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In Iran unhotel chefarà invidia a Dubai: a progettarloPaolo Albano,originario di Locri

Sarà un Hotel 5 stelle plus quello che sor-gerà a breve a Lahijan, in Iran. Si chia-merà “The Spiral” e a progettarlo è statoPaolo Albano, originario di Locri. Saràalto 140 metri e avrà una superficie di60.000 mq; conterà 350 posti auto, 260camere, 8 ristoranti, 4 caffè shops, 2 tea-tri/ cinema, 1 palestra su 3 piani, 1 piscinatop flat e, infine, 1 eliporto. Un progettoda fare invidia ai migliori alberghi diDubai che porterà in alto - è proprio ilcaso di dirlo - il made in Italy. «Con l’Irancondividiamo il gusto per l’armonia delleforme e le composizioni cromatiche, frut-to di una storia millenaria testimoniatadalla presenza di 17 siti Unesco», ha spie-gato Paolo Albano a Repubblica. L’Iranha in mente di stupire. «Consapevoli eorgogliosi dell’immenso patrimonio chehanno», continua Paolo Albano, «gli ira-niani sono impazienti di mostrarlo almondo, per questo le infrastrutture per ilturismo si stanno sviluppando con unarapidità sorprendente».“The Spiral” è un progetto dal designaerodinamico ed ergonomico senza pre-cedenti nel Paese, e guarda a un turismointernazionale di altissimo profilo.

DOMENICA05 FEBBRAIO 3www.rivieraweb.it CONTROCOPERTINA

Registi esordienti e produzioni cinematografiche coraggiose,innovative e sperimentali inventano la nuova industria delcinema calabrese. Un’operazione culturale che è anche eco-nomica e che segue la ripresa e lo sviluppo della Calabria FilmCommission, fondazione che sostienee promuove le imprese operantinel distretto audiovisivo calabresee la formazione delle maestranze,fornendo supporto per la ricercadi location e per il casting.Rimessa in sesto dal commissariostraordinario Pasquale Anastasi, lafondazione rilancia le attività per il2017 con un piano da 500mila euroche garantisce a film, cortometraggie documentari calabresi di girareper il mondo ottenendo premi ericonoscimenti. Il set spesso è pro-prio la Calabria con i suoi paesaggievocativi e anche gli attori, il piùdelle volte, vengono presi dalla stra-da. Nella mappa degli emergentiVincenzo Caricari, 34enne diSiderno, approdato il maggio scorso aCannes con lo short film «Rosa». A parlare di lui, la stampanazionale, attraverso un articolo della collega DonataMarrazzo comparso mercoledì scorso sul Sole 24 Ore.

Il regista sidernese

VincenzoCaricari fa parlare di sé sul Sole 24 Ore

Che il mondo si sia accorto di Riace è cosa nota. Meno noto, invece, èche ad accorgersene ci sia anche il cinema. “Un paese di Calabria” è un film girato a Riace e opera dei registi ShuAiello e Catherine Catella. Racconta la storia di Rosa Maria che, in un giorno d’estate del 1931, halasciato Riace, il suo paese natale, in cerca di fortuna in Francia. Daallora gli abitanti di Riace hanno visto le case abbandonate dagli emi-grati coprirsi di edera e le terre impoverirsi. Un giorno dal mare è arri-vato un barcone con duecento profughi curdi. Le case degli emigrati d’i-nizio novecento sono state date ai migranti che le hanno restaurate.Oggi gli abitanti del paese calabro si chiamano Roberto, Ousmane,Emilia, Mohamed, Leonardo, Taira. Gli abitanti non hanno molto, mas’inventano ogni giorno il loro destino comune. È la storia di un'ammi-nistrazione e di una cittadinana che hanno saputo guardare lontano,facendo dell'accoglienza e dell'integrazione una missione. Oggi le caseabbandonate sono di nuovo abitate e nel paese è tornata la vita grazieal progetto Futura, portato avanti dal sindaco Domenico Lucano, insie-me ai migranti.“Un paese di Calabria” è un dolce racconto fatto di persone, di vite tra-piantate e devozione popolare, impegno politico e lotta alla 'ndranghe-ta. La cronaca di una trasformazione coraggiosa guidata da un princi-pio: nessuno si salva da solo. Dopo un’alta formazione nell’audiovisivo, Shu Aiello ha iniziato a col-laborare con la 13 Productions, progetto che ha l’intenzione di esprime-re una nuova visione della società attraverso la produzione di documen-tari. Nei suoi lavori esplora i temi di resistenza da contrapporre al pen-siero convenzionale. Catherine Catella, di cultura mista italo-francese,invece, ha dedicato molto tempo al tema dell’esilio e anche la sua è unastoria di migrazione. È montatrice di documentari televisivi, e ancheautrice e regista.“I rapporti umani sono molto più semplici di quello che sembra – hadichiarato Catherine durante il Film Festival Diritti Umani di Lugano.– Accogliere non è così complicato. Tendere la mano non è un gestomistico. Un paese di Calabria racconta la storia delle migrazioni, con-centrandosi non solo su chi parte ma anche su chi resta e soffre nelvedere partire gli altri”.

Dalla Franciaun film su Riace

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DOMENICA05 FEBBRAIO 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

RIVIERA

Il comma 3 dell’art. 416 bis c.p., neldescrivere che cosa è l’associazionemafiosa, individua il suo tratto caratteri-stico, per un verso nella realizzata (e nongià semplicemente programmata) capa-cità d’intimidazione che, incutendo un

timore vasto ed amplificato, genera assogget-tamento ed omertà su una generalità di con-sociati; per altro verso, nella strumentalizza-zione degli equilibri e relazioni sociali cosìdistorti a suo vantaggio, al fine di accaparrar-si o influenzare i sistemi di potere che reggo-no le società democratiche moderne: l’econo-mia, la pubblica amministrazione, la politica.«Appare evidente, perciò - scrive un gip reg-gino - come le condotte di soggetti stabilmen-te orientati ad agevolare l’infiltrazione dellecosche in tali settori, debbano essere giudica-te alla stregua di quelle di coloro che, stabil-mente, si dedichino a perpetuare il generaleclima d’intimidazione. D’altronde, il legislato-re aveva esattamente colto come senza leprime, tali ultime condotte non sarebberoaffatto idonee a rendere le associazionimafiose così insidiose e pervasive. Insomma,senza le condotte di aggressione o interferen-ze con i sistemi di potere che reggono lasocietà moderna, le associazioni mafiosepotrebbero essere parificate a quelle sempli-ci, punite ai sensi dell’art. 416 c.p.».Del resto le condotte descritte nella secondaparte del comma 3 dell’art. 416 bis c.p., infat-ti, sono per larga parte – in sé considerate –lecite: “… acquisire in modo diretto o indiret-to la gestione o, comunque, il controllo di atti-vità economiche, di concessioni, di autorizza-zioni, di appalti per realizzare profitti …”,può costituire il legittimo obiettivo industria-le o commerciale di un imprenditore cheintenda egemonizzare o semplicementeespandere la sua azienda - grazie alle suecapacità economiche e/o al suo patrimoniotecnologico - in un settore, rispettando lenorme giuridiche e le regole sociali.In una recente inchiesta della Procura distret-tuale antimafia di Reggio Calabria gli inqui-renti ipotizzano che vi siano delle infiltrazionidel sistema ‘ndranghetistico nella distribuzio-ne alimentare. Di seguito si riporta un dialogo intercettatonel corso dell’indagine della Dda regginadove due soggetti discutono in questi terminiSoggetto A): «Mi immagino un povero sventu-rato ... in che fuoco incombe se va ad aprirsiuna bottega ... Dio ce ne liberi ... ora la stessabottega ... la stessa persona».Soggetto B): «Guarda, c’è di lato quello chevende la carta igienica... non puoi vendere cartaigienica... una povera ragazza... una poveraragazza è andata e si è comprata, per sua sven-tura, una bottega ... per comprarsi questa botte-ga sua madre pensionata, prende 680 euro, si èdovuta fare un prestito alla Posta di 6.000 euro...hanno iniziato... il pane lo devi prendere qua,questo non lo puoi vendere, inizialmente tanto etanto (inizia a ridere ... inc/le... questo non loposso vendere, la carta non la posso vendere...mi ha detto, mi ha detto “signor L…, il pezzopiù grosso siete voi, perché abitavo prima in unaltro posto, mi ha detto, mi ha detto “se miabbandonate posso chiudere” ... che vuoi, miasuocera... mandava sotto... inc/le... poverina...ma stiamo parlando che questa poverina nonpoteva portare un prosciutto...». Ritiene il magistrato «È impressionante con-statare, nell’ultima parte del dialogo, come ilcontrollo asfissiante della ‘ndrangheta sulsistema delle forniture degli esercizi commer-ciali non risparmiasse, nelle vive parole di untestimone autorevole, qual è il L…, neppurepiccole “botteghe”, avviate per i figli da geni-tori che vi investivano i risparmi delle loropovere previdenze». Mentre, a fronte dellapluralità d’interlocutori, un professionistasuggeriva una centralizzazione nella gestionedelle forniture che consentisse a ciascuno disoddisfare i propri appetiti criminali, senzacreare troppi impacci all’imprenditore “collu-so”.

GIUDIZIARIA

Le infiltrazioni “mafiose” nel sistema

economico

ATTUALITÀ Dopo l’editoriale di Ilario Ammendolia sul caso delfunerale religioso vietato a Siderno per motivi diordine pubblico, interviene sull’argomento ilgiornalista Francesco D. Caridi, con osservazioniincisive sul conflitto tra autorità civile e libertà di culto.

FRANCESCO D. CARIDI

Il rito cattolico dei funerali, la cui esecuzione èdisciplinata dal diritto canonico, si svolge in chie-sa al cospetto di persone che partecipano la litur-

gia per il passaggio del defunto a una dimensionesovrannaturale. Sono perciò le esequie eccle-siastiche un rito eminentemente pubblico,legittimato dalla libertà di culto. Può dunque

un’autorità dello Stato democratico che devetutelare costituzionalmente le espressioni di ogni fede daimpedimenti e da coercizioni, applicare, con motivazioni chesuonano esagerate (i funerali addirittura come «occasione pro-pizia per la commissione di azioni di rappresaglia, iniziative inti-midatorie e illegali»), il regolamento di polizia per vietare unacelebrazione coram populo che attiene all’incoercibile potestàreligiosa? O non si tratta invece (e lo si dovrebbe ammettere senza giri diparole quando si parla dei corollari etici della legislazione anti-mafia) di una umiliazione che lo Stato infligge, non tanto almorto che ormai se ne infischia, ma alla sua famiglia, ai suoiparenti e ai suoi amici? Questo avvilimento però comporta un conflitto tra sfere sepa-rate e distinte, l’autorità civile e la coscienza religiosa, poiché laprima s’impone per prescrizioni vincolanti, mentre la secondaagisce per precetti di misericordia e di perdono in nome deldettato cristiano. Ricordiamo: l’estrema «lagrimetta» di pentimento del ghibel-lino Bonconte da Montefeltro («… l’angel di Dio mi prese, equel d’inferno / gridava: “O tu del ciel, perché mi privi? / Tu te neporti di costui l’etterno / per una lagrimetta che ’l mi toglie”… »)salva il peccatore dalle grinfie del diavolo nel Canto V delPurgatorio dantesco. La confessione e l’estrema unzione ser-vono al recupero delle anime in articulo mortis. L’impetrazionedell’officiante, ossia la supplica alla pietà divina per la salvezzadei defunti, accompagna la benedizione delle salme: «L’eternoriposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.Riposino in pace »: questa preghiera non fa eccezioni, nonpone distinguo. Poiché, come recita la dottrina cattolica, «lamorte di un membro della comunità è un evento che deve farsuperare le prospettive di “questo mondo” e attirare i fedeli nelleautentiche prospettive della fede nel Cristo risorto». (Diversamente il codice di procedura penale stabilisce che lamorte di un imputato estingue il suo reale o supposto reato,non potendo più essere formulato un giudizio nei suoi con-fronti, anche se si può aggredire il suo lascito patrimoniale.)Certo, il diritto canonico contempla anche la possibilità che un

ministro di culto possa rifiutare la celebrazione dei funerali inchiesa per chi abbia tenuto in vita un comportamento contra-rio ai precetti cattolici, ma ciò avviene per autonoma decisioneecclesiastica non per esogena ordinanza di polizia. Tuttavia,quante salme di omicidi, di suicidi, di bestemmiatori, di terro-risti, di criminali comuni, perfino di atei, sono transitate in chie-sa, senza destare scandalo, senza sollevare critiche, senza pro-vocare divieti? E poi, quante salme di massoni, canonicamen-te passibili di scomunica per il loro deismo alternativo, sonostate asperse ai piedi dell’altare con l’acqua santa? È dunque la sensibilità presbiteriale a generare la consuetudi-ne di un ordinamento religioso, non un ammonimento questo-rile. Un’ultima Lettera Apostolica di Papa Francesco sciogliecosì la rigidità di antiche disposizioni dottrinarie: «Misericordiaet misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccon-tare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11). Non potevatrovare espressione più bella e coerente di questa per far compren-dere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al pecca-tore: “Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”».Oggi, ad esempio, forse non sarebbe stato possibile al cardinalCamillo Ruini, al tempo vicario generale della Diocesi diRoma, negare le esequie ecclesiastiche a Piergiorgio Welbyche aveva scelto di morire per eutanasia, pratica medica estre-ma comunque rifiutata dalla dottrina cattolica. Del resto, ad un sacerdote compete per funzione il confortoreligioso ai morenti che lo richiedano. Così fece anche il fratefrancescano Giacomo da Poirino che confessò e assolseCamillo Benso di Cavour desideroso di morire da «vero e sin-cero cattolico», dopo le sue ostilità contro il Clero e il Papato.Fra’ Giacomo fu poi sospeso a divinisda Pio IX per aver ammi-nistrato il sacramento a uno scomunicato reo di aver combat-tuto e invaso lo Stato pontificio (ma anni più tardi lo stessofrate fu reintegrato nel ministero sacerdotale dal successoreLeone III). Ciononostante i funerali di Cavour furono celebra-ti a Torino nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, con gran-de partecipazione di popolo, cattolici e anticlericali.

Post scriptum. Ilario Ammendolia ritiene giustamente che lasospettosità verso chiunque discuta sul fenomeno mafioso inmaniera anticonformistica e politicamente scorretta, sia pato-logica. Ricordo qualche battuta del compianto DomenicoSica, magistrato, poi prefetto e Alto Commissario antimafia,col quale a Roma conversavo amichevolmente: «Pensa chedirebbero se si sapesse che la mia famiglia è originaria diOttaviano, il paese di Raffaele Cutolo …» . Poi alzava al mas-simo il volume dello stereo che diffondeva nel suo ufficio musi-ca lirica: « Così non ci intercettano …». E non scherzava.

ILARIO AMMENDOLIA

Questa bella bambina aveva solo 8anni e il suo nome era Nora. La suacasa confinava con la campagna e leicorreva dietro le farfalle, giocava conle altre bambine, saltava nei prati.Aveva una mamma che la adorava,dei fratellini che la volevano bene.Questa bambina è morta!È stata uccisa.Trump ha mandato i caccia a bom-bardare lo Yemen che dista migliaiadi chilometri dagli USA. Un bom-bardamento tranquillo, senza peri-coli per i piloti americani perchésenza una contraerea in azione sipossono gettare bombe quasi fosseun gioco.Nora dormiva. Nora sognava e nelsonno è stata uccisa.Io- forse folle- considero gli assassinidi Nora e i loro mandanti al paridegli assassini del piccolo Cocòammazzato, a soli tre anni, aCassano. Diverse le armi ma ugualeil risultato. Con una differenza: se ungiorno gli stupidi e balordi assassinidi Cocò venissero individuati e cattu-rati avrebbero la giusta condanna esarebbero banditi per sempre dalla

società civile. I nomi dei responsabi-li della morte di Nora si conosconogià ma non avranno mai una con-danna, almeno in questo mondo.Vivranno rispettati e ossequiati.Sono “potenti” e hanno ucciso “perragion di Stato” che altro non è cheuna formula infame da loro stessiinventata in modo da proteggersiper i loro crimini contro l’umanità. Ese quella bambina fosse stata nostrafiglia? Avremmo capito le ragioni diStato?Per Nora non ci saranno inviati spe-ciali. Non ci saranno proteste e, trapoco, di lei più nessuno parlerà inquesto mondo.Perdonaci Nora.Perdonaci perché siamo uomini equindi colpevoli. Perdonaci perchésiamo rimasti quelli “della pietra edella fionda” malgrado i nostri tele-visori con lo schermo piatto, i nostricomputer, la rete, le nostre noiosefrasi su Facebook. Abbiamo sognatoun altro mondo, ma è svanito primadell’alba. Comunque non c’è idealené “sogno” che valga la morte di unabambina e il pianto di una solamadre.Addio per sempre, piccola Nora!

Esequie di coscienzaPuò un’autorità

dello Statodemocratico

che deve tutelare costi-

tuzionalmentele espressioni

di ogni fede daimpedimenti eda coercizioni,applicare, con

motivazioniche suonano

esagerate, ilregolamentodi polizia per

vietare unacelebrazione

coram populoche attiene

all’incoercibilepotestà

religiosa?

