli), consiste nella scomposizionedel progetto in sottosistemi, gerarchi-camente collegati, sempre più piccoli,fino all’individuazione di pacchetti dilavorazioni sufficientemente signifi-cativi, ossia chiaramente identificabi-li e quantificabili.

La struttura della WBS si presen-terà ad albero dove ciascun livello

discendente rappresenta porzionisempre più piccole del progetto,sempre più dettagliate, fino ad unlivello di disaggregazione (funzionedell’organizzazione di ogni singolaimpresa) necessario per il controllodei tempi, dei costi e dei pagamentidei SAL all’impresa.

Ed è proprio quest’ultimo argo-mento (pagamento dei SAL), il pun-to nodale per il rispetto del crono-programma e per garantire l’esecu-zione e l’ultimazione dei lavori neitempi e nell’importo contrattuale,senza dover ricorrere a varianti.

La sotto indicata proposta per ipagamenti dei SAL, da articolarsinel CSA come prescrizione, discendedalla seguente domanda:

Qual’è lo strumento che la stazio-ne appaltante può attivare a garan-zia del rispetto dei tempi e dei costicontrattuali da parte dell’impresa,scoraggiando quest’ultima ad evi-denziare continui impedimenti alprosieguo dei lavori?

La domanda ci porterebbe a rispon-dere senza esitazione: la rescissionedel contratto in danno con incamera-mento della garanzia fidejussoria.

Invece ritengo che la maggioregaranzia venga data da: o lavoribene e nei tempi da te indicati onon ti pago.

Questo si dovrà tradurre, in termi-ni di prescrizioni nel CSA, tenendopresente quanto segue.

Nella WBS, che l’impresa appalta-trice dovrà depositare prima dell’i-nizio dei lavori, ovvero nel periododi mobilitazione, il numero dei li-velli ed il livello di dettaglio deipacchetti di lavorazioni è propostodalla stessa impresa appaltatrice se-condo le proprie esigenze ed orga-nizzazione di lavoro.

Pertanto, per il pagamento deiSAL, l’impresa appaltatrice non po-trà avanzare richieste diverse o ano-male rispetto a quanto da lei stessaproposto.

Infatti lo stato d’avanzamento deilavori, al fine del pagamento dellarata di acconto, dovrà prevedere so-lo pacchetti di attività eseguiti al100% senza poter ammettere, innessun caso, percentuali intermediestimate o stimabili.

Per ogni pacchetto di lavorazioni,quindi, l’impresa appaltatrice dovràesplicitare i seguenti elementi:a) codice identificativob) descrizione dell’attività di lavo-

razione da svolgere;c) tempi presunti per il completa-

mento della lavorazione;d) costo della lavorazione desunto

in relazione alla propria offerta;e) percentuale rispetto all’importo

contrattuale.

Solo se il pacchetto di lavorazioneè stato completamente eseguito, ilrelativo costo (al 100%) potrà essereinserito nella contabilità al fine delpagamento dei SAL.

Il direttore dei lavori, a sua volta,dovrà attestare la regolare esecuzio-ne delle lavorazioni riportate nelSAL, ai fini della loro liquidazione (eciò ai sensi dell’art. 184 del D.Lgt18.8.2000 n.267 e succ. mod. ed in-tegrazioni), e non potrà ammettere incontabilità quelle lavorazioni dubbieo non eseguite a regola d’arte.

Inoltre la liquidazione delle rate diacconto potrà avvenire solo quandoci sarà la perfetta corrispondenza traavanzamento dei lavori e programmaesecutivo (WBS+cronoprogramma).

Pertanto si potrà procedere alla li-quidazione del SAL solo se si verifi-cherà la corrispondenza tra lavora-zioni previste, tempo di esecuzionedelle stesse lavorazioni ed importodel SAL stabilito.

Quali sono gli effetti di tali pre-scrizioni. Supponiamo che è statoprevisto un SAL ogni due mesi di €200.000,00 e supponiamo che l’im-presa ci presenta il SAL al terzo me-se per € 200.000,00 (ovvero impie-gando un mese in più rispetto aquanto previsto nel cronoprogram-ma e riportando nel SAL tutte le la-vorazioni che avrebbe dovuto ese-guire in due mesi e non in tre mesi).

Bene il direttore dei lavori ed ilRdP possono tranquillamente nonprocedere al pagamento del SAL ri-chiedendo la corrispondenza dellostesso con il cronoprogramma.

In tal caso l’impresa non potràavanzare, per gli obblighi assunti,alcuna pretesa nè sospendere i lavo-ri per mancato pagamento.

Settembre-Ottobre 2004

PROGETTAZIONE16ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Difatti il danno che si producenon è all’impresa ma è alla stazioneappaltante (per mancato rispetto deitempi contrattuali) che, pertanto, ènel diritto di procedere alla rescis-sione del contratto per inadempien-za dell’impresa.

In pratica, poi, cosa succede (l’e-sperienza personale me lo conferma):l’impresa appaltatrice incrementa laforza lavoro, procede alla esecuzionedei lavori previsti per il mese in più

trascorso e per il tempo che nel frat-tempo si è andato maturando e pre-senta un SAL corrispondente al cro-noprogramma ed alla WBS.

L’obbiettivo è stato raggiunto.Tutto quanto sopra, come è facile

intuire, si ottiene solo se si traduco-no in atti e documenti progettuali edi gara, la volontà e l’obiettivo delRdP e della stazione appaltante.

Gli atti principali sono il discipli-nare di incarico per il progettista, il

disciplinare di incarico per il diret-tore dei lavori, il Capitolato Specia-le d’Appalto.

Ogni Amministrazione, ovveroogni RdP, dovrebbe scrivere con-temporaneamente tutti e tre i docu-menti (oggi è facile tenendoli in li-nea in Word) per poter coordinare lereciproche azioni ed i corrispondentiobblighi e per fare in modo che tut-to coincida in tempi, adempimenti eresponsabilità.

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17PROGETTAZIONEORDINE DI NAPOLI

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Un momento del 49° Congresso Nazionale degli Ingegneri d'Italia a Bergamo

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Gli eventi catastrofici - e citeròsolo i più recenti come quelli diSarno e di Soverato per parlare dieventi a grande scala - ma anchele continue mini e micro-alluvioniche affliggono anche la nostraprovincia, sono preoccupanti avvi-saglie che il cosiddetto “svilupposostenibile” non può più essere ri-guardato come un’elucubrazione dieconomisti illuminati, ma deve ef-fettivamente essere perseguito contenacia da tutti quelli che hanno acuore la conservazione del nostropianeta.

Cercherò pertanto, più che svol-gere un tema prestabilito, rischian-do dì ripetere cose già dette, diproporre qualche spunto di rifles-sione ispirandomi alle relazioni deicolleghi che mi hanno preceduto,nella speranza che quanto andròdicendo possa tornare utile persciogliere l’eterno dilemma.

Quando, con i colleghi ingegnerie i dirigenti dei Consorzi di Bonifi-ca, è stata dibattuta la materia ed èemersa l’idea di affrontare in unpubblico dibattito i confliggentiaspetti dello sviluppo e della salva-guardia del territorio, mi sono di-mostrato subito disposto a portareil mio contributo alla discussione,essendo ormai da 25 anni nel set-tore, prima come spettatore, poicome attore, anche se con una par-te ancora modesta sulla scena, acausa dei condizionamenti che an-cora impediscono alla PubblicaAmministrazione - nella sua vestedi Autorità Idraulica, di svolgereun’azione preventiva completa-mente efficace in materia di salva-guardia idraulica.

Infatti l’aver lavorato per quasi25 anni nella Regione del Venetosempre a diretto contatto con il ter-ritorio, prima in sede centrale, poiin sede periferica, mi ha consentito

di seguire lo sviluppo della Regioneda un osservatorio privilegiato,nonché di intervenire concreta-mente, con azioni o autorizzazioni,nella modifica in senso migliorati-vo dell’assetto del territorio.

L’esperienza maturata mi con-sente innanzitutto di condividere,purtroppo, completamente, l’analisilucida e spietata che della situazio-ne viene fatta dai tre relatori,ognuno, nella sua materia, estre-mamente attento e preparato.

Il quadro normativo che emergedall’esposizione dell’Avv. Caramelappare emblematico e ben rappre-sentante dell’attuale situazione diestrema farraginosità e confusionelegislativa che affligge l’intero Paese.

Quando si afferma che tutte leleggi e le disposizioni comunqueemanate non sono riuscite a produr-re un assetto del territorio sufficien-temente sicuro, si fa un’affermazio-ne forse antipatica ma certamentevera; se fosse diversamente, non citroveremmo qui oggi a parlarne.

La ricomposizione della dicoto-mia sviluppo - salvaguardia, è an-cora una questione esclusivamentegiuridica, oppure vi sono altrecomponenti che devono essereconsiderate?

Indubbiamente la carenza fonda-mentale di tutta la legislazione finqui emanata è la settorialità, percui in passato, pur nel pieno ri-spetto della norma, si sono appro-vati interventi visti nella sola otti-ca “di settore” e quindi, inevitabil-mente destinati a interferire, senon a confliggere, con tutti gli al-tri “settori” non considerati, conl’eterno problema di quale debbaessere il “settore” predominante.

Si citano qui solo alcuni esempi:• le fognature miste delle quali è

stato riempito il territorio, a par-

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IDRAULICA18ORDINE DI NAPOLI

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Piani regolatori generali e studio idraulico del territorioDI GIANNI SIGNOR

Ingegnere

Direttore Ufficio del Genio Civile di Treviso

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tire dagli anni ‘70 in poi; formal-mente in regola con la legge“Merli”, con sfiori 1/5 lungo ilpercorso e 1/3 in testa all’impian-to, hanno sparpagliato inquina-mento per tutto il territorio e ag-gravato irrimediabilmente i de-flussi superficiali nei corsi d’ac-qua, caricandoli con portate nonsempre sopportabili dai corsi d’ac-qua stessi;

• i programmi di finanziamentomassiccio di piste ciclabili, confe-zionati sulla sola base delle richie-ste dei Comuni, si sono poi scon-trati, all’atto della realizzazione,con una serie di problemi, come lanecessità di tombinare estesi trattidi fossati, demaniali e non, a latodelle strade. Ciò, ovviamente, acausa della struttura della reteviaria minore della nostra regioneche, derivante in buona parte daadattamenti degli anni ‘60 e ‘70 diuna struttura risalente all’ante-guerra, risulta stretta, tortuosa econ scarse possibilità di espansio-ne, se non a discapito delle ban-chine e dei fossati laterali. Alla fi-ne, non volendo “disturbare” i pri-vati con lo spostamento a campa-gna dei fossati, è risultato comodotombinarli, aggravando in tal mo-do ancora di più i deflussi superfi-ciali a causa della sottrazione dinotevoli superfici dì invaso.

Risulta quindi fondamentale ri-uscire a superare la settorialità dellenorme ed un tentativo, al vero, èstato anche fatto, con la famosalegge 183/89 sulla cosiddetta “difesadel suolo”, la quale ha codificato,tra l’altro, i contenuti dei “piani dibacino” che avrebbero dovuto con-tenere e contemperare quasi tutto loscibile umano. Ma, proprio per que-sto, a più di cinque anni dall’entratain vigore della legge, visto che ipiani di bacino restavano un lonta-no miraggio, il legislatore è ritorna-to sui suoi passi codificando dei piùsemplici “piani stralcio”, che ritor-nano nell’ottica dei piani di settore.

È il caso del recentissimo pianostralcio per la sicurezza idraulica delmedio e basso corso del fiume Pia-ve, adottato dal Comitato Istituzio-

nale dell’Autorità di Bacino dell’AltoAdriatico il 05.02.2001, che con lenorme di salvaguardia, di fatto,blocca qualsiasi attività edificatoriaall’interno del vasto territorio gole-nale del fiume Piave compreso tragli “argini S. Marco”. Con ciò facen-do giustizia (o ingiustizia, secondogli amministratori) di tanti Piani Ur-banistici approvati dalla Regione fi-no all’altro ieri.

Si pone quindi in tutta evidenza ilrapporto, attualmente di conflittua-lità, fra la pianificazione di bacino,così come intesa dalla legge sulladifesa del suolo, e la pianificazioneurbanistica, almeno così come inte-sa sino ad ora, che si è occupata so-stanzialmente di organizzare e dis-tribuire l’edificabilità dei suoli, inmaniera spesso avulsa dalle temati-che della sicurezza del territorio.

È ben vero che, in certi casi, ildettato della norma ha imposto unaserie di studi a corredo delle propo-ste di Piano, tra cui fondamentale èquello geologico.

È ancora vero che, nelle zoneclassificate sismiche, sul progetto diPRG prima della sua adozione vaobbligatoriamente acquisito il pare-re dell’Ufficio del Genio Civile, cosìcome, in generale, su tutti gli stru-menti urbanistici generali e attuativie loro varianti.

È altrettanto vero tuttavia che, inprimo luogo, il solo studio geologicodel territorio comunale non esauri-sce la totalità de problemi legati allasalvaguardia del territorio, restandoescluso il più vasto e complesso pro-blema legato agli aspetti idraulici; insecondo luogo che la sola obbligato-rietà della presenza dì uno studio(geologico) o del rilascio di un pare-re (sismico) non equivale all’obbligodi condividerne i contenuti.

A tal proposito risultano illumi-nanti le combattute sedute dellaCommissione Tecnica Regionale -Sezione Urbanistica, alle quali or-mai da molti anni partecipo, primain qualità di funzionario del Dipar-timento LL.PP. ed ora come Inge-gnere Capo del Genio Civile.

Dove il parere del Genio Civile ri-sulta obbligatorio per legge (anchese non vincolante), vale a dire nelle

zone classificate sismiche - parere dicompatibilità delle costruzioni conl’assetto geologico dei suoli -, si notasempre una certa attenzione alle pre-scrizioni poste e, bisogna riconoscer-lo, molto raramente il parere com-plessivo reso dalla Commissione sidiscosta da quello del Genio Civile.

Relativamente invece alla salva-guardia idraulica, per cui la leggenon prevede alcun tipo di parerepreventivo del Genio Civile, nonsempre si riscontra pari attenzioneda parte del Consesso. Innanzitutto ipiani mai sono dotati di uno studioidraulico vero e proprio, per cui leinformazioni di tale natura spessovengono attinte all’ultimo momentoin Commissione dal responsabile delGenio Civile presente in sala il qua-le, se è riuscito a conoscere per tem-po gli argomenti iscritti all’O.D.G., siè preventivamente consultato con ilConsorzio di Bonifica competenteper scambiarsi le informazioni dis-ponibili e fornire un parere ancor-ché sommario.

Manca quindi l’informazione pre-ventiva per fare un’opera di preven-zione efficace.

Quando poi invece si disponga giàdi studi effettuati da tempo chepongano in evidenza le criticità delterritorio relativamente agli aspettiidraulici, la tendenza diffusa è sem-pre quella di sminuirne la portata ecomunque i pareri complessivi(tranne pochi felici esempi) rara-mente sposano in pieno le limitazio-ni e le prescrizioni che emergono datali studi, con il risultato che venga-no alla fine autorizzati, con tanto dibeneplacito regionale, infrastrutturee insediamenti soggetti ad un più omeno elevato rischio idraulico, dellecui conseguenze dovrà prima o poifarsi carico la stessa Pubblica Am-ministrazione. In ogni caso si trattasempre di intervenire a posteriori,su scelte già fatte, con le difficoltàche ben si possono immaginare.

Per non parlare poi dei singolipiani attuativi che, una volta appro-vata l’area nel suo complesso, sfug-gono a qualsivoglia controllo pre-ventivo di fattibilità, ritrovandosil’Autorità Idraulica, sola e controtutti, alla fine dell’iter, a dover quasi

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sempre dire di sì a scarichi idricisproporzionati in corpi idrici il piùdelle volte insufficienti a smaltire leportate fognarie di piena. Quand’an-che - situazione kafkiana - l’Autori-tà Idraulica non venga chiamata arispondere dei danni derivati da taledissennato comportamento delleAmministrazioni e dei privati.

Le motivazioni tecniche e socio-economiche di tale stato di cose so-no già state ampiamente ed egregia-mente sviscerate dal collega Ing.Zannin e non è il caso di soffermar-si oltre. Vale invece la pena ripren-dere il discorso dai temi più generaliper avanzare alcune proposte intesea scardinare il sistema attuale chevede disgiunte e contrapposte lapianificazione - derivante dallo svi-luppo socio economico e la sicurez-za idraulica - necessaria per garan-tire la continuità dello sviluppo, perapprodare ad un diverso sistema si-nergico dove le varie implicazionidelle scelte socio economiche ven-gano valutate unitariamente e sipossa quindi pervenire a scelte pro-grammatorie ampiamente condivisee intrinsecamente sicure.

Il primo livello è quello della pia-nificazione territoriale di ampio re-spiro, dove PTRC e Piani di Bacinodovrebbero trovare una intercon-nessione, conoscendo ognuno del-l’altro e pervenendo quindi alle ri-spettive approvazioni sulla base del-la massima diffusione delle cono-scenze e della auspicabile massimacompartecipazione delle scelte.

Resta dubbia la collocazione delPTP che, dovendo attuare a mediascala le indicazioni del PRG, do-vrebbe comunque raccordarsi an-ch’esso al Piano di Bacino; si tratte-rà di verificarne le modalità.

Siamo tutti a conoscenza che laRegione sta studiando una completarivisitazione della legge urbanisticaregionale per adeguarla alle mutateesigenze dei tempi (e rimediare aifallimenti del precedente corpus nor-mativo); quale migliore occasioneper lanciare all’Assessore qui presen-te un forte messaggio con preghiera-invito ad affrontare il problema?

La sfida per tutti gli operatori cheporranno mano, da qui in avanti, ai

suddetti strumenti pianificatori, èproprio quella di individuare, oltreai contenuti, che possono risultareanche ovvii, le modalità di raccordofra gli strumenti medesimi, che per-mettano di superare le dicotomie di-nanzi palesate.

Come sentito anche dall’illustrerelatore che mi ha preceduto, si vafacendo strada l’idea della co-piani-fìcazione, metodologia tutta nuovae quindi da inventare “in progress”,che dovrebbe comunque vedere co-involti intorno a un tavolo i varisoggetti con pari dignità. Pare tutta-via di capire che non sia propria lastrada indicata dagli estensori delprimo documento di lavoro.

Sembrerebbe che, accanto ai tra-dizionali programmatori (Regione -Autorità di Bacino) dovrebbero tro-var posto gli Enti Locali, attualmen-te esclusi dalle sedi istituzionali; cisi augura solo che si arrivi effettiva-mente a rapide scelte strategichecondivise e la materia non si sdilin-quisca invece come adesso in unvacuo assemblearismo dove tuttiparlano, tutti sono contro tutti enessuno decide.

Venendo infine allo strumento dipianificazione più vicino alle realtàlocali in quanto incidente diretta-mente sul territorio comunale, ov-vero al PRG, occorre necessaria-mente richiamare tutto quanto dettoin precedenza poiché principi gene-rali e accorgimenti particolari van-no necessariamente trasfusi nel Pia-no in modo da pervenire a scelte ur-banistiche intrinsecamente correttesotto il profilo della salvaguardiaidraulica e non solo “salvate” a po-steriori con artifici che lasciano iltempo che trovano.

Sembra ovvio, ma le scelte urba-nistiche dovranno uniformarsi, inprima istanza ai criteri informatoridel PTRC e del Piano di Bacino; inseconda battuta, dovranno essereaffrontati gli aspetti legati alle par-ticolari problematiche locali e le so-luzioni dovranno scaturire daun’attenta disanima che non tra-scuri alcun aspetto.

Risulta a tal punto indispensabileindividuare quali debbano essere leconoscenze di base che permettano

una corretta redazione del PRG; giu-stamente, fra tali conoscenze, la leg-ge attualmente in vigore elenca lostudio geologico del territorio cheabbiamo visto essere fondamentaleper quanto riguarda l’aspetto dellastabilità delle costruzioni, e ciò so-prattutto in zona classificata sismica.

Quanto finora invece è sempremancato è stato un accurato studioidraulico che valutasse approfondita-mente anche il rischio idraulico, ov-vero le probabilità di esondazioni edissesti derivanti dallo stato dei corsid’acqua e ciò non solo a situazioneinvariata, ma soprattutto in rapportoalle possibili scelte edificatorie.

Quando, raramente, ciò è avvenu-to, si è sempre trattato di studi par-ziali, predisposti nell’ottica di risol-vere problemi puntuali e semprecon l’intento di intervenire a poste-riori su scelte precedenti mal fatte,piuttosto che di prevenire indiriz-zando apriori le infrastrutture e lecostruzioni verso zone sicure o fa-cilmente difendibili.

