Contini Limba Petrarca

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  • 7/29/2019 Contini Limba Petrarca

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    1PARTE TERZA Autunno del Medioevo e rinnovamento preumanistico: let di Petrarca, Boccaccio, Chaucer (1310-1380)

    CAPITOLO VII Il Canzoniere

    Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]

    INTERPRETAZIONI

    La lingua di Petrarca (G. Contini)S22 ON LINE

    Gianfranco Contini conduce una interessante analisi dello stile del Canzoniere e ne individua il carattere nel mo-nolinguismo, contrapposto alla pluralit di stili e allo sperimentalismo linguistico di Dante. La ricerca stilistica non

    fine a se stessa, ma da questa il critico arriva a una intepretazione globale della visione del mondo di Petrar-ca. A differenza di Dante, il cui pluristilismo trova un centro nel trascendente, Petrarca trova nellunit di tono e

    di lessico lespressione appropriata del suo ripiegamento allinterno della propria anima.

    un fatto che noi moderni ci sentiamo pi solidali col temperamento, dico il temperamento linguistico, di Dan-te; ma altrettanto un fatto che la sostanza della nostra tradizione pi prossima alla cultura petrarchesca. []Dei pi visibili e sommari attributi che pertengono a Dante, il primo il plurilinguismo.1 Non si allude naturalmen-re solo a latino e volgare, ma alla poliglottia2 degli stili e, diciamo la parola, dei generi letterari. [] Ecco in Dan-te convivere lepistolografia di piglio apocalittico, il trattato di tipo scolastico, la prosa volgare narrativa, la dida-scalica, la lirica tragica e la umile, la comeda.In secondo luogo, pluralit di toni e pluralit di strati lessicali va intesa come compresenza: fino al punto che allettore imbandito non solo il sublime accusato o il grottesco accusato, ma il linguaggio qualunque.Terzo punto: linteresse teoretico. Baster rammentare come lansia di giustificarsi linguisticamente vari dalla Vi-ta Nuova al De vulgari(armatura teorica duna trageda in volgare gi collegialmente attuata),3 dal Convivio aglispunti di quella che la fin de sicle4 avrebbe chiamata filosofia linguistica entro la Commedia.Quarto punto: la sperimentalit incessante. A tacer daltro, si ricordi linconsistenza dun Canzoniere dantescoorganico, linterruzione, che sarebbe troppo facile considerare semplicemente casuale, di qualche opera teorica,si ricordi soprattutto la rapida derivazione delle esperienze: lo stilnovismo puro fa presto a deviare in allegori-smo. []Alle qualificazioni ora riassunte fanno contraltare altrettante e inverse di Petrarca. []In primo luogo, dunque, unilinguismo, se non dir troppo. Posta quella cultura, il bilinguismo con frontiere ben se-gnate la soluzione pi rigorosa. vero che le due varianti tendono, con diverse modalit, a un assoluto stilisti-co. In latino, Petrarca intende essere, e qui poco importa che sia o non sia, il secol doro, il Cicerone (sia pure unCicerone senechizzato o augustinizzato)5 di se stesso, e il Virgilio di se stesso, e infine il Livio (sia pure un Livio al-la Giustino o alla Valerio Massimo) di se stesso; ma non solo lideale augusteo conviene in lui con gusto, inter-

    pretazioni e istituzioni argentee e patristiche,6 bens il latino la lingua normale anche della comunicazione. At-torno alle aiole dei suoi autografi volgari sono commoventi i vivagni, le bordure stenografiche che avvertono hicplacet,7 dic aliter hic,8 oppure responsio mea sera valde, o ancora 1368 maii 19 veneris, nocte concubia,insomnis diu, tandem surgo, et occurrit hoc vetustissimum.10 chiaro che il volgare non passibile di usi pra-tici. Di prosa toscana petrarchesca si conserva in tutto e per tutto la letterina padovana a un Leonardo Beccanu-gi, pi volte pubblicata dal Cinquecento a questa parte, e ora criticamente per la collaborazione dei maggiori pe-trarcologi del momento, Ernest Hatch Wilkins e Giuseppe Billanovich. E lepisodio di Petrarca che volge in latinola novella boccaccesca della Griselda non ha bisogno di commento. Il volgare solo sede di esperienze assolu-te, la sua pluralit e curiosit Petrarca le sposta verso il latino.Pertanto, se non monoglottia11 letterale, certa lunit di tono e di lessico, in particolare, bench non esclusiva-mente, nel volgare. Questa unificazione si compie lungi dagli estremi, ma lontano anche dalla base, sopra la ba-se, naturale, strumentale, meramente funzionale e comunicativa e pratica.Tuttavia codesto lume trascendentale del linguaggio un ideale assolutamente spontaneo, non compatibile conrazionale opera di riflessione. Nessun lacerto teoretico sulla lingua si pu avellere da Petrarca. 12 []Quarto punto: nessun esperimento, ove non sia quello di lavorare tutta una vita attorno agli stessi testi fondamen-tali. []Leredit linguistica siciliana accolta con beneficio dinventario. Petrarca elimina lultimo residuo di rima sicilia-na (in tutto il Canzoniere solo un voicon altrui), e lascia allignare irrevocabilmente solo la rima di vocale aper-ta con vocale chiusa: tipica rima per locchio, dunque indicativa della natura sommamente scritta duna tradi-zione pur rigorosa com litaliana. In pari tempo prendono istituzionalmente piede le alternanze pi proverbiali del-la nostra lingua poetica, tra forma fiorentina e forma di ascendenza siciliana o provenzale o latina o tutte questecose insieme, fiero e fero, Dio e Deo, degno e digno, fuoco e foco, mondo e mundo, oro e auro, e sinstallano nel-

    da G. Contini, Preliminarisulla lingua del Petrarca 19,saggio introduttivo alCanzoniere, Einaudi, Torino1992, pp. XXVIII-XXXVIII, contagli.