Nora e Cocò: due omicidi simili con conseguenze diverse

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Copertina

Abbiamo perso lanostra antica fierezza

Per la politica calabrese, ahinoi, il detto “ssu calabrisi e calibrisisugnu, ssu nominatu ppe tuttu lu regnu e lu penseru meu cangiadisignu quandu la testa mia pendi allu lignu” è stato rimpiazzatoda un asservimento che ci rende valvassori moderni. È giunto il momento di rispolverare la nostra tempra e alzarci inpiedi rifiutando “capi” e “capetti”.

ILARIO AMMENDOLIA

Non mi appassiona e non mi coinvolge pernulla il “dibattito” sulle grandi manovre diBerlusconi, Salvini, D’Alema, Renzi e,meno ancora, le vicende oscure frutto diuna realtà tenebrosa gestita da Grillo edalla Casaleggio & associati.Credo nella Politica… ma questomediocre spettacolo non mi interessa

affatto. Anzi mi ricorda quando, da ragaz-zi, giocavamo a “ncugna e scugna”. Il gioco consistevanello spingere fuori da uno spazio definito gli altri gioca-tori. Chi l’avrebbe detto che un innocente gioco di bam-bini sarebbe diventato la strategia preferita della classepolitica nazionale?La verità è che una scissione profonda, vera e dramma-tica, è già avvenuta da molto tempo. E riguarda la “poli-tica” nel suo insieme: “Destra”, “Sinistra” e Grillo, siapure con modalità diverse, hanno scisso la politica dallagente.Ciò determina smarrimento.Chiunque ritenga che si possa uscire da una tale situa-zione individuando un “uomo forte” non conosce la sto-ria. Anzi, avrebbe bisogno - e con urgenza - di uno psi-chiatra. Gli uomini forti sono il prodotto dell’alienazio-ne della nostra forza, della nostra libertà, della nostra

intelligenza, della nostra creatività, in un “Capo” a cuiaffidiamo il comando. In quel momento stesso tradiamola Natura umana che ci ha creato diversi ma liberi ed“uguali”, ci ha dato pari dignità di uomini, mentre noi cidegradiamo - nei fatti - allo stato di servi.Quando nei nostri paesi la fame era tanta, nelle strade siudiva il grido straziante di tanti giovani: “cu voli garzuni,ch’eu vogliu padruni?” (Chi vuole un garzone che iocerco un padrone). No! Noi non vogliamo padroni. Nonsolo perché rifiutiamo il ruolo di servi, ma anche perchéi padroni diventano insaziabili e tendono a spingere ilmondo verso le ricorrenti catastrofi.“Uomini forti sono stati Hitler e Mussolini e, sull’altroversante, Stalin o le caste militari giapponesi. Il prezzopagato dall’umanità è stato di sessanta milioni di morti,campi di concentramento, la catastrofe atomica su duecittà. “Uomini forti” sono stati Saddam, Poll Tot eGheddafi e hanno contribuito a orrende stragi e alladistruzione dei loro paesi.In Calabria - in genere - operano solo le quinte file dellagrigia casta politica con lo sguardo rivolto a quanto suc-cede a Roma e quindi con gli occhi alle prossime elezio-ni. I destini della Calabria non sono nei loro orizzonti.Gregari e non protagonisti! Parlamentari “calabresi”che nelle Aule hanno espresso il nulla e che adesso pen-sano di rilanciarsi utilizzando le tresche.La salvezza non è mai discesa dall’alto verso il basso.

Così, mentre va morendo la democrazia, si profila unnuovo sistema feudale: “imperatori” di bassissima statu-ra politica al centro della scena. Quindi un nuovo feuda-lesimo con tanto di vassalli, valvassori e valvassini comesottoposti. A noi toccherà il ruolo di novelli servi dellagleba. È questo che vogliamo? Tradire e svendere l’im-menso patrimonio che i nostri Padri ci hanno lasciato: laRepubblica, la Costituzione, la Democrazia ?Vogliamo compromettere seriamente il destino deinostri figli e dei nostri nipoti?Un tempo noi calabresi eravamo orgogliosi della nostrafierezza: “ssu calabrisi e calibrisi sugnu, ssu nominatuppe tuttu lu regnu e lu penseru meu cangia disignuquandu la testa mia pendi allu lignu”.Abbiamo perso anche questo nostro orgoglio, questaantica fierezza?Sono anni che i quasi tutti i parlamentari calabresi sonosilenti e inetti rispetto ad una politica che spinge laCalabria verso l’abbandono e l’emarginazione. Mutidinanzi all’interessata criminalizzazione della nostraTerra.Personalmente di questo disgustoso intruglio che sispaccia per politica non voglio parlare. Quando non miindigna, mi lascia indifferente.Non mi interessano i destini di Berlusconi ma una pro-posta concreta sul 70% dei nostri giovani disoccupati.Non mi coinvolge la eventuale scissione di D’Alema se

nulla c’entra con il diritto costituzionale alla salute deicittadini. Un diritto che contrasta col degrado dellanostra sanità e dei nostri ospedali.Mi spaventano le elucubrazioni di Grillo che si guardabene dall’avanzare la proposta della “patrimoniale” pertutti i cittadini in modo che si paghi secondo il reddito.Più “doveri” per i ricchi e più solidarietà ai poveri.Guardo con sospetto al razzismo di Salvini, consapevo-le, che tale sentire leghista, solo qualche anno fa, erarivolto contro i meridionali definiti “vergogna delmondo”.Non considero “politica” questo inutile cicaleggio suschieramenti astratti e mutevoli invece di parlare degli“ultimi”, delle scuole, della ricerca e del lavoro, dei dirit-ti costituzionali umiliati soprattutto in Calabria e parti-colarmente nella Locride.Quindi, io sogno che i calabresi sappiano recuperarel’antico carattere e alzarsi in piedi con decisione e senzaviolenza. Rifiutando “capi” e “capetti”.In piedi perché non vogliamo padroni.In piedi perché vogliano discutere e decidere sul lorodestino.Parafrasando un antico motto: abbiamo da perdere solole nostre quotidiane umiliazioni, la nostra progressivaemarginazione, il nostro degrado senza fondo. Abbiamoda guadagnare la nostra salvezza e il nostro “Riscatto”!Tocca ad ognuno di noi decidere!

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www.rivieraweb.it (IN)GOVERNABILE DOMENICA05 FEBBRAIO 07

Lunedì pomeriggio il presidente Mario Oliverio ha presentato Calabria in corso, unapropaganda relativa ai suoi primi due anni di governo. I grandi risultati propagandati,tuttavia, restano bei numeri non sembra tangibili per la cittadinanza, soprattuto se, comenella Locride, si trova in periferia. Vorremmo essere davvero sulla strada dellarinascita, non solo leggerlo su un bell’opuscolo pubblicitario…

JACOPO GIUCA

Lunedì pomeriggio, alla Cittadelladi Catanzaro, il presidente dellaRegione Mario Oliverio ha pre-sentato Calabria in corso, opu-scolo informativo e video di pro-paganda relativo ai primi dueanni di governo dell’attuale giun-ta regionale. Grazie a una campa-

gna pubblicitaria capillare sui socialnetwork, che hanno spianato la strada alla relazio-ne del Governatore, l’amministrazione Oliverio hapotuto mostrare i successi da essa conseguiti nei730 giorni trascorsi tra il 9 dicembre 2014 e il 9dicembre 2016, cercando in tal modo di dimostrareche la fiducia accordatagli dai calabresi non è statamal riposta.La dimostrazione di capacità amministrativa prete-sa da Oliverio, in effetti, lascia impressionati: senzaentrare nel dettaglio del lungo video in alta defini-zione e del bell’opuscolo prodotti dalla Regione epresentati durante il convegno, il quadro che vienefatto della nostra terra si potrebbe dire che stia perdivenire idilliaco. Osservando con sconforto ladevastazione che le precedenti giunte e commissa-riamenti si erano lasciate alle spalle nella gestionedella Calabria, Oliverio e la sua squadra avrebberovalutato con il bilancino gli interventi necessari afar risorgere una terra per troppo tempo bistrattatae abbandonata, riuscendo, in meno di 1.000 giorni(e a discapito degli scandali che hanno obbligato a

frettolosi rimpasti di giunta, aggiungiamo noi!), adattuare piani in grado di rafforzare l’economia,generare nuovi posti di lavoro, tutelare l’ambiente,valorizzare le nostre bellezze artistiche, implemen-tare le vie di comunicazione, progettare l’edifica-zione di nuovipoli sanitari,migliorare l’abi-tabilità dellenostre città,ridurre il rischioidrogeologico e,non da ultimo,trattare con unocchio di riguar-do i giovani.Certo, vienelasciato intende-re, la strada dapercorrere èancora assailunga e impervia,ma è fuor di dub-bio che, graziealla collabora-zione stretta conil governo Renziprima e all’intesa già solida con quello Gentilonioggi, la firma di accordi economici (leggi Patto perla Calabria) e la rivalutazione delle nostre eccellen-ze in ogni settore sancisca l’effettivo inizio di unarinascita che sta per divenire concreta.

Inutile dire che una tale propaganda, dissimile aquella dell’istituto Luce soltanto nell’esposizione enei colori, sembra sospetta anche all’osservatorepiù smaliziato. Non è stato necessario attendere lareazione delle opposizioni, infatti, per riflettere in

merito alfatto che l’e-vento dilunedì pome-riggio siastato davverotroppo trion-falistico etroppo pocoavvalorato dafatti concreti.La soglia dipovertà nellanostra regio-ne continua aessere dram-maticamentebassa e, al dilà di qualcheiniziativa cul-tural-socialepropaganda-

ta nei grossi centri calabresi, il governo Oliverionon ha dimostrato vicinanza a tutte le realtà socialidel nostro territorio com’era stato sbandierato incampagna elettorale. Per fare l’esempio che citocca più da vicino (e certi che altre periferie pro-

vinciali vivano la medesima situazione), la spintaevolutiva che il governatore aveva garantito di darealla Locride quando, nel novembre 2014, fu ospitedella tenuta Capogreco, non si è assolutamentevista se non attraverso interventi sporadici e quasisempre dettati dalla necessità, come avvenuto con ipiù evidenti interventi di ripristino della viabilitàdopo l’alluvione del 2015. La pioggia di milioni cheviene dichiarato essere giunta dal Governo permigliorare ferrovia ionica e SS106 non ci sembrastia dando i succosi frutti che ci vengono propinati,tant’è che in questo primo spicchio di 2017 la viabi-lità ferroviaria continua ad essere attanagliata dagliatavici problemi di cui ha sempre sofferto e la genteinsiste a morire lungo la lingua d’asfalto che costeg-gia lo Jonio. Di attenzione alle problematiche dellavoro e dei giovani si è parlato solo in occasionedelle polemiche generate dall’altalenante gestionedel progetto europeo Garanzia Giovani e la spintapiù convincente all’economia continua a sembrarequella derivata dai commerci illeciti della ‘ndran-gheta più che quella fornita dalla Regione in con-certo con lo Stato.Considerato che l’evento di lunedì pomeriggio e ilmerchandising (perché di fatto di quello si tratta)prodotto dalla Regione per l’occasione avrà sicura-mente costituito una spesa alla voce bilancio cidomandiamo: non sarebbe stato il caso di dirottarequesti fondi su un servizio che i cittadini potesserosfruttare piuttosto che utilizzarlo per sbandierarecon l’ennesima passerella miglioramenti impalpa-bili?

Oliverio nel Paese Paese delle Meravigliedelle Meraviglie

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DOMENICA05 FEBBRAIO 08www.larivieraonline.com IN BREVE

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

La stagione non è certo delle più indicate per scrivere di un argomento cherichiederebbe ben altre temperature. Tuttavia, diventa difficile esimersida una riflessione che potrebbe sembrare estemporanea se non fosse chescrivere, discutere, parlare di turismo sia diventato un mantra da decenniper la nostra terra. Non ci sono dubbi che la vocazione all’ospitalità sia uno

dei caratteri che dovrebbe contraddistinguere il nostro quotidiano, il nostromodo di organizzare un territorio che nella sua variopinta, variegata e multiformediversità, umana, culturale e naturalistica presenta aspetti di singolare particolarità, senon proprio di unicità. Culture contadine che hanno disegnato percorsi di vita di parti-colari contenuti di saggezza popolare; una agricoltura capace di offrire una diversità difrutti che godono di un clima che oltre la durezza di questi mesi, generosamente offreprodotti di qualità superiore ad altri emuli provenienti da altre latitudini; ambienti chenel percorrerli mutano gli scenari ad ogni cambiamento di itinerario, restringendo inpochi chilometri ambienti marini e irte montuosità in un abbraccio suadente e veloce.Una ricchezza, però, calpestata ogni giorno e che purtroppo ogni tanto sentiamo lanecessità di ricordare a noi stessi. Quasi come se fossimo degli estranei che vivono, inuna nemesi onirica della loro esistenza, un sentimento di distacco da ciò che è nostro,intimamente nostro. Mare, monti, eccellenze di vario genere, il turismo termale come

ultima frontiera di una consapevolezza di disporre di risorse dimenticate - rispolverateogni tanto, forse più in ragione di un sussulto di dignità che non per intimo convinci-mento di impresa e di crescita concreta che meriterebbe forse più di un ricordo – ecco-le riapparire per riscaldare un inverno durato già abbastanza per i nostri gusti. Eppure,terme o non terme, mare o non mare, monti o non monti, l’inverno dura da decenni econtinua impietosamente a prendere sempre di più il sopravvento. Ma si tratta di unaltro tipo di inverno. E’ quello dell’assenza di una cosciente e concreta, soprattutto con-creta, volontà di investire, di sostenere, adeguare, curare, abbellire, organizzare e valo-rizzare un territorio la cui antropizzazione non è quella ellenistica, ma quella contem-poranea che ha relegato il bello a qualcosa di privato archiviando nel tempo la sua “bel-lezza” pubblica e, quindi, ambientale oltre che urbana e rurale. Turismo è una parolacomplessa, non facile e non scontata. Richiede capacità di presentarsi, di presentare,un territorio, un ambiente, una città o una stazione termale. Richiede ospitalità, curadei dettagli, qualità di ciò di cui si vive e di dove si vive. Turismo significa avere unosguardo alla bellezza e al bello che non può distinguersi dalla superficialità, dall’incu-ria, dal disordine. Turismo significa aprire stagioni con il sole dell’anima e della mente,significa voler dare di sé agli altri il meglio nel meglio. Significa voler superare un inver-no e non pensare, senza farlo tutto l’anno, di poter curare solo gli acciacchi di stagione

Turismo per scelta o per caso? A quanto pare né l’uno, né l’altro

Giovedì mattina è nata la Città Metropolitana di Reggio Calabria.Alla presenza del prefetto Michele Di Bari è infatti avvenuto il pas-saggio delle consegne tra il presidente della Provincia GiuseppeRaffa e il sindaco Giuseppe Falcomatà. Quella di Reggio è l'ultimadelle 14 Città Metropolitane d’Italia a essere istituita. La gestionecommissariale seguita allo scioglimento per infiltrazioni mafiose delvecchio Consiglio comunale ha prodotto una norma di differimentodel Governo che giovedì si è completata dopo gli adempimenti pre-visti dalla legge. Falcomatà, nel mettere al centro il rispetto dellalegalità, ha affermato che la Città Metropolitana va riempita di tantie significativi contenuti e va concepita attribuendo un ruolo alle isti-tuzioni che le sono vicine.

Giorgio Imperitura risponde all’articolo apparso sull’ultimo numero del nostro giornale con-cedendo un intervista al collega Aristide Bava, nella quale chiarisce di essere dimissionariodal ruolo di presidente dell’Assemblea dei Sindaci ormai dal luglio scorso, ma che la mancan-za del numero utile a protocollare le suddette dimissioni e a procedere alla votazione di unnuovo presidente avrebbe impedito di procedere regolarmente con i lavori nel corso dellesedute indette in seguito a tale decisione. A suffragio delle proprie parole, Imperitura sotto-linea che anche il ruolo di vicepresidente sarebbe ancora vacante, motivo per il quale vienenaturale domandarsi domandarsi quale sia la causa reale della crisi che sta vivendol’Assemblea e per quale motivo, soprattutto da parte di chi per molto tempo ha invocato ledimissioni di iImperitura da presidente dell’organo, non ci sia stata l’iniziativa di “prendereper la collottola” un numero di colleghi sufficiente a rinnovare le cariche e procedere con ilavori.