Appare pertanto ormai urgente eindilazionabile che lo studio idrauli-co del territorio comunale diventiallegato obbligatorio del Piano eche le scelte urbanistiche venganoconseguentemente effettuate sullabase di giudizi di compatibilità e diindicazioni progettuali emergentidallo studio medesimo. Parallela-mente dovrà essere obbligatorio perl’Amministrazione acquisire il pare-re preventivo dell’Autorità Idraulica,così come lo è attualmente per gliaspetti sismici, ma non solo; per po-ter cambiare effettivamente le cose,oltre che obbligatorio il parereidraulico dovrà essere vincolante etutti gli accorgimenti in esso indica-ti dovranno essere recepiti all’inter-no dello strumento urbanistico ocome opere da effettuarsi o comedisposizioni da inserire nel Regola-mento Edilizio.

La riscrittura della legge regionalein materia di urbanistica si presentacome occasione irripetibile per af-frontare, una volta per tutte, l’argo-mento rischio idraulico riportandolocon la dignità e l’importanza che glicompetono all’interno della pianifi-cazione e, quel che più conta, all’in-

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terno del processo dialettico di for-mazione delle scelte affinché questenon risultino più avulse dal conte-sto idrografico del territorio.

Più di qualcuno obietterà sul fattoche le indicazioni dello Studioidraulico debbano essere vincolanti,temendo - è comprensibile - indebi-te ingerenze di natura “tecnica” suscelte che si vorrebbero esclusiva-mente “politiche”. Ed è stato proprioquesto terrore che, negli anni ‘70 e‘80, ha bloccato qualsiasi possibilitàdi inserire nelle leggi regionali chesi veniva emanando il parere pre-ventivo idraulico che, allora, era vi-sto come in capo ai Consorzi di Bo-nifica, in quanto erano i primi adaver sollevato il problema.

Si tratta quindi di sfatare tale ter-rore, riconducendo le scelte che,proprio perché tali, sono di natura

discrezionale, tra quelle idraulica-mente o ìdrogeologicamente compa-tibili, ovvero tra quelle che presenti-no i minori costi sociali di salva-guardia, lavorando fin dall’inizio insintonia con i tecnici del territorio,opportunamente coinvolti in un rap-porto di collaborazione e di supportoalle scelte, non di avallo a posteriori.

Fondamentale è in primo luogo laqualità dello Studio idraulico, e que-sta potrà essere tale solamente se vilavoreranno uno o più tecnici effet-tivamente competenti e qui –perdo-natemi se per un momento parlerò“Cicero pro domo sua” - bisogna af-fermare con forza, come peraltro or-mai riconosciuto anche dalla giuri-sprudenza, che competente in mate-ria è unicamente l’ingegnere e, ov-viamente, l’ingegnere idraulico.

Si tratta inoltre di definire con

correttezza i contenuti dello Studiomedesimo, affinché vengano inda-gati gli aspetti significativi per ilterritorio in questione: su questo, lamassima collaborazione all’AutoritàRegionale qui presente per la forma-zione di un gruppo di lavoro.

Lo Studio dovrà infine pervenire aquelle proposte generali e di detta-glio che dovranno mettere in gradoil pianificatore di effettuare le suescelte in tutta sicurezza.

Sulla base di un’impostazione delgenere sarà poi estremamente age-vole per l’Autorità idraulica effet-tuare le valutazioni di competenzaed emettere un parere che non saràpiù estemporaneo e basato su scarsee frammentarie conoscenze, ma de-rivante da un attento lavoro di ana-lisi che ha già esaurito tutti gliaspetti da affrontare.

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21IDRAULICAORDINE DI NAPOLI

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Un momento della manifestazione di presentazione “Polonia” alla Camera di Commercio di Napoli

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Sono particolarmente lieto dipartecipare a questo convegno eringrazio l’Ordine degli Ingegneriper avermi offerto l’opportunità diportare il contributo del mondoscolastico in questo dibattito che siincentra su di un argomento tantoattuale quale quello dello sviluppodi professionalità competitive so-prattutto nelle e per le Istituzioniscolastiche, al fine di ottimizzare lerisorse umane e di garantire semprepiù una scuola di qualità che sap-pia dare risposte concrete ad unasocietà in continua evoluzione.

In un sistema educativo efficacesi deve mirare alla formazione diuomini che posseggano sia cultura,intesa come armonica attività dipensiero e sensibilità alla realtàcontingente, sia un’esperta cono-scenza in qualche particolare cam-po. L’esperta conoscenza darà loroil punto di partenza e la cultura licondurrà sia alla profondità dellafilosofia che alle altezze dellascienza e dell’arte.

La figura dell’ingegnere in un si-mile sistema può e deve offrire unmolteplice, essenziale contributo inordine ai processi di insegnamen-to/apprendimento, alla didattica,all’Istituzione in quanto tale, allesue strutture fisiche.

Il processo di insegnamento/ap-prendimento, che è poi il processodel perpetuarsi ed ampliarsi del sa-pere umano, richiede ingegno euno studio particolare e non si ri-solve certo nell’acquisizione di piùo meno semplici nozioni di qual-che branca scientifica o letteraria:il principio è che la conoscenzaconferisce vigore ed energia aquella progressiva costruzione disé e del proprio mondo esperien-ziale cui la persona da luogo nelcontinuo processo di espansione edi approfondimento delle proprie

capacità e delle possibilità che hadi cambiare il mondo: l’educazio-ne, dunque, consiste nell’acquista-re l’arte di utilizzare il sapere, farloproprio e di superarlo nella rifles-sione e nell’esperienza.

Ciò che l’educazione deve susci-tare è, quindi, un senso intimo del-la potenza delle idee, della bellezzadelle idee, che se adeguatamentesperimentate, applicate ed interre-late rendono l’individuo libero diesprimersi, di scegliere, di giudica-re, di progettare, di decidere, di vo-lere, di credere, ma anche di cam-biar rotta, di porsi in discussione,di rivedere le proprie convinzioniin base ad una analisi approfondi-ta dei dati di realtà, in una paroladi progredire.

Una tale capacità astratta ed inuno concreta di agire e di rendersiduttile alla realtà è, a mio giudizio,caratteristica precipua dell’inge-gnere, che, grazie a queste sue pe-culiarità, sa affrontare con compe-tenza, con flessibilità, con capacitàanalitiche ogni problema con com-plesse pianificazioni adatte ad in-fluenzare la sinergia esistente fra ivari tasselli che compongono l’u-niverso del sapere.

Ritengo pertanto che l’insegna-mento che offrono gliingegneri/docenti è di saper ade-guatamente utilizzare un vasto ba-gaglio di conoscenze teoriche epratiche per risolvere problemi eper dare risposte concrete ai biso-gni degli individui e della società.Direi che l’ingegneria è soprattuttoScienza delle soluzioni, è l’ottimiz-zazione dei saperi.

Da questo punto di vista l’inge-gneria è, quindi, strettamente con-nessa con lo sviluppo della cultura edelle attività dell’uomo. Per questo,l’ingegneria non può essere separatadalla nostra vita sociale ed economi-

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23ISTRUZIONEORDINE DI NAPOLI

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L’importanza del rapportotra l’ingegnere e la scuolaDI ALBERTO BOTTINO

Ingegnere

La relazione del Direttore regionaledel MIUR al 1° Convegno Regionale “L’Ingegnere nell’evoluzione del sistema istruzione” svoltosi a Napoli il 23 settembre 2004

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ca, di cui riflette tutte le meraviglie, itravagli, le speranze e le conquiste.

È proprio di questo hanno bisognoi nostri giovani nel loro cammino diformazione: porsi e risolvere proble-mi, utilizzare sapientemente le pro-prie conoscenze ed abilità, piegarsial vario conformarsi delle realtà, co-noscere i limiti dell’azione umananella caparbia determinazione di unloro superamento.

Accanto a questo tipo di abitomentale che gli Ingegneri trasmetto-no ai nostri allievi, vi è poi un altromerito che riconosco loro, cioèquello di riuscire ad insegnare attra-verso metodologie che poco hannodi cattedratico o di libresco, essi, in-fatti, adottano in genere uno stile diinsegnamento, una didattica da la-boratorio, ove per laboratorio non siintende semplicemente un ambientechiuso e attrezzato, in cui è possibi-le svolgere un certo numero di espe-rimenti e dimostrazioni.

Il laboratorio viene invece intesocome l’insieme dì tutte le opportunità,

interne ed esterne alla scuola, utili perdare un contesto pratico all’osserva-zione, la sperimentazione, il progettoe la valutazione della rilevanza socia-le della scienza e della tecnologia.

Altro ambito nel quale la scuolapuò usufruire della professionalitàdegli ingegneri è quello dell’orga-nizzazione e della gestione dellascuola, infatti, fin dall’antichità lecapacità organizzative dell’ingegne-re hanno costituito fattori di succes-so altrettanto importanti del saperescientifico e dell’abilità progettuale.

Oggi la scuola si avvia a diventa-re, per alcuni versi, ad essere e vive-re come un’impresa: è dotata di unacarta di servizi e di un piano dell’of-ferta formativa, in un contesto nelquale a vario titolo operano, oltre aldirigente manager, coordinatori d’a-rea, commissioni e commissari conincarichi organizzativi e gestionali,e altri organi con varie funzioni.Oggi nella scuola si parla di risorsefinanziarie e di risorse umane, diutenza, di standard, di indicatori dì

qualità, di monitoraggio e così via.E la scuola mira a creare rapporticol territorio, a stipulare convenzio-ni, protocolli d’intesa, a mettere inatto percorsi integrati.

Ecco che, quindi, le capacità pro-prie dell’ingegnere possono contri-buire in maniera decisiva ad affron-tare una realtà di tal genere.

Infine, la scuola si è servita e siserve delle competenze degli inge-gneri per garantire agli edifici sco-lastici piena sicurezza e stabilità,infatti, personalmente mi sonoadoperato affinché nella commis-sione paritetica sulla sicurezza vifosse una significativa rappresen-tanza dell’Ordine degli Ingegneri,ciò al fine di poter garantire a fa-miglie ed allievi un luogo sicuroove poter condurre un sereno cam-mino di formazione.

Auspicandomi che il rapporto in-gegneri-scuola possa sempre piùintensificarsi, grazie anche all’ope-ra dell’Ordine, auguro a voi tuttibuon lavoro.

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ISTRUZIONE24ORDINE DI NAPOLI

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Un aspetto dell’aula Massimilla durante il 1° Convegno Regionale “L’Ingegnere nell’evoluzione del sistema istruzione”

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25ORDINE DI NAPOLI

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Nei giorni 2, 3 e 4 dicembre 2004, organizzata dal Consiglio Nazionale Ingegneri, dall’Ordine degli Inge-gneri di Napoli e dalla Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Campania, avrà luogo a Napoli,presso il Castel dell’Ovo, la Quarta Conferenza dell’Ingegneria Italiana sul tema “Lo sviluppo del Paeseattraverso le infrastrutture: aspetti tecnici e gestionali”.La Conferenza avrà il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dei Lavori Pub-blici, della Regione Campania, della Provincia e del Comune di Napoli.L’incontro intende continuare una tradizione, ormai consolidata, di incontro degli ingegneri italiani a Napoli,per mettere a punto aspetti salienti delle più significative attività che li vedono coinvolti. L’incontro verràaperto, giovedì 2 dicembre, alle ore 16,00 all’Hotel Excelsior, dall’assemblea dei presidenti degli Ordini.Dopo la prima conferenza, sull’Ingegneria civile, la seconda, sull’Ingegneria industriale e la terza, sull’Ingegneriadell’informazione e delle comunicazioni, il ciclo riprenderà dal settore Edile, puntualizzando un aspetto quantomai rilevante nella società contemporanea, quello delle grandi infrastrutture cui il Paese guarda con particolareinteresse, vedendo in esse una irrinunciabile base del proprio sviluppo sociale ed economico. Il convegno inten-de esaminare il problema da diversi punti di vista, a partire da quello di politica sociale nazionale e comunitaria,a quello legislativo, con un particolare risalto all’aspetto finanziario e gestionale.Per questa ragione si annuncia di particolare rilievo il confronto tra rappresentanti dei professionisti, dei co-struttori e del mondo politico-istituzionale che vedrà presenti, tra gli altri, il commissario europeo Rocco But-tiglione, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, il ministro per le Attività Produttive An-tonio Marzano, il presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana) Maurizio Sella, il presidente dell’Ance(Associazione nazionale costruttori edili) Claudio De Albertis, il sottosegretario all’Ambiente Antonio Mar-tusciello, i vertici istituzionali della Campania, i presidenti del Consiglio nazionale e dell’Ordine degli ingegneridella provincia di Napoli, Sergio Polese e Luigi Vinci, Roberto Corvigno, presidente della federazione regiona-le degli Ordini della Campania, il preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli Vincen-zo Naso e Federico Rossi, direttore del Nucleo di valutazione della Regione Campania.Durante i lavori, infatti, verrà preso in esame anche l’aspetto economico, onde il coinvolgimento di Istituzionied Istituti bancari, guardando al problema dei finanziamenti, nella consapevolezza che ogni grande opera in-frastrutturale deve confrontarsi con la salvaguardia e la conservazione dell’ambiente.

IV CONFERENZA DELL’INGEGNERIA ITALIANA

Pasquale Fimiani, “Gli illeciti in materia di inquinamento - Individuazione, responsabilità e accertamento - Acqua, aria,bonifiche, elettromagnetismo, rifiuti, rumore”, aggiornato con la legge 31 luglio 2002, n. 179 (Collegato ambientale)

Sulla base della definizione di inquinamento contenuta nell'articolo 2 del D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 372, il volume esa-mina i settori che più strettamente possono ricollegarsi al fenomeno dell'inquinamento, individuando, per ciascuno diessi, il corrispondente regime sanzionatorio, previsto sia dalla normativa speciale che dal Codice penale. Sui temi presiin considerazione, inoltre, particolare attenzione e stata rivolta agli orientamenti giurisprudenziali, sia nazionali checomunitari. Nel nostro ordinamento esiste, infatti, un vero e proprio "diritto vivente" ambientale creato dalla giuri-sprudenza, la cui funzione non è stata solo di interpretazione del quadro legislativo di riferimento, ma frequentemen-te anche di supplenza dei vuoti di una normativa spesso gravemente incompleta e incerta. Considerato il carattere tra-sversale di questa ampia e diffusa attività interpretativa, l'analisi della disciplina di settore viene preceduta da una primaparte incentrata sulla ricognizione degli istituti di carattere generale - codificati e di matrice giurisprudenziale - cuioccorre fare costantemente riferimento nell'esaminare le varie fattispecie sanzionatorie in materia di inquinamento.

Pasquale Fimiani, Consigliere di Corte d'Appello con funzioni di Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunaledi Pescara, si e occupato fin dall'ingresso in Magistratura di reati ambientali. Autore di numerose pubblicazioni edocenze in materia, è stato per diversi anni Professore incaricato della cattedra di Diritto ambientale presso la Facoltàdi Economia e Commercio dell'Università G. D'Annunzio di Pescara.

BIBLIOTECA

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In un incontro all’Università di Perugia è stato illustrata la rivoluzione scientifico-tecnologica determinata dal-l’applicazione su vasta scala dell’elettronica, dell’informatica, della telematica alle quali ci permettiamo di ag-giungere i nuovi materiali, la biologia molecolare e le biotecnologie.L’altro macroelemento trasversale che sta impattando pesantemente sia sul settore manifatturiero che sui serviziprivati e pubblici è l’affermarsi della “qualità” non più come caratteristica accessoria ma come elemento fondan-te e indispensabile della competitività e della progettazione futura di qualsiasi struttura tecnico-organizzativa.Tutto questo richiede il radicale ripensamento o la nascita di molte nuove “professioni”.La moltiplicazione di queste abilità specifiche professionali si pone come fenomeno dinamico, qualificando lanuova fase come un continuo adeguamento degli skills alle esigenze socio-culturali via via emergenti.La validità del criterio per cui solo alcune istituzioni (Università, scuole superiori, scuole di specializzazioni, ospe-dali, ecc.) sono delegate ad attestare l’esistenza di determinate abilità, è messo in scacco perché, riguardo a moltefigure professionali nuove, non esiste una griglia istituzionale atta a svolgere questi compiti, benché le loro fun-zioni e le loro basi teoriche siano già sufficientemente delineati. Infatti la rapidità con cui il nuovo viene in evi-denza crea in molti casi una sfasatura tra le nuove professioni e i canali di formazione e di controllo dello skill.Si nota di conseguenza uno sforzo di adeguamento, sollecitato dai nuovi gruppi professionali, perché sia creatauna rete istituzionale idonea a prestare questo tipo di garanzia.Oggi si può parlare sicuramente dell’avvio di un processo di ristrutturazione che sta allargando il numero delleistituzioni pubbliche o private abilitate a formare i professionisti e ad assegnare diplomi o altri riconoscimentiabilitanti; la necessità di dare risposte flessibili e rapide e le nuove forme di finanziamento contribuiranno sem-pre di più a questa diversificazione dell’offerta.

Le nuove professioniStime del mercato statunitense indicano nel 60% i nuovi occupati che vengono impiegati su professioni legateall’information technology. In particolare grandi spazi si sono aperti sull’uso delle nuove tecnologie applicatead Internet e alle nuove forme di comunicazione tra i produttori e i clienti finali (di prodotti e di servizi).Ecco emergere quindi la necessità di professionalità in grado di gestire problemi di reti (locali ed esterne) prov-vedendo ai continui aggiornamenti dovuti all’uso di nuovi software sempre più performanti e complessi.Ma la stessa produzione e gestione di patrimoni informativi (non ancora perfettamente inseriti in procedurenormali di accrescimento automatico) richiedono persone in grado di maneggiare con efficacia grandi masse didati spesso non ancora adeguatamente strutturate.È da questo filone (che apre prospettive in tanti settori produttivi e di servizio soprattutto sul versante del tele-lavoro e del commercio elettronico) che, anche in Italia, è facile aspettarsi grandi apporti occupazionali; natu-ralmente se si riuscirà ad adeguare rapidamente le conoscenze di una classe giovanile ancora chiaramente me-no pronta rispetto ai pari età europei.

CulturaLo sviluppo dell’area delle attività e delle professioni culturali e turistiche tende alla crescente professionalizza-zione tecnica di figure innovative, che interpretino le nuove opportunità nel settore culturale.In particolare il ruolo dello Stato nella impostazione di una diversa politica di conservazione e di valorizzazionedel patrimonio culturale nelle sue diverse forme e relativamente ai diversi supporti (da quelli cartacei a quellielettronici), caratterizza gli effetti incentivanti prodotti dall’intervento delle agenzie di mercato e dell’industriaculturale nel rilancio di un settore considerato di spesa non produttiva per le risorse pubbliche.Oggi assistiamo a una trasformazione nella struttura e nelle funzioni degli apparati culturali, prioritaria diventaquindi la valorizzazione economica dei beni e delle istituzioni culturali in direzione della promozione di consumi col-lettivi aggiuntivi rispetto a quelli passati e dello sviluppo della base occupazionale degli addetti nel settore culturale.Accanto alle figure tradizionali dei mediatori e conservatori dei beni culturali e di funzionari preposti al con-trollo amministrativo delle istituzioni culturali (musei, biblioteche, gallerie, ecc.) si sono rapidamente impostefigure professionali volte a favorire la promozione e la fruizione dei beni; in particolare lo sviluppo dell’innova-zione tecnologica (produzione e elaborazione di CD-ROM, ipertesti, ecc.) sta contribuendo a modificare sostan-zialmente i compiti e i ruoli all’interno di questo settore.

NUOVE PROFESSIONI PER NUOVE CARRIERE

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27ORDINE DI NAPOLI

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AmbienteLa gestione delle risorse naturali è un problema fortemente sentito dalla Comunità Europea, che da anni ha av-viato progetti che mirano alla salvaguardia delle risorse ambientali (laghi, fiumi, boschi, ecc.) attraverso inter-venti legislativi tesi a regolamentare l’esistente e a promuovere, anche finanziariamente, l’ambiente.In particolare si è cercato di regolamentare alcune zone considerate particolarmente interessanti per l’habitatnaturale di specie particolari della flora e della fauna.Si è cercato di valorizzare dal punto di vista del turismo ambientale zone in precedenza utilizzate unicamenteper una agricoltura di tipo intensivo o aree spesso abbandonate, trasformandole in realtà interessanti da visitare.In tutto questo processo è stato importante l’intervento combinato delle autorità locali e delle istituzioni a li-vello regionale, nazionale e europeo, che attraverso bandi di finanziamento hanno permesso di rendere redditi-zie attività che in passato non lo erano.In particolare si è avviata un’attività combinata di diversi soggetti pubblico-privati che hanno cercato di ridarevitalità ad alcune zone, non solo proteggendole, ma anche avviando un’attività di manutenzione del territorio,che tende a migliorare l’ambiente attraverso l’intervento diretto dell’uomo.La creazione di nuove figure professionali nel settore ambientale non sarà tuttavia automatico, ma dovrà esseresupportato da politiche pubbliche, che attraverso incentivi economici e politiche formative mirate ne permet-teranno la diffusione in breve tempo.