    1 plurilinguismo:pluralit di lingue.

    2 poliglottia degli stili: molteplicit dei lin-guaggi e dei registri stilistici.

    3 collegialmente attuata: attuata, prima diDante, dai trovatori e dagli stilnovisti.

    4 fin de sicle: fine secolo.

    5 Cicerone...augustinizzato: Cicerone in-fluenzato da Seneca e da santAgostino,

    cio da autori non pi considerati classici.

    6 argentee e patristiche: dellet latina im-periale e cristiana.

    7 hic placet: qui va bene.

    8 dic aliter hic: qui esprimiti in mododiverso.

    9 responsiovalde : la mia risposta ()assai tarda.

    10 1368...vetustissimum: 1368 19 mag-gio, mese di Venere, a notte fonda, a lun-

    go insonne, alla fine mi alzo e mi si pre-

    senta questo antichissimo.

    11 monoglottia: monolinguismo.

    12 Nessun lacerto...Petrarca: nessun branodi riflessione teorica sulla lingua si pu

    strappare dallopera di Petrarca.

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    la tradizione provenzalismi come augello, come il condizionale in -ia. stato sottolineato molto bene dallautoreduna delle tesi citate, lEwald, il passaggio in autografo dapie ape, da condotto a condutto, da beglia belli oc-chie via discorrendo, cio una misura per nulla trascurabile di defiorentinizzazione. Sul lato opposto, la spietatasoppressione del suffissame transalpino, ad esempio di -anza (resta la rimembranza, ma sono espunte le tanteallegranze e tardanze e vengianze), elimina elementi forestieri solo in quanto siano troppo espressivi. E al mede-

    simo zelo antiespressionistico dovuta in generale la scarsezza di vocaboli riconoscibilmente stranieri. [] Luo-go prossimo e luogo remoto sono cancellati del pari. Se la lingua di Petrarca la nostra, ci accade perch eglisi chiuso in un giro di inevitabili oggetti eterni sottratti alla mutabilit della storia.Petrarca eredita ancora la tradizione stilnovistica recente, ma ci che fa dello Stil Novo il trampolino di Petrarcacome, diciamo, progresso sui provenzali e siciliani, dei quali si sottolineava dianzi lintercambiabilit delle stro-fi, lorganizzazione logica o magari epigrammatica del tema; manca in compenso nel Petrarca volgare qualsia-si concessione al pensiero, e questo detto non gi secondo la tesi vulgata13 che agli stilnovisti attribuisce di-gnit di filosofi, ma perch nelle summae o manuali o appunti di scuola quali che fossero essi andavano rin-tracciando (memori del resto della fenomenologia amorosa svolta in sonetteria polemica dai tosco-siciliani) lariserva inventiva, il repertorio euristico14 convenienti alle loro canzoni pi solenni. Tanto varrebbe mutare i cosid-detti poeti esistenzialisti moderni in discepoli di Heidegger o altro che sia, o magari in partigiani proprio del ta-le o tale professore piuttosto che del talaltro. Neppure gli stilnovisti veramente posseggono interessi dottrinali pro-nunciati; hanno, questo s, in uno dei pi imponenti fra i loro settori desperimento, interessi pronunciati per il lin-guaggio tecnico della filosofia e per laccensione metaforica in cui pu indurre lesposizione concettuale. In virtdi questopposizione sono assenti da Petrarca i termini tecnici o tecnicizzati dello stilnovismo, si attenuano gli spi-riti, perdura pi facilmente un epiteto quale umle, ma smorzato nella serie dei molti celeste, angelico, soave, sa-cro, e valore del tutto ordinario possiede ormaiparere, che non allude pi allevidenza figurativa degli eventi in-terni. Come lo Stil Novo, Petrarca si esercita nella fenomenologia amorosa, fa dellautobiografismo trascenden-tale, accentuando con rilievo formale i dati biografici sinceri o fittizi: nessuno stilnovista, neppure Cavalcanti e Ci-no, sera per impegnato in una carriera poetica esauriente, come pure, dei predecessori, Guittone; e di Danteva ripetuto che aveva attraversato lo Stil Novo per giungere a un metodo allegorico che rappresentasse plastica-mente i dati dellIo e costringesse allunit le esperienze dibattute fra eros e intelletto? Petrarca non pi alle-gorico, emblematico.

    13 vulgata: diffusa.14 repertorio euristico: riserva per la ricerca di temi e motivi di ispirazione .

    PARTE TERZA Autunno del Medioevo e rinnovamento preumanistico: let di Petrarca, Boccaccio, Chaucer (1310-1380)

    CAPITOLO VII Il Canzoniere

    Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]