Nasce ufficialmente la Città Metropolitana

di Reggio CalabriaImperitura:

“Sono dimissionario,ma nessuno

vuole la presidenzadell’Assemblea

dei sindaci”

Il “Turismo della Salute” è la nuova frontiera per il rilanciodella fascia ionica reggina. L’importante novità è suffragatadal fatto che gli Operatori Turistici del comprensorio inten-dono avvalersi di alcuni importanti studi che hanno dimo-strato la positiva influenza del bioclima sui sintomidell’Artrite Reumatoide e malattie connesse. Questi studisono stati avvalorati dai primi risultati di un nuovo e artico-lato Programma promosso e sostenuto dal Consorzio degliOperatori Turistici della Locride “Jonica Holidays”, che hagià previsto, per la prossima stagione turistica, una intensae incisiva campagna promo pubblicitaria a livello nazionalee internazionale che punta esplicitamente al “Turismo dellaSalute”. Per questo Operatori turistici e Corsecom hannoavviato i primi incontri con gli organismi istituzionali, CittàMetropolitana compresa, per aver supporto e sostegno suquesto progetto che, oltre ai benefici nel campo della salu-te per tantissima gente, potrebbe dare grandissimo impul-so al turismo calabrese e della Locride in particolare.JONICA HOLIDAYS CORSECOMIl Presidente Maurizio BaggettaIl Preidente Mario Diano

Turismo della saluteper rilanciare la fasciaionica reggina

La recente inaugurazione dell'anno giu-diziario ha evidenziato, ancora unavolta, la crisi profonda della Giustizia. Ilsevero giudizio è stato espresso, comeormai da tradizione, dai giudici cheoccupano le posizioni apicali: pocheautocritiche, molte denunce circa le ina-dempienze della politica. Come da tra-dizione. Non sono mancati, tra magi-stratura e politica, tensioni evidenti,accuse o confronti solo in apparenzapacifici e costruttivi. I mali dellaGiustizia italiana sono sempre gli stessi:arretrato ingestibile, carenza di organi-co, insufficienza dei fondi disponibili. Leconseguenze della malagiustizia sonodevastanti: indagini vanificate, prescri-zioni a valanga, condannati in libertà; seconsideriamo anche i processi legati aquestioni fiscali sembra che lo Stato, pervia della lentezza e inconcludenza deiprocessi, perda 14 miliardi l'anno dientrate tributarie. Può sembrare stranose i cittadini hanno scarsa fiducia nelloStato? Altro che cultura dell'omertà! E'sempre più diffuso il convincimento chequesta giustizia sia conveniente solo peri colpevoli! La crisi dell'amministrazionedella Giustizia mina le basi medesimedella nostra Civiltà: non è solo, masarebbe già un fatto grave, una questio-ne che lede il diritto di tanti singoli, marischia di diventare sfiducia generalizza-ta nei confronti delle Istituzioni costrui-te in secoli di crescita civile. E' di tuttaevidenza, inoltre, che questo problemacostituisce il migliore aiuto alla crimina-lità. Molto più del voto di scambio,molto più di accordi inconfessabili e diinfiltrazioni, il mancato funzionamentodella giustizia fa dormire sonni tranquil-li a buona parte di coloro che vivono nelmalaffare, mentre capita il contrario acoloro che cercano di vivere onestamen-te, nonostante la buona volontà e il lavo-ro accurato di tanti magistrati e uominidelle forze dell'ordine. La cosa che piùcolpisce, però, non è la mancata rispostadella politica che quando vuole è capacedi trovare risorse a tempi di record: diquesto non ci meravigliamo più, anchese continuiamo a sperare in un'altra poli-tica; ma il silenzio dei guru dell'antimafiache non perdono occasione per propi-nare prediche laiche intrise di morali-smo e di giudizi sommari: chissà perchénulla hanno da dire davanti alla dram-matica crisi del Diritto che, come abbia-mo detto, è nei fatti l'aiuto migliore chehanno le mafie. Evidentemente, c'è un"antimafia corretta" che deve rispettareregole precise, indirizzare le sue energiesecondo uno stile consolidato, forse per-ché impegnarsi per dare forza al Diritto,che è protezione per i cittadini e arginealla barbarie, è cosa diversa dal diritto digiudicare che viene dalla forza del pote-re.

Giuseppe Giarmoleo

Giustizia incrisi: il silenziodei moralisti

Lo scorso fine settimana, a Roccella Jonica, è statoconsegnato ai figli della professoressa LucreziaAlbanese Cento un attestato di benemerito in memo-ria dell’insegnante che per molti anni è stata di ruoloa Siderno, è che è rimasta nella memoria dei suoiallievi per le grandi capacità comunicative, la profes-sionalità e l’autorevolezza che hanno contraddistintola sua carriera. Il riconoscimento è stato consegnato alla famiglia alla presenza dinumerosi presenti su iniziativa dell’Associazione Museo della Scuola I Care e del suopresidente Vito Pirruccio.

Un attestato in memoria dellaprofessoressa Albanese Cento

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DOMENICA05 FEBBRAIO 10www.larivieraonline.com ECONOMIA

La Zona Economica Speciale è una regione geografica dotata di una legislazione che attrae capitali stranieri eaccelera la crescita economica di uno Stato. Ne sono state istituite diverse in tutto il mondo con successo ma laburocrazia Italiana (e la mancanza di organizzazione) non hanno mai permesso di dare vita a zone franche contali caratteristiche anche nella nostra Penisola. Da anni si parla della zona della Piana come di una delle zone“papabili” ad assumere tali caratteristiche, ma dopo anni di discussione siamo ancora al punto di partenza.

ZES: sogno infranto?JACOPO GIUCA

Una Zona Economica Speciale (ZES)è una regione geografica dotata diuna legislazione economica diffe-rente da quella in atto nella nazionedi appartenenza. Viene general-mente creata per attrarre un nume-

ro maggiore di investimenti stranieri e garantirecosì una crescita intensiva delle imprese presen-ti in loco grazie allo sfruttamento di misure fles-sibili per la gestione del sistema economico.Sono diverse le nazioni di tutto il mondo in cuisono state istituite le ZES. Giordania, Polonia,Kazakistan, Filippine, Corea del Nord e Russiane sono i principali esempi, ma dove esse hannoricoperto un ruolo fondamentale nello sviluppoeconomico dell’intera nazione è in Cina e India.Grazie a un programma capillare di incentivifiscali, alla concessione di maggiore indipenden-za nella gestione delle attività legate al commer-cio internazionale e allo sviluppo delle caratteri-stiche economiche attraverso la realizzazione distrutture finalizzate all’attrazione di capitalistranieri, alla canalizzazione delle attività econo-miche locali in imprese con capitale a maggio-ranza straniero, alla realizzazione di prodottidestinati all’esportazione e alla regolazionedelle attività economiche sfruttando la logica dellibero mercato, le ZES hanno svolto un ruolocruciale nello sviluppo recente dell’economia

della Repubblica Popolare Cinese, rendendola,di fatto, la potenza di settore che oggi stiamoimparando a conoscere. Allo stesso modo, unanazione economicamente arretrata come l’Indiasta finalmente sperimentando una crescita radi-cale del proprio settore manifatturiero semplice-mente trattando come territorio straniero learee in cui sorgono le proprie industrie, imple-mentando, grazie ad agevolazioni commerciali,fiscali e doganali, gli investimenti esteri e favo-rendo l’esportazione.Nonostante ce ne sarebbe un bisogno vitale, inItalia, di ZES, non ne sono mai state istituite. Equesto a discapito del fatto che l’essere circon-dati dal Mediterraneo costituisca la condizioneideale per l’istituzione di una vasta ZonaEconomica Speciale. La presenza di porti dicommerciali in tutto il sud Italia, infatti, favori-sce la circolazione di milioni di container prove-nienti da ogni parte del mondo, facendo sì che larichiesta di imprese per lo stoccaggio e lo sposta-mento delle merci sia sempre alta. La regionenella quale sarebbe più urgente istituire unaZES, come avrete già intuito, sarebbe proprio laCalabria. La presenza di un porto commercialenevralgico come quello di Gioia Tauro, infatti,costituirebbe, una volta attratti investimentistranieri in grado di contribuire al rilancio del-l’economia del Paese, un volano di crescita perla Piana, la Locride, la Città Metropolitana, laRegione e, più in generale, per l’intero sud Italia

(a maggior ragione se, una volta constatate lericadute positive dell’istituzione della ZES nellanostra Regione, venisse approvato un disegno dilegge per la costituzione di altre zone a statutospeciale anche in Puglia e Sardegna), colmandoil gap che intercorre tra l’economia del nord equella del sud della nazione. Più volte è stataavanzata la proposta di istituire la ZES nell’areadella Piana di Gioia Tauro, eppure le propostesono passate di mano in mano senza che si giun-gesse mai a una soluzione accettabile per tutte leparti e, soprattutto, che la proposta di leggevenisse discussa in Parlamento e in Senato, tantoche le notizie più recenti, risalenti alla fine del-l’autunno, lasciano ormai intendere che il pro-getto sia stato ormai rimandato a data da desti-narsi.Per cercare di ovviare a questa possibilità e dareseguito a quanto aveva sognato di realizzarel’Assemblea dei sindaci della Locride nell’ormailontano 2011 con il Progetto d’urto, il presiden-te dei commercialisti Enzo Lacopo avanza unaproposta a nostro giudizio assai interessante.Onde evitare di aspettare che la proposta per larealizzazione di una ZES passi attraverso i cana-li istituzionali su iniziativa della RegioneCalabria, Lacopo sogna la realizzazione di unaraccolta firme che coinvolga in primo luogo i cit-tadini del nostro comprensorio, che si farebberodunque protagonisti di un cambiamento che ver-rebbe dal basso e dimostrerebbe la volontà di

cambiare le sorti della nostra terra.«Grazie a 5mila firme - ci ha spiegato il presi-dente dei commercialisti - saremmo in grado diportare la proposta in Regione ma il nostroobiettivo, che si inserisce nel filone di rinascitaeconomico sociale che noi commercialisti pro-muoviamo da un anno, è quello di raccoglierne50mila in modo da imporre la discussione dellaproposta direttamente in Parlamento.«Coinvolgendo - continua Lacopo - associazionidi categoria, ordini territoriali, imprenditori,associazioni e persino la Chiesa, vista l’attenzio-ne dimostrata dal vescovo per il tema della rina-scita economica del comprensorio, si potrebbedare vita a un movimento privo di qualsiasi lega-me politico e pertanto per forza condiviso datutti i partiti, bypassando le imposizioni e laburocrazia che hanno frenato la realizzazione diuna ZES su suolo nazionale fino ad oggi e cer-cando di agire in prima persona per garantire unfuturo ai nostri figli.»Appoggiando un’iniziativa di questo tipo e par-tecipando con la propria firma a questa proget-tata rivoluzione sociale, infatti, faremmo inmodo non solo che la ZES non resti una bellafavola, ma anche che alla Locride venga data lapiù concreta possibilità di colmare finalmente ilritardo con il resto del sud Italia, che il un sudItalia faccia lo stesso con il nord del Paese e chela Nazione si metta finalmente al passo con ill’Europa.

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ATTUALITÀ

I più recenti eventisismici hanno evidenziato la necessità dei

cittadini italiani dicapire in modo

chiaro e semplice il loro

grado divulnerabilità delle

costruzioni, al fine dieffettuare valutazioni

anche economichesulla possibilità di

intervenire o menosul patrimonio

immobiliare.

“ PASQUALE GIURLEO

Sta per arrivare finalmente la classi-ficazione del rischio sismico dellecostruzioni che consentirà di acce-dere a maggiori incentivi. Se sirispetteranno i termini indicati dallalegge di Bilancio 2017 entro il 28febbraio 2017 arriveranno le lineeguida sulla classificazione sismicadegli edifici. Secondo una stima ANCE-Cresmedel 2012 in Italia sono presenti circa7 milioni di costruzioni realizzateprima del 1971: tali costruzioni pos-sono considerarsi non antisismiche(la normativa sismica è stata intro-dotta nel 1974 con la legge64/1974).A questo patrimonio immobiliare,pari al 60% del costruito, si aggiun-gono circa:2 milioni di strutture realizzate tra il1972 e il 19811,3 milioni di strutture realizzate trail 1982 e il 1991800.000 fabbricati realizzati tra il1992 e il 2001 (antecedenti alla

nuova zonizzazione sismica attuataa partire dal 2003 (OPCM3274/2003 e NTC 2008)Relativamente alle strutture desti-nate a uso produttivo, su 326.000fabbricati esistenti, circa il 40% èstato realizzato tra il 1971 e il 1990.I più recenti eventi sismici hannoevidenziato la necessità dei cittadiniitaliani di capire in modo chiaro esemplice il loro grado di vulnerabi-lità delle costruzioni, al fine di effet-tuare valutazioni anche economi-che sulla possibilità di intervenire omeno sul patrimonio immobiliare.

In campo energetico è già stato pos-sibile definire i metodi e i criteri perla redazione dell’APE (Attestato diPrestazione Energetica) dell’edifi-cio, un documento di semplice let-tura da parte dei cittadini che illu-stra i consumi.Allo stesso modo potrebbe esseredefinito un metodo per la definizio-ne di una classificazione sismica diciascuna abitazione esistente sul ter-ritorio italiano, per dare consapevo-

lezza alla popolazione del rischiosismico e della vulnerabilità delleproprie abitazioni.

CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO SISMI-CO E LEGGE DI BILANCIO 2017La bozza del disegno di legge peril bilancio 2017 prevede un nuovomeccanismo di incentivazione pergli interventi antisismici.Per le spese sostenute dal primogennaio 2017 a tutto il 2021 per gliinterventi antisismici in zona ad altapericolosità sismica (zona 1 e 2),percostruzioni adibite a abitazioni eattività produttive, spetta una detra-zione del 50% fino a 96.000 euro dispesa.La novità è che la detrazioneè ripartita in 5 quote costanti annua-li (invece che 10). Tali disposizioni siapplicano anche agli edifici in zona3.Sono previsti incentivi maggiori neiseguenti casi:qualora gli interventi antisismiciconsentano il passaggio ad una clas-se di rischio sismico inferiore, ladetrazione spetta nella misura del

70%qualora gli interventi antisismiciconsentano il passaggio a 2 classi dirischio sismico inferiore, la detra-zione spetta nella misura dell’80%qualora gli interventi antisismicisiano relativi a parti comuni di edifi-ci condominiali e consentano il pas-saggio ad una classe dirischio sismico inferiore, la detra-zione spetta nella misura del 75%qualora gli interventi antisismicisiano relativi a parti comuni di edi-fici condominiali e consentano ilpassaggio a 2 classi di rischio sismi-co inferiore, la detrazione spettanella misura dell’85%

LINEE GUIDA PER LA CLASSIFICAZIONEDEL RISCHIO SISMICOLa stessa bozza per la legge di bilan-cio prevede, all’art. 2 comma 1 lette-ra c, che entro il 28 febbraio2017 siano adottate le “Linee guidaper la classificazione del rischiosismico delle costruzioni“.In realtà, già nel 2013 il Ministerodelle infrastrutture e dei trasporti

Finalmente arriva la classificazione del rischio sismico degli edifici

Antonio Biona CommissoHo letto per due volte alcu-ne considerazioni dell’assessore Ercole Macrì, al qualesono legato da sentimenti di stima e amicizia ventenna-li, riguardo lo strano caso, a suo dire, dell’ex cinemaApollo. Prima su un post di facebook in risposta alle cri-tiche di un amico ex amministratore e collega di giunta

poi addirittura su una intervista riporta l’episodio addebitando straneresponsabilità a passate amministrazioni quasi avessero demolito ilColosseo. È indubbio il valore romantico che il cinema Apollo, qualepresidio di cultura e luogo di aggregazione, ha avuto negli anni60/70/80. Tuttavia ricordo benissimo gli anni dell’abbandono, del degra-do e dell’incuria di un posto che era diventato il monumento alla spor-cizia trasformato in casa degli spettri. È bene rammentare che la pro-prietà dell’immobile era PRIVATA così come privata fu la volontà diabbandonarlo. Tutto fino alla vendita dei proprietari ad altri PRIVATIche, secondo le democratiche leggi di mercato lo acquistarono perristrutturarlo a fini di profitto. I nuovi proprietari presentarono negliappositi uffici comunali progetti e richieste di autorizzazione diverse dalcinema. Se il caro Ercole nutre dubbi sulle regolarità progettuali e suaspetti autorizzativi potrà trovare ogni risposta negli appositi ufficicomunali e chiedere conto ai funzionari pro-tempore e di certo non achi ha amministrato in quegli anni. Insinuare e non dire spargendoveleno mi ricorda la stagione delle forze oscure a Siderno. Sono succes-se troppe cose che hanno ferito Siderno in questi anni ma insinuare chetutto è marcio non aiuta la città a riacquistare quella coesione socialeche ormai sembra perduta per sempre. Personalmente a me manca ilcinema Apollo, ma non mi pare che nelle fasi di abbandono prima edin quelle di dismissione poi qualcuno abbia fiatato o anche solo mani-festato disappunto, compreso il mio caro amico assessore. Facile fare ifenomeni dopo oltre dieci anni.