ConclusioniSecondo il rapporto edito da Lunaria, sarà sufficiente un biennio per creare nuovi posti di lavoro definiti “scel-ti”, cioè di buona qualità e fonte di un reddito adeguato: il tutto sempre che vi sia una partecipazione delloStato nel periodo corrispondente.

Nel complesso la stima arriva a quantificare 200.000 posti di lavoro in due anni.

La squadra degli Ingegneri di Napoli festeggia il secondo posto al torneo di Calcio organizzato in occazione del 49° Congresso Nazionale

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Nel 1956, a seguito della mortedi Adriano Galli, Franciosi prendeil comando della Scuola napoleta-na di Scienza delle Costruzioni,assumendo la direzione dell’omo-nimo Istituto, ad appena trentunanni. Inizia un periodo davverostraordinario: di giovanile fervore,di agone scientifico incessante, dilavoro solidale per un progettoorganico e perfettamente coordi-nato che faccia corpo e si impon-ga a livello nazionale ed oltre.

Il giovane direttore domina sen-z’altro la situazione: la pervadecon la sua personalità e col suodiretto impegno di ricercatore, inlizza insieme agli altri che per etàgli sono accanto come fratelli ecompagni di scuola, ma che pergrado accademico e ruolo istitu-zionale gli stanno ormai dietrocome allievi zelanti e trepidi, desi-derosi di attrarre la sua predile-zione. Purtroppo - già lo dissi al-l’inizio mi è impossibile penetrare,grazie al soccorso di memorie di-rette o di racconti e aneddoti ca-pillari, nei corridoi, negli studi,nel laboratorio, che componevanol’Istituto di Scienza delle Costru-zioni di quegli anni, per tentare dispiare sentimenti e pensieri dellapiccola brigata accolta intorno alnuovo capo. Può sovvenirmi sol-tanto, provvida e infida, la miatendenza, a immaginare, traendopartito da accenni e vaghi locali,o congetturando per analogia e

differenza in base alla mia espe-rienza personale a Genova, o ce-dendo al concetto, che con l’andardel tempo mi son fatto, del parti-colare sapore di amicizia che siforma all’Università, ma anche al-trove, fra i membri di una comu-nità cementata da certi vincolid’elezione, dalla condivisione diattitudini e desideri, da uno spiri-to di mutua emulazione su obiet-tivi di interesse supremo per gliadepti, benché quasi incomprensi-bili o privi di qualsiasi attrattivaper chi sia esterno al gruppo.

Cedendo appunto ad un taleconcetto, mi verrebbe voglia allo-ra di fantasticare sulla scorta diquel che il giovane Manzoni diFermo e Lucia scriveva a proposi-to dell’amicizia “intima più chefraterna”, che si instaura nei chio-stri e in simili “società separate”:“Queste frazioni, questi crocchj -egli annotava con graffiante iro-nia - creano fra tutti i membri cheli compongono un vincolo partico-lare d’interessi, di amor propriocomune e di benevolenza, vincolotalvolta debole assai e che non ba-sta ad impedire odj accaniti emortali, ma forte però abbastanzaper contenere gli odj nell’internodella piccola società, e per dare aquegli stessi che si odiano unaapparenza, e una condotta daamici ogni volta che si trovino incontrasto con gli estranei”. Con-fesso che se dovessi applicare

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UNIVERSITÀ28ORDINE DI NAPOLI

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Ricordo di Vincenzo Franciosimaestro di costruzioniDI EDOARDO BENVENUTO

Ingegnere

Appendiamo con piena soddisfazione che il Dipartimento di Scienzadelle Costruzioni della Facoltà di Ingegneria, dell’Università degli Studidi Napoli “Federico II”, diretto dal nostro collega consigliere prof. ing.Mario Pasquino, è stato intitolato al compianto prof. ing. Vincenzo Fran-ciosi. Con l’occasione riportiamo una breve biografìa dell’illustre Maestroed uno stralcio del ricordo che di lui ha fatto il prof. Edoardo Benvenutoin occasione della giornata commemorativa tenuta a Napoli il 10 Marzo1993 per i cinque anni dalla morte del Maestro.

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questa descrizione agli ormai nu-merosi ambienti universitari che miè toccato conoscere più diretta-mente, a stento riuscirei a trovareun solo caso che la smentisca deltutto! Debbo comunque concluder-ne che anche nell’Istituto diretto daFranciosi negli anni ‘50 e ‘60 ser-peg-giassero analoghi sentimenti?Mi è difficile dire; e, d’altra parte,le testimonianze che potrei trarre adistanza, sul filo della memoria, sa-rebbero addirittura fuorvianti, per-ché la memoria vede le cose delpassato dal lato opposto a quellovisibile al momento della loro pre-senza: essa ne sa il seguito, e daquesti cava luce per illuminare quelche non è più; al momento, invece,il seguito era oscuro, oggetto d’an-sia e ragione di scontro, per cuitutto si improntava, azioni ed ope-re, rapporti umani e scommessescientifiche, su codesta renitenzadel futuro a svelare i suoi tratti…

Meglio è dunque che io rinunci algiuoco e mi attenga, come si dicefra gli storici di mestiere, ai “puridocumenti”, anche se so bene cheessi, di solito, puri non sono, e co-munque li si voglia lasciare intatti,richiedono pur sempre un sobrio ri-corso all’immaginazione. Ebbene,nel nostro caso un “documento” c’èe mi sembra, abbastanza significa-tivo: si tratta, appunto, della confe-renza qui sopra ricordata, cheFranciosi sviluppò in tre sedute, iprimi di maggio del 1962 a Milano,presso il Corso di Perfezionamentoper le Costruzioni in Cemento Ar-mato. Oggetto delle lezioni era ilgrande tema a l’ordre du jour, ecioè, il calcolo a rottura. Ma la fi-nalità applicativa del Corso, per gliingegneri progettisti in cemento ar-mato, dette modo all’Oratore dichiarire il programma di ricercateorica e sperimentale che la Scuo-la napoletana aveva perseguito edattuato negli ultimi sei anni, sottola sua direzione. La domanda cru-ciale alla quale doveva, esser datarisposta, prima di dar seguito al-l’applicazione del nuovo metodo dicalcolo, riguardava la possibilità omeno di estendere alle strutture ce-mentizie armate le tipiche ipotesi,

valide nel caso dell’acciaio, che ilmetodo presuppone (concetto dicerniera plastica, “doti di trasferi-bilità ed equidistribuzione deglisforzi interni”, ecc.). Di. qui l’impe-gno della Scuola: “L’unica manieradi superare, in un senso o nell’al-tro, i dubbi oltremodo legittimi dichi si accinge ad utilizzare i risul-tati teorici del calcolo a rottura nelcampo del cemento armato, è il ri-corso all’esperienza; e sia per ilnon grande volume di questa incampo nazionale ed extra, sia per ilnaturale desiderio di controllare devisu il comportamento del materia-le e delle strutture in un campo fi-nora poco coltivato, ho creduto op-portuno instaurare nell’Istituto dame diretto un ciclo fin che possibilerazionale di prove, i cui primi ri-sultati sono sinceramente felice diriassumere in questa sede”.

Inizia qui l’accurata ed approfon-dita rassegna degli studi condotti apartire dall’”ormai lontano 1956”:si va dalle indagini di T. Renzullisu “travetti in conglomerato armatocontinui su tre appoggi” (19.56),alle esperienze di V. Sorgente su unmodello di ponte Maillart “a voltasottile irrigidita ... ad impalcatocurvilineo” (1937), e dello stessoRenzulli su un “modello di arco in-castrato” (1.959); dalle prove ese-guite da A. Raithel e da B. Barbari-to tra il 1958 e i1 1959 e rivolte “alconfronto tra domini di plasticizza-zione momento flettente - sforzonormale teorici e sperimentali, econtemporaneamente alla ricercadell’estensione nel campo pliasticodelle deformazioni in presenza delledue caratteristiche coesistenti”, airisultati “molto interessanti” otte-nuti sperimentalmente da R. Spara-cio nel I960 “circa lo shake down,nel conglomerato armato”; dalle ul-teriori esperienze, ancora in corsodi elaborazione, di Barbarito eAiello sul “comportamento di tra-vetti in conglomerato precompressoin presenza di sforzo normale emomento flettente”, a quelle di Lo-cascio su “lastre caricate nel pro-prio piano medio”; dagli sviluppiapplicativi del “teorema fondamen-tale del calcolo a rottura” formula-

to nel 1955, con l’esplorazione divarianti al procedimento di calcoloda parte di L. Adriani, alle notevoliricerche sperimentali, ma sostenuteda robusti apporti teorici, di Spara-cio in tema di “shake down nellestrutture pressoinflesse, in partico-lare negli archi da ponte”, e ai pri-mi contributi di G. Augusti sul me-desimo argomento (1962).

Ebbene, è per me, ripeto, sorpren-dente che queste stesse parole pos-sono essere ripetute esattamenteper l’ultima attività di ricerca svi-luppata con tanto fervore e così ac-cesa fede da Franciosi. Anche perlui il ritorno sulla breccia apparedominato da vaste e persin vagheintenzioni, di lunga gittata: al co-spetto dei principi primi, per un de-siderio, come dire, di evasione dallestrettoie della pretta elaborazionetecnica di procedimenti noti maancor bisognosi di esser piegati alcaso particolare, per giungere inve-ce alla radice, allo snodo teoricodavvero considerevole, capace diaprire nuove prospettive generali eprogrammi d’ampio respiro. Non ècerto un caso che questo messaggiospeculativo e morale a favore di unnecessario Schritt zuruck, di un“passo indietro”’ che dia spazio al-la riflessione e interrompa la corsacieca di una ricerca scientificavieppiù immemore della propriameta e alla mercé di volubili mode,provenga da due Maestri., Baldaccie Franciosi, fra loro diversissimiper indole e formazione e vocazio-ne, ma entrambi testimoni ed arte-fici di una grande stagione dellaScienza delle Costruzioni ancor do-minatrice gli studi politecnici, an-cor dotata di un’identità inconfon-dibile, ancor fedele al proprio og-getto dichiarato e specifico.

Come sappiamo, per Franciosi, iltema della costruzione in muraturanon è soltanto un nuovo fronte diricerche particolari dettate dalleesigenze dell’industria edilizia pergli interventi di recupero e di re-stauro del costruito storico, ma èuna sorta di invito del destino allanostra disciplina per “un ritornoalla casa del padre”, e cioè, alla ri-valutazione dei concetti e dei me-

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29UNIVERSITÀORDINE DI NAPOLI

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todi che Lagrange aveva introdottoper l’analisi dei sistemi olonominella sua Meccanica analitica. Egliintravede scenari grandiosi dietroprocedimenti che al nostro occhioinchiodato su questioni contingen-ti, o forse soltanto miope, nonsembrano nascondere nulla di tan-to sconvolgente.

Ma in queste cose, si sa, non sida giudizio inappellabile: può bendarsi che l’intuizione di Franciosi,ancorché non espressa con la chia-rezza dell’argomento decisivo, sidimostri profetica in futuro, quan-do davvero - secondo quanto silegge in un suggestivo articolopubblicato nel 1986 sulla rivistaRestauro – “l’analisi strutturaledelle opere lapidee” avrà, prodotto“una nuova disciplina ... indipen-dente dall’analisi elastica o elasto-plastica”. Essendo stato incaricatodal prof. Roberto Di Stefano di pre-sentare il numero speciale di Re-stauro che conteneva tale artico,presso la bella sede di Donnaregi-na, alla presenza dell’Autore, az-zardai qualche che ipotesi su que-sta preannunziata “nuova discipli-na” per. la quale “la sicurezza deveesser valutata attraverso il grado distabilità della configurazione Cosotto il solo peso proprio”: ricordoche, riferendomi ai tre metodi fon-damentali prospettati da Franciosie soprattutto ad alcuni suoi impor-tanti lavori precedenti (due deiquali dovuti alla nuova collabora-zione instaurata con Anna Sinopo-li), tentai di scorgere il germe diun’idea forte, davvero capace diimprimere una svolta, nel propositodi evitare la mediazione del tradi-zionale concetto di tensione malestendibile alla struttura lapida.

Nella sua replica, Franciosi inco-raggiò molto quella mia lettura in-terpretativa: ma forse fu solo pergentilezza. Né potrei qui riprendereil filo del ragionamento allora ini-ziato, senza poter purtroppo conta-re sul controllo critico del Maestro.

Per la stessa ragione mi asterròdall’esprimere ipotesi e riflessionisull’altro tema che catturò ogni at-tenzione e compiacenza dell’ultimoFranciosi: voglio dire il cosiddetto

“metodo delle celle”, che lo videimpegnato, insieme all’amatissimofiglio Claudio, in un’intensa attivi-tà di elaborazione e di promozione,concedendosi talvolta ad un’enfasiper lui del tutto insolita.

Va da sé che il massimo compia-cimento del. giovane Direttore siincentra proprio su questi ultimi ri-sultati che, estendendo l’eleganteidea del “teorema unificato” dal ca-so del collasso statico a quelli delcollasso incrementale e del collassoda plasticizzazione alternata, con-sentivano di presentare l’intera teo-ria in mirabile sintesi, sul solcotracciato dal lavoro del 1955. Sin-tesi originale, ma ormai non piùsoltanto personale, bensì resa patri-monio condiviso di Scuola, a soste-gno di un linguaggio comune e diun comune modo di operare, sem-pre sollecito all’applicazione per-spicua e alla verifica incrociata.Entro due anni, Franciosi offrirà alpubblico internazionale, insieme adAugusti, e a Sparacio, questa “vianapoletana” all’analisi limite dellestrutture nel già menzionato arti-colo, apparso presso i predilettiProceedings ASCE, la cui. tonalitànon occasionale, ma d’ampio respi-ro, testimonia la consapevolezzadel valore scientifico insito nelprogetto di ricerca realizzato grazieal concorso di tutti i collaboratoridell’Istituto, ognuno per la sua par-te. La conferenza milanese del1962 si conclude appunto con laseguente nota che voglio riportareper intero: “Ho tentato di tratteg-giare in poche parole una partedell’attività dell’Istituto di Scienzadelle Costruzioni della Facoltà diIngegneria di Napoli nel settore delcalcolo a rottura; i risultati, fruttodi un lavoro di équipe, sono a mioparere incoraggianti, e valgono for-se soprattutto come esempio delpossibile rendimento di un com-plesso di ricercatori, tecnici ed at-trezzature indirizzato verso un fineprogrammato e giustamente distri-buito nel tempo. È perciò che a tut-ti i miei collaboratori va in questomomento il mio pensiero ricono-scente, e se qualche applauso vor-rete generosamente elargire, che es-

so sia diretto a loro, ed a me soloin minima parte”.

Ma con ciò siamo entrati neglianni ‘80, l’ultima decade concessaalla. vita mortale del Maestro. Eglinon può dirsi anziano e, peraltro,porta bene la sua età smentendo lavoce dei poeti che, da Omero aManzoni, associavano ad essa la fi-gura del vegliardo sulla via del me-more tramonto: da Nestore a fraCristoforo. Al contrario, in Francio-si sembra riaccendersi il vigore,l’entusiasmo, l’attività fulminea deiprimi anni. Scorgo qui un’analogiaquasi sorprendente con quel cheaccadde al mio maestro, pure luidestinato a morte prematura nelmedesimo periodo così luttuoso perla nostra comunità scientifica, chevide sparire a breve distanza ancheMichele Capurso e Manfredi Roma-no. Nella commemorazione di Bal-dacci che Corsanego ed io pronun-ciammo al Congresso AIMETA diTorino del 1986, osservavamo concommozione, a proposito dell’ulti-mo decennio di attività del nostroMaestro: “.... Sembra il preludio diun lungo crepuscolo meditativo etranquillo: invece, ecco, un nuovocorso. Rinunciando al ruolo acqui-sito di padre della Scienza delleCostruzioni in Italia, l’ormai anzia-no professore si lascia catturaredall’inquietudine di nuove promet-tenti e seducenti ricerche, seguendocon affettuosa partecipazione leproposte che alcuni tra i suoi piùgiovani e fervorosi, allievi, gli han-no presentato come stimolante pro-spettiva. Vediamo cosi il professoreai congressi, non per svolgere rela-zioni generali o per presiedere ta-vole rotonde, ma semplicemente peresporre una nuova memoria, me-scolato fra i tanti giovani ricercato-ri. Forse noi più anziani suoi inter-locutori eravamo avezzi ad un suostile più asciutto, prudente, cauta-mente soppesato, e ci troviamo unpoco distanziali dalle nuove pisteinaugurate dal maestro... Tuttaviaquesta nostra distanza non vuol as-solutamente sottintendere neppurun’ombra di critica...”.

Darò termine a questa mia troppolunga relazione, riprendendo alla

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UNIVERSITÀ30ORDINE DI NAPOLI

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lettera la chiusa del già citato dis-corso commemorativo del mioMaestro Baldacci: nel periodo ter-minale della sua vita operosa e be-nemerita, anche Franciosi sepperompere, per vie forse un pococonturbanti “l’attuale consuetudinedi tutti noi addetti ai lavori, desi-derosi di attenersi ognuno al pro-prio particolare, evitando qualsiasiinterferenza in un pacato ma forsesonnolento procedere che trovaognuno concorde e distratto nelmedesimo tempo. Le sue ultimeproposte sollecitano a una discus-sione radicale, forse animano auna polemica serrata: ma questostesso è un grande contributo allosviluppo della scienza, che da sem-pre si e valsa dello scontro idealetra visioni alternative, da cui sol-tanto può scaturire un vero avan-zamento del sapere”.

BiografiaVincenzo Franciosi nasce a Ma-

cedonia (AV) il 22.08.1925.Dopo aver conseguito la maturità

classica nel liceo G. Battista Vicodi Napoli a soli 15 anni, si laureain Ingegneria Elettrotecnica nell’U-niversità di Napoli con 110/110 elode il 24.07.1945, non ancora ven-tenne.

Nella stessa Università è Assi-stente volontario presso l’Istituto diElettrotecnica dal 01.11.45 al10.05.47 e successivamente, dopoun incontro con Adriano Galli, en-tra, sempre come volontario, nell’I-stituto di Scienza delle Costruzioni.

Il 1° giugno 1951 diviene assi-stente ordinario alla Cattedra diScienza delle Costruzioni avendogià vinto in precedenza - nel 1950,a venticinque anni - il concorso diabilitazione alla Libera Docenzanella medesima disciplina.

In data 01.04.52 viene nominatoProfessore incaricato di Costruzionidi Ponti nella Facoltà di Ingegneriadi Napoli.

Nel dicembre del ‘54 risulta pri-mo, all’unanimità, nella tema divincitori del Concorso alla Cattedradi Scienza delle Costruzioni nellaFacoltà di Ingegneria dell’Universi-tà di Cagliari.

Nella relazione della Commissio-ne giudicatrice si legge, fra l’altro:“La produzione del candidato, co-spicua ed elevata, involge campi digrande livello della Scienza delleCostruzioni, dimostra genialità nel-la ricerca scientifica, tecnica e spe-rimentale, profondità ed acutezzadi trattazione sempre controllata efeconda di risultati”.

A partire dal 1° febbraio 1955 -non ancora trentenne - viene chia-mato, nella Facoltà di Ingegneria diNapoli, quale straordinario di Co-struzioni di Ponti. Il 1° febbraio del‘56, alla morte di Adriano Galli, gliviene affidato l’incarico di Scienzadelle Costruzioni ed assume con-temporaneamente la direzione del-l’omonimo Istituto, che tiene inin-terrottamente fino al 1976.

Il 1° novembre 1956 è trasferito,quale straordinario, alla cattedra diScienza delle Costruzioni di Ponti.In quest’ultima data, ottenuta laconferma dopo il triennio di straor-dinariato, diviene Professore ordina-rio di Scienza delle Costruzioni nel-la Facoltà di Ingegneria di Napoli.

Dal 05.08.1959 è Socio Ordinariodella Società Nazionale di Scienze,Lettere ed Arti in Napoli, nella Se-zione di Scienze Matematiche.

Con Decreto del Presidente dellaRepubblica 02.06.1971 viene insi-gnito del Diploma di Medaglia d’o-ro ai Benemeriti della Scuola, dellaCultura e dell’Arte.

Dal 21 luglio 1971 è Socio Ordi-nario dell’Accademia Pontiniana inNapoli, nella classe I - Scienze Ma-tematiche.

Il 10 marzo 1989 ha termine lasua vicenda terrena.

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31UNIVERSITÀORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il 19 Luglio 2004 l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli (Commissione Ingegneria Gestionale) e ilDipartimento di Ingegneria Economico-Gestionale dell'Università degli Studi di Napoli 'Federico II" hanno stipula-to una convenzione che prevede tra l'altro il coinvolgimento dell'Ordine (tramite la COMIG) e dei suoi membri perospitare stage degli studenti dei corsi di laurea triennali "Ingegneria dei Progetti e delle Infrastrutture" ed"Ingegneria Gestionale della Logistica e della Produzione" del DIEG presso studi professionali o imprese, ad inte-grazione del percorso didattico degli studenti stessi. Gli studi professionali e le imprese sono pregati di segnalare la loro disponibilità tramite l'invio di una mailall'Ordine degli Ingegneri - Commissione Ingegneria Gestionale: [email protected].