Ercole Macrìnessuna insinuazione, non sono il tipo. Solo povertà cere-brale. Il danno è irreparabile ma così irreparabile che mi sanguina ilcuore. . ma stricu perchè potevamo fare la differenza con l.Apollo. Èmancata totalmente la visione e i paletti. per il resto enjoy caro Antony.:siamo tutti figli di Nerone

Antonio Biona Commisso Amico mio, credimi che ripetere in conti-nuazione la stessa cosa mette dubbi e confusione in chi legge. Ci acco-muna il sentimento di rammarico ma non mi sentirei di attribuireresponsabilità politiche a chi amministrava. E visto che amministravoanche io un po mi sono sentito toccato

Ercole Macrì anch.io sto capendo quanto è difficile amministrare. e sobenissimo che le strade si rifanno. le scuole si imbiancheranno, i mar-ciapiedi si lucideranno, ma i patrimoni perduti non ritornano e la cittàretrocede per sempre. se valeva 5 senza Cinema Apollo vale quattro.per questo ho premesso nell.intervista al direttore Tassone il giuramen-to degli ateniesi

Nino Piscioneri IL CINEMA APOLLO, PER LE MIE GENERA-ZIONI, ERA LA CASA. FACEVA PARTE DI NOI CHE ANDA-VAMO QUASI TUTTE LE SERE A VEDERE I CAPOLAVORIDI UNA VOLTA. PERSONALMENTE, MI ERA ANCORA PIU’CARO IN QUANTO MIO PADRE FACEVA IL GUARDIANODOVE VENIVANO PARCHEGGIATE LE BICICLETTE, CHE AQUEI TEMPI ERANO TANTE. BIONA, PARLI GIUSTAMENTEDI REGOLARITA’ AMMINISTRATIVE NELLA COMPRAVEN-DITA E DELL’ ABBANDONO DELLA STRUTTURA DAPARTE DEI PROPRIETARI DI UN TEMPO. LA VERITA’ E’CHE A TANTISSIME PERSONE AVREBBE FATTO PIACEREVEDERE LA RISTRUTTURAZIONE DEL CINEMA CHE ERAUN MONUMENTO PER IL NOSTRO AMATISSIMO (non pertutti), PAESE. PRATICAMENTE, UN PEZZO DI STORIA. NONSO COSA ABBIA DETTO ERCOLE E PER TANTO NON MIPRONUNCIO. DICO SOLO, DA BUON CITTADINO, CHE INQUESTO MOMENTO C’E’ BISOGNO DELLA COLLABORA-ZIONE DI TUTTI SE SI VUOLE VENIRE FUORI DAL PANTA-NO IN CUI CI TROVIAMO, CERTO, NON PER VOLONTA’ DICHI AMMINISTRA (credo). BIONA TU SEI UN BUON CITTA-DINO

Luciano Futia Caro Antonio credo che l’Assessore e Amico Ercole

A ormai undici anni esatti dal suoabbattimento, il Cinema Apollo

è ancora un vivido ricordo nella mente dei cittadini diSiderno, come dimostra il dibattitoingeneratosi sui social network

proprio questa settimana in meritoallo smantellamento della sala che

per molte generazioni non hasignificato solamente buon

cinema, ma anche lunghe seratedi socializzazione. Riportiamo unarticolo di Ercole Macrì, allora

redattore de La Riviera, seguitodai commenti comparsi suFacebook di recente…

La ferita aperta del Cinema ApolloGIO, 19/01/2006Demolito, abbattuto, cancellato.Dalla faccia della terra e dal ricor-do. Sparisce un pezzo non secon-dario della Siderno del dopoguer-ra, di quando la televisione, oggiinguardabile, non aveva ancorarinchiuso gli italiani nelle loro casecondannandoli all’isolamento, allaincomunicabilità, all’individuali-smo esasperato. E nessuno perfavore ci dica, sbagliando, che que-sto fenomeno attraversa tutte lesocietà di tutti i paesi, perché nonè vero. Situazioni di avvilimentotelevisivo, di teledipendenza, dirimbecillimento da telepredicatoriè vero che si riscontrano in altripaesi del mondo, ma questi paesiappartengono ad aree meno svi-luppate e colte del nostro. A noinon interessa che il Brasile si fermiall’ora della telenovela o che l’au-dience del Reverendo PatRobertson raggiunga picchi eleva-tissimi, semmai ci angoscia ilBerlusconi-Fregoli di questi gior-ni. Crediamo sia meglio guardarealle civiltà televisive di paesi comela Francia, l’Inghilterra, laGermania, gli stessi Stati Uniti,dove a offerte televisive di qualitàper noi impensabili la gente reagi-sce seguendole ma non acconten-tandosi soltanto del piccolo scher-mo e continuando a frequentare

altri luoghi e modi di spettacolo,che prevedono lo stare insieme e ilparlarne in seguito gli uni con glialtri, come il cinema appunto. Perquesto oggi è ancor più penosovedere cadere sotto i nostri occhipezzo a pezzo, come eloquente-mente la foto documenta, una saladel nostro passato remoto maanche relativamente recente.L’Apollo non è stato un nostropersonale, intimo “CinemaParadiso” anche perché esso era illocale cinematografico più capien-te della Locride, nato nell’imme-diato dopoguerra in una Sidernoche offrì per qualche decenniouna doppia opportunità di spetta-colo registrando affollamenti oggiinimmaginabili. Adesso se ne vaper lasciare il posto a un edificioresidenziale e per uffici, segno deitempi che cambiano, fors’anche inmeglio. Certo non ci dispiace losviluppo edilizio, non siamo avver-si alla crescita economica che unacittà come Siderno nella Locrideesprime con dinamismo. Però cer-tamente ci dispiace, e non permotivi nostalgici ma sociali e poli-tici, veder sparire un cinema, unostrumento di diffusione culturaleimportante che con il suo definiti-vo venir meno in qualche modoun po’ ci impoverisce tutti.

Ercole Macrì

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DOMENICA05 FEBBRAIO 13www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

L’INTERVENTO Bambini ormai soli e vittime di colpe maicommesse vagano smarriti alla ricerca di un padre edi una madre che non ci sono più. Non c’è perdonoper questi piccoli che non hanno mai commessocolpe, così come non ce n’è stato per Cristo

MARIO NIRTA

A proposito delle stragi dei migran-ti, l’uomo della strada, l’uomocomune come noi non fa calcolipolitici. Non sta lì a pensare quantivoti gli verranno se li accetta equanti ne perderà se li respinge.

Per fortuna l’uomo comune come noiagisce in base a una naturale coscienza che lo esor-ta alla pietà. L’uomo comune non si chiede se lafoto del cadaverino di un bambino su una spiaggiasia autentica o una finzione preparata ad arte.All’uomo comune non importano queste inezie.Egli sa solo che quegli episodi possono succedere osono già successi e non gli importa se qualcunoscrocca la sua pietà perché sa che la pietà non andràmai perduta. E allora, quando il dolore per gliuomini come te ti sconvolge, quando ti senti umilia-to d’essere uomo per ciò che i tuoi simili commet-tono, quando l’impotenza ti divora e diventa astio,ira, furore, allora, anche se non credi in Dio, speriche ci sia per pregarlo di mettere fine a questoscempio che si ripete ogni giorno e ogni notte suimari europei e del Medio Oriente. E allora lacoscienza ti graffia l’anima, te la riduce a brandellie ti porta su quelle spiagge dove bambini ormai soli

e vittime di colpe mai commesse vagano smarritialla ricerca di un padre e di una madre che non cisono più. Non c’è perdono per questi piccoli chenon hanno mai commesso colpe – così come non cen’è stato per Cristo – e la cui sola visione dovrebbecommuovere anche i cuori più duri. Si dirà da qual-che parte, ovviamente interessata, che questi sono idisegni della Divina Provvidenza. A parte che a mequesti disegni paiono scarabocchi che anche comescarabocchi sono venuti male, non sarebbe il casoche questa benedetta Divina Provvidenza cambias-se registro e s’ispirasse al comune buon senso?Quale Dio se non un Dio rupestre potrebbe resta-re insensibile e per tanto tempo allo strazio dei suoifigli più incolpevoli? Gesù se puoi fare qualcosa perquesti piccoli innocenti, falli morire subito. Ormailo sanno tutti che saranno venduti come schiavi ibambini rimasti senza protezione e senza affetti;ormai lo sanno tutti che gli espianteranno gli orga-ni vitali per venderseli; ormai lo sanno tutti che fini-ranno in mano a perversi pedofili che ne farannostrazio della loro perversa libidine. Gesù, essi sonocome te e per le colpe mai commesse non sarannoperdonati. Ma se puoi, ti prego, falli morire subito,non permettere che le belve umane li violentinoancora una volta. Fa’ che almeno questa volta ci siaperdono per le colpe mai commesse. E così sia.

Preghiera“Gesù, essi

sono comete e per lecolpe mai

commessenon saranno

perdonati”.

In campo energetico èstato possibile definire i metodi e i criteri per la redazionedell’APE (Attestato diPrestazione Energetica)dell’edificio.Allo stesso modo potrebbe esseredefinito un metodo perla definizione di una classificazione sismica diciascuna abitazione, perdare consapevolezzaalla popolazione delrischio sismico e dellavulnerabilità delle proprie abitazioni.

aveva istituito (dm 17/10/2013) ungruppo di studio per la proposizionedi una o più ipotesi normative per laclassificazione del rischio sismicofinalizzata all’incentivazione fiscaledi interventi per la riduzione dellostesso rischio.

CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIOSISMICOLa classificazione del rischio sismicodi una struttura può essere riferita:alle caratteristiche intrinseche diresistenze al sisma della costruzione(vulnerabilità)ai danni producibili dal terremotifuturi (rischio sismico)Una possibile definizione delle clas-si può essere effettuata in baseal parametro “EAL” (ExpectedAnnual Loss), che fa riferimentoalla sola questione economica intermini di perdite annue medieattese (somme da accumulare ognianno per far fronte ai danni causatidall’evento sismico).In tal caso, la classe di rischio sismi-co rappresenta un indicatore di tipo

tecnico-economico e non di sicurez-za.IL CERTIFICATO DI RISCHIO SISMICOIl certificato di rischio sismicopotrebbe essere un modello moltosimile all’APE: 6 classi di rischio,dalla A alla F in funzione del para-metro EAL.Ricordiamo che una commissionedel MIT sta lavorando alla classifi-cazione del rischio sismico degli edi-fici. La commissione è presiedutadal Provveditore delle opere pubbli-che di Lombardia e EmiliaRomagna, Pietro Baratono. Comevisto prima, proprio in base alla clas-sificazione del rischio sismico saran-no modulati gli incentivi fiscali.

PIANOCASAITALIA, INCOSACONSISTEIl programma Casa Italia è il pianoantisismico nazionale varato dalgoverno Renzi con l’obiettivo dimettere in sicurezza l’intero Paese:oltre ad investimenti pubblici su edi-fici e infrastrutture pubbliche, ilpiano prevede detrazioni fiscali alunga scadenza per l’adeguamento

antisismico degli edifici. Un pianoambizioso per il quale è stato ancheconsultato il celebre architetto esenatore a vita Renzo Piano in temadi ricostruzione. Il premier ha avutoun lungo incontro a Genova conRenzo Piano per un confrontosu come intervenire per dare subitoun alloggio ai terremotati ed avviareal più presto i cantieri per la rico-struzione di edifici pubblici e privati.L’architetto ha ribadito la necessitàdi “tenere conto del territorio in cui siinterviene e procedere con razioci-nio“; il piano nazionale, secondo ilsenatore a vita, deve partire dallamessa in sicurezza di scuole e ospe-dali e laricostruzione dovrebbe avvenirecon cantieri leggeri, accompagnatisubito da abitazioni temporaneenella zona sismica.Per il patrimonio privato, secondol’architetto, serve un programma diinvestimenti e incentivi come quelliche sono stati dati per l’energia,i Casabonus, defiscalizzazioni, age-volazioni, sconti sull’Iva.

Finalmente arriva la classificazione del rischio sismico degli edifici

Macrì nella sua intervista facesse riferimento alla CECITA’ politica edamministrativa di quegli anni nonchè la mancanza di di una futura desti-nazione ad uso pubblico del vecchio Cinema Apollo che anche se di pro-prietà privata poteva ESSERE ACQUISITA dalla stessa Amm.ne ancheutilizzando le PROCEDURE ESPROPRIATIVE allora vigenti, cosa che“stanamente” non si è verificato. Perche?

Antonio Biona CommissoCredo per le ragioni che ne hanno decretato lamorte prima che commerciale anche affettiva di quello che era stato il cine-ma. Dagli anni 80, anno che ha visto l’inizio dell’abbandono e del degrado,si sono succedute numerose amministrazioni, compresa quella giudata dalcapo del movimento cui fa parte il nostro amico Ercole. Nessun illumina-to dalla fine degli anni 80 aprì bocca o mosse un solo dito a tutela di quel-lo che poi diventò il monumento dell’incuria e della fatiscenza. Ripeto,facile parlare dopo.

Antonella AvellisQualcuno, magari non Illuminata, l’aprì la bocca, ecco-me se l’aprì. Ma si sentì dire che, ormai era stato finanziato il teatro di viaAmendola, non serviva un altro teatro e in aggiunta, pare che gli eredi delvecchio e amato Cinema Apollo, in quegli anni, non avessero raggiuntol’accordo sulla cifra da chiedere, quote e quant’altro...

Antonella Avellis Purtroppo è così, però e qui mi trovo d’accordo conErcole, facciamo sì che, queste cose non accadano più. Tuteliamo tutto ciòche rappresenta la storia della nostra comunità, a partire dagli alberi seco-lari presenti sul nostro territorio.

Antonio Biona CommissoAntonella Avellis, credo che siamo tutti d’ac-cordo. Quello che cercavo di spiegare con la risposta ad Ercole è che nonsono d’accordo con la sua versione che tendeva a circoscrivere le respon-sabilità che non appartengono ad un’amministrazione che fu miope opeggio collusa ma ad un’intera classe politica per più di 20 anni. Doveerano le associazioni culturali quando il cinema fu abbandonato? I parti-ti? Gli amministratori? Il lucro e le leggi del mercato immobiliare hannoavuto la meglio su un bene della collettività nel silenzio generale, com-preso chi oggi si indigna

La ferita aperta del Cinema Apollo

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IN RICORDO DI GIOVANNA PEDULLÀ

Innamorato sì, purtroppo non corrisposto ma nonper questo nostro figlio può essere descritto come uncriminale. Domenico amava quella donna che oggista cercando di distruggergli la vita. Un dramma che,come un fiume in piena, ha travolto la nostra fami-glia. Il 3 gennaio scorso diversi organi di stampa hannodiffuso un comunicato dei carabinieri in cui si parla diatti persecutori che nostro figlio avrebbe perpetratonei confronti di una 52enne di Bovalino. Viene ripor-tato che la vicenda avrebbe avuto inizio nel 2012.Cinque anni fa. Non stiamo parlando di una poveraragazzina indifesa ma di una donna che all’epocaaveva 47 anni e che ha fatto credere a un ragazzo di28 che avrebbe potuto amarla. Nostro figlio ha credu-to in un amore impossibile che lo ha reso “schiavo”.Ha cercato in ogni modo di vedersi ricambiato anchesolo un briciolo del suo amore non facendo mai man-care niente a quella donna, proprio niente! Se ladonna si fosse sentita perseguitata non avrebbeaspettato cinque anni per denunciarlo. Domenico non è il criminale che traspare da quelcomunicato, è un ragazzo generoso, forse troppo, eun onesto lavoratore. Non ci ha mai messo a cono-scenza di questa relazione: sicuramente temeva chenon l’avessimo accettata per la differenza di età. Nostro figlio amava in silenzio.Oggi Domenico sta soffrendo per il fango che gli èstato gettato addosso. Gli era stato vietato di avvici-

narsi ai luoghi frequentati dalla donna. Lui ha sba-gliato a violarli, questo è certo. Ma lo ha fatto conintenti pacifici. Prima di Natale ha voluto incontrarela donna per supplicarla di ritirare la denuncia, unadenuncia che per lui è stata una doccia fredda, total-mente inaspettata. Gliel’ha chiesto come regalo diNatale, l’unico regalo che le abbia mai chiesto. Lei gliera sembrata disposta ad accontentarlo e Domenicoera certo che non l’avrebbe deluso. La notte di Natale nostro figlio avrebbe dovuto ini-ziare il suo nuovo lavoro perché, messe insieme tuttele sue forze, era intenzionato a risorgere dopo questaamara delusione. Ma il 23 dicembre, Domenico vieneposto agli arresti domiciliari, accusato di stalking.Nostro figlio arrestato perché innamorato di unadonna che lo ha ingannato.Abbiamo massimo rispetto per chi subisce lo stalkingma le denunce false vanno smascherate. Le accuseingiuste generano la stessa devastazione emotiva epsicologica di chi lo stalking lo subisce davvero. Nonpossiamo sopportare che nostro figlio venga infanga-to così miseramente. Vogliamo ancora credere che cisia una giustizia giusta che gli restituirà la sua vita e lasua serenità. Perché l’unica colpa di Domenico èessersi innamorato della donna sbagliata.

I genitori Francesca MittigaVincenzo Novella

Nostro figlio era innamorato...

“A prendere in giro il papa non ci penso nemmeno alla lontana, anzi mi sta anche abbastanza simpatico”

A te, nonna...

Le anomale avversità atmosferi-che abbattutesi, in questo mese digennaio 2017, su tutto il territoriodella Locride, ha isolato il territo-rio di Benestare dal restante terri-torio Locrideo, è quanto eviden-zia il capo-gruppo di minoranzadel Consiglio Comunale di questopaese aspromontano.Il Prof. Vincenzo Rocca, già sinda-co di questo ridente paese dal1999 al 2009, alza la voce nonpotendo più accettare il degradocontinuo che si sta perpetrando inquesto territorio. Territorio feritodal continuo degrado derivantedalle intemperie atmosferiche eferito dal totale abbandono dellarappresentanza politica localeincapace di interpretare i bisognipiù elementari dei suoi cittadini. Le strade interne sono interrotte,la viabilità provinciale è seriamen-te compromessa con la preoccu-pante e verosimile possibilità cheil paese rimanga isolato in quantol’unica strada di accesso che dallaSS.106 porta a Benestare (la exSS.112) è, in atto, interrotta all’al-tezza di Bovalino Superiore, dovesi è costretti attraverso una picco-la e mal ridotta stradina comuna-le, priva della pur minima sicurez-za stradale e quindi con grave pre-giudizio della incolumità pubblica,baipassare l’interruzione esistentesulla SS.112.Si ricorda, ancora, per chi a pocamemoria che la strada provincialeBenestare – San Nicola di Ardoreè interrotta in località “Vitina” dasette anni e nessuno pensa alla suasistemazione.Tutto questo avviene nel totaledisinteresse della politica locale,dove sono le vocidell’Amministrazione Comunaledi Benestare, dove sono le vocidell’Amministrazione Comunaledi Bovalino (oggi retta dai com-missari prefettizi), che cosa si stafacendo, quali sono gli atti concre-ti intrapresi, dove sono i rappre-sentanti locali, chi si interessa deivari dissesti idrogeologici verifica-tesi in questa parte di territorio,chi si interessa del problema dellaviabilità martoriata in più puntidel tragitto che da BovalinoSuperiore porta a Benestare dovesi contano : smottamenti degliargini stradali, frane che occupa-no quasi interamente la sede stra-dale e ci si passa attraverso viotto-li creati dalle scie delle macchineche sono costrette ad attraversarleper poter raggiungere Benestare.Benestare meta un tempo di tantituristi che venivano a visitare que-sto paesino che, a detta di tutti,era un piccolo gioiello e che oggi èmartoriato.Cosa stanno facendo i responsabi-li della protezione civile locale,cosa stanno facendo i responsabilidella protezione civile provinciale,cosa stanno facendo i responsabilidella viabilità provinciale, oggicittà metropolitana, quali sono gliinterventi effettuati in via disomma urgenza, quali quelli pre-visti in via di urgenza e quali quel-li in via definitiva, la Prefettura diReggio Calabria conosce la realesituazione in cui si trova questoterritorio, queste sono le doman-de che attendono risposta.Noi da parte nostra, come rappre-sentanti di minoranza, in assenzadi risposte adeguate siamo prontiad intraprendere ogni utile inizia-tiva democratica per la risoluzioneed il ripristino delle condizioni disicurezza di questo territorio.Prof. Vincenzo Rocca

Capo-gruppo di minoranzaConsiglio Comunale di Benestare

Benestaredimenticata

Caro Luciano, in primis ri ringraziod'avermi letto; e in secundis dalmomento che dobbiamo discutere, tipropongo di darci del tu. Intanto, seserve a consolarti, ti confesso cheper i miei figli sono anch'io un vec-chio brontolone. Quindi, come vedi,ci ritroviamo sulla stessa barcaanche se magari remiamo ognunoper i fatti nostri. E ora veniamo allaragione del contendere. Si nota subi-to che sei un credente mentre io stosull'altra sponda. Ma questo nonsignifica che non trovi rispettabilissi-me le tue idee. Significa solo che lapenso diversamente. Tutto qua. Inquanto a prendere in giro il papa

non ci penso nemmeno alla lontanae ti aggiungo che mi sta anche abba-stanza simpatico. Inoltre per preci-sare, non ho mai scritto che papaLuciani è stato ucciso. Ho semplice-mente rilevato che la sera prima dilasciarci aveva chiesto i conti delloIOR. Quindi se in me serpeggiaqualche dubbio, consentimi di direalmeno che non è assolutamenteinfondato. In quanto a questomondo che sta andandosene catafa-scio per il crollo di valori morali,ideologie e quanto altro, non possoche essere d'accordo con te. E rico-noscere che la Chiesa ha fatto benela sua parte, con oratori, brefotrofi e

quanto altro. Purtroppo attualmentegli oratori, se mai lo sono stati, nonsono più un'oasi di moralità.Aggiungo che la Donazione diCostantino non fu l'unica marachel-la perpetrata dai papi che trovaronosempre difficile abbandonare ilpotere temporale. Pensa un po' cheuno di essi, adesso non mi ricordoquale ma se t'interessa puoi facil-mente rintracciarlo, in un eccesso digenerosità regalò a Carlo Magnoperfino la Sicilia che in quel momen-to apparteneva agli Arabi. In quantoal fraticello d'Assisi che vuoi che tidica, non lo stimo molto. Va beneche Gesù aveva raccomandato di

vendere ciò che si aveva e di darlo apoveri. Ma lui vendette la roba disuo padre che lo ripagò con unasanta, questa sì santa, biada di legna-te. Non è questo il luogo per fare lastoria della Chiesa che, tra l'altro,non rientra nelle mie corde.Comunque, nel dirti che non sonoper nulla dottore, voglio augurarti direstare a lunghissimo un vecchiobrontolone, così almeno non saròsolo. Grazie ancora, scusami la lun-gaggine, un abbraccissimo ai nipoti-ni e un caro ciao a te.

Mario Nirta

A te nonna va ilpensiero deituoi cari. Tu cihai cresciuti conamore e pazien-za, tu hai trova-to la forza diRialzarti e haidimostrato dinon abbatterti,quando la vita tiscoraggiava,nascondendo iltuo dolore nel-l’amore e nellaPreghiera.Nonna saraisempre con iltuo sorriso neinostri cuori.Con affetto ituoi nipoti

FrancescoSiciliano,

professore diEnogastronomia,in pensione da

tre anni, c/oalberghiero di

Locri

CiaoChef

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www.larivieraonline.com DOMENICA05 FEBBRAIO 15

Gennaro Giuffrè: un gentiluomo d’altri tempi Che la morte sia un "passaggio obbli-gato" è fuor di dubbio. Si nasce, si vivee si muore! Tra la nascita e la morte c'èun lasso di tempo comunemente chia-mato vita, durante il quale avvengonoun insieme di eventi, previsti o impre-visti, che in un modo o nell'altro lascia-no tracce in tutti coloro che verrannodopo di noi. È questo in sintesi l'eternodivenire di ogni organismo vivente suquesta zolla di terra, che guarda casosta alla giusta distanza da un piccologrande Astro che chiamiamo da sem-pre "Sole". Non vado oltre perché dellevicissitudini umane si potrebbe parlareall'infinito: mi fermo qui, su questaparola "infinito", che racchiude il gran-de "mistero", che nessuno riuscirà maia svelare, se non facendo migliaia diipotesi in cui credere o meno.Scienziati, studiosi, filosofi, poeti,ricercatori, uomini comuni, ricchi opoveri, i "viventi" insomma, tutti perfortuna siamo toccati da quei senti-menti emozionali che in qualche modosegnano il tempo che ci è concesso divivere… L'innamoramento ci aiuta avivere meglio ogni attimo del nostrotempo, e ci si accorge di quanto siaimportante questo stato d'animo quan-do viene meno ciò di cui siamo statiinnamorati. Si chiamava Gennaro,Gennaro Giuffrè, venuto a mancare il25 gennaio 2017, così di colpo, quandoancora dentro di lui lievitavano sogni eprogetti di cui spesso ci faceva parteci-pi. Il Dott. Gennaro Giuffrè era unamico particolare, intelligente, colto,disponibile con chiunque poteva esse-re da lui aiutato. È stato a suo tempoinsegnante, e più avanti Presidentedell'Ordine degli Agronomi e Forestalinonché Direttore Generale deiConsorzi di Bonifica raggruppati della

provincia di Reggio Calabria, e recen-temente ricopriva la carica diPresidente Regionale e ConsigliereNazionale Federcaccia, rappresentan-te degno nella Consulta Faunistico

Venatoria Regionale. Dovunque haoperato è stato sempre all'altezza delruolo che ricopriva, con grande sensodel dovere, lealtà, giustizia e... uma-nità. Queste sue caratteristiche ce l'a-

veva tutte dentro, innate, facevanoparte del suo stile di vita: Gennaro eraun "gentiluomo d'altri tempi".Appassionato cinofilo, condividevaquesta sua passione con tutti coloroche riuscivano a capire l'importanzadelle regole all'insegna di quella spor-tività che fa vivere momenti di grandeemozione in armonia con la natura intutte le sue manifestazioni. Per luiprioritario era il rispetto per l'ambien-te e per tutto ciò che ruota intornoall'uomo e agli animali: difendere emigliorare ogni forma di habitat, lospingeva a coraggiose battaglie, diven-tando per tutti, un punto di riferimen-to necessario e consapevole. Gli amicidella Locride e del suo “profondoSud” che tanto amava, lo voglionoricordare così, semplicemente conquella umiltà che gli apparteneva, eche lo rendeva "grande". Difficilmentesi potranno dimenticare i suoi occhi eil suo sorriso appena abbozzato, quan-do era chiamato a mediare situazioniche solo la sua grande calma e genero-sità riuscivano a risolvere nel difficilemare della comprensione. CiaoGennaro e non addio, perché noisiamo stati, siamo e saremo sempreinnamorati di Te, tu vivi ormai dentrodi noi, e quando le nostre anime si rin-contreranno ancora, camminerannoinsieme su quell'infinito tratturo che cicondurrà sempre più "oltre". Ci hailasciato in eredità qualcosa di cuiandare fieri, uno stile di vita magnifico,una traccia da seguire e tramandare:sei stato il compagno di viaggio idealeche ognuno avrebbe voluto avereaccanto... e noi ti abbiamo avuto nonsolo accanto, ma dentro di noi e persempre.

Giuliano Zucco

Caro Rosario, voglio, con questa mia, rassicurarTi e rassicuraresoprattutto i Tuoi lettori, amici e non, che, nonostan-te le fatture, la iettatura, gli incantesimi, i sortilegi e lestregonerie varie, il sottoscritto gode di ottima salute,non è affatto caduto sulla neve, non è nemmeno sci-volato, anzi, sono rimasto in piedi sul ghiaccio, cam-minando sicuro, spedito e determinato a risolvere itanti problemi che, nelle giornate dal 6 al 10 gennaioho affrontato per il bene della collettività geracese edanche di chi, venuto da fuori città, nella seratadell’Epifania, in occasione di una cerimonia religiosa,è rimasta bloccata per ore a Gerace a causa dellaneve. Proprio in questa circostanza si è messo a nudoil vero sentimento di ospitalità e di accoglienza deimie concittadini, trasformatisi in volontari “tuttofa-re”, i quali, a fianco di amministratori, vigili urbani edoperatori comunali, hanno saputo affrontare unatormenta di neve che si è abbattuta all’improvviso suGerace. E’ pur vero che la Protezione Civile avevadiramato l’allerta meteo, come è anche vero che,quotidianamente la Protezione Civile emana avvisi dicatastrofiche inondazioni, tsunami improvvisi, rovi-nosi fenomeni alluvionali. Questi avvisi, a volte ciazzeccano, tante volte no. Vengono emanati, solita-mente, per scaricare su altri le responsabilità, magarisui sindaci che mezzi non hanno, soldi per affrontarele emergenze neanche. Ed è proprio il caso dellaserata del 6 gennaio scorso, allorquando i vigili delFuoco, allertati immediatamente dal Comune, sonogiunti, provenienti da Melito Porto Salvo solo intor-

no alle 23, oppure la Provincia di Reggio Calabriache ha inviato dei pochi sacchetti di sale per poter fartransitare le oltre cento macchine che erano giuntenel Centro storico geracese solo dopo le 22, a distan-za di ben tre ore dalla tormenta. Tra il panico dei con-ducenti e le maldestre manovre di alcuni autisti chehanno bloccato il traffico veicolare nei punti nevral-gici del centro, la macchina dei soccorsi ha funziona-to. Caro Rosario, hai voluto pubblicare alcuni deitanti giudizi su quella sera. Tutti negativi, natural-mente, per dimostrare che il Sindaco di Gerace è sci-volato sulla neve. Ma ce ne sono parecchi positivi,come quello dell’intera comunità parrocchiale diMonasterace e di tanti, tanti altri. Perché, allora,voler a tutti i costi stigmatizzare una vicenda che èstata tenacemente strumentalizzata politicamente,ma che è stata, pure, dimostrazione del grande cuoredei geracesi e della tempestività, nonostante tutto etutti, degli operatori e degli amministratori comuna-li? Perché la direzione della Riviera non ha chiestolumi alla locale Stazione dei Carabinieri o agli stessiuomini del Comando Provinciale dei Vigili del Fuocoper saperne di più in merito alla fatidica serata gera-cese del sei gennaio scorso? Perché scagliarsi controai comunicati stampa redatti dal sidernese AntonioTassone? Domande, queste, che trovano risposta intante, tante persone, compresa nella Tua mente, mache per puro senso di pudore, in questa sede, voglioomettere.

Cordialità.Giuseppe Pezzimenti

Il sindaco di Geracegode di ottima salute

LA PRECISAZIONECaro Giuseppe, visto che rispondi a me invece che al gior-nale, ti informo che io in questa fase sono solo un semplicecollaboratore della “Riviera”. Niente di personale nei tuoiconfronti, mi informano dalla redazione, solo la segnalazio-ne di un fatto che del resto tu confermi. Poi se riesci a per-dere il tuo famoso pudore, puoi anche scrivere le motiva-zioni che dovrebbero essere nascoste dietro quelle pocherighe pubblicate.

Rosario Vladimir Condarcuri

Penso chePadre Pio sisia rivoltatonella tombaMi chiamo Rocco Talia ho 86anni e sono di Africo. Nel 1957ho lasciato la mia terra, miamoglie e i miei figli e sono parti-to in cerca di fortuna. Ho lavora-to in Francia, Germania e Belgioe dopo alcuni anni, mi ha rag-giunto anche la mia famiglia.Durante il periodo che sonostato all'estero ho fatto i lavoripiù umili e faticosi.Improvvisamente mi sonoammalato e nel 1980 sono dovu-to rientrare e ho continuato alavorare fino all'età della pensio-ne, lasciando i miei 5 figli sparsiper l'Europa, solo una è venutavia con me ed è lei che, oggi chesono anziano e malato così comepure mia moglie, si prende curadi noi. Più volte ho sognato PadrePio e così ho deciso di donare alpopolo africese la statua facen-dola collocare all'ingresso delpaese, il luogo che mi è statoindicato nel sogno.Mi sono rivol-to al commissario comunale persapere come dovevo procedere.Ho fatto tutte le richieste che misono state indicate senza averealcuna risposta. Il problema eraquello dell' assegnazione di quelmetro quadro di suolo necessarioper poter collocare la statua.Dopo diverse sollecitazioni e nonavendo alcuna risposta, ho decisodi rivolgermi a un legale, il qualeimpegnandosi tenacemente dopopoco tempo ha risolto il proble-ma. Speravo di fare una bellacerimonia religiosa con la parte-cipazione del popolo africese mapurtroppo è stato fatto tutto infretta quasi di nascosto; infatti,solo la sera prima sono statoavvisato che all'indomani mattinaalle ore 10:00, si procedeva allabenedizione della statua. Il gior-no dopo con la mia famiglia cisiamo recati nel luogo stabilito,non c'era quasi nessuno.All'improvviso arriva il prete chein un batter d’occhio benedice lastatua e va via, forse pensando diavermi fatto una cortesia. Io hofatto quello che sentivo dentro dime e sono felice di averlo fattoma penso che Padre Pio si siarivoltato nella tomba. Il mio giu-dizio non può che essere negati-vo anche nei confronti delle isti-tuzioni.