COMMISSIONE INGEGNERIA GESTIONALE

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Commissione AerospazialeLa Commissione Aerospaziale si

pone come trait d’union preferenzia-le fra le istituzioni e le imprese persviluppare progetti e iniziative disettore. Il progetto Polo Aerospazia-le, promosso nel mese di novembre2003 dalla Regione Campania (as-sessorati Attività Produttive, Forma-zione e Ricerca), ha tutti i presuppo-sti per sviluppare in Italia il primoesempio operativo di completa si-nergia tra istituzioni imprese, asso-ciazioni ed ordini professionali per ilrilancio del comparto aerospaziale.

Un’altra iniziativa dove si è vistaperfetta integrazione fra istituzioniè stata offerta dal neocostituitoComitato promotore del Program-ma Galileo, promosso da Cameradi Commercio di Napoli e RegioneCampania (assessorati Attività Pro-duttive, Ricerca e Trasporti).

L’obiettivo del Comitato è quellodi creare a Napoli le condizioni perun polo avanzato nel settore marit-timo utilizzando le tecnologie satel-litari del Sistema europeo Galileo.

Un’iniziativa coraggiosa che vedeNapoli proporsi come uno dei centridella navigazione del Mediterraneocon città storiche quali Barcellonaed Atene. Ulteriore attività dellaCommissione è il Protocollo Indu-striale in collaborazione con la Re-gione Campania (assessorati alla Ri-cerca, Attività Produttive e Forma-zione), Cira e Aiad. Tale Protocolloè un documento che intende quali-ficare e certificare le aziende delterritorio nel settore aerospaziale.

L’iniziativa dello scorso 20 mag-gio, “Il giorno dell’innovazione:

shipping, aeronautica e telecomu-nicazioni” che la Commissione haorganizzato con il Propeller Club ela Camera di Commercio di Napoliè un esempio di integrazione trasettori strategici e innovativi.

A supporto delle attività dellaCommissione è stato costituito ilComitato tecnico scientifico a cuihanno aderito personalità di primopiano delle imprese, della finanza edelle istituzioni.

Il Comitato è organizzato suquattro aree: aerospaziale – teleco-municazioni – finanza – shipping.

“È nostra intenzione – commentaNorberto Salza – creare opportuni-tà per il nostro territorio svilup-pando progetti operativi sulle areein cui è stato organizzato il Comi-tato. Le personalità che hanno ade-rito e che stanno dando da lorodisponibilità sono per noi fonte diconfronto e di sviluppo”.

Il Comitato si organizzerà dagennaio 2005 in una forma asso-ciativa sul modello “Aspen Istitute”creando a Napoli un luogo di in-contri tecnici e strategici di altissi-mo livello.

•••

Commissione AmbienteLa Commissione Ambiente del-

l’Ordine degli Ingegneri di Napoli(consigliere referente Mario Pasqui-no, coordinatore Eduardo Pace) ope-ra con la finalità di interagire ed in-terloquire con le massime autoritàscientifiche ed istituzionali per favo-rire la formazione e la qualificazio-ne professionale degli iscritti e per

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33ATTIVITÀ DELL’ORDINEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Le attività e le iniziativedelle commissioni dell’Ordine

L’attività dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli spazia in tutti i campidella professione, attraverso il lavoro di numerose commissioni di studio.Di seguito pubblichiamo una serie di schede dedicate all’organizzazione diqueste commissioni e alle loro iniziative in favore della nostra categoria.

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fornire il contributo tecnico ai tavolidi discussione e concertazione chefrequentemente si aprono sui temi ditutela e valorizzazione dell’ambiente.

Su tali ipotesi l’Ordine degli Inge-gneri di Napoli, attraverso la suaCommissione Ambiente, ha proce-duto ad un’articolata campagna diinformazione ed ad un qualificatoprogramma di formazione attivandosinergie di alto spessore con l’Uni-versità Federico II (in particolarecon il Corso di Laurea in IngegneriaAmbiente e Territorio), con l’EnteParco Nazionale del Vesuvio e conuniversità estere, leader in alcunespecifiche discipline ambientali.

Dall’intensa e feconda attività, inparticolare, si segnala:• 6 ottobre 2003 – Convegno “L’in-

gegneria Naturalistica: strumentoper il recupero dell’ambiente nellearee mediterranee”;

• 11/23 novembre 2003 – FuturoRemoto 2003;

• 12 dicembre 2003 – 2003: Annointernazionale dell’Acqua – Incon-tro con i protagonisti;

• 28 aprile / 24 giugno 2004 – 1° se-minario formativo – Cantiere didat-tico: “Stabilizzazione di infrastrut-ture lineari con interventi a bassoimpatto in aree naturali protette”;

• 18 giugno 2003 – Convegno Inter-nazionale: “Le esperienze di Inge-gneria naturalistica nel Portogalloe l’innovazione tecnologica e ser-vizio dell’Ingegneria naturalistica”;

• 26 novembre 2004 – workshop in-ternazionale sull’ingegneria natura-listica: Lezioni di Florian Florineth.

Altri temi in corso di approfondi-mento sono:- l’Ingegneria Biologica e le tecni-

che per una progettazione eco-compatibile;

- i “Piani dei Parchi”: normativache regolamenta lo sviluppo e lagestione delle aree protette;

- la gestione dei Rsu;- il ciclo integrato delle acque.

•••

Commissione Beni culturaliLa Commissione Beni Culturali e

Recupero Edilizio insediatasi in data

19 dicembre 2003 presieduta dalconsigliere referente Paola Marone ecoordinata da Salvatore Landolfi siè posta come obiettivi la discussionedei seguenti temi:1. recupero edilizio dei beni cultu-

rali alla luce della legge regiona-le 17/54;

2. analisi delle varie tecniche di in-tervento e delle tecnologie appli-cate e sperimentali;

3. gestione delle procedure e ag-giornamenti;

4. tecniche di intervento.

La Commissione ha inoltre orga-nizzato il giorno 26 maggio 2004 ilseminario “Diagnostica delle super-fici artistiche e architettoniche: me-todologie di intervento a confronto”.

Questo seminario ha avuto unacontinuità di percorso con l’incon-tro di settembre, nel corso del qualesi è affrontato il tema della diagno-stica strutturale,

Oltre a questi incontri di appro-fondimento di carattere tecnico-scientifico, fondamentali per qual-siasi ingegnere che si occupi di beniculturali, è stato programmato uninteressante incontro sul nuovo Co-dice dei Beni Culturali.

•••

Commissione GeotecnicaLa Commissione Geotecnica è co-

ordinata dal 2003 da Vincenzo Ca-puto e Alessandro Mandolini, do-centi di Ingegneria Geotecnica ri-spettivamente presso l’Universitàdella Basilicata e presso la SecondaUniversità di Napoli.

Nell’ultimo biennio la CommissioneGeotecnica ha prestato particolare at-tenzione ad aspetti normativi a livelloregionale, riuscendo fra l’altro ad ot-tenere la modifica di una legge regio-nale, originariamente lesiva dei campidi attività propri degli ingegneri.

Più in generale, la CommissioneGeotecnica si propone di dare visi-bilità alla disciplina geotecnica, af-fermando la competenza specificadegli ingegneri in tale settore.

A tal fine, ha avviato sia un censi-mento dei colleghi, iscritti al nostroOrdine provinciale, che esercitano,

anche in forma occasionale, attivitàprofessionale nell’ambito della Geo-tecnica, sia rapporti di scambio conanaloghe Commissione operanti inOrdini di altre Province, con l’obiet-tivo di costituire una “rete” della va-rie Commissione Geotecnica.

Le attività della Commissione sonoriprese a settembre dopo la pausaestiva; in particolare, si prevede didare impulso ad un gruppo di lavoroche curerà la definizione dello “statodell’arte” relativamente alle tariffeprofessionali per prestazioni nel-l’ambito dell’Ingegneria geotecnica.

•••

Commissione Giovani IngegneriLa Commissione Giovani Ingegne-

ri dell’Ordine degli Ingegneri di Na-poli ha iniziato la propria attivitànel 2003 con l’obiettivo di fornireuna risposta alle esigenze dei giova-ni che si apprestano ad entrare nelmondo del lavoro.

La Commissione Giovani dell’Ordi-ne degli Ingegneri è aperta a tutti gliiscritti con età inferiore ai trentaseianni. A seguito delle diverse riunionitenute dalla Commissione presso lasede dell’Ordine, alla quale hannopartecipato numerosi giovani inge-gneri, sono state intraprese delle at-tività e definiti degli obiettivi daraggiungere in seno alla Commissio-ne allo scopo di indirizzare i giovanilaureati verso il mondo del lavoro.

Tra le iniziative promosse dalleCommissioni a favore dei giovaniingegneri vi sono:

Attività intraprese:- istituzione di uno “Sportello Gio-

vani” attivo ogni lunedì dalle ore17,00 alle ore 19,00.

Lo Sportello è supportato diretta-mente dai membri della Commissio-ne Giovani ingegneri, con l’ausiliodi ingegneri di provata esperienzanei diversi settori professionali, edha come obiettivo principale quellodi aiutare i giovani colleghi nei loroprimi passi del mondo del lavoro siadipendente che nella libera profes-sione. Compito di questo sportello èanche quello di avvicinare i giovani

Settembre-Ottobre 2004

ATTIVITÀ DELL’ORDINE34ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Page 32: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

ingegneri alle attività dell’ordine e adiffondere la informazione sui corsie i seminari organizzati dall’ordine;- verificare la possibilità di realizza-

re dei progetti e delle attività divolontariato in collaborazione conEnti preposti a favore di paesi invia di sviluppo.

Obiettivi e attività da intraprendere:- predisposizione di una pubblica-

zione che illustri il funzionamentodell’Ordine Professionale;

- creazione di opportunità di lavoroattraverso l’incentivazione dei rap-porti con il mondo produttivo nel-l’attuale contesto socio-politico;

- redazione di un elenco di studi diingegneria suddivisi per campo diattività, con relativa disponibilitàad accogliere giovani ingegneri;

- banca dati per i giovani ingegneriinteressati ad un impiego dipen-dente e Banca dati per ingegneriinteressati a collaborazioni di liberaprofessione, in modo da creare duearchivi che possano raccogliere

- curriculum messi a disposizione del-le imprese e degli Enti interessati;

- collaborazione di giovani inge-gneri con esperti;

- promozione della tutela della figu-ra professionale del giovane inge-gnere, sia esso libero professioni-sta che dipendente;

- promozione di incontri periodicied iniziative di approfondimentosociale e culturale tra gli iscrittiall’Ordine e i laureati;

- organizzazione di un convegnosulle condizioni di lavoro dei gio-vani ingegneri.

•••

Commissione InformaticaNell’ambito delle attività svolte

dalle Commissioni dell’Ordine degliIngegneri di Napoli, la CommissioneInformatica sin dallo scorso annoha portato avanti diverse iniziativesu due fronti:

da una parte attività rivolte allosviluppo delle applicazioni softwaree delle infrastrutture telematichedell’Ordine, e dall’altra attività didivulgazione e diffusione delle co-noscenze/competenze specifiche del

settore tramite una serie di seminaritenuti dai propri membri esperti.

Per quanto concerne lo sviluppodelle infrastrutture sono in cantiere:- un progetto per la sperimentazione

di un software di Protocollo infor-matico a norma di legge sviluppa-to dai membri della Commissione;

- un sistema di posta elettronica cer-tificata (a validità legale) con dellecaselle di posta in fase di attiva-zione, in sperimentazione gratuitacon Postecom (Poste Italiane);

- uno studio di fattibilità per l’intro-duzione di una smartcard per l’u-tilizzo della firma elettronica daparte dell’Ordine ed in fase suc-cessiva anche da parte degli iscrit-ti eventualmente interessati.

Per ciò che riguarda i seminari,l’anno scorso se ne sono tenuti duepresso la sede dell’Ordine riguar-danti rispettivamente la Firma elet-tronica ed il Protocollo informatico(relatore Ing. Gnasso) e successiva-mente un altro riguardante la Pro-gettazione dei sistemi Informativi(relatore Ing. De Falco).

Quest’anno, nell’ambito di un ac-cordo di cooperazione sinergica conla Commissione Informatica dell’Or-dine di Salerno, l’11 maggio si è te-nuto nella sede dell’Ordine di Salernouna edizione aggiornata del semina-rio su Firma elettronica e Protocolloinformatico (relatore Ing. Gnasso).Ta-le ultima iniziativa ha suscitato note-vole interesse con una partecipazionedi oltre cinquanta colleghi.

È inoltre in fase di organizzazioneun nuovo seminario, che si terrànella sede dell’Ordine di Napoli, suun argomento riguardante una dellepiù recenti tecniche di programma-zione del software, i Web services(relatore Ing. Vitello).

•••

Commissione IstruzioneLa Commissione Istruzione, isti-

tuita presso l’Ordine degli Ingegneridella provincia di Napoli, nasce dal-la precedente Commissione Scuola,rivolta ai docenti delle scuole se-condarie superiori, con il coinvolgi-mento del mondo accademico, al fi-

ne di creare una struttura di riferi-mento atta a garantire una conti-nuità tra la scuola superiore e l’Uni-versità, sia per le attività di aggior-namento professionale degli inge-gneri che operano nel campo dell’i-struzione, nonché per la creazionedi percorsi di alta formazione.

Un notevole contributo è dato intal senso, oltre che dal coordinatoredella Commissione, dai seguenti do-centi universitari: Luigi Verolino,Francesco Caputo e Luciano di Fraia.

Un seminario di aggiornamentoprofessionale sulle tecniche avanza-te di progettazione industriale, or-ganizzato presso la sede dell’Ordine,ha visto come relatori sia esponentidel mondo accademico esperti dellamateria, Francesco Caputo e Anto-nio Lanzotti, sia del mondo indu-striale con Massimo Astarita, diret-tore di progettazione di Avio spa.

La Commissione, in collaborazio-ne con l’Ufficio Scolastico Regiona-le, si è attivata per formulare propo-ste al fine di istituire un ruolo tecni-co per gli ingegneri docenti operantinel settore della Sicurezza all’inter-no delle istituzioni scolastiche.

Un’iniziativa in tal senso è statarealizzata attivando un corso di spe-cializzazione per ingegneri docenti,riguardo le verifiche strutturali edimpiantistiche degli edifici scolasti-ci, al fine di istituire un elenco didocenti ai quali gli enti locali, pro-prietari degli immobili, possono farriferimento per eventuali verifiche.

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Commissione Lavoro ContinuativoLa Commissione per gli Ingegneri

con rapporto di lavoro continuativo,considerata la differenza della pro-blematiche connesse, ha costituitoal suo interno due gruppi di lavorofinalizzati alla definizione delle ini-ziative da assumere per:- ingegneri con rapporto di lavoro

pubblico;- ingegneri con rapporto di lavoro

privato;

Il primo gruppo di lavoro è coor-dinato da Rosario Volpe, già consi-gliere dell’Ordine.

Settembre-Ottobre 2004

35ATTIVITÀ DELL’ORDINEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Page 33: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

Il secondo gruppo di lavoro è co-ordinato da Luigi Schirosi, ancheesso già consigliere dell’Ordine cheha assunto anche l’incarico di coor-dinatore della Commissione.

La Commissione ha individuato iseguenti obiettivi:- valorizzare le attività di competen-

za esclusiva che vengono svolte inun rapporto di lavoro continuativo.

A tale fine ha avviato un monito-raggio della applicazione della legge46/90 relativa alla progettazione diimpianti e, congiuntamente allaCommissione Lavori pubblici, dellalegge Merloni per gli aspetti riserva-ti agli Ingegneri dipendenti dalleamministrazioni;- valorizzare le attività di competen-

za inclusiva che vengono svolte inun rapporto di lavoro continuativocon particolare riferimento alle at-tività di gestione, dal 2000 oggettodi specifico corso di laurea.

A tale fine ha collaborato con laCommissione Ingegneria Gestionaleper la definizione dei contenuti delConvegno specifico organizzato connotevole successo;- provvedere alla formazione degli

ingegneri che svolgono l’attivitàprofessionale di Gestione pur selaureti in diverso corso di laurea.

A tale fine ha avviato una collabo-razione con il Projet ManagementInstitute, organismo di formazione ecertificazione a valenza internazio-nale, del Projet Management, ed hadefinito percorsi formativi che saran-no proposti alle aziende ed agli entidel territorio per una formazioneavanzata degli ingegneri dipendenti.

Infine per favorire la comunica-zione tra i componenti è stato isti-tuito uno scambio di informazioni ecommenti sulla attività della Com-missione per posta elettronica.

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Commissione Pari OpportunitàLa Commissione Pari opportunità,

nel periodo maggio 2003 – maggio2004, si è riunita preso la sede del-l’Ordine nove volte, per la riunioni

aperte a tutte le colleghe che ne so-no membro, oltre agli incontri deigruppi di lavoro che si sono formatiper sviluppare le diverse tematicheoggetto d’interesse della Commissio-ne, concretizzati anche in alcuniprogetti realizzati in collaborazionecon la Commissione Pari Opportuni-tà della Provincia di Napoli.

I principali progetti nei quali lecolleghe della Commissione hannosvolto la propria attività, e le tema-tiche sviluppate all’interno dellaCommissione stessa, sono stati:- partecipazione al percorso cultura-

le per aree tematiche inserito nelcalendario degli eventi program-mati del maggio dei monumenti2003 “Percorso degli Scavi di Er-colano”, nell’ambito del quale laCommissione Pari opportunità hacurato l’aspetto legato alle tecni-che costruttive dei romani;

- costituzione di un gruppo di stu-dio sul restauro statico a caratteremonumentale al fine di discutere,confrontarsi e recepire le lineeguida che hanno sempre sostenutogli interventi di restauro effettuatidella Soprintendenza;

- realizzazione del progetto “Cantie-ri scuola” per colleghe della Com-missione sviluppati presso cantierinel Porto di Napoli;

- approfondimento della tematica“Attuazione della raccolta diffe-renziata nella Regione Campania”;

- allestimento di una mostra sull’ar-chitetto Stefania Filo Speziale;

- partecipazione, nell’ambito delleattività di Marzo donna 2004, allamanifestazione “Percorsi profes-sionali femminili tra passato epresente”, svoltasi alla Reggia diPortici, in occasione della quale lecolleghe della Commissione Pariopportunità hanno presentato iprogetti sviluppati in base alle te-matiche affrontate;

- approvazione e finanziamento daparte della Provincia di Napoli,grazie al lavoro svolto dalla rap-presentazione nella CommissionePari opportunità della Provincia diNapoli, del progetto di Alta for-mazione, promosso dall’Ordinedegli Ingegneri ed attuato dall’U-niversità Federico II;

- organizzazione, in collaborazionecon la Commissione Beni cultura-li, del seminario tecnico “La dia-gnostica delle superfici artistiche earchitettoniche: metodologie diintervento a confronto”.

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Commissione RiusoIl gruppo di lavoro “Recupero

edilizio industriale“ (referente PaolaMarone, coordinatore Marcello Ore-fice) ha avviato una ricerca su “Ri-strutturazione e riuso delle piccolearee industriali dismesse”, occupan-dosi in particolare di esporre criteridi valutazione economica e meto-dologica operative per recuperareimpianti e complessi industriali dinon grande dimensione, che le Am-ministrazioni locali potranno ac-quisire anche attraverso espropria-zioni, procedendo poi a ristruttura-zioni, riadeguamenti e fraziona-menti, allo scopo di creare spaziproduttivi a moderato canone loca-tivo per aziende moderne di medio-piccola dimensione.

Si tratta, in particolare, di favori-re lo sviluppo di aziende sane edecologicamente valide in grado dialleviare, in forme moderne e tec-nologicamente avanzate, i graviproblemi odierni della disoccupa-zione giovanile.

Grazie al valido contributo delconsigliere Guerra e di un gruppo digiovani volenterosi colleghi inge-gneri, questo lavoro di rilevante in-teresse potrà essere messo a disposi-zione delle Amministrazioni locali.

•••

Commissione Sicurezza e AmbienteLa revisione di tipo culturale, che

si sta realizzando nel Paese, sul mo-do di affrontare la questione dellasicurezza, non più rimessa a pochiesperti, ma componenti essenzialidella professionalità di tutti quelliche gestiscono e/o dirigono attivitàlavorativa e non, desta un’attenzio-ne sempre crescente nei colleghi.L’interesse è avvalorato anche dalfatto che, in tale contesto, stannorapidamente sviluppandosi nuove

Settembre-Ottobre 2004

ATTIVITÀ DELL’ORDINE36ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Page 34: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

opportunità lavorative per ingegne-ri liberi professionisti.