Romeo Santoro

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ATTUALITÀ

tato durante la trascrizione - consideratassa e tariffa sinonimi).E poi si parla di mazzetta...La parola viene virgolettata...Parlare di mazzetta alle nostre latitudiniper un’amministrazione pubblica, erede diuno scioglimento per mafia, fa certamentepercepire al lettore medio che c’è uncomune che prende le mazzette per lesepolture.(Ritengo che il lettore medio sia dotato diun’intelligenza superiore) Perchè quando,dopo l’uscita dell’articolo, io l’ho invitata areplicare e fare chiarezza insieme non si èpresentato in redazione?Siamo rimasti che ci saremmo incontrati,ma poi lei non mi ha chiamato.Ma deve essere interesse suo venire areplicare se quanto detto sulla sua città,secondo lei, non corrisponde al vero. Se leiha bisogno del medico, va nel suo studio.Se ha bisogno di parlare con il giornalista,si presenta in redazione.Ma magari prendo un appuntamentoprima di andare dal medico...Appunto, mi poteva chiamare. Non è ilmedico che chiama lei ma è lei che chiamail medico se ha bisogno...Se c’è un caso specifico o più casi, in cui inostri uffici hanno commesso degli errori edelle inesattezze o delle omissioni noisiamo disponibili a perseguirli. Noi siamol’amministrazione che ha attivato i proce-dimenti disciplinari a Marina di Gioiosa.Un dipendente è stato sospeso per seimesi, con metà dello stipendio. Se ci sonocasi di pagamenti superiori alla norma,portateceli, perchè noi non faremo scontial personale e neppure a noi stessi. Sei sette mattoni per chiudere un loculo di80x90 cm, un secchiello di cemento, mezzabottiglia d’acqua e 10 minuti di lavoro,costano 200 euro?Secondo quello che è stato il calcolo fattodall’ufficio tecnico, valutato con il preziarioregionale certamente. Si tratta, comunque,di tariffe che tutti i comuni devono adotta-re, altrimenti poi devono risponderne allaCorte dei Conti, non le adotta solo Marinadi Gioiosa...Mi sono occupata di Marina di Gioiosaperchè è qui che qualche giorno prima del-l’uscita dell’articolo è stata seppellita mianonna, fosse stata seppellita a Siderno,sarei venuta a conoscenza delle tariffe diSiderno. La sua amministrazione ha pre-visto delle tariffe ridotte per chi ha un red-dito basso?Ecco... un’altra cosa che abbiamo ripristi-nato è la gratuità. Ci sono diverse deliberedi giunta con cui l’amministrazione abbuo-na il costo tanto della concessione quantodel seppellimento, nel caso di famiglie condifficoltà economiche. Abbiamo, inoltre,autorizzato la rateizzazione che non eraprevista: una volta se non si pagava il servi-

zio, non si procedeva al seppellimento. Larateizzazione sarà incentiva nel nuovoregolamento. Però, resta il fatto che dob-biamo comprare i mattoni e il cemento, econsiderare il costo del personale. Alla finedell’anno quando nel consuntivo dell’entedevi fare il calcolo del fabbisogno che laCorte dei Conti ti chiede, ci devi metteresta roba. Senza contare il personale delcomune a 26 ore per effetto della contrat-tualizzazione degli lsu/lpu. Non è un dazio,non è una mazzetta, non è un capriccio, èuna necessità. Tornare allo stato di anar-chia che c’era non è un buon servizio allacollettività. Sono soddisfatto del lavoro cheè stato fatto dal settore tecnico che conpuntualità si è messo a descrivere le opera-zioni. Servono ulteriori spiegazioni? Lefaremo. In un’occasione, lei disse che questo gior-nale vale quanto costa. Perchè allora lasua giunta ha deliberato l’avvio di un’azio-ne civile di risarcimento danni, quantifica-ti in 500 mila euro, per un articolo pubbli-cato su un giornale che non vale nulla?In quell’occasione io ho espresso un giudi-zio forte in seguito a un articolo di chi l’hapreceduta che metteva alla pubblica gognaanche le mie vicende familiari, le sceltedella persona che ho sposato, del figlio chequesta persona ha e che sento figlio mio,pur non essendo il padre naturale. Però inquell’occasione non abbiamo agito con attiformali perchè chi, come me, occupa unruolo pubblico, è normale che sia espostoa questo tipo di scandaglio. Questa voltaabbiamo ritenuto lesa l’immagine dell’entein sè.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Lo scorso 20 novembreRiviera pubblica l’arti-c o l oDuecentocinquantaeuro: un “dazio” per

l’aldilà che ha suscitato ildisappunto dell’ammini-strazione comunale diMarina di Gioiosa tanto da

aver espresso, con una delibera di giunta,la volontà di avviare - si legge in oggetto -“un’azione legale di risarcimento danni dadiffamazione a mezzo stampa”. La richie-sta avanzata è di 500 mila euro, «petitumche - ha fatto notare il consigliere di mino-ranza Pasquale Mesiti durante il consigliocomunale del 26 gennaio scorso - coincidecon la provvisionale concessa in primogrado come risarcimento al Comune(parte civile) in occasione del processo(penale) “Circolo Formato”. Sarà un caso- ha proseguito Mesiti - mal’Amministrazione (si presume, a seguitodi una ponderata valutazione e nonimpulsivamente) ha pensato di richiederealla predetta sprovveduta ragazza il mede-simo importo liquidato in occasione diben altra, più inquietante vicenda.Mettendo i due casi su una bilancia, ver-rebbe da esclamare: evviva il principio diproporzionalità!». Questa settimana abbiamo invitato, per laseconda volta, il sindaco di Marina diGioiosa a fare chiarezza insieme presso lanostra redazione. E così nel primo pome-riggio di giovedì, rivolgendomi al mio“postino” di fiducia, chiedo: “Il sindaco diMarina di Gioiosa, Domenico Vestito, haaccettato l’invito?”. “Sì, Maria... il sindacoVestito ha accettato il tuo invito ed è quicon noi!”. Iniziamo.Quanto scritto nell’articolo pubblicato suRiviera lo scorso 20 novembre a pagina 4non corrisponde a verità, anzi “si tratta diuna serie di invenzioni” - riporta la deli-bera. Qual è la verità?La vicenda del cimitero comunale diGioiosa Marina è particolarmente com-plessa. Nel febbraio-marzo 2013 la com-missione straordinaria interviene inmaniera decisa dopo aver ricevuto unaserie di denunce su alcune opacità che siriscontravano intorno al cimitero comu-nale. Viene, quindi, modificato il regola-mento: si stabilisce che i servizi di sepoltu-ra, inumazione, tumulazione li svolga ilcomune con il proprio personale, in orariomattutino, e vengono fissate - commetten-do un errore burocratico - delle tariffe:100 euro per la tumulazione in fosse e 50euro per la tumulazione in loculi. Nel2014, quando la mia amministrazione èchiamata ad adottare le sue prime tariffe,conferma l’impianto della commissionestraordinaria, dal momento che avevagarantito ordine, una condotta più traspa-rente e spazzato via quelle opacità cheavevano portato ad abusi. Perchè è veroche si pagava al comune solo il costo dellaconcessione cinquantennale, di fatto,però, i familiari dei defunti si trovavano difronte ad esborsi consistenti: 800, 900,1000 euro per la realizzazione delle fosse.Confermato l’impianto, aumentiamo soloun po’ le tariffe delle concessioni perchè citroviamo di fronte a un mutato quadronormativo che disciplina la cosiddettamateria dei costi dei servizi a domandaindividuale - qual è questo - stabilito daigoverni Monti e Letta, e ci troviamo difronte a una situazione paradossale percui il comune, sui servizi cimiteriali, perde-va all’incirca 20 mila euro l’anno. Quindi, rispetto ai commissari, la tariffaper la tumulazione in loculi passa dai 50euro ai 150, mentre quella della tumula-zione in cappelle da 100 euro a 250?Sì, perchè allineiamo al preziario regiona-le tutti i costi, anche per evitare tutte quel-le perdite così ingenti. Perchè noi ritenia-mo sia più utile impiegare 20 mila europer garantire la mensa scolastica e il tra-sporto scolastico, piuttosto che andare aperdere su questa attività. Nel 2015 noncambia nulla. Nel 2016, con la nuovaresponsabile del settore tecnico, la dotto-ressa Alfieri, affrontiamo in maniera più

razionale la materia, perchè nelle inten-zioni dell’amministrazione c’è quella divoler esternalizzare il servizio, cioè sgan-ciare i nostri operai da un’attività dispen-diosa in termini di tempo - noi riteniamosia più utile impiegarli per la manutenzio-ne, per il verde... Abbassiamo poi le con-cessioni, anche rispetto alle amministra-zioni precedenti alla commissione.Inoltre, la responsabile dell’ufficio tecnicofa una descrizione puntuale di cosa siintenda per tumulazione, inumazione... La descrizione della tumulazione vale siaper le cappelle di famiglia che per i loculicomunali?Per le cappelle di famiglia si applica il cason.4 presente nella tabella “Distinzione deivari servizi” in cui si legge: “È l’operazio-ne d’inserimento del feretro nel loculo (...)I lavori da eseguire sono i seguenti:Rimozione accurata del filare di mattoni achiusura del loculo, introduzione del fere-tro, chiusura del loculo con mattoni fora-ti, intonaco della parete. ..”Ma per la tumulazione nella cappella difamiglia non viene demolito alcun filaredi mattoni, viene semplicemente sollevatauna lastra di marmo o granito e subitodopo inserito il feretro. Viene riportataun’operazione in più che non è prevista. Lei si impunta su una voce... In ogni casol’operazione costa 200 euro e non 250.Le spiego perchè ho riportato 250 euro.Nella delibera del 2016 non è presente lavoce “Tariffa per la tumulazione in cap-pelle” riportata invece nella delibera del2015 e del 2014. Se non è presente la vocespecifica, vuol dire che non sono stateapportate modifiche, pertanto si fa riferi-mento alle tariffe dell’anno precedente.Ma nell’anno precedente non c’è nemme-no.Assolutamente sì...(Il sindaco controlla nella delibera del2015 che ha con sè) “Tariffa per la tumu-lazione in cappelle ed edicole”: 250 euro.Appunto. Nel 2016, invece, la voce non esi-ste...Non esiste neppure la voce “ricevimentosalme”...Ho scritto “ricevimento salme” con l’in-tenzione di spiegare in sintesi l’operazio-ne che viene effettuata, non di riportare lavoce presente nella delibera di giunta.Operazione che nel corso dell’articoloviene spiegata perchè vi ho assistito per-sonalmente. In ogni caso, quello che leilamenta è che io avrei scritto 50 euro inpiù?Al di là dei 50 euro, viene utilizzato unaterminologia assolutamente inappropria-ta: si parla di tassa ma è una tariffa.Va comunque pagata... alla fine del mese isoldi che mancano dal conto contano, nonche si chiami tassa o tariffa. (Il mio fede-le dizionario online Homolaicus - consul-

L’intervista

La richiesta avanzata, ha fatto notare ilconsigliere diminoranzaPasquale Mesitidurante il consigliocomunale del 26gennaio scorso,“coincide con laprovvisionaleconcessa inprimo gradocomerisarcimento alComune (parte civile)in occasione del processo(penale) Circolo Formato”

Finalmente ci siamo incontrati! Il sindaco di Marina di Gioiosa, Domenico Vestito, dopo tre mesi di estenuante attesa, è venuto a trovarci in redazione per affrontare insieme una questione non proprio allegra: i servizi cimiteriali...

Vestito-Ri Zero a zero e

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Quindi continuiamo a valere quanto costiamo?No, no, un po’ di più!Nella delibera si legge che l’unico mio intentoera denigrare il buon nome della sua città. Aquale scopo avrei dovuto farlo?Io credo che, in generale, Riviera viva male tuttoquello che avviene fuori da Siderno. Un caso: afine anno vengono riportati una serie di eventiprevisti per capodanno, quello di Marina diGioiosa viene dimenticato. (Ci scusiamo per aver dimenticato ilCapodanno in Piazza di Marina di Gioiosa manon per questo viviamo male quello che succedefuori Siderno)Una definizione del potere?Potere è servizio, almeno per come lo vivo io ela nostra amministrazione. La degenerazione del potere, invece?Quando lo si usa per fini prettamente personalio di gruppo o di una parte. Cos’è per lei la libertà di espressione?Io ritengo che la stampa e chi detiene il potere aqualunque livello abbiano un rapporto conflit-tuale perchè vuol dire che le cose stanno andan-do bene per la democrazia. A me preoccupaquando stampa e potere a qualsiasi livello vannod’accordo. Non vedo come uno scandalo il dia-logo, anche aspro e cattivo, tra la politica el’informazione. L’importante è non fare satira, però?No, la satira va bene.Ma il mio articolo aveva un tono ironico-satiri-co...Nooo....(Riporto per i lettori la definizione di satira deldizionario Garzanti: Genere letterario cheritrae con intenti critici e morali personaggi eambienti della realtà e dell’attualità, in toni che

vanno dalla pacata ironia alla denuncia, all’in-vettiva più acre)La libertà di espressione deve essere garantita achiunque. Io faccio un punto di forza della miaamministrazione quello di essere criticati e criti-cati aspramente. Ci sono stati anni in cui questonon era possibile...Mi viene da ridere... neanche con il mio articoloè stato possibile... Quello che abbiamo fatto è stata una deliberaper dare in carico ai legali di valutare.Quindi è stato deliberato senza avere un parerelegale?Sì.Ad avanzare la richiesta di 500 mila euro è statala giunta, anzi tre persone (lei, GiuseppeColuccio e Francesco Lupis) - perchè gli altridue erano assenti (Maria Elena Loschiavo eIsidoro Napoli) - senza chiedere una quantifica-zione del danno a degli avvocati?Sì, sarebbe stato chiesto dopo... Nel deliberare questa azione civile nei confrontimiei e del giornale, quanto vede della libertà dicui mi parlava prima e quanto del potere?Vedo la libertà in senso democratico, pieno.Perchè si è attivato anzi si è cercato di attivare -perchè per noi la vicenda è chiusa, non si daràseguito alla delibera - gli strumenti che la legisla-zione mette a disposizione di chi si sente leso. Senon ci fossero questi veramente saremmo inbalia del più forte, in cui chi spara meglio vince. E secondo lei il mio articolo è potente quanto lasua richiesta di 500 mila euro? Io non lo vedoquesto equilibrio...Sono due cose diverse. Il suo articolo è moltopiù potente per il sistema democratico perchèha avuto un’eco. La nostra richiesta del procedi-mento giudiziario è rimasta relegata a quattropersone. No, perchè il mio nome figura in una deliberapubblica, se ne è discusso negli ultimi due con-sigli comunali e ne ha parlato la stampa. E,ripeto, nella delibera si parla di “una serie diinvenzioni” e abbiamo visto adesso insieme chenon è così...Io credo si tratti di una serie di invenzioni ocomunque di una descrizione della realtà diver-sa da quella vera. (Constatando che nessuno dei due ha intenzio-ne di demordere ma che, comunque, a quantopare, la pace è fatta - sebbene io non fossi inguerra con nessuno - cambiamo discorso). Chene sarà dell’Associazione dei sindaci?Il problema non può essere solo GiorgioImperitura. L’associazione è un organo collegia-le. Giorgio Imperitura ha convocato più voltel’assemblea e noi non ci siamo presentati. Iocredo che oggi l’associazione, così come conce-pita sia anacronistica, perchè non ha peso istitu-zionale. Sarebbe molto più intelligente da partenostra fare una battaglia nell’Anci - che a livelloregionale è massacrata, è l’unica che in Italianon funziona - e avere così un ruolo istituziona-le. Quella è la sede di rappresentanza vera deicomuni.

L’articoloDuecentocinquanta euro: un “dazio” per l’aldilà, pubblicato lo scorso 20 novembre su Riviera ha suscitato ildisappunto dell’amministrazione comunale di Gioiosa Marinatanto da aver, con una delibera di giunta, espresso la volontàdi avviare un’azione legale di risarcimento danni da diffama-zione a mezzo stampa per 500 mila euro.

iviera: e palla al centro

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È stata una stupenda serata quellaorganizzata dall’associazione cinema-tografica no-profit denominataCoopCalabriaFilm a Mammola,presso il ristorante Moulin Rouge diNicodemo Vinci. Erano presenti tuttii componenti del direttivo e moltiassociati. Presentatrice dell’evento èstata l’ottima Katia Aiello che hafatto una cronistoria dellaCoopCalabriaFilm, dal 2004 a oggi,con denominazioni via via diverse,fondata da Pino Gambardelli che neè l’anima e punto preciso di riferi-

mento. È stato un incontro convivialein cui si è visionato il cortometraggio“Bullismo” che ha avuto l’ambitoriconoscimento della cinematografianazionale, essendosi classificato alsecondo posto al festival “Roma NewFest 2016”. Sono state consegnate delle targhe aitre piccoli protagonisti del film:Sophia Brescia, AlessandroSaccomando e Andrea Saccomando.A tutti gli altri interpreti è stato datoun attestato di partecipazione. Sonointervenuti il presidente, Paolo Sanci,

che dopo aver rivendicato i successiriportati in questi ultimi quattro anni,s’è augurato che ciò possa essere disprone per andare avanti; l’editoreSantoro Romeo che ha sottolineatole problematicità e le implicazioni delbullismo; il direttore artistico, OrazioScarfò, che si è dilungato sulla straor-dinarietà di questo evento in cui sipremiano attori veramente appassio-nati, che hanno dato il meglio di sé, eai quali ha augurato: “la dea bendatavi prenda per mano e vi porti all’api-ce del successo”. È intervenuto, inol-tre, il coordinatore, nonché interpre-te nel film, Roberto Polito, che dopoavere brevemente definito il bulli-smo, ha constatato come “Bullismo”faccia parte di una filiera di film dellacooperativa a carattere educativo ecome esso abbia una sua morale:rispettare sempre l’altro, ricordandoche “anche io bullo potrei essereoggetto di bullismo”. Aspetto nonsecondario, il fatto che il film, oltreche con il contenuto, promuova ilnostro territorio pure attraverso leriprese. Alla serata ha preso parte anche lafondatrice e direttrice dell’associazio-ne culturale – teatrale “Il Sorriso”,Maria Ida Gemelli, che nel suo inter-vento ha fatto un breve resocontodella sua associazione e s’è detta con-tenta del sodalizio consolidato tra laCoopCalabriaFilm e la sua associa-zione. L’anima e fondatore dell’asso-ciazione, il regista Pino Gambardellisi è soffermato sui successi e ricono-scimenti ottenuti da tanti attori dellaCooperativa a livello nazionale.Interventi e saluti anche della costu-mista Loredana Iachino, della diri-gente di produzione CristinaNauman e della consulente musicaleMaria Antonia Romeo.