Per questi motivi l’Ordine di Na-poli ha sentito la necessità, sin da-gli inizi del 1998, di istituire unaCommissione che potesse svolgerenel campo della sicurezza un ruolomolteplice: di studio delle questionitecniche, di approfondimento dellanormativa, di diffusione delle co-noscenze, in definitiva un riferi-mento per tutti i colleghi impegnatiin tale attività.

Sono stati chiamati a far partedella Commissione alcuni ingegneriche, in varie istituzioni, occupanoo si sono occupati di questi proble-mi; ad essi si sono affiancati altricolleghi che volontariamente vo-gliono contribuire ad arricchirequesta iniziativa.

Tutti hanno operato con impegnoe passione, alimentando il dibattitocon le loro conoscenze ed esperien-ze personali.

Occorre, a questo punto mettere inevidenza che, per realizzare sicurez-za, la prevenzione non è affrontabi-le solo con mezzi tecnici o con si-stemi organizzativi (patrimonio dibase della cultura dell’ingegnere),ma necessita del contestuale appor-to di una puntuale attività di infor-mazione sui rischi e di una validaeducazione delle persone ad assu-mere un ruolo attivo per la sicurez-za, nel contesto della normale atti-vità lavorativa di ognuno.

E, specialmente per la prevenzio-ne sui luoghi di lavoro, occorre sa-per realizzare la fusione – in unapproccio interdisciplinare – delleconoscenze proprie dell’ingegnerecon quelle di tipo sanitario e/o psi-cosociologiche, naturalmente inuna visione che tiene nel giustoconto il quadro della normativaobbligatoria e l’assetto del sistemadi vigilanza.

Ciò è stato ricordato per megliopresentare il contesto che ha ali-mentato il dibattito tra tecnici, spes-so di formazione culturale differen-te, ancorché a vario titolo impegnatinella soluzione di problemi della si-curezza, anche in ruoli istituzionali.

I più significativi risultati sonostati ottenuti per le seguenti attività:

- corsi di formazione previsti per leattività di coordinatori nei cantierimobili (D.lgs. 494/96);

- convegno presso la Facoltà di In-gegneria sul “Ruolo dell’Ingegnerenella applicazione delle normativedi sicurezza”;

- approfondimento sul ruolo dei co-ordinatori e sui contenuti dei Pia-ni di sicurezza;

- riunioni tecniche periodiche tenutepresso la sede dell’Ordine;

- istituzione di uno sportello di con-sulenza presso l’Ordine per offrireun supporto valido ai colleghi;

- organizzazione del concorso “Can-tiere sicuro”, aperto alle Impresedi costruzione della provincia, chevolontariamente e gratuitamentevogliono partecipare per la pre-miazione dei migliori sistemi digestione della sicurezza necessariper il cantiere.

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Commissione UrbanisticaLa Commissione Urbanistica è im-

pegnata a rappresentare alle varieautorità componenti, il parere del-l’Ordine degli Ingegneri in merito adelicate questioni di PianificazioneTerritoriale e Urbanistica, per far siche l’impegno della categoria siaevidente, anche alla cittadinanza, inquanto l’attività dell’ingegnere civi-le ed ambientale è coinvolta in ma-niera diretta ed attiva nella salva-guardia e nella corretta trasforma-zione della città del territorio.

L’attività della Commissione è im-prontata alla massima visibilità del-l’Ordine degli Ingegneri in materiadi Pianificazione del Territorio, percontrastare anche certe interpreta-zioni legislative della riforma degliOrdini professionali e delle attribu-zioni delle relative competenze, chetenderebbero all’esclusione della fi-gura dell’ingegnere civile e ambien-tale dalle attività di pianificazione,in ciò favorite dalla non felice ste-sura del testo legislativo sulla speci-fica questione.

Ciò premesso la Commissione si èinteressata ultimamente:- della Variante Generale al Piano

Regolatore di Napoli evidenziando

con alcune osservazioni tecnichequestioni che, se irrisolte, potreb-bero comprometterne l’approva-zione finale;

- del Piano urbanistico esecutivo diCoroglio-Bagnoli, producendo unarticolo documento di osservazio-ni che è stato presentato al Comu-ne di Napoli nei tempi previstidalla pubblicazione;

- si sta interessando della stesura diosservazioni sul disegno di leggedella Regione Campania sulleNorme per il governo del Territo-rio anche confrontandosi con laFederazione regionale degli ordinidegli ingegneri e l’Aniai;

- Prossimo impegno per la Commis-sione sarà la questione dell’areaorientale.

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Commissione Ingegneria GestionaleLa Commissione Ingegneria Ge-

stionale ha prioritariamente opera-to per la pubblicizzazione del ruolodi questa figura professionale e perattivare una serie di comitati econvenzioni con le Università, laRegione Campania e le piccole me-die imprese.

In particolare, il 20 maggio ha or-ganizzato un riuscito convegno su“Il ruolo dell’Ingegnere nelle dina-miche di gestione e sviluppo dell’in-dustria e della società.

Sono intervenuti il vicepresidentenazionale della ConfApi, i presidentidei corsi di Ingegneria gestionaledell’Università di Napoli Federico II,assessori regionali, amministratoridelegati di grandi imprese.

Con la ConfApi regionale si èorganizzato un protocollo di inte-sa per attivare un’indagine cono-scitiva su numerose medie impresenapoletane, dalle quali scaturiràun programma di formazione inservizio per gli ingegneri liberiprofessionisti destinati a dare con-sulenze alle piccole e medie im-prese napoletane.

Con la Regione, si è definito unaccordo per la formulazione di corsidi formazione per ingegneri destina-ti ad operazioni di valutazione deiPIT (piani di interventoo territoriali).

Settembre-Ottobre 2004

37ATTIVITÀ DELL’ORDINEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Page 35: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

Con la Facoltà di Ingegneria, si èdefinito un protocollo di intesa perattivare gli stage destinati agli al-lievi dei corsi di Ingegneria gestio-nale presso l’Università Federico IIdi Napoli.

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Commissione Impianti e QualitàLa Commissione provvede alla or-

ganizzazione di corsi di aggiorna-mento professionali rivolti ai colle-ghi ingegneri sulle tematiche im-piantistiche con particolare atten-zione alle problematiche di rispar-mio energetico, ha inoltre istituitouno sportello per l’assistenza ai col-leghi in materia di impianti tecnolo-gici, con cadenza settimanale pressola sede dell’Ordine.

La Commissione organizza Con-versazioni tecniche presso la sededell’Ordine, Convegni e Seminarisugli impianti.

Nell’ambito della CommissioneImpianti e Qualità è attiva una Sot-toCommissione Illuminotecnica, chesi occupa delle implicazioni am-bientali, energetiche e sociali dellapubblica illuminazione (inquina-mento luminoso, inquinamento visi-vo e consumo energetico).

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Commissione Lavori pubbliciLa Commissione Lavori pubblici

dell’Ordine degli Ingegneri di Napoliintende approfondire alcuni dei nu-merosi problemi che investono l’In-gegneria che opera nel campo deilavori pubblici, sia quando ricopre ilruolo di progettista – direttore deilavori – collaudatore esterno all’En-

te pubblico appaltante, che quandoè parte di un’organizzazione tecnicainterna allo stesso sia, infine, quan-do è funzionario d’impresa.

In particolare è stata rivolta atten-zione all’analisi delle competenze (econseguenti responsabilità) che lalegge Merloni ha affidato al Rup(Responsabile unico del procedi-mento), e quali indicazioni vadanorivolte ai colleghi ingegneri affinchépossano al meglio tutelare e svilup-pare la propria figura professionalequando siano dipendenti della P.A.locale e centrale.

Si è poi sviscerati il rapporto Im-presa – Pubblica amministrazionealla luce dell’attuale congiuntura.

La finalità è quella di osservarecome l’ingegnere, nel ricoprire lemolteplici figure professionali chegli competono, venga inevitabil-mente a trovarsi a vivere situazioniconflittuali nel corso dell’esecuzionedi un appalto pubblico, anche perdifficoltà locali conseguenti la ec-cessiva numerosità delle impresepartecipanti ai pubblici incanti.

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Commissione TariffaIl programma della Commissione

svilupperà in particolare un temamolto sentito dai colleghi che si oc-cupano prevalentemente di proget-tazione, direzione lavori e collaudiper la pubblica amministrazione.

La Commissione articolerà alcuneproposte da sottoporre al Consigliodell’Ordine, finalizzate all’ambiziosoobiettivo di portare avanti la richie-sta di correttivi da apportare allacosiddetta Legge Merloni, soprattut-to per quanto riguarda i meccanismi

di affidamento dei servizi tecnici diingegneria ed architettura ai profes-sionisti esterni all’Amministrazione.

A titolo di esempio basti pensareal cosiddetto invecchiamento deicurricula professionali.

Inoltre si proporranno dei corretti-vi alla norma che regola gli affida-menti di servizi di ingegneria di va-lore superiore a 100.000 euro, inquanto il mercato risulta pratica-mente appannaggio esclusivo dellesocietà di ingegneria e dei grossistudi professionali.

Si approfondirà anche la possibili-tà di elevare per quanto possibile illimite dell’affidamento fiduciario de-gli incarichi professionali previstinella legge obiettivo in 100.000 euro.

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Commissione TrasportiLa Commissione Trasporti si è po-

sta come obiettivo, da realizzare nelprossimo anno, l’organizzazione diun convegno sul “Sistema di tra-sporti su ferro nell’area napoletana”.

Pertanto il 20 aprile 2004 si è tenu-ta una prima riunione della Commis-sione con i rappresentanti delle So-cietà che gestiscono reti su ferro (Cir-cumvesuviana, Sepsa, Metronapoli,Alifana, ecc.) nel corso della quale siè messo a punto un primo quadro deiproblemi e delle prospettive che inte-ressano i trasporti su ferro.

Dopo le ferie estive è previstauna nuova riunione per entrare neidettagli dell’organizzazione delconvegno che tende a suggerire lesoluzioni per un migliore coordi-namento tra le varie reti ed a defi-nire i tempi di ultimazione delleopere in corso.

Settembre-Ottobre 2004

ATTIVITÀ DELL’ORDINE38ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, con notadel 23 luglio 2004, ha comunicato che il contributo di maternità deve essere rettificato in 77 euro per assicurareil raggiungimento di una situazione di pieno equilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate, come previstodall'art. 83, comma 3, del D.Lgs. n. 151 del 26 marzo 2001, modificato dal D.Lgs. n. 115 del 23 aprile 2003.Pertanto, l'importo della seconda rata a saldo del contributo per l'anno 2004 sarà di 44 euro.

INARCASSA

Page 36: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

Matura dall’esperienza della vi-ta, a 49 anni Paola Marone dimo-stra il carattere deciso di unadonna ancora pronta a inventarsiil futuro.

Da quando, nel novembre scor-so, è diventata vicepresidente del-l’Acen, mette in mostra il suo at-tivismo dividendosi tra i cantieri,l’associazione costruttori, l’Ordinedegli Ingegneri (è consigliera) el’Osservatorio Donne e Professio-ni, di cui è la presidente.

La incontro nel suo ufficio ametà mattinata. è allegra, simpa-tica: un ciclone di entusiasmo.Indossa un completino crema,pantaloni attillati e maglietta amaniche corte, su cui pendono trefili di collana.

Mentre parla, sorride e gesticolapassandosi spesso la mano neicapelli lisci.

Oriana Fallaci dice che, per esserebuona, un’intervista deve infilarsi,affondarsi, nel cuore dell’intervi-stato. Ingegnere, da dove vuolecominciare?

Anni fa la Fallaci disse “su ogniesperienza lascio brandelli d’ani-ma”, pensieri forti, dirompenti cheio condivido. Molti sono i ricordi.L’attività imprenditoriale della miafamiglia ha inizio con mio nonnoPaolo, ingegnere costruttore spessoesecutore dei progetti dell’architettoCocchia, seguito dai figli Elio e Lu-cio, anch’essi ingegneri. Primogeni-ta dei due figlio di Elio, io ho co-minciato a lavorare a 23 anni. A 26mi sono laureata e a 33 mi sonosposata. Il mio modello di riferi-mento? Senza dubbio, mio padre. Èmorto a 52 anni, quando ero ancoraall’università, così ho avuto poco dascegliere, toccava a me portareavanti la tradizione dell’attività difamiglia. Il suo lavoro mi affascina-

va già da quando ero una ragazzinae lo accompagnavo in giro per icantieri. A 18 anni pensavo che misarei occupata di edilizia nell’im-presa di famiglia, ma a dire il veroben presto venne fuori la mia pas-sione verso i beni culturali e l’archi-tettura, interesse approfondito neltempo attraverso letture ed espe-rienze di restauro monumentale.Determinante è stato l’aver incon-trata il professor Luigi Cosenza chericordo con immenso piacere inquanto appena iscritta al Politecni-co ero affascinata dalle sue lezioni.È stato un grande interprete del ra-zionalismo mediterraneo. Legatissi-mo alla città, ricordiamo che la fab-brica Olivetti di Pozzuoli è un capo-lavoro dell’architettura industriale.

Provi a descriversi…Credo di essere una persona sen-

sibile, ben temprata dalle sofferen-ze e caratterialmente determinata,nel senso che difficilmente cambio

Settembre-Ottobre 2004

39INTERVISTAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

L’ingegnere che sogna Napoli capitale del MediterraneoDI GOFFREDO LOCATELLI

Intervista a Paola Maronedalla rivista Den n. 10/2004

Paola Marone

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idea. Sul lavoro sono molto appas-sionata, perseguo sempre un obietti-vo e mi piace incidere sulle cose.Fin da ragazza ho studiato e fattoesperienze da sola, ma per entrarenel mondo del lavoro non è statofacile: ho penato parecchio e questoha creato in me alcune durezze.

Ha avuto tempo per farsi una fami-glia?

Sì. Mio marito è anche lui inge-gnere ma si occupa di finanza. E houn bel bambino di 11 anni, Mattia,che mi accompagna quando vadonei cantieri e ai congressi.

Si sente realizzata come donna?Perché no. C’è stata una grande ri-

valutazione della figura femminile.Le donne come me contano e hannogli stessi spazi degli uomini. Presiedoun’associazione femminile che ag-grega a livello regionale 12 ordiniprofessionali. Io dedico al lavoroquasi tutta la mia giornata perché houn’impresa che si occupa di restauromonumentale. Abbiamo lavorato alrestauro del teatro Mediterraneo, nel-la Mostra d’Oltremare, e ora siamoimpegnati nel porto di Napoli alla ri-qualificazione di un capannone dicemento armato del primo Novecen-to. Certo, è un equilibrio molto diffi-cile quello di una donna imprenditri-ce, madre e moglie. Ma tante espe-rienze insieme mi arricchiscono.

Napoli e i costruttori, che tipo dirapporto c’è, secondo lei?

Si va verso gli investimenti di tipoprivato sia nelle opere pubbliche sianella riqualificazione urbana. Dob-biamo investire in una città che siain grado di competere con le grandicapitali europee pur non intaccan-done l’identità.

Le piace Napoli com’è?Ci vivo. Anche se è una città pie-

na di contraddizioni e problemi iol’amo profondamente perché è affa-scinante per il suo patrimonio digioielli architettonici e siti archeolo-gici. È una città viva e in fermentoper le grandi opportunità che offre(Bagnoli, Napoli Est, il Porto...) vali-di strumenti per ridare dignità alterritorio.

Come se la immagina la Napoli fu-tura?

Mi auguro che la città di mio fi-glio abbia maturato la consapevo-lezza delle bellezze naturali e stori-che che possiede. Napoli per il pas-sato è stato fortemente dinamica,deve recuperare questa capacità an-che attraverso la collaborazione traistituzioni e operatori, perché il fat-tore tempo assume rilevanza semprepiù importante. Voglio dire che ègiust dare maggiore attenzione alterritorio e all’ambiente. Bisognaimpegnarsi per la riqualificazione

piuttosto che pensare all’utilizzo dinuovi spazi, l’ambiente urbano in-fatti potrà diventare un’attrattivasolo se garantirà elevati livelli qua-litativi. Insomma, auspico Napolicome un grande capitale del Medi-terraneo.

Cosa le piace, oltre il lavoro?L’impegno sociale, che per me si-

gnifica aggregazione femminile epercorsi culturali. Sul piano perso-nale invece la cosa più importante èricrearmi, rigenerarmi con le cosesemplici. Per esempio, in vacanzami basta una sdraio e qualche librovicino al mare per godermi l’estate.

E poi?Mi piacciono i viaggi, forse perché

da bambina ho viaggiato molto coni miei genitori. E la lirica, il teatro, icani. A casa abbiamo addiritturadodici cani.

E i sentimenti?Come donna mi entusiasmo facil-

mente: per me i sentimenti sonouna parte importante della vita, miaiutano a scavare dentro e a cercarele cose più profonde.

Le stagioni della vita sono brevi,che farà Paola nell’autunno deisuoi anni?

Mi piacerebbe tanto girare conmio figlio tutte le capitali europee.

Settembre-Ottobre 2004

INTERVISTA40ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il decreto-legge 24 giugno 2004 n. 158 (in G.U. 25/6/2004 n. 147) ha disposto la proroga al 31 dicembre2004 del termine entro cui è necessario redigere il Documento programmatico sulla sicurezza (DPS) in temadi privacy e misure di sicurezza.Tale innovativa previsione è contenuta nel primo comma, lettera a), dell’art. 3 del citato decreto-legge,mentre la lettera b) dello stesso articolo ha stabilito una ulteriore proroga (al 31 marzo 2005) anche per co-loro che non potevano adottare le necessarie misure di sicurezza per carenze degli strumenti elettronici de-tenuti (v. commi 2 e 3 dell’art. 180 D.Lgs 196/2003).

DOCUMENTO PROGRAMMATICO SULLA SICUREZZA PROROGA AL 31 DICEMBRE 2004

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Settembre-Ottobre 2004

42ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il risultato che voleva raggiungere il concorso diprogettazione per giovani architetti ed ingegneri eraduplice: la valorizzazione delle capacità di giovaniprofessionisti e la riqualificazione del tessuto urba-no. Il primo obiettivo è già stato ampiamente rag-giunto, basti pensare alla qualità architettonicaespressa, per comprendere l'opportunità che l'inizia-tiva ha concesso a tanti giovani professionisti, of-frendogli la possibilità di mettere in mostra le loroqualità progettuali e porle a disposizione delle Pub-bliche Amministrazioni. In quest'ottica l'amministrazione comunale di Quar-to di recente ha deliberato una modifica al suo re-golamento per il conferimento degli incarichi pro-fessionali, ed al fine di incentivare l'attività di tuto-raggio, concede a tecnici esperti la possibilità di far-si affiancare da giovani alle prime esperienze. Il se-condo obiettivo, cioè la riqualificazione deltessuto urbano, è ora un obiettivo che do-vranno raggiungere le amministrazioni co-munali, le quali non possono fare altro chedare continuità all'iniziativa.Nel caso specifico di Quarto, l'obiettivodella riqualificazione del tessuto urbanopotrà raggiungersi nella misura in cui l'a-rea individuata, oggi abbastanza perifericae non urbanizzata, possa essere il nocciolodi un'idea progettuale molto più ampia,proiettata, attraverso il coinvolgimento dioperatori privati specializzati nel settoresportivo-educativo, ad uno sviluppo di benaltre dimensioni. A volte certe casualità possono materializ-zare il sogno di un territorio e dei suoi cit-tadini, e stavolta è bastata la buona volon-tà e la lungimiranza di qualcuno per far siche un concorso di idee possa essere ilcontatto per avviare un motore di svilupposociale ed economico. Attorno a quell'area dismessa, grazie all'i-dea di questi giovani professionisti, potràsorgere forse una vera "cittadella dellosport", polo di attrazione di tutto il com-prensorio flegreo. È questo l'obiettivo chesi stà ponendo l'amministrazione comunaledi Quarto cogliendo al volo un'iniziativagiusta e coerente con gli sviluppi sosteni-bili tanto acclamati.

Progettazione di un impianto sportivo

L'area d'intervento ricade nella zona BB del PianoRegolatore Generale. Il tema posto a base del Con-corso di Idee ha come obiettivo la progettazione diun impianto sportivo che dovrà sicuramente com-prendere: - piscina coperta olimpionica; - campo di bocce coperto con quattro piste regola-

mentari; - campo da tennis.

La proposta progettuale dovrà necessariamente pre-vedere la demolizione di tre dei quattro fabbricatipresenti nell'area interessata alla realizzazione del-l'impianto sportivo e l'eventuale utilizzo per servizidell'altro.

1° PREMIO DI ARCHITETTURA PER GIOVANI ARCHITETTI ED INGEGNERI

Comune di Quarto

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43ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Arch. Maria Maddalena Addabbo - Ing. Salvatore Balestriere - Ing. Alessandro Daino

II nuovo complesso sportivo del comune di Quartorisulta essere composto da diverse attrezzature spor-tive e relativi servizi: una piscina olimpionica coperta,un bocciodromo coperto, un campo di tennis; è inol-tre presente un ampio parcheggio che all'occorrenza,può essere suddiviso in due sottoparcheggi.Le strutture del complesso sono diversificate per leloro funzioni e sostanzialmente sono costituite daquelle della sala della vasca natatoria per la piscina eda quella del bocciodromo e dei servizi. Tale diversificazione strutturale e di funzioni è resaancora più evidente dal diverso trattamento delle fac-ciate e dalla diversificazione delle aperture; non-ostante ciò, una fascia perimetrale di rame concludein sommità i due corpi e ne dichiara infine la loro uni-cità per lo scopo ultimo dello sport.

Le maglie regolari delle due strutture, chiaramenteleggibili sia in pianta che in prospetto, si adattanoalle forme ed alle dimensioni delle zone per l'attivitàsportiva e loro pertinenze non in una forzata coesi-stenza, ma in una naturale connessione; tali magliereticolari si riempiono e si svuotano in funzione delloro "contenuto". I diversi livelli dell'organismo sonospecifici per le diverse funzioni. Il lotto è delimitatoper due lati da due diverse strade: il lato minore siaffaccia sulla strada di maggiore importanza dove si èconstatata la relativa scarsa frequenza dei veicoli mala loro velocità sostenuta; ciò ha consigliato di predi-sporre l'ingresso principale al complesso sportivo sullato maggiore, che si affaccia su di una strada vicina-le a traffico scarsissimo, mentre quello secondario dasulla strada principale.

PRIMO CLASSIFICATO PARI MERITO "L'ACQUA PER L'ACQUA"

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PROFESSIONE44ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

La sentenza della Corte costitu-zionale n. 280 del 28/7/2004 ri-mette in discussione gran partedell’impianto portante della legge5/6/2003 n. 131 (La Loggia).

L’effetto sostanziale della pro-nuncia della Corte è, per ora, limi-tato all’unico schema di decreto sucui il governo ha effettivamenteiniziato l’iter d’approvazione: quel-lo delle professioni. Sin dall’iniziodell’esame del decreto delle profes-sioni si era evidenziato un uso ´ec-cessivo’ del potere ricognitivo aisensi del comma 5 dell’art. 1, tal-ché l’impostazione era stata inter-pretata come strumento per lo Sta-to per rivendicare competenze, piùche per fare la ricognizione delledisposizioni, vero oggetto dellaprevisione normativa ex 131 (oggicomunque cassata).

Il profilo principale delle consi-derazioni svolte dalla Corte costi-tuzionale si è incentrato, infatti,essenzialmente sull’asserita incon-gruenza-contraddittorietà, sottomolteplici profili, del conferimentodi una delega al governo per l’ado-zione di decreti ´meramente rico-gnitivi’ dei principi fondamentalidelle materie dell’art. 117 della Co-stituzione, tanto che la formuladella ´mera ricognizionÈ sarebbestata, in definitiva, soltanto unespediente verbale impiegato dallegislatore per ´cercare di superarela troppo palese incostituzionalitàdi una delega che avesse avuto aoggetto la ”determinazione” deiprincipi fondamentali’.

L’unica lettura possibile da darealla norma doveva, conseguente-mente, essere quella di natura ´mi-nimalÈ dell’oggetto della delega, intermini di ´mera ricognizionÈ enon di innovazione-determinazio-ne dei principi fondamentali vi-genti; infatti, il comma 5, dispo-

nendo che possano essere ´indivi-duate le disposizioni che riguarda-no le stesse materie, ma che rien-trano nella competenza esclusivadello Stato’, estende l’oggetto delladelega anche all’asserita ricogni-zione, nell’ambito delle materie ri-servate al legislatore statale, delladisciplina di quelle funzioni chehanno ´natura di valore trasversa-le, idoneo a incidere anche su ma-terie di competenza di altri enti’(sentenza n. 536 del 2002).

«La revisione del Dpr 328 del2001 è ormai conclusa». Lo ha an-nunciato il sottosegretario all’Istru-zione, Maria Grazia Siliquini, nelcorso dell’incontro con i rappresen-tanti dell’Università e delle profes-sioni che si è svolto il 28 luglio2004. La riscrittura del Dpr 328 chedisciplina l’accesso ad alcune pro-fessioni intellettuali è stata realizza-ta dal Miur in collaborazione conOrdini, Collegi e mondo accademico.

Il Senato ha trasformato in leggeil decreto 158/2004 che proroga,sino al 30 dicembre 2004, i Consi-gli nazionali e territoriali di noveOrdini professionali. Il placet delSenato conferma il testo già ap-provato dalla commissione Giusti-zia di Montecitorio che, rispetto al-l’originaria formulazione portata alConsiglio dei ministri dal ministerodella Giustizia, ha introdotto l’arti-colo 1-bis, secondo cui, sempre en-tro fine anno, devono essere varatele nuove regole per consentire larappresentanza e la partecipazioneal voto da parte dei professionisticon laurea triennale.

Sono stati rinnovati i vertici delSindacato Nazionale degli Inge-gneri e Architetti liberi professio-nisti. Marcello Conti è stato con-fermato alla presidenza, mentre se-gretario nazionale è stato elettoGiuseppe Bassi.

Lo stato della riforma degli ordini professionaliA CURA DEL CENTRO STUDI C.N.I.

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L’amministrazione inerte sulladomanda di sanatoria, rischia didover pagare i danni al cittadinoche attende il placet per condonareuno stabile abusivo.

La pronuncia n. 3472 depositatail 26 luglio scorso dalla terza se-zione del tribunale amministrativoregionale della Puglia è un monitoal quale i Comuni dovranno uni-formarsi da subito (considerandoche le domande di sanatoria po-tranno arrivare dall’11 novembreal 10 dicembre) e, magari, riaprirevecchi cassetti in cui sono deposi-tate delle istanze alle quali non si èancora data risposta.

La vicendaA Bitonto (Bari), il proprietario di

un immobile aveva chiesto l’appli-cazione dei benefìci della legge47/1985, istitutiva del primo con-dono edilizio, già dal marzo 1986,chiedendo che gli fosse rilasciata laconcessione edilizia in sanatoria peraver realizzato senza idonea licenzaun seminterrato e un piano rialzato,ognuna della superfìcie di circa 500metri quadrati. La richiesta è rima-sta nell’archivio degli uffici urbani-stici per sei anni e solo nel gennaio‘92 l’assessore aveva respinto la do-manda di regolarizzazione.

Dal canto suo, il cittadino potevabeneficiare del meccanismo del si-lenzio-assenso previsto dalla legge47/1985 per opere realizzate nelperiodo antecedente all’ottobre

dell’83. Di fatto questo primo ritar-do degli uffici comunali aveva per-messo la sanatoria di un edificioche, secondo l’assessore, era inveceabusivo e tale doveva restare. Aquel punto il Comune avrebbe do-vuto applicare la legge e rilasciarel’idoneità, invece di ricorrere difronte al Tar Puglia per chiedere lademolizione coatta.

In primo grado (con decisionedepositata il 21 giugno 1995) igiudici amministrativi avevano ac-colto il ricorso dell’ente ma, nel-l’appello il Consiglio di Stato, consentenza del 20 maggio del 1999,si era schierato a favore della vali-dità della normativa e l’abusivoaveva potuto ottenere la sanatoria.

La decisioneCalendario alla mano, dalla pre-

sentazione della domanda (marzo‘86) all’ottenimento del permessocomunale (maggio ‘99) sono passa-ti 13 anni. Un tempo biblico, cheha causato notevoli problemi alproprietario dell’immobile che hacitato ancora una volta il Comunedi Bitonto di fronte al Tar Puglia.

Quest’ultimo, a 18 anni dalla pri-ma istanza, ha deciso di corrispon-dere un congruo risarcimento perla mancata utilizzazione dell’im-mobile e per l’aggravio di costi so-stenuti in questa lunghissima que-relle giudiziaria.

Nel suo verdetto, il collegiospiega che l’ente locale è stato

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45RASSEGNA STAMPAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Comune costretto a risarcire i danni se ritarda la rispostaDI GABRIELE MASTELLARINI

da “Edilizia e Territorio”n. 31/2004

Il Comune che senza una valida giustificazione ritarda a prendere inesame l’istanza di condono edilizio rischia di essere chiamato in giudi-zio per un risarcimento dei danni. Il Tar Puglia ha infatti riconosciutola legittimità della richiesta di indennizzo da parte di un cittadino cheaveva fatto richiesta di sanatoria di parte di un immobile abusivo. IlComune aveva impiegato sei anni per arrivare alla conclusione di nega-re la sanatoria. Secondo i giudici amministrativi va risarcito il manca-to utilizzo del bene abusivo.

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inadempiente nei confronti del cit-tadino e non ha motivato in ma-niera esaustiva e netta le lungaggi-ni burocratiche che hanno caratte-rizzato l’intero iter per la richiestadi condono.

L’amministrazione non ha, infat-ti, evidenziato nessun elemento

valido per escludere la propria re-sponsabilità, limitandosi alla solacontestazione di inammissibilitàdel ricorso, in sede amministrativa.Troppo poco per giustificare un ri-tardo di tredici anni.

La pronuncia emessa dal Tar diBari, ha un carattere “parziale” e

potrà divenire definitiva solo dopouna stima esatta dei danni. Per que-sto motivo, è stato nominato un in-gegnere con le funzioni di consu-lente tecnico d’ufficio (Ctu) che insessanta giorni dovrà stabilire l’e-satto aggravio di spese e quantifica-re il risarcimento.

Settembre-Ottobre 2004

RASSEGNA STAMPA46ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

L'Università degli Studi di Napoli Federico II ha conferito a Piero Ferrari, Presidente Piaggio Aero e Vice PresidenteFerrari, la laurea honoris causa in Ingegneria Aerospaziale: "per aver contribuito in modo sostanziale allo sviluppodell'industria aeronautica italiana". La cerimonia presso l'Aula Magna Storica dell'Università, ha avuto inizio con gli interventi di Guido Trombetti,Magnifico Rettore, e di Vincenzo Naso, Preside della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di NapoliFederico II. A seguire la Laudatio Accademica di Piero Ferrari, a cura di Giovanni Maria Carlomagno, docente dellaFacoltà di Ingegneria Università degli Studi di Napoli Federico II e la Lectio Magistralis di Piero Ferrari. Infine la cerimonia si è conclusa con il Conferimento della Laurea. Il riconoscimento a Piero Ferrari ha rappresen-tato un'occasione importante per confermare la stretta collaborazione tra la facoltà di Ingegneria Federico II ePiaggio Aero. "La Laurea Honoris Causa conferita a Piero Ferrari è il riconoscimento, ad un manager di livello internazionale,dell'azione di rivitalizzazione da lui compiuta in direzione dello sviluppo tecnologico, in particolare nell'ambitodell'aeronautica. Piero Ferrari ha voluto e saputo promuovere l'innovazione tecnologica grazie all'esperienza edalla tradizione che gli derivano dall'essere cresciuto tra i motori e le vetture dell'azienda di famiglia", con questeparole, Guido Trombetti, Rettore dell'Università ha voluto commentare il significato della cerimonia. "Il conferimento del titolo accademico - aggiunge Vincenzo Naso, Preside della Facoltà di Ingegneria - testimoniadel ruolo che Piero Ferrari ha assunto in settori attinenti a discipline ingegneristiche di rilevante interesse per l'e-conomia italiana e in particolare coltivate nella Facoltà di Ingegneria della Federico II di Napoli".Per Piero Ferrari, "Il riconoscimento della Federico II è un grande onore che voglio condividere con tutti quantihanno vissuto e vivono assieme a me l'avventura di Piaggio Aero, un grande marchio italiano".

PIAGGIO AERO, dopo aver investito fortemente nel processo di internazionalizzazione costituendo società con-trollate in Europa (Piaggio Aero France) e negli Stati Uniti (Piaggio America), ha puntato sul polo aeronautico cam-pano per supportare il proprio sviluppo tecnologico e progettuale, creando il Centro di Ricerca e Sviluppo PIAG-GIO AERO NAPOLI. Grazie a questa iniziativa e alle collaborazioni prestigiose e profìcue con l'Università Federico II, con il GIRA -Centro Italiano Ricerche Aerospaziali - e con numerosi Istituti di Ricerca italiani ed europei, PIAGGIO AERO è entra-ta con pieno diritto nel novero delle Aziende Aeronautiche Europee realmente attive nella ricerca, con il precisoobiettivo di assicurare lunga competitività ai propri prodotti nel difficile mercato dei velivoli d'affari.

LAUREA IN INGEGNERIA “HONORIS CAUSA” PER PIERO FERRARI

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Il titolo inglese di ingegnere(“chartered engineer”) per essere tra-sformato e riconosciuto in Italia, de-ve essere supportato da una verificaeffettiva e sostanziale dei titoli distudio. Inoltre, non è possibile rila-sciare l’abilitazione professionalesenza che sia stato sostenuto l’esamedi Stato, come previsto dalle norma-tive italiane.

I due “paletti” imprescindibili e in-sostituibili, sono stati stabiliti dal Tardell’Umbria (presidente Pier GiorgioLignani) che il 10 maggio scorso hadepositato l’importantissima decisio-ne numero 225.

Una sentenza della quale si stadiscutendo moltissimo all’internodegli Ordini e non è escluso un ri-corso in appello al Consiglio di Sta-to. Il caso vede come protagonistaun professionista italiano, abilitatocome perito tecnico, laureato in geo-logia e in possesso di un diplomapost-laurea in ecologia. Tre titolisufficienti a far scattare in Inghilter-ra la registrazione come “charteredengineer”. Per l’Uk-Naric (l’organi-smo britannico deputato all’equipa-razione) basta semplicemente un ri-scontro cartaceo e non occorronoulteriori valutazioni di merito sulleeffettive capacità del professionista.

Ottenuto il documento nel RegnoUnito, il professionista tornava inItalia per chiedere l’equipollenza trail titolo inglese e quello di ingegnereindustriale. Dopo un primo parerenegativo, la domanda veniva riesa-minata e accolta dall’apposita com-missione istituita presso il ministerodi Grazia e Giustizia che dichiaravail suo parere favorevole dopo averottenuto l’assenso dal rappresentantedel Consiglio Nazionale dell’Ordine.

Ai finidella “trasformazione” risul-tavano determinanti anche le prece-denti esperienze professionali delcandidato che, in Italia, aveva svolto

servizi analoghi a quelli di un inge-gnere industriale.

La vicenda sarebbe terminata conil “doppio riconoscimento”, se nonfosse intervenuto l’Ordine degli In-gegneri di Perugia che, impugnandouna decisione del suo Consiglio Na-zionale (secondo il Tar poteva farlo),ha chiesto l’intervento dei giudiciamministrativi, ottenendo l’annulla-mento dell’intera procedura.

In sintesi, secondo il Tribunaleogni titolo professionale deve atte-stare una determinata formazione enon è sufficiente il mero riconosci-mento cartaceo di un documentoconseguito in un altro Paese. La di-stinzione è sottile ma pregnante: laqualifica ottenuta in Gran Bretagnaha valore formale ma non come attoabilitativo.

Stando al contenuto della sen-tenza, il soggetto che abbia conse-guito un titolo in un Paese dell’Uee ne abbia poi conseguito l’equi-pollenza in un secondo Paese, po-trà ottenere il riconoscimento an-che in altri Stati, ma resta il fattoche la sua formazione professiona-le è sempre e solo quella “attesta-ta” dal titolo originario che, nelcaso in esame, è la laurea in geolo-gia non compatibile con l’iscrizio-ne all’Ordine degli Ingegneri.

Pertanto la conferenza di serviziistituita presso il ministero della Giu-stizia (che aveva tra i suoi compo-nenti anche il rappresentante delConsiglio Nazionale) aveva valutatoin maniera errata l’equivalenza tra“chartered engineer” e “ingegnereindustriale”.

Non poteva essere consentito l’ac-cesso alla libera professione senza lapresenza di una laurea specifica esenza l’effettuazione di un esame diStato, erroneamente surrogato conl’attestazione di precedenti esperien-ze nel settore.

Settembre-Ottobre 2004

47RASSEGNA STAMPAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il titolo inglese non bastaper l’iscrizione all’AlboDI GABRIELE MASTELLARINI

da “Edilizia e Territorio”del 30 agosto / 4 settembre 2004

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Lo Sportello unico per l’Ediliziainaugura un servizio innovativoper gli interventi urbanistici ededilizi in città. Come previsto dalNuovo testo unico per l’edilizia,infatti, la “cabina di regia” mira adaccelerare i tempi e le procedure diattuazione, per consentire la cor-retta applicazione del nuovo Pianoregolatore generale (Prg). Lo spor-tello segna il passaggio da un ser-vizio decentrato (presso le circo-scrizioni comunali) in un sistemaaccentrato in un’unica struttura.

A partire dal mese di settembre,e per tutto l’arco del primo seme-stre successivo, le domande diconcessione devono pervenire aPalazzo San Giacomo. Siano esseinerenti alle nuove costruzioni, op-pure dirette alla manutenzione, alrestauro e al risanamento di immo-bili preesistenti. In entrambi i casi,lo Sportello acquisisce i pareripresso altri enti, e convoca, quan-do necessario, conferenze dei ser-vizi, oltre che offrire tutte le infor-mazioni ai cittadini.

“Si tratta di un periodo di ro-daggio - spiega il vice sindaco eassessore all’Edilizia Rocco Papa -destinato a garantire l’uniformitàdel trattamento per tutte le partidella città”.

Per le sole nuove costruzioni,sarà rilasciato un permesso di co-struire (l’ex concessione edilizia),

previo verifica di fattibilità nor-mativa e tecnica. Mentre per lealtre tipologie di intervento, oc-corre presentare una dichiarazio-ne di inizio attività (Dia) e, se en-tro i venti giorni successivi allastessa non arriva il divieto, pre-vale la formula del silenzio-as-senso. Un esempio su tutti: percostruire il sottotetto o il soppal-co di una casa, il richiedente devepresentare uno stato di fatto del-l’abitazione interessata, conte-nente tutti i dati del prima e dopol’intervento. Per quanto riguardal’esito, bisogna verificare la con-formità allo strumento urbanisti-co, laddove sullo stato di fattoprecedente i lavori, occorre accer-tarne la corrispondenza conquanto dichiarato. Una evidentesemplificazione delle regole, perdirla con le parole del presidentedegli Ingegneri partenopei LuigiVinci, “tanto più necessaria -specifica il presidente dell’AcenAmbrogio Prezioso - quanto ca-pace di attivare lo sviluppo del-l’intera città”. A prevenire ogniabusivismo e false dichiarazioniinterverranno delle verifiche acampione “che affiancate allacertezza dei tempi amministrativi- conclude il presidente dell’Ordi-ne degli Architetti Paolo Pisciotta- sono la migliore garanzia pergli investimenti”.

Settembre-Ottobre 2004

RASSEGNA STAMPA48ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Sportello unico dell’edilizia:ecco le istruzioni per l’usoDI ROBERTO MIELE

da “Il Denaro”del 18 giugno 2004

Lo Sportello unico per l’Edilizia accoglie tutte le richieste di autoriz-zazione alle trasformazioni edilizie ed urbanistiche in città. Da settem-bre la denuncia di inizio attività (Dia) e il permesso di costruire passe-ranno per gli uffici di Palazzo San Giacomo. Ogni circoscrizione citta-dina sarà dotata di un proprio centro di ricezione. E in un anno il ser-vizio sarà informatizzato.

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Gli ordini possono dormire sonnitranquilli e non solo in Italia. Il 30settembre, infatti, il Parlamentoeuropeo comincerà la seconda let-tura della direttiva sul riconosci-mento delle qualifiche professiona-li, ma con tutto un altro spirito ri-spetto alla legislatura precedentein cui le spinte liberiste sembrava-no avere il sopravvento. Parola diStefano Zappala (Fi), confermatorelatore della direttiva, che al ritor-no delle vacanze promette “unanuova tornata di audizioni contutte le professioni italiane ed eu-ropee per stabilire una strategiacomune e concludere l’esame delprovvedimento in tempi rapidi”.

Una strada tutta in discesa, assi-cura Zappala, ora che al mercatointerno non c’è più un convinto as-sertore della libera concorrenza edel mercato come Mario Monti. Eora che a Bruxelles è in arrivo l’at-tuale ministro per le politiche co-munitarie, Rocco Buttiglione, perZappala non esiste più alcun osta-colo alla realizzazione di una “ri-forma che snellisca le procedure diriconoscimento, senza mettere indiscussione le garanzie del sistemaordinistico italiano”. La prima lettu-ra della direttiva qualifiche sembracorrispondere a questo obiettivo,ora però comincia la seconda e daparte dei paesi anglosassoni le op-posizioni non mancano. Ma la par-tita più difficile è un’altra: quelladella nuova direttiva servizi che èstata presentata dalla Commissionedi Bruxelles e che dopo la pausaestiva dovrà cominciare il proprioiter in parlamento. Un corpo di nor-me che tende a snellire e a elimina-re molte barriere del mercato e nelquale in prima istanza erano inseri-te anche le professioni. Non a casol’ex commissario per il mercato in-terno aveva iniziato un’indagine sul

mondo professionale italiano cheaveva come fine quello di indivi-duare i punti nevralgici del sistemache sono in conflitto con le regoledi mercato. Che fine farà ora quel-l’iniziativa che aveva messo in al-larme i consigli nazionali, scate-nando anche un mare di polemichesui metodi utilizzati per compierel’analisi, è ancora presto per dirlo.