ricordate di Dany il Rosso? Eravamo - vidicevo - proprio nelle vicinanze diBoulevard Saint- Michel, a due passidell’Università Sorbona, quando dueragazze, belle come il sole, poco più divent’anni, ci abbordano con la scusa dichiederci un’informazione.” “ Si vousplait, les jardins du Luxembrug, la tour diMonteparnasse ?” Chiede una delle due.Fortunatamente Carmelo parlava francesecorrentemente e rispose loro che era pro-prio a due passi sulla loro destra , ma eradel tutto evidente che era un pretesto perattaccare bottone con noi, per abbordarciinsomma. E lo fecero ed appena ebberonotato il mio turbamento a causa dellaforte emozione sorridenti ci dissero subito:“ Vous êtes italiens? (Siete italiani?) “ Mais,oui- rispose Carmelo – comment vous l’a-vez remarquez? ( Si ,come l’avete notato?).“ De la façon d’être, de nous regarder ( Dalvostro modo d’essere, da modo con cui ciavete guardate). Poi le due emisero un’e-

sclamazione irripetibile: “Draguers.” “Ioche non capivo la lingua francese – conti-nuò l’avvocato- chiesi subito a Carmeloche cosa mai significasse quel termine e luimi disse che era un complimento e signifi-cava che ci piacevano le donne. Si presen-tarono e ci presentammo . La prima, bion-da, si chiamava Isabelle, la seconda inveceMarie- Helene. Andammo a quel punto aprendere un caffè alla caffetteria Cluny, epassammo in quella caffetteria delle ore araccontarci delle cose anche se io il france-se lo capivo molto poco. Dopo la conver-sazione andammo nella loro casa, unamansarda in boulevard Raspail ed a quelpunto vi posso assicurare che il linguaggioscritto e quello parlato furono secondariperché quello delle emozioni prese ilsopravvento su tutto ed io quel linguaggiolo parlai e lo parlo molto bene. Voi miavete capito, vero?” Era evidente che sitrattava del linguaggio dell’amore ed aquel punto concluse: “ Il resto ve lo lascio

immaginare.” “Ma scusa il tuo amico aquel punto che cosa fece? – chieseFrancesco che come tutti era intento all’a-scolto?” “Il povero Carmelo –rispose lui –vista la situazione ( le due incominciaronoa litigare per me e ci fu persino un inizio dilotta) , con un banale pretesto usci e milasciò solo con loro. Che notte! E chi hadormito? Una nottata indimenticabile!Queste francesi! Minchia, che donne libe-re ! Come sono emancipate! I giovani delgruppo ascoltavano con grande attenzionequella storia e già sognavamo Parigi ago-gnando avventure simili. L’avvocato visto ilsuccesso riscosso nell’ascolto non si rispar-miava ogni sera di riproporre il suo notorepertorio principalmente quando c’eraqualche volto nuovo come per esempioqualche studente di turno, ma questo eraun semplice pretesto perché il vero motivoera quello di rievocare un passato a frontedi un presente probabilmente infelice .Comunque sia alla lunga quella storia trita

e ritrita divenne noiosa , come tutte le coseripetute , e tutti facevano finta di ascoltar-lo anche se pensavano ad altro con un piz-zico di invidia. Tuttavia lui, per il piacere diascoltarsi, appena possibile apriva il solitorepertorio : “ Minchia, eravamo io eCarmelo , a Parigi, d’estate “quandovenne interrotto bruscamente da Placidoche con tono deciso e voce robusta glidisse: “ E Mutu, statti mutu, cu nu cessu dimugghieri chi hai ! “ ( E zitto, stai un po’zitto con un cesso di moglie che tieni! ).L’avvocato , scornato, cheto ,cheto, propriocome un cane bastonato con la coda inmezzo alle gambe , si alzò e prese commia-to dal gruppo senza quasi salutare. Va da séche l’avvocato e Placido dopo quella seranon si siano più salutati tuttavia va aggiun-to anche che dopo quella brusca censural’avvocato,che ormai tutti chiamavano ilgallo peloritano, mano a mano si defilò dalgruppo e raramente si fece rivedere.

Il gallo peloritano

uarantenne da poco,dalla faccia armonio-sa, dai capelli lisci dicolore castano chiarodivisi da una rigasulla parte sinistra ( la

classica schrima) , dagli occhi di colorecastano grandi e luminosi, dal naso picco-lo con la punta rivolta all’in su , dalla boccaregolare con labbra carnose , con mentoregolare e barba sempre rasata , di mediaaltezza, armonioso nelle proporzioni delcorpo , di carnagione bianca, insomma dibello aspetto nonché elegante, l’avvocatoPino, per via del suo lavoro, arrivava abi-tualmente dopo che gli stormi di passeri,terminato il loro consueto concerto serale,si erano appollaiati sui bellissimi ficusbenjamin di piazza Cairoli. Portava sotto ilbraccio tre o quattro quotidiani tra cuil’Unità, il Manifesto e L’ora di Palermo nel-l’edizione serale che comperava presso l’e-dicola vicina prima di raggiungere i compa-gni e che metteva a disposizione degli altriqualora non l’avessero ancora letti. Dopoaver salutato col suo solito Benedicit sisedeva insieme agli altri ed ordinava il soli-to aperitivo della casa. Egli completava ilsolito gruppo di “compagni” che da annidurante la primavera e l’estate di queglianni si incontravano sulla terrazza del ritro-vo Irrera e che avevano di fatto preso ilposto dei vecchi aristocratici isolani. Nuovaplatea, nuova musica e nuovi direttori d’or-chestra dunque . Al posto dei soliti discorsisull’autonomismo siciliano e sulla figura diFinocchiaro-Aprile si parla ora del mondobipolare, dei diritti civili ,dell’emancipazio-ne della donna, delle rivoluzioni in corso orecenti del crollo del mondo occidentale edell’imminente trionfo del mondo sociali-sta. L’ avvocato tra un sorso e l’altro del suoaperitivo accompagnato da stuzzichini cheassomigliano tanto ad una cena non stasolo ad ascoltare ma chiaramente arricchi-sce la conversazione con apporti persona-li. “ Vedete compagni – dice – il mondocapitalistico e principalmente gli Stati unitiche ne sono la massima espressione pre-sentano al proprio interno contraddizioniinsolubili come per esempio la concentra-zione della ricchezza nelle mani di pochi el’immiserimento delle masse che significalo sfruttamento imperialistico oggi in corso,come l’area asiatica oppure meridionaledel pianeta.” Ma questi come si evincesono discorsi generici e nella genericitàpurtroppo non ci può mai essere originalitàperché privi di un vissuto personale chenon si può assolutamente prendere da librio letture seppur metabolizzate. L’avvocatoinvece diveniva oltremodo interessantequando parlava delle sue reiterate espe-rienze parigine che mettevano a nudo unodei problemi più rilevanti de tempo: l’e-mancipazione della donna , la libertà ses-suale. “ Ma voi sapete – diceva l’avvocato-come intendeva sistemare l’Europa eParigi il Führer ? Nel suo nuovo ordine-continuò - a Parigi toccava la parte diLuna Park e di bordello europeo. E vi dicoche aveva ragione.” Che cosa vorrà maidire si chiese Placido con quella considera-zione ed esternò il dubbio a l’intero grup-po. “ Beh- chiese Placido dai bei capellilisci, dal naso affilato ed arcuato e dal belcolorito rosso in volto- che cosa vuoi direesattamente con quanto detto e come maiadesso chiami in causa Hitler che abbiamorimosso dalla nostra memoria?” “ Ve lodico subito –continuò l’avvocato- perché

Parigi è un vero bordello, è la capitale delsesso, li si che il sesso è veramente libero.Matri che cosa sono le parigine!” E rac-contò quel suo non lontano soggiorno aitempi dl movimento studentesco enfatiz-zandolo con diversi minchia che intercala-va per renderlo più interessante. C’era tut-tavia il problema della testimonianza affin-ché non si insinuasse il minimo dubbiosulla veridicità di quanto stava per raccon-tare. D’altro canto essa era un problemaantico quanto l’uomo e persino Marco neiVangeli ne ribadisce l’estrema importanzapoiché se ne avverte il bisogno per dareautorità alle parole del Signore che essi ( iprofeti) riferiscono. Ad ogni modo l’avvo-cato problemi di testimonianza non neaveva perché con lui c’era un’accreditatapersona che rispondeva al nome diCarmelo R… che tutti conoscevano per-ché assistente,all’epoca, di sinistra ed oltre-modo attendibile. E lui: “ Minchia , erava-mo, io e Carmelo R., a Parigi , in queglianni della contestazione studentesca , vi

Q

La CoopCalabriaFilm diLocri seconda classificataal “Roma New Fest 2016”

Un dibattito partecipato quello organizzato sabato28 gennaio, presso la Sala Consiglio Comunale diSiderno, da Siderno Libera, dal Museo NaturalisticoLibero Gatti e da Italia Nostra. L’intento, come rive-lato dal titolo del dibattito - “Il Recupero delle anti-che leguminose calabresi - La Cicerchia” - è quello divalorizzare attraverso un articolato progetto un patri-monio totalmente inespresso, quello delle legumino-se da granella. In particolare, nel caso della Cicerchiadella Locride, l’obiettivo è quello di promuoverne lacoltivazione all’interno dei 42 comuni di cui rappre-senta una tipicità, preservandola così dall’estinzione.

A introdurre i lavori il Coordinatore di SidernoLibera - Progressisti per l’Unità FrancescoLombardo, seguito dai saluti del Sindaco di SidernoPietro Fuda e del Responsabile di zona Italia NostraCosimo Caccamo. Sono, quindi, intervenuti il mem-bro del mnlg Giovanni Gatti, lo Storico ricercatoredei prodotti agricoli della Locride Orlando Sculli e lanutrizionista Rosamaria Armari. Al termine dell’in-contro gli imprenditori interessati a intraprenderequeste colture sono stati ricevuti individualmentedagli esperti per un supporto tecnico nella produzio-ne. Il progetto di recupero delle antiche leguminose

calabresi – che oltre la Cicerchia della Locride, com-prende i Fagioli di Cortale, la Veccia di Bova, la “Trecocci” e il Cece - è totalmente finanziato dallaRegione Calabria, attraverso i fondi PSR - misura 16,con cui si punta alla costituzione di Gruppi Operativi(GO) del Partenariato Europeo per l’Innovazione(PEI) sulla produttività e sostenibilità dell'agricoltu-ra, di cui all’intervento 16.01 (“Sostegno per la costi-tuzione e gestione dei Gruppi Operativi PEI”), e deipartenariati, di cui all’intervento 16.02 (“Sostegno aprogetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pra-tiche, processi e tecnologie”).

Un progetto per salvarele leguminose calabresi

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DOMENICA05 FEBBRAIO 20www.rivieraweb.it CULTURA E SOCIETÀ

Nel territorio della Locride si raccontava che nei pode-ri dei monasteri basiliani, appartenenti all’ordine di S.Basilio di Neocesarea sul Ponto esisteva un biotipo diulivo che a maturazione produceva olive candide e cheera considerato sacro.Una trentina d’anni fa, nel territorio di Ferruzzano inun’area agricola abbandonata, individuai un ulivo den-tro un’enorme siepe, che produceva olive bianche. Lapianta fu osservata per circa tre anni e fu constatatoche essa produceva fiori raggruppati in racemi, che sisarebbero trasformati in olive a grappoli di tre o quat-tro per volta. Era necessario diffondere l’ulivo poichèsi trattava di un biotipo raro, al fine di salvarlo dall’e-stinzione e l’indagine fu estesa anche a Bianco dovefurono individuate delle piante tuttora esistenti, tra cuiuna non lontana dai ruderi della chiesetta bizantina diS.Mercurio, nella vigna della famiglia Sinopoli, cheomette di cogliere le olive per riverenza alla sua sacra-lità in quanto da esse veniva ricavato l’olio santo,secondo la testimonianza del defunto FrancescoMezzatesta, che gestiva il consorzio agrario a Biancoed era depositario delle conoscenze antiche del suomondo agricolo.Altri riferivano che nei poderi appartenenti ai mona-steri, i coloni o gli affittuari non potevano raccoglierele olive, in quanto bisognava consegnarle ai monasteristessi che si preoccupavano di ricavare l’olio delle fun-zioni religiose più importanti e aggiungevano che in

ogni campo appartenente alla chiesa bisognava pianta-re almeno una pianta di questo tipo.La ricerca portò all’individuazione di un’altra pianta aMammola in un campo appartenuto nel passato almonastero di San Nicodemo, mentre a Bova, cittàbizantina dove ancora sporadicamente qualche vec-chio parla il greco, nuove informazioni arricchironol’indagine storica. Il defunto Bruno Casile, raffinatissimo ellenofono, rac-contava che l’ulivo dalle drupe bianche veniva chiama-to leucolea e che veniva piantato solo nei campi deimonasteri greco-ortodossi, perché se ne ricavasse l’oliodel Krisma, ossia quello che serviva per le unzioni deifunzionari imperiali bizantini e dei prelati; era inter-detto piantarli in altri ambiti.L’indagine fu estesa a Gerace, la città bizantina pereccellenza, dove il defunto Antonio Laganà aveva uncampo di conservazione con 79 biotipi di ulivi del ter-ritorio e fu felice quando seppe della ricomparsa diquello dalle drupe bianche, che egli riteneva persodefinitivamente. Volle prelevare degli innesti da unesemplare riprodotto e non ebbe la soddisfazione divederlo in produzione perché da lì a breve morì.Raccontava che era chiamato leucocaso, ossia la bian-ca di Kasos, l’isola dell’Egeo da cui era originario, eserviva per produrre l’olio del Krisma, ossia dell’unzio-ne per i designati alle alte cariche, sia civili che religio-se.

Dieci anni fa Fedele Lamenza, titolare assieme allamoglie dell’azienda olivicola Pompilio nel cosentino,venne nella Locride per visitare un campo di salvatag-gio di viti antiche e comunicò che aveva scoperto dueulivi bianchi centenari a Saracena (Cosenza), nell’ortoche era appartenuto al convento dei Cappuccini,incendiato dai Piemontesi nel 1861. L’olio era usato daimonaci per illuminare la chiesa, in quanto, bruciando,non produceva molto fumo, forse perché povero digrassi. Fortunatamente aveva innestato alcune piante,prendendo le marze dai suddetti ulivi, anticipando l’in-cendio che anni dopo distrusse le due piante.Un’altra particolarità dell’ulivo di Titi è costituito dalfatto che tra le olive bianche talvolta spiccano pochedrupe di un nero vellutato.Nel dicembre 2011, pregato da Sergio Guidi dell’ArpaEmilia Romagna, assieme ai dirigenti dell’Arpacal ealla dott.essa Vanna Forconi dell’Istituto di Ricerca diISPRA, portai in Vaticano un ulivo del krisma al diret-tore dei Giardini Vaticani, dove fu messo a dimora, chefu consegnato nel governatorato al cardinale Sciacca.Arricchì la ricerca il prof. Daniele Castrizio, papasgreco-ortodosso a Reggio nonché numismatico pressol’università di Messina che tenne a precisare che pro-babilmente dalle olive bianche si ricavava l’olio daunzione che, profumato con essenze odorose nonconosciute, si trasformava in myron.Successivamente arrivò un’altra informazione da

Oppido Mamertina, l’antica Motta S. Agata dei bizan-tini, Castro (città amministrativa) e sede di Droungos(distretto militare) nelle Turme delle Saline, dove spo-radicamente si trova ancora l’ulivo del krisma, che nelpassato impreziosiva le ville signorili per la bellezzadelle sue drupe, che venivano molite separatamente,ricavando un olio chiaro, quasi trasparente, usato soloper le insalate.Nella stessa area si è indagato anche a Santa Cristinadove in un podere del giovane imprenditore RobertoPapalia, in contrada Campo esistono due piante chehanno le stesse caratteristiche, che sono chiamate stra-namente “ulivi francesi”.Dopo un’ulteriore indagine, grazie a un testo che mi furegalato dal giovane ingegnere toscano d’origine cala-brese, Cesare Scarfò, si è saputo che nel Regno delleDue Sicilie, tra le quattordici varietà più importanti delRegno, veniva citata l’oliva bianca o Abicora, che dava“frutti minuti e bianchi come l’avorio, olio bianchissimocome l’acqua”.Inoltre esiste in un monastero a Taggia un ulivo simileportato in Liguria dai crociati provenienti dallaTerrasanta, che era stato prelevato nell’isola di Casos,su cui ha discusso una tesi di laurea, Pino Baffa, che hapensato di salvare dall’estinzione l’ulivo di Taggia costi-tuendo un piccolo campo di conservazione.Ancora Teresio Leoncini di Villafranca in Lunigiana,mi ha chiesto delle marze dell’ulivo del Krisma, che hainnestato e lo sta diffondendo in Toscana e addiritturaha offerto dei piccoli ulivi a degli estimatori dei ColliEuganei, in Veneto e a un altro veneto, VladimiroRocco.Un vivaista della provincia di Catania è venuto aFerruzzano e ha ricavato delle marze da un ulivo diCallipari Domenico in contrada Carruso, innestato dame circa 25 anni fa.Di recente su indicazione del giovane Raffaele Scali diGioiosa Marina è stato individuato un esemplare diulivo del Krisma nel comune di Gioiosa stessa, nellaproprietà del Giudice Cento, gestita da NicolaMusolino. Egli ha informato che l’ulivo dalle olive bian-che era chiamato l’ulivo della Madonna e le sue oliveper devozione non vengono mai raccolte o utilizzate. Si fa presente che le olive sono molto delicate e che seattaccate dalle mosche olearie, cominciano a deterio-rarsi e a perdere il candore. Ormai si sta allontanandoil rischio di estinzione dell’ulivo in questione, grazie allabellezza delle sue drupe ed ogni anno nell’orto dellapalazzina dei ferrovieri a Ferruzzano Marina giungonodei visitatori ad ammirare le olive del giovane ulivo delKrisma, innestato da me quasi trent’anni addietro. Ilsuo estimatore più importante risulta il dott. GerardoPontecorvo, attualmente funzionario del ministerodelle politiche agricole, alimentari e forestali, autoredella fotografia.

I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

PASQUALE GIURLEOPROBABILMENTE ARCHITETTO

Io sono uno che pensa,pensa non solo a checosa fa, ma anche alsenso di quello che fa.Le domande mi aiuta-no a pensare. La realtà

in cui viviamo si evolve equindi anch’io cerco di capire qual è ilmio rapporto con il mondo circostante.I miei pensieri stanno in stretta relazio-ne con lo stato attuale del mio spiritoperché ho idea che lo spirito abbia stret-te relazioni con il corpo. E il corpo è,per ragioni del destino, più stanco e piùpigro, si lancia di meno. Vedo unaragazza e dico: facciamo amicizia. Maquando avevo diciotto anni avevo l’inte-ra vita davanti e potevo dire: facciamoprogrammi, sposiamoci. Adesso nonposso fare più programmi però ho piùtempo per capire cosa sta succedendo.Capisco che se uno cerca di realizzarelavori che sembrano ben fatti, di direcose ragionevoli, di fare una ceramicaper portarla alla fidanzata, di lavorarenon per il successo ma per la cerchia dipersone che gli stanno a cuore, alla finefinirà per non avere molti soldi. Tuttaviapenso che mi piacerebbe continuare afare progetti di architettura e designanche senza soldi. In essa puoi rappre-sentare un sistema di pensieri più vastoe allargare le possibilità del pensiero ecrearti anche strani momenti di gioia.Così una sera di un’estate di questi ulti-mi anni, mi ricordo che c’era la lunapiena. Quando c’è la luna piena, le casei tetti le strade le terrazze della Calabriae di tutte le terre antiche del mediterra-neo sbiancano come se fosse giorno, iprati diventano color madreperla e icespugli di lentisco e i capperi, gli albe-ri di olivo e di carrubo diventano buchineri come caverne e nessuno sa da chisono abitati. In qualche notte dell’annola luna è una potente lampadina fredda;non serve molto agli uomini, (forseserve agli amanti che si tuffano nudinell’acqua luccicante), ma serve credoai pomodori, come al basilico e certa-mente ai topi e gufi. Certamente ai cani

la luna piena non piace, riempiono ilsilenzio dei paesi di latrati inquieti.Quello che mi viene da pensare, ad ognimodo, è che le case non sono disegnateper ricevere la luce della luna piena.Come ho gia detto, durante le ore dellaluna piena quasi tutti gli uomini e ledonne sono stanchi, giacciono mezzimorti nei loro letti e nei letti altrui e laluna la usano poco, pochissimo. Perciòle architetture di Caulonia eBrancaleone non sono disegnate perricevere e controllare la luce della lunapiena. Del resto, a dire la verità, ancheparlando in generale, io so poco diarchitetture disegnate per la luce freddadelle notti di luna piena e ancora menoconosco architetture disegnate per lenotti di luce galattica, voglio dire per lenotti illuminate da quella luce impreve-dibile, da quella luce senza ombra che

mandano giù i grandi cieli stellati. Forsemi ricordo solo di Akbar, il grande sul-tano della dinastia Moghul d’India, chefaceva disegnare ai suoi architetti alteterrazze di pietre rosse e marmi bianchi,terrazze speciali come recinti sacri perla moglie musulmana perché potesseguardare la luna e mi ricordo anche diterrazze circondate da acqua, specie dipiastre di luce galleggianti per ascoltare,sotto la luce della luna piena, musichedi flauti e di tamburi o per assistere,sotto la luce della luna piena, a lunghedanze pesanti. Forse mi ricordo di por-tici medioevali più o meno disegnati percamminare all’ombra della luna intornoa fontane coperte di rose e anche di bal-coni spagnoli per starci semplicementeseduti quando la luna arriva a piombosopra l’ombra dei giardini.Queste sono le architetture lunari che

ricordo ma io sono ignorante.Certamente qua e là, forse in Cina eanche in Giappone o nei deserti delMarocco o della Persia, si sono costrui-te architetture per la luce della luna:torri altissime per essere viste da lonta-no, minareti a punta, cortili di marmo,tombe di santi o di uomini rispettabili,mura di giardini e finestre speciali dellecase, perché la luce della luna viaggi insilenzio sulle lenzuola delle stanze e suivasti pavimenti. Quello che so è che laluce della luna piena è una luce cosmi-ca, fredda, molto fragile e morbida, soche è una luce oscura che non illuminama produce ombre preoccupanti, soche scava architetture, rocce e altremeraviglie fuori dalle tenebre, so solo,alla fine, che dei luoghi dà una descri-zione inaspettata, lontana, indecifrabi-le, estatica.

dall’ulivo del Krisma

IIll mmyyrriioonn

“Da quella parte della miateoria del piacere dove si

mostra come degli oggettiveduti per metà o con certiimpedimenti ecc. ci destino

idee indefinite, si spiega perchépiaccia la luce del sole o dellaluna, veduta in luogo dov’essinon si vedano e non si scopra

la sorgente della luce; unluogo solamente in parte

illuminato da essa luce; ilriflesso di detta luce e i vari

effetti materiali che nederivano; il penetrare di detta

luce in luoghi dov’ella divengaincerta e impedita e non benesi distingua, come attraverso

un canneto, in una selva, per libalconi socchiusi ecc. ecc.; la

detta luce veduta in luogo,oggetto ecc. dov’ella non entri

e non percota dirittamente,ma vi sia ribattuta e diffusa daqualche altro luogo od oggettoecc. dov’ella venga a battere”

Zibaldone dei Pensieri diGiacomo Leopardi

La luce della Luna

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Fucina di ideeAbbiamo pizzicato Giuseppe, noto

al grande pubblico come quelcelebre Shark che fa coppia cano-

ra con Groove durante unmomento di relax. Non lasciateviingannare dall’aria tranquilla… sta

già elaborando la prossima hit!

Opinioni graniticheLa coerenza propagandistica di Matteo

Salvini che, in settimana ha posato indos-sando una maglietta Pro Trump dinanzi a unmanifesto elettorale che poneva la Lega alfianco degli indiani d’America sta generan-do facile ironia sui social network. Eccocome qualcuno ha immaginato che possanoessere i gusti musicali del verde politico…

Obama, Trump e CavallaroDopo il giuramento diTrump in molti hanno

messo a confronto la follaaccorsa per il giuramento delnuovo presidente USA con il

suo predecessore BarackObama. Giustamente Lo

Statale Jonico fa notare cheentrambe le folle sono nullase paragonate a quelle cheaccorrono ad ogni concerto

di Mimmo Cavallaro.

Eravamo quattroamici al bar…

Giorgio Barresi, SandroStivala, Nino Piscioneri,Tonino Russo, quattronomi indissolubilmen-te legati da un profon-do amore per il calcio,si ritrovano al bar perun aperitivo davvero

esclusivo!

FrozenL’imprenditore GiuseppeBadia viene eletto re delghiaccio da un noto giorna-le patinato in occasionedell’annuncio dell’installa-zione di una pista di patti-naggio in piazza Portosalvoil prossimo 10 febbraio.

Beato tra le donneIl sindaco di MammolaStefano Raschellà posta que-sto selfie in cui ci mostra labella compagnia di cui gode.

I 50 di MicheleCircondato dall’affetto dei suoi cari edegli amici di sempre, anche MicheleMeleca ha raggiunto l’importante tra-guardo delle 50 primavere! I nostrimigliori auguri per una felicissimaseconda parte di vita!

Freddo roccelleseTre noti personaggi roccellesi,Alessandro, Monica e Anna si ripara-no dal freddo di questo inverno ripa-randosi in un locale per fare quattrochiacchiere.

100 anni di insegnamento La maestra Michelina Speziale Ammendolia hacompiuto 100 anni il 31 gennaio scorso, festeggiati nella casa della figlia, dai suoinumerosissimi familiari ed amici. Ha insegnato per oltre 40 anni nelle scuole diSiderno, e intere generazioni di sidernesi ricordano la dolcezza e la dedizionedella loro vecchia maestra. Come maestra brava e impegnata ha ricevuto l’ulti-mo riconoscimento a Roccellla nell’assemblea sulla scuola dello scorso 29 gen-naio. Nel periodo della guerra è stata in Liguria, insieme al marito, Giulio CesareAmmendolia e dopo l’8 settembre entrambi sono entrati in contatto con gliambienti della Resistenza. Rientrati in Calabria è stata per lunghi anni nella suaabitazione di via Michele Bello, per poi trasferirsi nella casa della figlia. La mae-stra Michelina è lucida, vivace, intelligente, interessata alla realtà circostante eattenta lettrice del nostro giornale. Riviera, sicura di interpretare i sentimenti del-l’intera cittadina di Siderno, Le augura una vita ancora lunga, lieta e felice.

La speranza di unanuova vita

La piccola Luna è riuscitaad attraversare il mare sudi una carretta del mare e,

una volta approdata aRoccella, è stata accolta

dalle amorevoli braccia deivolontari della locale

Protezione Civile.

Vette irraggiungibiliItalo Paganica, unodei più noti perso-naggi di Roccella,festeggia il 16° com-pleanno del figlio,che lo ha già datempo superato inquanto ad altezza.

RIVIERA

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DOMENICA05 FEBBRAIO 22www.larivieraonline.com

SETTIMANALE

Tutti cantanosanremo?Premetto che non sono ungiurista ma, semplicemente, uncittadino con, come direbbeCamilleri, gli zebedei gonfi peri soprusi di alcuni furbetti.

Analizzando i compensi dei vertici Rai, sono rima-sto stupito nel leggere che , per esempio, il Sig.Antonio Campo Dall'Orto, Direttore Generale dal2015, guadagna € 650.000. Ritenendo la Rai pub-blica, ho pensato ad un probabile refuso. Infatti,era aprile 2014 quando il governo Renzi varava lacosiddetta “norma Olivetti”: un amministratoredelegato può guadagnare al massimo dieci voltepiù di un suo dipendente. Si fissava, quindi, un tettodi € 240.000 per i manager della PubblicaAmministrazione. Ma, mi sono chiesto, la Rai nonè pubblica? Mi sbagliavo. La Rai, giusta la legge3/5/2004 n. 112 ( nota come legge Gasparri, nostroparlamentare essendo stato eletto in Calabriacome la Bindi, Scipiloti ed altri che non ricordo inquanto fugaci meteore) è una Spa. Quando lalegge venne promulgata, dal perimetro dellesocietà a partecipazione pubblica sottoposte agli obblighi erano uscite quelle quo-tate in borsa e le società che emettevano obbligazioni (ovvero, chiedevano presti-ti) sul mercato. Dovendo competere sul mercato era giusto che scegliessero imanager migliori eventualmente pagandoli di più senza vincoli, era il ragiona-mento. Questo escluse dal computo all’epoca Eni, Enel, Finmeccanica e leFerrovie dello Stato. Ma non la Rai. A questo punto – sorpresa sorpresa! – la Rainel maggio 2015 avvia il collocamento di un bond da 350 milionii. Quindi, anchela Radiotelevisione Italiana rientra nel novero delle aziende che sono escluse daqualsiasi effetto del cambio di legge! Pur trovandosi in una situazione oggettiva-mente diversa da quella dei suoi concorrenti, visto che percepisce un canone. Èquindi tutto in regola. Come ogni fregatura che si rispetti! Il risultato è che oggi,dopo un paio d’anni, il ministero guidato da Pier Carlo Padoan si ritrova in pan-cia azioni di una trentina di partecipate. Di queste, sono quasi dieci, una su tre,quelle che (legittimamente) sforano il limite dei 240mila euro lordi all’anno. Bastascorrere l’elenco delle società partecipate dal ministero dell’Economia per com-prendere l’entità del bluff. Tutti i pezzi più pregiati nelle mani del Tesoro obbedi-scono a regole di mercato e non hanno l’obbligo di rispettare i vincoli per le retri-buzioni fissati dall’esecutivo. E, con l’ondata di privatizzazioni in arrivo, questofenomeno è inesorabilmente destinato ad allargarsi. Facendo qualche conto, allo-ra, una società del ministero del Tesoro ogni tre ha trovato scappatoie. A rispetta-re il tetto sono praticamente solo i fratelli minori, società come Consip, Invimit,Sogei, Eur spa, Invitalia. Anche se nei prossimi anni questo perimetro potrebbeprogressivamente allargarsi: la moda delle obbligazioni, infatti, potrebbe coinvol-gere altri. Ritornando alla Rai, nonostante Carlo Conti continui a dire, per giusti-ficare i 650.000 euro che percepirà per il festival, che l'azienda avrà un ritorno eco-nomico di gran lunga superiore, la Rai si avvia a chiudere il prossimo bilancio conun rosso di 70 milioni di euro, nonostante una valanga di soldi in più dal canonein bolletta. Poi, con la nuova governance Rai, il direttore generale è un ammini-stratore delegato che non deve più passare, per ogni decisione, dal consiglio diamministrazione. Può nominare i dirigenti senza il parere di nessuno, anche se perle nomine editoriali deve ancora passare del cda, ora CDO (acronimo per CampoDall'Orto). Inoltre, per statuto, assume, nomina, promuove e stabilisce la colloca-zione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata, firma contratti finoa 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica dell'azien-da. Leggendo la lista, sono rimasto particolarmente impressionato da tre casi. Ilprimo Lorenza Lei (la compagna comunista che, responsabilizzata nel Giubileo2000 è stata folgorata sulla strada BABE – cardinali Bagnato e Bertone – entran-do nelle loro grazie - già Amministratore Delegato con € 550.000), attualmente “alle dirette dipendenze del DG ( vi prego di non malignare) con uno stipendio di244.000. Il secondo Carmen Lasorella (sono bona, sono bella, sono CarmenLasorella) che, nonostante non abbia un incarico determinato) continua a perce-pire € 205.000) Il terzo caso è molto “umano”. Ricordate le lacrime di pentimen-to di Pietro Marrazzo? Ebbene, poiché il DG ha un cuore, lo ha mandato nelposto più idoneo e confacente; al Muro del pianto di Gerusalemme, con uno sti-pendio di € 244.000. Invece di chiamarla MAMMA RAI si dovrebbe chiamareMANNA RAI! Campo Dall’Orto ha annunciato che “non ci saranno i contrattidelle star Rai” tra quelli pubblicati nell’operazione trasparenza di Viale Mazzini:“La norma tiene fuori i contratti artistici, non per fare uno sconto agli artisti, maper una questione di competitività in un mercato che li pone al centro"! Ed oraperdonatemi. Se penso che sabato 11 Carlo Conti calerà il sipario sul festival diSanremo, sono pervaso da una profonda mestizia. Come farò, come faremo asopravvivere? Ma abbiate fiducia; ritornerà Ballando con le stelle. Per rimanere intema: che Dio ci aiuti!

Tonino Carneri

Una boccata d'aria fresca nel panoramadel rock locale e, auguriamoci ben presto,nazionale; un disco autoprodotto e perquesto genuino, affilato, che senza giri diparole arriva dritto al punto. Quasi a"Spingersi al limite", come del resto recitail pezzo d'apertura di questo album d'esor-dio dal titolo "All'origine".Sonorità graffianti e liriche pungenti perun quintetto composto da musicisti noncerto alla prima esperienza. I MadVintage nascono nel 2009 a Bovalino dal-l'iniziativa di Stefano Locri e VincenzoMiddonti, macinando chilometri suchilometri per esibirsi in numerosi concer-ti e proponendo un repertorio fatto dicover anni ’70. E grazie proprio all'espe-rienza fatta dal vivo la band matura ilsuono e, dopo vari cambi di formazione,trova un assetto definitivo.Gianluca De Lorenzo (voce), Ilario Ierace(batteria) e Michele Ventrice (tastiere) siuniscono a Stefano Locri (chitarra) eVincenzo Middonti (basso) per unirsi inquesto progetto che prende il nome dauna battuta fatta in sala prove, con laquale il capelluto bassista veniva chiamatoJohn Vintage e poi, ovviamente il restodella band ha fatto il resto aggiungendoci

il Mad.E via allora con "Spingersi al limite", in cuiGianluca De Lorenzo spiega con rabbia"come spingersi al limite su frequenzeacide". L'esplosivo trittico iniziale si chi-ude con "Ci vuole pazienza" dedicata adAndrea Pazienza e nel cui testo vienecitato Zanardi, il personaggio principaledelle storie del grande fumettista.Dopo tanta energia tocca all'intensa"Luna II", brano grazie al quale la bandè stata selezionata per il Classic RockItalia Contest e per le finali di SanremoRock 2017 e dove la bravura della bandemerge prepotentemente.Tocca poi al brano da cui trae nome l’al-bum "All'origine", pezzo che parla delcambiamento che il cantante ha avuto nelcorso dell'esperienza Mad Vintage. Il lavoro procede spedito fino a "Marica",forse tra i migliori del lotto, un pezzo checattura l'attenzione sin dal primo ascoltocon la sua melodia.È il turno di "Salviamo le rockstar", nellaquale la band esprime il desiderio di viag-giare nel tempo per ritornare al passato esalvare le rockstar decedute, i propri idoli.In tutto questo insieme di suoni e versitrova posto anche il bellissimo rifacimento

dellecelebre poesia di Trilussa "Ninnananna" con cui il poeta romano nel 1914 sischierò apertamente contro la guerra edove trova spazio il rap di LorenzoGiordano, in arte Kromosoma.Il sipario si chiude infine con "Gira lacarta", in cui la band invita al cambiamen-to e dove trovano posto l'organetto diAndrea Tropea e il tamburello di GiorgioSeminara.In sostanza un esordio pienamente riusci-to il cui merito va attribuito anche allaproduzione artistica del maestro PeppePlatani.E se capitano a suonare dal vivo dallevostre parti non perdeteli!

Fabio Noce

Mad Vintage "All'origine" (Tana Studio Records, 2017)

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