Il parlamento e il governo italia-no, intanto, mettono in chiaro lecose. Alle rassicurazioni fornite dalministro della giustizia, RobertoCastelli, in merito a un presuntovento di liberalizzazione che inve-ce apparirebbe del tutto infondato,almeno sul piano delle professioni,si aggiungono quelle fornite in au-la, in occasione della discussionesul Dpef, da Antonino Lo Presti,responsabile An delle professioni.“Per fugare ogni dubbio sulle coor-dinate fondamentali che incardine-ranno la riforma è bene precisaresubito che riforma delle professioninon significa abolizione o liberaliz-zazione degli ordini tout court, co-me un’improvvida e superficialeanalisi di neoliberisti dell’ultimaora vorrebbe che fosse”, si legge nelresoconto stenografico della sedutadi martedì. “Significa piuttosto do-tare questo grande patrimonio distoria e cultura, unico al mondo,che è il sistema ordinistico italia-no, degli strumenti più efficaci peruna compiuta modernizzazione”. Aque sto punto l’unica voce fuoridal coro rimane quella dell’Anti-trust italiano che nei mesi scorsi hapreso contatti con alcuni consiglidell’ordine (avvocati, ragionieri,notai) per verificare la compatibili-tà delle loro regole deontologichecon la libera concorrenza nel mer-cato professionale. Alla ripresa deilavori sono previsti incontri speci-fici su questi temi.

Settembre-Ottobre 2004

49RASSEGNA STAMPAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Qualifiche professionali:sonni tranquilli per gli ordiniDI GINEVRA SOTIROVIC

Ingegnere

Da “Italia Oggi”del 5 agosto 2004

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Leggi e circolari

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 Luglio 2004Modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19dicembre 2000, di individuazione delle risorse finanziarie, umane,strumentali e organizzative, da trasferire ai comuni per l’eserciziodelle funzioni, conferite dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n.112, in materia di catasto.

Gazzetta Ufficiale n. 222 del 21 Settembre 2004

***Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione 8 settembre 2004, n. 14Integrazioni in ordine ai criteri che le SOA debbono seguire, al finedel rilascio della attestazione di qualificazione nella categoria spe-cializzata OS18.

Gazzetta Ufficiale n. 219 del 17 Settembre 2004

***Ministero dell’economia e delle FinanzeDecreto 23 luglio 2004Modalità e condizioni per la restituzione al Fondo per le demolizionidelle opere abusive delle anticipazioni sui costi relativi agli interventidi demolizione.

Gazzetta Ufficiale n. 218 del 16 Settembre 2004

***Ministero dell’ambiente e della Tutela del TerritorioCircolare 6 settembre 2004Interpretazione in materia di inquinamento acustico: criterio diffe-renziale e applicabilità dei valori limite differenziali.

Gazzetta Ufficiale n. 217 del 15 Settembre 2004

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDirettiva 25 agosto 2004Criteri di progettazione, installazione, verifica e manutenzione deidispositivi di ritenuta nelle costruzioni stradali.

Gazzetta Ufficiale n. 209 del 6 Settembre 2004

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 10 agosto 2004Modifiche alle «Norme tecniche per gli attraversamenti e per i paral-lelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie edaltre linee di trasporto».

Gazzetta Ufficiale n. 199 del 25 Agosto 2004

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della RicercaDecreto 5 maggio 2004Equiparazione dei diplomi di laurea (DL) secondo il vecchio ordina-mento alle nuove classi delle lauree specialistiche (LS), ai fini dellapartecipazione ai concorsi pubblici.

Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 Agosto 2004

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 3 giugno 2004Approvazione del programma di interventi finanziati con le risorse dicui all’art. 9 della legge n. 413 del 30 novembre 1998, rifinanziate dal-l’art. 36, comma 2 della legge n. 166 del 1° agosto 2002, per la realiz-zazione di opere infrastrutturali di ampliamento, ammodernamento eriqualificazione dei porti e approvazione della ripartizione delle risorse.

Gazzetta Ufficiale n. 193 del 18 Agosto 2004

***Legge 2 agosto 2004, n. 210Delega al Governo per la tutela dei diritti patrimoniali degli acqui-renti di immobili da costruire.

Gazzetta Ufficiale n. 189 del 13 Agosto 2004

***Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 luglio 2004Ulteriori disposizioni urgenti in relazione agli eventi alluvionali ed ai disse-sti idrogeologici nel territorio della regione Campania. (Ordinanza n. 3368).

Gazzetta Ufficiale n. 185 del 9 Agosto 2004

***Decreto del Presidente della Repubblica 10 giugno 2004, n. 200Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repub-blica 29 luglio 1982, n. 577, concernenti l’attività di formazione e stu-dio affidata al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, la composizione delComitato tecnico-scientifico ed il certificato di prevenzione incendi.

Gazzetta Ufficiale n. 184 del 7 Agosto 2004

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 21 giugno 2004Aggiornamento delle istruzioni tecniche per la progettazione, l’omo-logazione e l’impiego delle barriere stradali di sicurezza e le prescri-zioni tecniche per le prove delle barriere di sicurezza stradale.

Gazzetta Ufficiale n. 182 del 5 Agosto 2004

***Legge 30 luglio 2004, n. 191Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio2004, n. 168, recante interventi urgenti per il contenimento dellaspesa pubblica.

Gazzetta Ufficiale n. 178 del 31 Luglio 2004

Settembre-Ottobre 2004

51LEGGI E CIRCOLARIORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Testo Coordinato del Decreto-Legge 12 luglio 2004, n. 168Testo del decreto-legge 12 luglio 2004, n. 168 (in supplemento ordi-nario n. 122/L alla Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 161 del 12luglio 2004), coordinato con la legge di conversione 30 luglio 2004,n. 191 (in questo stesso supplemento ordinario - alla pag. 5), recante:«Interventi urgenti per il contenimento della spesa pubblica».

Gazzetta Ufficiale n. 178 del 31 Luglio 2004

***Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione 1 luglio 2004, n. 12Atto di indirizzo sulle modalità di dimostrazione del requisito di cuiall’art. 8. comma 3, lettere a) e b) della legge 11 febbraio 1994, n.109 e s. m. e all’art. 4 del D.P.R. 21 gennaio 2000, n. 34 e s. m. (siste-ma di qualità aziendale ed elementi significativi e correlati del siste-ma di qualità aziendale).

***Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione 28 luglio 2004, n. 13Chiarimenti in merito ai lavori di manutenzione ed ai contratti aperti.

***Ministero dell’Ambiente e della Tutela del TerritorioCircolare 13 luglio 2004Circolare interpretativa in materia di prevenzione e riduzione inte-grate dell’inquinamento, di cui al decreto legislativo 4 agosto 1999,n. 372, con particolare riferimento all’allegato I.

Gazzetta Ufficiale n. 167 del 19 Luglio 2004

***Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeliberazione 23 giugno 2001, n. 117Svincolo della cauzione di cui all’art. 30, comma 2-ter, della legge 11

febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni, recante: «Leggequadro in materia di lavori pubblici». (Deliberazione n. 117).

Gazzetta Ufficiale n. 161 del 12 Luglio 2004

***Decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2004, n. 173Regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attivitàculturali.

Supplemento Ufficiale alla Gazzetta Ufficiale n. 166 del 17 Luglio 2004

***Ministero della SaluteDecreto 6 aprile 2004, n. 174Regolamento concernente i materiali e gli oggetti che possono esse-re utilizzati negli impianti fissi di captazione, trattamento, adduzionee distribuzione delle acque destinate al consumo umano.

Gazzetta Ufficiale n. 166 del 17 Luglio 2004

***Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento per le Politiche comunitarieCircolare 29 aprile 2004Principi da applicare, da parte delle stazioni appaltanti, nell’indica-zione delle specifiche tecniche degli appalti pubblici di forniture sot-to soglia comunitaria.

Gazzetta Ufficiale n. 161 del 12 Luglio 2004

***Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione 9 giugno 2004, n. 11Atto di indirizzi integrativi sulla natura e sulla qualificazione deiconsorzi stabili.

Settembre-Ottobre 2004

LEGGI E CIRCOLARI52ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Vista la legge 26 luglio 1965, n. 966, recante «Disciplina delletariffe, delle modalità di pagamento e dei compensi al personaledel Corpo nazionale dei vigili del fuoco per i servizi a pagamen-to», e successive modifiche;

Visto il decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982,n. 577, recante «Approvazione del regolamento concernente l’e-spletamento dei servizi di prevenzione e vigilanza antincendi»;

Visto il proprio decreto 26 marzo 1985, pubblicato nella Gaz-zetta Ufficiale n. 95 del 22 aprile 1985, recante «Procedure e re-quisiti per l’autorizzazione e l’iscrizione di enti e laboratori neglielenchi del Ministero dell’interno di cui alla legge 7 dicembre1984, n. 818»;

Visto il proprio decreto 14 dicembre 1993, pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 1993, recante «Normetecniche e procedurali per la classificazione di resistenza al fuocoed omologazione di porte ed altri elementi di chiusura»;

Visto il decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio1998, n. 37, recante «Regolamento recante disciplina dei procedi-menti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell’art. 20,comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59»;

Visto il proprio decreto 27 gennaio 1999, pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 1999, recante «Resistenzaal fuoco di porte ed altri elementi di chiusura»;

Visto il proprio decreto 20 aprile 2001, pubblicato nella Gaz-zetta Ufficiale n. 102 del 4 maggio 2001, recante «Utilizzazione diporte resistenti al fuoco di grandi dimensioni»;

Viste la norme UNI EN 1363-1:2001 e UNI EN 1363-2:2001 re-canti rispettivamente «Prove di resistenza al fuoco: requisiti ge-nerali» e «Prove di resistenza al fuoco: procedure alternative edaggiuntive»;Vista la norma UNI EN 1634-1:2001 recante «Prove di resistenzaal fuoco per porte ed elementi di chiusura»;

Viste le norme EN 1191:2000 ed EN 12605:2000 recanti rispet-tivamente «Windows and doors - Resistance to repeated openingand closing - Test method» e «Industrial, commercial and garagedoors and gates - Mechanical aspects - Test method»;

Vista la decisione della Commissione della Comunità europea2000/367/EC del 3 maggio 2000, pubblicato nella Gazzetta Uffi-ciale delle Comunità europee del 6 giugno 2000, «che attua la di-rettiva 89/106/CEE del Consiglio per quanto riguarda la classifi-cazione della resistenza all’azione del fuoco dei prodotti da co-struzione, delle opere di costruzione e dei loro elementi»;

Considerato lo sviluppo delle norme EN in materia di prove diresistenza al fuoco e la futura attivazione della procedura dimarcatura CE dei prodotti da costruzione;

Ritenuto quindi opportuno provvedere al recepimento dellanorma europea UNI EN 1634-1:2001 che specifica il metodo dideterminazione della resistenza al fuoco delle porte e di altri ele-

menti di chiusura da installare nelle aperture degli elementi diseparazione verticali;

Visto il parere favorevole espresso nella riunione n. 260 dell’11marzo 2003 dal Comitato centrale tecnicoscientifico per la pre-venzione incendi di cui all’art. 10 del decreto del Presidente dellaRepubblica 29 luglio 1982, n. 577;

Esperita, con notifica 2003/0160/I, la procedura d’informazionedi cui alla direttiva 98/34/CE, che codifica la prassi istituita dalladirettiva 83/189/CEE e successive modifiche;

Visto il parere favorevole espresso, con comunicazione SG(2004) D/50563, dalla Commissione europea;

Decreta:Art. 1.Classificazione1. La valutazione delle caratteristiche, delle prestazioni, nonché le

modalità di redazione del rapporto di prova in forma completadi porte ed elementi di chiusura resistenti al fuoco, si effettuasecondo quanto specificato nella norma UNI EN 1634-1 e, perquanto da essa richiamato, nelle norme UNI EN 1363-1 e UNIEN 1363-2.

2. La valutazione delle prestazioni, da effettuare tramite la provaa fuoco secondo la curva di riscaldamento prevista dalla UNIEN 1363-1, va condotta previo il condizionamento meccanicoprevisto al punto 10.1.1, comma a) della norma UNI EN 1634-1. Il condizionamento meccanico va eseguito secondo quantodescritto nell’allegato A.

3. Ai fini della successiva omologazione, la classificazione delleporte resistenti al fuoco si effettua secondo quanto indicatonello specifico punto della tabella 4 della decisione della Com-missione del 3 maggio 2000, riportato nell’allegato B al pre-sente decreto.

4. Salvo diversa indicazione dei decreti di prevenzione incendi laclasse di resistenza al fuoco richiesta per porte ed altri elementidi chiusura con la terminologia RE e REI è da intendersi, conla nuova classificazione, equivalente a E ed EI2 rispettivamen-te. Laddove nei decreti di prevenzione incendi di successivaemanazione sia prescritto l’impiego di porte ed altri elementi dichiusura classificati E ed EI2 potranno essere utilizzate porteomologate con la classificazione RE e REI nel rispetto di tuttele condizioni previste dal presente decreto.

5. La Direzione centrale per la prevenzione e sicurezza tecnica delMinistero dell’interno cura gli adempimenti previsti dal decretodel Ministero dell’interno 26 marzo 1985. Per l’effettuazione diprove valide ai fini delle omologazioni secondo le norme di cuial comma 1 del presente articolo, la suddetta Direzione centra-le predisporrà la modulistica occorrente per il rilascio del rap-porto e del certificato di prova.

Settembre-Ottobre 2004

53ANTINCENDIOORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Ministero dell’InternoDecreto 21 giugno 2004

Norme tecniche e procedurali per la classificazione di resistenza al fuoco ed omologazione di porte ed altri elementi di chiusura

Gazzetta Ufficiale n. 155 del 5 luglio 2004

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Art. 2.Definizioni

Ai fini del presente decreto valgono le seguenti definizioni:a) per «Omologazione» si intende l’atto conclusivo attestante il

corretto espletamento della procedura tecnico-amministrativa,illustrata nel presente decreto, finalizzata al riconoscimento deirequisiti certificati delle porte resistenti al fuoco. Con tale rico-noscimento è autorizzata la riproduzione del prototipo e laconnessa immissione in commercio di porte resistenti al fuocoomologate, con le variazioni consentite dalla norma UNI EN1634-1 nel campo di applicazione diretta del risultato di provaintegrate dalle variazioni riportate nell’allegato C;

b) per «Prototipo» si intende il campione, parte del campione me-desimo e/o la documentazione idonea alla completa identifica-zione e caratterizzazione della porta omologata, conservato dallaboratorio che rilascia il certificato di prova;

c) per «Porta omologata» si intende la porta o altro elemento dichiusura per la quale il produttore ha espletato la procedura diomologazione;

d) per «Produttore» della porta resistente al fuoco, si intende il fab-bricante residente in uno dei paesi dell’Unione europea, ovvero inuno dei paesi costituenti l’accordo SEE, nonché ogni persona che,apponendo il proprio nome, marchio o segno distintivo sulla por-ta resistente al fuoco, si presenti come rappresentante autorizzatodallo stesso purché residente in uno dei Paesi dell’Unione euro-pea, ovvero in uno dei Paesi costituenti l’accordo SEE;

e) per «Laboratorio» si intende l’area di protezione passiva dellaDirezione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica delMinistero dell’interno o altro laboratorio italiano autorizzato aisensi del decreto del Ministero dell’interno 26 marzo 1985, ov-vero altro laboratorio, riconosciuto in uno dei Paesi dell’Unio-ne europea o dei Paesi contraenti l’accordo SEE, che provvedealla esecuzione delle prove e all’emissione del certificato diprova ai fini dell’omologazione della porta resistente al fuoco;

f) per «Certificato di prova» si intende il documento, rilasciato dallaboratorio o da un organismo di certificazione, con il quale, sul-la base dei risultati contenuti nel rapporto di prova, si certifica laclasse di resistenza al fuoco del campione sottoposto a prova;

g) per «Rapporto di prova» si intende il documento, rilasciato dallaboratorio a seguito della prova, riportante quanto indicato alpunto 12 della norma EN 1634-1 e al punto 12.1 della normaEN 1363-1;

h)per «Dichiarazione di conformità» si intende la dichiarazione,rilasciata dal produttore, attestante la conformità della portaresistente al fuoco alla porta omologata e contenente, tra l’al-tro, i seguenti dati:h.1) nome del produttore;h.2) anno di costruzione;h.3) numero progressivo di matricola;h.4) nominativo del laboratorio e dell’organismo di certifica-

zione se diversi;h.5) codice di omologazione;h.6) classe di resistenza al fuoco.Con la dichiarazione di conformità il produttore si impegna a

garantire comunque la prestazione certificata, quali che siano lemodifiche apportate alla porta resistente al fuoco tra quelle con-sentite nell’atto di omologazione;i) per «Marchio di conformità» si intende l’indicazione perma-

nente ed indelebile apposta dal produttore sulla porta resisten-te al fuoco contenente almeno il numero progressivo di matri-cola ed il codice di omologazione;

j) per «Libretto di installazione, uso e manutenzione» si intende ildocumento, allegato ad ogni singola fornitura di porte resi-stenti al fuoco, che riporta, come minimo, i seguenti contenuti:j.1) modalità ed avvertenze d’uso;j.2) periodicità dei controlli e delle revisioni con frequenza al-

meno semestrale;j.3) disegni applicativi esplicativi per la corretta installazione,

uso e manutenzione della porta;j.4) le avvertenze importanti a giudizio del produttore.

Art. 3.Utilizzazione1. Le porte ed altri elementi di chiusura resistenti al fuoco da im-

piegarsi nelle attività soggette all’applicazione delle norme ecriteri di prevenzione incendi devono essere omologate.

2. La documentazione da disporre per la immissione in commer-cio di porte resistenti al fuoco è composta da:a) copia dell’atto di omologazione della porta;b) dichiarazione di conformità alla porta omologata;c) libretto di installazione, uso e manutenzione.

3. L’installatore è tenuto a redigere a propria firma la dichiarazio-ne di corretta posa in opera ai sensi del decreto 4 maggio 1998allegato II comma 2.1.

4. L’utilizzatore è tenuto a mantenere in efficienza ogni porta resi-stente al fuoco, mediante controlli periodici da parte di personalequalificato e secondo le indicazioni d’uso e manutenzione di cuiall’art. 2, lettera j), presenti nel libretto di uso e manutenzione.

Art. 4.Procedure per il rilascio dei certificati di prova1. Le procedure di cui al presente articolo si applicano ai labora-

tori autorizzati ai sensi del decreto 26 marzo 1985.2. Per l’ottenimento del certificato di prova ai fini del rilascio del-

l’omologazione si adotta la seguente procedura:a) il produttore trasmette l’istanza e la documentazione tecnica

relativa al campione da sottoporre a prova;b) il laboratorio, verificata la correttezza della documentazione

di cui alla lettera a), richiede, entro trenta giorni, l’invio del-la campionatura di prova e comunica l’importo della sommaoccorrente per l’esecuzione delle prove;

c) il produttore invia la campionatura di prova richiesta com-prensiva del campione testimone previsto all’art. 14 del decreto26 marzo 1985 e l’attestato di versamento relativo alla sommadi cui alla precedente lettera b) entro sessanta giorni dalla datadella comunicazione del laboratorio; in caso di mancato invio,la pratica viene archiviata per decorrenza dei termini;

d) il laboratorio iscrive la pratica nello specifico elenco crono-logico, dandone comunicazione al richiedente entro quindicigiorni dalla data di ricevimento della campionatura e delpagamento di cui alla lettera c);

e) il laboratorio provvede al rilascio del certificato di prova en-tro novanta giorni dalla data di iscrizione nel suddetto elen-co cronologico e si impegna a conservare, in locale idoneo,il campione testimone per un periodo di cinque anni dalladata di rilascio del certificato di prova.

Settembre-Ottobre 2004

ANTINCENDIO54ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Art. 5.Procedure per il rilascio dell’atto di omologazione1. Il rilascio dell’atto di omologazione rientra tra i servizi a paga-

mento previsti dalla legge 26 luglio 1965, n. 966, e successivemodifiche.

2. Per l’ottenimento dell’atto di omologazione della porta resi-stente al fuoco si adotta la seguente procedura:a) il produttore inoltra apposita istanza all’area di protezione

passiva della Direzione centrale per la prevenzione e la sicu-rezza tecnica del Ministero dell’interno, corredata dal certifi-cato di prova a lui intestato, rilasciato dal laboratorio, inoriginale;

b) l’area di protezione passiva avvia il procedimento ammini-strativo e comunica all’interessato, entro trenta giorni dalladata di ricevimento dell’istanza, l’importo della somma oc-corrente per il rilascio;

c) il produttore invia l’attestato di versamento relativo allasomma di cui alla precedente lettera entro trenta giorni dalladata della comunicazione dell’area di protezione passiva; incaso di mancato invio, la pratica viene archiviata per decor-renza dei termini;

d) l’area di protezione passiva, valutata la documentazionepresentata, provvede, entro sessanta giorni dalla data di ri-cevimento dell’istanza dell’attestato di versamento, a rila-sciare al produttore l’atto di omologazione della porta resi-stente al fuoco contenente tutte le modifiche consentite sulprototipo, motivando l’eventuale diniego.

3. L’area di protezione passiva renderà noto, periodicamente, l’e-lenco aggiornato delle porte resistenti al fuoco omologate.

Art. 6.Omologazione di porte certificate in ambito comunitario1. Le porte resistenti al fuoco legalmente certificate in uno dei

Paesi dell’Unione europea ovvero in uno dei Paesi contraentil’accordo SEE, sulla base delle norme di cui all’art. 1 secondometodi di controllo riconosciuti in uno degli stessi Paesi, pos-sono essere omologate in Italia per essere impiegate nel campodi applicazione disciplinato dal presente decreto.

2. A tale fine, il produttore deve seguire le procedure previste al-l’art. 5, garantendo l’identificazione delle modalità di controlloriconosciute dal Paese dell’Unione europea ovvero contraentel’accordo SEE.

3. Tutta la documentazione deve essere accompagnata da tradu-zione in lingua italiana.

Art. 7.Obblighi e responsabilità per il produttore1. Il produttore è tenuto, ai sensi delle vigenti disposizioni di leg-

ge, alla osservanza dei seguenti adempimenti sotto la sua per-sonale responsabilità civile e penale:a) emettere, per ogni porta resistente al fuoco, la dichiarazione

di conformità di cui all’art. 2, lettera h);b) rilasciare, per ogni porta resistente al fuoco, copia dell’atto

di omologazione cui fa riferimento la dichiarazione di cui alcomma precedente;

c) fornire, a corredo di ogni esemplare, il libretto d’uso e ma-nutenzione di cui all’art. 2, lettera j);

d) applicare, sulla porta resistente al fuoco, il marchio di con-

formità di cui all’art. 2, lettera i);e) consentire l’accesso ai locali di deposito, fornire tutte le in-

formazioni necessarie alla verifica della conformità dei pro-dotti stessi e consentire il prelievo di quanto necessario alleoperazioni di controllo di cui al successivo art. 8.

Art. 8.Controlli e vigilanza1. Il Ministero dell’interno ha facoltà di effettuare controlli e ve-

rifiche, sulle porte resistenti al fuoco omologate.2. Gli accertamenti di cui al comma precedente possono essere

effettuati presso il magazzino del produttore, i depositi sussi-diari del produttore, i grossisti, gli importatori, i commerciantie gli utilizzatori.

3. Con successivo provvedimento relativo ai controlli sui prodottiantincendio omologati dal Ministero dell’interno, saranno sta-biliti i criteri e le modalità di individuazione, di prelievo e diesecuzione delle verifiche delle porte da sottoporre a controllo,nonché gli importi dei corrispettivi dovuti dai produttori per leoperazioni descritte.

Art. 9.Validità, rinnovo, decadenza e annullamento dell’omologazione1. L’omologazione ha validità cinque anni ed è rinnovabile su

istanza del produttore, ad ogni scadenza, per un ulteriore pe-riodo di cinque anni. Tale rinnovo non comporta la ripetizionedelle prove tecniche, qualora il produttore dichiari che la portaresistente al fuoco non abbia subito modifiche. Il rinnovo del-l’atto di omologazione rientra tra i servizi a pagamento previstidalla legge 26 luglio 1965, n. 966, e successive modifiche.

2. L’omologazione non è rinnovabile in caso di revoca.3. L’omologazione decade automaticamente se la porta resistente

al fuoco subisce una qualsiasi modifica non prevista nell’attodi omologazione. La nuova normativa stabilirà i tempi neces-sari per l’adeguamento dei sistemi di produzione e per lo smal-timento delle scorte.

4. Il Ministero dell’interno ha facoltà di revocare l’omologazionese:a) viene rilevata la non conformità della porta resistente al

fuoco alla porta omologata;b) il produttore non ottempera in tutto o in parte agli obblighi

fissati all’art. 7.5. La revoca o la decadenza dell’omologazione comportano il di-

vieto dell’immissione sul mercato e il divieto di emissione delladichiarazione di conformità per la porta resistente al fuocoomologata.

Art. 10.Norme transitorie1. Ai fini del rilascio dell’atto di omologazione di cui all’art. 3,

comma 1, del presente decreto, a decorrere da sei mesi dalladata di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, le prove di resi-stenza al fuoco si eseguono secondo le norme di cui all’art. 1,comma 1, del presente decreto. È inoltre consentito eseguire leprove di resistenza al fuoco anche secondo la norma UNI-CNVVF 9723/FA1 fino all’entrata in vigore dell’obbligo dellamarcatura CE.

2. È consentito il rilascio di atti di omologazione del prototipo o

Settembre-Ottobre 2004

55ANTINCENDIOORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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per estensione dei risultati di porte certificate con la normaUNI-CNVVF 9723/FA1 nel rispetto delle procedure previste daldecreto 14 dicembre 1993 e, con decorrenza immediata, anchenel rispetto di quanto previsto agli articoli 5 e 6 del presentedecreto.

3. Le omologazioni di porte resistenti al fuoco rilasciate ai sensidel decreto 14 dicembre 1993 non decadono.

4. La produzione e la immissione in commercio di porte resistential fuoco di grandi dimensioni, di cui all’art. 3 del decreto mini-steriale 27 gennaio 1999, potrà avvenire nel rispetto delle con-dizioni previste all’art. 2 del decreto ministeriale 20 aprile 2001e dal comma punto 2 dell’allegato C al presente decreto.

Roma, 21 giugno 2004Il Ministro: Pisanu

Allegato AModalità di condizionamento meccanico1. Prima di sottoporre il campione alla prova di resistenza al fuo-

co, va verificata la funzionalità del campione mediante un mi-nimo di 500 cicli di apertura e chiusura, da eseguirsi secondole procedure previste nella norma EN 1191 o EN 12605 a se-conda della tipologia di porta.

2. Prima di sottoporre alla prova di resistenza al fuoco il campio-ne va sottoposto ad un minimo di 5000 cicli di apertura echiusura (sbattimento), da eseguirsi secondo le procedure pre-viste nella norma EN 1191 o EN 12605 a seconda della tipolo-gia di porta avendo cura di aumentare la velocità di aperturadel 50% per porte ad apertura manuale e alla massima velocitàoperativa per porte automatizzate.

3. In alternativa alle procedure previste nelle norme EN 1191 eEN 12605 è consentita l’esecuzione dei 500 cicli per la verificadella funzionalità e dei 5000 cicli di sbattimento secondo leprocedure di seguito indicate:

Verifica di funzionalitàa) Posizionare il campione sul supporto previsto per la prova a

fuoco dalla norma UNI EN 1634-1.b)Misurare ed annotare, prima dell’inizio dei cicli, le seguenti

grandezze:b.1) la forza massima espressa in N con precisione al 2% ne-

cessaria per aprire la porta con dispositivo di chiusurasbloccato;

b.2) la corsa dell’anta (o delle ante) espressa in gradi o in milli-metri;

b.3) le distanze tra i punti di riferimento individuati per testi-moniare l’usura.

c) Sbloccare il dispositivo di chiusura applicando una forza cheaumenti del 50 \pm 10% la forza operativa necessaria per losblocco per dispositivi a sblocco manuale ovvero alla massimaforza imposta dal meccanismo di sblocco per dispositivi asblocco motorizzato.

d) Portare l’anta (o le ante) in posizione di apertura fino a 90° \pm10° (misurati dalla posizione di chiusura) ovvero fino alla posi-zione di arresto del limitatore o del dispositivo di chiusura seciò accade prima dei 90°; in ogni caso la posizione di arrestonon deve intervenire prima del 60% della posizione di fine cor-sa. Nel caso di porte ad apertura manuale, la velocità massima

di apertura dell’anta (o delle ante) deve essere pari a 0,5 \pm0,05 m/s se la parte mobile ha una massa non superiore a 400kg e pari a 0,2 \pm 0,02 m/s se la parte mobile ha una massasuperiore a 400 kg. Nel caso di porte ad apertura motorizzata vasettata la velocità come sopra descritto. Nel caso di motori a ve-locità non settabile la velocità di apertura sarà quella effettiva-mente permessa dal sistema. Detta velocità massima di aperturava raggiunta fra i 20° e i 60° di apertura o fra il 20% e il 60%della corsa dell’anta e mantenuta costante fino a fine corsa.

e) Lasciare in posizione di apertura l’anta per un tempo non su-periore a 4 s se la porta è ad apertura manuale. Per porte adapertura motorizzata il tempo di apertura è quello previsto daldispositivo di apertura nel funzionamento effettivo.

f) Portare l’anta in chiusura con il dispositivo di autochiusurasincerandosi che l’arresto della fase di chiusura avvenga perbattuta dell’anta (o delle ante) sul telaio.

g) Bloccare il dispositivo di chiusura.h)Osservare un periodo di riposo nella posizione di chiusura così

come previsto alla lettera d).i) Ripetere ed annotare, alla fine del numero di cicli previsto, le

misure di cui alla lettera e), unitamente ad ogni anomalia ri-scontrata.

Sbattimentoa) Posizionare il campione sul supporto previsto per la prova a

fuoco dalla norma UNI EN 1634-1 con i dispositivi di chiusurarimossi o interdetti.

b) Ripetere l’operazione di apertura descritta per la verifica difunzionalità alla lettera d) avendo cura di aumentare la veloci-tà operativa del 50% per porte ad apertura manuale e per portead apertura motorizzata con velocità settabile ovvero alla ve-locità realmente consentita per porte ad apertura motorizzatacon velocità non settabile.

c) Ripetere l’operazione descritta per la verifica di funzionalità al-la lettera e).

d) Effettuare l’operazione di chiusura come descritto alla letterab) per la fase di apertura.

e) Ripetere l’operazione descritta per la verifica di funzionalità al-la lettera h).

Allegato BClassificazione delle porte resistenti al fuoco

Il sistema di classificazione adottato per le porte resistenti alfuoco è di seguito illustrato:

E 15 20 30 45 60 90 120 180 240EI1 15 20 30 45 60 90 120 180 240EI2 15 20 30 45 60 90 120 180 240EW 20 30 60

Il requisito di tenuta E è l’attitudine di una porta o altro ele-mento di chiusura a non lasciar passare nè produrre, se sottopo-sto all’azione dell’incendio su un lato, fiamme, vapori o gas caldisul lato non esposto.

La perdita del requisito E si ha al verificarsi di uno dei seguentifenomeni: - aperture di fessure passanti superiori a fissate dimensioni (pun-

to 10.4.5.3 della UNI EN 1363-1);

Settembre-Ottobre 2004

ANTINCENDIO56ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Page 52: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

- accensione di un batuffolo di cotone posto ad una distanza di30 mm per un massimo di 30 s (punto 10.4.5.2 della UNI EN1363-1) su tutta la superficie;

- presenza di fiamma persistente sulla faccia non esposta.

Il requisito di isolamento I è l’attitudine di una porta od altroelemento di chiusura a ridurre entro un dato limite la trasmissio-ne del calore dal lato esposto all’incendio al lato non esposto.

La perdita del requisito di tenuta significa anche perdita del re-quisito di isolamento, sia che il limite specifico di temperaturasia stato superato o meno.

Sono previsti due criteri di isolamento.

Isolamento I1

Si considera che l’elemento in prova perde l’isolamento termi-co al verificarsi del primo dei seguenti fenomeni:- l’aumento della temperatura media sulla faccia non esposta su-

pera i 140°C (punto 9.1.2.2 della UNI EN 1634-1);- l’aumento della temperatura su ogni punto dell’anta, con esclu-

sione della zona entro 25 mm dal bordo visibile o foro di passag-gio, supera i 180°C (punto 9.1.2.4 lettera b) della UNI EN 1634-1);

- l’aumento della temperatura sul telaio supera i 180°C a unadistanza di 100 mm dal foro di passaggio se il telaio è piùlargo di 100 mm o alla massima distanza possibile se il telaioè inferiore o uguale a 100 mm (punto 9.1.2.3 lettera b) dellaUNI EN 1634-1).

Isolamento I2

Si considera che l’elemento in prova perde l’isolamento termi-co al verificarsi del primo dei seguenti fenomeni:- l’aumento della temperatura media sulla faccia non esposta su-

pera i 140°C (punto 9.1.2.2 della UNI EN 1634-1);- l’aumento della temperatura su ogni punto dell’anta, con

esclusione della zona entro 100 mm dal bordo visibile o foro dipassaggio, supera i 180°C (punto 9.1.2.3 lettera c) della UNI EN1634-1);

- l’aumento della temperatura sul telaio supera i 360°C a una di-stanza di 100 mm dal foro di passaggio se il telaio è più largo di100 mm o alla massima distanza possibile se il telaio è inferiore ouguale a 100 mm (punto 9.1.2.3 lettera b) della UNI EN 1634-1).

Il requisito di irraggiamento W è l’attitudine di una porta o al-tro elemento di chiusura a resistere all’incendio agente su unasola faccia, riducendo la trasmissione di calore radiante sia aimateriali costituenti la superficie non esposta sia ad altri mate-riali o a persone ad essa adiacenti.

Una porta od altro elemento di chiusura che soddisfa i criteridi isolamento I1 o I2 si ritiene che soddisfi anche il requisito di ir-raggiamento W per lo stesso tempo. La perdita del requisito di te-nuta E significa automaticamente perdita del requisito di irrag-giamento W.

Allegato CVariazioni consentite aggiuntive1) Fatti salvi i limiti di estendibilità indicati nel campo di applica-

zione diretta dei risultati di prova, sono consentiti i seguentitrasferimenti dei risultati:

a) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da portescorrevoli a più ante a porte scorrevoli con un minore nu-mero di ante costruttivamente identiche in ogni dettaglio;

b) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da porta adue ante a battente, a porta realizzata con la sola anta primariaa condizione che il telaio fisso e la sezione dell’anta rimanganoinvariati mentre la nuova battuta dell’anta corrisponda allabattuta sul telaio perimetrale dell’anta del prototipo provato;

c) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da portasenza battuta a pavimento, a porta con battuta a pavimento;

d) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da porta adue ante uguali di cui una cieca e l’altra munita di specchia-tura di diversa natura da quella di base di superficie nonmaggiore di 0,25 m2 e del 15% dell’intera superficie dell’an-ta stessa quale dei due inferiori, a porta con entrambe le an-te o cieche o con specchiatura come l’anta del prototipoprovato. In caso di prototipo con ante disuguali, le variazio-ni ammesse o da apportarsi sulla seconda specchiatura, cor-rispondono a quelle dei casi di variazione dimensionale dicui alla successiva lettera e);

e) è consentito il trasferimento dei risultati di prova, nel casodi porte con ante con specchiatura, di diversa natura daquella di base, a porte con ante di dimensioni maggiori, mi-nori o invariate nel rispetto delle seguenti condizioni:

- la specchiatura può essere ridotta o eliminata, per prototipiprovati con specchiatura di superficie non maggiore di 0,25m2 o del 15% dell’intera superficie dell’anta stessa, quale deidue inferiore;

- la specchiatura può essere ridotta fino al 0,25 m2 o al 15%dell’intera superficie dell’anta stessa, quale dei due superiore,per prototipi provato con specchiatura di superficie maggioredi suddette dimensioni; le distanze dal bordo superiore e daibordi laterali della nuova anta alla relativa specchiatura, de-vono essere non inferiori alle corrispondenti distanze delprototipo provato. Inoltre la distanza dal bordo inferiore del-la nuova anta alla relativa specchiatura non deve essere infe-riore alla distanza del bordo superiore del prototipo provatoalla relativa specchiatura;

- non è ammesso alcun aumento dell’altezza e/o della larghez-za della specchiatura che, inoltre, deve mantenere la stessafigura geometrica senza alcuna possibilità di rotazione. Nelcaso di specie, rettangoli e quadrati possono essere conside-rati come una stessa figura geometrica.

2) È ammesso il trasferimento dei risultati di prova a porte di di-mensioni estese oltre il campo di applicazione diretta dei risul-tati di prova a condizione che:a) il campione in prova abbia dimensioni pari alle massime

compatibili con la bocca del forno (2600 mm in larghezza e2700 mm in altezza o superiori);

b) il campione in prova abbia conseguito l’ulteriore margine diresistenza al fuoco previsto;

c) il sistema costruttivo sia rigorosamente rispettato;d) siano presi tutti gli accorgimenti atti ad evitare un degrado

della resistenza al fuoco (punti di chiusura, punti di anco-raggio fra i componenti, punti di fissaggio all’elemento disupporto proporzionali alle dimensioni lineari dell’elementostesso e quant’altro il produttore ritenga necessario e ade-guatamente sperimentato).

Settembre-Ottobre 2004

57ANTINCENDIOORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Prospetto dei costi orari in euro noti e sindacali della mano d’opera edileconvalidati dagli uffici provinciali del lavoro

(Riferimento alle tabelle dal n° 1 al n° 22 di cui al D.M. 11–12–1978)

1° Gen. 1/1/2004 1/4/2004 1/11/2004 1° Lug.2004 31/3/2004 30/4/2004 31/12/2004 2004

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Operaio SpecializzatoAvellino 19,60 19,87 19,87 19,97 19,97 20,58 20,58 20,58Benevento 18,76 18,98 18,98 18,98 18,98 19,43 19,43 19,43Caserta 18,73 19,58 19,58 19,68 19,68 20,30 20,30 20,30Napoli (A) 20,50 20,50 20,50 20,50 20,50 21,30 21,30 21,30Salerno 19,60 19,60 19,60 21,10* 21,10** 21,84 21,84 21,84

Operaio QualificatoAvellino 18,44 18,68 18,68 18,75 18,75 19,31 19,31 19,31Benevento 17,43 17,62 17,62 17,62 17,62 18,01 18,01 18,01Caserta 17,66 18,46 18,46 18,54 18,54 19,09 19,09 19,09Napoli (A) 19,27 19,27 19,27 19,27 19,27 19,99 19,99 19,99Salerno 18,45 18,45 18,45 19,82* 19,82** 20,49 20,49 20,49

Operaio ComuneAvellino 16,91 17,11 17,11 17,18 17,18 17,64 17,64 17,64Benevento 16,23 16,52 16,52 16,52 16,52 17,05 17,05 17,05Caserta 16,26 16,98 16,98 17,03 17,03 17,49 17,49 17,49Napoli (A) 17,66 17,66 17,66 17,66 17,66 18,27 18,27 18,27Salerno 16,95 16,95 16,95 18,16* 18,16** 18,73 18,73 18,73

* Noto dal 1° marzo 2004** Sindacale dal 1° ottobre 2003

Qualifiche operaieper Provincia

Page 55: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

Prospetto dei costi orari in euro della mano d’opera per la categoria metalmeccanicisettore della meccanica generale e per l’industria di istallazione di impianti

relativo ad operai dipendenti da aziende con un numero di addetti da 50 a 200(Riferimento alla tabella n° 23 del D.M. 11–12–78)

1° Genn. Gennaio Marzo Maggio 1° Luglio2004 Febbraio Aprile Giugno 2004

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Operaio 2° livelloAvellino 12,35 12,35 12,35 12,35 12,35Benevento 15,40 15,60 15,60 15,60 15,60Caserta 13,85 13,85 13,85 13,85 13,85Napoli 13,86 13,86 13,86 13,86 13,86Salerno 12,67 12,67 12,67 12,67 12,67

Operaio 3° livelloAvellino 13,20 13,20 13,20 13,20 13,20Benevento 16,75 17,54 17,54 17,54 17,54Caserta 14,87 14,87 14,87 14,87 14,87Napoli 14,87 14,87 14,87 14,87 14,87Salerno 13,59 13,59 13,59 13,59 13,59

Operaio 4° livello Avellino 13,65 13,65* 13,65* 13,65 13,65Benevento 17,41 18,25 18,25 18,25 18,25Caserta 15,42 15,42* 15,42* 15,42 15,42Napoli 15,42 15,42* 15,42* 15,42 15,42Salerno 14,09 14,09* 14,09* 14,09 14,09

Operaio 5° livelloAvellino 14,43 14,43 14,43 14,43 14,43Benevento 18,55 19,48 19,48 19,48 19,48Caserta 16,34 16,34 16,34 16,34 16,34Napoli 16,35 16,35 16,35 16,35 16,35Salerno 14,94 14,94 14,94 14,94 14,94

* Errata corrige

Qualifiche operaieper Provincia

Page 56: copertina ingegneri 5 · Edoardo Benassai Annibale de Cesbron de la Grennelais Salvatore Landolfi Francesco Mondini Marco Senese Redattori ... di Edoardo Benvenuto

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